San Giovanni e il solstizio d’estate

Il giorno più lungo dell’anno (o se preferite la notte più corta), cioè il giorno del solstizio d’estate che quest’anno si è verificato il 21 giugno, è da sempre considerato un giorno magico.

Il Sole è il corpo celeste che più di ogni altro ha influenzato la vita dell’uomo e le sue abitudini. In particolare, fin dall’antichità. in corrispondenza del solstizio d’estate si organizzavano feste e cerimonie per celebrare questo avvenimento che coincide con l’inizio dell’estate.

Il solstizio d’estate corrisponde al momento in cui il Sole raggiunge la massima declinazione positiva nel nostro emisfero, e in questa posizione i suoi raggi, a mezzogiorno, sono allo Zenith del Tropico del Cancro e il Sole si trova nel punto più alto della volta celeste.

Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, che significa “il fermarsi del sole”. Gli antichi infatti erano convinti che in questo giorno il sole si fermasse, e il 24 giugno cambiasse direzione per tornare indietro.

Le tradizioni e i rituali precristiani legati al solstizio d’estate sono moltissimi, e tutti sono stati assorbiti dal Cristianesimo nella sua liturgia, associandoli a un santo e a un particolare giorno dell’anno.

Secondo un’antica leggenda pagana, nel giorno del solstizio il Sole si ferma per sposarsi con la Luna, così è facile comprendere come l’acqua ed il fuoco sono da sempre i simboli del solstizio e perchè acqua e fuoco entrino in gioco in tutti i rituali dedicati a questo giorno.

I più importanti tra questi rituali sono l’acqua di fiori che deve essere bagnata dalla rugiada e dalla luce della luna, i falò, il salto del fuoco, l’albume nell’acqua, la preparazione dell’olio di iperico e del nocino.

San Giovanni, che cade il 24 giugno, è il giorno più vicino al solstizio e nella maggior parte delle regioni italiane tutti questi riti sono “di San Giovanni”.

Amo festeggiare questo giorno con i bambini, perchè trovo sia un’occasione importante per creare una connessione con i fenomeni astronomici, col nostro pianeta, con le trasformazioni della natura e con la vita dei nostri antenati. Sono anche momenti di condivisione tra i bambini a scuola, e tra i bambini e le loro famiglie. Maria Montessori parla di questo intrecciarsi di saperi come di educazione cosmica.

Quest’anno il giorno di san Giovanni è caduto di sabato, quindi per fare in modo di viverlo comunque anche a scuola ho modificato un po’ le regole che detta la tradizione.

Così siamo riusciti a preparare la nostra acqua di San Giovanni, la nostra barca di San Giovanni, il nostro olio di San Giovanni… e abbiamo inventato anche una nuova tradizione tutta nostra: l’acquerello botanico coi fiori dell’erba di San Giovanni, l’iperico.

L’acqua di san Giovanni

La tradizione vuole che si raccolgano fiori ed erbe il 23 giugno, dopo il tramonto, facendoli galleggiare in un contenitore pieno d’acqua. Il contenitore va poi esposto all’aperto perchè possa accogliere la rugiada della notte e la luce della luna. Al mattino la famiglia si raccoglie attorno a questa acqua profumata per bagnarsi il viso e le mani. Si tratta di un antichissimo rituale propiziatorio che prometteva ai nostri antenati di ottenere salute, serenità e fortuna.

Nella tradizione cristiana assume anche un significato di rinascita e purificazione, in quanto ricorda il battesimo del santo.

Poichè la notte tra il 23 e il 24 è nella tradizione anche la “notte delle streghe”, che proprio in questa notte si mettevano in viaggio per il loro raduno sotto il grande noce di Benevento, esiste anche un’altra tradizione legata alla raccolta delle erbe: farne mazzetti legati con una cordicella a sette nodi, da appendere sulla porta di casa per difendersi dagli incantesimi delle streghe di passaggio.

Non esiste una “ricetta” per la scelta delle erbe e dei fiori da usare per preparare l’acqua di San Giovanni, ma solitamente non possono mancare l’iperico, l’artemisia, la salvia e il rosmarino.

Come dicevo, noi abbiamo un po’ modificato le regole da seguire per la preparazione, e abbiamo iniziato a raccogliere i fiori e le erbe qualche giorno prima, nei prati e nel nostro giardino, anche per imparare a riconoscerle.

La mattina del 23 abbiamo allestito un tavolo per classificarle insieme

Abbiamo raccolto agrimonia comune, radichiella, acetosella, poligono persicaria, balsamina ghiandolosa, costolina giuncolina, piantaggine, ginestrino, achillea millefoglie, fiordaliso stoppione, acero riccio, silene, trifoglio rosso, celidonia, pratolina, sambuco, carota selvatica, clematide vitalba, valeriana comune, convolvolo, orzo murrino, potentilla, artemisia, salvia dei prati.

Non abbiamo trovato l’iperico, ma ne ho una pianta nel mio orto tintorio, e visto che è anche chiamato “erba di San Giovanni” gli abbiamo dedicato più attenzione, arricchendo anche la nostra collezione di storie delle piante con la sua scheda

Abbiamo poi iniziato a mettere i fiori e le erbe nella nostra bacinella, con delicatezza, come per realizzare un quadro galleggiante. Dal giardino abbiamo preso anche rose, rosmarino, salvia, viole e gelsomino

Prima di andare a casa, per riuscire a condividere coi bambini anche il momento della profumazione, ci siamo seduti in cerchio e abbiamo parlato di nuovo di solstizi ed equinozi, delle antiche usanze di San Giovanni, delle piante e dei fiori e dei loro nomi così affascinanti, e abbiamo deciso di fare una “prova generale” del rito che ognuno avrebbe poi ripetuto in famiglia, la mattina di sabato, con la vera acqua di San Giovanni bagnata dalla rugiada e dalla luna.

Per donarsi fortuna e coccole, prima i bambini si sono bagnati mani e viso (ma anche gambe, piedini, braccia, ecc.)

poi si sono fatti dono di coccole e fortuna anche tra di loro, pregustando il momento in cui avrebbero potuto farlo a genitori e fratelli

Infine abbiamo diviso l’acqua in vaschette, da portare a casa

L’olio di San Giovanni

All’iperico sono attribuite numerose proprietà terapeutiche. L’olio di iperico è da sempre utilizzato come cicatrizzante per curare scottature, punture di insetto e ferite, ma anche come cosmetico. Già nel Medioevo veniva usato per curare le ferite da spada. Questa pianta viene utilizzata anche per uso interno perchè contiene principi attivi espettoranti, utili nella cura dell’asma e perfino della depressione e del diabete, ma per questo è meglio rivolgersi a un medico, un farmacista, un erborista.

Noi abbiamo preparato il nostro vasetto di olio di san Giovanni per avere a scuola un rimedio miracoloso rilasciatore di endorfine in caso di piccoli incidenti: è fatto da noi, carico di ricordi e legato ad un giorno speciale, ma anche impreziosito da una lunga attesa durante la quale i bambini osservano l’olio diventare da giallo a rosso.

E’ un oleolito, cioè un infuso macerato di fiori in olio vegetale. La preparazione è semplicissima.

Servono fiori e foglie di iperico appena colti, olio di oliva o di girasole, un vasetto di vetro con coperchio, il sole dell’estate e 30 giorni. L’ingrediente segreto è sempre la partecipazione di simpatiche affascinate/affascinanti menti assorbenti.

Avrete già capito: riempite il vasetto con fiori e foglie di iperico, coprite con olio, chiudete il vasetto ed esponetelo al sole per 30 giorni. Avrete catturato per almeno un anno un momento speciale! Ed avrete per almeno un anno un alleato salvacrisi!

Nell’attesa, si può sempre fare un assaggio

Altro fatto importante: l’iperico fiorisce da giugno ad agosto, non è necessario prepararlo proprio il giorno di San Giovanni… anche se prepararlo il 24 è un po’ più magico, se non l’avete già fatto, siete sempre in tempo!

Questo è un esempio di olio al giusto grado di macerazione:

photo credit: regno vegetale

Per l’evoluzione del nostro olio, seguici sui nostri canali social o vieni a trovarci!

Questo è il nostro olio dopo tre giorni:

La barca di San Giovanni

Si tratta, come dicevo, di uno dei molti rituali di origine pagana legati al solstizio d’estate. In alcune regioni italiane si prepara la notte tra il 23 e il 24 (San Giovanni), in altre la notte tra il 28 e il 29 (San Pietro). Se non l’avete ancora fatta, scegliete san Pietro e siete ancora in tempo!

Servono solo un contenitore di vetro trasparente (bottiglia, vaso, caraffa), acqua del rubinetto e un albume d’uovo.

Semplicemente, dopo cena, riempi il contenitore scelto con acqua e fai cadere nell’acqua un albume, senza mescolare.

Prima di andare a dormire, metti il contenitore in giardino, meglio se appoggiato a terra. Se non disponi di un giardino, può funzionare anche il balcone o il davanzale della finestra.

La mattina seguente, il giorno di San Giovanni (o di San Pietro) osserva coi tuoi bambini la magia!

Secondo la tradizione contadina cristiana San Giovanni (o San Pietro) hanno soffiato nell’acqua per dar forma alla struttura e parlarci. Infatti, interpretando queste forme, i nostri antenati traevano previsioni sulla loro sorte, sul raccolto, e in alcune regioni italiane anche sulla riuscita dei matrimoni.

Cosa può dirne la scienza?

In questo periodo dell’anno le variazioni termiche tra il giorno e la notte sono particolarmente accentuate.

Il freddo-umido della notte fa aumentare la densità dell’albume e lo fa cadere sul fondo del contenitore.

Il fondo, a sua volta, a contatto con il calore del suolo, fa risalire le molecole dell’albume con dei piccoli moti convettivi, creando le vele.

Poi, al mattino, l’albume si riscalda nuovamente e sale verso l’alto, facendo aprire le vele.

Acquerello botanico ai fiori di iperico

Il procedimento è molto semplice. In un mortaio formiamo una pasta con fiori di iperico e acqua distillata o acqua piovana

Filtriamo

e il nostro acquerello è pronto. Non si conserva a lungo, per cui è bene tenerlo in un contenitore di vetro con coperchio ermetico, in frigorifero o in luogo fresco con l’aggiunta di chiodi di garofano o di una punta di miele.

Per lavorare con questi acquerelli botanici con i bambini preparo per loro un vassoio da tenere nell’area di vita pratica, con tutto l’occorrente per sperimentare le variazioni di colore modificando il pH. Questo è quello che ho preparato per lavorare con l’acquerello al mallo di noce:

E questo è il quaderno dove conservo le sperimentazioni. Ogni bambino ha il suo:

Pigmento lacca in polvere di fiori di iperico

Per conservare a lungo i colori botanici, un metodo che può dare grandi soddisfazioni è quello di estrarre il pigmento per ricavarne una polvere

Per farlo versiamo l’acquerello in un pentolino, quindi aggiungiamo della polvere di allume

e scaldiamo per farlo sciogliere bene. Versiamo il liquido caldo in un recipiente

e aggiungiamo polvere di carbonato di calcio (o guscio d’uovo polverizzato)

Se tutto funziona, nel recipiente si genera un’intensa effervescenza

lasciamo riposare, quindi filtriamo

sempre se tutto funziona nel filtro rimarrà il nostro pigmento in polvere, mentre nel vaso colerà acqua pulita.

Non resta che lavare il pigmento ottenuto con acqua distillata e far asciugare bene. Questa polvere non è idrosolubile, quindi per poterla utilizzare come acquerello è necessario lavorarla con gomma arabica, aggiungendo glicerina vegetale e miele, che funziona da conservante

Il tutto va lavorato con spatole e muller di vetro, possibilmente su un tagliere di vetro

io conservo i colori nei gusci di vongola, e una volta pronti li uso come normali acquerelli solidi.

Questo è il pigmento lacca di iperico:

VITA PRATICA MONTESSORI Raccogliere i fiori in giardino

Nome dell’esercizio in inglese: pick flowers

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 4 anni

Materiale: un cesto contenente un paio di forbici e guanti da giardinaggio (se si raccolgono fiori con spine)

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come raccogliere i fiori dal giardino”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il cestino in giardino

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. mostrare al bambino come scegliere un fiore adatto ad essere raccolto. In particolare, non raccogliere i fiori se si trovano sotto il sole diretto

. posare il cestino in terra, a destra del fiore scelto

. mettere la mano sinistra sullo stelo, proprio sotto al fiore

. mettere la mano destra sotto alla sinistra e farla scorrere lungo lo stelo delicatamente fino alla lunghezza desiderata

. portare la mano sinistra sotto alla mano destra

. togliere la mano destra e usarla per prendere le forbici

. tagliare lo stelo

. mettere delicatamente il fiore nel cestino, a sinistra

. alcuni fiori si chiudono dopo essere stati raccolti: farlo notare al bambino, se succede

. posare le forbici nel cestino, a destra  

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino. E’ importante scegliere sempre un fiore alla volta

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine portare il cestino il classe

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per raccogliere fiori dal giardino

Obiettivi indiretti: preparazione allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri

Nomenclatura: fiore, stelo, tagliare, recidere, scegliere, ecc.  

Punti di interesse: il colore e il profumo dei fiori, seguire lo stelo con le due mani

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

Varianti ed estensioni: raccogliere verdure e ortaggi, raccogliere le rose utilizzando guanti protettivi

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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VITA PRATICA MONTESSORI Cura delle piante da giardino

Nome dell’esercizio in inglese: gardening

Area: cura dell’ambiente, pinza a tre dita

Età: dai 2 anni e mezzo 

Materiale: un cestino e un cuscino per le ginocchia, spazio con piante all’aperto

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come curare le piante del giardino”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il cestino e il cuscino per le ginocchia in giardino

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. passeggiare per il giardino e scegliere una pianta da curare

. appoggiare il cuscino davanti alla pianta scelta

. posare il cestino a destra del cuscino

. inginocchiarsi davanti alla pianta

. mostrare la pinza a tre dita

. usare la pinza a tre dita per rimuovere dalla pianta una foglia ingiallita

. mettere la foglia ingiallita nel cestino

. usare la pinza a tre dita per rimuovere un fiore appassito

. mettere il fiore appassito nel cestino

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo, lasciandogli il nostro posto sul cuscino. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. fermarsi ad ammirare il proprio lavoro

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. svuotare il cestino nel bidone dei rifiuti organici o nel cumulo del compost

. riportare il cuscino e il cestino in classe

. mettere il materiale sullo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie prendersi cura delle piante del giardino

Obiettivi indiretti: preparare allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di concentrazione e attenzione, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, sviluppare la capacità di cooperazione

Nomenclatura: nome, forma, colore e altre qualità della pianta, cuscino, cestino, inginocchiarsi, foglia, fiore, appassito, ingiallito, secco, ecc. 

Punti di interesse: la pinza a tre dita, scegliere la pianta che necessita delle nostre cure, rimuovere fiori appassiti e foglie ingiallite o secche  

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio, si rimuovono fiori o foglie sani

Varianti ed estensioni: prendersi cura dell’orto

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Poesie e filastrocche ESTATE

Poesie e filastrocche ESTATE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Primavera è passata

Caldo briccone! Senza ragnatele
è il cielo; puro, limpido, celeste,
come un immenso mare senza vele,
una canzone senza note meste.
Viene l’estate quasi inaspettata!
Fa già calduccio a maggio, e tra i frutteti
ridono le ciliegie, e sul sagrato
gorgheggia l’usignol cento segreti. (L. Nason)

Estate

I merli, i capineri, gli usignoli
empion l’aria di gridi, e canti, e voli.
Che piacere a sentirli ed a vederli,
i capineri, gli usignoli, i merli!
Maggiolini, libellule, api d’oro
ondeggiano, più lievi, in mezzo a loro.
Uccelli grandi, insetti piccolini:
libellule, api d’oro, maggiolini.
Ma una bambina canta in mezzo ai pini,
e l’ascoltano l’api e i maggiolini.
Si ferman tra le foglie sciami e stuoli,
e taccion anche i merli e gli usignoli. (M. Dandolo)

Vien l’estate

Vien l’estate, scrive parole,
sulle corolle di tutti i roseti.
Stelle di lucciole sotto gli abeti,
grilli che cantano, falci nel sole.
Nel solco tiepido, tra balza e ciglio,
le spighe ondeggiano di fiordalisi;
i rosolacci dal cuore vermiglio
sembrano fiamme di tutti i sorrisi.
Odor di fieni, frinir di cicale,
sereni vesperi, cieli d’opale. (C. Ronchi)

I mesi dell’estate

Giugno, luglio, agosto.
Sono nudi come l’aria
ma ciascuno porta un suo fregio,
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi compagnoni. (D. Valeri)

Il primo giorno d’estate

Il camioncino dei gelati
(la campanella allegra)
passa tra gli alberati
viali residenziali.
I bambini,
che giocano nel prato a perdifiato,
smettono e gli vanno incontro:
i nichelini in mano.
I cani, risvegliati,
abbaiano per chiasso
e gli uccelli cinguettano tra i rami.
Si dondolano, frullano
in alto e in basso.
Una cicala urla
nell’ora meridiana:
è la prima di un’estate
di tenere piogge,
che pareva una burla.
E’ scoppiata e si sente
l’avvenuto momento
da come il cielo vibra
sull’erba radente.
Ogni cosa, nella luce,
ha la trasparenza dell’aria.
C’è un paese al mondo,
dove non sia questa festa? (A. Barolini)

Serenata estiva

Nella notte prodigiosa
tutta polline di stelle,
grilli, assioli e raganelle
van tessendo senza posa
una dolce serenata
alla luna innamorata.
E la luna guarda e ride
da un guancial di puro argento,
mentre il pettine del vento
sui maggesi passa e stride
deponendo ad ogni fiore
una lucciola sul cuore. (G. Striuli)

Canicola

Oggi la mia felicità è l’allodola
che nell’incendio del mattino estivo
dagli abissi del cielo verso il rivo
fresco e giulivo del suo canto,
mentre la terra par che dorma, e intanto
tutto matura, ed io riposo accanto
alla schiera che miete
grave le spighe d’oro vivo
e le vespe irrequiete
ingannano la sete
con il sangue degli ultimi papaveri. (O. Ferrari)

