Maria Montessori ha sottolineato che gli eventi naturali e storici possono essere spiegati ai bambini sotto forma di fiaba o racconto, a patto che questi si basino su fatti reali della natura e della storia. Uno dei migliori esempi di questo genere di racconti o fiabe è proprio quella che tratta dell’origine dell’Universo. La Montessori parte dal presupposto che le leggi che governano l’universo possano essere presentate al bambino in modo interessante e meraviglioso, e che il bambino grazie a queste narrazioni inizi spontaneamente a chiedersi: “Chi sono? Qual è il compito dell’uomo in questo meraviglioso Universo? Siamo qui solo per noi stessi, o c’è altro da fare? Perchè litighiamo? Cosa è buono e cosa è cattivo?”. Il bambino non si accontenta più di raccogliere i fatti, cerca le cause, e noi vogliamo che guardi l’interezza e si renda conto che tutto l’Universo è connesso. Maria Montessori dice: “vogliamo portare al bambino il mondo intero!”. E visto che non possiamo portargli tutto, dobbiamo fare in modo che il bambino conosca tutto attraverso la sua immaginazione.
E’ una fiaba che Maria e Mario Montessori hanno scritto durante il periodo che trascorsero in India e che hanno intitolato “Iddio che non ha le mani”. Maria Montessori era cristiana, e nel Cristianesimo il nome Dio è usato per nominare la forza creatrice. Ma esistono tante storie e teorie su come è nato l’Universo, quanti sono i popoli che vivono e sono vissuti sulla Terra, e anche gli scienziati stessi hanno nel tempo formulato molte ipotesi diverse.
Nella versione che segue, quindi, non si fa riferimento a Dio, ma si utilizza il linguaggio della scienza. E’ una scelta che entra a far parte del racconto stesso: all’inizio della narrazione, diciamo ai bambini che la storia che stiamo per raccontare loro è quello che secondo noi può essere successo, ma che altre persone potrebbero raccontarla in modi diversi. Offriamo anche ai bambini libri e immagini o simboli di miti della creazione e religioni del mondo.
La storia originale prevede la presentazione di esperimenti e cartelloni impressionistici da mostrare ai bambini al momento appropriato della storia. Nella versione che segue, si sceglie di separare la presentazione di esperimenti e cartelloni dalla narrazione. Alcuni insegnanti propongono gli esperimenti giorni prima della narrazione, come preparazione al racconto; altri preferiscono offrirli giorni dopo, come approfondimento. La storia, inoltre , inizia col lo stato di singolarità immediatamente precedente il Big Bang e si conclude con la formazione del nostro Sistema Solare. Il racconto particolareggiato di come la Terra si sia raffreddata e trasformata fino ad essere adatta ad accogliere la vita, viene rimandato a un secondo momento.
Occorre sottolineare che la fiaba dell’origine dell’Universo, come tutte le fiabe cosmiche, non sono da intendere come lezioni, non hanno lo scopo di trasmettere conoscenza ai bambini. Il loro obiettivo è quello di stupire i bambini e risvegliare il loro interesse e il loro entusiasmo verso i fenomeni cosmici.
Questa versione del racconto non viene da Maria Montessori, ma si basa su un’idea di Ursula Muller Riekert, e si sta diffondendo grazie al lavoro di Claus-Dieter Kaul e dei suoi allievi.
E’ una storia che richiede grande preparazione: confezionare e reperire il materiale necessario e predisporre l’ambiente; fare proprie le teorie scientifiche alla base della storia, creare la propria storia ed esercitarsi a sufficienza da poterla narrare a memoria.
Materiali consigliati
. un tappeto nero ritagliato a forma di campana. Se come me avete un budget limitato, si possono usare le tovaglie di carta. Il mio misura 280 cm di lunghezza, inizia con una punta e via via si allarga fino alla misura di 110 cm. Siccome le tovaglie di carta hanno il retro bianco, ho messo il materiale a doppio per avere il nero da entrambe le facce. Questo tappeto va arrotolato su un bastone (va benissimo un manico di scopa).
. un tappeto circolare giallo, del diametro di 110 cm
. un palloncino nero e uno spillo (facoltativi)
. vari contenitori, se volete coperti da tovaglioli.
Materiali per i contenitori, in ordine di apparizione
sabbia fine nera
farina gialla mescolata a pochi brillantini dorati
sfere gialle grandi
farina gialla mescolata a polvere di brillantini dorati e perline minute
sfere gialle più piccole delle precedenti
farina bianca con brillantini
biglie di vetro
polvere di brillantini argento mescolata a latte in polvere o farina bianca
perle trasparenti o bianche di varie dimensioni
una sfera dorata
polvere di brillantini dorati
piccoli modellini degli otto pianeti del nostro Sistema Solare
globo colorato
sabbia fine nera
Il racconto
(Riporto in corsivo le note per l’adulto)
(Per l’allestimento ci serve preparare tutto prima dell’arrivo dei bambini, possibilmente in una stanza diversa dall’aula. È bello tenere poi la stanza in penombra, far entrare i bambini, quindi accendere la luce).
Oggi voglio raccontarvi la storia di come e’ nato l’universo.
Gli esseri umani, da quando sono comparsi sulla Terra, hanno sempre contemplato il cielo stellato, la luna, il sole, le maestose montagne e gli oceani, e si sono sempre chiesti: “Ma com’è che esiste tutto questo? Come è nato tutto questo? Da dove viene?” Questa domanda e’ sempre stata una domanda molto importante, in tutti i tempi e in tutti i luoghi della Terra, e per questo esistono tantissime storie su questo argomento, storie nate in tante epoche diverse e in tanti luoghi diversi. Io oggi sono qui con voi per raccontarvi proprio la storia di come l’universo è venuto in essere. Ma devo dirvi che quella che ascolterete non è l’unica storia che si può raccontare su questo argomento, è la storia che io ho scelto per voi, diciamo che è la mia storia. Per comporla ho studiato a lungo e consultato tanti libri scritti in luoghi e tempi diversi, compresi quelli scritti oggi dagli scienziati che della domanda “Come è nato l’Universo?” hanno fatto la loro professione. Questi scienziati si chiamano Astrofisici. Preparare la storia che sto per raccontarvi non è stato facile, perchè non solo ci sono tantissime storie che vengono dal passato, ma anche storie diverse, teorie diverse, che vengono scritte anche oggi. Sì, anche gli Astrofisici hanno opinioni diverse, e le loro opinioni possono cambiare man mano che inventano strumenti più sofisticati per osservare il cielo e teorie più precise per spiegare le leggi fisiche e matematiche che regolano l’universo. Quindi non posso essere certa che tutto ciò che vi racconterò tra poco è esattamente quello che è successo, e non posso nemmeno essere sicura che quello che sembra corretto oggi, continuerà ad essere considerato corretto domani. Magari tra qualche anno proprio uno di voi diventerà un Astrofisico e farà delle nuove scoperte scientifiche su come è nato l’Universo. Quello di cui però posso essere sicura, è che oggi ho una bella storia da raccontarvi.
E la mia storia comincia cosi’…
Gli scienziati dicono che prima di 14 miliardi di anni fa, un numero con ben nove zeri, il nostro universo ancora non c’era. Quello che c’era era uno stato di singolarita’.
(Teniamo gli indici delle due mani sulla punta del tappeto nero mentre raccontiamo della singolarità).
Una singolarita’ è uno… uno… non zero e non due…uno. Una singolarità è così piccola che è impossibile da immaginare. Così piccola che in questa singolarità, non c’era nemmeno lo spazio e nemmeno il tempo. Eppure, in questa singolarità c’era già tutto quello che esiste. Tutto quello che esiste, tutto ma proprio tutto, era già contenuto in questa singolarità. Quindi questa singolarita’ non solo era inimmaginabilmente piccola, ma anche inimmaginabilmente pesante.
(Se le galassie si allontanano, vuol dire che in passato erano più vicine tra loro e, andando a ritroso nel tempo possiamo immaginare che c’è stato un momento in cui tutta la materia e l’energia dell’Universo era concentrata in un unico punto detto singolarità. È l’istante zero del Big Bang, del tutto inaccessibile alla fisica che noi conosciamo. L’inizio descrivibile dalla fisica corrisponde al tempo di Planck: 10-43 sec. Da quel momento, circa 13.8 miliardi di anni fa, che è all’origine dello spazio e del tempo, inizia l’espansione della singolarità. Non c’è un’espansione nello spazio, ma dello spazio).
E 14 miliardi di anni fa questa singolarità improvvisamente è esplosa in esistenza.
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Introduzione
Questa storia è legata a due materiali Montessori molto specifici: il Cubo del Trinomio e il Cubo del Trinomio Gerarchico. Si tratta di materiali piuttosto complessi, ma la cui natura pratica li rende facili da usare, anche per i bambini in età prescolare. Il primo cubo, il Cubo del Trinomio, è utilizzato dai bambini a partire dalla Casa dei Bambini, e viene generalmente utilizzato come puzzle tridimensionale. Il secondo cubo, il Cubo del Trinomio Gerarchico, è uguale al primo, ma presenta colori diversi. Entrambi i cubi presentano ventisette pezzi ed esprimono lo sviluppo del trinomio:
Ovviamente, si tratta di idee complesse, quindi una storia piacevole è l’ideale come introduzione. Questa storia immagina che i tre piccoli pezzi a forma di cubo siano dei re. Ognuno di loro conduce il proprio seguito a fare una passeggiata. Durante la passeggiata, si trasformano tutti, i loro colori cambiano e, in alcuni casi, cambiano anche le loro alleanze. Questo porta i bambini a passare dal cubo del trinomio al cubo del trinomio gerarchico, per poi tornare indietro. La procedura inizia con il Cubo del Trinomio.
I suoi tre cubi, che rappresentano i tre re, guideranno il loro seguito dei restanti ventiquattro prismi verso un ponte immaginario che conduce alla Terra dei Numeri. Si fermeranno lì, a riflettere, poi, un re alla volta, guideranno i loro seguaci attraverso il ponte. Mentre i re conducono i loro seguaci attraverso il ponte, l’insegnante scambia i blocchi del primo set con quelli corrispondenti del set gerarchico.
(Questo è il contenuto del cubo del trinomio gerarchico. L’immagine mostra tutti i pezzi del Cubo del Trinomio Gerarchico smontato).
Cubo del Trinomio
Ecco come sono distribuiti i ventisette pezzi del Cubo del Trinomio:
. 1 cubo rosso 4 x 4 x 4 cm, chiamato il “Primo Re Rosso”; . 6 prismi con le facce quadrate dipinte di rosso. Sono chiamati i “Servitori del Re Rosso” e sono divisi in due gruppi: 3 di loro misurano 4 x 4 x 3 cm; gli altri 3 misurano 4 x 4 x 2 cm;
. 1 cubo blu 3 x 3 x 3 cm chiamato il “Primo Re Blu”; . 6 prismi con le facce quadrate dipinte di blu. Sono chiamati i “Servitori del Re Blu” e sono divisi in due gruppi: 3 di loro misurano 3 x 3 x 4 cm; gli altri 3 misurano 3 x 3 x 2 cm
. 1 cubo giallo 2 x 2 x 2 cm chiamato il “Re Giallo”; . 6 prismi con le facce quadrate dipinte di giallo. Sono chiamati i “Servitori del Re Giallo” e sono divisi in due gruppi: 3 di loro misurano 2 x 2 x 4 cm; gli altri 3 misurano 2 x 2 x 3 cm;
. 6 prismi neri 4 x 3 x 2 cm. Sono chiamati le “Guardie del Corpo”.
Cubo del Trinomio Gerarchico
Ecco come sono distribuiti i ventisette pezzi del Cubo del Trinomio Gerarchico:
. 1 cubo blu 4 x 4 x 4 cm, chiamato il “Nuovo Re Blu” . 3 prismi verdi 4 x 4 x 3 cm che diventano i “Primi Servitori del Nuovo Re Blu” . 6 prismi marroni che diventano anch’essi “Servitori del Nuovo Re Blu” e sono divisi in due gruppi: 3 misurano 4 x 4 x 2 cm; 3 misurano 3 x 3 x 4 cm
. 1 cubo rosso 3 x 3 x 3 cm, chiamato il “Nuovo Re Rosso” . 6 prismi rossi 4 x 3 x 2 cm, che diventano le “Guardie del Corpo del Nuovo Re Rosso”
. 6 prismi arancioni che diventano i “Servitori del Re Bianco” e sono divisi in due gruppi: 3 misurano 3 x 3 x 2 cm; 3 misurano 2 x 2 x 4 cm . 3 prismi gialli 2 x 2 x 3 cm. Sono anche loro “Servitori del Re Bianco” . 1 cubo bianco 2 x 2 x 2 chiamato il Re Bianco.
Il racconto: versione 1
Molto tempo fa, in un luogo al di là del mare, c’era un regno immenso. Nel regno c’era una foresta, al centro di quella foresta c’era una città, e al centro di quella città c’era uno splendido palazzo. E nello splendido palazzo vivevano tre Re.
Il palazzo in cui vivevano aveva una forma davvero insolita: era un cubo perfetto.
(Mostriamo ai bambini il cubo assemblato nella sua scatola).
Si racconta che ognuno dei tre Re fosse a sua volta un cubo, e che questi tre Re a forma di cubo fossero alleati e amici. Lavoravano insieme e si aiutavano a vicenda, tuttavia, erano separati e ognuno aveva la propria personalità.
Il primo di questi Re era un grande e bel cubo rosso. Il secondo Re era un bellissimo cubo blu medio. Il terzo Re era un grazioso cubo giallo, piccolo e di bell’aspetto.
Questi tre Re governavano insieme il loro territorio cubico. Erano a capo di un vasto dominio. L’importanza di ciascuno dei tre Re era diversa, ed era determinata dalla sua dimensione.
(Indichiamo ogni Re nominandone la dimensione, il colore e le caratteristiche).
