Dettati ortografici MAGGIO – Una collezione di dettati ortografici sul mese di maggio, di autori vari, per la scuola primaria.
Maggio, bel maggio, maggio amor dei fiori! Ogni pianta, a maggio, ha il suo fiore, ed ogni fiore farà il seme e il seme darà la vita a una nuova pianta.
Maggio è forse, il più bel mese dell’anno. Tutte le piante sono in fiore, qualche albero già prepara il suo frutto. Il grano ha messo il suo fiorellino. Il cielo è quasi sempre azzurro, la temperatura è mite, il sole splende e manda i suoi raggi a riscaldare la terra.
Quante rose a maggio! Rose semplici con cinque petali, rosi grandi, doppie, rose rosse, rosa, bianche, gialle. Rose nei cespugli, arrampicate sui cancelli, rose nei giardini e sulle siepi.
Sopra il muretto del giardino fa capolino una rosa. E’ una rosa rossa, profumata, che si dondola nell’arietta tiepida. Bella rosa, tu sei la regina di maggio!
Il grano ha fatto la spiga. E’ ancora una spiga verse, senza granelli, ma presto diverrà piena, pesante e sotto il sole caldo sarà tutta d’oro. E’ il pane di domani.
Fra il grano verde c’è tutto uno sfarfallio di rosso: sono i rosolacci che crescono fra le spighe. E fra i rosolacci c’è anche qualche macchia azzurra: sono i fordalisi che hanno il colore del cielo di maggio.
Fra i rami del ciliegio già rosseggiano i rossi frutti che sembrano tanti cuoricini appesi ai rami. Le ciliege sono buone, piacciono ai bambini, ma piacciono anche ai passeri che vanno a beccarle, golosamente.
Le rose sono sbocciate. Fioriscono sulla siepe, sui cespugli, sui muri. La rosa è la regina di maggio. Tutta l’aria è piena del profumo delle rose.
Ancora una! Ancora un’altra! Invincibile tentazione… La ciliegia ride scaltra: mangia, mangiami, ghiottone!
Le rose fioriscono sulle siepi, nei giardini, nei vasi che si tengono sui davanzali. Sono rose rosse dai petali di velluto, rose di color rosa come le guance dei bambini, rose bianche come la cera, che stanno bene sulla tavola apparecchiata.
Maggio è il mese delle rose e ogni pianta di rosa mette il suo bocciolino e fa sbocciare il suo fiore profumato.
Maggio è il mese più bello dell’anno. La campagna è piena di fiori, le spighe diventano dorate, il cielo è azzurro e solo qualche nuvolone bianco, talvolta, vi naviga lento.
Sulla siepe sbocciano le rose; gli uccellini cantano armoniosamente e afferrano al volo fiocchi di bambagia e di lanuggine per fare il nido più morbido e caldo.
Com’è bello il mese di maggio! Quanti fiori, quante rose! Si sente una gran gioia nel cuore, un gran bisogno di correre e di saltare all’aperto, di respirare l’aria pura a pieni polmoni. (G. Ugolini)
Maggio è il mese più bello dell’anno: la campagna è piena di fiori, le spighe sembrano un mare verde, il cielo è azzurro e il sole caldo, ma non ardente. Sulla siepe sbocciano le rose; gli uccellini cantano armoniosamente e afferrano, a volo, fiocchi di bambagia per fare il nido più morbido e più caldo. (G. Vaj Pedotti)
Dai folti e verdi cespugli, le rose mandano il loro intenso profumo nell’aria scossa dai dolci rintocchi delle campane. Trionfo di giovinezza e di colori, di fiori e di sole. I ciliegi piegano i loro rami gremiti di frutti vermigli; i bambini, chini sui libri per l’ultima fatica, guardano invidiosi i garruli voli delle rondini e le danze delle farfalle in pieno sole. Di maggio la gioia canta anche tra le ombre notturne: sotto il cielo inghirlandato di stelle, l’aria è densa di molti profumi e di armoniosi pigolii. L’albero del melo, ultimo a fiorire nell’orto, si ingemma, tra le corolle bianche venate di rosso, di vivide lucciole. (L. Rini Lombardini)
Maggio è il mese in cui più attivo e quasi febbrile si fa il lavoro: nel campo continuano le sarchiature e si iniziano le rincalzature e i trapianti, mentre nei prati comincia la falciatura delle erbe foraggere; si vedono vigne ordinate, orti sistemati con arte e pazienza. Il grano è ormai alto e in qualche luogo si comincia già a vedere la spiga e si odono i canti dei contadini al lavoro: è la primavera che fa cantare gli uomini mettendo loro la gioia nel cuore.
