Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA. In questo articolo propongo una presentazione del nome da svolgere in due giorni: una ricapitolazione della funzione del nome, e la presentazione del simbolo grammaticale accompagnata dalla storia della piramide nera (in due versioni).

Scopo diretto: introdurre la funzione del nome.
Scopo indiretto: motivare il simbolo del nome.
Punti di interesse: portare gli oggetti sul tappeto, ascoltare la storia del simbolo del nome, imparare la funzione del nome.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA
primo giorno

Materiali
– un tappeto (se volete, potete preparare un tappeto nero di feltro di forma triangolare, di modo che venga usato dai bambini come “tappeto del nome”)
– simbolo del nome (triangolo nero grande). Potete prepararlo in cartoncino, oppure utilizzare quello del set dei simboli grammaticali (o delle nomenclature, se preferite):

– cartellini contenenti nomi di oggetti presenti nella classe (oppure cartellini da scrivere al momento con la penna nera). Qui i cartellini che ho preparato per le “esperienze chiave sul nome“, che possono tornare utili anche ora:

pdf qui:

questi sono cartellini per il nome da compilare a mano. Può essere una buona idea plastificarli, in modo tale che possono essere preparati o scritti davanti ai bambini col pennarello e, terminata il lavoro, possono essere cancellati e riscritti molte volte:

– cartellini dei titoli per la presentazione del nome. Potete prepararli anche scrivendoli davanti ai bambini, o se preferite utilizzare quelli che ho preparato:

pdf qui:

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Ricapitolazione

Invitiamo un gruppo di bambini a partecipare alla lezione, e stendiamo il tappeto scelto sul pavimento.

Ricapitoliamo le esperienze fatte sul nome, poi diciamo: “Ognuno di noi ha un nome: Maria, Francesco, Carlotta, Giovanni, Alma, Gaia, Sofia, Antonio (nominare i bambini presenti).  E attorno a noi ci sono milioni di cose, e ognuna ha un nome che la distingue dalle altre.”

Diamo ad un bambino un cartellino di un nome (oppure scriviamo il cartellino al momento). Chiediamo al bambino di leggerlo e di portarci l’oggetto relativo. Posiamo sul tappeto oggetto e cartellino, uno accanto all’altro. Quando il bambino ci porta la penna, ad esempio, la poniamo sul tappeto e aggiungiamo il cartellino del nome dicendo: “Il nome di questo oggetto è PENNA”.

Continuiamo con questo gioco finché ogni bambino non abbia portato al tappeto un oggetto, poi chiediamo: “Come avete fatto a portarmi la penna, la matita, il temperino, la gomma, le forbici?”, “Sapete che parole avete usato per portarmi gli oggetti che ora sono sul tappeto?”. I bambini ormai sono in grado di dirci con sicurezza che quelle parole sono nomi.

Diciamo: “Sì, tutte queste parole che usiamo per identificare le cose che ci circondano si dicono NOMI.

Poniamo sotto il margine superiore del tappeto i cartellini titolo ed aggiungiamo l’etimologia, raccontandola ai bambini: “Gli antichi romani chiamavano queste parole NOMEN, una parola che derivava da NUMEN e che significava ‘ potenza divina che è in tutte le cose del mondo’.

Anche per noi il nome è la sostanza spirituale degli oggetti materiali, e per simboleggiarlo usiamo un grande triangolo nero. Volete sapere perchè? Lo scopriremo domani. Intanto potete registrare la lezione sul vostro quaderno di grammatica, disegnando tutti gli oggetti, e scrivendo tutti i nomi in nero”.

Variazioni
– preparare cartellini con i nomi degli amici, così il bambino può portare sul tappeto delle persone.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA
secondo giorno

Materiali
– un tappeto
– piramide nera
– simbolo grammaticale del nome (triangolo grande nero)
– un pezzo di carbone (o un’immagine)
– immagini di piramidi egizie.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Invitiamo i bambini a partecipare alla lezione, e stendiamo il tappeto scelto sul pavimento.

Ricapitoliamo la presentazione fatta il giorno prima, quindi iniziamo a raccontare la ‘Storia della piramide nera‘ (scegliete la versione che preferite). Man mano che il racconto si svolge, poniamo sul tappeto gli oggetti: la piramide, il triangolo, il carbone, le immagini delle piramidi egizie.

Se vi fa piacere, potete utilizzare queste carte illustrate che ho preparato per il racconto:

pdf qui: 

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Versione 1
Quando Maria Montessori creò i simboli grammaticali, cominciò col nome, la parola con la funzione più importante di tutte. Il nome è infatti molto ma molto importante, ed è anche molto antico. Se non ci fossero i nomi, le persone non potrebbero comunicare.
Maria Montessori ha collegato il nome alla piramide egizia, che è lì, al suo posto, da migliaia di anni.
Ha collegato il nome anche al carbone, che è nero. Il carbone è uno degli elementi più antichi: risale a milioni di anni fa.
Per questo il nome ha l’aspetto di una grande piramide nera.
E per questo il simbolo del nome è un triangolo nero, che è una faccia della piramide nera).

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Versione 2
Questa piramide nera rappresenta il nome, perché proprio come il nome, questa piramide è antica, così antica che sembra esistere da sempre.
Le piramidi sono state costruite in Egitto, e servivano agli esseri umani a proteggere il loro corpo terreno dopo la morte, mentre le loro anime continuavano a vivere per l’eternità.
Come potete vedere questa piramide è molto stabile, non importa quanto provo a spingerla: è difficilissimo abbatterla, capovolgerla. Non pensate anche voi che sia una struttura molto forte? Infatti le piramidi egizie sono state costruite migliaia di anni fa, e sono ancora lì: nessun vento è abbastanza forte da distruggerle, nessuna tempesta abbastanza violenta. Queste piramidi rimangono lì, forti e stabili, poggiando sul deserto. Sono la muta testimonianza del lavoro e dell’ingegno degli uomini che le costruirono, molto tempo fa.
Anche il colore di questa piramide che usiamo come simbolo del nome non è stato scelto a caso, anzi: la nostra piramide è nera per un motivo molto importante. E’ nera perchè il nero è il colore del carbone. E il carbone, proprio come il nome, si è formato milioni di anni fa. Il nome è la parola più antica del linguaggio umano, e il carbone è tra i materiali più antiche della terra: si è formato nel periodo Carbonifero, quando la crosta terrestre cominciò a comprimere, esercitando una pressione fortissima, le gigantesche felci che continuamente crescevano, morivano e si decomponevano sul nostro pianeta ‘neonato’.
Dunque il carbone è molto antico, e così anche il nome. Non potremo mai saperlo con certezza, ma gli studiosi pensano che i nomi siano le parole più più antiche del linguaggio umano.
Il nostro simbolo per il nome  ha la forma più resistente che conosciamo sulla terra, ed ha il colore di uno dei materiali più antichi, che risale alla storia della formazione del nostro pianeta.
Quando scriviamo, disegniamo come simbolo del nome un triangolo nero. Bene, quando disegniamo questo triangolo, disegniamo una faccia della piramide, che come vedete si presenta come un triangolo.
D’ora in poi, quando vorremo analizzare una parola, se si tratterà di un nome useremo il triangolo nero, che è una facciata di questa piramide nera.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Estensioni:
dare ad ogni bambino una striscia di carta, poi chiedere di disegnare il simbolo del nome in alto, e di esplorare la stanza elencando più nomi che può.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Psico-grammatica Montessori ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME

Psico-grammatica Montessori ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME. Nello studio della funzione delle parole riconosciamo tre stadi o livelli. Per ogni parte del discorso, facciamo in un primo momento presentazioni orali, giochi ed esercizi orali e scritti, anche utilizzando i simboli grammaticali. Poi passiamo ai cartellini dei comandi, che producono giochi di movimento e di recitazione. Infine utilizziamo le scatole grammaticali per attività di appaiamento, analisi grammaticale e sostituzione (anche abbinandoli nuovamente ai simboli grammaticali).

Lo studio della funzione delle parole è anche un esercizio di lettura. Se il bambino desidera analizzare le parti del discorso, avrà bisogno di leggere. Questo è ciò che Maria Montessori chiama lettura totale.
Quando i bambini imparano a leggere, nella Casa dei bambini, assistiamo ad un’inesauribile desiderio di imparare parole nuove. In questa fase non si stancano mai di pescare i cartellini dei nomi, leggerli, abbinarli ad oggetti o immagini. Dobbiamo assecondare questa tendenza offrendogli il materiale ed esercizi adatti.

Quando il bambino impara a parlare, fa un’esperienza simile a quella fatta dai primi esseri umani, quando hanno iniziato ad usare il linguaggio. I bambini sono molto interessati ai nomi delle cose, perchè le vogliono identificare nel loro ambiente, per conoscerlo. Il fascino che i nomi esercitano sul bambino ha per questo qualcosa a che fare con il controllo dell’ambiente, così come avvenne per i primi uomini, che cominciarono a dare un nome alle cose.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Le scatoline

Per preparare i set di esercizi sul nome servono molte scatoline. Io ho preparato queste ad origami (molto semplici e veloci): la scatola vera e propria con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: scatola origami con coperchio tutorial

Aggiungo qui un tutorial video:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Le scatoline degli oggetti

Materiale:
– una collezione di piccoli oggetti appartenenti ad una data categoria (animali, frutta, cibo, abbigliamento, ecc…)
– Cartellini dei nomi scritti su nero (o con bordo nero) con i nomi degli oggetti scelti.
Oggetti e cartellini sono conservati in una scatolina  nera opportunamente etichettata (animali, frutta, cibo, abbigliamento, ecc…).

Esercizio:
il bambino dispone gli oggetti sul tappeto come più gradisce, poi legge un cartellino alla volta e lo pone in corrispondenza dell’oggetto relativo.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – I nomi per l’aula

Materiale:
Una scatolina nera contenente vari cartellini neri (o bordati di nero) di nomi di oggetti presenti in classe. La scatola può essere etichettata: la mia classe. A casa possiamo preparare scatoline nere per ogni stanza.

Esercizio: il bambino prende la scatola, legge le parole e le mette accanto ai vari oggetti nella stanza. Quando ha terminato il lavoro, li raccoglie e li rimette nella scatola.

Di seguito alcune serie di cartellini già pronti per il download e la stampa. I cartellini sono già quelli nella misura e nel colore che useremo per le scatole grammaticali:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – LA MIA CLASSE

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cartellini in bianco

Questi sono i cartellini in bianco per i NOMI (neri). Possono esservi utili per preparare velocemente, scrivendo a mano, le vostre serie. Potete anche plastificarli, in modo da avere sempre a disposizione cartellini di riempimento per le scatole grammaticali cancellabili e riscrivibili coi pennarelli:

Altre serie:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – la casa

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cucina

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cameretta

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – bagno

Trovi tutti i set:

– la mia classe
– cartellini in bianco
– la mia casa
– la cucina
– la cameretta
– il bagno

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOMEAlcuni giochi preparatori allo studio della funzione del nome

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 1
Chiedete ai bambini: “Come ti chiami?”, “E tu come ti chiami?”. Poi chiedere: “Antonio, Sofia, Giovanni, Maria, Gaia, Alma… che cosa sono?”.
Chiedete ai bambini informazioni su vari oggetti nella stanza: “Cos’è questo? E questo?”. Poi chiedere: “Tavolo, sedia, matita, gomma, righello, cesto… che cosa sono?”.
Mettiamoci in piedi in un angolo della stanza e chiamiamo: “Cesare, potresti venire qui, per favore?”. Quando il bambino è arrivato, gli chiediamo: “Perché sei venuto, e gli altri non l’hanno fatto?”. Il bambino risponderà: “Perchè hai chiamato il mio nome!”, e noi diremo: “Allora ognuno di noi ha un nome, non è vero? “.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 2
Invitiamo i bambini a trovare qualcosa nella stanza che non abbia un nome. Diciamo che possono cercare dappertutto, stando solo attenti a non disturbare i bambini impegnati in altre attività. Quando i bambini, dopo aver cercato a lungo, torneranno a mani vuote, chiediamo loro: “Perchè non hai portato nulla?”. La risposta sarà: “Perchè ogni cosa ha un nome!”.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 3
Diciamo a un bambino: “Per favore vai e portamene uno”. Il bambino va e torna portando qualcosa. Allora chiediamo: “Che cosa mi hai portato?”. Il bambino risponde, ad esempio: “Un righello”, e allora noi diciamo: “Ma io non ti ho chiesto un righello!”. Possiamo continuare con questo gioco finché il bambino non vorrà affrontare direttamente la questione, e dirà: “Ma tu non mi hai detto cosa portare!” e allora noi diremo: “Ma io ti ho detto di portarmene uno…”, e il bambino dirà: “Sì, ma non hai detto il nome della cosa che vuoi!”.
A questo punto possiamo chiedere ad ogni bambino di portarci un oggetto specifico. Quando ogni bambino avrà portato il suo oggetto, possiamo chiedere ad ognuno: “Cosa hai portato?”, e il bambino risponde. Poi chiediamo: “Come facevi a sapere cosa portare?”.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOMEIdee per i giorni successivi

  • Fare elenchi orali di nomi comuni di cosa, nomi comuni di cosa, nomi comuni di animali, nomi comuni di animali. Fare elenchi di nomi di frutta, di nomi di alberi, di nomi di fiori, di nomi di capi di abbigliamento, di nomi di pezzi di arredamento, ecc…
  • Fare elenchi scritti di nomi comuni nell’ambito di un argomento dato, o a scelta del bambino. Diamo al bambino un foglio e chiediamogli di scrivere come titolo : NOMI COMUNI DI (giocattoli, animali, veicoli, ecc…). Poi, sotto al titolo, i bambini scriveranno tutti i nomi che vengono loro in mente.
  • Fare libretti di nomi comuni. Quando i bambini avranno compilato molte liste di questo genere, possiamo rilegarle formando un libretto di nomi comuni. I bambini prepareranno le copertine ed impareranno semplici rilegature.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome nella scuola primaria. Qual è la prima parte del discorso che risulta più interessante ai bambini? Il nome. Fin da quando hanno iniziato a dire le prime parole, i bambini non hanno mai smesso di chiederci i nomi delle cose, per questo il nome è la prima parte del discorso che viene introdotta in prima classe. Come abbiamo già detto, i nomi sono probabilmente le parole più antiche del nostro linguaggio, e questo vale per la storia dell’umanità, ed anche per la nostra storia storia individuale: i nomi sono le prime parole che impariamo da bambini.

Il legame tra il nome che usiamo per chiamare qualcosa e la cosa stessa è un legame profondo ed intimo: la scelta delle parole che usiamo per parlare di qualcosa può trasmettere apprezzamento o disprezzo. I bambini devono poter riflettere sull’uso delle parole, che possono essere parole appropriate o inappropriate. E’ importante utilizzare con i bambini un linguaggio  curato e rispettoso.

Preparandosi allo studio dei nomi, ai bambini piacciono molto le conversazioni sui cognomi. Possiamo parlare di personaggi storici e raccontare brevemente il perchè del nome col quale sono passati alla storia: Guglielmo il Conquistatore, Riccardo Cuor di Leone, Alessandro Magno, ecc…

Possiamo anche raccontare la storia dei cognomi italiani.

Prendiamo un elenco del telefono e leggiamo a caso un po’ di cognomi. Oggi non ricordiamo più da dove vengono queste parole, eppure quando sono nate avevano una funzione precisa, che era quella di raccontare qualcosa di ogni famiglia. I cognomi infatti sono anche detti “nomi di famiglia”. Già nell’antica Roma le persone avevano tre nomi: il nome proprio della persona, il nome della famiglia di appartenenza e un soprannome dato alla persona o a un gruppo di familiari.  Col tempo il nome di famiglia e il soprannome vennero uniti, così le persone cominciarono ad essere chiamate con nome e cognome.  Il cognome era una parola che faceva riferimento a:

  • una caratteristica della persona: Gobbi, Rossi, Mancini, Calvi,
  • alla sua provenienza: Monti, Dal Bosco, Marino, Costa,
  • al mestiere svolto: Ferrari, Fabbri, Sella, Vaccari,
  • al nome del padre: De Filippo, De Gregorio, Di Francesco, Coladonato (figlio di Cola e di Donato).

Tra i cognomi più diffusi in Italia, ad esempio, abbiamo:
– Rossi: persone con i capelli rossi o la pelle rossa (anche De Rossi, Rosso, Rossetto ecc.)
– Ferrari: legati al mestiere del fabbro ferraio (anche Ferraris, Ferro, Ferri, Ferretti, Fabris, ecc…)
– Bianchi: persone con la pelle o i capelli chiari, oppure persone che abitavano in una casa bianca, o che erano persone alte qualità spirituali (il bianco è simbolo di purezza). Anche Bianchini, Bianco, ecc.
– Colombo: persone che allevavano colombi, o che provenivano da Colombano. In alcune regioni veniva dato ai trovatelli, perchè la colomba era simbolo di innocenza.
– Conti: persone al servizio di conti, o persone dai modi raffinati (anche Conte, Contini, Del Conte, Contin, ecc) .
– Esposito: gli esposti alla protezione della Madonna erano i bambini che venivano abbandonati davanti alle chiese o ai monasteri nel medioevo. (anche Espositi, Esposto, Esposti, ecc.)
– Costa: persone che provenivano dalla riva di un fiume o di un lago, del mare o anche dalla fiancata di un monte. (anche Da Costa, Dalla Costa, Della Costa ecc.)
– Ricci: persone con capelli ricci, o persone con un carattere chiuso (dal nome dell’animale)
– Marino: deriva dal cognomen latino Marinus, o dal nome medioevale che significava appartenente al mare (anche Marini, Marinoni, Marinacci, ecc.).
– Monti: persone provenienti da luoghi di montagna (anche Montagna, Montanari, Montani, Montini ecc.).

Attraverso queste attività i bambini si appassionano ai nomi e colgono il fatto che i nomi servono ad identificare le cose  e le persone, e che sono parole molto importanti.

Lo stesso di può fare con i nomi geografici. Osserviamo una cartina e leggiamoi nomi di qualche località: perchè sono stati dati questi nomi? Chi li ha dati? Cosa significano?

Osservando i nomi delle cose, è possibile esplorare la storia, il popolo, la cultura di un luogo, le origini della nostra lingua e molto altro ancora.

Studiando il nome con i bambini, li coinvolgiamo in questo genere di ricerca, richiamando il loro interesse per varietà di storie ed esseri umani che popolano il mondo.

Introduzione orale al nome

Materiale:
– una raccolta di cartellini delle parole che comprendano tutte le parti del discorso (non soltanto nomi),
– il cartellino del titolo per i sostantivi col simbolo
– il set dei simboli grammaticali piccoli
– la piramide nera.

Se volete usare i cartellini che ho preparato io, li potete scaricare qui:

Diciamo ai bambini: “Tu hai un nome, vero? Ti chiami Giovanni. Anche tu hai un nome, ti chiami Sofia. ma non tutto quello che c’è in questa stanza ha un nome. Il bambino in fondo alla classe, lo vedi? Ha un nome? E quella bambina col maglione verde? Sì, anche loro hanno un nome. Se li chiamiamo loro vengono qui da noi. Antonio, per favore, portami una gomma. Martina, portami una matita. Anche questi oggetti hanno un nome. Io ho detto il loro nome, e Martina ed Antonio hanno capito cosa portarmi.

Ricordate la storia che vi ho raccontato sul nome? Con quella storia abbiamo scoperto che tutti gli oggetti hanno un nome, il libro, l’albero, la casa. Abbiamo detto che la piramide rappresenta proprio il nome.
Oggi useremo il triangolo nero per rappresentare il nome: il triangolo è una faccia della piramide, ed è più facile da usare.

Posiamo sul tappeto la piramide nera,  e il cartellino del titolo col simbolo grammaticale.

“Ora metteremo tutte le cose che hanno un nome qui” e posiamo accanto la matita e la gomma.

Poi distribuiamo uno o due cartellini delle parole ad ogni bambino.

I bambini leggono i loro cartellini, li posano uno ad uno sul tappeto, e se si tratta di nomi poniamo sopra ad essi un triangolo nero.

Questo lavoro potrà dare luogo a discussioni, per decidere se le parole sono o non sono nomi.

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO. Come già detto nel post “Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO”,

per i simboli grammaticali abbiamo due livelli:
– primo livello: comprende le nove parti del discorso
– secondo livello: in aggiunta alle nove parti del discorso, comprende i “simboli avanzati” che precisano il nome (nome comune, proprio, astratto, collettivo) e il verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare).

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Cartellini dei titoli delle parti del discorso con simboli grammaticali:

Comprendono i simboli del primo e del secondo livello insieme. Sono utili per etichettare le scatole dei materiali e per le presentazioni. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato, li trovi qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Carte delle nomenclature per i simboli avanzati, da aggiungere alle nomenclature delle nove parti del discorso:

utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale. Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui:


Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali grandi (livello II), utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale.

Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali piccoli (livello II):

Per conservarli io ho preparato delle scatoline origami molto semplici e veloci: la scatola con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: 

Aggiungo qui un tutorial video:

I simboli grammaticali ritagliati sono utilissimi nelle presentazioni, per etichettare il materiale, e naturalmente per gli esercizi di analisi dei bambini. Sono facilmente realizzabili, anche in cartoncino colorato.

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Tavola delle parti del discorso secondo livello: da tenere a disposizione dei bambini o da appendere al muro, in prossimità dello scaffale per i materiali della psicogrammatica. Comprende le nove parti del discorso, e i simboli avanzati:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Libretto delle parti del discorso secondo livello: utile da consultare mentre si lavora con le carte delle nomenclature, e durante i lavori di analisi, anche per approfondimenti e per stimolare la ricerca. Comprende le nove parti del discorso, ed i simboli avanzati (nome comune, proprio, collettivo, astratto; verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare):

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Simboli grammaticali Montessori: materiale stampabile. Il materiale comprende: stencil dei simboli grammaticali, carte delle nomenclature per i simboli grammaticali, simboli grammaticali stampabili(grandi e piccoli), tabella delle parti del discorso, libro delle parti del discorso e cartellini dei titoli per le parti del discorso.

Per lavorare con i bambini alla psicogrammatica abbiamo bisogno di disporre di alcuni materiali, che possono essere realizzati facilmente anche a casa.

Per i simboli grammaticali abbiamo due livelli:

primo livello: comprende le nove parti del discorso

secondo livello: in aggiunta alle nove parti del discorso, comprende i “simboli avanzati” che precisano il nome (nome comune, proprio, astratto, collettivo) e il verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare).

Questa è parte del materiale di primo livello che ho preparato:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Cartellini dei titoli delle parti del discorso con simboli grammaticali:

Sono utili per etichettare le scatole dei materiali e per le presentazioni. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato, li trovi qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Stencil delle parti del discorso in due misure:

da stampare e plastificare. Possono essere realizzati facilmente anche in cartoncino, anche in altre misure. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato io, li puoi scaricare gratuitamente qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Carte delle nomenclature per le nove parti del discorso:

utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale. Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui, insieme al libretto:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Simboli grammaticali grandi, utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale.

Simboli grammaticali piccoli:

Per conservarli io ho preparato delle scatoline origami molto semplici e veloci: la scatola con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: scatola origami con coperchio tutorial

Aggiungo qui un tutorial video:

I simboli grammaticali ritagliati sono utilissimi nelle presentazioni, per etichettare il materiale, e naturalmente per gli esercizi di analisi dei bambini. Sono facilmente realizzabili, anche in cartoncino colorato.

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Tavola delle parti del discorso: da tenere a disposizione dei bambini o da appendere al muro, in prossimità dello scaffale per i materiali della psicogrammatica:

Se volete utilizzare quella che ho preparato io, la trovate qui stampabile gratuitamente qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Libretto delle parti del discorso: utile da consultare mentre si lavora con le carte delle nomenclature, e durante i lavori di analisi, anche per approfondimenti e per stimolare la ricerca.

Gioco cantato Draw a bucket of water

Gioco cantato Draw a bucket of water,  per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Con testo italiano e inglese, spartito stampabile, istruzioni di gioco e traccia mp3.

Gioco cantato Draw a bucket of water
Istruzioni di gioco

Otto giocatori si tengono per mano e formano due cerchi concentrici.

I giocatori esterni sono numerati (1,2,3,4) quelli interni stanno scalati rispetto ai primi.

Cantano la canzoncina: “Draw a bucket of water, for my lady’s daughter, one in a rush, and two in a rush, and the next old man pop under…

Nella prima parte, fino a old man pop under, tutti alzano e abbassano le braccia come per pompare l’acqua.

Alla parola under il numero uno, senza lasciare le mani dei compagni, passa sotto le braccia dei due giocatori che nel cerchio interno sono davanti.

La canzone ricomincia e di nuovo i giocatori, meno quelli intrecciati, ricominciano a pompare; quindi tocca al numero due, che alla parola under passa sotto le braccia dei due giocatori che gli stanno davanti e così via fino a che non viene completato il cesto.

A questo punto si ricanta la canzone finendo con il quinto verso girando in senso orario con piccoli passi a galoppo laterale, e mantenendo il peso del corpo verso l’esterno del cerchio, cantando: “…and around, around, around, around…”

Gioco cantato Draw a bucket of water- Testo

Testo inglese:
Draw a bucket of water,
for my lady’s daughter,
one in a rush, and two in a rush,
and the next old man pop under…
and around, around, around, around…

Testo italiano:
Prendi un secchio d’acqua,
mia figlia si risciacqua,
l’uno ci va, il due porterà,
passa sotto il più vecchietto,
e si gira, si gira, si gira…

Gioco cantato Draw a bucket of water- Spartito stampabile e traccia mp3

qui:

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Draw-a-bucket-of-water.mp3

 

Gioco cantato London bridge

Gioco cantato London bridge per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Con testo inglese, spartito stampabile e traccia mp3.

Istruzioni di gioco

Due giocatori formano un ponte dopo essersi messi d’accordo di quali materiali è composto (es. iron-gold).

La fila vi passa sotto.

Alla fine della strofa i due che fanno il ponte abbassano le braccia e prendono l’ultimo della fila. Questi dovrà scegliere, senza farsi udire dai compagni, il nome del materiale e poi si dovrà mettere dietro al giocatore prescelto.

Quando tutti saranno stati presi, si avranno due file di bambini che tirano, tenendosi per la vita.

Vince la fila che riesce a trascinare l’altra dentro il fiume Tamigi.

Gioco cantato London bridge – Testo

London bridge is falling down,
falling down, falling down,
London bridge is falling down,
my fair lady.

Gioco cantato London bridge – Spartito stampabile ed mp3

qui:

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/London-bridge.mp3

Cartelli dei numeri Montessori

Cartelli dei numeri Montessori. Per  i vari utilizzi dei cartelli dei numeri, consulta il materiale presente sito.

Questi cartelli esistono in vari formati:

– i primi cartelli grandi dei numeri da 1 a 10

cartelli grandi, colorati, da 0 a 9000. Seguendo le indicazioni Montessori avremo le unità verdi, le decine blu, le centinaia rosse e le migliaia di nuovo verdi.

cartelli grandi, neri, da 0 a 9000

cartelli piccoli, neri e colorati, da 0 a 9000

Primi cartelli dei numeri da 1 a 10

Cartelli grandi, colorati, da 0 a 9000

Cartelli grandi, neri, da 0 a 9000

 Cartelli piccoli, colorati, da 0  a 9000

Cartelli piccoli, neri, da 0 a 9000

Costruire gli alfabeti smerigliati Montessori per lo stampato minuscolo – Tutorial

Costruire gli alfabeti tattili Montessori (o lettere smerigliate) è davvero semplice. I colori raccomandati sono l’azzurro per le consonanti ed il rosa per le vocali.

Si tratta semplicemente di stampare i caratteri, riportarli sulla carta vetrata, ritagliarli ed incollarli alle schede. Le schede devono essere abbastanza grandi, per rendere agevole la tracciatura del tratto con indice e medio insieme (circa 16x13cm).

Possono essere aggiunte delle freccette per indicare il punto di partenza del percorso da tracciare.

 Costruire gli alfabeti smerigliati Montessori per lo stampato minuscolo – Tutorial

Qui trovi le lettere cartamodello che ho preparato ed usato io per costruire l’alfabeto smerigliato:

Stampate, riportate sulla carta vetrata, ritagliate e incollate ai cartoncini: solitamente si incollano le vocali su cartoncino rosa e le consonanti su cartoncino azzurro.


A queste schede ho aggiunto le frecce che indicano la direzione di partenza del movimento di scrittura:

per ulteriori istruzioni sulla costruzione degli alfabeti con le lettere smerigliate vai qui: 

Costruire l’alfabeto smerigliato Montessori per il corsivo – tutorial

Costruire l’alfabeto smerigliato Montessori per il corsivo – tutorial.  

Per prima cosa ho  preparato le strisce di carta bianca leggera, (normali fogli A4 da stampante o anche carta da quaderno) piegandola in tre per marcare due righe. Così possiamo essere sicuri che le lettere siano proporzionate tra loro e che si possano congiungere,  come avviene con la scrittura.

Poi con pennello e tempera rossa ho disegnato le lettere. Ho usato il rosso perchè poi queste sagome non si buttano, ma possono diventare un super economico alfabeto mobile…

Ritagliate le lettere, le ho posizionate a rovescio sul rovescio della carta vetrata, e ho tracciato i contorni.

Quindi ho ritagliato le lettere dalla carta vetrata e le ho  incollate su cartoncino rosa per le vocali e azzurro per le consonanti.

Con la matita bianca ho aggiunto le indicazioni del percorso, e per aiutare i bambini a riconoscere le lettere “che salgono” e le lettere che “scendono”, ho anche tracciato a matita la linea di base.

Se preferite usare modelli di lettera stampati invece di scrivere a mano, qui trovate un primo modello, in stampato minuscolo:

e qui l’alfabeto corsivo minuscolo che potete utilizzare sia per l’alfabeto tattile, sia per quello mobile:

Coi modelli di carta avanzati dalla costruzione dell’alfabeto tattile, si può costruire un semplice alfabeto mobile:

INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori, presentazione ed esercizi. E’ un argomento che prepara i bambini allo studio della punteggiatura ed è adatto anche alla prima classe.

Presentazione delle lettere maiuscole e minuscole

Materiali
– cartellini delle lettere maiuscole e cartellini delle lettere minuscole
– carta di controllo delle lettere disposte in ordine alfabetico.

– cartelli dei titoli per l’esercizio

Esercizio

Invitare un gruppo di circa cinque bambini alla lezione e srotolare un tappeto.

Distribuire le lettere minuscole tra i bambini, dicendo : “Vi sto dando le lettere minuscole”

Poi dire loro: “Mettiamo queste lettere in ordine. Quale lettera viene prima? “. Cominciare a mettere le lettere, in ordine alfabetico, sul tappeto, dalla lettera a alla lettera z.

Proseguire l’esercizio dicendo: “Ora abbineremo l’alfabeto maiuscolo all’alfabeto minuscolo.”. Poi distribuire le lettere tra i bambini dicendo: “Queste sono le lettere maiuscole”

Indicare ai bambini la prima lettera sul tappeto dicendo: “Questa è la lettera ‘a’ minuscola. Chi ha la ‘A’ maiuscola? “. Se i bambini hanno bisogno di aiuto, possono consultare la tabella di controllo.

Via via i bambini mettono la lettera maiuscola sotto la minuscola corrispondente.

Dire ai bambini: “Questa è la chiave per conoscere le lettere maiuscole” e posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto

Ora possiamo dire di piegare lungo la metà verticale una pagina del loro quaderno, e di scrivere sulla prima metà la lettera minuscola, e nell’altra la maiuscola corrispondente. Sarebbe meglio scrivere le minuscole in nero e le maiuscole in rosso.

Una volta completato il lavoro, può essere lasciato in classe per qualche giorno.

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INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

Presentazione

Materiali
– cartellini dei comandi per le lettere maiuscole (trovi i cartellini pronti in formato pdf qui di seguito)
– libro delle regole per l’uso della lettera maiuscola – pdf qui:

– strisce di carta bianca
– penne di due colori diversi

INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

Libretto delle regole:

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INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

Cartellini dei comandi:

tutti scaricabili qui:

cartellini dei comandi per nomi geografici vie e piazze

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cartellini dei comandi per nomi di enti titoli e marchi

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cartellini dei comandi per epoche, mesi, giorni

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cartellini dei comandi per i nomi propri

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cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto esclamativo

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cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto interrogativo

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cartellini dei comandi per nomi propri

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cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto fermo

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Presentazione:

Riuniamo un piccolo gruppo di bambini e diciamo loro che studieremo le lettere maiuscole. Chiediamo quindi ai bambini: “Cos’è una maiuscola?”

Presentiamo ai bambini il Libro delle regole per l’uso della lettera maiuscola. Diciamo loro che non dovranno sapere tutte le regole. Leggiamo la prima regola: “La lettera maiuscola si usa sempre quando si inizia a scrivere e dopo ogni punto fermo”.

Leggiamo degli esempi che dimostrino questa regola, poi chiediamo ai bambini di scrivere delle frasi di esempio sotto dettatura, utilizzando le strisce di carta bianca predisposte e scrivendo le maiuscole in rosso e le minuscole in nero.

A questo punto mostriamo ai bambini i cartellini dei comandi predisposti per questa regola sull’uso della maiuscola. I bambini si eserciteranno individualmente, utilizzando le strisce di carta, o i loro quaderni.

Presentare allo stesso modo tutte le altre regole, con i cartellini dei comandi relativi.

Le rocce metamorfiche con nomenclature Montessori

Le rocce metamorfiche con nomenclature Montessori  pronte per la stampa. Dopo aver presentato il primo set di carte delle nomenclature, legato al ciclo delle rocce,

vediamo più da vicino i tre tipi di rocce, e dopo aver presentato le rocce sedimentarie 

le rocce magmatiche,

affrontiamo ora le rocce metamorfiche. Tutto l’argomento rientra nell’ambito della Prima grande lezione Montessori per quanto riguarda le rocce,

e della Seconda grande lezione per quanto riguarda i fossili.

pdf qui: ROCCE METAMORFICHE NOMENCLATURE MONTESSORI

Le rocce magmatiche con nomenclature Montessori

Le rocce magmatiche con nomenclature Montessori  pronte per la stampa. Dopo aver presentato il primo set di carte delle nomenclature, legato al ciclo delle rocce,

vediamo più da vicino i tre tipi di rocce, e dopo aver presentato le rocce sedimentarie 

affrontiamo qui le rocce magmatiche (anche dette rocce ignee).

Tutto l’argomento rientra nell’ambito della Prima grande lezione Montessori 

per quanto riguarda le rocce, e della Seconda grande lezione

per quanto riguarda i fossili.

QUI:


Le rocce magmatiche con nomenclature Montessori

Le rocce sedimentarie con nomenclature Montessori

Le rocce sedimentarie con nomenclature Montessori pronte per la stampa. Dopo aver presentato il primo set di carte delle nomenclature, legato al ciclo delle rocce,

vediamo più da vicino i tre tipi di rocce, cominciando dalle rocce sedimentarie. Tutto l’argomento rientra nell’ambito della Prima grande lezione Montessori per quanto riguarda le rocce,

e della Seconda grande lezione per quanto riguarda i fossili.

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori pronte per il download e la stampa, materiale che può essere presentato nell’ambito della prima grande lezione.

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori – Le rocce

Le rocce che ci circondano sono sempre in movimento, come se viaggiassero al rallentatore sulle montagne russe. Le forze geologiche, infatti, le spingono verso l’alto formando le montagne, le fondono e le lanciano in aria, le spaccano in piccoli pezzi, le fanno sprofondare. Questo viaggio dà origine a tre tipi di rocce:
1. le rocce ignee (o magmatiche) che si formano quando il materiale fuso di raffredda;
2. le rocce sedimentarie, che si formano quando  i frammenti creati dall’azione delle onde,  del ghiaccio o dello dello scontro con altre rocce, si depositano in strati
3. le rocce metamorfiche, che provengono dalla trasformazione  delle rocce all’interno della Terra, schiacciate da pressioni fortissime e cotte da temperature elevatissime.

Le rocce si formano, vengono distrutte e si riformano nuovamente, in un ciclo delle rocce senza fine:
– le rocce vengono frantumate dagli agenti atmosferici e spazzate via dall’erosione;
– le rocce, il fango e la sabbia si depositano nei delta dei fiumi e sui fondali oceanici;
– i depositi fluviali e marini danno origine a strati di rocce sedimentarie
– i movimenti delle placche trascinano i sedimenti nel sottosuolo
– il calore e la pressione del sottosuolo danno origine alle rocce metamorfiche
– la roccia fusa si raffredda e si indurisce formando le rocce ignee
– i sedimenti che vengono spinti nelle zone di subduzione fondono e diventano lava, che fuoriesce dai vulcani completando il ciclo.

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori
Le rocce ignee

Le rocce ignee o magmatiche derivano da magma raffreddato. Quando il materiale fuso si raffredda, si formano piccoli cristalli, che poi si ingrandiscono. Maggiore è il tempo di raffreddamento,  più grandi sono i cristalli.
Nella lava che fuoriesce sulla superficie terrestre e si raffredda velocemente velocemente, i cristalli sono invece molto piccoli.
Le rocce ignee possono essere molto dure e vengono spesso utilizzate per costruire strade ed edifici.

I tappi di lava e i dicchi sono colonne di rocce igee che un tempo facevano parte di un vulcano:

durante l’eruzione vulcanica il magma risale in superficie attraverso il camino attivo principale del vulcano, e formando il cono vulcanico, una montagna dai fianchi ripidi, fatta di strati di cenere e lava.

Quando il vulcano si estingue, cioè non è più attivo, il magma si raffredda all’interno del camino, trasformandosi in roccia ignea solida.

Gli agenti atmosferici erodono i fianchi del vulcano estinto, scoprendo le formazioni di lava indurita, che diventano tappi e dicchi vulcanici.

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori

Sono rocce ignee:
andesite
ossidiana
gabbro
pomice
Kimberlite
riolite
basalto vescicolare
tufo vulcanico
lava-ossidiana
granito
pallasite (meteorite)

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori
Le rocce sedimentarie

Le rocce sedimentarie sono formate da granuli di rocce più antiche, frantumate dagli agenti atmosferici e dall’erosione. Questo materiale libero costituisce i sedimenti, che vengono trascinati trascinati dall’acqua, dal vento e dal ghiaccio acquistando forme arrotondate. Alla fine i sedimenti si depositano in strati sul fondo dei laghi, dei mari e degli oceani. Con il tempo, tutto questo materiale viene cementato o compresso, formando una roccia solida.

Sono rocce sedimentarie:
roccia ferrifera
breccia
diaspro
selce
argilllite
calcare
evaporite
arenaria.

I canyon, come il famoso Gran Canyon formato dal fiume Colorado (USA), sono luoghi ideali per osservare le rocce sedimentarie.

L’attività tettonica solleva la superficie oltre il livello del mare, e i fiumi acquistano una notevole energia, riuscendo a scavare le rocce:

Il fiume scava negli strati di rocce sedimentarie formando un canyon stretto e profondo, con versanti ripidi:

Gli strati di roccia più deboli vengono erosi alla base, allargando il canyon e facendo crollare gli strati più  al ti di roccia dura:

Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori
Le rocce metamorfiche

Sotto la superficie terrestre, le rocce si trasformano continuamente, come in una gigantesca pentola a pressione. Non fondono, restano solide, ma si trasformano lentamente in un processo chiamato metamorfismo. All’interno delle rocce i cristalli si uniscono tra di loro e si ingrandiscono. A temperature e pressioni molto alte si formano anche nuovi minerali.

Sono rocce metamorfiche:
skarn
gneiss
quarzite
anfibolite
marmo
antracite
granulite
micacisto
scisto
fillite

Il metamorfismo delle rocce può avvenire in due modi:
– in seguito a una forte pressione, come se le rocce venissero strette in una gigantesca morsa;
– in seguito a un intenso riscaldamento, come se venissero cotte da una fiamma ossidrica.

Pressione:

In alcuni casi le rocce si modificano   quando vengono spinte verso l’alto con la formazione delle montagne. Qui abbiamo tre strati di roccia sedimentaria, cioè argillite (arancio), arenaria (giallo) e calcare (blu):

La forte compressione fa ripiegare gli strati e si formano le rocce metamorfiche, cioè scisto (arancio), gneiss (beige) e marmo (blu):

Calore:

Il magma (la macchia rossa in angolo) risale in superficie e cuoce le rocce circostanti. Qui abbiamo tre strati di roccia sedimentaria, cioè argillite (arancio), arenaria (giallo) e calcare (blu):

Il magma continua a risalire attraverso le rocce sedimentarie e le trasforma in hornfels (marrone) quarzite (verde) e marmo (blu):


Il ciclo delle rocce con nomenclature Montessori

Famiglie di parole col metodo Montessori

Famiglie di parole col metodo Montessori con materiale pronto per la stampa, esempi di presentazione ed esercizi. Le famiglie di parole (o famiglie lessicali) sono gruppi di parole che hanno la stessa radice. Questo esercizio aiuta i bambini a comprendere la struttura delle parole, facilita la corretta ortografia, combina la memorizzazione con le abilità manipolative, richiede al bambino un pensiero consapevole rispetto ad ogni lettera che segue la precedente. Non da ultimo, aiuta anche alla costruzione di un lessico ricco.

Famiglie di parole col metodo Montessori

Esercizi

L’esercizio base, come proposto da Maria Montessori, consiste nel riscrivere con alfabeti mobili di tre colori diversi le famiglie di parole, che sono scritte su una tavola. L’uso di colori diversi serve ad evindenziare la parola madre (che è la parola più breve), la radice della parola, i prefissi ed i suffissi:

sole
assolato
soleggiato
insolazione

Osservando la tavola i bambini, soprattutto se hanno già iniziato il lavoro sulle parti del discorso, si rendono conto che tutte le parole presenti sulla tavola derivano da qualche altra parola più semplice, che è la radice di parole più lunghe. Il bambino si accorgerà che tutte le parole primitive sono nomi, aggettivi o verbi che contengono l’idea base, mentre le parole derivate possono essere nomi, aggettivi, verbi o avverbi.

Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizio 1

Famiglie di parole col metodo Montessori
Materiale:

tavola delle famiglie di parole serie 1

tre alfabeti mobili in colori differenti

Mostrare al bambino la tabella e dire che ogni riga della tabella è come una piccola famiglia.

Il bambino sceglie una riga e la riscrive: la parola madre in nero, poi le altre parole usando un colore per il prefisso, il nero per la radice, e un colore per il suffisso.

Dire al bambino che le parole che presentano prefissi o suffissi o entrambi, sono chiamate “famiglie di parole” perchè hanno una radice comune a cui viene aggiunto qualcosa. Il significato della radice si riflette in tutte le parole della stessa famiglia.

Il lavoro con le famiglie di parole a volte mostra come le parole cambiano nel tempo e subiscono cambiamenti nel loro uso comune.

Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizio 2

Famiglie di parole col metodo Montessori
Materiale:

cartellini delle famiglie di parole,
tre alfabeti mobili in colori differenti

scegliere una carta con una parola madre e metterla in alto sul tappeto

comporre la parola usando l’alfabeto mobile, sotto la carta

comporre le altre parole della famiglia usando gli alfabeti di colori diversi per aggiungere i prefissi e i suffissi

Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizio 3

Materiale: cartellini delle parole madre, tre alfabeti mobili in colori differenti, tabella di controllo, dizionario

scegliere una carta con una parola madre e metterla in alto sul tappeto

il bambino compone la parola con un alfabeto mobile, poi cerca da solo e compone parole che hanno la stessa radice, aggiungendo prefissi e suffissi

terminato il lavoro, controlla il lavoro sulla tabella

se ha composto parole che non si trovano sulla tabella, controlla la loro esistenza sul dizionario.

Famiglie di parole col metodo Montessori
Estensioni

i bambini compongono proprie tabelle di famiglie di parole

esercizi di scrittura con penne colorate, in sostituzione degli alfabeti mobili

dare ai bambini una parola madre, e chiedere loro di trovare parole che appartengono alla sua famiglia

chiedere ai bambini se notano i cambiamenti nella funzione delle parole:
politica – sostantivo femminile,
politicamente – avverbio ecc…

i bambini scelgono una delle famiglie di parola e provano a scrivere una definizione per ogni parola, in modo che possano vedere come il significato possa cambiare.

lavorare con un dizionario.

Sinonimi col metodo Montessori

Sinonimi col metodo Montessori In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • contenuti per l’insegnante
  • presentazione dei sinonimi con materiale pronto per la stampa
  • cartellini e schede illustrate sui sinonimi pronti per la stampa
  • esercizi sui sinonimi.

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Sinonimi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

Sono detti sinonimi le parole che hanno lo stesso significato fondamentale. Sinonimo deriva dal Greco SYN = con e ONOMA = nome.
Per giudicare se due forme sono o no sinonimi si deve tener conto del contesto: ad esempio faccia, viso e volto sono sinonimi solo se si parla di un essere umano, ma non si può dire il viso del cubo o il volto del cubo.
Con i sinonimi si possono esprimere diverse sfumature di significato (guardare-osservare), si può dare una diversa connotazione (gatto-micio).  Il dizionario segnala queste diversità con indicatori particolari quali FAM. (familiare), POP. (popolare), REG. (regionale), GERG. (gergale), SCIENT. (scientifico), LETT. (letterario).

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Sinonimi col metodo Montessori
Presentazione

Materiali:

oggetti o carte illustrate per le parole RAGAZZA, CIBO, CAVALLO

cartellini dei sinonimi per RAGAZZA (ragazza, fanciulla, signorina, donna, giovinetta, donzella, fidanzata, damigella, nubile, pulzella); CIBO (cibo, alimento, commestibile, vettovaglia, vitto, vivanda, pasto, nutrimento, nutrizione); CAVALLO (cavallo, brenna, corsiero, destriero, giumento, palafreno, puledro, purosangue, ronzino, stallone, bucefalo),

cartellini titolo SINONIMI ed etimologia

Presentazione:

Con un piccolo gruppo di bambini mettere gli oggetti (o le immagini) sul tappeto, uno alla volta. Indicare la ragazza, e chiedere ai bambini di trovare più nomi possibili per indicare una ragazza.

Quando i bambini hanno detto i nomi che sono venuti loro in mente, aggiungere a fianco i cartellini.

Aggiungere anche i cartellini dei sinonimi che i bambini non conoscevano.

Ripetere la stessa cosa per CIBO e poi per CAVALLO.

Spiegare ai bambini che a fianco di ogni oggetto ci sono delle parole che hanno un significato simile. Queste parole hanno un nome speciale: sono SINONIMI. Sinonimo deriva dal Greco SYN = con e ONOMA = nome.

Aggiungere il cartellino titolo e dell’etimologia sul bordo superiore del tappeto.

Chiedere ai bambini di registrare l’esercizio sul quaderno di Italiano o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano.

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Sinonimi col metodo Montessori
Esercizi sui sinonimi

Esercizio 1 – Materiali:

cartellini dei sinonimi (vari set) con tavola di controllo

tavola di controllo

cartellini dei titoli (PAROLA – SINONIMI

Esercizio:

scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto

posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto

formare la colonna delle parole

cercare tra i cartellini rimasti i sinonimi di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.

Esercizio 2
Materiali
:
– schede di immagini
– cartellini di sinonimi da abbinare alle immagini

Esercizio:

formare sul tappeto una colonna di immagini e spargere i cartellini dei sinonimi da abbinare

i bambini fanno gli abbinamenti.

Estensioni

Il bambino scrive una frase, poi prova a riscriverla, sostituendo le parole con dei sinonimi.

Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di sinonimi.

Mostrare ai bambini il dizionario dei sinonimi e dei contrari ed il suo uso, di preferenza mentre si sta dedicando a qualche attività di scrittura: l’uso di questo dizionario aiuta i bambini a scrivere meglio.

Fare un libretto di sinonimi da consultare. I bambini posso creare nuovi set di sinonimi che contengono almeno due abbinamenti.

Insegnare l’uso del Dizionario dei sinonimi, in connessione con la scrittura di testi. Questo renderà la scrittura dei bambini più interessante e li aiuterà a scrivere meglio.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori, nell’ambito dello studio delle parole. In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • contenuti per l’insegnante
  • presentazione degli omofoni
  • presentazione degli omonimi (2 versioni)
  • presentazione degli omografi (2 versioni)
  • esercizi sugli omofoni
  • esercizi sugli omonimi
  • esercizi sugli omografi

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

Gli omonimi (dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome) sono parole identiche, ma che hanno diverso significato, o che appartengono a diverse categorie grammaticali. Sono cioè parole che si scrivono nello stesso modo, si leggono nello stesso modo, ma significano cose diverse. Ad esempio:

  • saliva (dal verbo salire) e saliva (della bocca);
  • era (dal verbo essere) ed era (misura di tempo);
  • avvio (verbo) ed avvio (nome);
  • sveglia (verbo), sveglia (nome), sveglia (aggettivo)

Gli omofoni (dal Latino OMO = lo stesso e FONO = suono) sono parole che hanno diverse grafie, significati diversi, ma lo stesso suono. Ad esempio: a-ha, la-là, cieco-ceco, anno-hanno, dì-di, le lezioni-l’elezioni, la normale-l’anormale, giada-già da, lago-l’ago, la morale-l’amorale.

A parte poche eccezioni, in Italiano le parole che si scrivono nello stesso modo, si pronunciano anche nello stesso modo.   Le eccezioni riguardano gli omografi (dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere), che sono parole che si scrivono nello stesso modo ma che si leggono in modo diverso. Ad esempio: pèsca-pésca, bòtte-bÓtte, prìncipi-princìpi, razza-razza (z sorda o sonora).

Per i sinonimi è sufficiente avere a disposizione un dizionario dei sinonimi e dei contrari. Trovi invece un elenco di omonimi, omografi e omofoni, che può esserti utile per preparare lezioni ed esercizi, qui:

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omofoni

Presentazione degli omofoni
Materiali:
cartellini di omofoni da abbinare. Farli in proprio non richiede molto tempo, ma se preferisci li trovi pronti per la stampa qui:

Presentazione:

Posizionare sul tappeto cartellini relativi a una coppia di omofoni.

Chiedere ai bambini di leggerli, quindi spiegare che si tratta di omofoni. Gli omofoni sono parole che hanno lo stesso suono, ma si scrivono in modo diverso e significano cose diverse. Omofono significa infatti “stesso suono”, dal Latino OMO (stesso) e FONO (suono).

Aggiungere il cartellino dell’etimologia sul margine superiore del tappeto.

continuare la presentazione con altre coppie di cartellini.

Gli omofoni in Italiano sono rari, mentre è molto comune incontrarli nella lingua Inglese (ad esempio flower e flour si pronunciano nello stesso modo, ma indicano uno farina e l’altro fiore).

Questa è la nostra lezione chiave sugli omofoni. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.

Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.

 Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omonimi

Presentazione degli omonimi (versione 1)
Materiali:
– Schede illustrate

e cartellini di omonimi da abbinare. Cartellini dei titoli:

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omonimi

Posizionare sul tappeto due schede illustrate relative a una coppia di omonimi.

Chiedere ai bambini di nominarle, quindi spiegare che si tratta di omonimi. Gli omonimi (dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome) sono due parole identiche, che hanno lo stesso suono e si scrivono nello stesso modo, ma che significano cose diverse. Aggiungere il cartellino dell’etimologia sul margine superiore del tappeto.

Continuare la presentazione con altre coppie di cartellini e schede illustrate.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omonimi (versione 2)


Materiali:
– pennarelli neri e rossi, cartellini in bianco e forbici (oppure cartellini pronti);
– coppie di oggetti che rappresentano omonimi (o schede illustrate).

Presentazione:

Invitare un gruppo di bambini alla lezione e srotolare un tappeto.

Posizionare uno alla volta gli oggetti sul tappeto, stimolando i bambini a dirci cosa rappresentano, e scrivendo le risposte sui cartellini. Aiutare i bambini a trovare la parola corretta, se necessario.

Osservare le coppie di parole coi bambini. Hanno qualcosa di uguale tra loro? I bambini dovrebbero notare che hanno lo stesso suono e sono scritte nello stesso modo. (Discussione).

Chiedere, se la cosa non emerge spontaneamente, se tra queste coppie di parole c’è anche qualcosa di diverso. I bambini dovrebbero notare che significano cose diverse.

Queste parole che si scrivono nello stesso modo e che hanno lo stesso suono, ma che significano cose diverse, si chiamano omonimi.

Scrivere il cartellino del titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.

Dire ai bambini che questa parola deriva dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome.

Scrivere il cartellino dell’etimologia e posizionarlo sul tappeto.

Questa è la nostra lezione chiave sugli omonimi. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.

Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.

 Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omografi

Presentazione degli omografi (versione 1)
Materiali:
– Schede illustrate e cartellini di omografi da abbinare (coi bambini più grandi si può aggiungere l’etimologia delle parole omografe, per risalire all’origine della sua ortografia).

cartellini dei titoli:

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori – Presentazione degli omografi

Posizionare sul tappeto due schede illustrate relative a una coppia di omografi.

Chiedere ai bambini di nominarle, quindi spiegare che si tratta di omografi. Gli omografi sono parole che hanno lo stesso suono, ma significano cose diverse. Gli omografi (dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere) sono due parole che si scrivono nello stesso modo ma che si leggono in modo diverso.

Continuare la presentazione con altre coppie di cartellini e schede illustrate.

Presentazione degli omografi (versione 2)
Materiali:
– pennarelli neri e rossi, cartellini in bianco e forbici (oppure cartellini pronti);
– coppie di oggetti che rappresentano omografi (o schede illustrate).

Presentazione:

  • Invitare un gruppo di bambini alla lezione e srotolare un tappeto.
  • Presentare gli omografi uno alla volta, stimolando i bambini a dirci cosa rappresentano, e scrivendo le risposte sui cartellini. Aiutare i bambini a trovare la parola corretta, se necessario.
  • Osservare le coppie di parole coi bambini. Hanno qualcosa di uguale tra loro? I bambini dovrebbero notare che sono scritte nello stesso modo.
  • Chiedere, se la cosa non emerge spontaneamente, se tra queste coppie di parole c’è anche qualcosa di diverso. I bambini dovrebbero notare che si leggono in modo diverso, e che significano cose diverse. (Discussione).
  • Queste parole che si scrivono nello stesso modo, ma che si leggono in modo diverso e significano cose diverse, si chiamano omografi.
  • Scrivere il cartellino del titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.

Dire ai bambini che questa parola deriva dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere

Scrivere il cartellino dell’etimologia e posizionarlo sul tappeto.

Questa è la nostra lezione chiave sugli omonimi. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.

  • Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Esercizi sugli omofoni

Esercizio 1
Materiali:
– cartellini degli omofoni

– cartellini dei titoli (PAROLA – OMOFONI)

(trovi tutto nel materiale per la presentazione degli omofoni)

Esercizio:

  • scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto
  • posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto
  • formare la colonna delle parole
  • cercare tra i cartellini rimasti gli omofoni di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.

Estensioni:

  • Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omofono, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
  • Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omofoni
  • Invitare il bambino a cercare parole in libri e riviste
  • Fare dettati.
  • Realizzare tabelle e libretti di omofoni.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Esercizi sugli omonimi


Materiali
:
– liste di omonimi

Esercizi:

  • Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omonimo, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
  • Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omonimi
  • Invitare il bambino a cercare omonimi in libri e riviste
  • Fare dettati
  • Realizzare tabelle e libretti di omonimi.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Esercizi sugli omografi

Esercizio 1
Materiali:
– cartellini degli omografi e cartellini dei titoli (PAROLA – OMOGRAFI)

Esercizio:

scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto

posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto

formare la colonna delle parole

cercare tra i cartellini rimasti gli omografi di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.

Estensioni:

Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omografo, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.

Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omografi

Invitare il bambino a cercare omografi in libri e riviste

Fare dettati.

Realizzare tabelle e libretti di omografi.

Contrari o antonimi col metodo Montessori

Contrari o antonimi col metodo Montessori. In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare in formato pdf:

  • contenuti per l’insegnante
  • presentazione
  • esercizi.
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Contrari o antonimi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

Alto/basso, maschio/femmina, vivo/morto sono contrari o antonimi (dal greco ANTI = contro e ONOMA = nome).
I dizionari forniscono indicazioni sui contrari sia nelle definizioni delle parole (ad esempio: basso = che non è alto), sia alla fine della voce, dopo l’abbreviazione CONTR, che in genere segue i SIN (sinonimi).
Esistono inoltre i dizionari dei sinonimi e dei contrari.

Contrari o antonimi col metodo Montessori
Presentazione

Materiali:

  • cesto con pennarelli neri e rossi, strisce frase e forbici;
  • due nastri dello stesso colore, una corto e una lungo;
  • due perle dello stesso colore, una piccola e una grande;
  • due vasi dello stesso tipo, uno pieno di acqua colorata e uno vuoto.

Presentazione:

Invitiamo un gruppo di bambini alla lezione e srotoliamo un tappeto.

Distendiamo sul tappeto i due nastri, uno sotto l’altro.

Scriviamo su un cartellino “il nastro corto”, facciamolo leggere ai bambini e chiediamo di metterlo sotto il nastro descritto. Fare lo stesso col nastro lungo.

Posizionare le due perle sul tappeto e ripetere, scrivendo “la perla piccola” e “la perla grande”.

Infine fare la stessa cosa coi due vasi.

“Diamo un’occhiata a queste parole. Iniziamo dai due nastri. Che cosa c’è di diverso tra i due cartellini?” (Corto e lungo). Tagliare queste due parole e posizionarle sotto i nastri. Ripetere l’operazione con le perle, ritagliando le parole grande e piccolo, e con i vasi, ritagliando le parole pieno e vuoto.

Leggiamo le coppie di parole e chiediamo: “Cosa possiamo dire di queste coppie di parole?” (sono opposte).

“Sì, una parola è il contrario dell’altra. Lungo è il contrario di corto, grande è il contrario di piccolo, vuoto è il contrario di pieno”.

Questa parole si chiamano CONTRARI o ANTONIMI. Antonimo deriva dal Greco ANTI=contro e ONOMA=nome.

Scrivere il cartellino dell’etimologia e il cartellino del titolo e metterli sul margine superiore del tappeto.

“Ora potete registrare la lezione (sul quaderno di Italiano o su di un foglio da mettere nella cartellina di Italiano). Potrete condividerlo con me e con i compagni quando avrete finito.”.

Contrari o antonimi col metodo Montessori
Esercizi

Materiale:

cartellino titolo: ANTONIMI o CONTRARI

cartellini di contrari da abbinare (coppie) in due colori diversi. Potete prepararli voi in base alle esigenze dei vostri bambini, o utilizzare questi, pronti per la stampa:

Esercizio:

selezionate un certo numero di coppie di cartellini (senza esagerare, ed a seconda del numero di bambini che parteciperanno all’attività) e poneteli sparsi sul tappeto.

Posizionare sul margine superiore del tappeto il cartellino del titolo, formare la prima colonna di parole a sinistra, quindi trovare il contrario di ognuna.

Esercizi successivi:

Incoraggiare il bambino a scrivere una frase che contenga dei contrari.

Incoraggiare il bambino a scrivere delle proprie liste di contrari.

Incoraggiare i bambini a cercare contrari in libri e riviste.

Fare dei dettati utilizzando queste parole.

Incoraggiare i bambini a pensare ad altri contrari per le parole contenute nei cartellini per l’esercizio.

Consultare il dizionario dei sinonimi e dei contrari.

Incoraggiare i bambini a creare tabelle e libretti di antonimi.

Parole composte col metodo Montessori

Parole composte col metodo Montessori – in questo articolo puoi trovare materiale pronto per la stampa, lezioni ed altro materiale utile:
– presentazione delle parole composte (3 versioni)
– tavola delle parole composte serie 4 (pdf)
– esercizi con la tavola delle parole composte
– altri esercizi coi composti: cartellini puzzle, cartellini di radici, cartellini di composti, cartellini dei comandi;
– estensioni
– contenuti per l’insegnante.

Parole composte col metodo Montessori
Presentazione

Le parole composte possono essere presentate dopo i suffissi ed i prefissi, cioè quando i bambini hanno già acquisito il concetto di radice, oppure può essere presentato prima, subito dopo aver parlato del nome, proprio per introdurre il concetto di radice che verrà poi sviluppato con suffissi e prefissi. Di seguito trovi varie possibilità di presentazione.

Parole composte col metodo Montessori – Versione 1

Materiale
– una collezione di contenitori diversi: portafogli, portachiavi, portasigarette, portamatite, portaaghi
– cartellini delle parole composte e delle radici, titoli

Presentazione
– “Che cosa abbiamo qui? E’ una piccola collezione di contenitori, ognuno con un suo uso particolare. A cosa serve questo? E questo?”. Fare varie domande ai bambini, in modo che debbano rispondere usando parole composte, poi dire: “Oggi parleremo proprio di questo tipo di parole”.

– Ora chiediamo (se non sarà il bambino stesso a chiedercelo): “Qual è la radice?”. Poiché non c’è risposta, potremo chiedergli a nostra volta: “Secondo te qual è la parte più importante?”. La risposta a questa domanda, naturalmente, non è importante: quello che importa è che il bambino identifichi le parti del composto. Fatto questo potrà lasciare una parte nel colore che ha scelto per scrivere, e sostituire l’altra parte con le lettere di un colore diverso.

– Osservare le parole scritte sul tappeto e dire: “Come vedete queste parole sono formate da parti diverse, ma non si tratta di radici e aggiunte. Infatti tutte le parti hanno un significato anche da sole, quindi sono due parole radice che si uniscono.”.

– Quando due parole che hanno un significato anche da sole si uniscono per formare una parola nuova, parliamo di PAROLA COMPOSTA”. Mettere sul tappeto il cartellino del titolo.

Parole composte col metodo Montessori – Versione 2        

Materiali:
– un cestino di oggetti quali melagrana, biancospino, mezzaluna, cassapanca, asciugamano, cacciavite, ragnatela, arcobaleno, pianoforte… (oppure schede illustrate);

– una lavagna con due gessi colorati o una lavagna (o un foglio) con due pennarelli colorati (oppure cartellini dei composti e delle radici);

– cartellini titolo ed etimologia.

Parole composte col metodo Montessori – Presentazione:

– mettere gli oggetti sul tappeto, nominandoli. Dire ai bambini che tutti questi oggetti sono speciali perché i loro nomi sono formati da due parole.

– Scrivere ogni parola sulla lavagna usando due colori diversi. Per esempio, prendere la mezzaluna e chiedere ai bambini che cos’è. Scrivere in un colore mezza e in un altro luna. Abbiamo due parole: mezza e luna unite insieme a formare una nuova parola. Questa è chiamata parola composta.

– COMPOSTO deriva dal Latino COM (insieme) e PONERE (mettere).

– Continuare con le altre parole facendo lavorare i bambini a turno.

– I bambini possono copiare l’esercizio sul quaderno.

Versione 3

Materiali:
– pennarelli neri e rossi, strisce bianche di carta e forbici (o cartellini pronti);

– oggetti (o schede illustrate) per la prima parte del composto; oggetti (o schede illustrate) per la seconda parte del composto; MADREPERLA, PESCECANE, ACQUAVITE, CORRIMANO, CARTAPECORA, CALZAMAGLIA, CARTAMONETA,

– cartellini dei titoli

Parole composte col metodo Montessori – Presentazione:

– Invita un gruppo di bambini alla lezione e srotola il tappeto

– Prendi un oggetto e chiedi il nome. “Sì, è una MADRE.”. Scrivi MADRE in nero e mettere il bigliettino sotto all’oggetto, sul tappeto.

– Mostra una PERLA e chiedi il nome, scrivi la parola e metti il cartellino sotto alla PERLA.

– Fai scorrere le due parole e mettile insieme: “Qualcuno vuole leggere?”. Dopo aver letto rimettere a posto le due radici, scrivere la parola composta, metterla sul tappeto ed aggiungere l’immagine per MADREPERLA, dicendo: “Quando metto insieme MADRE e PERLA, ottengo una nuova parola: MADREPERLA.”.

– “Queste due parole hanno un significato anche da sole: sono due parole radice.”. Mettere i due cartellini titolo sul tappeto.

– “Quando si prendono due parole radice e si combinano tra loro, la nuova parola che si crea è chiamata PAROLA COMPOSTA”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.

– Fare la stessa operazione con le altre parole, mettendole sul tappeto rispettando la disposizione corretta.

– “Questa è la lezione chiave sulle parole composte.”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.

– “La parola COMPOSTO deriva dal Latino COM (insieme) e PONERE (mettere).”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.

– “Ora potete registrare il lavoro (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano) e condividerlo quando avete finito. Fate anche i disegni degli oggetti”.

Parole composte col metodo Montessori
Tavola delle parole composte serie 4

Parole composte col metodo Montessori
Esercizi con la tavola delle parole composte

Materiale:
– tavola delle parole composte
due alfabeti mobili in colori diversi,


– carta e pennarelli colorati.

Parole composte col metodo Montessori – Esercizio 1:
I bambini vanno a leggere una parola alla volta dalla tavola appesa al muro, e cercano di riprodurle a memoria, utilizzando gli alfabeti mobili, in due colori diversi, distinguendo le due parole di cui ciascuna è composta. Al termine possono andare a prendere la tabella per controllare il loro lavoro.

Parole composte col metodo Montessori – Esercizio 2:
Ripetere lo stesso lavoro, ma scrivendo le parole su carta con pennarelli colorati.

Parole composte col metodo Montessori
Altri esercizi coi composti

Prepariamo dei cartellini di parole composte da separare (colore unico) per risalire alle due radici. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

Prepariamo cartellini puzzle illustrati per la formazione di parole composte. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

Prepariamo cartellini di parole radice da combinare tra loro per creare parole composte. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

Prepariamo set di cartellini per composti che hanno una parola radice uguale (es. portapillole, portagioie, portapacchi, ecc…). Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

I bambini possono preparare tabelle e libretti di parole composte, organizzate secondo diversi criteri.

Diamo ai bambini una parola, e chiediamogli di creare tutti i composti che gli vengono in mente.

Invitiamo i bambini a cercare parole composte in libri, giornali e riviste.

Invitiamo i bambini ad usare le composte per comporre frasi (cartellini dei comandi per le parole composte).

Parole composte col metodo Montessori
Estensioni

Il lavoro con le parole composte può essere ripreso dopo che i bambini hanno fatto pratica con l’analisi grammaticale.

Chiediamo ai bambini: “Le parole composte hanno sempre la stessa struttura? Sono sempre formate da un nome e un aggettivo?”

“Da cosa è formato asciugamano?”

“Da cosa è formato cassapanca?”

“Da cosa è formato agrodolce ?”

Le parole composte possono così essere analizzate con i simboli grammaticali e con le scatole grammaticali.


Parole composte col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

La composizione consiste nell’unire almeno due parole in modo da formare una parola nuova, che prende il nome di composto o parola composta.

La creazione di parole composte è uno dei mezzi principali che usa l’Italiano moderno per accrescere il proprio lessico, mentre un tempo il mezzo principale era la suffissazione.

La creazione di composti si adatta molto bene allo sviluppo delle terminologie tecnico-scientifiche: elettrocardiogramma, gastroscopia, arteriosclerosi, cancerogeno, ecc…

I composti possono essere formati anche con parole che esistono solo nei composti, e che sono dette forme colte, come antropo (dal greco antrhropos), fago (mangiare) ecc…

I composti possono essere:
– con base verbale
– con base nominale

Parole composte col metodo Montessori – Composti con base verbale

Entrambi i costituenti hanno forma italiana. Esempi:
ACCENDI- accendisigari
ATTACCA- attaccapanni
APRI- apriscatole
ASCIUGA- asciugamano
BATTI- battitappeto
COPRI- copricapo
GIRA- girarrosto
LANCIA- lanciafiamme
LAVA- lavastoviglie
PORTA- portacenere
SCALDA- scaldavivande
TRITA- tritacarne.

Entrambi i costituenti hanno forma colta
FAGIA/FAGO (mangiare) antropofagia, antropofago
FILIA/FILO (amare) bibliofilia, bibliofilo
LOGIA/LOGO (studiare) geologia, geologo
CRAZIA/CRATE (comandare) burocrazia, burocrate
FONIA/FONICO (suonare) stereofonia, stereofonico
SCOPIA/SCOPIO (osservare) telescopia, telescopio
GRAFIA/GRAFO (scrivere) telegrafia, telegrafo
PATIA/PATICO (soffrire) cardiopatia, cardiopatico

Il primo elemento ha forma colta, la base verbale è italiana
AUTO (se stesso) autoabbronzante, autocontrollo
AUTO (automobile) autoraduno autoparcheggio
TELE (a distanza) telecomando, telecomunicazione
TELE (televisione) teleabbonato, tele sceneggiato

Composti con base nominale
nome/aggettivo
: terraferma, filospinato, cassaforte, camposanto; altopiano, biancospino, malafede, mezzogiorno, bassorilievo; neocapitalismo, aeroporto, monocolore, equivalenza; piedipiatti, pellerossa; filiforme, microcefalo;
nome/nome: cartamoneta, calzamaglia; astronautica, cardiochirurgia; cassapanca, casalbergo, cacciabombardiere;
aggettivo/aggettivo: agrodolce;

Conglomerati (spezzoni di frase che per l’uso costante si sono fissati in unità. Alcuni possono essere scritti sia in grafia congiunta, sia staccata): saliscendi, toccasana, fuggifuggi, dormiveglia, tiremmolla, nonsochè.

Parole composte col metodo Montessori

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • tavola dei prefissi serie 3
  • presentazione dei prefissi (2 versioni)
  • esercizi con tavola dei prefissi
  • esercizi coi cartellini dei prefissi
  • contenuti per l’insegnante.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Tavola Montessori dei prefissi serie 3

Sia nelle tabelle dei suffissi, sia in quella dei prefissi, è importante non dare ai bambini elenchi completi, ma soltanto le chiavi di conoscenza che permettono ai bambini di esplorare in autonomia il linguaggio.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Presentazione

Versione 1

Prerequisiti: I prefissi andrebbero presentati dopo che il bambino ha già fatto molto esercizio con i suffissi, ed è quindi abile nell’individuare le radici delle parole.

Materiali:

– pennarello nero e rosso

– cartellini dei titoli: etimologia, lezione chiave, prefissi/radice

– cartellini bianchi e forbici

– un cerchio di carta colorata con un raggio segnato in nero e una striscia di carta colorata con due tacche nere

– oggetti o carte illustrate e cartellini: un monociclo, una bicicletta, un triciclo (poi un triceratopo, un tricorno, un tridente, un triangolo)

Presentazione:

– Invitiamo un gruppo di bambini alla lezione e srotoliamo un tappeto.

– Mostriamo ai bambini il cerchio colorato, e chiediamo loro se sanno di cosa si tratta. Posarlo sulla striscia di carta, far combaciare il raggio alla prima tacca della striscia, e far ruotare fino a raggiungere la seconda tacca.

– Diciamo: “Sapete cos’ho fatto? Vi ho mostrato un ciclo. La rotazione completa di un cerchio si chiama ciclo”. Scrivere su un cartellino bianco la parola CICLO (col pennarello nero) e posizionarlo sul tappeto.

– Ora mostrare ai bambini il monociclo, e chiedere se sanno come si chiama. Scrivere MONO in rosso su un cartellino e CICLO in nero e mettere sul tappeto.

– Ripetere con la bicicletta, quindi con il triciclo.

– Dire ai bambini che con MONO intendiamo UNO (come monociclo, monocolo, monoposto, ecc.), con BI indichiamo due (come bicicletta, binocolo), con TRI indichiamo TRE (come triciclo, triangolo, triceratopo).

– Tutte le volte che pronunciamo una parola nuova ai bambini, la scriviamo su un cartellino e la poniamo sul tappeto.

– Ora diciamo ai bambini che MONO, BI, TRI vengono prima della parola radice. Chiamiamo questi gruppi di lettere PREFISSI, parola che deriva dal Latino e che significa “mettere prima”. Mettere sul tappeto il cartellino dell’etimologia. La maggior parte degli affissi, cioè sia i suffissi sia i prefissi, non hanno senso da soli. Sono sillabe che modificano parole esistenti.

– Abbiamo appena svolto la lezione chiave sui prefissi. Scrivere questo titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.

– Dire ai bambini che ora possono registrare la lezione sul loro quaderno di Italiano, ricordando di scrivere i prefissi in rosso e le radici in nero. Disegnare il significato delle parole.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Versione 2

Materiali:

  • cartellini delle parole: ANTEPOSTO, SOVRAPPOSTO, COMPOSTO; cartellini titolo (prefisso/radice, etimologia)

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Esercizio:

– Diciamo ai bambini: “Guardate queste parole, siete in grado di individuare la radice?”.

– Chiedere ai bambini di precisare meglio la loro risposta con gli alfabeti mobili, scrivendo le radici in nero e le particelle in rosso.

– Diciamo ai bambini che queste particelle che si mettono all’inizio di una parola si chiamano prefissi. Prefisso deriva dal latino Prae=davanti e Figgere (mettere). I prefissi modificano il significato delle parole.

– Aggiungiamo i cartellini titolo, e copiamo l’esercizio sul quaderno o su un foglio.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Esercizi con la Tavola serie 3

Esercizio 1

Materiale:

– tavola dei prefissi serie 3

– dizionario

due alfabeti mobili in colori diversi

– cartellini titolo PREFISSO/RADICE.

Esercizio:

Diciamo ai bambini: – Vi ricordate le tavole dei suffissi? Oggi vi mostro una nuova tavola-.

Portare ai bambini la tavola dei prefissi e leggere una serie di parole prefissate. Chiedete se sentono qualcosa ripetersi. Si tratta di parole formate da una radice ed un prefisso.

Porre sul tappeto i due cartellini titolo e invitare i bambini a scrivere le parole con gli alfabeti mobili, scrivendo la radice e il prefisso in due colori diversi.

Appendere la tavola al muro. Invitare i bambini ad andare alla tabella, leggere una serie di parole e tornare al tappeto a scriverle con gli alfabeti mobili.

Osservare coi bambini le parole scritte, e chiedere se possono dire il significato dei prefissi che hanno scritto davanti alle radici.

Possiamo fingere di non sapere il significato di una parola, e chiedere ai bambini di cercarla sul dizionario e di leggere la definizione. Questo è un modo per introdurre l’uso del dizionario in modo naturale; dimostreremo che la definizione della parola è più ampia di quanto si potesse immaginare.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Esercizio 2

Materiale:

– tavola dei prefissi serie 3

– foglio o quaderno e penne o pennarelli colorati

Esercizio:

I bambini vanno alla tavola appesa al muro, leggono una serie di parole, tornano al banco a scriverle in due colori, questa volta con le penne colorate, e non con gli alfabeti mobili.

Esercizio 3

I bambini cominciano, dato un prefisso o una radice, a creare propri elenchi di parole prefissate, anche aiutandosi col dizionario.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Cartellini dei prefissi

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Esercizi coi cartellini prefissi/radice

Materiale:

– 1 set di cartellini radice,

– 1 set di cartellini prefissi,

– carte titolo: radice, prefisso,

– dizionario (per il controllo dell’errore)

Presentazione:

  1. Chiedere a un bambino di mettere le carte titolo in alto sul tappeto.
  1. Mettere le carte radice in colonna sotto il titolo.

Dire al bambino di scegliere un prefisso e metterlo davanti alla radice per vedere se è un buon abbinamento. Continuare finché tutte le carte non sono abbinate.

  1. Il bambino poi copia l’esercizio sul suo quaderno.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Contenuti per l’insegnante

La prefissazione consiste nell’aggiungere una particella all’inizio della parola base (o radice). Questa aggiunta può essere fatta su una parola semplice (fare-rifare) o su una parola già prefissata (decifrabile-indecifrabile).

A differenza della suffissazione, la prefissazione non comporta un cambiamento di categoria della parola: dopo l’aggiunta del prefisso il nome rimane nome, l’aggettivo rimane aggettivo, il verbo rimane verbo.

PREFISSI

  • A, AN: (negativo) amorale, asociale, anabbagliante, analfabeta;
  • ANFI: (intorno) anfiteatro;
  • ANTE, ANTI: (anteriorità) anteguerra, anteprima, anticamera, antipasto;
  • ANTI: (contrapposizione) antifascismo, antifurto, antigelo;
  • AVAN, AVANTI: (anteriorità) avancorpo, avantielenco;
  • ARCHI, ARCI, EXTRA, SUPER, STRA, ULTRA: (grado superiore di una gerarchia o grado superlativo  di una qualità) archidiocesi, arciprete, arciricco, extrafino, extralusso, supermercato, stracarico, stravizio, ultrarapido;
  • BEN, BENE: beneamato, benpensante
  • BI BIS: (due volte) bilinguismo, biscotto, bimensile (grado più remoto) bisnonno, biscroma, (peggiorativo) bislungo, bistorto
  • CACO: cacofonia, cacografia
  • CIRCUM: (intorno)circumnavigazione, circumvesuviano;
  • CIS: (al di qua) cisalpino, cispadano;
  • CON (co col com cor): (insieme) connazionale, coabitazione, collaterale, compaesano, correo;
  • CONTRO, CONTRA: (opposizione) controcorrente, controffensiva, controsenso, contraccolpo, contrappeso; controbattere, contraddire, controbilanciare, contrapporre;
  • DE DI DIS S (verbale con valore di aspetto e di modo/negativo) decolorare, devitalizzare, destabilizzare, disarmare, disubbidire, scaricare, smontare, scongelare;
  • DIA: (attraverso)diacronia, diascopia;
  • DIS: (allontanamento)dismisura, disfunzione; (negativo) disabitato, disattento, discontinuo, disonesto;
  • ENTRO ENDO, INTRA: (all’interno) intramuscolare, entroterra, endoscopio
  • EU: eufemismo, eufonia
  • EXTRA: (esteriorità) extracomunitario, extrauterino;
  • FUORI: (esteriorità) fuoribordo, fuoriprogramma;
  • IN (il im ir): (negativo) incapace, infedele, illogico, immangiabile, impossibile, irresponsabile
  • INTER (in)fra: (in mezzo, reciproco) intercostale, interlinea, interdisciplinare, internazionale, intercambiabile, intercomunicante; interagire, intercorrere, intervenire, frammischiare;
  • IPER: (al di sopra, al di là) iperspazio, iperuranio;
  • IPER, SUR: (al più alto grado) ipercritica, ipersensibile, ipertensione, suralimentazione
  • MALE MAL: maldicente, maldisposto;
  • META: (al di sopra, al di là) metalinguaggio, metapsichica;
  • MEZZO SEMI EMI: (mezzo, a metà) mezzaluna, mezzobusto, semiautomatico, seminterrato, emisfero, emiparesi;
  • NON: (negativo) nonsenso, nonconformista; (in grafia staccata) non aggressione, non intervento, non credente;
  • OLTRE: (al di sopra, al di là) oltralpe, oltrecortina, oltretomba;
  • PARA: (affinità) parapsicologia, parastatale;
  • PERI: (intorno) periartrite, pericardio;
  • POST: (posteriorità) postoperatorio, postvocalico
  • PRE: (anteriorità) preallarme, preavviso, precampionato;
  • R, RI: (verbale intensivo) raddolcire, rassicurare, rassettare, riempire;
  • R, RI, RE: (verbale con valore di aspetto e di modo) rifare, riscrivere, ritentare, reinserire, reintegrare, reinvestire;
  • RETRO: (posteriorità) retroattivo, retrobottega, retromarcia;
  • S: (negativo) scontento, scortese, smisurato, sleale;
  • S: (verbale intensivo) sbeffeggiare, strascinare;
  • SENZA: (negativo) senzatetto, senzapatria;
  • SIN: (insieme) sincrono, sintonia;
  • SOPRA, SOVRA: (superiorità) soprannaturale, soprannumero, soprintendente, sovrabbondante, sovrapproduzione, sovrastruttura;
  • SOTTO, SUB, INFRA, IPO: (sotto, al di sotto) sottopassaggio, sottosuolo, sottotenente, subacqueo, subaffitto, subappalto, infrarosso, infrastruttura, ipocentro, ipoderma;
  • STRA: (verbale intensivo) stracuocere, strafare, stravincere;
  • SUPER: (superiorità) superuomo, supervisione;
  • TRANS: (attraverso) transalpino, transoceanico;
  • ULTRA: (al di sopra, al di là) ultrarosso, ultrasuono, ultraterreno;
  • VICE, PRO: (al posto di) vicedirettore, vicepresidente, proconsole, prorettore.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori

In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • tavola dei suffissi – serie 1
  • presentazione dei suffissi (2 versioni)
  • esercizi con la prima tavola dei suffissi
  • tavola dei suffissi – serie 2
  • esercizi con la seconda tavola dei suffissi
  • cartellini dei suffissi (serie 1 e 2)
  • gioco coi cartellini serie 1
  • gioco dei cartellini serie 2
  • contenuti per l’insegnante

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 1

Le due tavole per i suffissi ideate da Maria Montessori sono state pensate per essere appese al muro, in modo che i bambini possano guardarle e anche prenderle. In queste tavole sono stampati gruppi di parole. Le tavole sono volutamente non troppo dettagliate, per consentire ai bambini di sviluppare l’argomento attraverso l’esercizio individuale e la ricerca.

La prima tavola contiene parole con la stessa radice, alla quale vanno aggiunti suffissi diversi.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – pdf qui:

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 1
Presentazione

Materiale:
– tavola dei suffissi serie 1
– due alfabeti mobili piccoli di colori diversi

pdf qui: 

– matita
– una penna rossa e una penna nera
– cartellini dei titoli

– una locomotiva e un vagone giocattolo

Presentazione:

Invitare un gruppo di bambini a partecipare alla lezione e srotolare il tappeto

Muoviamo la locomotiva facendo rumore

Diciamo: – Avete mai visto una locomotiva? Avete sentito che rumore fa? Sapete a cosa è dovuto?- (Al motore). -Sì, può muoversi da sola perché ha un motore molto potente.- .

Muovere la locomotiva, avvicinarla al vagone e agganciarla.

– E questo cos’è? Sì, è un vagone. Non può muoversi da solo, ma guardate! Se si unisce alla locomotiva, possono muoversi insieme. -.

Chiedete a due bambini di andare a prendere un alfabeto mobile nero e uno rosso, e metterli sul tappeto.

Portare i bambini a guardare la tabella dei suffissi serie 1 appesa alla parete.

Chiedere a un bambino di scegliere una parola tra quelle scritte in rosso, invitarlo a leggerla, e poi a leggere le parole scritte in nero che si trovano sulla stessa riga, ad esempio: casa, casona, casetta, casettina, casuccia, casaccia, casettaccia.

Il bambino guarda le parole e le legge un paio di volte.

Tornate al tavolo e chiedete al bambino di comporre la prima parola utilizzando il piccolo alfabeto mobile nero. Poi di comporre la seconda e la terza parola sotto la prima. Il bambino può fare riferimento alla tabella, se necessario.

Chiedere ai bambini se la prima parola contiene qualcosa di uguale alle altre parole. Se sì, dove finisce.

Dare la definizione di suffisso: – Queste parte di parola che si trova dietro a CAS si chiama suffisso. La parola SUFFISSO deriva dal Latino sub= subito dopo e fixus=attaccato. Il suffisso è infatti una particella che si aggiunge alla fine di una parola per modificare il suo significato.

Chiedere al bambino di scambiare le lettere del suffisso con i caratteri rossi.

La parte della parola rimasta in nero è la radice. CAS è una parola radice.

Mettere il titolo RADICE sopra la parte nera.

La parte in rosso della parola è invece il SUFFISSO. Mettere il cartellino del titolo relativo sopra la parte rossa.

La radice ha un suo significato: casa. Il suffisso da solo non ha nessun significato, ma può cambiare il significato di casa.