Mi cuocio al sole

Fra un leccio un pino un ulivo
è un tondo d’erba al sole
con rossi cardi timi sfioriti
acerbe spighe d’avena che dondolano sul mare.
Altro non vedo
che questo tondo d’erba alto sul mare.
E mi cuocio al sole
fra voli di farfalle
sparsi canti di uccelli
ansia di mare. (M. Novaro)

Sera estiva

E’ l’ora in cui gli uccelli accovacciati
la testolina metton sotto l’ala;
le lucciolette ricamano i prati,
e canta a vespro la fulva cicala.
Traversa il cielo un vento accidioso,
della sua meta incerto e senza lena;
al suo passaggio il bosco pensieroso
saluta sì, ma rispettoso appena. (E. Praga)

Meriggio

Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane e gli usci le case.
Non vogliono essere invase
dalla tua gloria, o sole!
Non vogliono! Troppo le fiamme
che versi nella contrada,
dove qua e là dalla strada
ferrata d’acciaio sfavilla
rovente. Pispigliano appena
gli uccelli, poi tacciono, vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanta è, ora, pace, silenzio. (U. Saba)

Momento estivo

Un bimbo, un usignolo, due farfalle
ed un ruscello che gorgoglia lieve:
sul ponte un uomo con la falce a spalle,
sotto, a basso, una rondine che beve.
Nella grande distesa messi gialle,
lontano, al monte, un bioccolo di neve;
e passa e muore per la queta valle
un suono di campana arguto, breve.
Tutto vive la piccola sua vita
nella lentezza di quell’ora afosa,
nel silenzio dell’aria intorpidita.
Con mossa uguale il ruscelletto scende:
e domina dal cielo, gloriosa,
l’ampia vita del sole che risplende. (D. Borra)

Il colombo Davide

Una sera entrò un colombo.
Era estate ero stanco
la finestra era aperta
il colombo grigio bianco.
Entrò mi guardò fece segno:
aveva un’ala rotta.
Gli detti casa e casato.
Lo chiamai Davide
e molto invidiai
la sua allegria.
Per lunghi giorni
mi tenne compagnia.
Una sera se ne andò:
era infermo era allegro
lo trovai morto nel giardino. (R. Carrieri)

Il libro vi saluta

Se pur costa dolore,
dobbiamo dirci addio.
Io conosco il tuo cuore,
tu hai scoperto il mio.
Insieme abbiam vissuto
ore calde e serene.
Ci siam voluti bene.
Tu intanto sei cresciuto,
tu sei fatto un ometto;
tu bimba, una donnina.
Io, vecchio che cammina,
quel che sapevo ho detto. (R. Pezzani)

Giocare, giocare

Andiamo alle falde del colle oggi
a giocare, giocare,
giocare.
Sul colle ove sbocciano le margherite
come neve, neve,
neve.
Intrecceremo una ghirlanda di margherite,
una domani e domani ancora,
là dove le margherite sbocciano come neve,
é laggiù che vogliamo andare.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano
come pesci, pesci,
pesci.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano,
giù nella baia macchiata di bianche vele,
o sul colle ove sbocciano le margherite.
E’ laggiù che vogliamo andare. (P. Kumalo)

Scuola vuota

La scuola è vuota, i bimbi andati via,
i finestroni chiusi, i banchi all’aria.
In un canto una scopa solitaria
riposa dopo fatta pulizia.
Solo un sommesso pigolio d’uccello
rompe il silenzio dei deserti androni;
e nel cortile, liberi e padroni,
fanno vacanza i gatti del bidello. (L. Schwarz)

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Vulcano in eruzione

Il vulcano è davvero un classico tra le attività scientifiche proposte ai bambini della scuola d’infanzia e primaria. Nelle vacanze estive è anche un ottimo gioco da fare all’aperto, o in cucina…

Vulcano in eruzione: Versione 1

Materiale occorrente:

  • carta di recupero
  • una bottiglia di plastica
  • un tubo di plastica
  • colla a caldo
  • una pasta di sale fatta al momento e lasciata molto morbida
  • sassi e muschio
  • aceto, bicarbonato e ketchup
  • un imbuto per il cratere e uno per il tubo

Preparazione:

1. forare un lato della bottiglia, in basso, inserire il tubo e sigillare con la colla a caldo

2. modellare il vulcano con palle di carta di recupero e pasta di sale

3. colorare il vulcano e decorare con sassi e muschio

4. in una brocca miscelare aceto e ketchup (nella proporzione che volete)

Attività:

1. i bambini, a turno, versano del bicarbonato nella bocca del vulcano

2. i bambini, a turno, versano nel tubo la miscela di ketchup ed aceto

Vulcano in eruzione: Versione 2

 … per realizzare il vulcano basta nascondere una bottiglia di plastica all’interno di una montagna che può essere fatta con sabbia, terra, pasta da modellare, carta pesta… noi l’abbiamo preparato così:

materiale occorrente:

– un contenitore poco profondo di legno, plastica, o cartone

– una o due bottiglie di plastica

– cartoni da pizza da asporto

– vecchi quotidiani

– carta da cucina

– colori a tempera

– carta verde (velina, oleata, cartoncino)

– una colla artigianale preparata con farina bianca, acqua e aceto balsamico

– stecchini da spiedino

– sabbia, terra, sassolini (o farina gialla)

– nastro adesivo

Procedimento

Preparata la colla artigianale, noi abbiamo incollato le due bottiglie tra loro con la colla a caldo, per poter eventualmente caricare il vulcano dal basso, e anche per lo svuotamento, ma non è indispensabile. Potete tranquillamente usare una bottiglia sola.

 

poi abbiamo iniziato a modellare la montagna attorno alla bottiglia coi cartoni da pizza, fissandoli col nastro adesivo:

 

e con la nostra colla artigianale data col pennello, versata con un bicchierino, o anche preparando delle pezze di carta da cucina imbevute della nostra colla e poi appoggiate al cartone (così si fa anche pulizia senza sprecare nulla):

 

continuiamo a modellare, aggiungendo anche fogli di giornale:

 

 

rivestiamo con abbondante colla artigianale, quindi mettiamo ad  asciugare.

 

Quando è asciutto, possiamo modellare il cratere tagliando un po’ la bottiglia, e quindi passiamo alla decorazione:

 

Per la scenografia noi abbiamo usato ghiaia e farina gialla, poi abbiamo strappato la carta verde (strappare la carta è un’attività molto interessante per i bambini più piccoli, ed un ottimo esercizio di motricità fine):

 

Il nostro vulcano ha anche una bella grotta, dove può abitare ad esempio, una famiglia di orsi… ma potrebbero essere uomini preistorici,  o altri personaggi.

 

 

 

 

 

 

 

Veniamo all’eruzione; noi giochiamo spesso con le pozioni magiche, questi sono alcuni nostri esperimenti con succo di cavolo rosso, bicarbonato ed aceto, e può essere una prima buona idea per il nostro vulcano. La reazione funziona sempre, non servono dosi e i bambini si divertono molto a sperimentare le variabili di consistenza e colore:

 

 

Al posto del succo di cavolo rosso,  possiamo invece usare del colorante alimentare rosso, e sempre bicarbonato ed aceto (caricando il vulcano dall’alto o dal basso, come volete):

 

 

 

Ecco l’eruzione:

 

 

 

 

 

Un’altra possibilità è utilizzare la ricetta del “dentifricio degli elefanti”, che crea una schiuma molto densa e di grande effetto; servono:

10 cucchiai di acqua ossigenata a 20 volumi (si compra dal parrucchiere)

una o due bustine di lievito per dolci

un cucchiaio di detersivo per piatti

colorante alimentare

tre cucchiai di acqua calda per sciogliere il lievito.

Mettete nel vulcano l’acqua ossigenata, il detersivo e il colorante. A parte sciogliete il lievito e versatelo velocemente nel vulcano.

 

 

 

 

per ravvivare la reazione potete aggiungere poi aceto bianco:

 

 

La terza possibilità è versare nel vulcano della diet coke, e aggiungere alcune caramelle mentos (si crea un getto alto di schiuma marrone che non ho fatto in tempo a fotografare, poi continua per qualche secondo la fuoriuscita di schiuma)…

Giochi col ghiaccio – 50+ idee

Giochi col ghiaccio – 50+ idee:- una collezione di giochi, attività, esperimenti scientifici col ghiaccio, per bambini della scuola d’infanzia e primaria, molto adatti al periodo estivo…

1. fate tanti cubetti di ghiaccio utilizzando una miscela di poca acqua, bicarbonato di sodio e aceto, colorando con l’aggiunta di coloranti alimentari vari. Mettete nel congelatore, quindi metteteli un una bacinella di plastica, mettendo a disposizione dei bambini vari utensili di cucina, siringhe senza ago o pompette, e ciotoline con vari elementi che possono divertire i bambini: aceto, sale, bicarbonato, sapone liquido, ecc… Di http://fun-a-day.com/

2. per un bel gioco sensoriale utilizzate i palloncini per creare tante palline di ghiaccio colorato, di http://sunnydaytodaymama.

3. questa prima versione di barchetta di ghiaccio è realizzata usato come forma i bicchieri di plastica. Si riempie d’acqua il bicchiere, e si fissa al centro del bicchiere una cannuccia da bibita. Tolto dal congelatore, si fissano alla cannuccia vele e bandiera. Di http://homeschooljournal-bergblog

4. un’idea semplicissima e un po’ magica per la merenda dei bambini. Mettete qualche goccia di colorante alimentare diverso sul fondo di ogni bicchiere. Quando sarà il momento di offrire ai bambini l’acqua (o qualsiasi altra bevanda di colore chiaro) nascondete il colorante con dei cubetti di ghiaccio, e versate. Sorpresa! Ogni bicchiere conterrà una “bibita” di colore diverso. Di http://homeschooljournal-bergblog.blogspot.

5. naturalmente con cubetti di ghiaccio, acqua, giocattoli e altri piccoli elementi si possono inventare tantissime vaschette sensoriali; questa è di http://wemadethat.blogspot.co.uk/

6. e per i più piccoli bastano cubetti di ghiaccio colorati con coloranti alimentari ed acqua. Di http://www.plainvanillamom.com/

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7. vaschetta sensoriale di ghiaccio fluorescente (ottenuto riciclando evidenziatori scarichi) anche per light box, qui 

8. una vaschetta sensoriale (anche per light box) realizzata con ghiaccio colorato e braccialetti fluorescenti, qui 

9. la mia versione di caccia al tesoro nel ghiaccio, qui 

10. altra sensory tub, tutta di ghiaccio colorato, di http://mamaofmanyblessings.com/ (ottima anche per giocare ai travasi corredata da cucchiai o pinze da ghiaccio o da insalata)

11. gioco del bowling con bottiglie di plastica e palle di ghiaccio colorato (si preparano riempendo d’acqua e colori alimentari dei palloncini), si  http://alittlelearningfortwo.blogspot.com.au/

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12. ricetta per realizzare gessetti da asfalto di ghiaccio: miscelate amido di mais ed acqua in parti uguali, ed aggiungete coloranti alimentari. Versate negli stampini da ghiaccio e congelate. Aggiungendo polvere di gesso bianca, avrete dei gessetti marmorizzati. Di http://www.readingconfetti.com/

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13. altre barchette di ghiaccio, tutorial di http://www.readingconfetti.com/

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14. diluite i colori a tempera con poca acqua, versate negli stampini da ghiaccio in colori singoli o anche a più strati di colore diverso e ghiacciate. I cubetti ottenuti si usano all’aperto per dipingere su carta o tessuto, di http://www.learnplayimagine.com/

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15. ghiacciando invece i colori ad acquarello diluiti, otterrete un materiale che consente meravigliose esperienze di colore, su carta. Di http://www.learnplayimagine.com/

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16. sculture di ghiaccio e sale. Bellissima attività anche per i più piccoli. Preparate un blocco di ghiaccio abbastanza grande utilizzando un contenitore da cucina o anche un grande palloncino. Ponete il blocco su un vassoio. Il bambino cosparge il blocco di sale grosso, poi utilizzando siringhe, pipette, spruzzini o anche pennelli, colora con acquarelli (o anche con coloranti alimentari) creando effetti spettacolari. Di http://artfulparent.typepad.com/

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17. tunnel colorati nel ghiaccio di http://artandcreativity.blogspot.it/. E’ un’attività artistica adatta anche ai più piccoli, e insieme un divertente esperimento scientifico. Preparate vari blocchi di ghiaccio di varie dimensioni, utilizzando sacchetti di plastica o contenitori da cucina. Quando i blocchi sono pronti, preparate i barattoli di colore ad acquarello (o colorante alimentare) aggiungendo ad ognuno un abbondante cucchiaio di sale fino. Utilizzando una pipetta o una siringa senza ago, versate un colore in un punto del blocco di ghiaccio: vedrete il liquido colorato scavare un tunnel all’interno del blocco. Infatti il sale ha la proprietà di ridurre il punto di congelamento dell’acqua.

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18. bellissimo gioco di caccia al tesoro frizzante di http://fun-a-day.com/. Preparate una soluzione con 3 parti di bicarbonato di sodio, 1 parte di acqua, e colorante alimentare. Mettete sul fondo degli stampini da ghiaccio dei piccoli tesori (monete, perline, ecc…) quindi versate la soluzione e ghiacciate. Quando i cubetti saranno pronti, i bambini potranno divertirsi a trovare i tesori utilizzando aceto e acqua.

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19. Collane e gioielli di ghiaccio: metti alcuni cubetti di ghiaccio in un bicchiere d’acqua. Bagna il filo di cotone, poi posalo sui cubetti che galleggiano nel bicchiere. Cospargi di sale per tutta la lunghezza del filo e aspetta circa 10 secondi. Solleva il filo: avrai tra le mani la tua collana di ghiaccio… ancora più bello utilizzando formine a stella o cuore e coloranti alimentari. Qui: https://www.lapappadolce.net/59-esperimenti-scientifici-una-collana-di-ghiaccio/

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20. per creare la pioggia in vaso servono un barattolo di vetro con coperchio metallico, acqua bollente , cubetti di ghiaccio, torcia elettrica… Qui: https://www.lapappadolce.net/30-esperimenti-scientifici-creare-la-pioggia-in-un-vaso/

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21. per ottenere un buonissimo gelato senza gelatiera, inseriamo la busta col composto in una seconda busta di plastica un po’ più grande, riempita per un terzo circa di cubetti di ghiaccio al quale aggiungeremo una tazza abbondante di sale da cucina. Qui https://www.lapappadolce.net/22-esperimenti-scientifici-ghiaccio-e-sale-il-gelato-senza-gelatiera/

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22. per creare la nebbia in un vaso possiamo riempire un vaso di vetro con acqua calda, immergervi un fiammifero acceso dopo averlo tenuto qualche secondo all’interno, quindi coprire il vaso con un sacchetto di ghiaccio. Qui https://www.lapappadolce.net/13-esperimenti-scientifici-la-nebbia-in-vaso/

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23. gioco sensoriale con ghiaccio colorato e schiuma da barba, di http://www.growingajeweledrose.com

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24. tempera ghiacciata per dipingere. Versare la tempera non diluita negli stampini da ghiaccio e mettere in congelatore per circa 20 minuti, quindi inserire i bastoncini in posizione verticale e lasciare congelare completamente. Possono essere usati come pennelli, su carta.  Di http://www.momto2poshlildivas.com/

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25. mostriciattoli di ghiaccio e spaghetti colorati con coloranti alimentari, per il gioco sensoriale, di http://www.growingajeweledrose.com/

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26. bellissima idea adatta anche ai più piccoli per imparare a conoscere i colori primari e secondari, di http://thepreschoolexperiment. Preparate tanti cubetti di ghiaccio nei colori primari utilizzando acquarelli o coloranti alimentari. Mettete i cubetti in bicchieri trasparenti per vederli miscelare tra loro sciogliendosi.

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27. architetture di ghiaccio di http://www.pbs.org/. Dopo aver preparato vari blocchi di ghiaccio di varie forme, dimensioni e colori si possono realizzare costruzioni come queste. Per far aderire i blocchi tra loro basta aggiungere un po’ di sale fino, ma questo accorgimento non funziona se l’esterno del ghiaccio non è asciutto. (Il sale porta la superficie del ghiaccio a sciogliersi, poi quando si posiziona il secondo blocco di ghiaccio su di esso, l’acqua che si è formata grazie al sale congela di nuovo.)

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28. congeliamo negli stampini da ghiaccio aceto colorato con coloranti alimentari. Quando è pronto prepariamo una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio per giocare. Di http://inspirationlaboratories.com/

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29. dinosauri imprigionati nel ghiaccio di http://happyhooligans.ca/. Preparate un grande blocco di ghiaccio a più strati, inserendo via via dinosauri giocattolo, pietre, conchiglie, ecc… Possono servire più giorni. Quando il blocco è pronto mettere a disposizione dei bambini vari attrezzi e materiali (ciotoline di sale fino colorato con coloranti alimentari, saliera da tavola, siringhe, provette, martelli, bastoncini, acqua calda)

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30. uova di ghiaccio colorato con sorpresa di http://sassyssanity.blogspot.it/

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31. travasi di ghiaccio, attività montessoriana per i più piccoli, di http://www.toddlerapproved.com/

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32. ghiaccioli alla frutta, di http://www.toddlerapproved.com/

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33. ghiaccio tritato (o in cubetti), coloranti alimentari e light box, di http://www.ottawavalleymoms.com/

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34. cubetti di ghiaccio colorato con coloranti alimentari nella vasca da bagno, per giocare durante il bagnetto, di http://www.ottawavalleymoms.com/

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35. bolle di sapone ghiacciate di http://www.wikihow.com/. Bellissima attività, che richiede una certa pazienza. Per prima cosa rovesciate il vostro liquido per bolle di sapone in un piatto, quindi con una cannuccia cercate di creare una grande bolla alla volta sulla superficie del liquido. Preparate un secondo piatto con una leggera pellicola di liquido per bolle, e cercate di trasferire su di esso la bolla, avvicinando i due piatti e soffiando per spostarla. Mettete la bolla nel congelatore per circa 20 minuti.