Il Re più grande, il Re rosso, era il più importante. E il Re rosso era anche il più avventuroso. (Indichiamo il Re rosso). Dopo il Re rosso, veniva il Re blu, il secondo in ordine di importanza. Il Re blu amava la sicurezza e la protezione; amava essere circondato dagli altri, quindi era felice di essere proprio al centro, con tutti gli altri intorno a lui. (Indichiamo il Re blu). Infine, c’era il Re giallo. Al Re giallo non gli piaceva mettersi troppo in mostra: gli piaceva arrivare per ultimo, perché era un po’ timido. (Indichiamo il Re giallo).
Capitava che, di tanto in tanto, i tre Re lasciassero il loro palazzo: magari andavano a un ballo, magari andavano in guerra, magari andavano a esplorare nuovi territori, o forse semplicemente andavano a fare una passeggiata.
Una delle regole dei tre Re era che dovevano sempre marciare con il loro seguito in un certo modo, secondo un certo schema, seguendo sempre lo stesso ordine: prima doveva venire il Re Rosso col suo seguito, poi il Re Blu col suo seguito e infine il Re Giallo col suo seguito.
II Re Rosso doveva sempre camminare davanti a tutti, subito dietro di lui aveva sei servitori che indossavano giacche abbinate ai colori del lore Re, e due guardie del corpo, che stavano sempre dietro ai servitori.
Dopo il Re Rosso, veniva sempre il Re Bu. Il Re Blu era il secondo in ordine di importanza. Il Re Blu amava la sicurezza e la protezione, e per questo preferiva camminare circondato dal suo seguito: non voleva che i suoi servitori lo seguissero, ma preferiva che gli camminassero tre daventi e tre dietro, mentre le due Guardie del Corpo dovevano sempre stargli a destra e a sinistra. Amava essere circondandolo da ogni lato ed era felice di trovarsi proprio al centro
Infine, veniva il Re Giallo. Il re giallo era timido e non gli piaceva mettersi in mostra: per questo si sentiva a suo agio camminando in coda al suo seguito; davanti a lui stavano le sue Guardie del Corpo, e davanti alle Guardie stavano i sei servitori.
Un giorno, il Re Rosso disse agli altri due Re: “Oggi esploreremo nuove terre. Andremo in altri luoghi alla ricerca di nuovi territori”.
Poiché era il capo, gli altri Re fecero come voleva.
Si schierarono: prima il Re Rosso col suo seguito:
poi il Re Blu col suo seguito:
e infine il Re Giallo col suo seguito:
Il Re Rosso si voltò indietro per assicurarsi che tutto fosse secondo la regola e chiese: “Siete tutti pronti?”. Il Re Blu disse che il suo gruppo era pronto, e anche il Re Giallo fece lo stesso, così iniziarono a marciare.
Marciarono su per le colline e giù per le valli, e finalmente arrivarono ai confini di un nuovo territorio, un luogo che non avevano mai visto prima.
Il confine era segnato da un fiume e per entrare nel nuovo territorio era necessario attraversare un ponte.
Il corteo si fermò ad osservare.
Sembrava che al di là del ponte il territorio fosse ricco di segni e simboli, forse numeri: una cosa molto insolita per i tre re, che di numeri non sapevano nulla.
Tutti guardarono di nuovo il ponte e si chiesero se attraversarlo o lasciar perdere.
Il Re Rosso avrebbe dovuto procedere per primo e, come sappiamo, era un tipo molto audace, forte ed eroico, e non ebbe un attimo di esitazione: voleva assolutamente entrare nella nuova terra. Gli altri due re, anche se erano più riluttanti, dovettero obbedire alla sua volontà.
Così il corteo si mosse, con il Re Rosso in testa.
Non appena il Re Rosso ebbe attraversato il ponte, accadde qualcosa di incredibile: nell’istante stesso in cui entrò nel nuovo territorio, il Re Rosso cambiò colore e diventò blu! (Mentre parliamo, sostituiamo il Re Rosso del cubo del trinomio con il cubo blu congruente del cubo gerarchico).
Questo è il Nuovo Re Blu.
Erano tutti senza parole. Nessuno sapeva cosa pensare. Perché il Re Rosso ora era blu? Cosa era successo? Cosa poteva averlo reso blu? Stava bene?
Nessuno lo sapeva, ma tutti potevano vedere che era diventato blu.
I suoi tre servitori più grandi si avvicinarono al Nuovo Re Blu per cercare di aiutarlo, per fare qualcosa per salvarlo, se ne avesse avuto bisogno.
Ma non appena attraversarono il ponte, diventarono verdi. Oh, mio Dio! Erano verdi! Non avevano nemmeno più giacche intonate al loro re, ora che erano diventate verdi! (Mentre parliamo, sostituiamo i tre prismi del cubo del trinomio con i prismi verdi congruenti del cubo gerarchico).
I tre servitori più piccoli iniziarono ad attraversare il ponte, ed erano molto nervosi e preoccupati. Pensavano: “E adesso?Cosa ci succederà adesso?”.
Beh, non ci potrete credere, ma attraversando il ponte uno alla volta, diventarono marroni! (Mentre parliamo, sostituiamo i tre prismi del cubo del trinomio con i prismi marroni congruenti del cubo gerarchico).
Il loro nuovo colore non si accordava più a quello del loro re, e nemmeno a quello dei tre servitori più grandi!
Arrivati a quel punto, le due Guardie del Corpo erano così spaventate che decisero di indietreggiare e non attraversare il ponte. Sì, dovremmo aspettarci più spirito di azione e coraggio da loro, invece non fu così. Le due Guardie del Corpo non attraversarono il ponte e rimasero semplicemente indietro a vedere cosa sarebbe successo.
Così arrivò il turno del Re Blu, che mandò avanti i suoi primi tre servitori.
Dritti per tutta la loro altezza, i tre servitori attraversarono il ponte, e non appena toccarono terra diventarono marroni.
Non appena diventarono marroni, si guardarono e si resero conto che la loro fedeltà non era più rivolta al vecchio Re Blu: si erano uniti al Nuovo Re Blu, il grande Nuovo Re Blu, il re che prima era rosso.
Il Nuovo Re Blu ora aveva nove servitori.
A questo punto, il primo re blu non aveva più nessuno davanti a sé, e dato che la strada era libera, pensò di attraversare il ponte.
Non appena lo fece, cambiò colore e divenne un re rosso. Si trasformò completamente in rosso. Era diventato il Nuovo Re Rosso.
(Mentre parliamo, sostituiamo il cubo blu del cubo del trinomio con cubo rosso congruente del cubo gerarchico).
Alla fine, le due Guardie del Corpo che erano rimaste indietro decisero che era il momento di andare a vedere cosa stava succedendo. Le altre quattro Guardie del Corpo si unirono a loro.
Attraversarono il ponte e, improvvisamente, divennero tutti e sei rossi.
Ora c’erano sei Guardie del Corpo rosse. E sapendo che il vecchio Re Blu, che ora era il Nuovo Re Rosso, amava la sicurezza e la protezione, si disposero intorno a lui in modo da circondarlo completamente.
Ciò rese molto felice il Nuovo Re Rosso, perché, a differenza del Nuovo Re Blu che non aveva servitori del suo stesso colore, lui aveva servitori rossi proprio identici a lui.
Naturalmente, il Re Giallo continuava a restare al suo posto, in attesa, perché gli piaceva arrivare sempre per ultimo: era un re timido e un po’ ansioso. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto anche lui attraversare il ponte, ma fece di tutto per rimandare quel momento.
Si guardò intorno e si rese conto che il vecchio Re Blu aveva lasciato indietro tre dei suoi servitori. I poverini non sapevano proprio cosa fare.
Così il Re Giallo disse: “Dovete attraversare il ponte, lo ordino io! Voglio portare la mia gente nel nuovo territorio e non posso farlo finché voi non avrete attraversato il ponte”.
I tre servitori blu obbedirono e al termine del ponte si trasformarono tutti e tre in arancioni.
Non si sa perché fossero diventati proprio arancioni, ma loro non se ne preoccuparono più di tanto, perché in fondo quel colore aveva un po’ di rosso e anche un po’ di giallo: erano una via di mezzo, e questo li faceva sentire a proprio agio.
A questo punto il Re Giallo si rivolse al suo seguito e disse: “Miei fedeli servitori, è il vostro momento. Potete procedere”.
I suoi primi tre servitori, quelli alti, andarono avanti e, con loro grande sorpresa, anche loro diventarono arancioni.
Venne quindi il turno degli ultimi tre servitori, quelli più piccoli. Erano molto spaventati. Era sicuro attraversare attraversare il ponte? E di che colore sarebbero diventati? Erano abituati a essere gialli, e non sapevano cosa sarebbe successo se fossero anche loro cambiati.
Con grande timore, iniziarono ad attraversare il ponte, e non appena la marcia fu conclusa, il loro colore divenne giallo uniforme. Erano ancora gialli, che gioia! Ma ora, invece di avere solo alcune facce gialle, erano gialli dappertutto! Che meraviglia!
Tutto questo rese molto felice il piccolo Re Giallo: capì che poteva continuare a essere giallo e che, una volta attraversato il ponte, si sarebbe riunito al suo seguito giallo e non ci sarebbero stati problemi.
Così, finalmente, si decise ad attraversare il ponte.
Ma indovinate un po’? Quando finalmente lo attraversò, perse il suo colore giallo e diventò tutto bianco!
Ora tutto il corteo al completo aveva varcato il ponte.
I tre re si guardarono intorno e videro che ora c’erano un Re Blu, un Re Rosso e un Re Bianco.
I tre re, esausti dopo la lunga marcia verso il nuovo territorio, decisero di tornare a casa. Si apprestarono a riattraversare il ponte, e fu così che scoprirono che i colori che avevano assunto nel nuovo territorio non andavano via: erano cambiati per sempre.
Si avviarono verso il loro palazzo cubico, e tornare ognuno alle proprie stanze. Ma che sorpresa! Persino il palazzo aveva cambiato colore!
Il primo a entrare, secondo la regola, fu il Nuovo Re Blu.
I suoi tre servitori verdi lo seguirono di corsa per proteggerlo, coprendolo completamente. Ora, nessuno poteva vederlo.
Subito si unirono a loro i servitori marroni attendenti marroni, per assicurarsi a loro volta che il posto fosse sicuro. Si disposero in modo tale da coprire tutti i servitori verdi.
Quando tutti i servitori marroni ebbero finalmente trovato il loro posto, il Nuovo Re Rosso notò che era stato preparato per lui un trono alto, un posto speciale dove avrebbe potuto sedersi. Evviva! Così, andò immediatamente a sedersi su quel trono, che era solo per lui.
Le sue Guardie del Corpo, tutte e sei rosse, accorsero immediatamente a proteggerlo e lo circondarono da ogni lato. Il Nuovo Re Rosso si sentiva importante e imponente perché era proprio nel mezzo, proprio al centro, proprio come piaceva a lui.
Il Re Bianco e tutto il suo seguito osservarono il palazzo. Il Re Bianco sperava davvero che ci fosse un trono tutto suo, ma dovette constatare che non ce n’era. A quanto pareva, essendo l’ultimo, non era abbastanza potente per averne uno… così, con profonda tristezza, ordinò ai suoi sei servitori arancioni di entrare a palazzo e prendere posto dove volevano.
I servitori arancioni entrarono nel palazzo e trovarono subito un posto dove sentirsi a casa, disponendosi attorno al Nuovo Re Rosso.
Poi, il Re Bianco diede ordine anche ai suoi servitori gialli, gli ultimi tre, di entrare a palazzo e trovarsi un posto dove stare. I servitori gialli erano i preferiti del Re Bianco perchè erano di un giallo brillante proprio come il suo prima della trasformazione.
Dunque entarono e si disposero in modo da poter accogliere al meglio il loro re. In effetti, i tre servitori gialli avevano creato un trono alto e bellissimo, perfetto per il Re Bianco.
Il re bianco ne fu così entusiasta che si unì immediatamente alla compagnia altri e completò la dimora cubica.
E per quanto ne sappiamo, i tre re con il loro seguito vivono ancora lì.
(Chiudiamo la scatola).
Ma qualcosa era cambiato per sempre, e non parlo solo dei colori: ora il re bianco era diventato audace e forte, al punto che adesso era sempre lui il primo ad uscire dal palazzo, e non più l’ultimo.
Fu così che il Cubo del Trinomio cambiò colore e si trasformò in Cubo Gerarchico, e i tre re con il loro seguito passarono dalla terra delle lettere a quella dei numeri.
Ma volete sapere una cosa interessante? Tutta questa storia si svolse in un solo pomeriggio!
Il racconto: versione 2
Molto tempo fa c’erano Tre Re. Ognuno di questi Re viveva separatamente nel proprio Regno, ma questi Regni erano così strettamente collegati che, insieme, formavano un unico grande Impero.
Ogni Re aveva un certo aspetto, una certa dimensione e un suo colore distintivo.
Il Re del Regno Rosso era completamente vestito di rosso,
il Re del Regno Blu era completamente vestito di blu
e il Re del Regno Giallo era completamente vestito di giallo.
Ogni re aveva i propri attendenti, che erano strettamente imparentati con gli attendenti degli altri re.
Nelle occasioni speciali, i re si riunivano e sfilavano in parata con il loro seguito.
Il Re del Regno Rosso era il più grande. Avanzava maestosamente in testa alla parata. I suoi sei attendenti lo seguivano; erano vestiti dello stesso colore del loro Re, sia davanti che dietro, e indossavano mantelli neri.
Poi arrivava il Re del Regno Blu, seguito dai suoi sei attendenti. Erano vestiti di blu davanti e dietro, e i loro mantelli erano neri.
Infine, arrivava il Re del Regno Giallo. Era seguito anche dai suoi sei attendenti. Davanti e dietro erano vestiti di giallo e indossavano mantelli neri.
C’erano anche sei guardie del corpo. Erano vestite di nero e ogni Re ne aveva due, che camminavano al loro fianco
Era davvero una sfilata bellissima, e ogni volta che uscivano, marciavano sempre allo stesso modo. L’ordine e l’armonia che mostravano era davvero uno spettacolo meraviglioso.
