Ruota della leggenda di San Martino

Condivido gratuitamente questa ruota che ho preparato per i miei bambini per raccontare la leggenda di San Martino e animare iil cerchio del mattino. Il testo è molto semplificato e adatto in particolare alla scuola d’infanzia.

MARTINO CAVALCA: In una gelida giornata di novembre, il soldato Martino attraversa la città a cavallo.

IL POVERELLO: un povero uomo sta seduto nella neve vestito con pochi stracci: a freddo e fame.

LA SPADA DI MARTINO: Martino vede il poverello e afferra la sua spada.

LA DIVISIONE DEL MANTELLO: con la spada Martino divide a metà il suo mantello.

IL DONO: Martino dona al poverello una metà del suo mantello e si allontana.

IL MEZZO MANTELLO: il poverello è contento per il mantello ricevuto che gli scalda il corpo e il cuore.

L’ESTATE DI SAN MARTINO: il gesto di Martino ha reso il mondo un posto migliore, e il mondo gli dice grazie con tre giorni di sole.

IL SOGNO: Martino sogna di aiutare tutti i poverelli del mondo e smette di fare il soldato.

IL RECINTO DELLE OCHE: Martino era un uomo saggio e generoso. Tutti volevano che diventasse il loro capo, così lui si nascose.

LA RICERCA: tutti si misero a cercarlo con le lanterne accese, e lo trovarono perchè le oche iniziarono a starnazzare fortissimo.

VESCOVO DI TOURS: alla fine Martino accetta l’incarico.

LA FESTA: ogni anno l’11 novembre prepariamo i biscotti, sfiliamo con le lanterne, cantiamo e recitiamo la leggenda di San Martino.

Grazia e cortesia: il gioco dei complimenti

Vantaggi del gioco dei complimenti

  • Insegna ai bambini come fare e ricevere complimenti;
  • alimenta l’autostima;
  • insegna ai bambini ad apprezzarsi a vicenda e lavorare insieme;
  • aiuta a riconoscere il bene negli altri
  • alimenta l’empatia e il senso di comunità.

Il gioco dei complimenti non è un passatempo, è una lezione. Purtroppo spesso gli insegnanti cadono nella tentazione di trattare tutti i giochi come esercizi di riscaldamento per l’apprendimento “reale” che dovrebbe avvenire dopo.

Regole del gioco

Il gioco dei complimenti implica alcune regole di base:
. il complimento deve essere sincero e gentile e riguardare le azioni di qualcuno: non può riguardare l’aspetto personale o i vestiti
. devi guardare la persona negli occhi mentre le fai un complimento.

Per chiedere a un bambino di fare un complimento ad un altro possiamo dire: “Gabriele, chi vuoi far sentire bene?”
Dopo che il bambino ha fatto il suo complimento, possiamo dire: “Vedo che Azzurra sta sorridendo, vuol dire che l’hai fatta sentire bene” o anche “Gabriele sei un supereroe! Puoi rendere le persone felici!”

Variante 1

Durante il cerchio del mattino diciamo ai bambini che ci piacerebbe dedicare un momento per i complimenti ogni giorno per il tutto il mese.
Chiediamo ai bambini: “Che cos’è un complimento?”
I bambini più grandi risponderanno, ad esempio “È quando dici qualcosa di bello su qualcuno”.
Diciamo: “Sì, e il miglior complimento è quando fai sapere a qualcuno che ti piace qualcosa che ha fatto. Possiamo fare complimenti sull’aspetto di qualcuno o sui suoi vestiti, ma il miglior è dirgli che ci piace qualcosa del suo comportamento”
“Un’altra cosa che devi sapere sui complimenti è che quando qualcuno ti fa un complimento, devi guardarlo negli occhi e dirgli: “Grazie.”
“Ora farò a ciascuno di voi un complimento camminando nel cerchio e fermandomi davanti a ciascuno di voi”.
“Andrea, mi piace come aiuti i più piccoli ad indossare la giacca”.
“Grazie”
“Mattia, mi piace che sorridi sempre quando mi saluti.”
“Grazie.”
“Emma, mi piace come balli quando facciamo il gioco delle balene.”
“Grazie.”
…e così via, facendo complimenti e ricevendo ringraziamenti in cambio.
“Ora tocca a voi farmi un complimento.”
Si consiglia di iniziare con i bambini più grandi, così i più piccoli avranno molti esempi da seguire su come fare e ricevere un complimento.
Diciamo: “Domani sarà il giorno dei complimenti per Andrea, e ognuno di noi le farà un complimento. Faremo a turno fino a quando tutti avranno avuto la loro giornata di complimenti. ”
Si consiglia di dire sempre il giorno prima chi sarà il bambino che riceverà i complimenti, per dare modo agli altri di pensare a cosa dire.
Fa davvero bene sentire 20 o più persone dire qualcosa di sincero e gentile su di te!
Nel giro di pochi giorni, introducendo il momento dei complimenti, l’atmosfera di classe si ingentilisce. I bambini, nel loro giorno dei complimenti, si sentono speciali e sembrano camminare sollevati da terra e tutti si comportano in modo più paziente l’uno con l’altro.

Variante 2

Prepariamo un piccolo pacchettino confezionato con cura e con un bel fiocco.
Diciamo: “C’è un regalo che possiamo fare ai nostri amici e che non costa soldi: un complimento”.
Chiediamo ad ogni bambino a turno di passare il pacchetto a un altro bambino accampagnandolo ad un complimento.
Chiediamo ai bambini come li ha fatti sentire aver detto qualcosa di carino a qualcuno e di come sia fare sia ricevere un complimento faccia sentire bene.

Variante 3

I bambini formano un grande cerchio e l’insegnante tiene in mano una palla o un anello di corda (tenere la palla o l’anello aiuta i bambini a concentrarsi e gestire meglio l’eventuale nervosismo).
Dai la palla o l’anello a un bambino e chiedigli di entrare nel centro del cerchio. Gli altri, a turno, gli fanno un complimento.
Invita i bambini a tenere il contatto visivo col bambino nel mezzo, dire il proprio nome e fargli un complimento specifico su qualcosa che ha fatto (ad esempio “Mi è piaciuto molto il modo in cui mi hai aiutato ad apparecchiare oggi.”).
Il bambino che riceve i complimenti dovrebbe guardare l’altro negli occhi e ringraziarlo per le sue parole.

Variante 4 (per bambini che sanno leggere)

Ogni bambino (e l’insegnante) scrive il proprio nome su un foglietto di carta e lo mette in un contenitore, si mescolano i cartellini ed ognuno ne pesca uno.
A turno ogni partecipante fa un complimento alla persona indicata nel cartellino che ha pescato.

Variante 5 (per bambini che sanno leggere)

Il gioco consiste nell’abbinare il giusto complimento al giusto destinatario.
Per preparare questo gioco, scriviamo un complimento specifico per ogni bambino su dei pezzetti di carta. Bisogna essere il più specifici possibile per garantire che i giocatori possano abbinare il complimento al destinatario previsto. Le prime volte usiamo solo cinque foglietti alla volta e cinque bambini, più il bambino che deve indovinare.
Chiedi a un bambino di venire da te e dagli i cartellini dei complimenti, poi chiedigli di leggere ogni complimento in silenzio e dare ogni cartellino allo studente per il quale secondo lui il complimento è stato scritto, il più rapidamente possibile.
Dopo che il bambino ha abbinato i cartellini, consenti ai destinatari dei complimenti di leggere i foglietti che hanno ricevuto.
Se i complimenti sono stati tutti distribuiti in modo appropriato, puoi tenere il tempo impiegato dal bambino.
Ripeti il ​​processo con gli altri bambini e se vuoi puoi premiare il bambino che abbina correttamente i complimenti nel più breve tempo possibile con un premio speciale.

Variante 6

In questa variante i bambini fanno complimenti agli altri mentre lanciano un sacchettino di stoffa riempito di fagioli.
I bambini siedono in cerchio.
Dai il sacchettino ad un bambino e digli che deve scegliere un altro bambino, fargli un complimento e poi lanciargli il sacchetto di fagioli.
Continua così, permettendo a tutti i bambini di prendere e lanciare il sacchetto di fagioli mentre danno e ricevono complimenti.

Variante 7

In questa variante del gioco, dopo che un bambino ha fatto un complimento ad un altro, i due bambini si abbracciano.
In effetti i complimenti che si scambiano i bambini possono essere un po’ troppo studiati e superficiali, ma l’abbraccio finale non può che essere autentico.

Il gioco dei complimenti nel web

https://www.iccamozzi.edu.it/

https://www.gentletude.com/onlus/

Esperimento scientifico: la fiamma

Esperimento scientifico: la fiamma.

Scopo

Dimostrare che una candela brucia in presenza di ossigeno e si spegne se viene a mancare.

Età

Dai 6 anni.

Materiali

Almeno tre candele
vassoi e ciotole
almeno tre vasetti di vetro o bicchieri di diverse dimensioni.

Note di sicurezza

Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che una candela brucia in presenza di ossigeno e si spegne se viene a mancare

. con la cera fissiamo le candele al fondo del supporto scelto

. accendiamo le candele e copriamole ognuna con un barattolo di dimensione diversa. Lasciamo una candela scoperta

. osserviamo le candele, facendo attenzione a quando si spengono

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La candela ha bisogno di ossigeno per bruciare, e l’ossigeno è nell’aria.
Quando l’ossigeno si esaurisce nel vaso, la candela si spegne.
In un barattolo più piccolo ci sarà meno aria, quindi meno ossigeno, di conseguenza le candele coperte dai vasetti più piccoli si spegneranno prima.

Esperimento scientifico: l’estintore

Esperimento scientifico: l’estintore.

Scopo

Osservare che la candela brucia in presenza di ossigeno, ma non in presenza di anidride carbonica.

Materiali

Candele di compleanno o candele a stelo
aceto o succo di limone
lievito secco in polvere
vaso di vetro pulito
cucchiaio
fiammiferi
piccolo pezzo di pasta da modellare o cera.

Note di sicurezza

Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza.

Età

Dai 6 anni.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe.

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che la candela brucia in presenza di ossigeno, ma non in presenza di anidride carbonica

. prendiamo un piccolo pezzetto di pasta da modellare e pressiamolo bene sul fondo del primo barattolo

. incastriamo bene una candelina nella pasta

. versiamo con cura un cucchiaio di lievito dentro il vaso, tutto intorno alla candela, distribuendolo uniformemente

. accendiamo la candela con un fiammifero

. versiamo lentamente e delicatamente una piccola quantità di aceto nel barattolo

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La candela brucia per un po’ e poi si spegne.
L’atmosfera terrestre è formata da vari gas, tra i quali ossigeno, azoto e anidride carbonica.
L’ossigeno e l’azoto sono leggeri. L’ossigeno ha la proprietà di aiutare il fuoco a bruciare.
L’anidride carbonica è più pesante degli altri gas e non permette alle sostanze di bruciare in sua presenza.
Quando aggiungiamo l’aceto al lievito, le due sostanze reagiscono tra loro. Questa reazione produce anidride carbonica, che è più pesante dell’ossigeno, e per questo riempie la parte più bassa del vaso, spingendo via l’ossigeno. Quando l’anidride carbonica prodotta dalla reazione riempie il vaso, la fiamma della candela si spegne. Il fuoco, infatti, non può ardere in presenza di anidride carbonica.
La fiamma della candela si spegne quando non ha più ossigeno da bruciare.
Lo stesso principio si applica agli estintori, che sono riempiti di anidride carbonica sotto pressione. Gli estintori infatti soffocano gli incendi togliendo l’ossigeno al fuoco.

Esperimento scientifico: oggetti ignifughi

Esperimento scientifico: oggetti ignifughi.

Scopo

Dimostrare che l’acqua e i metalli assorbono calore impedendo a oggetti infiammabili di bruciare.

Età

Dai 9 anni.

Materiali

Candela
accendino o fiammiferi
2 Palloncini
una moneta
filo di cotone
2 scatoline di carta
2 sacchetti di plastica
2 bicchieri di plastica
acqua (eventualmente colorata con coloranti alimentari o acquarelli)
mascherina.

Note di sicurezza

Eseguire l’esperimento all’aperto o in una stanza ben aerata. Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza. Indossare una mascherina.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che l’acqua e i metalli assorbono calore impedendo a oggetti infiammabili di bruciare

. accendiamo la candela

. mettiamo un pezzetto di filo di cotone sulla fiamma della candela: brucerà

. prendiamo un altro pezzo di filo, leghiamogli una moneta e mettiamolo sulla fiamma: il filo non brucerà

. mettiamo una scatolina sulla fiamma: brucerà

. versiamo dell’acqua in un’altra scatolina e mettiamola sulla fiamma: la scatolina non brucerà

. mettiamo un bicchiere sulla fiamma: brucerà

. mettiamo delle monete in un altro bicchiere e mettiamolo sulla fiamma: il bicchiere non brucerà

. gonfiamo un palloncino e mettiamolo sulla candela: esploderà. Mettiamo un po’ d’acqua in un altro palloncino e gonfiamolo

. avviciniamo lentamente il palloncino alla candela: il palloncino non esploderà

. mettiamo un sacchetto sulla fiamma: brucerà

. mettiamo dell’acqua in un altro sacchetto e mettiamolo sulla fiamma: il sacchetto non brucerà

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

L’acqua assorbe molto bene il calore. Le pareti sottilissime del palloncino consentono al calore di attraversarle senza problemi e riscaldare l’acqua all’interno. L’acqua più vicina alla fiamma si riscalda e inizia a salire, così l’acqua più fredda la sostituisce e assorbe il calore della candela. Il lo scambio di acqua calda e fredda continua a circolare all’interno del palloncino, che per questo motivo non scoppia.
La fuliggine sul fondo del pallone è in realtà carbonio che si è depositato lì dalla combustione dello stoppino: questa fuliggine rende il palloncino più resistente al fuoco.
Usare l’acqua per controllare il calore è un processo molto interessante: il nostro corpo, ad esempio, si raffredda espellendo il sudore.

Esperimento scientifico: barchette a sapone

Esperimento scientifico: barchette a sapone.

Scopo

Indagare l’effetto di diversi liquidi sulla tensione superficiale dell’acqua.

Età

Dai 6 anni.

Materiali

Sapone liquido
vari liquidi domestici, ad esempio: aceto, latte, olio da cucina, balsamo, soia di salsa
vaschetta del ghiaccio o portauova
un cartone del latte
pepe macinato o altra spezia
cotton fioc o bastoncini per spiedini
teglia o ampio contenitore.

Note di sicurezza

Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento indaga l’effetto di diversi liquidi sulla tensione superficiale dell’acqua

. prepariamo un vassoio per cubetti di ghiaccio o un contenitore per uova con una piccola quantità di diversi liquidi domestici in ogni compartimento

. mettiamo un po’d’acqua in un piatto fondo. Cospargiamo la superficie dell’acqua con pepe macinato o altra spezia

. immergiamo un’estremità del cotton fioc in un liquido alla volta e proviamo ad immergerla nell’acqua, osservando il risultato

. da ultimo immergiamo il cotton fioc imbevuto di sapone liquido

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni e scegliamo quale liquido è il migliore

. prendiamo un contenitore vuoto del latte e ritagliamo una barchetta lunga circa 4 cm. Ritagliamo una piccola tacca sul retro della barchetta

. riempiamo una teglia con acqua

. posizioniamo la barchetta sulla superficie dell’acqua

. immergiamo un cotton fioc nel detersivo liquido e usiamolo per toccare l’acqua vicina alla parte posteriore della barca

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La superficie dell’acqua è un po’ come la superficie di un palloncino gonfio. Nel palloncino ogni molecola della gomma le molecole che le stanno intorno. La superficie dell’acqua è simile perché ogni molecola d’acqua tira le molecole che le stanno intorno.
Se si conficca uno spillo in un palloncino, la gomma si allontana da quel punto. Qualcosa di simile accade quando si mette del sapone sulla superficie dell’acqua.
Quando mettiamo il sapone accanto al retro della barchetta, l’acqua si muove la parte posteriore della barca è spinge la barca in avanti, proprio come i gas caldi che escono dal fondo di un razzo lo spingono verso l’alto.
In natura, quando un uccello sbatte le ali preme verso il basso l’aria, e di conseguenza va verso l’alto. Quando nuotiamo le braccia spingono l’acqua all’indietro e questo è ciò che ci fa muovere in avanti.
Nel caso della barchetta alimentata a sapone, l’acqua viene spinta all’indietro dal sapone, e per questo la barca va avanti.
Senza sapone, l’acqua tira la barca da tutte le direzioni, e di conseguenza il suo movimento è minimo.

Lo stuzzicadenti impazzito

Lo stuzzicadenti impazzito

Scopo

Dimostrare le proprietà della tensione superficiale dell’acqua.

Età

Dai 6 anni.

Materiali

Uno stuzzicadenti
shampoo
una bacinella d’acqua
forbici.

Note di sicurezza

Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra le proprietà della tensione superficiale dell’acqua

. arrotondiamo una delle punte dello stuzzicadenti con le forbici e usiamola per tamponare un po’ di shampoo

. mettiamo lo stuzzicadenti nella bacinella

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Lo stuzzicadenti inizierà a muoversi nella direzione della punta appuntita.
Lo shampoo contiene agenti che riducono la tensione superficiale dell’acqua.
Non appena lo shampoo sulla punta dello stuzzicadenti si scioglie, riduce la tensione superficiale dell’acqua attorno, liberando così la presa dell’acqua su quella estremità dello stuzzicadenti.
L’acqua attorno all’altra estremità dello stuzzicadenti ha ancora tensione superficiale, quindi tira lo stuzzicadenti in quella direzione.

Esperimento scientifico: pepe in fuga

Esperimento scientifico: pepe in fuga.

Scopo

Dimostrare la tensione superficiale.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Acqua
un piatto fondo
pepe macinato (o altre spezie in polvere)
detersivo liquido.

Note di sicurezza

Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita. Non toccarsi gli occhi e il naso dopo aver maneggiato il pepe.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra la tensione superficiale

. versiamo l’acqua nel piatto

. cospargiamo la superficie dell’acqua con pepe macinato

. versiamo una goccia di detersivo per i piatti sulla punta di un dito

. tocchiamo con la punta del dito la superficie dell’acqua, al centro del piatto

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni. Cosa è successo? Perché?

Osservazioni e conclusioni

La maggior parte dei granelli di pepe è sfrecciata ai lati del piatto e alcuni granelli sono caduti sul fondo.
La prima domanda da porsi è: “Perché i fiocchi di pepe galleggiano? Perché non affondano o si dissolvono nell’acqua?”
Il pepe è idrofobo, cioè l’acqua non è attratta dal pepe, e per questo il pepe non può dissolversi in essa.
I granelli di pepe galleggiano perché le molecole d’acqua si attraggono tra di loro e sulla superficie si comportano come un sottile film elastico. Poiché i fiocchi di pepe sono leggeri e idrofobi, la tensione superficiale li fa galleggiare sopra.
La domanda successiva a cui pensare è: “Perché il pepe fugge ai bordi del piatto quando il sapone tocca l’acqua?”
Il sapone riduce la tensione superficiale dell’acqua, riducendo la reciproca attrazione delle molecole d’acqua. Lungo i bordi del piatto, lontani dal sapone, la tensione superficiale dell’acqua non cambia, quindi attrae il pepe.
Il sapone quindi rompe la tensione superficiale e quando la tensione superficiale si rompe, il pepe viene tirato verso i bordi del piatto.
L’acqua da sola non è in grado di eliminare lo sporco da un piatto o un tessuto. I detersivi hanno grandi proprietà: si dissolvono nell’acqua, riducendo la reciproca attrazione delle sue molecole, mentre attirano e legano insieme piccole particelle di sporco.
In questo modo, lo sporco viene staccato dal piatto o dal tessuto e disperso in acqua, e questo consente un lavaggio efficace.

Facciamo la ricotta coi bambini

Facciamo la ricotta coi bambini.

Scopo

Conoscere i processi coinvolti nella produzione della ricotta.

Età

Dai 6 anni.

Materiali

2 parti di kefir
1 parte di latte intero.

Si può utilizzare kefir pronto oppure prepararlo con i granuli di fungo tibetano per kefir

Note di sicurezza

Spiegare ai bambini come evitare i pericoli legati uso dei fornelli e di materiali molto caldi.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento ci aiuterà a conoscere i processi coinvolti nella produzione della ricotta

. portiamo il latte a ebollizione, quindi versiamo il kefir e mescoliamo. Il coagulo dovrebbe iniziare ad apparire dopo pochi secondi

. mescoliamo delicatamente tenendo il fuoco basso

. i grumi diventano sempre più grandi e il siero di latte si separa dai grumi

. mettiamo una garza o un panno di lino o un pezzo di collant in un colino e scoliamo il nostro composto

. facciamo gocciolare bene il siero

. quindi mettiamo la ricotta in un piatto

. condiamo con sale e se vogliamo aggiungiamo spezie a piacere e olio

. dopo la produzione di ricotta avremo come avanzo di produzione il siero di latte. Il siero di latte contiene molto calcio e altri sali minerali. Sfortunatamente, non ha un buon sapore. Puoi provarlo a bere, oppure darlo ai tuoi animali domestici (ai miei gatti piace) o usarlo per innaffiare le piante.

Osservazioni e conclusioni

Il latte è costituito da acqua, zuccheri, proteine (tra le quali la caseina), grassi e sali minerali uniti in una miscela chiamata colloide.

Un colloide è una miscela che non si separa col passare del tempo (come l’acqua e la sabbia) e nemmeno può essere separata con un normale filtraggio.

Normalmente le molecole di caseina si respingono a vicenda, ma se il pH del latte diminuisce, le molecole di caseina si attraggono improvvisamente l’una con l’altra. Questo le fa aggregare tra loro a forme una sostanza che non è latte, ma cagliata.

Questo processo è detto coagulazione.

Il liquido che rimane dopo la coagulazione è il serio di latte.

Il pH del latte può essere abbassato in diversi modi. Nella nostra ricetta abbiamo abbassato il pH aggiungendo il kefir, che è acido.

Il kefir avvia il processo di coagulazione e il calore accelera la reazione.

Facciamo lo yogurt coi bambini

Facciamo lo yogurt coi bambini.

Scopo

Comprendere che lo yogurt è il sottoprodotto di batteri che digeriscono il lattosio nel latte.

Materiali

Un litro di latte
4 cucchiai colmi di yogurt con fermenti lattici attivi
bagno di acqua calda o sole estivo
normale attrezzatura da cucina
garza
termometro da cucina (opzionale).