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36. ciotoline di ghiaccio, di http://www.wikihow.com/. E’ davvero molto semplice: basta riempire un palloncino di acqua, chiuderlo e metterlo nel congelatore per circa 2 o tre ore, cioè per il tempo necessario a far congelare l’acqua lungo le pareti del palloncino, e a mantenere allo stato liquido l’interno. Togliete il palloncino dal congelatore e scuotetelo per sentire se c’è acqua all’interno, quindi tagliare il bordo del palloncino e staccarlo dalla parete di ghiaccio che si è formata, quindi svuotare l’acqua. Modellate l’apertura della vostra ciotola di ghiaccio col coltello, a vostro gusto. La ciotola può contenere macedonia o altro…

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37. ciotole di ghiaccio decorate con fiori e frutti, di http://www.wikihow.com. Preparate fettine di frutta e fiori commestibili. Scegliere due ciotole possibilmente della stessa forma ma di due misure differenti, in modo tale che possano stare l’una nell’altra creando uno spazio di qualche centimetro tra di loro. Riempite di ghiaccio la ciotola più piccola, in modo che sia pesante, e se serve fissatela anche ai bordi della più grande con del nastro adesivo. Riempite lo spazio con fiori e frutta, e versate l’acqua che serve a riempire tutto lo spazio, quindi mettete a congelare.

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38. mini hockey, di http://www.toddlerapproved.com/

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39. barchette di ghiaccio, versione tutta natura, di http://www.readingconfetti.com/

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40. merenda sana, fresca e scientifica: congelate negli stampi da ghiaccio succhi di frutta di vari gusti e colori: quando si sciolgono nel bicchiere si può osservare la formazione dei colori secondari. Di http://www.science-sparks.com/

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41. gioielli di ghiaccio colorato, di http://www.blogmemom.com/

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42. slittino di ghiaccio per scivolare lungo le discese erbose, di http://www.playathomemomllc.com/

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43. di http://alittlelearningfortwo.blogspot.it queste uova di ghiaccio con sorprese. Utilizzate del palloncini, inserite i giocattolini e riempite d’acqua. Congelate ma non completamente, in modo che l’interno dell’uovo risulti ancora un po’ liquido.

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44. pittura su stoffa con i cubetti di ghiaccio colorati con coloranti alimentari,  di http://www.praisesofawifeandmommy.com

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45. pupazzo di ghiaccio; per far aderire le tre palle tra loro basta un po’ di sale fino; di http://www.momto2poshlildivas

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46. costruzioni di ghiaccio colorato di http://www.creativefamilyfun.net/

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47. bellissimo gioco “Sciogli il ghiaccio”.  Servono un cubetto di ghiaccio per ogni giocatore, una ciotola d’acqua, sale, un dado, una tabella per le istruzioni. Ad ogni valore del dado corrisponde un’azione; ad esempio:
1. tenere il cubetto in mano 10 secondi; 2. infilare il cubetto nella maglietta e farlo scivolare giù; 3. soffiarci sopra per 10 secondi; 4. mettere un cucchiaino di sale sul cubetto; 5. far cadere il cubetto sul tavolo; 6. metterlo a galleggiare nell’acqua per 10 secondi. Vince chi riesce a sciogliere il cubetto di ghiaccio per primo.

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48. tintura di filato con cubetti di ghiaccio colorati con coloranti alimentari, di http://maiyamayhem.tumblr.com/

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49. Ghiaccio colorato messo su un vassoio di olio trasparente; di http://www.growingajeweledrose.

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50. travasi di ghiaccio, di http://www.sugaraunts.com/

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51. pesca di cubetti di ghiaccio con sorpresa (cospargere il blocco con del sale per far aderire il filo). Di http://www.howdoesshe.com

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53. ghiaccio colorato e uno scivolo… di http://www.puttisworld.com/

Pesca di lettere magnetiche

Pesca di lettere magnetiche – un gioco semplice semplice, molto adatto al periodo estivo… serve solo un bastone, un filo, una graffetta metallica e le lettere della lavagna magnetica, e un secchio d’acqua.

applicate il filo ad una bacchetta di legno, quindi all’estremità del filo fissate una graffetta metallica. Riempite una bacinella d’acqua e mettete a galleggiare lettere e numeri magnetici, possibilmente con la parte contenente la calamita rivolta verso l’alto

e il gioco è fatto

coi bambini più piccoli si può giocare a pescare i pesciolini per colore; coi più grandi si può giocare a comporre parole con le lettere pescate, oppure numeri, oppure si possono esercitare piccole operazioni…

Guest post: La festa di Tanabata e l’albero dei desideri

Ho letto della festa di Tanabata e mi ha molto colpita, così ho chiesto a Junko di raccontarcela…

 … anche se il 7 luglio è già passato, come leggerete poi in alcune regioni del Giappone Tanabata si festeggia anche durante il mese di agosto, e così spero che molti bambini possano realizzare coi loro genitori un “albero dei desideri”, magari ascoltando la leggenda e avendo un’occasione in più per ammirare il cielo stellato dell’estate…

La leggenda di Orihime e Hikoboshi

Ogni anno, la notte del 7 luglio, si scrivono i propri desideri su delle strisce di carta di vari colori (tanzaku), che si appendono a un ramoscello di bambù (L’albero dei desideri). Poi si pregano le stelle affinchè questi desideri possano realizzarsi.

Ci sono diverse teorie sull’origine di questa tradizione, ma una delle teorie popolari e’ quella che la lega alla leggenda cinese delle due stelle Orihime (Vega) e  Hikoboshi (Altair).

Grazie a questa leggenda ogni anno molti giapponesi alzano gli occhi al cielo nella speranza di poter vedere Altair e Vega abbracciarsi ancora una volta. La leggenda del loro amore eterno narra così:

Prima versione:

“Un tempo il dio dell’universo scelse Hikoboshi (la stella dell’agricoltura) come marito di sua figlia Orihime (la stella del cucito). Hikoboshi ed Orihime si sposarono e insieme furono molto felici. Giocavano sempre tra loro, ma purtroppo così facendo dimenticarono il loro lavoro…

Il dio dell’universo si arrabbiò e decise di separarli ponendoli uno ad est e l’altra ad ovest della galassia. Ora Orihime si trovava ad ovest e Hikoboshi si trovava a est. Non potevano incontrarsi e neanche vedersi perche’ la galassia vastissima esisteva tra loro.

Questo li rese tristissimi, e di nuovo non furono in grado di svolgere il loro lavoro, perchè non potevano far altro che piangere e piangere.

Vedendo questa situazione, il dio dell’universo permise loro di incontrarsi di nuovo, ma soltanto una volta all’anno e soltanto a condizione che ogni giorno lavorassero seriamente.

Orihime e Hikoboshi obbedirono. Da allora tutti i giorni svolgono i loro compiti nell’attesa del loro incontro, il 7 di luglio.

E la notte di Tanabata, notte del 7 luglio (Tanabata Matsuri o Festa delle stelle innamorate), queste due stelle brillano di piu’ perche’ sorridono di gioia e felicita”

In  forma estesa:

“Anticamente, sulle sponde del Fiume Celeste (la Via Lattea) viveva Tentei, l’imperatore del Cielo. Tentei aveva  una figlia, Orihime (Vega). 

Orihime era un’abile sarta e tessitrice, e lavorava senza sosta per confezionare stoffe e vestiti per le divinità, realizzando abiti sempre più splendidi. Lavorava talmente tanto che non aveva neppure il tempo di pensare a sè stessa e ai propri interessi.

Così, giunta all’età adulta, il padre le scelse un marito: un giovane mandriano di nome Hikoboshi (Altair). L’occupazione di Hikoboshi era quella di far pascolare i buoi e far attraversare loro le sponde del Fiume Celeste. Era un grande lavoratore e anche lui non pensava ad altro che a svolgere il suo lavoro.

Trattandosi di un matrimonio combinato, i due si conobbero solo il giorno delle nozze, ma questo non fu un male   perchè non appena si incontrarono si innamorarono follemente l’uno dell’altro.

Furono talmente presi dal profondo sentimento che provavano, che dimenticarono completamente i loro doveri, il loro lavoro e gli altri Dei. La loro unica ragione di vita era il loro amore e la loro passione. Così la mandria di buoi finì per essere abbandonata a se stessa e agli dei cominciarono a mancare gli abiti fino ad ora confezionati da Orihime.

A questo punto il sovrano degli dei non potè trattenere la rabbia e li punì severamente: i due innamorati, che fino a quel momento erano inseparabili, avrebbero dovuto vivere le loro vite separatamente. Per evitare che i due potessero incontrarsi, rischiando così di abbandonare nuovamente i loro doveri, l’Imperatore del Cielo creò due sponde separate dal fiume Ama no Gawa (la Via Lattea), e rendendolo impetuoso e privo di ponti, fece si che i due non potessero mai più incontrarsi.

Il risultato non fu però quello sperato: il pastore sognando e pensando sempre alla sua innamorata non accudiva ugualmente le bestie e neppure la dolce fanciulla, pensando continuamente al suo amore cuciva più i vestiti agli dei.

Il sovrano allora, disperato e mosso da pietà e commozione, con il consenso anche degli altri dei altrettanto commossi, emise questa sentenza: “Se deciderete di ritornare ad occuparvi delle vostre attività come un tempo rispettando i vostri doveri, rimarrete divisi dalle sponde del Fiume Celeste per un anno intero però, vi sarà consentito di potervi incontrare una volta soltanto nella notte del settimo giorno del settimo mese dell’anno.”

A queste parole, i due giovani innamorati, pensando all’idea di potersi incontrare di nuovo ripresero di buona lena a lavorare sodo con la speranza di potersi presto riabbracciare. Da quel momento in poi infatti, dopo un anno di lavoro e fatica i due ogni 7 luglio attraversano il Fiume Celeste e nel cielo stellato si incontrano.”

Seconda versione:

“Un tempo nel cielo vivevano a Ovest gli uomini, e a Est le divinità.

Il pastore Hikoboshi (la stella Altair) e la dea Orihime (la stella Vega) si innamorarono e si sposarono in gran segreto, contro la volontà del padre della dea. Andarono a vivere ad Ovest, ed ebbero anche due figli, un maschio e una femmina.

Quando il padre lo venne a sapere, però, saparò i due sposi, riconducendo la figlia nella terra degli dei, e per evitare il  suo ricongiungimento con Hikoboshi, mise tra loro un fiume, la Via Lattea.

I due ne soffrirono moltissimo e alla fine il padre di Orihime finì col commuoversi per le tante lacrime versate dai due sposi; così acconsentì a che potessero incontrarsi di  nuovo, ma solamente una volta l’anno: la settima notte del settimo mese.”

Terza versione:

“C’era una volta in Cina, una bella tessitrice di nome Shokujo. La ragazza era la figlia di un re, e suo padre era molto orgoglioso di lei.

Giunta ad una certa età, il padre cominciò a pensare che per lei fosse giunto il momento di sposarsi, e scelse per lei un giovane agricoltore di nome Kengyu. Dopo essersi sposata, però,  Shokujo cominciò a trascurare il suo lavoro di tessitura.

Suo padre reagì cacciando il marito e decise che d’ora in avanti le sarebbe stato consentito incontrarlo soltanto una volta l’anno,  il 7 luglio. 
Quando il tempo per incontrare Shokujo si avvicina, gli uccelli vanno da Kengyu e costruiscono un  ponte, in modo che lui possa andare da sua moglie.”

Quarta versione

“C’era una volta una stella eccezionalmente bella e saggia, la Principessa Shokujo (Vega) , che oltre ad essere  la figlia del re, era anche un’abilissima tessitrice, ed era responsabile di tutti i tessuti reali. Un giorno Kengyu (Altair), il pastore celeste, si trovò a passare col suo gregge sulla collina vicina al palazzo, proprio mentre Shokujo era affacciata alla finestra.  I loro sguardi si incrociarono e fu amore a prima vista. Si corsero incontro e, dopo un breve fidanzamento, Shokujo e Kengyu chiesero al re la sua benedizione, che lui concesse senza problemi.

Sfortunatamente, però,  i problemi arrivarono presto. I due erano così follemente innamorati che lei trascurò la tessitura, e lui il gregge. Il re intervenne e ordinò che i due sposi fossero separati per sempre da un fiume di stelle (la Via Lattea), fatta eccezione per un solo giorno all’anno,  in cui possono ancor oggi far visita l’uno all’altro.

Quel giorno è il giorno di Tanabata, il giorno in cui Shokujo la principessa e Kengyu il pastore si incontrano, attraversando la Via Lattea con l’aiuto di un ponte formato da uno stormo di passeri, loro fedeli amici.”

Non dimenticarti della leggenda che potra’ darti un grande sogno. (Questa foto e ‘ stata fatta la notte del 7 luglio all’asilo di Ginga).

Questa è la foto di una via del centro di Marugame. Come vi ho detto, per la festa di Tanabata si appendono tante strisce di carta che portano scritte i desideri di ognuno. In questa foto, le decorazioni di bambu che vedete sono state realizzate da una ventina di scuole materne di Marugame.

Quando ero piccola, il giorno seguente , cioe’ l’8 luglio, di mattina molto presto, noi bambini andavamo al fiume con i nostri genitori facendo strisciare per terra i grandi rami di bambu decorati. Al fiume li mettevamo sulla corrente e loro scorrevano fino al mare, con i nostri desideri.
Adesso non si puo’ più fare perche’ si teme che sporchino i fiumi e il mare. Quindi, i rami di bambù decorati ora rimangono appesi per tutto il mese di luglio.

In Giappone, in quasi tutti gli ospedali, si festeggiano tutte le feste annuali per consolare i pazienti. All’ingresso dell’ospedale dove vado, c’è in questi giorni un ramo di  bambu di Tanabata. Un giorno ho letto quello che c’e’ scritto sulle strisce di carta. Tante frasi mi hanno commossa. Ricordo la frase che ha scritto una donna:  ” Spero di poter scrivere per Tanabata anche l’anno prossimo”… 

Nell’epoca Heian (dal 794 AD~al 1192 AD) solo le persone nella corte imperiale festeggiavano Tanabata. Facevano offerte di frutta, verdure e pesci alle stelle e le guardavano, bruciando incenso, e suonando il Koto (la  lira orizzontale giapponese con 13 corde) o il Biwa (il liuto giapponese) e componendo delle poesie. Consideravano la rugiada della notte precedente una goccia di Amanogawa ( il fiume del cielo, la Via Lattea) e la mattina del 7 luglio raccoglievano la rugiada sulle foglie del taro d’Egitto, ci preparavano l’inchiostro e scrivevano i  loro desideri sulle foglie di un albero speciale che si chiama Kaji, un albero sacro usato nei templi.

Dopo l’epoca Heian, questa festa si diffuse tra il popolo e si iniziarono ad usare le strisce di carta al posto delle foglie di Kaji, e i rami di bambù per appenderle.

Fortunatamente ho avuto un’occasione di festeggiare Tanabata come se fossi una persona nell’epoca di Heian, quando ho ballato la danza classica giapponese in un parco a Takamatsu ( la capitale della provincia di Kagawa). Era uno spettacolo molto elegante, che si è tenuto la mattina del 7 luglio nel 2007. Questa foto e’ stata fatta in quel momento.

Junko  N.

 

Tanabata (Settima notte) è una tradizionale festa giapponese, che cade il 7 luglio di ogni anno, quando le stelle Vega e Altair si incrociano nel cielo. In qualche località si festeggia invece il 7 agosto.

La più famosa festa di Tanabata del Giappone si tiene a Sendai dal 6 all’8 agosto. Nel Kanto, la più grande festa di Tanabata si tiene a Hiratsuka, Kanagawa, il 7 luglio. Un’importante festa di Tanabata si svolge anche a São Paulo, in Brasile, alla fine della prima settimana di luglio.

La data originale di Tanabata si basa sul calendario lunisolare giapponese, che è circa un mese indietro rispetto al calendario gregoriano. Come risultato di ciò, la maggior parte delle feste di Tanabata si svolgono il 7 luglio, mentre in alcune località si tengono il 7 agosto, e in alcune altre vengono invece organizzate ancora  il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario giapponese tradizionale lunisolare, che di solito cade nel mese di agosto del Calendario Gregoriano.
Le date del calendario gregoriano corrispondenti al settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare giapponese per i prossimi anni sono:
6 agosto 2011
24 agosto 2012
13 agosto 2013
2 agosto 2014
20 agosto 2015
9 agosto 2016
28 agosto 2017
17 agosto 2018
7 agosto 2019
25 agosto 2020

La fanciulla tessitrice della leggenda viene identificata con Vega perchè secondo i popoli orientali Vega, appartenente per noi alla costellazione della Lira, è, secondo gli orientali appartenente alla costellazione della Tessitrice. Allo stesso modo il giovane mandriano viene identificato con Altair della costellazione dell’Aquila, perchè per gli orientali la costellazione di Altair equivale a quella del Mandriano.

La scelta del settimo giorno del settimo mese dell’anno, oltre ad avere una valenza sacra in quanto è un ripetersi del numero 7, dipende dal fatto che, secondo gli studiosi, è questo il periodo di massima luminosità delle stelle e soprattutto nei primi giorni del mese di luglio si nota anche una grande vicinanza tra Altair e Vega rispetto a tutti gli altri giorni.

Sebbene le feste di Tanabata varino da regione a regione, l’usanza è quella di rivolgere preghiere ai due astri, e soprattutto i giovani chiedono protezione per i loro sentimenti e aiuto per poter migliorare le loro abilità e lo studio. Tanabata oggi è una grande festa popolare caratterizzata da vistose e colorate decorazioni, foglietti di carta con preghiere e desideri appesi ai rami degli alberi, sfilate, parate e cibi tipici.

Tanabata è anche un’importante festa per i bambini, e gli alberi dei desideri vengono preparati in tutte le scuole giapponesi, decorati dai bambini con poesie, preghiere e desideri che si vogliono vedere avverati e che possono andare dal miglioramento negli studi a desideri più frivoli…  In ogni caso, desideri e poesie sono ancora oggi le offerte chiave per questa festa, e le famiglie  si riuniscono per scriverle su strisce di carta colorata e per legarle ai rami di bambù. Oltre che in famiglia, alberi dei desideri “pubblici” con pennarelli e strisce di carta pronte si trovano ovunque, anche nelle stazioni ferroviarie, ed ognuno è libero di esprimere i propri desideri e legarli all’albero.