Un giorno, tuttavia, il Re del Regno Blu si stancò di questo particolare ordine. Non era più soddisfatto di stare sempre in mezzo alla parata. A suo avviso, meritava un posto migliore: voleva essere in prima fila.
Il Re Blu e il Re Giallo erano molto diversi tra loro. Pur adempiendo a tutti i suoi obblighi, il Re Giallo era molto modesto e riservato.
In questo giorno, il Re Blu diede inizio a una rivolta.
Ordinò a tre dei suoi attendenti di arrestare gli attendenti del Re Rosso.
Questa ribellione durò solo per un breve periodo, perché le guardie del corpo intervennero immediatamente per ripristinare l’ordine e circondarono il Re Blu.
Tre attendenti del Re Giallo si ritirarono e catturarono i tre attendenti rimasti del Re Blu. Anche gli altri tre attendenti del Re Giallo avanzarono per supportare gli altri. Il Re Giallo finì in fondo alla parata, e in questo modo la ribellione ebbe fine.
Il Re Rosso, che era in testa alla parata, quasi non si accorse di ciò che era successo, perché tutto avvenne molto velocemente. Anche il Re Blu continuò il suo cammino, ora sorvegliato da sei guardie del corpo. Il Re Giallo era molto contento di camminare in fondo al corteo. Non gli era mai piaciuto lo spettacolo.
Tuttavia, qualcosa era cambiato: i tre Regni erano diventati un Regno Unico. I Re, i servitori e le guardie del corpo avrebbero presto indossato i colori dei loro Regni, secondo il valore posizionale del sistema decimale.
Il Re Rosso era diventato il cubo del milione nel Regno del Sistema Decimale, il Re Blu il cubo del mille e il Re Giallo il cubo dell’uno. Gli attendenti derivano il loro valore dai loro Re e dai Re con cui erano imparentati. Infine, le guardie del corpo derivano il loro valore da tutti e tre i Re.
Qual era il loro valore? E quali erano i loro nuovi colori? Scopriamolo!
Perché è successo tutto questo? Qual è stata la causa del cambiamento nella sequenza?
Senza che i Re lo sapessero, avevano rinunciato ai loro regni e ora formavano il Regno Unico del Sistema Decimale.
Il racconto: versione 3
C’erano una volta, in una terra molto lontana, tre re davvero speciali.
Ogni re governava il proprio regno, ma tutti e tre i regni erano strettamente alleati tra loro e formavano un unico grande impero.
Sebbene ogni re avesse un ruolo importante e contribuisse in modo significativo alla pacifica esistenza dell’impero, le loro dimensioni variavano a seconda della loro importanza.
Ogni re aveva un proprio colore distintivo e indossava sempre le sue vesti regali, e anche tutti i suoi servitori e consiglieri indossavano abiti che richiamavano il colore del loro Re.
Ogni volta che c’era una grande occasione, i tre Re marciavano formando un grande corteo, accompagnati ciascuno dai propri attendenti, consiglieri e guardie reali.
Il Re Rosso, essendo il più grande, guidava fiero il corteo, insieme al suo seguito. Ogni consigliere indossava i colori del Re Rosso sul davanti e sul retro, per mostrare a chi apparteneva e che era un consigliere leale al proprio re. Tre dei consiglieri del Re Rosso fungevano anche da ambasciatori del Re Giallo. Tre dei consiglieri del Re Rosso fungevano anche da ambasciatori del Re Blu.
Il Re Blu col suo seguito, essendo il secondo re in ordine di grandezza, seguiva il Re Rosso. Ogni consigliere indossava i colori del Re Blu sul davanti e sul retro, per dimostrare a chi apparteneva e che era un consigliere leale al proprio re. Tre dei consiglieri del Re Blu fungevano anche da ambasciatori del Re Giallo. Tre dei consiglieri del Re Blu fungevano anche da ambasciatori del Re Rosso.
Il Re Giallo, essendo il re più piccolo, chiudeva la processione, seguito da sei fedeli consiglieri. Ogni consigliere indossava i colori del Re Giallo sul davanti e sul retro, per mostrare a chi apparteneva e che era un consigliere leale al proprio re. Tre dei consiglieri del Re Giallo fungevano anche da ambasciatori del Re Blu. Tre dei consiglieri del Re Giallo fungevano anche da ambasciatori presso il Re Rosso.
Oltre a tutti i consiglieri del re, c’erano anche sei guardie reali, tutte vestite di nero. Queste guardie erano fedeli non a un singolo re, ma a tutti e tre, e avevano ricevuto l’incarico per decreto reale di proteggere la pace e la sicurezza di tutti. Le sei guardie reali erano assegnate equamente ai tre re e si univano alla processione in modo di stare in due al fianco di ciascun re.
Ora, sebbene queste sei guardie reali avessero il compito di garantire protezione e mantenere l’armonia, per rispetto verso i re si assicuravano anche di non essere mai più alte del re che stavano proteggendo.
In tutto il paese regnavano l’armonia e l’ordine.
Un giorno, durante una delle tante parate che si svolgevano in una città, accadde qualcosa.
La processione procedeva da diversi minuti quando, all’improvviso, il Re Blu decise che ne aveva abbastanza. Iniziò a brontolare tra sé e sé, e più brontolava più si arrabbiava, finchè cominciò ad urlare: “Devo sempre marciare in mezzo al corteo! Non mi è mai permesso di marciare in prima fila! Perché c’è sempre il Re Rosso in prima fila, ogni giorno? Di sicuro non ci sarebbe niente di male a cambiare un po’ le cose!”
Il Re Blu era fermamente convinto di meritare di meglio che essere costantemente messo al centro, così diede il via a una ribellione.
Con una mossa sconsiderata, mandò rapidamente tre dei suoi consiglieri in avanti, nel tentativo di catturare tre consiglieri del Re Rosso.
Che confusione! All’inizio, nessuno riusciva a capire cosa stesse succedendo. Per un popolo così armonioso e pacifico, era una cosa inaudita e del tutto inaspettata.
Non appena ciò accadde, tutte le guardie del corpo reali circondarono il Re Blu.
Re Giallo osservava tutto ciò ed era veramente sotto shock. Era il più piccolo e molto modesto, e detestava fare scenate. Per riportare la pace nella processione, Re Giallo ordinò a tre dei suoi consiglieri di avanzare e bloccare i consiglieri del Re Blu.
Avendo ancora bisogno di ulteriore supporto, il Re Giallo mandò avanti i suoi tre consiglieri rimasti per creare una zona cuscinetto per sé, data la sua piccola statura. Questo fece sì che Re Giallo si trovò in fondo alla processione. A lui la cosa non dispiaceva affatto. Si posizionò con orgoglio in fondo alla fila, senza fare storie, chiudendo la fila in silenzio e con modestia.
Perché è successo tutto questo?
Perché il corteo ora si trovava in nuovo regno: il regno del sistema decimale!
I loro valori erano cambiati per sempre!
Il corteo si diresse nella direzione opposta e indovinate chi era in testa… Il Re delle Unità, il più piccolo di tutti! Ora lui marciava fiero in testa, guidando ordinatamente gli altri re attraverso lungo il cammino.
C’erano una volta tre fratelli. Il destino era stato molto generoso con loro: ognuno aveva il proprio regno e ci viveva da re. Ovviamente tra i tre re c’erano molte differenze, come fra tutti i popoli della terra. E per questo meritano di essere presentati uno alla volta.
Il Re Unità viveva in un regno che non era potente e ricco e indossava un abito verde, il colore della terra. I suoi sudditi erano tipi molto solitari e si chiamavano Zero, Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei, Sette, Otto e Nove.
Le cose erano un po’ diverse per il Re Decina. Questo re era più ricco e indossava un abito blu, ma anche i suoi sudditi si chiamavano Zero, Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei, Sette, Otto e Nove.
Quando i due Re si incontravano, tutti davano per scontato che i sudditi blu dovevano mettersi davanti ai sudditi verdi, e che i sudditi verdi avrebbero sempre seguito i blu.
Il terzo fratello, il Re Centinaia, era il più ricco. Il suo abito era rosso, il colore del potere e della ricchezza, e siccome mangiava più dei sui fratelli, aveva un gran pancione. Ma la sua maggior ricchezza non cambiava il fatto che anche i suoi sudditi si chiamassero Zero, Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei, Sette, Otto e Nove.
Quando i tre Re si incontravano, i sudditi rossi stavano naturalmente in prima fila, seguiti dai sudditi blu che stavano al centro, mentre i sudditi verdi occupavano l’ultima posizione.
Sebbene sembrassero tutti molto simili, la loro posizione nella fila determinava il potere e il valore di ciascuno. E affinchè lo si vedesse subito, anche i colori prevedevano una chiara distinzione: rosso per il Re Centinaia, blu per il Re Decina e verde per il Re Unità.
E’ interessante notare che non ci fu mai uno scontro tra i tre piccoli Re perchè tutti erano felici e contenti della loro posizione e del loro valore.
Questa situazione di pace e armonia rendeva molto felice il padre dei tre Re. La soddisfazione dei suoi figli gli dava la certezza che alla sua morte tutto l’impero avrebbe continuato ad essere prospero e pacifico. Perchè ovviamente era anche lui un Re e possedeva un regno più grande e potente di tutti i regni dei suoi tre figli messi insieme, e per questo era chiamato “Re Mille”. E come avrai già capito, anche i suoi sudditi si chiamavano Zero, Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei, Sette, Otto e Nove.
Note
Materiale utile per la presentazione: . i quattro Re del sistema decimale . tappeto gerarchico . cartelli dei numeri.
Indicazioni generali Per questa narrazione è bello usare pupazzi che rappresentano unità, decine, centinaia e migliaia, anche se non ci sono dialoghi, ma è piuttosto il narratore che ne dà una descrizione. La storia si basa sull’idea di Maria Montessori di creare un parallelo tra valore posizionale dei numeri e gerarchia sociale. Il posto, la posizione di un numero nel sistema decimale corrisponde al suo valore. “…bisognerebbe studiare solo la posizione del numero, la posizione che corrisponde al luogo e non al numero. Ad esempio, nella società c’è un re, un ministro, un governatore, un cittadino comune. Sono tutti uguali come esseri umani; è la posizione sociale che li distingue nel loro valore amministrativo. Così è per ciascuno dei nove numeri, che possono rappresentare numeri modesti o rappresentare milioni: il posto che occupano rivela il loro valore a seconda della loro posizione“. (Maria Montessori, Psicoaritmetica).
La storia dei Re del sistema decimale rientra nella grande cornice della quinta grande lezione, la “Storia dei numeri”.
Il giorno più lungo dell’anno (o se preferite la notte più corta), cioè il giorno del solstizio d’estate che quest’anno si è verificato il 21 giugno, è da sempre considerato un giorno magico.
Il Sole è il corpo celeste che più di ogni altro ha influenzato la vita dell’uomo e le sue abitudini. In particolare, fin dall’antichità. in corrispondenza del solstizio d’estate si organizzavano feste e cerimonie per celebrare questo avvenimento che coincide con l’inizio dell’estate.
Il solstizio d’estate corrisponde al momento in cui il Sole raggiunge la massima declinazione positiva nel nostro emisfero, e in questa posizione i suoi raggi, a mezzogiorno, sono allo Zenith del Tropico del Cancro e il Sole si trova nel punto più alto della volta celeste.
Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, che significa “il fermarsi del sole”. Gli antichi infatti erano convinti che in questo giorno il sole si fermasse, e il 24 giugno cambiasse direzione per tornare indietro.
Le tradizioni e i rituali precristiani legati al solstizio d’estate sono moltissimi, e tutti sono stati assorbiti dal Cristianesimo nella sua liturgia, associandoli a un santo e a un particolare giorno dell’anno.
Secondo un’antica leggenda pagana, nel giorno del solstizio il Sole si ferma per sposarsi con la Luna, così è facile comprendere come l’acqua ed il fuoco sono da sempre i simboli del solstizio e perchè acqua e fuoco entrino in gioco in tutti i rituali dedicati a questo giorno.
I più importanti tra questi rituali sono l’acqua di fiori che deve essere bagnata dalla rugiada e dalla luce della luna, i falò, il salto del fuoco, l’albume nell’acqua, la preparazione dell’olio di iperico e del nocino.
San Giovanni, che cade il 24 giugno, è il giorno più vicino al solstizio e nella maggior parte delle regioni italiane tutti questi riti sono “di San Giovanni”.
Amo festeggiare questo giorno con i bambini, perchè trovo sia un’occasione importante per creare una connessione con i fenomeni astronomici, col nostro pianeta, con le trasformazioni della natura e con la vita dei nostri antenati. Sono anche momenti di condivisione tra i bambini a scuola, e tra i bambini e le loro famiglie. Maria Montessori parla di questo intrecciarsi di saperi come di educazione cosmica.
Quest’anno il giorno di san Giovanni è caduto di sabato, quindi per fare in modo di viverlo comunque anche a scuola ho modificato un po’ le regole che detta la tradizione.
Così siamo riusciti a preparare la nostra acqua di San Giovanni, la nostra barca di San Giovanni, il nostro olio di San Giovanni… e abbiamo inventato anche una nuova tradizione tutta nostra: l’acquerello botanico coi fiori dell’erba di San Giovanni, l’iperico.
L’acqua di san Giovanni
La tradizione vuole che si raccolgano fiori ed erbe il 23 giugno, dopo il tramonto, facendoli galleggiare in un contenitore pieno d’acqua. Il contenitore va poi esposto all’aperto perchè possa accogliere la rugiada della notte e la luce della luna. Al mattino la famiglia si raccoglie attorno a questa acqua profumata per bagnarsi il viso e le mani. Si tratta di un antichissimo rituale propiziatorio che prometteva ai nostri antenati di ottenere salute, serenità e fortuna.
Nella tradizione cristiana assume anche un significato di rinascita e purificazione, in quanto ricorda il battesimo del santo.
