Poesie e filastrocche ESTATE

Poesie e filastrocche ESTATE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Primavera è passata

Caldo briccone! Senza ragnatele
è il cielo; puro, limpido, celeste,
come un immenso mare senza vele,
una canzone senza note meste.
Viene l’estate quasi inaspettata!
Fa già calduccio a maggio, e tra i frutteti
ridono le ciliegie, e sul sagrato
gorgheggia l’usignol cento segreti. (L. Nason)

Estate

I merli, i capineri, gli usignoli
empion l’aria di gridi, e canti, e voli.
Che piacere a sentirli ed a vederli,
i capineri, gli usignoli, i merli!
Maggiolini, libellule, api d’oro
ondeggiano, più lievi, in mezzo a loro.
Uccelli grandi, insetti piccolini:
libellule, api d’oro, maggiolini.
Ma una bambina canta in mezzo ai pini,
e l’ascoltano l’api e i maggiolini.
Si ferman tra le foglie sciami e stuoli,
e taccion anche i merli e gli usignoli. (M. Dandolo)

Vien l’estate

Vien l’estate, scrive parole,
sulle corolle di tutti i roseti.
Stelle di lucciole sotto gli abeti,
grilli che cantano, falci nel sole.
Nel solco tiepido, tra balza e ciglio,
le spighe ondeggiano di fiordalisi;
i rosolacci dal cuore vermiglio
sembrano fiamme di tutti i sorrisi.
Odor di fieni, frinir di cicale,
sereni vesperi, cieli d’opale. (C. Ronchi)

I mesi dell’estate

Giugno, luglio, agosto.
Sono nudi come l’aria
ma ciascuno porta un suo fregio,
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi compagnoni. (D. Valeri)

Il primo giorno d’estate

Il camioncino dei gelati
(la campanella allegra)
passa tra gli alberati
viali residenziali.
I bambini,
che giocano nel prato a perdifiato,
smettono e gli vanno incontro:
i nichelini in mano.
I cani, risvegliati,
abbaiano per chiasso
e gli uccelli cinguettano tra i rami.
Si dondolano, frullano
in alto e in basso.
Una cicala urla
nell’ora meridiana:
è la prima di un’estate
di tenere piogge,
che pareva una burla.
E’ scoppiata e si sente
l’avvenuto momento
da come il cielo vibra
sull’erba radente.
Ogni cosa, nella luce,
ha la trasparenza dell’aria.
C’è un paese al mondo,
dove non sia questa festa? (A. Barolini)

Serenata estiva

Nella notte prodigiosa
tutta polline di stelle,
grilli, assioli e raganelle
van tessendo senza posa
una dolce serenata
alla luna innamorata.
E la luna guarda e ride
da un guancial di puro argento,
mentre il pettine del vento
sui maggesi passa e stride
deponendo ad ogni fiore
una lucciola sul cuore. (G. Striuli)

Canicola

Oggi la mia felicità è l’allodola
che nell’incendio del mattino estivo
dagli abissi del cielo verso il rivo
fresco e giulivo del suo canto,
mentre la terra par che dorma, e intanto
tutto matura, ed io riposo accanto
alla schiera che miete
grave le spighe d’oro vivo
e le vespe irrequiete
ingannano la sete
con il sangue degli ultimi papaveri. (O. Ferrari)

Mi cuocio al sole

Fra un leccio un pino un ulivo
è un tondo d’erba al sole
con rossi cardi timi sfioriti
acerbe spighe d’avena che dondolano sul mare.
Altro non vedo
che questo tondo d’erba alto sul mare.
E mi cuocio al sole
fra voli di farfalle
sparsi canti di uccelli
ansia di mare. (M. Novaro)

Sera estiva

E’ l’ora in cui gli uccelli accovacciati
la testolina metton sotto l’ala;
le lucciolette ricamano i prati,
e canta a vespro la fulva cicala.
Traversa il cielo un vento accidioso,
della sua meta incerto e senza lena;
al suo passaggio il bosco pensieroso
saluta sì, ma rispettoso appena. (E. Praga)

Meriggio

Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane e gli usci le case.
Non vogliono essere invase
dalla tua gloria, o sole!
Non vogliono! Troppo le fiamme
che versi nella contrada,
dove qua e là dalla strada
ferrata d’acciaio sfavilla
rovente. Pispigliano appena
gli uccelli, poi tacciono, vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanta è, ora, pace, silenzio. (U. Saba)

Momento estivo

Un bimbo, un usignolo, due farfalle
ed un ruscello che gorgoglia lieve:
sul ponte un uomo con la falce a spalle,
sotto, a basso, una rondine che beve.
Nella grande distesa messi gialle,
lontano, al monte, un bioccolo di neve;
e passa e muore per la queta valle
un suono di campana arguto, breve.
Tutto vive la piccola sua vita
nella lentezza di quell’ora afosa,
nel silenzio dell’aria intorpidita.
Con mossa uguale il ruscelletto scende:
e domina dal cielo, gloriosa,
l’ampia vita del sole che risplende. (D. Borra)

Il colombo Davide

Una sera entrò un colombo.
Era estate ero stanco
la finestra era aperta
il colombo grigio bianco.
Entrò mi guardò fece segno:
aveva un’ala rotta.
Gli detti casa e casato.
Lo chiamai Davide
e molto invidiai
la sua allegria.
Per lunghi giorni
mi tenne compagnia.
Una sera se ne andò:
era infermo era allegro
lo trovai morto nel giardino. (R. Carrieri)

Il libro vi saluta

Se pur costa dolore,
dobbiamo dirci addio.
Io conosco il tuo cuore,
tu hai scoperto il mio.
Insieme abbiam vissuto
ore calde e serene.
Ci siam voluti bene.
Tu intanto sei cresciuto,
tu sei fatto un ometto;
tu bimba, una donnina.
Io, vecchio che cammina,
quel che sapevo ho detto. (R. Pezzani)

Giocare, giocare

Andiamo alle falde del colle oggi
a giocare, giocare,
giocare.
Sul colle ove sbocciano le margherite
come neve, neve,
neve.
Intrecceremo una ghirlanda di margherite,
una domani e domani ancora,
là dove le margherite sbocciano come neve,
é laggiù che vogliamo andare.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano
come pesci, pesci,
pesci.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano,
giù nella baia macchiata di bianche vele,
o sul colle ove sbocciano le margherite.
E’ laggiù che vogliamo andare. (P. Kumalo)

Scuola vuota

La scuola è vuota, i bimbi andati via,
i finestroni chiusi, i banchi all’aria.
In un canto una scopa solitaria
riposa dopo fatta pulizia.
Solo un sommesso pigolio d’uccello
rompe il silenzio dei deserti androni;
e nel cortile, liberi e padroni,
fanno vacanza i gatti del bidello. (L. Schwarz)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche MAGGIO

Poesie e filastrocche: Maggio. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Maggio
Andiamo a cogliere fiori, sui prato lungo i rivi
e di tanti colori, sceglieremo i più vivi
per far mazzi e ghirlande, freschissimo tesoro
ora che maggio spande, il suo sorriso d’oro.

Poesie e filastrocche MAGGIO
Maggiolata

Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l’usignol.
Schiamazzano i fanciulli
in terra, in ciel gli augelli,
le donne han nei capelli
rose, negli occhi il sol.
Tra colli, prati e monti,
di fior tutto è una trama;
canta, germoglia ed ama
l’acqua, la terra, il ciel.
G. Carducci

Maggio
Sotto l’ombra di un bel faggio,
ci ci canta il cardellino;
con un canto tenerino
dice: “Benvenuto maggio”.
I. Nieri

Maggio
Bimbi, è tornato maggio,
i prati gli fan festa:
si mettono una vesta
di fiorellini azzurri
per salutarlo al suo passaggio.
A. Albieri

Canzoncina di maggio
“Dolce maggio, maggio d’oro”
canta il coro
degli snelli
passeretti e dei fringuelli
fra le fronde.
“Maggio, maggio benedetto!”
su dal cielo,
da ogni tetto,
gaio il coro
delle rondini risponde.
U. Ghiron

Maggio
Il più bello è certo il maggio
che ha per manto un biondo raggio
ed ha fiori intorno al crine:
gigli e rose porporine.
D. Vignali

Maggio
Una rosa rampicante
è arrivata in cima a un faggio
vuole andare in paradiso
perchè è maggio.
S. Plona

Poesie e filastrocche MAGGIO
Rosa di maggio

C’era una rosa dentro un giardino;
un’ape venne di buon mattino:
prese il suo miele e se ne andò.
C’era una rosa dentro un giardino;
venne ronzando un maggiolino:
mangiò una foglia e se ne andò.
C’era una rosa dentro un giardino;
venne cantando un bel bambino:
colse la rosa e se ne andò.
Ma non lo punse con la sua spina,
la rosa bianca, la rosellina.
S. Plona

Invito
Si vede che maggio è tornato:
mammine, stendete il bucato.
Il cielo fratello ci parla,
la luce, fa bene a guardarla.
Mettete una rosa al balcone:
la casa sarà rallegrata,
la mensa sarà profumata,
le cose saranno più buone,
più belle… provate, mammine,
uscite coi bimbi sull’aie!
Luisa Nason

Poesie e filastrocche MAGGIO
Maggio ridente

Maggio, con la tua veste
ricamata di fiori
t’ha inventato splendori
la mattina celeste.
Dal campo che s’indora
e il nuovo grano promette,
l’allodola sale alle vette,
campanellina dell’aurora…
Della tua fresca falciata
odora ogni sentiero:
anche il viottolo più nero
ti fa vedere una nidiata.
L. Carpanini

Maggio benedetto
Per le tue rose
candide e porporine
e per le roselline
che s’apron rugiadose
nella siepe che va lungo la via,
sii benedetto , o mese d’allegria!
Per l’operoso stuolo
delle api, che gli umori
raccolgono dai fiori,
e pel dolce usignolo
ch’empie i boschi di grata melodia,
sìì benedetto, o mese d’allegria!
Per tutta la dolcezza
che c’infondi nel cuore,
maggio, che in ogni fiore
dischiudi una carezza
ed un miracolo sei di cortesia,
sìì benedetto, o mese d’allegria!
A. Enriquez

Un quadretto
Un bimbo, un usignolo, due farfalle,
ed un ruscello che gorgoglia lieve:
sul ponte un uomo con la falce a spalla,
sotto, in basso, una rondine che beve.
Nella grande distesa, un bioccolo di neve;
e passa e muore per la quieta valle
un suono di campana, arguto e breve.
D. Borra

Poesie e filastrocche MAGGIO
Tempo di falciare

Il trifoglio ha già messo il fiocco rosso:
è tempo di falciare.
Sui prati caldi è un gran ronzare d’api,
e giù negli aspri fossi
vanno le bisce in cerca di frescura.
Il cielo, dopo l’alba
limpida e fresca come una sorgente,
s’ammanta in bianco velo;
e si scopre soltanto quando è sera
per lasciar che le stelle
– occhi lucenti – veglino sul mondo.
Fanciulli Pucci

Bella stagione
I merli, i capineri, gli usignoli
empion l’aria di gridi, canti e voli.
Che piacere sentirli, ed a vederli,
i capineri, gli usignoli, i merli!
Maggiolini, libellule, api d’oro
ondeggiano, più lievi, in mezzo a loro.
Uccelli grandi, insetti piccolini:
libellule, api d’oro, maggiolini.
Ma una bambina canta in mezzo ai pini,
e l’ascoltano le api e i maggiolini.
Si ferman tra le foglie sciami e stuoli
e tacciono i merli e gli usignoli.
M. Dandolo

Poesie e filastrocche MAGGIO
Il roseto

Fresche rose
odorose
incoronano re magggio
di splendori porporini.
sotto i cieli mattutini.
Ma più lieto
è il roseto
che la luna a notte imbianca;
goccia a goccia la rugiada
dentro i fiori si fa strada…
Vi s’incanta,
dalla pianta
sua segreta, l’usignolo,
e v’intona una strofetta:
la più bella che sia detta.
L. Carpanini

E’ nata una rosa
Voi ricordate, quando l’ho presa,
bimbe, la povera piantina:
era uno stecco, con solo appena
qualche foglia tra spina e spina.
L’ho collocata sul davanzale
della finestra che ha sempre il sole,
sono stata attenta a non farle male,
e l’ho guardata, sì, con amore.
Un sorso d’acqua tutte le sere,
e tutti i giorni la luce del cielo
e voi potete adesso vedere
quel ch’essa ha fatto di ogni suo stelo.
Grande si è fatta, robusta e bella,
si è rivestita di fresco fogliame,
e infine ha acceso la sua fiammella
di gioia, in cima al più alto stame.
D. Valeri

Maggio
Quando vien di maggio il mese,
il bel mese delle rose,
scampanellano festose
le campane delle chiese.
E la gente, verso sera,
entra in chiesa, umile e pia,
per i canti e la preghiera
del bel mese di Maria
L. Ambrosini

Poesie e filastrocche MAGGIO
Maggio

Il grano granisce nei campi;
le nubi sono armate di lampi;
la roggia è piena
di acqua spensierata e serena.
Metton fiori i balconi,
il bucato fa bandiera;
dolce fanciulla, la sera
s’ingioiella di costellazioni.
Il giorno è un lungo mattino,
un vitello è nella stalla;
sulle aie si balla
dietro il suono d’un pellegrino.
E il cimitero, poverino,
è verde come un giardino.
Renzo Pezzani

Maggio
Maggio, sempre cortese,
è il mese delle rose:
porta dolci sorprese
e promesse festose.
Passa ovunque gradita
un’aria profumata:
ride, paga di vita,
ogni cosa creata.
M. R. Messina

Poesie e filastrocche MAGGIO
Canto mattinale

Al chiaro sol di maggio
il passero trillò spiccando il volo;
l’allodola un “a solo”
dolcissima intonò; e il fresco canto
nel cielo risuonò, pieno d’incanto:
“Sei bella, vita, che ci rechi il sole,
primavera che porti le viole,
amor da cui germoglian mille nuove
piccole vite,
amor che le famiglie tieni unite!
Benedetto sia il sole e la natura
e l’aria fresca e pura;
l’olmo paterno che sostiene il nido,
il gorgheggio ed il trillo
e la canzon monotona del grillo,
i chicchi, i vermiciattoli e le larve
che ci sostentano!”. Disse, e poi scomparve.
Hedda

Maggio
Fuori da tutti i roveti,
fuori da tutti i cespugli,
sulle acque vive e sugli
alberi dei frutteti,
sulle terrazze allegre
di rose e di fanciulle,
sui bianchi pioppi e sulle
cime dell’elci nere,
maggio agli occhi ragiona
lieto, e bisbiglia ai cuori,
maggio, la grande intona
sinfonia dei colori.
Enzo Panzacchi

Poesie e filastrocche MAGGIO
Maggio

Maggio: fragranza di mille rose
sereni incanti d’albe e tramonti,
voli e gorgheggi negli orizzonti,
danze amorose
d’api sui fiori. Il ciel sorride
a questa vita fulgente e nuova,
la rondinella gaia ritrova
il nido e stride
piena di vita. Oh, dolce amore!
Tutto è bellezza, fascino, pace;
scende la calma, santa e verace
in ogni cuore.
Maggio è tornato pien di promesse
ed ha per tutti luce e sorrisi:
nei campi s’alza, fra i fiordalisi,
copiosa messe.
M. Boletti Bonardi

Maggio
Sul mare, ad oriente,
son molte vele bianche
immote e come stanche
cui bacia il sol morente.
Un volo di colombi
trepidi nell’azzurro
s’alza con un sussurro
breve, poi par che piombi.
E sale dai gradini
a ondate vaporose
l’olezzo delle rose,
l’odor dei gelsomini.
Odi? Là dal villaggio
parton voci di festa.
Oh, ridi, anima mesta.
E’ maggio! E’ maggio! E’ maggio!
Butti

Poesie e filastrocche MAGGIO
Notte di maggio

Notte di maggio. Lenta
la luna in mezzo al cielo
passeggia e si ravvolge
di nuvole in un velo.
Il grillo, la farfalla,
il bimbo e l’usignolo
dormono. Brilla in cielo
un lume solo solo.
E’ una stellina d’oro
che dice: “Chi son io,
che veglio sopra il mondo,
bambino mio?”
Hedda

Chiesa di maggio
Sciama con un ronzio d’ape, la gente
da la chiesetta in sul colle selvaggio;
e per la sera limpida di maggio;
vanno le donne a schiera, lente lente.
E passano tra l’alta erba stridente,
e pare una fiorita il lor passaggio;
la attende, a valle, tacito il villaggio
con le capanne chiuse e sonnolente.
Ma la chiesetta ancor ne l’alto svaria
tra le betulle, e il tetto d’un intenso
rossor sfavilla nel silenzio alpestre.
Il rombo de le pie laudi ne l’aria
palpita ancora: un lieve odor d’incenso
spendesi tra le mente e le ginestre.
G. Pascoli

Poesie e filastrocche MAGGIO
Il giardino nel bosco

In un mese di maggio
era nato sul limite di un bosco
un piccolo giardino,
così, per un capriccio di natura
o uno scherzo del vento.
v’era di tutto: viole, ciclamini,
rose, bottoni d’oro,
gladioli bianchi e azzurri fiordalisi;
lungo il tronco di un leccio,
alti su l’erbe i freschi semprevivi,
salivano i convolvoli.
Tanta bellezza invero era sciupata,
chè la zona del bosco
era lontana e mai nessun vi andava.
Ma, ugualmente felici,
i fiori si scaldavano al buon sole;
e facevan festa
ai leprotti, agli insetti ed agli uccelli:
a tutte le creature viventi
oppure solo di passaggio
nei boschi a maggio.
G. Fanciulli

Canzoncina di maggio
“Dolce maggio, maggio d’oro”
canta il coro
degli snelli
passeretti e dei fringuelli,
tra le fronde.
“Maggio, maggio benedetto!”
su dal cielo,
da ogni tetto,
gaio il coro
delle rondini risponde.
E s’incrociano per l’aria,
via tra voli, via tra frulli,
i garriti, i cinguettii
che salutano il tuo raggio,
dolce maggio.
E odorose,
dai giardini,
a te ridono le rose;
e dai campi,
(mentre il sole gitta lampi)
buone e sole
ti fan festa
pur le timide viole.
Ugo Ghiron

Poesie e filastrocche MAGGIO
Filastrocca di maggio

Filastrocca del bel maggio
col vestito della festa,
che hai cucito lesta lesta
quando il sol ti dava un raggio.
Filastrocca dei colori:
bianco, rosso, azzurro e giallo,
mentre il grano, come un gallo,
la sua cresta mette fuori.
Anonimo

Maggio
“Viva maggio, mese d’oro!”
Canta il coro
degli uccelli
pazzerelli
sulle gronde
tra le fronde;
“Viva maggio, mese d’oro!”
“Viva maggio, mese bello!”
Canta il bimbo
ridarello
con le rose più odorose,
le ciliegie
saporose…
“Viva maggio, mese bello!”
Teresah

Poesie e filastrocche MAGGIO
Le rose di maggio

Rose rosse… Vere rose!
Tutto il mondo fiorito di rose!
Tutto il mondo odoroso di rose!
Anche dove men te l’aspetti
nei giardini fatti serpai,
fra le ortiche e i cardi a mazzetti,
ecco, s’accendono rosai.
S’arrampicano le rose
ai cancelli arrugginiti;
s’affacciano a mura corrose;
si concimano di detriti.
Anche negli orti dei conventi
per le aiuole di nuove lattughe,
dove, ancora sonnolenti,
passeggiano le tartarughe;
anche lì che fioritura
di rose! E un odor da lontano,
che vince ogni clausura:
odor di mese mariano.
E le chiesine di campagna?
Le più nude e poverine
han sugli altari di lavagna
rose doppie e rose canine.
Perfino in quei brevi sterrati
nei cortili degli ospedali
dove guardano al sole i malati
col viso cereo sui guanciali,
v’è luce di rose maggesi;
e che dolce malinconia
di speranza in quegli occhi accesi
di febbre e di nostalgia.
P. Mastri

Maggiolata
Ora tu vieni, o maggio, dolce mese,
che porti cieli azzurri e verdi prati,
e rose per gli altari delle chiese,
e fioriti giardini profumati.
O generoso maggio, ben tornato
col riso dei fanciulli saltellanti
nei più rosei tramonti del creato,
col volo degli uccelli cinguettanti
le garrule canzoni in armonia!
O generoso maggio, ti saluto!
Nel dolcissimo nome di Maria
a te porgo, felice, il benvenuto.
C. Mazzoleni

Poesie e filastrocche MAGGIO
Pioggia di maggio

Passa una nuvola come un cigno
dentro il cielo senza rughe.
Scioglie la pioggia nell’orto verdigno,
tocca fronde, lava lattughe.
Sfatta la nuvola rimane il bello
e questo fiato da bocca di fiore,
l’orto fresco di colore
e la musica d’un ruscello.
Rimane il cielo così pulito
con un’allodola così sincera
che appena dici una preghiera
già cammina nell’infinito.
Renzo Pezzani

