Assiro Babilonesi – materiale didattico vario – dettati ortografici, racconti, testi brevi, di autori vari, per la scuola primaria.

Gli Assiro Babilonesi

Gli Assiri e i Babilonesi abitavano una vasta regione dell’Asia che, essendo posta tra i fiumi Tigri ed Eufrate, venne chiamata Mesopotamia, cioè “terra in mezzo ai fiumi”.

Come il Nilo aveva reso possibile la nascita di una grande civiltà, così il Tigri e l’Eufrate, ricchissimi di acque, permisero agli Assiro – Babilonesi, rendendo fertile il luogo da essi abitato, di diventare molto potenti.

Essi avrebbero preferito dedicarsi al lavoro dei campi ma, essendosi insediati in una regione che i popoli dell’Asia percorrevano per giungere al Mediterraneo, furono costretti a combattere e divennero guerrieri famosi.

Ebbero due grandiose città: Ninive e Babilonia.

A Babilonia il re Nabucodonosor e la regina Semiramide avevano fatto costruire palazzi favolosi con i tetti muniti di giardini pensili.

Gli Assiro – Babilonesi adoravano il Sole, la Luna, ed avevano molte altre divinità; amavano l’arte, le scienze, la poesia, e furono valenti astronomi. Essi studiarono il movimento degli astri e suddivisero l’anno in dodici  mesi.

Per scrivere non usavano la pietra o il papiro, bensì mattoni di molle argilla che riempivano di fittissimi segni a forma di cuneo. La loro scrittura si disse perciò “cuneiforme”.

Tra il Tigri e l’Eufrate

Dalle montagne dell’Armenia, una ragione dell’Asia Minore, scendono due fiumi che sfociano nel Golfo Persico: il Tigri e l’Eufrate. La terra situata tra questi due fiumi è la Mesopotamia ed era abitata nei tempi antichi da due popoli che, pur essendo della stessa razza e della stessa religione, si odiavano ed erano sempre in lotta tra loro: gli Assiri e i Babilonesi. Dapprima furono i Babilonesi a dominare tutta la Mesopotamia. Essi fondarono un impero vastissimo che comprendeva altre regioni dell’Asia, elevarono numerose città e scavarono molti canali di irrigazione. Ma poi la situazione si capovolse: gli Assiri li vinsero e presero il loro posto. Dopo molti anni però, i Babilonesi vinsero di nuovo, e Babilonia, la loro capitale, divenne magnifica. Parlavano tutti di questa città, dei suoi splendidi, ricchi palazzi e dei suoi giardini pensili.

La terra tra i due fiumi

Anche la Mesopotamia, come l’Egitto, era una terra benedetta dalla presenza delle acque dei fiumi. Il Tigri e l’Eufrate, straripando periodicamente, depositavano il loro fertile limo sulle terre circostanti. Il territorio, senza la presenza benefica di questi fiumi, sarebbe stato un arido deserto.

Il popolo quindi traeva dall’agricoltura i mezzi necessari per la vita. Non crescevano alberi ad alto fusto e non c’erano nemmeno pietre da costruzione. C’era solo ricchezza di terra argillosa della quale gli abitanti si servivano per le loro costruzioni.

Il diritto di guerra

Guai a quei popoli che in guerra fossero stati vinti dagli Assiri! Questi assalivano le città nemiche, le assediavano con tanta violenza e tanto ardimento che queste erano costrette a cedere. I soldati procedevano all’assalto delle mura delle città, fra un nugolo di frecce lanciate dagli assediati. Ma gli Assiri, valendosi del loro numero e della loro forza, riuscivano a scalare le mura e a conquistare la città. E allora, guai ai vinti! I guerrieri presi con le armi alla mano e i principali cittadini erano messi a morte con supplizi di vario genere. Un incaricato registrava sopra una pergamena il numero delle teste recise durante la battaglia, e poi queste venivano ammonticchiate in un luogo determinato, le une sulle altre, a guisa di trofeo. Il guerriero più bravo era quello che aveva tagliato un maggior numero di teste. Dopo essersi sbarazzati dei nemici più pericolosi, gli Assiri depredavano e saccheggiavano la città, portando via tutto quello di prezioso che essa conteneva.