Poichè la notte tra il 23 e il 24 è nella tradizione anche la “notte delle streghe”, che proprio in questa notte si mettevano in viaggio per il loro raduno sotto il grande noce di Benevento, esiste anche un’altra tradizione legata alla raccolta delle erbe: farne mazzetti legati con una cordicella a sette nodi, da appendere sulla porta di casa per difendersi dagli incantesimi delle streghe di passaggio.
Non esiste una “ricetta” per la scelta delle erbe e dei fiori da usare per preparare l’acqua di San Giovanni, ma solitamente non possono mancare l’iperico, l’artemisia, la salvia e il rosmarino.
Come dicevo, noi abbiamo un po’ modificato le regole da seguire per la preparazione, e abbiamo iniziato a raccogliere i fiori e le erbe qualche giorno prima, nei prati e nel nostro giardino, anche per imparare a riconoscerle.
La mattina del 23 abbiamo allestito un tavolo per classificarle insieme
Non abbiamo trovato l’iperico, ma ne ho una pianta nel mio orto tintorio, e visto che è anche chiamato “erba di San Giovanni” gli abbiamo dedicato più attenzione, arricchendo anche la nostra collezione di storie delle piante con la sua scheda
Abbiamo poi iniziato a mettere i fiori e le erbe nella nostra bacinella, con delicatezza, come per realizzare un quadro galleggiante. Dal giardino abbiamo preso anche rose, rosmarino, salvia, viole e gelsomino
Prima di andare a casa, per riuscire a condividere coi bambini anche il momento della profumazione, ci siamo seduti in cerchio e abbiamo parlato di nuovo di solstizi ed equinozi, delle antiche usanze di San Giovanni, delle piante e dei fiori e dei loro nomi così affascinanti, e abbiamo deciso di fare una “prova generale” del rito che ognuno avrebbe poi ripetuto in famiglia, la mattina di sabato, con la vera acqua di San Giovanni bagnata dalla rugiada e dalla luna.
Per donarsi fortuna e coccole, prima i bambini si sono bagnati mani e viso (ma anche gambe, piedini, braccia, ecc.)
poi si sono fatti dono di coccole e fortuna anche tra di loro, pregustando il momento in cui avrebbero potuto farlo a genitori e fratelli
Infine abbiamo diviso l’acqua in vaschette, da portare a casa
L’olio di San Giovanni
All’iperico sono attribuite numerose proprietà terapeutiche. L’olio di iperico è da sempre utilizzato come cicatrizzante per curare scottature, punture di insetto e ferite, ma anche come cosmetico. Già nel Medioevo veniva usato per curare le ferite da spada. Questa pianta viene utilizzata anche per uso interno perchè contiene principi attivi espettoranti, utili nella cura dell’asma e perfino della depressione e del diabete, ma per questo è meglio rivolgersi a un medico, un farmacista, un erborista.
Noi abbiamo preparato il nostro vasetto di olio di san Giovanni per avere a scuola un rimedio miracoloso rilasciatore di endorfine in caso di piccoli incidenti: è fatto da noi, carico di ricordi e legato ad un giorno speciale, ma anche impreziosito da una lunga attesa durante la quale i bambini osservano l’olio diventare da giallo a rosso.
E’ un oleolito, cioè un infuso macerato di fiori in olio vegetale. La preparazione è semplicissima.
Servono fiori e foglie di iperico appena colti, olio di oliva o di girasole, un vasetto di vetro con coperchio, il sole dell’estate e 30 giorni. L’ingrediente segreto è sempre la partecipazione di simpatiche affascinate/affascinanti menti assorbenti.
Avrete già capito: riempite il vasetto con fiori e foglie di iperico, coprite con olio, chiudete il vasetto ed esponetelo al sole per 30 giorni. Avrete catturato per almeno un anno un momento speciale! Ed avrete per almeno un anno un alleato salvacrisi!
Nell’attesa, si può sempre fare un assaggio
Altro fatto importante: l’iperico fiorisce da giugno ad agosto, non è necessario prepararlo proprio il giorno di San Giovanni… anche se prepararlo il 24 è un po’ più magico, se non l’avete già fatto, siete sempre in tempo!
Questo è un esempio di olio al giusto grado di macerazione:
Per l’evoluzione del nostro olio, seguici sui nostri canali social o vieni a trovarci!
Questo è il nostro olio dopo tre giorni:
La barca di San Giovanni
Si tratta, come dicevo, di uno dei molti rituali di origine pagana legati al solstizio d’estate. In alcune regioni italiane si prepara la notte tra il 23 e il 24 (San Giovanni), in altre la notte tra il 28 e il 29 (San Pietro). Se non l’avete ancora fatta, scegliete san Pietro e siete ancora in tempo!
Servono solo un contenitore di vetro trasparente (bottiglia, vaso, caraffa), acqua del rubinetto e un albume d’uovo.
Semplicemente, dopo cena, riempi il contenitore scelto con acqua e fai cadere nell’acqua un albume, senza mescolare.
Prima di andare a dormire, metti il contenitore in giardino, meglio se appoggiato a terra. Se non disponi di un giardino, può funzionare anche il balcone o il davanzale della finestra.
La mattina seguente, il giorno di San Giovanni (o di San Pietro) osserva coi tuoi bambini la magia!
Secondo la tradizione contadina cristiana San Giovanni (o San Pietro) hanno soffiato nell’acqua per dar forma alla struttura e parlarci. Infatti, interpretando queste forme, i nostri antenati traevano previsioni sulla loro sorte, sul raccolto, e in alcune regioni italiane anche sulla riuscita dei matrimoni.
Cosa può dirne la scienza?
In questo periodo dell’anno le variazioni termiche tra il giorno e la notte sono particolarmente accentuate.
Il freddo-umido della notte fa aumentare la densità dell’albume e lo fa cadere sul fondo del contenitore.
Il fondo, a sua volta, a contatto con il calore del suolo, fa risalire le molecole dell’albume con dei piccoli moti convettivi, creando le vele.
Poi, al mattino, l’albume si riscalda nuovamente e sale verso l’alto, facendo aprire le vele.
Acquerello botanico ai fiori di iperico
Il procedimento è molto semplice. In un mortaio formiamo una pasta con fiori di iperico e acqua distillata o acqua piovana
Filtriamo
e il nostro acquerello è pronto. Non si conserva a lungo, per cui è bene tenerlo in un contenitore di vetro con coperchio ermetico, in frigorifero o in luogo fresco con l’aggiunta di chiodi di garofano o di una punta di miele.
Per lavorare con questi acquerelli botanici con i bambini preparo per loro un vassoio da tenere nell’area di vita pratica, con tutto l’occorrente per sperimentare le variazioni di colore modificando il pH. Questo è quello che ho preparato per lavorare con l’acquerello al mallo di noce:
E questo è il quaderno dove conservo le sperimentazioni. Ogni bambino ha il suo:
Pigmento lacca in polvere di fiori di iperico
Per conservare a lungo i colori botanici, un metodo che può dare grandi soddisfazioni è quello di estrarre il pigmento per ricavarne una polvere
Per farlo versiamo l’acquerello in un pentolino, quindi aggiungiamo della polvere di allume
e scaldiamo per farlo sciogliere bene. Versiamo il liquido caldo in un recipiente
e aggiungiamo polvere di carbonato di calcio (o guscio d’uovo polverizzato)
Se tutto funziona, nel recipiente si genera un’intensa effervescenza
lasciamo riposare, quindi filtriamo
sempre se tutto funziona nel filtro rimarrà il nostro pigmento in polvere, mentre nel vaso colerà acqua pulita.
Non resta che lavare il pigmento ottenuto con acqua distillata e far asciugare bene. Questa polvere non è idrosolubile, quindi per poterla utilizzare come acquerello è necessario lavorarla con gomma arabica, aggiungendo glicerina vegetale e miele, che funziona da conservante
Il tutto va lavorato con spatole e muller di vetro, possibilmente su un tagliere di vetro
io conservo i colori nei gusci di vongola, e una volta pronti li uso come normali acquerelli solidi.
Le fiabe cosmiche Montessori sulla formazione della Terra e la comparsa dei viventi ci hanno accompagnati in questi anni, portandoci ad avere familiarità con i concetti di attività vulcanica, ere geologiche, placche tettoniche e formazione dei Continenti, ciclo delle rocce, evoluzione dei viventi… e la nostra giornata a Bolca è stata una splendida conclusione per questo percorso.
Per prepararci alla visita, oltre a rivivere insieme le fiabe cosmiche, abbiamo scaricato dal sito del Museo l’opuscolo “A caccia di fossili con Angelo, il pesce paleontologo”
Il pesce Angelo (Eoplatax papilio) è una specie tropicale che popolava l’antico mare della Tetide 50 milioni di anni fa, nell’Eocene, ed è la star di Bolca.
E’ davvero bellissimo e i bambini, appena arrivati al Museo, lo hanno immediatamente riconosciuto
Ma cosa dire di questo piccolo tesorino?
Gli scienziati hanno vagliato nel corso del tempo varie ipotesi sul perchè i fossili di Bolca siano così numerosi, così vari e così perfettamente conservati. Le guide ci hanno spiegato che attualmente si pensa ad una condizione combinata di assenza di ossigeno, alte concentrazioni di sali ed alte temperature dell’acqua dovuta all’attività vulcanica sottomarina. Ci hanno fatto notare, ad esempio in questo pesciolino, la bocca aperta: la fossilizzazione ha fissato l’animale nell’istante della sua morte.
Tornando alla preparazione all’uscita, per comprendere il processo della fossilizzazione in generale (non del tipo di processo che ha coinvolto Bolca in particolare) abbiamo guardato questo video:
e poi abbiamo simulato il processo per fissare le fasi più importanti attraverso un’esperienza sensoriale e manuale.
Abbiamo usato delle vaschette di plastica trasparente per ricreare il mare con sabbia (con aggiunta di polvere di gesso) ed acqua salata. Depositato sul fondale il nostro pesce, abbiamo poi creato stratificazioni con materiali di colori diversi (polvere di gesso, colla, sale, fondi di caffè, farina, ecc.). Il giorno seguente i bambini hanno trovato i loro “sassi” solidificati ed hanno potuto separare gli strati fino a rinvenire il loro pesce.
Raccontando ai bambini che a Bolca avrebbero potuto fare la stessa cosa, ma con pietre e fossili veri, e che avrebbero potuto addirittura portare a casa i propri ritrovamenti, la prima domanda è naturalmente stata: “Ma potremmo trovare anche un dinosauro?”
A questa domanda ha risposto la nostra striscia della comparsa dei viventi:
Nell’Eocene i dinosauri erano già estinti!
Ed eccoci finalmente a Bolca:
Bolca è un piccolo paese molto accogliente, immerso in una natura di colline verdi e ampie vedute delle valli.
Da oltre 200 anni, di generazione in generazione, si occupa dei giacimenti di fossili la famiglia Cerato, e ciò che si respira è proprio l’essere invitati ed accolti a condividere, insieme alla storia del mondo, una storia personale e famigliare importante, il tramandarsi di un mestiere che è anche un’arte, e una grande generosità nel coinvolgere i bambini in questa narrazione.
Nel Museo si ammirano fossili animali e vegetali non solo di grande interesse scientifico, ma anche di una bellezza incredibile. Qui, insieme al pesce luna, c’è l’impronta in positivo e negativo di un vermetto:
Dopo aver visitato le varie sale del Museo, accompagnati all’osservazione dei vari fossili dalla giuda,
ci siamo spostati alla Pesciara. Pranzo al sacco in una verdissima area picnic, e poi finalmente è cominciata la caccia ai tesori! In tre grandi vasche di sabbia, i bambini (e anche gli adulti!) hanno usato palette e setacci alla ricerca di denti di squalo e minerali:
Ma l’attività più interessante in assoluto è stata la ricerca dei fossili. Le guide ci hanno spiegato come riconoscere gli strati nei blocchetti di pietra e come usare il martello per aprirli alla ricerca di resti fossili
Le cose più interessanti che abbiamo trovato sono state un’impronta di conchiglia, tracce di alghe e una bellissima fogliolina con la punta ripiegata su se stessa:
Anche se sembra un gioco semplice, il mancala non è un gioco di fortuna, ma piuttosto di pianificazione strategica, stima e calcolo delle quantità. Nelle versioni di mancala più complesse si inserisce anche l’elemento della velocità, dando un vantaggio a chi ha mente e dita abbastanza agili da superare l’avversario.
Mancala in realtà non è un gioco, ma piuttosto una famiglia di giochi che condividono alcune regole di base che possono variare notevolmente per complessità, tanto da poter essere paragonabili al go asiatico o agli scacchi. In questo articolo parlo del mancala giocato con le regole del kalah (o kalaha), il più adatto ai bambini.
Il mancala è uno dei giochi da tavolo per due giocatori più antichi al mondo. Le tavole mancala più antiche sono state trovate in Giordania in un insediamento neolitico e risalgono al 6000 aC circa, epoca in cui gli uomini stavano iniziando a padroneggiare l’agricoltura e l’allevamento. Antichissime tavole mancala sono state rinvenute in tutta l’Africa e in Iran. La rara scoperta di queste tavole dimostra che il mancala è uno dei giochi più antichi, se non il più antico conosciuto dall’umanità, ma non chiarisce dove e quando abbia avuto origine, considerando che può essere giocato semplicemente scavando buche temporanee nel terreno e utilizzando semi deperibili che non lasciano tracce archeologiche.
Qualunque variante si giochi, due giocatori, distribuiscono le “pedine” (sassi, conchiglie, semi o perfino palline di sterco animale) all’interno di file di fori (case o pozzi) disposti parallelamente, e in qualunque cultura si giochi, queste pedine sono chiamate “semi” e il loro movimento da un foro all’altro viene definito “semina”. Questo suggerisce quali potrebbero essere le origini del gioco: piantare semi nel terreno.
Oltre ad essere uno dei giochi più antichi del mondo, è probabilmente anche uno dei più giocati: anche se in Europa è poco conosciuto, è diffusissimo in tutto il continente africano, in Asia e nelle Americhe. In Africa pare ci siano tante varianti di regole di gioco quanti sono i gruppi etnici o addirittura le città.