Maggio
Ma mi dite che cos’ha
questa sera la piccola città?
Ma mi dite perchè mai
questa saggia bottegaia
sempre grave e intesa al sodo,
fa la matta a questo modo?
Si direbbe che il profumo
della glicine e del tiglio
le abbia messo lo scompiglio
nel cervello.
Certamente io mai non vidi
il mio truce salumaio
stare in ozio
come adesso,
su la soglia del negozio
e sorridere a se stesso
così gaio.
Certamente il calzolaio
non cantò mai come canta
questa sera,
delicato appassionato,
“e mia sposa sarà la mia bandiera…”
“Avvocato, buona sera!
Avvocato, come va?”
L’avvocato non fa caso
non mi vede, non mi sente,
e mi passa sotto il naso
fischiettando allegramente
e rotando a mulinello
la sua mazza.
Nella piazza
è un tumulto di bambini
piccinini:
un concerto stonatello
di grilletti canterini
cui fa il basso la campana
del castello…
Ma mi dite, ma mi dite, che cos’ha
stasera questa piazza di città?
Diego Valeri

Poesie e filastrocche MAGGIO
E’ maggio

A maggio non basta un fiore.
Ho visto una primula: è poco.
Vuol nel prato le prataiole:
è poco: vuole nel bosco il croco.
E’ poco: vuole le viole; le bocche
di leone vuole e le stelline dell’odore.
Non basta il melo, il pesco, il pero.
Se manca uno, non c’è nessuno.
E’quando è in fiore il muro nero
è quando è in fiore lo stagno bruno,
è quando fa le rose il pruno,
è maggio quando tutto è in fiore.
Giovanni Pascoli

Maggio
Oh maggio, ben tornato!
L’april con la sua brezza
annunciò che venivi,
e intorno ha sparpagliato
una festa di canti e di colori:
erba sui prati e sulle fronde fiori!
Splende il cielo tra fregi
di lievi nuvolette
e un impazzar di voli;
dal fiorir dei ciliegi
già s’incarnano i frutti porporini
per le succose labbra dei bambini.
I rivi saltellanti
scintillan del tuo riso;
scintillan del tuo sole;
è un gareggiar d’incanti
fra cielo e terra per la tua venuta:
vieni, bel maggio, il mondo ti saluta.
F. Castellino

La gioia perfetta
Come triste il giorno di maggio
dentro il vicolo povero e solo!
Di tanto sole neppure un raggio,
con tante rondini neanche un volo…
Pure, c’era in quello squallore,
in quell’uggia greve e amara,
un profumo di cielo in fiore,
un barlume di gioia chiara.
C’era… c’erano tante rose
affacciate a una finestra,
che ridevano come spose
preparate per la festa.
C’era, seduto sui gradini
d’una casa di pezzenti,
un bambino piccino piccino
dai grandi occhi risplendenti.
C’era, il alto, una voce di mamma,
-così calma, così pura!-
che cantava la ninna nanna
alla propria creatura.
E poi dopo non c’era più nulla…
Ma, di maggio, alla via poveretta,
basta un bimbo un fiore una culla
per formarsi una gioia perfetta.
Diego Valeri

Poesie e filastrocche MAGGIO
Maggio

Fra le foglie d’acacia e di mimosa
perdon leggeri i grappoli fioriti;
matura ogni cespuglio la sua rosa,
ogni siepe ha i suoi pruni rinverditi.
Azzurra occhieggia la pervinca al sole,
e sboccian rade l’ultime viole.
Rose di macchia e rose di giardino,
bianchi mughetti e spighe d’amorino,
rose di macchia, profumate stelle,
fior di vitalba e fiori d’ulivelle,
il maggio passa… apritevi, olezzate,
rose di macchia, stelle profumate.
O. Grossi Mercanti

Canti di maggio
Chi li ha sentiti i canti
dei contadini in maggio?
E vanno avanti, avanti,
cantando del villaggio,
nel fior degli stornelli,
le glorie dell’amor;
e rose hanno ai capelli
ed han la gioia in cuor.
Cantano: e premio è il canto
dell’ansia e del lavoro.
Crescon le messi intanto
che si faranno d’oro.
Guido Mazzoni

Poesie e filastrocche MAGGIO
Il mese di Maggio

Godiamoci, ragazzi, maggio, il mese
che da tempo è chiamato ciliegiaio.
Cuor d’oro, infatti, provvido e cortese,
offre tra i frutti quello che è più gaio:
la ciliegia e l’amarena rossa e nera,
occhio splendente della primavera.
Anche il mondo dei frutti è alquanto vario
se pensate alle forme ed ai colori;
è un mondo, come il nostro, straordinario,
ma talora è così solo di fuori;
un frutto, per esempio, appare bello e piacente,
ma poi al palato dice poco o niente.
Ma la ciliegia… benedetta sia!
Fresca e succosa, tenera o croccante,
ai bimbi e ai grandi dona l’allegria
e il volto di ogni mensa fa esultante.
Allegre dagli orecchi dei bambini
pendo come accesi cuoricini.
I cieli a maggio sono dolci e chiari
tinti di azzurro rosa e verdolino
già i nuovi tralci piegano i filari
e contento li allaccia il contadino;
ancor s’innesta, o si rincalza il grano,
mentre il fieno fa biondi il monte e il piano.
La spiga sotto il sole già s’indora
chinando il capo un poco insonnolita;
il pollo chiacchierando va a pastura;
la fragola già occhieggia imbaldanzita;
ogni ragazza canta uno stornello:
“Fiorin di maggio, fiore mio, fiorello…”.
A sera il contadino torna all’aia
i somarelli carichi d’avena,
accanto a casa riode la massaia
che intona una canzone a voce piena:
“Oh, figlia mia, tu sei fiore di ruta,
quando il principe passa ti saluta!”.
“Oh, figlia mia, tu sei macchia di rosa,
sei macchia d’albicocco damaschino,
per te il principe piange e non riposa
pensando ai tuoi capelli d’oro fino.
A maggio tu risplendi come un fiore,
dove cammini ci lasci l’odore…”.
Tutta la terra a maggio è dolce pane,
tutta la terra a maggio è dolce fiore,
alla luna crescente abbaia il cane,
in frutto si tramuta ogni sudore…
Maggio mese di gioia e d’allegria,
benedetto tu sempre, e così sia!
G. Ravegnani

Poesie e filastrocche MAGGIO

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche su APRILE

Poesie e filastrocche su APRILE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Nuvoletta gentile
Vanno le pecorelle
per le strade del cielo,
coprono sole e stelle
con un leggero velo.
Camminan dolci e quiete
notte, mattina e sera
e sciogliendosi in pianti
adornan di brillanti
madonna primavera.
La nuvola più bianca,
pur non essendo stanca,
non vuol più camminare
perchè da un fior che ha sete
s’è sentita invocare.
La chiaman le sorelle;
ma la nube gentile
in cielo non c’è più:
è discesa quaggiù,
dal fiore dell’aprile. M. Gianfaldoni Miserendino

Aprile
Questo mese canterino
che ha un fioretto sullo stemma,
non dimentica un giardino,
non si scorda di una gemma.
Mostra i suoi color più belli
da ringhiere e da cancelli.
Cuor contento ed occhi puri,
con un filo d’erba in bocca,
mette il verde anche sui muri.
S’addormenta in mezzo al prato:
è felice d’esser nato.
Sopra il monte aspetta il sole.
Tutti i doni ha nella sporta
per lasciarne ad ogni porta.
Ma per sè altro non vuole
che la piuma di un uccello
per ornarsene il cappello. Renzo Pezzani

Aprile
Così aprile in un giorno
m’ha dipinto il giardino:
di bianca calce tutto il muro intorno
e tutto il cielo del più bel turchino.
Di verde non ha fatto economia.
E’ così verde questa terricciuola
che sembra l’orto della poesia.
Che chiasso di colori in ogni aiuola
e quanti fiori, quanta fantasia
di blu, di rossi, di celesti e viola!
C’è un fior per tutti in questo mio giardino!
Fanne un mazzetto da portare a scuola!
Così dipinse April questa mia breve
terra intingendo il pennello nel cuore
fin che bastò il colore. Renzo Pezzani

Aprile
L’alba del tuo ritorno, o dolce aprile,
con infinita gioia salutiamo:
“Benvenuto” diciamo
“mese ridente, tiepido e gentile!” V. Lima Nicolosi

Aprile
Aprile pittore
sai dirmi quant’ore
avrai consumato
per rendere il prato
sì vago e sì bello?
Non ebbe il pennello
del tuo più divino
il grande d’Urbino!
Di mille colori
dai tingere i fiori
e il verde sfumare
di tinte ore chiare
ora cupe – i nidi
ti mandano gridi
festanti – fu greve
l’inverno di neve!
Ma tanto gentile
sei tu, vago aprile! A. Fucigna

Stornelli d’aprile
Fior d’amaranto
è tornato l’april, tiepido è il vento,
e già stilla dai tronchi il primo pianto.
Fior di frumento
mentre stilla dai tronchi il primo pianto,
ride di fiori l’albero contento. E. Panzacchi

Piccolo motivo d’aprile
La sorella ricama
nell’orto un fazzoletto.
Oh, come è lustro il tetto
di brina stamattina!
Una pendula rama
le tocca la testina.
Che strepito nel cielo,
che contesa canora!
La sorella lavora
con un sorriso gaio…
le scende un fior di melo
sul piccolo telaio. Marino Moretti

Pioggia d’aprile
Sui campi stamattina
scende una pioggia fina,
e musica soave
spande per ogni dove.
Tutta se ne commuove
la terra, che riceve
questa freschezza lieve
che dolcemente piove. A. Orvieto

Pioggia e sole d’aprile
Son aghi sottili
che sembrano fili
di liquido argento
stroncati dal vento.
La pioggia s’arresta,
la nube dilegua;
nell’ora di tregua
gli uccelli fan festa.
Ma i piccoli fili
d’acciaio lucenti
cadendo sottili
ritornan frequenti.
S’arresta la piova…
e il sole ritrova
tra nuvole rade
le azzurre sue strade. G. Cesare Monti

Canto d’aprile
C’è fra i rovi, ieri non c’era,
l’erba che trema come un verde fuoco,
l’ha perduta per gioco
la giovane primavera.
La pecorella vestita di lana
ora strappa le tenere foglie,
e per ogni ciuffo che coglie
batte un tocco di campana.
A quel suono fiorisce il pesco,
si schiudono le finestrelle,
e le rondini col cuore fresco
giungono dalle stelle.
L’acqua chioccia nella peschiera
rotonda come una secchia,
e l’allodola dentro vi specchia
il suo canto di primavera. R. Pezzani

Aprile
Allorchè torna aprile
campeggia sopra il prato il fiordaliso
e nell’acqua che corre
si specchia ogni bel viso.
Sull’albero l’uccello
canta soavemente: chi lo sente
rivede il paradiso. N. Moscardelli

Canto d’aprile
Già frondeggia, sfiorito, il biancospino
che primo salutò la primavera:
già il nido i merli, sul leccio e sul pino,
chiassosi fanno: e al giunger della sera
l’usignolo flauteggia innamorato.
Già grida nell’azzurro
il volo delle rondini veloci:
già le garrule voci
dei bambini sul prato
sopraffanno il sussurro
dei fiorellini a schiera,
e il cuore delle mamme, in quelle voci. V. Masselli

Pesci d’aprile
Attento, attento bambino!
C’è per aria un pesciolino
di panno, sporco di gessetto,
e qualcuno sussurra: “Lo metto
sulla schiena al più distratto”.
E’ un pesciolino matto,
un pesciolino d’aprile.
Se ti tocca, sii gentile;
si tratta d’un piccolo gioco,
uno scherzo che dura poco,
non più d’un giro di sole,
e l’usanza così vuole.
Il pesciolino che vola,
tra i piccoli della scuola,
è un segno primaverile
della gaiezza infantile.
Attento, attento bambino:
vola vola il pesciolino. V. Masselli

Mario
E’ come il cielo d’aprile:
piange, ma basta un nonnulla
(un passerotto che frulla,
o una pagliuzza) e il cortile
ode il suo riso beato.
Vedi? Il sereno è tornato.
Ma dura poco: si turba
(basta un nonnulla: una rossa
mela che coglier non possa,
o un’ape che lo disturba);
versa di pianto un barile…
E’ come il cielo d’aprile. M. Castoldi

Pioggia d’aprile
Attoniti dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti
guardano gli uccelletti,
mettendo acuti gridi
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata
dalla finestra bassa
come lor guardi e ridi.
E’ nuvola che passa. L. Pirandello

Aprile
Ecco aprile giovinetto
che ha negli occhi le viole.
Con il primo mite sole
vien danzando per le aiuole
un allegro minuetto.
Lo salutano i ruscelli,
canticchiando in freschi cori:
lo salutano gli odori
delle mammole e dei fiori
ed il trillo degli uccelli. D. Dini

Pioggia d’aprile
Nuvole pazzerelle!
Scherzano su nel cielo
in un momento intessono
intorno al sole un velo.
Poi leste quattro gocciole
di pioggia spruzzan giù:
e al sol fuggendo, gridano:
“Adesso asciuga tu!” L. Schwarz

Aprile
Aprile, dolce dormire,
nel bianco tuo lettino,
mentre la cincia trilla
e frulla il cardellino… Hedda

Canti della mattina
Cantan le rose e cantan le viole.
cantano i gigli dalle verdi aiuole:
“Buongiorno, o sole!”.
E canta l’usignol, canta lo storno,
cantano i monti e il mare intorno intorno
“O sol buongiorno!”. R. Fucini

Il mago d’aprile
Buongiorno, mago aprile!
Sei tornato? – Si desta
al semplice suo tocco
con tre ghirlande in testa
nell’orto l’albicocco;
l’acacia nel cortile
mette il più bel monile;
le rondini dai nidi
gridano: “Vidi! Vidi!”
Buongiorno! Lo sparuto
margine del fossato
si veste del più ricco
mantello di broccato
per te, che faccia spicco;
e il ruscello già muto,
ripreso il flauto arguto
suona, portando al mare
argenti e perle rare. A. S. Novaro

Aprile
Verde, festoso, gentile
è il panorama d’aprile;
sembra dipinto a pennello
da qualche grande pittore.
“Guardate il cielo, che bello!”
bisbiglian le viole in fiore.
“Guardate il mare, che incanto!”
dicon le vele nel vento.
“Guardate le erbe, che manto!”
cantan le nubi d’argento.
Son fratelli e compagni
torrenti, rivoli e stagni;
son compagni e fratelli
passeri, tordi e fringuelli;
son fedelissimi amici
steli, germogli e radici. (L. Folgore)

Ritorna aprile
Allorchè ritorna aprile
campeggia sopra il prato il fiordaliso,
e nell’acqua che corre
si specchia ogni bel viso;
sull’albero l’uccello
canta soavemente:
e chi lo sente
rivede il paradiso. (N. Moscardelli)

Aprile
Andiamo a trovare
aprile
sull’erba dei prati!
Lo vedremo giocare
col vento lieve
di primavera,
snidare
col tiepido sole
i pigri animaletti,
lanciare
coi bimbi folletti
grossi aquiloni.
Andiamo a trovare
aprile. (A. Russo)

Aprile, dolce dormire
Svegliati, svegliati, campanaro,
la rondine canta, il cielo è chiaro!
Piglia la corda e suona le campane,
chè il fornaio vuol fare il pane,
ogni cuor vuol palpitare.
Ma in ogni casa mamma è desta,
e spalanca la finestra,
e fa tutto, ma pianino,
chè ancora dorme il suo bambino…
(Dorme con le manucce strette
e l’angelo chissà cosa ci mette).
E le campane delle chiesuole:
“Ah, che buon’aria! Oh, che buon sole!”
Fiorito è il monte, lucente il mare,
e tu, perchè non ti vuoi svegliare? (U. Betti)

Aprile
Escono i bambini dalla scuola,
e siedon sotto i nespoli in fiore,
sulle rive profonde del fiume.
Il cielo immobile e chiaro
moltiplica i loro sorrisi. (A. Madaro)

Sera d’aprile
Batte la luna soavemente
di là dei vetri,
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch’essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo (A. Pozzi)

Aprile
April dolce dormire!
E caldi calci, voi
fingete non sentire
la mamma e i baci suoi.
Eppur son già quattr’ore
che gli uccellini, a frotte,
cantan sui rami in giore
i sogni della notte.
Levatevi! C’è il sole,
che splende allegramente
nel cielo azzurro, e vuole
tutta scaldare la gente. (G. Mazzoni)

Aprile
Aprile, l’incerto, non sa cosa fare.
Gli piace la pioggia
la grandine bianca
il vento
le nubi
il sole
le viole…
Portate l’ombrello
perchè pioverà!
Portate il cappello
gran caldo farà… (K. Jackson)

Saluto d’aprile
E’ venuto aprile!
Dall’uscio ha fatto capolino
come un bambino!
Come un bambino che tenta
i primi passi, e poi si sgomenta,
e pensa… e ride con gli occhi stupiti
color del cielo,
ride al mondo grande,
alle nuvolette di velo! (U. Betti)

Aprile
Ancora assonnato
è il prato invernale
… che riposa.
Lenta, silenziosamente, vi cresce
la barba dell’erba; e tu, aprile,
ti diverti a tirarla e a spettinarla
con un pettine di vento, che è odoroso
più del miele…
E tremano e ridono il bosco
il cespuglio e la siepe:
perchè sulla loro
tenera pelle sta ora facendo
il solletico l’aprile scherzoso. (A. Toth)

Aprile
Aprile, il gran pittore,
va a spasso col pennello
e mette giù colore
per fare il mondo bello.
Dipinge di celeste
l’occhietto ai fiordalisi;
col bianco fa la veste
dei candidi narcisi;
alle margheritine
mette nel cuore il giallo;
alle campanelline
dà un tocco di corallo.
Di luce e di colore
veste la terra intera.
Poi domanda il pittore:
“Ti piace, oh primavera?”. (P. Antico)

Il mago Aprile
“Buongiorno, Mago Aprile!
Sei tornato?”. Si desta
al semplice suo tocco
con tre ghirlande in testa,
nell’orto l’albicocco;
l’acacia nel cortile
mette il più bel monile.
Le rondini dai nidi,
gridano: “Vidi, vidi!” (A. S. Novaro)

Pioggia d’aprile
Cadi piano, o sottile
pioggia primaverile!
Non battere la cima
del biancospino gentile,
se prima non l’ho visto. (dal giapponese)

Pioggia d’aprile
Che pazzerelle nuvole!
Scherzano su nel cielo…
In un momento intessono
intorno al sole un velo;
poi, lese, quattro gocciole
di pioggia spruzzan giù,
al sole, fuggendo, gridano:
“Adesso asciuga tu!” (L. Schwarz)

Gioia d’aprile
Per sapere la gioia dell’aprile
bisogna, amici, uscir per i sobborghi,
mirare il ciel, le vie dorate, gli orti,
e i colli che traspaiono laggiù.
Prime foglie tremanti su la rama
nuda, o lucenti nella terra bruna!
Si vorrebbe  baciarle ad una ad una,
piangendo di dolcezza e di bontà.
Una distesa d’orti. In primo piano:
selvette d’insalata ricciolina,
viali d’aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù.
Dietro: tappeti di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte, scure fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu.
Nello sfondo, robinie che la guazza
ha ingioiellato di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti…
e il cielo azzurro… La serenità. (D. Valeri)

E’ aprile

Ho visto, sotto i culmini dei monti,
bianchi di neve, disserrarsi i fonti;
scender chiare fiumane alla pianura,
e risalir le greggi alla pastura.
E al piano ho visto i campi di frumento
mareggiar verdi nel soave vento.
E volando sul mare di zaffiro,
ho sentito cantare il suo respiro,
e ho visto aprirsi vele di speranza,
ali di fiamma, sopra ogni paranza.
Genti: è aprile! La nuvola che va
spande sul mondo la felicità. (D. Valeri)

E’ nato aprile

Aprite le finestre: è nato aprile!
Il verde nei sentieri è traboccato,
escon le pecorelle dall’ovile.
Aprite le finestre: aprile è nato!
Spicchi di cielo sembran tutti i rivi,
nuvole rosa tutti i peschi in fiore,
e gli alberi di nidi si fan vivi,
ringiovanisce in ogni petto il cuore.
Le prime rose infiorano gli altari,
odora su dai prati il primo fieno;
la rondinella, attraversati i mari,
solca di voli e stridi il ciel sereno.
In tripudio d’amor si rannovella
tutta la terra e muta il grezzo panno
in una veste rilucente e bella.
Aprite, aprile, gioventù dell’anno! (F. Castellino)

Sera d’aprile

Batte la luna soavemente
di là dai vetri
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch’essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo. (A. Pozzi)

Prato d’aprile

C’era un prato: con folte erbe, frammiste
a bianchi fiori, e gialli, e violetti;
e fra esse un brusio di mille piccole
vite felici; e se sull’erbe e i fiori
spirava il vento, con piegar di steli
tutto il prato nel sol trasecolava.
E volavan farfalle, uguali a petali
sciolti dai gambi; e si perdean rapidi
i miei pensieri in quell’aerea danza
ove l’ala era il fiore e il fiore l’ala. (A. Negri)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche sulla PRIMAVERA

Poesie e filastrocche sulla PRIMAVERA – una raccolta di poesie e filastrocche sulla primavera, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Coniglietti a primavera
Tre coniglietti
in fila breve
nasini al sole,
code di neve.
Tre coniglietti
fanno tre salti
e poi rosicchiano
foglie giganti.
Tre coniglietti
in lieta schiera
danzano in tondo:
è primavera!
(K. Jackson)

Bosco di primavera
Vola un profumo lieve
dal biancospin di neve;
splendon rugiade d’oro
sul mirto e sull’alloro.
Canta la cinciallegra
e il bosco si rallegra.
Fa uno starnuto il riccio
e la gazza il suo bisticcio,
ma c’è un garofanino
che sboccia lì vicino
e cinguetta capinera:
per dir che è primavera. (M. L. Magni)

Le foglioline
Dicon le foglioline appena nate,
al vecchio tronco: “Nonno, l’hai sentite
le rondini? Che splendide giornate!
Vedi? Non siam più tutte aggrinzite!
Ci siamo tese come le manine
carezzose dei bimbi; e i freschi venti
ci fanno vispe come farfalline,
e il sole ci fa tutte rilucenti. (C. Del Soldato)

Primavera
Nell’aria gli uccellini
nell’acqua i pesciolini
in terra i frutti e i fiori
di splendidi colori.
In cielo tante stelle,
ah, quante cose belle!

