Materiale didattico sul baco da seta per bambini della scuola primaria: dettati, letture, racconti, poesie.

Il baco da seta è originario della Cina. Le prime uova di questa farfalla sarebbero state portate a Costantinopoli in bastoni cavi, da alcuni monaci persiani nel IV secolo dopo Cristo. Dalla Grecia l’allevamento del baco da seta si diffuse nella Spagna, in Italia e in Francia.
Noi osserviamo al lavoro il tessitore, l’unica farfalla che l’uomo abbia allevato. La femmina depone circa seicento uova minute, dalle quali nasceranno piccoli vermiciattoli sudici, e, in capo ad alcuni giorni, muore senza aver preso il cibo. (Reichelt)

Dalle uova minutissime deposte dalla farfalla del filugello escono, in primavera, alcuni bacolini nerastri che rapidamente crescono fino a diventare dei grossi bruchi di color giallognolo che hanno raggiunto questo sviluppo mangiando tanta foglia di gelso pari a sessantamila volte il loro peso primitivo. Dopo circa quattro cinque settimane, durante le quali ha cambiato cinque volte la sua pelle, il baco inizia la costruzione del bozzolo emettendo un filo da certe ghiandole che si trovano nella bocca. Da questi bozzoli si ricava la seta.

Il baco da seta è utile all’uomo per la seta che il suo bozzolo fornisce, e per le industrie importanti collegate, quali l’allevamento dei filugelli e la lavorazione della seta. L’uomo alleva questo industrioso insetto che, in cambio di un certo quantitativo di foglie di gelso, gli fa un regalo prezioso, il bozzolo.

Il ragno e il baco da seta
Un ragno disse a un baco da seta: “Io fabbrico la mia tela in un minuto: tu impieghi giorni e giorni per chiudere la tua casa”.
“La tua casa” rispose il baco da seta “è fragile e non giova che a te; il mio bozzolo invece, e solido e giova anche agli uomini”.
Per far cosa che duri, occorre tempo. Presto e bene, raro avviene.
(Mercati)

Il bombice del gelso è un insetto che è dannoso alla pianta del gelso, perchè si nutre delle sue foglie. Gli uomini, però, hanno da molto tempo imparato che il bombice può essere anche utile. La bava che il bruco emette per costruirsi il bozzolo si indurisce a contatto dell’aria e diventa un filo sottile e lucente: un filo di seta. Il bozzolo è una specie di gomitolo di sottilissimo filo di seta. Gli allevatori immergono i bozzoli appena chiusi nell’acqua calda, in modo da uccidere l’insetto e dipanare poi il filo di seta. Il filo di ciascun bozzolo viene unito ad altri fili e poi tessuto per farne stoffe bellissime. Se gli allevatori lasciassero trasformare il bruco in farfalla, l’insetto, uscendo dal bozzolo, romperebbe il filo, che non si potrebbe più adoperare.

Il baco da seta, appena nato, è fornito di un grande appetito e mangia continuamente foglie di gelso, dapprima triturate finemente, e poi anche intere. Ogni cinque giorni circa, smette di mangiare e si addormenta un po’. Quando si risveglia, perde la sua pelle, che è diventata troppo stretta; ma gliene cresce addosso un’altra. Dopo quattro volte che ha cambiato pelle, il bruco è già molto cresciuto. E’ ormai lungo alcuni centimetri ed è di colore biancastro. Sotto la sua pelle si è formata una buona provvista di grasso. Quando è cresciuto abbastanza, il filugello si arrampica su un rametto, abbandona i suoi abbondanti pasti, e si costruisce un involucro, deponendo un filo di seta che è tutto di un pezzo e lungo più di un chilometro! Il filo, che esce dalla filiera, una piccola apertura che si trova sotto la sua bocca, è formato da un liquido, il quale, a contatto con l’aria, si solidifica. Quando il filo, ora giallo, ora bianco, ora verdognolo, ha ravvolto tutto l’animale, il bozzolo è compiuto. Nel bozzolo, il baco si è trasformato in pupa. Non è più una larva, non è ancora farfalla. Non si muove, non prende cibo. Basta, a nutrirla, il grasso che aveva accumulato quando era bruco. Il filugello rimane nel bozzolo venti giorni circa; poi inumidisce con un suo liquido speciale un’estremità del bozzolo, ed urta fortemente il capo contro la parte così rammollita. E dal bozzolo esce la farfalla. La femmina, dal corpo grosso e tozzo, non può volare; il maschio tenta di fare qualche salto, ma neanch’esso vola. Ma all’uomo poco importa che la farfalla voli: gli basta ch’essa deponga le uova che l’anno prossimo gli permetteranno di riprendere l’allevamento dei bachi.

