Poesie e filastrocche Carnevale – una collezione di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria

Pranzo e cena
Pulcinella ed Arlecchino
cenavano insieme in un piattino:
e se nel piatto c’era qualcosa
chissà che cena appetitosa.
Arlecchino e Pulcinella
bevevano insieme in una scodella,
e se la scodella vuota non era
chissà che sbornia, quella sera. (G. Rodari)

Il vestito di Arlecchino
Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino:
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano,
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso,
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene il mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta.” (G. Rodari)

La maschera
Vent’anni fa mi mascherai pur io!
E ancora tengo il muso di cartone
che servì per nasconder quello mio.
Sta da vent’anni sopra un credenzone
quella maschera buffa, ch’è restata
sempre con la medesima espressione,
sempre con la medesima risata. (Trilussa)

Pagliaccio
Ed ecco un flauto si mette a suonare.
Allora un pagliaccio rosso
coperto di campanellini
esce a ballare con lazzi ed inchini!
E tenta una capriola…
fa finta di farsi male…
ride…
Si rizza con un salto mortale!
Poi s’arrampica, come fa il gatto
per acchiappare i pipistrelli!
E poi fa finta di ruzzolare,
perchè ridano tutti quanti. (U. Betti)

L’allegra mascherata
Che risate che allegria
per la via!
Con tamburi di cartone,
con lustrini di… stagnola,
i monelli
van cantando a squarciagola.
Son vispi come uccelli
che han trovato
l’usciolino spalancato
dell’aerea prigione.
Chi s’è tinto di carbone,
chi s’è tutto infarinato,
chi strombetta per la via…
che allegria! (M. Castoldi)

Burattini
Son di legno, son piccini,
sono svegli e birichini,
semre buoni ed ubbidienti,
sempre allegri e sorridenti,
son delizia dei bambini:
viva, viva i burattini.
Pulcinella ed Arlecchino,
Stenterello e Meneghino,
e Brighella e Pantalone,
Facanappa e Balanzone,
fanno ridere i bambini:
viva, viva i burattini.
Quando alcun non li molesta,
dormon tutti nella cesta,
se ne stanno in compagnia,
sempre in pace ed armonia,
come tanti fratellini,
viva, viva i burattini. (E. Berni)

Il gioco dei “se”
Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse
ministro dello Stato
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa. (G. Rodari)

Maschere
Sono una maschera dotta e sapiente
chiacchiero molto, concludo niente!
Son di Bologna un gran dottore,
mi sottopongono ogni malore,
ed io con l’abile mia parlantina
sputo sentenze di medicina.
Curo il malato col latinorum
per omnia saecula saeculorum!
Sono una maschera multicolore
di professione fo il servitore.
Mia prima origine fu bergamasca,
ma non avendo mai un soldo in tasca
vissi a Venezia come emigrante.
Son litigioso, furbo, intrigante,
ma sono il principe dei birichini!
Sono una maschera sempre affamata
biancovestita e mascherata.
Mia patria è Napoli, dove perfetti
nascono i piatti degli spaghetti.
Son della terra delle canzoni,
son del paese dei maccheroni,
son specialista in bastonate:
quante ne ho prese tante ne ho date! (D. Volpi)

La trombettina
Ecco che cosa resta
di tutta la magia della fiera:
quella trombettina,
di latta azzurra e verde
che suona una bambina…
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi,
c’è la banda d’oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, l’organo, i lumini.
Come, nel gocciolare della gronda,
c’è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell’arcobaleno;
nell’umido cerino d’una lucciola
che si sfa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera. (C. Govoni)

Armi dell’allegria
Eccole qua
le armi che piacciono a me:
la pistola che fa solo “pum”
(o “bang”, se ha letto
qualche fumetto)
ma buchi non ne fa…
Il cannoncino che spara
senza fare tremare
nemmeno il tavolino…
il fuciletto ad aria
che talvolta per sbaglio
colpisce il bersaglio
ma non farebbe male
nè a una mosca nè a un caporale…
Armi dell’allegria!
Le altre, per piacere,
ma buttatele tutte via! (G. Rodari)

Le maschere
Io sono fiorentino
vivace e birichino;
mi chiamo Stenterello
l’allegro menestrello.
Cantando stornellate
fo far mille risate.
Ed ecco qua Brighella,
la più brillante stella
del gaio carnevale
quando ogni scherzo vale…
Arrivo io ballando,
scherzando e poi saltando.
Mi chiamano Arlecchino
e sono il più carino.
Mi chiamo Pantalone:
il vecchio brontolone;
ma in tutto onor vi dico:
“Io sono vostro amico”.
Ed io son Pulcinella!
La maschera più bella.
Oh oh, che ballerino,
somiglio ad un frullino… (S. Antonelli)