In questa lezione abbiamo fatto l’esperienza chiave sui suffissi. Mettere il cartellino del titolo sul margine superiore del tappeto.

Ora potete registrare la lezione sul vostro quaderno di Italiano, e mostrarmela quando avrete finito.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – Variante:

Con un piccolo gruppo di bambini riuniti insieme, mettere la locomotiva sul tappeto e chiedere ai bambini se ne hanno mai vista una dal vero, e dire che è molto rumorosa.

Chiedere ai bambini perché è così rumorosa: perché ha un motore. Il motore è la sua forza.

Attaccare il vagone alla locomotiva e sottolineare che il vagone non ha forza. Esso si muove solo grazie alla locomotiva.

Scrivere la parola MANO con l’alfabeto mobile. Dire ai bambini che MANO è una parola radice… è come la locomotiva, ha una sua forza. Mettere la carta titolo radice sulla parola mano.

Aggiungere le lettere –na in un colore differente a mano. Chiedere ai bambini di leggere la parola. Dire loro che le lettere –na sono come il vagone. Esse non hanno forza da sole. Solo se noi diamo forza al vagone con la locomotiva, la parola si muove.

Mettere il titolo suffisso sopra a –na. Dire ai bambini che le lettere aggiunte alla fine di una parola si chiamano suffissi.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 1
Esercizi

Esercizio 1

Materiale:
– tavola dei suffissi serie 1
– alfabeti mobili di due colori

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – Esercizio:

Chiedete a due bambini di andare a prendere un alfabeto mobile nero e uno rosso, e metterli sul tappeto.

– Portare i bambini a guardare la tabella dei suffissi serie 1 appesa alla parete.

– Chiedere a un bambino di scegliere una parola tra quelle scritte in rosso, invitarlo a leggerla, e poi a leggere le parole scritte in nero che si trovano sulla stessa riga, ad esempio: cesto, cestino, cestello, cestone.

– Il bambino guarda le parole e le legge un paio di volte.

– Tornate al tavolo e chiedete al bambino di comporre la prima parola utilizzando il piccolo alfabeto mobile nero. Poi di comporre la seconda e la terza parola sotto la prima. Il bambino può fare riferimento alla tabella, se necessario.

– Chiedere ai bambini se la prima parola contiene qualcosa di uguale alle altre parole. Se sì, dove finisce.

– Chiedere al bambino di scambiare le lettere del suffisso con i caratteri rossi.

– Fare lo stesso lavoro con un altro gruppo di parole, ma questa volta scrivendo direttamente i suffissi in rosso e la radice in nero, dopo aver scritto in nero la prima parola.

– Andiamo a prendere la tabella appesa alla parete e controlliamo (controllo dell’errore).

– Ripetiamo l’esercizio con altre parole.

Esercizio 2

Materiale:

  • tavola dei suffissi serie 1
  • alfabeti mobili di due colori 

Esercizio:

Il bambino compone la prima parola della linea con l’alfabeto mobile di un colore,

poi, sotto la parola e usando lo stesso colore, ripete le lettere della seconda parola che sono uguali alla prima, ma appena una lettera cambia, usa un alfabeto di un altro colore. In questo modo la radice si presenterà sempre di un colore, ed il suffisso di un colore diverso.

il bambino può scegliere un’altra parola e continuare così l’esercizio.

Esercizio 3

Materiale:

  • matite colorate
  • tavola dei suffissi serie 1

Esercizio:

Ripetere gli esercizi di cui sopra, utilizzando matite colorate invece degli alfabeti mobili, scrivendo prima le parole tutte in un colore, poi riscrivendole utilizzando due colori.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 2

In questa tavola i suffissi sono costanti, mentre la radice varia.

Da una parola con un certo significato, ne deriva una nuova. Il bambino non comprende tutto di questa trasformazione, all’inizio, ma si limita a costruire meccanicamente le parole con gli alfabeti mobili. Proseguendo però nello studio della grammatica, potrà decidere di ritornare alla lettura di queste tabelle, che restano sempre a sua disposizione, e capire il valore delle differenze.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 2
Esercizi

Esercizio 1:

Materiale:

  • tavola dei suffissi serie 2
  • 2 alfabeti mobili di colore diverso 

Esercizio:

Il bambino compone la prima parola della linea con l’alfabeto mobile di un colore,

poi, a fianco, la seconda parola: usando lo stesso colore, ripete le lettere della seconda parola che sono uguali alla prima, ma appena una lettera cambia, usa un alfabeto di un altro colore. In questo modo la radice si presenterà sempre di un colore, ed il suffisso di un colore diverso.

sotto scrive la seconda riga della serie, e così via

il bambino può scegliere un’altra serie e continuare così l’esercizio.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavole serie 1 e 2

Estensioni

I bambini possono trascrivere gli esercizi svolti con gli alfabeti mobili sui loro quaderni di Italiano.

Non forniamo ai bambini elenchi completi dei suffissi; le due tabelle non sono complete per stimolare nei bambini l’attività di ricerca. Un esercizio che potrà essere proposto nei giorni seguenti è quello di ricercare e scrivere sui loro quaderni elenchi di parole modificate da suffissi, trovate da loro.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Cartellini delle radici e dei suffissi

Gioco 1

Materiale:

– un set di cartellini di parole radice (uguali) e un set di cartellini di suffissi da abbinare (vari);
– cartellini dei titoli SUFFISSO e RADICE

Esercizio:

mettere i due cartellini dei titoli lungo il margine superiore del tappeto

dire ai bambini di mettere le radici una sotto l’altra sotto il titolo RADICE

scegliere poi un suffisso da abbinare per ogni cartellino radice, che abbia senso

copiare l’esercizio sul quaderno

Gioco 2

Materiale:
– un set di cartellini di parole radice (varie) e un set di cartellini di suffissi da abbinare (uguali);
– cartellini dei titoli SUFFISSO e RADICE

Esercizio:

mettere i due cartellini dei titoli lungo il margine superiore del tappeto

dire ai bambini di mettere i suffissi uno sotto l’altro sotto il titolo SUFFISSO

scegliere poi una radice da abbinare per ogni cartellino suffisso, che abbia senso

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

La formazione delle parole riguarda la trasformazione di parole base in suffissati (orologio – orologiaio), prefissati (campionato – precampionato) e composti (fermare + carte = fermacarte). Questo produce nuovi vocaboli partendo da parole che già esistono. I:

  • suffissi: sono particelle che si aggiungono alla fine delle parole
  • prefissi: sono particelle che si aggiungono all’inizio delle parole
  • composti: si formano attraverso la fusione in una sola parola di almeno due parole.

Suffissi e prefissi, nel loro insieme, vengono anche chiamati affissi.

Per passare dalla parola base al nuovo vocabolo si seguono alcune regole di trasformazione. Queste regole riguardano sia la forma sia il significato, e spiegano la struttura delle parole esistenti. In particolare:

  • impongono un determinato ordine e solo quello (incenerire e non cenerirein)
  • specificano la categoria della base e del derivato (arma nome + are = armare verbo)
  • indicano le proprietà semantiche del derivato (ad esempio –aio porta alla formazione di parole che si riferiscono ad esseri umani (fornaio, orologiaio, ecc…).

Fondamentalmente i suffissi portano al passaggio da una categoria di parole ad un’altra: da un verbo otteniamo un aggettivo o un nome, da un nome un verbo o un aggettivo, da un aggettivo un verbo o un nome. A questi bisogna aggiungere gli avverbi, che possono essere sia basi (indietro – indietreggiare) sia derivati (veloce – velocemente).
L’alterazione è un particolare tipo di suffissazione.

SUFFISSI:

  • ACEO: cartaceo, erbaceo, perlaceo;
  • AGGINE: balordaggine, cocciutaggine, sfacciataggine, lungaggine;
  • AGGIO: atterraggio, montaggio, lavaggio, riciclaggio;
  • AGLIA: boscaglia, muraglia, sterpaglia, gentaglia, plebaglia;
  • AIO: benzinaio, bottegaio, orologiaio, giornalaio; bagagliaio, granaio, pollaio;
  • AIOLO: armaiolo, boscaiolo, barcaiolo, donnaiolo;
  • ALE: commerciale, industriale, musicale, postale; bracciale, gambale, ditale, schienale;
  • AME: bestiame, pellame, fogliame, scatolame;
  • ANEO: cutaneo, istantaneo;
  • ANTE, ENTE: cantante, commerciante, insegnante, , colorante, disinfettate assorbente; abbondante, incoraggiante, calmante, lavorante, militante, partecipante, scioperante;
  • ANO: diocesano, isolano, mondano, paesano; castellano, guardiano, sagrestano;
  • ANZA, ENZA: abbondanza, adunanza, somiglianza, diffidenza, dipendenza; arroganza, eleganza, decenza, pazienza, abbondanza, somiglianza, compiacenza, dipendenza;
  • ARE, IRE : armare, sciare, cantare, custodire, vestire; attivare, chiarire, calmare, marcire, gonfiare; crepuscolare, popolare, salutare, secolare;
  • ARIO: ferroviario, finanziario, testamentario, unitario; bibliotecario, milionario, proprietario, visionario; formulario, lampadario, schedario, vocabolario;
  • ARO: campanaro, scolaro, zampognaro;
  • BILE: giustificabile, ossidabile, realizzabile
  • EGGIARE: albeggiare, sceneggiare, ondeggiare; biancheggiare, largheggiare, grandeggiare, scarseggiare;
  • ENTE: supplente, compiacente, diffidente, dipendente;
  • ETO, ETA: agrumeto, canneto, frutteto, sasseto, pineta;
  • ERIA: distilleria, fonderia; fantasticheria, furberia, spilorceria; acciaieria, birreria, falegnameria, orologeria; argenteria, fanteria;
  • ESCO: avvocatesco, carnevalesco, bambinesco, poliziesco;
  • EVOLE: ammirevole, biasimevole, lodevole, girevole, mutevole; amichevole, colpevole, amorevole, onorevole;
  • EZZA: altezza, lunghezza, bellezza, tristezza, grandezza
  • IA: allegria, follia, cortesia, gelosia; concordia, insonnia, miseria, superbia;
  • ICO: atomico, igienico, nordico, panoramico, difterico, esotico, prosodico, diplomatico, drammatico, problematico, sintattico, analitico, energetico, farmaceutico, architettonico;
  • IERO, IERE, IERA: alberghiero, battagliero, costiero, petroliero; banchiere, infermiere, giardiniere, magazziniere; bilanciere, braciere, candeliere, pallottoliere; antipastiera, insalatiera, cartucciera, teiera; costiera, raggiera, scogliera;
  • IFICARE: nidificare, panificare, pietrificare; beatificare, intensificare, dolcificare, solidificare;
  • IFICO: pacifico, prolifico;
  • IFICIO: calzaturificio, maglificio, pastificio, zuccherificio;
  • IGNO: ferrigno, sanguigno;
  • ILE: febbrile, giovanile, primaverile, signorile; campanile, canile, fienile;
  • INO: arrotino, spazzino, imbianchino, colino, frullino, temperino; bovino, caprino, marino;
  • IO: calpestio, mormorio, cigolio, ronzio
  • ISMO, esimo: ateismo, fatalismo, socialismo, cristianesimo, urbanesimo, assistenzialismo, decisionismo, garantismo;
  • ISTA: autista, dentista, barista, pianista;
  • ISTICO, ASTICO: artistico, calcistico, caratteristico, entusiastico, automobilistico, idealistico, realistico;
  • TORIO, SORIO: diffamatorio, infiammatorio, preparatorio, divisorio, diffamatorio;
  • ITUDINE:altitudine, solitudine, gratitudine;
  • IVO: detersivo, elusivo, fuggitivo; abusivo, furtivo, oggettivo;
  • IZIA, IZIO: amicizia, furbizia, avarizia, giustizia; creditizio, impiegatizio, redditizio;
  • IZZARE: lottizzare, canalizzare, scandalizzare; formalizzare, stabilizzazione, fraternizzare, vivacizzare
  • MENTO: cambiamento, censimento, insegnamento, nutrimento;
  • ONE: accattone, chiacchierone, brontolone, mangione;
  • ORE: grigiore, gonfiore, rossore;
  • OSO: arioso, muscoloso, noioso;
  • SORE: difensore, invasore, oppressore, compressore, percussore;
  • TA’ , ità, età; brevità, bonarietà, capacità, caparbietà, felicità, fedeltà;
  • TOIO: appoggiatoio, galoppatoio, essiccatoio, potatoio;
  • TORE, TRICE: giocatore-giocatrice, investigatore-investigatrice, lavoratore-lavoratrice, amplificatore, trasformatore, calcolatore-calcolatrice, trebbiatrice;
  • TORIO: consultorio, dormitorio;
  • UME: putridume, sudiciume, vecchiume;
  • URA: chiusura, cottura, fornitura, lettura (la base è il participio passato del verbo); altura, bravura, frescura;
  • ZIONE, SIONE: circolazione, esportazione, lavorazione. operazione
  • ATO, ITO, ATA, UTA, UTO, ITA: tracciato, udito, caduta, schiarita, letta, ululato, nevicata, spremuta, attesa, sconfitta, ruggito, telefonata, dormita, condotta; baffuto, panciuto, occhialuto, puntuto; accidentato, fortunato, dentato, vellutato; ammiragliato, commissariato, consolato, provveditorato; cucchiaiata, secchiata, figliata, scalinata, bastonata, coltellata, pugnalata; buffonata, pagliacciata, canagliata; fiammata, ondata; annata, giornata, mattinata, serata;
  • ANO INO ESE: africano, parigino, bolognese, americano, perugino, francese, romano, tunisino, milanese;

SUFFISSI NEL LINGUAGGIO SCIENTIFICO:

  • vocabolario medico:
    ITE: infiammazione acuta (polmonite)
    OSI: infiammazione cronica (artrosi)
    OMA: tumore (fibroma)
  • scienze naturali:
    IDI: famiglia di animali (canidi)
    INI: sottofamiglia (bovidi)
    ACEE: famiglia di piante
    ALI: ordine di piante
    INE: classe di piante
  • mineralogia:
    ITE: suffisso che indica i minerali.

VERBI PARASINTETICI (inserimento sia di un suffisso sia di un prefisso)

  • A, AD: abbottonare, accasare, affettare, appuntire, adescare, adoperare; allargare, avvicinare, assimilare, approfondire;
  • DE: decaffeinare, decappottare
  • DI: dimagrire, dirozzare; diboscare, divampare, diramare;
  • DIS: dissanguare, dissetare, discolpare; disacerbare; disacidare;
  • IN (inn, im, il, ir, i), RE+IN: inscatolare, imbottigliare, innamorare, illuminare, rinfacciare; inasprire, imbruttire, ingrandire, impallidire;
  • R, RI: rallegrare, rincarare, ringiovanire, rasserenare;
  • S PRIVATIVO: sbucciare, snaturare, sgozzare, spolpare; sfoltire, spazientire;
  • S INTENSIVO: sbandierare, sforbiciare, sfacchinare; sbizzarrir(si), scorciare;
  • TRA, TRAS, TRANS: travasare, trasbordare, tramortire, transustanziare

ALTERAZIONE

L’alterazione è un tipo di suffissazione che non porta a mutare il significato della parola di base nella sua sostanza, ma solo per alcuni particolari aspetti: qualità, quantità, giudizio del parlante.

Gli alterati possono essere:
– diminutivi o accrescitivi (quantità)
– di valore positivo o negativo (qualità),
– peggiorativi attenuativi o vezzeggiativi (giudizio del parlante).
Ci sono poi gli alterati verbali.

SUFFISSI:

  • ACCHIOTTO: lupacchiotto, orsacchiotto, volpacchiotto, furbacchiotto;
  • ACCHIONE: fratacchione, volpacchione, furbacchione, mattacchione;
  • ACCIO: coltellaccio, libraccio, vociaccia, avaraccio;
  • ASTRO: medicastro, poetastro, politicastro, biancastro, dolciastro, rossastro;
  • ETTO: bacetto, cameretta, casetta, lupetto, bassetto, piccoletto;
  • ELLO (icello, erello): alberello, asinello, paesello, rondinella, cattivello, poverello, campicello, fatterello, fuocherello, storiella, bucherello, bucherellino;
  • ICCIO: bianchiccio, rossiccio
  • ICCIOLO (icciuolo): asticciola, festicciola, porticciolo, donnicciola;
  • ICIATTOLO: febbriciattola, fiumiciattolo, libriciattolo, mostriciattolo;
  • IGNO: asprigno, gialligno;
  • INO, (iccino, ccino, olino): mammina, minestrina, pensierino, ragazzino, bellino, difficilino, bastoncino, libriccino, casettina, gonnellino;
  • OCCIO: belloccio, grassoccio;
  • OGNOLO: amarognolo, azzurrognolo;
  • OLO (uolo): faccenduola, montagnola, poesiola, nomignolo, viottolo, mediconzolo;
  • ONE: febbrona, librone, manone, pigrone, ghiottone;
  • OTTO: contadinotto, giovanotto, ragazzotto, pienotto, bassotto, aquilotto, leprotto, passerotto;
  • UCCIO (uzzo) : avvocatuccio, casuccia, cavalluccio, calduccio, fredduccio, pietruzza;
  • UCOLO: donnucola, maestrucolo, poetucolo;

ALTERATI VERBALI

  • ARELLARE (erellare): bucherellare, giocherellare, salterellare, trotterellare;
  • ETTARE (ottare): fischiettare, scoppiettare, pieghettare, parlottare;
  • ICCHIARE (acchiare, ucchiare): canticchiare, rubacchiare, lavoricchiare, mangiucchiare;

La divisione in sillabe col metodo Montessori

La divisione in sillabe col metodo Montessori : ho raccolto qui qualche idea pratica per affrontare l’argomento coi bambini, con materiale pronto per la stampa in formato pdf. Questo è il contenuto dell’articolo:
– Andare a capo: presentazione ai bambini (prima versione)
– Andare a capo: presentazione ai bambini (seconda versione)
– Esercizio 1
– Esercizio 2
– Esercizio 3 (schede autocorrettive per la divisione in sillabe)
– Schede delle regole della divisione in sillabe.
Tutto il materiale stampabile si trova raggruppato qui:

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Presentazione ai bambini
(prima versione)

Materiale occorrente:
Foglio a righe con margini
Penna rossa
Matita e gomma
Cartellino titolo: ANDARE A CAPO

La divisione in sillabe col metodo Montessori 1

Presentazione:
– Invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione e srotoliamo un tappeto.

– Scriviamo davanti ai bambini un paragrafo a matita, copiandolo o facendoselo dettare da un bambino.

– Quando lo spazio della riga si esaurisce, cioè si arriva al margine, diciamo: -Oh! Non c’è spazio. Forse dovrei scrivere più in piccolo…-.

– Cancelliamo l’ultima parola e tentiamo di far stare la parola entro il margine. Diciamo: -Non mi sembra che vada bene, così…-.

– Cancelliamo di nuovo e invitiamo i bambini a battere le mani per ogni sillaba della parola; nel mio esempio: LUN (battere le mani) GA, TER (battere le mani) RA. Scriviamo quindi LUNe disegnano i trattini in rosso per poi andare a capo con GA.

– Scriviamo il resto della frase.

– Terminato il lavoro diciamo ai bambini: -Quando arrivo al margine del foglio e la parola non può starci intera, ne scrivo una parte, e il resto lo scrivo nella riga sottostante. Per spiegare che ho diviso la parola aggiungo vicino al margine due trattini. Questa operazione si chiama ANDARE A CAPO.-.

Se volete, potete aggiungere che nei testi stampati e se scriviamo al computer, per andare a capo si usa un trattino corto. I programmi di videoscrittura però usano sistemi automatici per adeguare le righe ai margini, e non richiedono quasi più l’uso della divisione in sillabe.

La divisione in sillabe col metodo Montessori – Estensioni:
Nei giorni seguenti fare coi bambini molti esercizi battendo le mani, presentando man mano che si presentano le varie regole della divisione in sillabe.
Creare nei giorni seguenti occasioni pratiche per l’esercizio scritto.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Presentazione ai bambini
(seconda versione)

Materiale:
strisce bianche di carta, penna, forbici, cartellini del titolo (1a sillaba, 2a sillaba, 3a sillaba, 4a sillaba, 5a sillaba), cartellino dell’etimologia della parola sillaba.

 La divisione in sillabe col metodo Montessori 2

Presentazione:
– Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini interessati e diciamo loro che parleremo di come si possono dividere le parole.

– Mettiamoci in cerchio e chiediamo ai bambini di scandire lentamente i propri nomi, battendo le mani quando serve. Questa sarà la prima dimostrazione.

– Poi diciamo: – Ascoltate attentamente questa parola: casa. Battete le mani quando sentite che nella parola può esserci uno stacco.-. Diciamo poi che la parola casa è formata da due parti.

– Scriviamo la parola casa su una striscia di carta, e tagliamola dove abbiamo sentito che c’è uno stacco nel suono.

– Spieghiamo ai bambini che le parti di una parola si chiamano sillabe, poniamo sul tappeto (al centro, sul margine superiore) il cartellino dell’etimologia e diciamo che la parola “sillaba” deriva dal Greco syl (insieme) e lamb (prendo).

– Mettiamo i primi due cartellini sotto al cartellino, leggendoli.

– Poi poniamo sotto di essi le due parti della parola.

– Continuiamo con altre parole di due sillabe, poi passare a parole più lunghe, aggiungendo altri cartellini dei titoli.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 1

Materiale:
cartellini di parole preparati con parole di 1, 2, 3, 4, 5 sillabe; stuzzicadenti. Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (con tabella autocorrettiva):

La divisione in sillabe col metodo Montessori 3

La divisione in sillabe col metodo Montessori 3 tabella autocorrettiva

Presentazione:
– Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini, e cominciamo leggendo loro una parola di due sillabe. Chiediamo quante sillabe contiene.

– Mettiamo il cartellino della parola sul tappeto e poniamo uno stuzzicadenti tra le due sillabe.

– Continuiamo allo stesso modo con altre parole, di due, tre, quattro, cinque sillabe.

– I bambini possono registrare l’esercizio sul quaderno.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 2
Cartellini auto correttivi delle parole

Materiali:
molti cartellini di parole di 1,2,3,4,5 sillabe scritti fronte e retro (da un lato la parola intera, dall’altro la parola divisa in sillabe, per l’autocorrezione). Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (ritagliare e piegare lungo la metà ogni cartellino, per ottenere il fronte-retro):

La divisione in sillabe col metodo Montessori 4

cartellini dei titoli (1 sillaba, 2 sillabe, 3 sillabe, 4 sillabe, 5 sillabe):

titoli per le sillabe

alfabeti mobili di colori diversi:

Presentazione:
– Disporre i cartellini dei titoli sul tappeto (sul margine superiore) e distribuire i cartellini delle parole tra i bambini.

– I bambini posizionano le loro parole sotto il titolo corretto.

– Ogni bambino sceglie una parola e la trascrive con gli alfabeti mobili, alternando i colori tra le sillabe, poi volta il cartellino per verificare se ha diviso la parola correttamente.


La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 3
Schede auto correttive per la divisione in sillabe

Avevo preparato tempo fa queste schede, che contengono parole di difficoltà diversa, e sono pronte in formato pdf per il download e la stampa gratuiti. Le ho sempre trovate molto utili.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Schede delle regole della divisione in sillabe

Le regole per la divisione in sillabe, che tutto sommato non sono molte, possono essere scritte su cartellini di colori diversi. I bambini possono usarle per studiare le parole, per risolvere dubbi, o possono copiarle, se lo desiderano, sui loro quaderni.

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Qui presento due giochi per lavorare alle difficoltà ortografiche in chiave montessoriana, nell’ambito dello studio delle parole:
– I cestini delle difficoltà ortografiche (con cartellini pronti per la stampa in formato pdf)
– Le nomenclature per le difficoltà ortografiche (sempre stampabili in pdf).

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori

Esercizio 1
I cestini delle difficoltà ortografiche

Materiale occorrente
– due alfabeti mobili piccoli in due colori diversi (puoi stamparli da qui) oppure acquistarli

– cestini (o scatoline) contenenti i cartellini delle parole (circa 15 cartellini per cestino al massimo, da variare e riassortire spesso).

Le difficoltà trattate saranno:
Cestino 1: CHE CHI
Cestino 2: GHE GHI
Cestino 3: CIA CIO CIU
Cestino 4: GLI
Cestino 5: GN
Cestino 6: SCE SCI
Cestino 7: GLI eccezione (glicerina, glicine, glicemia, anglicano, ganglio, glifo, negligente, negligenza, geroglifico, glissare,…)
Cestino 8: CQU QQU

Per ognuna di queste difficoltà ortografiche trovi  il materiale pronto da scaricare e stampare gratuitamente in questo articolo.

Presentazione

– Invitiamo i bambini a scegliere uno dei cestini, ad esempio il cestino di gn. Mettiamo il cestino scelto e gli alfabeti mobili sul tappeto.


– Diciamo ai bambini: “Questi cestini contengono parole che hanno suoni speciali. Questi suoni speciali non stanno in una sola lettera, ma in due o in tre. Il cestino che avete scelto, ad esempio, è quello del suono gn. Vi viene in mente una parola che contiene il suono gn?”. Aspettiamo la risposta dei bambini, e se occorre aggiungiamo anche noi qualche parola.


– Chiediamo ad un bambino di prendere i cartellini uno alla volta, e di leggerli a voce alta.

– Decidiamo quale dei due alfabeti mobili vogliamo usare per il suono speciale e scriviamo la combinazione gn in alto al centro del tappeto.

– Ora chiediamo al bambino prendere un cartellino, aprirlo, leggere la parola, richiudere il cartellino e scrivere la parola che ha letto con l’alfabeto mobile.

– Terminata la composizione della parola, invitiamolo a riaprire il cartellino per controllare il suo lavoro.

Estensioni:
– Dopo alcuni di questi esercizi il bambino non avrà più bisogno di utilizzare gli alfabeti mobili, e non è un materiale su cui insistere, nella scuola primaria. Presto  preferirà scrivere le parole contenute nei cestini su fogli o sul quaderno di grammatica, con penne di due colori.

– Con i cartellini di parole preparati per ogni difficoltà ortografica, possiamo riempire vari cestini con parole diverse, ed i bambini possono anche lavorare in coppia o in piccoli gruppi, aiutandosi a vicenda.

– I bambini possono anche decidere di prepararsi un libretto di difficoltà ortografiche, scrivendo sempre le parole in due colori.

– Incoraggiamo i bambini a scrivere frasi o storie utilizzando le difficoltà ortografiche apprese.

– Lavorando in coppia, i bambini possono dettarsi a vicenda le parole.

Oltre ai cestini ed alle nomenclature per le difficoltà ortografiche, possiamo preparare delle liste di parole che i bambini possono utilizzare per compilare delle rubriche.

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Cartellini pronti per i cestini delle difficoltà ortografiche

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori che chi

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori sce sci

 Digrammi e trigrammi col metodo Montessori ghe ghi

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli

 Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli eccezione

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gn

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cia cio ciu

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cqu qqu

Trovi tutti in file insieme qui:

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Esercizio 2
Le nomenclature per le difficoltà ortografiche

Di seguito trovi tutte le carte delle nomenclature per le difficoltà ortografiche pubblicate finora. Per l’uso di queste carte, trovi tutte le indicazioni utili qui:

cua – qua:

cuo-quo:

qq – cqu:

gi:

ghi:

ci:

chi:

consonanti doppie:

Vocali e consonanti col metodo Montessori

Vocali e consonanti nell’ambito dello studio delle parole secondo il metodo Montessori.

Cominciamo il nostro studio delle parole dando le corrette nomenclature relative all’alfabeto, che i bambini hanno già imparato ad usare.

Vocali e consonanti – Materiale:

due alfabeti mobili in due colori diversi:

pdf qui: 

2 carte titolo: vocali e consonanti

Vocali e consonanti – Presentazione:

– mentre un bambino dispone sul tappeto le 26 lettere dell’alfabeto, chiedere ai compagni di nominarle una ad una (le lettere sono tutte di un colore):

– togliamo le vocali e rimettiamole nella scatola. Chiediamo ad un bambino di contare le lettere rimaste.

Diciamo ai bambini: -Queste 21 lettere sono chiamate consonanti- e mettiamo il cartellino del titolo in alto. Facciamo ripetere ai bambini.

– ora rimettiamo le vocali, ma di un colore diverso. Diciamo ai bambini: -Queste cinque lettere, a e i o u, si chiamano vocali. Facciamo ripetere ai bambini.

– prima di rimettere le vocali di colore diverso a posto, e sostituirle nuovamente con quelle del colore originario, posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto, così:

Ora posizioniamo i due cartelli dei titoli in alto, e distribuiamo le lettere (tutte dello stesso colore) tra tutti i bambini, chiedendo loro di metterle sul tappeto divise correttamente in due gruppi:

Ogni bambino mette la sua lettera sotto il titolo appropriato, dopo aver letto a voce alta lettera e titolo:

– al termine i bambini possono registrare il lavoro sui loro quaderni di grammatica:

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria pronti per la stampa, in formato pdf.

Nella scuola primaria cominciamo col presentare un alfabeto mobile, con le lettere molto più piccole di quelle usate nella Casa dei bambini, e in corsivo.

In questo alfabeto, tradizionalmente, ci sono 20 esemplari di ogni lettera, mentre prima ce ne erano 4; inoltre ci sono tre alfabeti completi: uno bianco (gesso), uno nero (inchiostro nero), uno rosso (inchiostro rosso). Quindi abbiamo 60 esemplari per ogni lettera dell’alfabeto. Sono inclusi anche tutti i segni di interpunzione: punto, punto e virgola, virgola, accento, apostrofo, punto esclamativo e punto interrogativo. Le lettere sono fatte di cartoncino rigido.
Altri esemplari portano invece lettere dell’alfabeto secondo la forma dello stampato, e sono disposte nel casellario secondo l’ordine in cui sono le lettere dell’alfabeto nelle macchine da scrivere.

Gli usi di questo alfabeto nella scuola primaria sono molteplici.

Gli alfabeti mobili usati nella Casa dei bambini sono qui: 

Qui di seguito trovi gli alfabeti che ho preparato. Ho scelto i colori nero, rosso e verde (al posto del bianco). Le lettere sono in una copia per alfabeto, di modo che possiate stamparli nelle 20 copie richieste, o nel numero che preferite. Potete scegliere di ritagliare le lettere, oppure di dividerle in caselline. Plastificandole otterrete un materiale più resistente e facile da manipolare.

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto nero

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto rosso

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto verde

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto MAIUSCOLO

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori

Insegnare ai bambini l’uso del dizionario è molto importante nella scuola primaria, e può essere fatto con una serie di attività di ispirazione montessoriana molto semplici ed efficaci. Qui propongo:

  • Gioco dell’ordine alfabetico (7 set)
  • Cesto delle parole
  • Gioco delle parole guida
  • Cartellini dei comandi per l’uso del dizionario

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Gioco dell’ordine alfabetico

Prepariamo un cartellino per il titolo ORDINE ALFABETICO, e vari set di cartellini di parole da mettere in ordine alfabetico. Puoi scaricarli qui:

Set 1: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 2: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 3: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 4: parole dalla A alla Z con lettere mancanti


Set 5: Parole con la stessa lettera iniziale


Set 6: parole con le prime due lettere uguali


Set 7: parole con le prime tre lettere uguali

Mostriamo il dizionario a un piccolo gruppo di bambini. Spieghiamo loro che in questo libro si trovano tutte le parole della nostra lingua ed il loro significato. Ma le parole sono tantissime: come facciamo a trovarne una, in mezzo a tutte queste pagine? Le parole nel dizionario non sono raggruppate a caso, ma sono in ordine alfabetico. L’ordine alfabetico è l’ordine che usiamo per le lettere dell’alfabeto. (Recitare o cantare l’alfabeto).

Mettiamo il cartellino del titolo in alto, ed i cartellini delle parole del primo set sparse su un tavolo o un tappeto. Chiediamo: – Qual è la prima lettera dell’alfabeto?-. Invitiamo i bambini a cercare la parola che inizia con A. e metterla in alto, sotto al cartellino del titolo.

Procediamo allo stesso modo, finché tutte le parole non si troveranno in ordine alfabetico. L’esercizio può essere registrato su di un foglio o sul quaderno.

Fare esercizi simili con gli altri set.

 Set 1 parole dalla lettera A alla lettera Z

Set 2 parole dalla lettera A alla lettera Z

Set 3 parole dalla lettera A alla lettera Z

 Set 4 parole dalla A alla Z con lettere mancanti

 Set 5 Parole con la stessa lettera iniziale

Set 6 parole con le prime due lettere uguali

 Set 7 parole con le prime tre lettere uguali

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Cesto delle parole

Prepariamo un cesto con una selezione di parole prese dai vari set usati negli esercizi precedenti. Ogni bambino sceglie dieci parole a caso e le mette in ordine alfabetico.

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Gioco delle parole guida

Per questo gioco non ho potuto preparare cartellini, perché devono essere fatti col dizionario che avete a disposizione.

Materiali: dizionario, un cartellino delle parole guida, un set di parole che precedono, si trovano in mezzo e seguono le due parole guida.

Presentazione:

Chiedere a un gruppo di bambini: – Chi ricorda come sono organizzate le parole nel dizionario?-.

Aprire il dizionario e dire: – Queste due parole all’inizio e alla fine della pagina sono chiamate parole guida. Esse ci guidano verso la parola che vogliamo trovare. -. (Indicare le due parole guida).

Mettere il cartellino delle parole guida sul tappeto, come titolo, e trovare la pagina corrispondente nel dizionario.

Dare a un bambino il cartellino di una parola, e spiegare che questa parola viene prima della prima parola guida, cioè non è nella stessa pagina. Fate verificare ai bambini, e trovata la parola sul dizionario, posizionare il cartellino sotto e a sinistra rispetto al cartellino delle parole guida.

Procedere col cartellino di una parola che segue le parole guida, e mettere il cartellino sotto e a destra.

Mettere invece i cartellini delle parole che si trovano tra le due parole giuda, sotto il titolo.

In questo modo completate formando tre colonne.

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Cartellini dei comandi per l’uso del dizionario

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI: lettura meccanica, interpretativa, a voce alta.

Nell’articolo puoi trovare vario materiale pronto per il download e la stampa, in formato pdf. Tra questo materiale:

primi esercizi di lettura: scatole degli oggetti, scatole delle illustrazioni, schede delle sei immagini, cartellini di parole da abbinare ad oggetti, gioco di lettura di parole con gli oggetti, cartellini di lettura di parole, gioco alla lavagna per la lettura di frasi, cartellini dei comandi per la lettura di frasi (cinque serie)

esercizi di lettura successivi: la lettura ad alta voce, il primo libro di lettura, comandi per la lettura interpretata (7 serie), comandi per la lettura di poesie, le audizioni.

La lettura comincia, nella scuola d’infanzia, fin da quando i bambini rileggono le prime parole che hanno composto con l’alfabeto mobile, anche se non si tratta di lettura vera e propria, perché manca l’elemento della comprensione: i bambini infatti conoscono già il significato della parola, avendola scritta loro stessi. In questa fase, comunque, l’attenzione del bambino è rivolta alla pronuncia dei suoni della parola scritta, ma questa attenzione lo porterà poi a voler riconoscere le parole scritte da altri.

La buona pronuncia della parola letta ha un grande valore: si può dire che sia lo scopo principale della lettura nella scuola d’infanzia. Tuttavia è difficile raggiunger questo obiettivo, se nel suo sviluppo il bambino ha sviluppato difetti di pronuncia nella lingua orale.  Quando l’intelligenza vuole volare, le sue ali devono essere pronte. Immaginate se il pittore, nel momento in cui giunge l’ispirazione, dovesse mettersi a fabbricare i pennelli!

Secondo Maria Montessori nella lettura intervengono due fatti diversi: l’interpretazione del senso, e la pronuncia ad alta voce della parola scritta. L’osservazione dimostra che i bambini interpretano il senso leggendo mentalmente: l’interpretazione richiede raccoglimento, perché è l’intelligenza che legge.

Durante l’apprendimento della lettura nella scuola d’infanzia, bisogna distinguere tra scrittura e lettura, perché o due atti non sono contemporanei e la scrittura precede la lettura: nella scrittura prevale il meccanismo psico-motorio, mentre la lettura è un lavoro puramente intellettuale.

Quando il bambino che sa scrivere si trova davanti ad una parola che deve interpretare leggendo, tace a lungo, e legge i suoni con la stessa lentezza con cui la scriverebbe.

Ma il senso della parola diventa evidente solo quando essa è pronunciata in modo chiaro e con l’accento corretto. Ora, per trovare l’accento corretto, il bambino deve riconoscere la parola, cioè deve riconoscere l’idea che la parola rappresenta.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI
Primi esercizi di lettura
 

  • Scatole degli oggetti
  • Scatole delle illustrazioni
  • Schede delle sei immagini
  • Cartellini di parole da abbinare ad oggetti
  • Gioco di lettura di parole con gli oggetti
  • Cartellini di lettura di parole
  • Gioco alla lavagna per la lettura di frasi
  • Cartellini dei comandi per la lettura di frasi (cinque serie)

La composizione deve precedere la lettura logica, come la scrittura deve precedere la lettura della parola. Inoltre la lettura, se ha il significato di recepire un‘idea, deve essere mentale e non vocale. Come spiegheremo meglio dopo, la lettura ad alta voce è un compito complesso. Anche una persona adulta che deve leggere un documento in pubblico si prepara per impadronirsi prima del contenuto. Nel bambino che comincia a leggere, la lingua scritta deve essere isolata dall’articolazione dei suoni. La scrittura rappresenta lo strumento per trasmettere il pensiero a distanza, mentre i sensi e il meccanismo muscolare tacciono.

Per la maggior parte dei bambini, la lettura si sviluppa spontaneamente attraverso la pratica nella costruzione delle parole. Ma ogni bambino è diverso. Alcuni hanno bisogno di molti esercizi di composizione di parole, mentre altri abbastanza presto leggono i suoni scritti. Per questa ragione l’insegnante dovrà osservare ogni bambino e giudicare quando è pronto per la presentazione della lettura. Si devono preparare molti materiali in grande varietà, per permettere ai bambini di fare molta pratica tenendo sempre vivo l’interesse con materiale nuovo. Tutti questi materiali possono essere usati in una prima fase per comporre le parole con gli alfabeti mobili, mentre in una seconda fase possono essere usati per la sola lettura.

Non smorzate l’entusiasmo del bambino per l’esercizio correggendo ogni errore. Se un bambino lavora con interesse e capisce quello che sta facendo, è meglio non interferire: migliorerà rapidamente con la pratica. Se invece non capisce quello che sta facendo, ripetere la lezione il giorno successivo, prima che lui abbia il tempo di prendere il materiale da solo. Se sbaglia ripetutamente l’ortografia di una stessa parola, gli può essere mostrata con delicatezza la composizione corretta della parola. Non bisogna chiedere al bambino di leggere le parole che ha composto, anche se sono scritte correttamente, perché quello del leggere è un processo completamente diverso rispetto a quello del comporre le parole.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Scatole degli oggetti

Si tratta di scatole che contengono oggetti attraenti. Le parole corrispondenti agli oggetti devono essere scritte su cartellini, sempre conservati in scatoline.
il cartellino della parola letta viene posto sotto l’oggetto cui corrisponde, e si continua così tutti gli altri cartellini. L’insegnante continua ad aiutare il bambino finché capisce bene l’esercizio, poi lo lascia libero di lavorare da solo. Una volta che ha completato il lavoro con una scatola di oggetti, può scegliere di continuare con un’altra scatola.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Scatole delle illustrazioni

Sono scatole che contengono schede di illustrazioni, e altre scatole per i nomi corrispondenti, sempre scritti su cartellini.

Il bambino prende una scatola di schede illustrate, legge le parole dei cartellini, e le abbina. Fatto ciò, può scegliere di continuare con un’altra scatola.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Schede delle sei immagini

Sono schede che contengono una raccolta di sei immagini ciascuna. I nomi corrispondenti sono scritti su foglietti inseriti in una busta. Sotto ogni immagine c’è lo spazio per inserire il cartellino del nome.

Il bambino prende una grande busta contenente sei foto. Poi prende la busta con le parole, le legge e le abbina alle foto.
L’insegnante mostra al bambino ogni esercizio dedicandogli tutti il tempo necessario, se occorre dando il suo aiuto. L’obiettivo è quello di dare al bambino una varietà di attività dello stesso tipo, mantenendo vivo il suo interesse. Se un bambino ha difficoltà con la lettura, l’insegnante dà ogni giorno un aiuto supplementare, facendo tutto il possibile per suscitare il suo interesse e dargli la sensazione che lui è in grado di leggere. Dopo che i bambini hanno lavorato per un po’ con un dato materiale, nell’aula viene portato materiale nuovo.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Cartellini di parole da abbinare ad oggetti

Prepariamo una serie di foglietti realizzati con comune carta da scrivere. Su ciascuno di questi scriviamo in caratteri grandi e chiari alcune parole di uso frequente, che il bambino conosce di certo. Se la parola si riferisce ad un oggetto, poniamolo sul tavolo del bambino facilitare la sua interpretazione della parola.
Gli oggetti utilizzati in questi giochi possono essere pezzi dell’arredamento della casa delle bambole, palloni, bambole, alberi, greggi di pecore o altri animali, soldatini, ferrovie, e altre figure semplici.

Cominciamo con la lettura dei nomi di oggetti ben noti e presenti. Non importa distinguere tra parole facili e difficili, perché il bambino sa già leggere qualsiasi parola, cioè sa leggere i suoni che la compongono. Lasciamo quindi che il bambino traduca pure la parola scritta in suoni lentamente, e se l’interpretazione è esatta, limitiamoci a dire, “più veloce”.  Di solito Il bambino legge più in fretta la seconda volta, ma spesso ancora senza capire. Ripetiamo: “Più veloce, più veloce.”

