Nomi di genere maschile e femminile: esercizi per la classe quarta, pronti per il download e la stampa in formato pdf.
I nomi di persona, di animale e di cosa possono essere di genere maschile o di genere femminile. Sono di solito maschili i nomi che si riferiscono a persona o animali maschi (bambino, gatto,…). Sono di solito femminili i nomi che si riferiscono a persone e ad animali femmine (bambina, gatta,…). Alcuni nomi di persona si adattano al genere maschile e al genere femminile (nipote, insegnante, custode, ciclista, artista, pianista,…).
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Questo è il contenuto:
Distingui i nomi di genere maschile, di genere femminile, di genere comune per il maschio e la femmina: lepre, pappagallo, violinista, fiorista, scoiattolo, omicida, erede, scimmia, cantante, colera, eco, dinamo, radio, consorte, falco, sire, rondine, fiume, scorpione, bidente, corvo, parente, zebra, ciclista, pianista, custode, nipote, insegnante, atleta, mosca, pulcino, Enea, lumaca, guardia, Piave, Senna, bagnante, Milano, oca, balena, pettirosso, studente.
Indica il diverso significato dei seguenti nomi: – l’arco – l’arca – il baleno – la balena – il banco – la banca – il buco – la buca – il colpo – la colpa – il fosso – la fossa – il lotto – la lotta – il mento – la menta – il mostro – la mostra – il pasto – la pasta – il pianto – la pianta – il porto – la porta.
Nomi di genere maschile e femminile: esercizi per la classe quarta
Psicogrammatica Montessori: nomi astratti e concreti. Presentazioni (varie versioni) ed esercizi per bambini della scuola primaria, coi cartellini pronti per il download e la stampa.
Scopo diretto
comprendere la funzione del nome, comprendere la differenza tra nomi concreti e nomi astratti.
Scopo indiretto
stimolare l’interesse sui vari tipi di nome.
Prerequisiti
lezione di presentazione del nome; lezione di presentazione dei nomi di cosa, persona e luogo.
Punti di interesse
classificare correttamente i cartellini; imparare che ci sono tipi diversi di nomi.
Controllo dell’errore
ogni set contiene un numero determinato di coppie di nomi; si possono preparare dei colori di controllo dietro ai cartellini o predisporre i cartellini in due colori differenti.
Età
dai sei anni
Presentazione – versione 1
Materiali
– cartellini da compilare (dieci coppie) – cartellini dei titoli: nome concreto, nome astratto – penna nera.
Presentazione
Raduniamo un gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto.
Diciamo ai bambini: “Abbiamo detto che tutti gli oggetti vengono nominati utilizzando parole speciali. Vi ricordate come si chiamano le parole che servono ad indicare gli oggetti? Sì, si tratta dei nomi. I nomi sono parole che si usano per nominare le cose che ci circondano”. “Oggi diremo qualcosa di più di questi nomi”.
Con la penna nera scriviamo su di un cartellino il nome di un oggetto presente in classe, ad esempio “dizionario”. Invitiamo i bambini a leggere il cartellino, quindi chiediamo a un bambino di portarci la cosa nominata e di metterla accanto al cartellino. Ripetiamo con altri oggetti, ad esempio “righello”, “cubo”, “pennarello”, “libro”.
Scriviamo poi altri nomi, ad esempio: “amicizia”. Invitiamo i bambini a leggere il cartellino, quindi chiediamo a un bambino di portarci la cosa nominata e di metterla accanto al cartellino. Non si può portare “amicizia” sul tavolo. Ripetiamo con altri nomi astratti, ad esempio “gentilezza”, “libertà”, “pace”, “cattiveria”.
Diciamo ai bambini: “Queste parole sono nomi di cose che esistono, non è vero?”. “
“I nomi sono le parole che usiamo per nominare tutto ciò che ci circonda: indicano le cose, i luoghi, gli oggetti, le persone, i pensieri, le idee e le emozioni. Tutti queste parole sono nomi. Possiamo dare un nome anche a cose che non possiamo toccare. Anche le parole che diamo alle cose che non si toccano sono nomi. I nomi che usiamo per nominare le che non si possono toccare si chiamano NOMI ASTRATTI. I nomi che usiamo per nominare le cose che si possono toccare si chiamano NOMI CONCRETI.”
Disponiamo i cartellini in due colonne. Poniamo in alto i due cartellini del titoli: “NOMI CONCRETI” e “NOMI ASTRATTI”.
Chiediamo ai bambini di farci altri esempi di nomi concreti e di nomi astratti e scriviamoli su dei nuovi cartellini.
Rileggiamo i nomi delle due colonne.
Al termine della presentazione i bambini possono copiare lo schema sui loro quaderni di grammatica. Nei giorni successivi possono lavorare individualmente coi i set di cartellini dei nomi concreti e astratti preparati.
Presentazione – versione 2
Materiali
– cartellini di nomi concreti e astratti – cartellini dei titoli: nome concreto, nome astratto
Presentazione
Iniziamo a comporre lo schema a due colonne coi cartellini preparati. Dopo i primi abbinamenti, diciamo ai bambini che ci sono nomi che indicano idee, sentimenti, emozioni e tutte le cose esistono ma che non possono essere udite, viste, toccate, assaggiate o annusate. Questi nomi si chiamano NOMI ASTRATTI, mentre i nomi delle cose che possono essere udite, viste, toccate, assaggiate o annusate si chiamano NOMI CONCRETI.
Poniamo in alto i due cartellini dei titoli e continuiamo a comporre lo schema, con l’aiuto dei bambini.
Presentazione – versione 3
Introduzione orale
Invitiamo un piccolo gruppo di cinque bambini. Chiediamo ad ognuno, uno alla volta, di portarci un determinato oggetto che possa essere percepito con l’udito, la vista, il tatto, l’olfatto e il gusto. Ogni volta che un bambino porterà l’oggetto, chiediamogli: “Cosa hai portato?” e mostriamo apprezzamento per ogni oggetto. Chiediamo poi ai bambini di rimettere gli oggetti presi al loro posto e di tornare da noi. Ora chiediamo ad ognuno, uno alla volta, di portarci una cosa nominata da un nome astratto, ad esempio bellezza, paura, bontà, giustizia, felicità. Probabilmente i bambini rimarranno dove si trovano, quindi possiamo chiedere loro di andare a cercare la cosa nominata in giro per la classe. Se un bambino ci porta qualcosa, ad esempio un oggetto che gli appare bello per la parola “bellezza”, diciamo: “Ci hai portato un fiore. Questo è un fiore, non è una bellezza!”. Dopo aver giocato un po’ in questo modo, confrontiamo con i bambini il primo gruppo di nomi proposti col secondo. Diciamo ai bambini che le cose del primo gruppo potevano essere toccate, viste, udite, annusate o assaggiate. I nomi che usiamo per nominare questo genere di cose si dicono nomi concreti. Le cose del secondo gruppo non possono essere ascoltate, viste, toccate, annusate o assaggiate, ma sappiamo con certezza che sono cose che esistono. I nomi che usiamo per nominare le cose che non percepiamo coi cinque sensi, ma che sentiamo nel cuore o nella mente, si dicono nomi astratti.
Facciamo quindi vari esempi a voce e chiediamo ai bambini di partecipare.
Presentazione – versione 4
Materiali
– cartellini di nomi concreti e nomi astratti – cartellini dei titoli: nome concreto, nome astratto
Presentazione
Leggiamo ai bambini i cartellini dei titoli e poniamoli sul tappeto, in alto.
Mescoliamo i cartellini dei nomi concreti e astratti, e cominciamo a comporre lo schema con l’aiuto dei bambini, scegliendo per ogni cartellino la colonna appropriata e favorendo la discussione.
Presentazione – versione 5
Materiali
– cartellini di nomi concreti e astratti – cartellini dei titoli stampati fronte/retro: cose che posso toccare/nomi concreti; cose che non posso toccare/nomi astratti
Presentazione
Accogliamo intorno a noi un piccolo gruppo di bambini.
Diamo a un bambino il cartellino di un nome concreto. Leggiamo il cartellino e chiediamo al bambino di rileggerlo. Chiediamo al bambino di portarci l’oggetto nominato. Quando il bambino avrà posto l’oggetto sul tappeto (o sul tavolo), posizioniamo il cartellino corrispondente accanto ad esso.
Ripetiamo con gli altri bambini.
Ora proseguiamo nella nostra presentazione proponendo i nomi astratti, chiedendo sempre ai bambini di portarci l’oggetto corrispondente.
Naturalmente i bambini non potranno portarci le cose nominate, quindi chiediamo loro perchè non vi riescono. Ascoltiamo le loro ipotesi, quindi diciamo loro che alcune parole servono a nominare cose che non possono essere toccate, ma che esistono.
Queste parole che nominano cose che esistono anche se non possono essere toccate, sono nomi. Anche le cose che non possono essere toccate hanno un nome, come succede per tutte le cose che possono essere toccate.
Estensione 1 Origine dei nomi astratti
Materiali
– cartellini preparati di nomi astratti di qualità, di stato e d’azione e di aggettivi e verbi corrispondenti – cartellini dei titoli: nomi astratti; aggettivi; verbi
Questo esercizio serve ad approfondire lo studio e la classificazione dei nomi astratti, e può essere presentato in seconda e terza classe.
Presentiamo l’esercizio coi cartellini nel solito modo. Successivamente i bambini potranno eseguire i loro esercizi individuali col materiale preparato.
Estensione 2 Classificazione dei nomi astratti
Materiali
– cartellini preparati di nomi astratti di qualità, di stato e d’azione – cartellini dei titoli: nomi astratti; qualità; stato; azione.
Prerequisiti
dopo aver classificato i nomi concreti (di cosa e luogo, di persona, di animale). Questo esercizio può essere molto difficile e può essere proposto in seconda o terza classe.
Presentazione
Ricordiamo coi bambini la classificazione dei nomi concreti e diciamo che anche i nomi astratti possono essere classificati.
Introduciamo i cartellini dei titoli e favoriamo la discussione: i nomi astratti che nominano un’azione si riferiscono a un movimento, un aumento, uno sviluppo, una nascita; i nomi astratti che nominano una qualità si riferiscono a una caratteristica posseduta da qualcosa o qualcuno; i nomi astratti che nominano uno stato si riferiscono alla condizione o alla circostanza in cui si trova qualcosa o qualcuno.
Disponiamo in alto i cartellini dei titoli.
Mescoliamo i cartellini dei nomi e invita i bambini a leggerli, uno alla volta, e a decidere in quale colonna posizionarlo.
Psicogrammatica Montessori: nomi astratti e concreti
Nei giorni successivi
– i bambini possono ripetere individualmente l’esercizio coi cartellini preparati; – possono preparare altri cartellini; – possono scrivere elenchi sui propri quaderni; – si possono organizzare dettati di nomi concreti e astratti (con l’insegnante o tra due bambini) – possiamo chiedere ai bambini di mimare i nomi astratti – i bambini possono stilare elenchi di nomi astratti.
Psicogrammatica Montessori: nomi astratti e concreti
Psicogrammatica Montessori: nomi astratti e concreti
Psicogrammatica Montessori: nomi comuni e nomi propri. Presentazioni (varie versioni) ed esercizi per bambini della scuola primaria, coi cartellini pronti per il download e la stampa.
Scopo diretto
comprendere la funzione del nome, comprendere la differenza tra nomi comuni e nomi propri.
Scopo indiretto
stimolare l’interesse sui vari tipi di nome.
Prerequisiti
lezione di presentazione del nome; lezione di presentazione dei nomi di cosa, persona e luogo.
Punti di interesse
classificare correttamente i cartellini; imparare che ci sono tipi diversi di nomi.
Controllo dell’errore
ogni set contiene lo stesso numero di cartellini.
Presentazione – versione 1
Materiali
– cartellini di nomi propri e comuni – cartellini bianchi – cartellini dei titoli: nome comune, nome proprio – penna nera.
Presentazione
Raduniamo un gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto.
Diciamo ai bambini: “Abbiamo detto che tutti gli oggetti vengono nominati utilizzando parole speciali. Vi ricordate come si chiamano le parole che servono ad indicare gli oggetti? Sì, si tratta dei nomi. I nomi sono parole che si usano per nominare le cose che ci circondano”. “Oggi diremo qualcosa di più di questi nomi”. “Guardate. Ora distribuisco questi nomi in due colonne differenti. Guardate attentamente, e quando pensate di aver capito in base a quale regola metto i cartellini in una colonna o nell’altra, alzate la mano”.
Invitiamo i bambini a leggere i nomi scritti sui cartellini preparati. Posizioniamo ogni cartellino nella colonna corretta.
Quando i bambini avranno compreso che i nomi in una colonna iniziano tutti con la lettera maiuscola, diciamo loro: “Tutti i nomi di questa colonna cominciano con la lettera maiuscola. Questi nomi sono molto specifici e vengono chiamati NOMI PROPRI”. Quindi posizioniamo all’inizio della colonna il cartellino del titolo “nomi propri”.
Poi diciamo: “Questi altri nomi non sono specifici e non iniziano con la lettera maiuscola. Essi sono detti NOMI COMUNI.” Posizioniamo all’inizio della colonna il cartellino del titolo “nomi propri”.
Invitiamo i bambini a dirci altri nomi comuni e nomi propri. Scriviamo i nomi sui cartellini in bianco che abbiamo predisposto per la presentazione e mettiamoli nella colonna corrispondente.
Rileggiamo i nomi delle due colonne.
I bambini possono copiare la presentazione sui loro quaderni di grammatica.
Presentazione – versione 2
Materiali
– cartellini di nomi propri e comuni corrispondenti – cartellini dei titoli: nome comune, nome proprio
Presentazione
Iniziamo a comporre lo schema a due colonne coi cartellini preparati. Dopo i primi abbinamenti, diciamo ai bambini che ci sono nomi che indicano un gruppo di persone, cose, luoghi, mentre altri nomi indicano persone, cose o luoghi specifici.
Evidenziamo che i nomi propri si scrivono con la lettera maiuscola.
Presentazione – versione 3
Introduzione orale
Andiamo davanti alla finestra e chiamiamo: “Bambine! Venite qui!”. Poi andiamo davanti alla porta e chiamiamo: “Bambini! Venite qui!”. Infine andiamo in un altro luogo della stanza e chiamiamo per nome uno dei bambini, ad esempio: “Giovanni! Vieni qui!”.
Ora chiediamo a Giovanni: “Quando ho detto ‘bambini’ sei arrivato insieme agli altri. Perchè adesso sei venuto da solo?” “Perchè tu hai un nome specifico, e io ho detto quel nome.” Ripetere il gioco chiamando una bambina.