Carnevale
E’ arrivato carnevale
con coriandoli e stelline
e graziose mascherine.
Van cantando per la via
in allegra compagnia
Arlecchino e Pulcinella
Balanzone con Brighella,
e Rosaura e Colombina.
Con le maschere la gente
se la spassa assai beata:
è stagione spensierata
va passata allegramente. (L. Borselli)

Che allegria!
Guarda, mamma, nella via
quanta gente e che allegria!
Che bizzarre mascherate,
dalla banda rallegrate!
Quante voci, quanti fiori
quanta gioia inonda i cuori!
Vedo Cecca e Meneghino,
Scaramuccia ed Arlecchino,
e quell’altro? Ah, è Trivella,
che dà il braccio a Pulcinella!
E quel goffo Pantalone
con i baffi… di cartone?
Or s’avanzano bel bello
e Pagliaccio e Stenterello…
Senti, senti, mia mammina,
che gazzarra! Una ventina
di giocondi fanciulletti
mascherati da folletti. (G. Pisani)

Viva le maschere
Viva le maschere! Evviva! Evviva!
Io ti conosco, maschera bella:
tu sei Gianduia, tu sei Brighella,
qui Colombina con Pantalone,
quindi Arlecchino con Pulcinella.
O mascherine, chi ve l’ha fatto
quell’abituccio tutto a colori
quell’abituccio che ci ricorda
la primavera coi mille fiori?
Chi ve l’ha messa nel fondo del cuore
quell’allegrezza che a tutti date?
O mascherine, grazie di cuore
per tanta gioia che ci portate. (A. Caramellino)

Volta la carta di carnevale
Volta la carta di carnevaletto
quattro salti e uno sgambetto.
C’è Arlecchino “venessiano”
Pulcinella “nabbolidano”
c’è Gianduia piemontese
Pantalone bolognese.
C’è Rosaura e Colombina
cameriera sopraffina,
Meneghin vien da Milano
Sor Tartaglia gli è toscano.
L’uno mangia maccheroni
l’altro grossi panettoni,
uno suona il mandolino
l’altro al fianco ha lo spadino,
ma son tutta una brigata
bella, allegra, indiavolata,
che si bacia, che s’azzuffa,
che combina una baruffa,
ma che alfin allegramente,
ricomincia come niente
il più gaio girotondo
che rallegra tutto il mondo. (C. Gasparini)

A carnevale
Pensato han tutti e due che in carnevale
ogni burletta vale.
E per fare un bella mascherata,
la camera dei nonni han saccheggiata.
Lui s’è pigliato il panama, il bastone,
un solenne giubbone;
ed una grossa pipa con la canna,
certamente più lunga di una spanna.
Lei s’è messa una gran cuffia trinata,
la vestaglia fiorata,
ha preso un ombrellino del Giappone
e con gli occhiali legge un giornalone.
Così a braccetto, come due sposini,
vanno a far chiasso in casa dei cugini,
perchè ogni burla vale
nella lieta stagion di carnebale

Mascherata
Carnevale pazzerello,
sei davvero tanto bello!
Tu porti sulla via
un pochino d’allegria.
Coi coriandoli e le stelle,
mascherine gaie e belle
fanno smorfie e sorrisini,
fan balletti e fanno inchini.
C’è Pierrot e Pierottina,
Arlecchino e Colombina,
Rugantino e Pantalone
con Tartaglia e Balanzone;
Stenterello e Meneghino
vanno a spasso con Gioppino;
e si vede Pulcinella
fare chiasso con Brighella.
Carnevale pazzerello,
sei davvero tanto bello. (T. Romei Correggi)

Carnevale
Il febbraio pazzerello
ci ha portato Carnevale
a caval di un asinello
e con seguito regale:
Pantalone e Pulcinella
e Rosaura e Colombina,
Balanzone con Brighella
e Pieretta piccolina.
A braccetto con Gioppino,
che dimena un gran bastone,
van Gianduia e Meneghino
sempre pronti a far questione.
Arlecchin chiude la schiera,
che, fra canti e balli e lazzi
lieta va, da mane a sera,
con gran coda di ragazzi.
Va, tra salti e piroette,
seminando per la via,
di coriandoli una scia,
tra un frastuono di trombette. (L. Re)