Questo è tutto per quanto riguarda l’esercizio di lettura.
Quando il bambino ha letto la parola, egli abbina il foglietto all’oggetto corrispondente, e l’esercizio è finito.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Gioco di lettura di parole con gli oggetti

Su un grande tavolo disponiamo in ordine sparso una grande varietà di giocattoli. Scriviamo i foglietti coi nomi corrispondenti, pieghiamoli a metà e mettiamoli in un cesto. I bambini a turno pescano dal cesto un foglietto, e vanno al proprio tavolo. Quando un bambino legge e comprende il contenuto del suo foglietto, lo consegna alla maestra, e questo diventa la piccola moneta corrente con la quale acquistare il giocattolo nominato.

Quando tutti i bambini partecipanti al gioco hanno conquistato un giocattolo, prepariamo un altro cestino, nel quale invece di oggetti ci saranno i nomi dei compagni che non sanno ancora leggere, e che per questo motivo non hanno ricevuto il giocattolo. I bambini che leggono correttamente il nome, offrono il loro giocattolo all’amico più piccolo.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Cartellini di lettura di parole

Prepariamo centinaia di foglietti scritti, contenenti i nomi dei bambini, nomi di città, di oggetti, di colori e anche di qualità conosciute attraverso gli esercizi sensoriali, e poniamole in scatole aperte che i bambini possono utilizzare liberamente. Vedremo i bambini rapiti da questi foglietti, e presto stimolati a leggere anche insegne dei negozi, scritte sui calendari, ecc… anche senza che sia stato presentato loro lo stampato minuscolo.

Dopo aver ottenuto coi bambini più piccoli che essi riuscissero a leggere, comprendendoli, cartellini contenenti parole e frasi, Maria Montessori pensò che non rimanesse che proporre ai bambini un libro, ma non ne trovò di adatti al suo metodo. Grazie ai risultati raggiunti nelle sue case dei bambini, le furono regalati molti libri illustrati, che furono dati ai bambini: essi sembravano molto interessati a questi libri, ma la Montessori fece degli esperimenti per comprendere meglio la cosa.

Innanzitutto chiese ad un’insegnante di raccontare una delle storie ai bambini, mentre lei osservava fino a che punto essi erano spontaneamente interessati, e vide che l’attenzione dei bambini calava dopo poche parole. Era evidente che i bambini, che sembravano leggere questi libri con tanto piacere, non traevano piacere dal senso, ma soltanto dall’abilità meccanica che avevano acquisito di tradurre i segni grafici in suoni e quindi di riconoscere le singole parole. Inoltre i bambini non avevano nella lettura dei libri la stessa costanza che avevano dimostrato verso i foglietti scritti, perché nei libri incontravano troppe parole a loro sconosciute. Come seconda prova chiese ai bambini di leggere un libro per lei. Diede un libro a un bambino, si sedette accanto a lui, e il bambino cominciò a leggere. Ad un certo punto chiese: “Hai capito quello che stavi leggendo?”, e il bambino rispose: “No.”, mentre l’espressione del suo viso sembrava chiedere una spiegazione della sua domanda.

In realtà, l’idea che la lettura di una serie di parole possa comunicarci i pensieri di altre persone, era una conquista che ancora non poteva essere raggiunta dai bambini, e che si sarebbe realizzata sicuramente nel futuro.
Tra il saper leggere le parole ed il comprendere il senso di un libro, c’è la stessa distanza che esiste tra il saper pronunciare una parola e fare un discorso. Interruppe quindi la lettura di libri ed attese.

Maria Montessori osservò che i bambini, che si sono esercitati ogni giorno a comporre e leggere parole, ad un certo punto arrivano spontaneamente alla composizione di frasi.
Quando questo avviene, è il momento per procedere con la lettura di frasi.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Gioco alla lavagna per la lettura di frasi

La Montessori scrisse alla lavagna: “Mi volete bene?” I bambini stettero in silenzio per un attimo, poi gridarono: “Sì, sì!”. Quindi scrisse: “Allora fate silenzio, e guardatemi. “. I bambini lessero, e fecero silenzio.
Iniziò così tra loro una comunicazione per mezzo del linguaggio scritto.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Cartellini dei comandi per la lettura di frasi

Prepariamo un buon numero di cartellini nei quali scriveremo frasi lunghe che descrivono azioni che i bambini devono svolgere, ad esempio chiudere le tapparelle; aprire la porta d’ingresso; chiedere a otto compagni di lasciare le loro sedie, mettersi in doppia fila al centro della stanza e marciare avanti e indietro in punta di piedi, senza fare rumore; chiedere a tre compagni che cantano bene di andare al centro della stanza, mettersi in fila e cantare con loro una canzone ; ecc…

Per prima cosa stabiliamo un profondo silenzio, poi presentiamo un cesto contenente i vari cartellini piegati a metà. Tutti i bambini che sanno leggere possono prendere un cartellino e leggerlo, poi consegnano il cartellino alla maestra ed eseguono l’azione descritta. Dal momento che molte di queste azioni richiedono l’aiuto degli altri bambini che non sanno leggere, e dal momento che molti richiedono l’uso di oggetti e materiali, si crea un clima di generale attività e di disciplina spontanea.

Il materiale consiste in un set progressivo di carte che invitano il bambino a creare una scena, o che promuovono un’attività osservabile dall’insegnante.
Per la presentazione mostriamo ai bambini dove trovare le carte e spieghiamo che possono lavorare in gruppo o da soli. Diciamo ai bambini che dovranno tenere il cartellino in mano mentre eseguono l’azione.
Il bambino poi sceglie una carta ed esegue l’azione.

Queste sono le serie dei cartellini dei comandi pronte:

  • Prima serie
  • Seconda serie
  • Terza serie
  • Quarta serie
  • Quinta serie

Puoi scaricarle tutte insieme qui:

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI
Esercizi di lettura successivi

 – la lettura ad alta voce
– il primo libro di lettura
– comandi per la lettura interpretata (7 serie)
– comandi per la lettura di poesie
– le audizioni (letture a voce alta dell’insegnante).

La lettura ad alta voce è una cosa diversa dalla lettura mentale. Mentre la lingua orale è legata alla capacità di udire, la lettura è legata alla scrittura. Nella scrittura, in un certo senso, non ci sono suoni da udire o da pronunciare. E’ la persona, sola con se stessa, che entra in contatto con tutti gli uomini del passato, del presente e del futuro in tutti gli angoli della Terra. Non i suoni, ma la scrittura, è ciò che permette questo tipo di comunicazione. La mente, silenziosamente, riceve i messaggi muti contenuti nei testi scritti.

La lettura ad alta voce, quindi, è una mescolanza di due linguaggi, ed è più complessa sia del solo linguaggio orale, sia della sola scrittura.

Per fare in modo che la lettura ad alta voce sia per lo meno comprensibile, è necessario che la mente e l’occhio facciano rapidamente il lavoro di scorrere l’intera frase, mentre la voce ne riproduce i suoni, dando l’espressione che è necessaria a comprenderne il senso. Quando chiediamo ad un bambino nel primo anno della scuola primaria di raggiungere questo risultato, non è difficile capire perché la lettura sia uno degli scogli più ardui da superare.

Questo schema mostra l’insieme dei fatti che riguardano la lettura:

La vera lettura è solo quella interpretativa. La lettura ad alta voce, invece, è un insieme di lettura ed espressione verbale. La lettura ad alta voce permette ad un gruppo di persone di condividere un’esperienza di lettura, ma non è uguale al lavoro mentale che richiede l’ascoltare la viva voce di una persona che racconta qualcosa in prima persona. Sappiamo tutti quanto sia difficile seguire una lettura fatta da altri, e che il saper leggere è un rarissimo pregio. E’ un’arte. Per insegnare la lettura a voce alta, non è particolarmente utile parlare di tono di voce, pause, gesto: ciò che è davvero importante nell’arte di leggere è l’interpretazione viva ed intensa, che porta ad immedesimarsi nella cosa letta. Il bambino deve, mentre legge a voce alta, comprendere profondamente il testo. Per provarci che hanno capito ciò che hanno letto a voce alta, dovremo chiedere loro di ripeterne il contenuto con parole proprie.

Il bambino che è in grado di esprimere col suo racconto, sia pure imperfetto, quello che ha capito della lettura, si trova in uno stadio più avanzato rispetto a chi non è in grado di farlo. Tuttavia anche questi bambini, ascoltandolo, non si tratterranno dal correggerlo per le sue imprecisioni.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Il primo libro di lettura

Anche se consideriamo della massima importanza la lettura interpretata, offriamo al bambino anche un libretto di lettura che può leggere da sì a voce bassa e poi, quando lo ha capito, anche a voce alta, pronunciando le parole con espressione e chiarezza.

Il primo libretto ideato da Maria Montessori era estremamente semplice. Le pagine scritte erano solo quelle che si offrivano ad apertura del libro, cioè le facciate si sinistra erano bianche. Le pagine inoltre, venti in tutto, non sempre riempivano la pagina, che sopra e sotto il testo era adornata da cornicette.

Il libretto conteneva frasi di questo tipo:

  • La mia scuola si chiama “Casa dei Bambini”.
  • Nella “Casa dei Bambini” ci sono per noi tante seggioline e piccoli tavolini.
  • Ci sono pure graziose credenzine: ogni bambino ha il suo cassetto.
  • Piante verdi e mazzolini di fiori sono dappertutto nella nostra bella scuola.
  • Io mi fermo spesso a guardare i quadri appesi alle pareti.
  • Noi facciamo tutto: ci laviamo, mettiamo in ordine gli oggetti, puliamo i mobili, studiamo e impariamo le cose.
  • Sapete come abbiamo imparato a vestirci? Lavorando molto con le nostre dita sui telai per allacciare, slacciare, agganciare, sganciare, abbottonare, sbottonare, annodar, snodare.
  • I cubi della torretta sono dieci e sono di diversa grandezza: io li spargo prima su un tappeto e poi mi diverto a metterli uno sull’altro, scegliendo sempre il più grande.
  • La torretta serve anche a fare un bell’esercizio di equilibrio: si porta in giro per la sala senza farla comporre. Ma spesso non ci si riesce!
  • Anche le aste lunghe mi piacciono: si devono mettere vicino le aste in gradazione, badando a che i pezzi turchini stiano vicini ai pezzi turchini e i pezzi rossi vicini ai rossi. Così si forma una scala a strisce rosse e turchine.
  • Ma una vera scala io la formo con i prismi marrone. Questi prismi sono di grossezza diversa. Io li metto l’uno accanto all’altro, per ordine di grossezza: ed ecco una bella scala di dieci gradini.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori – Comandi per la lettura interpretata

Le letture interpretate si fanno, come i primi esercizi di lettura, con dei cartellini. Il bambino sceglie un cartellino, lo legge mentalmente, e poi esegue l’azione indicata.
Di questi cartellini esistono varie serie, di complessità crescente: frasi con un’azione, frasi con due o più azioni, molte frasi, frasi con una o più subordinate, dialoghi e scene che richiedono la collaborazione di due o più bambini. I testi provengono per la maggior parte da opere letterarie.
Insieme ai cartellini dei comandi possiamo offrire un assortimento di semplici travestimenti: mantelli, cappelli, ecc…

Distribuiamo le carte del primo set ad un piccolo gruppo di bambini. Chiediamo a un bambino di leggere in silenzio e poi di eseguire l’azione, come se fosse un attore sul palcoscenico. Quando il bambino ha eseguito l’azione, gli altri bambini provano a indovinare cosa c’era scritto nel cartellino. Il bambino legge il cartellino, e si continua così per tutti gli altri cartellini.

I bambini eseguono le azioni indicate, ma non con freddezza: mettono una cura artistica nell’espressione del sentimento. Interpretano l’azione e la studiano, provando e riprovando, come per una rappresentazione teatrale, e cogliendo tutte le sfumature delle parole. Per esempio la frase ‘stava a capo chino’ non indica ‘piegò il capo’. Se il bambino ha compreso, resterà a capo chino, con un’espressione più o meno viva, a seconda del sentimento che deve esprimere.

Trovi tutte le sette serie qui:

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Comandi per la lettura interpretata – Serie 1

Comandi per la lettura interpretata – Serie 2

In questa serie abbiamo periodi di due proposizioni coordinate: i bambini eseguono due azioni consecutive, invece di una sola.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 3

Nella terza serie di letture ci sono periodi con più proposizioni coordinate.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 4

le letture consistono in periodi  di due proposizioni, una principale ed una subordinata.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 5

In questa serie prevalgono periodi di più proposizioni subordinate e coordinate. La lettura contiene delle descrizioni più complesse, e l’interpretazione deve corrisponderle in ogni minimo particolare.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 6

in queste letture c’è un’azione drammatica più difficile da interpretare. Spesso occorre pronunciare qualche frase.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 7

Letture che richiedono l’interpretazione di due o più persone (scenette, dialoghi,…)

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Comandi per la lettura di poesie

I bambini non si limitano solo a riprodurre le scene, ma in un secondo tempo leggono ad alta voce tutti i brani che hanno rappresentato, con espressione. I bambini tendono a leggere e rileggere moltissime volte i brani, e ne imparano molti a memoria. Per questo possiamo mettere insieme alcune poesie, facendone un libretto. I bambini le leggono mentalmente e ad alta voce, o le imparano a memoria e le recitano.
Possiamo anche preparare dei cartellini di poesie.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Le audizioni

Dopo questo lavoro preparatorio con i cartellini dei comandi per la lettura interpretata, i bambini sono in grado di capire ciò che leggono. Hanno infatti superato tutte le difficoltà di comprensione dei periodi, legate alle loro costruzioni, conoscono il significato di moltissime parole, e nel frattempo hanno iniziato lo studio dell’analisi grammaticale. Questo lavoro si trasforma in una forza che porterà ad un movimento intenso e spontaneo.

Ad un certo punto, infatti, esploderà in classe la passione per la lettura. I bambini sentiranno il desiderio di leggere, leggere, leggere. I libri che riusciremo a raccogliere nella biblioteca di classe sembreranno sempre pochi e sarà necessaria qualche visita alle biblioteche pubbliche.

L’insegnante può dedicare del tempo alla lettura a voce alta per i bambini, ad esempio durante le ore di disegno.

Le letture fatte nella prima scuola Montessori sono state: le favole di Andersen, alcune novelle del Capuana, il Cuore di De Amicis, episodi della vita di Gesù, Fabiola, I promessi sposi, La capanna dello zio Tom, la storia del risorgimento italiano, L’educazione del selvaggio dell’Aveyron di Itard.

Il libro della storia del risorgimento non era di quelli che si credono adatti ai bambini, al contrario: era l’opera di Pasquale De Luca, I liberatori. Ciò che caratterizza questo libro sono i documenti del tempo riportati in fac simile e attestanti l’autenticità dei fatti. Ci sono brani di giornali dell’epoca, sentenze di morte, lettere autografate di Pio IX, di Garibaldi, alcuni documenti riprodotti (nota per la somministrazione di colpi di bastoni, stampe allegoriche affisse nei muri alla vigilia delle sommosse, dispacci telegrafici),  e poi medaglie commemorative, inni patriottici dei quali è riportata anche la musica, e ricche illustrazioni.

Questa lettura documentata era così appassionante che i bambini discorrevano animatamente su vari argomenti, giudicando e discutendo; erano indignati di un editto del re di Napoli che ingannava il popolo, fremevano delle ingiustizie e delle persecuzioni, si entusiasmavano degli eroismi, e infine si mettevano d’accordo in tre o quattro e rappresentavano degli episodi con grande drammaticità.

La lettura del libro del De Luca, fu una rivelazione per Maria Montessori, sia per quanto riguarda la lettura, sia per quanto riguarda l’insegnamento della storia. Capì che per insegnare la storia ai bambini, basta dare una verità vivente e documentata.

Un altro libro che fece grande impressione fu la lettura del Selvaggio dell’Aveyron di Itard. Tutti i particolari psicologici dei tentativi educativi, sembravano toccare l’anima dei bambini. Maria Montessori pensò di portare i bambini più grandi in una Casa dei Bambini, e di spiegare loro il metodo pedagogico. Si accorse di come i bambini più grandi erano in grado di seguire lo sviluppo infantile con una sensibilità a prima vista sorprendente. Riflettendo meglio, però, sappiamo che i migliori maestri dei bambini sono i bambini stessi.

Spesso abbiamo dei bambini un’idea fantastica, e li releghiamo ad una specie umana diversa dalla nostra, mentre invece sono i nostri figli, più puri di noi. L’amore, il bello, il vero, li affascina intensamente e rappresentano per loro delle vere necessità della vita.

Queste esperienze dimostrarono a Maria Montessori di aver trovato un metodo per insegnare ai bambini la storia e perfino la pedagogia, attraverso le letture, ma esistono letture di ogni genere, quindi si può insegnare la geografia attraverso i racconti di viaggio, le scienze naturali attraverso racconti sulla vita degli insetti, e così via.

L’insegnante, attraverso le letture che propone ai bambini, può farli entrare in vari campi del sapere. I bambini, così stimolati, potranno poi entrarvi liberamente, dando sfogo alla loro passione per la lettura.

Il bambino ama molto la lettura, e preferisce la lettura di storie vere. Molti studi dimostrano questo fatto.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica

Schede per i primi esercizi di composizione poetica scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Gli esercizi comprendono: Lettura di poesie, poesia ripetitiva, poesia di elenchi, poesia di bugie, poesia con ritornello, poesia in rima,  allitterazioni, Haiku.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica

Lettura di poesie

Quando presentiamo una poesia, offriamone una copia ad ogni bambino su fogli singoli. Leggiamo la poesia a voce alta ai bambini. Chiediamo poi ai bambini di unirsi a noi nella recitazione a voce alta: questa esperienza può essere ripetuta per più giorni consecutivi. In seguito facciamo leggere ai bambini la poesia all’unisono. Diamo poi ai bambini la loro copia, da inserire in un quaderno di poesie, copiare in bella grafia, illustrare ecc…

In questo modo possiamo proporre ai bambini diversi tipi di poesia, di modo che i bambini possano averne molti esempi e sviluppare sensibilità verso questo tipo di composizione, partendo dall’aspetto orale.

Trovi una vasta scelta di poesie qui: https://www.lapappadolce.net/category/italiano/poesie-e-filastrocche/

Schede per i primi esercizi di composizione poetica

Poesia ripetitiva

Materiale occorrente per la presentazione: lavagna cancellabile, gessi o pennarelli.

Riunite un gruppo di bambini, e dite che comporrete una poesia insieme. La poesia sarà ripetitiva: ogni linea dovrà iniziare con le stesse parole.

Ogni bambino contribuisce alla composizione con una linea. Scrivere le linee sulla lavagna in forma poetica.

Chiediamo poi ai bambini di leggere la poesia, facciamo tutti i cambi che desideriamo per creare l’ordine che preferiamo per la nostra composizione.

Quando i bambini sono soddisfatti, copiano la loro poesia sul quaderno delle poesie, o su un foglio in bella grafia. Se lo desiderano la possono illustrare.

In seguito possiamo mettere a disposizione dei bambini delle carte pronte da completare per comporre le loro poesie ripetitive, individualmente o in piccoli gruppi.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia di elenchi

L’esercizio si svolge come il precedente, ma invece di ripetere l’inizio per ogni verso, mettiamo il membro di una data lista, ad esempio nomi di fiori, di alberi, di mammiferi, di pianeti, ecc…

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia di bugie

Diciamo ai bambini che il poeta vuole raccontare bugie divertenti, per allietare i suoi lettori, o per enfatizzare la realtà mostrandola rovesciata (ad esempio: la pioggia sale, il cielo è sempre giallo,ecc…)

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia con ritornello

Diciamo ai bambini che comporremo una poesia in cui una certa frase si ripete a intervalli regolari. Discutiamo sul significato di ritornello, strofa, verso, ripetizione. Usando lo schema, i bambini si cimentano con le loro composizioni poetiche.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia in rima

Per la composizione di poesie in rima può essere utile mettere a disposizione dei bambini un rimario, ad esempio:

Esistono molti rimari anche online, volendo, ad esempio: http://www.rimario.net/

Introduciamo il libro e diciamo ai bambini che l’autore ha compilato liste di parole che terminano tutte con lo stesso suono. Leggiamo loro qualche pagina d’esempio, di modo che possano farsi l’idea di cosa siano le rime. Diciamo poi delle parole e chiediamo ai bambini di dirci delle rime. Quando i bambini hanno capito, possono dedicarsi alle loro composizioni. Possiamo fornire loro schede che suggeriscano dei soggetti, avendo cura di scegliere parole che rimano facilmente.

Schede per i primi esercizi di composizione in poesia
Allitterazioni

L’allitterazione è la ripetizione degli stessi suoni all’inizio o all’interno delle parole. Per introdurre l’argomento il testo migliore è l’Alfabetiere di Bruno Munari:

che presenta con allitterazioni le lettere dell’alfabeto una ad una. Introduciamo il libro, e diciamo che l’autore ha scritto allitterazioni per ogni lettera dell’alfabeto. Leggiamo le poesie ai bambini, di modo che si possano fare un’idea di cosa sia un’allitterazione.
(Un bel lavoro realizzato dai bambini con questo materiale si trova qui: https://arringo.wordpress.com/

Scriviamo alla lavagna una parola, ad esempio L Lucertola, e chiediamo ai bambini di dirci tutte le parole con L che vengono loro in mente, scriviamole alla lavagna. Sviluppare le parole in una o due frasi, quindi farle copiare ai bambini sui loro quaderni delle poesie, o su fogli da illustrare e decorare.

A questo punto i bambini possono comporre le loro allitterazioni. Possono consultare il dizionario e il dizionario dei sinonimi e dei contrari per cercare parole che iniziano con lo stesso suono.

Schede per i primi esercizi di composizione in poesia
Haiku

La poesia Haiku, nata in Giappone, è stata adottata dai poeti di tutto il mondo. L’italiano è particolarmente adatto agli Haiku, perché la quantità di sillabe presente in ogni parola è equivalente al giapponese, così che il volume di informazioni che si può includere in 5-7-5 sillabe è quasi uguale nelle due lingue.

Materiali: un libro di haiku, lavagna cancellabile e pennarelli, copie di un haiku per ogni bambino e matite.

Questa è una raccolta scritta per i bambini, ad esempio Un gatto nero in candeggina finì… 35 haiku per bambini di ogni età di Pino Pace:

Presentazione:

Riuniamo un gruppo di bambini e diciamo loro che leggeremo delle poesie scritte con uno schema che si chiama Haiku. Prima di iniziare a leggere, chiedere ai bambini di stare attenti, per vedere se riescono a capire di quale schema stiamo parlando.

Leggiamo qualche poesia, poi cominciamo a raccogliere le risposte dei bambini (diranno ad esempio che non ci sono rime, che parlano dalla natura o delle stagioni, ecc…)

Ora diamo ai bambini un Haiku e chiediamo loro di leggere la prima riga, battendo le mani per ogni sillaba. Alla fine della riga, chiediamo di scrivere il numero di sillabe contate. Facciamo lo stesso per tutte e tre le righe: le sillabe sono sempre 5 -7 – 5.

Altre caratteristiche dell’Haiku (informazioni per l’insegnante):

  • Sono ispirati da elementi naturali. Gli haiku contemporanei possono anche non avere per soggetto la natura, ma parlare di ambienti urbani, emozioni, relazioni e argomenti comici.
  • Un Haiku non ha mai titolo
  • Gli Haiku dovrebbero sempre contenere due idee sovrapposte. Le due parti sono grammaticalmente indipendenti, e sono di solito immagini separate. L’idea è creare un distacco tra le due parti per creare un paragone interno. Per questo nell’Haiku è obbligatorio l’inserimento di una pausa tra le due parti.
  • Gli Haiku sono concentrati su dettagli dell’ambiente che si legano alla condizione umana.
  • I poeti giapponesi usavano tradizionalmente l’haiku per catturare e cogliere l’essenza un’immagine naturale effimera, come una rana che salta in uno stagno, la pioggia che cade sulle foglie, o un fiore che si piega nel vento. Molte persone fanno passeggiate solo per trovare l’ispirazione per le loro poesie, definite in giapponese passeggiate ginkgo.
  • Un riferimento alla stagione o al passare della stagione, definito in giapponese “kigo”, è un altro elemento fondamentale. Il riferimento può essere diretto (nome della stagione) o indiretto (foglie che cadono, alberi che fioriscono). In Giappone esiste lo Saijiki, o Antologia delle Quattro Stagioni, che è un dizionario specializzato contenente un elenco completo di tutti i riferimenti stagionali.
  • Gli Haiku sono composti di dettagli osservati dai cinque sensi. Il poeta assiste a un evento e usa le parole per comprimere .Cosa hai notato riguardo al soggetto? Che colori, forme e contrasti hai osservato?Quali erano i suoni del soggetto? Qual era il tono e il volume dell’evento che è appena accaduto? Aveva un sapore o un odore? Come puoi descrivere in modo preciso la sensazione che hai provato?

Metodo (in breve) per comporre Haiku:

  • Leggi molti Haiku.
  • Tieni presenti le regole per la composizione di Haiku: 3 versi (5 – 7 – 5 sillabe; un riferimento stagionale, una pausa).
  • Fissa nella tua mente l’istante che ti ha colpito, la sensazione che hai provato, e descrivila cercando di ricrearlo a livello emotivo in tutti i particolari, senza descrizioni esteriori.
  • Elimina tutte le parole superflue: ti servono veramente tutti gli aggettivi e gli articoli che hai inserito?
  • Definisci la stagione in cui vuoi collocare la tua composizione: cioè inserisci il kigo.
  • Non inserire metafore.
  • Non inserire rime.
  • Cerca la tua pausa ed inseriscila.

Invitiamo i bambini a scrivere il loro primo Haiku, immaginando di essere un elemento della natura, ad esempio un pettirosso.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Le schede comprendono:

  • Gioco di gruppo di scrittura di un paragrafo
  • Questionario per valutare un testo
  • Osservo la mia scrittura
  • Schede per la scrittura di didascalie
  • Cartellini delle frasi da completare
  • Cartellini delle similitudini da completare
  • Schede questionario per la composizione di storie
  • Cartellini di idee per comporre storie
  • Scheda per scrivere dialoghi tra due persone
  • Cartellini di idee per scrivere dialoghi

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Gioco di gruppo di scrittura di un paragrafo

Riuniamo un gruppo di bambini e spieghiamo loro che scriveremo un paragrafo insieme. Un paragrafo è un gruppo di frasi che sviluppano un’idea principale.

Scegliamo un argomento e scriviamolo nella casella del titolo. Poi chiediamo ai bambini di mettere insieme le loro idee sull’argomento, e riempiamo il primo schema.

A questo punto scegliamo cosa vogliamo usare come frase iniziale, cosa per ognuna delle tre frasi centrali, e cosa come frase finale, e riempiamo il secondo schema.

Infine scriviamo il nostro paragrafo.

Il processo di scrittura di un racconto consta di quattro fasi principali:

  1. Fase preparatoria: si generano le idee. E’ la fase dell’esplorazione delle proprie idee e dei propri sentimenti. Senza abusarne, possiamo preparare per i bambini degli incipit che i bambini devono poi completare.
  2. Composizione: è l’attuazione delle idee. I bambini hanno bisogno di tempo, e molti racconti non vanno oltre questa fase.
  3. Rilettura e correzione: durante questa fase il bambino toglie, aggiunge, cambia e corregge. Questa fase non si attua in genere prima degli 8 anni, e non è bene affrettare il processo.
  4. Pubblicazione: si rende pubblico il racconto. La pubblicazione può avvenire in vari formati: libro, libro illustrato, cartellone, rotolo, presentazione video, ecc…

Si possono organizzare delle riunioni tra l’insegnante e un bambino o un gruppo di bambini, per parlare insieme del loro lavoro. Queste riunioni sono parte integrante del processo di scrittura, se il bambino decide di pubblicare il suo scritto. Queste riunioni possono essere di quattro tipi:

  • Riunioni sul contenuto: hanno lo scopo di aiutare lo scrittore a fare chiarezza, discutendo su cosa è davvero importante nella storia.
  • Riunioni sul processo: hanno lo scopo di aiutare il bambino a porsi domande. L’insegnante chiede al bambino di spiegare i perché delle sue scelte; la riunione si conclude con la domanda: “Cosa dovrai fare dopo?”
  • Riunioni sulla redazione: queste riunioni si fanno quando il contenuto è già pronto e non ha bisogno di modifiche.
  • Riunioni di valutazione: queste riunioni hanno lo scopo di aiutare il bambino a comprendere cosa rende buono un testo scritto. I bambini imparano gradualmente a scegliere i propri lavori migliori per la pubblicazione.

Per la valutazione di un testo scritto, può essere di grande aiuto usare un questionario, come questo:

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Osservo la mia scrittura

Questo secondo questionario può essere utile per tutti i tipi di testo, come strumento per l’autocorrezione:

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Schede per la scrittura di didascalie

I bambini scrivono una didascalia in riferimento all’immagine che trovano sulla scheda. Al termine, chiediamo loro di condividere quello che hanno scritto con gli altri, di modo che tutti possano ascoltare anche ciò che hanno scritto i compagni.

Ho preparato una scheda bianca, su cui potete disegnare o incollare le immagini che vi sembrano più indicate per i vostri bambini, ed una serie si schede complete di immagini, pronte.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini delle frasi da completare

Il bambino sceglie una carta da copiare, e completa la frase. I bambini possono usare il dizionario, o chiedere a un amico di aiutarli con l’ortografia.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini delle similitudini da completare

Questo esercizio è indicato per bambini dopo i 9 anni. Il bambino sceglie un cartellino e completa la similitudine. E’ un esercizio molto utile anche come preparazione alla scrittura di poesie.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Schede questionario per la composizione di storie

Due bambini scelgono una scheda della serie, entrambi contribuiscono alla creazione della storia, a solo uno è lo “scriba”.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini di idee per comporre storie

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Scheda per scrivere dialoghi tra due persone

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini di idee per scrivere dialoghi

CARTELLINI DEI COMANDI per i primi esercizi di lettura e composizione

CARTELLINI DEI COMANDI per i primi esercizi di lettura e composizione, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Le serie comprendono:

  • Cartellini di comandi per i primi esercizi di lettura
  • Comandi per la composizione di parole
  • Comandi per la composizione di frasi
  • Comandi per la composizione di liste
  • Comandi per la composizione di una storia

e puoi scaricarli qui:

Troverai invece i cartellini dei comandi per l’analisi grammaticale tra gli esercizi dedicati alla presentazione delle parti del discorso.

Nella scuola d’infanzia, quando il bambino è pronto inizia a leggere spontaneamente ciò che compone con l’alfabeto mobile, ed in questa fase lo aiutiamo a scoprire che ora può conoscere anche il pensiero di altre persone.

L’esercizio dei comandi, che consiste nello scrivere frasi alla lavagna (o su foglietti di carta), davanti ai bambini, senza parlare, è di grande importanza. Se non parliamo, cioè se isoliamo il linguaggio scritto dal linguaggio parlato, il bambino percepisce in modo profondo il valore della scrittura, come vero linguaggio.

Questa esperienza rappresenta il primo avviamento alla scrittura creativa. La scrittura creativa si realizza quando pensiamo in termini di “vi mostro qualcosa che prima non c’era, un pensiero che era nella mia mente e che ora, grazie alla mia scrittura, posso mostrarvi”.

Il nostro compito è aiutare i bambini ad esporre i propri pensieri con chiarezza, ponendo attenzione alla sintassi ed allo stile, per contribuire allo sviluppo completo del bambino, in modo che possa raggiungere il suo massimo potenziale.

Il lavoro di sostegno alle capacità di scrittura dei bambini, nella scuola primaria, è molto articolato.

Lo studio della grammatica e della sintassi riveste grande importanza. Il materiale più interessante per i bambini è rappresentato dalle scatole grammaticali, soprattutto dopo gli 8 anni. Insieme al lavoro con materiali per l’analisi logica, sono strumenti preziosi per valutare le relazioni sintattiche tra le parole, e le sfumature stilistiche. Di grande importanza sono anche le carte dei comandi che introducono le parti del discorso e le loro classificazioni, e che contribuiscono indirettamente alla comprensione del linguaggio da parte del bambino ed al miglioramento della scrittura.

L’esperienza dimostra che, dopo aver presentato ai bambini i primi cartellini dei comandi, si verifica in classe l’esplosione di una nuova attività. I bambini desiderano continuare a scrivere comandi per gli amici, ne inventano e li leggono ai loro compagni, chiedono loro di interpretare i comandi che hanno scritto.

Se la frase non è scritta in modo corretto, l’errore si rileva automaticamente, e il bambino che ha scritto il comando vede eseguire davanti a sé un’azione diversa da quella che aveva in mente. Capisce così di avere espresso il suo pensiero in modo scorretto o inadeguato, e si mette spontaneamente al lavoro per correggere l’errore.

L’uso dei cartellini dei comandi mostra non solo la capacità dei bambini di scrivere in modo spontaneo, ma anche la loro tendenza a scrivere in modo chiaro e comprensibile agli altri. Quando i bambini sono presi da questa passione per l’espressione accurata dei loro pensieri, la chiarezza diventa l’obiettivo dei loro sforzi. Si dedicano con entusiasmo alla ricerca delle parole giuste, e sentono che non ci sono mai troppe parole per costruire con esattezza il proprio pensiero.

Questa è una serie di comandi semplici. I cartellini vanno distribuiti tra i bambini, che vanno al loro banco a leggerli (mentalmente), e li eseguono, mostrando così di averli compresi. Dopo alcuni di questi esercizi, lasciare che i bambini compongano i propri comandi per i compagni. Gli ultimi comandi di questa serie sono quelli inventati nella Casa dei Bambini di Maria Montessori, inventati dai suoi alunni.

LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE

LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE fa parte del quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori.

Per approfondire e accedere a tutto il materiale relativo vai qui:

Qui di seguito trovi due versioni del racconto e l’albero linguistico, scaricabile e stampabile in formato pdf.

La storia viene ulteriormente sviluppata in seguito, con la storia delle origini della lingua italiana e con la storia delle origini della lingua inglese.

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LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
pdf qui: 

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Prima versione

Gli studiosi credono che le lingue attuali siano divise in famiglie. Alcune sono parenti vicine, diciamo sorelle, altre parenti di secondo o terzo grado. Un modo per riconoscere lingue che provengono dalla stessa famiglia linguistica è confrontare le parole che esse usano per chiamare i numeri. Tutti i popoli, infatti, hanno la necessità di contare.

Oggi, circa la metà della popolazione mondiale parla una lingua della famiglia indo-europea, mentre l’altra metà parla lingue di altra provenienza.

La maggior parte delle famiglie linguistiche europee sono legate le une alle altre, ed hanno un’origine comune, una lingua madre chiamata lingua proto-indoeuropea. Le prime persone che parlavano questa lingua, di cui non abbiamo testimonianza, provenivano dalle steppe della Russia, erano pastori nomadi che viaggiavano alla ricerca di pascolo. Si muovevano velocemente perché avevano addomesticato i cavalli, ed avevano carri a ruote trainati da buoi. Come arma avevano delle asce: lo sappiamo perché abbiamo trovato le loro tombe, ed abbiamo scoperto che seppellivano i loro uomini accanto alle loro armi. Le donne venivano sepolte coi loro gioielli d’ambra. Quando questo popolo giunse in Europa, venne in contatto con le popolazioni locali. Si trattava di agricoltori sedentari, che vivevano in villaggi sparsi, e seppellivano i loro morti in grandi tombe megalitiche. Gli uomini con le asce non furono gli unici a raggiungere l’Europa in quel periodo. Abbiamo testimonianze anche del popolo della ceramica campaniforme, proveniente dalla Spagna, che deve questo nome all’uso di fabbricare vasi a forma di campana, e forse conoscevano la tecnica della produzione della birra. Conoscevano anche il bronzo, perché abbiamo trovato coltelli, lance, punte di freccia e gioielli di questo materiale. Probabilmente svolgevano attività di scambio e commercio con gli agricoltori. Questi popoli si mescolarono tra loro, e probabilmente nacque così una lingua comune, che doveva essere il proto-indoeuropeo.

Circa 4.000 anni fa, pare che queste popolazioni cominciarono a muoversi in direzioni diverse, allontanandosi dalle pianure dell’Europa centrale in cui si erano stabiliti in origine. Alcuni si diressero verso Oriente ed altre verso Occidente, e viaggiando incontravano altre popolazioni, che parlavano altre lingue. Così ogni popolazione sviluppò da quella che era una lingua comune, una propria variante. Anche la nostra lingua è nata così.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Seconda versione

È esistita una lingua uguale per tutti gli uomini, che poi si è diversificata? Da dove viene la nostra lingua? Chi l’ha parlata per primo? Come si sentivano gli uomini quando pronunciarono le prime parole? Quanto tempo fa gli uomini hanno cominciato a parlare? Quando l’Italiano è nato, somigliava a quello che parliamo noi?

Secondo gli studiosi, tutte le lingue europee, persiane e indiane, con poche eccezioni, appartengono ad uno stesso gruppo linguistico. Secondo i Filologi questo gruppo di lingue, chiamato gruppo Indo-europeo, si è diffuso a partire da un punto di origine comune, in un dato momento storico. Si pensa che l’antenato delle lingue indo-europee fosse una lingua parlata da un popolo nomade dedito alla pastorizia, che dalla Russia si spostò verso l’Europa centrale, circa 4.000 anni fa.

Chi erano questi pastori nomadi? Cosa trovarono quando arrivarono in Europa?

Non si sa con certezza, ma si ipotizza che 4.000 anni fa l’Europa fosse un territorio poco popolato, dove gli uomini vivevano divisi in villaggi agricoli (non città). Questi agricoltori erano viaggiatori che via via, provenendo da altre zone, si insediavano dove le condizioni erano più favorevoli all’agricoltura, portando con sé la propria cultura, e i propri usi e costumi. Di questa epoca rimangono le costruzioni megalitiche: grandi tombe funerarie per le sepolture comuni, ad esempio. Probabilmente si dedicavano anche agli scambi e al commercio. Conosciamo una popolazione tra queste, chiamata Cultura del vaso campaniforme, per via dei resti di vasi di ceramica a forma di campana che abbiamo rinvenuto.

Ebbene, tutte queste persone vivevano insieme in modo relativamente pacifico, quando sulla scena irruppe la popolazione dei pastori nomadi di cui abbiamo parlato, e che chiamiamo Popolo dell’Ascia. Il Popolo dell’Ascia si muoveva da un luogo all’altro e non era così pacifica. L’ascia era la loro arma caratteristica: si trattava di asce di guerra fatte di rame o di pietra levigata. Poiché sono state trovate alcune delle loro tombe, sappiamo qualcosa del loro culto dei morti. Nelle loro tombe, gli uomini sono sempre distesi sul fianco destro e con la testa rivolta verso est e i piedi ad ovest. Il volto era girato verso sud, le gambe erano piegate e, nel caso degli uomini, davanti ai loro occhi venivano poste le loro asce. Cercando di interpretare questo modo di seppellire i morti, si è pensato che questi uomini adorassero il sole, ma non ne possiamo essere certi.

Gli studiosi pensano che questi uomini, comunque, parlassero una lingua che può essere l’antenato comune delle lingue indo-europee, chiamata Proto-indoeuropeo, la bisnonna della nostra lingua. Questa popolazione era in grado di muoversi molto velocemente perché aveva addomesticato il cavallo e aveva imparato ad utilizzare la ruota. Costruiva quindi carri trainati da cavalli o da buoi.

LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE

THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES It is part of the framework of the MONTESSORI FOUR GREAT LESSON. Below are two versions of the story and the linguistic family tree.

The story is further developed later, with the story of the origins of the Italian language and the history of the origins of the English language.

here: Linguistic Family Tree

MONTESSORI FOUR GREAT LESSON
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES
First version

Researchers think that the present languages are divided into families. Some are close relatives, say sisters, other relatives of second or third degree. One way to recognize that languages come from the same language family is to compare the words they use to call the numbers. All peoples, in fact, need to count.

Today, about half the world’s population speaks a language of the Indo-European family, while the other half speak languages from other sources.

Most language families in Europe are linked to each other, and have a common origin, a native language called Proto-indoeropean.

The first people who spoke this language, we have not evidence, came from the steppes of Russia, were nomads who traveled in search of grazing. They moved quickly because they had domesticated horses, and had wheeled carts pulled by oxen. As weapons they had axes: we know this because we found their graves, and we found that buried their men next to their weapons. Women were buried with their amber jewelry.

When these people came to Europe, he came into contact with local people. They were sedentary farmers, who lived in scattered villages, and buried their dead in large megalithic tombs.

Men with axes were not the only ones to reach Europe in that period. We have also testimonies of the people of ceramics Belldirectly coming from Spain, so named because manufactured vessels bell-shaped, and perhaps knew the technique beer brewing. Also knew the bronze, because we found knives, spears, arrowheads and jewelry of this material. Probably they held exchange activities and trade with the farmers. These peoples were mingled with each other, and was probably born in this way a common language, which was to be the proto-Indo-European.

About 4,000 years ago, it seems that these people began to move in different directions, moving away from the lowlands of central Europe where they were originally established. Some made their way to the East and the other towards the West, traveling and met other people who spoke other languages. So every population grew from what was a common language, its own variant. Even our language was born in this way.

MONTESSORI FOUR GREAT LESSON
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES
Second version

It existed a language equal for all men, which later diversified? Where it comes from our language? Who has spoken it first? What men felt when they uttered the first words? How long ago people began to talk? When English is born, it resembled the English that we speak?

According to scientists, all European languages, Persian and Indian, with few exceptions, belong to the same language group. According Philologists this group of languages, called the Indo-European group, has spread from a common point of origin, at a given moment in history. It is thought that the ancestor of the Indo-European languages, was a language spoken by a nomadic people devoted to the sheep, who moved from Russia to Central Europe, about 4,000 years ago.

Who were these nomadic shepherds? What they found when they arrived in Europe?