A maggio l’orticello è una bellezza. L’insalatina ha disteso il suo tappeto di un verde tenero. Le cipolline, a due a due, fanno compagni alle piante che ingrossano sottoterra. I piselli dall’alto della pianta mostrano i baccelli già maturi che si nascondono tra le foglie. Il prezzemolo, la salvia, il basilico confondono i loro odori: e su per il muricciolo le piante dei fagioli a fiori bianchi e rossi. Intanto in un angolo, tra le foglie, le fragole sono già mezzo rosseggianti. Una capinera sulla cima di un gran pesco canta ai piccini la canzone di maggio. (Bollini)
A maggio i giardini sono tutti in fiore, sono tutti una festa di forme, di colori, di profumi. Le rose sono le grandi regine: rose rosse, bianche, gialle; rose dai petali vellutati, rose ancora in bocciolo, rose tutte fiorite, che piano si sfogliano, esalano nell’aria il loro profumo e, un poco superbe, si difendono con le spine. I giacinti bianchi, azzurri, rosei, color lilla levano gli steli robusti e portano fiori fitti fitti. Gli anemoni hanno tinte così vivaci che tutta l’aiuola sembra un invito alla gaiezza. Sul muro, dove cresce rampicante, già odora il delicato gelsomino e i gigli sono già alti, già mostrano al sommo i boccioli duri, ancora un poco verdastri, da cui presto sbocceranno i fiori dal purissimo candido colore.
Non c’è rosa che a maggio non sbocci: rose grandissime nei giardini, fortemente profumate, semplici rose di siepe che subito si sfogliano. Ce ne sono di tanti colori, dal rosso così cupo che sembra quasi nero, al bianco così candido che sembra neve. E tra questi due colori, tutte le tinte, dal rosa camicino al giallo zafferano, dal rosso violento, al bianco cereo. Rose nei giardini, nelle siepi, nei cespugli, rose ad alberello, a spalliera, rose rampicanti che arrivano sul tetto. E profumi d’ogni intensità. (M. Menicucci)
E’ bello sostare sul prato di maggio. Il profumo dell’erba novella e dei fiori freschi ti riempiono di fragranza: la vista delle pecore mansuete che brucano e il pastore che zufola o intaglia ti allieta e ti fa amare la vita. Bisogna sostare sul prato di maggio per temprarsi le membra e per rinfrancarsi l’anima. Questo è il mese più adatto. Beato chi se lo può godere sui prati fioriti e festosi. (G. Fanciulli)
Era il mese di maggio. Ed era così sull’imbrunire. Il vecchio pastore, sdraiato sull’erba, guardava le sue capre, tutte raccolte entro il cerchio di pietroni che, là, a mezza valle, servivano per l’addiaccio dei greggi migranti. Alcune dormivano già; altre, accosciate, volgevano il capo, tendevano il muso pigramente di qua e di là, a fiutare gli odori della sera; poche erano ancora in piedi, ma tranquille, mansuete, e come attonite nell’incantata immobilità dell’aria azzurra, venata d’oro. Il cane spinone, fatto il suo ultimo giro, veniva ora ad accucciarsi ai piedi del padrone, fissandolo coi suoi caldi occhi d’ambra e d’amore.