Note di sicurezza

Spiegare ai bambini come evitare i pericoli legati uso dei fornelli e materiali molto caldi.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che lo yogurt è il sottoprodotto di batteri che digeriscono il lattosio nel latte

. riscaldiamo il latte a fuoco molto basso senza portarlo a ebollizione (dovrebbe essere intorno agli 80° C)

. togliamo il latte dal fuoco e lasciamolo raffreddare (fino a 45 ° C)

. aggiungiamo lo yogurt al latte e mescoliamo bene

. prepariamo una vaschetta di plastica con acqua calda (45°), versiamo il composto in più vasetti di vetro e immergiamoli nell’acqua calda

. in estate mettiamo la vaschetta al sole, in inverno teniamola su di un termosifone per 8-12 ore

. in estate possiamo anche semplicemente versare il composto in un vaso di vetro e metterlo in un luogo caldo e in ombra per 12 ore

. filtriamo con una garza se vogliamo uno yogurt più denso prima di gustare in nostro yogurt, teniamolo un paio d’ore in frigorifero

. mangiamolo al naturale o aggiungendo i nostri frutti preferiti

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

I batteri che “producono” yogurt più conosciuti sono: Lactobacillus acidophilus, Bifido bacterium, Lactobacillus bulgaricus e Lactobacillus casei.
Grazie all’azione di questi batteri il latte cambia la sua composizione e diventa più digeribile. Questi batteri partecipano anche alla produzione di alcune vitamine nel tratto digestivo, formano una barriera protettiva contro i microrganismi patogeni, possono essere mangiati anche da persone allergiche al latte vaccino.
Lo yogurt è il prodotto che deriva dalla fermentazione batterica del latte.
Quando acquisti yogurt che contiene “fermenti lattici attivi”, significa che in quello yogurt sono ancora presenti batteri viventi.
Alimentando questi batteri e mantenendoli alla loro temperatura ottimale, essi mangeranno, si moltiplicheranno e trasformeranno il latte in yogurt.
I batteri utilizzati nella produzione dello yogurt metabolizzano il lattosio, uno zucchero presente nel latte, per produrre energia e creare acido lattico come prodotto di scarto. Questo acido aiuta a dare allo yogurt la tipica consistenza e il sapore che conosciamo.
Quando riscaldiamo il latte le catene che formano le sue proteine si rilasciano.
Raffreddando il intorno ai 45 gradi, arriviamo alla temperatura ottimale affinché i batteri dello yogurt subiscano il metabolismo.
Poichè i batteri producono gradualmente acido lattico, le proteine si trasformano gradualmente in solidi e si coagulano delicatamente in una rete di catene. Questa rete è in grado di intrappolare il liquido all’interno e il prodotto finale è un gel liscio che si rafforza nel tempo.
Tempi di fermentazione più lunghi produrranno uno yogurt più acido e più forte.
Filtrando il prodotto si ottiene uno yogurt più denso perché la filtrazione separa fisicamente la cagliata solida dal siero di latte liquido.
Il grasso del latte non partecipa a questo processo, ma influenza la consistenza e il sapore del prodotto finale.
Se abbiamo accesso a un microscopio a luce composta, possiamo osservare i batteri dello yogurt ad alto ingrandimento.
Per preparare il vetrino usare lo stuzzicadenti per spalmare una piccola quntità di yogurt sul vetrino, aggiungere una goccia d’acqua e fermare col vetrino coprioggetto.
In generale, questi batteri si presentano in due forme principali: a forma di stelo oblungo (Lactobacillus) o a forma di piccola sfera (Streptococco).

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Facciamo il burro coi bambini

Facciamo il burro coi bambini.

Scopo

Conoscere i processi coinvolti nella produzione del burro.

Età

Dai 4 anni.

Facciamo il burro coi bambini
Materiali

. panna (la più grassa che trovi)
. un vaso di vetro o plastica con coperchio a tenuta grande 3 volte almeno la quantità di panna
. una bottiglia di plastica (facoltativa)
. una ciotola
. acqua corrente.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Facciamo il burro coi bambini
Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. almeno cinque ore prima di eseguire l’esperimento tiriamo la panna fuori dal frigo, in modo che al momento di utilizzarla sia a temperatura ambiente

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. versiamo la panna nel barattolo e avvitiamo il coperchio con cura. Per iniziare si può usare una bottiglia di plastica, e poi travasare la panna in un vaso

. iniziamo a scuotere il barattolo (o la bottiglia) avanti e indietro, finché non si forma il burro: questa operazione potrebbe richiedere da 5 a 20 minuti

. scegliendo una colonna sonora per questa fase, e passandosi il barattolo a turno tra più bambini, scuotere il barattolo sarà più divertente

. di tanto in tanto chiediamo ai bambini di guardare all’interno del barattolo

. la panna si ispessisce gradualmente man mano che scuotiamo il barattolo. Ad un certo punto diventerà così densa che si muoverà molto meno mentre scuotiamo: la panna sarà diventata panna montata. In questa fase la panna potrebbe rivestire le pareti del barattolo, e può essere il momento di travasare la panna dalla bottiglia al barattolo

. continuiamo a scuotere il barattolo, finché non sentiremo come uno sciabordio. A questo punto infatti il burro si sarà separato dal siero. Questo cambiamento avviene all’improvviso, in pochi secondi

. il burro sarà di un colore giallo pallido, mentre il liquido sarà chiaro e lattiginoso. Il contenuto del barattolo sarà ben visibile adesso perché agitando il siero laverà le pareti del barattolo mentre il grumo solido di burro sbatterà di qua e di là

. apriamo il barattolo, vuotiamolo del liquido e rimettiamo il coperchio. Scuotiamo nuovamente per separare altro liquido dal burro. Ripetiamo l’operazione più volte

. togliamo il pezzo di burro dal barattolo e mettiamolo in una ciotola di acqua fredda

. laviamoci le mani e impastiamo delicatamente il burro per rimuovere eventuale altro siero presente

. ripetiamo più volte, usando ogni volta acqua fredda pulita. Questa operazione è molto importante, perché se non rimuoviamo accuratamente il liquido dal burro, questo non potrà conservarsi molto a lungo e diventerà presto rancido

. mettiamo il burro in un contenitore e poniamolo una decina di minuti in frigorifero

. spalmiamo un po’ del nostro burro su dei cracker o sul pane, così i bambini potranno assaggiarlo

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Quando scuotiamo la panna abbastanza a lungo, i piccoli globuli di grasso che contiene si legano tra loro e inglobano le proteine, formando una sostanza solidificata: il burro. Il liquido residuo è il siero.
Il latte di mucca appena munto è composto da panna e latte insieme. La panna è meno densa del latte, quindi galleggia sulla superficie e può essere rimossa. Il latte scremato è il latte rimasto dopo la rimozione della panna.

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Esperimento scientifico: legumi in crescita giorno per giorno

Esperimento scientifico: legumi in crescita giorno per giorno.

Scopo

Osservare germinazione e crescita di un fagiolo.

Età

Dai tre anni.

Materiali

Barattoli o vasetti di yogurt
garze, panno-carta, tessuto leggero o collant
elastici
fagioli.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento osserveremo germinazione e crescita di un fagiolo

. versiamo l’acqua nel primo vaso

. copriamo il barattolo con una garza e fermiamola con un elastico (oppure utilizziamo carta, filtri per caffè ecc.). Posiamo i fagioli in modo che restino sollevati ma a contatto con l’acqua

. al posto della garza possiamo usare filtri di carta o sacchetti per alimenti e carta assorbente

. possiamo preparare vari contenitori con più fagioli di varietà diverse. Questo aumenterà le probabilità di successo dell’esperimento

. mettiamo una brocca d’acqua o un piccolo annaffiatoio accanto ai barattoli, così i bambini potranno prendersi cura dei fagioli ogni giorno

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni per le tre settimane successive, poi le piantine saranno pronte per il trapianto il vaso.

Osservazioni e conclusioni

. giorno 1: i fagioli cominciano a gonfiarsi

. giorno 5. Iniziano a germogliare

. giorno 7: il germoglio cresce

. giorno 11: spuntano le prime foglie e le radici secondarie

. giorno 12: le foglie si innalzano verso la luce e le radici crescono

. giorno 18: le foglie crescono e ne spuntano di nuove. Anche le radici crescono

. giorno 22: foglie e radici continuano a crescere. Le foglie sono già abbastanza grandi …

. giorno 25. Il nostro seme è diventato una pianta sana e bella 🙂

Variante

Vuoi che il bambino visualizzi tutta la sequenza dal vivo? Pianta ogni giorno un fagiolo in un vasetto diverso. Spettacolare!

Esperimento scientifico: il pittore delle piante

Esperimento scientifico: il pittore delle piante

Scopo

Dimostrare il processo di assorbimento e traspirazione che avviene nelle piante.

Materiali

Alcuni garofani bianchi (o cavolo cinese, o gambi di sedano con le foglie, o altri fiori bianchi)
colorante alimentare
acqua di rubinetto
bicchieri o vasetti di vetro trasparente.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra il processo di assorbimento e traspirazione che avviene nelle piante

. decidiamo di quale colore ci piacerebbe far diventare il nostro fiore

. riempiamo il contenitore di vetro con acqua di rubinetto

. aggiungiamo il colorante alimentare all’acqua

. mettiamo il fiore scelto nell’acqua colorata

. possiamo eseguire questo esperimento con più fiori e più vasetti, mettendo in ognuno un colore diverso

. se utilizziamo il sedano o il cavolo cinese (o un fiore con un gambo abbastanza grosso,) possiamo provare a colorare lo stesso gambo con colori diversi, tagliando il gambo in due sezioni e immergendo ognuna in un colore diverso

. per osservare i risultati di questo esperimento bisognerà essere pazienti: per alcuni fiori serviranno poche ore, per altri potrebbero essere necessari 1 o 2 giorni

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

L’acqua viaggia verticalmente lungo gli steli e raggiunge foglie e fiori. Lo possiamo appurare con questo esperimento: l’acqua colorata del bicchiere arriva a colorare foglie e fiori.
Nelle piante non sono presenti strutture che spingono l’acqua dal basso verso l’alto, ma processi chimico fisici diversi agiscono insieme per permettere all’acqua di raggiungere fiori e foglie. Questi processi sono: osmosi, capillarità, traspirazione.


L’acqua del terreno passa per osmosi all’interno delle radici attraversando la loro membrana cellulare. All’interno delle radici c’è una concentrazione di sali maggiore di quella del terreno, e per questo la pressione aumenta. la membrana costituita dalle cellule epidermiche: si crea un gradiente di concentrazione tra l’esterno (soluzioni poco concentrate nel terreno) e l’interno della pianta (soluzioni molto concentrate nelle cellule). La pressione che si crea si chiama “pressione radicale”, ed è abbastanza forte da spingere l’acqua fino ad altezze maggiori di quanto permetta la capillarità.


Se consideriamo i minuscoli diametri dei vasi in cui scorrono acqua e sali minerali, è chiaro che la capillarità svolge un ruolo importante nella salita dell’acqua dalla radice alla foglia.
Tuttavia, anche la capillarità e la pressione radicale insieme non basterebbero a far salire l’acqua fino alla cima di un sequoia.


Il terzo elemento che permette all’acqua di salire all’interno della pianta è la pressione negativa che si crea nella pianta per effetto della traspirazione, cioè l’evaporazione dell’acqua dalle foglie. L’evaporazione avviene perché il sole, scaldando le foglie, porta l’acqua dallo stato liquido a quello gassoso (vapore).


Più del 90 per cento dell’acqua assorbita da una pianta viene persa per traspirazione, cioè eliminata attraverso le foglie. Questo processo che potrebbe sembrare uno spreco di energia e di acqua, genera nei vasi una depressione che aspira i liquidi verso l’alto.


La depressione dipende dalla dimensione della chioma e dall’intensità del calore solare, ma si calcola che può raggiungere le 15 atmosfere, cioè permette la risalita dei liquidi fino agli oltre 100 metri delle sequoie.
Proviamo a mettere un vaso in una stanza buia e una in una stanza soleggiata: quali garofani traspirano di più? Saremo in grado di dirlo perché il fiore con il colore più intenso sarà quello che ha traspirato di più.

Esperimento scientifico: insalata di germogli

Esperimento scientifico: insalata di germogli.

Scopo

Osservare la germinazione dei semi ed utilizzare i germogli a scopi alimentari.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Un barattolo di vetro
semi di grano, soia o girasole
acqua calda
collant, garza o tessuto leggero
elastico.

Note di sicurezza

Finché usi ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento faremo germogliare dei semi per poterci preparare una buona insalata

. versiamo dei semi in un barattolo, per un’altezza di due o tre centimetri

. copriamo i semi con acqua calda

. fissiamo sulla bocca del vaso un pezzo di collant (garza o tessuto) con un elastico

. cambiamo l’acqua ogni giorno, finché i semi non saranno germogliati

. per i primi 3 giorni teniamo i semi al buio, poi portiamoli alla luce

. rimuoviamo dal vaso eventuali germogli danneggiati

. quando i germogli saranno pronti, prepariamo insieme una bella insalata

I germogli non utilizzati si conservano bene in frigo per qualche giorno.

Esperimento scientifico: il seme di avocado

Esperimento scientifico: il seme di avocado.

Scopo

Osservare la germinazione del grosso seme dell’avocado.

Età

Dai 3 anni.

Materiali

Stuzzicadenti
un bicchiere o un vasetto
carta casa
coltello
un sacchetto per alimenti
acqua.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostrerà come si sviluppa una pianta di avocado a partire dal seme

. rimuoviamo il seme da un avocado e laviamolo delicatamente in acqua tiepida.
. determiniamo la direzione in cui il nostro seme deve essere posto nell’acqua. Il fondo è più largo e ha una piccola rientranza al centro, ed è da lì che si formeranno le nuove radici

. usiamo gli stuzzicadenti per infilzare la parte superiore del seme di avocado, quindi immergiamolo in un piccolo vasetto d’acqua assicurandoci che il fondo sia rivolto verso il basso

. mettiamo il bicchiere in un luogo caldo lontano dalla luce solare diretta.

Altri modi per far germogliare un seme di avocato sono:

. tagliare mezzo centimetro ad ogni estremità del seme prima di metterlo in acqua

. avvolgere il seme in triplo foglio di carta casa, mettere in sacchetto per alimenti e aggiungere acqua (se gli altri metodi non funzionano, ho sperimentato che questo è infallibile)

. chiediamo ai bambini di osservare il seme nelle due settimane successive.

Osservazioni e conclusioni

. dovremmo vedere che le radici e lo stelo iniziano a germogliare non prima di 8 settimane

. la parte superiore del seme di avocado si ridurrà di volume e formerà una fessura

. la fessura si estenderà fino al fondo del seme

. nella fessura nella parte inferiore, inizierà a emergere un piccolo fittone

. il fittone continuerà a crescere e potrebbe formare delle diramazioni

. un piccolo germoglio sboccherà nella parte superiore del seme

. quando la radice avrà una lunghezza di circa 15 centimetri, tagliamola circa a metà per rinforzarla

. aspettiamo che la radice si ingrossi e il fusto abbia foglie nuove, quindi piantiamolo in vaso lasciando il seme a metà scoperto e annaffiandolo frequentemente

. non dimentichiamo che più luce del sole la pianta riceve, meglio è.

Esperimento scientifico: il dente di leone

Esperimento scientifico: il dente di leone.

Scopo

Usare gli steli del dente di leone per dimostrare l’osmosi e introdurre i concetti di idrofilo e idrofobo.

Materiali

Denti di leone appena colti
una bacinella d’acqua.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra l’osmosi

. prendiamo uno stelo di dente di leone e dividiamolo nel senso della lunghezza tirando in direzioni opposte

. poniamo gli steli divisi in contenitore pieno d’acqua e osserviamo i gambi arricciarsi assumendo forme di spirale

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

L’interno dello stelo del dente di leone è idrofilo, cioè assorbe acqua. La parola idrofilo significa “amante dell’acqua”. L’interno dello stelo è infatti la parte che assorbe l’acqua.
Quando mettiamo lo stelo diviso nella bacinella, l’interno dello stelo ha la possibilità di assorbire davvero tanta acqua.
Attraverso il processo di osmosi l’acqua passa dalla bacinella alle cellule dell’interno dello stelo.
L’esterno dello stelo è idrofobo, cioè respinge l’acqua. La parola idrofobo significa “che odia l‘acqua.
Così mentre le cellule idrofile (interne) assorbono acqua e si gonfiano, le cellule idrofobe (esterne) rimangono della stessa dimensione.
La dimensione maggiore delle cellule su un lato del gambo forza lo stelo ad arricciarsi in varie forme.

Esperimento scientifico: l’arcobaleno in una stanza

Esperimento scientifico: l’arcobaleno in una stanza.

Scopo

In questo esperimento rifrangiamo la luce del sole attraverso l’acqua.

Età

Dai 4 anni.

Materiali

Luce del sole
torcia
contenitore trasparente
specchietto
vecchio cd
fogli di carta bianca
acqua.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe.

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che la luce che percepiamo come bianca è composta dai colori dell’arcobaleno

. in una stanza in penombra illuminiamo un contenitore pieno d’acqua con la torcia

. proviamo varie angolazioni finché non vedremo apparire sul muro un piccolo arcobaleno

. ora usciamo all’aperto o andiamo in una stanza ben illuminata dai raggi del sole e versiamo l’acqua in un contenitore trasparente riempendolo circa a metà

. immergiamo lo specchietto in modo che la parte immersa dello specchietto venga colpita dai raggi del sole

. incliniamo lo specchietto finché non vedremo il nostro arcobaleno, quindi appendiamo in foglio di carta bianca per vederlo meglio

. lasciamo il foglio bianco appeso e proviamo a inclinare un cd in modo che riceva i raggi del sole

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La luce, quando viene rifratta nel modo giusto, si separa nei colori che la compongono.
Con la parola rifrazione intendiamo il modo in cui la luce si piega quando passa attraverso mezzi diversi, come il vetro o l’acqua.
La luce che di appare bianca è una combinazione di tutti i colori visibili. Quindi, quando la luce si piega, tutti i suoi componenti (rosso, arancione, giallo, verde, blu e indaco) si piegano. Ognuno di questi colori si piega con un’angolazione diversa perché ogni colore viaggia a una velocità diversa all’interno dell’acqua o del vetro.

Un arcobaleno è un’eccellente dimostrazione della rifrazione della luce. Dopo o durante la pioggia, puoi vedere un arcobaleno se la luce del sole colpisce le goccioline d’acqua nell’aria ad una certa angolazione.

L’effetto dei nostri esperimenti non somiglia esattamente all’arcobaleno che vediamo nel cielo dopo la pioggia, ma condivide con esso le stesse caratteristiche generali per quanto riguarda i colori e il loro ordine. I nostri esperimenti e l’arcobaleno che appare nel cielo condividono gli stessi principi: la rifrazione e la riflessione.

Nella prima parte dell’esperimento, rifrangiamo la luce della torcia attraverso l’acqua. Quando facciamo brillare la luce bianca della torcia o del sole nell’acqua, la luce si piega. A seconda del tipo di torcia che abbiamo a disposizione l’effetto sarà più o meno marcato.

Nella seconda parte dell’esperimento i diversi colori della luce solare vengono rifratti da diversi angoli perché hanno lunghezze d’onda diverse. Di conseguenza, quando la luce bianca viene rifratta, viene separata in diversi colori, fenomeno che prende il nome di “dispersione”. Quando riflettiamo la luce fuori dall’acqua usando lo specchio, riflettiamo la stessa luce bianca ma scomposta dalla rifrazione nei colori dell’arcobaleno.

Nella terza parte dell’esperimento la luce non viene rifratta, ma diffranta. Nella rifrazione, come abbiamo visto, la luce subisce una deviazione passando da un mezzo a un altro. Nella diffrazione la luce non cambia mezzo, ma devia il suo percorso perché nel mezzo sono presenti degli ostacoli.

Il cd si comporta come un reticolo di diffrazione, uno strumento ottico usato in laboratorio per separare i colori della luce. In un cd le informazioni sono immagazzinate in una singola traccia a forma di spirale, molto densa, che corre dal centro al bordo del disco. I solchi del cd deviano e diffondono la lucei in modo diverso per le diverse lunghezze d’onda, cioè per i diversi colori: i colori si sparpagliano in modo simile alle onde del mare quando arrivano all’imboccatura di un porto: incontrando l’ostacolo, si irradiano in tutte le direzioni, interferendo non solo fra loro ma anche con quelle in arrivo.

I reticoli di diffrazione sono presenti anche in natura. Per esempio, i colori iridescenti delle piume del pavone, della madreperla, le ali delle farfalle e di altri insetti.

Perché i tramonti sono rosso arancio e il cielo azzurro?

Perché i tramonti sono rosso arancio e il cielo azzurro?

Scopo

Dimostrare che la luce del sole si riflette urtando le molecole sospese nell’aria, il che rende il nostro cielo blu e i nostri tramonti rossi, facendo brillare una torcia attraverso bastoncini di colla a caldo.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Una piccola torcia
bastoncini di colla a caldo
fogli di carta bianca
nastro adesivo trasparente.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra la dispersione della luce nell’atmosfera

. mettiamo dei fogli di carta in fila sul tavolo

. mettiamo la torcia e un bastoncino di colla sui fogli bianchi

. teniamo la torcia vicino ad un’estremità di un bastoncino di colla a caldo, di modo che la luce risplenda attraverso la colla

. notiamo che l’estremità del bastoncino più vicina alla luce è di un colore diverso rispetto all’altra estremità: appare più bianca mentre la parte più lontana appare più gialla

. fissiamo insieme due bastoncini di colla e teniamoli insieme con del nastro adesivo trasparente

. ripetiamo la nostra indagine accendendo la torcia e notiamo le differenze di colore lungo i bastoncini

. continuiamo ad aggiungere bastoncini di colla legandoli col nastro adesivo e continuiamo ad i cambiamenti di colore e intensità lungo i bastoncini nella loro lunghezza complessiva. Noteremo che la luce diventa via via più rossa e fioca lungo i bastoncini fissati insieme, man mano che la luce si allontana dalla torcia

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La torcia emette luce bianca, che è la somma dei colori dello spettro luminoso. Il bastoncino di colla diffonde la luce blu della torcia leggermente più di quanto non diffonda la luce gialla o rossa. Questo fa sì che l’estremità del bastoncino più vicino alla torcia ci appaia di colore bluastro mentre vedremo l’altra estremità gialla-arancione.
Quando aumentiamo la lunghezza aggiungendo altri bastoncini, una maggior quantità di luce blu viene dispersa, e l’estremità lontana dalla torcia assume un colore arancione.
Abbiamo realizzato un modello del fenomeno chiamato scattering (in italiano diffusione ottica o dispersione), grazie al quale vediamo il cielo azzurro e i tramonti rosso-arancio
Il cielo è blu perché la luce blu è più facilmente dispersa nella nostra atmosfera, proprio come la luce blu della nostra torcia è stata più facilmente dispersa nei bastoncini di colla.
Al tramonto il sole è basso, vicino all’orizzonte, e la luce viaggia attraverso un maggiore spessore di atmosfera di quanto non faccia quando il sole è alto nel cielo.
La luce della torcia viaggiando nei bastoncini di colla diventava più rossa man mano si allontanava dalla torcia. Allo stesso modo il tramonto appare rosso quando il percorso della luce solare si allunga.
Il sole produce luce bianca, che è costituita dalla luce di tutti i colori: rosso, arancione, giallo, verde, blu e viola. Anche la nostra torcia produce luce bianca.
La luce è un’onda e ognuno di questi colori corrisponde a una frequenza diversa e quindi a una diversa lunghezza d’onda della luce.
I colori nello spettro luminoso sono disposti in base alle loro frequenze: la luce viola e blu hanno frequenze più alte di quella gialla, arancione e rossa.
Quando la luce bianca del sole splende attraverso l’atmosfera terrestre, si scontra con le molecole di gas. Queste molecole diffondono la luce. Più è corta la lunghezza d’onda della luce, più è dispersa dall’atmosfera. Poiché la sua lunghezza d’onda è molto più breve, la luce blu è sparsa circa dieci volte di più della luce rossa.
La frequenza della luce blu, rispetto alla luce rossa, è più vicina alla frequenza di risonanza degli atomi e delle molecole che compongono l’aria. Cioè, se gli elettroni legati alle molecole nell’aria vengono spinti, oscillano con una frequenza naturale che è persino più alta della frequenza della luce blu.
La luce blu spinge gli elettroni con una frequenza vicina alla loro frequenza di risonanza naturale, che provoca la radiazione della luce blu in tutte le direzioni in un processo chiamato scattering.
La luce rossa che non è dispersa continua nella sua direzione originale.
La luce viola ha una lunghezza d’onda ancora più corta della luce blu. Allora, perché il cielo non è viola? In base al colore che subisce di più il fenomeno dello scattering, il cielo dovrebbe essere viola. Ci appare blu perché la nostra sensibilità ai colori di fa captare il viola in modo molto debole, mentre percepiamo in modo intenso il blu, presente in grande quantità e facilmente percepibile dai nostri fotorecettori specializzati a captare il blu, il verde e il rosso.
Lord John Rayleigh, alla fine del 1800, capì che il colore blu del cielo era il risultato di un fenomeno chiamato scattering: l’atmosfera non assorbe la luce, ma le molecole in sospensione la riflettono, e questa riflessione è più pronunciata per le lunghezze d’onda più corte, cioè il blu e il viola, alla fine dello spettro visibile.
Gli esperimenti di Newton con i prismi avevano dimostrato, duecento anni prima, che la luce bianca è composta dai colori dello spettro visibile: il rosso, l’arancio, il giallo, il verde, il blu e il violetto.
Mentre la luce attraversa l’atmosfera, gli atomi assorbono e riemettono luce. Non cambia l’intensità della luce, ma la direzione: e questo cambio di direzione, che chiamiamo scattering, è 10 volte più intenso per il viola rispetto al rosso.
È quello che chiamiamo scattering selettivo o scattering di Rayleigh (dal nome di chi l’ha studiato per primo).
La luce blu ha una lunghezza d’onda breve e ad alta frequenza, così viene diffusa molto facilmente. Quando guardiamo il cielo, tutta la luce che vediamo è stata diffusa, cioè redirezionata verso i nostri occhi. Siccome vediamo solo questa, ci appare blu.