Guerrieri crudeli, ma gaudenti in pace

Gli Assiri erano assai bellicosi e crudeli in guerra: però, in tempo di pace, sapevano divertirsi e passar bene il loro tempo. Nella loro fastosa capitale Ninive, gli Assiri avevano palazzi anche più belli di quelli dei Babilonesi: con immense gradinate, e statue grandiose di re e di regine; bassorilievi, con scene di caccia e di guerra.

Vogliamo assistere ad un convito di Assiri? In una grande sala, in cui la luce di torce accese fa risaltare lo smalto azzurro delle pareti e i fregi dorati che le attraversano, vi sono parecchie piccole tavole. Ad ogni tavola sono seduti su scranni rotondi, senza spalliere nè braccioli, sei personaggi: tre per parte. Hanno lunghe barbe ben pettinate, capelli lunghi, ondulati, su cui posano corone di fiori e di nastri. Sulle tavole, coperte di tovaglia, sono disposte grandi porzioni di carne, focacce di farina bianca e frutta. I principi non sdegnano di prendere il cibo con le loro nobili mani… e si fermano solo per bere, nelle coppe dorate, il vino che le ancelle versano copiosamente, passando da una tavola all’altra. Bevono alzando il alto le coppe, e lanciando alte grida, mentre dai lati della sala giungono dolci suoni di musiche.

Il più antico tunnel del mondo

Avete sentito dire che le grandi città come Parigi, Londra, Roma e Milano hanno vie sotterranee, attraversate da ferrovie o da tram elettrici. Non c’è da meravigliarsi: i Babilonesi avevano anche loro una bellissima via sotterranea, scavata sotto il letto del fiume, la quale metteva in comunicazione i due palazzi reali, posti uno nalla parte orientale e uno nella parte occidentale della città. Così i Re e i principi di Babilonia potevano farsi visita senza bisogno di passare in mezzo alla folla variopinta, pettegola e, spesso maleolente, che stava in fazione sul ponte.

I giardini nell’aria

Ma c’era ancora un’altra via privilegiata, che metteva in comunicazione i palazzi reali, lungi dal contatto della folla: i giardini pensili. I giardini pensili di Babilonia, costruiti all’altezza dei tetti delle case, da una parte e dall’altra della strada, erano una delle meraviglie del mondo antico. Si dicevano costruiti dalla regina Semiramide, ma effettivamente furono anch’essi opera del gran re Nabucodonosor. Erano giardini meravigliosi per le piante rarissime che vi crescevano; dove i fiori splendidi mettevano le note più intense di colori e di profumi. Tra i rami, era tutto un gorgheggiare di uccelli rari; un susseguirsi rapido e buffo di scimmiette. Nei viali, passeggiavano donne ornate di gioielli, vestite con lunghe tuniche mirabilmente tessute e ricamate coi più vivaci colori. Nella notte, luci suggestive si accendevano tra i rami, accompagnate da suoni melodiosi di strumenti musicali. Da lontano, avresti detto che un paese fantastico, incantato, sorgesse a mezz’aria, tra il cielo e la terra. Invece i giardini pensili erano costruiti sopra solidi terrazzi sostenuti da grossi pilastri e da archi robusti, alti venticinque o ventisei metri. I terrazzi erano ricoperti da lastroni di pietra, lunghi circa cinque metri e larghi un metro; a questi era sovrapposto uno strato di canne con bitume; quindi un doppio suolo di mattoni cotti; e da ultimo larghe falde di piombo su cui posava la terra in quantità tale da permettere la coltivazione anche di piante di alto fusto. Al problema dell’irrigazione di questi giardini, provvedeva l’Eufrate. Apposite macchine sollevavano l’acqua dal fiume e permettevano così di annaffiare abbondantemente le magnifiche piantagioni. Nella parte sottostante, tra i piloni e le volte, vi erano appartamenti per le persone addette alla manutenzione dei giardini.