Il bombice del gelso o baco da seta

Il bombice del gelso è un insetto che è dannoso per la pianta del gelso, perchè si nutre delle sue foglie. Gli uomini, però, hanno da molto tempo imparato che il bombice può essere anche utile.
La bava che il bruco emette per costruire il bozzolo si indurisce a contatto dell’aria e diventa un filo sottile e lucente: un filo di seta. Il bozzolo è una specie di gomitolo di sottilissimo filo di  seta.
Gli allevatori immergono i bozzoli appena chiusi nell’acqua calda, in modo da uccidere l’insetto e dipanare poi il filo di seta. Il filo di ciascun bozzolo viene unito ad altri fili e poi tessuto per farne stoffe bellissime.
Se gli allevatori lasciassero trasformare il bruco in farfalla, l’insetto, uscendo dal bozzolo, romperebbe il filo, che non si potrebbe più adoperare.

La vita del baco da seta

Il baco da seta, appena nato, è fornito di un grande appetito e mangia continuamente foglie di gelso, dapprima triturate finemente e poi anche intere. Ogni cinque giorni circa, smette di mangiare e si addormenta un po’. Quando si risveglia, perde la sua pelle, che è diventata troppo stretta, ma gliene cresce addosso un’altra.
Dopo quattro volte che ha cambiato pelle, il bruco è già molto cresciuto. E’ ormai lungo alcuni centimetri ed è di colore biancastro.
Sotto la sua pelle si è formata una buona provvista di grasso. Quando è cresciuto abbastanza, il filugello si arrampica su un rametto, abbandona i suoi abbondanti pasti, e si costruisce un involucro, deponendo un filo di seta che è tutto d’un pezzo e lungo più di un chilometro! Il filo, che esce dalla filiera, una piccola apertura che si trova sotto la sua bocca, è formato da un liquido, il quale, a contatto con l’aria, si solidifica. Quando il filo, ora giallo ora bianco ora verdognolo, ha ravvolto tutto l’animale, il bozzolo è compiuto.
Nel bozzolo, il baco si è trasformato in pupa. Non è più larva, non è ancora farfalla. Non si muove, non prende cibo. Basta, a nutrirla, il grasso che aveva accumulato quando era bruco. Il filugello rimane nel bozzolo venti giorni circa; poi inumidisce con un suo liquido speciale un’estremità del bozzolo, ed urta fortemente il capo contro la parte così rammollita. E dal bozzolo esce la farfalla. La femmina, dal corpo grosso e tozzo, non può volare; il maschio tenta di fare qualche salto, ma neanch’esso vola.
Ma all’uomo poco importa che la farfalla voli: gli basta che essa deponga le uova che l’anno prossimo gli permetteranno di riprendere l’allevamento dei bachi.