Spieghiamo quindi che ci sono alcuni nomi che appartengono a molte persone (ad esempio ci sono molte bambine e molti bambini) ma si sono solo un Giovanni e solo una Gaia nella nostra classe.
Oggi stiamo imparando qualcosa di nuovo sui nomi: alcuni nomi indicano persone luoghi o cose molto precisi, altri nomi invece possono indicare molte persone, luoghi e cose insieme. I nomi che indicano precisamente una persona, un luogo o una cosa si chiamano nomi propri; i nomi che indicano luoghi persone o cose più in generale si chiamano nomi comuni.
Facciamo quindi vari esempi a voce e chiediamo ai bambini di partecipare.
Presentazione – versione 4
Materiali
– cartellini di nomi propri e comuni – cartellini dei titoli: nome comune, nome proprio
Mostriamo ai bambini i cartellini dei titoli, leggiamoli e poniamoli uno accanto all’altro.
Formiamo sotto ai titoli le due colonne di nomi, se necessario discutendone con i bambini.
I bambini dovrebbero notare che tutti i nomi propri iniziano con la lettera maiuscola.
Presentazione – versione 4
Materiali
– cartellini di nomi propri e comuni – cartellini dei titoli: nome comune, nome proprio
Presentazione
Invitare un piccolo gruppo di bambini. Posizionare le carte titolo sul tappeto. Dire ai bambini che posizioneranno le altre carte dividendole nei due diversi gruppi. Chiedere loro di alzare la mano quando sanno la regola per i due gruppi.
Procedere leggendo ogni cartellino e posizionandolo sotto il titolo appropriato.
Appena i bambini cominciano a capire la regola, spiegare che i nomi comuni posso chiamare ogni persona, luogo o cosa; i nomi propri nominano una persona, luogo o cosa in particolare.
Mescolare le carte e chiedere ai bambini di posizionarle loro stessi sotto i titoli appropriati.
I bambini possono registrare la disposizione dei cartellini sui loro quaderni di grammatica.
Psicogrammatica Montessori: nomi comuni e nomi propri
Nei giorni successivi
– i bambini possono ripetere individualmente l’esercizio coi cartellini preparati; – possono preparare altri cartellini; – possono scrivere elenchi sui propri quaderni; – si possono organizzare dettati di nomi comuni e propri (con l’insegnante o tra due bambini); – fornire una lista di nomi comuni e chiedere ai bambini di trovare nomi propri da abbinare ai nomi comuni dati; – sfruttare questo lavoro per spiegare la lettera maiuscola dei nomi propri – includere negli elenchi nomi propri che contengono più di una parola (ad esempio Signor Rossi) – cercare le origini dei nomi di ogni bambino della classe; – investigare le cerimonie e gli usi legati al dare il nome; – cercare informazioni storicche sul nome di città, paesi, montagne, fiumi e altri toponimi.
Psicogrammatica Montessori: nomi comuni e nomi propri
Psicogrammatica Montessori: nomi comuni e nomi propri
INTERIEZIONI Psicogrammatica Montessori scatola grammaticale VIII (cartellini) con la presentazione del materiale di lavoro e tutti i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio delle interiezioni.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore azzurro e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – azzurro per le interiezioni – giallo per le congiunzioni – verde per i pronomi – rosa per gli avverbi – viola per le preposizioni – rosso per i verbi – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale VIII.
Il primo esercizio è anche qui quello della composizione di frasi, analizzate coi cartellini colorati. La scatola grammaticale ha nove caselle del colore corrispondente alla parte grammaticale. Nella casella più grande (la decima) si collocano i cartellini delle frasi.
Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola, e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase.
Come per le altre scatole grammaticali, i cartellini colorati delle parole non corrispondono esattamente alle parole delle frasi che dovranno ricomporre, perchè le parole comuni nelle frasi di uno stesso biglietto non sono ripetute. E’ solo l’interiezione che, sostituita, cambia la frase.
Le varie serie di cartellini si trovano ognuna in una scatolina azzurra, e i gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici.
Essendo questa l’ultima parte del discorso rimasta da studiare, i bambini sono giunti a riconoscere tutte le parti del discorso. Non è dunque più necessario comporre artificialmente delle monche frasi che contengono solo le parti del discorso note al bambino. Per questo sono state scelte delle frasi da autori classici (quasi tutte dal Manzoni).
Siccome l’interiezione è un’espressione abbreviata in una sola parola, essa si presta molto all’interpretazione drammatica; i bambini quindi sulle medesime frasi fanno il doppio lavoro di una analisi generale e della « lettura espressiva « o recitazione delle frasi da essi scelte e studiate (in sostituzione dei comandi).
Inoltre sarà presentata una tabella contenente la classificazione completa delle interiezioni; ed i bambini potranno leggerla, dando ad una ad una la interpretazione espressiva della voce e del gesto. Questa sarà la prima tavola di classificazione presentata. In seguito tutte le parti del discorso verranno ripresentate con la definizione e la classificazione.
Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:
MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE VIII
(con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– scatola grammaticale VIII (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – 3scatoline di riempimento di colore verde contrassegnate VIIIA, VIIIB, VIIIC. – una scatolina aperta AZZURRA per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE VIII
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Con le scatole grammaticali si possono svolgere vari esercizi.
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale VII con la presentazione del materiale di lavoro e tutti i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio delle congiunzioni.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore giallo e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – giallo per le congiunzioni – verde per i pronomi – rosa per gli avverbi – viola per le preposizioni – rosso per i verbi – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale VII.
Il primo esercizio è anche qui quello della composizione di frasi, analizzate coi cartellini colorati. La scatola grammaticale ha otto caselle del colore corrispondente alla parte grammaticale. Nella casella più grande (la nona) si collocano i cartellini delle frasi.
Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola, e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase.
Come per le altre scatole grammaticali, i cartellini colorati delle parole non corrispondono esattamente alle parole delle frasi che dovranno ricomporre, perchè le parole comuni nelle frasi di uno stesso biglietto non sono ripetute. E’ solo la congiunzione, che, sostituita, cambia la frase.
Le varie serie di cartellini si trovano ognuna in una scatolina gialla, e i gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici.
Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:
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MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE VII (con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– scatola grammaticale VII (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – 3scatoline di riempimento di colore verde contrassegnate VIIA, VIIB, VIIC. – una scatolina aperta GIALLA per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE VII
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale VI con la presentazione del materiale di lavoro e tutti i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio dei pronomi.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore verde e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – verde per i pronomi – rosa per gli avverbi – viola per le preposizioni – rosso per i verbi – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale VI.
Il primo esercizio è anche qui quello della composizione di frasi, analizzate coi cartellini colorati. La scatola grammaticale ha sette caselle del colore corrispondente alla parte grammaticale. Nella casella più grande si collocano i cartellini delle frasi.
Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola, e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase.
Come per le altre scatole grammaticali, i cartellini colorati delle parole non corrispondono esattamente alle parole delle frasi che dovranno ricomporre, perchè le parole comuni nelle frasi di uno stesso biglietto non sono ripetute. E’ solo il pronome, che, sostituito, cambia la frase.
Le varie serie di cartellini si trovano ognuna in una scatolina verde, e i gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici:
Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:
MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE VI – pronomi (con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– scatola grammaticale VI (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – 3scatoline di riempimento di colore verde contrassegnate VIA, VIB, VIC. – una scatolina aperta rossa per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
Questo è il materiale pronto
ISTRUZIONI per confezionare i libretti (nell’esempio un libretto delle nomenclature)
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE VI
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale V idee per le presentazioni e gli esercizi, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio degli avverbi.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore rosa e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – rosa per gli avverbi – viola per le preposizioni – rosso per i verbi – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale V.
Il primo esercizio è anche qui quello della composizione di frasi, analizzate coi cartellini colorati. La scatola grammaticale ha sei caselle del colore corrispondente alla parte grammaticale. Nella casella più grande si collocano sei cartellini delle frasi.
Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola, e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase.
Come per le altre scatole grammaticali, i cartellini colorati delle parole non corrispondono esattamente alle parole delle frasi che dovranno ricomporre, perchè le parole comuni nelle frasi di uno stesso biglietto non sono ripetute. E’ solo l’avverbio, che, sostituito, cambia la frase.
Le varie serie di cartellini si trova ognuna in una scatolina rosa, e i gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici:
Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:
MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE V
(con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– scatola grammaticale V (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – 3 scatoline di riempimento di colore rosso contrassegnate IVA, IVB, IVC. – una scatolina aperta rossa per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
Contenuto delle scatole di riempimento
– scatola VA: scheda della definizione e cartellini (i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola VA separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini VA-1: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VA-2: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VA-3: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VA-4: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
– scatola VB: scheda della definizione e cartellini (i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola VB separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini VB-1: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VB-2: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VB-3: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VB-4: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
– scatola VC: scheda della definizione e cartellini ( i 5 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVC separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini VC-1: (cartellini delle parole + 7 cartellini frase)
cartellini VC-2: (cartellini delle parole + 7 cartellini frase)
cartellini VC-3: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VC-4: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
cartellini VC-5: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
– scatolina aperta ROSA:
libretto degli elenchi per l’avverbio (facoltativo)
libretto delle regole grammaticali per l’avverbio.
Questo è il materiale pronto:
ISTRUZIONI per confezionare i libretti (nell’esempio un libretto delle nomenclature)
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE V
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Gli avverbi testuali rientrano nella categoria grammaticale dei connettivi, che sono parole (parti del discorso varie, non solo avverbi) o espressioni che fanno da raccordo tra le varie parti della frase.
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale V (cartellini)
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale IV – presentazione del materiale, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio della preposizione.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore viola e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – viola per le preposizioni – rosso per i verbi – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale IV.
Il primo esercizio è anche qui quello della composizione di frasi, analizzate coi cartellini colorati.
La scatola grammaticale ha cinque caselle del colore corrispondente alla parte grammaticale. Nella casella più grande si collocano sei cartellini delle frasi.
Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola, e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase.
Come per le altre scatole grammaticali, i cartellini colorati delle parole non corrispondono esattamente alle parole delle frasi che dovranno ricomporre, perchè le parole comuni nelle frasi di uno stesso biglietto non sono ripetute. E’ solo la preposizione, che, sostituita, cambia la frase.
Le varie serie di cartellini ognuna in una scatolina viola, e il gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici:
Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:
MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE IV PREPOSIZIONE (con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– 4 scatoline di riempimento di colore rosso contrassegnate IVA, IVB, IVC, IVD. – una scatolina aperta rossa per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
PREPOSIZIONE
Contenuto delle scatole di riempimento
– scatola IVA: scheda della definizione e cartellini (i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVA separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IVA-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVA-2: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVA-3: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVA-4: (cartellini delle parole + 4 cartellini frase)
– scatola IVB: scheda della definizione e cartellini (i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVB separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IVB-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVB-2: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVB-3: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVB-4: (cartellini delle parole + 4 cartellini frase)
– scatola IVC: scheda della definizione e cartellini ( i 3 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVC separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IVC-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVC-2: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVC-3: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
– scatola IVD: scheda della definizione e cartellini ( i 3 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVD separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IVD-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
cartellini IVD-2: (cartellini delle parole + 7 cartellini frase)
cartellini IVD-3: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)
– scatolina aperta VIOLA:
libretto degli elenchi per la preposizione (facoltativo)
libretto delle regole grammaticali per la preposizione.
Questo è il materiale pronto:
ISTRUZIONI per confezionare i libretti (nell’esempio un libretto delle nomenclature)
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
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MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE IV
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Con le scatole grammaticali si possono svolgere vari esercizi.
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III – presentazione del materiale, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio del verbo in relazione al nome, all’articolo e all’aggettivo.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore rosso e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – rosso per i verbi – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale III.
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
Maria Montessori racconta che questo materiale è nato durante l’esperienza nella Scuola Ortofrenica. Con i bambini dell’Istituto si era concentrata principalmente sui nomi e sui verbi: il nome era l’oggetto e il verbo l’azione. Queste due parti del discorso venivano distinte con grande chiarezza, come si distingue la materia dalla forza, o la chimica dalla fisica. Per comprendere il nome in tutti i suoi aspetti di facevano esercizi con gli oggetti. Per comprendere il verbo si facevano eseguire ai bambini delle azioni.
Poiché i bambini devono essere guidati nell’esecuzione delle azioni, perchè non sempre sono in grado di interpretare una parola con un’azione che corrisponda ad essa con precisione, l’insegnante dovrà dare delle lezioni individuali per insegnare loro ad interpretare il verbo.
Presentiamo una scatola con quattro caselle per l’articolo, il nome, l’aggettivo e il verbo, contrassegnate da etichette marrone chiaro, nero, marrone scuro e rosso. Nella casella posteriore stanno per ogni esercizio sei cartellini della frase.
Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola: e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase. Se, ad esempio, nel cartellino della frase di trova scritto: lancia una piccola gomma /getta una piccola gomma; i cartellini saranno lancia, una, piccola, gomma, scaraventa.
Infatti il bambino comporrà la prima frase sul tavolino, eseguirà l’azione, cambierà solo un cartellino (getta invece di lancia) ed eseguirà la seconda azione.
In questo modo vedrà che, avendo sostituito il verbo, le due frasi indicano azioni diverse.
Le varie serie di cartellini ognuna in una scatolina rossa, e il gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici:
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
Nelle serie originali preparate da Maria Montessori i verbi erano contrastanti o sinonimi.
Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE III (con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– scatola grammaticale III (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – 5 scatoline di riempimento di colore rosso contrassegnate IIIA, IIIB, IIIC, IIID, IIIE. – una scatolina aperta rossa per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
Contenuto delle scatole di riempimento
– scatola IIIA: scheda della definizione e cartellini (i 5 gruppi di cartellini stanno nella scatola IIIA separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IIIA-1: (cartellini verbi, articoli, nomi + 6 cartellini frase)
– scatola IIIE: scheda della definizione e cartellini ( i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola IIIE separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IIE-1: frasi semplici con oggetto diretto e aggettivi (cartellini verbi, articoli, nomi, aggettivi + 6 cartellini frase)
cartellini IIIE-2: frasi semplici con oggetto diretto e aggettivi (cartellini verbi, articoli, nomi, aggettivi + 6 cartellini frase)
cartellini IIIE-3: frasi semplici con oggetto diretto e aggettivi (cartellini verbi, articoli, nomi, aggettivi + 6 cartellini frase)
cartellini IIIE-4: frasi semplici con oggetto diretto e aggettivi (cartellini verbi, articoli, nomi, aggettivi + 6 cartellini frase)
– scatolina aperta rossa:
libretto degli elenchi per il verbo (facoltativo)
libretto delle regole grammaticali per il verbo.