Il mancala assume in Africa anche significati magici e metaforici. Spesso il tavoliere rappresenta il villaggio, dove ogni buca è una capanna. I semi singoli vengono chiamati donne o vedove, due semi vengono chamati sposi, poi ci possono essere i capi, i bambini, il bestiame, ecc.
Perchè proporre il mancala ai bambini
affina la motricità fine e la coordinazione occhio-mano, impegnando i muscoli di tutta la mano
permette di esercitare le abilità di conteggio in modo divertente, raccogliendo e distribuendo i semi
insegna ad attendere e rispettare i turni
permette di esercitare l’abilità di stima di quantità
aiuta a sviluppare la capacità di fare previsioni, mettere in atto strategie, il ragionamento astratto ipotetico-deduttivo. Giocare a mancala richiede il conteggio mentale e la previsione del movimento dei semi sul tavoliere
stimola le capacità di attenzione e concentrazione
porta all’intuizione delle proprietà della moltiplicazione.
Giochiamo a mancala
Come dicevo, la variante di mancala che propongo ai bambini è quella giocata con le regole del kalah.
Il tavoliere può essere acquistato, o meglio può essere costruito con i bambini. E’ composto da due file di sei buche disposte parallelamente. A destra e a sinistra si trovano due buche più grandi, i granai. Il nostro è fatto con fondi di bicchierini di plastica e ciotoline incollate su un rettangolo di cartone. I semi sono soia.
Preparazione I giocatori siedono uno di fronte all’altro davanti al tavoliere. La fila di buche davanti ad ogni giocatore è la sua, e il suo granaio è quello alla sua destra. In ogni buca si mettono 4 semi, mentre i granai restano vuoti.
Scopo del gioco Vince chi al termine della partita ha collezionato il maggior numero di semi nel suo granaio.
Gioco
Il gioco procede in senso antiorario e si gioca a turno.
Semina
Quando è il suo turno, il giocatore prende in mano tutti i semi di una delle sue buche e li distribuisce in senso antiorario nelle buche successive, uno per buca. Se dopo aver distribuito i semi nelle sue buche e nel suo granaio avanzano semi, può continuare a distribuire i semi nelle buche dell’avversario, uno per buca. Se dopo aver distribuito i semi nelle sue buche, nel suo granaio e nelle buche dell’avversario avanzano semi, il giocatore continua la distribuzione tornando alle sue buche, ma non può mettere semi nel granaio dell’avversario. In altre parole la distribuzione continua finchè i semi non sono terminati, eventualmente saltando il granaio dell’avversario.
Tocca ancora a te
Se il giocatore riesce a depositare l’ultimo seme nel suo granaio, ha diritto ad un altro turno, può quindi prendere in mano tutti i semi di un’altra delle sue buche e distribuirli in senso antiorario nelle buche successive, uno per buca. Così tutte le volte che riuscirà a mettere l’ultimo seme di un mucchietto nel suo granaio.
Cattura
Se il giocatore riesce a mettere l’ultimo seme del suo mucchietto in una buca vuota della sua fila di buche, catturerà tutte le pietre dell’avversario che si trovano nella buca direttamente di fronte. Metterà quindi nel suo granaio i semi dell’avversario e il suo seme, e il turno passerà all’avversario.
Conclusione
Il gioco termina quando tutte le buche di uno dei due giocatori risultano vuote. Se l’altro giocatore ha ancora dei semi nelle sue buche, restano sue: può quindi prenderle e metterle nel suo granaio.
Modello di colonna vertebrale realizzato con cartoni delle uova, cartoncino colorato e filo di lana.
Per preparare il lavoro abbiamo prima di tutto toccato la nostra colonna vertebrale e quella dei compagni, cercando di seguirne il percorso dal collo fino al coccige.
Abbiamo poi osservato insieme dei disegni anatomici della colonna vertebrale e delle singole vertebre e abbiamo affrontato la nomenclatura osservando il modello che ho preparato io :
colonna vertebrale
vertebra
disco intervertebrale
midollo spinale
nervo motorio
nervo sensoriale
Nel mio modello ho inserito ai lati di ogni vertebra anche due nervi, mentre i bambini hanno realizzato la loro colonna vertebrale omettendo questo particolare.
Le vertebre del corpo umano sono 33 o 34, ed ognuna è separata dall’altra da un disco intervetebrale. Abbiamo quindi ritagliato 33 portauovo:
e 32 dischi:
I portauovo di cartone si forano facilmente con una penna o una matita:
Mentre per forare i dischi servirà un sottomano e un punteruolo.
Preparati tutti gli elementi ogni bambino forma la sua colonna vertebrale con ago e filo di lana, alternando una vertebra e un disco:
Le principali funzioni della colonna vertebrale sono:
sostegno
movimento
protezione del midollo spinale.
Con i bambini della scuola dell’infanzia è possibile dare informazioni corrette senza indugiare troppo nei particolari e riportando i fatti alla loro esperienza.
Per la funzione di sostegno è facile tornare alla classificazione tra vertebrati ed invertebrati, e paragonarci al lombrico, ad esempio.
Per la funzione di movimento basterà cercare tutti i movimenti che possono compiere la nostra schiena e il nostro collo.
Per la funzione di protezione del midollo spinale, prima di tutto facciamo sentire ai bambini quanto sia importante e fragile il nostro sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), e quanto la natura sia meravigliosa: ha fatto in modo di proteggere il nostro cervello con le ossa del cranio, e il nostro midollo spinale con le vertebre, che sono come scatoline resistentissime.
Ma cos’è il midollo spinale? Diciamo ai bambini che il nostro cervello è come un supercomputer, ma molto più potente di qualsiasi computer che sia stato inventato.
Come i computer, anche il nostro cervello è collegato ad ogni parte del corpo attraverso dei fili.
Pieghiamo ad esempio il nostro pollice e chiediamo: “Come fa il nostro cervello a dire al pollice di piegarsi?”. I bambini faranno le loro ipotesi, molti diranno che succede attraverso gli occhi. Facciamo notare che se guardo il pollice, non si piega. Neanche se dico: “Pollice piegati!”…
Il pollice si piega perchè c’è un filo che dal cervello passa nella nostra colonna vertebrale e arriva al nostro pollice! Tutti i fili che partono dal cervello, scorrono nella colonna vertebrale (midollo spinale), e a un certo punto escono da una vertebra e si collegano ad una parte del nostro corpo (nervi).
Ecco perchè è importante che le vertebre, delle ossa molto dure e resistenti, proteggano il midollo spinale!
Se i bambini sono interessati, possiamo continuare la presentazione facendo una distinzione tra nervi motori e nervi sensitivi.
Diciamo che i nervi che ci fanno muovere il pollice vanno dal cervello al nostro pollice e si chiamano nervi motori, perchè muovono.
Ma non solo il nostro cervello può dire qualcosa al nostro pollice, anche il nostro pollice può dire qualcosa al nostro cervello. Cosa potrebbe dire, secondo voi? Ad esempio può dirgli che un oggetto è molto caldo. I nervi che dal nostro pollice vanno al nostro cervello si chiamano nervi sensitivi, perchè sentono.
Possiamo quindi far capire quanto sia importante sentire caldo, freddo, dolore ecc… dando un accenno ai riflessi involontari: quando tocchiamo qualcosa che è molto caldo cosa succede?
Cos’è il cubismo? Un corto animato di grande qualità di Tate Kids. In Inglese, ma è possibile guardarlo con i sottotitoli in Italiano con Youtube. Parla in particolare delle figure di Pablo Picasso e Georges Braque. La mia prima scelta perchè i bambini ne sono stati davvero catturati
Cos’è il cubismo? Della National Gallery of Scotland (Inglese con sottotitoli)
Abbiamo parlato del cubismo guardando e commentando insieme il video prodotto da Tate kids.
In preparazione all’uscita didattica al Museo Guggenheim di Venezia abbiamo osservato e commentato insieme le opere presenti nella collezione.
Abbiamo realizzato il nostro autoritratto cubista ispirato al cubismo analitico
Abbiamo realizzato il nostro autoritratto ispirato al cubismo sintetico
Contenuti per l’insegnante
Parigi, 1908. Tutti gli artisti sono impegnati ad inviare le loro opere ai giudici che stanno allestendo un’importante mostra. Uno di questi giudici è Henri Matisse, un pittore molto rispettato e che all’epoca era uno degli artisti più famosi al mondo.
Ecco che arriva un giovane artista, con sei opere che spera impressioneranno il comitato della mostra. Si chiama Georges Braque ed ha 26 anni. Colleziona manifesti. Di notte li stacca dai muri di Parigi. Oltre ad essere un artista, è molto bravo negli sport.
Quando Matisse vede i quadri di Braque li trova assurdi. “Sono fatti di piccoli cubi!”, dice… un critico d’arte lo sente e nomina questa nuova arte cubismo.
Il cubismo è stato ideato da due grandi amici: George Braque e Pablo Picasso. Avevano la stessa età, ma erano molto diversi. Georges lavorava molto lentamente ed aveva un carattere introverso e solitario; Pablo lavorava molto velocemente ed aveva un carattere aperto e socievole.
Ma sai chi erano i loro eroi? I fratelli Wright, che avevano da poco inventato una macchina volante, Picasso e Braque misero perfino dei riferimenti al volo nei loro quadri, ed anche loro volevano essere degli inventori: volevano inventare una nuova arte che stupisse le persone.
Si ispirarono all’arte di tutto il mondo: le sculture africane, le stampe giapponesi, le pitture rupestri.
Notarono che quando guardiamo qualcosa, possiamo vederla solo da un punto di vista, ad esempio solo di fronte, o solo di lato, o solo dall’alto… quindi, invece di provare a dipingere le cose come le vedevano, iniziarono a dipingere le cose come le potevano immaginare.
Per questo hanno dipinto oggetti visti da molti lati contemporaneamente ed hanno quindi appiattito tutte queste visioni in un’unica immagine. In questo modo potevano rivelare in un’unica immagine diversi lati delle cose: potevano rivelare diversi lati delle cose nello stesso momento.
Ci sono molti tipi di cubismo; i più importanti sono: . il cubismo analitico, che rompe la forma in forme geometriche. Nel cubismo analitico gli artisti sentono il colore come un elemento di distrazione, e per questo utilizzano solo i grigi ed i marroni . il cubismo sintetico, che è più creativo e si basa sull’immaginazione dell’artista. Torna il colore.
Diamo un’occhiata a un esempio di cubismo analitico.
Georges Braque-Glass on a table.
Braque ha dipinto un bicchiere su un tavolo, ma è difficile da individuare perchè il bicchiere e il tavolo sono mostrati da molte angolazioni diverse. Possiamo vedere la parte anteriore, posteriore e laterale del bicchiere, tutto allo stesso tempo. E’ come se fosse in una stanza degli specchi, o come se lo stessimo guardando con una vista ai Raggi X.
Ora ecco un esempio di cubismo sintetico, un collage di Pablo Picasso.
Bottle of Vieux Marc, Glass, Guitar and Newspaper 1913 Pablo Picasso 1881-1973 Purchased 1961 http://www.tate.org.uk/art/work/T00414
Quali oggetti possiamo individuare? Un giornale, una bottiglia, un bicchiere, una chitarra. Dove potremmo trovare tutte queste cose in un unico luogo? In un bar! E’ come un puzzle o un indovinello, Picasso si diverte. Ti dà indizi riguardo all’immagine che stai guardando. Osserva la chitarra: è davvero una chitarra? O sono parti di una chitarra? Picasso vuole che il tuo cervello metta insieme lo strumento.
In molti hanno provato a decifrare il cubismo nel corso degli anni, ma Picasso e Braque si sono sempre rifiutati di spiegarlo.
Altri artisti, oltre a Braque e Picasso, hanno iniziato a realizzare opere d’arte cubiste.
Questa, ad esempio, è una scultura di Henri Laurens:
Head of a Young Girl 1920 Henri Laurens 1885-1954 Presented by Gustav and Elly Kahnweiler 1974, accessioned 1994 http://www.tate.org.uk/art/work/T06807
E questo è un dipinto di Juan Gris:
Bottle of Rum and Newspaper 1913-4 Juan Gris 1887-1927 Presented by Gustav and Elly Kahnweiler 1974, accessioned 1994 http://www.tate.org.uk/art/work/T06808
Sonia e Robert Delaunay hanno inventato una versiona colorata del cubismo chiamata orfismo. Questo dipinto di Sonia Delaunay illustra una poesia che descrive un viaggio attraverso la Russia sull’Espresso Transiberiano. Hai presente quando guardi fuori dal finestrino di un treno in corsa? Quando il paesaggio si offusca e diventa di tanti colori diversi? Questo è ciò che Delaunay ti mostra nel suo dipinto.
Anche musicisti e scrittori sono stati ispirati dal cubismo.
Alla gente piaceva l’ottimismo del cubismo, il modo in cui offriva un nuovo modo di vedere le cose e di celebrare la vita moderna.
Poi, nel 1915, il cubismo si interruppe bruscamente con lo scoppio della prima guerra mondiale. Braque prestò servizio come soldato e fu ferito sul fronte occidentale. Picasso, nel frattempo, continuò a lavorare a Parigi e si interessò ad altre idee rivoluzionarie come il surrealismo.
Dopo la guerra Picasso e Braque si separarono, ma per sei entusiasmanti anni, dal 1908 al 1914, questi due artisti hanno creato qualcosa di rivoluzionario, un modo completamente nuovo di guardare il mondo.