Le foglioline
Dicon le foglioline appena nate,
al vecchio tronco: “Nonno l’hai sentite
le rondini? CHe splendide giornate!
Vedi? Non siamo più tutte aggrinzite!
Ci siam tese come le manine
carezzanti dei bimbi: e i freschi venti
ci fanno vispe come farfalline,
e il sole ci fa tutte rilucenti”. (C. Del Soldato)

Primavera
Ecco ecco che è arrivata
primavera scapigliata,
primavera bella bella,
primavera pazzerella.
Son fioriti i biancospini,
nasceranno i rondinini
dentro i nidi verdi e gialli;
danzaranno i loro balli
le farfalle
bianche e gialle. (L. Galli)

Primavera
La nube rosata
che vaga nel cielo
ravviva l’aurora
del tiepido aprile.
Nei campi odorosi
di tenera erbetta
macchie di fiori
multicolori.
Le rondini sono
tornate ai nidii,
rifatti e puliti,
dell’altro autunno.
Incanto di mille
ridenti colori:
incanto
di primavera. (A. Russo)

Si sveglia la primavera
Quando il cielo ritorna sereno
come l’occhio di una bambina,
la primavera si sveglia. E cammina
per le mormoranti foreste,
sfiorando appena
con la sua veste
color del sole
i bei tappeti di borraccina.
Ogni filo d’erba reca un diadema,
ogni stilla trema.
Qualche gemma sboccia
un po’ timorosa,
e porge la boccuccia color di rosa
per bere una goccia
di rugiada… (U. Betti)

Primavera
Tre coniglietti
in fila breve
nasini al sole,
code di neve.
Tre coniglietti
fanno tre salti
e poi rosicchiano
foglie giganti.
Tre coniglietti
in lieta schiera
danzano in tondo:
è primavera! (K. Jackson)

Primavera
Primavera, primavera,
dolcemente scendi giù;
ben ti avverte in sulla sera
il cucù col suo cù, cù!
Ben ti avvertono nei prati,
dove l’erba rifiorì,
tanti grilli indaffarati
notte e giorno a far crì, crì!
A tal musica le piante,
metton fiori tutte quante. (Yambo)

Primavera
Lucciole belle venite da me,
son principessa, son figlia di re
ho trecce d’oro filato fino fino
ho un usignolo che canta sul pino
una corona di nidi alle gronde
una cascata di glicini bionde
un rivo garrulo limpido fresco
fiori di mandorlo, fiori di pesco
ho veste verde di vento cucita
tutta di piccoli fiori fiorita
occhi di stelle nel viso sereno
dolce profumo di viole e di fieno
e per il sonno dei bimbi tranquilli
la ninna nanna felice dei grilli (R. Pezzani)

San Benedetto
Ecco le rondini,
San Benedetto!
Rondini e rondini
che cercano i nidi
per ogni tetto
con striduli
gridi.
Cantano: “E’ primavera!”
E sfrecciano nei cieli
dalla mattina a sera.
Cantano: “E’ primavera!
E spuntano steli
su dalla terra nera.
Cantano : “E’ primavera;
è rinata
la vita,
è ritornata
la gioia ch’era
solo smarrita!”

Primavera
Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialle;
e poi rose, a fasci, a mucchi. Angiolo Silvio Novaro

Primavera
Quando tornan le rondini alle gronde
e di voli e di nidi empion la sera,
arriva la festosa primavera. (E. Pesce Gorini)

La Primavera
Di nuovo è tornata la Primavera.
C’è luce di giorno e di sera.
I giardini si riempiono di fiori.
Tornano i bambini a giocare fuori.
Di nuovo la verde raganella
canta la sua storiella.
Ma chi abita in città
non la sa
sa solo che fa cra-cra. (A. Grossi)

Primavera
Primavera… tutta gridi
d’uccellini dentro i nidi,
tutta fiori nel vestito
nuovo nuovo, fresco fresco,
rosa e lieve come il pesco,
per miracolo fiorito.
Primavera, ridi, ridi,
ridi al sole, ai fiori, ai nidi. (Giardina)

La buona novella
Il vento l’ha contata a un fil d’erbetta,
e l’erba la contò alla farfalletta.
La farfalla la disse ad un bambino:
“Non lo sai dunque? Ciccicì, ciccì!
La buona e bella primavera è qui! (R. Fumagalli)

Primavera
Le campanelle
raccontano alle stelle
che il sole, che il sole
fa nascere le viole…
A nuovo vestite
spuntano le margherite,
primule e mughetti,
cespugli e cespuglietti,
piante e piantine,
erbette fine fine…
E il sole ad ogni fiore
dà il suo colore.
Rosse le rose,
gialle le mimose,
candidi i gigli,
e tutti son suoi figli. (Lina Schwarz)

Primavera
Ecco ecco ch’è arrivata
primavera scapigliata,
primavera bella bella,
primavera pazzerella,
con il sole,
con le viole,
con i gridi,
con gli stridi
dentro i nidi.
Son fioriti i biancospini,
cresceranno i rondinini
dentro i nidi verdi e gialli;
danzeranno i loro balli
le farfalle
bianche e gialle. (L. Galli)

Primavera
Ed ecco che un susino
bianco sbocciò sul verzicar del grano.
Come un sol fiore gli sbocciò vicino
un pesco, e un altro. I peschi del filare
parvero cirri d’umido mattino.
Uscìano le api. Ed or s’udiva un coro
basso, un brusìo degli alberi fioriti,
un gran sussurro, un favellar sonoro.
Dicean del verno, si facean gl’inviti
di primavera. Per le viti sole
era ancor presto, e ne piangean, le viti,
a grandi stille, in cui fioriva il sole. (G. Pascoli)

Filastrocca di primavera
Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno,
più dolce la sera.
Domani forse tra l’erbetta
spunterà la prima violetta.
O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.
Gli altri signori non lo sanno
E ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo. (Gianni Rodari)

Note di primavera
La capinera prova una canzone
ricamata di trilli e poi cinguetta
come una scolaretta.
I grilli bisbigliano graziose parole
alle margherite, vestite di bianco.
Spuntano le viole…
A notte le raganelle
cantano la serenata per le piccole stelle. (Ugo Betti)

Primavera
“Primavera tutta bella,
che cos’hai nella cestella?”
“Io vi porto biancospini,
nidi nuovi d’uccellini,
erbe e fiori lungo i fossi,
alberelli bianchi e rossi,
cori di ranocchi e rane,
dolci suoni di campane. (Romana Rompato)

Risveglio
La primavera
si desta, si veste,
corre leggera
per prati e foreste.
Guarda un giardino,
ci nasce un fioretto,
guarda un boschetto,
c’è già un uccellino.
Guarda la neve,
già scorre il ruscello;
viene l’agnello,
si china e ne beve.
Guarda il campetto,
già il grano germoglia.
Tocca un rametto,
ci spunta una foglia.
Canta l’uccello
nel folto del rovo:
“Il mondo è bello
vestito di nuovo!”. (Renzo Pezzani)

Primavera in città
Primavera è venuta in città
e nessuno ancora lo sa.
Lo sa solo quel bambino
che laggiù in periferia
ha trovato un fiorellino
nel bel mezzo della via.
Ma anche gli altri la vedranno
e nel cuor la sentiranno
e perfin la grossa gru
resterà col naso in su
per veder la primavera
che nel ciel passa leggera.

La prima viola
E’ nata la prima violetta
tra la fresca erbetta
del prato
e ha detto, facendo l’inchino:
“Cantate!
Il bel tempo è vicino!”. (B. Marini)

La prima margherita
Si risvegliò la prima margherita
su l’erbe nuove, sopra il verde stelo.
Ancora tutta chiara e infreddolita
levò la testa per guardare il cielo:
vide venir la primavera e allora
gridò: “Fiorite, o sorelline, è l’ora!”. (Hedda)

Primavera
Viene la primavera
da una terra lontana.
Mette nell’aria un trillo.
Per la valle e la piana
tornata è primavera. (Renzo Pezzani)

Pioggia primaverile
La pioggia imminente
la sente
la rondine bassa
che passa.
Gocciò la campana:
la rana
di fuor dal paese
l’intese.
Nel cielo già lieve
vien greve
la nube e sul concio
fa il broncio.
Poi tac; picchietta
con fretta
sul fieno, sul grano
del piano.
Or ecco, d’un fiato
il prato
di gocciole intride,
sorride. (L. Carpanini)

Piccola nuvola di primavera
Dopo l’acquata le nuvole, pronte,
pigliano il volo, scavalcano il monte.
Or con la gonna di velo sottile,
la più pigra s’impiglia al campanile.
“Lasciami con codesta banderuola;
mi strappi tutta! Son rimasta sola!”.
Ma il campanaro senza discrezione
le risponde col campanone!
Che sobbalzo, che sgomento!
Per fortuna c’era il vento
che con tutta galanteria
la piglia e se la porta via.
La porta a spasso lieve lieve
sul torrente, sulla pieve;
tutto il mondo le fa vedere,
tetti rossi, maggesi nere…
Quanti bimbi lungo il rio!
E che brillio di vetri e foglie.
Quante vecchie sulle soglie!
Che festa, che chiacchierio!
Bimbi e rondini a strillare
e bucati a salutare. (Ugo Betti)

Goal
Giocano a calcio i grilli
e non lasciano tranquilli
i fiori circostanti.
Han scelto come palla una mimosa gialla.
Il grillo centravanti
la passa ad un terzino
che, con uno zampino,
le fa fare un bel volo
ad un palmo dal suolo.
Vicino a un paracarro
ci sta compar ramarro
che segue la tavolata
a bocca spalancata.
Compiuto il suo tragitto,
la palla poco esperta
finisce a capofitto
dentro la bocca aperta
del ramarro che dice:
-“Goal”- e tutto felice
per l’improvvisa pappa
ingoia il fiore e scappa. (L. Folgore)

Primavera
Se vien primavera,
con danza leggera
tesori disserra,
dal sen della terra
ed ecco la viola,
profuma l’aiuola
l’anemone bianco,
si culla al suo fianco
a crescer s’affretta,
la tenera erbetta
e lieve si china,
la margheritina.

Canti di primavera
Se vuoi sentir cantare la primavera,
fanciullo, va’ nel prato, chiudi gli occhi.
Verranno i grilli al calar della sera:
terran concerto insieme coi ranocchi.
Tra i fili d’erba terran concerto
in mezzo al prato, sotto il cielo aperto.
Se primavera vuoi sentir cantare,
ad occhi chiusi resta ad ascoltare. (M. Castoldi)

Primavera
Primavera è ritornata,
col vestito a più colori
ha la testa inghirlandata,
e un gran cesto di bei fiori
nidi e trilli lieta porta,
e un festoso cinguettare
la natura ch’era morta,
si ridesta al suo passare
con la voce più sincera,
ogni cuore ti saluta
chiara e dolce primavera, benvenuta!

Gioia
Mi svegliano al mattino
canti d’uccelli e mormorii di fronde.
Spalanco i vetri al sole: ed ecco il vento
entra col sole e intorno mi diffonde
il profumo dell’orto e del giardino.
O buon sole, o buon vento,
alberi, uccelli e fiori, vi saluto!
Ringrazio Dio del bene che mi date,
ringrazio Dio che il bel tempo è venuto
e grido con gli uccelli e son contento! (Milly Dandolo)

Primavera
Quando tornan le rondini alle gronde
e di voli e di gridi empion la sera,
arriva la festosa primavera. (E. Pesce Gorini)

Primavera
La primavera mi piace davvero
perché mi vesto più leggero
gioco fuori, mangio gelati
faccio le corse in mezzo ai prati.
Vado a passeggio con mamma e papà
questa è la vera felicità! (E.Severini)

Il vestitino bianco
Ben tornata, primavera,
che vesti di bianco i bambini
e fai cantare le capinere
nei giardini!
Anche la mamma povera, pel suo bambino,
vuol cucire un vestitino.
E cuce cuce, tutta la sera. U. Betti

Primavera
L’albero che sta innanzi alla marina
a primavera di fiori s’indora;
ci vien la lodoletta ogni mattina,
e si mette a cantar la bella aurora. (Canto popolare)

La filastrocca della primavera
Ecco ecco ch’è arrivata
primavera scapigliata,
primavera bella bella,
primavera pazzerella,
con il sole,
con le viole,
con i gridi,
con gli stridi
dentro i nidi.
Son fioriti i biancospini,
nasceranno i rondinini
dentro i nidi verdi e gialli;
danzeranno i loro balli
le farfalle
bianche e gialle. (L. Galli)

La buona novella
Il vento l’ha contata a un fil d’erbetta,
e l’erba la contò alla farfalletta.
La farfalla la disse a un passerino
e il passero la disse a un bambino:
“Non lo sai dunque? Ciccicì, cicì!
La buona e bella primavera è qui!” (Rosa Fumagalli)

Primavera
Viene la primavera
da una terra lontana.
Mette nell’aria un trillo.
Per la valle e la piana
tornata è primavera. (R. Pezzani)

Il risveglio dei fiori
Un bel mattino, ai primi dell’aprile,
un leprottino trepido e gentile
perlustrò la campagna, zolla a zolla
per ridestar dal sonno ogni corolla.
La pratolina, tutta bianca e rosa,
sollevò la faccina sonnacchiosa
e borbottò tra il sonno: “Chi mi desta?
Chi mi ha dato un colpetto sulla testa?”
Ma poi, vedendo splendere il bel sole,
si mise a dar la sveglia anche alle viole.
I giacinti, ricciuti e sbarazzini,
tornarono a fiorire nei giardini.
Gli anemoni leggiadri e gli asfodeli
fecero un bell’inchino sugli steli,
e in disparte, il vanesio tulipano,
si lustrò la corolla piano piano.
E tutti insieme, fiori e fiori e fiori
sciorinarono al sole i bei colori
era a vedersi una leggiadra schiera
simbolo eterno della primavera. (M. Dandolo)

La primavera si desta
La primavera
si desta, si veste
corre leggera
per prati e foreste.
Guarda un giardino
ci nasce un fioretto.
Guarda un boschetto
c’è già un uccellino.
Guarda la neve
già scorre un ruscello,
viene l’agnello
si china e ne beve.
Guarda il campetto
già il grano germoglia.
Tocca un rametto
ci spunta una foglia.
Canta l’uccello
nel folto del rovo:
“Il mondo è bello
vestito di nuovo!”

Primavera
Un ramo di pesco
vestito di rosa
un cantico fresco
nell’aria odorosa
un nido, un grido
il sole, tre viole
un soffio di vento
un rosso di sera
e il cuore è contento
perchè è primavera. (L. Caramellino)

Primavera
Se vien primavera
con danza leggera
tesori disserra
dal sen della terra.
Ed ecco la viola
profuma l’aiuola,
l’anemone bianco
si culla al suo fianco;
a crescer s’affretta
la tenera erbetta
e lieve si china
la margheritina.
Fra peschi rosati
che ornano i prati
trascorre giulivo
il garrulo rivo.
Nel cielo d’opale
è un fremito d’ale.
Ovunque si svela
la primavera
che vita ne adduce
su raggi di luce.

Primavera

Ed ecco che un susino
bianco sbocciò sul verzicar del grano.
Come un sol fiore gli sbocciò vicino
un pesco, e un altro. I peschi del filare
parvero cirri d’umido mattino.
Usciano le api. Ed or s’udiva un coro
basso, un brusio degli alberi fioriti,
un gran sussurro, un favellar sonoro.
Dicean del verno, si facean gl’inviti
di primavera. Per le viti sole
era ancor presto, e ne piangean, le viti,
a grandi stille, di cui fioriva il sole. (G. Pascoli)

La prima

Venne col vento, si posò, la prima,
sul comignolo antico e salutò.
Era già l’ombra della sera; in cima
ai greppi s’accendevano i falò.
Festeggiavano ai monti il santo buono
che ha un nome di bel tempo e di ventura,
e la campana gli sgranò col suono
tre corone di lodi, alla pianura.
Niuno seppe che dolcezza s’era
raccolta sulla casa quella sera,
sulla casetta placida dell’ava
dove la prima rondine posava. (Teresah)

San Benedetto

San Benedetto!
San Benedetto!
Fiori nei prati,
rondini al tetto!
Ecco s’avanza
il fraticello
agile e lieve
come un uccello.
Tiene celati
tutti i suoi doni:
rondini brune,
nidi, farfalle,
margheritine
candide e gialle.
Passa, lasciando
lungo la via
un’olazzante
tiepida scia:
note festose
di lieti canti,
tutti i sorrisi,
tutti gli incanti.
Ridono i bimbi.
Saltan giocondi,
li bacia il sole
coi raggi biondi.
San Benedetto!
San Benedetto!
Fiori nei prati,
rondini al tetto! (L. M. Martorana)

Giorno d’arrivo

Giorno d’arrivo il tuo, San Benedetto,
ecco una prima rondine che svola.
E trova i pioppi nella valle sola,
la grande pieve, il nido piccoletto. (G. Pascoli)

La primavera

Quando il cielo ritorna sereno
come l’occhio di una bambina,
la primavera si sveglia. E cammina,
per le mormoranti foreste,
sfiorando appena
con la sua veste
color del sole
i bei tappeti di borraccina.
Ogni filo d’erba reca un diadema,
ogni stilla trema.
Qualche gemma sboccia
un po’ timorosa,
e porge la boccuccia color di rosa
per bere una goccia
di rugiada.
Nei casolari solitari,
i vecchi si fanno sulla soglia
e guardano la terra
che germoglia.
A notte le raganelle
cantano la serenata per le piccole stelle.
I balconi si schiudono
perchè la notte è mite,
e qualcuno s’oblia
ad ascoltar quel che voi dite
alle piccole stelle,
o raganelle
malate di malinconia. (U. Betti)

Gemme
Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul declivo.
E tutto mi sa di miracolo:
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era. (S. Quasimodo)

Albero in fiore
E dove li tenevi,
alberino lucente,
i fiori che ora levi
e non pesano niente?
Eri, a gennaio, brullo:
la neve ti vestì.
Stamane, al primo frullo,
il corpo ti fiorì.
Ora, il cielo sereno
guardi, tutto un chiarore…
Di gioia vieni meno?
Ringrazi Iddio Signore?
Passa la brezza e coglie
petali e poi li sperde
per zolle ancora spoglie,
sul primo fiato verde.
Un attimo… e non sei.
Ma la tua luce dura
in fondo agli occhi miei,
candida fioritura. (M. Castoldi)

Il ciliegio
Ho un ciliegio nell’orto
(proprio sotto il murello)
vecchio rugoso e storto
che rinnova il mantello
a ogni primavera;
e tra le nuove foglie
quando viene la sera,
i passeri raccoglie.
Nel sussurrar del vento
tra il cinguettar vivace,
parla sereno e lento:
“Son vecchio ma mi piace
allargare i miei rami
nell’aria cilestrina
udir questi richiami
di sera e di mattina…” (G.  Fanciulli)

Nell’orto
Questa notte, un miracolo pare,
è passato qualcuno nell’orto:
stavan mute le stelle a guardare.
Non sembrava il bel mandorlo morto?
Non sembrava il bel mandorlo secco?
Ma qualcuno con mano leggera
ha posato farfalle a ogni stecco
per poi ratto fuggire. Chi era?
E stamane, ne chiaro mattino,
un bambino riguarda stupito,
e gli pare un sorriso divino
il bel mandorlo nuovo e fiorito. (T. Stagni)