Teste fiorite
Se invece dei capelli sulla testa
ci spuntassero i fiori, sai che festa?
Si potrebbe capire a prima vista
chi ha il cuore buono, chi la mette trista.
Il tale ha in fronte un bel ciuffo di rose:
non può certo pensare a brutte cose.
Quest’altro, poveraccio, è d’umor nero:
gli crescono le rose del pensiero.
E quello con le ortiche spettinate?
Deve aver le idee disordinate,
e invano ogni mattina
spreca un vasetto o due di brillantina. (G. Rodari)

Canzoncina
Danza lieta, mascherina,
danza fino a domattina!
Son coriandoli le stelle!
E i panini son frittelle.
Sono tutti sorridenti,
sono tutti assai contenti.
Lo sapete che Arlecchino
fu vestito, poverino,
con cenci regalati
dai bambini fortunati?
Arlecchino sorridente
è l’immagine vivente
dell’aiuto che può dare
chi anche agli altri sa pensare.
Danza lieta, mascherina,
danza fino a domattina!

Il girotondo delle maschere
E’ Gianduia torinese
Meneghino milanese.
Vien da Bergamo Arlecchino
Stenterello è fiorentino
veneziano è Pantalone
con l’allegra Colombina.
Di Bologna Balanzone
con il furbo Fagiolino.
Vien da Roma Rugantino,
pur romano è Meo Patacca,
siciliano il buon Pasquino
di Verona Fracanapa. (G. Gaida)

La giostra
Eccola nella piazza della chiesa,
eccola sorta come per incanto!
Chi non l’avea desiderata tanto?
Chi non l’avea tanto sognata e attesa?
Bella la giostra! E’ tutta luce e argento,
tutta specchi, bagliori, oro, turchesi,
così come quei fantastici paesi
ch’io vedo solo quando mi addormento. (M. Moretti)

Carnevale
Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore carnevale
e gli fanno il funerale
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato. (G. D’Annunzio – Filastrocche del mio paese)

Maschere
Rosaura geme
Florindo freme,
Lelio domanda, Pantalon nega;
Brighella stringe
solida lega
con Arlecchino;
chè, se Cavicchio
trova Batocchio
presso un crocicchio,
gli strizza l’occhio
e stretto il patto,
saldo il contratto.
Pierrot non vede…
egli strimpella
la serenata…
e Colombina
che l’ha sentito
fruscia in sordina
nel vano scuro
della vetrata…
E là, premendosi
la man sul cuore,
trepida ascolta… (G. Adami)

La mascherina povera
Lazzi
e schiamazzi
fanno i ragazzi
tutti un po’ pazzi.
E il bimbo va
col cappello del nonno,
la giacca del papà,
stanco, pieno di sonno,
per la grande città.
Lazzi e schiamazzi
fanno i ragazzi.
e il bimbo è lì
aria di funerale
a godersi così
il suo “bel” carnevale. (A. Novi)

Mascherine
Bentornate, mascherine,
nell’allegro girotondo!
Arlecchini e Colombine
in un palpito giocondo.
Trallalera, trallalà.
Ogni lieto scherzo vale:
benvenuto carnevale
che vi porta tutte qua.
C’è bisogno d’un sorriso
dopo tante tante pene,
che c’illumini un po’ il viso.
Vi vogliamo tanto bene. (Zietta Liù)

Carnevale
Che fracasso!
Che sconquasso!
Che schiamazzo!
E’ arrivato carnevale
buffo e pazzo,
con le belle mascherine,
che con fischi, frizzi e lazzi,
con schiamazzi,
con sollazzi,
con svolazzi di sottane
e di vecchie palandrane,
fanno tutti divertire.
Viva viva carnevale,
che fischiando,
saltellando,
tintinnando,
viene innanzi e non fa male,
con i sacchi pieni zeppi
di coriandoli e confetti,
di burlette e di sberleffi,
di dispetti,
di vestiti a fogge strane,
di lucenti durlindane,
di suonate,
di ballate,
di graziose cavatine,
di trovate birichine!
Viva viva carnevale,
con le belle mascherine! (M. Giusti)