It is not known with certainty, but it is assumed that 4,000 years ago Europe was a sparsely populated territory, where men lived, divided into agricultural villages (not city). These farmers were travelers who gradually, coming from other areas, came to settle where conditions were more favorable to agriculture, taking with them their culture, and their customs and traditions. Of this time remain the megalithic constructions: big funerary tombs for common burials , for example. Probably they dedicated themselves to trade and commerce. We know a population of these, called Bell Beaker Culture, because of the remains of ceramic pots shaped bell that we found.

Well, all these people lived together relatively peacefully, until the population of nomadic shepherds that we talked about, and we call the People of the Axe, burst onto the scene. The People of the Axe, moving from place to place and it was not so peaceful. The ax was their characteristic weapon: it was axes of war made of copper or polished stone. For we have found some of their graves, we know something of their cult of the dead. In their graves, the men are always lying on his right side with the head turned towards east and feet turned towards west. The face was turned towards the south, the legs were bent and, in the case of men, before their eyes were put their axes. Trying to interpret this way of burying the dead, the scientists thought that these men should worship the sun, but we can not be certain.

Researchers think that these men, however, spoke a language which can be the common ancestor of the Indo-European languages, called Proto-indoeropeo, the great-grandmother of our language. This population was able to move very quickly because he had tamed the horse and had learned to use the wheel. Then built carts pulled by horses or oxen.

LA STORIA DEGLI ALFABETI

LA STORIA DEGLI ALFABETI che presento qui è una versione molto dettagliata della storia della scrittura, dalle pitture rupestri all’ebook. Vengono inoltre presentate molte curiosità sulla scrittura e gli alfabeti di tutto il mondo. Nella seconda parte del racconto le lettere vengono presentate una ad una, raccontando di ognuna l’evoluzione storica dal sinaitico ad oggi. Il racconto è accompagnato da nomenclature e dalle schede riassuntive lettera per lettera. La STORIA DEGLI ALFABETI fa parte del quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori; per saperne di più ed accedere a tutto il materiale relativo vai qui:

LA STORIA DEGLI ALFABETI – Materiale utile per la presentazione:

  • Carte illustrate per la storia degli alfabeti

  • Schede della storia delle lettere dell’alfabeto

LA STORIA DEGLI ALFABETI – Racconto:

Gli esseri umani vivono su questo pianeta da migliaia di anni, e fin dall’inizio hanno avuto bisogni di parlare tra loro. A volte possiamo comunicare con gli altri senza emettere suoni: possiamo usare le espressioni facciali, o i gesti, o entrambi. Ma il modo più importante che gli esseri umani hanno di comunicare tra loro è il linguaggio. Originariamente, il linguaggio era esclusivamente orale: le persone, semplicemente, parlavano tra di loro. Ma la lingua parlata non consente di tenere traccia di ciò che è stato detto, e non consente di comunicare con le persone lontane. Così, alla fine, le persone hanno ideato il linguaggio scritto, che consente di fare entrambe le cose.

Tutte le lingue utilizzano simboli: segni o immagini che rappresentano cose reali o idee. Gli antichi Egizi usavano disegni che rappresentavano parole. Potevano fare questi disegni sulla pietra, o su rotoli di papiro. A migliaia di chilometri di distanza, gli antichi Cinesi svilupparono un sistema di scrittura composto da caratteri che significavano parole o idee. Questo popolo utilizza lo stesso sistema ancora oggi.

Talvolta si usano anche disegni che rappresentano una sorta di rebus, un simbolo complesso che contiene sia immagini, sia parole, da decifrare.

I simboli servono spesso anche a dare indicazioni rapide di regole, direzioni, luoghi, come avviene per la segnaletica stradale, i cartelli nei bagni pubblici, ecc…

Oggi la maggior parte di ciò che scriviamo è composto da parole, piuttosto che da disegni. Per migliaia di anni, tuttavia, dalle pitture rupestri agli antichi Egizi, le immagini furono l’unico tipo di scrittura.

Ma è molto difficile disegnare un’immagine di tutto ciò che gli esseri umani possono pensare. Come possiamo fare un disegno di “ieri”, o di “freddo”, o di “possibile”?

Gli uomini, per questo motivo, resero i loro disegni sempre più astratti, e dopo molti secoli, scoprirono anche che potevano utilizzare i loro disegni per rappresentare non le cose che vedevano o toccavano o pensavano, ma i suoni della loro lingua.

Queste “immagini sonore” sono chiamate lettere, simboli che stanno al posto dei suoni che compongono tutte le nostre parole. Così ogni lingua ha bisogno di un numero relativamente ridotto di lettere per essere scritta. Un elenco, fatto secondo un ordine particolare, di tutte le lettere usate per scrivere una data lingua, viene chiamato alfabeto. Nessuno sa precisamente quando o dove gli uomini abbiano per la prima volta costruito un alfabeto, sappiamo che l’alfabeto che usiamo noi oggi ha origine dagli antichi alfabeti usati in Medio Oriente.

Gli scienziati che studiano la storia delle lingue, hanno stabilito che le origini del nostro alfabeto risalgono al 2.000 aC, cioè a più di 4.000 anni fa. Questi scienziati studiano le lingue antiche, ed esaminano le tavolette di argilla e le iscrizioni che vengono rinvenute durante gli scavi archeologici. Poi confrontano quello che trovano in un dato luogo con i reperti trovati in altri luoghi. Spesso è molto difficile capire esattamente cosa significhino i segni di queste iscrizioni antiche. Molti esemplari di antiche scritture sono andati perduti nel corso dei secoli, per cui sono molte le cose che non possiamo dare per certe. Anche oggi gli studiosi continuano ad indagare le antiche iscrizioni, per conoscere meglio la storia del nostro alfabeto.

Come ha fatto un alfabeto nato 4.000 anni fa a diventare l’alfabeto che usiamo oggi? Attraverso le migrazioni dei popoli, il commercio e le guerre di conquista.

Il nostro alfabeto si è evoluto, nel corso di molti secoli, nei paesi del Mediterraneo. L’alfabeto SINAITICO, creato nella penisola del Sinai, ha rappresentato un grande passo avanti nella storia della comunicazione umana. Era più facile da imparare, le immagini erano molto semplificate, e le lettere avevano la stessa funzione che hanno negli alfabeti fenicio, greco e latino. Più tardi si è rivelato utile anche per scrivere lingue diverse, come l’Inglese, lo Spagnolo, il Tedesco, il Polacco, il Turco e perfino l’Hawaiano. Le lettere che utilizziamo oggi derivano quindi dai geroglifici egizi, che sono stati presi in prestito dai popoli della penisola del Sinai, e trasformati in lettere. Queste lettere poi sono state prese in prestito dai Fenici, che le hanno trasmesse ai Greci. I Greci le hanno prestate ai Romani, e questi le hanno trasmesse a noi.

Solo pochi anni fa gli scienziati hanno trovato nella Valle del Nilo una parete rocciosa scolpita con simboli, che avevano circa 4.000 anni. Scoprirono che i simboli non rappresentavano cose o idee, ma suoni. Queste iscrizioni, dunque, rappresentano l’esemplare dell’alfabeto più antico. Le incisioni, probabilmente, non furono eseguite da Egizi, ma dai minatori e dagli altri lavoratori stranieri che provenivano dalla penisola del Sinai.

Il popolo che viveva nella penisola del Sinai aveva regolari scambi commerciali con l’Egitto, quindi aveva familiarità con la loro scrittura geroglifica. Molte delle lettere che essi crearono, pensano gli studiosi, sono basate sui simboli egizi. La loro scrittura si sviluppò intorno al 1.500 aC ed il loro alfabeto era composto da 18 lettere.

I Fenici, che vivevano sulla costa mediterranea nei pressi della penisola del Sinai, adattarono l’alfabeto sinaitico alla propria lingua. Il loro alfabeto si sviluppò tra il 1.000 e l’800 aC, ed aveva 20 lettere. I Fenici erano grandi costruttori di navi ed abili marinai, e vendevano e compravano merci in tutti i Paesi del Mediterraneo. Il loro alfabeto così si diffuse rapidamente nei Paesi con i quali avevano scambi commerciali, inclusa la Grecia.

Intorno all’800 aC i Greci cambiarono la forma della maggior parte delle lettere fenicie, e ne aggiunsero alcune altre. Questo si è dimostrato molto utile, perché la lingua greca era molto diversa da quella fenicia. I Greci portarono il loro alfabeto in tutte le colonie che fondarono nei Paesi del Mediterraneo.

Nel 200 aC i Romani, che vivevano nella penisola italica, presero il posto dei Greci come popolo più potente del Mediterraneo. Ben presto estesero il loro impero al Portogallo, la Spagna, la Francia ed altre regione europee, tra le quali la Gran Bretagna. Ovunque sono arrivati, hanno portato il loro alfabeto con loro.

Ma che suono avevano queste lettere antiche? Non possiamo essere sicuri del suono esatto che le lettere dei primi alfabeti rappresentavano. Gli scienziati ritengono che ALEPH fosse un suono gutturale simile alla pronuncia della nostra H. In generale le consonanti sono pronunciate arrestando o limitando il flusso d’aria mentre parliamo, mentre le vocali si pronunciano senza interferire col flusso dell’aria. Nelle lingue semitiche, come l’antico Sinaitico e il Fenicio o l’Ebraico e l’Arabo moderni, le parole vengono scritte senza vocali. Le vocali vengono pronunciate parlando, ma non vengono trascritte. I popoli semitici, dal senso dalla frase, sono in grado di capire quali siano le vocali da usare.  Ad esempio, se noi scriviamo L BMBN ST CRRND, dovremmo essere in grado di leggere LA BAMBINA STA CORRENDO.

Chi chiamò “alfabeto” l’elenco delle lettere? La parola ALFABETO deriva dal nome delle prime due lettere greche, ALFA e BETA. Non furono i Greci ad aver avuto l’idea di alfabeto, ma ci hanno dato il nome. I Romani all’inizio chiamarono il loro elenco di lettere LITERAE (lettere) o ELEMENTA (elementi), una parola che può derivare dalla sequenza LMN che si trova nel mezzo della lista. Tuttavia, già nel III secolo aC era in uso la parola ALPHABETUM, derivata dalle prime due lettere dell’alfabeto greco, e che divenne poi la nostra parola ALFABETO.

I Greci furono i primi ad usare, per le lettere, dei nomi che non avevano altri significati. Per i Fenici, la parola ALEPH era sia il nome di una lettera, sia la parola per dire BUE; BETH era sia il nome della lettera sia la parola per dire CASA; GIMEL era sia il nome di una lettera, sia un bastone che si usava per cacciare. Invece, per i Greci, le parole ALPHA, BETA, GAMMA, erano solo nomi di lettere che rappresentavano, con la loro iniziale, un suono.  Non avevano altri significati.

I Romani furono i primi a citare le loro lettere, non con il loro nome, ma con il loro suono, come facciamo noi oggi quando invece di dire A BI CI DI E EFFE, diciamo A B C D E F. I Greci invece usavano nominarle come ALFA BETA GAMMA DELTA, ecc…

Nessuno sa perché le lettere dell’alfabeto appaiono nell’ordine in cui le vediamo, ma sappiamo che hanno mantenuto lo stesso ordine dal tempo dei Fenici. L’ordine alfabetico ci aiuta ad organizzare le informazioni. Un dizionario che elenchi migliaia di parole in ordine sparso, sarebbe impossibile da consultare.

Durante le Olimpiadi moderne, la squadra della Grecia, che è stata la sede delle prime Olimpiadi della storia, entra in campo sempre per prima, la squadra del Paese ospitante sempre per ultima, mentre tutte le altre squadre entrano in ordine alfabetico, a seconda della lingua che si parla nel Paese ospitante. Se ad esempio le Olimpiadi si svolgono in un Paese dove si parla Inglese, gli USA entrano quasi per ultimi, come il Regno Unito (United Kingdom). Quando si svolgono in paesi di lingua Francese o Spagnolo, gli USA entrano molto prima, perché in Francese si chiamano ETATS UNIS e in Spagnolo ESTADOS UNIDOS.

Le lingue non condividono tra loro tutti gli stessi suoni. Ci sono suoni che esistono in una lingua, ma non esistono in un’altra. Ad esempio ad un Tedesco, i suoni di v e di w della lingua inglese sembrano identici, ma non lo sono per gli Inglesi. Nel passaggio dell’alfabeto da un popolo all’altro, quindi da una lingua all’altra, avveniva che l’alfabeto straniero non rispondesse a tutte le esigenze della lingua che voleva adottarlo. Ad esempio i Greci, per scrivere il Greco, non avevano bisogno di alcune delle consonanti usate dei Fenici per scrivere il Fenicio. Per questo, ad esempio, i Greci presero dall’alfabeto fenicio ALEPH HE e KHETH, che erano consonanti, e le usarono come vocali per ALFA, EPSILON ed ETA.

Le lingue che si parlano oggi nel mondo hanno più suoni di quelli espressi nei loro alfabeti. Ad esempio l’alfabeto inglese ha 26 lettere, ma si è calcolato che, a seconda dell’accento, la maggior parte degli anglofoni usano più di 40 suoni differenti. Quindi, molte delle nostre lettere rappresentano in realtà più di un suono. Ad esempio, in Italiano, la lettera O si scrive nello stesso modo in ORMA e in ORO, ma i suoni sono diversi: è chiusa in orma ed è aperta in oro.

Molte lingue usano le stesse lettere, ma spesso abbinandole a suoni diversi. Ad esempio lo Spagnolo, il Tedesco e l’Inglese hanno nel loro alfabeto la lettera J. In Inglese questa lettera si chiama JAY e sta per g dolce. In Spagnolo si chiama JOTA e ha un suono simile alla H aspirata. In Tedesco si chiama JOT e ha un suono simile ad Y. Stessa lettera, lingue diverse, suoni diversi. Le persone sono molto brave ad utilizzare lo stesso alfabeto, ma adattandolo ai suoni della propria lingua.

L’alfabeto più diffuso nel mondo oggi è l’alfabeto latino, quello utilizzato dagli antichi Romani molti secoli fa. Quando gli eserciti romani conquistarono l’Europa, i popoli che vivevano in Spagna, Francia, Germania, Italia, Scandinavia ed Inghilterra cominciarono a scrivere nelle loro lingue, ma utilizzando l’alfabeto latino. Questi paesi poi diffusero le loro culture nelle loro colonie che fondarono in Asia, Africa e nelle Americhe, così anche i popoli di questi continenti utilizzarono l’alfabeto latino. Poiché, come abbiano detto, ogni lingua può avere dei suoni che altre lingue non hanno, i vari popoli hanno dovuto inventare dei modi per utilizzare le lettere esistenti nell’alfabeto latino, per rappresentare più suoni differenti. L’Inglese, ad esempio, a volte combina più lettere insieme per rappresentare alcuni dei suoi suoni, ad esempio CH, SH, TH. Succede anche in italiano con SC SCH GL GN ecc… In Italiano, ed anche in Spagnolo R è diverso da RR o L è diverso da LL.

Oltre all’alfabeto latino, si sono diffusi nel mondo altri alfabeti, di origine comune a quello latino, come l’alfabeto ebraico e quello arabo, che derivano dall’alfabeto fenicio, e l’alfabeto cirillico, usato in Russia e in Europa Orientale, che deriva dall’alfabeto greco.

La maggior parte delle scritture moderne si leggono da sinistra a destra. Ma l’antico Greco si scriveva in entrambe le direzioni, in questo modo: la prima riga procedeva da sinistra a destra, poi giunti al margine, la seconda riga proseguiva a ritroso nel senso opposto, con un procedimento a nastro.  Questo modo di scrivere si chiama scrittura BUSTROFEDICA perché aveva un andamento che ricordava il bue che ara i campi (dal greco “bue” e “invertire”).

Leggere il Latino non è per noi così semplice, perché essi usavano solo le lettere maiuscole e non avevano alcun segno di interpunzione, nemmeno gli spazi tra una parola e l’altra. Le frasi, allo stesso modo, non erano separate tra loro. Ad esempio, questa spiegazione sarebbe risultata così:

Siccome era molto difficile leggere una scrittura simile, i Romani stessi, col passare del tempo, si stancarono, e cominciarono a mettere uno spazio tra una parola e l’altra e un punto simile a questo ∙ alla fine di ogni frase.

Gli Egizi hanno inventato un supporto per la scrittura chiamato papiro e che fabbricavano con una pianta che cresceva lungo le sponde del fiume Nilo. La superficie del papiro era molto facile da disegnare. Il papiro però era molto costoso, e le persone, per risparmiare, scrivevano su entrambe le facciate di ogni foglio. Per questo hanno inventato colori che potevano essere lavati dai papiri, per poterli utilizzare più volte. L’inchiostro nero veniva prodotto con fuliggine mischiata a polpa di papiro.

Le popolazioni della penisola del Sinai ed i Fenici usavano invece delle tavolette di argilla. Disegnare immagini perfette sulla creta molle non è facile, e questo può essere uno dei motivi per cui gli alfabeti si sono sviluppati proprio in queste regioni.

I Romani usavano sia rotoli di papiro, sia tavolette d’argilla. Spesso scolpivano le loro iscrizioni nella pietra, soprattutto sulle pareti degli edifici pubblici e sui monumenti. Molti Romani usavano anche portare con sé delle piccole tavolette di legno spalmate di cera, per scrivere. Riscaldando la cera potevano fare TABULA RASA, cancellare quello che avevano scritto prima, e scrivere qualcosa di nuovo.

A partire dal Medioevo si iniziò a scrivere su pelli di animali appositamente preparate, e chiamate pergamene. La più preziosa era la velina. Sia la pergamena comune, sia la velina, erano materiali estremamente costosi, e questo limitava la quantità di scritti realizzabili.

La carta, inventata in Cina nel I secolo aC, non raggiunse l’Europa prima del XII secolo dC. Fino a quando non furono messi a punto sistemi di produzione in serie, cosa che avvenne molti secoli dopo, la carta era un lusso riservato a pochi.

Con l’invenzione della stampa, sempre più persone hanno imparato a leggere e scrivere. Siccome scrivere ogni lettera staccata richiede più tempo, per una scrittura a mano più veloce si è ideato il corsivo. Nel corsivo la forma delle lettere è cambiata per permettere di collegarle tra loro, senza dover staccare la penna dal foglio tra le lettere della stessa parola. Il corsivo è stato inventato in Italia nel Medioevo.

I Romani incidevano spesso messaggi nella pietra. Essi scoprirono che l’aggiunta di un breve trattino alle estremità delle lettere aiutava a scriverle più ordinato e proporzionato. Questo trattino è chiamato SERIF, che in Francese significa LINEA.

In tempi moderni, con l’evoluzione della stampa e soprattutto con la scrittura al computer, sono comparsi nuovi stili tipografici di scrittura (detti FONT) e nuovi caratteri. Le persone preferiscono usare quelli più semplici e stilizzati, per questo molti FONT hanno eliminato i trattini dell’alfabeto latino, e per questo si chiamano SANS SERIF, che in Francese significa SENZA LINEA.

Quando scriviamo al computer, per prima cosa possiamo scegliere il font che desideriamo. In secondo luogo possiamo scegliere di scrivere coi caratteri normali, oppure di usare (per tutto il testo o solo per isolare alcune parole o frasi), il CORSIVO, il GRASSETTO, o il SOTTOLINEATO.

Nel CORSIVO, in genere le lettere sono inclinate verso destra ed appaiono più leggere.

Per evidenziare le parole si usa il GRASSETTO. I caratteri in grassetto sono più pesanti e più scuri delle lettere stampate coi caratteri normali.

Anche il SOTTOLINEATO, che fa apparire una riga continua al di sotto dei caratteri, è un modo di evidenziare parole o frasi.

Prima di Johannes Gutenberg, che visse nella metà del 1.400, la scrittura era eseguita solo a mano. Gutenberg portò due importanti innovazioni. Una fu l’invenzione dei caratteri mobili, cioè di piccoli timbri di metallo per ogni lettera dell’alfabeto. L’altra fu la macchina da stampa, che permetteva di realizzare centinaia di copie di un libro da una stessa matrice.

La stampa e la tipografia cambiarono molto poco nel corso del tempo, fino al XIX secolo, quando vennero inventate macchine che potevano impostare automaticamente i caratteri di un’intera riga o anche di un’intera pagina. Nel XX secolo la stampa si è così evoluta che oggi interi libri, sia composti da caratteri tipografici, sia da immagini, come ad esempio i libri d’arte, vengono composti al computer e stampati grazie ad enormi macchinari automatizzati.

Gli alfabeti sono utilizzati in tutto il mondo. Secondo alcune stime, più di tre quarti delle lingue del mondo utilizzano alfabeti, e circa il 60% della popolazione mondiale parla lingue che hanno un alfabeto scritto. Milioni di persone nel mondo, per lo più in Asia, usano simboli basati su immagini, che sono chiamati LOGOGRAMMI (simboli di parole) o IDEOGRAMMI (scrittura di idee).

Molte lingue indiane usano un alfabeto chiamato DEVANAGARI. Questo alfabeto utilizza lettere che appaiono molto diverse da quelle dell’alfabeto latino, ma in alcune di esse gli scienziati vedono delle somiglianze con le lettere dell’alfabeto fenicio.

In tutte le altre parti del mondo, domina l’alfabeto latino. Sviluppato in origine dai popoli della penisola del Sinai, l’alfabeto è stato adottato ed elaborato dai Fenici e dai Greci, e si è trasmesso fino a noi grazie ai Romani, lungo una lunga storia di scambi commerciali, guerre di conquista e migrazioni. Con l’alfabeto latino si scrivono decine di lingue diverse. Anche molte delle lingue che non usano le lettere latine, hanno alfabeti che mostrano somiglianze con quello latino, a dimostrare che sono tutti un regalo che ci è stato fatto dai popoli del Medio Oriente.

Che vantaggi ha usare un alfabeto?

Per prima cosa, è un sistema semplice da imparare. Per imparare l’Italiano, ad esempio, abbiamo bisogno di imparare solo 21 lettere, per imparare l’Inglese ne occorrono 26. Per imparare la scrittura cinese è necessario, invece, conoscere alcune centinaia di segni diversi. Inoltre scrivere o stampare le lettere dell’alfabeto è più semplice che riprodurre centinaia di simboli singoli diversi.

Nell’era dell’elettronica, inoltre, le testiere dei nostri computer sono molto semplici e veloci da usare, grazie al fatto che i nostri alfabeti hanno bisogno di poche lettere. Così l’alfabeto, creato molto tempo fa in Medio Oriente, rende un buon servizio anche oggi, favorendo la comunicazione e rendendola facile ed efficace.

Se confrontiamo tra loro le prime due lettere degli alfabeti di diverse lingue tra loro, possiamo accorgerci che alcune lettere sono simili per forma, ed alcune, pur essendo diverse per forma, hanno nomi molto simili.

Lo studio delle lingue antiche è una scienza. Come in tutte le scienze, le nuove scoperte possono portare a nuove conclusioni. Gli scienziati possono essere in disaccordo sul significato di simboli che risalgono a più di 3.000 anni fa.

Questa tabella mostra, per ogni lettera, sia ciò che gli scienziati danno per certo, sia ciò che è ancora oggetto delle loro investigazioni.

LETTERA A
Nell’antichità, il bue era nei paesi del Medio Oriente un animale prezioso. Veniva usato per tirare l’aratro e preparare i campi di grano e di cotone, e per trasportare l’acqua che serviva ad irrigare i campi. I buoi, inoltre, fornivano la carne per nutrirsi e le pelli per vestirsi e costruire le tende. Il nome semitico di questo utilissimo animale era ALEPH, e la sua immagine divenne la prima lettera dell’alfabeto sinaitico. Originariamente, infatti, questa lettera sembrava una testa di bue. Quando i Greci presero in prestito questa lettera, la chiamarono ALPHA.

LETTERA B
A prima vista, la lettera B non sembra un bel posto in cui vivere, ma in origine rappresentava proprio questo: BETH, cioè casa. L’antica parola beth delle lingue del Medio Oriente si trova nel nome di alcune città, ad esempio BETHLEMME che significa “casa del pane”.
La lettera nell’alfabeto sinaitico rappresenta probabilmente la piantina di una casa con una sola stanza. Nell’alfabeto fenicio aveva una punta verso alto, indicando forse una tenda.
Nell’alfabeto greco, la lettera all’inizio aveva due punte, e si chiamava BETA. Poi cominciarono ad arrotondare le punte facendo somigliare la lettera a quella che noi usiamo oggi.

LETTERE C e G
Nel mondo delle lettere, G è parente stretta di C. Infatti, nell’alfabeto sinaitico e in quello fenicio, la lettera C era un modo di scrivere il suono G. Il suo nome era GIMEL. Alcuni linguisti credono che derivasse da una parola che significa “bastone da lanciare”, uno strumento usato per cacciare gli animali. Altri, invece, fanno risalire la parola al nome del cammello. La forma della lettera fenicia ricorda una gobba di cammello. Altri ancora, facendo riferimento alla forma che ha nell’alfabeto sinaitico, suggeriscono che la parola significasse angolo. Quando i Greci hanno preso in prestito questa lettera, l’hanno chiamata GAMMA e l’hanno utilizzata per il suono G. I Romani hanno aggiunto una linea e ne hanno arrotondato la forma. In origine, la usavano sia per il suono G sia per il suono K. Non sappiamo perché l’abbiano fatto, perché l’alfabeto greco aveva già una lettera per il suono K. La nuova lettera aveva una forma molto simile alla C, ma con l’aggiunta di una linea posta di traverso, per non confondere le due lettere tra loro. Uno scrittore romano riferisce che fu un maestro, ex schiavo, di nome Spurio Carvilio, ad aver introdotto la lettera G nell’alfabeto latino, intorno al 240 aC, ma la notizia non può essere considerata certa.

LETTERA D
Gli studiosi sono abbastanza certi del fatto che la nostra lettera D ha avuto origine dalla lettera DALETH dei Fenici, parola che nella loro lingua significava PORTA. Quello che non è chiaro è perché la lettera somigli così poco a una porta. Alcuni studiosi affermano che il carattere fenicio rappresenta un pannello decorato di una porta di legno. Altri pensano che rappresenti una pelle animale che serviva a coprire l’ingresso a una tenda. Un’altra idea è che la forma della lettera Daleth deriva dalla lettera D dell’alfabeto sinaitico, chiamata DAG, che era un pesce. Dopo 4.000 anni, è difficile affermare una qualsiasi cosa con certezza. Qualunque sia stata l’origine del segno, i Greci trasformarono la porta fenicia in triangolo equilatero e la chiamò DELTA. Noi oggi usiamo questa parola per indicare il pezzo di terra, o meglio di limo, che si forma alla foce dei fiumi. In un certo senso, il delta è la porta del fiume.

LETTERA E
L’origine della lettera E è incerta. Il simbolo sinaitico somiglia ad una persona che tiene le braccia alte verso il cielo, e forse indica una persona che sta pregando. Può anche significare, semplicemente, ALTO. La maggior parte degli studiosi di oggi credono che il disegno rappresenti una persona che esprime sorpresa. Il simbolo fenicio per la lettera E sembra completamente diverso, e alcuni lo interpretano come FINESTRA. Qualunque sia il suo significato, si trattava di una consonante, sia nel Sinaitico sia nel Fenicio. Quando fu presa in prestito dai Greci, divenne la vocale EPSILON, che aveva il suono della e breve. I Greci usavano  una lettera diversa per il suono della E lunga.

LETTERE F U V W Y
Cinque delle nostre lettere, F, U, V, W e Y provengono tutte dalla lettera VAU dell’alfabeto sinaitico. Durante i suoi viaggi attraverso i secoli, alla lettera VAU successero cose molto interessanti. Nella penisola del Sinai la consonante VAU era scritta con una curva o un cerchio posti sopra un’asta, ed aveva probabilmente il suono V. I Fenici cambiarono la parte superiore della lettera, la chiamarono WAW e si pensa la pronunciassero W. I Greci la trasformarono in due lettere separate nel loro alfabeto: spostando la parte superiore su di un lato crearono la lettera DIGAMMA, che era una consonante dal suono W. Il suono era piuttosto raro nella lingua greca, per cui questa lettera non era molto usata, ed alla fine fu eliminata dal loro alfabeto; arrotondando la parte superiore della lettera fenicia, crearono una vocale, UPSILON, che rappresenta il suono U.
I Romani presero in prestito sia DIGAMMA sia UPSILON. Con digamma crearono una consonante che rappresentava il suono F. Poi eliminarono il gambo dell’upsilon e la usarono come consonante per il suono  V e come vocale per il suono U. Dopo molti secoli, i Romani cominciarono a scrivere questa lettera col fondo arrotondato: era più facile incidere V sulla pietra, ma era più facile scrivere U con l’inchiostro sulla pergamena. Così, per molti secoli, le persone usavano indifferentemente il simbolo U e il simbolo V. Successivamente si usò U solo come vocale e V solo come consonante. Il suono W della lingua inglese nel Medioevo si scriveva UU (doppia U); poi divenne W. I Romani inoltre mantennero l’upsilon originale del Greco. Probabilmente aveva un suono I consonantico, spesso confuso con I vocalico. Oggi l’Inglese usa la Y come consonante nelle parole come YOU e YET, e come vocale nelle parole come BABY o MY.

LETTERA H
La lettera H è nata come consonante, si è trasformata in una vocale, e ora è di nuovo consonante. Nell’alfabeto sinaitico si chiamava KHETH, che significa treccia o corda attorcigliata. Era pronunciata come consonante, simile all’attuale H della lingua inglese.
I Fenici modificarono il simbolo, e il nome della KHETH nella loro lingua significava recinto (anche se per noi somiglia più ad una scala), mantenendo il suono H.
I Greci chiamarono la lettera ETA, che aveva il suono di E aperta.
I Romani presero la lettera ETA greca, ma siccome avevano già un simbolo per il suono E sia chiuso sia aperto, la usarono per il suono H, che a loro mancava, e così la H tornò ad essere una consonante.
Nell’evoluzione della forma, la lettera, sia nell’alfabeto greco sia in quello latino, ha aperto il recinto.

LETTERE I e J
Come la C e la G, anche le lettere I e J sono strettamente legate tra loro. Entrambe provengono dalla lettera YOD dell’alfabeto sinaitico e fenicio, dove aveva il significato di MANO o BRACCIO. Nelle forme antiche di questa lettera si intuiscono facilmente le dita di una mano. La YOD era una consonante, con un suono probabilmente simile a quello inglese nella parola Yard o a quello italiano nella parola IATO.
I Greci la chiamarono IOTA e le diedero una forma più semplice. Poiché era una consonante di cui i Greci non avevano bisogno, la usarono come vocale per il suono I.
I Romani usarono questa lettera per due suoni distinti. Uno era un suono vocalico probabilmente simile alla I in CIBO, mentre l’altro era un suono consonantico, simile a YET in Inglese.
Durante il Medioevo le persone dei paesi anglofoni cominciarono a pronunciare questa lettera con G dolce, come nell’Inglese JET e nell’Italiano GELO.
Intorno al XVI secolo dC le persone di lingua Inglese iniziarono a scrivere un piccolo uncino al termine della lettera I quando aveva funzione di consonante, e così nacque la J separata dalla I.
Molte lingue usano le stesse lettere, ma spesso abbinandole a suoni diversi. Ad esempio lo Spagnolo, il Tedesco e l’Inglese hanno nel loro alfabeto la lettera J. In Inglese questa lettera si chiama JAY e sta per g dolce. In Spagnolo si chiama JOTA e ha un suono simile alla H aspirata. In Tedesco si chiama JOT e ha un suono simile ad Y. Stessa lettera, lingue diverse, suoni diversi. Le persone sono molto brave ad utilizzare lo stesso alfabeto, ma adattandolo ai suoni della propria lingua.

LETTERE Q e K
Sia l’alfabeto sinaitico sia quello fenicio aveva due tipi di suoni K. Anche se i suoni erano simili, le lettere che li rappresentavano erano molto diverse.
Una delle due lettere per rappresentare il suono K era chiamata KAPH, che significava “palmo della mano” ed aveva il suono più simile alla K dell’Inglese e alla c dura dell’Italiano.
L’altra lettera era chiamata QOPH, ed aveva suono simile alla Q attuale. Non siamo sicuri sul significato della parola QOPH; il suo simbolo somigliava al nodo fatto su una corda, o ad una scimmia, o alla cruna di un ago.
I Greci presero in prestito la KAPH, la chiamarono KAPPA, e trasformarono la sua forma rendendola simile alla K attuale.
Anche i Romani la adottarono, anche se la usavano raramente, perché la C latina era usata sia per il suono C dolce, sia per il suono C duro.
In alcune regioni della Grecia era stata introdotta anche la lettera KAPH, che venne chiamata KOPPA. I Romani adottarono anche questa lettera e la trasformarono in Q. La usavano solo davanti  alla U, come facciamo ancora noi in Italiano, e come avviene in Inglese per parole come QUIET, QUEEN ecc…

LETTERA L
In un certo senso, la lettera L è connessa alle lettera A. ALEPH, oppure A, era il bue. Per guidare i buoi, i popoli della penisola del Sinai usavano uno speciale pungolo che chiamavano LAMED. Il simbolo di questo bastone è all’origine della nostra lettera L.
I Fenici spostarono la curva verso il basso. I Greci trasformarono la curva in angolo. L’angolo ebbe varie direzioni con l’andare dei secoli, sia nell’alfabeto greco, sia in quello latino, fino ad assumere la forma attuale.

LETTERA M
La parola acqua ci fa pensare immediatamente sete, lavarsi, lavare, nuotare, cucinare. Cosa c’entra l’acqua con la lettera M? Anche se non il collegamento non ci appare immediato, la lettera M e l’acqua sono, possiamo dire, la stessa cosa. Il popolo della penisola del Sinai ed i Fenici chiamavano questa lettera MEM, che significava appunto ACQUA.  In entrambi gli alfabeti, la forma di questa lettera rappresenta delle onde. Poiché sappiamo che i Fenici furono grandi navigatori, non stupisce che essi abbiano usato le onde del mare per simboleggiare l’acqua.

LETTERA N
Guardando il simbolo dell’alfabeto sinaitico per la parola NUN, cosa pensi significhi? Un serpente? Un pesce? Un fulmine? I popoli che vivevano lungo le rive del Mar Rosso e del Mar Mediterraneo certamente avevano alla base della loro alimentazione il pesce. Gli scienziati pensano che la lettera nell’alfabeto sinaitico, e ancor più quella dell’alfabeto fenicio, assomiglino ad un pesce, o alla testa di un pesce. Infatti in queste lingue NUN significa pesce. E’ anche possibile che presso le popolazioni della penisola del Sinai, il nome della lettera fosse NAMESH, che significa serpente, e che i Fenici l’abbiano trasformata in NUN, che significa pesce, per rendere il simbolo più simile alla loro lettera M, MEM, che significa acqua. Forse nel corso dei secoli, la lettera ha finito quindi per assumere la forma di pesce a causa della stretta relazione tra le lettere M ed N nell’alfabeto. Le due lettere stanno una accanto all’altro, ed entrambe rappresentano suoni nasali, cioè che vengono pronunciate facendo passare aria attraverso il naso.

LETTERE O P R S
LE popolazioni della penisola del Sinai ed i Fenici ricavavano i simboli per l’alfabeto da disegni di oggetti della vita quotidiana. Quattro delle nostre lettere, O, P, R ed S, provengono dai nomi di parti del viso.

LETTERA O
La lettera O proviene dal nome AYIN, che significa OCCHIO. Quando i Greci adottarono questa lettera, la arrotondarono e la trasformarono da consonante a vocale, dandole il nome di OMICRON.

LETTERA P
La lettera P proviene dal nome PE, che significa BOCCA. All’inizio la lettera greca somigliava molto a quella fenicia. I romani presero questa forma e la trasformarono rendendola simile alla P odierna.

LETTERA R
La lettera R proviene dal nome RESH che significa TESTA. I Greci chiamarono questa lettera THO, e la scrivevano come la P. I romani aggiunsero, in seguito, una coda, che la rese simile all’attuale R.

LETTERA S
SHIN era probabilmente la parola usata nella penisola del Sinai per indicare i DENTI. In Fenicio, SHIN aveva un suono simile a SC italiano e SH inglese, ma i Greci la utilizzarono per il suono S. Per quanto riguarda la forma, la girarono sul lato opposto. I Romani ne arrotondarono le punte, per renderla simile alla S attuale.

LETTERA T
La lettera T, in origine, somigliava molto alla nostra X. Il suo nome presso le popolazioni della Penisola del Sinai, TAU, forse significa RUOTA. La sua forma deriva, probabilmente, dai raggi di una ruota. Può anche essere che TAU significhi invece semplicemente SEGNO. Anche oggi, infatti, le persone che non hanno imparato a scrivere usano un segno simile per firmare.
La lettera dell’alfabeto fenicio è quasi uguali a quella dell’alfabeto sinaitico.
I Greci spostarono la linea trasversale all’inizio della lettera. Questa è l’unica lettera greca che ha mantenuto lo stesso nome che aveva già nell’alfabeto fenicio, TAU.
I romani trasferirono la lettera nel loro alfabeto senza ulteriori modifiche, è così è rimasta anche ai giorni nostri.

LETTERA X
La lettera X è arrivata fino ai nostri giorni, proveniente dagli alfabeti dei popoli della penisola del Sinai e fenicio, ma è stata oggetto di qualche confusione presso i Greci ed i Romani.
L’alfabeto fenicio aveva la lettera SHIN, che rappresentava il suono SC italiano o SH inglese. Nell’alfabeto sinaitico la lettera originale si chiamava SAMEKH, nome che significa PESCE o LISCA DI PESCE. Presso i Fenici assunse il significato di PILASTRO o SUPPORTO INTERNO.
I greci, come abbiamo già detto, avevano già la lettera SHIN per la lettera S, per il suono S. Nella loro lingua avevano però un altro suono, il suono KS (simile al KS nell’Inglese BOOKS), che nella lingua fenicia non era presente, e per rappresentarlo usarono la lettera SAMEKH, cambiando il suo suono da SH a KS. Chiamarono questa lettera XI, mantenendo la sua forma simile a quella della lettera fenicia.
I Romani presero in prestito la lettera X dai Greci, e la lettera è così arrivata fino ai giorni nostri.

LETTERA Z
La lettera Z è l’unica ad essere stata eliminata dall’alfabeto, per essere poi reintrodotta. Per i popoli della penisola del Sinai e per i Fenici, ZAYIN significava ARMA o PUGNALE.
I Greci chiamarono questa lettera ZETA e ne cambiarono la forma, collegando la parte superiore ed inferiore con un tratto diagonale.
I Romani non hanno mai usato davvero la ZETA dei Greci. Non avevano parole che contenessero il suono Z, ad eccezione di pochissimi vocaboli di origine greca, ma per queste poche parole pensarono che il suono S fosse abbastanza simile al suono Z da poterlo sostituire. Nel 312 aC un funzionario di nome Caecus ordinò di rimuovere la Z dall’alfabeto. Originariamente il suo posto nell’alfabeto era dopo la F, così la G venne inserita al suo posto. Intorno al 100 dC i Romani presero in prestito, per la propria lingua, molte parole greche che prima non usavano, ed hanno così scoperto che la Z poteva essere loro utile. Hanno così aggiunto la Z alla fine dell’alfabeto, dove è rimasta.
Una curiosità: nell’alfabeto inglese, la Z è l’unica lettera ad avere un nome diverso in USA e in Gran Bretagna. In USA la Z si chiama ZEE, mentre in Gran Bretagna si chiama ZED.

LA STORIA DELLA SCRITTURA per la quarta grande lezione Montessori

LA STORIA DELLA SCRITTURA fa parte del grande quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori che tratta della nascita della scrittura e del linguaggio. Per saperne di più ed accedere a tutto il materiale relativo vai qui: 

Qui di seguito puoi trovare la storia della scrittura in tre versioni, con nomenclature illustrate scaricabili e stampabili in formato pdf.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLA SCRITTURA
Prima versione

 Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo della storia della scrittura (facoltativa)
– Immagini per la storia della scrittura

LA STORIA DELLA SCRITTURA

Racconto:

Raccontiamo questa storia posando una carta illustrata dopo l’altra, lungo una linea del tempo fatta con una corda intervallata da mollette da bucato, oppure semplicemente posandole in sequenza sul tavolo o su di un tappeto, una dopo l’altra.

PITTURE RUPESTRI circa 15.000 aC. Gli esseri umani vivevano sulla Terra da circa 4 milioni di anni. Avevano imparato a controllare il fuoco, a costruire strumenti di lavoro, a proteggersi dal cattivo tempo. Questi uomini avevano il desiderio di condividere con gli altri le cose che vedevano, così cominciarono a dipingere grandi scene sulle pareti delle grotte e delle caverne. Possiamo imparare molto sugli animali importanti per questi uomini, studiando queste immagini.

PITTOGRAMMI circa 7.500 aC. Col passare del tempo, gli esseri umani cominciarono ad utilizzare una combinazione di immagini per raccontare le loro storie. Utilizzavano le immagini come se fossero simboli, simboli che rappresentavano una parola. Il disegno di una ciotola accanto al disegno di una bocca, ad esempio, significava “mangiare”. Per disegnare usavano colori naturali: sangue secco, bacche, carbone, sassi polverizzati.

SCRITTURA CUNEIFORME circa 3500 aC. Gli abitanti di Sumer crearono una grande civiltà. Non avevano molti alberi sul loro territorio, così impararono ad usare l’argilla per preparare delle tavolette sulle quali era possibile scrivere.  Le tavolette, una volta scritte, venivano cotte al sole. Per scrivere usavano uno strumento appuntito, chiamato stilo. La loro scrittura è chiamata scrittura cuneiforme, che significa a forma di cuneo. I Sumeri vivevano in Mesopotamia, tra i due fiumi Tigri ed Eufrate.