Perchè i tramonti sono rosso arancio?

Perchè i tramonti sono rosso arancio? Un esperimento scientifico per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Scopo

Dimostrare che i tramonti ci appaiono rosso-arancio a causa delle lunghezze d’onda dei colori dello spettro solare e del movimento della terra intorno al sole.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Un contenitore trasparente
acqua
sostanza lattiginosa (sapone, latte, latte in polvere, yogurt, cera per pavimenti, ecc.)
una torcia elettrica che emetta luce bianca
una stanza buia.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che i tramonti ci appaiono rosso-arancio a causa delle lunghezze d’onda dei colori dello spettro solare, e del movimento della terra intorno al sole

. mettiamo il contenitore dove possa essere osservato da tutti i lati

. riempiamolo per ¾ con acqua. Mettiamo la torcia accesa contro una parete del contenitore così suo raggio passi attraverso l’acqua. Proviamo a individuare il fascio di luce nell’acqua: si potranno vedere particelle di polvere, tuttavia sarà piuttosto difficile individuare esattamente il fascio

. tenendo la torcia in posizione aggiungiamo goccia a goccia la sostanza lattiginosa finché il fascio di luce non diverrà ben visibile

. osserviamo il raggio: nella zona più vicina alla torcia apparirà azzurro, mentre nella zona più lontana apparirà rosso-arancio

. più sostanza lattiginosa aggiungiamo, più saranno visibili l’azzurro all’inizio e l’arancio alla fine. Più sostanza lattiginosa aggiungiamo all’acqua, più il fascio di luce si diffonderà nel liquido

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La luce solare ci appare bianca perché contiene tutti i colori nello stesso raggio. Ognuno di questi colori si sposta con onde più o meno ampie.

Quando la luce entra nell’atmosfera si scontra coi gas e le altre particelle contenute nell’aria.
I colori con onde più corte, cioè il violetto e l’azzurro, si scontrano con le particelle e vengono deviati e riflessi in tutte le direzioni. Per questo, ovunque si guardi, i raggi che arrivano ai nostri occhi appaiono azzurri.
I colori con onde più lunghe, cioè il rosso e l’arancio, scavalcano le particelle e continuano il loro tragitto.
Per questo, all’alba e al tramonto, quando i raggi arrivano sulla terra lunghi e obliqui, vediamo il cielo rosso-arancio.
Quando il raggio della torcia viaggia attraverso l’aria, non possiamo vedere il fascio di lato perché l’aria è uniforme, e la luce della torcia viaggia in linea retta. Lo stesso vale quando il fascio viaggia attraverso l’acqua, poiché l’acqua è uniforme, e il fascio viaggia in linea retta. Potremo intravedere il fascio di luce solo se nell’aria o nell’acqua sono presenti particelle di polvere.
Quando abbiamo versato la sostanza lattiginosa nell’acqua, abbiamo aggiunto molte piccole particelle di proteine e grassi in sospensione nell’acqua
Che cosa significa questo esperimento e cosa ha a che fare col cielo azzurro e i tramonti arancio?
L’azzurro del cielo è luce solare dispersa dalle particelle di polvere nell’atmosfera. Se non ci fosse alcuna dispersione, e tutta la luce viaggiasse direttamente dal sole alla terra, il cielo apparirebbe nero avviene di notte. La luce viene diffusa dalle particelle di polvere nello stesso modo della luce della torcia dispersa dalle particelle lattiginose in questo esperimento.

Al tramonto o all’alba, la luce del sole effettua un percorso più lungo attraverso l’atmosfera rispetto a quanto avviene durante le ore del giorno e per questo puoi vedere i colori dall’altra parte dello spettro: rossi e arancioni.

Perché l’alba sembra diversa dal tramonto? E’, simmetricamente, lo stesso fenomeno, e se le condizioni atmosferiche fossero identiche nei due passaggi avremmo albe identiche ai tramonti.
La differenza sostanziale sta nella temperatura e nella quantità di polveri sottili sospese nell’aria. All’alba l’aria è più pulita e più fresca, al tramonto invece l’aria è più calda e ricca di particelle, soprattutto a causa delle attività umane.

Esperimento scientifico: eruzione vulcanica

Esperimento scientifico: eruzione vulcanica.

Scopo

Sfruttare la reazione chimica tra bicarbonato di sodio, albume d’uovo e aceto per simulare un’eruzione vulcanica.

Età

Dai 4 anni.

Materiali

Una tortiera
una piastra per forno o una tovaglia di plastica
una bottiglietta di plastica
bicarbonato di sodio
un imbuto
un cucchiaio
aceto bianco
2 uova crude
carta stagnola
colorante alimentare o acquarello.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questa attività può essere presentata ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. versiamo nella bottiglietta un cucchiaio da tavola colmo di bicarbonato di sodio, aiutandoci con un imbuto

. rompiamo due uova crude, separiamo gli albumi dai tuorli e versiamo gli albumi nella bottiglietta

. aggiungiamo del colorante e agitiamo la bottiglietta

. mettiamo la bottiglietta al centro della tortiera. Per preservare il tavolo, mettiamo il tutto su una piastra da forno o usiamo una tovaglia cerata

. avvolgiamo bottiglietta e tortiera nella carta stagnola, quindi foriamo all’altezza della bocca della bottiglietta

. versiamo tutto in una volta mezzo bicchiere di aceto nella bottiglietta

. dopo alcuni secondi, vedremo sgorgare dalla bocca del vulcano una copiosa schiuma colorata

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

L’aceto contiene acido acetico; quando entra in contatto con il bicarbonato di sodio sviluppa una reazione chimica che porta alla formazione di anidride carbonica, un gas.
A contatto con l’albume, l’acido acetico provoca la sua coagulazione, trasformandolo in una schiuma simile a quella che si ottiene quando lo montiamo con la frusta elettrica.
Questa schiuma fuoriesce dalla bocca del vulcano spinta dall’anidride carbonica.

Un’altra eruzione vulcanica qui:

Esperimento scientifico: contrasti

Esperimento scientifico: contrasti.

Scopo

Scoprire che i colori sembrano cambiare quando li metti su sfondi di colori diversi.

Età

Dai 6 anni.

Materiali

Forbici
carta colorata o da origami in giallo, viola, verde, blu (due tonalità) e arancione (due tonalità)
colla.

Note di sicurezza

Insegniamo ai bambini come utilizzare le forbici in sicurezza.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che i colori sembrano cambiare quando li metti su sfondi diversi

. tagliamo un foglio di carta arancione a metà longitudinalmente e incolliamolo sul foglio blu

. tagliamo due quadrati da ciascuno dei fogli colorati e creiamo due colonne di quadrati colorati uguali, uno sullo sfondo blu e uno sullo sfondo arancione

. noteremo che due quadrati dello stesso colore appaiono come tonalità

. per ogni coppia di quadrati ritagliamo un rettangolo abbastanza grande da poter essere posizionato su entrambe le colonne per il confronto

. posizioniamo la striscia di confronto in modo che tocchi entrambi i quadrati di uno stesso colore per verificare

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La parte posteriore dell’occhio è rivestita da cellule sensibili alla luce, tra le quali i coni, sensibili al colore.
I coni si influenzano a vicenda in modi complessi. Queste connessioni ci danno una buona visione dei colori, ma possono anche ingannare il nostro sguardo.
Quando i coni in una parte dell’occhio vedono la luce blu, rendono i coni vicini meno sensibili al blu.
Per questo motivo, se mettiamo un punto viola su uno sfondo blu, il punto appare un po’ meno blu di quanto non sarebbe altrimenti.
Allo stesso modo, una macchia rossa su uno sfondo arancione sembra meno arancione di quanto sarebbe altrimenti.

Esperimento scientifico: naso e lingua

Esperimento scientifico: naso e lingua

Scopo

Scoprire la stretta relazione che esiste tra olfatto e gusto.

Età

Dai cinque anni.

Materiali

Batuffoli di cotone
estratto profumato (vaniglia, rosa, ecc.)
mela o altro frutto.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra la relazione esistente tra olfatto e gusto

. diamo al bambino un pezzetto di mela e chiediamogli di notarne il sapore. Nulla di nuovo!

. mettiamo alcune gocce di estratto su un batuffolo di cotone

. chiediamo al bambino di annusare il batuffolo di cotone e mangiare un altro pezzo di mela mentre lo fa.

Osservazioni e conclusioni

Questo esperimento darà al bambino un’idea di quanto odori e sapori siano connessi.
Più di 3/4 di ciò che gustiamo è correlato alla percezione del suo odore.
Pensa a quando hai il raffreddore: il tuo cibo sembra senza sapore.
La nostra lingua può riconoscere molto facilmente solo 4 sapori fondamentali: il salato, l’amaro, il dolce e l’acido. Gli altri sapori sono collegati a ciò che odoriamo.
Prova a mettere in bocca una caramella: all’inizio potresti non essere in grado di dire il sapore specifico della caramella oltre a una sensazione generale di dolcezza o asprezza. Con il passare del tempo, potresti notare che mentre la caramella si dissolve, puoi identificare il gusto specifico. Questo perché alcune molecole di profumo volatilizzano e viaggiano fino al tuo organo olfattivo attraverso una specie di porta sul retro, cioè su un passaggio nella parte posteriore della gola e del naso.
Dal momento che possiamo sentire solo 4 diversi veri sapori, è in realtà l’odore che ci fa sperimentare i sapori complessi e appetitosi che associamo ai nostri cibi preferiti.
Ecco perché nella seconda parte dell’esperimento il gusto della mela ci è sembrato diverso.

Esperimento scientifico: onde sonore

Questa è una semplice dimostrazione che aiuta a chiarire che le onde sonore si propagano nell’aria.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Un contenitore
un foglio di carta sottile o pellicola per alimenti
un elastico
semi di lino o di papavero o sabbia colorata o tè o farina
un mattarello e una pentola metallica.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. copriamo il contenitore col materiale scelto e fermiamolo con un elastico, di modo che rimanga ben teso

. versiamo i semi o la sabbia sulla superficie tesa

. avviciniamo la tortiera al contenitore, col fondo all’esterno, e colpiamola col mattarello

. guardiamo i semi rimbalzare e muoversi

. proviamo a girare la tortiera, col fondo verso il contenitore, e proviamo di nuovo a batterla col mattarello: non succederà nulla

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Le onde sonore emesse dalla tortiera durante l’impatto col mattarello si propagano nell’aria e mettono in moto i semi (o altro materiale scelto).

Esperimenti scientifici: un gong al cucchiaio

Esperimenti scientifici: un gong al cucchiaio .

Scopo

Questa è una semplice dimostrazione che aiuta a chiarire che il suono ha bisogno di qualcosa da attraversare e che l’aria non è un materiale molto efficiente a tale scopo.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Un righello (di legno, plastica o metallo)
due cucchiaini di diverse dimensioni (prova con un cucchiaino e un cucchiaio da portata)
corda o filo di cotone.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. creiamo un cappio nel mezzo del filo e inseriamo il manico del cucchiaio

. stringiamo il nodo saldamente, in modo che il cucchiaio penda al centro del filo

. prendiamo le due estremità del filo e avvolgiamo ognuna di esse attorno al dito indice su ciascuna mano

. mettiamo gli indici con la cordicella avvolta intorno in ogni orecchio, come per tapparsi le orecchie

. Il cucchiaio dovrebbe pendere appena sotto la vita

. chiediamo a un bambino di colpire il cucchiaio col righello

Osservazioni e conclusioni

Con questo esperimento i bambini scoprono come viaggiano le onde sonore.
Se usiamo un cucchiaio piccolo, il bambino sentirà un suono di campanello, con un cucchiaio più grande il suono somiglierà a un gong. Possiamo provare anche diversi tipi di filo: più la corda è densa, migliore sarà il suono.
Quando il righello colpisce il cucchiaio, crea vibrazioni che generano onde sonore. Queste onde sonore viaggiano lungo il filo invece che nell’aria.
Il filo agisce come un conduttore per le onde sonore. A seconda delle dimensioni del cucchiaio e della lunghezza del filo, il suono apparirà più alto (come una campana) o più profondo (come un gong).
Poiché il filo consente alle onde sonore di continuare a viaggiare, il suono del cucchiaio risuonerà o riverbererà, cioè persisterà abbastanza a lungo dopo aver colpito il cucchiaio.
L’unico che può sentire il suono del campanello o del gong sarà la persona con il filo nelle orecchie: tutti gli altri nella stanza sentiranno solo un debole tintinnio quando il righello colpisce il cucchiaio. Ciò dimostra come la stessa vibrazione suona in modo diverso quando viaggia attraverso materiali diversi.
Quando colpiamo un cucchiaio con un righello, il suono viaggia attraverso l’aria per raggiungere il nostro orecchio, e gran parte di questo suono si perde lungo la strada.
Quando colpiamo il cucchiaio appeso al filo, le vibrazioni sonore viaggiano dal cucchiaio attraverso la corda e le dita al tuo orecchio, e in questo modo molta meno energia sonora si perde nel percorso.
Sebbene la maggior parte dei suoni che sentiamo siano trasmessi attraverso l’aria, l’aria non è l’unica portatrice di onde sonore, né la migliore. Prova a mettere un orologio sul tavolo e avvicinati: sentirai il suo ticchettio attraverso l’aria. Ma prova a mettere l’orecchio sul tavolo: il ticchettio sarà molto più forte.
In alcuni materiali le molecole sono strettamente legate tra loro, in altri materiali, le molecole sono lontane tra loro. La vicinanza delle molecole tra loro in un materiale può influenzare la facilità con cui esse possono urtarsi l’un l’altra e dare inizio ad una vibrazione.
Le molecole del metallo che forma il cucchiaio sono molto vicine tra loro. Quando colpiamo il cucchiaio le molecole del metallo iniziano a vibrare. Le vibrazioni nel metallo viaggiano attraverso la corda e le dita fino al nostro orecchio.
Questa attività rivela alcuni fatti importanti sulla natura del suono e ci dice che il suono viaggia in modo diverso attraverso solidi, liquidi e gas.
La corda è un solido, quindi il suono che sentiamo attraverso di essa è diverso dal suono che sentiamo quando le vibrazioni giungono alle nostre orecchie attraverso l’aria (un gas).

Varianti

. puoi usare un appendiabiti metallico al posto del cucchiaio.

Esperimenti scientifici: raddoppia il capitale

Esperimenti scientifici: raddoppia il capitale.

Scopo

Osservare gli effetti della rifrazione della luce.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Un bicchiere trasparente
acqua
una moneta da 2 centesimi (o qualsiasi altra moneta).

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Mettiamo la moneta nel bicchiere vuoto

. mettiamoci in modo da vedere la moneta di lato attraverso il vetro (non dall’alto)
. versiamo lentamente l’acqua nel bicchiere finché non vedremo una seconda moneta apparire sull’altro lato del bicchiere
. muoviamo la testa su e giù e osserviamo come la moneta appare due volte e quando torna ad essere una moneta sola

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La luce si piega quando passa da un mezzo (acqua) a un altro mezzo di diversa densità (aria). Questo avviene quando passa dall’acqua all’aria, o dal vetro all’acqua
Questa flessione della luce, chiamata rifrazione, fa cambiare la posizione apparente della moneta e te la fa vedere in una posizione meno profonda di quella è la posizione reale.
Quando la luce passa attraverso il vetro del bicchiere, fa apparire la moneta più vicina a chi osserva.
Di conseguenza, si vedranno due immagini della moneta.

Esperimenti scientifici: il bicchiere scomparso

Esperimenti scientifici: il bicchiere scomparso.

Scopo

Mostrare gli effetti della rifrazione

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Olio di semi
acqua
sciroppo di zucchero di canna
un contenitore in pirex piccolo
un contenitore in pirex grande
un contenitore di vetro piccolo
un contenitore di vetro grande.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. mettiamo il contenitore di pirex piccolo in quello grande

. riempiamo il contenitore piccolo con acqua: il bicchiere piccolo resterà visibile

. mettiamo acqua anche nel bicchiere grande: il bicchiere piccolo continuerà ad essere visibile

. possiamo quindi dire che il bicchiere più piccolo è visibile in acqua

. rimuoviamo l’acqua, asciughiamo i due contenitori e riproviamo l’esperimento con l’olio di semi. Prima riempiamo il bicchiere piccolo, poi quello grande (cioè lo spazio tra i due bicchieri)

. il contenitore più piccolo sarà scomparso


. riproviamo l’esperimento con due contenitori di vetro

. versando l’olio in entrambi i contenitori, il più piccolo resterà visibile

. anche versando acqua i due contenitori resteranno visibili


. aggiungiamo all’acqua sciroppo di canna da zucchero: continuiamo finché il contenitore piccolo non sarà scomparso

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.


Osservazioni e conclusioni

Riempendo i due contenitori di pirex con olio da cucina il contenitore più piccolo diventa molto difficile da vedere: ne rimarrà solo un’immagine
Questo accade perché l’indice di rifrazione del pirex e dell’olio da cucina è quasi lo stesso, cioè la velocità con cui la luce attraversa il pirex e l’olio non cambia. Per questo il contenitore di pirex diventa invisibile.
Lo stesso avviene coi contenitori di vetro, quando aggiungiamo sciroppo fino a raggiungere l’indice di rifrazione del vetro.

Mani fredde – esperimenti scientifici per bambini

Mani fredde – esperimenti scientifici per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Mani fredde
Scopo

Osservare come il senso del tatto e la capacità di presa dalle dita possono essere influenzate dalla temperatura.

Età

Dai 5 anni.

Mani fredde
Materiali

Una ciotola con acqua
cubetti di ghiaccio
un ago.

Note di sicurezza

Se durante l’esperimento il volontario prova fastidio o dolore nell’acqua, deve sapere che può ritirare la mano immediatamente.
Nel preparare la ciotola verificare con attenzione che la temperatura sia adatta all’immersione delle dita.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che il senso del tatto e la capacità di presa dalle dita possono essere influenzate dalla temperatura
. chiediamo a un bambino di prendere l’ago con la sua mano dominante

. il bambino eseguirà l’azione senza problemi

. mettiamo i cubetti di ghiaccio nella ciotola d’acqua

. chiediamo al bambino di immergere la mano dominante nella ciotola per 20-30 secondi

. chiediamo al bambino di togliere la mano e asciugarla rapidamente

. chiediamogli di riprovare a sollevare l’ago

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Noteremo che prendere l’ago non è così facile come sembrava all’inizio. Le dita si rifiutano di obbedirci! Il freddo riduce la nostra sensibilità tattile e indebolisce le capacità motorie. È difficile utilizzare le dita fredde per eseguire movimenti precisi come sollevare un ago.

Esperimento scientifico: il senso del tatto è affidabile?

Esperimento scientifico: il senso del tatto è affidabile?
Scopo

Osservare come il senso del tatto può ingannarci quando percepisce le temperature.

Materiali

Tre identici contenitori di vetro
acqua a diverse temperature (molto calda, tiepida, molto fredda)
asciugamani

Note di sicurezza

Se durante l’esperimento il volontario prova fastidio o dolore nell’acqua, deve sapere che può ritirare la mano immediatamente.
Nel preparare le tre ciotole verificare con attenzione che le tre temperature siano adatte all’immersione delle dita.

Esperimento scientifico: il senso del tatto è affidabile?
Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che la nostra percezione della temperatura può essere ingannata

. coi bambini prendiamo la prima ciotola, versiamoci l’acqua fredda (precedentemente raffreddata con del ghiaccio) e in un punto nascosto della ciotola applichiamo un cartellino piegato a metà con la scritta “fredda”

. prepariamo allo stesso modo le altre due ciotole

. disponiamo le ciotole sul tavolo in modo che l’acqua a temperatura ambiente sia al centro e che l’acqua calda e quella fredda siano su entrambi i lati

. immergiamo le dita nell’acqua più calda e contiamo fino a 10

. poi immediatamente spostiamole nell’acqua tiepida. Chiediamo: “Com’è quest’acqua?”

. i bambini diranno che è fredda, ma aprendo il cartellino nascosto leggeranno “tiepida”: i sensi possono ingannarci!