Tempi belli
…Ora comincia
il tempo bello. Udite un campanello
che in mezzo al cielo dondola? E’ la cincia.
Comincia il tempo bello.
Udite lo squillar d’una fanfara
che corre il cielo rapida? E’ il fringuello.
Fringuello e cincia ognuno già prepara
per il suo nido il mustio e il ragnatelo;
e d’ora in ora primavera a gara
cantano uno sul pero, uno sul melo. (G. Pascoli)

Maltempo
Sono stanco.
Stanco di questa pioggia
che viene giù minuta
insistente
noiosa.
Stanco del fango
di queste sporche gore.
Stanco del vento
che fischia tra le imposte
ed urla minaccioso
tra gli alberi del bosco.
Stanco del rombo
del torrente
che croscia
lontano nella valle
con lavorio di massi.
Stanco del freddo
che mi raggela il sangue
e mi perfora l’ossa.
Stanco di questa nebbia
che occlude gli orizzonti
ed imprigiona il sole.
Stanco forse perchè
ho tanta
voglia di sole!  (M. Macchione)

Nuovo tempo
Stamane per le strade di campagna
il cielo è dentro le pozzanghere.
La pioggia di tre giorni ristagna,
un biondo vento soffia in su le nuvole.
Mussole e lini bianchi
palpitano sulle siepi.
I rametti già così stanchi,
in vetta d’improvviso gemmano.
Le passere lascian la pigrizia,
sbucano dal loro ciuffo di piume,
nuove alla nuova delizia
saltellando il capo scuotendo.
Dalla terra odore di essenze.
Tra il verde, rado stupore di case. (M. Dazzi)

Primavera è nell’aria
Stanotte s’è messa in cammino
la primavera nell’aria.
D’intorno, sul capo, la svaria
un velo di stelle turchino.
Il suo profumo è un sospiro
diffuso sui freschi giardini.
La terra non ha più confini,
il mare non ha più respiro.
L’alba sorride cogli occhi
dalle lunghe ciglia di cielo.
Vibra negli orti ogni stelo
come se una mano lo tocchi.
Le strade hanno tenui tremori
di verde lungo i fossati.
Gli alberi si sono svegliati
con bianche ghirlande di fiori. (G. Villaroel)

Primavera
C’è tra i sassi, ieri non c’era,
l’erba, che trema come un verde fuoco:
l’ha perduta nel gioco
la giovane primavera.
La pecorella, vestita di lana,
ora strappa le tenere foglie,
e, per ogni ciuffo che coglie,
batte un tocco di campana.
A quel suono fiorisce il pesco;
si schiudono le finestrelle
e le rondini dal cuore fresco
giungono dalle stelle.
Ogni cosa ha la sua festa
(poichè brilla come bandiera
il bucato alla ringhiera)
e le ragazze un fiore in testa.
L’acqua chiocca nella peschiera
rotonda come una secchia
e l’allodola dentro vi specchia
il suo canto di primavera. (R. Pezzani)

Primavera
Quando il cielo ritorna sereno
come l’occhio d’una bambina
la primavera si sveglia. E cammina
per le mormoranti foreste,
sfiorando appena
con la sua veste
color del sole
i bei tappeti di borraccina.
Ogni filo d’erba porta un diadema,
ogni stilla trema.
Qualche gemma sboccia
un po’ timorosa,
e porge la boccuccia color di rosa
per bere una goccia
di rugiada…
Nei casolari solitari
i vecchi si fanno sulla soglia
e guardano la terra
che germoglia.
A notte le raganelle
cantano la serenata per e piccole stelle.
I balconi si schiudono
perchè la notte è mite,
qualcuno s’oblia
al ascoltare quel che voi dite
alle piccole stelle,
o raganelle
malate di malinconia. (U. Betti)

Pioggia primaverile
La pioggia imminente
la sente
la rondine bassa
che passa.
Gocciò la campana:
la rana
di fuor del paese
l’intese.
Nel cielo già lieve
vien grave
la nube e sul concio
fa il broncio.
Poi tac; picchietta
con fretta
sul fieno, sul grano
del piano.
Or ecco, d’un fiato
il prato
di gocciole intride,
sorride. (L. Carpanini)

Anche il mare
Anche il mare ha la sua primavera:
rondini all’alba, lucciole la sera.
Ha i suoi meravigliosi prati
di rosa e di viola,
che qualcuno invisibile, là, falcia,
e ammucchia il fieno
in cumulo di fresche nuvole. (C. Govoni)

E’ primavera
Il sole batte, con le dita d’oro,
alle finestre. Uno squittio sottile
è sui tetti. Nell’orto la fontana
ricomincia a cantare. E’ primavera.
Le chiese, in alto, con le croci accese,
i monti immensi con le cime rosa,
le strade bianche con gli sfondi blu.
E’ primavera. E’ primavera. Il cielo
spiega gli arazzi delle nubi al vento.
L’albero gemma. Verzica la terra.
Nel cortile la pergola è fiorita.
Ai balconi: le donne in vesti chiare.
E’ primavera. E’ primavera. E il mare
ha un riso azzurro e un brivido di seta. (G. Villaroel)

Dove vai San Benedetto
Stamattina a casa mia
si fermò San Benedetto;
mi svegliò con la poesia
delle rondini sul tetto,
del colore d’un suo fiore,
delle gocce di rugiada
sull’erbetta della strada.
Dove vai, San Benedetto?
Sopra i rami nudi e brulli,
dolci frutti
d’ali al vento.
Lungo i cigli fior vermigli.
Tra le pietre del muretto
son sbocciati a cento, a mille,
campanelle,
fiori bianchi, fiori a stelle…
Dove vai, San Benedetto?
Se n’è andato il buon vecchietto
con il sacco ed il bastone.
Mi ha lasciato una canzone:
la dolcissima poesia,
fresca, fresca, come un fiore,
delle rondini sul tetto,
delle gocce di rugiada
sull’erbetta della strada. (C. Ronchi)

Attesa
Son disseccate ancor tutte le aiuole;
nervosa ancor la terra, umida e ghiaccia,
ma il vento le nuvole discaccia
e riappare sfolgorante il sole,
che col fecondo palpito l’abbraccia;
già nei cespugli mammole, viole
spuntan, timide di sentirsi sole;
qualche gemma sui rami irti s’affaccia.
(D. Garoglio)

Disgelo
Case nel sole: una striscia di giallo,
di scialbo giallo, su prati nevati.
(Alberi, dietro: alti pioppi sfumati
dentro un sottile pulviscolo d’oro).
Lucide chiazze di cupo viola
sui tetti bianchi; la neve si sfa.
Finestre aperte; bucato a festoni;
donne affaccendate… E’ l’inverno che va…
(D. Valeri)

Stagione incerta
E’ presto ancora: v’è del gelo ai fossi,
della brina sugli embrici del tetto,
quasi inverno… ma già si allunga il giorno
e là dietro la siepe
s’alza un palpito bianco di farfalle;
poi verranno le rondini dal mare;
e al tempo benedetto delle messi
(rosso il trifoglio, bionde, alte le spighe)
l’allodoletta trillerà sul grano.
Oh, come corre rapido il pensiero!
Già coglie il fiore non ancora nato,
affretta arrivi e voli.
Ma per ora non v’è che questo incerto,
liquido cielo, questa terra spoglia,
quest’odor d’erba nuova e di bucati.
(A. Brondi)

Bel mare
Un bel mare, così, tutto nuovo,
verdino come il grano dei campi,
con bianchi sbuffi di spume e lampi
di diamanti sulla sabbia d’oro,
un bel mare così, sotto un cielo
grigio lanoso, gonfio di sole
che sta per rompere come un fiore
di giaggiolo dal suo nodo di velo,
un mare così basta a far primavera;
e subito par che la gioia ritorni…
Il rombo delle onde è come un cuore
che batta ovunque, che batta forte.
Morto ogni ricordo di morte;
perchè c’è il mare, perchè c’è il sole.
(D. Valeri)

Primavera vicina
Più morbida, più lieve
l’aiuola, ecco, s’inturgida;
candide come neve
ondeggian le campanule,
un vivo odor di fuoco
va dispiegando il croco;
il suol di sangue stilla,
lo smeraldo sfavilla.
Le primule si gonfiano
con borioso piglio;
mentre l’astuta mammola
s’asconde ad ogni ciglio,
un alito possente
scuote la vita intera.
E’ viva, è qui presente
ormai la primavera.
(J. W. Goethe)

Primavera imminente
Nel bianco cespuglio chi canta?
Il rossignolo.
Ingannato dal suo desiderio di primavera
ha scambiato gli ultimi fiocchi di neve
per i fiori di pruno.
(Sosei – celebre bonzo del secolo IX)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche su FEBBRAIO

Poesie e filastrocche su FEBBRAIO – una collezione di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Febbraio
E’ febbraio un monellaccio,
molto allegro e un po’ pagliaccio
per le piazze e per le sale,
accompagna il carnevale
se fra i mesi suoi fratelli,
ve ne sono di più belli
il più allegro e birichino,
sempre è lui, il più piccino.

Febbraio
Oh febbraio piccolino,
non è vero che tu sia
proprio un mese malandrino.
Fra i tuoi giorni di bufera
e di freddo, tu ci porti
un pochin di primavera.
Se nel cielo ride il sole,
spuntan subito, sul greppo,
una primula e due viole.
Poi tu allunghi la giornata
più di un’ora e ci regali
qualche bella mascherata.
Non sei dunque malandrino,
o febbraio piccolino. (T. R. Correggi)

Febbraio
Se ti dicon, febbraietto,
che sei corto e maledetto,
non avertene per male:
è un proverbio che non vale.
Il tuo gelido rovaio,
un ricordo di gennaio,
presto viene e presto va
e paura non ci fa.
Oh, nemmen quella tua neve
ci sgomenta, così lieve
che un respiro di tepore
basta a scioglierne il rigore.
E se ancor ti coglie il gelo
e s’addensan nubi in cielo,
basta un raggio del tuo sole
a dar vita alle viole.
Poco dura la bufera
se alle porte è primavera;
non è vero, febbraietto,
che sei corto e maledetto. (F. Castellino)

Febbraio
Febbraio, bizzoso,
cattivo, cattivo,
perchè tante nubi?
Perchè tanto gelo?
Eppure nel cuore
tu sogni e racchiudi
il tenero azzurro
d’un lembo di cielo
e porti negli occhi
un raggio di sole
ch’è più luminoso
più bello che mai.
Febbraio bizzoso,
dov’è primavera?
Oh, dimmelo piano!
Tu ridi: lo sai. (G. Aimone)

Febbraio
E’ febbraio un monellaccio,
molto allegro e un po’ pagliaccio:
ride, salta, balla e impazza,
per le vie forte schiamazza
per le piazze e per le sale
accompagna il carnevale.
Se fra i mesi suoi fratelli
ve ne sono dei più belli,
il più allegro e birichino
sempre è lui, ch’è il più piccino. (M. Vanni)

Il mandorlo di febbraio
Avevo udito dire all’ortolano:
“Mandorluccio, non fare l’imprudente,
tra breve il garbinel più non si sente
e ripiglia a fischiare il tramontano.”
Avevo anch’io timore di febbraio,
mese corto e malnato, mese amaro,
ed anch’io te l’avrei voluto dire:
“Non fiorir, mandorluccio, non fiorire!”
Ma quando stamattina giù ho guardato
nell’orto in faccia al sole t’ho veduto
tutto rami d’argento tra il saluto
e il volo degli uccelli, lì incantato
t’ho detto tra di me: “Hai fatto bene!”
La bellezza è così, vien quando viene;
la bellezza non bada al tempo, o caro,
mio bianco mandorluccio di febbraio. (C. De Titta)

Febbraio
Ecco qua il più piccino,
gaio, breve, mingherlino,
tutto trilli e sonatine,
canti, balli, mascherine,
tutto frizzi ed allegria
che spumeggia e corre via.
Ecco, appena cominciato
già è passato…
In un soffio se ne va
e di tutto quel frastuono,
nulla, nulla resterà. (Hedda)

Febbraio
Se ridi, o febbraio piccino,
col sole sia pure d’un dì,
è un riso che dura pochino,
pochino pochino così.
Appena quel tanto che basta
a fare cantare le gronde
dell’acqua mutevole e casta
che lascia la neve che fonde.
Ma basta quel primo turchino,
quel po’ d’intravvista speranza
a dare una nuova fragranza
al cuore e al destino. (R. Pezzani)

La prima viola
E’ nata la prima violetta
tra la fresca erbetta
del prato
e ha detto facendo l’inchino:
“Cantate,
il bel tempo è vicino!” (B. Marini)

Vien febbraio
Vien febbraio
mese gaio
che folleggia
che passeggia
con la maschera sul viso,
con la celia, col sorriso
che fa il chiasso per le strade
mentre ancor la neve cade. (Malfatti Petrini)

Febbraio
Caro alla vita è il mese di febbraio,
che ama impazzar, folletto, per le strade
e sparge lieto in tutte le contrade
il cieco ardore del suo cuore gaio. (B. Da Osimo)

Febbraio
Nuvoli, vento, neve, acqua, tempesta!
E’ arrivato febbraio, febbraietto!
“Ah, febbraietto, corto e maledetto”
gli gridan tutti: “Vattene alla lesta!”
Corre via febbraietto e sembra dire:
“Allegri, chè l’inverno è per finire!”
E allegro per il colle e per il piano,
ora pota le viti il buon villano,
mentre le vie, le piazze cittadine,
empie un gaio vociar di mascherine. (U. Ghiron)

Febbraio
Cosa ci porti, corto febbraio?
Sì, dietro l’uscio v’è primavera
con la sua veste dolce e leggera,
col suo sorriso limpido e gaio.
Tu ci riporti le mascherine,
coi lieti giorni di carnevale;
empi di canti le gaie sale
e la tua gioia par senza fine.
C’è chi ti dice: “Febbraio amaro”
perchè, talvolta, di pioggia e neve
non sei tu il mese certo più avaro,
col tuo cappuccio di nubi, greve.
Ma cosa importa? Fresca e leggera
a te dappresso, bionda nel sole.
tutta sorriso, tutta viole,
ecco che appare la primavera. (Zietta Liù)

Febbraio
Corro lieto nel bosco
a cogliere viole:
qua e là penetra il sole;
qua e là si fa più fosco…
C’è qualche bacca rossa
sulle stecchite fratte,
odor d’erbe disfatte,
odor di terra smossa;
e al lume dell’aurora,
brina gelata e bianca.
Come farfalla stanca,
vien qualche fiocco ancora…
Ma indugia, innanzi sera,
talvolta, uno splendore
che annunzia già il tepore
di dolce primavera. (C. Allori)

Febbraio

Nè amato nè inviso
tu giungi, o febbraio:
ci mostri il tuo viso
più triste che gaio.
Sorridi talvolta,
ma è un riso di scherno
nell’aria sconvolta
dal rigido inverno.
E il timido sole
che splende non piace:
c’è sempre chi vuole
scaldarsi alla brace. (L. Ruber)

Febbraio

Il sol ruppe la neve e alla costiera
in quel giorno brillò la prima volta
un mite verde. Ed ecco, il cuore ascolta
l’uccello che promette primavera.
Respira già quest’aria cristallina
nascosta dalle foglie macerate,
la mammola. Viole son nate
nel sol di quest’angelica mattina. (R. Pezzani)

Solicello di febbraio

Solicello di febbraio
che sorridi lieve lieve,
sulle siepi e sulle case
già si liquefa la neve.
Dopo i giorni cupi e tetri
il tuo raggio com’è gaio
com’è dolce il tuo tepore
solicello di febbraio!
Tu, riscaldi i poverelli
solicello chiaro e mite
più non tremano gli uccelli
sulle piante intirizzite
e i vecchietti freddolosi
siedon già sulle panchine
mentre sciamano s’intorno
variopinte mascherine.
Solicello di febbraio
già la livida bufera
si allontana e cede il passo
alla rosea primavera;
già si schiudono le gemme
canta il passero sul tetto
solicello di febbraio
solicello benedetto! (P. Ruocco)

Speranza

C’è un grande albero spoglio
in mezzo all’orto; pare
che soffra e non si possa
coprire e riscaldare.
Vola sui rami nudi
un passero sperduto
e cinguetta più forte
in segno di saluto.
Geme l’albero: “Un tempo
fui giovane e fui bello;
candidi fiorellini
erano il mio mantello…
Il passero cinguetta:
“O vecchio albero, spera…
Si sciolgono le nevi;
verrà la primavera. (M. Dandolo)

Febbraio
Questo è febbraio: tipo di mese
corto e amaro, spesso scortese.
Folate fredde taglian la faccia,
Agli usci aperti danno la caccia;
van brontolando dentro i camini,
fermano il volo degli uccellini,
e, se furiose soffian sul mare,
lo fan di spume tutto arricciare.
Neanche un fiore sopra la terra…
E quelle rose? Sono di serra.
Forse lontano, sotto i bei cieli
del mezzogiorno, gemmano i meli,
ma a tramontana con l’aria greve
neppure l’ombra di un bucaneve.
E’ meglio quindi stare al riparo…
Questo è febbraio corto ed amaro. (G. Folgore)

Febbraio

Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante.
(V. Cardarelli)

Fine di febbraio
Un azzurro nel fosco dischiuso
ricomincia gioia ai miei occhi;
tre nubi una nube che si sfiocchi
basta anch’essa al mio amore illuso;
un barlume d’oro che piova
su zolle nerastre grasse,
è come se ricreasse
il mondo, e aprisse una vita nuova.
Stagione benigna e vivace,
che tutto è attesa e annuncio divino,
e il cuore si crede vicino
al suo vero e alla sua pace.
Domani… domani lo vedremo,
caduta la tenda oscura,
il volto della gioia più pura,
il riso del bene supremo.
(Ma domani sarà la solita festa
di sole, di turchino, di verde,
in cui la vita inebriata si perde…
E dell’anima che cosa resta?)
D. Valeri

Febbraio
Corro lieto nel bosco
a cogliere viole;
qua e là penetra il sole;
qua e là si fa più fosco…
C’è qualche bacca rossa
sulle stecchite fratte,
odor d’erbe disfatte,
odor di terra smossa;
e, al lume dell’aurora,
brina gelata e bianca.
Come farfalla stanca,
vien qualche fiocco ancora…
Ma indugia, innanzi sera,
talvolta uno splendore
che annuncia già il tepore
di dolce primavera.
(C. Allori)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Proverbi sui mesi dell’anno

Proverbi sui mesi dell’anno – una raccolta di proverbi e detti popolari sui mesi dell’anno, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Gennaio
Non c’è gallina nè gallinaccia che di gennaio l’uovo non faccia.
Epifania tutte le feste si porta via.
Gennaio asciutto, grano dappertutto.
Gennaio ortolano tutta paglia e niente grano.

Febbraio
Febbraio asciutto, erba da per tutto.
Pioggia di febbraio empie il granaio.
Chi vuol di avena un granaio, la semini in febbraio.
A Carnevale ogni scherzo vale.
A Carnevale, si conosce chi ha la gallina grassa.

Marzo
Marzo asciutto e april bagnato, beato il villan che ha seminato.
La nebbia di marzo non fa male, quella di aprile toglie il vino e il pane.
Di marzo chi non ha scarpe vada scalzo, e chi le ha le porti un po’ più in là.
Per l’Annunziata è finita l’invernata.
Se marzo non marzeggia, aprile non verdeggia.
Se marzo non marzeggia, april mal pensa.

Aprile
Aprile, dolce dormire.
Aprile freddo: molto pane e poco vino.
Aprile temperato non è mai ingrato.
Se tagli un cardo in aprile, ne nascon mille.
Aprile e maggio son la chiave di tutto l’anno.
D’aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
D’aprile non ti scoprire, di maggio vai adagio.
Aprile fa il fiore e maggio gli dà il colore.
Aprile dolce dormire, gli uccelli a cantare, gli alberi a fiorire.

Maggio
Maggio asciutto e soleggiato, molto grano a buon mercato.
Se di maggio rasserena ogni spiga sarà piena, ma se invece tira vento nell’estate avrai tormento.

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre
Tuono dell’ottobrata, bella e calma l’invernata.
Uomo di vino non vale un quattrino.
Ottobre piovoso, campo prosperoso.
A santa Riparata ogni oliva olivata.

Novembre
A novembre si lasciano campi e orti per dedicarsi più ai nostri morti.
Di novembre quando tuona è segnal d’annata buona.
Novembre bagnato, in aprile fieno al prato.
Per santa Caterina, o acqua o neve o brina.

Dicembre
Dicembre gelato non va dispezzato.
Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia.
Fino a Natale, il freddo non fa male, da Natale il là, il freddo se ne va.
Dolce invernata, poca derrata.