Autoritratto secondo il cubismo analitico
Per ogni bambino scattiamo tre primi piani del volto: uno frontale, uno di profilo e uno dall’alto. Stampiamo le immagini
Dividiamo le tre immagini in tante forme diverse, cercando di mantenere intatti gli elementi principali del volto (occhi, nasi, orecchie, bocche)
Incolliamo gli elementi ritagliati su un cartoncino bianco, accostando le varie parti dei volti nel modo che più ci piace
Osserviamo la nostra composizione: noteremo che nel nostro collage si sono create delle linee che possiamo marcare con l’aiuto di un pennarello nero e un righello. Evidenziamo anche nasi, occhi, bocche e orecchie
quindi riempiamo gli spazi bianchi utilizzando tempera esclusivamente nei colori bianco, marrone e nero
Autoritratto secondo il cubismo sintetico
Per ogni bambino scattiamo tre primi piani del volto: uno frontale, uno di profilo e uno dall’alto. Stampiamo le immagini
Mettiamo un foglio di carta da lucido su ogni immagine e utilizzando un pennarello nero tracciamo i tre ritratti
Dividiamo le tre immagini in tante forme diverse, cercando di mantenere intatti gli elementi principali del volto (occhi, nasi, orecchie, bocche).
Tracciamo delle linee guida su un foglio bianco, quindi Incolliamo gli elementi ritagliati accostando le varie parti dei volti nel modo che più ci piace, tenendo come punto di riferimento le linee tracciate
Dipingiamo il nostro collage con i colori a tempera
Con i bambini spezzettiamo grossolanamente della carta di scarto (cartone e carta da imballaggio, cartoni delle uova, ecc.) e aggiungiamo della carta igienica. Mettiamo il tutto in una ciotola con dell’acqua. Per rendere l’impasto più duro si può aggiungere all’acqua della colla vinilica
Dopo aver lasciato macerare il composto per un giorno, frulliamo ed eliminiamo l’acqua in eccesso
Aggiungiamo alla pasta ottenuta fiorellini e foglie
Ora i bambini possono utilizzare la pasta di carta per rivestire delle ciotole:
Dopo averle fatte asciugare le nostre ciotole sono pronte!
Quest’anno per Pasqua abbiamo sperimentato la tintura naturale delle uova, e questa esperienza ci ha stimolati poi a fare ricerche nel campo dell’estrazione di pigmenti vegetali naturali per realizzare pigmenti in polvere, pastelli a cera ed acquerelli. Ne parleremo nei prossimi giorni…
… ma torniamo alle uova.
La prima cosa da fare è lavare i gusci delle uova con dell’aceto.
Poi prepariamo i pentolini per i bagni di tintura: noi abbiamo bollito bucce di cipolla dorata, succo di mirtillo, foglie d’acero e cavolo viola. Non servono proporzioni e ricette: tutto dipende dall’intensità del colore che si vuole ottenere e dal numero di uova che desideriamo tingere.
Scegliamo foglioline tenere e petali leggeri di fiori da mettere a disposizione dei bambini insieme a delle ciotoline d’acqua: le foglie e i fiori aderiranno semplicemente al guscio con poca acqua
Se i bambini sono piccoli, consiglio di utilizzare uova già sode, per limitare rotture e altri incidenti
Quando i bambini hanno completato il loro lavoro, dovremo avvolgere ogni uovo in un rettangolo ritagliato da una calza di nylon e chiuderlo “a caramella”
Immergiamo delicatamente le uova nel bagno di tintura e facciamo bollire per almeno 10 minuti
Dopo la bollitura togliamo le uova dalla pentola e lasciamole raffreddare.
A questo punto i bambini possono rimuovere il nylon, pulire le uova da foglie e fiori e lucidarle con l’olio di oliva
Per eruzione vulcanica s’intende la fuoriuscita sulla superficie terrestre, in maniera più o meno esplosiva, di magma (una volta eruttato il magma prende il nome di lava) ed altri materiali gassosi provenienti dal mantello o dalla crosta terrestre. In genere un’eruzione vulcanica avviene o dal cratere principale di un vulcano o dai crateri secondari presenti nell’edificio vulcanico.
Con questo esperimento scientifico i bambini possono visualizzare l’aumento di pressione che si crea nella “camera magmatica” del vulcano per azione del calore e la conseguente fuoriuscita di gas e bombe vulcaniche.
una brocca d’acqua (all’acqua potete aggiungere colorante rosso e del detersivo per piatti)
un tappo di gomma da provette per la beuta
un tappo di gomma da provette per l’imbuto
un fornelletto da esterno
materiali leggeri come argilla espanza, terriccio da cactus, pezzetti di corteccia ecc.
Preparazione
1. praticare un foro al centro del tappo di gomma grande e inserire l’imbuto
2. riempire la beuta con 500 ml di acqua, quindi inserire sul collo della beuta il tappo con l’imbuto. Premere bene per fissarlo saldamente
3. appoggiare il tappo di gomma piccolo sull’apertura dell’imbuto, senza spingere. NON PREMERLO! (la beuta potrebbe esplodere)
4. riempire l’imbuto di materiali secchi (sempre senza spingere)
Esecuzione dell’esperimento
1. recarsi all’esterno (considerate che l’eruzione raggiunge vari metri di altezza, quindi meglio farlo all’aperto per evitare di colorare il soffitto!)
2. porre la beuta sul fornelletto
3. accendere il fornelletto e attendere a qualche metro di distanza
L’eruzione vulcanica fa parte della serie di esperimenti che vengono proposti durante la prima grande lezione cosmica in relazione alla formazione del pianeta Terra
Naturalmente questo esperimento deve essere eseguito da un adulto, mentre i bambini osservano, ma vale davvero la pena proporlo perchè è una rappresentazione più fedele alla realtà rispetto al vulcano bicarbonato di sodio e aceto. Inoltre l’eruzione è davvero spettacolare.
Condivido gratuitamente questa ruota che ho preparato per i miei bambini per raccontare la leggenda di San Martino e animare iil cerchio del mattino. Il testo è molto semplificato e adatto in particolare alla scuola d’infanzia.
MARTINO CAVALCA: In una gelida giornata di novembre, il soldato Martino attraversa la città a cavallo.
IL POVERELLO: un povero uomo sta seduto nella neve vestito con pochi stracci: a freddo e fame.
LA SPADA DI MARTINO: Martino vede il poverello e afferra la sua spada.
LA DIVISIONE DEL MANTELLO: con la spada Martino divide a metà il suo mantello.
IL DONO: Martino dona al poverello una metà del suo mantello e si allontana.
IL MEZZO MANTELLO: il poverello è contento per il mantello ricevuto che gli scalda il corpo e il cuore.
L’ESTATE DI SAN MARTINO: il gesto di Martino ha reso il mondo un posto migliore, e il mondo gli dice grazie con tre giorni di sole.
IL SOGNO: Martino sogna di aiutare tutti i poverelli del mondo e smette di fare il soldato.
IL RECINTO DELLE OCHE: Martino era un uomo saggio e generoso. Tutti volevano che diventasse il loro capo, così lui si nascose.
LA RICERCA: tutti si misero a cercarlo con le lanterne accese, e lo trovarono perchè le oche iniziarono a starnazzare fortissimo.
VESCOVO DI TOURS: alla fine Martino accetta l’incarico.
LA FESTA: ogni anno l’11 novembre prepariamo i biscotti, sfiliamo con le lanterne, cantiamo e recitiamo la leggenda di San Martino.
Con semplici ingredienti (curcuma, alcool denaturato e bicarbonato di sodio) realizza dei fantastici progetti artistici o scrivi i tuoi messaggi segreti! Qui applichiamo la “ricetta” ad un’attività per Halloween
Inchiostro invisibile: come si fa
sciogli del bicarbonato di sodio in acqua calda
2. usa la miscela per realizzare il tuo disegno o scrivere il tuo messaggio segreto:
3. fai asciugare bene
4. sciogli della polvere di curcuma nell’alcool denaturato
Insegna ai bambini come fare e ricevere complimenti;
alimenta l’autostima;
insegna ai bambini ad apprezzarsi a vicenda e lavorare insieme;
aiuta a riconoscere il bene negli altri
alimenta l’empatia e il senso di comunità.
Il gioco dei complimenti non è un passatempo, è una lezione. Purtroppo spesso gli insegnanti cadono nella tentazione di trattare tutti i giochi come esercizi di riscaldamento per l’apprendimento “reale” che dovrebbe avvenire dopo.
Regole del gioco
Il gioco dei complimenti implica alcune regole di base: . il complimento deve essere sincero e gentile e riguardare le azioni di qualcuno: non può riguardare l’aspetto personale o i vestiti . devi guardare la persona negli occhi mentre le fai un complimento.
Per chiedere a un bambino di fare un complimento ad un altro possiamo dire: “Gabriele, chi vuoi far sentire bene?” Dopo che il bambino ha fatto il suo complimento, possiamo dire: “Vedo che Azzurra sta sorridendo, vuol dire che l’hai fatta sentire bene” o anche “Gabriele sei un supereroe! Puoi rendere le persone felici!”
Variante 1
Durante il cerchio del mattino diciamo ai bambini che ci piacerebbe dedicare un momento per i complimenti ogni giorno per il tutto il mese. Chiediamo ai bambini: “Che cos’è un complimento?” I bambini più grandi risponderanno, ad esempio “È quando dici qualcosa di bello su qualcuno”. Diciamo: “Sì, e il miglior complimento è quando fai sapere a qualcuno che ti piace qualcosa che ha fatto. Possiamo fare complimenti sull’aspetto di qualcuno o sui suoi vestiti, ma il miglior è dirgli che ci piace qualcosa del suo comportamento” “Un’altra cosa che devi sapere sui complimenti è che quando qualcuno ti fa un complimento, devi guardarlo negli occhi e dirgli: “Grazie.” “Ora farò a ciascuno di voi un complimento camminando nel cerchio e fermandomi davanti a ciascuno di voi”. “Andrea, mi piace come aiuti i più piccoli ad indossare la giacca”. “Grazie” “Mattia, mi piace che sorridi sempre quando mi saluti.” “Grazie.” “Emma, mi piace come balli quando facciamo il gioco delle balene.” “Grazie.” …e così via, facendo complimenti e ricevendo ringraziamenti in cambio. “Ora tocca a voi farmi un complimento.” Si consiglia di iniziare con i bambini più grandi, così i più piccoli avranno molti esempi da seguire su come fare e ricevere un complimento. Diciamo: “Domani sarà il giorno dei complimenti per Andrea, e ognuno di noi le farà un complimento. Faremo a turno fino a quando tutti avranno avuto la loro giornata di complimenti. ” Si consiglia di dire sempre il giorno prima chi sarà il bambino che riceverà i complimenti, per dare modo agli altri di pensare a cosa dire. Fa davvero bene sentire 20 o più persone dire qualcosa di sincero e gentile su di te! Nel giro di pochi giorni, introducendo il momento dei complimenti, l’atmosfera di classe si ingentilisce. I bambini, nel loro giorno dei complimenti, si sentono speciali e sembrano camminare sollevati da terra e tutti si comportano in modo più paziente l’uno con l’altro.
Variante 2
Prepariamo un piccolo pacchettino confezionato con cura e con un bel fiocco. Diciamo: “C’è un regalo che possiamo fare ai nostri amici e che non costa soldi: un complimento”. Chiediamo ad ogni bambino a turno di passare il pacchetto a un altro bambino accampagnandolo ad un complimento. Chiediamo ai bambini come li ha fatti sentire aver detto qualcosa di carino a qualcuno e di come sia fare sia ricevere un complimento faccia sentire bene.
Variante 3
I bambini formano un grande cerchio e l’insegnante tiene in mano una palla o un anello di corda (tenere la palla o l’anello aiuta i bambini a concentrarsi e gestire meglio l’eventuale nervosismo). Dai la palla o l’anello a un bambino e chiedigli di entrare nel centro del cerchio. Gli altri, a turno, gli fanno un complimento. Invita i bambini a tenere il contatto visivo col bambino nel mezzo, dire il proprio nome e fargli un complimento specifico su qualcosa che ha fatto (ad esempio “Mi è piaciuto molto il modo in cui mi hai aiutato ad apparecchiare oggi.”). Il bambino che riceve i complimenti dovrebbe guardare l’altro negli occhi e ringraziarlo per le sue parole.
Variante 4 (per bambini che sanno leggere)
Ogni bambino (e l’insegnante) scrive il proprio nome su un foglietto di carta e lo mette in un contenitore, si mescolano i cartellini ed ognuno ne pesca uno. A turno ogni partecipante fa un complimento alla persona indicata nel cartellino che ha pescato.
Variante 5 (per bambini che sanno leggere)
Il gioco consiste nell’abbinare il giusto complimento al giusto destinatario. Per preparare questo gioco, scriviamo un complimento specifico per ogni bambino su dei pezzetti di carta. Bisogna essere il più specifici possibile per garantire che i giocatori possano abbinare il complimento al destinatario previsto. Le prime volte usiamo solo cinque foglietti alla volta e cinque bambini, più il bambino che deve indovinare. Chiedi a un bambino di venire da te e dagli i cartellini dei complimenti, poi chiedigli di leggere ogni complimento in silenzio e dare ogni cartellino allo studente per il quale secondo lui il complimento è stato scritto, il più rapidamente possibile. Dopo che il bambino ha abbinato i cartellini, consenti ai destinatari dei complimenti di leggere i foglietti che hanno ricevuto. Se i complimenti sono stati tutti distribuiti in modo appropriato, puoi tenere il tempo impiegato dal bambino. Ripeti il processo con gli altri bambini e se vuoi puoi premiare il bambino che abbina correttamente i complimenti nel più breve tempo possibile con un premio speciale.
Variante 6
In questa variante i bambini fanno complimenti agli altri mentre lanciano un sacchettino di stoffa riempito di fagioli. I bambini siedono in cerchio. Dai il sacchettino ad un bambino e digli che deve scegliere un altro bambino, fargli un complimento e poi lanciargli il sacchetto di fagioli. Continua così, permettendo a tutti i bambini di prendere e lanciare il sacchetto di fagioli mentre danno e ricevono complimenti.
Variante 7
In questa variante del gioco, dopo che un bambino ha fatto un complimento ad un altro, i due bambini si abbracciano. In effetti i complimenti che si scambiano i bambini possono essere un po’ troppo studiati e superficiali, ma l’abbraccio finale non può che essere autentico.
Esperimento scientifico: un termometro fatto in casa.
Scopo
Comprendere come funziona un termometro.