. ora immergiamo la mano destra nell’acqua fredda e la mano sinistra nell’acqua calda

. lasciamo le mani in acqua per circa 20 secondi

. spostiamo contemporaneamente entrambe le mani nel contenitore centrale

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Esperimento scientifico: il senso del tatto è affidabile?
Osservazioni e conclusioni

I bambini sperimenteranno qualcosa di molto particolare, cioè una mancata corrispondenza tra la percezione della temperatura e la temperatura reale dell’acqua.
Si tratta di un fenomeno chiamato “adattamento sensoriale”.
Sulle nostre mani, e in particolare nei nostri polpastrelli, c’è una quantità incredibile di terminazioni nervose sensoriali, e tra questi i termocettori, che
servono a rilevare la temperatura degli oggetti. Alcuni termocettori rilevano condizioni di freddo mentre altri termocettori sono attivati dal calore.
Se la mano è esposta al calore per un lungo periodo, i recettori sensibili al calore, come i muscoli dopo un lungo allenamento, inizieranno a stancarsi e ridurranno la loro attività, cioè diventeranno meno sensibili.
La stessa cosa succede ai recettori del freddo.
Questo processo di adattamento dei termocettori e dei nervi sensoriali spiega il disallineamento di sensazione di temperatura durante l’esperimento.
È la stessa cosa che succede quando appoggiamo una mano su un tavolo: appena appoggiata notiamo la consistenza e la temperatura del tavolo, ma dopo un po’ non sentiremo più nulla. Anche questo fenomeno è dovuto all’adattamento sensoriale.

Esperimento scientifico: il senso del tatto è affidabile?

Che vista! Un esperimento scientifico sulla riflessione della luce

Che vista! Un esperimento scientifico per bambini della scuola d’infanzia e primaria per spiegare la riflessione della luce.

Che vista!
Scopo

Sfruttare le proprietà di riflessione della luce per leggere attraverso una busta chiusa.

Materiali

Pennarello nero
foglio bianco
busta scura
busta bianca
un tubo fatto arrotolando carta scura largo 10 cm circa.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Che vista!
Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che non è possibile leggere la scritta all’interno di una busta a causa della luce riflessa dalla superficie bianca

. con un pennarello nero, scriviamo una parola di tre o quattro lettere su un foglio di carta bianca

. mettiamo la carta in una busta scura e inseriamo quella busta in una busta bianca. La scritta sul foglio dovrebbe ora essere impossibile da leggere

. prendiamo un pezzo di cartoncino scuro o una pagina di una rivista stampata su entrambi i lati. Arrotoliamo la carta in un tubo

 . quando teniamo il tubo contro la busta, saremo in grado di leggere la scritta all’interno

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Di solito non è possibile leggere la scritta all’interno di una busta a causa della luce riflessa dalla superficie bianca della busta. Ma le pareti del tubo riflettono la luce, quindi vedrai solo la luce che passa attraverso la busta.

Esperimento scientifico – Immagini invertite

Esperimento scientifico – Immagini invertite

Scopo

Dimostrare la rifrazione della luce.

Età

Dai 6 anni.

Materiali

Bicchiere
acqua
carta
penna o pennarello nero o matita.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostra gli effetti della rifrazione

. disegniamo due frecce, entrambe rivolte verso la stessa direzione

entrambe) attraverso un bicchiere

. se utilizziamo inchiostro indelebile o la matita (o plastifichiamo il foglio su cui abbiamo disegnato) possiamo inserirlo nel bicchiere, quindi aggiungere via via acqua

. altrimenti possiamo porre il foglio dietro al bicchiere

. non funziona solo con le frecce, possiamo usare la nostra creatività. Disegniamo tutto ciò che ci piace e vedere come appare attraverso il vetro

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Con questo esperimento entriamo in contatto con un concetto della fisica chiamato rifrazione, o flessione della luce.
Quando la luce passa attraverso oggetti trasparenti (in questo caso, la parte anteriore del vetro, l’acqua e la parte posteriore del vetro), si rifrange o si piega.
Quando il bicchiere è pieno d’acqua, agisce come una lente cilindrica convessa e produce un’immagine invertita.
L’immagine invertita può apparire più grande, più piccola o delle stesse dimensioni, a seconda di dove posizioni il foglio di carta o il bicchiere, e dipende anche dal punto di osservazione. Un’altra variabile è il diametro del bicchiere.
Importa quanto è lontano il bicchiere d’acqua?
Cosa succede se muovi la testa da un lato all’altro? Come cambia la tua immagine?
La dimensione dell’immagine è importante?
Cosa succede se provi con un bicchiere più largo o più stretto?
Cosa succede se avvicini il bicchiere all’immagine? E se lo allontani?

Perchè il cielo è azzurro

Perchè il cielo è azzurro: un semplice esperimento scientifico per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Scopo dell’esperimento

Dimostrare che il cielo è azzurro perché il colore blu all’interno della luce solare è il più disperso dalle molecole d’aria e viene percepito meglio dai nostri occhi.

Materiali

– un contenitore trasparente (provare vari contenitori)
– acqua
– sostanza lattiginosa (sapone, latte, latte in polvere, yogurt, cera per pavimenti, ecc.)
– una torcia elettrica che emetta luce bianca
– una stanza buia.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Età consigliata

A partire dei 5 anni.

Perchè il cielo è azzurro?

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. scegliamo una stanza facilmente oscurabile

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento ci spiega come mai vediamo il cielo azzurro, anche se la luce del sole è incolore ai nostri occhi.

. riempiamo il contenitore trasparente con acqua.

. oscuriamo la stanza

. sciogliamo un po’ di sostanza lattiginosa nell’acqua, per ottenere una soluzione torbida

. puntiamo la torcia verso la soluzione torbida, colpendola di lato

. giochiamo con l’angolazione della torcia fino a veder apparire l’azzurro

. se abbiamo difficoltà, proviamo a guardare il contenitore dall’alto

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Perchè il cielo è azzurro? Osservazioni e conclusioni

La luce “incolore” del sole è in realtà luce bianca: è composta infatti da tutti i colori dell’arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, viola) mescolati insieme.

La luce si piega quando passa attraverso mezzi diversi, in questo caso acqua e aria. Questa flessione della luce è chiamata rifrazione.

I diversi colori della luce solare vengono rifratti da diversi angoli perché hanno lunghezze d’onda diverse.

L’atmosfera della Terra contiene polvere, gocce d’acqua e altre minuscole molecole che non possiamo normalmente vederle a occhio nudo. In una giornata limpida, dunque. la luce del sole che filtra attraverso l’atmosfera si disperde in contrando le particelle contenute nell’aria.

Questa dispersione non è uguale per tutti i colori dello spettro: è molto più forte per i colori che hanno frequenze più alte e lunghezze d’onda più corte: il blu-viola. Quindi i colori violetto e blu si diffondono nell’aria più dei colori giallo rosso verde. Tra il viola e il blu, però, gli occhi umani sono più sensibili al blu.

Possiamo dire, dunque, che il cielo è blu perché il colore blu all’interno della luce solare è quello che si diffonde meglio nell’aria e che viene percepito meglio dai nostri occhi.

In questa dimostrazione la sostanza lattiginosa imita le particelle presenti nell’aria e, come queste, piega la luce (non del sole, ma della torcia).

Il vassoio del sole Montessori

Il vassoio del sole Montessori per lo studio della storia, della geografia, della biologia e per festeggiare il compleanno dei bambini.

Vassoio del sole

Come primo materiale per lo studio delle stagioni, inserisco il vassoio del sole, che può essere usato in moltissime occasioni: per la celebrazione del compleanno

dei bambini, in associazione al tappeto delle stagioni, per il gioco del sole e tutte le lezioni sull’importanza del sole,  per l’avvio allo studio dei cicli del tempo e della storia, ecc… Può essere realizzato in compensato, cartone o cartoncino, carta plastificata, feltro, gomma Eva. Il sole ha 12 raggi e per ogni raggio può essere incastrato il nome di un mese dell’anno.

Ho preparato questa mia versione di vassoio del sole, che ho realizzato con pannolenci e carta colorata. Per la lanterna al centro ho utilizzato questo tutorial: lanterna a stella.

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

Realizzarlo è estremamente semplice: si possono stampare i singoli fogli su carta colorata oppure utilizzare le forme come cartamodelli. Completa il materiale il set di cartellini coi nomi dei mesi, che tornerà utile nell’allestimento del cerchio dell’anno e per la celebrazione dei compleanni.

Presentazione
Con questa presentazione introduciamo il concetto di sole come fonte di energia e mostriamo il vassoio del sole come suo simbolo.

Materiali:
– il vassoio del sole e una candela
– foglie di insalata (ad esempio valeriana)
– un cubo del 1000 e una perla
– eventualmente una lanterna a energia solare  da caricare all’aperto coi bambini qualche giorno prima della presentazione

Creiamo nella stanza una leggera penombra, mettiamo il vassoio del sole su di un tappeto, accendiamo la candela e invitiamo i bambini a partecipare alla lezione:


– diciamo: “Ho preparato per voi questo bel vassoio. Da oggi rappresenterà per noi il sole”

– “Tutti i giorni ci svegliamo ed il sole è lassù nel cielo, che brilla per noi. Anche quando le nuvole lo nascondono, il sole brilla per noi, anche se non lo vediamo. Il sole ci illumina, come questa candela”
– “Il sole è un’enorme sfera di materiali infiammati, come la piccola fiamma di questa candela”

– “Il sole è mille volte più grande del nostro pianeta Terra. Questa perla dell’unità può rappresentare la Terra, e questo cubo delle migliaia può rappresentare il sole”

– “Il sole ci dona luce, ma anche calore. Se ci avviciniamo al fuoco, infatti, sentiamo calore. Avrete anche notato che di notte, quando non di vede il sole, la temperatura è più fresca che di giorno. Anche di notte però, anche se non lo vediamo, il sole ci scalda”

– “Se abbiamo la lanterna a energia solare accendiamola e mostriamola ai bambini. Diciamo: “Ricordate quando siamo usciti in giardino e abbiamo messo questa lanterna al sole? Il pannello solare ha raccolto l’energia del sole e l’ha immagazzinata nella batteria. Ora grazie a questa energia ho potuto accendere la lanterna”

– se non abbiamo la lanterna a energia solare, saltiamo il passaggio e diciamo ai bambini: “Il sole che ci illumina e ci scalda ci dà energia. Le piante sulla terra raccolgono l’energia del sole e la usano per produrre il loro cibo. Le piante assorbono l’energia del sole con le loro foglie e assorbono acqua e minerali dal terreno. Col sole, l’acqua e i minerali producono il loro cibo

– chiediamo ai bambini: noi possiamo fare come le piante? Il nostro corpo può produrre il nostro cibo da solo? No. Gli esseri umani e gli animali non producono il loro cibo da soli. Però noi, e anche gli animali, possiamo mangiare le piante, e ricevere così l’energia del sole

– mangiamo la nostra valeriana e invitiamo i bambini a farlo.  Diciamo: “Stiamo mangiando l’energia del sole!”

– diciamo: “L’energia del sole che ci viene dalle cose che mangiamo ci serve per studiare, correre, giocare… Possiamo mangiare le piante, ma possiamo anche mangiare gli animali che hanno mangiato le piante. E’ anche questo un modo per ricevere l’energia del sole.

Esempi di vassoi del sole:

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Ne parlano:
– http://hapalab.blogspot.it/2012/02/earth-goes-around-sun.html 
– https://it.pinterest.com/pin/251075747951085274/
– https://www.mommymoment.ca/2011/04/the-earth-goes-around-the-sun.html
– https://strawberrymilk.wordpress.com/2009/10/04/3rd-birthday-part-iv/
– https://www.mamashappyhive.com/5-montessori-seasonal-activities/
– http://www.montessorifromtheheart.com/my-blog/2016/10/adrians-3rd-birthday-celebration-montessori-celebration-of-life.html
– http://montessoristory.blogspot.it/2008/09/homemade-montessori-birthday.html
Tree vector created by Lexamer – Freepik.com (alberi nelle quattro stagioni)
– http://inspirations-omnicolores.eklablog.com/la-notion-du-temps-avec-les-differentes-chaines-et-le-tapis-des-saison-a129028212

Forme contrastanti di terra e acqua Montessori – Geografia

Forme contrastanti di terra e acqua Montessori: presentazioni, esercizi, istruzioni per il modellaggio con la creta e tutto il materiale stampabile pronto per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

L’istruzione moderna richiede oggi che si dia la visione delle cose e non la loro descrizione, ma non basta vedere, anziché udire: è necessario vedere in un modo speciale. Quindi il problema consiste nell’esaminare come il bambino ha bisogno di vedere e quanto occorre per risvegliare in lui un potere di azione che, una volta avviato, apre nuove vie. Così la scuola sarebbe il luogo ove il bambino acquista qualcosa entro di sé, come un’ispirazione: il bambino vede, si ispira e l’ispirazione è tanto grande che lo porta a fare cose delle quali prima non sarebbe stato capace“. (Maria Montessori, Conferenza alla Summer School di Londra, 1939).

La geografia è parte della cultura umana ed il suo studio aiuta a formare la personalità. Per questo motivo, secondo Mario Montessori, andrebbe designata col termine di psico-geografia, così come si designa la grammatica psico-grammatica, la geometria psico-geometria, ecc.

Nella Casa dei Bambini presentiamo come primo materiale per la geografia il globo smerigliato, che permette al bambino un’esperienza sensoriale legata al ruvido delle terre emerse e al liscio dell’acqua.

Si tratta di soli due elementi: l’acqua e la terra,  ma questi due elementi, incontrandosi tra loro, producono moltissime forme diverse, che possono però essere ricondotte a poche forme di base, che una volta conosciute permetteranno al bambino di operare tutta una serie di classificazioni.
Questo riconoscimento delle forme di base, che può essere considerato una chiave di lettura per tutta la geografia, comincia con le forme contrastanti di terra e acqua.

E’ sempre importante tenere a mente che con questa presentazione non esploriamo la geografia reale, ma viviamo un’esperienza sensoriale (visiva) allo scopo di preparare il bambino allo studio futuro della Geografia fisica, in particolare alla geomorfologia e all’idrologia.

Le tre forme contrastanti di terra e acqua che presentiamo sono tre forme di terra (isola, penisola, istmo) e tre forme di acqua (lago, golfo, stretto), che sono opposte a due a due in questo modo: – isola-lago; penisola-golfo; istmo-stretto.

Esistono in commercio materiali tridimensionali già pronti, ad esempio quelli di Boboto che avevo presentato nel post Forme della terra e dell’acqua. Prima dell’acquisto, però, ci sono delle considerazioni da fare, perchè questo è uno dei pochi casi in cui il “fatto a mano” si prospetta  come migliore rispetto al materiale pronto, soprattutto perchè il materiale pronto, anche quello ben fatto, priva il bambino di un’esperienza manuale e sensoriale importante. C’è da aggiungere inoltre che nel materiale pronto in commercio di riscontrano errori quali l’aspetto tridimensionale (è importante che i contrasti siamo bidimensionali!), e il fatto che presentano più dei tre contrasti previsti da Maria Montessori in base al principio della “limitazione del materiale” (è importante che il materiale non offra più di quello che è necessario!).

Materiali stampabili

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

Forme contrastanti di terra e acqua
presentazione con creta e acqua

Materiale:
– strisce di carta e penna
– argilla in polvere
– una brocca d’acqua per impastare l’argilla
– un tagliere grande di legno per impastare
– un coltello o uno stecchino di legno (del tipo da spiedino)
– una brocca con acqua colorata di blu (preferibilmente con colorante alimentare)
– una spugna o un cucchiaio
– sei vassoi possibilmente rettangolari, di alluminio o plastica, possibilmente 30 x 20 cm, con un bordo di circa 3 cm di altezza.

Per le immagini che trovate nella presentazione io ho usato contenitori più piccoli di quelli previsti, tagliando il bordo di sei piattini di plastica. Può essere una soluzione economica e pratica per la seconda fase del lavoro, quando a modellare l’argilla saranno i bambini.

L’argilla (comunemente anche detta creta) si può acquistare nei colorifici o anche online. Non viene venduta in polvere, come richiederebbe l’esercizio, ma può essere fatta seccare e poi ridotta in polvere con un martelletto.

Maria Montessori ha espressamente indicato l’argilla in polvere per questa attività, non solo perchè è un prodotto naturale, ma soprattutto perchè è davvero terra, come quella che i bambini conoscono quando giocano all’aperto.  In alternativa potreste scegliere di preparare una pasta da modellare con farina, sale, colorante marrone ed eventualmente colla vinilica. Non avendo a disposizione la creta, e non lavorando coi bambini, per le presentazioni che seguono io ho fatto così.

Presentazione:
– portiamo il materiale su un tavolo, se è possibile all’aperto, e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione
– prendiamo l’argilla in polvere e impastiamola con l’acqua, come si fa con la pasta fatta in casa. Intanto raccontiamo ai bambini cos’è l’argilla: “Questa si chiama argilla. E’ una terra formata da piccolissimi granelli di roccia e da sali. Ora la sto impastando con un po’ d’acqua per formare una specie di fango duro”. Questa, naturalmente, è la presentazione del lavoro, ma è molto importante che in una seconda fase ogni bambino prepari la creta con le sue mani e modelli le forme per “le mani lavorano la creta e la creta lavora le mani del bambino
– quando abbiamo ottenuto un impasto piuttosto compatto, non troppo morbido, dividiamolo in tre parti uguali e stendiamo ogni parte in una vaschetta diversa. Ogni vaschetta deve essere riempita di creta ben livellata, perchè vogliamo rappresentare una forma bidimensionale (e non fare un plastico)
– prendiamo la brocca di acqua blu e riempiamo le rimanenti tre vaschette, ma a un livello leggermente più basso di quello della creta, per evitare che nei passaggi successivi l’acqua trabocchi o sommerga le forme di terra
– mettiamo le vaschette in riga, alternandole (una di terra, una di acqua), poi mettiamo davanti ai bambini una delle tre coppie e indicandole diciamo “Questa è la terra”; “Questa è l’acqua”


(Dal punto di vista religioso-biblico, questa immagine rimanda alla Creazione come descritta nella Genesi:E Dio separò le acque che stavano sotto il firmamento da quelle che stavano sopra il firmamento; e chiamò terra l’asciutto e mare l’ammasso delle acque“.)
– scriviamo sui cartellini di lettura le parole TERRA e ACQUA

– togliamo i cartellini di lettura
– incidiamo fino al fondo della vaschetta la superficie di argilla col coltello o lo stecchino di legno, descrivendo una forma tondeggiante dai contorni non troppo regolari

– estraiamo la forma che abbiamo ritagliato e trasferiamola in una vaschetta d’acqua, posizionandola al centro
– con il cucchiaio o imbevendo la spugna versiamo dell’acqua blu nel foro di creta. Accostiamo i due vassoi e indicandoli diciamo : “Questa è un’isola”; “Questo è un lago”

– scriviamo i due nomi su due strisce di carta (bigliettini di lettura) e mettiamole accanto ad ogni forma creata e ripetiamo: “Isola”, “Lago” come primo tempo della lezione per imparare i nomi
– chiediamo a un bambino :”Mi indichi l’isola?”, “Qual è il lago?”
– infine facciamo in modo che il bambino nomini gli oggetti, ad esempio chiedendo: “Questo cos’è?”
– ripetiamo il procedimento per le altre due coppie di opposti, cioè per la penisola e il golfo,

– e per lo stretto e l’istmo


– come già detto, dopo questa presentazione è molto importante che ogni bambino crei le sue forme della terra e dell’acqua con creta e acqua colorata. E’ molto importante che il bambino lavori con le sue mani, trattandosi di un’attività prettamente sensoriale.

Scopi:
– vivere un’esperienza sensoriale in relazione alla geomorfologia
– riconoscere le principali configurazioni orizzontali della superficie terrestre
– riconoscere che le forme sono contrasti tra loro
– obiettivi indiretti quali lo sviluppo muscolare, la coordinazione e il controllo dei movimenti e la preparazione al lavoro artistico di modellaggio della creta.

Età:
dai 3 anni

Nomenclature:
argilla, creta, acqua, brocca, spugna ecc.,  il nome delle forme contrastanti di terra e acqua.

Nota:
– le forme non vanno adornate da casine, alberelli, barchette ecc. , che finirebbero per distrarre dall’essenziale,  mentre è proprio l’isolare la qualità ad illuminare il concetto.

Forme contrastanti di terra e acqua
ricerca di definizioni

– oltre a redigere i cartellini di lettura, possiamo comporre delle carte delle definizioni con la collaborazione attiva dei bambini; per farlo mettiamo i sei vassoi delle forme contrastanti di terra e acqua davanti ai bambini e discutiamo insieme, ponendo loro varie domande e chiedendo di osservare le forme con attenzione: “Hai mai visto un’isola?”; “Hai mai visto un lago?”; “Com’era l’isola che hai visto?”; “Cosa hai fatto quando hai visto il lago?”
– ogni volta che abbiamo trovato una definizione, scriviamola su un cartoncino e mettiamola accanto alla forma, col cartellino di lettura.

Forme contrastanti di terra e acqua: collage

Materiale:
– forme contrastanti di terra e acqua realizzate con l’argilla
– fogli di carta blu e fogli di carta marrone quadrati, possibilmente nelle misure 14 x 14 cm
– fogli bianchi più grandi per incollare le forme create
– penna o pennarello
– forbici
– colla
– nomenclature in tre parti (immagine+ nome, solo immagine, solo nome), ma per questa presentazione usiamo solo le ultime due
– poster delle forme contrastanti di terra e acqua.

Presentazione:
– mettiamo le forme contrastanti di terra e acqua lungo il margine superiore del piano di lavoro
– sovrapponiamo un foglio blu e un foglio marrone e, senza disegnare e tenendo i due foglietti uniti con la mano sinistra, tagliamo con le forbici la forma dell’isola


– separiamo i due colori in modo da ottenere quattro pezzi; separiamo i due colori e scambiamo tra loro gli “incastri”. Incolliamo ogni contrasto su un foglio,

– scrivendone il nome


– abbiniamo i due collage alle rispettive forme di creta e diciamo: “Abbiamo già rappresentato l’isola e il lago con la creta e con l’acqua, ora lo abbiamo fatto anche con la carta”


– ripetiamo con le altre coppie di contrasti: penisola e golfo

– istmo e stretto:

– aggiungiamo schede con le immagini delle nomenclature delle forme contrastanti di terra e acqua
– distribuiamo i cartelli dei nomi tra i bambini, che li abbineranno alle immagini


– mostriamo il poster


– riordiniamo, mostrando ai bambini dove trovare il materiale nello scaffale della geografia.

In seguito il bambino realizzerà da solo i collage etichettandoli, e scriverà le sue definizioni. Potrà anche realizzare un libretto, o utilizzare carta vetrata al posto del cartoncino marrone per la terra.

Forme contrastanti di terra e acqua
ricerca sul globo smerigliato

Ognuna delle sei forme contrastanti di terra e acqua deve in secondo tempo essere ricercata sul globo smerigliato, identificando le forme e non il nome (penisola, e non Italia; isola, e non Irlanda).

Materiale:
– forme contrastanti di terra e acqua in argilla
– globo smerigliato.

Presentazione:
– mostriamo il globo e una forma e cerchiamola sul globo
– nominiamo la forma
– continuiamo con le altre forme.