Gli scienziati dell’antichità

I Babilonesi furono gli scienziati dell’antichità; i sacerdoti della Caldea (una provincia mesopotamica) perfezionarono le invenzioni dei Sumeri, studiando il cielo ed i fenomeni celesti. I tre Re Magi che andarono a Betlemme per portare a Gesù bambino oro incenso e mirra erano appunto astronomi caldei e avevano avvistato la fulgente cometa dai loro osservatori. Questi osservatori si trovavano sulla sommità delle ziqqurat, le torri a piani che erano la più caratteristica costruzione mesopotamica; facevano parte del tempio, e i sacerdoti dicevano che gli dei vi abitavano quando scendevano in terra. Dall’ultima terrazza di queste alte torri multicolori, i Magi Caldei osservavano gli astri e studiavano i venti, l’addensarsi delle nubi, i lampi, le folgori. Furono così abili che, in quel tempo lontano, quando non c’erano nè cannocchiali nè telescopi nè altri strumenti, riuscirono a calcolare la distanza che corre tra alcune stelle!

Le credenze religiose

Le antiche divinità babilonesi hanno carattere naturalistico, cioè rispecchiano i grandi fenomeni della natura. Al sommo di esse era una triade, Anu, il dio del cielo, che divide il governo del mondo con Enlil, signore dell’aria e della terra, e con Ea, dio delle acque. Quando Babilonia divenne capitale di un vasto impero, il suo dio Marduk prevalse su tutte le altre divinità: era il Sole benefico, forza creatrice della natura. Gli Assiri, prevalendo politicamente, vi sostituirono il loro dio Assur, rappresentato con l’immagine di un Sole alato e concepito, a somiglianza di quelli che lo adoravano, guerriero, vendicativo e crudele.

Accanto al Sole i Babilonesi adoravano la Luna, i pianeti, le costellazioni dello Zodiaco perchè da essi sentivano dipendere la sorte degli uomini e delle cose. Il pianeta più nobile era quello di Venere, detta Istar, dea dell’amore e della fecondità.

Gli Assiro Babilonesi non ebbero sull’immortalità dell’anima e sul mondo dell’oltretomba  le chiare e consolanti credenze degli Egizi.  Immaginavano che i morti abitassero una sconsolata cavità sotterranea, perpetuamente immersa nelle tenebre. Oltre che agli dei, gli Assiro Babilonesi credevano anche nei demoni, spiriti malvagi, insidiatori dell’uomo: tutti i mali dai quali l’uomo è colpito, erano attribuiti a questi spiriti malvagi entrati nel corpo del paziente.

Usanze babilonesi

I Babilonesi vestono una tunica di lino lunga fino ai piedi, sopra di essa pongono una sopravveste di lana e una bianca clamide. Portano anche calzoni di forma strana e hanno cura dei capelli e si cospargono il corpo di profumati unguenti. Tutti gli uomini portano l’anello col sigillo e un bastone che mostra in cima una figura scolpita. Mangiano molti pesci seccati al sole; li stritolano col pestello nei mortai e ne fanno una specie di farinata, oppure li impastano e li cuociono come pane. (Erodoto)

Proverbi babilonesi

Se un uomo non esercita un lavoro non ottiene nulla nella vita.

Sorveglia la tua bocca: le parole dette in fretta si rinnegano altrettanto in fretta.

Dove si  profuma molto si maligna moltissimo.