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
Questo è il materiale pronto:
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III PDF QUI: LIBRO DELLE REGOLE GRAMMATICALI PER L’USO DEL VERBO
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Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III ISTRUZIONI per confezionare i libretti (nell’esempio un libretto delle nomenclature)
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE II
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE III
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale II AGGETTIVI – presentazione del materiale, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio dell’aggettivo in relazione al nome e all’articolo.
Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore marrone scuro e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale II.
Secondo le indicazioni di Maria Montessori il bambino legge una frase, prende gli oggetti che vi sono indicati, e poi compone la frase coi cartellini delle parole. Ad esempio, se il cartellino della frase contiene questa indicazione: ‘il colore verde – il colore turchino – il colore rosso’, il bambino prende tre spolette (verde, turchina e rossa) dalla scatola delle spolette dei colori, e le mette sul tavolo. Poi compone la frase la frase ‘il colore verde‘ e pone la spoletta verde accanto alla frase.
Quindi, lasciando sul tavolo i due primi cartellini, cambia solo quello relativo all’aggettivo, e sostituisce ‘verde’ con ‘turchino’, e infine cambia la spoletta verde con quella turchina.
In ultimo ripete la procedura con il colore rosso.
(Nel mio esempio ho utilizzato dei pennarelli al posto delle spolette dei colori. Per realizzarle in proprio trovate il tutorial qui: Costruire le spolette dei colori Montessori).
Le frasi originali proposte da Maria Montessori si riferiscono tutte ai materiali sensoriali che si utilizzano nella Casa dei Bambini. Nella scatola grammaticale II si pongono un certo numero cartellini della frase alla volta (di solito sei), e i relativi cartellini delle parole, che corrispondono alle necessità dell’esercizio e non alle frasi, nel senso che gli articoli ed i nomi non sono ripetuti).
MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE II AGGETTIVI (con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)
– scatola grammaticale II (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – 6 scatoline di riempimento color marrone chiaro contrassegnate IIA, IIB, IIC, IID, IIE, IIF. – una scatolina aperta marrone chiaro per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole
scatola grammaticale II AGGETTIVI – Contenuto delle scatole di riempimento
– scatola IIA: scheda della definizione e cartellini (i tre gruppi di cartellini stanno nella scatola IIA separati tra loro per mezzo di elastici)
– scatola IIC: scheda della definizione e cartellini scheda della definizione e cartellini( i quattro gruppi di cartellini stanno nella scatola IIC separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IIC-1: forma e quantità (cartellini articoli, nomi, aggettivi + cartellini frase)
– scatola IIF: scheda della definizione e cartellini ( i sei gruppi di cartellini stanno nella scatola IIF separati tra loro per mezzo di elastici)
cartellini IIF-1: concordanza nome/aggettivo (cartellini nome e aggettivo + cartellini frase)
cartellini IIF-2: concordanza nome/aggettivo (cartellini nome e aggettivo + cartellini frase)
cartellini IIF-3: concordanza nome/aggettivo (cartellini nome e aggettivo + cartellini frase)
cartellini IIF-4: concordanza nome/aggettivo (cartellini nome e aggettivo + cartellini frase).
– scatolina aperta marrone scuro:
libretto degli elenchi per l’aggettivo (facoltativo)
libretto delle regole per l’aggettivo.
Questo è il materiale pronto:
PDF QUI
scatola grammaticale II AGGETTIVI – ISTRUZIONI per confezionare i libretti (nell’esempio un libretto delle nomenclature)
La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:
piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:
rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:
scatola grammaticale II AGGETTIVI
MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE II
Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi. L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali. Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo). I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
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scatola grammaticale II AGGETTIVI
USO DEL MATERIALE
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
Comandi sui nomi LE CHIAMATE. Nell’articolo puoi trovare esempi di presentazione e d’uso, e il materiale pronto per il download e la stampa. Questi cartellini dei comandi sono utilizzati in relazione al lavoro con la scatola grammaticale I (nome e articolo).
Il gioco con i cartellini dei comandi piace molto ai bambini, e possono essere usati sia in ambito grammaticale, come quelli presentati in questo articolo, sia per esercitare la lettura interpretata, come quelli proposti qui: cartellini dei comandi per i primi esercizi di lettura e composizione.
In generale l’esercizio con i cartellini dei comandi si svolge così: in un piccolo gruppo di bambini, a turno, un bambino legge in silenzio un cartellino e poi lo esegue riproducendo le parole e le azioni indicate. Generalmente i comandi richiedono il coinvolgimento dei compagni, quindi si prestano allo svolgersi di piccole recite. Maria Montessori ricorda che a partire dall’età di cinque anni i bambini hanno una spiccatissima tendenza alla recitazione, e provano grande piacere nel pronunciare le parole con tono sentimentale, accompagnandole con dei gesti. I comandi delle “chiamate” possono dar luogo a piccole commedie. Possono avere un tono imperioso, di preghiera, gentile o brusco.
Il materiale che ho preparato io segue la stessa codifica delle scatole grammaticali, quindi, poichè questi comandi sono in relazione alla scatola grammaticale I, avremo i cartellini EI-1 ed EI-2.
Questi sono i cartellini dei comandi per il nome, anche detti “chiamate”:
Altri comandi sul nome possono essere fatti chiedendo al bambino di disegnare determinate cose e scriverne i nomi (E1-2):
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali: in questo articolo affrontiamo la presentazione delle funzioni delle parole in abbinamento ai simboli grammaticali. Nella prima parte ci sono esempi di esercizi per la Casa dei bambini, di seguito un esempio di presentazione per la scuola primaria.
Consideriamo le nove parti del discorso: – famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome; – famiglia del verbo: avverbio, verbo; – particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni .
Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali servono a mostrare ai bambini che all’interno della lingua esistono dei modelli, che le parole hanno delle funzioni determinate, e che le parole cambiano, ma i modelli rimangono gli stessi. I simboli vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria, queste conoscenze sfociano nella psicogrammatica.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
La famiglia del nome
Maria Montessori ha associato la famiglia del nome con le piramidi, che sono oggetti fissi, stabili, molto antichi e che rappresentano la materia. Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola. La piramide nera ha una base larga, è solida. Ricorda la civiltà dell’antico Egitto, una civiltà antica che ha avuto un ruolo importantissimo nella storia della scrittura e dell’architettura. I nomi costruiscono le frasi. La piramide è nera perchè il nero è il colore del carbone, un combustibile, perchè i nomi sono il combustibile delle frasi. La piramide è pesante, per dare una forte impressione di solidità. L’aggettivo è indipendente, come un bambino della scuola primaria, mentre l’articolo dipende dal sostantivo, come un bambino piccolo dipende dalla madre.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
La famiglia del verbo
La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome. L’avverbio è una sfera arancione più piccola. I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Le particelle La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa. La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde. L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Simboli e carte dei simboli
Per le prime presentazioni utilizziamo i simboli solidi, immagini dall’universo.
I simboli solidi possono essere realizzati facilmente con la pasta di sale:
Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione. Nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare sui bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione. Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. Un primo esempio di racconto per presentare la funzione delle parole è pubblicato qui: Fiaba per le parti del discorso
ed è particolarmente indicata coi bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria, in alternativa a quella presentata nella seconda parte dell’articolo. Potete anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica.
Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Presentazione dei simboli grammaticali
Con i nostri alfabeti creiamo centinaia di parole, ma non sono tutte uguali: ogni parola ha il suo compito. Ci sono nove tipi di compiti che le parole possono svolgere per noi. Questi compiti si chiamano funzioni. A seconda della loro funzione, tutte le parole possono essere divise in nove famiglie speciali: queste famiglie si chiamano “parti del discorso”. I nomi di queste parti del discorso sono: nome, articolo, aggettivo, verbo, avverbio, pronome, congiunzione, preposizione e interiezione. In classe abbiamo un colore speciale ed un simbolo per ognuna di queste famiglie. (Mostrare la scatola dei simboli grammaticali).
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
LA FUNZIONE DELLE PAROLE NELLA CASA DEI BAMBINI
Nella Casa dei bambini si possono svolgere molti esercizi che servono a comprendere la funzione delle parole. Ne faccio una panoramica che può essere utile anche nella scuola primaria, soprattutto se i bambini non hanno frequentato una scuola d’infanzia montessoriana. Verranno trattati dettagliatamente in articoli specifici. Si tratta di attività che portano il bambino ad avere un’esperienza sensoriale delle funzioni delle varie parti del discorso, e sono pensati per focalizzare l’attenzione del bambino su una parola alla volta. L’esperienza sensoriale è rafforzata dall’uso dei simboli colorati, che aiutano il bambino anche ad interiorizzare l’ordine delle parole nella frase. Non di tratta di lezioni di grammatica, ma di esperienze sulla funzione delle parole. Per questo non vengono fornite ai bambini definizioni. Facendo queste esperienza, il bambino apprende comunque i nomi delle varie parti del discorso. Ad esempio, quando lavora col gioco dei triangoli, impara la parola “aggettivo” ed il suo significato.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente: – nome – articolo – aggettivo – pronome – verbo e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con: – modi, tempi e forme verbali – preposizioni – avverbi – congiunzioni – interiezioni.
Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura.
Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’ARTICOLO NELLA CASA DEI BAMBINI
Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli articoli. Ad esempio diciamo loro “Mostrami UNA sedia”, “Indicami GLI spazzolini da denti. Indicami LO spazzolino da denti che usi tu”. Facciamo anche notare, ad esempio, che diciamo IL cavallo e non LO cavallo, e vari altri esempi simili, ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Prepariamo una scatola degli oggetti, contenente numerosi oggetti. Alcuni di questi oggetti saranno in un unico esemplare, altri in più esemplari identici (singolare e plurale, determinativi e indeterminativi). La scelta degli oggetti deve essere accurata: cominceremo con oggetti che cominciano con le consonanti, poi, per introdurre l’uso degli articolo apostrofato, aggiungeremo anche oggetti che cominciano per vocale. Selezioniamo con altrettanta attenzione maschili e femminili. Per ogni scatola che prepariamo per il bambino, scriviamo anche i cartellini: – dei nomi degli oggetti – degli articoli da abbinare – cartellini di controllo (che contengono il giusto abbinamento articolo – nome).
Per presentare l’esercizio ai bambini, mettiamo sul tappeto la scatola degli oggetti e, a un lato del tappeto, formiamo una colonna dei nomi e una colonna degli articoli, in ordine casuale.
Togliamo il primo oggetto (o gruppo di oggetti identici) dalla scatola, e mettiamolo sul tappeto, quindi scegliamo il nome adatto e aggiungiamo davanti ad esso l’articolo.
A seconda degli obiettivi che vogliamo raggiungere con l’esercizio, facciamo gli esempi necessari per dare ai bambini le indicazioni necessarie (ad esempio su singolare e plurale, o su determinativo e indeterminativo).
Quando il bambino è pronto, può proseguire da solo. Al termine del lavoro aggiungerà allo schema i cartellini di controllo.
Il gioco può essere variato. Ad esempio possiamo scrivere dei piccoli comandi al momento, per far indovinare al bambino l’oggetto che vogliamo prendere dalla scatola, oppure possiamo commettere “errori” nell’abbinare articolo e nome, e il bambino dovrà correggerci.
Esercizi con carte illustrate e cartellini possono essere preparati nello stesso modo, sostituendo appunto alla scatola degli oggetti carte illustrate appositamente preparate per i bambini.
Esercizi di compilazione di elenchi. Incoraggiamo i bambini a compilare elenchi (articolo e nome) di oggetti presenti nella classe o nella Fattoria. La Fattoria è un materiale piuttosto costoso, che si presta a molte attività nell’area linguistica. Può essere sostituita da una casa di bambola; io faccio così, in effetti, aggiungendo molti animali di plastica e gruppi di oggetti:
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Questa è una fattoria, completa di cartellini, che ho preparato in versione stampabile:
La fattoria (o la casa di bambole, lo zoo, il negozio, la strada) sono giochi che incoraggiano lo sviluppo del linguaggio verbale e contribuiscono, accompagnati da cartellini appositamente preparati, a comprendere la grammatica e la sintassi.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’AGGETTIVO NELLA CASA DEI BAMBINI
Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli aggettivi. E’ un lavoro che si fa normalmente utilizzando il materiale sensoriale (spolette dei colori, tavolette tattili ecc…), e durante le attività di vita pratica. Poniamo durante la giornata domande del tipo: è pulita? Di cosa è fatta? Mi descrivi i tuoi vestiti? Possiamo poi fare dei giochi, tipo comandi, dicendo ai bambini: “Alzino le mani i bambini coi capelli biondi”, “si accuccino sotto il banco tutti i bambini che hanno scarpe scure”, ecc.
Prepariamo una scatola degli oggetti contenente molti oggetti che in qualche modo sono legati tra loro, con la possibilità di differenziarli con gli aggettivi qualificativi per dimensione, colore, ecc. Prepariamo una serie di cartellini di frasi che descrivono ciascun oggetto, ad esempio: la poltrona grande azzurra, il cane piccolo marrone, l’uomo alto anziano, ecc.
Prepariamo poi i cartellini delle parole che compongono ciascuna delle frasi che abbiamo preparato, divisi in nomi, articoli, aggettivi. I cartellini possono essere messi in buste o scatoline separate che recano il simbolo appropriato. Si possono anche usare dei casellari, come questi:
Ogni gruppo di cartellini preparati, deve fare naturalmente riferimento alle frasi e agli oggetti di un determinato set. I bambini devono comporre le frasi prendendo nomi, articoli e aggettivi appropriati, e abbinare ad essi l’oggetto che descrivono.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…).
Sediamoci vicino alla fattoria e prendiamo sei oggetti (o sei animali), quindi diciamo ai bambini: “Sto pensando ad una di queste cose. Vi aiuterò a scoprire qual è”. Scriviamo su un cartellino, in nero, l’articolo e il nome, ad esempio “Il cavallo”. Il bambino legge il cartellino, prende un cavallo e lo pone accanto al cartellino. Allora diciamo: “Hai preso l’animale della specie giusta, ma io stavo pensando ad un altro cavallo…” Aggiungiamo quindi un aggettivo al cartellino, scrivendolo in rosso, ad esempio “marrone”. Il bambino legge il cartellino, quindi prende l’oggetto giusto. Ripetere il gioco con altri oggetti, anche utilizzando più aggettivi insieme.