In seguito il bambino potrà cercare le forme contrastanti della terra e dell’acqua sul globo colorato, sull’incastro del planisfero e sulle cartine geografiche.

Forme contrastanti di terra e acqua
nomenclature per la scuola d’infanzia

Nella Casa dei Bambini le forme contrastanti di terra e acqua possono rispondere alla “fame di parole nuove” tipica dei bambini a questa età, oltre che essere la risposta per l’interesse naturale per le forme. Nella fascia d’età che va dai 3 ai sei anni, i bambini hanno la capacità innata di assorbire con precisione immagini concrete e, insieme, la terminologia corrispondente, fissando entrambe nella memoria.
Tenendo presenti queste caratteristiche, proponiamo ai bambini le nomenclature composte da schede parlate e schede mute (per la lezione in tre tempi) con biglietti di lettura per l’appaiamento e un poster riassuntivo per il controllo. Questo materiale serve a dare al bambino una forma col suo nome. In seguito, per i bambini che sanno leggere, si proporranno anche le schede delle definizioni.
Le immagini contenute nelle nomenclature per le forme contrastanti di terra e acqua rappresentano per i bambini  la prima vera “carta geografica”, cioè una rappresentazione in due dimensioni della realtà tridimensionale. Per facilitare la comprensione di questo passaggio di dimensione, cioè per capire che le linee delle mappe rappresentano forme della terra e dell’acqua, è utile preparare nomenclature a tre livelli di semplificazione:
– immagini con la terra in marrone e l’acqua in blu


– immagini con la terra in marrone e l’acqua in blu, con la zona di incontro tra terra e acqua evidenziata in rosso


– immagini che presentano solo il contorno rosso delle forme.

Le immagini che inseriamo in queste nomenclature devono rappresentare il concetto, ad esempio, di isola e mostrare le caratteristiche che servono ad identificare qualsiasi isola. Non devono rappresentare un’isola in particolare (anche perchè nella realtà non esiste un dato lago di forma perfettamente corrispondente a una data isola). Bisogna inoltre precisare che le sei forme proposte sono elementi geografici “contrastanti” soltanto da un punto di vista dell’esperienza sensoriale.

Completano il materiale le definizioni, per i bambini che sanno già leggere,  e il poster murale, che appeso in classe serve per il controllo autonomo dell’errore. Allo  stesso scopo possiamo usare una copia del materiale per realizzare un libretto delle forme contrastanti di terra e acqua.

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NOMENCLATURE DELLE FORME CONTRASTANTI DI TERRA E ACQUA scuola d’infanzia 3 contrasti

Prerequisiti:
– modellaggio delle forme con argilla e acqua
– lezioni in tre tempi per il nome delle forme contrastanti di terra e acqua
– ricerca sul globo smerigliato delle forme contrastanti di terra e acqua.

Materiale:
– tavolo a tappeto
– forme contrastanti di terra e acqua in argilla
– nomenclature delle forme contrastanti di terra e acqua.

Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi nell’esercizio e portiamo il materiale sul piano di lavoro
– diciamo ai bambini che faremo un nuovo esercizio con le forme contrastanti di terra e acqua
– mettiamo le forme contrastanti di terra e acqua lungo il margine superiore del tappeto, in ordine casuale
– indichiamo la busta con le nomenclature e diciamo: “Queste sono le nostre nomenclature per le forme contrastanti di terra” e spargiamole in ordine casuale sul piano di lavoro, verso il margine inferiore del piano di lavoro
– chiediamo al bambino di trovare una carta si possa abbinare alla prima forma di argilla e darcela, quindi mettiamola sotto alla forma di argilla.
– continuiamo allo stesso modo fino a completare la prima serie, poi passiamo alla seconda e infine alla terza, formando colonne di carte sotto ogni forma di argilla
– verifichiamo gli abbinamenti con il poster, che potremo poi appendere al muro
– se i bambini sanno leggere, l’esercizio può proseguire abbinando alle forme anche le definizioni
– terminata la presentazione riordiniamo mostrando ai bambini dove potranno trovare tutto il materiale per i loro esercizi individuali o di gruppo.

Nota: per questa presentazione utilizziamo solo le schede immagine+nome di ogni set.

Per i giorni seguenti:
– lavoriamo con le carte delle nomenclature complete (immagine+nome, solo immagine, solo nome), e con i poster e i libretti (per il controllo autonomo dell’errore)
– lavoriamo solo con le carte, senza usare le forme in argilla
– aggiungiamo gradualmente nomenclature per altre forme contrastanti di terra e acqua, presentando i nomi con la lezione in tre tempi (nominare, far identificare l’oggetto, far nominare l’oggetto)
– chiediamo ai bambini di realizzare da soli delle nuove nomenclature
– chiediamo ai bambini di realizzare da soli dei libretti delle forme contrastanti di terra e acqua.

Definizioni per le forme contrastanti di terra e acqua
per la scuola d’infanzia

Il lago è una massa d’acqua completamente circondata dalla terra.
L’isola è un pezzo di terra completamente circondato dall’acqua.

La penisola è un pezzo di terra che si estende nell’acqua e che è quasi del tutto circondato dall’acqua.
Il golfo è una rientranza del mare che si addentra nella terra.

L’istmo è una sottile striscia di terra che congiunge due grandi terre.
Lo stretto è una sottile distesa d’acqua che si trova fra due terre e che congiunge due mari.

Come detto, il materiale originale comprende esclusivamente queste tre coppie contrastanti, ma siccome molto del materiale in commercio aggiunge anche le coppie arcipelago-sistema di laghi e capo-baia ho preparato anche questo materiale. Può essere comunque presentato come estensione della presentazione principale.

L’arcipelago è un gruppo di isole.
Il sistema dei laghi è un gruppo di laghi.

Il capo è una sporgenza della costa che si estende sul mare partendo con uno spazio stretto che poi si allarga sul mare.
La baia è un’insenatura che, a differenza del golfo, ha un’entrata dal mare stretta e poi si allarga via via che penetra nell’entroterra.

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Forme contrastanti di terra e acqua
collezione di cartoline dal mondo

Possiamo preparare carte illustrate con riproduzioni fotografiche delle sei forme contrastanti di terra e acqua, sia nel nostro Paese, sia a livello mondiale, da completare con nome luogo in cui si trova.
Questo materiale può essere anche preparato insieme ai bambini, chiedendo loro di portare cartoline, fotografie di vacanze, ritagli di riviste.

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Forme contrastanti di terra e acqua
Memorizzazione coi planisferi di controllo

Con i bambini da 3 a 6 anni si può iniziare a localizzare su mappe le forme di terra e acqua presentate. Oltre ad imparare a localizzarle, i bambini possono memorizzare il loro nome.
Per questa attività si predispongono sei carte geografiche parlate (planisferi di controllo) e i sei corrispondenti planisferi muti con cartellini a parte (per l’esercizio). Ogni planisfero conterrà i contorni e una forma evidenziata (planisfero delle isole, planisfero dei laghi, ecc.)
Avere una visione d’insieme rende felici, soddisfatti e non affatica perchè il desiderio di conoscere tutti i particolari viene a poco a poco“.

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Forme contrastanti di terra e acqua
Nella scuola primaria (secondo livello)

Plastici

Dopo i 6 anni i bambini, oltre a modellare con l’argilla le configurazioni orizzontali, realizzeranno plastici per le configurazioni verticali: la montagna e le sue parti, la pianura, l’altopiano, il corso del fiume e molti altri.

Ricerca etimologica

Nella scuola primaria i bambini si interessano all’origine delle parole che si usano nello studio della geografia. Per questo nelle nomenclature classificate ho aggiunto l’etimologia delle parole.

Nomenclature classificate per la Geografia

Le nomenclature classificate per la Geografia, nella scuola primaria, sono un materiale vastissimo. Ne fanno parte quelle della configurazione orizzontale delle forme della terra e dell’acqua, poi quelle per la configurazione verticale, poi quelle di tutto ciò che è oggetto di studio della geografia fisica, in particolare della geomorfologia e dell’idrografia.
La nomenclatura classificata completa per la geografia comprende tra l’altro: la struttura della terra, la struttura dell’atmosfera, la terra, la superficie terrestre, le forme della terra e dell’acqua (configurazione orizzontale), le forme della terra e dell’acqua (configurazione verticale), le isole, la costa, la montagna, la pianura, la valle, l’idrosfera, i ghiacciai, le morene, il fiume, le raccolte d’acqua, i laghi, ecc… Comprendono inoltre le forme intermedie (pseudo-penisola, capo, baia, punta…) e le parti delle forme terrestri come le parti della montagna (falde, piede, cima, cresta, valle, collina, pianura…), le parti del fiume (sorgente, rive, letto, foce, profondità, pendenza, portata…) ecc., e i tipi speciali di forme terrestri come isole oceaniche o continentali, arcipelago, vulcani, catena di montagne o massiccio, delta o estuario, ecc.

Qui propongo:
– forme della terra e dell’acqua (configurazione orizzontale)
– forme della terra e dell’acqua (configurazione verticale)
– forme della terra (litosfera)
– forme dell’acqua (idrosfera).

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Qui il post: Nomenclature per le forme della terra per la scuola primaria

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Lavorare con i dati

L’immaginazione del fanciullo è vaga, imprecisa, illimitata. Ma non appena egli entra in contatto col mondo esterno, ha bisogno di esattezza“. (Maria Montessori – Dall’infanzia all’adolescenza).
Per quanto riguarda la Geografia, dopo aver dato la nomenclatura e la localizzazione delle forme di tera e acqua, possiamo unire a queste informazioni i dati numerici (lunghezza dei fiumi, superfici di isole, penisole, ecc., altezza delle montagne…
Maria Montessori ha raccomandato, per i grandi numeri, che “la grandezza non sia solo una parola, ma abbia dimensioni e permetta confronti“.
Grazie a tavole con dati numerici possiamo accompagnare i bambini a scoprire, ad esempio, che l’area della Groenlandia, che è la più grande isola del mondo, corrisponde ad un quadrato che misura 1500 chilometri di lato e che servirebbero nove isole grandi come la Gran Bretagna per formare un’isola grande come lei.

Per lavorare con i dati, nei planisferi di controllo, che possono essere usati a partire dalla scuola d’infanzia, si trovano vari spunti:

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Forme contrastanti di terra e acqua
Ne parlano

– Il quaderno Montessori – primavera 2000. “Forme contrastanti di terra e d’acqua”, Camillo Grazzini.
– Il quaderno Montessori – estate 1997. “Alla scoperta della Terra”, appunti di Adele Costa Gnocchi sulla conferenza di Maria Montessori alla Summer School (Londra) del 1939.
– Il quaderno Montessori – autunno 1995. Armonia educativa nella scuola elementare Montessori, Grazia Honegger Fresco.
– Il quaderno Montessori – estate 2008. “La geografia come risposta alle domande dei bambini” da “Lezioni di Mario Montesano Montessori” di Flaminia Guidi.
http://worldlandforms.com/

Nomenclature delle forme dell’acqua (idrosfera)

Nomenclature delle forme dell’acqua (idrosfera) per la scuola primaria, pronte per la stampa.

Le nomenclature classificate per la Geografia, nella scuola primaria, sono un materiale vastissimo. Ne fanno parte quelle della configurazione orizzontale delle forme della terra e dell’acqua, poi quelle per la configurazione verticale, poi quelle di tutto ciò che è oggetto di studio della geografia fisica, in particolare della geomorfologia e dell’idrografia.
La nomenclatura classificata completa per la geografia comprende tra l’altro: la struttura della terra, la struttura dell’atmosfera, la terra, la superficie terrestre, le forme della terra e dell’acqua (configurazione orizzontale), le nomenclature delle forme della terra (configurazione verticale), le nomenclature delle forme dell’acqua, le isole, la costa, la montagna, la pianura, la valle, l’idrosfera, i ghiacciai, le morene, il fiume, le raccolte d’acqua, i laghi, ecc… Comprendono inoltre le forme intermedie (pseudo-penisola, capo, baia, punta…) e le parti delle forme terrestri come le parti della montagna (falde, piede, cima, cresta, valle, collina, pianura…), le parti del fiume (sorgente, rive, letto, foce, profondità, pendenza, portata…) ecc., e i tipi speciali di forme terrestri come isole oceaniche o continentali, arcipelago, vulcani, catena di montagne o massiccio, delta o estuario, ecc.

Qui propongo le nomenclature delle forme dell’acqua, con immagine, nome e definizione con etimologia.

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Di seguito, se preferisci realizzarle in proprio, trovi i contenuti e i riferimenti per le immagini.

Il lago è una grande massa d’acqua raccolta in una concavità del terreno e completamente circondata da terra.
Etimologia: dal latino lacus (cavità del suolo).

La baia è un’insenatura poco estesa della costa, che presenta un’entrata piuttosto stretta e che poi penetra profondamente nell’entroterra.
Etimologia: dal francese bayer (avere la bocca aperta).

Lo stretto è una via d’acqua stretta che collega due grandi corpi d’acqua.
Etimologia: dal latino strictus (allacciato serrato, stretto).

Una cascata è una discesa perpendicolare o molto ripida di acqua.
Etimologia: dal latino cadescrere (venire dall’alto al basso).

Una laguna è un bacino costiero poco profondo parzialmente separato dal mare o dall’oceano da una barriera di sabbia o corallina. E’ caratterizzata da acqua salmastra e maree.
Etimologia: dal latino lacuna (spazio vuoto).

La ría è un’insenatura che si forma quando una costa alta si abbassata e il mare entra occupando una valle in cui scorre un fiume. Le rías sono tipiche della regione spagnola della Galizia, ma sono diffuse un po’ in tutto il mondo.
Etimologia: è una parola spagnola che deriva dal latino rivum (fiume).

Il fiume è un corso d’acqua perenne che scorre sulla superficie terrestre (o in alcuni casi al di sotto di essa) guidato dalla forza di gravità; può essere alimentato dalle piogge, dallo scioglimento di nevi e ghiacciai o dalle falde acquifere sotterranee.
Etimologia: dal latino flumen (che fluisce).

L’estuario è lo sbocco dei fiumi che giungendo alla foce non creano depositi di sedimenti ma sfociano in un unico canale o ramo.
Etimologia: dal latino aestuarium (bollore, agitazione del mare, marea).

Un delta è un tratto di terra che si forma alla foce per l’accumulo di sedimenti trasportanti del fiume.
Etimologia: nome della quarta lettera dell’alfabeto greco, che ha la forma di un triangolo.

Un affluente (o tributario) è un corso d’acqua che versa le sue acque in un altro corso più grande.  Il luogo dove due o più corsi d’acqua si incontrano unendo le loro acque viene detto confluenza.
Etimologia: dal latino affluere (scorrere verso).

Un ghiacciaio è una grande massa di neve ghiacciata, che si raduna negli avvallamenti delle montagne, e scorrente molto lentamente verso il basso per gravità.
Etimologia: dal latino glacies (ghiaccio).

Un iceberg è una grande massa di ghiaccio che si è staccata da un ghiacciaio o da una piattaforma di ghiacciai e galleggia alla deriva nel mare. La maggior parte di un iceberg è sott’acqua.
Etimologia: dall’olandese ijs (ghiaccio) e berg (montagna).

Gli oceani sono le più vaste distese d’acqua salata presenti sulla superficie terrestre, che separano i continenti. Si distinguono dai mari per le dimensioni molto maggiori.
Etimologia: dal latino oceanus (massa, moltitudine).

Un geyser è un’apertura nel terreno che espelle acqua calda e vapore a causa dell’attività vulcanica.
Etimologia: dall’islandese Geysir, nome di una sorgente di acqua calda.

Un mare mediterraneo è un tipo di  mare interno che bagna continenti o  subcontinenti diversi. Il termine prende origine dal Mare Mediterraneo, che ne è il prototipo ed è l’unico ad essere riportato nelle carte geografiche.
Etimologia: dal latino mediterraneus (che sta in mezzo alle terre).

Un arroyo è il letto asciutto di un ruscello che si riempie solo dopo una forte pioggia, o stagionalmente. Gli arroyo si trovano soprattutto in ambienti montani desertici.
Etimologia: è una parola spagnola.

Un blowhole è un foro di una grotta marina nella quale si crea una forte pressione. Quando questa pressione è abbastanza forte, si creano spruzzi di acqua.
Etimologia: parola inglese composta da hole (buco) e blow (spruzzo).

Il fossato faceva parte del sistema di difesa delle antiche città fortificate. Si tratta di uno scavo attorno al perimetro esterno. Spesso si scavava fino a raggiungere la falda acquifera.
Etimologia: dal latino fossus (scavato).

Una falda acquifera è una zona di rocce permeabili, cioè che assorbono acqua. Questa poi si deposita tra gli strati del terreno.
Etimologia: la parola falda, che deriva dal termine tedesco falte, che vuol dire piega o strato.

Una pseudo-dolina (in inglese kettle)  è un corpo d’acqua poco profondo che si è creato dal distacco di blocchi di ghiaccio da ghiacciaio. La ha un diametro minore di due chilometri.
Etimologia: dal greco pseydes (falso) e dallo sloveno dol (valle).

Una lanca è un meandro fluviale abbandonato dal fiume. Diversi esempi di lanca si trovano nella Pianura Padana, creati dal Po e dal Ticino.
Etimologia: parola pre-latina, simile al lituano lankà (valle).

Un crepaccio è una grande crepa in un ghiacciaio che può essere vista dalla superficie. In genere si tratta di una fenditura profonda e di grandi dimensioni.
Etimologia: accrescitivo di crepa, dal latino crepare (scricchiolare, scoppiare).

Una caverna glaciale è una cavità che si forma all’interno di un ghiacciaio.
Etimologia: dal latino cavus (incavato) e glacies (ghiaccio).

Un golfo è un tratto di mare o di oceano che penetra in modo più o meno accentuato tra la terraferma.
Etimologia: dal greco kolpos (seno).

Un meandro è un’ampia curva di un fiume con una sponda concava e una convessa. Spesso queste curve producono una forma circolare.
Etimologia: il termine proviene dal nome greco Maiandros di un  fiume della Turchia.

Una zona umida è un ambiente naturale (palude, acquitrino, torbiera  ecc.) con acque profonde non più di sei metri.
Etimologia: dal latino zona (recintato) e umidus (essere bagnato).

Un lago di cascata è una depressione profonda alla base di una cascata creata dalla forza dell’acqua.
Etimologia: dal latino lacus (cavità del suolo) e cascare (venire dall’alto in basso).

Una palude è una zona coperta d’acqua con una vegetazione e una fauna particolari, che si sono adattate all’elevata umidità. Molte paludi si formano lungo i grandi fiumi o sulle rive dei grandi laghi. Esistono paludi d’acqua dolce o salata.
Etimologia: dal latino palus (melma).

Insenatura (o seno) è il termine generico per descrivere una massa d’acqua che penetra entro terra. Le dimensioni di un’insenatura possono essere enormi, come nel caso del  golfo del Bengala, o molto piccole, come nel caso delle calette.
Etimologia: la parola è un derivato di seno, dal latino sinus, che era un lembo della toga romana con molte pieghe ondulate.

Un lago glaciale è un lago che si è formato in una cavità scavata da un ghiacciaio.
Etimologia: glacies (ghiaccio) e lacus (cavità del suolo).

La rapida è il tratto di un fiume il cui letto acquista pendenza in modo brusco, producendo onde e turbolenza. E’ una via di mezzo fra una corrente tranquilla ed una cascata.
Etimologia: dal latino rapidus (portare via).

Un lago artificiale è un bacino creato dall’uomo, con la costruzione di una diga, per raccogliere una grande massa d’acqua.
Etimologia: dal latino lacus (cavità del suolo) e artificium (artificio).

La marea è il regolare aumento (alta marea) e diminuzione (bassa marea) del livello degli oceani e delle acque connesse all’oceano.
Etimologia: dal latino mareare (navigare).

Il fiordo è un’antica valle glaciale riempita dal mare. È più stretto e più profondo all’imboccatura, poi si allarga.
Etimologia: dal norvegese fjord (approdo).

Cenote è il nome che si usa in America Centrale per grotte sotterranee parzialmente crollate, quindi aperte alla superficie, che raccolgono al loro interno bacini di acqua dolce.
Etimologia: dal maya antico tz’ono’ot.

Una dolina marina è una grande dolina subacquea che si è formata in tempi preistorici, quando il livello del mare era più basso. Quando i mari si sono innalzati, queste doline sono state invase dell’acqua marina.
Etimologia: dallo sloveno dol (valle).

Una cala è una piccola con entrata stretta che poi si allarga in forma circolare. Spesso le cale si trovano all’interno di una baia più grande. Quelle più piccole si chiamano calette.
Etimologia: dal latino cajare (chiudere, trattenere).

Un fiardo è un ingresso marino in un terreno roccioso ghiacciato a basso rilievo. I fiardi hanno un profilo più corto, più profondo e più ampio del profilo di un fiordo. Anche se i fiardi e fiordi sono simili, i fiordi hanno ripide scogliere di alto rilievo mentre i fiardi sono una depressione con coste più basse. I fiardi inoltre tendono a riempirsi materiali erosi e a trasformarsi in paludi salate.
Etimologia: è una parola norvegese.

Barachois è un termine usato in Canada per descrivere una laguna costiera separata dal mare da una barriera di sabbia o ghiaia. L’acqua salata può entrare nel barachois solo durante l’alta marea .
Etimologia: dal basco barratxoa che significa piccola barriera.

Un lago anchialino è una piccola massa d’acqua senza sbocco collegata all’oceano in maniera sotterranea.
Etimologia: dal greco ankhialos (vicino al mare).

Un bacino idrografico è l’area delle acque che scorrono sulla superficie del suolo e si uniscono a un corpo più grande (fiume, lago o mare interno). Ad esempio abbiamo il “il bacino idrografico del Rio delle Amazzoni”.
Etimologia: dal latino baccinus (recipiente di terracotta per raccogliere liquidi).

Il bayou è un ecosistema tipico della Louisiana. È un corpo di acqua in una zona pianeggiante e bassa, e può essere un fiume molto lento, o un lago paludoso o una zona umida. Molti bayou ospitano i gamberetti e altri molluschi, pesci rossi, rane, rospi, coccodrilli americani, aironi, tartarughe, vongole, serpenti.
Etimologia: dalla parola Choctaw  bayouk, che significa “tortuosità”.

Il ruscello è un piccolo corso d’acqua che origina delle acque piovane o da sorgenti, e che di solito confluisce in un corso d’acqua maggiore. Il ruscello solitamente scorre al centro di una piccola valle pianeggiante, la sua larghezza non è superiore a qualche metro ed è poco profondo.
Etimologia: dal latino rivuscellus (piccolo fiume).

 

La sorgente è un’area più o meno estesa della superficie terrestre dove viene alla luce, in modo del tutto naturale, l’acqua di una falda acquifera.
Etimologia: dal latino surgere (nascere).

Il billabong è una tipica  lanca australiana, che ha origine da un meandro fluviale abbandonato. Si tratta di una pozza d’acqua stagnante. che si riempie d’acqua stagionalmente ed è asciutta per gran parte dell’anno.
Etimologia: La parola è deriva dal Wiradjuri bilaba, che significa “acqua che corre solo dopo la pioggia”.