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche: Gennaio

Poesie e filastrocche: gennaio. Una raccolta di poesie e filastrocche sul mese di gennaio, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Gennaio
Quello lì che a stento arranca,
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito. (D. Valeri)

Gennaio
Vien gennaio
con il saio
con il fianco
tutto bianco.
Viene innanzi il vecchierello,
e via caccia il tempo bello.
Reca seco giorni brevi,
nebbie, venti, ghiacci, nevi. (C. Prosperi)

Gennaio
Io sono il primo di dodici figli,
tutto vestito di candidi fiocchi,
spargo brillanti per campi e per cigli,
porto ai camini la festa dei ciocchi.
Di ghiaccio e neve ricopro le vette
e metto al fuoco le dolci ballate. (O. Coccia)

Gennaio
Pensa a gennaio che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!
E le galline cantavano: un cocco
ecco, ecco, un cocco, un cocco per te! (G. Pascoli)

Gennaio
Entra gennaio e dal mantello grave
scuote la neve. Assiso ai focolari
narra le vecchie fiabe ai familiari.
Il vischio splende, appeso all’architrave. (B. Osimo)

Gennaio
Quando nasce
nessun mese è così gaio
come il piccolo gennaio:
lo saluta ancora in fasce,
l’allegria di San Silvestro
piena d’estro.
Del nuov’anno
egli è il primo pargoletto,
il più atteso, il prediletto,
e per questo onor gli fanno
e ciascun se lo propizia
e lo vizia.
Quanto a quello
che crescendo saprà fare,
quello è invece un altro affare:
forse porta, il bricconcello,
raffreddori, sdruccioloni
e geloni.
Strano artista,
egli fa sui vetri e i rami
candidissimi ricami
ed appende, in gaia vista,
sulle gronde e sui poggioli
i ghiaccioli.
Con la gerla
dei regali l’accompagna
la Befana, una cuccagna!
Ma lo segue poi la Merla,
che la neve reca e geli
più crudeli…
Ma si deve
confessar, siamo sinceri,
che anche il gelo ha gran piaceri:
ha battaglie con la neve,
slitte, pattini; oggidì
fin gli sci.
Dunque sia
benvenuto, sor gennaio:
non ci punga col rovaio,
ed il buon esempio dia
ai suoi undici fratelli
ridarelli! (F. Bianchi)

Gennaio
Cerchi il fuoco e porti indosso
umor nero, vento e gelo;
col tuo sguardo incanti il fosso,
col tuo fiato appanni il cielo.
Tardi il mondo in te raggiorna,
ma la sera assidua cala
silenziosa come un’ala
sulla terra disadorna.
Per il freddo che tu porti
prati e boschi sembran morti,
ma di sotto la tua neve
vita nuova il grano beve. (R. Pezzani)

Gennaio
Eccomi qua, bambini, io son gennaio
il primo di una lunga compagnia
triste, imbronciato, qualche volta gaio
voi m’incontrate spesso per la via.
Voglio aprirvi un pochino il mio fardello
nascosto sotto il candido mantello:
ghiaccio, neve contiene,
ma in fondo in fondo,
c’è come a maggio
il raggio più giocondo.

Gennaio
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
massa una madre; passa una preghiera! (Giovanni Pascoli)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche I MESI DELL’ANNO

Poesie e filastrocche I MESI DELL’ANNO – una raccolta di poesie e filastrocche a tema, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Mesi
Gennaio porta il ghiaccio sul mantello
febbraio è corto e porta freddo e neve
marzo ha con sè il tempo poco bello
aprile vien con fiori ed aria leve
maggio ha i fiori e il tempo mite
giugno fa biondeggiar le messi d’oro
luglio porta i bagni e lunghe gite
agosto al contadin porta lavoro
settembre mette il vino nelle botti
ottobre getta il seme nella terra
novembre porta le lunghe notti
dicembre abbraccia l’anno e lo sotterra.

L’anno, i mesi e i giorni
Io so, bimbo, d’un albero
che cresce in tutti i siti,
i sami suoi son dodici,
di foglie rivestiti.
Ad ogni ramo pendule
stan trenta foglioline,
addentellate al margine
da ventiquattro spine.
Trapunte d’or, di porpora,
sa un verso scintillanti,
son nell’opposta pagina
oscure e scoloranti.
Ed ogni notte staccasi
dall’albero una foglia
infin ch’ei nudo all’aria
rimane di sua spoglia.
Ma in quell’istante spuntano
le gemme a cento a cento
e i rami si ricoprono
di nuovo vestimento.
Così per anni e secoli
quella vicenda dura;
e l’albero fatidico
del tempo è la misura. (E. Berni)

I dodici fratelli
Gennaio vien tremando
col cappotto e lo scaldino
vien febbraio schiamazzando
in costume d’Arlecchino
marzo porta vento a iosa,
una rondine e due viole
porta aprile un pesco rosa
che ti desta al nuovo sole
maggio canta e da lontano,
tre usignoli fanno coro
giugno tiene nella mano
una spiga tutta d’oro
luglio porta ceste piene
di susine e pesche bionde
porta agosto due sirene
che si specchiano nell’onde
se settembre si fa bello
con tre pampini di vite
reca ottobre un gran fardello
di castagne abbrustolite
poi novembre viene stanco
per la nebbia che l’assale
vien dicembre tutto bianco
con l’abete di Natale.
Sono dodici fratelli
che si tengono per mano
tutti buoni tutti belli,
anno nuovo ti aspettiamo. (G. Noseda)

I mesi dell’anno
Gennaio porta pasqua epifania,
febbraio sciala in maschera per via,
marzo per mano tien la primavera,
aprile d’ogni verde s’imbandiera.
Maggio i giardini sogna delle fate,
giugno dispensa l’oro dell’estate,
luglio ed agosto nella gran calura
godon beati la villeggiatura.
Settembre s’affaccenda per il vino,
ottobre rompe ricci di castagne,
novembre fa canute le montagne,
dicembre esulta davanti al Bambino. (I. Drago)

I mesi dell’anno
Gennaio mette ai monti la parrucca,
febbraio grandi e piccoli imbacucca;
marzo libera il sol di prigionia.
April di bei color gli orna la via;
maggio vive tra musiche d’uccelli,
giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
luglio falcia le messi al solleone,
agosto, avaro, ansando le ripone;
settembre i dolci grappoli arrubina,
ottobre di vendemmia empie la tina;
novembre ammucchia aride foglie in terra,
dicembre ammazza l’anno e lo sotterra. (A. S. Novaro)

I mesi dell’anno
Gennaio porta gelo e nevicate,
febbraio grandi balli e mascherate,
marzo arriva col vento e le viole,
aprile ha l’erba per le capriole.
Maggio ci dà le rose profumate,
giugno le spighe dal bel sol dorate,
luglio ha le trebbie e sempre gran lavoro,
agosto buone frutta rosse e d’oro.
Settembre mette l’uva giù nel tino,
ottobre cambia il mosto in un buon vino,
novembre butta giù tutte le foglie,
dicembre per il fuoco le raccoglie. (O. Turchetti)

I mesi
Aprendo la sua porta
gennaio tira tira.
Febbraio gamba corta,
lo segue e gira gira.
Va marzo pazzerello
col vento nel cestello.
E sparge i fiori aprile,
sì gaio e sì gentile.
Il maggio par che voli
fra rondin e usignoli.
Poi giugno va beato
di spighe inghirlandato.
E luglio porta il sacco
di candida farina.
Agosto ha la sua sporta
di frutta sopraffina.
S’aggirano settembre
e ottobre dentro il tino.
E mesto va novembre
coi fiori e il lumicino.
Dicembre chiude l’anno
in una stanza oscura.
Ma, furbo, capodanno,
vi scopre una fessura.
Gennaio fa passare
per poi ricominciare
il giro giro tondo
che dura quanto il mondo. (F. Manisco)

Girotondo di dodici fratelli
Girotondo, girotondo!
Quanti sono? Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca,
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito.
Tien per mano il più piccino
della schiera e il più furbetto;
febbrarin carnevaletto,
detto pure il ventottino.
Lo vedete quant’è buffo
nel vestito d’Arlecchino,
lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?
Un sentore di viole…
ecco marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello
ricci al vento e viso al sole.
E’ una gioia rivederlo;
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina appresso un bimbo
dolce, pallido, gentile.
Pratolino, ovvero aprile,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro quel biondino.
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
Maggio, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti;
benedici tutti quanti
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco al tuo posto
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli
buoni: giugno, luglio, agosto.
Nudi sono come l’aria,
ma ciascun porta un suo fregio:
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria,
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti;
spighe, il terzo, barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
Ma quest’altro, avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
E’ settembre, occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malia,
ch’ha il profumo del cotogno…
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo, ed è gioconda
la canzon ch’odo cantare:
“Sangue chiaro e sangue fosco
dà la vigna, e noi beviamo
l’uno e l’altro, e salvi siamo!”
Matto ottobre, ti conosco.
Ahi, quei due che vengon ora,
musi lunghi, brutta cera
da ammalati, veste nera
ci predicon la malora!
Tien novembre un ramo secco
all’occhiello del gabbano,
e dicembre nella mano
più non porta che uno stecco.
Nei tasconi del loro saio
racan freddo e amare pene…
Ma vedete, ora chi viene?
Di bel nuovo è qui gennaio…
Girotondo, girotondo,
sono dodici ragazzi,
buoni e tristi, savi e pazzi:
e nel mezzo è il vecchio mondo. (D. Valeri)

I mesi dell’anno
Gennaio porta il ceppo e la Befana
febbraio carnevale e tramontana;
marzo le pratoline e le viole;
le rondinelle aprile e il dolce sole;
salutan maggio gli uccellini in coro;
giugno ha tra il fieno lucciolette d’oro;
luglio è biondo di grano al solleone;
agosto porta frutte dolci e buone;
settembre ha l’uva d’oro e di rubino,
ottobre poi la pigia dentro il tino;
novembre porta i fiori al camposanto,
dicembre culla i semi sotto il manto. (E. Bossi)

I mesi dell’anno
Vien gennaio freddoloso
con la barba di ghiaccioli
sotto il ciel cupo e nevoso.
I suoi undici fratelli
son febbraio, marzo, aprile,
maggio, giugno, luglio, agosto,
poi settembre il più gentile
ed ottobre col suo mosto
ed infin novembre brullo
e dicembre ultimo nato
che riporta nel cuore di ognuno
il bambino tanto sognato.
Che simpatica famiglia
reca sotto il suo mantello!
Nessun mese si somiglia
e a suo modo ognuno è bello.

I mesi dell’anno
Gennaio infreddolito
chiamò febbraio intirizzito
marzo, il burlone
svegliò aprile dormiglione.
Maggio aprì i suoi fiori
giugno uscì coi suoi colori,
luglio portò calura,
agosto recò l’arsura,
settembre andò al mare
e non aiutò ottobre a vendemmiare.
Vicino al camino novembre
aspettava l’ultimo, dicembre.

I mesi dell’anno
Va a sciare il buon gennaio
veste in maschera febbraio
marzo ha tante rondinelle
d’april piove a catinelle
con le rose giunge maggio
con le spighe giugno il saggio
ci fa luglio soffocare
si riposa agosto al mare
a settembre piace il mosto
ha già ottobre a scuola un posto
con le nebbie vien novembre
gioia e feste canta dicembre.

I mesi dell’anno
Dice gennaio: chiudete l’uscio
dice febbraio: io sto nel mio guscio
marzo apre gli occhi e inventa i colori
aprile copre ogni prato di fiori
maggio ti porge la rosa più bella
giugno ha nel pugno una spiga e una stella
luglio si beve il ruscello d’un fiato
sonnecchia agosto all’ombra sdraiato
settembre morde le uve violette
più saggio ottobre nel tino le mette
novembre fa di ogni sterpo fascina
verso il presepe dicembre cammina.

I mesi dell’anno
I bimbi lo sanno
che i mesi dell’anno
tra grandi e piccini
son dodici in tutto.
Se ognuno ha il suo fiore
se ognuno ha il suo frutto
nessuno è tra loro
più bello o più brutto.
Son tutti fratelli
ognuno ha un mestiere
chi cura i piselli
chi porta un paniere
chi pota, chi innesta,
chi ara, chi miete,
chi porta una brocca
di acqua a chi ha sete;
chi versa uno scroscio
di pioggia lucente.
Nessuno sta in ozio
guardando la gente.
Più bella famiglia
nessun vedrà mai.
Son dodici mesi,
e tutti operai. (R. Pezzani)

Girotondo dei dodici mesi
Girotondo sul nevaio
con gennaio e con febbraio
e per marzo pazzerello
girotondo con l’ombrello.
Girotondo al campanile
con la Pasqua dell’aprile
e per maggio ciliegino
girotondo col cestino.
Giugno ai campi, luglio al mare
girotondo da sudare.
Fugge ai monti agosto in fretta
girotondo sulla vetta.
Con settembre ottobre vola
girotondo per la scuola
e novembre, ecco, è già qui
girotondo con gli sci.
Poi, vestito di Natale,
fa dicembre il gran finale
e saluta capodanno
girotondo tutto l’anno.

I mesi
Cari amici il tempo vola
vanno i mesi a malincuore
presto giugno mietitore
verrà a chiudere la scuola
a trovare sotto il sole
fra boschetti, prati, aiuole,
ecco luglio un po’ monello
con agosto suo fratello.
Porteranno tanti doni
profumati, freschi, buoni!
Poi settembre canterino
farà festa nel vigneto
ed ottobre ancor più lieto
pigerà l’uva nel tino.
Oh, davvero il tempo vola
bimbi miei, si torna a scuola!
Di novembre poverello
parleranno le castagne
poi dicembre vecchiarello
stenderà sulle montagne
un gran manto di candore
darà gioia ad ogni cuore
e in un canto di bontà
anche l’anno finirà.

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Poesie e filastrocche INVERNO

Poesie e filastrocche INVERNO – una collezione di poesie e filastrocche sull’inverno, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Inverno
Silenzioso vieni e silenzioso vai,
o mesto inverno, che nessuno invoca.
Quando già freddo il vento della corsa
trova ancora una voce tra le piante,
e piangono lacere le foglie,
ancora non ci sei
se pur t’appressi.
E quando il primo sole un bel mattino
rischiara il cielo,
e svaniscono i cristalli della brina,
più non ci sei
se pur da poco andato.
Vieni e vai nessuno ti saluta.
Addio, autunno! Ben torni, primavera!
Sono le voci che odi al tuo passare. (G. G. Moroni)

Inverno lungo
Per un raggio di sole non è
lo sgelo.
Ancora l’intrico pallido
delle ombre
è l’unico ornamento della terra
sotto gli alberi nudi.
In Norvegia, ora, sul ghiaccio
danzano i bimbi, vestiti
di panno rosso;
con le lame dei pattini disegnano
fiori d’argento
su quella che fu
acqua oscura. (A. Pozzi)

Un dolce pomeriggio d’inverno
Un dolce pomeriggio d’inverno, dolce
perchè la luce non era più che una cosa
immutabile, non alba né tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là fuori del mondo.
Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano, innumerevoli, gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggere e belle
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre più in alto volavano mai stanche.
Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c’era più una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d’un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l’angelo che a te mi conduce. (C. Betocchi)

L’inverno e il poeta
Neppure il più pallido segno
ci resta dei mesi di sole!
La terra è uno squallido regno
che pesa sul cuore, che duole.
In ogni collina c’è un serto
di brume diffuse, stagnanti;
il cielo è un immenso deserto:
né voli, né trilli, né canti.
Eppure nella morsa del gelo
qualcosa sorride al poeta:
è un esile, povero stelo
di grano su zolla di creta.
Guardando quel tenero verde
L’artista ritorna contento
e già quel gran mare si perde
di messi cullate dal vento… (E. Ottaviani)

Inverno
Dei purziteri
ne le vetrine
xe verdoline
le ulive za;
ghe xe le renghe
bele de arzento
e sufia un vento
indiavolà:
cattivo inverno
ecote qua!
Dei salumieri
nelle vetrine
son verdoline
le olive già;
ci son le aringhe
belle d’argento
e soffia un vento
indiavolato:
cattivo inverno
eccoti qua! (V. Giotti)

Così viene l’inverno
Il cielo è grigio e freddo,
il passerotto pigola sul tetto.
Dalle sue piume scuote un che di lieve,
un batuffolo bianco, presagio della neve.
Oltre i vetri su cui si appanna il fiato,
il giardino si è tutto addormentato.
I rami sono spogli, nude sono le aiuole,
cui più non giunge il caldo raggio del sole.
Così viene l’inverno silenzioso
come un lupo che scende giù dai monti.
Ulula, a notte, ed empie gli orizzonti
(mentre la terra dorme muta e stanca)
d’un grigio sfarfallio che tutto imbianca. (F. Penna)

Sole d’inverno
Che dolce tepore! Che lieve carezza!
Lo sento che un poco di questa dolcezza
mi scende nell’animo, tutto m’invade.
E vedo nel sole un bel sogno di strade
aperte sui campi già verdi, già nuovi,
un cheto occhieggiare di gemme tra i rovi…
E il cuor si rallegra. Fra poco il susino,
il pesco, il ciliegio, fra poco, al turchino
del cielo alzeranno le rame odorose?
Io credo che presto verranno le rose
di macchia e le primule, e tutte le aiuole
saranno fiorite. Che gioia di sole!
Ma presto, freddissimo, un brivido passa
nel cielo già spento, e una nuvola bassa
nasconde l’azzurro, già tetra, già greve…
Ed ecco, nell’aria, è un presagio di neve. (A. Novi)

Inverno
Terra nera, nubi oscure
cielo freddo, pioggia, brina
già l’inverno s’avvicina
bacche rosse sulle siepi
passerotti infreddoliti
i bei giorni son finiti!
Sotto il tetto un nido vuoto
rondinella pellegrina
sei partita stamattina
guardo e aspetto. Quando torni
rondinella bianca e nera
tornerà la primavera.

Il gatto inverno
Ai vetri della scuola, stamattina,
l’inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
le case fa sparire
e ricomparire;
con le zampe di neve, imbianca il suolo
e per la coda ha un ghiacciolo…
Sì, signora maestra,
mi sono un po’ distratto:
ma per forza, con quel gatto,
con l’inverno alla finestra
che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta
per allegri sentieri.
Invano io li richiamo:
si saranno impigliati in qualche ramo spoglio;
o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti,
fingono d’esser merli e passerotti. (G. Rodari)

L’inverno è qui
… e già biancheggia il capo alle montagne,
cadon le foglie, l’aria è fredda e bruna…
Il triste inverno sarà qui tra poco:
chiudi ben l’uscio e fatti accanto al fuoco. (P. Fornari)

L’inverno
L’inverno ritorna ad ogni giro di anno
e ha la sua ghirlanda di ghiaccioli e
di neve, la sua corona di stellette e
di leggende, le sue poesie e le sue
canzoni, il suo fascino e la sua bellezza. (N. Salvaneschi)

Mattino d’inverno
Nasce il giorno e non trova
che pagliuzze nell’orto,
e fogli secche e gialle,
e un vecchio albero morto.
Che tristezza, che squallore!
Non più voli di farfalle
tra gli albicocchi in fiore;
e sulla quercia enorme,
non più nidi, non più foglie…
Nasce il giorno, e non trova
che poche rame spoglie
e la terra che dorme (M. Castoldi)

Che cosa c’è nell’inverno
Oltre la pioggia irosa
con il suo gioco alterno
del batti e ribatti,
nel cuor dell’inverno
c’è un’altra cosa.
Oltre la neve che posa
coi fiocchi gelati
sui monti e le valli,
sugli alberi e i prati,
c’è un’altra cosa.
…C’è quella dolce cosa
che si chiama speranza,
e al di là della nera
nuvolaglia che avanza,
vede la primavera
color di rosa. (M. Mundula)

Com’è dolce
Com’è dolce, com’è dolce ascoltare delle storie
delle storie dei tempi passati
quando i rami degli alberi son neri
quando la neve è fitta e pesa sul suolo gelato. (A. De Vigny)

Inverno
Avanza, il vecchio inverno,
con passo lento e stanco,
coperto fino ai piedi
da un manto tutto bianco.
E porta freddo e gelo,
un cielo bianco e greve,
per l’aria fa danzare
la fredda e bianca neve.
Ghiaccioli di cristallo
ci dona a profusione
fa i passeri volare
sull’aia e sul verone.
Fa stare la nonnetta
accanto al caminetto
e, mentre lei sferruzza,
le fusa fa il micetto.
E i bimbi birichini?
Sul ghiaccio lieti vanno,
oppure con la neve
fantocci o palle fanno. (D. Vignali)

In casa d’inverno
Fra poco la pioggia ed il vento
faranno più caldo il tuo nido.
E’ dolce restare là dentro,
allora che il tempo è malfido.
La lampada sopra la mensa
diffonde soave la luce;
e mentre si studia e si pensa,
vicina è la mamma che cuce.
La stufa di terracotta,
nell’angolo del tinello,
scoppietta, scintilla, borbotta
dall’occhio del rosso fornello.
Il pendolo suona le ore;
anch’esso ti fa compagnia,
col tac tic tac del suo cuore,
mentre la sera s’avvia.
Oh, quanto d’amore è pervasa,
d’inverno, la voce di casa! (V. Seganti Pagani)