E’ spiovuto. La natura è tutta fresca, raggiante. La terra sembra assaporare con voluttà l’acqua che le dà la vita. Si direbbe che la pioggia ha rinfrescato anche la gola degli uccelli. Il loro canto è più puro, più vivo: tutto uno squillo. Vibra a meraviglia nell’aria, divenuta anch’essa tutta sonora. Gli usignoli, i fringuelli, i merli, i tordi, i rigogoli, i reattini cantano a gara, come pazzi di gioia. Lo strillo di un’oca, stridulo come trombetta, accresce, per contrasto, l’incanto. Innumerevoli meli fioriti appaiono, di lontano, sfere di neve. I ciliegi, candidi anch’essi, scattano su in piramidi o si spiegano in ventagli di fiori. A volte, gli uccelli sembrano come intesi a produrre quegli effetti d’orchestra, in cui tutti gli strumenti si confondono in una massa di armonia. (T. Gautier)
Al crepuscolo appaiono i pipistrelli, razziatori di insetti notturni dal volo rapido, fulmineo. Il grillo tenta i suoi primi accordi che dureranno intensi e continui tutta la notte. I ranocchi iniziano i loro notturni richiami mentre la lucciola, accesa la sua lampada, perlustra le rive in cerca di lumache. L’aria si fa fresca: la rugiada scende a ristorare animali e vegetali; le stelle guardano dagli alti silenzi del cielo. E’ la notte. (P. Segnali)
In maggio si fa il primo taglio dell’erba per ottenere il fieno maggengo. L’erba dei prati è alta e basta un soffio di vento perchè si pieghi, scompigliandosi. Farfalle e api volano di fiore in fiore in cerca di nettare. Poi un mattino il contadino falcia il prato. In pianura, dove i prati sono vasti, si adopera la falciatrice, una macchina; in collina e sulle montagne, nelle zone non troppo alte, coltivate, dove i prati sono irregolari, talvolta su pendii ripidi, il contadino adopera la falce. Ogni tanto l’affila… L’erba viene recisa, stride, cade e vien lasciata seccare. Cadono anche i fiori, grandi e piccini e, seccando, perdono i loro bei colori, si fanno spenti, quasi grigi. L’erba diventa fieno e quando il fieno è ben asciutto, viene ammucchiato con i rastrelli e raccolto sui carri.
A maggio la spiga è già formata; la piantina si alza esile e diritta con le foglie strette, verdi. E’ così dritta perchè i chicchi non sono ancora maturi. Osserviamoli: sono molli, bianchicci, lattiginosi. Ci penserà la terra con i suoi umori che le radici della piantina succhiano continuamente a renderli grossi, gonfi, turgidi, e il sole, che si fa sempre più caldo, a renderli dorati. Allora, nel mese di giugno, la spiga non potrà più tenersi diritta, si curverà, contenta, per il peso dei chicchi.
Tutto il grande campo di grano color verderame era zeppo di spighe diritte; lassù, nel cielo azzurro, c’era il sole raggiante e tutte le allodole cantavano dallo spuntare dell’alba fino a sera. Dopo il tramonto, la rugiada cadeva dolce come un’onda rinfrescante sul grano infiammato dal sole e la grande luna d’oro splendeva mitemente sui campi che maturavano. (G. Joergensen)
Con gli uccellini che frequentano a primavera inoltrata il vecchio pino dell’orto credo che si potrebbe popolare un bel boschetto. Dall’alba all’ora di notte un turbinio continuo d’ali e un solo clamore di vocine forti, brevi e pungenti, sempre di una misura. Passeri, certo; e devono convenire qui da tutte le grondaie del vicinato come bambini in un giardino pubblico. Però tra loro c’è anche qualche uccello forestiero, venuto chissà da dove; questo che gracida asprigno a modo di raganella, quest’altro che tenta un gorgheggio d’acqua sorgiva, o quest’altro ancora che cigola acuto e monotono. Lanciano ogni tanto il loro verso strano tra l’interminabile gridio dei passeri, ma subito tacciono, sopraffatti e confusi. (Diego Valeri)