Per portare l’attenzione sull’ordine della parole, possiamo fare lo stesso gioco scrivendo prima gli aggettivi, poi nomi e articoli. Quando il bambino ha abbinato l’oggetto corretto, tagliamo il cartellino e rimettiamo le parole nel giusto ordine. Ad esempio scriviamo prima “giallo” “piccolo” e poi “il piatto”
Per rinforzare l’uso dei simboli grammaticali, possiamo chiedere ai bambini: “Qual è la parola che ci dice il nome dell’oggetto che voglio?”. Posizioniamo il triangolo nero sulla parola “piatto”. “Quali sono le parole che ci spiegano meglio quale tipo di piatto?”. Posizioniamo un triangolo blu sulla parola “giallo” e un altro triangolo blu sulla parola “piccolo”. “Qual è la parola che ci dice che sta per arrivare un nome? Che ci dice se c’è un piatto o ce ne sono tanti?”. Posizioniamo un triangolino azzurro sulla parola “il”.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Esercizi scritti e simboli. Incoraggiamo il bambino a scrivere frasi per descrivere vestiti, oggetti preferiti o altro, e poi ad aggiungere alle parole i simboli grammaticali (disegnandoli o usando i simboli di cartoncino pronti), o usando simboli pronti di carta da incollare.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Caccia agli aggettivi. Chiediamo ai bambini di cercare gli aggettivi in un libro di lettura, a sottolinearli oppure ad elencarli su un foglio.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Logico Gioco con l’aggettivo. Prepariamo dei set di cartellini composti da una decina di cartellini neri per i nomi, e una decina di cartellini blu per gli aggettivi. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate, che recano ciascuna il proprio simbolo grammaticale. Il bambino prende i nomi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, sul tappeto. Poi prende gli aggettivi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, a destra della colonna dei nomi. Si formeranno così abbinamenti nome-articolo casuali. I bambini li leggono (di solito si formano abbinamenti divertenti). Poi lascia al loro posto gli aggettivi appropriati, e raccoglie quelli che non lo sono. Rilegge uno alla volta gli aggettivi, e li abbina al nome più adatto.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Esercizi di scrittura di aggettivi. Diamo al bambino un cartellino del nome e una serie di cartellini di aggettivi. Il bambino copia il nome sul quaderno, poi aggiunge ad esso quanti più aggettivi possono essere appropriati.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
Il gioco dei triangoli per l’aggettivo. E’ dettagliatamente spiegato qui, con il tutorial per costruirlo e le istruzioni di gioco:
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELLA CONGIUNZIONE NELLA CASA DEI BAMBINI
Facciamo coi bambini vari giochi verbali che li aiutino a riconoscere la funzione della congiunzione. Ad esempio si può giocare alle associazioni: si dice una parola, e i bambini devono aggiungere una cosa che si abbina ad essa (calze e scarpe, bottiglia e bicchiere, testa e cappello, scopa e paletta, ecc…)
Gioco della congiunzione. Prepariamo sul tappeto un mazzolino di fiori di vari colori tenuti insieme con un nastro rosa, oppure un fascio di pennarelli o di matite. Lasciamo che il bambino identifichi i colori dei fiori (o delle matite o dei pennarelli) e sciogliamo il nastro rosa. Prendiamoli in mano e andiamo col bambino a distribuire i fiori per la classe, poi torniamo al tappeto.
Scriviamo su un cartellino “i fiori rosa”, diamo il cartellino al bambino e chiediamogli di portarci quello che abbiamo scritto. Mettiamo i fiori rosa sul tappeto, e sotto ad essi poniamo il cartellino. Consegniamo al bambino un secondo cartellino: “i fiori gialli”. Il bambino ci porta anche i fiori gialli, e lo poniamo insieme al cartellino sul tappeto, accanto ai fiori rosa. Consegniamo al bambino un terzo cartellino: “i fiori blu”. Il bambino ci porta anche i fiori blu, e lo poniamo insieme al cartellino sul tappeto, accanto ai fiori gialli. Tra i tre gruppi di fiori aggiungiamo due cartellini “e” scritti in rosso, e leggiamo: “I fiori rosa e i fiori gialli e i fiori blu”.
Leghiamo di nuovo tutti i fiori col nastro rosa e mettiamo i simboli sulle congiunzioni.
Esercizi per il raggruppamento di oggetti uniti da congiunzioni possono essere fatti preparando scatole degli oggetti e cartellini, e con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…).
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ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELLA PREPOSIZIONE NELLA CASA DEI BAMBINI
Si possono fare coi bambini vari giochi verbali sulle preposizioni. Ad esempio possiamo dare loro dei semplici comandi: sali sulla sedia, vai in giardino, metti le mani in tasca, cammina da destra a sinistra, ecc… Oppure possiamo giocare con gli oggetti della fattoria facendo provare ai bambini la posizione di un dato personaggio rispetto agli oggetti: metti il gallo sull’albero, sposta l’asino dalla stalla al recinto, ecc…
Prepariamo una scatola degli oggetti (ad esempio un mazzo di fiori nel vaso, alcune matite in un astuccio, e simili) da abbinare a cartellini della frase e cartellini delle parole, sempre suddivisi in buste o scatoline contrassegnate dal simbolo grammaticale.
Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…). Scriviamo una frase che contenga aggettivi, articoli, nomi, preposizioni e congiunzioni, ad esempio: “la teiera rossa sul vassoio grande con la zuccheriera e una tazza sul piattino e un cucchiaino sul tovagliolo”. Il bambino legge i cartellini e mette insieme gli oggetti. Poi compone la frase usando i cartellini delle parole (sempre divisi per tipo in casellari, buste o scatoline, di colori diversi e contrassegnati dal simbolo grammaticale). Chiediamo al bambino: “Quali sono le parole che vi hanno spiegato dove mettere esattamente gli oggetti? Su ognuna di queste parole, mettete il ponte verde”. Si può completare l’esercizio mettendo sopra ad ogni parola il simbolo grammaticale corretto. Possiamo anche preparare dei cartellini di comandi che il bambino legge e usa per ricreare la scena descritta, usando gli oggetti della fattoria, ad esempio: tre maiali sul tetto del fienile, una papera dietro al cane, ecc…
Esercizi scritti: incoraggiamo il bambino a scrivere proprie frasi utilizzando le preposizioni.
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ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEL VERBO NELLA CASA DEI BAMBINI
Si possono fare vari giochi sul verbo con i bambini, ad esempio dare loro cartellini dei comandi che contengono azioni da eseguire. Possiamo metterci accanto al tappeto, scrivere su un cartellino un verbo e darlo al bambino. Il bambino legge ed esegue l’azione, ad esempio “ridere”. Chiediamogli: “Puoi portarmi ridere?”. Il bambino ci penserà, e risponderà di no. Chiediamogli: “Puoi farlo?”, e il bambino risponderà di sì. Facciamo la stessa cosa con altri verbi, di modo che il bambino capisca che l’azione può essere eseguita, ma non manipolata, presa, portata. Il bambino, attraverso questi esercizi, si rende conto della differenza tra energia e materia.
Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…). Prepariamo sul tappeto una raccolta oggetti, la scatola dei simboli grammaticali e una decina di cartellini rossi dei verbi. Il bambino legge un verbo e inventa una scena utilizzando quel verbo e gli oggetti che ha a disposizione. La frase può essere scritta su una striscia, e su ogni parola si metteranno i simboli grammaticali corretti.
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ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’AVVERBIO NELLA CASA DEI BAMBINI
Vari giochi verbali possono essere fatti coi bambini, chiedendo loro di eseguire azioni in un determinato modo, ad esempio camminare velocemente, parlare piano, cantare tristemente, ecc… Possiamo anche usare cartellini dei comandi da leggere ed eseguire. Gli esercizi sugli avverbi aiutano il bambino a capire il contenuto emotivo della scrittura.
Scriviamo un verbo in nero e un avverbio in rosso, ad esempio: “ridere forte”. Il bambino eseguirà l’azione, come indicata. Ripetiamo con altri esempi: parlare lentamente, muoversi furtivamente, sorridere teneramente, camminare tristemente. Dopo ogni azione eseguita, mettere il cartellino sul tappeto, ed aggiungere i simboli grammaticali, per evidenziare gli avverbi. Chiediamo ai bambini: “Qual è la parola che ti è servita per capire come eseguire l’azione?”.
Gioco logico sugli avverbi: scegliamo una decina di verbi, scritti su cartellini rossi, e una decina di avverbi scritti su cartellini arancioni. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate e contrassegnate dai relativi simboli grammaticali.
Il bambino prende i verbi, li legge uno ad uno e con essi forma sul tappeto una colonna. Poi prende gli avverbi, e fa la stessa cosa, formando una seconda colonna a destra di quella dei verbi. Si formeranno così degli abbinamenti verbo-avverbio casuali, alcuni dei quali avranno un senso, mentre altri saranno assurdi.
Lasciare sul tappeto gli avverbi sensati, raccogliere gli altri e cercare di fare con essi abbinamenti corretti. Terminato il lavoro, il bambino può mettere su ogni colonna il simbolo grammaticale corretto.
Esercizi scritti. Possiamo dare ai bambini un cartellino del verbo e chiedergli di copiarlo sul suo quaderno e di aggiungere una lista di avverbi, cioè di indicazioni su come l’azione può essere eseguita. Possiamo fare la stessa cosa anche dandogli un cartellino del verbo ed un certo numero di cartellini degli avverbi (alcuni appropriati ed altri no), ed il bambino comporrà la sua lista sul tappeto.
Caccia di avverbi: il bambino può cercare avverbi su giornali e riviste e sottolineare quelli che trova.
Lettura interpretata: Prepariamo una busta o una scatolina con dei cartellini che contengono frasi o brani tratti da testi letterari, che descrivano in modo dettagliato le azioni dei personaggi o il loro stato emotivo mentre le eseguono. All’inizio proponiamo frasi che contengano una sola azione, poi inseriamo anche frasi più complesse. Il bambino legge ed interpreta i brani. Facendo questo, deve prestare attenzione al significato esatto delle parole, ma anche al significato esatto della frase nel suo complesso, cioè all’ordine delle parole.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEL VERBO TRANSITIVO E INTRANSITIVO NELLA CASA DEI BAMBINI
Raduniamo un piccolo gruppo di bambini. Ad uno di essi diamo un cartellino con un verbo transitivo, ad esempio “passeggiare per la classe”, e diciamo di leggere l’azione ed eseguirla. Mentre il bambino continua a passeggiare per la classe, diamo ad un altro bambino un cartellino con un verbo transitivo, ad esempio: “srotolare un tappeto”. Il secondo bambino legge il suo cartellino ed esegue l’azione. Diamo ad un terzo bambino un cartellino con un altro verbo transitivo, ad esempio, “mettere una matita rossa sul tavolo”. Continuare così finché i bambini non notano le differenze tra la prima azione e le altre. I verbi intransitivi non hanno un oggetto e proseguono nel tempo, mentre i verbi transitivi hanno un oggetto e una volta eseguiti si fermano. Non serve dare ai bambini la terminologia, l’importante è che capiscano questa differenza.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEI TEMPI VERBALI NELLA CASA DEI BAMBINI Scriviamo una frase su un cartellino, ad esempio “portare un libro”. Un bambino legge il cartellino, mentre noi eseguiamo l’azione dicendo: “Sto portando un libro”. Chiediamo al bambino di rileggere il cartellino. Senza fare nulla, diciamo: “Ho portato un libro”. Ripetere con altri esempi, finché il bambino non si rende conte che il presente dura per il tempo necessario al completamento dell’azione, e che una volta che essa è finita, diventa passato.
Scriviamo una frase che contenga un verbo non di movimento, ad esempio: pensare alla mamma. Il bambino legge ed esegue l’azione. Dopo una pausa, chiediamo al bambino: “Cosa hai fatto?” e lui risponderà: “Ho pensato alla mamma”. Diciamo al bambino: “Adesso stai parlando con me”. Facciamo altri esempi simili, finché il bambino non si rende conto che alcuni verbi si riferiscono ad azioni visibili, mentre altri verbi sono invisibili.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticale LA FUNZIONE DELLE PAROLE NELLA SCUOLA PRIMARIA
(trovi altre presentazioni e materiali stampabili pronti negli articoli dedicati ad ogni parte del discorso)
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL NOME
Poniamo il simbolo del nome sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia.
Quando eravate piccoli, avete imparato a parlare. Le prime parole che avete usato erano probabilmente “mamma”, “papà”, oppure “gatto”. Sono tutte parole che servono a denominare le cose. Forse quando i primi uomini sulla terra iniziarono a parlare tra loro, usarono per prime le parole “fuoco”, “cibo”, “bambino”. Anche se questi uomini vissero moltissimo tempo fa, le parole che usarono esistono ancora oggi. Gli esseri umani usano le parole per dare un nome ad ogni cosa. Le parole che usiamo per dare un nome alle cose sono parole molto speciali. Sono solide e stabili. Rappresentano le cose del nostro mondo. Per questo usiamo questa piramide nera per rappresentare queste parole: la piramide è infatti molto antica e molto stabile, ha una base molto larga. Usiamo il colore nero perchè è il colore del carbonio, l’elemento più antico e diffuso sulla terra. Queste parole si chiamano NOMI e servono a chiamare le persone, i luoghi e tutte le cose del nostro mondo. Anche se questo racconto è estremamente semplice, è sufficiente a stimolare i bambini ad etichettare con il relativo nome tutti gli oggetti presenti nell’aula, a fare liste di nomi di cose che vedono per strada, a casa, ecc…, a porre il simbolo del nome in modo appropriato nelle loro frasi scritte.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’ARTICOLO
Poniamo il simbolo del nome e dell’articolo sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia. Mettiamo sul tappeto anche alcuni oggetti, ad esempio un pennarello, una matita e due tubetti di colla.
Cercando i nomi attorno a voi, ed anche nelle frasi e nelle storie, avete notato che ci sono anche altri tipi di parole? Parole che fanno un lavoro diverso dal nome? Ci sono ad esempio un gruppo di parole, molto corte, che fanno un lavoro molto importante… Chiediamo a un bambino di portarci una matita, posiamola sul tappeto sotto al simbolo del nome e scriviamo il cartellino “la matita”. Poi facciamo portare un pennarello e scriviamo “il pennarello”. Infine facciamoci portare una delle due colle e scriviamo “una colla”.
Sappiamo che queste parole sono nomi (indichiamo i nomi sotto la piramide nera). Queste altre parole non sono nomi (indichiamo gli articoli): il loro compito è quello di segnalare che presto arriverà un nome. Noi chiamiamo queste parole ARTICOLI. Nella nostra lingua ce ne sono nove in tutto. In Inglese ce ne sono soltanto tre. Alcune lingue ne hanno molti di più e alcune lingue non ne hanno affatto. Per gli articoli usiamo una piccola piramide, perchè l’articolo fa parte della famiglia del nome, e serve sempre ad annunciare che sta arrivando un nome dopo di lui. La parola articolo deriva dal Latino e significa “piccolo membro”. L’articolo è infatti un piccolo membro della famiglia del nome. Ma anche se piccolo, è un membro molto importante.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’AGGETTIVO
Poniamo il simbolo del nome, dell’aggettivo e dell’articolo sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia.