Inverno
L’inverno tessitore
appende ai rami trine
finissime, le brine
di fil d’argento.
L’inverno è uno scultore:
la neve fa, sul tetto,
un monumento.
Ed è anche musicista,
e, sulla tramontana,
ci fischia la più strana
sua sinfonia.
Sportivo, fa una pista
d’ogni campo di neve
per lo slittino
e per chi scia.
Ci offre, da cuoco esperto,
le caldarroste d’oro,
fragranti nella loro
corteccia nera.
Doni preziosi, certo,
e molto anch’io t’ammiro…
ma nel mio cuor, sospiro
la primavera. (Puck)

Lo scricciolo
Uno è rimasto, il più piccino,
di tanti uccelli volati via,
un batuffolo di piume
che non sa malinconia;
un batuffolo irrequieto
tra i rametti della siepe,
così piccolo che pare
un uccello del presepe.
Vispi occhietti, alucce lievi,
un codino impertinente,
così gaio e spensierato
che può vivere di niente.
(Graziella Ajmone)

Stornelli d’inverno
Fior di collina,
son cadute le foglie ad una ad una,
e l’erba è inargentata dalla brina.
Fior di tristezza,
i rami son stecchiti e l’erba vizza;
par fuggita dal mondo ogni bellezza.
Fior freddolino,
potessimo vedere un ciel sereno
e un raggio d’oro splender nel turchino!
Fior di speranza
sotto la neve c’è la provvidenza
che lavora per noi; c’è l’abbondanza. (D. Valeri)

Gratitudine
Fiocca la neve: ed ecco un uccellino
cade leggero sul deserto manto:
è tutto intirizzito, poverino,
e com’è triste il tenero suo canto!
Ho tanta fame. Invano, pigolando
cerca del cibo, e spera di trovare
qualcosa che lo possa riscaldare,
e sulla neve stanco va cercando.
Al mesto cinguettio, un ragazzetto
sbriciola il pane sopra l’impiantito.
Ora saltella e canta l’uccelletto
ringraziando così chi l’ha nutrito.
(Adalgisa Manenti)

Invernale
Sui monti la neve
le case e la pieve,
le strade ed i prati
ha già trasformati.
Or tutto è diverso;
io vago disperso;
è dolce l’incanto,
se dura quel bianco.
Son curve le piante:
la neve è pesante…
pesante che casca
qua e là da una frasca.
Non s’ode rumore.
Un grido vi smuore.
Un cenno di fumo…
due orme. Nessuno. (G. Consolaro)

Inverno
Muta il cielo,
muta il vento.
Che gran brivido!
S’increspa
verde – argento
tutta l’acqua.
Sono tutti un sol tremore
gli alberelli
miserelli.
Dalla grande nube oscura
ora vien la tramontana…
C’è per tutta la campagna
il silenzio e lo squallore.
Gli insettucci, ad uno ad uno,
son spariti sotto terra.
Le formiche hanno sbarrato
il portone ai formicai.
Fin la talpa s’è rinchiusa
nel salone delle feste,
disturbata un pochettino
dal buon tasso, suo vicino,
suo compagno di ritiro,
che, in pelliccia giallo scura
tondo tondo
grasso grasso
russa e russa
come un ghiro. (L. Galli)

Nonno inverno
Chi ti ha insegnato a ricamare
di bianche trine gli alberi spogli,
a disegnare giori di gelo,
a far cadere fiocchi dal cielo?
Hai un mantello ch’è senza pari,
proprio tessuto dalle tue mani,
soffice, lieve, immacolato;
in esso celi le case e il prato,
i colli e i monti, poi me lo presti
ed io vi affondo in allegria.
Oh nonno inverno, chi t’ha racchiuso
nel vecchio cuore tanta poesia? (G. Aimone)

Mago gelo
In silenzio, tutto solo,
sotto un cielo di stellato,
questo notte Mago Gelo
dappertutto ha lavorato.
Ha disteso sulla gronda
un merletto inargentato;
lungo il rivo, sul laghetto,
un cristallo smerigliato.
Ha bloccato, in un istante,
la graziosa cascatella
e le ha tolto all’improvviso
il suo canto ed il suo riso.
Ha ghiacciato gli zampilli
della vasca del giardino
in un modo così vario
da formarne un lampadario.
Ha donato alle fontane
frange e pizzi senza uguale
e candele come quelle
che ci sono in cattedrale. (L. Zoi)

Mattino d’inverno
Nasce il giorno e non trova
che pagliuzze nell’orto,
e foglie secche e gialle,
e un vecchio albero morto.
Che tristezza, che squallore!
Non più voli di farfalle
tra gli albicocchi in fiore;
e sulla quercia enorme,
non più nidi, non più foglie…
Nasce il giorno, e non trova
che poche rame spoglie
e la terra che dorme.
(M. Castoldi)

Pomeriggio d’inverno
Alza la nota sua, timida e breve,
lo scricciolo di mezzo alla prunaia:
a tratti di lontano un cane abbaia
e qualche falda in aria ondeggia lieve…
Qualche labile falda, in preda al vento,
discende in un suo molle ondeggiamento…
qualche labile falda… uggiola il cane;
sale il pianto negli occhi e vi rimane.
(N. Neri)

Inverno
Silenzioso vieni e silenzioso vai,
o mesto inverno che nessuno invoca.
Quando, già freddo, il vento nella corsa
trova ancora una voce tra le piante,
e piangono lacere le foglie,
ancora non ci sei
se pur t’appressi.
E quando il primo sole un bel mattino
rischiara il cielo,
e svaniscono i cristalli della brina,
più non ci sei,
se pur da poco andato.
Vieni e vai e nessuno ti saluta.
Addio autunno! Ben tornata primavera!
Sono le voci che odi al tuo passare.
(G. G. Moroni)

Inverno
Autunno, ancora ti cercai stamane
senza trovarti: te n’eri partito
coi piedi rossi di mosto,
rigato di pioggia sottile,
senza un canto o un grido.
L’ora del giorno t’inseguì per poco
dal campanile del convento dove
le sorelle pregavano per tutte
le stagioni d’Iddio: ma non volgesti
neppure il capo. E dopo,
l’acqua cadde a rovesci, a schianti, a rombi
e fu inverno…
(F. M. Martini)

L’inverno nel villaggio
Scende dal bosco il vecchio campagnolo
col suo fascio di legna sulle spalle.
Candido è il monte, candida è la valle,
tutto di bianco s’è coperto il suolo.
C’è qualche traccia sulla neve intatta:
gente che è andata, gente che è venuta,
è fioca la campana e l’aria è muta;
gemono gli uccellini nella fratta.
Dalle finestre della casa, in fondo
al borgo, i bimbi, col nasino al vetro,
guardano il vecchio e le sue tracce dietro…
unico segno di lavoro al mondo.
Ma appena un poco il cielo si dirada
e ride il sole su tutto quel bianco,
appaiono i fanciulli in lieto branco
e far guerra di palle sulla strada.
E, mentre stan giocando allegri e fieri,
c’è un babbo silenzioso presso il fuoco:
le bestie al chiuso… si lavora poco…
e tutto questo gli dà gran pensieri.
(F. Socciarelli)

I passeri
E allorchè la notte cala
tanto fredda e tanto oscura
e la tramontana fischia
così forte che impaura,
al capino sotto l’ala
giunge solo il lamentio
degli alberi gementi:
sotto i tegoli, sgomenti,
se ne stanno i passerotti:
se ne stan rabbrividendo
col capino sopra il core
che ora batte e trema forte
di paura, di dolore.
Ma che importa
tutto questo
se doman risplende il sole?
Torneran nel nuovo giorno,
torneranno a saltellare
a giocare
folleggiare
e così
finchè una notte
verrà il gelo e nel sopore
fermerà con le sue dita
pur quel piccolo tremore. (L. Galli)

Inverno
O nonno inverno, sei già arrivato?
Anche quest’anno, triste e pensoso,
nel bianco letto sei ritornato,
nonno, dal greve manto nevoso?
Poveri nidi senza nidiate,
povere piante nude di foglie,
nel ciel di piombo stanno levate,
le braccia vostre, di rami spoglie!
Ma la gran fiamma guizza e saltella
nell’ampia cappa del focolare…
Dice la nonna la sua novella
lunga, assai lunga da raccontare.
“C’era una volta…” Ma le bruciate
sgricciano liete dentro nel guscio…
“C’erano mille candide fate…”
“Ma è freddo nonna, rinserra l’uscio!”.
Alta è la neve. “C’era una volta
tra quelle fate una regina
pallida e bionda”. Un bimbo ascolta,
ma l’altro ciondola la testolina.
E nonno inverno fuor dalla casa,
il suo gran sacco di neve stende,
l’ampia nottata n’è tutta invasa.
Sui bimbi in estasi il sonno scende (D. Maria)

Dialogo d’inverno
“Dicembre, sulla terra perchè tanto squallore?”
“Ma guarda su nel cielo, la stella dell’amore!”
“Gennaio, sul tuo bianco mantello che rimane?”
“Ma sotto dorme il dolce tesoro del tuo pane!”
“Febbraio, perchè giochi col gelo e la bufera?”
“Ma poi, morendo, lascio a te la primavera.” (A. Barocchi)

Inverno
Non c’è fiore, non c’è una foglia,
negli squallidi giardini;
tranne i gravi, antichi pini,
la campagna è muta, spoglia.
Fra gli spini ardui contorti,
non un passero che trilli:
gli uccelletti, i bruchi, i grilli
son partiti o sono morti.
Ma nel freddo raggelante
c’è qualcosa di gentile
sognan già l’amico aprile
gli occhi chiusi delle piante. (M. Carrera)

Poveri passeri!
Il vento soffia,
la neve cade,
son bianchi i tetti,
bianche le strade.
Tutte le erbe
sono gelate,
poveri passeri,
voi, come fate?
Il cielo è bigio,
la neve è bianca;
son spogli gli alberi,
la terra è stanca.
Lungo è l’inverno,
breve è l’estate;
poveri passeri,
voi, come fate? (Bruno Vaccari)

Speranza
C’è un grande albero spoglio
in mezzo all’orto; pare
che soffra e non si possa
coprire e riscaldare.
Vola sui nudi rami
un passero sperduto
e cinguetta più forte
in segno di saluto.
Geme l’albero: “Un tempo
fui giovane e fui bello,
candidi fiorellini
erano il mio mantello”.
Il passero cinguetta:
“Vecchio albero, spera,
si sciolgono le nevi,
verrà la primavera!” (M. Dandolo)

Inverno
Ho pensato: che meraviglia
ha fatto Dio con l’inverno
spogliando gli alberi
e lasciandoci ammirare
forme e profili.
Quanta libertà
al cielo in tempesta.

Nonnino Inverno
Nonnino Inverno, che mi racconti
una fiaba tutta candore
chi t’ha messo nel vecchio cuore
tanti sogni, tanta poesia?
Chi t’ha insegnato a ricamare
di bianche trine gli alberi spogli
a disegnare fiori di gelo
a far cadere fiocchi dal cielo?
Hai un mantello ch’è senza pari
proprio tessuto dalle tue mani
soffice, lieve, immacolato
in esso celi le cose e il prato,
i colli e i monti, poi me lo presti
e io vi affondo in allegria.
Oh nonno Inverno, chi t’ha racchiuso
nel vecchio cuore tanta poesia? (G. Ajmone)

Inverno
Quando piove lento lento
e fa freddo, e tira il vento
nella casa sta il bambino
nel suo nido l’uccellino
nella cuccia il cagnolino
presso il fuoco il bel gattino
il ranocchio, senza ombrello
sotto un fungo sta bel bello.

Inverno
Scura è or la terra
e il buio ci pervade
ma nel mio cuor si serba
una luce che non cade.
Accesa la terrò
forte, buona e bella
e tranquillo aspetterò
che nel cielo sia una stella.

Inverno
L’albero brullo
dice al fanciullo
ora son brutto
non ho più frutto,
ma il duro inverno
non dura eterno.
Rinverdirò,
rifiorirò.

Ecco l’inverno
Freddoloso, imbacuccato
ecco l’inverno che è arrivato.
Sulle spalle egli ha un saccone
Che ci porti, buon vecchione?
Porti feste? Allegria?
Una lieta compagnia?”
Della stanza nel tepore
ben di cuore
vorrei darti il benvenuto;
ma se penso ai poveretti
il mio labbro resta muto.
Folleggianti in danza lieve
son nell’aria tanti fiocchi;
quanti fiocchi! Quanta neve!
Questo bianco abbaglia gli occhi
lietamente non si lagna
la campagna
chè il buon chicco, chicco d’oro,
che racchiude il gran tesoro
sottoterra è riparato
e lì giace addormentato.
Dorme e sogna.
“Oh, verrà la stagion buona
verso il cielo
drizzerò il mio verde stelo
e poi, grato,
verso quei che han lavorato
pel domani
darò tanti biondi pani. (C. Fontana)

Inverno
Le papere mettono i pattini
per andare sulle lastre ghiacciate,
Ma dove li han presi quei pattini,
se ricche non sono mai state?
Li ha fatti per loro un esperto
e poi glieli ha regalati
in cambio di un loro concerto.

Inverno
Io ringrazio con tutto il mio cuore
per le cose che danno calore
per i fuochi ardenti e i guanti di lana
che scaldano nella fredda tramontana
per gli abiti invernali, i giochi da giocare
quando si può sulla neve scivolare
e ringrazio per il mio letto amato
quando il gelido giorno se n’è andato.

Cantilena invernale
Un legno non fa fuoco
e due ne fanno poco;
con tre fai un fuocherello,
con quattro l’hai più bello.
Che, se poi tu ci metti
del bosco due ciocchetti,
che vivida fiammata,
oh, che bella vampata!
Che soave calore
che ti consola il cuore!
E salgon le faville
al cielo a mille a mille
a cercar le stelline,
lontane sorelline. (E. Graziani Camillucci)

Inverno
Bianco inverno, che ci porti?
Sulla terra ogni mattina,
nebbia o neve, ghiaccio o brina.
Ma per voi bambini buoni,
guanti, scarpe, calzettoni,
bei mantelli coi cappicci
caldi e morbidi lettucci;
e regali sul guanciale
per la notte di Natale. (R. Rompato)

Inverno
Oh, che gioconda fiamma
guizza nel caminetto!
Ride il babbo, la mamma
vi bacia e stringe al petto;
e bambole e balocchi
fan tutti un’allegria. (G. Mazzoni)

Dietro i vetri
Che freddo questa mattina!
I vetri coperti di brina
invitano ai ghirigori;
“Facciamo una bella cortina
con stelle, casupole e fiori!”
I prati son tutti gelati,
ma, dietro i vetri appannati,
non temon del freddo i rigori
e stanno, con gli occhi incantati,
estatici tre spettatori.
Tre bimbi che stanno a guardare
il vecchio inverno arrivare. (V. Seganti Pagani)

I doni dell’inverno
E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
“Un fastel d’aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve, neve a fiocchi,
e ghiaccioli grossi un dito”. (A. S. Novaro)

L’inverno
Signori miei, son qua!
Sono il solito inverno
che ripiglia il governo
finchè la primavera tornerà.
Non porto novità:
con la solita neve
comincerò tra breve
a decorare paesi e città.
In rosso tingerò
ogni punta di naso;
non fate proprio caso
se qualche volta vi pizzicherò! (L. Schwarz)

Buon vecchione
Freddoloso,
imbacuccato
ecco Inverno ch’è arrivato.
Sulle spalle egli ha un saccone..
“Che ci porti, buon vecchione?
Porti feste ed allegria
nella lieta compagnia?
Della stanza nel tepore
ben di cuore
vorrei darti il benvenuto;
ma se penso ai poveretti
il mio labbro resta muto”.
Folleggianti in danza lieve
son nell’aria tanti fiocchi:
quanti fiocchi, quanta neve!
Quanto bianco abbaglia gli occhi! (C. Fontana)

La fredda stagione
Non mi piaci, o freddo inverno,
che ci tieni qua in prigione,
dove il giorno sembra eterno:
fuggi, perfida stagione!
Senza i fiori e la verdura
sembra morta la natura.
Più non canta il vago uccello,
trema e soffre il poverello.
Ma la mamma sa le fole
e ci chiama attorno a sè
con le magiche parole:
“Una volta c’era un re…”
Poi ritornano il Natale,
la Befana, il Carnevale;
ognuno d’essi reca un dono:
freddo inverno, ti perdono! (A. Cuman Pertile)

Lo scricciolo
Uno è rimasto, il più piccino,
di tanti uccelli volati via;
un batuffolo di piume
che non conosce malinconia;
un batuffolo irrequieto
tra i rametti della siepe,
così piccolo che pare
un uccello da presepe.
Vispi occhietti, alucce lievi,
un codino impertinente,
così gaio e spensierato
che può vivere di niente.
Nella campagna tacita, bianca,
che il gelo tiene prigioniera,
pare la nota dimenticata
d’una canzone di primavera.
Sempre gaio, sempre lieto,
senza timore del domani,
pare un bimbo poverello
che tiene la gioia nelle sue mani. (G. Ajmone)

Inverno
Il cielo ha spiegato un sudario
candido sopra il mondo.
Distende a croce le braccia
l’albero solitario.
La terra pare che giaccia
in sonno tanto profondo
che somiglia a una morta
con quel sudario addosso,
con quella pianta storta
che tende i suoi rami d’osso.
E ci vien da pensare
che forse né sole né grida
la possano richiamare
un’altra volta alla vita.
(Giuseppe Porto)

In montagna
Triste quella casetta
dimenticata in vetta
a quel monte lontano,
spogliato d’ogni erbetta,
d’ogni segnale umano.
(da Note di Samisen)

L’inverno
Inerte e silenziosa
dorme la terra avvolta in bianco velo,
ed il ruscello riposa
muto tra i sassi, prigionier del gelo.
Il gelido rovaio
soffia dai monti e nei camini è greve;
non più vezzoso e gaio
svolazza l’uccellin dentro la siepe.
Pendon dai brulli rami
innumeri ghiaccioli, mentre le brine
disegnano ricami,
frange, nastri, gale e trine.
E tutto è calma e oblio,
non più canti nei campi o in vigna sento;
non più sono presenti
sui colli e i prati a pascolar gli armenti.
Ma più ringiovanita
la terra sorgerà dai suoi torpori;
un dì novella vita
avrà con nuovi frutti e nuovi fiori.
(A. Rossini)

L’inverno
Di notte
nell’ultima notte,
è sceso il sipario
sulla festa di autunno.
Solo una traccia
di foglie rosse
fradice e morte
nel fango
rimane
dell’orgia pagana
piena di colori
e di luci
piena di voluttuosi profumi
di bagliori ardenti
e talvolta
nell’estasi romantica
dell’alba
e nel tramonto,
anche
piena di brividi.
Incantevole sempre
nell’opulenza
della sua sfatta bellezza.
Ora un pallido dole
avvolge
la religiosa maestà
dell’inverno.
Gli alberi nubi
tremano
nell’aria cristallina.
Solo i pioppi
svettano ancora nel cielo
con le chiome d’oro,
d’oro fino,
trasparente.
Mossi dal vento
piovono sulla terra
scudi d’oro
che nella terra
si dissolvono
per rivivere
al primo soffio
di primavera.
(M. Battigelli)

L’inverno viene
Com’è triste il pianto dell’autunno
dell’autunno che muore!
Spento ormai è il canto
sulle labbra del pastore…
Or la nebbia stanca
si distende sulla terra
e la neve imbianca
le alte cime della sierra.
Solitario fiore
vuoi tu dirmi le tue pene?
Muto è il tuo dolore,
ben lo so: l’inverno viene.
(antico motivo asturiano)

L’inverno
Viene a gran passi l’inverno
col suo lungo barbone di neve
E, camminando, la barba gli cade
spargendosi in candidi fiocchi.
E il suo fiato affannoso di vecchio
di muta in vento che soffia gelato.
Ogni capello che pergde per via
gli si raggruma in gocce di brina
o in filamenti sottili di pioggia.
Eppure il vecchio conduce con sé
un alberello bello di Natale
che porta un po’ di gioia nelle case;
e non importa se fuori fa freddo!
(G\. Serafini)

Paesaggio invernale
Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo via via.
Le candide strade si fanno più zitte:
le stanza raccolte, più intente.
Rintoccano l’ore. Ne vibra
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sopra gli alari, lo schianto d’un ciocco
che in lampi e faville rovina.
In niveo brillar di lustrini
il candido giorno l fuori s’accresce,
divien sempiterno infinito.
(R. Maria Rilke)

Inverno lungo
Per un raggio si sole non è
lo sgelo.
ancora l’intrico pallido
delle ombre
è l’unico ornamento della terra
sotto gli alberi nudi.
In Norvegia, ora, sul ghiaccio
danzano i bimbi vestiti
di panno rosso;
con le lame dei pattini disegnano
fiori d’argento
su quella che fu
acqua oscura.
(A. Pozzi)

Gli uccelli aspettano, d’inverno, davanti alla finestra
Io sono il passerotto.
Bimbi, il mio tempo muore.
E sempre vi ho chiamati nell’anno che è passato
quando tornava il corvo tra i cespi d’insalata.
Una piccola offerta, per favore.
Passero, vieni vicino.
Passero, un chicco per te.
E tante grazie per il tuo lavoro!
Io sono il picchio.
Bimbi, il mio tempo muore.
Picchio tutta l’estate e dove arrivo
col becco, spare ogni insetto nocivo.
Una piccola offerta, per favore.
Picchio, vieni vicino,
Picchio, un bruco per te.
E tante grazie per il tuo lavoro!
Io sono il merlo.
Bimbi, il mio tempo muore.
Ed ero io a cantare nel grigio dei mattini
quanto durò l’estate, dall’orto dei vicini.
Una piccola offerta,  per favore.
Merlo, vieni vicino.
Merlo, un chicco per te.
E tante grazie per il tuo lavoro!
(B. Brecht)

Contentarsi di poco
Dal gelido fogliame
spicca il volo il pettirosso:
ha tanto freddo addosso,
e tanta fame…
E vola, vola
fino al ruscello
ove un solicello
fioco fioco
lo scalda, un poco,
e lo consola.
Ora si mette a cercare
qualcosa da mangiare:
ecco, laggiù,
un seme di frumento!
Non chiede di più,
e tutto contento
si mette a cantare.
(E. Ottaviani)

Alberi spogli
Dal muro alto sporgono
alberi spogli
forche, braccia, grucce.
La conifera scura resiste al gelo,
il platano più alto
(belle macchie sul tronco glorioso),
ha ancora qualche foglia d’oro
e l’evonimo puntato, rosse bacche.
Melanconici come vecchi in riposo
in attesa della dolce fioritura.
Nel grigio fine un’ala appena,
fa musica.
(F. De Pisis)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.