Tradizionalmente sono previsti sette diversi tipi di decorazioni per l’albero dei desideri, ognuna delle quali ha significati diversi:

photo credit: http://en.wikipedia.org

Tanzaku: sono le strisce di carta colorata delle quali abbiamo già parlato,  dove scrivere poesie e desideri da appendere sugli alberi.

fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:Kamigoromo.jpg

Kamigoromo: in passato servivano per chiedere di migliorare nell’arte del cucito, ora hanno il significato di scongiurare incidenti e malattie.

fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:TanabataOrizuru.jpg

 Senbazuru: file di origami (soprattutto gru), per chiedere salute alla famiglia e lunga vita. Per ogni persona anziana della famiglia si piega una gru da appendere all’albero dei desideri.  

fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:Kinchaku.jpg

Kinchaku: borsettine di carta, per chiedere lavoro, prosperità, e per mettere in guardia contro lo spreco di denaro .

fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:Toami.jpg

Toami: reti da pesca per varie decorazioni, per chiedere buona pesca e buoni raccolti.

 http://en.wikipedia.org/wiki/File:Kuzukago.jpg

Kuzukago: la carta avanzata dalla preparazione delle altre decorazioni viene raccolta e messa in un “sacco della spazzatura” di carta, a simboleggiare il risparmio e  l’importanza di risparmiare.

fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:TanabataStreamer.jpg

Fukinagashi: strisce decorative di carta colorata, che simboleggiano le fibre che Orihime  utilizza per tessere.

Altre fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tanabata

http://en.wikipedia.org/wiki/Tanabata

http://sakuramagazine.com/tanabata-matsuri-festa-delle-stelle-innamorate/

http://www.psychicsophia.com/aion/chap7.html

http://gojapan.about.com/cs/japanesefestivals/a/tanabata.htm

http://web.mit.edu/jpnet/holidays/Jul/song-tanabata.shtml

http://web-jpn.org/kidsweb/explore/calendar/july/tanabata.html

http://www.astroarts.co.jp/special/2012tanabata/legend-j.shtml

http://www.sendaitanabata.com/en/rekisi.html

Un mobile di meduse e conchiglie

Un mobile di meduse e conchiglie. Se state cercando lavoretti per riciclare bottiglie di plastica, questo è un progetto che può essere realizzato con l’aiuto dell’adulto a partire dai cinque anni, e anche in autonomia dai bambini in età di scuola primaria.

Spesso i bambini accumulano grandi quantità di conchiglie dalle vacanze al mare, e vorrebbero farne qualcosa, ma il grosso ostacolo è sempre la difficoltà di forarle.

Questo lavoretto per riciclare bottiglie di plastica unisce il tema del riciclo il desiderio di conservare i ricordi delle vacanze, e il problema è risolto.

Materiale occorrente:

– conchiglie

– una bottiglia di plastica da bibite da 2 litri

– meduse di pet (trovi il tutorial per realizzarle facilmente qui)

– forbici

– ago e filo di cotone grigio (sconsiglio il filo di nylon trasparente perchè rigido e più difficile da gestire per i bambini: si aggroviglia molto facilmente)

– conchiglie

– colla a caldo

Come si fa:

ritagliamo il fondo della bottiglia, e teniamolo come supporto del mobile. La plastica di queste bottiglie si taglia molto facilmente con normali forbici.

Poi riduciamo il resto della bottiglia in tanti rettangoli che siano sempre un po’ più grandi delle conchiglie che abbiamo a disposizione:

Mettiamo una goccia di colla a caldo sul quadretto di plastica,


e appoggiamo la conchiglia, premendo finchè ben incollata.

Se il bambino vuole utilizzare molte conchiglie, possono essere incollate per ogni pezzetto di plastica due conchiglie (fronte e retro):

ma possiamo anche incollare una sola conchiglia per ogni pezzetto.

Ora è tutto pronto per procedere all’assemblaggio del nostro mobile. Il pet si fora molto facilmente con un ago da lana, e il lavoro richiede solo pazienza e concentrazione.

Di seguito alcune immagini d’insieme e in dettaglio del nostro mobile, se può essere di aiuto:

Mobiles of jellyfishes and shells. If you are looking for odd jobs to recycle plastic bottles, this is a project that can be accomplished with the help of the adult from the age of five, and also independently by children in primary school age.

Children often accumulate large quantities of shells from beach holidays, and they want to do something, but the major obstacle is always the difficulty of piercing them.

This chore for recycle plastic bottles combines the theme of recycling with the desire to preserve the memories of the holidays, and the problem is solved.

Mobiles of jellyfishes and shells

What do you need?

– seashells
– A plastic bottle
– PET jellyfishes (you can find the tutorial to implement them easily here)
– scissors
– Needle and thread of cotton gray (not recommend the transparent nylon thread because rigid and more difficult to handle for children: does tangles very easily)
– Hot glue

Mobiles of jellyfishes and shells

What to do?

We cut out the bottom of the bottle, and let’s keep it as support of mobiles. The plastic of these bottles is cut very easily with normal scissors.

Then we cut the rest of the bottle into many rectangles that are always a little larger than the shells that we have available:

We put a drop of hot glue on plastic rectangle,

and put the shell, pressing until well glued.

If your child wants to use many shells can be affixed to each piece of plastic two shells (front and back):

but we can also paste a single shell for each piece.

Now everything is ready to proceed to the assembly of our mobiles. PET is drilled very easily with a needle, and the job requires only patience and concentration.

Here are some pictures of the whole and in detail of our mobiles, it may be helpful:

Meduse di pet

Cercate idee per lavoretti con bottiglie di plastica? Realizzare queste semplici meduse  è un progetto di riciclo fantastico per le vacanze estive e molto adatto ai bambini in età di scuola primaria. Per gli insegnanti impegnati nei “Centri estivi” può essere un’idea interessante.

I bambini più piccoli, anche se la fase di “modellaggio” alla fiamma della candela non è adatta a loro, posso dedicarsi con grande piacere alla decorazione delle loro meduse, e soprattutto giocarci…

Per realizzarle servono soltanto bottigliette di plastica, forbici e una candela.

Si elimina dalle bottigliette la parte del collo, tagliando ad una lunghezza che riteniamo possa essere quella della nostra medusa.

Poi si praticano tanti tagli lungo le pareti della bottiglia per formare i tentacoli, mentre il fondo è chiaramente la testa.

Il pet si “ritira a vista d’occhio” posto vicino alla fiamma della candela, e questo permette di ottenere la forma che vogliamo in pochissimo tempo e senza nessuna difficoltà:

Anche i tentacoli possono essere arricciati, grazie alla fiamma della candela, una volta che la testa ci soddisfa:

E queste sono le meduse!

Se volete potete decorarle con brillantini:

Che potete fissare con vernice protettiva spray o anche lacca per capelli:

Una volta realizzate, le meduse sono molto belle e resistenti, galleggiano bene nell’acqua e si prestano ad essere utilizzate per il gioco in acqua (piscina, sensory tubs, attività con la lavagna luminosa, ecc…) anche per i bambini più piccoli,  e a moltissime realizzazioni decorative ed artistiche: mobiles, vasi, ecc…

Tutto spiegato qui:

– Tutorial: “Le meduse in vaso”

– Tutorial: “Un mobile di meduse e conchiglie”

– Tutorial: “Vaschetta sensoriale con meduse fluorescenti e ghiaccio colorato, anche per lightbox”

Look for ideas for little jobs with plastic bottles? Implement these simple jellyfish is a great recycling project for the summer holidays and very suitable for children in primary school age. For teachers engaged in “Summer camps” may be an interesting idea.

Younger children, even if the phase of “modeling” at the flame of the candle is not suitable for them, they can devote himself with great pleasure to the decoration of their jellyfish, and especially play …

To realize them only serve plastic bottles, scissors and a candle. Respiratory protection with a paper mask.

Remove from bottles the neck part, by cutting to a length   which we believe will be the length of our jellyfish. Then make many cuts along the walls of the bottle to form the tentacles, while the bottom is clearly the head.

PET “withdraws visibly” place near the candle flame, and it allows to get the shape you want in no time and without any difficulty:

Even the tentacles can be curled, thanks to the flame of the candle, once the head satisfies us:

And these are the jellyfish!

If you want you can decorate them with glitter:

You can fix with protective paint spray or hair spray:

Once made, the jellyfish are beautiful and strong, well they float in the water and are suitable to be used for playing in water (pool, sensory tubs, activities with laightboxes, etc …) for younger children, and many decorative and artistic achievements: mobiles, jars, etc …

 

Vaschetta sensoriale con meduse fluorescenti e ghiaccio colorato, anche per lightbox

Vaschetta sensoriale (sensory tub) con meduse fluorescenti e ghiaccio colorato, anche per lightbox. Alcune possibili realizzazioni di sensory tubs e altri giochi sensoriali, che spero presto di proporre ai più piccoli, collaudati da Alma e Gaia. L’attività è completata con dei braccialetti luminosi.

Le meduse di pet si prestano a innumerevoli giochi d’acqua, oltre ad essere semplici da realizzare e molto belle. Se ti serve il tutorial per realizzarle, questo è il link:  

meduse-di-pet

Il collaudo si è rivelato anche un ottima situazione per esperimenti fotografici. Tutte le immagini dell’articolo non sono state elaborate, i colori e gli effetti specialissimi sono dovuti a variabili ambientali (lightbox accesa o spenta), flash o non flash, tempi di esposizione, messa a fuoco e impressione su tempi lunghi di movimenti.

Coi ragazzi e i bimbi più grandi, è un’attività che consiglio.

Abbiamo preparato un po’ di ghiacciolini colorati e abbiamo anche aggiunto brillantini;

mentre il tutto era a ghiacciare, abbiamo preparato la lightbox con fogli di velina bianca e colorata:

se bagnate un po’ la carta, lentamente i colori si mescoleranno tra loro creando un effetto fondale molto bello.

Poi abbiamo posizionato sulla lightbox anche una vaschetta d’acqua:

e arricchito il fondale con conchiglie, sassi, ecc…

le ragazze hanno illuminato le meduse con i braccialetti fluorescenti:

con questi risultati (il colore dell’acqua è dato dalle veline colorate preparate sulla lightbox):

Abbiamo poi aggiunto i ghiacciolini colorati:

E sono iniziati i vari esperimenti fotografici:

Penso che queste sensory tubs saranno attività molto interessanti per i più piccoli, ma che con loro sarà meglio togliere il rosso dai colori dei ghiacciolini, perchè tende a coprire tutti gli altri colori, e anche se l’effetto è molto bello (luminescenza su acqua scura) è poco “acquatico”…

Come attrezzature si potranno mettere a disposizione un retino per pescare, contenitori per travasi e secchielli per le meduse eventualmente pescate.

Sensory tub with fluorescent jellyfish and colored ice, even for lightbox. Some possible realizations of sensory tubs and other sensory games, that I hope soon to propose to children, tested by Alma and Gaia. The activity is completed with bright bracelets:

The PET jellyfish have countless possible water games, in addition to being simple to implement and much beautiful. If you need the tutorial to realize, this is the link.

The test proved a good situation for photographic experiments. All images of the post have not been processed, the colors and special effects are due to environmental variables (lightbox on or off), flash or not flash, exposure time, focus and so on. With the boys and older children, it is an activity that I recommend.

We have prepared a little colored ice and we also added glitter;

while everything was to freeze, we have prepared the lightbox with sheets of tissue paper white and colored:

if you wet the paper, slowly the colors will blend together to create a very nice effect backdrop.

Then we placed on the lightbox also a tub of water:

and we have enriched the seabed with shells, stones, etc.

girls lit jellyfish with fluorescent bracelets:

with these results (the color of the water is given by colored tissue paper prepared on the lightbox):

We then added the colored ice:

 
And they have started various photographic experiments:

 
 

I think these sensory tubs will be much interesting activity for children, but it will be better to remove the red colors of the ice, because it tends to cover all other colors, and although the effect is very nice (luminescence on dark water) is not “water” …

As equipment is able to provide a net for fishing, containers for pouring and buckets for jellyfish eventually caught.

Un vasetto di lucciole

Un vasetto di lucciole. Lavoretti per l’estate: un semplice progetto che può essere preparato anche coi bambini più piccoli, economico e veloce, e che si trasforma in un intrattenimento rilassante e un po’ magico, proprio come le lucciole.

Durante la preparazione si può parlare di densità dei liquidi (il colore fluorescente, che è a base d’acqua, è più pesante dell’olio e tende ad andare verso il basso) e di solubilità, miscugli e miscele.
 
Coi bambini più piccoli mettere il colore a gocce nel vasetto è un esercizio di concentrazione e pazienza, e si può anche giocare a contarle, stabilendo un numero in anticipo: imparare a fermarsi arrivati al numero giusto è un esercizio importantissimo che, tra moltissimi altri, getta le basi per l’apprendimento dei concetti matematici negli anni successivi.
 
Ai bambini piace molto sapere come sono fatte le cose, e quando vedranno la bocce di neve “comprate” non avranno dubbi sul loro funzionamento… in effetti è lo stesso principio.
 
Questo genere di legami tra esperienza manuale e oggetti della realtà, meglio ancora se si determinano in modo casuale e spontaneo, aumentano l’autostima e sono quei piccoli gesti che, esperienza dopo esperienza, stimolano la passione per lo studio e l’apprendimento, a partire da quando si è molto piccoli…
 

Materiale occorrente:

– un vasetto di vetro con coperchio

– bianco di vaselina (è molto economico e si trova nei negozi di hobbistica, reparto imbottigliamento vini), in alternativa si può usare anche olio di semi

– colore fluorescente giallo o verde (si può anche preparare riciclando vecchi evidenziatori, come ho fatto qui)

– acquarello azzurro diluito in acqua tonica (se si vuole esaltare l’effetto fluorescente sotto luce nera, ma non è affatto indispensabile), altrimenti nel latte

– un pennellino

– brillantini argento

– eventualmente colla a caldo per sigillare il coperchio.

Come di fa:

il bambino travasa il bianco di vaselina (o l’olio di semi) nel barattolo, fermandosi a circa un dito dall’orlo:

Col pennellino mette nel vasetto una goccia di colore alla volta:


quindi aggiunge dei brillantini argentati (senza esagerare):

Bisogna poi aggiungere con un cucchiaino altro bianco di vasellina (o olio), un cucchiaino alla volta, fino ad arrivare all’orlo del vasetto, quindi avvitare bene il coperchio ed eventualmente sigillare con la colla a caldo.
 
Il tappo può essere decorato con un cerchio di stoffa o pannolenci e un bel nastro:

A jar of fireflies. A simple project that can be prepared even with younger children, cheap and fast, and that turns into a relaxing and a little magic entertainment , just like fireflies.

During the preparation one can speak of density of liquids (fluorescent color, which is water-based, is heavier than the oil and tends to go down) and solubility, mixtures and blends.

With younger children put the drops of color in the jar is an exercise in concentration and patience, and you can also play to count them, setting a number in advance: learn to stop arrived at the right number is a very important exercise that, among many others sets the stage for learning mathematical concepts in the following years.

 

Children love to know how things are made, and when they see the bowls of snow “buy” will have no doubts about how they work … in fact it’s the same principle.

This kind of ties between experience manual and objects of reality, even better if they are determined at random and spontaneous, increase self-esteem and have those little gestures that, experience after experience, stimulate the passion for studying and learning, from when it is very small …

 

A jar of fireflies

What do you need?

– A glass jar with lid
– White Vaseline (is very cheap and is found in hobby shops, bottling department), alternatively you can also use vegetable oil
– Fluorescent yellow or green color (you can also prepare recycling old markers, as I did here)
– Watercolor blue diluted in tonic water (if you want to enhance the fluorescent effect under black light, but is not essential), otherwise in milk
– A brush
– Silver glitter
– Possibly hot glue to seal the lid.

A jar of fireflies

What to do?

The child pours the white Vaseline (or seed oil) into the jar, stopping at about a finger from the brink:

With brush sets in the jar a drop of color at a time:

then adds silver glitter (no exaggeration):

We must also add with a teaspoon more white vaseline (or oil), a teaspoon at a time, until you get to the edge of the jar, then screw the lid and possibly seal it with hot glue.

The cap can be decorated with a circle of cloth or felt and a pretty ribbon:

Le meduse in vaso

Le meduse in vaso. Lavoretti per l’estate: un bel lavoretto estivo per bambini in età di scuola primaria che può essere declinato in tantissimi modi ed essere una decorazione per la cameretta, un modo per conservare le conchiglie raccolte sulla spiaggia, ed anche un gioco… Le meduse sono chemiluminescenti in natura, quindi si possono anche preparare vasi per esperimenti di luce.

Realizzare le meduse di pet è semplicissimo e dà grande soddisfazione; è sicuramente uno dei lavoretti per l’estate più semplice e versatile; trovi il tutorial qui: “Meduse di pet”.

meduse-di-pet

Nota: a seconda della grandezza del vaso scelto, la medusa può comportarsi in modi diversi. Se il vaso è piccolo può succedere che affondi o che si posizioni sempre “a testa in giù”. Se vi succede, inserite un palloncino nella testa e il problema è risolto. Se il vaso è molto alto, può succedere che la medusa galleggi invece troppo: basterà zavorrarla legandola a un sasso. Se dopo qualche settimana la medusa zavorrata dovesse affondare, ricorrete all’aggiunta del palloncino…

Medusa galleggiante per giocare

Il progetto più semplice è un vaso da gioco, che impegnerà il bambino a scuoterlo per vedere la sua medusa e gli altri elementi muoversi al suo interno.

Materiale occorrente:

– una medusa (controllare che sia abbastanza piccola da potersi muovere nel vaso anche posto in orizzontale)

– un vaso  con coperchio

– acqua, brillantini e decorazioni a piacere

– un piccolo palloncino (tipo “bomba d’acqua) o un guanto di lattice monouso

– eventualmente  colla a caldo per sigillare il coperchio.

Cosa fare:

gonfiate il palloncino e infilatelo nella testa della medusa:

mettete nel vaso gli elementi scelti e i brillantini. Quindi riempite di acqua fino all’orlo e appoggiate la medusa:

Chiudete bene col tappo (se volete sigillandolo con la colla a caldo) ed il vostro vaso è pronto.