A maggio non basta un fiore! Ne vuole tanti sulla siepe, sui cespugli, nei prati, fra le fessure dei muri. Tutto è in fiore a maggio: la pianta curata dal giardiniere e la piantina che si sforza di crescere sul bordo della strada. La fioritura a maggio è legge per tutte le piante. Perchè una pianta nasce, cresce, si nutre? Per fiorire, per obbedire alla gran legge della natura. Credete che il fiore sia soltanto bellezza? Se fosse così, la pianta potrebbe forse farne a meno. Invece no, deve fiorire per preparare il seme. Deve pensare alla discendenza, e suo dovere è quello di far sbocciare il gran fiore e il minuscolo fiore di campo che solo un’ape operosa conosce. (M. Menicucci)
Ora che siamo in maggio e le rose sono tutte in fiore, nell’aria si sente un gran brusio. Le api vanno e vengono frettolose, infaticabili; e sembrano d’oro nel sole d’oro. Vanno a fare il loro bottino di polline e di nettare nei calici dei fiori che portano alle loro casette, dove lo trasformano in cera e in miele, il bel miele biondo in cui pare siano racchiusi tutti i profumi e tutta la luce di un giorno di primavera. (G . Zanetti)
Maggio è il mese più bello dell’anno. La campagna è piena di fiori, i campi di frumento sembrano un mare verde, il cielo è azzurro e il sole caldo, ma non ardente. Sulla siepe sbocciano le rose; gli uccellini cantano armoniosamente e cercano e afferrano a volo fiocchi di bambagia per rendere il nido più morbido e caldo. (M. Menicucci)
Maggio si presenta inghirlandato di rose. Non vi è giardino che non offra al nostro occhio la splendida fioritura della regina dei fiori. Rosse, ardenti come il fuoco, scarlatte come i tramonti sereni, rosa come pallide aurore, bianche come le nevi splendenti dell’inverno, gialle carnicine, le rose presentano una ricca tavolozza. La primavera vi attinge i colori più belli per dipingere i sogni dei bambini felici. (G. G. Moroni)
Tutto è in fiore a maggio. La pianta ha atteso tanti mesi, ha succhiato l’umore della terra, ha respirato tanto ossigeno dall’aria, si è fatta grande, robusta, bella. Perchè? Per dar vita al fiore. E’ venuto maggio e il fiore è sbocciato. Gli insetti sono accorsi, hanno succhiato, ingordi, il dolcissimo nettare e, così facendo, hanno trasportato il polline da un fiore all’altro. Il miracolo si è compiuto. Il fiore diventerà frutto, seme, vita! E maggio, ridente e rigoglioso, passa sui campi, sui giardini, sulle siepi e dappertutto lascia un fiore, il profumato segno del suo passaggio. (M. Menicucci)
Maggio è il mese dei nidi, le piccole case degli uccelli. Forse ci domandiamo come le piccole creature alate riescano a costruire case tanto perfette. Il fatto è che più che con le ali, con il becco e con petto, gli uccelli costruiscono il loro nido con il cuore, perchè è destinato ad accogliere i loro piccoli nati. Essi amano i loro figlioletti ancora prima che nascano: come le mamme ed i papà di tutti i bimbi che vivono sulla terra. (G. G. Moroni)
Maggio è forse il più bel mese dell’anno. L’aria è tiepida e profumata, i prati sono fioriti, le siepi non mostrano più i loro rami spinosi. Gli uccellini gorgheggiano. E’ ora di fare il nido. E se talvolta qualche nuvolone soffice e candido vela l’azzurro del cielo, è un broncio che passa presto: il cielo torna subito a sorridere. (M. Menicucci)
Nelle risaie a maggio incomincia la monda. I campi si sono riempiti di erbacce ed è necessario strapparle perchè non danneggino gli steli preziosi. E’ un lavoro pesante, che obbliga a stare per parecchie ore chini, con le gambe immerse nell’acqua. Per lo più viene espletato da giovani donne reclutate per questo lavoro nelle regioni vicine. (G. G. Moroni)
La rosa è celebrata tra i fiori come la regina della bellezza. Nella rosa c’è tutto: forma, colore, odore. Anche gli altri fiori sono belli: non esiste un fiore brutto, ma nessuno è bello come la rosa, bello e perfetto. A qualche fiore, che pure sopravanza la rosa per bellezza, manca il profumo; a qualche altro che ha un soave profumo, manca il colore. Qualcuno ha un odore acutissimo, ma un aspetto modesto: solo la rosa è perfetta, completa, regina. (M. Menicucci)