Poesie e filastrocche per dicembre

Poesie e filastrocche per dicembre – una raccolta di poesie e filastrocche sul mese di dicembre, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Vecchio dicembre
E’ tanto vecchio, povero dicembre,
che cammina appoggiandosi a un bastone;
del sole non è amico, a quanto sembra,
perchè d’accordo va con il nebbione.
Nel fango affonda sino alle calcagna,
spruzza di neve l’albero e la siepe,
di prima neve imbianca la montagna
mentre nasce Gesù, là nel presepe. (G. Marzetti Noventa)

Dicembre
Dicembre…
La neve sui monti, la fiamma nel focolare,
volti cari attorno a una lampada,
una campana che chiama per la novena di Natale.
Dicembre…
Un ramo d’abete e il presepe
fatto di bambagia leggera
col Bambino che s’addormenta fra le candeline di cera. (A. T. Bordoni)

Dicembre
La neve sui monti, la fiamma nel focolare,
volti cari attorno a una lampada,
una campana che chiama per la novena di Natale.
Un ramo d’abete e il presepe
fatto di bambagia leggera
col bambino che s’addormenta tra le candeline di cera.

Dicembre
Il vento soffia,
la neve cade,
son bianchi i tetti,
bianche le strade.
Il cielo è grigio
la neve è bianca,
son spogli gli alberi,
la terra è stanca. (B. Vaccari)

Dicembre
Va novembre,
vien dicembre.
Ciel nebbioso,
suol fangoso…
Sopra i campi brulli e tetri,
soffia il vento e batte ai vetrim
mentre il passero sul tetto,
trema al freddo, poveretto! (C. Prosperi)

Dicembre
Dai campi desolati,
sui viali deserti di bambini,
dagli orti abbandonati,
levano al cielo di piombo
le braccia ferme, nude,
gli alberi disperati.
Nell’aria non c’è un volo,
nell’aria non c’è un grido;
sotto l’antico ponte, con un rombo
freddo, il torrente… (V. Bosari)

Dicembre
Or è bello novellare;
fuori piove e mugghia il vento;
nel camino c’è un lamento,
ch’empie i bimbi di spavento,
mentre stanno al focolare.
E’ dicembre, un buon vecchietto,
canta loro una novella
dove c’è una mamma bella
un bambino ed una stella
ed un bove ed un ciuchetto. (D. Dini)

Dicembre
Chi la ricorda ancora
la bella primavera,
che sorridendo infiora
il monte e la riviera?
Chi ricorda l’estate
coi suoi fulgidi soli
con l’aure profumate
piene di trilli e voli?
E l’autunno che infonde
gioia e tristezza insieme
che ingiallisce le fronde
e i bei grappoli spreme?
Un’uggia, un sopor greve
pei campi, per le strade;
e il silenzio… e la neve
che cade, cade, cade. (A. Tona)

Dicembre
Dicembre ha un suo ricamo,
sospeso ad ogni ramo;
l’ha fatto con la nebbia
l’ha fatto con la brina:
è nuovo ogni mattina.
Dicembre ha un suo sorriso,
diffuso in ogni viso:
lo porta in ogni casa,
dove la gente aspetta
la notte benedetta. (M. C.)

Il mese poverello
Bigio il ciel, la terra brulla:
questo mese poverello
nella sporta non ha nulla,
ma tien vivo un focherello.
Senza gregge e campanello
solo va, pastor del vento.
Con la neve nel cappello
fischia all’uscio il suo lamento.
Breve il dì, lunga la notte,
cerca il sole con affanno.
Ha le tasche vuote e rotte,
ma nasconde il pan d’un anno. (R. Pezzani)

Ecco dicembre
Ecco dicembre, vien bel bello.
E’ vero, porta ventaccio e neve
ma quanti doni sotto il mantello!
Sì, raffreddori, qualche malanno;
ma ci riporta tanta dolcezza
con la più cara festa dell’anno.
Ed ogni bimbo, pel suo presepe,
già si prepara stelle e pastori,
casette bianche, bianca la siepe.
E già si sente, nel cuoricino
più buono, forse, perchè, tra poco,
nasce a Betlemme Gesù bambino. (Zietta Liù)

Dicembre
Ecco dicembre! Dicembre,
sì vecchio e canuto,
col suo pesante fardello.
E sembra un buon poverello,
così, senza un fiore nè un frutto.
Viene sul mondo deserto,
dormiente sotto la neve…
La terra è arida e nera…
i rami stecchiti…
E come ulula il vento!
Che tristi lamenti!
Son forse bambini gementi,
i pini piangenti,
smarriti nelle tormente?
E viene, viene dicembre,
carico di doni.
Ne ha colmi il pesante fardello,
e le tremule mani
oscillano nell’alberello.
E viene il bianco Natale
col capo pieno di neve
e la gran stella lucente.
Stormiscon gli abeti leggeri,
fioriscon le siepi di brina…
e viene viene dicembre:
è carico di doni,
… viene per consolare.
Spoglia, è sì triste la terra
nel plumbeo abbraccio del mare! (L. Galli)

Dicembre
Il falcetto secco taglia;
fondo addenta, mai non sbaglia;
sopra è il cielo decembrino,
con fumate di camino.
Le ramaglie ammonticchiate
che cantarono l’estate
son la foglia moritura
hanno adesso sepoltura.
Tra la siepe senza frasca
già di sonno l’orto casca…
C’è chi prova una zampogna
e il presepe il bimbo sogna. (L. Carpanini)

Dicembre
Vien Dicembre e non trova
che pagliuzze nell’orto,
e foglie secche e gialle,
e un vecchio albero morto.
Che tristezza, che squallore!
Non più voli di farfalle
tra gli albicocchi in fiore;
e sulla quercia enorme
non più nidi, non più foglie…
Vien dicembre, e non trova
che poche rame spoglie
e la terra che dorme. (M. Castoldi)

Dicembre
Dalla profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le case ammanta come spettri;
di su, di giù, di qua, di là, s’avventa,
scende, risale, impetuosa, lenta,
alle finestre tamburella i vetri…
Turbina densa in fiocchi  di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia…
(G. Gozzano)

Dicembre
Va dicembre, in mezzo al gelo,
col suo sacco sulle spalle,
mentre scendono dal cielo
bianchi sciammi di farfalle.
Ecco il mese che raccoglie
tutti al fuoco dei camini
e che va, di soglia in soglia,
festeggiato dai bambini.
Che letizia si diffonde
nei palazzi e i casolari
con le tenere e gioconde
melodie dei pifferai!
Tutti corrono festanti,
sotto il turbine dei fiocchi,
fra i negozi scintillanti
di dolciumi e di balocchi.
E dicembre, allegro in viso
nel vedere facce liete,
nel tinello, d’improvviso,
fa sbocciare un verde abete;
e l’abete, tutto adorno
di lustrini, chicche e doni,
vi sussurra in questo giorno:
“O fanciulli, siate buoni!
Non sentite cosa dice
questa nenia di campane?
Ogni cuore sia felice,
ogni desco abbia il suo pane!
Date un dono all’orfanello
che giocattoli non ha:
e il Natale assai più bello,
bimbi miei, per voi sarà”.
(P. Ruocco)

Rose di dicembre
Vedere ancor due roselline, oggi, a mezzo
dicembre, mi pare un inganno
degli occhi, un prodigio, trovar queste povere
due roselline.
Con voce di foglie già morte, il rosaio
risponde alle scosse del vento;
si tien dritto al muro, a sentir se l’intonaco
tiepido è ancora.
Sì; forse un po’ tiepido; e basta ai due bocci
che s’aprono lenti, in silenzio;
e pare un celato sorridere, un muoversi
vago di labbra.
(F. Chiesa)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.

Poesie e filastrocche su NOVEMBRE

Poesie e filastrocche su NOVEMBRE – Una collezione di poesie e filastrocche sul mese di Novembre per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Novembre
Il novembre sta alla porta
freddoloso e intabarrato,
poggia in terra la sua sporta
ed un sacco ben legato.
Scioglie il sacco: nebbia, neve…
La va mal pei poverini!
Ma la sporta è colma e greve
di castagne pei bambini. (Ferraresi)

Novembre
Io son novembre: i buoi
conduco all’aratura
e nella terra scura
nascondo i semi d’or.
Cadon le foglie, i rovi
splendon di bacche rosse,
s’empion rivi e fosse
e a me si stringe il cor. (D. Valeri)

Nenia di novembre
Al contadino, nel novembre, piace
la terra che riposa
contemplare in pace.
Al contadino, nel novembre, piace
pensare alla semente
che nei solchi giace.
Al contadino, nel novembre, piace
pei campi lavorati
camminare in pace. (V. Masselli)

Novembre
E’ triste questo mese!
Nella campagna spoglia
trema sui rami, appesa,
qualche ingiallita foglia!
Nei prati brulli e arsicci
lassù sulle montagne,
sgusciano fuor dai ricci
le lucide castagne. (Bruno Grella)

Novembre
Sferza, fischiando, il vento
gli alberi nudi, ch’alzan verso il cielo
gli scheletrici rami
e tutto, intorno, dice
che presto arriverà la neve, il gelo.
Non più frutti negli orti,
non c’è quasi più un fiore nei giardini,
è questa la stagione
del crisantemo, il triste fior dei morti.
A mazzi, od in corone,
tra i salici ed i neri
cipressi dei solinghi cimiteri
or tutte se ne infiorano le tombe,
perchè nella lor casa ultima e mesta
abbiano pur gli estinti
un pio giorno di festa. (U. Ghiron)

Novembre
La donnetta nello scialle
si rannicchia intirizzita,
piovon foglie e foglie gialle
sulla terra insonnolita.
Nubi fosche, nubi nere,
van pel cielo a stormi, a frotte,
calan rapide le sere,
scende rapida la notte. (A. Ferraresi)

Novembre
Un velo d’acqua trema
al calore d’un raggio
una foglia di faggio
si distacca e non cade.
Lembi di nebbie rade
fumano a fior di terra
dal leggio di una serra
piovon gocce iridate.
Sulle cose create
che sembravano morte
che sembravano assorte
in un sonno dolente
ecco!
vola il sole d’oriente
con la chioma di nubi (R. Mucci)

Chi lo sa?
Ora dormono tutti i prati,
senza l’erbe, senza i fiori;
dove mai son rimpiattati
i grillini saltatori?
Dove mai saranno andate
le graziose farfalline?
Perchè mai si son chetate
le cicale canterine?
Chi lo sa? (B. L. Pistamiglio)

Galline
Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
chè d’arguti galletti ha piena l’aia;
e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo, il granaio, il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze, occhi pensosi,
mentre il granoturco sfogliano e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi. (G. Pascoli)

La foglia nella pozzanghera
Sullo specchio appannato
d’una pozzanghera
ho visto cadere una foglia.
Tremava nell’acqua limacciosa
portando con sè l’ultimo brivido
del vento di novembre.
Girava lentamente
lungo le sponde
del livido lago
senza approdare mai.
Nel silenzio
si udì cadere qualche goccia
e la fragile foglia
rovesciò l’oro di tutte le stagioni
nell’acqua fangosa. (M. Altieri)

Novembre
San Martino cavaliere
trova un cielo di nuvole nere:
ogni nuvola un mantello
che regala al poverello.
Dolce tepore  si scioglie
nell’aria rifattasi celeste;
splendono le foglie
nell’effimero oro della veste. (Ignazio Drago)

Canzoncina di novembre
Schiarita di novembre,
al tuo breve sereno
già il camposanto di fioretti è pieno.
Di solingo giardino
quasi marmoree panche,
aspettano le tombe, al sole, bianche.
L’erba, che ai sonni invita,
come d’aprile è folta;
gonfiano le radici un’altra volta.
Come aprile sia tornato
e l’amoroso affanno,
dentro la terra i morti crederanno.
Schiarita di novembre,
al pallido sereno
il camposanto di fioretti è pieno. (U. Betti)

Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore
e nel prunalbo l’odorino amaro senti nel cuore.
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno;
e vuoto è il cielo e cavo al piè sonante sembra il terreno.
Silenzio intorno. Solo alle ventate
di lontano, da giardini e orti,
di foglie è un cader fragile. E’ l’estate fredda dei morti. (G. Pascoli)

Gemmea: limpida e fredda come una gemma.
che tu ricerchi: tanto chiaro è il sole che vien quasi da ricercare gli albicocchi fioriti, come se fosse già primavera.

del prunalbo… nel cuore: l’atmosfera fa quasi sentire quell’odore amarognolo proprio del biancospino (prunalbo).
Ma secco: è un’illusione, quel presentimento di primavera: gli alberi sono secchi.
le stecchite… il sereno: rami stecchiti tracciano disegni oscuri contro il fondo sereno del cielo.
cavo… il terreno: in quell’atmosfera  secca e cristallina il terreno risuona sotto i passi, come fosse vuoto.
alle ventate: ad ogni folata di vento.
fragile: le foglie morte battono al suolo col rumore secco e breve delle cose che si rompono.
l’estate: la cosiddetta “estate di San Martino”. Ma è un’estate senza calore, appropriata alla ricorrenza dei defunti.

Novembre
Io son novembre: i bovi
conduco all’aratura
e nella terra scura
nascondo i semi d’or.
Cadon le foglie, i rovi
splendon di bacche rosse,
s’empiono e rivi e fosse,
e a me si stringe il cuor. (Diego Valeri)

Canzoncina di novembre
Schiarita di novembre,
al tuo breve sereno
il camposanto di fioretti è pieno.
Di solingo giardino
quasi marmoree panche,
aspettano le tombe, al sole, bianche.
L’erba,  che ai sonni invita,
come d’aprile è folta:
gonfiano le radici un’altra volta.
Che aprile sia tornato
e l’amoroso affanno,
dentro la terra, i morti crederanno.
Schiarita di novembre,
al tuo breve sereno
il camposanto di fioretti è pieno. (Ugo Betti)

Novembre
Al monte e alla pianura
ecco novembre toglie
anche l’ultimo verde,
e morte, al suol, marciscono le foglie.
Sferza, fischiando, il vento
gli alberi nudi, ch’alzan verso il cielo
gli scheletriti rami
e, tutto, intorno, dice
che presto arriverà la neve, il gelo.
Non più frutti negli orti,
non c’è quasi più un fiore nei giardini;
é queste la stagione del crisantemo;
il triste fior dei morti. (Ugo Ghiron)

Novembre
Oh, quei fanali come s’inseguono
accidiosi là dietro gli alberi,
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando la luce sul fango.
Oh, qual caduta di foglie, gelida,
continua, muta, greve, sull’anima!
Io credo che solo, che eterno,
che per tutto il mondo è novembre. (G. Carducci)

 Inverno vicino

Oh, come piove! …Da più giorni, il cielo,
tutto il suo pianto, inconsolabilmente
versa alla terra… D’ogni intorno un velo,
grigio, si stende sull’immensità,
Oh, come piove! … Son le vie, veloci
torrenti, e laghi immensi le campagne.
Che grigiore! … Non s’odono più voci:
squallida, desolata è la città.
Ma dove, i poverelli, senza tetto
e senza pane, dove, nel rigore
di sì cruda stagione hanno ricetto?
Qual è il rifugio della povertà?
Pietoso concedi agli indigenti
un poco del tuo pane e un po’ di sole:
accogli gli infelici, i sofferenti,
tra le grandi braccia di pietà. (Gaetano Corrado)

Novembre

Dicon le siepi brulle: “O dolce sole
di marzo, quando ci darai di nuovo
il verde delle foglie, le viole?”
Dice sotto la gronda il nido vuoto:
“Quando ritornerà la rondinina,
che mi ha lasciato per un lido ignoto?”
Dicono i morti nella terra greve:
“Siamo più tristi e desolati qui,
sotto il bianco mantello della neve!”
Dicono i poverelli, che la sera
han per coperta il cielo senza stelle:
“Torna per noi, sorella primavera!” (Zietta Liù)

 Fuochi di novembre
Bruciano nella gramigna
Nei campi,
Un’allegra fiamma suscitano
E un fumo brontolone.
La bianca nebbia si rifugia
Fra le gaggie,
Ma il fumo lento si avvicina.
Non la lascia stare.
I ragazzi corrono intorno
Al fuoco
Colle mani nelle mani,
Smemorati,
Come se avessero bevuto
Del vino
Per lungo tempo si ricorderanno
Con gioia
Dei fuochi accesi in novembre
Al limitare del campo. (A. Bertolucci)

Paesaggio
Nell’autunno sereno la pianura
non offre al sol che bacche aspre di arbusti
e tra un grigiore argenteo di fusti
riposa, stanca d’ogni genitura.
Uomini attendon gravi all’aratura
spingendo i bovi sotto il giogo angusti,
altri già spargon, d’una sacca onusti,
il seme biondo sulla zolla oscura.
Raggiano i monti vigilando eccelsi
l’opere agresti, e nel loro grembo giace
qualche nuvola, e qualche fumo impigra.
A tratti un volo da spogliati gelsi
si leva e, come a non turbar la pace
laboriosa, tacito, trasmigra. (F. Pastonchi)

Poesie e filastrocche su NOVEMBRE – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Poesie e filastrocche – I frutti dell’autunno

Poesie e filastrocche – Una raccolta di poesie e filastrocche per bambini del nido, della scuola d’infanzia e della scuola primaria sul tema “I frutti dell’autunno”, di autori vari.

La filastrocca delle frutta
Gira, gira, s’arrivasse
nel paese delle frutta
che, si dice, ha una stagione!
E ci fosse proprio tutta,
pera, fragola, popone,
quella bella frutta sana,
melarancia, melagrana,
quella bella frutta fina,
l’albicocca, la susina,
quella bella frutta aspretta,
uva spina, nespoletta,
giuggioletta di montagna;
e il marrone, e la castagna;
e, tra i pampini a corona,
l’uva buona!
E ci fosser le nocciole
e le mele lazzerole
con le noci tutte quante
tutte insieme sulle piante,
tutte insieme nel corbello;
ce ne fossero mai tante
da giocarci a rimbalzello,
da poterne regalare,
da poterne dare a tutti
da poterne (che allegria!)
far razzia!                                      (Térésah)

 

Filastrocca
Il castagno ha lavorato:
tanti frutti ci ha donato
or col canto più giocondo
intrecciamo il girotondo.
Il castagno s’addormenta
e la luna lo inargenta,
si addormenta a poco a poco
mentre stiamo accanto al fuoco.
C’è un paiolo che borbotta:
“Non è cotta, non è cotta!”
mentre stiamo ad aspettare,
su corriamo a lavorare!
Ravviviamo un po’ la fiamma
aiutiamo un po’ la mamma
riordiniamo la cucina:
verrà poi la merendina.
Merendina di castagne;
dolci, piccole compagne
il castagno ce le ha date
non le abbiamo guadagnate! (L. Nason)

 

Vendemmia
Con un secchio ed un cestello,
con le forbici o il coltello,
donne ed uomini, da ieri,
tutti allegri e faccendieri
colgon l’uva zuccherina
e la portano in cantina.
La vendemmia è un gran lavoro!
Nella vigna era un tesoro
di bei grappoli dorati.
Or li han colti e li han pigiati;
ed il mosto, in un gran tino,
già fermenta e si fa vino.         (F. Socciarelli)

 

Il castagno
Sotto il castagno, durante l’estate,
fu una festa di bimbi e d’allegria;
che dolci ombre egli diede alle chiassate
della garrula e vispa compagnia!
Or solitario, al gran cielo velato,
nel deserto squallor delle campagne
s’alza quel nudo tronco desolato.
E i bimbi? … I bimbi mangian le castagne. (L. Schwarz)

 

Si vendemmia
Lieta festa di bei colori:
pampini, grappoli maturi,
grappoli biondi, grappoli scuri…
Su cantate, vendemmiatori.
Colmo il canestro, colma la gerla
e il tralcio è ricco di frutti ancora:
brilla ogni chicco che il sole sfiora
come il rubino, come la perla.
Bigoncia colma, colmo il cestello:
vendemmiatrici, uno stornello. (D. Rebucci)

 

Il pesco e la vite
Diceva un pesco altero
all’uva: “Oh, sciagurata,
tu finirai calcata!”
Gli fu risposto: “E’ vero;
ma, all’uom che mi calpesta,
fo’ poi girar la testa. (Luigi Carrer)

 

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche AUTUNNO

Poesie e filastrocche AUTUNNO – Una collezione di poesie e filastrocche di autori vari, per i bambini, della scuola materna e della scuola primaria.