Vaso decorativo di meduse e conchiglie

Questo progetto è “solo da guardare”. Fatto in famiglia può essere un bel modo per collezionare insieme alla medusa conchiglie e altri ricordini trovati in spiaggia.

Proposto come attività, ad esempio nel corso dei “Centri estivi” è anche un’idea economica e semplice per valorizzare le meduse e portarle a casa in una confezione scenografica e di grande effetto.

Cosa serve:

– due meduse

– acqua

– brillantini (se volete)

– due sassi più grandi e sassolini piccoli

– conchigliette

– filo trasparente

– un grande vaso di vetro con coperchio è la scelta più “elegante”, ma si può optare invece per quella più economica, soprattutto a scuola, utilizzando una bottiglia da bibite da 2l (e rinunciando al coperchio o ingegnandosi a costruirne uno, naturalmente)

Come si fa:

Tagliate il collo della bottiglia da due litri per ottenere il vaso che vi serve (altrimenti procuratevi un grande vaso di vetro):

Ora bisogna zavorrare le meduse; vi basterà legare il filo trasparente al sasso

e con l’ago infilare l’altro capo del filo e passarlo nella testa della medusa. Prendete la misura per ogni medusa usando come riferimento il vostro vaso, e possibilmente fate in modo che le due meduse possano trovarsi ad altezze diverse:

Mettete le due meduse zavorrate nel vaso (o nella bottiglia):

Aggiungete conchiglie e sassolini per creare un bel fondale e nascondere i sassi, e versate l’acqua ( se volete aggiungete i brillantini):

Il vostro vaso di meduse (bellissimo, ma molto difficile da fotografare, almeno per me), è pronto:


Vaso di meduse fluorescenti

Il modo più semplice di realizzare meduse fluorescenti, è quello di versare nella testa acqua colorata con colore fluorescente e mettere a ghiacciare:

Coi bambini più grandi, se pensate di utilizzare anche la “luce nera”, potete anche ghiacciare in una medusa il colore fluorescente (meglio il giallo) e nell’altra dell’acqua tonica.

Il vaso sarà molto bello anche alla luce naturale; man mano il ghiaccio si scioglierà colorando l’acqua…

Vaso di meduse fluorescenti sotto lampada a “luce nera”

Possiamo sbizzarrirci con tutti gli elementi che sappiamo diventare fluorescenti se illuminati con la lampadina BLB… Ad esempio possiamo riempire un ovetto di plastica con acqua tonica:

oppure con colla a caldo:

E, rimanendo in tema di vasi e meduse,  la medusa di pet può funzionare anche come “diavoletto di Cartesio”…

Jellyfish in pots. A nice summer craft for children of primary school age that may be declined in many ways and be a decoration for the bedroom, a way to preserve the shells collected on the beach, and even a game. Jellyfish are chemiluminescent in nature, so you can also prepare jars for experiments with light.

Make the PET jellyfish is simple and gives great satisfaction; It is definitely one of the easiest and versatile little jobs for the summer; you can find the tutorial here: “PET Jellyfish tutorial”.

Note: depending on the size of the jar chosen, the jellyfish can behave in different ways. If the jar is small it is possible that sink or that it is positioned always “upside down”. If there happens, insert a balloon in the head and the problem is solved. If the jar is very high, it is possible that the jellyfish floats too much: just ballast tying it to a pebble.

 Jellyfish in pots – Jellyfish floating for playing

The simplest project is a pot for playing, which will involve the child to shake it to see his jellyfish and other elements move inside.

Jellyfish in pots – What do you need?

– A jellyfish (check that it is small enough to be able to move in the jar also placed horizontally)
– A jar with lid
– Water, glitter and decorations to taste
– A small balloon (type “water bomb”) or a disposable latex glove
– Possibly hot glue to seal the lid.

Jellyfish in pots – What to do?

inflate the balloon and plug it into the head of the jellyfish:

put in the jar elements chosen and glitter. Then filled with water to the brim and place the jellyfish:

Tightly close with the lid (if you want to sealing it with hot glue) and your jar is ready.

Jellyfish in pots – Decorative jar of jellyfish and shells

This project is “just by watching.” Done in the family can be a great way to collect along with jellyfish shells and other souvenirs found on the beach.

If it is proposed as activity, for example in the course of the “Summer centers” is also an idea economic and simple to enhance the jellyfish and take them home in a package scenic and impressive.

Jellyfish in pots – What do you need?

– Two jellyfish
– water
– Glitter (if you want)
– Two stones larger and small pebbles
– little shells
– Transparent thread
– A large glass jar with lid or a plastic bottle 2l

Jellyfish in pots – What to do?

Cut the neck of the two-liter bottle to get the jar you need (otherwise get yourself a big glass jar):

Now you need ballast jellyfish;Just tie the transparent thread to the stone

and with the needle thread the other end of the thread and pull it into the head of the   jellyfish. Take the measurement for each jellyfish using as a reference your vessel, and possibly make sure that the two jellyfish may be at different heights:

Put the two jellyfish ballasted in the jar (or bottle):

Add shells and pebbles to create a beautiful backdrop and hide the stones, and pour the water (if you want to add the glitter):

Your jar of jellyfish (beautiful, but much difficult to photograph, at least for me), is ready:


Jellyfish in pots – Vaso di meduse fluorescenti

The easiest way to achieve fluorescent jellyfish, is to pour colored water in the head with fluorescent color and put to ice:

With older children, even if you plan to use the “black light”, you can even freeze in a jellyfish fluorescent color (preferably yellow) and in the other jellyfish tonic water.

the jar It will be very nice also to natural light; as the ice will melt by coloring the water:

Jellyfish in pots – Jar of fluorescent jellyfish under “black light” lamp

We can use all the elements that we know fluoresce when illuminated with light bulb BLB … For example we can fill a plastic egg with tonic water:

or hot glue:

And staying on the subject of jars and jellyfish, jellyfish pet can also function as “cartesian dive“.

 lightbox e ghiaccio fluorescente

Lightbox e ghiaccio fluorescente colorato: dopo aver giocato a preparare le bottigliette magiche con acqua tonica, colore fluorescente (ricavato da pennarelli evidenziatori),

bianco di vaselina, acqua e brillantini vari, mi era avanzato tutto questo miscuglio:

 che sotto la luce della lampada BLB appariva azzurrognolo:

E così ho pensato di posizionare la bacinella (con e senza coperchio) sulla lighbox accesa: l’illuminazione dal basso della lampada della lightbox

e la luce violetta diffusa da lontano dalla lampada BLB creava davvero un bell’effetto…

Siccome, come già detto, trovo l’uso della lampada “a luce nera”

non adatta ai bambini più piccoli, potete creare la stessa base scenografica (provato) posizionando sulla vostra light box accesa una bacinella contenente acqua colorata con acquarello azzurro, e magari con un’aggiunta di brillantini, perline, stelline, sassolini, ecc.. (poco per non togliere troppa luce alla lightbox).

Se la bacinella ha anche un coperchio trasparente è molto meglio: il bambino potrà lavorare con l’acqua, o su di una superficie illuminata asciutta…

… per preparare l’attività ho riempito di acqua colorata con il colore fluorescente giallo queste formine per ghiaccio (LIDL):

Con questo caldo l’attività dura pochissimo (il ghiaccio si scoglie molto velocemente), ma abbastanza per sperimentare e rinfrescarsi… poi si può continuare a giocare con l’acqua che rimane e altri materiali suggeriti dal momento, fino a stancarsi.


Se avete trovato l’idea interessante, le variabili che si possono inserire sono tantissime: si possono preparare i ghiaccioli in vari colori fluorescenti, innanzitutto, e in questo modo il bambino potrà sperimentare come sciogliendosi formano colori e toni nuovi… più o meno luminosi…

Lightbox and fluorescent ice: after playing to prepare the magical bottles with tonic water, fluorescent color (made from felt pens highlighters), white vaseline, water and various glitter, I was advanced this mixture:

that under the light of the BLB lamp appeared bluish:

And so I decided to place the tray (with and without lid) on Lighbox lit: lighting from below Lamp lightbox and the violet light diffused by far from the BLB lamp, created a truly nice effect …

Because, as I said, I find the use of the “black light” lamp is not suitable for younger children, you can create the same basis scenic placing on your light box lit a basin containing water colored with watercolor blue, and perhaps with an addition of glitter, beads, stars, pebbles, etc (little, it would take away too much light to lightbox).

If the tray also has a transparent cover is much better: the child will be able to work with the water, or on a dry illuminated surface.

To prepare the activity have filled with water colored with the color fluorescent yellow these molds for ice:

In this heat the activity lasts very little (the ice melts very quickly), but enough to experiment and cool off, then you can continue playing with the remaining water and other materials suggested from the moment, until you grow weary.

   

If you found the idea interesting, the variables that can be entered are many: you can prepare icicles in various fluorescent colors, first of all, and in this way the child will experience as melting form new colors and tones … more or less bright …

Dettati ortografici ESTATE

Dettati ortografici sull’estate: una raccolta di dettati ortografici, di autori vari, per la scuola primaria.

L’estate è la stagione più calda dell’anno. Il sole ardente fa maturare nei campi il grano; le spighe piene e mature sembrano d’oro. Il contadino le guarda e, vicino al raccolto, dimentica le fatiche passate. E’ la stagione dei temporali,degli acquazzoni, delle grandinate. Spesso le grandinate distruggono in pochi minuti, coi raccolti, le fatiche di molti mesi. Il contadino le teme come il peggiore flagello. (Bianchi e Giaroli)

Di giorno le cicale cantano sugli alberi, e i grilli, a sera, cantano fra l’erba del prato. I contadini mietono il buon grano, che darà il pane per tutta l’annata. Le rondini stridono nel cielo e, quando scendono le prime ombre della sera, rientrano nei nidi, sotto le gronde. I pastori lasciano la pianura e salgono col gregge ai pascoli montani. I giorni sono lunghi, le notti sono corte. S’incomincia a pensare alla villeggiatura. Giunge l’estate, la bella stagione della quiete e del riposo.

D’estate le giornate sono lunghe e abbaglianti di sole, il cielo è di un colore azzurro intenso, le notti sono brevi, luminose, stellate. Corrono le lucertole lungo i muri, nei prati cantano i grilli, sulle siepi stridono le cicale, le rane e le raganelle gracidano nei fossati: volano le farfalle, le lucciole. Mille insetti palpitano fra la vegetazione rigogliosa della terra.

E’ estate. Sui monti le ultime nevi si sciolgono. Nel piano gli alberi sono in pieno rigoglio. La campagna è tutta verde. Sciami d’api ronzano tra le corolle dei fiori, gli uccelli scendono sui campi a beccare i chicchi, a scegliere insetto da insetto; risalgono nel più alto dei cieli con magnifico volo. Lo stagno rispecchia le nubi e l’azzurro del cielo; il ruscello gorgoglia e bagna le sponde fiorite.

D’estate certe notti di luna sono così chiare che le farfalle, ingannate da quest’ambiguo albore di eclissi, continuano a volare come se fosse ancora giorno; e il palpito dei loro voli insonni, che si intravede nella perlacea nebbiolina notturna, dà l’impressione che i prati siano popolati di fantasmi d’ali, evocati dal plenilunio. (P. Calamandrei)

Attorno a me il sole occhieggiava sull’erba, e faceva brillare qualche filo di ragno ancora coperto di rugiada. Un venticello tenerissimo piegava con grazia i sottili arbusti del boschetto di nocciole, e qualche foglia giungeva ad accarezzarmi la fronte. (G. Titta Rosa)

Com’è bella nella sua vestina bianca con sfrangiature verdi e marroni sulle punte, con il corpicino elegante. Ma il povero cavolo come la teme! Questa farfalla, la pieride cavolaia maggiore, si posa sulla pagina inferiore delle sue grandi foglie. Qui depone tante uova ben nascoste. Dopo pochi giorni, dalle uova nascono i bruchi. E che cosa fanno? Brucano la foglia, passano sulla pagina superiore e si mettono a divorare. In breve della bella foglia non restano che le nervature.

Cre… cre… cre… cre… Come sono noiose queste raganelle! Non tacciono un minuto. Sono là sulle rive del fosso. Saltano dall’acqua all’erba della riva, e dall’erba ai cespugli… E tutto il giorno si sente la loro voce. Gri… gri… gri… gri… Appena l’aria si fa bruna, ecco il sottile canto dei grilli. Di giorno sono nascosti nei buchetti sotto terra; di sera, escono, stanno tra l’erba fresca, trillano. Cantano alle stelle, alla luna, alla notte serena e silenziosa. (E. Graziani Camillucci)

I raggi del sole non hanno la stessa efficacia secondo che ci giungono a piombo o in modo obliquo. Essi riscaldano fortemente le regioni che li ricevono a piombo, e poco quelle che li ricevono obliquamente. Per capirlo basta aver osservato che, per godere in pieno il calore di un focolare, bisogna collocarvisi in faccia e che, tenendosi in disparte, si riceve assai meno calore. Nel primo caso, il calore cade dritto su di noi e produce più effetto; nel secondo ci arriva di traverso e rimane indebolito. Così, posta innanzi al focolare del sole, la terra non riceve in tutta la sua superficie la stessa quantità di calore, perchè per certe regioni i raggi dell’astro arrivano a piombo, e per altre in modo più o meno obliquo. Inoltre, al guadagno in calore durante il giorno sotto l’irradiazione solare succede la dispersione della notte, il raffreddamento notturno. Più la giornata sarà lunga e corta la notte, più elevata sarà la temperatura, perchè il guadagno eccederà di molto la perdita. Per queste due cause riunite in una stessa epoca dell’anno la temperatura è lungi dall’essere la stessa dappertutto. Fa caldo in certi punti, più o meno verticalmente assolati con giorni lunghi e notti brevi; fa freddo in altri a insolazione obliqua, dalle giornate corte e notti lunghe. Qua è l’inverno, là è l’estate. (J. H. Fabre)

Tutto brilla nella natura all’istante del meriggio. L’agricoltore che prende cibo e riposo; i buoi sdraiati e coperti di insetti volanti, che, flagellandosi con le code per cacciarli, chinano di tratto in tratto il muso, sopra cui risplendono spesse stille di sudore, e abboccano negligentemente e con pausa il cibo sparso innanzi ad essi; il gregge assetato che col capo basso si affolla e si rannicchia sotto l’ombra; la lucertola che corre timida  a rimbucarsi, strisciando rapidamente e per intervalli lungo la siepe; la cicala che riempie l’aria di uno stridore continuo e monotono; la zanzara che passa ronzando vicino all’orecchio; l’ape che vola incerta, e si ferma su di un fiore, e parte, e torna al luogo donde è partita: tutto è bello, tutto è delicato e toccante. (G. Leopardi)

Era l’ora del caldo e del riposo. La terra si ampliava nella distesa del sole. Il cielo era chiuso e grave. Neanche una vela sul mare. Tacevano le vespe e i  bombi. Un frutto tonfava giù da un ramo. Era il grande silenzio infuocato, quando gli occhi dei colombi stanno chiusi sotto l’ala e il bue rumina accosciato corpulento sulla paglia fresca. (D. Slataper)

Passeggiammo per le vie desolate tagliando qua e là alla ricerca dell’avara ombra lungo i muri… Decidemmo di sederci a un caffè vicino a una fontana, lo scroscio dell’acqua violento e monotono. A un tavolo poco lontano ragazzi strepitavano a gran gesti in un’accanita discussione di calcio. Nomi di giocatori e insulti giostravano pesanti nel vuoto per liquefarsi in pausa di greve silenzio. Le forme delle motociclette appostate lungo il marciapiede scintillavano. Dagli ombrelloni cadevano magri cerchi d’ombra. Sentivo il piano del tavolo caldissimo sotto le dita. Intorno botteghe chiuse, targhe stinte sui muri. Qualcuno  spiava dalla fessura d’una persiana. (G. Arpino)

E’ l’ora in cui la luce si smorza, in cui mi rimane qualche minuto per andare un po’ in giardino. Si apre la porta, ed ecco la cavità del giardino, con l’ampio cielo al di sopra. Una sottile mezzaluna nel verde della distesa, pere che pendono, afferrando un raggio col ventre rotondo e riflettendolo come una lampada. I grappoli d’uva bianca si dorano sulla spalliera. Un uccello saltella ancora nel cespuglio di noccioli. Il mio giardino si addormenta su cuscini di fiori e di verdure; ecco le rudbekie gialle, gli astri color d’ametista, le dalie a rosoni di carta pieghettata, gli ultimi fagioli che intrecciano i loro pendagli, i porri dalle larghe chiome aperte come quelle dei palmizi, i cavoli azzurrastri e rotondi. Il mio giardino si addormenta coi piedi al fresco nel rivoletto di metallo bianco che brilla, allungandosi tra le sue rive e va, verso il gran fiume, laggiù… Ecco che a poco a poco tutto si immerge nell’ombra e tace. Non distinguo più il volto dei pomodori impolverati di solfato di rame, nè la sfinge alla ricerca di nettare sulle ultime bocche di leone, nè i pipistrelli che scrivono non so cosa nell’aria oscura. (M. Roland)

Fra i piccoli trifogli l’ape ebbra e rumorosa svolazza e raccoglie l’impercettibile nettare. Il merlo sommessamente modula una sua frase che sembra significare assentimento alla pace che qui regna uguale anche tra gli spini dalle punte violette dei cardi o per le caselle delle stipule percorse da piccolissime farfalle color lillà. La bianca cavolaia barcolla ebbra fra i cespugli delle felci. E quale immagine più cara di quella del fragile rosolaccio rosso scarlatto: come un tenero fuoco che ravviva le blandizie d’una breve radura? (L. Bartolini)

Cominciava il caldo, un duro caldo che pesava nell’aria e continuava a pesare imperturbato sino alla sino alla fine di settembre. Come i pesci di un’acqua, sotto il cui recipiente sia stato acceso il fuoco, e che mandi già le prime bollicine, gli uomini rallentavano ancor più la loro andatura, mentre sugli occhi portavano, come una palpebra sottile e perennemente abbassata, la stanchezza e il desiderio di non veder nulla. Altri, che passeggiavano verso le sei di pomeriggio, non richiamavano i pesci alla memoria, ma le beccacce, allorchè, morte, vanno penzolando dal pugno del cacciatore. (V. Brancati)

L’estate è la stagione più calda dell’anno. Comincia il 21 giugno e termina il 23 settembre. Il sole spunta molto presto (prima delle cinque) e tramonta molto tardi (verso le venti). Le giornate sono lunghissime e il caldo diventa insopportabile ogni giorno di più. Di tanto in tanto improvvisi temporali rinfrescano l’atmosfera. Non è raro il caso che campi e frutteti vengano devastati dalla grandine, molto temuta dai contadini. Per fuggire il caldo soffocante, la gente va al mare o in montagna. Ma non tutti si possono concedere un meritato riposo in vacanza. Per gli agricoltori, l’estate è una stagione di intensa attività. Infatti ci sono molti lavori da compiere e non bisogna perdere tempo. Il grano deve essere mietuto.