Canali di irrigazione

Posta tra due fiumi, la Mesopotamia poteva essere ricca di prodotti agricoli solo se si scavavano e si mantenevano in efficienza i canali che irrigavano i terreni e che, nello stesso tempo, imbrigliavano le inondazioni. I canali erano progettati così bene che i moderni governi dell’Iraq (corrispondente all’antica Mesopotamia) hanno stabilito di ricostruirli con la tecnica moderna, ma seguendo la stessa rete. Hammurabi si preoccupò di realizzare lavori idraulici di vasta portata e ne fu tanto soddisfatto da cedere alla tentazione di lodarsi: “Io ho trasformato il deserto in terra fiorita; io ho procurato al paese fertilità e abbondanza; io ne ho fatto la patria del benessere!”.

Babilonia

Babilonia, la capitale dei Babilonesi, era una splendida città. Il re Nabucodonosor e la regina Semiramide l’avevano abbellita con palazzi rivestiti di mattonelle multicolori. Sui tetti avevano fatto costruire i celebri giardini pensili, ornati dei fiori più rari.

Babilonia sorse nel centro di una grande pianura ed era attraversata dal fiume Eufrate. Era una città a forma quadrata, i cui lati misuravano ventidue chilometri ciascuno. La città era difesa con una muraglia larga venticinque metri e alta cento. Nell’interno le vie erano parallele e perpendicolari tra loro.

Nel centro della città sorgevano i due edifici più belli: il tempio e la reggia. Il tempio aveva una torre di otto piani. Tra un piano e un altro vi erano sedili e stanze per il riposo. All’ultimo piano vi era una mensa d’oro massiccio per il sacrificio agli dei.

Non c’era la statua del dio, ma un divano sul quale si credeva che egli andasse a distendersi. Il tempio era dedicato al sole, alla luna e alle stelle, le divinità più  venerate.

La reggia si innalzava a forma di piramide con una serie di giardini pensili. Qui la corte conduceva la sua esistenza sfarzosa.

La scrittura cuneiforme

Anche gli Assiro Babilonesi conoscevano l’arte della scrittura. Essi non si servivano però del papiro, come gli Egiziani, ma di mattoni o tavolette di molle argilla, che venivano poi fatti cuocere al fuoco o seccare al sole.

In questo modo i segni, fatti con asticelle di metallo o di legno, non si cancellavano più. Moltissime tavolette di argilla sono pervenute fino a noi: tra le rovine di Ninive, antica città assira, è stata addirittura ritrovata la biblioteca si un re di questa città.

La scrittura degli Assiro Babilonesi si chiama cuneiforme perchè formata da segni triangolari simili a cunei.

Ferocia degli Assiri

“Io diedi l’assalto alla città e la espugnai; tremila dei suoi guerrieri passai per le armi e presi come bottino i loro beni; molti ne feci buttare tra le fiamme e moltissimi ne feci prigionieri; ad alcuni feci tagliare le mani e le dita, ad altri il naso e le orecchie; molti ordinai che fossero accecati. Feci con le teste e con gli arti tagliati due grandi mucchi… Poi feci distruggere la città, devastare tutto, incendiare tutto”.

Così racconta, attraverso un’antica iscrizione, il re degli Assiri Assurbanipal; e queste poche frasi ci danno in breve un ritratto del carattere di quel popolo: guerriero e crudele.

I primi studiosi di astronomia

Gli Assiri e i Babilonesi adoravano, come la maggior parte dei popoli antichi, molte divinità fra le quali il Sole, la Luna, le stelle.

Il culto del Sole e delle stelle fece sì che i sacerdoti intuissero molte delle leggi che regolano il moto celeste.

Seppero calcolare la distanza di alcuni pianeti dalla Terra. Inventarono la clessidra, introdussero la settimana, i cui giorni erano dedicati al Sole, alla Luna e a ciascuno dei pianeti allora conosciuti (cioè a Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno). Seppero prevedere le eclissi di sole e di luna, divisero il giorno e la notte in dodici parti uguali, ogni ora in sessanta minuti e il minuto in sessanta secondi.