Il baco da seta

L’imperatrici cinese Silinci ebbe un giorno dall’imperatore un piccolo baco e questo consiglio: “Impara ad allevare questo baco e il popolo non ti dimenticherà mai”.
Silinci prese ad osservare i bachi, e vide ch’essi, quando fanno le loro dormite, si rivestono di un tenue velo di fili. Ella scese quei fili e tessè un fazzolettino. Silinci vide poi che i bachi montavano sui gelsi. Allora ella prese a raccogliere le foglie dei gelsi e a nutrire con esse i bachi.
Così i bachi allevati furono moltissimi e Silinci volle che tutto il popolo imparasse la nuova arte. Da allora sono passati 5.000 anni e i Cinesi ricordano ancora l’imperatrice che insegnò loro ad allevare il prezioso baco da seta. (L. Tolstoj)

I gelsi

Gli alberi che per primi si sono coperti di larghe foglie, i gelsi che segnano in lunghi filari  i campi delle messi ancora immature, si trovano di giorno in giorno più spogli. Non hanno potuto attendere l’autunno con gli altri alberi. Le mani degli uomini li hanno spogliati per nutrire i bachi voraci e quelle foglie saranno trasformate in seta lucente.

La seta

Il filugello, o bombice del gelso, o baco da seta, in un certo periodo della sua brevissima vita emette dalla bocca una sostanza liquida (la fibroina) e gommosa (la sericina) sotto forma di due filamenti (bavette) che, indurendosi a contatto con l’aria, diventano un lungo sottilissimo filo. Di questo filo, il bombice si serve per costruirsi intorno una casetta ovoidale (il bozzolo), nella quale attenderà di mutarsi in una grossa bianca farfalla.
A questo punto, l’insetto fora il bozzolo e ne esce fuori per vivere un paio di settimane, giusto il tempo per deporre le uova. Ma pochissime farfalle vedono la luce del sole: la maggioranza dei bozzoli  va a finire, per mano dell’uomo, in speciali stufe, dove un adatto calore uccide la farfalla prigioniera. I bozzoli “stufati” vengono immersi in acqua bollente al fine di rammollire la sericina e poter così trovare il capo del filamento e dipanare facilmente il bozzolo.
Da questa operazione, chiamata trattura, si ha la seta grezza o tratta. Con la seta grezza, sottoposta a lavaggi o a processi chimici, si ottiene la seta cruda, la seta cotta, la seta mezza cotta e la seta caricata; questi tipi diversi di seta servono per la produzione di vari tessuti (lisci, operati, uniti, ecc…), la cui preparazione avviene mediante alcune operazioni particolari come la cilindratura, la lucidatura e la rasatura.
I principali tipi lisci, usati largamente nell’abbigliamento, sono i crespi, i rasi, i taffetà, le faglie, le garze, il popeline e i foulards. Tra i tessuti operati ricordiamo i damaschi, che presentano disegni a rilievo, e i broccati, misti a fili d’oro e d’argento. Poichè esistono sete rigenerate (prodotte con sete già usate), sete selvatiche (prodotte da insetti che vivono in Africa e nell’Estremo Oriente) e sete artificiali, la legge prescrive, per i tessuti prodotti con le preziose bavette del bombice del gelso, un marchio che rechi la dicitura “seta pura”.

Il filugello (racconto)