Un canale artificiale è un  corso d’acqua almeno in parte opera dell’uomo, creato per l’ irrigazione o come via navigabile.
Etimologia: dal latino canalis (canna).

Un canale naturale è un braccio di mare ristretto che collega due oceani o due mari. Spesso viene considerato come sinonimo di “stretto”. Se queste sono di caratteristiche simili (densità, salinità, temperatura) si parla di canale; se invece le caratteristiche sono dissimili si parla di Stretto.
Etimologia: dal latino dal latino canalis (canna) e naturalis (della natura).

Un effluente è un corso d’acqua che si allontana dal fiume principale.  Il termine non va confuso con quello di emissario, con il quale si intende in genere il corso d’acqua che esce da un lago.
Etimologia: dal latino effluere (sgorgare).

Un emissario è un corso d’acqua che esce da un lago.
Etimologia: dal latino emittere (mandar fuori).

Un immissario è un corso d’acqua che da solo o assieme ad altri fa affluire l’acqua in un lago.
Etimologia: dal latino immittere (mandare dentro).

Uno stagno è uno specchio d’acqua ferma di dimensioni ridotte e fondale poco profondo. Differisce dalla palude perché non è prodotto  dall’inondazione fluviale o marina di aree pianeggianti, e per la minor presenza di limo.
Etimologia: dal latino stagnum (stagno).

Una pozzanghera è un piccolo accumulo di acqua.  Si può formare all’interno di piccole depressioni o direttamente sulla superficie piatta, tenuta insieme dalla tensione superficiale.
Etimologia: derivato di pozza.

La rada è un’insenatura naturale o artificiale dove le imbarcazioni possono ancorare e sostare in sicurezza al riparo dai venti e dalle correnti.
Etimologia: dal francese rade (preparare per la partenza).

Il mare è una vasta distesa di acqua salata connessa con un oceano, che bagna isole e continenti.
Etimologia: dal latino mare.

Nomenclature delle forme dell’acqua
Immagini

– fiordo: https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3ATrollfjorden_002.jpg
– cenote: By Luis Miguel Bugallo Sánchez – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– dolina marina – By U.S. Geological Survey (USGS) – Source: [1], fetched September 2006. Caption on this USGS web page was, “Blue Hole: Aerial view of the 400-ft-deep oceanic blue hole (Lighthouse Reef Atoll Blue Hole) located east of Belize.”, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1813649
– cala By Brocken Inaglory – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php
– fjard – By Mourial – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6352266
– ria – By Mess – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4327427
– insenatura https://pixabay.com/it/corsica-francia-mare-natura-738743/
– grotta sommersa By Dave Bunnell / Under Earth Images – Transferred from en.wikipedia to Commons., CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32802956
– lago anchialanoDi Forest & Kim Starr, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– arroyo Di Fev – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– lago artificiale – By Rhys Jones  to Flickr as Kariba, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia
– bacino idrografico CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19926
– baia Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=483180
– bayou Di Jay Carriker (User:JCarriker) – Author, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/
– ruscello Di Derek Jensen – Opera propria, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– bight By Nachoman-au – A digital photograph myself CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org
-canale –  By Didier Descouens – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/
– effkebte Di F Ceragioli – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– emissario – Di Alessandro Vecchi – Opera propria CC BY-SA 3.0 https://commons.wikimedia.org/
– immissario Di F Ceragioli – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/
– delta Di NASA – from NASA World Wind., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/
– estuario By Mattole Restoration Council – Mattole, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– ghiacciaio By Guilhem Vellut from Paris – Glacier, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/
– pseudodolina Di Beeblebrox di Wikipedia in inglese, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– laguna By Makemake at the German language Wikipedia, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– lago Di Alessandro Vecchi – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/
– mare mediterraneo Di Jonathan Chase – Chase J (2012) CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/
– fossato By Pbrundel at Dutch Wikipedia(Original text: P. Brundel) – Transferred from nl.wikipedia to Commons. Transfer was stated to be made by User:Multichill.(Original text: Eigen werk), Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3122844
– oceano By Tiago Fioreze – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– lanca http://www.trekearth.com/gallery/Europe/Italy/Lombardia/Pavia/Zelata_di_Bereguardo/
– stagno http://www.carnetdevoyage.it/2016/03/29/
– pozzanghera CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=185765
– fiume Di I, Sailko, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3613465
– rada By Frank Vincentz – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– mare Di Joaquín Martínez Rosado – Opera propria, GFDL, https://commons.wikimedia.org/
– sorgente Di Castrocane – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– falda acquifera http://www.nove.firenze.it/prato-una-falda-acquifera-sotterranea
– zona umida Di Doronenko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– stretto Di Astronaut photograph ISS008-E-21752 – NASA Earth Observatoryhttp:// earthobservatory. nasa.gov/Newsroom/NewImages/images.php3?, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/
– iceberg Di Andreas Tille – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– oceano By Tiago Fioreze – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– geyser By Andreas Tille – Own work – see http://fam-tille.de/sparetime.htmlImage with Information in EnglishBild mit Informationen auf Deutsch, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– crepaccio GFDL con disclaimer, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=151673
– golfo By Jeff Schmaltz, MODIS Land Rapid Response Team, NASA GSFC – MODIS Image of the day August 1, 2008, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4519699
– meandro Di Christian Mehlführer, User:Chmehl Opera propria, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/
– lago di cascata https://www.flickr.com/photos/ivan1311/14182013118
– palude Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=295081
– lago glaciale By Miguel Barcala – Ibón de Sabocos, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/
– rapide By M. Rehemtulla – http://www.flickr.com/photos/quoimedia/5546340019/ sizes/o/ in/ photostream/, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14692899
– marea By © Samuel Wantman / Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– effluente By Plepo – Own work, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1480857
– pozzanghera By Ildar Sagdejev (Specious) – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/

Nomenclature delle forme della terra (litosfera)

Nomenclature delle forme della terra (litosfera) per la scuola primaria, pronte per la stampa.

Le nomenclature classificate per la Geografia, nella scuola primaria, sono un materiale vastissimo. Ne fanno parte quelle della configurazione orizzontale delle forme della terra e dell’acqua, poi quelle per la configurazione verticale, poi quelle di tutto ciò che è oggetto di studio della geografia fisica, in particolare della geomorfologia e dell’idrografia.
La nomenclatura classificata completa per la geografia comprende tra l’altro: la struttura della terra, la struttura dell’atmosfera, la terra, la superficie terrestre, le forme della terra e dell’acqua (configurazione orizzontale), le nomenclature delle forme della terra (configurazione verticale), le nomenclature delle forme dell’acqua, le isole, la costa, la montagna, la pianura, la valle, l’idrosfera, i ghiacciai, le morene, il fiume, le raccolte d’acqua, i laghi, ecc… Comprendono inoltre le forme intermedie (pseudo-penisola, capo, baia, punta…) e le parti delle forme terrestri come le parti della montagna (falde, piede, cima, cresta, valle, collina, pianura…), le parti del fiume (sorgente, rive, letto, foce, profondità, pendenza, portata…) ecc., e i tipi speciali di forme terrestri come isole oceaniche o continentali, arcipelago, vulcani, catena di montagne o massiccio, delta o estuario, ecc.

Qui propongo le nomenclature delle forme della terra, con immagine, nome e definizione con etimologia.

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

Di seguito, se preferisci realizzarle in proprio, trovi i contenuti e i riferimenti per le immagini.

L’isola è una porzione di terra completamente circondata da acqua. Etimologia: dal latino insula (nella corrente).

La penisola è una porzione di terra che si estende nell’acqua e che è quasi del tutto circondata da acqua.
Etimologia: dal latino peninsula (quasi isola).

L’istmo è una sottile striscia di terra che congiunge due grandi terre.
Etimologia: dal latino isthmos (passaggio). 

L’arcipelago è un gruppo di isole.
Etimologia: dal greco archè (principale) e lagos (mare), perché la Grecia aveva grande importanza e molte isole. 

Il capo è un tipo di penisola, in particolare è una sporgenza della costa che si estende sul mare.
Etimologia: dal latino caput (parte superiore o estremità).

Il continente è la più grande massa di terra non spezzata dall’oceano. I continenti sono sette e rappresentano la più grande suddivisione del suolo terrestre.
Etimologia: dal latino continens (continuo, non interrotto).

La Piattaforma continentale è la roccia della costa di un continente che continua sotto l’acqua.
Etimologia: dal greco platys (piatto, largo) e il latino forma (aspetto esteriore della materia).

La Montagna è un’area molto elevata della terra.  E’ composta da terra rocciosa. Di solito ha fianchi ripidi e una punta appuntita o arrotondata.
Etimologia: dal latino montania (monte).

La Valle è uno spazio di terreno più o meno vasto, poco elevato, tra le colline o le montagne.
Etimologia: dal latino vallis (luogo coperto, chiuso dai monti).

La pianura è un’ampia distesa di terreno piatta o delicatamente ondulata,  a bassa altitudine.
Etimologia: dal latino pianus (di superficie uguale).

Una grotta è uno spazio vuoto nel terreno o in una montagna o in un’altra formazione rocciosa, con un’apertura per entrare.
Etimologia: dal latino crypta (nascosto, coperto).

Il Vulcano è una spaccatura nella crosta terrestre,  dalla quale fuoriesce lava, zolfo, pomice, cenere, lapilli, gas. La lava solidificata mischiata ad altri materiali forma col tempo una montagna conica anche molto elevata, spesso con un’apertura in cima (il cratere).
Etimologia: dal nome latino del dio Vulcanus, che era il dio del fuoco terrestre.

Un cratere è una cavità con un’apertura circolare, e può essere la bocca di un vulcano o il luogo dove è caduto un grande meteorite.
Etimologia: dal latino crater, che era un vaso molto grande con una bocca molto larga.

Un passo è il punto più alto in una catena montuosa che si può percorrere a piedi.
Etimologia: dal latino passus (aprire, stendere).

L’oasi è un luogo fertile nel deserto dove c’è acqua e vegetazione.
Etimologia: dall’egiziano uahsoi (abitazione, luogo abitato).

Il deserto è una regione della superficie terrestre che riceve poca acqua piovana o non ne riceve del tutto. E’ una terra secca e sterile e senza alberi. Di solito è sabbiosa.
Etimologia: dal latino deserere (vuoto di ogni cosa).

Il reef è una cresta o una barriera di roccia, sabbia o corallo che si trova appena sotto la superficie del mare. Il reef può trovarsi fino a ottanta metri sotto la superficie dell’acqua.
Etimologia: dal norreno antico rif (scogliera).

Un monolito è una grande formazione di roccia isolata che sorge bruscamente da una pianura o da un altopiano. Le sue pareti sono quasi verticali.
Etimologia: dal latino mono (singolo) e lithos (pietra).

Il cono alluvionale è un terreno a forma di ventaglio che si forma a valle di un monte con i detriti trasportati dai torrenti.
Etimologia: dal latino conus (a punta) e alluere (allagare).

La gola è una valle profonda, con pareti ripide.  Spesso ha un fiume che scorre al suo interno. In inglese è detta canyon. La gola si forma di solito perché un fiume corrode la roccia scavando un solco sempre più profondo. La gola più famosa del mondo è il Gran Canyon negli USA.
Etimologia: dal latino gula (parte del corpo che serve a inghiottire).

I camini delle fate (o piramidi di terra) sono alte colonne di roccia morbida (tufo, limo o roccia vulcanica) sormontate da un cono di materiale più compatto, che protegge la colonna.

L’altopiano è un territorio pianeggiante, ma che si trova a un’altitudine di almeno trecento metri sul livello del mare, circondato da zone più basse almeno su un lato.
Etimologia: dal latino altus (cresciuto) e planus (schiacciato), paese piano situato in alto.

La scogliera è un pendio alto e ripido, verticale o quasi verticale, di roccia resistente. Le scogliere si trovano lungo le coste, e possono sovrastare una zona d’acqua o di ghiaccio.
Etimologia: dal latino scopulus (osservatorio, guardare intorno).

Le dune sono colline di sabbia formate dal vento. Sono tipiche dei deserti, ma si possono formare anche nelle coste sabbiose.
Etimologia: dal germanico dun (tumolo, colle).

Il mare di sabbia (in inglese Erg) è un gruppo molto numeroso di dune di sabbia che si trovano di solito in un deserto.
Etimologia: dal latino mare (mare, vastità) e sabula (sabbia).

L’atollo è un’isola di corallo formata da una barriera più o meno circolare che circonda una laguna centrale larga oltre due chilometri.
Etimologia: da una voce delle Maldive che vuol dire “isola-laguna” attraverso l’inglese.

Un arco naturale (o ponte naturale) è una roccia che ha una via di passaggio in basso. Questo foro è provocato da un lungo processo di erosione della roccia.
Etimologia: dal latino arcus (piegato, gomito) e natus (la forza che genera).

La prateria è una vasta area di terreno non coltivata e ricoperta quasi del tutto di erba. Le praterie più importanti sono quelle in America del Nord (Grandi pianure), le Pampas (Argentina, Brasile, Uruguay) e le steppe dell’Eurasia.
Etimologia: dal latino pratum (apparecchiato) nel senso che non serve coltivare per falciare il raccolto.

La spiaggia con cuspidi è formata da piccoli rilievi alternati a distanza regolare a piccole zone concave. La spiaggia con cuspidi ha una linea ondulata. Può essere ghiaiosa o sabbiosa.
Etimologia: dal latino plagia (cosa distesa) e cuspis (punta, cuneo).

La spiaggia è uno spazio più o meno esteso che scende inclinato nell’acqua e non è coperto da essa. Può essere sabbiosa, ciottolosa, argillosa, formata da materiali trasportati o altri sedimenti (ad esempio le spiagge di conchiglie).
Etimologia: dal latino plagia (cosa distesa).

Un arête è una cresta molto sottile di roccia sulla cima della montagna, quasi a lama di coltello. Di solito si forma per lo scioglimento dei ghiacciai.
Etimologia: arête è una parola francese che deriva dal latino arista (spiga).

Un calanco è un terreno sterile formato da rocce morbide e argilla erose dal vento e dall’acqua. Questi materiali formano pendii ripidi con avvallamenti stretti e profondi, con scarsissima (o assente) vegetazione. Etimologia: incerta, probabilmente deriva da una parola preromana.

Un barchan è una duna di sabbia a forma di mezzaluna. Questa forma è causata da un vento costante che soffia in una sola direzione.
Etimologia: è una parola kazaka.

Le isole-barriera sono una catena di isole, di solito nell’oceano, che proteggono la vicina costa dall’erosione. Queste isole sono piatte e sabbiose e la loro forma cambia molto nel corso del tempo. Una catena di isole-barriera può essere lunga più di centro chilometri.
Etimologia: dal latino insula (nella corrente) e dal francese barre (barra).

La costa (o litorale) è la linea di confine tra la terra e l’acqua di un oceano, mare o grande lago.
Etimologia: dal latino costa (fianco).

Una gravina è un’incisione del terreno che può essere profonda più di cento metri ed è molto simile al canyon (o gola). L’incisione è scavata dalle precipitazioni atmosferiche (pioggia, neve, grandine, rugiada, ecc.) nella roccia calcarea.
Etimologia: dal latino gravis (pesante, che va a fondo).

Una fossa tettonica è una linea più bassa del terreno, dovuta ai movimenti della superficie terrestre. Si crea perché due porzioni di crosta terrestre (piastre tettoniche) si allontanano tra di loro.
Etimologia: dal latino fossum (scavato) e tectonicus (l’arte del costruire).

Un’isola fluviale è un’isola in un fiume. Può trovarsi alla foce, nel delta, o anche nel corso intermedio, se il fiume ha una certa larghezza.
Etimologia: dal latino insula (nella corrente) e fluvius (che scorre, fiume).

I terrazzamenti (o coltivazioni a terrazza) sono un prodotto dell’uomo che serve a rendere coltivabili i terreni in pendenza. Si costruiscono rendendo piatte delle strisce di terra, e poi sostenendole con muri verticali, formando così dei gradini.
Etimologia: dal latino terracia-um (rialzo di terra).

Un banco di sabbia è una distesa di sabbia che si accumula per erosione del terreno e si distende appena al di sotto della superficie dell’acqua.
Etimologia: dal germanico bank (panca).

Una dolina è una cavità del terreno, che ha sul fondo un inghiottitoio a forma di imbuto. L’acqua piovana passa dalla dolina alle cavità sotterranee. Le doline si formano nelle regioni carsiche, dove la superficie è formata da rocce che non trattengono l’acqua. Questa si scava dei passaggi e in profondità crea gallerie, fiumi sotterranei, pozzi ecc.
Etimologia: dallo sloveno dol (valle).

La faglia è una frattura nella roccia causata dai movimenti della crosta terrestre. Le rocce vicine a una faglia sono spesso molto frantumate e si parla in questo caso di rocce di faglia. L’energia rilasciata dopo il movimento lungo il piano di faglia è la causa della maggior parte dei terremoti.
Etimologia: dal francese faillir (mancare).

Una cuesta è una collina asimmetrica con un versante che ha un pendio dolce e uno con una pendenza molto ripida.
Etimologia: cuesta è una parola spagnola che deriva dal latino costa (le ossa che formano la gabbia toracica).

Una diga è una parete costruita dall’uomo per sbarrare un flusso d’acqua. Si usa per creare un lago artificiale o per proteggere una costa o un porto.
Etimologia: dall’olandese dijg (argine).

Un vulcano di fango è una piccola collina che erutta argilla morbida insieme a sali, gas e bitume. Etimologia: dal nome latino del dio Vulcano e dal germanico fani (melma).

Un nunatak è la cima di una montagna non coperta da ghiaccio che si trova in un campo di ghiaccio. E’ una specie di isola nel ghiaccio.
Etimologia: è una parola inuit che significa “picco isolato”.

Una scarpata è una brusca rottura del profilo di un terreno. Può essere di origine naturale o artificiale.
Etimologia: parola derivata da scarpa, che proviene dal germanico skarpa (tasca di pelle).

Un tunnel di lava (o tubo di lava) è un tipo di grotta che si trova nelle rocce laviche. Il tunnel di lava è la forma fossile di ciò che fu un’eruzione vulcanica. La lava incandescente scorrendo scava nella roccia e solidificando resta lo spazio vuoto interno simile a un tubo, percorribile dagli speleologi.
Etimologia: parola inglese che deriva dal francese antico tonne (botte) e lave (liquido che scorre).

Una foresta è un grande tratto di terreno ricoperto da alberi e sottobosco che crescono e si diffondono spontaneamente. Quando  l’estensione della foresta è limitata, si parla di bosco.
Etimologia: dal latino foris (fuori), che indicava i boschi fuori dalle mura della città.

Una collina è una parte sollevata della superficie della terra con i lati inclinati, meno alta della montagna. I territori possano essere considerati collinari dai 100 ai 600 metri sul livello del mare.
Etimologia: dal latino collis (colle, tumulo).

Un duomo di lava è una struttura di lava solidificata a forma di cupola, che si crea nel cratere di un vulcano.  I duomi di lava possono essere alti centinaia di metri.
Etimologia: dal latino domus (edificio) e dal francese lave (liquido che scorre).

Un lago di lava è una grande quantità di lava fusa contenuta in un ampio foro della terra.
Etimologia: dal latino lacus (lago, incavo) e dal francese lave (liquido che scorre).

Una catena montuosa è un gruppo di montagne collegate tra loro separato da altre catene montuose o confinante con le pianure.
Etimologia: dal latino catena (uno dopo l’altro).

Una depressione è una zona di terra che si trova ad un livello più basso rispetto ad un’altra. Se ci si riferisce al livello del mare si parla di depressione assoluta, se si parla del livello di altre zone si parla di depressione relativa.
Etimologia: dal latino depressus (a un livello più basso).

Una morena è un accumulo di  detriti rocciosi (chiamati till) che sono stati trasportati da un ghiacciaio. Una morena si può formare a fianco del ghiacciaio, tra due ghiacciai o sul fondo di un ghiacciaio.
Etimologia: dal francese moraine (mucchio di sassi).

La mesa è una superficie rocciosa sopraelevata con la cima piatta e le pareti molto ripide. È tipica degli degli USA e del Messico. Altre mesa si trovano in Venezuela, Spagna, Sardegna, Sud Africa, Arabia,  India e  Australia.
Etimologia: il nome origina dalla forma simile alla superficie di un tavolo (mesa significa “tavolo” in spagnolo e portoghese).

Una spiaggia di conchiglie è una spiaggia composta da un accumulo di conchiglie sia rotte che intere.
Etimologia: dal latino plagia (cosa distesa) e conchiluim (conchiglia, conca, nicchia).

Un porto è una struttura naturale o artificiale che si trova sulla riva di un mare, un lago o un corso d’acqua, e che serve per l’approdo e l’ormeggio delle imbarcazioni. Serve anche al carico e lo scarico di merci e all’imbarco e allo sbarco dei persone.
Etimologia: dal latino portus (che serve da passaggio).

Un faraglione è uno scoglio roccioso che emerge dall’acqua nei pressi della costa in acque poco profonde.
Etimologia: parola derivata da faro, dal latino pharus (che era, appunto, il faro).

Un’isola tidale è un’isola collegata alla terraferma da una banda sabbiosa che viene ricoperta dalle acque durante l’alta marea e riappare durante la bassa marea.
Etimologia: la parola tidale deriva dall’inglese tide, che significa “marea”.

Una grotta sommersa è una grotta allagata dall’acqua, sia in parte che interamente.
Etimologia: dal latino crypta (nascosto, coperto) e submersum (tuffato sotto, cioè messo sott’acqua).