Un tempo si mieteva a mano, oggi invece ci sono macchine meravigliose che avanzano nei campi di grano, lasciando dietro di sè i sacchi pieni di chicchi puliti, la pula e le balle di paglia. Poi c’è il granoturco da sarchiare; l’erba da falciare; le viti e gli alberi da frutta da irrorare con le sostanze antiparassitarie che disinfestano cioè liberano le piante dai parassiti.

D’estate i giardini sono un incanto. Fioriscono i gerani, i gigli, le rose variopinte, i garofani, le dalie. Maturano i cocomeri, i meloni, le albicocche, le prugne, le ciliegie e le pesche. Un’infinità di insetti e di animaletti vari animano come in primavera i prati, i giardini e i boschi: api, farfalle, formiche, grilli, cicale, zanzare, libellule, calabroni… Però i loro canti, i loro voli,  i loro bisbigli e ronzii sono diventati più intensi, chiassosi: sembra che vogliano rendere omaggio alla più bella stagione dell’anno.

Sul calar della sera compaiono i pipistrelli, che svolazzano qua e là a caccia di insetti. Questi animaletti non sono uccelli, ma mammiferi: gli unici che sanno volare. Nel cuore della notte si odono i gorgheggi dell’usignolo, il verso del gufo e il grido della civetta.

Arriva l’estate. E’ incoronata di spighe mature e tutta vestita d’oro; i suoi grandi occhi color del fiordaliso sfavillano. Diffonde intorno a sè lo splendore e l’allegria del sole. Davanti a lei tutti si presentano con fiducia, e i poveri specialmente la tengono per loro grande amica: il buon caldo allora non costa nulla! Quando arriva nell’aia, l’estate si siede su un mucchio di grano falciato e canta. Gli uomini la guardano e le dicono: “Benedetta, tu ci porti il pane!” (G. Fanciulli)

In questi giorni il sole la fa da padrone. E le notti sono calde. Alla mutevolezza della stagione sopravviene l’estate vampante. Anche l’usignolo, che ha i piccoli, ha smesso di verseggiare alle stelle. Rimane vicino al nido, svolazzando nei boschetti. Sotto la mia finestra c’è un ranocchione vecchio. Il suo gracidare sembra un ammonimento. Vive presso una pozza d’acqua che una polla mantiene viva tutta l’estate, nascosto tra un ciuffo di selci. Sta di casa sotto un embrice che le donne hanno appoggiato alla sponda per lavare i panni. Se si muove l’embrice, poi riaffiorano i suoi occhioni, come bolle nel mezzo della pozza, e spariscono di nuovo risucchiati. (B. Samminiatelli)

E’ l’estate. Il sole arroventa l’aria , ci fa sudare e ci abbrunisce la pelle. E’ in questa stagione che si falcia il fieno, si miete il grano e matura la frutta. In questi giorni, il mietitore, curvo sul mareggiare d’oro delle spighe, lavora e suda; è felice perchè raccoglie il frumento, che è il frutto del suo lavoro. Anche tu, ragazzo, se hai studiato con amore, riceverai il premio delle tue fatiche, sarai promosso e potrai godere le vacanze. (G. Fanelli)

Il campo ondeggia come un mare, il grano verde si fa biondo. Sulla proda sono cresciuti alcuni steli di grano meno alti di quelli del campo. In mezzo ad essi un papavero spiega la sua larga corolla che pare di seta rossa; due fiordalisi, accanto ad esso, sono come due occhi azzurri che lo guardano stupiti. Una farfalla, con le ali color arancione, vola dallo stelo di grano al papavero e da questo ai fiordalisi e sembra un bellissimo fiore vivo.

Nei campi fino a qualche mese fa era quasi impossibile distinguere un prato da un campo di grano. Ora quelle piante sono cresciute ed hanno generato una spiga che il sole ha indorato. L’erba è diventata molto alta, in alcuni punti è stata già falciata e si essicca al sole. E’ proprio tra l’erba alta che si aggira una moltitudine di insetti e di piccoli animali tutti intenti nel loro lavoro. Alcuni, come le api e i calabroni, si inebriano di nettare, altri tagliano e incidono ogni filo d’erba come le cavallette. (G. Piovene)

Il grano è maturo. Le bionde distese di pianticelle ondeggiano ancora per pochi giorni. Già si sente nei campi lo scoppiettio sonoro delle mietitrebbie, le moderne macchine capaci di tagliare il frumento e di liberarlo contemporaneamente dalla paglia e dalla pula. Sui campi d’oro e sulle verdi distese coltivate si leva intanto il monotono frinire delle cicale. E’ il canto dell’estate, un inno al sole intenso di questi giorni, che dà luce, vita, gioia. Ridono, rosse e fresche nel banco del fruttivendolo, le prime fette di popone. Le fontane invitano a dissetarsi. I giardini sono tutti una festa di fiori e di colori.

Le giornate sono lunghe e i bambini possono stare tante ore a giocare nel cortile e nei prati. Il caldo piace, e con i vestiti leggeri si muovono meglio. Ma non devono andare scalzi. Per terra ci possono essere vetri, cocci, spini, chiodi. Se entrano nel piede fanno tanto male. (P. Boranga)

Alcuni pipistrelli svolazzano attorno alla casa con un piccolo grido lieve. Dal seno delle erbe in fiore si alza il monotono concerto dei grilli; un rospo solitario, collocato al fresco sotto una pietre, emette di tanto in tanto la sua nota flautata, mentre le rane riempiono i fossati delle praterie vicine dei loro rauchi gracidamenti. Le civette alternano le loro dolci voci di richiamo; la capinera, infine, dà l’addio della sera alla chioccia, già sonnecchiante sulle sue uova.  (E. Fabre)

M’ero fermato su un ponticello in pineta a guardare la fretta dei contadini che raccoglievano il fieno falciato e seccato. Nel pomeriggio sciroccale l’afoso vento nero adunava nuvole di pioggia, e le rondini volavano basse. Tre erano armati di forcone: uno, uomo; l’altro, ragazzotto; il terzo, poco più che bambino. Levavano i fastelli di legno sulle lucide e temibili branche, e facevano il cumulo. Finchè restava basso ed informe, concorrevano promiscui al mucchio, ma quando saliva a spalla d’uomo ed era quindi al punto di ricevere sesto e misura e garbo a spiovente di cupola appuntita, allora il minore dei tre si faceva da parte a cominciarne un altro. Il maggiore sul suo forcone non si trovava mai nè più nè meno di quel che gli occorresse a riempire un vuoto, a rincalzare uno sdrucio nella compagine, a rialzare una curva. Pettinava, toglieva, rimetteva e aggiungeva: in poco d’ora il cumulo era fatto e assettato. R. Bacchelli

Partite, ragazzi, senza libri, e portate con voi solo reticelle per farfalle, palle di gomma, bambole, secchielli, palette per scavare la sabbia e innalzare castelli sulla riva del mare. E per un  mese almeno non pensate ad altro che a giocare, e la sera, poichè le sere del mese di giugno sono piene di lucciole, raccoglietene molte in scatoline trasparenti, e andate con esse in giro per i prati come portaste una lampada, la lampada più bella che si possa immaginare, una lampada viva. Finiti i vostri giochi, prima di andare a letto, aprite la scatolina e liberate le piccole stelle che vi sono dentro. La sera dopo, ritorneranno spontaneamente nella scatola e torneranno a formare la lampada che illumina i vostri giochi. Dopo un mese di vita senza pensieri, fatta di castelli di sabbia, di aquiloni e di lampade vive, pregate il vostro papà di regalarvi qualche libro. Ma non libri di scuola. Libri di racconti e di favole. E ogni tanto leggetene qualche pagina. Ma, sempre, il maggior tempo passatelo a giocare. E, di tanto in tanto, sapete, per non perder l’esercizio dello scrivere, che cosa dovete fare? Mettete sulla carta il racconto di una bella giornata trascorsa, d’una gita, di un gioco, di un’avventura. G. Mosca

Dopo un intero anno di lavoro la scuola si chiude. I nostri cuori già pregustano i lieti ozi delle giornate estive, in cui sola cura sarà il trovare nuovi giochi e nuovi svaghi. Pure qualche volta il nostro pensiero tornerà alla scuola: rivedremo il nostro maestro alla cattedra, i compagni nei banchi, le pareti ornate dei nostri disegni. Forse sentiremo un po’ di nostalgia e vedremo con gioia avvicinarsi il giorno in cui torneremo tutti insieme qui.

In una settimana il fieno fu tutto falciato; e allora con le forche andavano a rivoltarlo, prima di fare i mucchi, perchè si seccasse bene di sotto e il sole entrasse anche dentro. La caldura aveva bruciato ogni cosa, e anche il grano  pigliava un colore bianco che diventava più giallo o anche di notte si vedeva bene. Il terreno era così arroventato che senza gli zoccoli bruciava i piedi, e le passere che varcavano le vallate da poggio a poggio, pareva che cadessero giù a strapiombo. F. Tozzi

L’abbeveratoio era in fondo al gran prato. La fila delle bestie sciolte si avviava lentamente,a testa bassa; e il sole sfiorava con un raggio tenero le schiene, bianche, per la più parte. Immergevano nell’acqua il muso fino alle froge e si riavviavano alla stalla, sempre da sole, pacifiche e senza ruzzare, mansuete e sazie. Il cane di casa, abbaiando, fingeva per gioco di assalire questa o quella. Rientrarono ad una ad una nella stalla le bestie. Era il tramonto del sole. R. Bacchelli

Era mezzogiorno e splendeva un sole ardentissimo. Non stridore di cicala, non canto d’uccello, non volo di farfalle, non voce, non moto nè vicino nè lontano; ogni cosa quieta, pareva che la natura dormisse. Allora la campagna s’anima di una vita fantastica, come di notte. Si sentono suoni indefiniti, come di lunghe grida lontane.; soffi, fruscii, ora a molta distanza, ora all’orecchio, qui, là, non si sa dove, da ogni parte; pare che nell’aria ci sia qualcuno o qualcosa che fluttua e che si agita; s’avvicina, si scosta, ritorna, ci rasenta, s’allontana; si direbbe ch e vi sono degli esseri invisibili che stanno macchinando qualcosa.  A un tratto si sente un acuto ronzio di insetto; passa e silenzio. S’ha una scossa, ci si volta: è caduta una foglia. Sbuca una lucertola, si ferma, par che stia a sentire, e, come impaurita da quel silenzio, via. La campagna ha qualcosa di solenne e di triste come un mare solitario; la testa si abbassa come per forza e l’occhio socchiuso vaga per le valli oscure e per i cupi recessi che la fantasia languida finge tra i fili d’erba e i granelli della terra. E. De Amicis

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Dettati ortografici IL GRANO

Dettati ortografici IL GRANO, di autori vari, per bambini della scuola primaria. Difficoltà ortografiche miste.

Il campo, di lontano, appare come una distesa di pallido verde. Ci avviciniamo, raggiungiamo la proda; vi crescono ciuffi di erbe nuove, che si fanno strada fra i fuscelli secchi, rimasti per tutto l’inverno sul terreno. Il campo è vasto: in righe dritte, ben allineati, si levano gli steli, di un color verde ancora un po’ tenero, ma già vigorosi. Si direbbero, ora, steli d’erba senza nome, ma noi sappiamo quanto invece siano preziosi. Non si calpesti nemmeno uno di quegli steli. Essi cresceranno, metteranno spighe; al sole di giugno offriranno la messe del bel frumento dorato. E, più tardi, diventeranno pane, saranno il dono quotidiano che pare benedizione alle mense frugali.

Un mattino di primavera, un germoglio verde mise la testina fuori della terra umida. Il sole splendeva così caldo che la terra fumava.  E su in alto nell’azzurro cielo, un immenso stuolo di allodole cantava. Il chicco di grano si guardò intorno inebriato. Era proprio tornato in vita, rivedeva il sole e sentiva cantare le allodole. Ricominciava a vivere. E non era solo, perchè intorno a lui, nel campo, vedeva altri verdi germogli, un esercito intero, e in esse riconobbe i suoi fratelli. Allora la giovane pianticella si sentì invasa dalla gioia di esistere e le parve di dovere, in atto di pura riconoscenza, alzarsi fino al cielo e accarezzarlo con le sue foglie. (G. Joergensen)

Il grano è alto. La spiga è fatta e ondeggia al vento con le sue lunghe ariste e i chicchi bene allineati. Fra poco sarà pesante, piegherà il capo, diverrà tutta bionda e turgida. Allora la falce verrà a mieterla per il pane di domani. (B. Ardesi)

Un’estate senza le spighe che dondolano sotto la spinta del vento, non è un’estate. Proprio così: la messe bionda è il simbolo di questa stagione dalle lunghe giornate dilatate dal sole abbagliante. Otto mesi fa, i solchi erano aperti a ricevere il seme, oggi gli uomini si recano a raccogliere i frutti della terra generosa. (N. Nason)

Guarda com’è bella! Il sole l’ha dorata. I suoi chicchi sono disposti con ordine e ciascuno è coperto di leggere squame. Tutti hanno un ago sottile. Si chiama arista ed è il pugnale che li difende dagli uccelli troppo golosi. I suoi chicchi sono numerosi e vengono tutti da quell’unico che fu seminato nell’autunno. Ricordi? (D. Scotti)

La giovane sposa, col cesto sul capo, si affretta a portare la cena ai lavoratori. Stende la tovaglia sopra la terra; leva dal cesto il grande piatto della lattuga con le cipolle fresche; e intorno dispone le forcine, e i grossi pani e i fiaschi del vino acidetto. Riposano gli uomini, riposa la terra. (A. Panzini)

Ritto in mezzo al campo, stava lo spaventapasseri. Portava un cappello vecchio, una camicia, che un tempo doveva essere stata bianca, un paio di calzoni rattoppati e un fazzoletto rosso intorno al collo. Era solo lo spaventapasseri. (G. Ajmone)

Il campo di grano ondeggia al passare del vento; sembra un mare d’oro. Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora pochi giorni, e raccoglierà il frutto delle sue fatiche. Ancora pochi giorni, ed anch’io spero di ricevere il compenso del mio lavoro: la promozione e la felicità delle vacanze. (M. Frati)

Sembra che le cicale nascoste fra gli alberi invochino il sole, perchè non le bruci vive. Non si muove una foglia; in lontananza le case della campagna tremolano nella gran luce. In quest’ora nessuno si azzarda a lasciare il fresco rifugio delle stanze. Soltanto un carro, laggiù, rotola all’ombra dei pioppi, lungo il canale. Il rumore delle ruote riempie tutta la campagna insieme con il frinire pazzo delle cicale ed al cinguettio continuo dei passeri. Poi, una mattina all’alba, sono cominciati i lavori della trebbiatura: sull’aia il gran polverone glorioso nel quale si muovono le figure brune dei contadini. Il canto delle cicale, sui pioppi del torrente, è soverchiato dall’iroso frastuono della trebbiatrice. Attorno al motore caldissimo, puzzolente d’olio e di nafta, si aggira il meccanico, asciugandosi ogni tanto i rivoli di sudore che gli scendono per la nuca e sul viso. Il sole si arrampica su per l’arco del cielo e l’afa comincia  a gravare sui campi. Verso mezzogiorno i contadini si rifugeranno all’ombra del portico, per ristorarsi un poco. (A. Lugli)

Il frumento, questa pianta benedetta che di dà il pane, porta la sua pesante spiga in cima a un fusto abbastanza lungo per allontanare i chicchi dalla polvere del terreno, abbastanza sottile per crescere in ciuffi folti senza dar noia ai vicini, abbastanza robusto per sostenere il peso dei semi, abbastanza elastico per piegarsi al vento senza rompersi. Questo insieme di qualità preziose è dato dalla forma speciale della paglia. Invece di farsi un fusto pieno, il frumento se lo fa vuoto. (E. Fabre)

il grano, con un impeto di forza, si affretta a compiere il ciclo della sua breve vita, finchè nei giorni di giugno le spighe si piegheranno. La rondine pare ripetere col suo grido stridente all’uomo: “Lavora, lavora il tuo grano, rincalza il crespo, strappa le erbacce”. La lucciola risplende di prima sera, volando silenziosa per tutta la distesa del grano; e la cicala, poi, canta nei grandi pomeriggi estivi sopra le spighe fiorenti. La rondine, la lucciola, la cicala accompagnano la vita del grano. E così tre fiori fanno al granaio ghirlanda: il giglio dei campi, i fiordalisi e i papaveri di fiamma. (A. Panzini)

Guardate la spiga di grano: ha in capo una corona di cento punte. E’ davvero la regina dei campi. Tutte le altre biade, tutti gli altri frutti sono meno belli di lei. E’ la piuma d’oro della terra. Essa è la prediletta del contadino che le presta le sue fatiche più dure. Ara con il pesante aratro per fare al seme un letto soffice e profondo, per difenderlo dal gelo. L’aiuta a crescere rompendo con la zappa la crosta della terra, che l’inverno ha indurito. Le dà il nutrimento di concime, perchè venga su robusta. E quando è fatta adulta, trema per lei se vede passare nel cielo una nuvola nera. Matura e dorata, egli va a raccoglierla e per tagliarla l’abbraccia e si china un poco come per dirle: “Perdonami se ti faccio male. Lo sai che ti voglio bene”. (R. Pezzani)

I papaveri hanno invaso il campo di grano. Sono un esercito. I soldatini indossano la camicia rossa e non fanno male a nessuno: la loro spada è una spiga. Il vento li agita: i soldatini sembrano correre nel campo conquistato. Quando poi il vento tace, ogni papavero si attarda al margine del solco col fiordaliso, suo compaesano, che indossa la tuta azzurra dell’operaio. (N. Salvaneschi)