Stornellate di carnevale
Fior di melone!
Giochiamo e divertiamoci ben bene:
è carnevale! Evviva Pantalone!
Fior di mortella!
A carnevale tutto il mondo balla;
la maschera più gaia è Pulcinella!
Fior di cedrina!
Anche Rosaura danza la furlana,
con Florindo e la vispa Colombina!
Fiore di grano!
Arrivano Tartaglia e Rugantino;
facciamo girotondo: qua la mano!
Fiore di spino!
Ogni viso sia lieto e il cor sereno.
Viva, viva, Brighella ed Arlecchino! (V. Masselli)

Carnevale
E’ tornato carnevale.
Quante belle mascherine
per per strade e per le sale!
Son tesori di damine
in merletti e crinoline,
con la cipria sui musetti.
Castellane e gnomettini,
pellirosse e gnomettini,
che si scambiano gli inchini:
“Colombina, i miei rispetti”
“Un saluto ad Arlecchino!”
“Ciao, Brighella!”
“Pierottino, vuoi confetti?”
“Mi regali una ciambella?”
Ora fanno un girettino
per le strade, per le sale
per mostrare il costumino,
dell’allegro carnevale.
Poi la sera stanche, alfine,
delle chicche e dei balletti,
tutte a nanna, mascherine,
a sognare gli angioletti. (V. S. Pagani)

Carnevale
Mascherine, mascherine,
per i bimbi e le bambine
son venute da lontano,
nel costume antico e strano
Pulcinella ed Arlecchino,
Pantalone e Colombina
facce buffe, occhio ridente,
saltan tutte lietamente
tra i bambini e le bambine,
benvenute mascherine! (G. Vaj Pedotti)

Carnevale
Chiuso nel suo cappottino,
sta nella terra il semino
sogna le cose più belle:
sono dei fiori o son stelle?
Fuori c’è un mare di gelo,
vento tra i rami del melo
cime coperte di neve,
che scende placida e lieve
ad un tratto il silenzio si rompe:
tra rumori e squilli di trombe
mille canti si sentono fuori,
nelle strade frastuoni e colori
mascherine allegre cantate,
che l’inverno ha le ore contate
ricordate voi tutte al semino,
che il suo sogno è davvero vicino.

La canzone delle mascherine
Un saluto a tutti voi:
dite un po’: chi siamo noi?
ci guardate e poi ridete?
Oh, mai più ci conoscete!
Noi scherziam senza far male.
Viva, viva il Carnevale!
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini,
follettini,
marinari,
bei ciociari,
comarelle,
vecchiarelle:
noi scherziam senza far male.
Viva, viva il Carnevale!
Vi doniamo un bel confetto,
uno scherzo, un sorrisetto:
poi balliamo,
poi scappiamo.
Voi chiedete:
“Ma chi siete?”
Su, pensate,
indovinate.
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini,
follettini,
marinari,
bei ciociari,
comarelle,
vecchiarelle:
noi scherziam senza far male.
Viva, viva il Carnevale! (A. Cuman Pertile)

Viva carnevale
La stagion di carnovale
tutto il mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
carneval fa rallegrar.
Chi ha denari, se li spende;
chi non ne ha, ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende
per andarsi a sollazzar.
Qua la moglie e là il marito,
ognun va dove gli par;
ognun corre a qualche invito
chi, a giocar e chi a ballar.
Par che ognun di carnovale,
a suo modo possa far,
par che ora non sia male
anche pazzo diventar.
Viva dunque il carnovale,
che diletti ci suol dar.
Carneval che tanto vale,
che fa i cuori giubilar. (C. Goldoni)

Mascherine
Ecco qui le mascherine
tutte vispe tutte belle
mascherine pazzerelle
che vorrebbero danzar.
Io vo’ fare un bell’inchino
un bacetto io vo’ mandar.
Una gaia piroetta
con bel garbo io voglio far.
Ecco qui un girotondo
pieno di grazia e di allegria
che saluta tutto il mondo
prima ancor di andare via.
L’allegria non fa mai male,
viva viva il carnevale!

 Pulcinella

Sono una maschera sempre affamata,
biancovestita e mascherata.
Mia patria è Napoli, dove perfetti
nascono i piatti degli spaghetti.
Son della terra delle canzoni;
son del paese dei maccheroni.
Son specialista in bastonate:
quante ne ho prese, tante ne ho date.

Rugantino

Sono la maschera più brontolona,
anche se arguta, semplice e buona.
Se ti facessero ‘na prepotenza,
chiamami subito: corro d’urgenza!
Faccio una strage, faccio macelli,
specie col vino de li Castelli!
Se dopo tutto vengo alle mani
c’è poco da rugà, semo romani.