 Nomenclature delle forme della terra – Immagini

– penisola: https://upload.wikimedia.org/wikipedia
– isola: https://www.earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=2918
– istmo: https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=4073
– arcipelago: https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=2324&eocn=image&eoci
– capo: https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=1037&eocn=image&eoci=related_image
– continente: https://earthobservatory.nasa.gov/GlobalMaps/view.php?d1=MOD17A2_M_PSN
– piattaforma continentale: https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=76318
– montagna: https://pixabay.com/it/alaska-panorama-scenico-montagne-139934/
– valle: https://pixabay.com/it/panorama-montagne-natura-1841558/
– pianura: https://pixabay.com/it/bulgaria-natura-pianura-del-danubio-987553/
– grotta: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:St_mor%C3%A9_cave.jpg#file
– vulcano:  By Jnpet – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid
– cratere: https://pixabay.com/it/fuso-vulcano-lava-serata-1084181/
 – passo: https://pixabay.com/it/highlands-e-isole-scozia-highlands-1629079/
– oasi: https://pixabay.com/it/deserto-per%C3%B9-oasi-sabbia-alberi-109310/
– deserto: https://pixabay.com/it/deserto-sabbia-paesaggio-sun-790640/
– reef: https://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=37061
– fiordo: https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3ATrollfjorden_002.jpg
– monolito: Di Ken Thomas – KenThomas.us(personal website of photographer), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11553967
– canyon: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/26/Aerial_view_of_canyons.jpg
– camini delle fate: https://pixabay.com/it/cappadocia-camini-fate-goreme-277027/
– altopiano: http://iphanba.blogspot.it/2015/05/morro-do-pai-inacio-completa-15-anos-de.html
– cono alluvionale: https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AAlluvial_fan_01.JPG
– dune: https://pixabay.com/it/sterile-deserto-duna-caldo-1838506/
– mare di dune: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/ff/Dune_4.jpg
– atollo: By Atafu.jpg: NASA Johnson Space Centerderivative work: Talkstosocks (talk) – Atafu.jpg, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6072971
arco naturale: Di Wilson44691 – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/
prateria: By Wing-Chi Poon, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– scogliera: By Immanuel Giel – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/
– spiaggia: Di Gustavo Facci from Argentina – Copacabana, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18572799
– arete: Di Gary Rogers, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=528168
– calanco: By Paolo da Reggio – Own work, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?
– barchan: By Original uploader was Daniel Mayer at en.wikipedia – Transferred from en.wikipedia to Commons., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5788384
– isole barriera:  Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6627130
–  spiaggia a cuspidiBy Rhododendrites – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=54871176
– cenote: By Luis Miguel Bugallo Sánchez – Own work, CC BY-SA 3.0, https:commons.wikimedia.org
– costa: By Sekharyeeti – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?cur
– Gravina: Di L’utente che ha caricato in origine il file è stato Dominique grassigli di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons da Sannita utilizzando CommonsHelper., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9533937
– fossa tettonica: By Creationlaw (talk) (Uploads) – Own work, CC BY-SA 3.0, https://en.wikipedia.org/
– isola fluviale – https://vs-travel.ru/tourag_description.php?t=3&parent=42&id=1360
– terrazzamenti – By Alexson Scheppa Peisino(AlexSP) – Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1930220
– banco di sabbia Di User:Doron – Opera propria, CC BY-SA 3.0,https://commons.wikimedia.org/w/
– dolina carsica – Di L’utente che ha caricato in origine il file è stato Apazienza di Wikipedia in italiano – Foto personale pubblica, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25799122
– dolina marina – By U.S. Geological Survey (USGS) – Source: [1], fetched September 2006. Caption on this USGS web page was, “Blue Hole: Aerial view of the 400-ft-deep oceanic blue hole (Lighthouse Reef Atoll Blue Hole) located east of Belize.”, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1813649
– cuesta – http://earthlearningidea.blogspot.it/2011/06/more-mapwork-from-models-cuesta.html
– diga – By Agunther – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8401827
– vulcano di fango – By MendoMann – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– nunatak – By Stephen Bannister – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org
– scarpata – By Rod Waddington from Kergunyah, Australia – Tigray Escarpment, Ethiopia, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29766153
– faglia – Di USGS – http://pubs.usgs.gov/gip/earthq1/how.html, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=987654
– collina – By Webmaster.vinarice – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/
– foresta – Di Marcuscalabresus – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– duomo di lava By Willie Scott, USGS – http://vulcan.wr.usgs.gov/Volcanoes/MSH/ Images/MSH04/ crater_dome_eruption_september_2006.html, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/
– lago di lava – By Hervé Sthioul – Own work, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/
– tunnel di lava Di Michael Oswald – own photo, Canon Powershot G3, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=528939
– depressione – Di David Shankbone – David Shankbone, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– morena – By Wilson44691 – Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/
– mesa Di Theseus – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– catena montuosa- By NASA – http://www.nasa.gov/multimedia/ imagegallery/image _feature _152.htmlOriginal unprocessed image: http://eol.jsc.nasa.gov/ scripts/ sseop/ photo.pl? mission =ISS008 &roll=E&frame=13304, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=63432
– cala By Brocken Inaglory – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– fjard – By Mourial – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– ria – By Mess – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4327427
– insenatura https://pixabay.com/it/corsica-francia-mare-natura-738743/
– porto CC BY-SA 2.5 it, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1309686
– faraglione Di Elenagm – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/
– isola tidale By Unknown – Original image: Photochrom print (color photo lithograph)Reproduction number: LC-DIG-ppmsc-08234 from Library of Congress, Prints and Photographs Division, Photochrom Prints CollectionThis image is available from the United States Library of Congress’s Prints and Photographs division under the digital ID ppmsc.08234.This tag does not indicate the copyright status of the attached work. A normal copyright tag is still required. See Commons:Licensing for more information.العربية | čeština | Deutsch | English | español | فارسی | suomi | français | עברית | magyar | italiano | македонски | മലയാളം | Nederlands | polski | português | русский | slovenčina | slovenščina | Türkçe | українська | 中文 | 中文(简体)‎ | 中文(繁體)‎ | +/−Reproduction by Photoglob AG, Zürich, Switzerland or Detroit Publishing Company, Detroit, Michigan, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32136
– spiaggia di conchiglie https://pixabay.com/it/mare-spiaggia-pontile-conchiglie-809731/
– grotta sommersa By Dave Bunnell / Under Earth Images – Transferred from en.wikipedia to Commons., CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32802956

Recita per bambini LA VOCE DEGLI ALBERI

Recita per bambini LA VOCE DEGLI ALBERI adatta alla scuola primaria, adatta anche per esercitare la lettura ad altra voce.

Melo: Sono io che procuro alla gente il saporito frutto di quelle vitamine che fanno tanto bene specialmente ai bambini. E quante buone marmellate si fanno con i miei frutti!

Castagno: nessuno può mettere in dubbio che i miei frutti sono tra i più nutrienti. Sostituivano perfino il pane per certa povera gente della montagna che non poteva acquistarlo. E poi, chi non conosce le squisite caldarroste che nei giorni di novembre profumano l’aria?

Noce: Anch’io porto gioia a grandi e piccini. Quanto sono gustose le mie noci mangiate col pane! E’ un fatto; noi, alberi da frutto, siamo tanto utili e graditi alla gente. Non siamo come certi alberi che non portano che rami e foglie…

Pino: Ehi, cosa intendi dire? Alludi forse a noi? Vergognati!

Noce: Vergognarmi? E perchè?

Abete: Perchè se è vero che tu dai alla gente le tue noci, noi diamo ben altro. Siamo o non siamo noi che forniamo il legno per fabbricare i mobili delle case e tanti oggetti necessari?

Larice: E poi, se non ci fossimo noi, le frane e la neve che scivolano giù dalle cime dei monti formerebbero le valanghe che con la loro furia spazzerebbero via le case e rovinerebbero i campi.

Ulivo: Pace, pace, fratelli. Riconoscete di essere tutti utili e fate la pace. Sono io che ve lo dico: io, che sono il simbolo della pace.

Pioppo: Del resto, anch’io, pur non producendo frutti, mi sento utile. Infatti, con il mio legno duro si può fare la carta. Ma tu (rivolgendosi al cocco) da dove vieni? Non ti ho mai visto nelle nostre campagne e nei nostri boschi.

Cocco: Io vengo dalle terre calde dell’Africa, dell’Asia e dell’America. Sono una pianta provvidenziale. Difatti le mie noci contengono una bevanda bianca che disseta e ristora; dai semi si può estrarre un buon olio;  con i gusci delle mie noci si fabbrica una fibra tessile. Insomma, per il viaggiatore dei paesi caldi io rappresento la vita.

Ulivo: Questa è davvero una novità. Credevo di essere io l’unico produttore di olio. (Poi indicando una specie di fico) E tu, da dove vieni? Che cosa ci porti? Mi sembri una pianta di fico ma non sei un fico come i nostri.

Albero della gomma: Infatti non sono un fico. Sono l’albero della gomma e posso raggiungere un’altezza di trenta metri. Dalla mia scorza, faccio uscire un liquido prezioso che gli uomini trasformano in gomma e in caucciù. Cresco volentieri specialmente nelle selve del Brasile, nell’America del Sud.

Cipresso: Vedo che, se non mi faccio aventi, non mi lasciate parlare. Già, voi siete abituati a vedermi nei cimiteri e quindi mi ritenete buono a poco. Eppure vi pare poco il mio compito?

Pino: Ma che cosa fa qui, in mezzo a noi, quell’arbusto laggiù che non sembra neppure un vero albero?

Bambù: Sì, è vero, non sono un albero grande come siete voi, ma vi assicuro che sono utilissimo. C’è perfino una leggenda sul mio conto. Si racconta che un giorno gli uomini del lontano Oriente chiesero agli dei di mandar loro una pianta che servisse per tutti gli usi. E gli dei mandarono il bambù. Così, sono diventato il vero amico dei poveri nei paesi tropicali. Ad essi fornisco il materiale per costruire la casa, il letto, gli attrezzi da lavoro, gli utensili da cucina e tantissime altre cose.

Melo: Molto bene, amico bambù. ma ora sentiamo il banano che non ha ancora fatto sentire la sua voce. Su, banano, ci sei troppo caro e siamo troppo curiosi di sapere come ti comporti nei tuoi paesi di origine

Banano: Eh già, vedo bene che mi conoscete tutti , anche se non maturo nei vostri paesi. O meglio, conoscete la bontà delle mie banane che, infatti, vengono esportate dalla mia Africa in tutti i paesi d’Europa. Voi, però, vi accontentate di mangiarle così, come ve le vende il fruttivendolo, come un frutto qualsiasi. Per gli africani invece la banana è uno dei principali alimenti ed è l’ingrediente per molte ricette dolci e salate. Inoltre si usano anche le mie foglie per fabbricare steccati, palizzate, letti e stuoie.

Larice: La sfilata va diventando davvero sempre più interessante e magnifica. E tu (indicando un albero enorme) chi sei?

Sequoia: Sono la sequoia. Certi mi chiamano anche albero gigante. Vivo in California e per trovarmi bisogna salire molto in alto. Per darvi un’idea della mia grandezza, vi dirò che se uno dei miei rami venisse piantato nel terreno, apparirebbe come un albero alto oltre venti metri e con un diametro di due metri e mezzo. Potete quindi figurarvi l’enormità di tutto il mio insieme. Quando riesco a superare la prima crescita, sono certo di vivere per secoli e di non morire mai di morte naturale. Solo un fulmine potrà essere in grado di schiantarmi. Ma per vedere i miei primi fiori dovrò attendere circa due secoli. Come vedete, tutto è quel che mi riguarda è enorme. Per quanto concerne la principale caratteristica del mio legno, vi dirò che esso è tanto duro da durare in eterno. Perciò viene usato per farne tegole, canali, steccati.

(Autore ignoto)

Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE scaricabili e stampabili in formato pdf con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Le tavole della divisione servono al bambino per lavorare con le divisioni i cui dividendi danno almeno una volta quozienti senza resto.

Presentazioni per la tavola forata della divisione qui:

Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

La tavola I è quadrettata e contiene 36 dividendi dall’ 81 all’ 1 nella riga superiore. Le caselle dei numeri primi (7 5 3 2 1) sono colorate perchè si tratta di numeri primi.
I divisori da 9 a 1 si trovano disposti lungo il margine sinistro della tavola.
Nei quadretti interni si trovano i quoti.
La tavola I è essenzialmente una tavola di controllo, e può essere usata per verificare le divisioni esatte eseguite con la tavola forata, o quelle eseguite con la tavola II.

La tavola II è identica alla tavola I, ma i quadretti interni sono vuoti. I quoti infatti sono scritti su cartellini quadrati e si conservano in una scatolina separata per eseguire l’esercizio;

in un’altra scatolina ci saranno le 81 divisioni esatte o complete (cioè quelle senza resto) da eseguire.

Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

L’uso delle tavole permette ai bambini di ripetere in modo vario le divisioni, facilitando la memorizzazione delle combinazioni. Gli esercizi con le due tavole della divisione, che si propongono ai bambini attorno ai 6 anni, concludono il capitolo sulla memorizzazione delle combinazioni fondamentali.

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Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Presentazione 1 – uso della tavola I come tavola di controllo per le divisioni senza resto

Materiale:
– cartellini delle divisioni da svolgere
– tavola I della divisione.

Presentazione:
– invitiamo il bambino a lavorare con noi dicendo: “Oggi vorrei mostrarti la prima tavola della divisione”
– portiamo il materiale al tavolo
– esaminiamo la tavola I della divisione con i bambini, facendo notare i dividendi:

facciamo anche notare i numeri che si trovano nelle caselle colorate, che sono numeri primi.

I divisori scritti in diagonale sul margine sinistro:

I quozienti:

– scegliamo un cartellino di una divisione  da svolgere (senza resto) ed eseguiamola con la tavola forata


– copiamo la divisione sul quaderno, col quoziente che abbiamo trovato
– con l’indice destro troviamo il dividendo nella riga in alto


– con l’indice sinistro troviamo il divisore lungo la diagonale sinistra


– facciamo scorrere l’indice destro verso il basso e l’indice sinistro verso destra finché non si incontreranno nella casella del quoziente


– in questo modo avremo usato la tavola per verificare il risultato trovato con la tavola forata della divisione
– dopo questo primo controllo, controlliamo anche con la tavola di controllo I

– ripetiamo altre due volte, poi invitiamo il bambino a provare ad usare le sue dita per trovare i quozienti, e poi a verificare con la tavola di controllo.

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Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Presentazione 2
Uso della tavola I con la tavola II

Materiale:
– tavola della divisione I
– tavola della divisione II completa di cartellini dei quoti e cartellini delle divisioni senza resto da svolgere

Presentazione:
– invitiamo il bambino a lavorare con noi dicendo: “Oggi vorrei mostrarti la seconda tavola della divisione”
– portiamo al tavolo le due tavole, la scatola coi cartellini dei quoti (o tombolini) e la scatola con le divisioni da svolgere
– esaminiamo la tavola II che è uguale alla tavola I, ma le caselle interne sono vuote
– smistiamo i quoti e impiliamoli in 9 gruppi da 1 a 9
– il bambino prende un’operazione dal cestino e la trascrive sul quaderno
– individua sulla tavola I i termini della divisione, ricercandone il risultato
– individua i termini della divisione sulla tavola II e vi colloca il cartellino appropriato.

In un secondo tempo il bambino potrà calcolare il risultato mentalmente, senza cercarlo sulla tavola I, ed usarla invece solo come tavola di controllo.

Maria Montessori ricorda sempre di richiamare l’attenzione del bambino sui dividendi che si trovano nelle caselle colorate delle due tavole, per dare una prima intuizione del concetto di numero primo.

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Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Presentazione 3
Uso della tavola I con la tavola II

Materiale:
– tavola della divisione I
– tavola della divisione II completa di cartellini dei quoti e cartellini delle divisioni senza resto da svolgere

Presentazione:
– portiamo al tavolo le due tavole, la scatola coi cartellini dei quoti (o tombolini) e la scatola con le divisioni da svolgere
– smistiamo i quoti e impiliamoli in 9 gruppi di 9 quoti uguali ciascuno


– il bambino prende un’operazione dal cestino e la trascrive sul quaderno
– individua sulla tavola I i termini della divisione, ricercandone il risultato
– individua i termini della divisione sulla tavola II e vi colloca il cartellino appropriato.

In un secondo tempo il bambino potrà calcolare il risultato mentalmente, senza cercarlo sulla tavola I, ed usarla invece solo come tavola di controllo. Questo permetterà di passare dal concetto di divisore di un numero ai numeri primi, preparando indirettamente alla ricerca di massimo comune divisore e minimo comune multiplo.

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Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Presentazione 3
Uso della tavola I come tavola di controllo col libretto delle divisioni
(anche per divisioni con resto)

Materiale:
– tavola forata per la divisione
– libretto delle divisioni

Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

– tavola I della divisione

Presentazione:
– esaminiamo il libretto coi bambini
– scegliamo un dividendo
– stabiliamo il dividendo contando le perle e mettendole nella ciotola

– leggiamo la prima divisione, ad esempio 5:5=. Mettiamo sulla tavola i 5 birilli che rappresentano il divisore  le perle tra i birilli
– sotto a ogni birillo c’è una perla, quindi possiamo registrare il quoziente 1 sul libretto. Nella ciotola non avanzano perle, quindi il resto è 0. Ricordiamo al bambino che sottolineiamo sempre le divisioni senza resto nel nostro libretto
– rimettiamo le perle nella ciotola

– leggiamo la divisione successiva: 5:4=
– togliamo un birillo e distribuiamo le 5 tra i 4 birilli. Ogni birillo riceve una perla e ne avanza una nella ciotola.
– registriam0: 5:4=1 resto:1

– procediamo con le restanti divisioni presenti sulla pagina


– controlliamo sulla tavola della divisione I, dove troveremo i quozienti senza resto

Con questo procedimento il bambino può trovare sulla tavola I i risultato delle divisioni senza resto.

Per le 120 divisioni con “quoziente incompleto” che si trovano nel libretto possiamo usare la tavola I per calcolare quoziente e resto.
Queste combinazioni vanno da 64:9 a 3:2

Poiché la casella che si trova nel punto di incontro del dividendo verticale col divisore orizzontale è una casella vuota, il bambino cercherà il quoziente sulla stessa riga nella prima casella successiva in cui compare un numero: quello sarà il quoziente. Facendo l’esempio della pagina del 5, per cercare il risultato di 5:2 sulla tavola avremo 5:2=2

Per calcolare il resto basterà sottrarre al dividendo della nostra divisione il dividendo che corrisponde alla prima casella occupata che abbiamo usato come quoziente. Nel nostro esempio 5:2=2; resto = (5-4) 1

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Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Tavole della divisione

Scopo:
– memorizzare le combinazioni delle divisioni
– acquisire familiarità con i modi in cui i numeri possono essere divisi
– sperimentare a livello sensoriale la relazione inversa tra divisione e moltiplicazione
– preparare il bambino a trovare il massimo comune divisore e il minimo comune multiplo.

Controllo dell’errore:
– la tavola di controllo
– la tavola I della divisione.

Età:
– dai 6 anni.

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Matematica Montessori LE TAVOLE DELLA DIVISIONE

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI. Si tratta di un materiale di ispirazione montessoriana ma non tradizionale ideato e realizzato da Montessori3D, che si aggiunge agli incastri della geografia tradizionalmente in uso nelle Casa dei Bambini e nella Scuola Primaria.

L’incastro degli oceani crea un collegamento tra il globo smerigliato e l’incastro del planisfero. Come nel globo smerigliato le terre emerse sono marroni (ad eccezione dell’Antartide, che è in bianco) e gli oceani sono blu. A differenza dell’incastro del planisfero, in questo incastro i continenti sono fissi, e gli oceani sono parti mobili munite di pomoli per la presa a tre dita.

Completa il materiale il planisfero di controllo muto. In entrambe le tavole compare inoltre la linea dell’Equatore.

Per la presentazione possiamo seguire i principi usati per la presentazione dell’incastro del planisfero, utilizzando la lezione in tre tempi per la nomenclatura.

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Presentazione nella scuola d’infanzia

Materiali:

– incastro del planisfero Montessori
– incastro degli oceani
– globo colorato
– tappeto
– un mappamondo gonfiabile o una pallina di creta, plastilina o pasta di sale, possibilmente blu
– planisfero degli oceani di controllo muto.

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Presentazione

– invitiamo i bambini a venire a lavorare con noi e diciamo che per farlo avremo bisogno di un tappeto
– i bambini prendono un tappeto e lo srotolano
– accompagniamo i bambini allo scaffale della geografia e diciamo: “Oggi lavoreremo con la mappa degli oceani”
– mostriamo ai bambini come trasportare l’incastro per gli oceani e posizioniamolo sul tappeto, in basso a destra
– torniamo allo scaffale della geografia e chiediamo al bambino di portare sul tappeto il globo colorato, e di metterlo sul tappeto, a sinistra
– torniamo allo scaffale della geografia e chiediamo al bambino di portare sul tappeto anche l’incastro del planisfero, che mettiamo accanto al globo
– chiediamo ai bambini di mettersi alla nostra sinistra
– indichiamo il globo colorato e ripetiamo insieme i nomi dei continenti. Indichiamo l’incastro dei continenti e ripetiamo i nomi dei continenti. Per farlo possiamo utilizzare delle canzoncine (si possono inventare facilmente, ad esempio, sulla melodia di Fra Martino Campanaro); nei video in fondo all’articolo ci sono degli esempi in inglese.
– indicando il globo diciamo: “Questo è il modo in cui vediamo la terra dal cielo. Questa è la terraferma. Questa è l’acqua”
– “Noi viviamo sulla Terra. La Terra è una sfera. Ma per rappresentarla usiamo anche delle mappe, che invece di essere sfere, sono piatte. Infatti è più facile usare mappe piatte, e non a forma di sfera, ad esempio se stiamo facendo un viaggio”
– “Per fare una mappa praticamente dobbiamo appiattire il globo”
– se abbiamo a disposizione il mappamondo gonfiabile sgonfiamolo dicendo : “Guardate. Questa è la terra. Si tratta di una sfera. Ora la abbiamo appiattita”
– se usiamo creta, plastilina o pasta di sale facciamo una pallina, tagliamola in due metà e appiattiamole. Portiamo l’attenzione del bambino alla somiglianza tra il globo e il planisfero. Diciamo: “Vedete? Adesso il nostro mappamondo è piatto, come una mappa o una cartina geografica”
– indichiamo l’incastro del planisfero e confrontiamolo con mappamondo sgonfio o con i due dischi di creta o pasta
– indicando l’incastro del planisfero chiediamo ai bambini: “Ricordate cosa indica la parte blu del planisfero?”. Sì, la parte blu indica gli oceani
– mostriamo l’incastro degli oceani e chiediamo ai bambini quali differenze notano tra l’incastro del planisfero e questo (i continenti sono marroni, i pomoli si trovano nella zona blu, si vede la linea dell’Equatore, ecc…)
– diciamo: “Con questa nuova tavola ci concentreremo sugli oceani”
– togliamo dal tavolo l’incastro del planisfero e il globo colorato e mettiamo sotto all’incastro degli oceani la mappa di controllo
– con la mano dominante e utilizzando la presa a 3 dita, afferriamo il pomolo e solleviamo il primo incastro
– mettiamo l’incastro sulla mappa di controllo

– ripetiamo con gli altri oceani
– quando tutti gli incastri si trovano sulla mappa di controllo, rimettiamoli nella tavola. Questo primo esercizio serve a conoscere la composizione dell’incastro

– passiamo poi ad insegnare i nomi degli oceani utilizzando la solita lezione in tre tempi. Utilizzando i pomoli, togliamo due incastri e nominandoli, ad esempio dicendo: “Oceano Indiano, Oceano Atlantico”

– ripetiamo i nomi: “Oceano Indiano, Oceano Atlantico” e mettiamo gli incastri sulla mappa di controllo muta

– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto l’Oceano Indiano?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi due pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro dell’Oceano Indiano?”
– quando i due incastri sono fuori chiediamo: “Quale oceano vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di un oceano e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con gli altri oceani, finché il bambino ne conoscerà i nomi.

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Varianti
:


– gioco del “Quale manca?”. Togliamo un oceano dal planisfero e chiediamo al bambino quale manca. Oppure togliamo tre oceani, mettiamoli sul tappeto, poi chiediamo al bambino di girarsi e togliamone uno

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Nomenclatura utilizzata:

Equatore, i nomi degli oceani, i nomi dei continenti.