Alla frontiera cinese, il fraticello fu frugato, in ogni luogo.
“Avete oro?” gli chiesero le guardie.
“No”.
“Avete argento?”
“No”.
“Avete seta?”
Il fraticello rimase in istante perplesso. Non voleva dire il falso. Ma poi rispose con decisione: “No”.
I Cinesi erano molto gelosi della loro seta. Non volevano che altri popoli della terra conoscessero il segreto di quel preziosissimo filo, col quale fabbricavano un bellissimo tessuto, lucido e morbido.
“Passate pure” gli dissero allora le guardie. Il frate raccolse il suo bastone di bambù e passò la frontiera.
Cammina cammina, sempre appoggiandosi alla sua canna, giunse finalmente al suo paese.
“Ho portato un tesoro!”
“Dov’è?”
Credevano che fosse oro, argento, pietre preziose. Il pellegrino sorrise.
Gli abitanti del paese lo guardarono increduli. Era povero, non aveva bagagli e pensarono che durante il lungo viaggio avesse smarrito la ragione.
Il frate allora mostrò il suo bastone: “E’ qui dentro”.
Gli altri risero di lui. Ma il frate ruppe la canna di bambù e mostrò alcuni semini scuri: “Ecco il tesoro”, disse.
Tutti credettero che si volesse burlare di loro. Gli voltarono le spalle e lo lasciarono solo. Allora il frate mise i semini al caldo. Dopo pochi giorni dai semini, che erano uova, uscirono alcuni bachini neri. Il frate li pose con grande cura sopra una foglia tenera di gelso. I bacolini cominciarono a mangiare e ridussero la foglia alle sole nervature.
In poco tempo i bacolini ingrassarono e diventarono chiari, lucidi e mollicci.
“Venite a vedere il grande tesoro!” diceva la gente, “Quattro o cinque bruchi che fanno ribrezzo!”
Il frate sorrideva: “Aspettate”, diceva, “aspettate e vedrete”.
I bachi crescevano sempre più. Quando furono grossi come un fuscellino, smisero di mangiare e si misero a dormire.
“Sono morti”, disse la gente.
Invece, dopo poco tempo, ripresero a mangiare. Quando furono grossi come un dito indice, si addormentarono nuovamente. Intanto il fraticello aveva cercato un rametto di scopa secca; vi fece salire i suoi bachi e disse ai suoi increduli paesani: “Ripassate tra qualche giorno, e vedrete!”
Dalla bocca dei bachi usciva un filo d’oro, che le bestiole appiccicavano nei diversi punti della scopa. Poi cominciarono a girarsi su loro stessi tessendo un fittissimo bozzolo dentro il quale restarono prigionieri.
Quando la gente chiese di vedere il prodigio, il fraticello mostrò il rametto di scopa dal quale pendevano tanti bozzoli d’oro. Si alzò un grido di meraviglia: “Sono frutti d’oro?”
“No,” rispose il frate, “sono semplicemente bachi da seta”.
Così anche gli Europei allevarono il filugello e produssero come i Cinesi i preziosi tessuti lucidi e resistenti. (P. Bargellini)

Dal baco alla seta

La seta, questo  filo luminoso, elastico e resistentissimo è il filamento elaborato dal “bombix mori”, l’insetto comunemente chiamato baco d seta. A contatto con l’aria, questo filamento si solidifica e forma la bava.
Seguiamo un po’ da vicino la vita del bombix mori.
Allo stato di larva si nutre, come tutti sanno, di foglie di gelso. Fino a poco tempo fa innumerevoli erano nelle campagne i filari di gelsi dai caratteristici tronchi mozzi su cui  spuntavano a decine i rami sottili carichi delle preziose foglie. Ora la coltura del gelso è diminuita perché non si allevano più tanti bachi come una volta: le fibre artificiali hanno in gran parte sostituito la seta naturale. Ma dove i bachi vengono ancora allevati, la foglia del gelso è indispensabile.
In un mese la larva subisce quattro mute: dopo la quarta, sale al “bosco” e comincia ad emettere  quel filo di bava con cui forma il bozzolo.
Per rinchiudersi dentro il bozzolo completamente, il baco impiega circa tre giorni, dopo i quali inizia la sua metamorfosi: da larva a crisalide, da crisalide a farfalla.
I bozzoli che devono essere utilizzati vengono essiccati: o per effetto del vapore acqueo o in forni appositi che raggiungono la temperatura di 65-85 gradi. A questo calore  la crisalide, racchiusa nella sua prigione dorata, muore, e non si trasformerà in farfalla e non uscirà più a deporre le uova.
Ma il bozzolo potrà essere sottoposto intatto, a tutte le altre operazioni necessarie per averne la seta.
Dopo essere stati essiccati e cerniti, secondo la loro grandezza e i loro possibili difetti, i bozzoli passano alla filanda dove avviene la complessa operazione detta “trattura” mediante la quale i bozzoli , ammorbiditi nell’acqua calda, strofinati opportunamente con speciali spazzole, lasciano svolgere docilmente il loro filo.
In questa operazione le bave di 4-5-6-7-10 bozzoli, secondo la grossezza desiderata del filato, si svolgono e si riuniscono insieme in un unico filo che viene avvolto sull’aspo: il prodotto così ottenuto si chiama seta greggia.