Età
Dai 9 anni.
Materiali
Acqua cannuccia trasparente plastilina o colla a caldo colorante alimentare bottiglia di plastica trasparente col tappo alcol denaturato un contagocce olio vaso col tappo imbuto.
Note di sicurezza
Finché usiamo i materiali ragionevolmente questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento ci farà comprendere come funziona un termometro
. nel vaso misceliamo una parte di acqua e una parte di alcol denaturato. Aggiungiamo del colorante alimentare. Dovremo preparare una quantità di soluzione che ci permetta di riempire completamente la bottiglia scelta, con un ciotolina di avanzo. Teniamo sempre coperta la soluzione, poiché l’alcol evapora molto facilmente
. versiamo la soluzione nella bottiglia evitando di farla traboccare
. per arrivare a riempirla fino al collo completiamo l’operazione con un contagocce. Teniamo coperta la soluzione col tappo o un bicchiere rovesciato
. inseriamo con delicatezza la cannuccia lasciando che almeno 10 centimetri di cannuccia rimangano fuori dalla bottiglia. La cannuccia non deve toccare il fondo della bottiglia e con la plastilina sigilliamo accuratamente la cannuccia attorno al collo della bottiglia
. se non abbiamo plastilina, possiamo praticare un foro nel tappo, far passare la cannuccia e sigillare tutto con la colla a caldo
. con il contagocce aggiungiamo nella cannuccia la soluzione che abbiamo tenuto da parte, di modo che nella cannuccia al di fuori della bottiglia ci siamo circa 5 centimetri di soluzione
. col contagocce inseriamo nella cannuccia poche gocce d’olio per isolare la soluzione alcolica e impedire che evapori
. possiamo fissare un pezzetto di cartoncino bianco alla cannuccia: questo ci permetterà di visualizzare meglio il liquido nella cannuccia, e ci permetterà di segnare il livello del liquido
. segniamo una tacca sul cartoncino per il termometro a temperatura ambiente
. mettiamo il termometro in una ciotola di acqua e ghiaccio e segniamo la tacca per il livello che il termometro raggiunge nella ciotola
. riportiamo il termometro a temperatura ambente, poi mettiamolo in un pentolino con acqua calda e segniamo la tacca per il livello che il termometro raggiunge nel pentolino
Chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
La piccola colonna d’aria fornita dalla cannuccia consente al liquido di espandersi verso l’alto quando l’ambiente si scalda. Infatti, avrai notato che il liquido è salito nella cannuccia quando hai immerso il termometro nell’acqua calda. Avrai anche notato che il liquido è sceso nella cannuccia quando hai immerso il termometro nell’acqua col ghiaccio. Tutta la materia è fatta di particelle e tutte queste particelle sono in costante movimento. L’energia coinvolta in questo movimento è chiamata energia cinetica. Quando la temperatura della materia diminuisce, le sue particelle si muovono più lentamente, si avvicinano tra loro e l’energia cinetica diminuisce. Quando la temperatura aumenta, le particelle nella soluzione del termometro si muovono più velocemente e si allontanano tra loro quindi la soluzione si espande e sale nelle cannuccia. Quando usi il termometro, trasferisci la temperatura e l’energia cinetica dell’esterno alla soluzione all’interno del termometro. La soluzione nel termometro cambia per adattarsi alle nuove condizioni della soluzione e i risultati sono visibili e possono essere misurati. L’alcol è un liquido molto volatile, cioè evapora molto rapidamente. È per questo che mentre costruisci il termometro devi coprire i contenitori. Il termometro inoltre smetterà di funzionare una volta tutto l’alcol sarà evaporato.
Far diminuire la pressione interna ad un bicchiere tramite combustione.
Età
Dai 9 anni.
Materiali
Due bicchiere identici fiammiferi candela carta igienica acqua.
Note di sicurezza
Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza. Eseguire l’esperimento lontano da materiali infiammabili e legarsi i capelli.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che è possibile far diminuire la pressione interna ad un bicchiere facendo bruciare al suo interno una candela
. impiliamo 4 fogli di carta igienica uno sull’altro per ottenere un quadrato spesso di carta e ritagliamo al centro un foro circolare del diametro di almeno 3 cm
. mettiamo una candela al centro del primo bicchiere, eventualmente fissandola con della cera o un po’ di pasta da modellare
. mettiamo la carta sul bordo del bicchiere
. accendiamo la candela
. bagniamo la carta facendo gocciolare dell’acqua
. immergiamo il bordo del secondo bicchiere in una ciotola d’acqua e posiamolo capovolto sul primo bicchiere
. dopo un po’ di tempo la candela si spegnerà
perché la fiamma avrà consumato tutto l’ossigeno, e si sarà creato un vuoto parziale nei due bicchieri. Grazie a questo vuoto potremo sollevare i due bicchieri uniti tra loro:
Esperimento scientifico: una candela che succhia l’acqua.
Scopo
Dimostrare che la combustione consuma ossigeno.
Età
Dai 6 anni.
Materiali
Un piatto o un contenitore di plastica candeline da compleanno un vaso di vetro trasparente pasta da modellare acqua colorata.
Note di sicurezza
Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza. Eseguire l’esperimento lontano da materiali infiammabili e legarsi i capelli.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che la combustione consuma ossigeno
. per fissare la candelina al piatto possiamo usare un po’ di cera fusa oppure una pallina di pasta da modellare. Mettiamo quindi una candela in verticale in mezzo al piatto
. riempiamo il piattino con acqua e accendiamo la candela
. capovolgiamo un vaso trasparente sulla candela accesa
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni
. i bambini scopriranno che dopo alcuni secondi la candela si spegne, quindi il livello dell’acqua inizia a salire
. ripetiamo l’esperimento, ma questa volta con due candeline accese
. quando si spegneranno avranno risucchiato più acqua
. accendiamo tre candele e ripetiamo:
. proviamo con 5 candeline e un vaso più grande:
. quando si spegneranno avranno risucchiato tantissima acqua. L’effetto sarà velocissimo e davvero sorprendente
Osservazioni e conclusioni
Mentre le candeline bruciano all’interno del vaso, il calore fa espandere l’aria. Il vaso si riempie lentamente con l’aria calda che occupa più spazio rispetto all’aria fredda, quindi parte di essa fuoriesce dal vaso. Quando le candeline bruciano reagiscono con l’ossigeno presente nell’aria, questo riduce la quantità di ossigeno e aumenta la quantità di anidride carbonica nel vaso. L’ossigeno costituisce solo il 20% dell’aria e una candela smetterà di bruciare quando il livello di ossigeno scenderà a circa il 15%. Quando le candeline si spengono nel vaso, l’aria al suo interno si raffredda. Mentre l’aria si raffredda, la pressione all’interno del vetro diminuisce perché quando i gas si raffreddano si restringono. L’effetto del raffreddamento dei gas è molto maggiore della semplice perdita di ossigeno. Inoltre, parte dell’anidride carbonica formata dalla fiamma si dissolve nell’acqua, diminuendo ulteriormente la pressione. L’acqua al di fuori del vaso viene spinta nel vaso dalla pressione più alta dell’esterno rispetto all’interno del vaso.
Questo esperimento mostra una reazione da ossidazione e la pressione dell’aria.
Materiali
Pagliette non saponate aceto una bottiglia di vetro trasparente un palloncino.
Età
Dai 6 anni.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostra una reazione di ossidazione
. prendiamo alcuni fili di lana d’acciaio da una paglietta e mettiamoli in una bottiglia di vetro trasparente
. versiamo dell’aceto (o succo di limone) sulla lana d’acciaio
. fissiamo un palloncino sulla bocca della bottiglia e lasciamo riposare
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
L’aceto rimuove il rivestimento dalla lana d’acciaio, quindi l’acciaio, in presenza di ossigeno, inizia ad ossidarsi Mentre la reazione avviene, il palloncino verrà spinto nella bottiglia, perché la reazione di ossidazione consuma l’ossigeno contenuto nella bottiglia, riducendo la pressione al suo interno. Poiché la pressione all’esterno della bottiglia è maggiore della pressione all’interno della bottiglia, questa spingerà il pallone verso l’interno.
Osservare come un combustibile brucia in presenza di ossigeno, ma non in presenza di anidride carbonica.
Età
Dai 9 anni.
Materiali
Piattini due bottigliette di vetro lievito in polvere bastoncini per spiedini in legno e accendino oppure fiammiferi lunghi bicarbonato di sodio aceto o succo di limone due bicchierini acqua ossigenata.
Note di sicurezza
Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza. Eseguire l’esperimento lontano da materiali infiammabili e legarsi i capelli.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che un combustibile brucia in presenza di ossigeno, ma non in presenza di anidride carbonica
. mettiamo sul tavolo le due bottigliette una accanto all’altra
. riempiamo la prima bottiglietta per circa un terzo con acqua ossigenata e aggiungiamo del lievito
. agitiamo la bottiglietta con delicatezza, copriamola con un bicchiere capovolto, e lasciamo riposare per circa 10 minuti
. versiamo nella seconda bottiglietta 4 cucchiaini di bicarbonato e aceto bianco o succo di limone, versandolo poco alla volta. Copriamo anche questa bottiglietta con un bicchiere capovolto
. accendiamo la punta dello spiedino (o un lungo fiammifero) e aspettiamo che si formi una bella brace prima di spegnere
Togliamo il bicchiere dalla prima bottiglietta e inseriamo lentamente il bastoncino: la fiamma si riaccenderà
. passiamo il bastoncino acceso nella seconda bottiglietta: il fuoco si spegnerà
Possiamo ripetere l’esperimento più volte finché l’ossigeno non si esaurirà completamente nella prima bottiglietta
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
Nella prima bottiglietta il contatto tra acqua ossigenata e lievito produce ossigeno perché l’acqua ossigenata è un veleno per il lievito. Il lievito si difende dall’acqua ossigenata trasformandola in composti innocui, cioè in acqua e ossigeno, per l’azione degli enzimi della perossidasi. L’ossigeno è un comburente, cioè aiuta la fiamma a bruciare, e per questo il bastoncino si accende. Nella seconda bottiglietta l’aceto e il bicarbonato di sodio subiscono una reazione chimica che porta alla formazione di anidride carbonica e di sodio acetato, un sale che rimane in soluzione. L’anidride carbonica ostacola il fuoco soffocando la combustione, ed è per questo che il bastoncino si spegne.
Dimostrare che una candela brucia in presenza di ossigeno e si spegne se viene a mancare.
Età
Dai 6 anni.
Materiali
Almeno tre candele vassoi e ciotole almeno tre vasetti di vetro o bicchieri di diverse dimensioni.
Note di sicurezza
Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che una candela brucia in presenza di ossigeno e si spegne se viene a mancare
. con la cera fissiamo le candele al fondo del supporto scelto
. accendiamo le candele e copriamole ognuna con un barattolo di dimensione diversa. Lasciamo una candela scoperta
. osserviamo le candele, facendo attenzione a quando si spengono
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
La candela ha bisogno di ossigeno per bruciare, e l’ossigeno è nell’aria. Quando l’ossigeno si esaurisce nel vaso, la candela si spegne. In un barattolo più piccolo ci sarà meno aria, quindi meno ossigeno, di conseguenza le candele coperte dai vasetti più piccoli si spegneranno prima.
Osservare che la candela brucia in presenza di ossigeno, ma non in presenza di anidride carbonica.
Materiali
Candele di compleanno o candele a stelo aceto o succo di limone lievito secco in polvere vaso di vetro pulito cucchiaio fiammiferi piccolo pezzo di pasta da modellare o cera.
Note di sicurezza
Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza.
Età
Dai 6 anni.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe.
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che la candela brucia in presenza di ossigeno, ma non in presenza di anidride carbonica
. prendiamo un piccolo pezzetto di pasta da modellare e pressiamolo bene sul fondo del primo barattolo
. incastriamo bene una candelina nella pasta
. versiamo con cura un cucchiaio di lievito dentro il vaso, tutto intorno alla candela, distribuendolo uniformemente
. accendiamo la candela con un fiammifero
. versiamo lentamente e delicatamente una piccola quantità di aceto nel barattolo
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
La candela brucia per un po’ e poi si spegne. L’atmosfera terrestre è formata da vari gas, tra i quali ossigeno, azoto e anidride carbonica. L’ossigeno e l’azoto sono leggeri. L’ossigeno ha la proprietà di aiutare il fuoco a bruciare. L’anidride carbonica è più pesante degli altri gas e non permette alle sostanze di bruciare in sua presenza. Quando aggiungiamo l’aceto al lievito, le due sostanze reagiscono tra loro. Questa reazione produce anidride carbonica, che è più pesante dell’ossigeno, e per questo riempie la parte più bassa del vaso, spingendo via l’ossigeno. Quando l’anidride carbonica prodotta dalla reazione riempie il vaso, la fiamma della candela si spegne. Il fuoco, infatti, non può ardere in presenza di anidride carbonica. La fiamma della candela si spegne quando non ha più ossigeno da bruciare. Lo stesso principio si applica agli estintori, che sono riempiti di anidride carbonica sotto pressione. Gli estintori infatti soffocano gli incendi togliendo l’ossigeno al fuoco.
Mostrare gli effetti della riflessione della luce.
Età
Dai 10 anni.
Materiali
Una bottiglia di plastica trasparente punteruolo o forbici acqua torcia o puntatore laser lavandino o bacinella una stanza facilmente oscurabile.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra gli effetti della riflessione della luce
. pratichiamo un foro nella bottiglia di plastica a circa 5 centimetri dal fondo
. copriamo provvisoriamente il foro con del nastro isolante o col dito e riempiamo la bottiglia di acqua
. avvitiamo il tappo alla bottiglia
. oscuriamo la stanza e togliamo il tappo della bottiglia: l’acqua fluirà in un arco
. facciamo brillare la torcia attraverso il flusso d’acqua puntandola sul lato opposto al foro. Se necessario copriamo una parte della torcia con le dita per restringere il raggio
Osservazioni e conclusioni
La luce si piega con l’arco d’acqua e crea un bagliore luminoso dove l’acqua tocca il lavandino. Quando la luce nella corrente d’acqua colpisce il confine tra l’acqua e l’aria, gran parte della luce viene riflessa nel flusso d’acqua. La luce continua questa riflessione interna lungo tutto l’arco formato dall’acqua che cade. Lo stesso principio è usato per trasmettere segnali luminosi attraverso fibre ottiche flessibili.