Abbiamo parlato dei nomi e degli articoli, ed ora è il momento di conoscere un nuovo simbolo. Chiediamo ad un bambino di portarci una matita. Il bambino ce ne porta una, ma noi diciamo: “Grazie, ma non è quella che voglio”. Chiediamo quindi ad un altro bambino di portarci una matita, e ancora diciamo: “Grazie, ma non è quella che voglio”. Chiediamo allora ad un terzo bambino: “Mi porti una matita gialla?” (o di un altro colore, se una matita gialla era già stata portata). E’ stato difficile per me avere la matita che volevo, finché non ho aggiunto un’altra parola alle parole “una matita”. Il simbolo di cui parliamo adesso rappresenta le parole che usiamo per descrivere un nome. Queste parole possono dirci il colore del nome, o il numero, oppure molte altre cose: se è freddo, caldo, pesante, leggero, pieno, vuoto, grande, piccolo… Usiamo una piramide media, di colore blu scuro, perchè questa parola fa parte della famiglia del nome e sta sempre accanto ad esso, di solito nella nostra lingua viene dopo, ma a volte può anche stare prima. In Inglese invece si mette sempre prima. A volte possono esserci anche due o più di queste parole, ad esempio io posso dire “una matita gialla”, oppure “una piccola matita gialla”, oppure “una matita gialla nuova”. Questo genere di parole di chiama AGGETTIVI. La parola aggettivo deriva dal Latino e significa “che aggiunge qualcosa a”, e si aggiunge infatti al nome per descriverlo o dirci qualcosa di più su di lui.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL VERBO
Prepariamo una serie di cartellini di nomi scritti in rosso ed una serie di cartellini di verbi scritti in nero; ad esempio: fazzoletto forbici elastico candela, e saltare sorridere camminare applaudire. Chiediamo ai bambini di portarci un fazzoletto, le forbici, un elastico, una candela, e via via poniamo il cartellino accanto all’oggetto. Ora chiediamo ai bambini di portarci saltare. Naturalmente i bambini si metteranno a saltare davanti a noi, allora diremo: “Questa è una buona dimostrazione di come si fa a saltare, ma non possiamo mettere niente accanto al cartellino…” Chiediamo di portarci sorridere, poi camminare, poi applaudire. I bambini presto si renderanno conto di non poterlo fare: non si può portare alla maestra sorridere, camminare o applaudire. Indichiamo i nomi e chiediamo: “Vi ricordate che tipo di parole sono queste?” I bambini diranno che si tratta di nomi. Poi indichiamo i verbi e diciamo: “Queste parole sono diverse. Sono cose che si possono fare, hanno movimento ed energia.“ Mettiamo in alto il simbolo del nome e il simbolo del verbo.
“Ricordate che il sostantivo è solido e stabile, se gli do una spinta non va molto lontano. Ma guardate cosa succede se do una spinta a questo…Va molto lontano ed ha l’energia di muoversi liberamente, in qualsiasi direzione. Usiamo una sfera rossa per rappresentare queste parole perchè il rosso è il colore del fuoco e la sfera è la forma del sole, che dà energia alla terra. Queste parole si chiamano VERBI. La parola verbo deriva dal Latino e significa “parola per eccellenza”, cioè la parola più importante di tutte nella frase.”
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – LA PREPOSIZIONE
Diamo ad ogni bambino una molletta da bucato e diciamo che useremo queste mollette per imparare un nuovo tipo di parole. “Ora vi darò delle indicazioni, e voi dovrete seguirle e dirmi ogni volta la posizione della molletta.” “Mettete la molletta sulla vostra testa. Dove si trova?” Si trova sulla testa. “Mettete la molletta in tasca. Dove si trova?” Si trova in tasca. “Mettete la molletta insieme a quelle degli altri. Dove si trova?” Si trova con le altre “Nascondete la molletta tra le mani. Dove si trova?” Si trova nelle mani “Mettete la molletta sulla schiena. Dove si trova?” Si trova dietro.
Continuare così a piacere. Poi mostriamo ai bambini il simbolo grammaticale e diciamo: “Come simbolo per questo tipo di parole usiamo un ponte verde. Queste parole ci dicono la nostra posizione. Possiamo essere sul ponte, sotto il ponte, davanti al ponte, accanto al ponte, sopra il ponte… Chiamiamo queste parole PREPOSIZIONI. La parola preposizione deriva dal Latino e significa “messo davanti” perchè si mette davanti al secondo nome e serve a stabilire una relazione tra due nomi.”
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’AVVERBIO
Scriviamo dei cartellini con dei verbi (in rosso) e degli avverbi (in arancione) e mettiamoli sul tappeto insieme ai simboli grammaticali del verbo e dell’avverbio.
“Ecco un altro simbolo che rappresenta una parola che può muoversi liberamente attorno al verbo come il nostro pianeta di muove attorno al sole. Proviamo.” Facciamo rotolare l’avverbio attorno al verbo. Leggiamo questo cartellino: camminare. Camminare è un verbo. Ora voglio aggiungere ad essa la parola lentamente”. Continuiamo, ad esempio, con respirare profondamente, cantare dolcemente, parlare allegramente, mangiare poco. “Queste parole vengono aggiunte al verbo per dirci come eseguire l’azione. Si chiamano AVVERBI, che significa “aggiunti al verbo”. Leggendo i cartellini sul tappeto, i bambini possono notare che molti avverbi terminano in -mente. Possiamo anche farlo notare noi, e dire che è vero che molti avverbi terminano così, ma non tutti.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL PRONOME
Prepariamo dei semplicissimi cappellini di carta viola a forma di cono. Su ogni cono scriviamo un pronome personale: io, tu, lui (egli), lei (ella), esso, noi, voi, loro (essi, esse).
Prepariamo anche serie di frasi scritte su cartellini, facendo riferimento ai nomi dei bambini, ad esempio: Maria dà la matita ad Antonio; Massimo legge un libro alla classe; Alma e Gaia giocano a carte con Giovanni ecc… “Ho preparato questi cappellini per voi, li useremo nella nostra lezione. Ora leggerò questa frase: Maria dà la matita ad Antonio. Antonio e Maria, venite“. Diamo a Maria il cappello col pronome LEI e ad Antonio il cappello col pronome LUI. Ora diciamo: “Lei dà la matita a lui“. Facciamo altri esempi: “Massimo legge un libro alla classe“. Diamo a Massimo il cappello col pronome LUI (o egli) e mettiamo il cappello NOI al centro della classe. Ora diciamo: “Lui legge un libro a noi“. Proseguiamo fino a quando non avremo utilizzato tutti i cappelli. Queste parole svolgono un lavoro molto importante: prendono il posto dei nomi. Si alzano in piedi con fierezza e sono viola”. Mostriamo il simbolo. “Queste parole si chiamano PRONOMI. La parola pronome deriva dal Latino e significa ‘al posto del nome’.”
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – LA CONGIUNZIONE
Prepariamo dei nastrini rosa e un mazzolino di fiori di due colori diversi.
Diamo ad ogni bambino una coppia di fiori di colori diversi, e chiediamo loro di legarli insieme con un nastrino rosa. Diciamo loro frasi del tipo: “Vuoi il fiore giallo e il fiore arancione?”, “Vuoi legare insieme quello giallo e l’altro?” “Ti do sia il fiore giallo sia il fiore arancione”, “Ti do questo e anche questo”, “Ti do questi fiori affinché li leghi insieme”, ecc… Mettiamo alcuni cartellini di congiunzioni usate sul tappeto, e diciamo: “Questo parole servono ad unire tra lo delle parole o delle frasi. Si chiamano CONGIUNZIONI. Congiunzione significa ‘unire con’. Usiamo questo rettangolino rosa per ricordare il nastro rosa che abbiamo usato per tenere uniti i nostri fiori. Spesso capita che vedendo il simbolo della congiunzione i bambini dicano che somiglia a una gomma da masticare. Se vi succede, potete dire che è un buon modo per ricordarsi la funzione della congiunzione, perchè la gomma da masticare è appiccicosa e quindi può unire tra loro le cose, come il nastro.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’interiezione
Per l’interiezione possiamo prendere come modello la presentazione del punto esclamativo, utilizzando una clava disegnata o di plastica. Raccontando la storia, ogni volta che pronunciamo un’interiezione, alziamo la clava in verticale, facendola sembrare un punto esclamativo.
Vi racconto una storia accaduta tantissimi anni fa, quando gli uomini vivevano ancora nelle caverne e andavano a caccia per procurarsi il cibo. Una sera un uomo prese la sua clava e uscì dalla caverna per andare a cercare qualcosa da portare alla sua famiglia per cena. Dopo qualche ora l’uomo tornò a casa, stanco e avvilito. La sua famiglia lo stava aspettando. I bambini dissero: “Papà è tornato! Ma dov’è il cibo?”. E il papà rispose: “Oh! Stasera non c’è cibo”. Il giorno seguente l’uomo uscì di nuovo, e rientrò alla caverna ancora più tardi. Era stanco. La sua famiglia lo stava aspettando e gli chiese: “C’è qualcosa da mangiare?”. E lui rispose: “Ahimè! Stasera niente cibo”. Il terzo giorno il papà uscì di nuovo. Aveva piovuto. L’uomo era uscito già da molto tempo, e quando rientrò i bambini non gli chiesero nemmeno se aveva trovato qualcosa per cena. Lui mise un bel pezzo di carne sul sasso che nella caverna faceva da tavolo e disse: “Evviva! Stasera si mangia!”. La famiglia applaudì al papà gridando:”Evviva!”, “Urrà!”. E il papà fu molto felice. Mettiamo sul tappeto i cartellini delle interiezioni che abbiamo usato durante il racconto. Poi aggiungiamo ad ogni interiezione una breve frase. “Come vedete le frasi possono stare anche da sole, ma diventano molto più interessanti con l’aggiunta di queste parole. Esse aggiungono il sentimento di chi parla. Questa parole si chiamano INTERIEZIONI. Interiezione deriva dal Latino e significa ‘gettare tra qualcosa’. Noi gettiamo queste parole tra le frasi per esprimere le nostre emozioni.” Se questa presentazione non vi piace, potete anche far leva sulla somiglianza del simbolo dell’interiezione ad una serratura, e dire ai bambini che l’interiezione è la chiave delle emozioni, in una frase.
Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali
L’obiettivo dello studio della grammatica, nella scuola primaria, è quello di arricchire il linguaggio del bambino, sviluppare l’arte della comunicazione e stimolare il suo interesse verso la lingua, per soddisfare il suo bisogno di inserirsi in modo sempre più pieno nella società. Lo studio della grammatica lo aiuta a prendere coscienza degli aspetti della lingua che già conosce, in particolare l’ordine, la struttura e la composizione .
La grammatica montessoriana mira a presentare la struttura del linguaggio in modo semplice e coerente, senza regole rigide. Si offrono al bambino esperienze molto variegate, che si espandono come una spirale toccando e approfondendo via via i vari argomenti, in modo che egli possa fare esperienze pratiche su argomenti selezionati ed isolati. Questo porta a gettare le basi esperienziali che poi affluiranno allo studio della grammatica svolto sui libri di testo, ad un’età successiva.
La grammatica dovrebbe sempre essere presentata attraverso metodi che sono la risposta ad un bisogno del bambino e che tengono conto delle sue abilità reali. Questo è il significato della parola Psicogrammatica: grammatica che si accorda ai bisogni di crescita del bambino.
Il bambino, prima di arrivare alla scuola primaria, ha già sviluppato il proprio linguaggio grazie alla sua mente assorbente, interagendo con l’ambiente. Ha già iniziato, anche, ad utilizzare la grammatica e la sintassi, anche se nessuno gliene ha mai parlato, ma come elemento che fa parte della sua lingua.
Quando arriva alla scuola primaria, noi abbiamo il compito di aiutare questo suo linguaggio a crescere e perfezionarsi.
All’età di circa 4 anni, 4 anni e mezzo, il bambino è uno studioso di suoni: impara a pronunciare con molta abilità moltissime parole, ed è capace di riconoscerne moltissime, nei discorsi che sente intorno a sé. Prova gioia nel seguire con le dita l’andamento delle lettere dell’alfabeto tattile, e poi scrive parole da sé sulla carta o con l’alfabeto mobile. In questa fase non è detto che scriva correttamente: si esercita a rappresentare i suoni delle parole, senza che questo rappresenti un rispetto di regole ortografiche.
Dopo i cinque anni si avvia allo studio delle parole: l’impressione che ne riceve, cioè l’idea che esistono diversi tipi di parole, lo apre allo studio della grammatica e della sintassi.
Il bambino, in questo stadio del suo sviluppo, non è un creatore prolifico di idee complesse, e può non trarre piacere dallo studio di concetti grammaticali. E’ quando comincia ad usare il linguaggio per rappresentare le sue proprie idee, che Maria Montessori pensa che sia pronto per il programma della scuola primaria.
Nella scuola d’infanzia, le lezioni hanno lo scopo di aiutare i bambini ad apprezzare la lingua che stanno cominciando a dominare attraverso la lettura e la scrittura, e il piano di lavoro per la scuola primaria è la naturale continuazione di questo lavoro.
Tutto il lavoro svolto nella scuola d’infanzia con le carte delle nomenclature, i simboli grammaticali e delle parti della frase, in realtà serve principalmente allo sviluppo delle abilità di lettura. Con l’analisi logica e grammaticale, nella scuola d’infanzia, vogliamo dare ai bambini una prima impressione, che serve solo come introduzione per tutto il lavoro che verrà sviluppato nella scuola primaria. Nella scuola primaria, l’approccio allo studio del linguaggio è diverso, perché non facciamo più appello alle percezioni sensoriali, ma alle capacità di pensiero ed all’immaginazione dei bambini.
Dopo i 6 anni, infatti, ci impegneremo a cercare le ragioni che ci portano ad usare le parole, ed a scoprire i come ed i perché del linguaggio che utilizziamo. I simboli grammaticali, che vengono presentati già nella scuola d’infanzia, aiutano i bambini a classificare le parole. Già in questa fase, dunque, lavoriamo alla grammatica, ma lo scopo di questo lavoro è il perfezionamento della lettura.
Perchè si insegna la grammatica?
Abbiamo già detto che presentiamo la grammatica solo quando il bambino può esprimere qualcosa che si crea nella sua mente, perchè la costruzione (la sintesi) deve precedere l’analisi.
Il lavoro sulla lingua, nella scuola primaria, comincia con la Quarta grande lezione, seguita da una serie di storie sull’alfabeto, il linguaggio e le origini della sua lingua. Segue il lavoro sulla grammatica, che si compone di tre parti: lo studio della parola, l’analisi grammatica, e l’analisi logica.