La Cina e la seta
L’allevamento dei bachi e l’industria della seta furono, nei secoli antichi, monopolio della Cina, tanto che presso  i Greci erano conosciuti con il nome di Seres: i  serici, coloro che praticavano l’arte serica. Nei paesi dell’Occidente tale arte non era conosciuta, ma era ben conosciuto ed apprezzato il prodotto che ne derivava, e  frequenti erano tra Oriente e Occidente i commerci del prezioso tessuto.
Spesso però, lungo i secoli, avvenimenti politici intralciavano, se non interrompevano, i pacifici traffici dei mercanti di seta.

Storia di due monaci
L’imperatore Giustiniano, per ovviare a tutte le difficoltà che ostacolavano i normali scambi, nel 552 spedì nelle lontane terre dei Seres due monaci  con il preciso impegno di impadronirsi del segreto della fabbricazione della seta.
I Cinesi infatti erano gelosissimi di questa loro arte che si erano tramandati di generazione in generazione, ed il compito dei monaci non si presentava dei più facili.
I due monaci, giunti sul luogo, riuscirono non solo a rendersi conto del ciclo di produzione della seta, ma anche ad impadronirsi di alcune uova dei preziosissimi bachi, e a trafugarle in patria.
Le piccolissime uova giunsero in Occidente sane e salve, si schiusero e ne uscirono, sotto gli occhi attoniti dei Bizantini, i primi bachi che si costruirono i primi bozzoli.
E da Bisanzio il segreto cinese si divulgò in altri paesi del Medio Oriente e dell’Europa.
Grande fu lo stupore dei Latini i quali avevano sempre immaginato che la seta avesse un’origine vegetale più che animale. Ci testimoniano questa opinione i versi di Virgilio che, nelle Georgiche, descrive i Seres intenti a pettinare le foglie di certi alberi per toglierne la sottil seta.
“Velleraque ut foliis depectant tenui Seres?” (Georgiche II – 120)

Arte della seta in Europa
Il fiorire dell’industria serica nei paesi del Mediterraneo fu dovuto soprattutto agli Arabi che, nel secolo IX, introdussero in Sicilia e nella Spagna tale arte.
Quest’ultimo paese, già il secolo seguente, era in grado di vantare una produzione abbondante e di buona qualità, e famose divennero in tutto il mondo le sete di Granata.
In Sicilia l’industria della sete ebbe un grande sviluppo soltanto nel secolo XII; ma fu proprio da questa estrema regione che ebbe inizio l’arte serica italiana che, dal 1200 al 1600, mantenne il primato europeo.
Il 1600 segnò purtroppo in Italia, l’inizio di un lungo periodo di decadenza politica ed economica. Languirono le arti e le industrie, ma molti operai si trasferirono in Francia dove a Lione, ad Avignone e a Tours fondarono l’industria serica.
Ma ormai i confini di tutti i paesi di Europa si erano aperti a questa importante industria tessile che fiorì in Inghilterra, nella Svizzera, in Germania e si sviluppò in tutto l’impero austroungarico sotto l’alto patronato del’imperatrice Maria Teresa. Frattanto la produzione della seta aveva avuto un grande incremento anche nel suo paese d’origine: la cina era pur sempre produttrice di tessuti finissimi;  e il Giappone, puntando sui bassi costi, non tardò a farle concorrenza.
Il secolo XIX vide l’affermarsi e svilupparsi dell’industria della seta in tutti i maggiori paesi d’Asia e d’Europa; e si distinguono ormai gli Stati che forniscono seta grezza (quelli dove le condizioni climatiche consentono l’allevamento dei bachi) e quelli che, importando la materia grezza, producono tessuti.

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