SCRITTURA DELLA CIVILTA’ DELLA VALLE DELL’INDO 3.500 aC. Questa civiltà si sviluppò sulle rive del fiume Indo, tra la Penisola Arabica e l’India attuali. Utilizzarono un sistema di scrittura che comprendeva circa 250 simboli.  Incidevano questi simboli su lastre di pietra morbida. Questa scrittura non è ancora stata decifrata; chissà, forse un giorno proprio uno di voi riuscirà a risolvere questo mistero storico… Mentre le civiltà sumere ed egizie continuarono a prosperare, la civiltà della valle dell’Indo si è estinta.

GEROGLIFICI EGIZI circa 3200 aC. Gli Egizi hanno utilizzato per scrivere i geroglifici. Inizialmente i geroglifici venivano incisi su pietra. L’uso dei geroglifici era molto difficile da imparare: essi venivano anche chiamati “scrittura degli dei”. Le poche persone che sapevano scrivere i geroglifici e decifrarli erano chiamati scribi. Potevano diventare scribi soltanto gli uomini, mentre le donne non potevano andare a scuola. Col tempo gli Egizi impararono a fabbricare dei fogli utilizzando la pianta del papiro, e invece di scrivere su questi fogli con i pennelli, cominciarono ad usare strumenti appuntiti intinti nei colori. Questi fogli di papiro, una volta scritti, venivano conservati in rotoli, che erano i libri degli Egizi. I geroglifici egizi potevano rappresentare una parola oppure un suono, come le lettere che usiamo oggi. Scrivevano da sinistra a destra, da destra a sinistra, dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso.

IDEOGRAMMI DELLA DINASTIA SHANG 2.000 aC. La Dinastia Shang è la seconda dinastia cinese, e si sviluppò nella valle del fiume Giallo, nella Cina nordorientale. Per la scrittura, questa civiltà utilizzava circa 3.000 simboli (ideogrammi), che potevano rappresentare nomi o verbi. La scrittura cinese odierna non è molto diversa da questa prima scrittura, e questo è dovuto al fatto che il popolo cinese rimase a lungo isolato dal resto del.

SCRITTURA FENICIA 1.600 aC. I Fenici vivevano sulle coste del Mar Mediterraneo. Erano mercanti che navigavano in tutti i territori circostanti per vendere avorio, spezie, incenso, ornamenti e vetro. Il loro nome deriva dal nome di un colorante rosso porpora che usavano per tingere i tessuti, che ricavavano da un mollusco, e della cui estrazione erano l’unico popolo a possedere il segreto. Per registrare tutte le loro attività commerciali, i Fenici sentirono il bisogno di inventare un sistema di scrittura semplice e veloce. Poiché nei loro viaggi erano entrati in contatto con Sumeri ed Egizi, e con i loro sistemi di scrittura, presero in prestito le idee di questi due popoli. Il loro primo alfabeto era composto da circa 80 simboli, ma via via lo semplificarono fino a ridurlo a 22. Ognuno di questi 22 simboli rappresentava un suono, o più precisamente il suono di una consonante, perché l’alfabeto fenicio non aveva.

ALFABETO GRECO 800 aC. I Greci appresero la scrittura dai Fenici, ma poiché i due popoli parlavano lingue diverse, i Greci dovettero aggiungere all’alfabeto fenicio delle nuove lettere, e il loro alfabeto era composto da 24 lettere. La parola “alfabeto” deriva dalle prime due lettere dell’alfabeto greco, che erano alpha e beta. A differenza dei Fenici, nell’alfabeto greco c’erano anche le vocali, inoltre i Greci usavano mettere gli spazi tra le parole, avevano introdotto nella scrittura alcuni segni di interpunzione, e furono in primi a scrivere esclusivamente da sinistra verso.

ALFABETO LATINO 100 aC. I Romani furono una grande civiltà e riuscirono a conquistare territori vastissimi. I Romani presero in prestito l’alfabeto greco, ma modificando la forma delle lettere per rendere la scrittura più semplice e veloce. Queste lettere, che hanno più di duemila anni, somigliamo molto alle nostre lettere maiuscole. I Romani, invece di conservare i loro scritti in rotoli, cominciarono ad utilizzare i libri.

MEDIOEVO nel Medioevo i monaci copiavano a mano i libri, utilizzando una bella calligrafia e riproducendo alcune lettere in caratteri molto decorati, chiamati lettere miniate. Scrivevano con le penne d’oca e utilizzavano fogli ricavati dalle pelli di animali chiamati pergamene.

CINA Nel 900 aC i Cinesi avevano fatto molte scoperte e inventato molte cose, molto prima degli Europei, ma le due culture ebbero poche occasioni di contatto. I Cinesi avevano inventato la prima macchina da stampa, che utilizzava inizialmente singoli ideogrammi intagliati nel legno. Le pagine venivano stampate componendo i segni intagliati insieme. Più tardi presero ad intagliare su un unico pezzo di legno l’intera pagina. In questo modo potevano realizzare molte copie della stessa pagina, anche se il legno, con l’uso, tendeva a deteriorarsi. Intorno al 105 dC i Cinesi misero anche a punto la tecnica della fabbricazione della carta, utilizzando polpa di legno.

CARLO MAGNO fu un grande conquistatore del Medioevo. Egli aveva collezionato ad Alessandria moltissimi libri, e diede al monaco Alcuino, nel 780 dC, l’incarico di occuparsene. Sfortunatamente la Biblioteca di Alessandria non è sopravvissuta fino ai nostri giorni, poiché è stata distrutta da un incendio. Alcuino fissò molte delle regole ortografiche sull’uso delle lettere maiuscole e sulla punteggiatura, che usiamo ancora oggi.

USO DELLA STAMPA IN EUROPA 1400 dC. Johann Gutenberg, un tedesco, fu il primo europeo a mettere a punto una tecnica per la fabbricazione della carta e una macchina da stampa che permetteva di realizzare copie dei libri in modo più veloce. Entrambe le scoperte erano già state fatte dai Cinesi, ma essi non le avevano condivise con gli altri popoli. Grazie a Gutenberg, ora i libri potevano essere prodotti in un giorno, mentre i monaci, scrivendoli a mano, impiegavano molti mesi. I caratteri tipografici, inizialmente realizzati in legno, vennero poi prodotti in bronzo.

STELE DI ROSETTA nel 1799 AD alcuni soldati napoleonici, durante la campagna d’Egitto trovarono una lastra di pietra che recava un’iscrizione in tre alfabeti: geroglifico, demotico e greco. Siccome siamo in grado di leggere il greco antico, fu possibile decifrare anche il testo nelle altre scritture.  Gli studiosi impiegarono circa 40 anni, ma alla fine il segreto dei geroglifici era svelato. Leggere ciò che un popolo scriveva, ci dà molte informazioni su di esso, e ci mostra ciò che gli uomini del tempo pensavano e come vivevano.

EPOCA MODERNA Oggi la parola scritta può viaggiare da una parte all’altra del mondo in pochi secondi. I computer e i satelliti hanno reso possibile lo scambio di notizie in tempo reale. Le lingue possono essere tradotte da macchine.  Una grande quantità di informazioni possono essere contenute in spazi piccolissimi, come le chiavette di memoria usb. Intere enciclopedie possono essere contenute in pochi centimetri di spazio, e forse un giorno la scrittura su carta sarà considerata nello stesso modo in cui noi oggi consideriamo le pitture rupestri.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLA SCRITTURA

Seconda versione

 Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo della storia della scrittura (facoltativa)

LA STORIA DELLA SCRITTURA
Racconto:

L’alfabeto che usiamo sembra essersi sviluppato dalla scrittura dei Fenici, come abbiamo raccontato ieri.  La storia dell’uomo, della quale abbiamo fonti scritte, copre un tempo di circa 5.000 anni. Non è molto tempo, vero?

Possiamo dire che la scrittura è stata immaginata dagli uomini molto tempo prima dei Fenici, infatti abbiamo delle splendide pitture rupestri risalenti al Paleolitico, ad esempio quelle di Lasco e di Altamira. Ma non siamo del tutto certi che queste pitture rupestri servissero a comunicare informazioni, ad esempio sulla caccia o sulla coltivazione delle piante utili all’uomo. Alcuni studiosi pensano che ci sia una connessione tra questi dipinti ed il luogo in cui sono stati trovati: queste grotte hanno un’acustica particolare, e forse c’era un legame tra la pittura e la musica. Antropologi, archeologi, paleontologi e gli altri studiosi stanno ancora formulando ipotesi al riguardo.

In America, le prime tribù di nativi comunicavano tra di loro attraverso disegni, e così erano in grado di capirsi tra loro anche parlando lingue diverse. Così facciamo ancora oggi, quando abbiamo necessità di farci capire da qualcuno, ma parliamo lingue diverse. Anche i bambini, prima di imparare a scrivere, usano spesso il disegno a questo scopo. Anche oggi, nel mondo, possiamo trovare molti tipi di messaggi scritti con immagini e non con alfabeti: ad esempio i cartelli stradali, gli stemmi delle squadre sportive, le bandiere degli Stati, le emoticon che usiamo quando scriviamo messaggi dal computer o dal telefono.

Tornando però alla scrittura di messaggi attraverso le immagini, nel passato accaddero due cose molto importanti: in primo luogo le immagini furono sempre più semplificate e codificate, fino a trasformarsi in segni più che disegni; in secondo luogo i primi disegni rappresentavano una parola intera, ma poi apparvero segni che servivano a rappresentare non nomi, ma suoni (sillabe e suoni singoli).

Sembra che il primo sistema di scrittura vero e proprio si sia sviluppato all’interno della civiltà sumera. I Sumeri vivevano nelle regioni meridionali della Mesopotamia, tra il 4.000 e il 3.000 aC. Questo territorio era ricchissimo di argilla, ed essi la usarono per fabbricare delle tavolette che incidevano con i caratteri che componevano il loro alfabeto. Per tracciare questi segni usavano un bastoncino appuntito, chiamato stilo. Poiché questi segni sembrano dei cunei, la scrittura dei Sumeri è nota come scrittura cuneiforme. Venne utilizzata per un periodo molto lungo. Quando i Sumeri furono conquistati degli Assiri e dai Babilonesi, anche i conquistatori, pur parlando lingue diverse (di origine semitica), continuarono ad usarla. La scrittura cuneiforme si diffuse in tutto il Medio Oriente e fu utilizzata anche dagli Ittiti e dai Persiani, anche se parlavano anch’essi lingue diverse.

Tempo dopo gli Egizi iniziarono a registrare messaggi utilizzando un codice composto da immagini. All’inizio utilizzavano come supporto le pietre, poi impararono a fabbricare una sorta di carta utilizzando la pianta del papiro, che cresceva abbondante sulle rive del fiume Nilo. L’utilizzo di pennelli su papiro rendeva semplice l’operazione, e i disegni si semplificarono notevolmente nel tempo. Finendo col somigliare per il modo di fluire, alla scrittura corsiva.

Gli Egizi utilizzavano questa scrittura a scopi religiosi, e si parla perciò di scrittura sacra. Nella sua forma meno complicata e più fluente si chiama anche scrittura ieratica o sacerdotale.

Intorno al 700 aC si cominciò ad utilizzare un’altra variante di scrittura, nota come scrittura demotica, che significa “scrittura per il popolo”.

L’alfabeto che utilizziamo oggi nella maggior parte dell’Europa Occidentale è sicuramente derivato da quello sviluppato dai Fenici e diffuso grazie ai Greci prima, ed ai Romani poi.

Sappiamo che i Fenici furono grandi navigatori e che si muovevano con imbarcazioni a vela lungo tutto il Mediterraneo, acquistando e vendendo merci. Sappiamo che entrarono in contatto con i Greci, e pensiamo che i Greci abbiano iniziato ad utilizzare l’alfabeto dei Sumeri intorno al 900 aC.

I segni dell’alfabeto dei Fenici si sono probabilmente sviluppati a partire dai geroglifici egizi, ma si sono molto evoluti nel tempo, perché le lettere che usiamo oggi sono molto diverse dalle lettere fenicie.

I Greci aggiunsero all’alfabeto fenicio i simboli per le vocali, perché nell’alfabeto fenicio non erano presenti, mentre per i Greci le vocali erano indispensabili. I Greci scrivevano tutte le lettere in maiuscolo, e non c’erano spazi tra le parole.

Quando i Romani acquisirono l’uso dell’alfabeto greco, il loro contributo principale fu quello di rendere più belli i segni, aggiungendo linee curve e abbellimenti.

L’evoluzione dell’alfabeto portò poi ad aggiungere le lettere minuscole alle maiuscole.

Col tempo si praticò ovunque l’arte della bella scrittura (calligrafia). Famosi, ad esempio, gli scrivani irlandesi.

La loro scrittura è stata sviluppata ulteriormente dal vescovo Alcuino, che viveva a Tours, in Francia, alla corte di Carlo Magno. Alcuino lavorò allo sviluppo di un alfabeto che poteva essere scritto facilmente e velocemente. Si basò sulla calligrafia degli scrivani irlandesi, ma semplificò i suoi segni, rendendoli semplici da scrivere. Questo alfabeto prende il nome di “scrittura carolina”, dal nome di Carlo Magno. Era una scrittura molto chiara e leggibile, e per questo si diffuse in tutta Europa. Coincide con il minuscolo che usiamo ancora oggi.

Verso la fine del Medioevo si erano sviluppati, nei vari Paesi, vari stili di scrittura. Uno di questi era il gotico, nome che significa “lettera nera”.

Nel X secolo nacque in Italia il corsivo, che ebbe grande diffusione e entro il XVI secolo si era diffuso ormai anche in Francia e Inghilterra.

Gli stili di scrittura continuarono ad evolvere, finché si arriva all’invenzione dei caratteri di stampa, che apre una nuova epoca della storia umana, con grandi cambiamenti che riguardano anche i modi di pensare.

La stampa dei caratteri di scrittura è molto simile a quello che facciamo quando stampiamo con la patata. I libri antichi seguivano esattamente lo stesso concetto: l’immagine della lettera veniva riprodotta in rilievo, a specchio perché risultasse corretta una volta stampata sulla carta, su blocchi di legno. Le lettere in rilievo venivano composte e stampate sulla carta, con l’inchiostro, per formare la pagina. Questa invenzione rendeva più semplice riprodurre i libri, rispetto al precedente metodo di scrittura a mano, ma, certo, il procedimento era ancora molto lungo e laborioso.

Sullo stesso concetto delle prime stampe si basa anche un particolare modo di firmare che si usava in questo periodo. Poiché allora poche persone sapevano leggere e scrivere, e pochi sapevano scrivere anche solo il proprio nome, per firmare si usavano i sigilli. Si trattava di immagini o simboli in rilievo, fatti di metallo, che venivano montati su manici di legno o su anelli da portare al dito, e che si usavano per imprimere il segno sulla ceralacca.

Le tecniche di stampa intanto si sono sempre più evolute, ed i Cinesi diedero un grande contributo a renderla più veloce. Pensiamo che gli Europei abbiamo imparato a fare la carta da questo popolo, ma molti dettagli della vicenda restano oscuri.

La prima carta veniva prodotta a partire dalla pianta di riso, poi, per un lungo periodo, sono stati utilizzati gli stracci. L’uso delle fibre di legno risale a poco più di 100 anni fa.

L’uso dei caratteri mobili sostituì quello delle tavolette scolpite a rilievo in blocchi di legno, e questa fu un altro notevole progresso.

Infine le lettere mobili furono realizzate in metallo e in molte copie, in modo da poter comporre un’intera pagina in una sola volta, e farne più copie.

Oggi, accanto alla scrittura stampata su carta, abbiamo a disposizione anche testi non stampati, che leggiamo da computer, tablet, telefoni e altri supporti. Possiamo stampare testi da casa, grazie alle stampanti collegate ad essi. Abbiamo anche a disposizione vari stili tipografici diversi. In genere la nostra calligrafia è più semplificata e personale di quanto lo fosse nelle epoche precedenti.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLA SCRITTURA

Terza versione

  Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo della storia della scrittura (facoltativa)

LA STORIA DELLA SCRITTURA
Racconto:

Ricordate l’alfabeto greco, la storia del bue e della Casa e di come l’alfabeto è arrivato fino a noi, che abbiamo imparato a scrivere con le lettere smerigliate?

Quando si iniziò ad utilizzare la scrittura, alcuni popoli scrivevano  su cortecce d’albero, alti sulla creta, altri sulla pietra, altri sulle pelli degli animali, sulla cera, e perfino sulla sabbia.

I Sumeri utilizzavano una scrittura detta CUNEIFORME, perché i segni avevano forma di cunei. Sappiamo che essi imprimevano questi segni su tavolette di argilla morbida, che poi facevano cuocere al sole. Queste tavolette si sono conservate nel tempo, e possiamo ammirarle ancora oggi.

Gli Egizi usavano i GEROGLIFICI, nome che venne dato a questa scrittura dai Greci, e che significa “scrittura sacra”, poiché credevano che venisse usata soltanto a scopi religiosi. In realtà gli Egizi usavano due tipi di scrittura:

  • IERATICA, che utilizzavano i sacerdoti per scrivere su edifici e monumenti. Non tutti erano in grado di leggerla, poiché era molto complicata;
  • DEMOTICA, che si usava nella vita di tutti i giorni, ed era molto più semplice. Veniva scritta su fogli di papiro utilizzando delle cannucce come penne.

I Fenici possono essere considerati  i veri inventori dell’alfabeto (scriviamo una frase qualunque omettendo le vocali, ad esempio FNC NN SVN L VCL – i Fenici non usavano le vocali). Riuscite a leggere quello che ho scritto? I Fenici avevano 22 lettere nel loro alfabeto, che rappresentavano i suoni della loro lingua, ma non avevano vocali, perché nella loro lingua potevano comunicare anche senza di esse. Grazie al loro alfabeto semplice e veloce, potevano tenere registri commerciali molti accurati.

I primi Greci scrivevano con un sistema chiamato scrittura BUSTROFEDICA perché aveva un andamento che ricordava il bue che ara i campi (dal greco “bue” e “invertire”). La scrittura non aveva una direzione fissa: la prima riga procedeva da sinistra a destra, poi giunti al margine, la seconda riga proseguiva a ritroso nel senso opposto, con un procedimento a nastro. I Greci aggiunsero al loro alfabeto le vocali.

I Romani presero l’alfabeto greco e lo modificarono per soddisfare meglio le proprie esigenze. Semplificarono i segni, anche perché usavano scolpire testi sulle pietre di monumenti ed edifici. Scrivevano tutto in caratteri maiuscoli.

Nel medioevo, i monaci irlandesi che avevano imparato ad usare l’alfabeto latino, trascorrevano molto del loro tempo copiando i testi antichi. La loro era una scrittura a carattere soprattutto sacro, e per questo curavano molto la bellezza dei loro segni. Grazie a loro le lettere si modificarono: i segni diventarono più piccoli ed arrotondati, così era possibile scrivere molte parole su ogni pagina ed abbellirle con decorazioni preziose. Questo stile di scrittura venne chiamato “minuscolo”.

Il monaco Alcuino, alla corte di Carlo Magno, insegnò questo stile di scrittura agli studiosi di corte, a Tours, in Francia. Questo stile subì varie trasformazioni, ed è stata poi chiamata scrittura CAROLINA, dal nome dell’imperatore. La scrittura carolina si diffuse a tutti i Paesi d’Europa, ed ogni nazione sviluppò da essa uno stile proprio, ad esempio i gotico, e il corsivo italico.

L’arte degli stili di scrittura a mano si chiama CALLIGRAFIA.

LA STORIA DELLA SCRITTURA

LA STORIA DEL BUE IN CASA

LA STORIA DEL BUE IN CASA rientra nel quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI e narra della nascita della scrittura presso le civiltà del Mediterraneo.

Per avere il quadro completo della quarta grande lezione e consultare tutto l’altro materiale vai qui: 

Qui trovi il racconto e le carte illustrate relative, scaricabili e stampabili in formato pdf.

LA STORIA DEL BUE IN CASA – Materiale utile per la presentazione:

Immagini:

  1. un’immagine che le persone avrebbero potuto usare per raccontare una storia, senza usare l’alfabeto
  2. tavolette sumere
  3. geroglifici
  4. alfabeto fenicio
  5. alfabeto greco
  6. alfabeto latino

LA STORIA DEL BUE IN CASA – Racconto:

Per moltissimo tempo, quando le persone volevano lasciare un messaggio agli altri, disegnavano la scena che volevano raccontare sulla pietra (mostrare la carta 1).

Poi, a Sumer, gli uomini hanno cominciato, per registrare i loro messaggi, a incidere dei segni sulla creta molle, utilizzando uno strumento appuntito chiamato stilo. Le tavolette di creta, una volta incise, venivano cotte al sole, e diventavano dure. In questo modo venivano scritti veri e propri libri, ed esistevano intere biblioteche di testi scritti con questo stile di scrittura, chiamato scrittura cuneiforme. Cuneiforme significa “a forma di cuneo”. Potete immaginare la meraviglia che provarono i primi studiosi che scoprirono questo tesoro (mostrare la carta 2).

Un altro gruppo di persone che viveva in Egitto, usava invece scolpire o dipingere dei bellissimi segni sulla pietra. Essi poi scoprirono una pianta chiamata papiro, una canna che cresce sulle sponde del fiume Nilo, ed impararono ad usarla per fabbricare dei fogli, sui quali scrivevano con un inchiostro che ricavavano dalla fuliggine, utilizzando dei pennelli (mostrare la carta 3).

Per leggere questi messaggi è necessario conoscere il significato esatto di ognuno dei disegni. Questi disegni sono chiamati geroglifici (parola che significa “scrittura sacra scolpita”). Era sacra perché pochi erano in grado di leggerla.

Nello stesso periodo esisteva un altro gruppo di uomini, i Fenici. Questo popolo viaggiava in lungo e in largo per il Mar Mediterraneo, su barche a vela, per vendere argento, gioielli, spezie, seta e porpora di Tiro, un colorante rosso molto speciale, che ricavavano da una specie particolare di mollusco, e che veniva usato per tingere i tessuti. I Fenici erano molto abili nel commercio, vendevano le loro merci, prendevano il ricavato e velocemente salpavano verso altri territori, per mettere a frutto al meglio il loro commercio. Viaggiavano continuamente, entrando così in contatto con molti popoli e molte lingue diverse. Quando incontrarono gli Egizi furono molto impressionati dalla loro scrittura, e pensarono che poteva essere molto utile disporre di un metodo per registrare le cose comprate e vendute, e poter così calcolare quanto era stato il guadagno. La scrittura degli Egizi, però, era molto complicata, e scrivere in quel modo richiedeva troppo tempo, così decisero di utilizzare un sistema più semplice e veloce. Si accorsero che gli Egizi, oltre ad usare geroglifici che simboleggiavano oggetti o idee, avevano dei geroglifici che rappresentavano soltanto suoni, i suoni prodotti mentre si pronunciano le parole. Pensarono così che sarebbero bastati una ventina di questi segni per avere a disposizione tutti i suoni, e quindi poter scrivere tutte le parole. I segni che usarono i Fenici per scrivere somigliavano ad oggetti d’uso quotidiano (mostrare la carta 4).

Qui possiamo vedere i loro primi due segni. Il primo si presenta come la testa di un bue, e rappresenta il suono “Aleph”. Il secondo sembra una casa, e rappresenta il suono “Beth”.

Anche agli antichi Greci l’idea dei Fenici piacque molto, ed anch’essi vollero usarla per scrivere le cose che ritenevano importante registrare. Rinunciarono a far somigliare le loro lettere a buoi o a case, e le lettere cominciarono ad assumere un aspetto diverso (mostrare la carta 5).

Queste sono le prime due lettere hanno usato: sono ”Alpha’ e “Beta”, le prime due lettere dell’Alphabeta, parola greca che significa appunto alfabeto. I Greci usavano le lettere per scrivere testi poetici e teatrali, e per registrare le proprie idee sulla vita.

 I Romani, che vennero dopo i Greci, pensarono anch’essi che un alfabeto fosse davvero molto utile: si poteva usare per scrivere i progetti per costruire le strade, per inviare messaggi nei territori lontani, per coordinare il lavoro di tutti i soldati e i governatori del vasto territorio che controllavano. Poiché i Romani amavano anche scrivere messaggi sui monumenti e sugli edifici che costruirono, semplificarono molto le lettere, in modo che fossero facili e veloci da scrivere (mostrare la carta 6).

Così, i segni inventati dai Fenici sono stati utilizzati da molti uomini e si diffusero in tutto il mondo, fino ad arrivare a noi. Sono gli stessi delle nostre lettere smerigliate.

Quando impariamo a conoscere le lettere che compongono l’alfabeto, possiamo scrivere le nostre idee e dire agli altri ciò che pensiamo. Possiamo leggere messaggi scritti da persone che non abbiamo mai incontrato, che vivono dall’altra parte del mondo, o che sono vissuti nel passato.

Possiamo inviare messaggi ai nostri amici mentre siamo in vacanza, o scrivere biglietti d’auguri per augurare loro un buon compleanno.

Anche se l’invenzione dell’alfabeto è avvenuta molto tempo fa, l’ho usata per raccontare questa storia a voi, oggi!

LA STORIA DEL BUE IN CASA

THE STORY OF THE OX IN THE HOUSE is part of the FOURTH GREAT MONTESSORI LESSON and tells of the birth of writing in the Mediterranean civilizations.

Here is the story and picture cards related, downloadable and printable for free in pdf format.

THE STORY OF THE OX IN THE HOUSE

Useful material for the presentation:

Pictures:

  1. an image that people could use to tell a story without using the alphabet
  2. Sumerian tablet
  3. hieroglyphs
  4. Phoenician alphabet
  5. greek alphabet
  6. Roman alphabet

THE STORY OF THE OX IN THE HOUSE

Story:

For a very long time, when people wanted to leave a message to others, they drew the scene who wanted to tell on the stone (show the card 1).

Then, in Sumer, the men began for recording their messages, to engrave marks on soft clay, using a sharp tool called stylus. The clay tablets, once recorded, were cooked in the sun, and became hard. In this way they were written real books, and there were entire libraries of texts written in this style of writing, called cuneiform writing. Cuneiform means “wedge-shaped”. You can imagine the wonder that the first scientists who discovered this treasure felt (show the card 2 and the card 3).

Another group of people who lived in Egypt, used instead to carve or paint some beautiful marks on the stone. They then discovered a plant called papyrus, a reed that grows on the banks of the Nile River, and learned to use it to manufacture sheets, on which they wrote with an ink that took from the soot, using brushes (show card 4, card 5  and card 6).

To read these messages you must know the exact meaning of each drawings. These drawings are called hieroglyphics (a word that means “sacred writing carved”). It was sacred because few people were able to read it.

In the same period there was another group of people, the Phoenicians. This people traveling the length and breadth of the Mediterranean Sea, on sailboats, to sell silver jewelry, spices, silk and Tyrian purple, a very special red dye, which they extracted from a particular species of mollusk, and thatwas used to dye fabrics. The Phoenicians were very skilled in the trade, they were selling their goods, they took the money and quickly sailed towards other territories, to build on the best of their trade.

They are traveling constantly, thus entering into contact with many people and many different languages. When they met the Egyptians were very impressed by their writing, and thought it could be very useful to have a method for recording the things bought and sold, and be able to calculate how much was the gain.

The writing of the Egyptians, however, was very complicated, and write in that way required too much time, so they decided to use a simpler and faster system. They realized that the Egyptians, as well as using hieroglyphs that symbolized objects or ideas, they had hieroglyphics representing only sounds, the sounds produced while the words are pronounced. So they thought that would have been enough twenty of these signs to have all the sounds, and then be able to write all the words. The signs that the Phoenicians used to write were like everyday objects (show the card 7).

Here we can see their first two signs. The first looks like the head of an ox, and it represents the sound “Aleph”. The second feels like a home, and it represents the sound “Beth”.

Even the ancient Greeks really liked the idea of the Phoenicians, and also wanted to use it to write down things they considered important to record. They gave up to look like their letters to oxen or homes, and letters began to take on a different look (show the card 8).

These are the first two letters that they used: they are ” Alpha ‘and’ Beta ‘, the first two letters dell’Alphabeta, a Greek word which means alphabet. The Greeks used the letters to write poems and plays, and to record their ideas on life.

The Romans, who came after the Greeks, they too thought that an alphabet was indeed very useful: it could be used to write projects to build roads, to send messages to distant lands, to coordinate the work of all the soldiers and governors of the vast territory they controlled. Because the Romans also loved to write messages on the monuments and buildings that they built, they simplified a lot the letters, so that they were quick and easy to write (show card 9).

Thus, the signs invented by the Phoenicians have been used by many people and spread around the world, up to us. They are the same as our movable alphabets.

When we learn the letters of the alphabet, we can write our ideas and tell others what we think. We can read messages written by people who have never met, who live halfway around the world, or who have lived in the past. We can send messages to our friends while we’re on vacation, or write greeting cards to wish them a happy birthday.

Even if the invention of the alphabet was made a long time ago, I used it to tell this story to you… today!

Fiaba cosmica della storia della scrittura

Fiaba cosmica della storia della scrittura Montessori, in tre versioni. Per avere il quadro completo della quarta grande lezione e consultare tutto l’altro materiale vai qui: 

Fiaba cosmica della storia della scrittura

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Fiaba della lingua scritta (o della comunicazione attraverso i segni)
Prima versione

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Materiale utile per la presentazione:

– linea del tempo per la fiaba cosmica della storia della scrittura (facoltativa)


– carte illustrate per la fiaba cosmica della storia della scrittura (facoltative)

Fiaba cosmica della storia della scrittura. Pdf qui: 

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Racconto:

Qualche settimana fa, abbiamo raccontato la storia della nascita dell’Universo. Al termine del racconto, ricorderete che la Terra era formata. In un’altra storia avviamo visto che l’equilibrio non era completo, ed è comparsa la vita a risolvere questo problema. Apparve una grande varietà di animali e piante, che col tempo popolarono i mari, la terraferma ed il cielo. Abbiamo visto molti di questi esseri viventi sulla nostra linea del tempo. Al termine di questa linea, il nostro pianeta era pronto ad accogliere l’essere umano. Abbiamo raccontato una storia che parlava di quando è arrivato sulla Terra e di ciò che faceva, fin dalla sua prima comparsa. Abbiamo poi srotolato la lunga fascia nera, che aveva al termine una striscia speciale. Abbiamo poi visto un’altra fascia, quella della mano, e abbiamo parlato del lavoro che gli uomini da sempre svolgono sulla Terra.

Oggi racconteremo un’altra storia sugli esseri umani, una storia molto speciale.

Non sappiamo esattamente quando si è svolta, sappiamo che è avvenuta molto tempo fa, e sappiamo di certo che è una storia vera.

Quando i primi uomini e le prime donne vennero sulla Terra, avevano dei bisogni da soddisfare. Ad esempio avevano bisogno di cibo. Per questo cominciarono ad esplorare l’ambiente intorno a loro per trovare cose da mangiare. Era un tempo molto lontano, e non c’erano negozi di generi alimentari o fattorie. Quando qualcuno trovava qualcosa di buono, la notizia si diffondeva anche agli altri. E la notizia si diffondeva anche nel caso di cose disgustose o velenose.

Durante le loro esplorazioni, capitava che questi uomini a volte si allontanassero molto dal loro rifugio. Per diffondere le notizie riguardo a ciò che era buono da mangiare ed a ciò che non lo era, a qualcuno (non sappiamo chi) venne un’idea: disegnerò questa cosa per lasciare un messaggio di quello che ho scoperto. Per molto tempo le persone fecero questo: riproducevano con immagini le cose che volevano condividere con gli altri.

Questo sistema fu usato per lunghissimo tempo, finché un gruppo di esseri umani, chiamati Egizi, cominciò a disegnare immagini più dettagliate delle cose. Questi segni venivano da sempre disegnati sulle pietre, ma gli Egizi pensarono che ci fosse bisogno di un sistema più semplice e veloce per lasciare agli altri uomini dei messaggi. Scoprirono così un metodo per fabbricare dei fogli, utilizzando una pianta che cresceva abbondante sulle rive del loro grande fiume. Con questo tipo speciale di foglio, era possibile disegnare i segni con dei pennelli, e questo metodo fu adottato poi per lunghissimo tempo. In seguito qualcuno ebbe l’idea di rendere il lavoro ancora più veloce e semplice: invece di usare i pennelli, si poteva usare uno strumento più appuntito, una sorta di penna, per tracciare i segni.

Con le immagini che gli Egizi usavano per scrivere i loro messaggi, però, c’era un problema: non sempre si potevano decifrare con certezza i messaggi, perché una stessa immagine poteva voler dire cose diverse. Ad esempio un tavolo poteva voler dire tavolo, oppure gamba, oppure mangiare. Come facevano le persone che guardavano il disegno, a capire il messaggio?

Un altro gruppo di uomini, chiamati Fenici, viveva molto tempo fa sulle sponde del Mediterraneo. Mentre gli Egizi vivevano lungo le rive del fiume Nilo, e vivevano di agricoltura, i Fenici erano commercianti e marinai, e viaggiavano con le loro navi raggiungendo molti Paesi, trasportando argento, vetro e cristalli, profumi, gioielli e ornamenti preziosi. Raggiunti Paesi lontani con le loro navi, offrivano queste cose alle persone che volevano comprarle. Tra le loro merci più preziose c’era un tessuto che nessun altro popolo sapeva fabbricare: un tessuto tinto con la porpora di Tiro. Questo tessuto era così prezioso che veniva usato solo da re ed imperatori. Tutti desideravano acquistare le merci vendute dai Fenici, e il tessuto tinto con porpora di Tiro era la merce più desiderata di tutte. Ma non è questo il motivo per cui i Fenici sono un popolo molto importante nella storia dell’umanità. Essi fecero una cosa ancora più importante. I Fenici conoscevano la scrittura tramite disegni degli Egizi, e sapevano che il significato di questa scrittura non era sempre chiaro. Siccome erano un popolo dedito totalmente al commercio e alla navigazione, non avevano il tempo di mettersi a disegnare tutte quelle immagini per lasciare i loro messaggi. Avevano bisogno di un modo più semplice per registrare la merce che compravano e vendevano. Così ebbero un’idea davvero intelligente. Decisero di utilizzare solo le immagini che gli Egizi usavano per riprodurre i suoni, modificarono un po’ queste immagini, e decisero di tenere solo alcune di esse.

La cosa interessante è che con poche immagini che significavano un determinato suono, era molto più facile scrivere ciò che si voleva comunicare. I Fenici scoprirono quello che voi stessi avete scoperto quando avete cominciato ad usare le lettere smerigliate e gli alfabeti mobili. Hanno trovato un modo per rendere la scrittura semplice e veloce.

La nostra storia non finisce però con i Fenici. Un altro popolo, i Greci, presero i simboli fenici, ne modificarono la forma, e usarono i nuovi segni per scrivere. L’alfabeto ideato dai Greci passò poi ad un altro popolo, i Romani, che modificano ulteriormente i loro segni. Le lettere che noi usiamo oggi per scrivere assomigliano molto a quelle usate dai Romani.

Quindi le lettere che usiamo oggi per scrivere, sono nate grazie ai Fenici, il primo popolo che utilizzò dei segni per riprodurre i suoni. Questi segni ci aiutano a comunicare con le persone che sono lontane da noi e non possono sentire la nostra voce, e per comunicare con tutte le persone che verranno dopo di noi.

Fiaba cosmica della storia della scrittura

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Fiaba della lingua scritta (o della comunicazione attraverso i segni)
Seconda versione

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo    per la fiaba cosmica della storia della scrittura (facoltativa)

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Racconto:

Ricordate quando abbiamo parlato di come si è formata la Terra? E quando abbiamo parlato della comparsa dei viventi? Le piante si sono trasferite sulla terraferma, gli anfibi hanno emesso il primo suono e la Terra ha udito per la prima volta una voce, poi sono arrivati gli animali e infine, quando la Terra fu pronta, arrivarono gli esseri umani. Poi abbiamo parlato anche di questi esseri umani: donne, uomini e bambini come noi. Abbiamo parlato dei loro doni speciali e di ciò che hanno fatto.

Oggi parleremo in particolare di una cosa che gli esseri umani sono riusciti a fare molto tempo fa, ma solo dopo essere vissuti sulla Terra molto, molto a lungo.

Gli scienziati pensano che l’essere umano, fin dalla sua prima comparsa, fosse in grado di parlare con suoni e risate. Già i primi uomini impararono a dare nomi agli oggetti per comunicare agli altri ciò che volevano, o per mettere in guardia gli altri dai pericoli, ad esempio dalla presenza di animali feroci, o per far sapere agli altri dove trovare cibo, o buoni posti in cui rifugiarsi. La sera poi raccontavano agli altri le cose interessanti che avevano visto durante il giorno, e confortavano i loro bambini, se qualcosa li aveva spaventati.

Ma questo lo potevano fare solo con le persone che erano presenti davanti a loro. Come sappiamo, però, l’uomo ha un cuore in grado di provare amore anche per persone che non sono presenti davanti a loro, addirittura possono provare amore per persone mai incontrate.

Per lasciare messaggi a persone che non erano presenti in quel momento, gli uomini all’inizio usarono i sassi, disponendoli secondo certi schemi, poi iniziarono a fare dei disegni. Questo è ciò che può essere successo.

C’era una volta un ragazzo che non aveva un nome. Era usanza del suo popolo scegliere un nome adatto ai ragazzi, solo quando essi avessero compiuto un atto coraggioso.

Nel paese dove il ragazzo viveva, venne una grande siccità. Il fiume cominciò a prosciugarsi, e presto non ci fu più nulla da mangiare. Le piante erano appassite e gli animali selvatici erano scappati. Le persone dovettero abbandonare la loro terra, alla ricerca di acqua.

Il ragazzo aveva un cane, e alcuni uomini della sua tribù volevano ucciderlo per cibarsene, ma il ragazzo lo difese dicendo che il cane era un buon cacciatore e che lui e il suo cane insieme sarebbero riusciti a trovare del cibo per tutti. Così il ragazzo e il suo cane andarono sulle montagne a cercare qualcosa da mangiare.

Dopo molti giorni di esplorazione, si fecero molto deboli per la fame e la sete. Poi il ragazzo vide tre cervi. Lui ed il cane inseguirono uno di essi ed arrivarono in un canyon. Nel canyon nascosto c’erano acqua, erba, e molti altri cervi.

Il ragazzo tagliò una striscia di corteccia di betulla e vi incise la descrizione della sua scoperta. Poi legò la striscia al cane e l’animale tornò al villaggio.

Alcuni giorni dopo, tutta la gente della tribù arrivò al canyon, guidata dal cane. Tutti onorarono il ragazzo e gli diedero nome: “Ragazzo che ha reso felice e sana la sua gente trovando un ricco branco di cervi e acqua”.

Quando il ragazzo crebbe, diventò il capo del suo popolo, e tutti lo chiamarono “Ricco branco”.

Fiaba cosmica della storia della scrittura

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Fiaba della lingua scritta (o della comunicazione attraverso i segni)
Terza versione

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Materiale utile per la presentazione:
– Linea del tempo della comunicazione attraverso i segni versione 1

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Racconto:

Pochi giorni fa vi ho raccontato una storia che parlava della Terra e di come si è formata. Abbiamo poi parlato di come sono apparsi gli animali e le piante. Abbiamo poi raccontato la storia della comparsa degli esseri umani.

La storia che voglio raccontarvi oggi è iniziata quando gli esseri umani vivevano già da molto tempo sulla Terra. Non c’è modo di sapere esattamente quando si è svolta, sappiamo soltanto che successe molto tempo fa. E soprattutto sappiamo che si tratta di una storia vera.

I primi uomini e le prime donne che vissero sulla Terra avevano bisogno di molte cose, ad esempio di un riparo, di vestiti e di cibo. A quel tempo, naturalmente, non esistevano negozi di generi alimentari o di abbigliamento. E non c’erano case in cui andare ad abitare. Ma sappiamo che, anche così, la Terra era pronta per accogliere gli esseri umani, quando sono comparsi. Il dono che essi possedevano di una mente più grande di quella di tutti gli altri animali, capace di pensare ed immaginare, li aiutò a cercare e trovare tutto ciò di cui avevano bisogno.

Forse per comunicare tra loro le soluzioni che via via trovavano per soddisfare i loro bisogni, all’inizio usavano gesti, o una combinazione di gesti e suoni (mimare alcuni gesti accompagnati da suoni per indicare ai bambini qualcosa).

Questo sistema funzionava abbastanza bene, ed essi lo usarono per lungo tempo. Alla fine, però, si presentarono nuove sfide.

Se una persona trovava qualcosa di buono da mangiare, ad esempio uno stagno ricco di pesci, e nessun altro era lì, non potevano usare suoni o gesti, perché in quel momento non c’era nessun altro. Così si chiesero: “Come faccio a raccontare quello che ho trovato?”. Probabilmente la prima persona non è riuscita a risolvere il problema, ma ad un certo punto qualcuno ci riuscì. Non sappiamo chi fosse, né quando ebbe questa intuizione, ma sappiamo che ad un certo punto, qualcuno pensò che poteva “fotografare” lo stagno ricco di pesci, cioè realizzare un’immagine dipinta di esso, un’immagine che raccontasse la storia della scoperta dello stagno. Con i suoni e con i gesti non sarebbe stato possibile.

Ad esempio un cacciatore che aveva visto dieci bisonti nei pressi di una data roccia, disegnava un bisonte, e sotto ad esso disegnava dieci aste.

Il tempo passava, e gli uomini continuarono a disegnare. I loro dipinti erano meravigliosamente belli, e si possono ammirare anche oggi.

A un certo punto della storia, circa 5.000 anni fa, si sviluppò una civiltà chiamata Civiltà Egizia. Gli Egizi vivevano lungo le rive del fiume Nilo, in Africa del Nord. Questo popolo usava tantissimo i messaggi illustrati: alcuni li scolpivano sulla pietra, altri li dipingevano sulla pietra, altri li dipingevano su fogli di carta. Le pietre le prendevano dal suolo che abitavano, mentre la carta la fabbricavano con la pianta del papiro, una canna che cresce abbondante sulle rive del Nilo. All’inizio dipingevano su questa carta utilizzando i pennelli, ma poi preferirono uno strumento appuntito intinto nei colori, come una penna (mostrare dei geroglifici).