Le scoperte dei mercanti assiro babilonesi

Comparvero, per la prima volta, in questo paese, le bilance, i pesi e il denaro. I mercanti babilonesi si recarono fin nelle terre più lontane a scambiare le loro merci con l’orzo che, in quei tempi, veniva accettato in pagamento da tutti. Ma era scomodo tornare in patria con del “denaro” tanto pesante sicchè essi, un bel giorno, stabilirono di sostituire l’orzo con l’argento. Dapprima pesavano l’argento all’atto del pagamento, poi pensarono di farlo fondere in piccole barrette sulle quali era inciso il peso. Questo fu il primo tipo di denaro usato dall’uomo.

Palazzi di mattoni

Nella Mesopotamia non vi erano cave di pietra dalle quali cavare il materiale per costruire i palazzi. Per questo motivo i palazzi dei re e i templi degli dei furono costruiti con mattoni di argilla cotti al sole e, solo più tardi, cotti nei forni. I mattoni sono meno resistenti della pietra e col passare del tempo la pioggia ed il sole li sbriciolano e li riducono in polvere. Infatti di quei palazzi poco si è salvato. Oggi, nella Mesopotamia, si incontrano qua e là delle collinette di terra a forma di panettone. Queste collinette sono quanto resta degli antichi palazzi e templi ridotti in polvere dal tempo.

La statua d’oro di Nabucodonosor

Venne da Babilonia un re superbo e ricco, chiamato Nabucodonosor, per combattere contro Gerusalemme. Aveva molti soldati. Questi si accamparono attorno alla città; poi vi entrarono, demolirono le mura, bruciarono molti palazzi e il bel tempio di Salomone: presero tutti gli arredi d’oro che vi erano e li portarono in Babilonia.

Nabucodonosor prese pure il re che era a Gerusalemme e lo tenne prigioniero finchè visse: uccise molti ebrei, e molti altri fece schiavi in Babilonia.

Sedevano gli Ebrei presso i fiumi di Babilonia e piangevano. Non vollero più cantare i loro salmi come erano soliti fare ed appesero le loro arpe ai salici, sulle rive dei fiumi.

Nabucodonosor fece una statua d’oro fuori della città e mandò a chiamare tutti i giudici, i capitani del regno e un gran numero di ricchi perchè venissero a vederla. Nabucodonosor, che aveva nominato giudici tre giovani ebrei, li volle alla festa dell’inaugurazione. Giunti che furono tutti, capitani, giudici e ricchi, stettero intorno alla statua, ed un uomo gridò ad alta voce: – O voi tutti quando udirete il suono della musica, gettatevi a terra e adorate la statua d’oro. Chiunque non si getterà in terra e non la adorerà, sarà immediatamente gettato in una fornace ardente! –

Poco dopo suonò la musica, ed il popolo si gettò in terra e adorò la statua. Ma i tre giovani non obbedirono  all’ordine del re. Nabucodonosor, fattili condurre alla sua presenza, disse loro: – Per la vostra disobbedienza dovrete essere puniti; qual è quel Dio che potrà liberarvi dalle mie mani? –

Quei giovani risposero: – O Nabucodonosor, il nostro Dio saprà liberarci dalla fornace ardente, e ci libererà anche dalle tue mani, o re. Ma noi non adoreremo i tuoi dei, nè la statua d’oro che hai innalzato –

Allora Nabucodonosor ordinò ai suoi servitori di gettare quei tre giovani nella fornace. Furono legati perchè non potessero muoversi; e così vestiti ed avvinghiati furono precipitati tra le fiamme, le quali divamparono tutto intorno in modo che rimasero presi ed inceneriti anche i soldati.

Nabucodonosor, che stava presso la fornace e voleva veder bruciare quei giovani, li vide invece camminare in mezzo al fuoco accompagnati da un giovane bellissimo: un angelo di Dio.

Il re capì allora che vi era un Dio che poteva liberare i suoi servitori dalle fiamme e ordinò che non si impedisse ai tre giovani di onorare il loro Dio.

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