L’aratura
Tutta la famiglia era sul campo, dietro l’aratro e i bovi, che sono il tesoro della casa. E il bambino reggeva la coppia dei buoi e il giovinetto reggeva la stiva e stracciava il solco. E perchè lo facesse a buon modo come quello dei padri, la madre gli camminava a fianco e lo ammoniva. E dietro a tutti veniva il vecchio massaro che chiudeva la scena. E davvero non s’era mai visto, sotto la santità di quel novembre, la più severa processione di cose e di figure. (C. Linati)
La semina
Il cielo è imbronciato, l’uggiosa nebbia ostacola la visuale. L’aratro, trascinato dai buoi, taglia e rovescia la terra imbevuta di umidità; l’erpice la raffina e la rende pianeggiante colmando le buche e preparandola a ricevere la semente per il pane che domani allieterà la mensa dell’uomo. E il fumigante respiro del bue e del trattore si aggiunge alla nebbia insistente. (M. Menicucci)
Seminare
Non c’è pratica più gioconda, più leggera, più armoniosa di questa. Seminare è più facile assai che mietere. Mietere non si può senza pena. Quando si miete e si affastella il covone, la fronte si imperla di sudore anche se è la macchina che miete e affastella per noi. Ma in novembre gettare il seme nella terra umida è dolce. Ed è un atto di speranza che ci guida la mano. Che speriamo noi? Che la terra sia buona, che la provvidenza sia materna! La speranza ci fa gettare il seme prezioso nel solco aperto da noi: la fede ce ne rende certo il guadagno. (G. Ugolini)
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