Questo non significa affatto che il bambino debba completare lo studio della parola, prima di iniziare l’analisi grammaticale. Il nostro scopo è quello di guidare il bambino all’interno di un processo, non di forzarlo per rispettare un piano di studi.
Con lo studio della parola, esaminiamo le singole parole e le loro possibili modificazioni per mezzo di suffissi o prefissi. Lavoriamo con nomi maschili e femminili, singolari e plurali, nomi alterati, composti, collettivi, ecc…
L’analisi grammaticale consiste nella presentazione delle nove parti del discorso, cioè sull’analisi delle parole in base alla loro funzione. I bambini imparano così che ogni parola ha un suo ruolo nella frase e deve essere collocata in un certo ordine, se vogliamo che le nostre frasi abbiamo senso. Sentono dunque che il linguaggio ha una struttura invisibile lo regge. Nella scuola primaria, utilizziamo ancora i simboli grammaticali, e sarà molto utile farlo perché creerà un collegamento importante col lavoro svolto nella scuola d’infanzia, ma soprattutto faremo uso delle scatole grammaticali. Le scatole grammaticali hanno prima di tutto lo scopo di rendere comprensibile ai bambini la grammatica della loro lingua, e solo secondariamente servono ad insegnare le specifiche regole grammaticali. Servono a stimolare l’interesse dei bambini verso la grammatica, prima di tutto. Questo interesse potrà condurli poi ad utilizzare testi di grammatica veri e propri, per ricavarne maggiori informazioni. Le scatole grammaticali sono uno strumento che serve ad isolare e sottolineare le diverse parti del discorso.
L’uso delle scatole grammaticali ha radici nel lavoro svolto nella scuola d’infanzia. Quando il bambino stava imparando a leggere, posizionava una parola scritta su un cartellino accanto all’oggetto corrispondente. Già mentre svolgeva questo lavoro, finalizzato all’apprendimento della lettura, il bambino stava distinguendo i nomi da tutte le altre parti del discorso. Anche senza esserne del tutto cosciente, dunque, stava imparando la funzione del sostantivo.
Nella scuola primaria si usa molto materiale già stampato, e non scritto al momento dall’insegnante o dai bambini, come avviene nella scuola d’infanzia. Ci sono i cartellini delle parole e delle frasi per le scatole grammaticali, e ci sono le carte dei comandi. Le carte dei comandi richiedono un lavoro collaborativo: due o tre bambini devono lavorare insieme per realizzare in pratica ciò che la carta richiede loro.
Un altro materiale di cui si fa uso nella scuola primaria sono le tabelle ed i grafici, che si usano per le classificazioni, ad esempio per quanto riguarda le coniugazioni verbali.
La terza parte del lavoro sulla grammatica nella scuola primaria riguarda l’analisi logica e del periodo. Parliamo in questo caso anche di analisi della lettura. Naturalmente cominciamo con la frase semplice, per affrontare poi complessità maggiori. Anche per l’analisi logica utilizziamo i materiali che sono stati già presentati nella scuola d’infanzia, approfondendo gradualmente le conoscenze.
Il lavoro sul linguaggio corre parallelo al lavoro sulla grammatica. Il linguaggio è collegato al pensiero, è lo strumento dell’intelligenza. I bambini hanno bisogno di un linguaggio sempre più preciso, man mano che aumentano i loro bisogni comunicativi. Durante gli anni della scuola primaria, essi vengono in contatto con diversi ambiti della conoscenza e della cultura, e questo li porta a voler migliorare ed approfondire il proprio vocabolario, per il bisogno di termini utili a descrivere ciò che sanno agli altri.
Un aspetto caratteristico della didattica Montessori è il passaggio dal concreto all’astratto, la progressione dall’esperienza manipolativa (sensoriale) all’interpretazione o astrazione (mentale). Lo studio della grammatica non fa eccezione, infatti, abbiamo detto che il bambino incontra i simboli delle parti del discorso nella scuola d’infanzia, a livello sensoriale, e li riaffronta nella scuola primaria, a livello analitico.
Anche per quanto riguarda l’analisi logica, il bambino comincia a farne esperienza già mentre sta imparando a padroneggiare la lettura, nella scuola d’infanzia. In questa fase gioca a trovare l’azione, a trovare chi sta ricevendo l’azione, ecc… Nella scuola primaria il bambino, seguendo i modelli di frase, le analizza: è il momento dell’analisi logica vera e propria. Il bambino impara che le parti del discorso si influenzano a vicenda, a seconda dei rapporti che legano le una alle altre nella frase.
IL PAESE DI GRAMMATICA racconto e schede didattiche sulle nove parti del discorso, per bambini della scuola primaria, con simboli grammaticali Montessori.
Ho elaborato questo materiale prendendo spunto da un classico della letteratura americana per l’infanzia usato per presentare le nove parti del discorso: “Grammar Land” di M. L. Nesbitt 1878, adattandolo alla grammatica italiana e modificando gli elementi un po’ troppo datati per i bambini di oggi.
La storia si svolge nell’aula di tribunale del Paese di Grammatica, davanti al Giudice di Grammatica e ai suoi due assistenti, l’avvocato Analisi e il dottor Sintassi. In caso di necessità interviene la Critica, che è la polizia del luogo. Poiché gli abitanti del paese non riescono a vivere in armonia, vengono convocati uno ad uno, e alle riunioni partecipano anche i bambini della Contea degli Studenti, che offrono quando occorre il loro aiuto.
Ho scelto di completare il racconto inserendo i simboli grammaticali montessoriani, che avevo già presentato qui La psicogrammatica Montessori,
ma il racconto si presta anche ad essere usato in chiave steineriana, presentandone una puntata alla volta ed accompagnando il racconto a disegni alla lavagna, e disegni riassunti ed esercizi sui quaderni. Avevo già preparato racconti di questo genere, ad esempio la Storia di Misbrigo, Preciso e Giulivo.
In questo blog trovate un esempio di lavoro svolto in questo modo (in inglese) Homeschooling Waldorf.
Per quanto riguarda i simboli grammaticali montessoriani, la psicogrammatica Montessori, o filosofia della grammatica, rappresenta un notevole aiuto che possiamo offrire ai bambini per orientarsi nei vari ambiti del linguaggio. Nella lingua italiana ci sono nove parti del discorso, e nella didattica montessoriana ognuna è rappresentata da un suo simbolo.
I simboli per le nove parti del discorso non sono certo stati scelti a caso. Maria Montessori associò al nome la forma della piramide. Il simbolo grammaticale per il nome è quindi il triangolo nero. La piramide è solida e stabile ed è una costruzione molto antica. Anche i nomi sono solidi e stabili e molto antichi: probabilmente furono le prime parole usate dagli esseri umani, per capirsi fra loro. Il nero rappresenta la materia e il carbone, altro elemento antichissimo. Al verbo associò l’immagine di una sfera rossa. Il simbolo grammaticale per il verbo è dunque un cerchio rosso. Il rosso simboleggia l’energia, e la sfera e movimento e dinamicità. Tra nome e verbo inserì le altre sette parti del discorso, i cui simboli dovevano rendere chiara una data relazione o con il verbo, o con il sostantivo. L’intera parentela tra le parti del discorso nella psicogrammatica montessoriana è legata alla coppia nome/verbo. Il significato psicologico e filosofico di questo approccio alla grammatica è particolarmente chiaro nel racconto inventato da Maria Montessori e raccontato dal figlio Mario durante un convegno a Francoforte nel 1954, per spiegare ai bambini la funzione delle parole (puoi leggere il racconto qui: )
Tornando a considerare le nove parti del discorso nel loro insieme avremo: – famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome. Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola; – famiglia del verbo: avverbio, verbo. La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome. L’avverbio è una sfera arancione più piccola. I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio. – particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni. La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa. La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde. L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo. Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria, queste conoscenze sfociano nell’analisi grammaticale vera a propria. Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione, e nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare nei bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione.
Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. La Fiaba per le parti del discorso di Maria Montessori, già citata, è particolarmente indicata per i bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria. Si può anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica. Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.
Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente: – nome – articolo – aggettivo – pronome – verbo e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con: – modi, tempi e forme verbali – preposizioni – avverbi – congiunzioni – interiezioni. Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura. Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.
Il racconto presentato di seguito è diviso in un’Introduzione e 15 capitoli. Al termine di ogni capitolo troverete una scheda didattica che contiene i compiti che via via vengono assegnati ai bambini della Contea degli Studenti dal Giudice di Grammatica. Potete scaricare tutte le schede didattiche pronte qui:
NOMI PRIMITIVI DERIVATI COLLETTIVI COMPOSTI esercizi per la classe quinta della scuola primaria, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf.
VERBI RIFLESSIVI esercizi per la quinta classe della scuola primaria, scaricabili e stampabili in formato pdf.
Il cane del barbiere
Un forestiero, di passaggio da una piccola borgata della Francia, aveva bisogno di farsi radere la barba ed entrò da un barbiere. Sedutosi, un grosso cane gli si mise vicino e si dette a guardarlo con attenzione.
Il forestiero, un po’ allarmato, si rivolse al barbiere e gli disse: “Il vostro cane mi fa paura: guarda come se volesse mangiarmi!”
“Difatti!” fece il barbiere “E’ abituato così: aspetta sempre vicino ai clienti. E’ furbo, sapete, perche se riesco a tagliare un pezzo di orecchio a qualcuno, è proprio lui che lo mangia. Ecco perché aspetta”.
Il forestiero, col viso insaponato, si alzò di scatto e fuggì inorridito. E il barbiere è là che ride ancora.
Farsi, sudutosi, si mise, si dette, si rivolse, si alzò sono verbi di forma riflessiva. Il verbo è di forma riflessiva quando esprime un’azione che ritorna, si riflette sul soggetto stesso che la compie.
Nei verbi in forma riflessiva sono sempre presenti le particelle pronominali mi, ti, si, ci, vi. Esempi: io mi lavo, noi ci laviamo, tu ti lavi, voi vi lavate, egli si lava, essi si lavano.
La coniugazione riflessiva è uguale a quella attiva, con l’aggiunta della particella pronominale adatta.
AGGETTIVO QUALIFICATIVO E I SUOI GRADI esercizi per la classe quinta della scuola primaria scaricabili e stampabili in formato pdf.
L’aggettivo qualificativo può esprimere una qualità in gradi diversi: – è di grado positivo quando esprime una qualità normale – è di grado comparativo di maggioranza quando, fatto il confronto fra persone, animali o cose, l’uno possiede una qualità in quantità maggiore dell’altro. Si esprime con: più… di; più… che – è di grado comparativo di minoranza quando, fatto il confronto tra persone, animali o cose, l’uno possiede una qualità in quantità minore dell’altro. Si esprime con: meno… di; meno… che – è di grado comparativo di uguaglianza quando, fatto il confronto tra persone, animali o cose, l’uno e l’altro possiedono una qualità in quantità uguale. Si esprime con: tanto… quanto; così… come.
L’aggettivo qualificativo può essere alterato per dare l’idea di una qualità in misura diversa dal normale. Per esprimere una qualità al grado più alto, al grado superlativo assoluto, si altera l’aggettivo con l’aggiunta di –issimo. Così: bello-bellissimo; caldo-caldissimo. Si può ugualmente dare l’idea di quantità al grado superlativo assoluto in questo modo: 1. unendo all’aggettivo di grado positivo le parole molto o assai (molto bello, assai bello) 2. unendo due aggettivi adatti di grado positivo (pieno zeppo, stanco morto) 3. scrivendo due volte lo stesso aggettivo di grado positivo (bello bello, caldo caldo) 4. premettendo all’aggettivo le parole super, stra, extra, sopra, ultra (superflessibile, straricco, ultraforte).
L’aggettivo qualificativo è di grado superlativo relativo quando esprime una qualità al massimo grado, ma in relazione ad un gruppo di persone, animali o cose presi in considerazione. Il grado superlativo è sempre introdotto da: il più, la più, i più, le più. Alcuni aggettivi, oltre alla forma comune, riprendono dal latino un’altra forma caratteristica per il comparativo ed il superlativo, così: – grande: più grande, grandissimo, il più grande; o anche maggiore, massimo, il maggiore – piccolo: più piccolo, piccolissimo, il più piccolo; o anche minore, minimo, il minore – buono: più buono, buonissimo, il più buono; o anche migliore, ottimo, il migliore – cattivo: più cattivo, cattivissimo, il più cattivo; o anche peggiore, pessimo, il peggiore.
GIOCO GRAMMATICALE SUL NOME per la classe quarta della scuola primaria su nomi comuni, propri, primitivi, derivati, alterati, maschili, femminili, singolari, plurali e collettivi.
Il gioco può essere preparato agevolmente a mano, ma se preferite ho preparato una versione pronta, scaricabile e stampabile in formato pdf.
Preparare dieci buste, su ciascuna delle quali i bambini scriveranno, oltre al proprio nome, le indicazioni seguenti:
NOMI COMUNI
NOMI PROPRI
NOMI PRIMITIVI
NOMI DERIVATI
NOMI ALTERATI
NOMI MASCHILI
NOMI FEMMINILI
NOMI SINGOLARI
NOMI PLURALI
NOMI COLLETTIVI
(se volete potete stampare le buste già pronte da ritagliare e incollare)
Predisporre poi le striscioline di carta, sulle quali sono scritte i gruppi di parole per ciascun gioco (anche queste, se volete, già pronte per la stampa).
Gioco 1 – buste 1 e 2 (nomi comuni e propri) – Gruppi di parole CICLISTA BALDINI MONTE CERVINO ETTORE CALZOLAIO LAGO TRASIMENO VIALE CARDUCCI PASCOLI POETA MANZONI SCRITTORE NAZIONE FRANCIA PAPA GIOVANNI RE GUSTAVO ADOLFO CARLO ALBERTO PRINCIPE FIUMI ADDA TEVERE ARNO EMILIA SARDEGNA UMBRIA REGIONI
Gioco 2 – buste 3, 4 e 5 (nomi primitivi, derivati e alterati) – Gruppi di parole: RAGAZZINO RAGAZZETTO RAGAZZATA OMETTO OMACCIO OMINO BASTONE BASTONCINO BASTONATA BASTONATURA COLTELLO FORCHETTA CUCCHIAIO CUCCHIAINO CANNELLA CANNONE CANNUCCIA CAVALCATURA CAVALIERE CAVALLETTO CAVALLONE PEDATA PEDONE PIEDINO MANIGLIA MANINA MANONE MANUBRIO
Gioco 3 – buste 6 e 7 (nomi maschili e femminili) – Gruppi di parole: LIMONE ARANCIO ARANCIA DATTERO CILIEGIA QUERCIA ABETE LARICE ONTANO VITE LOMBARDIA ABRUZZO UMBRIA CAMPANIA ROMAGNA LAZIO FRIULI ITALIA FRANCIA BELGIO OLANDA CILE PORTOGALLO GERMANIA SVIZZERA ATENE FERRARA BRINDISI ASTI ACQUI PIREO TARANTO CAGLIARI AGRIGENTO CAIRO PROBLEMA OPERAZIONE TEMA RISOLUZIONE SVOLGIMENTO RISPOSTA GUIDA SENTINELLA SOLDATO RECLUTA AVIATORE GUARDIA
Gioco 4 – buste 8, 9 e 10 (nomi singolari, plurali e collettivi) – Gruppi di parole: CESPUGLIO PIANTA ALBERI PINETA BOSCO FRUTTETO SUONATORE BANDA MUSICISTI FANFARA SOLDATO SENTINELLA GUARDIA PLOTONE SQUADRA BATTAGLIONE TENENTE UFFICIALE API VESPA SCIAME MIELE ARNIA.