Mi ricordo di aver passeggiato, quando è vicino il raccolto, per le campagne piene di frumento già maturo e bronzino. Sentivo nell’aria un odore di pane fresco e il contadino mi diceva, con l’aria di chi possiede un gran segreto, che anche per quell’anno non si sarebbe morti di fame. Infatti bastava guardar giù per vedere un mare di spighe, fra le quali frusciava l’alito caldo del mezzogiorno, piegarsi, incresparsi, prendere a vicenda il colore dell’oro, dell’argento e mandare scintillamenti, come vi fossero in mezzo delle lucciole. Fra gambo e gambo, cresce il papavero scarlatto, e sugli orli, la viola azzurra e la margherita; ronzano i mosconi, si alzano dalla strada nuvoli di polvere e schiamazzano centomila cicale o più, al chiasso che fanno. (E. De Marchi)

Si avvicinano i giorni della mietitura: essi hanno una solennità di attesa. Per le campagne non si parla d’altro. Un gran rito si compie. Fluttuano ancora per i campi le spighe con lieve fruscio di seta e un balenare di verde. Il granello, levato del suo involucro e spremuto tra le dita, è ancora un umore bianco. (A. Panzini)

Dice il proverbio: “Giugno, la falce in pugno”. Per fare cosa? Per mietere il grano, che ormai è maturo. Quanta fatica è costato! Il contadino ha arato il campo, lo ha seminato, concimato, ripulito dalle erbacce. Ma ora è ripagato con tanto oro. Il grano maturo sembra proprio oro. E’ più prezioso dell’oro. L’oro non si mangia, ma col grano si fa il pane, che è il nutrimento di tutti. (P. Bargellini)

Di fronte a me la collina tocca la curva linea del cielo, le piccole basse nubi, l’ampio glorioso sereno. Tre falciatori la vanno a gran forza tosando. Calzonacci di fustagno, andanti. Fusciacca, rossa come il sangue, intorno alla vita. Camicia aperta sul collo e sul petto, gonfia d’aria tremante. Maniche rimboccate su, oltre il gomito. Braccia come stanghe di vecchio rame. Come le larghe mani abbrancano la lunghissima falce! Come l’avventano, ampia, impetuosa, balenante nell’erba, con una mano afferra la lama luccicante, con l’altra attentamente e fortemente, or dall’alto, or dal basso, l’affila. (G. Zoppi)

Rocco mieteva, mieteva. Passava la falce al piede del grano alto, con una frequenza uguale di colpi come se la stanchezza non gli vincesse il braccio mai. La terra ardeva sotto; le messi mandavano vampate soffocanti. Ed egli mieteva, con gli occhi abbarbagliati dal lampeggiare continuo della falce, con le mani che gli pareva volessero scoppiare. Non finiva mai quel campo: le spighe ricrescevano appena tagliate. Gli altri mietitori, qua e là si trascinavano innanzi taciturni, senza un canto, senza una parola. (G. D’Annunzio)

La raccolta del grano era nel suo massimo ardore. Il campo sconfinato d’un giallo luccicante era limitato, solo da una parte, dall’alta, azzurreggiante foresta. Tutto il campo era coperto di covoni e di gente. Nell’alto, folto grano si vedeva qua e là, sul campo mietuto, la schiena curva di una mietitrice, lo sbatter delle spighe, quando essa le prendeva tra le dita; una donna all’ombra e i covoni dispersi qua e là per la seminagione. Dall’altra parte contadini ritti sui carri affastellavano i covoni e sollevavano polvere sul campo arso, rovente. (L. Tolstoj)

Il grano è una distesa d’oro fra strada e argine. Appena si muove, a quel venticello che porta l’alba, la peluria delle ariste trema e fa un suono leggero. A mezzogiorno, invece, pare che dica al contadino: “taglia, taglia”. E il contadino, sentendo questa voce, se, come accade, s’è posato all’ombra di un ulivo, col cappello sulla faccia, dopo sette ore di fatica, riapre gli occhi, gli par passato chissà quanto tempo e ripiglia la falce. (G. T. Rosa)

Il macchinista ha fatto ben presto ad avviare il motore, la cinghia è stata subito innestata, sotto alla trebbiatrice che già palpitava han disteso un ruvido panno a raccogliere quel poco che la macchina avrebbe lasciato perdere dagli ingranaggi; e l’uomo è subito montato su. Il contadino porgeva un covone dopo l’altro, accanto alla tramoggia; con un falcetto un altro tagliava un legaccio, e il primo infilava il covone per il capo, nella bocca della tramoggia… Solo il macchinista se ne stava imperioso, una gamba appoggiata al suo sussultante motore. (G. Titta Rosa)

L’estate è la stagione dei raccolti. Sotto il sole d’oro tutto diventa d’oro. Il grano biondeggia nei campi. L’erba falciata forma cumuli profumati. SI raccolgono i frutti dell’anno. Perciò  tutti sono contenti. Anche i bambini mietono dopo la loro fatica. Ognuno può dire: “Ho arato lungo le pagine dei quaderni. Anch’io ho seminato fra le righe.” Ed ecco che su quei solchi sono sbocciati e maturati buoni frutti. (P. Bargellini)

I seminati erano già alti, pallidi di un sentore di grano e illuminati sfarzosamente da papaveri d’ogni grandezza, il cui calice traboccava luce rossa nell’aria, tra le spighe e addirittura nell’interno del solco. Impolverati d’argento, a intervalli regolari, gli ulivi avevano l’aria di persone che si fossero fermate al richiamo di qualcuno rimasto indietro, per aspettarlo; il viale saliva verso un poggio su cui sorgeva una casina gialla dalle persiane verdi con accanto una fattoria dal muro biancastro crivellato di porte e finestre nere; a destra del viale, verdissimi, lucidi, rinfrescanti l’aria col loro alito di fontana si stendevano i giardini di limoni su su fino al poggio… V. Brancati

 La messe

Tutto il grande campo di grano color verderame era zeppo di spighe diritte; lassù, nel cielo azzurro, c’era il sole raggiante e tutte le allodole cantavano dallo spuntare dell’alba fino a sera. Dopo il tramonto, la rugiada cadeva dolce come un’onda rinfrescante sul grano infiammato dal sole e la grande luna d’oro splendeva mitemente sui campi che maturavano. (C. Joergensen)

 La semina del grano

Il grano, involandosi dal pugno, brillava come faville d’oro e cadeva sulle porche umide, ugualmente ripartito. Il seminatore avanzava con lentezza, affondando i piedi umidi nella terra cedevole, levando il capo nella santità della luce. Il suo gesto era largo, sapiente; tutta la sua persona era semplice, sacra, grandiosa. (G. D’Annunzio)

Il grano

Quasi certamente la prima pianta coltivata fu il grano. L’uomo era ancora rivestito di pelli e di corteccia d’albero quando scoprì che i granelli di una spiga che egli aveva lasciato cadere nel terreno, erano germogliati e avevano dato origine ad altre spighe uguali. Da quel giorno sono passati migliaia e migliaia di anni, ma da allora il pane fu il perno intorno a cui si sviluppò la civiltà mediterranea.

Il grano

Il chicco di grano  è caduto nel solco e fra poco germoglierà. Da quel piccolo chicco nascerà una piantina che a maggio metterà la spiga. Il vento trasporterà il polline da un chicco all’altro e la spiga allora sarà granita. Il sole la dorerà e la farà maturare. Il bel grano d’oro sarà mietuto e trebbiato. Con la farina che l’uomo saprà ricavarne si farà il buon pane quotidiano.

Grano maturo

Si vedeva un mare di spighe fra le quali frusciava l’alito caldo del mezzodì; piegarsi, incresparsi, prendere a vicenda il colore dell’oro, dell’argento e persino del latte, e mandare scintillamenti come se vi fossero in mezzo delle lucciole. Fra gambo e gambo cresceva il papavero scarlatto, e sugli orli, la viola azzurra e la margherita. (E. De Marchi)

Le speranze del contadino

Il contadino spera quando semina il grano, spera quando vede il primo biondeggiare delle spighe, spera quando i primi fiori della vite spandono il loro profumo e attraverso una fiorita corona di speranza, porta al granaio le messi, alla botte il mosto, alla cucina i legumi dell’orto. (P. Mantegazza)

Il grano

Gli uomini trovarono un’erba dal lungo stelo, che da un seme solo fa tante spighe ed ogni spiga tanti chicchi, i quali macinati, danno una polvere così bianca, così molle e queste, intrisa e rimenata e cotta, dà un cibo così soave, così forte! Quell’erba è la divina vivanda che di fa vivere: il pane! (G. Pascoli)

Il grano

Il grano è una delle piante più coltivate fin dai tempi antichi. Quando l’uomo decise di coltivare la terra forse furono semi di grano che egli gettò nel terreno. Da quel giorno lontano, i nostri campi ogni anno si coprono della preziosa messe che dà all’uomo il nutrimento necessario.

Il fiore del grano

La pianta benedetta, che ci dà il pane, ha fiori modesti. Facilmente potete scorgere tre stami pendenti, con l’antera, doppio sacchetto, ripiena di polline. La parte principale del fiore è l’ovario panciuto che, maturato, diventa un chicco di grano. E’ tale il piccolo, modesto fiore che ci fa vivere. (Fabre)

Il frumento

Seminato in ottobre – novembre, dopo il lavorio sotterraneo che ha sviluppato le radici, più tardi il grano spunterà fuori dal terreno in tanti fili teneri e versi. Da queste piantine si svilupperà la spiga che, in maggio – giugno diverrà tutta dorata. E ai primi di giugno, quando le cicale cominceranno a far sentire il loro canto monotono e assordante, le spighe cadranno sotto la falce dei  dei  mietitori. Il buon pane è assicurato.

Il grano

In autunno si semina, a primavera germoglierà. Al principio dell’estate quando il sole è tutto d’oro, il grano è maturo. Pare un mare dorato che il vento fa ondeggiare. Le bionde spighe cadranno sotto il falcetto del mietitore.

Esercizi di vocabolario
Grano: granaio, granaiolo, granaglie, granito, granire, granagione, granone, granuloso, sgranare, raggranellare, granivoro, …
Il grano può essere: seminato, spuntato, germogliato, spigato, maturo, mietuto, trebbiato, conciato, macinato, …
Il grano nasce, spunta, verzica, accestisce, fa lo stocco, fa la spiga, fiorisce, granisce, è in latte, biondeggia, si miete, si trebbia, si macina, si schiccola, si sgrana, si concia, si spigola, si vaglia, si monda, …
Spiga, mannello, covone, bica o barca, pula o loppa, paglia, stoppia, …
Falciatrice, mietitrice, trebbiatrice, spulatrice, vaglio, mulino, setaccio, …
Modi di dire: non avere un grano di giudizio; un granello di sabbia; un grano d’oro; un grano di pazzia; chi ha il grano non ha la sacca; mangiare il proprio grano in erba.

Il grano
Dio aveva già detto all’uomo scacciato dal paradiso terrestre: “Tu guadagnerai il pane col sudore della fronte”. Guadagnare il pane significò, per l’uomo, conquistarsi la possibilità di vivere.
L’uomo preistorico era frugivoro, cioè si nutriva di frutti. Grosso, irsuto, pesante, si esprimeva a mugolii con i suoi simili, scambiando con loro le notizie che lo interessavano: dove trovare, cioè, i frutti che gli piacevano tanto.
Poi, qualche volta, i frutti gli mancarono. Forse l’inverno era stato più rigido, forse il terreno dove in quel momento si trovava, era arido e sabbioso. In queste condizioni l’uomo subì un brutto periodo di carestia. Divenne magro e famelico. E poichè la fame è uno sprone, forse tra i più potenti, l’uomo imparò dagli animali ad aggredire altri esseri viventi che, con le loro carni, potevano sfamarlo. Il sapore della carne non dovette piacergli, abituato com’era a quello dolce e succoso dei frutti, ma vi si adattò. In seguito, seppe scegliere, fra gli animali, quelli che avevano la carne più tenera e saporita. L’uomo divenne cacciatore. Divorava la sua preda così come la trovava, ancora sanguinante e cruda, naturalmente. Non aveva ancora scoperto il fuoco.
La carne era un nutrimento forte, adatto ormai a quell’essere che aveva tante abitudini in comune con gli animali, ma spesso l’uomo aveva bisogno di alternare quel forte sapore non soltanto con la polpa succosa e fresca e soave dei frutti, ma con qualcosa di farinoso, di gentile, che temperasse piacevolmente il sapore della carne: il granello di una spiga che cresceva spontaneamente nei campi, prima verde, poi dorata, ma sempre tale da soddisfare il suo gusto.
Quei granelli gli piacquero tanto che egli li raccolse e li ammucchiò nella grotta che gli serviva da abitazione. Aveva imparato che non in tutte le stagioni gli era possibile trovarne.
Ma quella grotta dove il vento aveva portato un po’ di terra, era umida. Un giorno, l’uomo si accorse che quei granelli avevano germogliato. Li gettò via, irritato che la sua provvista di fosse guastata.
Tornò sul luogo dopo qualche mese. Accanto alla grotta, crescevano, alte, le spighe che l’uomo riconobbe. Non solo, si ricordò che in quel punto erano caduti i granelli germogliati…
La mente dell’uomo lavorava, lavorava… L’uomo raccolse i granelli di quelle spighe e li lasciò di nuovo cadere nel terreno. Questa volta non si mosse da quel luogo. Sorvegliò per vedere che cosa succedeva. Vide spuntare le piantine verdi e tenere e le difese dagli animali che ne erano ghiotti.. Le piantine divennero alte, misero la spiga. L’uomo resistette alla tentazione di mangiarne i granelli. E le spighe divennero d’oro. I granelli erano ormai maturi, l’uomo li raccolse nel palmo della mano e li osservò: erano identici a quelli che aveva seminato in un giorno lontano. Li mostrò alla sua donna e ai figlioletti, li assaggiò, poi indicò la terra e la donna capì. Non sarebbero morti di fame; non avrebbero dovuto vagare continuamente alla ricerca dei frutti, non sarebbero stati obbligati, per saziarsi,  a uccidere l’animale che fuggiva davanti a loro. Con quei granelli avevano in pugno il destino. Erano pochi granelli dorati che facevano, però, di un essere selvatico quasi come le bestie, un uomo che in quel momento muoveva il primo passo sul cammino della civiltà.
L’uomo divenne agricoltore, pur restando ancora nomade. Seminava i campi, aspettava che le messi maturassero e, per far ciò, aveva imparato a costruire alcune capanne di frasche, dato che le caverne, nei campi, non sempre si trovavano. L’uomo ebbe una casa sua, fatta con le sue mani. Ma quando i campi, ormai stremati dai successivi raccolti dettero un prodotto insufficiente, l’uomo li abbandonò per andare a cercarne altri non ancora sfruttati. Si portava dietro i greggi perchè aveva imparato ad allevare gli animali che lo dovevano nutrire.
Non mangiava più i granelli, così come la spiga glieli dava. Aveva ormai scoperto il fuoco e imparato a cuocervi sopra la carne dei capretti e delle lepri uccise a caccia. Ora stritolava i granelli fra due sassi e ne ricavava una farina bianca. Con questa farina, la donna impastava una rozza focaccia che, anche così bruciacchiata e nera, aveva un ottimo sapore.
Infine, l’uomo non fu più nomade. Costruì i suoi villaggi e coltivò i campi che li circondavano.
Il compito di seminare il grano era affidato alla donna che imparò a servirsi di un pezzo di legno con cui scavava un buco nel terreno per lasciarvi cadere il seme: un lavoro faticoso e lento. Per renderlo più facile, la donna chiese all’uomo di legare due pezzi di legno insieme: quasi una croce. Premendovi sopra col corpo, la donna riusciva a tracciare un solco nel quale, poi, avrebbe gettato il seme.
L’uomo, vedendo quel lavoro, si spaventò. Temeva di ferire la terra che egli considerava sua madre e che aveva paura di offendere. Ma la donna lo convinse del contrario. La terra gradiva quel trattamento. Infatti, dava maggior copia di spighe.
L’uomo si lasciò convincere, pur continuando ad offrire sacrifici alla buona terra che gli si mostrava così benigna.
Infine attaccò, a quell’arnese primitivo, un animale. Fu un bestione che egli aveva domato con molta fatica; un animale robusto che ancora mal si assoggettava alla schiavitù: il toro.
La civiltà avanzava. Ogni villaggio aveva ormai il suo mulino. Questo era formato da una grande pietra fissa sulla quale girava un’altra pietra, grossa e pesante: mulini che ancor oggi si trovano in qualche paese meno progredito. Li usarono anche i Romani, i quali vi attaccavano gli asini e i cavalli che bendavano per costringerli a girare. E qualche volta, vi attaccavano anche i prigionieri di guerra e gli schiavi.
Poi i Romani inventarono i mulini ad acqua. La macina era collegata a una ruota mossa dalla forza di un torrente o di un fiume.
Nel Medioevo si diffuse l’uso dei mulini con grande ruote munite di tele che utilizzavano la forza del vento; sono ancora in uso in alcuni paesi.
Oggi, i mulini sono complicati e perfetti, azionati dalla forza elettrica, attrezzati in modo tale che non solo procedono alla macinatura, ma anche alla selezione dei semi e alla setacciatura della farina.
Anche il pane, dalla rozza focaccia cotta tra due pietre, ha fatto una lunga strada. E’ diventato leggero, profumato, bianco, ha preso le forme più varie e invitanti.
Ma resta sempre il pane: il nutrimento fondamentale dell’uomo.