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Controllo dell’errore:
– gli incastri (controllo insito nel materiale)
– la cartina muta di controllo.

Età alla presentazione:
dai 3 anni e mezzo, dopo il globo colorato e l’incastro del planisfero.

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI


Scopo:

– preparare allo studio della geografia attraverso un’attività sensoriale
– stimolare un interesse verso lo studio dei continenti, dei Paesi e degli oceani del mondo
– riconoscere le forme e i nomi dei continenti, degli oceani, degli emisferi e delle relazioni esistenti fra di essi
– utilizzando il planisfero il bambino può vedere e toccare tutta la terra.

 

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Attività con l’incastro degli oceani nella scuola d’infanzia
– cercare gli incastri degli oceani sul globo colorato
– lavorare con gli incastri e il planisfero muto
– tracciare la forma di ogni oceano: è una buonissima attività che sviluppa la motricità fine e aiuta a memorizzare i nomi degli oceani
– ricalcare la cartina muta con l’ausilio di una light box
– dopo aver tracciato ogni oceano, ritagliare le forme
– dopo aver ritagliato le forme, tagliarle a metà per ottenere un puzzle da ricostruire e incollare magari su un foglio bianco
– tracciare da soli una mappa di controllo muta o parlata
– tracciare da soli una mappa di controllo e poi colorarla con acquarelli, matite, pastelli a cera o gessi colorati
– buste per ogni oceano, contenenti immagini relative ad ognuno (animali, coste, paesaggi, imbarcazioni ecc…). Il bambino sceglie una busta, mette le illustrazioni sul tappeto e poi prende l’incastro dell’oceano relativo e lo aggiunge. Fatto questo si osservano e discutono le immagini
– carte delle nomenclature in tre parti degli oceani (immagine e nome, solo immagine, solo nome).

Geografia col metodo Montessori L’INCASTRO DEGLI OCEANI
Attività aggiuntive con l’incastro degli oceani nella scuola primaria (o per bambini che sanno già leggere e scrivere)

– abbinare i cartellini agli oceani e ai continenti sul planisfero
– disegnare i continenti su cartoncini colorati seguendo i contorni degli incastri con la matita e ritagliarli. Mettere i continenti su cerchi di carta disegnati usando il cerchio di cartoncino ed etichettare continenti e oceani
– è importante predisporre sullo scaffale della geografia o nella biblioteca una buona selezione di libri ricchi di illustrazioni ed informazioni sugli oceani ed i continenti. Questi libri devono essere periodicamente rinnovati e sarebbe bene che comprendessero degli atlanti
– nomenclature in tre parti (solo immagine, solo nome, solo descrizione) con informazioni sugli oceani
– questionari o carte (simili ai cartellini dei comandi) con domande sugli oceani, ad esempio: qual è il nome dell’oceano che separa l’America dall’Europa? ecc.
– costruire un libretto degli oceani usando per i disegni gli incastri e ricercando informazioni varie
– aggiungere alle mappe i punti cardinali
– discutere coi bambini del come gli oceani soddisfano i bisogni dell’uomo
– dopo aver presentato le forme della terra e dell’acqua e gli incastri dei continenti e degli oceani, possiamo passare dall’astrazione alla realtà, collegando le forme della terra e dell’acqua alle forme presenti sugli incastri. Così il bambino potrà individuare isole, arcipelaghi, penisole, golfi ecc. e impararne gradualmente i nomi (penisola italiana, golfo del Messico, arcipelago delle Filippine, ecc.).

Psicoaritmetica Montessori – Perle dorate: formazione dei grandi numeri

Psicoaritmetica Montessori – Perle dorate: formazione dei grandi numeri. Un esercizio che si fa coi bambini utilizzando perle dorate e cartelli dei numeri consiste nella composizione di grandi numeri. Tutte le esperienze sul sistema decimale qui illustrate si possono riferire ad un’età compresa tra i 4 ed i 5 anni. Per le presentazioni ho utilizzato le mie perle auto prodotte (trovi il tutorial qui),

i cartelli stampabili Lapappadolce e i cartelli prodotti da Montessori 3D di Boboto.
Trovi altri esercizi e presentazioni relative alla formazione di grandi numeri qui:

Quando vogliamo leggere un numero, ad esempio 32.457.891, lo dividiamo in gruppi formati da tre elementi alla volta (centinaia, decine ed unità) a partire da destra, ed in questo modo leggere il numero diventa molto semplice:

“trentadue milioni, quattrocento cinquanta sette mila, ottocento novantuno.”


Presentazione coi cartelli dei numeri per formare i numeri da 1 a 9999

Materiale:
– il set completo dei cartelli dei numeri.

Presentazione:
invitiamo il bambino ad unirsi a noi nell’esercizio
– chiediamogli di srotolare un tappeto e andiamo allo scaffale a prendere il vassoio con la scatola dei cartelli dei numeri
– mettiamo la scatola dei cartelli sul tappeto in basso, davanti a noi
– mettiamo il materiale sul tappeto e disponiamolo secondo le gerarchie: unità a destra dall’1 al 9, decine a sinistra delle unità dall’1 al 9, poi centinaia e infine migliaia. Mentre mettiamo ogni cartello leggiamo il numero in questo modo: “Una unità, uno… 9 unità, nove. Incoraggiamo il bambino a contare con noi
– arrivati a 9 chiediamo: “Cosa viene dopo il 9?” Il bambino risponde e cominciamo a comporre la colonna delle decine. Continuiamo a contare col bambino:  … 4 decine, quaranta… 7 centinaia, settecento… 9 migliaia, novemila. Chiediamo al bambino: “Quale numero viene dopo?” arrivati a 90 e a 900. Incoraggiamo sempre il bambino a contare con  noi


– osserviamo lo schema e leggiamo col bambino i numeri 1, 10, 100 e 1000 facendo notare ai bambini quanti zeri ha ognuno. Possiamo continuare a leggere anche le altre righe, sempre da destra a sinistra
– indichiamo un cartello al bambino, leggiamo insieme il numero e notiamo quanti zeri ha
– per verificare che il bambino abbia chiaro lo schema possiamo mescolare i cartelli e chiedere al bambino di ricomporli in colonne per unità, decine, centinaia e migliaia
– quando lo schema è composto scegliamo due cartelli presi da gerarchie adiacenti (unità e decine, decine e centinaia, centinaia e migliaia)
– mettiamo il cartello delle unità sul cartello della decina, allineato a sinistra
– facciamo scivolare il cartello dell’unità verso destra, orizzontalmente o meglio mettendo i cartelli in verticale di modo che il più corto scivoli verso il basso,  a coprire lo zero delle decine (se preferite in modo che i cartelli siano allineati lungo il bordo destro)


– posiamo il numero sul tappeto e leggiamolo dicendo: “Quattro decine e due unità”
– chiediamo al bambino di ripetere con noi
– leggiamo nuovamente il numero, ma questa volta dicendo: “Quarantadue”
– chiediamo al bambino di rimettere i cartelli nello schema
– continuiamo con altri cartelli scelti tra gerarchie adiacenti, poi passiamo a tre, sempre seguendo la stessa procedura

– infine usiamo le quattro gerarchie


– rimettere i cartelli correttamente all’interno dello schema
– rimettere i cartelli nella loro scatola
– rimettere la scatola sul vassoio
– riportare la scatola sullo scaffale.

Scopo:
– rinforzare il concetto di gerarchie dei numeri nel sistema decimale
– rinforzare ed esercitare la capacità di lettura dei numeri da 1 a 9999, che il bambino sa già comporre per quantità di perle dorate
– dare una visione globale dei numeri all’interno del sistema decimale ai bambini
– comprendere che è la posizione di un numero a determinarne il valore: i numeri sono soltanto 9 in tutto, ed è lo zero a determinare la loro posizione e quindi il loro valore
– comprendere che lo zero all’interno di un grande numero, in qualsiasi posizione, indica semplicemente la mancanza di quantità di quella particolare gerarchia: ad esempio nel numero 5407 mancano le decine.

Età:
– dai 4 anni e mezzo.

Controllo dell’errore: l’insegnante. Coi soli cartelli dei numeri non è possibile verificare la correttezza della composizione. Per farlo occorre lavorare coi cartelli dei numeri e le perle dorate insieme.

Varianti:
– possiamo eseguire questa presentazione coinvolgendo un gruppo di bambini (3 o 4).

Presentazione con le perle dorate e i cartelli

Per prima cosa poniamo sul tappeto il materiale in questo ordine, formando il “quadro del sistema decimale“:

Non si tratta di contare, ma di portare l’attenzione del bambino sul concetto che in ogni gerarchia esistono unicamente 9 cifre che non possono essere rappresentate semplicemente dai numeri 1 2 3 4 5 6 7 8 9, dal momento che essi indicano soltanto unità semplici; in altre parole possiamo dire che le cifre significative sono sempre e soltanto nove:

Con i bambini proporremo i primi esercizi utilizzando un solo cubo delle migliaia, cioè formando grandi numeri entro il 1999. Potremo così proporre molti esercizi di associazione tra cartelli dei numeri e perle dorate (cioè tra simbolo e quantità).

Naturalmente lavoreremo prima all’associazione di un solo cartello dei numeri, ad esempio 600, 8, ecc…

Quando poi il bambino avrà acquisito familiarità con le categorie separate, possiamo passare a consegnargli contemporaneamente due o più cartelli di differenti gerarchie, ad esempio 1000 400 50 8,

chiedendogli di portare la quantità corrispondente a ciascun cartello.

Poi possiamo mostrargli come avviene la formazione di un grande numero: sul cartello più lungo collochiamo via via quelli più corti, allineandoli prima sulla sinistra

e facendoli scorrere poi verso destra

Alla fine, leggeremo al bambino: mille-quattrocento-cinquant-otto.

Un altro esercizio consiste nel dire un numero, ad esempio ottocentoquarantasette, ed il bambino dovrà scegliere dal quadro del sistema decimale le quantità corrispondenti, cioè 8 quadrati di perle, 4 bastoncini e 7 perle sciolte.

Per quanto riguarda i cartelli dei numeri, la scelta sarà per il bambino ancora più semplice. Se poi si sovrappongono i cartelli 800 40 e 7

 si avrà il  numero: 847

I bambini, in questo modo, si esercitano nella composizione e scomposizione di grandi numeri, sia per quanto riguarda le quantità, sia per quanto riguarda i loro simboli numerici. I numeri si scompongono separando le migliaia, le centinaia, le decine e le unità: ogni grande numero è una somma di gruppi, ciascuno dei quali è rappresentato dalle cifre che stanno una accanto all’altra.

Questa, ad esempio, la composizione del numero 1235 con il materiale:

e questa con i cartelli dei numeri:

Si può iniziare a giocare coi grandi numeri molto presto: i bambini ne saranno entusiasti. Il fatto di poter comporre e analizzare i numeri muovendo oggetti stimola la ripetizione. Presentato nel suo insieme, il sistema decimale è una specie di trama fondamentale sulla quale si sviluppano un po’ per volta i dettagli che chiariscono e facilitano, ogni volta un po’ di più, il suo studio.

L’esercizio della “visione a volo d’uccello del sistema decimale“, ad esempio, consiste nell’appaiare a ciascuno dei cartelli dei numeri la corrispondente quantità di perle. Questo risponde al principio di globalità, un punto fondamentale della didattica montessoriana che consiste nel cominciare sempre, al ogni livello, dalla presentazione di una situazione generale, precisando poi i dettagli.

Lo studio dei dettagli può essere condotto con più dettagli contemporaneamente. Una sistematizzazione non è necessaria, mentre è necessario studiare “tutti” i dettagli. Gli esercizi coi dettagli che si riferiscono al sistema decimale non hanno necessità di precedenza, essendo già guidati da un insieme prestabilito. La Montessori chiama questi esercizi “esercizi paralleli“, e si tratta di giochi che vanno dalle tavole di Seguin, alle catene di 100 e di 1000, al serpente dell’addizione, ai vari giochi per le operazioni aritmetiche…

Presentazione 1

(trovi altri esercizi qui)

Materiale:
1 perla delle unità,
1 barretta delle decine,
1 quadrato delle centinaia,
1 cubo delle migliaia;
i cartelli dei numeri 1 10 100 e 1000.

Scopo:
– appaiare le quantità di perle ai relativi simboli numerici

Presentazione:
Portare la scatola dei cartelli grandi dei numeri sul tappeto, e mettere sul tappeto i cartelli 1 10 100 e 1000. Posizionare i cartelli uno sotto l’altro, facendoli nominare dal bambino.

Portare al tavolo la quantità di perle corrispondente,

quindi comporre il numero 1111.

Presentazione 2 (esercizio di gruppo per due o tre bambini)

Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette delle decine, 9 quadrati delle centinaia, 1 cubo delle migliaia; il set completo dei cartelli grandi dei numeri (senza i cartelli dal 2000 al 9000); un vassoio vuoto per ognuno dei bambini partecipanti e due tappeti

Scopo dell’esercizio: esercitarsi ed acquisire familiarità con le diverse categorie di numeri, soprattutto per quanto riguarda la lettura dei simboli scritti; imparare a leggere correttamente i grandi numeri; preparazione al lavoro con il valore posizionale delle cifre.

Esercizio:

Stendere i due tappeti sul pavimento e disporre con l’aiuto dei bambini in uno i cartelli dei numeri e nell’altro le perle dorate, in questo modo:

contando il materiale via via che viene disposto.

(in questa prima fase sarà sufficiente disporre solo il cartello del 1000, in relazione al solo cubo delle migliaia presente)

Ogni bambino riceve un vassoio con una ciotolina per contenere le unità

mettiamo sul vassoio di ogni bambino un cartello diverso,

e chiediamo loro di identificarlo e di portarci la quantità di perle corrispondente.

Quando il bambino torna, si legge la carta e si contano insieme le perle che ha portato. Quindi si rimettono al loro posto sia le perle, sia il numero.

Dopo un po’ di esercizi con una sola categoria, possiamo passare a mettere due cartelli diversi sui vassoi, relativi a due categorie adiacenti.

Mostriamo sempre al bambino, dopo che ci ha portato il corrispondente quantitativo di perle, come sovrapporre  i due cartelli e come leggere il numero formato,

dicendo ad esempio: “quattro decine e sei unità… quarantasei”.

Passeremo poi ad utilizzare tre, ed infine quattro categorie.

Presentazione 3 (esercizio di gruppo)

Materiali:
– il set completo delle perle dorate (9 elementi per categoria),
– il set completo dei cartelli grandi dei numeri,
– un vassoio per ogni bambino partecipante,
– tre tappeti e un vassoio

Scopo dell’esercizio:
– combinare i simboli scritti con le quantità corrispondenti
– familiarizzare con le diverse categorie di numeri, soprattutto per quanto riguarda la lettura dei simboli
– esercitare la composizione, scomposizione e la lettura dei grandi numeri
– comprendere il valore posizionale delle cifre all’interno di un numero.

Esercizio:
Allestiamo i tre tappeti, con l’aiuto dei bambini, in questo modo:

Come nella presentazione precedente, scegliamo un cartello e diamolo al bambino, perchè possa metterlo sul suo vassoio e chiediamogli di andare a prendere la quantità di perle corrispondenti.

Contiamo insieme a lui, mentre trasferisce il materiale scelto dal suo vassoio al tappeto piccolo. Terminato il controllo, chiediamo al bambino di rimettere tutto il materiale a posto, quindi ripetiamo l’esercizio con un altro cartello dei numeri. Ripetiamo questi esercizi almeno un paio di volte.

Quando il bambino esegue con sicurezza l’esercizio, possiamo iniziare a dare al bambino due cartelli dei numeri alla volta, ad esempio 50 e 4.

In fase di controllo, sul tappeto piccolo, chiamiamo sempre il numero formato dai due cartelli: ” 5 decine e 4 unità… Cinquantaquattro”.

Ripetiamo l’esercizio con numeri diversi, poi inseriamo prima anche le centinaia, ed infine anche le migliaia.

Ripetiamo gli esercizi anche invertendoli, cioè dando al bambino una certa quantità di perle, e chiedendogli di portarci i cartelli dei numeri corrispondenti.

Presentazione 4

Materiali:
– il set completo delle perle dorate (9 elementi per categoria),
– il set completo dei cartelli grandi dei numeri,
– un vassoio per ogni bambino partecipante,
– tre tappeti e un vassoio.

Scopo dell’esercizio:
– combinare i simboli scritti con le quantità corrispondenti;
– familiarizzare con le diverse categorie di numeri, soprattutto per quanto riguarda la lettura dei simboli;
– esercitare la composizione, scomposizione e la lettura dei grandi numeri;
– comprendere il valore posizionale delle cifre all’interno di un numero;
– comprendere che, siccome i grandi numeri sono composti da più categorie, lo zero mostra semplicemente un posto vuoto, cioè che mancano elementi di una o più categorie (ad esempio che nel 1304 mancano le decine).

Esercizio:
Allestiamo i tre tappeti, con l’aiuto dei bambini, in questo modo:

 

Prepariamo una cifra coi cartelli dei numeri per ogni bambino, all’inizio utilizzando categorie adiacenti, ad esempio 1436…

Chiediamo ad ogni bambino di portarci le perle corrispondenti alla cifra assegnata, e di trasferire correttamente il materiale sul tappeto, ordinando correttamente sia le perle, sia i cartelli dei numeri.

Mostriamo sempre come posizionare correttamente i cartelli dei numeri.

Per farlo il bambino dovrà sovrapporre i cartelli uno sull’altro sul margine destro

raccogliere le carte, ruotarle in verticale e far scorrere tutti i cartelli sul margine sinistro e poi verso il basso sul lato inferiore

quindi posare il numero composto correttamente sul tappeto.

Leggere sempre il numero: “1 migliaio, 4 centinaia, 2 decine e 6 unità… mille quattrocento venti sei”

Chiedere al bambino di rimettere tutto il materiale al suo posto prima di ripetere l’esercizio anche invertito (cioè preparando un certo quantitativo di perle dorate, e chiedendogli di portarci i cartelli dei numeri corrispondenti e chiedendogli di comporre correttamente la cifra).

Quando i bambini si muovono con sicurezza, passiamo a preparare per loro cifre composte da categorie non adiacenti, chiedendo loro di portarci la quantità di perle corrispondente; ad esempio 2034:  lo zero mostra semplicemente un posto vuoto, cioè che mancano elementi di una o più categorie ( in questo caso mancheranno le centinaia).

Ripetiamo gli esercizi invertendo le azioni, cioè preparando una certa quantità di perle dorate (ad esempio 1036) nella quale manchino uno o più categorie, e chiedendo al bambino di portarci i cartelli dei numeri corrispondenti e di comporre correttamente la cifra.

Psicoaritmetica Montessori – Esercizi con le perle dorate e i cartelli dei numeri

Psicoaritmetica Montessori  – Esercizi con le perle dorate e i cartelli dei numeri per bambini della scuola d’infanzia. Dopo aver lavorato col materiale dei cartelli dei numeri

e con quello delle perle dorate,

approfondiamo la conoscenza del sistema decimale con questi esercizi.

Trovi altre indicazioni teoriche e presentazioni relative a questa attività qui: formazione dei grandi numeri

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Presentazione 1 

Materiale:
– 9 perle delle unità,
– 9 barrette delle decine,
– 9 quadrati delle centinaia
– 9 cubi delle migliaia
– il set completo dei cartelli grandi dei numeri
– tre tappeti e un vassoio.

Scopo dell’esercizio:
– dare una visione generale del sistema decimale;
– lavorare al concetto base per cui, arrivati al nove, in qualsiasi gerarchia, si passa all’uno della gerarchia immediatamente superiore.

Esercizio:

Disponiamo su due tappeti separati tutto il materiale delle perle dorate e tutto il materiale dei cartelli grandi dei numeri, in questo modo:

Prepariamo un certo quantitativo di perle sul terzo tappetino, ad esempio 3158

quindi chiediamo al bambino: “Riesci a trovare il numero che indica queste perle?”

Il bambino va al tappeto e compone il  numero sul vassoio, quindi ce lo porta.

Controlliamo insieme la corrispondenza tra la cifra e le perle, quindi il bambino riordina i cartelli dei numeri, e noi possiamo preparare un secondo quantitativo di perle

Presentazione 2 

Materiale:
– 9 perle delle unità
– 9 barrette delle decine
– 9 quadrati delle centinaia
– 9 cubi delle migliaia
– il set completo dei cartelli grandi dei numeri
– tre tappeti e due vassoi (uno piccolo per i cartelli dei numeri e uno più grande per le perle dorate)

Scopo dell’esercizio:
– dare una visione generale del sistema decimale
– lavorare al concetto base per cui, arrivati al nove, in qualsiasi gerarchia, si passa all’uno della gerarchia immediatamente superiore.

Esercizio:

Disponiamo su due tappeti separati tutto il materiale delle perle dorate e tutto il materiale dei cartelli grandi dei numeri, in questo modo:

prepariamo sul terzo tappetino una certa cifra utilizzando i cartelli dei numeri, ad esempio 6524

quindi chiediamo al bambino:  “Riesci a trovare le perle che corrispondono a questo numero?” Il bambino va al tappeto e raccoglie le perle richieste sul vassoio, quindi le porta sul tappeto.

Controlliamo la quantità insieme al bambino,

quindi mentre il bambino riordina le perle, possiamo preparare per lui una seconda cifra coi cartelli dei numeri.

Presentazione 3

Visione “a volo d’uccello” del sistema decimale

Materiale: 45 perle delle unità, 45 barrette delle decine, 45 quadrati delle centinaia e 45 cubi delle migliaia; il set completo dei cartelli grandi dei numeri; 9 piccoli contenitori per le unità (facoltativi)

Il gioco può essere condotto anche più semplicemente con 45 perle delle unità, 45 barrette delle decine, 45 quadrati delle centinaia e un solo cubo delle migliaia e il set completo dei cartelli dei numeri (togliendo i cartelli da 2000 a 9000)

Scopo dell’esercizio: rafforzamento degli esercizi precedenti con le perle dorate e i cartelli dei numeri; fare pratica nell’organizzare le quantità ed i numeri; offrire al bambino una visione globale del sistema decimale, sia per quantità sia per i rispettivi simboli numerici.

Esercizio:

Disponiamo i nove contenitori per le unità lungo il lato destro del tappeto

e  i cartelli dei numeri delle unità in ordine sparso

Apriamo la piccola scatolina che contiene le 45 perle delle unità. Prendiamo dalla scatolina una perla e poniamola nel primo contenitore in alto a destra, contando ad alta voce: “Uno”

e chiediamo al bambino di trovare il cartello del numero corrispondente, che andrà posto a sinistra del contenitore.

Continuare allo stesso modo fino a completare l’intera serie delle unità da 1 a 9.

Arrivati al nove, naturalmente, possiamo ricordare al bambino che se avessimo una perla in più, le perle sarebbero 10, quindi passiamo alla serie delle barrette delle decine,

operando come abbiamo fatto con le unità, fino ad arrivare al 90.

Procediamo allo stesso modo con i quadrati delle centinaia

e con i cubi delle migliaia.

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