Al via dell’insegnante, i bambini dividono, tagliandole con le forbici, parola per parola, le striscioline di carta, e inseriranno ogni bigliettino con una parola sola nella busta voluta.
L’insegnante potrà poi ritirare le buste di tutti i bambini e controllato il contenuto potrà proclamare il campione di grammatica della classe.
Naturalmente il gioco può essere condotto anche in modo non competitivo, conducendo la correzione con tutta la classe insieme.
FRASE PAROLA SILLABA LETTERA esercizi per la classe quarta della scuola primaria, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf
La frase Il nostro discorso parlato o scritto è composto di frasi. La frase comincia con la lettera maiuscola e finisce col punto. Contiene sempre un verbo, espresso o sottointeso.
La parola Una frase è composta di parole.
La sillaba La pronuncia delle parole comporta una serie di emissioni di voce: me-la = due emissioni. Ogni emissione di voce corrisponde a una sillaba. Bisogna tener conto della corretta suddivisione in sillabe quando si deve riportate a capo parte della parola, in fin di rigo. Le parole fatte di una sola sillaba si chiamano monosillabe: qui, no, il, ecc… Quelle di due sillabe si chiamano bisillabe: me-la, pie-de, ecc… Quelle di tre, trisillabe: a-mo-re, e così via. Le parole di più sillabe si chiamano polisillabe. Vi sono sillabe formate da una sola vocale: a-mi-co, e-di-le, ecc… La sillaba può essere anche costituita da un dittongo, cioè da due vocali successive che si pronunciano con una sola emissione di voce: uo-mo, tie-ne, ecc… Se le due vocali successive si pronunciano con due emissioni di voce, si ha lo iato, che significa apertura, appunto perchè richiede una nuova apertura di bocca per la pronuncia della seconda vocale: be-a-to, mi-o, ma-e-stro, ecc… Se nella parole ricorre una consonante rafforzata, cioè doppia, questa viene suddivisa fra due sillabe: tap-pe-to, rac-col-ta, ecc… Se vi ricorre un gruppo di consonanti che comincia con l e n m la separazione delle sillabe ha luogo immediatamente dopo queste: al-tro, ar-to, ar-tri-te, pun-to, con-tro, cam-po, ecc… Se vi ricorrono gruppi di consonanti che non cominciano con una di quelle dette, tutte le consonanti appartengono alla sillaba successiva: no-stro, te-sta, ri-pre-sa, ecc…
Le lettere Le lettere dell’alfabeto italiano sono ventuno: cinque vocali e sedici consonanti. Per non creare confusione eviteremo di fare sottili distinzioni e ci limiteremo alle norme generali. Le vocali sono cinque, ma rappresentano sette suoni: a é è i ò o u. Le consonanti sono sedici e rappresentano ventun suoni, i più importanti dei quali sono: – la c ha suono dolce (o palatale) davanti alle vocali i ed e (cielo, cena); suono duro (o gutturale) davanti alle altre vocali e alle consonanti (cuoco, cane, crema, clamide). La c ha suono duro (o gutturale) anche davanti ad i e ad e, se seguita da h (chiesa, cherubino); – lo stesso vale per la g (girasol, gelo, ghirlanda, gheriglio, gola, gremito); – il digramma (dal greco “due lettere”) sc ha un particolare suono palatale davanti alla e e alla i (scena, scimmia), negli altri casi ha suono gutturale (scala, esclamare); – il digramma gn ha sempre suono palatale (legno, ogni); – salvo rarissime eccezioni, il digramma gl ha suono palatale liquido davanti a i seguita da vocale (giglio, maglia, raglio), ha suono gutturale davanti a i seguita da consonante (glicerina, geroglifico); – la lettera q è usata solo davanti a u seguita da vocale (aquila, qualità); ma vi sono casi in cui si usa la c per distinguere i quali bisognerebbe rifarsi all’origine latina del termine (cuore, vacuo); in un solo caso abbiamo la doppia qq: in soqquadro; in tutti gli altri casi la q viene rafforzata con la premessa di una c: acqua, acquistare – davanti alle lettere b e p si trova sempre la m, mai la n: gambo, campo.
IL NUMERO DEI NOMI esercizi per la classe quarta della scuola primaria scaricabili e stampabili in formato pdf.
Un nome è di numero singolare quando indica un solo essere (persona, animale o cosa). E’ di numero plurale quando indica più persone, cose o animali. I nomi che al singolare terminano in o e i, al plurale prendono la terminazione i (bambino – bambini). I nomi femminile in a prendono la e, i maschili in a prendono la i (finestre – finestre; automa – automi). I nomi terminanti al singolare in ca e ga, mutano la terminazione in chi e ghi, se maschili (patriarca – patriarchi); in che e ghe se femminili ( amica – amiche; strega – streghe). I nomi in cia e gia conservano al plurale la i quando su questa cade l’accento tonico (farmacia – farmacie) e quando la sillaba finale è preceduta da vocale (ciliegia – ciliegie), la perdono quando la sillaba finale è preceduta da consonante (lancia – lance; provincia – province). I nomi in co e go, hanno alcuni i plurali in ci e gi, altri in chi e ghi (medico – medici; gioco – giochi; dialogo – dialoghi; teologo – teologi). Talvolta hanno un doppio plurale (manico – manici o manichi; stomaco – stomaci o stomachi). I nomi in io conservano al plurale la i della sillaba finale, se su questa cade l’accento tonico (zìo – zii; logorìo – logorii); la perdono nel caso contrario (bacio – baci, talcio – talci). Alcuni nomi maschili in o hanno due plurali: uno in i maschile, l’altro in a femminile. Ma generalmente le due forme di plurale hanno significato diverso (labbro diventa labbri se di una ferita oppure labbra se della bocca; gesto diventa gesti nel senso di movimento o gesta nel senso di imprese). Alcuni nomi hanno soltanto il singolare o soltanto il plurale, come prole, umiltà, calzoni, forbici. Il plurale dei nomi composti, cioè formati da due parole, si forma in modi diversi: – se composti da due nomi, si forma il plurale solo del secondo: capolavoro – capolavori; capogiro – capogiri; arcobaleno – arcobaleni. Però per capofamiglia il plurale è capifamiglia;
– se composti da un nome e da un aggettivo, si forma il plurale dell’uno e dell’altro: terracotta – terrecotte, cassaforte – casseforti. Però terrapieno diventa terrapieni e palcoscenico diventa palcoscenici;
– se composti da un aggettivo e un nome, si forma il plurale del secondo: biancospino – biancospini, falsariga – falsarighe. Però altoforni diventa altiforni e malalingua diventa malelingue;
– se composti da un verbo e da un nome, restano invariati nel caso in cui il nome è già al plurale: il portalettere – i portalettere. Nel caso in cui il nome è singolare o restano invariati, come portabandiera, o assumono la desinenza del plurale come in portafoglio che diventa portafogli.
IL GENERE DEL NOME ESERCIZI PER LA QUARTA CLASSE Una raccolta di esercizi per la quarta classe della scuola primaria, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf.
Il genere dei nomi I nomi possono essere di genere maschile o femminile. Sono maschili o femminili i nomi di persona o di animale che si riferiscono a maschi o a femmine. Tuttavia non sempre il genere si identifica col sesso. Infatti alcuni nomi, pur riferendosi a maschi, sono di genere femminile: una sentinella, una guardia, una spia, una guida. La maggior parte dei nomi degli animali indica tanto il maschio quanto la femmina: civetta, gorilla, formica, giraffa, aquila, serpente. In questi casi, quando si vuole specificare il sesso, bisogna aggiungere al nome l’indicazione maschio o femmina. Questo genere di nomi si dice promiscuo. I nomi di cosa sono maschili o femminili, non essendo suscettibili di declinazione. Gli antichi credevano che anche le cose avessero un’anima. Perciò il diverso genere del nome. Il genere del nome si riconosce o dall’articolo o dalla desinenza o dal significato. Salvo casi particolari, i nomi di persona o animale sono mobili, cioè hanno due forme: una per il femminile e una per il maschile: cane – cagna, uomo – donna, bue – vacca.
IL VERBO esercizi per la classe terza della scuola primaria.
Scrivi le azioni compiute da:
uno scolaro
un automobilista
un pittore
un soldato
un maestro
un sarto
un contadino
una mamma
una sorella
un farmacista
un falegname
un musicista
un medico
un calzolaio
una sarta
un’infermiera
un fornaio
un parrucchiere
un fabbro
un giardiniere
un lattaio
un meccanico
un gatto
un cavallo
Rispondi:
Chi insegna, spiega, corregge, rimprovera, loda, classifica, incoraggia?
Chi taglia, sega, pialla, inchioda, incolla?
Chi misura, taglia, imbastisce, cuce, prova?
Chi coltiva, annaffia, pota, coglie?
Chi impasta, spezza, inforna, sforna?
Scrivi le azioni che compi ogni mattina prima di venire a scuola e nel pomeriggio quando giochi. Ad esempio: Io mi alzo, mi lavo, preparo la cartella, saluto la mamma… Ora trascrivile in tutte le persone del tempo presente
Coniuga in tutte le persone del tempo presente le frasi:
Io ho molti fiori raccolti nel bosco.
Io non ho timore di sbagliare.
Io esco di casa e cammino velocemente verso la scuola.
Scrivi le azioni che hai compiuto ieri a scuola. Poi trascrivile in tutte le persone del tempo passato prossimo
Coniuga in tutte le persone del tempo passato prossimo le seguenti frasi:
Io ho prestato sempre attenzione alle spiegazioni del maestro.
Io ho eseguito con cura i compiti.
Io ho visto il tramonto del sole.
Trascrivi le seguenti frasi con il verbo prima al presente, poi al passato prossimo, e infine al futuro semplice:
Io andare dal nonno. Le rondini volare nel cielo. Tu accendere la luce. I cacciatori uccidere due lepri e un fagiano. Il contadino arare il campo per la semina. Noi mangiare volentieri un grappolo d’uva. Oggi arrivare gli zii di Genova. La pioggia cadere violenta. Il vento sradicare una grossa pianta. Il gatto fare le fusa.
Scrivi le azioni che compirai domani: Io mi alzerò, andrò a scuola, …
Ora trascrivile in tutte le persone del tempo futuro.
Coniuga in tutte le persone del tempo presente le seguenti frasi:
Ascoltare i consigli degli adulti. Cantare a orecchio le canzoni di successo. Leggere a voce alta e con sentimento.
Coniuga in tutte le persone del tempo passato prossimo le seguenti frasi:
Ascoltare i consigli degli adulti. Cantare a orecchio le canzoni di successo. Leggere a voce alta e con sentimento.
Coniuga in tutte le persone del tempo futuro semplice le seguenti frasi:
Ascoltare i consigli degli adulti. Cantare a orecchio le canzoni di successo. Leggere a voce alta e con sentimento.
Copia le seguenti frasi sostituendo una voce verbale adatta ai verbi espressi nell’infinito:
1. Il mese scorso mi comportare sempre bene a casa e a scuola.
2. L’autunno scorso mia sorella frequentare un corso di scherma.
3. Un mese fa aiutare una signora ad attraversare la strada.
4. La primavera scorsa una coppia di rondini costruire il nido sotto il mio tetto.
5. L’anno scorso un furioso temporale sradicare molti alberi.
6. L’ultima estate un fulmine colpire quest’alto pioppo.
7. Le vacanze scorse mio cugino rinunciare alla villeggiatura per fare compagnia ai nonni.
8. Alcuni giorni fa Marcella giungere in ritardo a scuola.
9. La settimana scorsa ricevere un bel libro in regalo.
Trascrivi le seguenti frasi con il verbo al passato prossimo, al passato remoto e al futuro:
Il vento solleva la polvere, schianta i rami, sbatte le porte, agita le foglie.
La mucca mangia l’erba, muggisce, ci dà il latte.
Il contadino zappa la terra, vanga, semina, miete, falcia.
Il treno fischia, corre sulle rotaie, entra in stazione, si ferma.
Il falegname sega, pialla, inchioda, costruisce i mobili.
Trascrivi le frasi seguenti con il verbo prima al presente, poi al passato prossimo, al passato remoto e infine al futuro:
Io andare dal nonno
Le rondini volare nel cielo
Tu accendere la luce
I cacciatori uccidere due lepri e un fagiano
Il contadino arare il campo per la semina
Noi mangiare volentieri un grappolo d’uva
Oggi arrivare gli zii di Genova
La pioggia cadere violenta
Il vento sradicare una grossa pianta
Il gatto fare le fusa
Coniuga nel tempo e nella persona adatta il verbo tra parentesi
Quando si (partire) per il mare si è contenti.
Mentre (uscire) di casa (sentire) cadere le prima gocce di pioggia.
Domani quei bambini (offrire) un dono alla loro mamma.
Ieri Lucia (scoprire) un gattino abbandonato nell’orto di casa sua.
L’autunno scorso Luisa (frequentare) un corso di taglio.
Un bambino che non (riflettere) (commettere) molti errori.
Ieri (assistere) ad una lite fra due bambini..
Un mese fa (giungere) a scuola in ritardo.
Domani (scrivere) alla nonna e le (descrivere) la mia nuova casa.
Mentre (leggere) il libro di Pinocchio, (giungere) le mie amichette.
Il mese scorso (andare) in campagna dalla nonna.
Quando il sole (calare) le nubi si (colorare) di rosa.
Ieri (studiare) la poesia e poi la (recitare) alla mamma.
Domani il maestro ci (spiegare) le divisioni e noi (stare) molto attenti.
Qualche mese da (stare) a casa da scuola per tre giorni.