Il chicco di grano
Il seminatore procedeva nel campo, spargendo i semi di grano nella terra lavorata. Ci fu un chicco di grano che si trovò solo, tra due zolle di terra nera e umidiccia; divenne triste, molto triste! Ripensò al tempo in cui si ergeva in una spiga svelta, baciata dal sole, cullata dal vento, quando si sentiva beato come un bimbo in braccio alla mamma. Tutto il grande campo di grano color verderame era zeppo di spighe diritte; e lassù, nel cielo azzurro, c’era il sole raggiante, e tutte le allodole cantavano, dallo spuntar dell’alba fino a sera. E quando il sole tramontava non faceva freddo, non era umido come in quel momento; ma la rugiada cadeva dolce come un’onda rinfrescante sul grano infiammato dal sole, e la grande luna d’oro splendeva mite sui campi che maturavano. (Joergensen)

Il seme nella zolla
Quale avvenimento emozionante fu per me un mattino la scoperta, in quella zolla di terra, d’un chicco di grano in germoglio. In principio temei che il seme fosse già morto; ma, dopo aver spostato, per mezzo d’una festuca di paglia, con lentissime precauzioni il terriccio che l’attorniava, scoprii una linguetta viva, tenerissima, della forma e grandezza di un minuscolo filo d’erba.
Ah, tutto il mio essere, tutta la mia anima si raccolse ad un tratto attorno a quel piccolo seme. Quanto mi disperai allora di non sapere esattamente che cosa convenisse fare per aiutarlo meglio a vivere. Per ripararlo dal gelo vi aggiunsi sopra una manata di terra; ogni mattino facevo sciogliere su di esso un po’ di neve allo scopo di fornirgli l’umidità necessaria; e affinchè non gli mancasse il calore spesso vi alitavo sopra.
Quella zolla di terra, con quel piccolo debole tesoro nascosto, minacciato da tanti pericoli eppure vivente, finì per acquistare ai miei occhi il mistero, la familiarità, la santità di un seno materno. (I. Silone)

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Dettati ortografici – Giugno

Dettati ortografici sul mese d giugno

Il sole si affaccia all’orizzonte e spande la sua luce sulla terra e nel cielo. Illumina le cime dei monti, le punte dei campanili, i tetti delle case. Getta un tappeto d’oro sui campi e mille scintille sulle acque del mare, dei laghi, dei fiumi. I galli annunciano il nuovo giorno e le campane squillano. Il contadino, di buon’ora, si avvia nel campo, ove l’attende il suo lavoro. L’aria, già calda al mattino, annuncia una giornata afosa.  Le cicale iniziano presto il loro grido insistente e, quando i bambini si svegliano, il sole, già alto nel cielo, entra nelle case a portare luce, salute, allegria. (M. Menicucci)

Carlo è felce quando può correre per i prati col suo cane. Mentre Bobi scappa avanti, Carlo si butta a terra, fra l’erba alta. Il cane si ferma e si gira di scatto: alza il muso, drizza le orecchie e poi, via! Con un balzo è sopra al suo padroncino e tutti e due rotolano insieme. Il bambino strilla e ride: il cane uggiola di gioia.

I contadini sotto il sole di giugno raccolgono i covoni di grano. Il loro viso scuro riluce di gocce di sudore, ma instancabili continuano il lavoro.  Un uccellino, in un prato accanto, si ferma un momento a guardare, poi continua, in un lieto cinguettio, a insegnare ai suoi piccoli a volare.

E’ arrivato giugno col sole caldo, con i temporali estivi e con i primi frutti succosi. Nelle belle giornate il sole si leva prestissimo e risplende per ore ed ore. Ai bambini piace attardarsi all’aperto fino al suo tramonto e salutare l’arrivo della sera con giochi e grida festose.

I prati sono verdi e nei campi biondeggia il grano. Di sera si vedono piccoli lumini vagare piano piano qua e là: sono le lucciole, che i bimbi talvolta rincorrono, felici di potere stringere un po’ di luce. Gli alberi sono folti di foglie e donano la loro ombra benefica. In campagna c’è molto lavoro ed i contadini si preparano per la fatica della mietitura. Anche i bimbi si preparano per la loro ultima fatica dell’anno scolastico e sperano di potere portare a casa una bella promozione.

Giugno, mese di spighe, ricco di sole e di feste, apre con chiavi d’oro le porte dell’estate. Il sole avvampa; le spighe diventano d’oro; i fiori hanno i colori più belli; alcuni petali ricordano lo splendore delle pietre preziose. Stridono le cicale; erra laboriosa l’ape; lampeggiano le falci; suda sui libri lo scolaro. Per chi ha ben lavorato, è l’ora del raccolto. (L. Rini Lombardini)

Giugno è il mese dei prati erbosi e delle rose; il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare. Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano sui muri delle case. Nei campi, tra il grano, fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri fiammanti e la sera mille e mille lucciole scintillano fra le spighe. Il campo di grano ondeggia al passare del vento: sembra un mare d’oro. Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche. (G. Carducci)

Sera di giugno. La luna doveva già essere alta dietro il monte. Tutta la pianura, allo sbocco della valle, era illuminata da un chiarore d’alba. A poco a poco al dilagare di quel chiarore, anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila. Degli altri punti neri si muovevano per la china, e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente. Si tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parte di ponente e per tutta la lunghezza della valle udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi (G. Verga)

Giugno. I giorni succedevano ai giorni. Il sole descriveva un arco sempre più vasto nel cielo, il pomeriggio  si faceva di giorno in giorno più ardente, il fogliame si addensava sulle piante, il grano ingialliva nei campi, la vite e l’ulivo fiorivano profumando l’aria, e al loro odore si mescolava quello delle cantaridi verdi e dorate; gli uccelli tacevano, acquattati sulle uova dei nidi; la notte le lucciole uscivano di tra le spighe ancora acerbe, imitando nel buio lo stellato del firmamento. L’ultimo spicchio ranciato della luna calante si dondolava riflesso nell’acqua nera e cheta, simile a una barchetta di foglio dorato dimenticata lì da qualche bambino. Un coro di ranocchi al quale si mescolava la voce più chioccia di qualche rospo malinconico, si alzava ogni tanto con impeto lirico su dal pacciame, subitamente interrotto dal più leggero rumore che facesse il vento tra i giunchi e i salici della proda, o qualcuno che passasse nelle vicinanze. (A. Soffici)

Ai ultimi di maggio il cielo impallidì e perdette le nuvole che aveva ospitate per così lungo tempo al principio della primavera. Il sole prese a picchiare e continuò di giorno in giorno a picchiar sempre più sodo sul giovane granoturco finchè vide ingiallire gli orli d’ogni singola baionetta verde. Le nuvole tornarono, ma se ne andarono subito, e dopo qualche giorno non tentarono nemmeno più di tornare. Le erbacce si vestirono di un verde più scuro per mescolarsi alla vista, e smisero di moltiplicarsi. La terra si coprì di una sottile crosta dura che impallidiva man mano che il cielo impallidiva… Nei solchetti scavati dall’acqua la terra si sgretolò in rigagnoli di polvere minuta, tosto percorsi da innumerevoli processioni di formiche e  di formiconi. E sotto le sferzate ogni giorno più crudeli del sole le foglie del giovane granoturco perdevano la loro baldanza e la loro durezza; s’inchinavano, dapprima, e poi man mano che s’infiacchiva la loro colonna vertebrale, si prostravano. E venne il giugno, e il sole diventò selvaggio; le strisce brune sulle foglie del granoturco si estesero dagli orli fino a toccare le colonne vertebrali. Le ortiche si sfrangiarono, si raggrinzirono, invecchiarono. L’aria era afosa e il cielo sempre più pallido e di giorno in giorno la terra incanutiva. (J. Steinbeck, da “Furore”)

Le api irrequiete e vivacissime passavano dall’uno all’altro fiore, facendo bottino di polline e di nettare; le vespe andavano tagliando coi loro strumenti da falegname il legno per fabbricare la loro carta; i neri calabroni rodevano le corolle per cavarne fuori stami e pistilli. Un mondo di piccoli coleotteri mangiava allegramente i petali e ognuno di essi aveva scelto il suo fiore prediletto. Mi fermai dinanzi a un cespuglio di rose, mi fermai a lungo: molti bruchi verdi e gentili rodevano il margine delle foglie, mentre le tenere gemmette erano tutte quante coperte da afidi che ne cavavano il succo. Intanto una formica correva frettolosa dall’uno all’altro di quei piccoli animalucci, eccitandoli a secernere quell’umore di cui le formiche sono tanto ghiotte. In una aiuola di narcisi fioriti era un andare e un venire di farfalle di ogni colore che leggere leggere passavano d’una in altra corolla, succhiandone il miele. Quanto brulichio, quanto movimento, quanta attività!

Giugno è il mese che sta nel mezzo dell’anno come un trionfatore. Ora grano ora frutta, ora splendidi fiori e piante aromatiche, ora canto di uccelli e di insetti notte e giorno. Nei buchi delle mura le rondini hanno posato il nido, e da quello l’uccello implume si affaccia tentando il volo. Una vita immensa e tenace si è sparsa su tutta la terra. Tra le fratte di lentisco e di mirto scivolano le lucertole e i ramarri, saltano i grilli e volano come frecce gli uccelli. Su tutto le cicale cantano battendo il tempo minuto per minuto, e il loro canto dura fino a notte, quando nei campi l’opera del contadino non  è ancora terminata. (C. Alvaro)

Al principio di giugno, una sera, improvvisamente, scorgo una lucciola, poi altre due o tre, stelle avventurose e solitarie che fluttuano nell’aria chiara, come se navigassero sulla cresta di un’onda, o facessero la riverenza. Le loro minuscole luci s’accendono e si spengono secondo il ritmo del volo. A prenderne una sul palmo della mano sprigiona un bagliore strano, un messaggio misterioso, un piccolo alone verde pallido. La sera dopo, nei boschi, se ne trovano a centinaia. Per un motivo a noi ignoto restano sempre circa un metro da terra. Vien fatto di immaginare che un branco di ragazzi sui sei o sette anni, stia correndo per la foresta buia con candele o bacchette accese ad un fuoco magico, saltando allegramente, inseguendosi a balzelloni, roteando in segno di festa le piccole torce chiare. I boschi si riempiono di vita sfrenata e gioconda, mentre tutto è silenzio perfetto. (K. Blixen)

Era il colmo di giugno. In quei giorni le cicale emerse dalla terra salivano sugli ulivi a togliersi gli scafandri, ad asciugare le ali. I sole alto, quasi a piombo, cuoceva la terra. Ed ecco da un orifizio sotto un pino uscir fuori a uno a uno tanti piccoli caratteri simili a minuscoli 8, a impercettibili 3: erano le formiche brune. S’affaccendavano in piena luce a spiare indecise, quasi cieche, agitando i fili delle antenne. Subito, da un’aiuola spuntavano altre piccole formiche,  si incontravano, si annusavano; riprendevano di corsa verso una sola direzione, aggiravano un ciottolo, il pino, scansavano la ronda, s’introducevano nell’orifizio. Allora cominciarono a venir fuori tutte: a una, a due, a dieci, venti scaturivano fuori pigiandosi, accavallandosi l’una sull’altra; tutte, i maschi, i vecchi, le grosse regine, le ancelle: non finivano più, s’addensavano in masse, facevano circolo, si disponevano in file… (F. Tombari)

Giorgio ha un cartoccio di ciliege: sono rosse, lucide e succose. E’ proprio vero                                                                                                      che una tira l’altra: basta infatti che ne afferri una, perchè si formi dietro a quella tutta una fila. “E’ il frutto che mi piace di più”, dice Giorgio convinto. Ma ripeterà così anche quando assaporerà le prime albicocche della stagione nuova, le prime pesche, le prime prugne, le prime pere.

I papaveri hanno invaso il campo di grano. Sono un esercito. I soldatini indossano la camicia rossa e non fanno male a nessuno: la loro spada è una spiga. Il vento li agita: i soldatini sembrano correre nel campo conquistato. Quando poi il vento tace, ogni papavero si attarda al margine del solco col fiordaliso, suo compaesano, che indossa la tuta azzurra dell’operaio. (N. Salvaneschi)

“Buongiorno!” frinisce la cicala, appena il sole fa capolino dietro la foglia che le fa da cassa. “Buongiorno!”. Anche le formiche salutano la luce che filtra fra le erbe del prato; ma hanno una vocina sottile e nessuno le ode. “Buongiorno!”. Api, farfalle, calabroni, coccinelle, salutano il sole nascente con i loro ronzii, col battito delle loro ali, col fremito delle piccole elitre. In breve, da tutta la campagna, si leva un coro: “Buongiorno, oh sole!” (N. Oddi Ozzanesi)

 

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Poesie e filastrocche: san Giovanni – 24 giugno

Poesie e filastrocche: san Giovanni – 24 giugno. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

San Giovanni va nei campi nell’ardor del mezzogiorno
quiete immensa tutt’intorno, sopra il cielo tutto blu
il sorriso suo giocondo, benedice la natura
e ogni specie che matura. (L.Schwarz)

(in costruzione)

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Poesie e filastrocche GIUGNO

Poesie e filastrocche GIUGNO – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

 Giugno

Sul bosco già placida cala
la sera,
ma un’invisibil cicala
persiste a sgranare tenace,
nella dolcissima pace,
la sua tiritera.
E, mentre l’ombra s’estende
e qualche stella compare,
s’ostina a voler prolungare
quel ritornello di roche
parole
che mettono ancora nella notte
un poco di sole. (L. Spina)

 

Canzone di giugno

Stormiscono le fronde
nell’aria greve e il sole
ride alle prataiole
ed alle biche bionde,
e rende tutto l’oro
il campo donde arriva
la canzone giuliva
dell’agreste lavoro.
Ecco, è piena la spiga
e la falce è nel pugno;
il buon sole di giugno
rallegra la fatica.
E la canzone sale
dal campo del lavoro
e s’accompagna a un coro
stridulo di cicale;
e sale il canto anelo
da bocche più lontane
lodando in terra il pane
ed il buon padre in cielo. (M. Moretti)

 

Giugno

Vieni giugno tutto d’oro! Che cos’hai nel tuo tesoro?
Pesche, fragole, susine, spighe spighe senza fine
prati verdi, biondi fieni, lampi tuoni arcobaleni
giorni lunghi, notti belle, con le lucciole e le stelle.

 

La canzoncina del mulino

Quando, a giugno, biondeggiare
per i bei campi fiorenti
vedo il gran che lieto ai venti
freme e ondeggia come un mare,
nella mia felicità
dico in cuor: “Se non mi inganno,
grazie al cielo, anche quest’anno
il lavor non mancherà”.
Un timor solo mi punge:
il timor della tempesta.
Ma che gioia, ma che festa
quando il gran vedo che giunge!
Me lo portan di lontano,
dicon tutti: “Buon mulino,
trita, trita, il nostro grano!”
Ed io macino contento,
e la ruota gira e canta:
dalle pale l’acqua infranta
spuma e brilla come argento. (U. Ghiron)

 

La canzone delle ciliegie

Il buon giugno ha maturato,
coi suoi raggi d’oro puro,
tutte rosse le ciliegie
tra il fogliame verde scuro.
Ora occhieggiano invitanti
ragazzini e ragazzine.
Rosse, nere, morettine,
ciliegione e ciliegine.
Con un paio di bei frutti
io vi faccio gli orecchini,
scintillanti, rossi e belli,
come fossero rubini.
Bimbi belli, bimbe care,
dai capelli bruni e biondi:
tutti ornati di ciliegie
siete ancora più giocondi.
Rosse, nere, morettine,
ciliegione, ciliegine. (R. Paccarie)

 

Sole di giugno

Giugno! Un bel sole rotondo
promessa del pane d’oro
splende sul nostro lavoro,
la festa alla gente del mondo.
Colma la casa di tutti,
carità buona e fiorita,
porta sapore ai frutti,
l’ombra di là dalla vita.
Porta letizia ai bambini,
provvidenza alle bicocche,
calabroni ai biancospini,
canti alle cune e alle rocce.
Porta miele agli alveari
incendia l’aureola dei santi,
beve nei fiumi e nei mari
con avide lingue fiammanti.
E muore ogni sera tra i monti,
felice del bene compiuto.
La terra gli scaglia un saluto
dall’arco degli orizzonti. (R. Pezzani)

 

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Poesie e filastrocche LUCCIOLE

Poesie e filastrocche LUCCIOLE – una raccolta di poesie e filastrocche sulle lucciole, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Lucciole
Lucciole, lucciole, dove andate?
Tutte le porte sono serrate
son serrate al chiavistello
con la punta del coltello.
Lucciole, lucciole venite da me,
vi darò il pan del re
il pan del re e della regina
lucciola lucciola pellegrina. (canto popolare)

 

Luccioletta
Lucciolina, luccioletta
che m’illumini il cammino
dove vai così soletta
col tuo verde fanalino?
Se lo appendi su una siepe
pare un lume da presepe. (Luce)

 

Lucciola
O trepida luce che brilli
sull’erba dell’umido prato,
ti culla un concerto di grilli,
t’ammira un bambino incantato.
Dal cielo, milioni di stelle
t’invitan con loro, stasera;
in alto, fra quelle più belle,
ti innalzi felice e leggera.
O timida lucciola, resta
accanto a noi bimbi! Rimani
coi grilli a far festa,
o luce dai fremiti arcani.
E quando la notte che muore
s’accende dorata ad oriente,
avvinta ad un gambo di fiore,
tu spegni il tuo cuore lucente. (Antonio Libertini)

 

Girotondo delle lucciole
Gira in tondo, gira in tondo,
è più chiaro tutto il campo,
risplendente tutto il mondo.
Bimbi, lesti come il lampo:
son le lucciole arrivate
tra le spighe e i fiordalisi,
e vi annuncian che l’estate
porterà frutti e sorrisi.
Oh, danzate, lucciolette!
Ogni spiga in allegria
il buon pane ci promette:
e per tutti ce ne sia! (A. Rebucci)

 

Lucciole
Accendi il lumino, accendi,
presto, accendi, sorella:
la spiga è bionda e bella,
il papavero aspetta.
La formichina ha fretta,
è rimasta per via;
la coccinella
non sa più dove sia
il fiore, sua casetta.
Fa lume: sali, scendi;
la luna s’è celata,
la notte s’è ammantata
di buio, le è caduta
laggiù una stella.
Presto, accendi, sorella,
fa’ lume, aiuta
il grillo amico all’orlo della tana.
E vicina e lontana
di lucciole per l’aria
ondeggia la luminaria. (D. Rebucci)

 

Lucciola
Ondeggiando – la debole luce
si avvicina – con le sue ali leggere,
fragili,
la lucciola vola.
E luccica,
perchè teme
di restare nelle tenebre
sconosciuta da tutti. (Yu Ce-Nan)

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