Cadon le foglie
Cadon le foglie come farfalle:
ve n’è di rosse, ve n’è di gialle,
volteggiano un momento,
e partono col vento.
E la povera pianta là, nell’aria,
rabbrividisce, nuda e solitaria. (M. Maltoni)

 

La nuova stagione
Le svelte rondinelle son partite
in cerca di una terra solatia;
le brune passerine, infreddolite,
cinguettano canzoni in armonia.
Le tiepide giornate son finite:
la fitta nebbia dà malinconia;
le foglie, intanto, vizze ed ingiallite,
cadono volteggiando sulla via.
Ara la terra il rude contadino
e sparge i duri chicchi di semente,
e corre, col pensiero, lietamente,
alle castagne nuove, al dolce vino.
Mugghiano bovi nelle chiuse stalle
e canta il boscaiolo nella valle. (C. Mazzoleni)

 

Ora l’autunno
Ora l’autunno guasta il verde ai colli,
o miei dolci animali. Ancora udremo,
prima di notte, il richiamo della grigia
pianura che va incontro a quel rumore
alto di mare. E l’odore di legno
alla pioggia, l’odore delle tane,
com’è vivo qui fra le case,
fra gli uomini, o miei dolci animali. (S. Quasimodo)

 

Autunno
Biondo autunno che ci porti?
Uva, fichi e noci a staia.
Pioggia e vento alle montagne
mucchi, al fuoco, di castagne. (R. Rompato)

 

L’autunno
Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta.
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.  (A. S. Novaro)

 

L’autunno
Io vidi una mattina
l’autunno camminare.
Aveva nella mano
tre gocciole di brina,
nel cesto un venticello
per sollevar le foglie.
Portava per mantello
un grigio nuvolone
e andava lento lento
curvo sul suo bastone.  (A. Mazzeo)

 

L’autunno
Quando piove lento lento
e fa freddo e tira il vento
nella casa sta il bambino
nella cuccia il cagnolino
presso il fuoco il mio gattino.
E il ranocchio senza ombrello
sotto un fungo sta bel bello.  (O. Cicogna)

 

Vien l’autunno piano piano
Nel silenzio del mattino, getta il chicco il contadino
getta il chicco, getta getta, alla terra che lo aspetta
gli gnometti nel profondo, si rallegran per il mondo
getta il chicco, getta getta, alla terra che lo aspetta
una spiga nascerà, che il buon pane ci darà
getta il chicco, getta getta, alla terra che lo aspetta
guarda il ciel benedicente, il cader della semente
getta il chicco, getta getta, la semenza è benedetta
vien l’autunno piano piano, cavalcando da lontano
sulla testa un gran cappello, foglie rosse nel mantello
porta grappoli e castagne, nuvolette alle montagne
nei vigneti gli stornelli, acque chiare nei ruscelli
nelle sacche più profonde, nebbia e freddo vi nasconde
ed ai bimbi che son buoni, reca belli e ricchi doni. (E. Minoia)

 

Autunno
Un colpo di vento,
spalanca la porta
ed entra l’autunno,
che regge una sporta
è piena di noci,
di frutta nostrane
faremo merenda,
per più settimane
l’autunno nel bosco,
va a far la fascina
che dopo regala,
a qualche vecchina
le rondini liete,
son tutte partite
a terra le foglie,
son tutte ingiallite.
Il tempo dei giochi,
ahimè come vola!
Con libri e cartella
l’autunno va a scuola. (Nidario)

 

Foglie gialle
La nonnetta nello scialle
si rannicchia intirizzita.
Piovon foglie e foglie gialle
sulla terra insonnolita.
Nubi fosche, nubi nere
van pel cielo a torme a frotte;
calan rapide le sere
scende rapida la notte. (Anita Ferraresi)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche su Ottobre

Poesie e filastrocche su ottobre: una collezione di poesie e filastrocche di autori vari per la scuola materna e primaria

Io sono ottobre
Io sono ottobre che stringo il vinello
ne’ solchi nuovi ci semino il grano
metto di nuvole a’ monti il cappello
guido dai monti le pecore al piano. (Otto Cima)

Vien l’ottobre
Vien l’ottobre e sopra il cielo,
di sue nebbie stende il velo;
improvviso s’alza il vento
con un lungo alto lamento.
Pur, che festa di colori,
che tripudio id canzoni,
che splendor, qua e là, di falci
e che porpora nei tralci!
Quest’ottobre un po’ bizzarro
mette e toglie il suo tabarro,
è venuto con l’ombrello,
se ne va col tempo bello.
Nel settembre generosa,
or la terra si riposa
sotto un fremito di foglie;
pur già dentro il grembo accoglie
nuovi semi di lavoro;
i preziosi chicchi d’oro
che in un mese ancor lontano
diverran spighe di grano. (F. Castellino)

Ottobre
Son spariti i fiori e le farfalle,
e per le strade spesso si cammina
sopra il tappeto delle foglie gialle.
Alla scuola ritornano i bambini
con dentro al cuore un po’ di nostalgia.
Il mosto nuovo bolle già nei tini,
e nei campi la terra arata freme
sotto il passo dei bovi. Il contadino
sparge nei solchi lentamente il seme. (Zietta Liù)

Ottobre
Tempo d’uva,
la terra si spoglia tutta,
la casa odora di frutta,
il cielo piange di addio.
Alla prima pioggia si è più soli,
il muro sanguina di rampicanti:
nei giorni dorati di incanti
la rondine scrive gli ultimi voli. (R. Pezzani)

Mattini d’ottobre
Di giorno in giorno il sole
si fa sempre più pallido.
E’ un pallore che fiacca i nervi
e l’anima rattrista:
un’agonia di luce che si spegne,
un singhiozzo che muore lentamente.
In queste mattine d’ottobre
io vagolante in mezzo alla ressa
vo come un’ombra che cader
potrebbe senza rumore,
assaporando il sole d’autunno
ch’è il solicello della lunga morte. (V. Cardarelli)

Sole d’ottobre

Il sole giallo d’ottobre
m’è così dolce! Non scalda quasi: lo cerco tremando.
Ferisce obliquo le cave volte dei boschi ingialliti;
ardono d’oro, divampano violentemente al tramonto.
Mi par che l’aria sia anch’essa più tenue e rara. (E. Thover)

Ottobre

Ottobre ha una cara anima pensosa
che gli sorride fra le ciglia d’oro,
ma sentendo partirsi un vol canoro
talor vorrebbe piangere e non osa.
Dolce sui colli, quando in radiosa
pace, concesso tutto il suo tesoro
d’uve, spenta l’eco ultima di un coro,
serenamente stanco si riposa.
Ma più l’amo nei piani, ove ampio svaria
e gli orizzonti ceruli vapora,
mite persuadendo alla fatica.
Tutto è divino: il cielo intento, l’aria
che tace e splende, l’uomo che lavora
coi bovi il grembo della madre antica. (Francesco Pastonchi)

Al lavoro

Caro ottobre, che porti alle tue soglie,
un lento mulinar di foglie gialle,
dimmi un po’, dove sono le farfalle?
Le uccidi forse tu, come le foglie?
Pure, ti voglio bene! Nel mio cuore
tu porti una dolcezza che consola.
Tu per la mano mi riporti a scuola,
e dici a me, come al seminatore:
“Comincia il tuo lavoro, lieto in volto;
a giugno, quando sarà d’oro il piano,
il libri ti daranno, come il grano,
piccolo amico, abbondante raccolto”. (Zietta Liù)

Ottobre

Ottobre ha il berretto di sghembo:
odora di mosto e di viole;
negli occhi gli luccica un lembo
di cielo, una spera di sole:
Trascina un mantello corroso
ma ricco di porpore e d’ori;
appende sul tralcio rugoso,
sul cespo, sul ramo tesori.
Tra un colchico e una farfalletta
cammina cammina bel bello;
al bivio novembre l’aspetta
col bavero alzato e l’ombrello. (D. Mc Arthur Rebucci)

Ottobre

Ottobre i prati riveste d’argento,
al bosco fa tutte d’oro le foglie,
le nubi in pioggia sottile discioglie,
poi s’accapiglia e combatte col vento.
E vien l’autunno cui campi rimossi;
viene e ci porta nel fresco cestello
l’uva che ha colto, goloso monello,
incoronato di pampini rossi.
Di sera accende le fiamme dei ciocchi,
quando la nebbia comincia a salire,
e getta il sonno a manciate negli occhi
a tutti i bimbi per farli dormire.
Li fa sognare l’estate, che vola
via nel ricordo, col sole rovente;
e poi li prende per man, dolcemente,
come un buon mago, per portarli a scuola. (A. Lugli)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche GIUGNO

Poesie e filastrocche GIUGNO – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

 Giugno

Sul bosco già placida cala
la sera,
ma un’invisibil cicala
persiste a sgranare tenace,
nella dolcissima pace,
la sua tiritera.
E, mentre l’ombra s’estende
e qualche stella compare,
s’ostina a voler prolungare
quel ritornello di roche
parole
che mettono ancora nella notte
un poco di sole. (L. Spina)

 

Canzone di giugno

Stormiscono le fronde
nell’aria greve e il sole
ride alle prataiole
ed alle biche bionde,
e rende tutto l’oro
il campo donde arriva
la canzone giuliva
dell’agreste lavoro.
Ecco, è piena la spiga
e la falce è nel pugno;
il buon sole di giugno
rallegra la fatica.
E la canzone sale
dal campo del lavoro
e s’accompagna a un coro
stridulo di cicale;
e sale il canto anelo
da bocche più lontane
lodando in terra il pane
ed il buon padre in cielo. (M. Moretti)

 

Giugno

Vieni giugno tutto d’oro! Che cos’hai nel tuo tesoro?
Pesche, fragole, susine, spighe spighe senza fine
prati verdi, biondi fieni, lampi tuoni arcobaleni
giorni lunghi, notti belle, con le lucciole e le stelle.

 

La canzoncina del mulino

Quando, a giugno, biondeggiare
per i bei campi fiorenti
vedo il gran che lieto ai venti
freme e ondeggia come un mare,
nella mia felicità
dico in cuor: “Se non mi inganno,
grazie al cielo, anche quest’anno
il lavor non mancherà”.
Un timor solo mi punge:
il timor della tempesta.
Ma che gioia, ma che festa
quando il gran vedo che giunge!
Me lo portan di lontano,
dicon tutti: “Buon mulino,
trita, trita, il nostro grano!”
Ed io macino contento,
e la ruota gira e canta:
dalle pale l’acqua infranta
spuma e brilla come argento. (U. Ghiron)

 

La canzone delle ciliegie

Il buon giugno ha maturato,
coi suoi raggi d’oro puro,
tutte rosse le ciliegie
tra il fogliame verde scuro.
Ora occhieggiano invitanti
ragazzini e ragazzine.
Rosse, nere, morettine,
ciliegione e ciliegine.
Con un paio di bei frutti
io vi faccio gli orecchini,
scintillanti, rossi e belli,
come fossero rubini.
Bimbi belli, bimbe care,
dai capelli bruni e biondi:
tutti ornati di ciliegie
siete ancora più giocondi.
Rosse, nere, morettine,
ciliegione, ciliegine. (R. Paccarie)

 

Sole di giugno

Giugno! Un bel sole rotondo
promessa del pane d’oro
splende sul nostro lavoro,
la festa alla gente del mondo.
Colma la casa di tutti,
carità buona e fiorita,
porta sapore ai frutti,
l’ombra di là dalla vita.
Porta letizia ai bambini,
provvidenza alle bicocche,
calabroni ai biancospini,
canti alle cune e alle rocce.
Porta miele agli alveari
incendia l’aureola dei santi,
beve nei fiumi e nei mari
con avide lingue fiammanti.
E muore ogni sera tra i monti,
felice del bene compiuto.
La terra gli scaglia un saluto
dall’arco degli orizzonti. (R. Pezzani)

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche: Le quattro stagioni

Poesie e filastrocche: Le quattro stagioni. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

I doni
Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
ghirlandette di farfalle
campanelle di villucchi,
quali azzurre quali gialle
e poi rose a fasci e a mucchi.
E l’estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliegie lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
qualche bacca porporina
nidi vuoti rame spoglie,
e tre gocciole di brina
e un pugnel di morte foglie.
E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
un fastel d’aridi ciocchi
un fringuello irrigidito,
e poi neve neve a fiocchi
e ghiaccioli grossi un dito.
La tua mamma vien ridendo
vien ridendo alla tua porta;
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo, ritto, un fiore;
ma tu dormi e non lo vedi. (A. S. Novaro)

Le stagioni

Diceva primavera: “Io porto amore
e ghirlande di fiori e di speranza”.
Diceva estate: “Ed io, col mio tepore,
scaldo il seno fecondo all’abbondanza”.
Diceva autunno: “Io spando a larga mano
frutti dorati alla collina e al piano”.
Sonnecchiando diceva inverno annoso:
“Penso al tanto affannarvi e mi riposo”.

Le quattro stagioni
Di fior si smaltano prati e giardini
attorno un’aura spira leggera;
gioite: arriva per voi, bambini, la primavera.
Ma già nel campo matura il grano,
dal sol le viottole sono infocate;
cantan cicale… suda il villano:
ecco l’estate.
Cade il settembre: le viti spoglie
furon dell’uve di licor piene,
l’aria rinfresca, cadon le foglie:
l’autunno viene.
Le notti allungano, s’infosca il cielo;
dal freddo il fiore spira consunto;
sulla campagna domina il gelo:
l’inverno è giunto. (E. Panzacchi)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche – Il giorno e la notte

Poesie e filastrocche – Il giorno e la notte: una raccolta di poesie e filastrocche sul tema “il giorno e la notte”: le ore del giorno, la sera, l’alba, la luna, le stelle, il sole, ecc…

Le ore del giorno
Quando l’alba si avvicina
canta il gallo alla gallina
chicchirichiiiii!
Or che il sole s’è levato
ronza l’ape sopra il prato
zzzzzz!
e c’è pure l’agnellino
bruca e bela, poverino
beeeh!
Ecco l’ora meridiana
canta allegra la campana
din don!
Sulla strada l’asinello
sta incontrando suo fratello
ih oh!
Quando il sole si allontana
gracidando va la rana
cra cra!
Or la luna sale in cielo
trilla il grillo sullo stelo
cri cri!
Brilla solo un lumicino,
dorme quieto ogni bambino.

La sera
Tutt’intorno alla casa,
c’è un giardino di ciliegi.
Tutt’intorno ai ciliegi,
ronzano i calabroni.
Tornano gli aratori con l’aratro.
Le fanciulle camminano cantando.
Aspettano, le madri, con la cena.
Sotto i ciliegi,
la famiglia siede a mensa.
S’accende
la stella del vespro. La figlia
porta la cena in tavola. La madre
le vorrebbe insegnare… Ma non può.
L’usignolo le tronca la parola.
La madre dispone,
vicino alla casa,
i più piccoli figli.
Li fa addormentare.
Si addormenta con loro. Tutto tace.
Soltanto le fanciulle
non tacciono. E l’usignolo. (T. Scevcenko)

Canto d’uccellino
In cima a un’antica pianta,
nel roseo del ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta, cinguetta;
povera piccola gola,
ha in tutto una nota sola
e quella ancora imperfetta.
Perchè cinguetta? Che cosa
lo fa parer sì giulivo?
S’allegra d’essere vivo
in quella luce di rosa. (A. Graf)

L’alba sale
L’alba sale. Batte
qualche porta, qualche imposta;
i primi carri del latte
traballano, fanno sosta.
L’alba sale…
… e in alto, ancor più in alto, come un fiore
sullo stelo
tra le aiuole
delle nuvole, il sole, il sole, il sole! (N. Oxilia)

L’alba
Tutta dolce, tutta bianca,
l’alba sale il cielo azzurro…
Corre un fremito, un sussurro
sulla terra non più stanca;
ogni fiore si ridesta,
gli uccellini fanno festa…
Sorge a un tratto il sole d’oro;
bimbi ed uomini, al lavoro! (E. Bossi)

 

Le stelle
“Mammina, contiamo le stelle?”
“Oh, bimbo! E come vuoi fare?”
“Io scelgo lassù le più belle,
vedrai che son bravo a contare.
Ne ho scelte già dieci, già venti…
il cielo ne è tutto fiorito…
Le colgo… e in pochi momenti
le perdo… non ho mai finito!” (G. Fanciulli)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche LE ORE E L’OROLOGIO

Poesie e filastrocche LE ORE E L’OROLOGIO – una collezione di poesie e filastrocche per la scuola d’infanzia e primaria.

Il cucù malato
C’è un gran pendolo lassù,
dove vive quel cucù
che ogni giorno col suo verso
dà la sveglia all’universo.
Ma stamane ha il mal di gola,
ha perduto la parola,
e non può cantar l’ora
a chi dorme, a chi lavora;
sorge il sole rosso e giallo,
ma beato dorme il gallo;
con la sua mandolinata
apre il grillo la giornata;
come scocca mezzogiorno,
nonno gufo imbocca il corno;
quando poi la notte cala,
stride allegra la cicala,
e la luna sonnolenta,
chiude gli occhi e si addormenta. (M. Punter)

Senza orologio
Senza orologio s’indovinan l’ore
da certi segni messi dal Signore.
Se cala il sole, si capisce bene
che tra pochi minuti il babbo viene.
Al primo canto ch’esce dal pollaio
si svegliano il pastore e l’operaio.
Quand’entra il sole dalla mia finestra
m’alzo perchè m’aspetta la maestra.
Quando con la cartella a casa torno
è da poco suonato mezzogiorno;
mangio e, quand’ho finito di studiare
scocca l’ora precisa di giocare.
Sempre così: l’ora che fa piacere
suona quand’uno ha fatto il suo dovere.
(F. Socciarelli)

 

 

L’orologio
Trotto sempre: uguale il passo,
e non porto cavaliere.
Ho due lance a bilanciere:
l’una innalzo, l’altra abbasso,
l’una e l’altra incrocio spesso,
l’una corre e l’altra appresso.
E ne roteo un’altra ancora,
che non sa cos’è dimora.
Tondo è il campo della lotta,
bianco e liscio a perfezione,
neri i segni alla mia botta;
trotto e picchio, e non mi scotta
polso e cuor nella tenzone:
chè non ho lancia di cerro,
e nel petto ho un cuor di ferro.
Trotto e picchio: non ho scorte,
ma al mio passo guardan tutti:
ch’io segno, nel cammino
fatto a regola di danza,
per ognuno il suo destino,
per ognuno la speranza. (V. Bosari)

 

 

Il vecchio pendolo
Vecchio pendolo tarlato
è già un secolo che batti
e conosci tanti fatti
del romantico passato;
la tua nenia che non varia
questa notte s’è arrestata,
e l’ho invan ricaricata;
la tua nenia che non varia
s’è spezzata! Ahimè, si sa
ogni cosa quaggiù muore;
del metallico tuo cuore
il tic tac più non s’udrà. (U. Magnani)

L’orologio
Montavo sopra una sedia, poggiavo il mento sul davanzale della finestra, e guardavo l’orologio. Grande, bianco. Un fantasma in forma di disco. Tutt’in giro strani segni, che cominciavano da una semplice asta, poi raddoppiavano, si moltiplicavano, si complicavano… Due lance, una più corta e tocca, l’altra più lunga sottile e ardita, veramente la lancia di un cavaliere paladino, infisse al centro del disco, si spostavano lungo la periferia tra quei segni. La minore… si spostava con molta lentezza; svogliata, riluttante a seguire lo slancio dell’altra, l’arma bellissima del guerriero, che a scatti e salti inseguiva quei segni e a uno a uno li superava, senza mai inciampare.
(M. Saponaro)

 

Poesie e filastrocche LE ORE E L’OROLOGIO – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Exit mobile version

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!

Abbonati!