Racconto per presentare la grammatica Misbrigo, Preciso e GiulivoUn racconto per introdurre nome, verbo ed aggettivo, molto utilizzato nelle scuole steineriane. Misbrigo è il verbo, Preciso il nome e infine Giulivo l’aggettivo…
C’erano una volta tre fratelli. Uno si chiamava Preciso, un altro Giulivo e il terzo Misbrigo. I tre fratelli vivevano in una casetta al limitare del bosco, ai margini della città, con papà Grammaticale e mamma Analisi. Ora, pur stando sempre insieme, i tre fratelli erano molto diversi tra loro.
Misbrigo era il maggiore dei tre; era forte, alto e muscoloso, e girava sempre con un martello in mano, o con altri attrezzi. Ovunque andasse, lui era di poche parole. Amava dire: “Poche chiacchiere, e lavorare!”.
Il fatto però era che lui faceva e faceva, ma non avendo un piano, un progetto, non avendo compreso bene ciò che doveva fare, e spesso faceva cose brutte e sbilenche che facevano fatica a stare in piedi.
Il più piccolo dei tre era Preciso. Lui, al contrario di Misbrigo, se ne stava sempre a fare progetti, e sapeva i nomi di tutte le cose, anche i più difficili. Era un vero vocabolario vivente. Però, stando sempre al tavolo, seduto, a fare progetti, non gli veniva mai in mente di alzarsi e mettere in pratica quello che progettava. E così rimaneva tutto nella sua testa. Il fratello mediano, Giulivo, era ancora diverso dagli altri due. Lui non faceva, non brigava, non si dava sempre da fare come Misbrigo. Però nemmeno stava seduto a far progetti e a leggere libri come Preciso. Lui suonava strumenti musicali, dipingeva, scriveva poesie e racconti. Faceva passeggiate nel bosco e incontrava fiori e piante di cui non conosceva il nome, e li guardava, e li descriveva: “Oh, che graziosi fiorellini che pendono dallo stelo come tanti piccoli calici bianchi!”.
“Si chiamano mughetti!” diceva allora Preciso, e intanto Misbrigo si era già allontanato da loro per raccogliere legna per il fuoco.
Oppure succedeva che Giulivo vedeva un albero e diceva “Oh, che forte quest’albero! Come appare nobile e potente! E che piccoli frutti ovali con un cappuccetto buffo!”.
“Ma è una quercia!” diceva preciso. E intanto Misbrigo raccoglieva le ghiande in un sacco per portarle ai maialini.
Un giorno arrivò in casa dei tre fratelli un amico del padre, il signor Bellalingua, che desiderava costruirsi una casa accanto a quella della famiglia del signor Grammaticale, e cercava per questo degli operai.
“Ah…” disse, “che bello sarebbe trovare qualche operaio davvero capace cui affidare la costruzione della nuova casa mentre io resto in città a sbrigare i miei affari!”
Il signor Grammaticale rispose: “Ma questa è una cosa che possono benissimo fare i miei figlioli!”
E così fu deciso che i tre fratelli avrebbero costruito una bella casa al signor Bellalingua, che disse: “Bene, ragazzi! Tra un mese tornerò a vedere cosa siete riusciti a fare. Se avrete fatto un buon lavoro, riceverete una grossa ricompensa.” E fu così che Misbrigo, Preciso e Giulivo si misero all’opera per costruire la casa.
Non appena il signor Bellalingua si fu congedato, Misbrigo partì in quarta e andò sul posto dove sarebbe dovuta sorgere la casa, e cominciò a trivellare, spianare, estirpare, e tanta era la terra che spostava, scavava, accumulava, appianava, che sembrava una talpa al lavoro. S’era creato tutto attorno un nuvolone di polvere e terra, e Misbrigo stava là in mezzo che spingeva la carriola, la vuotava, correva e brigava.
Quando ebbe scavato profonde fondamenta, cominciò ad accumulare mattoni e cemento e a metterli uno sull’altro. Preciso gli diceva: “Aspetta a cominciare! Prima bisogna fare un progetto sulla carta. Bisogna fare un disegno, pensare bene a dove mettere le sale, la camera da letto, la cantina…”. E si mise così a disegnare il progetto della casa su un grande foglio di carta.
Ma Misbrigo non lo stava quasi a sentire e borbottava: “Tu parli, parli… ma per fare una casa bisogna lavorare, faticare, altro che far progetti!” e mentre lavorava prese a cantilenare: “Certo a scriver tu lo sai non succedon certo guai! Tu sei molto intelligente ma non si scava con la mente! I progetti tu sai fare io però so lavorare: misurare, scavare, impastare, non mi pesa dover sudare. Inchiodare, avvitare, pestare, livellare, segare, stuccare. Sali, scendi, controlla tutto: della fatica vedrai il frutto!” Così, in quattro e quattr’otto, Misbrigo aveva scavato le fondamenta, tirato su i muri, messo il tetto, fissato le finestre.
Alla fine di tutto questo lavoro, guardò la casa: certo l’aveva fatta velocemente, e non mancava nulla, ma era tutta sbilenca, i muri erano storti, le finestre una più alta e una più bassa, gli scalini diseguali, addirittura in una stanza si era dimenticato di mettere la porta, e non si poteva proprio entrare, se non dalla finestra, che però era troppo alta. Quando Preciso arrivò col suo progetto e vide la casa, scoppiò a ridere. Misbrigo ci rimase così male che sbattè una porta con tanta violenza che la casa crollò!
Allora Misbrigo disse a Preciso: “Non voglio più saperne di questa casa! Falla tu se sei capace, visto che sei tanto intelligente!”
Visto che Misbrigo non voleva più saperne di costruire la casa, Preciso disse: “Bene, allora mi ci proverò io.” Così andò a prendere il suo bel progetto, lo mirò e lo rimirò, e poi disse fra sè e sè: “Bene… bene…, da dove cominciare ora? Dovrei scavare nuove fondamenta, ma come? Non sono mica una talpa, io!”.
Guardò gli attrezzi che intanto Misbrigo andava riordinando, e di ognuno conosceva alla perfezione il nome: “Ah, ecco, questo è un piccone, qui abbiamo una vanga, e questo è un martello pneumatico”. Ma gli sembravano tanto pesanti, e non aveva nessuna voglia di raccoglierli. Prese giusto in mano un piccone, ma si chiese: “Come si userà mai questo coso?”. Insomma, alla fine gli pareva talmente difficile e faticoso imparare a maneggiare tutti gli attrezzi, che ben presto rinunciò e si disse: “Forse per riuscire a maneggiare gli attrezzi ho bisogno di un progetto ancora più preciso!”.
E così se ne andò verso casa cantilenando: “Voglio fare un bel progetto fondamenta muri e tetto. Porte, finestre, poggioli e scale tutte a ovest voglio le sale poi le camere da letto il salotto dirimpetto. A nor metto la cucina e vicino la cantina… Si può fare a sud la stalla per poi metter la cavalla. Mattoni, cemento, di legno i tasselli, calce, carriola, chiodi e martelli, viti, chiodi, travi, bulloni, acqua, ghiaia, sabbia e mattoni”
Intanto Giulivo arrivò da quelle parti, correndo dietro a una farfalla, e dicendo: “Che bella, che leggera, che aggraziata! Com’è vispa, colorata, dolce, delicata, tenera, svolazzante…”, e avanti così, quasi senza prendere fiato, tanto da far girare la testa. Ma quando incontrò Misbrigo, tutto rabbuiato, si fermò di colpo. Si dimenticò improvvisamente della farfalla, e disse al fratello: “Come mai sei così triste, sconsolato, rabbuiato, irritato, pensieroso? Sei forse stanco, depresso, sfinito, esausto, sfiduciato,…” e via di questo passo.
Ma prima che Misbrigo, che non ce la faceva più, potesse interromperlo, subito fu distrato da una brezza leggera, chiuse gli occhi e disse: “Ah, che brezza leggera, rinfrescante, serena, mite, carezzevole, confortante,…” Allora Misbrigo lo interruppe dicendogli: “Ehi, Giulivo! Perchè non provi un po’ tu a costruire la casa del signor Bellalingua? Io e Preciso non ci siamo riusciti!”
“Oh, certo!”, disse Giulivo, “Posso certo fare io. Farò una casa bella, luminosa, ampia, spaziosa…”, e cominciò così a lavorare cantilenando: “Bella, lucente, ampia, spaziosa, profumata, pulita, odorosa, così dev’essere questa dimora, linda e radiosa ad ogni ora! Soleggiata e risplendente, confortevole e accogliente, armoniosa nei colori, ai balconi tanti fiori! Rossi, verdi, gialli e bianchi, che a guardarli non ti stanchi.”
Giulivo si mise dunque all’opera cantando. In quel mentre arrivò anche Preciso, con un suo nuovo progetto. Così, mentre Misbrigo tutto rosso in faccia, se ne stava corrucciato a guardare, e mentre Preciso cercava di dargli consigli su come mettere in pratica il suo progetto, Giulivo cominciò a costruire.
Il fatto è che non riusciva a fare granchè: prendeva un piccone per fare le fondamenta, e si fermava dicendo: “Oh! Com’è pesante, com’è appuntito, com’è lucente!”, e stava ad ammirarlo come una cosa straordinaria.
Poi doveva appoggiare i mattoni e quando ne prendeva uno se ne stava a dire: “Oh! Che solido, che squadrato, e com’è rosso, liscio, esatto, rettangolare,…” e di nuovo continuava quasi fino a restare senza fiato.
Suo fratello Preciso, calmo e tranquillo, gli diceva: “E’ semplicemente un mattone, e quello è un piccone, niente di più”.
Però con Giulivo che continuava a fermarsi, e con Preciso che non faceva altro che dare direttive e nomi alle cose, la casa proprio non procedeva. Bastava poi che passasse una formica e Giulivo si fermava e esclamava: “Oh, tu, animaletto carino, nero, infaticabile, antennuto, forzuto, svelto, leggero, agile, coraggioso, piccolino, tenero,…” e di nuovo si perdeva, senza fermarsi più.
Preciso si sistemava gli occhiali e guardava l’animaletto, e diceva: “E’ semplicemente una formica. Anzi, il suo vero nome è formiculus vulgaris, che è il suo nome in latino.”, e Giulivo ribatteva: “Ohi, che nome difficile, misterioso, latinoso, affascinante, simpatico, esatto, scientifico, ricercato, scioglilinguoso, …”.
Al vedere i due che tanto chiacchieravano e nulla facevano, Misbrigo era diventato rosso di impazienza e sembrava un peperone sul punto di esplodere. E infatti esplose: “Insomma, voi due! La volete smettere di guardare le formiche e i mattoni? I mattoni non si guardano, si prendono e si cementano in un muro… così!”. E in tal modo cominciò a tirare su un muro.
Intanto però Preciso gli dava indicazioni su dove mettere i muri, le varie stanze, prendeva le misure delle finestre e così la casa veniva su solida e ben piantata. Giulivo poi, tutto sorridente, aggiungeva sempre un tocco di bellezza e di armonia dicendo ad esempio: “Questo balcone è troppo squadrato, spigoloso, angoloso, incassato, duro… facciamolo più arrotondato, armonioso, proporzionato, leggero, panoramico, grazioso,…” e di nuovo fino a perdere il fiato.
E insomma, lavorando di lena e collaborando tra loro, Misbrigo a faticare, Preciso a dirigere e Giulivo a far belle e varie le cose, la casa cominciò a venir sù, e talmente solida, ordinata e graziosa che raramente se n’era vista una simile.
La casa dunque era costruita. Dopo un mese tornò il signor Bellalingua, per andare ad abitarvi. Quando arrivò e vide la casa restò a bocca aperta: “Oh, ragazzi, ma avete fatto un lavoro a dir poco straordinario!”.
“Beh… modestamente…” disse sorridendo felice Giulivo, “…è effettivamente un lavoro straordinario, notevole, stupendo, bellissimo, eccezionale, fantastico, insuperabile,…” e chissà quanto sarebbe andato avanti se Misbrigo non gli avesse dato uno strattone per farlo tacere, e Preciso non gli avesse detto: “Beh, adesso non esagerare. E’ semplicemente un lavoro, niente di più e niente di meno.”
Poi Misbrigo disse: “Ma insomma, perchè ce ne stiamo qui fuori? Andiamo dentro, facciamo vedere le stanze al signor Bellalingua, cuciniamo qualcosa, accendiamo il fuoco nel camino, sistemiamo la legna…”, e nemmeno aveva finito di parlare che già era sparito dentro in casa per mettersi a fare tutte queste cose. Poi entrarono anche gli altri. Preciso cominciò a mostrare le stanze al signor Bellalingua: “Ecco, vede, questa è la cucina. Ci sono il forno, il frigorifero, un tavolo, quattro sedie, le stoviglie, le posate, il caminetto, il forno, gli stracci, i barattoli, i fiammiferi, gli stuzzicadenti, i tappi, i centrini,…” e sarebbe andato avanti a nominare tutte le piccole e le grandi cose che stavano in casa, persino i granelli di polvere, se non fosse inciampato in Giulivo, che si era chinato per guardare un grillo che camminava sul pavimento: “Che animaletto strano, buffo, verdino, scattante, saltellante, veloce, rotondo, antennuto, simpatico, piccolino,…”. Preciso diete un’occhiata, e con molta calma disse: “E’ un semplice grillo, anzi un grillus piagnucolosus, che sarebbe il suo vero nome.”
Ma intanto Giulivo si era fatto prendere da un ragno che penzolava dal soffitto: “Oh, che leggero, penzolante, acrobatico, coraggioso, dondolante, veloce, forzuto,…”.
In quel mentre arrivò Misbrigo con una montagna di legna, accese il fuoco, pulì il tavolo, apparecchiò, cucinò, stappò le bottiglie, versò da bere, e non stava fermo un minuto.
Alla fine, quando tutti erano a tavola e finalmente ci fu un po’ di tranquillità, il signor Bellalingua riuscì a parlare. “Cari ragazzi” disse, “devo dire che non potevo proprio sperare in una casa più bella. E vorrei farvi una proposta: poichè io da solo non sarei in grado di occuparmi dell’ordine e della manutenzione della casa, perchè non ci abitate voi? Potrete prendervi una stanza a testa, e quando io verrò troverò sempre la casa in ordine, e mi sentirò sempre tranquillo e a mio agio con voi”.
Giulivo era entusiasta: “Oh, che proposta bella, interessante, avvincente, affascinante, promettente, brillante, convincente,…”. Vedendo tanto entusiasmo, il signor Bellalingua era contento, e visto che anche Misbrigo e Preciso erano d’accordo, la proposta fu accettata.
Così i tre fratelli vissero per sempre nella casa del signor Bellalingua, ognuno facendo bene quello che meglio sapeva fare, e collaborando tra loro, perchè solo grazie a questo le cose riuscivano bene e davano gioia a tutti quanti.
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