Meneghino

Sono una maschera innamorata
della città che m’ha creata.
Porto nel cuore la Madunina
e canto sempre ogni mattina,
col panettone in una man,
ch’ el me’ Milan, l’è un gran Milan.
Contro i ribaldi e gli oppressori
in ogni tempo feci fuori.

Balanzone

Sono una maschera dotta e sapiente:
chiacchiero molto, concludo niente.
Son di Bologna un gran dottore:
mi sottopongono ogni malore
ed io con l’abile mia parlantina
sputo sentenze di medicina.
Curo il malato col latinorum
per omnia saecula saeculorum.

Carnevale viene

Viva viva Carnevale
che fischiando
saltellando
tintinnando
viene avanti e non fa male,
con i sacchi pien di zeppi
di coriandoli e confetti,
di burlette e di sberleffi,
di dispetti,
di vestiti a fogge strane,
di lucenti durlindane,
di suonate,
di ballate;
di graziose cavatine,
di trovate birichine.
Viva viva Carnevale
con le belle mascherine. (M. Giusti)

A carnevale ogni scherzo vale

Pensato han tutti e due che in Carnevale
ogni burletta vale.
E per fare una bella mascherata,
la camera dei nonni han saccheggiata.
Lui s’è pigliato il panama, il bastone,
un solenne giubbone;
ed una grossa pipa con la canna,
certamente più lunga di una spanna.
Lei s’è messa una gran cuffia trinata,
la vestaglia fiorata.
Ha preso un ombrellino del Giappone
e con gli occhiali legge un giornalone.
Così a braccetto, come due sposini,
vanno a far chiasso in casa dei cugini,
perchè ogni burla vale
nella lieta stagion del Carnevale.

Il gioco dei se

Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse
ministro dello stato
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa. (G. Rodari)

Ecco le maschere

Io sono fiorentino
vivace e birichino;
mi chiamo Stenterello
l’allegro menestrello.
Cantando stornellate,
fo’ far mille risate.
Ed ecco qua Brighella,
la più brillante stella
del gaio Carnevale,
quando ogni scherzo vale…
Arrivo io ballando,
scherzando e poi saltando.
Mi chiamo Arlecchino
e sono il più carino.
Mi chiamo Pantalone,
il vecchio brontolone;
ma in tutto onor vi dico:
“Io sono vostro amico”.
Ed io son Pulcinella
la maschera più bella.
Oh oh, che ballerino
somiglio ad un frullino. (S. Antonelli)

 Burattinaio al lavoro

Da paese a paese egli cammina
portando la baracca sulle spalle
da paese a paese, dalla valle alla collina.
E quando incontra un piccolo villaggio
egli si ferma per quei tre marmocchi
chiama Arlecchino che straluni gli occhi per suo vantaggio
chiama la reginetta e il suo bel paggio
che si facciano ancor qualche moina
e Brighella cuor d’oro e Colombina rosa di maggio;
e raccattato qualche buon soldino
dal capannel che un poco si dirada,
egli continua sull’aperta strada il suo cammino. (M. Moretti)

Il vestito di Arlecchino

Stan le allegre mascherine
strette intorno alla lor mamma
ch’è davvero molto stanca:
da più giorni taglia e cuce
cuce e taglia senza posa
variopinti costumini
per Gianduia e Meneghino
Pulcinella e Pantalone
Stenterello e Rugantino
ma pel povero Arlecchino
nulla ancora ha preparato…
E’ domani Carnevale
tutte insiem le mascherine
dovran vispe folleggiare;
e lei, povera mammina,
cerca e fruga dappertutto
fruga e cerca sempre invano.
Cassettoni ha ribaltato
armadietti e cassapanche,
neppur l’ombra di una pezza
per il povero Arlecchino
le riesce di trovare…
Ma un’idea meravigliosa
le balena all’improvviso:
coi ritagli avanzati
degli altri vestitini
tutto a scacchi un abituccio
potrà ancora preparare.
Mezzanotte è già suonata,
ma felice veglia ancora
quella mamma industriosa,
chè il più allegro dei vestiti
Arlecchin potrà indossare! (G. Martinelli)

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Di Maria Marino

Sono Maria Marino. Mi occupo di pedagogia, didattica, arte e manualità. Lapappadolce è il sito che scrivo come insegnante e mamma, per contribuire nel mio piccolo a rendere più accessibili a tutti i bambini, a scuola o a casa, la didattica Montessori, la pedagogia Waldorf, e tutte le pratiche educative che ho imparato con loro e in cui credo.

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