Come potrete immaginare, decifrare questi messaggi non era così facile, soprattutto perché la stessa immagine poteva significare cose diverse. Ad esempio l’immagine di una gamba poteva significare:

– gamba (cioè esattamente la cosa disegnata)

– correre, perché le gambe si usano per correre (cioè un’idea connessa alla cosa disegnata)

– rapidamente (cioè una qualità connessa alla cosa disegnata).

Nello stesso periodo di tempo in cui gli Egizi vivevano sulle rive del Nilo, un altro gruppo di uomini, chiamati Fenici, vivevano in un’altra regione del Nord Africa, sulle sponde del Mar Mediterraneo. I Fenici erano abili navigatori, e viaggiavano verso tutte le terre intorno al Mediterraneo vendendo le loro merci, soprattutto avorio, spezie, incenso, argento, ornamenti e vetro. Avevano anche una merce molto speciale, che solo loro possedevano: un tessuto pregiatissimo tinto di porpora. Essi scoprirono che un particolare mollusco conteneva nel suo guscio particelle di un colorante rosso brillante, e lo utilizzarono come colorante per tingere i tessuti. Per ottenere questo colorante occorrevano milioni di molluschi, che venivano poi lavorati per estrarne il prezioso colorante. Poiché era molto difficile da ottenere, e solo i Fenici erano in grado di estrarlo, questo colorante era molto costoso. Solo le famiglie reali o quelle molto ricche potevano permettersi di tingere i loro vestiti con questo bel colore. Ed i Fenici tennero il segreto della sua fabbricazione gelosamente al sicuro. Ma il segreto della porpora di Tiro non è il motivo per cui il popolo dei Fenici è così importante nella storia dell’uomo. I Fenici, infatti, seppero fare una cosa ancora più importante per tutti noi.

I Fenici vendevano e compravamo merci anche dagli Egizi, e così conobbero il loro modo di registrare messaggi attraverso i geroglifici. Però, essendo un popolo di commercianti, essi avevano bisogno di un modo più rapido e preciso di scrittura. Così presero in prestito dai geroglifici egizi solo le immagini che essi usavano per rappresentare i suoni della lingua, e non quelli che rappresentavano parole o idee, e ne semplificarono la forma, per renderli più veloci da scrivere. Queste immagini erano poche, ma bastavano per registrare tutte le cose che per loro erano importanti, come la merce comprata e venduta, le somme di denaro, e così via.

I Fenici scoprirono quello che avete scoperto voi quando avete imparato ad  usare le lettere smerigliate e gli alfabeti mobili, cioè l’uso di segni che rappresentano suoni, con i quali si possono comporre le parole.

Anche se possiamo dire che i Fenici furono i primi ad usare quello che noi conosciamo come “alfabeto”, per noi è difficilissimo riconoscerne le lettere. Quindi la storia non finisce qui.

I primi ad usare la parola “alfabeto” furono i Romani, e le lettere romane sono quelle che noi possiamo riconoscere più facilmente. Le lettere dell’alfabeto smerigliato sono quasi le stesse dell’alfabeto romano.

I Fenici furono i primi ad aver avuto l’idea di scrivere i suoni. Non c’era più bisogno di disegnare le immagini degli oggetti, bastavano i segni dei suoni.

Noi oggi continuiamo ad usare la loro idea. Quando scriviamo un racconto, registriamo le lettere che formano il suono delle parole che vogliamo scrivere. Quando leggiamo, riconosciamo i suoni delle lettere che formano le parole. Questa storia potrebbe averla scritta un antico Fenicio, e noi ora potremmo leggerla.

Fiaba cosmica della storia della scrittura

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura preparate per il racconto e lo studio della quarta lezione cosmica montessoriana.

Ne ho preparate due versioni, entrambe scaricabili e stampabili in formato pdf.

Questo è tutto il materiale che compone la lezione, in sequenza:

  • Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura (2 versioni )
  • Fiaba della storia della scrittura (3 versioni con nomenclature illustrate )
  • Storia del bue in casa (con nomenclature illustrate )
  • Storia della scrittura (tre versioni, con nomenclature illustrate )
  • Storia degli alfabeti (con nomenclature illustrate e schede che mostrano la storia delle lettere dell’alfabeto dalla A alla Z)
  • Storia del linguaggio verbale
  • Storia delle famiglie linguistiche (2 versioni, con albero linguistico scaricabile )
  • Storia della lingua italiana
  • storia della lingua inglese

(trovi tutto il materiale qui: 

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura
Linea del tempo della storia della scrittura

versione 1

Questa linea del tempo mostra l’evoluzione della scrittura dalle pitture rupestri ad oggi, analizzando in particolare la forma e la funzione dei vari sistemi. Le didascalie sono molto concise e riguardano: pittogrammi, ideogrammi, alfabeti, carta e stampa.

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura
Linea del tempo della storia della scrittura

versione 2

Questa linea del tempo è più dettagliata della precedente, e dà informazioni sui popoli e la storia dei vari popoli, con didascalie piuttosto estese.

pdf qui: Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura
versione 1 e versione 2

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura

Dopo aver stampato il materiale, è sufficiente unire i fogli tra loro per formare una striscia continua che può servire per la narrazione delle varie storie, o può essere appesa in aula.

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI riguarda la storia della comparsa dei viventi sulla Terra, esclusa la storia dell’evoluzione umana, che viene trattata nella terza lezione. Qui trovi tre diverse versioni della fiaba cosmica relativa, linee del tempo e carte scaricabili e stampabili in formato pdf, idee e materiali vari per i giorni successivi.

Il primo giorno di scuola, i bambini ascoltano la PRIMA GRANDE LEZIONE che è la base della grande lezione sulle origini dell’Universo. Come già anticipato qui, il complesso svolgersi della grande lezione prosegue con dimostrazioni, ricerche, esperimenti, attività artistiche e manuali, toccando nel corso degli anni varie materie ed argomenti di studio: Astronomia, Meteorologia, Chimica, Fisica, Geologia, Geografia. Tutto il piano è inquadrato nella grande cornice dell’Educazione Cosmica.

La seconda grande lezione tratta dell’origine della vita. La lezione porta alla costruzione della Linea del tempo della vita: un lungo cartellone con immagini e didascalie su microorganismi, piante ed animali che sono vissuti e vivono sulla terra. Si enfatizza la grande diversità delle forme viventi, e l’importanza del contributo di ognuna per il mantenimento della vita del pianeta. Questa lezione coinvolge nel tempo queste materie:

  • Biologia: cellule, organismi pluricellulari, regni della natura, campioni, dissezioni, osservazioni, uso del microscopio
  • Botanica: studio delle piante, classificazioni, funzione, parti delle piante (seme, fiore, frutto, foglie, tronco, radice), tipi di piante
  • Ambienti naturali: localizzazione, caratteristiche, catena alimentare, simbiosi, adattamento all’ambiente, ecosistemi, conservazione
  • Vita antica: ere geologiche, evoluzione della specie, estinzione, fossili, scavi archeologici
  • Animali: classificazioni, bisogni, similitudini e differenze, nutrizione, igiene,
  • Regni delle monere, dei protisti e dei funghi: cosa sono, classificazione, osservazione

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI – carte illustrate

Presentazione e materiali (per tutte le versioni della seconda fiaba cosmica Montessori):

– TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI: servono innanzitutto per costruire le linee del tempo, e sono un materiale molto utile da consultare in tutto il periodo successivo, sia ai bambini, sia agli insegnanti. Trovi quelle che ho preparato qui, scaricabili e stampabili in formato pdf: 

– LINEE DEL TEMPO: potete chiamare i bambini in cerchio ad ascoltare la storia, mostrando via via illustrazioni (o oggetti). E’ la modalità più semplice, e facilmente praticabile anche se insegnate in una scuola non montessoriana. In alternativa potete utilizzare una del tempo. Qui trovi linee del tempo semplici, da realizzare in proprio o coi bambini:

– LINEE DEL TEMPO: pronte da scaricare e stampare in formato pdf (anche da utilizzare durante il racconto). Qui: 

– OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE: è un classico materiale per visualizzare la linea del tempo della comparsa dei viventi nelle scuole Montessoriane, dopo aver presentato la seconda lezione. Trovi la mia versione qui: 

 

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

FIABA COSMICA ‘LA COMPARSA DELLA VITA’

 prima versione

Materiale:

  • Una linea del tempo (facoltativa) e le carte illustrate per la prima versione del racconto.

carte seconda lezione versione 1
Elenco delle carte illustrate e delle dimostrazioni (se preferite prepararle voi):

  1. Immagini di batteri. Mostrando le foto, sottolinea che i batteri reali sono milioni di volte più piccoli rispetto alla foto.
  2. Mostra ai bambini come posizionare le mani sul torace per sentire come si espande nell’inspirazione e si ritira nell’espirazione.
  3. Immagini, modelli o campioni di spugne, alghe, anemoni, meduse…
  4. Immagini di trilobiti.
  5. Preparare su un vassoio una pallina di pasta di sale e un oggetto (ad esempio una foglia o un modellino di insetto di plastica). Premere l’oggetto saldamente nella pasta, spiegando che è la stessa cosa che avvenne quando si sono formati i trilobiti fossili: gli strati di terra premevano su di essi. Estrarre con cautela l’oggetto e invitare gli studenti a guardare l’impronta.
  6. Immagine, modello, o campione di un pesce. Chiedere ai bambini di identificare le parti del corpo del pesce (pinne, coda, scaglie, occhi, branchie).
  7. Chiedere ai bambini di mettersi a coppie e di sentire a turno le vertebre della spina dorsale con le mani.
  8. Immagine della prima vita sulla terra: piante.
  9. Immagini, modelli, o campioni di insetti. Invitare i bambini a identificare le parti del corpo dell’insetto (testa, occhi, esoscheletro, torace, addome, antenne, zampe).
  10. Immagine o modello di un anfibio (rana, rospo, o salamandra). Invitare i bambini a identificare le parti del corpo degli anfibi (testa, corpo, zampe, branchie, pelle, spina dorsale).
  11. Immagine di una felce, felce in vaso e fotografia di una felce fossile.
  12. Immagini o modelli di rettili. Chiedere ai bambini di identificare le parti del corpo del rettile (pelle, testa, narici, occhi, collo, corpo, zampe, coda).
  13. Immagine o modello di un dinosauro.
  14. Immagini di conifere, o una piccola conifera in vaso e un paio di rami e pigne di diverse conifere. Schiacciare una foglia di conifera e invitare i bambini a sentirne l’odore.
  15. Immagini di piante da fiore, o pianta fiorita in vaso.
  16. Immagine o modello di un uccello primitivo.
  17. Immagini o modelli di mammiferi primitivi e moderni.
  18. Tre mappe: Pangea; Laurasia e Gondwana; continenti attuali. Descrivere le masse mutevoli dei continenti, e spiegare come i continenti di oggi si sono stati formati dalla Pangea. Far notare come le forme dei continenti sembrano incastrarsi come un puzzle.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La comparsa della vita sulla Terra

Appena la Terra si fu formata, insieme agli altri pianeti e alle stelle del nostro sistema solare, non era che una palla incandescente di gas. Nel corso di milioni di anni la palla di gas si raffreddò, e si formarono diversi strati di materia. Raffreddandosi, molti dei gas passarono allo stato liquido, così la terra attraversò una fase in cui era rivestita di liquidi e roccia fusa. Meteoriti si schiantavano sella terra, vulcani vomitavano gas e lava incandescente. Il cielo terrestre conteneva molti gas e non era blu, come oggi, ma rossastro come oggi possiamo vederlo al tramonto.

A quel tempo la Terra era ancora troppo calda per consentire la vita di piante o animali, e dovettero passare altri milioni di anni perché la superficie terrestre si raffreddasse ulteriormente, portando alla formazione di una crosta rugosa e screpolata. L’acqua al di sotto di questa crosta usciva in superficie attraverso le fessure della crosta solida, così sopra la Terra si formò il vapore acqueo ed apparvero le prime nuvole. Quando dalle nubi iniziò a cadere la pioggia, la Terra era ancora così caldo che le gocce evaporavamo immediatamente, ma quando infine la Terra fu sufficientemente fredda, la pioggia caduta cominciò a rimanere superficie del pianeta, formando un gigantesco oceano.

Tutta questa massa d’acqua era mescolata a particelle di roccia. Gli scienziati ritengono che queste particelle davano all’oceano un colore verdastro, simile a quello delle olive. Questo gigantesco oceano copriva quasi completamente la Terra, mentre una minima porzione era costituita da roccia: gli scienziati ritengono che questa roccia fosse di color rosso ruggine.

Quanto ci apparirebbe strana questa Terra primordiale! Non c’erano alberi, erba o fiori. Nessun animale viveva su di essa: non c’erano rane, cani, ragni, serpenti, elefanti. Non c’erano esseri umani. E se non c’erano esseri umani, non c’erano case ed edifici, automobili, e tutte le altre invenzioni dell’uomo. Immaginate il mondo senza persone o animali di qualsiasi tipo! La Terra formata da roccia rossa e oceano verde, doveva essere un posto davvero molto strano…

…eppure, non visto, nel profondo del gigantesco oceano che la copriva, qualcosa di nuovo e meraviglioso stava accadendo.

In qualche modo, e anche gli scienziati più intelligenti di oggi non sanno esattamente come, una piccola parte di materia ha preso vita. Questa prima materia vivente era molto più piccola di un granello di sabbia, così piccola da essere invisibile ad occhio nudo. Per poterla vedere, ci sarebbe voluto un potente microscopio, ma naturalmente, a quel tempo, non c’erano microscopi e non c’erano persone che potessero usarli! Il piccolo pezzo di materia vivente nell’oceano si sviluppò molto tempo prima della prima vita forma di vita sulla terraferma. Era una forma di vita piccola e semplice, senza gambe, senza occhi e senza bocca; non aveva stelo o tronco; era simile ad una gelatina, ma era viva. Al giorno d’oggi, ci sono milioni e milioni di queste minuscole forme di vita sulla Terra: le chiamiamo ‘batteri’. I primi batteri apparsi sulla Terra erano tuttavia molto speciali, perché trovarono miracolosamente il modo per vivere e moltiplicarsi nell’oceano, anche se quel primo oceano era pieno di minerali e gas che oggi avvelenerebbero qualsiasi forma di vita. (Dimostrazione 1)

Per milioni di anni, non ci fu sulla Terra che questa prima semplicissima forma di vita.   Dopo molto tempo, un particolare gruppo di questi batteri, i batteri blu-verdi chiamati ‘alghe blu-verdi’ ha cominciato a svilupparsi nelle zone meno profonde dell’oceano, dove la luce del sole riusciva a riscaldare l’acqua. In queste acque calde e poco profonde, le alghe blu-verdi hanno trovato il modo di produrre del cibo per se stesse, utilizzando le tre cose di cui erano circondate: l’energia dalla luce del sole, l’acqua dall’oceano, e l’anidride carbonica dall’aria. Oggi questo processo è chiamato ‘fotosintesi’, ed è utilizzato dalle piante. Non appena le alghe blu-verdi hanno cominciato a produrre questo alimento per se stesse, hanno anche iniziato a produrre un nuovo gas. Questo nuovo gas in parte si riversava nell’oceano, ma per la maggior parte saliva verso il cielo, con l’evaporazione dell’acqua: fu l’inizio di quello che ora chiamiamo ‘atmosfera terrestre’, cioè di quella coltre d’aria che circonda la superficie della (Terra. Il nuovo gas prodotto dalle alghe fu importante e specialissimo, perché è il gas che tutti gli animali della Terra, in futuro, avrebbero usato per respirare. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 2) .

Il suo nome è ossigeno. Nell’epoca di cui stiamo parlando, tutta la vita presente sul nostro pianeta si trovava nell’oceano. Dopo i batteri, si sono lentamente sviluppate molte altre forme di vita, molte specie di piante e creature marine:  alghe, spugne, anemoni di mare, meduse, vermi, ed altro. Questi essere furono per lunghissimo tempo gli unici abitanti del pianeta, e si trovavano tutti in acqua. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 3)

Poi, un giorno, una nuova ed affascinante creatura apparve nell’oceano: era diversa da qualsiasi altra forma di vita venuta prima di lei, perché aveva una testa, un corpo, una coda, delle zampe. Non aveva le ossa, ma invece aveva un duro guscio esterno, simile ad una corazza. Questo guscio è chiamato ‘esoscheletro’, che significa che la parte più dura del corpo della creatura si trova all’esterno invece che all’interno. La nuova ed affascinante creatura cresceva velocemente, e presto ce ne furono migliaia di tipi diversi: alcuni avevano occhi e nuotato nell’acqua; alcuni non avevano occhi e strisciavano sui fondali dell’oceano; alcuni non erano più grandi di una capocchia di uno spillo; alcuni erano grandi come un lavello della cucina. Se la creatura era in pericolo, si arrotolava su se stessa formando una palla. Erano i ‘trilobiti’, creature diverse da qualsiasi altra cosa al mondo. Per questo i trilobiti sono diventati tanto famosi, così famosi che l’epoca di cui stiamo parlando è chiamata dagli studiosi ‘Età della Trilobiti’ (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 4).

I trilobiti vissero nell’oceano per un periodo molto lungo, poi, a poco a poco, morirono tutti, per ragioni che nessuno oggi capisce veramente. Quando tutti i membri di una data specie muoiono, gli scienziati dicono la specie è estinta: i trilobiti si estinsero. Ma, se si sono estinti, come è possibile che noi oggi possiamo parlare di loro? Perché i trilobiti hanno lasciato segni della loro esistenza. Quando morirono, i corpi dei trilobiti si coprirono di strati di sabbia e roccia. Nel corso del tempo, questi strati di sabbia e roccia sono diventati così pesanti che il corpo dei trilobiti si è impresso nella roccia. Le impronte di piante o animali impresse nella antichissime rocce sono chiamate fossili, e da sempre le persone hanno trovato molto affascinante la scoperta e lo studio di questi reperti, che mostrano com’erano le piante e gli animali del passato.  (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 5).

Pensate che, prima dell’estinzione, i trilobiti presenti nell’oceano erano la forma di vita più numerosa di qualsiasi altra. Poi arrivò un nuovo tipo di animale: aveva un corpo lungo, ma era privo di zampe. La sua pelle era dura e squamosa. Questi nuovi animali nuotavano facilmente nell’oceano, perché avevano dei lembi che fuoriuscivano dal loro corpo e li aiutavano a seguire la loro direzione o fermarsi: le pinne.  Essi riuscivano a respirare sott’acqua attraverso una serie di alette, le branchie. Questi animali furono i primi pesci della Terra. Nel corso del tempi i pesci divennero molto abbondanti, tanto che l’epoca di cui stiamo parlando si chiama Età dei pesci. Come sappiamo, i pesci esistono ancora oggi ne nostri oceani, mari, laghi e fiumi, e alcuni di essi sono ancora molto simili ai pesci dell’antichità (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 6).

I primi pesci comparsi sul nostro pianeta sono da considerarsi molto importanti, perché si trattò dei primi animali che avessero le ossa, la parte più dura del corpo, all’interno e non all’esterno, come era per i trilobiti. L’insieme delle ossa di un essere vivente è chiamato scheletro. Uno scheletro è una sorta  di telaio attorno al quale è costruito il corpo. Ma c’è un altro motivo che ci deve far considerare i primi pesci esseri molto speciali: essi sono stati i primi ad avere un osso lungo che percorreva la loro schiena. Noi oggi chiamiamo quest’osso ‘spina dorsale’, e tutti gli animali che lo possiedono sono chiamati vertebrati (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 7).

Mentre il primo oceano terrestre si popolava con un numero sempre maggiore di pesci, qualcosa di nuovo ed eccitante stava per accadere anche sulla terraferma: alcune delle alghe, che vivevano nelle zone poco profonde dell’oceano, cominciano a crescere sul terreno fuori dall’acqua. Forse avvenne che il livello dell’acqua si abbassò ulteriormente, lasciando alcune alghe nella sabbia umida, esse vi si attaccarono , e nel tempo si trasformarono in piante capaci di vivere fuori dall’acqua. Sulla terraferma, queste piante raccoglievano il nutrimento necessario dalla luce del sole e dall’umidità dalla sabbia: fu la prima forma di vita sulla superficie della Terra! (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 8).

Presto si svilupparono molti tipi di piante, di forme e dimensioni diverse. Anche oggi, ci sono piante così piccole da essere invisibili, e piante enormi, come gli alberi. Dopo la comparsa delle piante, iniziò sul nostro pianeta un periodo molto intenso ed emozionante: nuove forme di vita sorsero ovunque sulla Terra. Dopo la diffusione delle piante, comparve il primo animale. Esso era molto piccolo, e produceva uova. Aveva un esoscheletro come i trilobiti, una testa, una parte centrale chiamata torace, una parte posteriore chiamata addome, e tre coppie di zampe. Sulla esta aveva grandi occhi sporgenti, e due piccole parti filiformi che spuntavano all’esterno. L’animale utilizzava queste due piccole parti filiformi per percepire le cose: noi oggi le chiamiamo ‘antenne’. Poiché non aveva spina dorsale, era un invertebrato. Comparvero col tempo innumerevoli varietà di questo animale: alcuni strisciavano, altri avevano due paia di ali che consentivano loro di volare. Questi animali stupefacenti, che sono apparsi sulla Terra subito dopo la comparsa delle piante terrestri, sono chiamati insetti. Oggi gli insetti sono la forma di vita più numerosa del pianeta. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 9)

Nel periodo in cui apparvero gli insetti, si sviluppò un altro tipo di animale, un essere davvero molto strano, che si spostò a vivere dall’acqua alla terraferma. Nell’oceano, infatti, viveva un pesce che aveva sviluppato enormi pinne. Col tempo queste pinne si trasformarono in corte zampette, che l’animale usò per muoversi,  trasferendosi dall’acqua alla terraferma. Arrivati qui, questi pesci con le zampe trovarono cibo delizioso in grande quantità: gli insetti! Da allora condussero una doppia vita: potevano vivere nell’oceano come i pesci, e talvolta uscire dall’acqua e vivere in superficie come gli animali.  Anche oggi esistono animali con queste caratteristiche, e li chiamiamo ‘anfibi’. Nel corso del tempo si svilupparono molte varietà di anfibi, di forma e dimensione varia; alcuni di essi erano grandi circa come un bambino di sei anni! Gli anfibi avevano la pelle liscia ed umida, e attraverso questa pelle erano in grado di respirare, mentre quando nuotavano sott’acqua respiravano con le branchie.  Gli anfibi sono molto importanti, perché furono i primi animali terrestri dotati di spina dorsale, cioè i primi vertebrati. Rospi, rane e salamandre sono anfibi. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 10).

Nel periodo in cui comparvero gli insetti e gli anfibi, si verificarono altri eventi molto importanti. Il grande blocco di terra che emergeva dall’oceano si ruppe in due giganteschi pezzi, chiamati continenti. Questi continenti, galleggiando molto lentamente, andarono via via alla deriva nel gigantesco oceano, finchè un giorno non urtarono uno contro l’atro. La forza dello scontro fu tale che rimasero bloccati insieme, formando un supercontinente chiamato dagli studiosi Pangea. Dove i due continenti si sono uniti, la terra si è accartocciata ed ha creato una lunga fila di montagne: una catena montuosa. Questa prima catena montuosa esiste ancora nel mondo di oggi e si trova in Russia. Anche in questa lontana epoca, crescevano sulla superficie della Terra molti tipi di piante. In particolare, enormi felci sono cresciute nelle zone ombreggiate ed umide che noi oggi chiamiamo paludi. Le felci producono un particolare tipo di seme, la spora, ed ogni spora può far crescere una nuova pianta; così le felci divennero così numerose che enormi foreste di felci si distribuirono su tutta la superficie terrestre. Le felci esistono ancora oggi: crescono nei boschi e nelle foreste, e vengono anche coltivate in vaso come piante da appartamento. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 11).

Queste foreste di felci hanno avuto grandissima importanza per la storia della Terra: quando una foresta di felci invecchiava e moriva, un’altra cresceva sui suoi resti.  Nel corso del tempo si accumularono strati su strati di materia organica che si trasformavano in un ricco suolo. Senza questo contributo delle piante, la superficie terrestre sarebbe rimasta di sola nuda roccia. Nel corso di un periodo di tempo lunghissimo, inoltre, gli strati più profondi di felci morte si trasformarono in un nuovo tipo di minerale, di colore nero, che oggi chiamiamo carbone.   Nello stesso periodo in cui si diffusero le felci, sulla Terra comparve un’altra splendida creatura: un animale anfibio che, progressivamente, aveva smesso del tutto di vivere nell’acqua. Forse gli piaceva stare asciutto, più di quanto non gli piacesse essere bagnato! Nel corso del tempo, la creatura perse le branchie, e quindi non poteva più respirare sott’acqua. Si trattava di un vertebrato che deponeva uova, e vivendo sulla superficie terrestre sviluppò una pelle spessa, secca e ruvida. Amava stare a scaldarsi al sole. Oggi chiamiamo queste creature ‘rettili’(LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 12).

I rettili prosperarono, e presto ce ne furono di diversi tipi: c’erano così tanti rettili che oggi chiamiamo questo periodo Età dei rettili. Avvenne poi una cosa molto strana: alcuni di questi rettili hanno cominciato a crescere, crescere e crescere, fino a diventare giganteschi. Alcuni crebbero alti quanto un palazzo di cinque piani e lunghi quanto tre autobus in fila! Questi giganteschi rettili erano così pesanti che la terra tremava quando camminavano o correvano. Avevano lunghe e potenti code, che li aiutava a bilanciare l’immenso peso. Se attaccati da altri animali, questi giganteschi rettili utilizzavano le code anche come arma di difesa. Avevano un collo molto lungo, che serviva loro per raggiungere le foglie sulle cime degli alberi, delle quali si nutrivano. Questi giganteschi rettili erano i dinosauri. Alcuni di essi camminavano su quattro zampe, alcuni su due gambe; alcuni avevano le ali e potevano volare. Alcuni dinosauri erano erbivori, cioè si nutrivano di piante, mentre altri erano carnivori, cioè mangiavano anfibi e rettili più piccoli. Nel corso del tempo si svilupparono centinaia di diversi tipi di dinosauri. Ossa di dinosauro, scheletri, denti e fossili sono stati trovati in tutto il mondo, e oggi possiamo ammirarli nei musei. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 13).

I dinosauri dominarono la superficie della Terra per milioni di anni, ma poi scomparvero per sempre. Gli scienziati hanno formulato varie ipotesi sulla loro estinzione. Alcuni ritengono che un meteorite gigantesco, una roccia proveniente dallo spazio, cadde sulla Terra. L’enorme schianto del meteorite avrebbe creato un grande quantità di polvere nell’atmosfera terrestre, e questa polvere avrebbe modificato il clima del pianeta, impedendo alla luce solare di raggiungere la Terra. Questo avrebbe provocato la morte di molte piante, e di conseguenza di molti animali erbivori. Diminuendo gli erbivori, anche i carnivori si sarebbero trovati senza cibo. Questi scienziati ritengono che sopravvissero solo gli animali che si nutrivano di piante in decomposizione, così la vita continuò: alcuni animali ed alcune piante sopravvissero, e ne apparvero di nuovi.  Una nuova pianta che iniziò a crescere in questa epoca fu un albero con foglie ad ago e semi contenuti in un cono. Questi alberi sono oggi chiamati ‘conifere’, ed esistono ancora oggi in tutto il mondo (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 14) .

Un’altra nuova pianta che apparve nella stessa epoca, era particolarmente bella, perché aveva delle parti molto colorate: i fiori. I fiori attiravano gli insetti, soprattutto dei nuovi insetti alati, che noi oggi chiamiamo farfalle. Le farfalle e altri insetti trasportavano il polline, la polvere prodotta dai fiori, facendolo viaggiare da un fiore all’altro. A volte il vento li aiutava in questo lavoro. Le piante che ricevevano il polline di altre piante, potevano generare una pianta nuova, e così ci furono presto molte varietà di piante da fiore. Oggi le piante da fiore sono le più numerose sulla Terra, rendono il nostro mondo bello, e molte di esse producono alimenti, come frutta e noci.  (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 15).

Dopo che i dinosauri si furono estinti, apparve un nuovo tipo di animale, capace di volare. C’erano già molti insetti volanti a quel tempo, ma questo animale era molto più grande di un insetto: in verità alcuni esemplari erano grandi come un uomo. Aveva ali, piume, e una bocca molto buffa: lunga, dura e a punta. Era un vertebrato e deponeva le uova. Questo nuovo animale era il primo uccello apparso sulla Terra. Oggi molti scienziati ritengono che questo primo uccello si sia sviluppato dai grandi rettili volanti. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 16).

Un altro nuovo tipo di animale che apparve dopo l’estinzione dei dinosauri era un vertebrato con un cervello più grande di tutti gli altri animali apparsi prima sulla Terra. Aveva un rivestimento peloso per mantenere caldo il corpo, e produceva latte per nutrire i suoi piccoli. Di questo nuovo animale si svilupparono presto molte varietà: alcuni piccoli come un dito, altri grandi come una casa. La maggior parte di essi stava a quattro zampe, mentre alcuni sono andati a vivere nell’oceano, e uno ha addirittura scelto di volare come un uccello. Alcuni si nutrivano di piante, ed altri si animali. Noi oggi chiamiamo questi animali ‘mammiferi’. Il topo, il rinoceronte, l’elefante, il cavallo, il canguro, il gatto, il pipistrello, il cane, la balena, il cammello e la scimmia sono tutti mammiferi. Questi animali prosperarono sulla Terra e divennero presto molto numerosi, così numerosi che quest’epoca della Terra è conosciuta come Età dei mammiferi.  (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 17)

Nel frattempo, il grande supercontinente che abbiamo chiamato Pangea, si diviso in due grandi masse separate, che galleggiavano sulla vastità dell’oceano.  Questi due supercontinenti sono oggi chiamati Laurasia e Gondwana. A poco a poco, anche questi due supercontinenti hanno cominciato a rompersi e ad andare alla deriva sull’oceano. Lentamente, nel corso di milioni di anni, si formarono sette nuovi continenti, che sono quelli che esistono oggi.  Le piante e gli animali vivevano sui due supercontinenti si separarono, e  alcuni scienziati ritengono che questa separazione potrebbe essere uno dei motivi per cui oggi, alcuni animali e alcune piante si trovano solo su alcuni continenti (Dimostrazione 18).

La Terra era ormai ricca di vita: piante di tutte le forme, colori e dimensioni vivevano sulla terraferma e nell’acqua; pesci, delfini e altre creature marine nuotavano negli oceani; anfibi come rane e salamandre vivevano in parte in acqua e in parte in superficie; alcuni insetti, come gli scarafaggi, si stabilivano sulla terra, mentre altri, come le farfalle, volavano in aria; rettili, come tartarughe e serpenti, strisciavano; uccelli, come gabbiani e uccelli canori, volavano nei cieli; mammiferi, come le scimmie e le enormi creature chiamate mammut lanosi, che somigliavano agli elefanti di oggi, vagavano per la terra. Prima che si sviluppasse la vita, la Terra era un pianeta roccioso, con un cielo rossastro e un oceano verde oliva. Dopo la comparsa della vita, ha cominciato a cambiare colore: le piogge cambiarono il colore dell’oceano da verde a blu, e non appena l’ossigeno aumentò nell’atmosfera, il cielo diventò azzurro.  Anche la superficie terrestre cominciò a cambiare: si raffreddò e si copri di ricco terriccio, piante verdi, fiori colorati, frutti, e molti tipi di animali. Piante ed animali vivevano sul nostro pianeta in armonia, ed in un modo o nell’altro si aiutavano a vicenda a prosperare. Gli insetti aiutavano le piante trasportando il polline; le piante rilasciavano ossigeno nell’atmosfera per permettere la vita degli animali; gli animali producevano anidride carbonica per permettere la vita delle piante; le piante morte e in decomposizione fornivano terreno fertile per favorire la crescita di nuove piante, che poi avrebbero nutrito gli animali; alcuni di questi animali erano il cibo di altri.

Ci sono stati molti cambiamenti nel clima terrestre, nel corso di milioni di anni. Ogni volta che il tempo è cambiato, molti animali e piante sono morti, perché il loro ambiente era diventato a troppo caldo, troppo freddo, troppo umido o troppo secco, ed essi non potevano cambiare abbastanza in fretta da adattarsi al cambiamento. Ma molte piante e animali sono sopravvissuti a questi cambiamenti della Terra. E un altro animale, un mammifero molto speciale, non era ancora apparso sulla Terra. Questo mammifero avrebbe camminato su due gambe, sarebbe stato molto, molto intelligente ed avrebbe inventato moltissime cose. Noi oggi chiamiamo questo mammifero ‘uomo’, ma il racconto di come gli esseri umani vennero sulla Terra è tutta un’altra storia.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

FIABA COSMICA ‘LA COMPARSA DELLA VITA’

 seconda versione

Materiali:

  • Linea del tempo (facoltativa)
  • Immagini per la linea del tempo versione 2

carte seconda lezione versione 2

In alternativa ho preparato la linea del tempo pronta per la stampa in formato pdf (illustrata e muta con immagini da aggiungere durante il racconto:

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI 

Ricordate la storia di come si è formata la Terra? Oggi ascolteremo la storia della Terra che prende vita con le piante e gli animali. Ripensiamo a quando nacque la Terra: da una goccia di luce e calore senza regole. Poi, ogni particella ha cominciato ad obbedire alle sue leggi, la Terra si è raffreddata e stabilizzata in base a queste leggi, e si sono formate l’acqua, l’aria e la roccia. La Terra divenne una perla illuminata dal sole, e il sole non riusciva a smettere di ammirarla. Un giorno, mentre la guardava, si accorse che c’era qualcosa di diverso in quell’ordine meraviglioso che si era stabilito: stava per accadere qualcosa, forse stavano per arrivare dei problemi… infatti, stava piovendo da lunghissimo tempo sulla Terra, e l’acqua piovana, attraversando l’aria si mischiava con diversi gas (anidride carbonica, anidride solforosa, protossido d’azoto), e questo la trasformava in una pioggia acida, che travolgeva le rocce e la lava gettandone grandi parti nell’oceano. Si scatenavano così terribili tempeste e parti di roccia corrosa dalla pioggia si gettavano nell’oceano: il mare si stava riempendo di sali minerali, mentre la superficie solida della Terra sembrava destinato a scomparire. L’ordine che era stato creato sembrava davvero in pericolo! Quale poteva essere la causa? Chi era il colpevole? Il sole si rivolse all’acqua e disse: “E’ colpa tua, che sciogli la roccia e la getti nell’oceano!”

Ma l’acqua rispose: “Sono innocente! Io non sto facendo altro che obbedire alle leggi: quando mi scaldo divento vapore e salgo, ma quando ho freddo ritorno liquida e cado. Siccome sono un liquido, io posso spingere solo verso il basso e di lato, ma non verso l’alto, e ogni volta che incontro un vuoto lo occupo. Cosa posso fare? Non ho scelta! E’ colpa della mia sorella aria, casomai, che mi porta in giro di qua e di là e mi fa cadere sulla rocca. E’ colpa sua, parla con lei!”

Allora il sole si rivolse all’aria, ma l’aria disse: “A me è stato dato il compito di fare da coperta alla Terra, in modo che non abbia mai freddo, e devo coprirla sempre. Mi piace il mio compito, ma la Terra ha una grande pancia, e cosa succede alla testa e ai piedi? Che rimangono sempre fuori! Per questo sono sempre in movimento: quando vado sull’acqua, la coperta scopre la schiena; corro a coprire la schiena, e si scoprono i piedi. Quando incontro le zone piatte è anche facile, ma quando mi imbatto in una montagna è diverso: è difficile scalare le montagne, e sono così stanca che per farcela mi devo alleggerire, e così lascio un po’ dell’acqua che porto con me. Non ho mai tempo da perdere, ho un lavoro importante da compiere. E’ colpa di quelle rocce! Perché la pelle deve per forza avere una superficie così rugosa? Le rocce non hanno considerazione per nessuno. Non si spostano per lasciarmi passare, a volte sono così calde che quando mi avvicino sono costretta a salire al cielo per non bruciare. Quando sono troppo alte, poi, mi fanno congelare.”.

Il sole andò dalle rocce, e le rocce risposero: “Perché dai la colpa a noi? Noi non facciamo nulla, ce ne stiamo solo sedute al nostro posto. Quando il sole splende su di noi ci scaldiamo, ma non siamo noi a volere questo calore. Siamo fatte così. Tu, sole, vuoi dare la colpa a noi, ma la verità è che è tutta colpa tua!”.

Così il sole andò via. Non voleva essere incolpato, ma così il problema non fece che peggiorare. Perché, vedete, era colpa di tutti. Tutti si stavano comportando come dovevano, seguendo ognuno le proprie leggi, ma l’ordine generale era minacciato, e presto la Terra non sarebbe più stata una magnifica perla nello spazio. Bisognava fare qualcosa… ma cosa?

Fortunatamente successe una cosa davvero meravigliosa: apparve qualcosa di nuovo sulla Terra, qualcosa di così piccolo da essere invisibile. Erano piccole particelle che avevano ricevuto un dono speciale, un potere in grado di salvare la Terra. Questo dono era la vita. Anche loro dovevano obbedire alle loro leggi, ma erano leggi diverse da quelle delle particelle precedenti: esse dovevano mangiare e crescere, ma non tutte lo stesso cibo. Inoltre dovevano riprodursi, cioè creare esseri simili a se stesse.

Le prime microscopiche particelle viventi si svilupparono nell’oceano. Mangiavano continuamente, e così facendo riuscirono a ripulire l’acqua dai sali minerali che vi erano disciolti. Con questi sali alcuni esseri costruivano attorno al loro corpo una conchiglia, e quando morivano questi gusci cadevano sul fondo del mare, tenendo i sali intrappolati con loro. Il tempo passava, e si accumularono strati su strati di queste conchiglie. Questi strati erano come le pagine di un libro: alcune queste pagine si sono scritte prima che noi uomini apparissimo sulla Terra, e ci sono state lasciate perché noi possiamo leggerle e sapere cosa è successo nei tempi più remoti.

Le prime creature viventi erano formate da una sola cellula, che da sola faceva tutto ciò che c’era da fare: mangiare, respirare, crescere, liberarsi degli scarti. Questi esseri microscopici, vagando nell’oceano, pulirono le acque, impiegando moltissimo tempo. Poi sembra che alcune di queste creature abbiano pensato: “Potremmo fare molto meglio di così! Uniamoci tra di noi, e formiamo insieme un’unica creatura più grande!”. Così si organizzarono e apparvero nell’oceano esseri formati da molte cellule, che continuavano ad alimentarsi, crescere e moltiplicarsi, come facevano le loro antenate.

Passò dell’altro tempo, e queste creature pensarono: “Perché, invece di fare tutte la stessa cosa, non ci dividiamo i compiti? Alcune di noi potrebbero occuparsi solo del cibo, alcune solo della respirazione, altre solo del movimento, e così via”. Così fecero, e nelle acque del nostro pianeta apparvero creature nuove, dotate di zampe, bocca, cuore, polmoni: creature con organi specializzati. Quando apriamo il grande libro della Terra alla prima pagina, vi troviamo tutte queste creature: esseri unicellulari, esseri pluricellulari, ed esseri muniti di organi (Aprire la linea del tempo dei viventi al Periodo Cambriano).

Ecco l’ameba, una creatura unicellulare senza guscio (indichiamo l’ameba disegnata sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essa la carta dell’immagine dell’ameba).

Ed eccone un altro, chiamato flagellato, con due piccole fruste che gli servivano per muoversi. (indichiamo il flagellato disegnato sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine).

Questa creatura è costituita da un gruppo di cellule. (indichiamo la spugna disegnata sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essa la carta dell’immagine).

Anemoni di mare simili a questa (indichiamo l’anemone disegnata sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essa la carta dell’immagine)vivevano ferme in un luogo. Per procurarsi il cibo, muovevano nell’acqua queste parti lunghe e sottili del loro corpo, e le piccole creature che vagavano nell’acqua lì attorno venivano trascinate nelle loro bocche.

C’erano poi delle creature molto particolari, che in questo antico oceano si trovavano in grandissima quantità (indichiamo i trilobiti disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), e che oggi chiamiamo trilobiti. Erano creature molto avanzate per il loro temo, e ne crebbero di diverse forme e dimensioni. Oggi sono estinti, ma vissero per un lunghissimo periodo di tempo negli oceani che ricoprivano il nostro pianeta.

(Apriamo ora la linea del tempo sul Periodo Ordoviciano)

Col passare del tempo, apparvero sulla Terra creature sempre più varie e si verificò ogni sorta di trasformazione negli esseri viventi. Guardate qui! Questa creatura è detta cefalopode (indichiamo il cefalopode sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine), ed aveva le zampe attaccate alla testa.

(Apriamo la linea del tempo della vita sul Periodo Siluriano)

Passò dell’altro tempo, ed ecco apparire altri strani esseri: questi, ad esempio, sembrano fiori su uno stelo (indichiamo i crinoidi disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), e sono chiamati crinoidi, o gigli di mare, anche se si tratta di animali e non di piante. Essi stavano fermi in un luogo, come gli anemoni di mare, ed erano composti da un corpo molle e gelatinoso racchiuso in una serie di anelli duri, formati da sali minerali. Mentre lo stelo stava ancorato al fondale dell’oceano, le sue braccia fluttuavano nell’acqua per raccogliere il cibo, cioè per intrappolare le minuscole creature che nuotavano lì attorno. Quando i crinoidi morivano, il loro gambo crollava e cadeva sul fondo. Le acque era colme di vita, in questo periodo…

(Aprire la linea del tempo della vita al periodo Siluriano e Devoniano)

Arrivarono poi esseri viventi che, invece di mangiare altre creature, erano in grado di produrre il proprio nutrimento attraverso la luce del sole ed i sali minerali contenuti nell’acqua. Forse, alcune delle creature che vivevano nell’oceano, ad un certo punto avranno pensato: “Chissà come sarà la vita fuori dall’acqua!”, e così si spostarono verso le rive dell’oceano, e le onde e le maree le trasportarono sulla terraferma. Rimasero lì un po’, finchè di nuovo l’oceano le attirò a sé con le sue onde, ma venne il giorno in cui una di loro disse: “Oh, come è bello stare qui, invece che nell’acqua!” e decise di rimanere per sempre in superficie. Lì trovò molto sole e molta aria, e l’aria conteneva tutta l’anidride carbonica di cui aveva bisogno per produrre il proprio cibo e nutrirsi, così si attaccò al suolo, da cui traeva anche sali minerali ed acqua. (indichiamo le piante palustri disegnate sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esse la carta dell’immagine)

E così, per la prima volta, una pianta apparve sulla Terra! E quando le piante morivano, lasciavano i loro corpi lì, preparando il terreno per altre le forme di vita a venire.

(Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Devoniano)

La vita a questo punto della storia si stava spostando sulla terraferma. E mentre le piante si diffondevano, apparvero nostro pianeta due nuovi tipi di esseri viventi: uno era il polipo del corallo che, nell’oceano, ha contribuito alla costruzione della superficie terrestre mangiando e trasformando i sali minerali disciolti nell’acqua; l’altro era un animale che aveva nel suo corpo una sorta di canna rigida. Fino ad allora, la parte più dura del corpo degli animali si trovava al di fuori del corpo, questo animale è stato il primo dotato di spina dorsale, cioè il primo vertebrato. Si trattava di un pesce, ma molto diverso dai pesci che conosciamo noi: era enorme ed aveva placche durissimo che lo rivestivano come una corazza (indichiamo i pesci corazzati senza mascelle disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine)

Alcuni di questi pesci corazzati vivevano nelle profondità dell’oceano senza muoversi, aspettando con le bocche aperte che arrivasse del cibo da inghiottire; altri invece presero a nuotare e presto svilupparono pinne mobili che li aiutava nel movimento.

(Aprire la linea del tempo della vita sul periodo Carbonifero)

Nell’era successiva la superficie terrestre prese a salire, e luoghi che prima erano occupati dall’oceano, ora cominciarono a prosciugarsi. Poi la terra ha cominciato a salire. I pesci che vivevano in queste aree si trovarono fuori dall’acqua. Immaginate di essere una di queste creature: avete bisogno di acqua, ma l’acqua sta sparendo! Questi pesci, che ne avevano bisogno, cominciarono a pensare a cosa fare, ora che si trovavano sulla terraferma: si trattava di cambiare o morire. Così decisero di costruire un sacco all’interno del loro corpo, che contenesse una scorta d’acqua, in modo che, quando l’acqua mancava, essi erano comunque in grado di respirare. Così si svelò agli esseri viventi il segreto della respirazione, e sulla terra comparvero gli anfibi (indichiamo gli anfibi disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), animali che vivono in parte in acqua e in parte in superficie. Le pinne, una volta avvenuto il passaggio sulla terraferma, non erano di alcuna utilità, così si trasformarono diventando zampe.

Qualcosa di meraviglioso accadde con la nascita degli anfibi: si udì il suono della prima voce sul nostro pianeta. Una voce sulla Terra! Prima che arrivassero gli anfibi, il silenzio sul nostro pianeta era interrotto solo dal rumore della pioggia sulle rocce, o dal rombo del tuono. Immaginate che emozione sarebbe stata, aver potuto sentire il primo suono sulla Terra!

E nel frattempo anche alcune piante avevano lasciato l’oceano, e si erano sviluppate sulla superficie terrestre in una grande varietà di forme e dimensioni, producendo il cibo loro necessario attraverso l’aria e la luce del sole (indichiamo muschi e felci arboree disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine).

C’erano anche numerosi insetti, che rappresentavano una fonte abbondante di cibo per gli anfibi (indichiamo gli insetti disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), che grazie a questo avevano una vita felice sulla terraferma, se solo non ci fosse stato un piccolo problema: la loro pelle li costringeva a vivere in prossimità dell’acqua, mentre loro cominciavano a desiderare la libertà. Volevano viaggiare, essere indipendenti! Volevano mangiare anche le piante e gli insetti che crescevano lontani dell’acqua… ma come fare?

(Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Permiano)

Lentamente sono riusciti a sviluppare un tipo nuovo di pelle, che non si asciugava, e per le proprie uova hanno inventato il guscio. Ora non c’era più alcun problema! E sulla superficie terrestre comparvero i rettili, animali con una pelle in grado di sopportare il calore del sole, e un guscio duro per le proprie uova, per impedire loro di asciugarsi (indichiamo i rettili disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine). Ora questi animali poteva muoversi liberamente, e spostasi sulla Terra ovunque volessero.

E poi cosa successe? Poiché sulla superficie terrestre c’erano grandi quantità di anfibi e di piante, i rettili poterono prosperare, aumentando di numero, ma anche di dimensioni. Nulla poteva fermare queste creature, ed essi diventarono signori e padroni della Terra, prendendo possesso dell’oceano, della terraferma e perfino dell’aria.

 (Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Mesozoico)

Ecco l’immagine di una di queste creature: (indichiamo l’Apatosauro disegnato sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine).

Sapete quanto era grande questa creatura? Era lunga venti metri! La sua testa era grande come il corpo di un uomo. E c’era qualcosa di molto singolare in questo gigante: aveva un cervello nella testa, e un cervello alla base della coda, in modo che i messaggi provenienti dalla coda non avessero bisogno di viaggiare fino alla testa. Potete immaginare come la Terra venisse scossa da queste enormi creature che si muovevano sulla sua superficie. Per quanto riguardava il cibo, poi, questi animali avevano a disposizione tutto ciò di cui avevano bisogno.

Poiché gli animali più piccoli non avevano nessuna possibilità di competere con questi giganti, essi si rifugiarono nelle zone più fredde della superficie terrestre, cioè dove l’ambiente era sfavorevole per la vita dei rettili. Col passare del tempo, per proteggersi meglio dal freddo, essi svilupparono un rivestimento sulla loro pelle, fatta di piume o peli, che serviva a mantenere il sangue caldo: nacquero i primi uccelli ed i primi mammiferi (indichiamo l’Archaeopteryx e il canguro preistorico disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine).

Che cosa dire delle loro uova? Essi non potevano lasciarle fuori al freddo, così impararono lentamente a trattenerle nel proprio corpo. Solo gli uccelli non poterono farlo, perché per loro era impossibile portare nel loro corpo il peso delle uova e volare, così essi hanno imparato a costruire i nidi ed a covarle, alimentando i cuccioli finchè essi non sono in grado di procurarsi il cibo da soli.

(Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Cenozoico)

I mammiferi (indichiamo i mammiferi del Cenozoico disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), come abbiamo detto, impararono a tenere le uova all’interno del proprio corpo ma, cosa ancor più straordinaria, presero a nutrire i cuccioli con il proprio latte! Questo fu un fatto assolutamente nuovo: nessuna specie animale l’aveva fatto prima! Tutti gli altri animali, dopo aver deposto le uova le abbandonano, e quando nascono i piccoli, provvedono da subito a se stessi. Invece i piccoli degli uccelli e dei mammiferi rimangono coi genitori per un periodo più o meno lungo, fino a che non diventano autonomi.

Passò del tempo, e il clima della Terra subì un cambiamento: cominciò a fare sempre più freddo. I dinosauri cominciarono a scomparire dalla faccia del pianeta, anche se nessuno sa davvero come questo sia avvenuto, ed i mammiferi presero il sopravvento. Sono cresciuti e si sono moltiplicati, occupando tutta la terraferma; erano animali giganti: ippopotami giganti, elefanti giganti, maiali giganti… (indichiamo il grande erbivoro dell’Oligocene disegnato sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine).

Anche se faceva davvero molto freddo, ed enormi lastre di ghiaccio ricoprivano la superficie terrestre, i grandi mammiferi riuscirono a prosperare a lungo, spostandosi continuamente in cerca di cibo e di un clima più mite, ma alla fine anch’essi si estinsero.

Al termine di questo periodo di glaciazione, poi, accadde qualcosa di molto interessante: comparve un nuovo tipo di creatura. Non aveva denti affilati per sbranare le prede, né enormi artigli per combattere, né una folta pelliccia per proteggersi, ma aveva qualcosa che nessun altro animale possedeva: un cervello più grande e luminoso, che aveva in sé il potere di pensare ed immaginare. Ed insieme al cervello, questa creatura portava dentro di sé anche una quantità enorme d’amore.  Questa nuova creatura è l’essere umano. (indichiamo l’uomo alla fine della linea del tempo della vita).

L’essere umano è una creatura diversa dagli altri animali, perché può andare oltre l’amore per la propria prole ed amare tutto ciò che la circonda, ed estendere questo amore anche a tutto ciò che non vede.

Vedete, era come se tutto quello che è successo (muovete la mano facendola scorre lungo tutta la linea del tempo di vita) doveva accadere per permettere la comparsa dell’uomo sulla Terra.

Gli esseri umani non avrebbero avuto nessuna possibilità di sopravvivere se fossero arrivati qui (indica il Periodo Cambriano), o qui (indicate il periodo Siluriano). Alla fine, però, tutto era pronto.

Se la Terra avesse una voce, avrebbe detto ai primi uomini: “Ho disteso tappeti di erba per i vostri piedi, in modo che voi possiate camminare su un terreno morbido. Ho messo fiori tra i miei capelli e mi sono ricoperta di gioielli per il vostro piacere. Ho riempito la credenza di latte, carni, frutta e verdura, per farvi mangiare. Giù in cantina ho accumulato il carbone e il ferro. Ora è tutto pronto, ed è tempo per voi, esseri umani, di venire da me. “.

Ed eccoci qui: tutto questo (muovete la mano facendola scorre lungo tutta la linea del tempo di vita) è stato preparato per noi, ed ora siamo parte della storia.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

FIABA COSMICA ‘LA COMPARSA DELLA VITA’

terza versione

Presentazione

Se decidiamo di usarne una, posiamo la linea del tempo, ancora chiusa, sul pavimento, e raccogliamo i bambini attorno ad essa. Apriamola solo quel tanto che basta a mostrare i batteri. Se qualche bambino si lamenta perché non vede bene, ricordiamo che il cartellone verrà appeso ad una parete, e ci resterà per tutto l’anno scolastico. Se i bambini nel corso della narrazione pongono molte domande, si può dividere il racconto in più giorni, e magari ricapitolarla per intero alla fine.

carte seconda lezione versione 3

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI  – Materiale:

  1. linea del tempo (facoltativa)
  2. una bottiglia di ammoniaca
  3. Immagine della Rodinia
  4. Immagine di batteri
  5. Immagine di cianobatteri
  6. Immagine di Ediacarani
  7. Aprire la linea del tempo sul Paleozoico
  8. Indicare il periodo Cambriano
  9. Immagine di alghe
  10. Immagine di amebe
  11. Immagine di organismi unicellulari
  12. Immagine di radiolari e foramiferi
  13. Immagine delle spugne
  14. Immagine di idre
  15. Immagine di platelminti
  16. Immagine di trilobiti
  17. Immagine di molluschi
  18. Immagine di echinodermi
  19. Immagine di anellidi
  20. Immagine del Pikaia
  21. Indicare il periodo Ordoviciano
  22. Immagine di cistoidi
  23. Immagine di coralli
  24. Immagine del NautIloide
  25. Immagine del Gondwana
  26. Indicare il periodo Siluriano
  27. Immagine di pesci corazzati
  28. Immagine di scorpioni di mare
  29. Immagine di trilobiti
  30. Immagine dei primi vegetali terrestri
  31. Indicare il periodo Denoviano
  32. Immagine di felci e funghi
  33. Immagine di insetti
  34. Immagine di anfibi
  35. Immagine della Laurasia
  36. Indicare il periodo Carbonifero
  37. Immagine di foreste di felci
  38. Immagine di libellule fossili
  39. Immagine di rettili
  40. Indicare il periodo Permiano
  41. Immagine di Terapsidi
  42. Immagine della Pangea
  43. Indicare il periodo Mesozoico
  44. Immagine di Pterosauri
  45. Indicare il periodo Giurassico
  46. Immagine di conifere
  47. Immagine di uccelli preistorici
  48. Immagine di Sauropodi
  49. Immagine della Laurasia e del Gondwana
  50. Indicare il periodo Cretaceo
  51. Immagine di piante da fiori
  52. Immagine di Adrosauridi
  53. Immagine di Stegosauri
  54. Immagine di Anchilosauri
  55. Immagine di Triceratopo
  56. Immagine di Tirannosauro
  57. Indicare il periodo Cenozoico
  58. Frammentazione della Pangea
  59. Immagini di mammiferi primitivi

In alternativa ho preparato una linea del tempo pronta per la stampa, in formato pdf, illustrata o muta con immagini  da inserire durante il racconto:

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI 

Vi ricordate com’era la Terra al termine della nostra prima storia? La terra è nata nell’eone dell’ADEANO, circa 4,5 miliardi di anni fa. All’inizio era solo una massa vorticosa di polvere e particelle, ma ben presto si sono creati gli elementi e la forza di gravità, e si è formata la crosta terrestre. La Terra si è poi raffreddata, l’acqua è evaporata ed è ricaduta in forma di pioggia, e questa pioggia ha riempito tutte le cavità che incontrava, mentre molti vulcani continuavano con le loro eruzioni spaventose. Il cielo era del tutto diverso da quello che ammiriamo oggi: era di colore arancione e non offriva nessuna protezione dai raggi del sole; inoltre l’aria era composta da metano, idrogeno, ammoniaca, anidride carbonica, azoto e zolfo, tutte sostanze estremamente puzzolenti. Questo (aprire una bottiglia di ammoniaca) vi darà una vaga idea di come poteva puzzare, ma immaginate di aggiungervi odore di uovo marcio e di zolfo… Tutte queste sostanze che si trovavano nell’aria, rendevano la pioggia molto acida, e in grado di sciogliere i minerali presenti nelle rocce. A noi la pioggia non sembra un fenomeno tanto potente, a meno che non viviamo nelle zone del mondo in cui ancora si verificano grandi inondazioni, ma in realtà è potentissima, ed i sali di cui era composta la roccia si riversarono nell’oceano. L’acqua sulla superficie terrestre si mescolò agli elementi presenti nell’aria ed ai sali, mentre tempeste gigantesche infuriavano su tutto il pianeta. Gli scienziati pensano che, quando una tempesta elettrica colpì quest’acqua densa e scura, si verificò l’evento più incredibile che sia mai avvenuto, e proprio nell’oceano si svilippò un semplice alimento, una specie di brodo, anche se non c’era proprio nessuno che potesse nutrirsene.  Poi apparve la vita.

Siamo nel Proterozoico. Durante il Proterozoico le superfici rocciose della Terra si erano mosse ed incontrate tra loro, formando un supercontinente chiamato Rodinia, che galleggiava in un unico immenso oceano chiamato Panthalassa.  La vita in questo eone era microscopica e molto semplice, ma da subito seguì le leggi dei viventi, che tutti avrebbero seguito dopo di lei, per sempre: mangiare, crescere, riprodursi. Questa microscopica forma di vita restò tutta sola sulla Terra per più di un miliardo di anni, ma in questo tempo riempì l’oceano e, nutrendosi delle sostanze disciolte nell’acqua, la ripulì progressivamente. Chiamiamo questi primi viventi Procarioti o Monere. Non importa che siano passati 4000 milioni di anni dalla loro prima comparsa: questi minuscoli organismi vivono ancora oggi. L’evento più importante del Proterozoico fu che l’atmosfera si caricò di ossigeno, grazie ai procarioti, soprattutto cianobatteri, e per le numerose glaciazioni. Cosa sono i Cianobatteri? I batteri sono organismi molto resistenti, i più antichi viventi della Terra. Alcuni di essi, col tempo, cambiarono abitudini, preferendo alimento diverso da quello offerto dal denso oceano: la luce solare. Questi organismi sono unicellulari e a volte vivono in colonie. I Cianobatteri sono organismi unicellulari che si riproducono dividendosi in due, e che producono ossigeno, e sono anche chiamati alghe azzurre. Lentamente crearono una nuova atmosfera così ricca di ossigeno, che non piaceva ai primi Procarioti, anzi per loro era proprio tossica, così essi si nascosero sotto i Cianobatteri, che crescevano in forma di enormi tappeti galleggianti sulla superficie dell’oceano. Possiamo dire che i Cianobatteri hanno protetto i loro fratelli. Infine questi tappeti galleggianti si sono induriti formando grandi Stromatoliti che si allinearono lungo i bordi dei nuovi continenti: si trattava delle prime barriere coralline. Gli Stromatoliti hanno riempito gli oceani della Terra fino a circa 600 milioni di anni fa, poi sono lentamente scomparsi. Quale può essere stata la causa? Nello stesso periodo in cui si sono evoluti i Cianobatteri, è apparsa nell’oceano una nuova forma di vita, più complicata: gli Eucarioti, organismi che oggi appartengono a più regni (Protisti, Piante, Funghi e Animali), ma che in un primo momento erano solo grandi organismi unicellulari del regno dei Protisti. Gli organismi Eucarioti erano in grado di mangiare organismi viventi più piccoli, ma in realtà questi organismi più piccoli continuavano a vivere all’interno degli organismi più grandi, quindi non si trattava proprio di mangiare. Gli organismi più piccoli, dall’interno, li aiutavano.

E questo miscuglio di due organismi insieme ha prodotto numerosi cambiamenti. Alcuni di questi organismi hanno cominciato a vivere insieme, prima formando colonie, poi unendo le loro cellule e dividensosi i compiti: alcune si occupavano del cibo, altre della respirazione, altre del movimento. Gli scienziati hanno chiamato queste forme di vita più complesse Ediacarani. Gli scienziati ritengono che potessero gonfiarsi fino a raggiungere dimensioni enormi: quindi potrebbero aver assorbito ossigeno e sostanze nutritive direttamente dall’acqua, oppure ancora, può darsi che si nutrissero di Stomatoliti. Può essere che siano stati loro i responsabili della scomparsa degli Stomatoliti.

Siamo ora nell’Era del Paleozoico. Paleozoico (aprire la linea del tempo sul Paleozoico) significa ‘vita antica’, infatti, la maggior parte delle forme di vita della Terra si sono sviluppate durante questa era geologica, che si suddivide in sei periodi: Cambriano, Ordoviciano, Siluriano, Denoviano, Carbonifero e Permiano. L’era del Paleozoico comincia 542 milioni di anni fa, poco dopo la prima divisione del supercontinente Rodinia in supercontinenti più piccoli, alla fine di un’era glaciale. Molte forme di vita, tra cui gli Edicariani, si estinsero. In questa era, apparvero i primi fossili.

Il periodo Cambriano (indicare il Cambriano) è noto come il tempo dell’esplosione della vita: gli scienziati hanno calcolato in questo periodo l’apparizione di oltre 900 specie di viventi. Il loro lavoro è ora molto facilitato, perché i nuovi animali apparsi sulla Terra avevano sviluppato delle corazze (o conchiglie) che ricadendo sul fondo dell’oceano si trasformavano in fossili, e questo ha permesso uno studio più accurato. Quasi tutte queste forme di  vita erano invertebrati, cioè non avevano una spina dorsale interna, e vivevano tutti nell’oceano, anche se alcuni batteri probabilmente si erano già avventurati sulla terraferma. Molti di questi animali, tutti eucarioti, ci sarebbero stati familiari, al giorno d’oggi. All’inizio di questo periodo, le forme di vita presenti nell’oceano erano batteri, alghe e spugne. Si svilupparono le Alghe unicellulari che si comportano come le piante, cioè si nutrono dei raggi solari e rilasciano come scarto l’ossigeno. C’erano le Amebe che per nutrirsi circondano e inglobano il cibo. C’erano i cianobatteri, che si moltiplicarono molto velocemente, e rilasciarono nell’oceano grandi quantità di ossigeno. C’era l’Euglena, anche lei un protista essendo un po’ animale e un po’ pianta, perché si nutre sia con la fotosintesi con le particelle organiche. C’erano poi il Paramecium, un organismo microscopico unicellulare con migliaia di piccoli peli sul corpo; i radiolari e i foramiferi, di cui possiamo studiare i fossili, perché rivestiti da una conchiglia. Le Alghe rosse sono tra gli organismi eucarioti più antichi della Terra. Le spugne (o poriferi) furono probabilmente tra i primi animali che visseso nel periodo Cambriano. Si tratta di molti minuscoli organismi che lavorano insieme come se fossero un organismo unico. Infatti, se prendiamo una spugna viva e la facciamo passare attraverso un colino, vedremo che essa si divide, ma una volta passata attraverso le maglie, tenderà a ricongiungersi finchè ad un certo punto tutti gli organismi che la compongono torneranno di nuovo uniti formando una spugna sola. Ovunque nell’oceano le cellule cooperavano tra loro.  I celenterati (o cnidari) furono probabilmente i primi animali in grado di muoversi. Appartengono ai celenterati le odierne meduse, i coralli, le idre e gli anemoni di mare. Hanno due strati di cellule diverse, nervi e muscoli, che lavorano insieme per permettere il movimento. Essi non si muovono con uno scopo, però, ma solo per fluttuare nell’acqua, in qualsiasi direzione capiti. Essi hanno anche cellule specializzate all’interno dei loro tentacoli, che possono pungere una preda, però non sono dei cacciatori veri e propri: stanno semplicemente ad aspettare sul fondo marino finchè non è la preda stessa ad arrivare. Le Idre erano l’organismo più evoluto di questo periodo: erano carnivori che usavano i tentacoli per catturare la preda e spingerla nella bocca. I vermi piatti (o platelminti) furono probabilmente i primi cacciatori attivi: avevano tre strati di cellule, un cervello molto semplice, e un cordone nervoso che attraversa il loro corpo nel senso della lunghezza. Hanno simmetria bilaterale come noi, una testa e una coda. Non hanno occhi, ma hanno le cellule sensibili alla luce, chiamati ocelli, e sono in grado di muoversi e cercare attivamente il cibo. I crostacei (o artropodi marini) furono, nel Cambriano, gli animali marini di maggior successo. Sono crostacei gli odierni granchi, i gamberi, le aragoste. Artropodi significa ‘dal piede snodato’, che indica il fatto che questi animali possono piegare le loro zampe. Tutti gli artropodi hanno corpi divisi in segmenti, e sono rivestiti da un’armatura protettiva chiamata esoscheletro. Quando crescono, devono uscire dal guscio, costruirne uno più grande ed entrarvi. Hanno sviluppato un’incredibile varietà di cellule specializzate: antenne, artigli, ali, corazze, bocca. I Trilobiti furono gli artropodi che riempirono i mari durante il Paleozoico. Il loro corpo era formato da tre segmenti, e ne esistevano di moltissime varietà diverse. Nel Cambriano la maggior parte di essi viveva sul fondo dell’oceano, e non nuotavano. Probabilmente si trattava di predatori che si nutrivano di animali più piccoli, forse erano spazzini, cioè mangiavano animali morti. Alcuni di essi avevano occhi simili agli insetti e ai crostacei odierni. I molluschi furono gli animali capaci si sviluppare la miglior difesa contro tutti questi nuovi predatori: hanno costruito una conchiglia intorno ai loro corpi molli. Sono molluschi di oggi le vongole, le lumache, lumache, i calamari e i polpi. Le loro conchiglie sono gusci dotati di camere riempite con acqua e aria, che possono essere regolate per farli scendere o salire in acqua. Gli echinodermi sono le odierne stelle marine, i gigli di mare, i ricci di mare, i cetrioli di mare. Questi animali si sono sviluppati assumendo una forma molto particolare, costituita da cinque parti radiali che si dipartono da un centro, e non hanno cervello. Le loro cinque zampe sono ricoperte da piedi tubolari, che usano per muoversi e per fare leva quando devono aprire i loro molluschi preferiti. I loro corpi dono rivestiti da placche fisse, spesso spinose e ricoperte da una pelle sottile. La maggior parte di questi animali hanno un potere molto speciale: la rigenerazione. Significa che sono in grado di riprodurre un arto, una volta che l’hanno perso. Gli anellidi sono, ad esempio, i lombrichi.  Possiamo pensare che si tratti di animali umili, ma in realtà sono incredibilmente potenti ed utili, in quanto smomovo il terreno ripulendolo delle scorie, e svolgendo questo lavoro rilasciano anidride carbonica, elemento prezioso per la crescita delle piante. Il corpo degli anellidi è composto da bande a forma di anello, chiamati segmenti. Hanno un sistema per la circolazione del sangue e dell’ossigeno, una bocca e un ano. Gli anellidi si muovono strisciando, ed i fondali del periodo Cambriano erano pieni di questi piccoli animali scavatori. I cordati furono altri animali marini molto importanti del periodo Cambriano. Erano simili all’odierna anguilla, e la loro importanza sta nel fatto che si trattava di animali che possedevano una canna rigida che percorreva nel senso della lunghezza il loro corpo, all’interno, per proteggere il nervo principale che discendeva dal cervello verso la periferia. Il cordato più importante del Cambriano fu il Pikaia, che gli scienziati considerano nostro antenato, e che è vissuto 500 milioni di anni fa. Dopo il periodo Cambriano, ogni epoca successiva ha portato qualche nuovo cambiamento, che ha permesso ad alcune specie di sopravvivere, mentre ha portato altre all’estinzione.

Nell’Ordoviciano (indicare il periodo Ordoviciano), iniziato 500 milioni di anni fa, i Cistoidi cominciarono a governare le acque terrestri. Vivevano verso le rive, in acque poco profonde, e si tenevano strettamente ancorati alle rocce. Avevano gusci duri intorno al corpo, ed hanno contribuito alla formazione delle spiagge sulle rive dei mari. Apparvero anche numerosi Coralli in quest’epoca, che costruirono enormi barriere coralline. Apparvero poi nuovi e feroci predatori, i Cefalopodi, che devono questo nome al fatto che avevano le braccia sulla testa. Alcune conchiglie cefalopodi erano molto simili alle conchiglie odierne, e dovevano essere splendidamente colorate. Uno di loro, il Nautiloide, crebbe fino a raggiungere i 9 metri di lunghezza: aveva tentacoli muniti di ventose appiccicose, e un becco durissimo che usava per rompere i gusci delle prede. Durante l’Ordoviciano i continenti a sud si erano uniti in un supercontinente chiamato Gondwana e ci fu un’altra grande glaciazione. Alla fine del periodo Ordoviciano ci furono estinzioni di massa che portarono alla scomparsa della metà degli organismi multicellulari che vivevano nel mare.

Durante il periodo Siluriano (indicare il periodo Siluriano) la Gondwana continuò a spostarsi a sud, mentre intorno all’Equatore si formò un supercontinente chiamato Euramerica, attraverso lo scontro dell’Europa con il Nord America. La forza dell’urto portò alla formazione delle lunghe catene montuose che vanno dalla costa orientale degli USA alla Norvegia. Dopo le estinzioni di massa dell’Ordoviciano la vita riprese. Il clima caldo e umido favorì la vita marina. Nell’oceano apparvero i primi pesci, che non avevano mascelle ed aspiravano il cibo dai fondali. Questi primi pesci erano coperti di placche ossee di protezione. Alla fine del periodo Siluriano sviluppano mascelle e pinne e si ricoprirono di piccole squame sovrapposte, come i pesci odierni. I predatori più feroci erano artropodi chiamati scorpioni di mare. Il più grande misurava fino a 6 metri di lunghezza ed aveva pinze molto taglienti, zampe sulla testa, davanti alla bocca, e per muoversi utilizzava la coda e delle braccia laterali. Aveva occhi molto grandi. In risposta, i trilobiti, che riempivano ancora l’oceano a quel tempo, svilupparono corazze ancora più dure e probabilmente impararono ad appallottolasi per proteggersi. Al termine del Periodo Siluriano la Terra era ancora un luogo molto ostile: i vulcani erano ancora in eruzione, e sulla superficie terrestre imperversavano forti venti, mentre i raggi solari erano fortissimi. La terraferma era costituita da sola roccia. Si verificò allora un altro grande evento che avrebbe cambiato per sempre la Terra: alghe marroni, rosse e verdi prosperavano nelle acque poco profonde lungo le coste, formando enormi letti che a volte le onde portavano a riva, dove morivano. Col tempo alcune delle alghe verdi hanno sviluppato un sistema per proteggersi dalla disidratazione, creandosi un rivestimento ceroso chiamata cuticola, che aveva delle piccole apertura che permettevano di assorbire comunque anidride carbonica ed espellere ossigeno. In seguito hanno sviluppato radici che servivano a tenerle ancorate al suolo ed a trarre da esso sali minerali ed acqua. Questi primi vegetali terrestri non erano molto alti, anzi erano simili agli odierni muschi, eppure hanno iniziato a trasformare molto lentamente la superficie terrestre.

Nel periodo Devoniano (indicare il periodo Denoviano) le piante si erano già molto evolute, sviluppando steli rigidi che permettevano loro di elevarsi dal suolo, radici e foglie. C’erano enormi foreste di felci, e comparvero anche i funghi. Le piante hanno cominciato a lavorare la roccia con le proprie radici, e quando morivano i loro resti si mescolavano a funghi e batteri formando strati su strati di materiale terroso, che lentamente ricoprì la superficie terrestre. I piccoli artropodi presto cominciarono ad uscire dall’oceano per approfittare di tutto questo nuovo cibo che si era creato sulla terraferma e si svilupparono i primi insetti.

I pesci intanto avevano continuato ad evolversi, ed avevano popolato tutto l’oceano. C’erano pesci dotati di armatura ossea, pesci con la pelle squamosa, pesci con o senza mascelle, pesci con cartilagine o con ossatura interna. Alcune specie svilupparono delle pinne dotate di muscoli, chiamate pinne lobate, a differnza delle pinne della maggior parte dei pesci che sono invece ossee. Questi pesci particolari avevano anche una vescica natatoria che li aiutava a salire e scendere nell’acqua. Questi pesci, trovandosi in superficie, trasformarono le loro pinne carnose in zampe, e le vesciche natatorie in polmoni, e così nacquero gli anfibi, animali in grado di vivere sia sulla terraferma sia nell’acqua. Anche gli anfibi si sono evoluti in forme diverse: alcuni erano enormi e vivevano la maggior parte della loro vita in acqua, mentre i più piccoli vivevano principalmente in superficie, ma sempre vicino all’acqua, nutrendosi di insetti. Nel Denoviano, mentre il Gondwana continua a dominare l’emisfero sud, dall’unione di Euramerica e Siberia si formò la Laurasia. Si formarono i monti Appalachi in America e le catene montuose in Gran Bretagna e Scandinavia.

Il periodo Carbonifero (indicare il periodo Carbonifero) è così chiamato proprio perché è stata l’epoca in cui nel sottosuolo si è creato il carbone. In superficie si erano sviluppate foreste di felci alte anche 150 metri, e gli insetti sciamavano ovunque: c’erano ragni, scarafaggi, cavallette, coleotteri e millepiedi. Alcuni insetti svilupparono le ali, e ronzavano tra le piante per sfuggire ai predatori. Le libellule potevano raggiungere i 70 centimetri. Presto arrivarono anche farfalle e falene. Però in quell’epoca non c’erano ancora animali sufficienti ad abbattere la grande quantità di materia vegetale morta che si accumulava ai piedi delle foreste, così tutta questa materia cominciò ad accumularsi in strati che lentamente si trasformarono in carbone. Avvenne poi che alcuni anfibi si stancarono di vivere vicino all’acqua: volevano andare più lontano per cacciare gli insetti e trovare piante da mangiare. Così questi animali svilupparono una pelle che non si asciugava sotto i raggi cocenti del sole, e iniziarono a rivestire le loro uova con un guscio duro: nacquero così i rettili. Al termine del Carbonifero apparvero le prime piante che si riproducevano attraverso semi, e non spore. I semi, trasportati dal vento, erano in grado di viaggiare molto lontano, e così anche le zone più aride dei continenti si rivestirono di una folta vegetazione.

Il periodo Permiano (indicare il periodo Permiano) inizia dunque con la diffusione dei rettili. I primi avevano zampe laterali ed erano piccoli mangiatori di insetti, però erano già in grado di vivere lontano dall’acqua. Al termine di questo periodo, enormi rettili vagavano sulla Terra: alcuni avevano sviluppato enormi vele sulla schiena, ed alcuni erano ferocissimi carnivori, mentre altri erano tornati al mare ed avevano sviluppato nuovamente le pinne. I Terapsidi furono i primi ad avere zampe che crescevano sotto al corpo, e non lateralmente. Questo permetteva loro di muoversi più velocemente. Tenendo il torace alto e libero di espandersi, non avevano bisogno di fermarsi per respirare. Alcuni divennero animali a sangue caldo, cioè erano in grado di regolare la loro temperatura corporea senza l’aiuto del sole: questo significava che potevano essere attivi per periodi di tempo più lunghi. Avevano una dentatura simile a quella dei mammiferi odierni, ed avevano inoltre sviluppato la capacità di respirare anche durante la masticazione, così non dovevano più ingoiare il cibo intero. Alcuni erano dotati di pelliccia. Ormai gli esseri viventi aveno popolato ogni angolo della Terra. Ogni animale svolgeva un suo particolare compito. I predatori perfezionavano le loro tecniche di caccia, le prede le loro strategia di difesa. Poi avvenne qualcosa sul nostro pianeta, che cambiò tutto. Gli scienziati non sanno ancora esattamente cosa sia successo, ma le ipotesi sono molte: forse enormi eruzioni vulcaniche hanno avvelenato l’atmosfera; forse si è schiantato sulla Terra un enorme meteorite che ha causato un brusco cambiamento climatico; forse gli animali non sono stati in grado di adattarsi alle grandi montagne che si sono create in questo periodo. Non si sa. Ad ogni modo, ci fu una grande estinzione, la più grande che sia mai avvenuta sulla Terra. Questa estinzione di massa ha coinvolto sia gli ambienti terrestri, sia gli ambienti marini, facendo scomparire i trilobiti, tutti i grandi anfibi e alcune specie dei piccoli. Sparirono anche molte piante acquatiche. Durante il Permiano tutte le terre emerse si erano riuniti una grande massa continentale chiamata Pangea.

L’era successiva è nota col nome di Mesozoico (indicare il periodo Mesozoico), che significa vita media. Il Mesozoico si suddivide in Triassico, Giurassico e Cretaceo.

La fine del Permiano aveva lasciato molte zone della Terra disabitate, e gli esseri sopravvissuti all’estinzione di massa si sono evoluti molto rapidamente: comparvero i dinosauri. Già nel Permiano alcuni rettili avevano sviluppato delle membrane di pelle che utilizzavano per planare tra gli alberi, ma ora comparvero i primi animali muniti di ali vere e proprie, e in grado di volare: gli Pterosauri.

Nel Giurassico (indicare il periodo Giurassico) il clima tornò ad essere più piovoso, e si formarono enormi foreste di conifere e felci, come nel Carbonifero.  Sulla superficie terrestre si erano formati laghi e fiumi, ed agli oceani che dividevano i continenti si erano aggiunti mari meno profondi. Sorsero grandi barriere coralline, popolate di polpi e calamari. Gli insetti si erano evoluti molto rapidamente, ed erano apparse api, mosche, formiche, vespe. Gli Pterosauri volavano ancora nei cieli, ma verso la fine di questo periodo apparvero gli uccelli veri e propri, col becco senza denti, e ricoperti di piume. I rettili dominavano ancora la Terra. Nei mari e negli oceani enormi rettili marini vivevano a fianco di squali e pesci. Sulla terraferma i dinosauri più comuni erano i Sauropodi: enormi animali dal collo lungo, che trascorrevano le loro giornate sgranocchiando le foglie che trovavano sugli alberi ad alto fusto.  Apparvero tartarughe e coccodrilli, ma anche nuovi giganti carnivori, dinosauri che camminavano sulle due zampe posteriori, mentre quelle anteriori erano munite di potenti artigli. Nel Giurassico il supercontinente della Pangea si divise in un supercontinente del nord, la Laurasia, e uno a sud, la Gondwana.

Nel Cretaceo (indicare il periodo Cretaceo) comparvero negli oceani aragoste, granchi e gamberi. Sulla terraferma comparvero i serpenti e nei cieli uccelli marini che si nutrivano di pesce. Nel regno vegetale fecero la loro apparizione i fiori, che gli insetti aiutarono a diffondere in ogni luogo della terra, trasportando il loro polline: oggi esistono circa 250.000 specie di piante da fiore, mentre le altre sono in tutto 50.000, e questo dimostra il successo di questo tipo di pianta rispetto alle altre. Gli Adrosauridi erano i dinosauri più diffusi. Vivevano in branchi. C’erano poi gli Stegosauri e gli Anchilosauri, tutti animali che avevano corpi dalle forme molto elaborate, con punte e strane corni sporgenti, e molto diversi dai dinosauri del Giurassico. Verso la fine del Cretaceo comparve anche il Triceratopo. Il predatore più temibile era il Tirannosauro. Poi successe nuovamente qualcosa che per noi rimane avvolto nel mistero, e tutti i dinosauri si estinsero, insieme a molte altre specie di piante ed animali, mentre quelle che sopravvissero cambiarono per adeguarsi al nuovo ambiente. Ricordate ad esempio i rettili che erano diventati a sangue caldo? Ebbene, questi animali divennero marsupiali in grado di produrre il latte per nutrire i piccoli.

Il Cenozoico (indicare il periodo Cenozoico), nome che significa ‘nuova vita’ è diviso in due periodi: Terziario e Quaternario. In questa era si completò la frammentazione della Pangea: Nord America e Groenlandia si separarono dall’Eurasia. L’Australia e l’India cominciarono a spostarsi verso Nord-Est. L’Antartide si separò dall’Australia. L’India entrò in collisione con l’Asia portando alla formazione della catena dell’Himalaya. In questo periodo pesci e squali furono i più grandi carnivori marini. Sulla terraferma i mammiferi cominciarono a colmare le lacune lasciate dall’estinzione dei dinosauri. La maggior parte dei primi mammiferi erano mangiatori di piccoli insetti, per lo più notturni, perché al tempo dei dinosauri era il modo più sicuro per vivere. Ora che i dinosauri erano scomparsi, poterono proliferare e ne comparvero di tipi molto diversi: alcuni vivevano sugli alberi, come gli scoiattoli odierni; alcuni avevano zanne e corna; alcuni tornaro a vivere nell’oceano prendendo il posto dei dinosauri marini. Divennero uccelli comuni sulla Terra pinguini, anatre, gabbiani, aironi, pellicani, e successivamente pappagalli, piccioni, picchi, corvi e falchi. Un altro gruppo di mammiferi assunse enorme importanza: i mammiferi placentati. Il loro successo è dovuto al fatto che la loro prole ha una maggiore percentuale di sopravvivenza degli altri, e per questo si diffusero in tutte le zone della Terra. Oggi esistono più di 4000 specie di mammiferi placentati, che si sono adattati a tutte le zone climatiche: dalle più secche alle più umide, dalle più fredde alle più calde, dall’aria all’acqua.  In questo periodo apparvero sulla Terra talpe, serpenti velenosi, conigli, cammelli, topi, ratti, cavie, istrici e avicole, e alla fine di questo periodo anche gatti, cani ed orsi. Tra i mammiferi terrestri più grandi c’era il lupo gigantesco (Megistoterio): la sua testa era due volte più grande come un orso grizzly. Il Diatryma era invece un uccello carnivoro, incapace di volare, alto fino a due metri. Quando il primo elefante apparve, somigliava più che altro ad un grande maiale dal naso lungo, ed il primo cavallo era circa delle dimensioni di una volpe.

Infine, comparve sulla terra un nuovo essere, che camminava su due gambe ed era diverso da tutte le forme di vita comparse prima di lui, dando inizio ad una nuova storia: la nostra. Ma quello lo racconteremo un altro giorno. E sai una cosa? Ci sono degli scienziati che affermano che viviamo ancora nell’era dei batteri, la prima forma di vita che abbiamo incontrato nella linea del tempo dei viventi, perché sulla Terra ci sono più batteri che qualsiasi altra forma di vita. È un peccato che non ne riconosciamo l’importanza: nessuna vita sarebbe comparsa sulla Terra, e nulla sarebbe esistito, senza di loro.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI 

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI  – Lezioni chiave

  • I regni della natura.
  • Classificazioni per regno, tipo, classe e ordine dei viventi.
  • Rocce sedimentarie.
  • Biomes
  • I Continenti (cartografia)
  • Le cellule
  • Le grandi estinzioni
  • Il tempo geologico (eoni, ere, periodi, epoche)

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Idee per i giorni seguenti:

  • Far comporre ai bambini la linea del tempo dei viventi.
  • Presentare l’orologio delle ere geologiche.
  • Presentare il calendario della Terra.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Carte per il linguaggio

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Carte operative (comandi)

  • Esperimenti scientifici
  • Attività artistiche e manuali
  • Questionari in scheda per le ricerche (un esempio, relativo ai dinosauri, qui:

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

 

Linee del tempo per la comparsa dei viventi stampabili

Linee del tempo per la comparsa dei viventi stampabili in formato pdf. Questo materiale può essere utile durante la presentazione della seconda grande lezione Montessori,

e può essere poi  appeso come cartellone nella stanza.

Ho preparato due linee, ed ognuna comprende:
– la linea del tempo completa di immagini e didascalie
– una linea del tempo muta, da far completare ai bambini
– i cartellini delle immagini con le didascalie da inserire nella linea del tempo muta.

Linee del tempo per la comparsa dei viventi
PRIMA LINEA DEL TEMPO

Linee del tempo per la comparsa dei viventi

– linea del tempo con immagini
– linea del tempo bianca
– immagini per la linea del tempo.

Linee del tempo per la comparsa dei viventi
SECONDA LINEA DEL TEMPO

Linee del tempo per la comparsa dei viventi

– linea del tempo 2 con immagini
– linea del tempo 2 muta
– linea del tempo 2 immagini.

Linee del tempo per la comparsa dei viventi

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