Una nota di rosso tra il verde delle erbe e delle foglie: sono le ciliegie che abbiamo guardato maturare, pregustando la gioia di coglierle. Se ne sono accorti i passeri, che vanno a beccare golosamente le palline pienotte e rilucenti per essere i primi a godere della primizia. Vorremmo seguire il loro esempio, ma noi… non abbiamo le ali. (G. G. Moroni)
La campagna è tutta in fiore. Gli alberi si sono ormai rivestiti di foglie, il grano è già alto e fa la spiga. Sulle siepi sbocciano le rose selvatiche, di un colore delicato e gentile. Maggio è, forse, il più bel mese dell’anno. (M. Menicucci)
Maggio è il mese delle rose e delle fragole. Negli orti prorompono i piselli, le fave, le prime zucchine, e spandono i loro aromi casalinghi e buoni il prezzemolo, il basilico, la salvia, la maggiorana. Ronzano le api. le cetonie. le libellule. le coccinelle: tutti gli insetti, insomma. che sembrano gioielli smaltati che volano. (F. Palazzi)
Gli alberi hanno perduto tutti i loro fiori. Ma se guardate attentamente fra i rami, al posto dei fiori vedrete certi piccoli frutti verdi, duri, che chiedono solo un po’ di sole e un po’ di caldo per diventare grossi, morbidi, succosi. Il fiore è bello, ma il frutto è bello e buono e ognuno di essi ha la sua stagione. (M. Menicucci)
Mattino di maggio. A poco a poco le stelle si spengono nella luce del giorno nascente, il cielo luminoso s’inarca, piccole palle di nuvole volano alte nella luce; nuvolette rosee e tonde sopra gli oscuri corpi dei monti. Anche gli uccelli si mettono a cantare, cinciallegre e zigoli; tutt’ a un tratto c’è una quantità di uccelli fra i rami dei cespugli. Altri s’innalzano dai campi; le loro piume improvvisamente s’accendono nella luce; cantano, ricadono a terra. Poi il sole alza il suo capo abbagliante sopra la montagna e incede maestoso, e tutta la vastità del cielo si riempie del suo splendore, cielo e terra. (K. Waggerl)
Fiori di maggio. I contadini hanno approfittato dei giorni asciutti per tagliare il maggese; il frumento s’è legato alto, mettendo la spiga: ai lati delle strade ha fatto ritorno la capricciosa ombra delle robinie; e ogni albero di gran fruscio palpita, frulla, cinguetta, per via degli uccelli indaffarati a preparare i nidi. Che respiro, che gioia, quando maggio sta per entrare in giugno… Rose ne trovo dovunque; ben condotte lungo fili di ferro sui muretti delle casine rustiche, ben curate negli orticelli, fra le lattughe, i porri e le camomille: quasi tutte di quel roseo vinoso proprio delle vere rose di maggio, che tengono sempre, ronzante tra i petali, una cetonia vorace. Il loro odore si mescola a quello dei fieni di fresco recisi, riposanti in ondulate strisce sui prati nell’attesa di venir raccolte sui carri; e ad un altro, che non so definire, di polvere della strada, di siepi selvatiche, di more acerbe, di snelli corpi infantili in corsa: di terra, d’aria, di sole: non so. (A. Negri)
Comincia a far caldo. Il sole si alza sempre più presto e tramonta sempre più tardi. L’aria è piena di profumi. E’ la festa dei fiori e della loro regina che è la rosa. Le spighe del grano già ondeggiano e si piegano sotto il peso dei chicchi. Le viti sono fiorite e cominciano a mettere in mostra i grappoli ancora acerbi.
Talvolta si ode brontolare il tuono e scoppiano improvvisi i primi temporali. (S. Pezzetta)
Nessun mese è così verde e così fiorito come il dolce mese di maggio. L’erba è già alta, piena di fiori, di profumati odori, di api, di vespe, di calabroni, di grilli, di coccinelle. Pare che il prato parli, danzi e canti. Ma, soprattutto, il campo è in gran lavoro. Tutte le piante sono coperte di foglie, che catturano i raggi del sole, fabbricano zucchero e lo spingono verso i mille e mille piccoli frutti verdi che devono maturare.
Le ciliegie rubizze, le profumate fragole sono già mature. Sugli alberi dei frutteti e dei boschi sono nascosti mille nidi, ove le madri covano silenziose. E tutta la campagna canta. (M. Comassi)
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