Dimostrare che l’acqua e i metalli assorbono calore impedendo a oggetti infiammabili di bruciare.
Età
Dai 9 anni.
Materiali
Candela accendino o fiammiferi 2 Palloncini una moneta filo di cotone 2 scatoline di carta 2 sacchetti di plastica 2 bicchieri di plastica acqua (eventualmente colorata con coloranti alimentari o acquarelli) mascherina.
Note di sicurezza
Eseguire l’esperimento all’aperto o in una stanza ben aerata. Insegnare ai bambini come utilizzare i fiammiferi in sicurezza. Indossare una mascherina.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che l’acqua e i metalli assorbono calore impedendo a oggetti infiammabili di bruciare
. accendiamo la candela
. mettiamo un pezzetto di filo di cotone sulla fiamma della candela: brucerà
. prendiamo un altro pezzo di filo, leghiamogli una moneta e mettiamolo sulla fiamma: il filo non brucerà
. mettiamo una scatolina sulla fiamma: brucerà
. versiamo dell’acqua in un’altra scatolina e mettiamola sulla fiamma: la scatolina non brucerà
. mettiamo un bicchiere sulla fiamma: brucerà
. mettiamo delle monete in un altro bicchiere e mettiamolo sulla fiamma: il bicchiere non brucerà
. gonfiamo un palloncino e mettiamolo sulla candela: esploderà. Mettiamo un po’ d’acqua in un altro palloncino e gonfiamolo
. avviciniamo lentamente il palloncino alla candela: il palloncino non esploderà
. mettiamo un sacchetto sulla fiamma: brucerà
. mettiamo dell’acqua in un altro sacchetto e mettiamolo sulla fiamma: il sacchetto non brucerà
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
L’acqua assorbe molto bene il calore. Le pareti sottilissime del palloncino consentono al calore di attraversarle senza problemi e riscaldare l’acqua all’interno. L’acqua più vicina alla fiamma si riscalda e inizia a salire, così l’acqua più fredda la sostituisce e assorbe il calore della candela. Il lo scambio di acqua calda e fredda continua a circolare all’interno del palloncino, che per questo motivo non scoppia. La fuliggine sul fondo del pallone è in realtà carbonio che si è depositato lì dalla combustione dello stoppino: questa fuliggine rende il palloncino più resistente al fuoco. Usare l’acqua per controllare il calore è un processo molto interessante: il nostro corpo, ad esempio, si raffredda espellendo il sudore.
Indagare l’effetto di diversi liquidi sulla tensione superficiale dell’acqua.
Età
Dai 6 anni.
Materiali
Sapone liquido vari liquidi domestici, ad esempio: aceto, latte, olio da cucina, balsamo, soia di salsa vaschetta del ghiaccio o portauova un cartone del latte pepe macinato o altra spezia cotton fioc o bastoncini per spiedini teglia o ampio contenitore.
Note di sicurezza
Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento indaga l’effetto di diversi liquidi sulla tensione superficiale dell’acqua
. prepariamo un vassoio per cubetti di ghiaccio o un contenitore per uova con una piccola quantità di diversi liquidi domestici in ogni compartimento
. mettiamo un po’d’acqua in un piatto fondo. Cospargiamo la superficie dell’acqua con pepe macinato o altra spezia
. immergiamo un’estremità del cotton fioc in un liquido alla volta e proviamo ad immergerla nell’acqua, osservando il risultato
. da ultimo immergiamo il cotton fioc imbevuto di sapone liquido
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni e scegliamo quale liquido è il migliore
. prendiamo un contenitore vuoto del latte e ritagliamo una barchetta lunga circa 4 cm. Ritagliamo una piccola tacca sul retro della barchetta
. riempiamo una teglia con acqua
. posizioniamo la barchetta sulla superficie dell’acqua
. immergiamo un cotton fioc nel detersivo liquido e usiamolo per toccare l’acqua vicina alla parte posteriore della barca
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
La superficie dell’acqua è un po’ come la superficie di un palloncino gonfio. Nel palloncino ogni molecola della gomma le molecole che le stanno intorno. La superficie dell’acqua è simile perché ogni molecola d’acqua tira le molecole che le stanno intorno. Se si conficca uno spillo in un palloncino, la gomma si allontana da quel punto. Qualcosa di simile accade quando si mette del sapone sulla superficie dell’acqua. Quando mettiamo il sapone accanto al retro della barchetta, l’acqua si muove la parte posteriore della barca è spinge la barca in avanti, proprio come i gas caldi che escono dal fondo di un razzo lo spingono verso l’alto. In natura, quando un uccello sbatte le ali preme verso il basso l’aria, e di conseguenza va verso l’alto. Quando nuotiamo le braccia spingono l’acqua all’indietro e questo è ciò che ci fa muovere in avanti. Nel caso della barchetta alimentata a sapone, l’acqua viene spinta all’indietro dal sapone, e per questo la barca va avanti. Senza sapone, l’acqua tira la barca da tutte le direzioni, e di conseguenza il suo movimento è minimo.
Dimostrare le proprietà della tensione superficiale dell’acqua.
Età
Dai 6 anni.
Materiali
Uno stuzzicadenti shampoo una bacinella d’acqua forbici.
Note di sicurezza
Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra le proprietà della tensione superficiale dell’acqua
. arrotondiamo una delle punte dello stuzzicadenti con le forbici e usiamola per tamponare un po’ di shampoo
. mettiamo lo stuzzicadenti nella bacinella
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
Lo stuzzicadenti inizierà a muoversi nella direzione della punta appuntita. Lo shampoo contiene agenti che riducono la tensione superficiale dell’acqua. Non appena lo shampoo sulla punta dello stuzzicadenti si scioglie, riduce la tensione superficiale dell’acqua attorno, liberando così la presa dell’acqua su quella estremità dello stuzzicadenti. L’acqua attorno all’altra estremità dello stuzzicadenti ha ancora tensione superficiale, quindi tira lo stuzzicadenti in quella direzione.
Dimostrare le proprietà della tensione superficiale dell’acqua.
Età
Dai 6 anni.
Materiali
Un vaso cilindrico pieno d’acqua talco detersivo per i piatti.
Note di sicurezza
Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra l’azione della tensione superficiale
. riempiamo il vaso di acqua e cospargiamo di talco la superficie dell’acqua
. il talco galleggerà sulla superficie: la tensione superficiale dell’acqua è tale da trattenere le piccole particelle di polvere sulla superficie
. ora mettiamo una goccia di detersivo per piatti nell’acqua
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
Il sapone rompe la tensione superficiale dell’acqua permettendo talco di cadere nell’acqua. È interessante da guardare: la polvere cadrà semplicemente attraverso il foro creato dal sapone: il resto continuerà a rimanere in cima all’acqua, come neve che cade da una nuvola.
Acqua un piatto fondo pepe macinato (o altre spezie in polvere) detersivo liquido.
Note di sicurezza
Dopo l’esperimento gettare l’acqua saponata per evitare che venga accidentalmente ingerita. Non toccarsi gli occhi e il naso dopo aver maneggiato il pepe.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra la tensione superficiale
. versiamo l’acqua nel piatto
. cospargiamo la superficie dell’acqua con pepe macinato
. versiamo una goccia di detersivo per i piatti sulla punta di un dito
. tocchiamo con la punta del dito la superficie dell’acqua, al centro del piatto
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni. Cosa è successo? Perché?
Osservazioni e conclusioni
La maggior parte dei granelli di pepe è sfrecciata ai lati del piatto e alcuni granelli sono caduti sul fondo. La prima domanda da porsi è: “Perché i fiocchi di pepe galleggiano? Perché non affondano o si dissolvono nell’acqua?” Il pepe è idrofobo, cioè l’acqua non è attratta dal pepe, e per questo il pepe non può dissolversi in essa. I granelli di pepe galleggiano perché le molecole d’acqua si attraggono tra di loro e sulla superficie si comportano come un sottile film elastico. Poiché i fiocchi di pepe sono leggeri e idrofobi, la tensione superficiale li fa galleggiare sopra. La domanda successiva a cui pensare è: “Perché il pepe fugge ai bordi del piatto quando il sapone tocca l’acqua?” Il sapone riduce la tensione superficiale dell’acqua, riducendo la reciproca attrazione delle molecole d’acqua. Lungo i bordi del piatto, lontani dal sapone, la tensione superficiale dell’acqua non cambia, quindi attrae il pepe. Il sapone quindi rompe la tensione superficiale e quando la tensione superficiale si rompe, il pepe viene tirato verso i bordi del piatto. L’acqua da sola non è in grado di eliminare lo sporco da un piatto o un tessuto. I detersivi hanno grandi proprietà: si dissolvono nell’acqua, riducendo la reciproca attrazione delle sue molecole, mentre attirano e legano insieme piccole particelle di sporco. In questo modo, lo sporco viene staccato dal piatto o dal tessuto e disperso in acqua, e questo consente un lavaggio efficace.
Conoscere i processi coinvolti nella produzione della ricotta.
Età
Dai 6 anni.
Materiali
2 parti di kefir 1 parte di latte intero.
Si può utilizzare kefir pronto oppure prepararlo con i granuli di fungo tibetano per kefir
Note di sicurezza
Spiegare ai bambini come evitare i pericoli legati uso dei fornelli e di materiali molto caldi.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento ci aiuterà a conoscere i processi coinvolti nella produzione della ricotta
. portiamo il latte a ebollizione, quindi versiamo il kefir e mescoliamo. Il coagulo dovrebbe iniziare ad apparire dopo pochi secondi
. mescoliamo delicatamente tenendo il fuoco basso
. i grumi diventano sempre più grandi e il siero di latte si separa dai grumi
. mettiamo una garza o un panno di lino o un pezzo di collant in un colino e scoliamo il nostro composto
. facciamo gocciolare bene il siero
. quindi mettiamo la ricotta in un piatto
. condiamo con sale e se vogliamo aggiungiamo spezie a piacere e olio
. dopo la produzione di ricotta avremo come avanzo di produzione il siero di latte. Il siero di latte contiene molto calcio e altri sali minerali. Sfortunatamente, non ha un buon sapore. Puoi provarlo a bere, oppure darlo ai tuoi animali domestici (ai miei gatti piace) o usarlo per innaffiare le piante.
Osservazioni e conclusioni
Il latte è costituito da acqua, zuccheri, proteine (tra le quali la caseina), grassi e sali minerali uniti in una miscela chiamata colloide.
Un colloide è una miscela che non si separa col passare del tempo (come l’acqua e la sabbia) e nemmeno può essere separata con un normale filtraggio.
Normalmente le molecole di caseina si respingono a vicenda, ma se il pH del latte diminuisce, le molecole di caseina si attraggono improvvisamente l’una con l’altra. Questo le fa aggregare tra loro a forme una sostanza che non è latte, ma cagliata.
Questo processo è detto coagulazione.
Il liquido che rimane dopo la coagulazione è il serio di latte.
Il pH del latte può essere abbassato in diversi modi. Nella nostra ricetta abbiamo abbassato il pH aggiungendo il kefir, che è acido.
Il kefir avvia il processo di coagulazione e il calore accelera la reazione.
Comprendere che lo yogurt è il sottoprodotto di batteri che digeriscono il lattosio nel latte.
Materiali
Un litro di latte 4 cucchiai colmi di yogurt con fermenti lattici attivi bagno di acqua calda o sole estivo normale attrezzatura da cucina garza termometro da cucina (opzionale).
Note di sicurezza
Spiegare ai bambini come evitare i pericoli legati uso dei fornelli e materiali molto caldi.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che lo yogurt è il sottoprodotto di batteri che digeriscono il lattosio nel latte
. riscaldiamo il latte a fuoco molto basso senza portarlo a ebollizione (dovrebbe essere intorno agli 80° C)
. togliamo il latte dal fuoco e lasciamolo raffreddare (fino a 45 ° C)
. aggiungiamo lo yogurt al latte e mescoliamo bene
. prepariamo una vaschetta di plastica con acqua calda (45°), versiamo il composto in più vasetti di vetro e immergiamoli nell’acqua calda
. in estate mettiamo la vaschetta al sole, in inverno teniamola su di un termosifone per 8-12 ore
. in estate possiamo anche semplicemente versare il composto in un vaso di vetro e metterlo in un luogo caldo e in ombra per 12 ore
. filtriamo con una garza se vogliamo uno yogurt più denso prima di gustare in nostro yogurt, teniamolo un paio d’ore in frigorifero
. mangiamolo al naturale o aggiungendo i nostri frutti preferiti
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
I batteri che “producono” yogurt più conosciuti sono: Lactobacillus acidophilus, Bifido bacterium, Lactobacillus bulgaricus e Lactobacillus casei. Grazie all’azione di questi batteri il latte cambia la sua composizione e diventa più digeribile. Questi batteri partecipano anche alla produzione di alcune vitamine nel tratto digestivo, formano una barriera protettiva contro i microrganismi patogeni, possono essere mangiati anche da persone allergiche al latte vaccino. Lo yogurt è il prodotto che deriva dalla fermentazione batterica del latte. Quando acquisti yogurt che contiene “fermenti lattici attivi”, significa che in quello yogurt sono ancora presenti batteri viventi. Alimentando questi batteri e mantenendoli alla loro temperatura ottimale, essi mangeranno, si moltiplicheranno e trasformeranno il latte in yogurt. I batteri utilizzati nella produzione dello yogurt metabolizzano il lattosio, uno zucchero presente nel latte, per produrre energia e creare acido lattico come prodotto di scarto. Questo acido aiuta a dare allo yogurt la tipica consistenza e il sapore che conosciamo. Quando riscaldiamo il latte le catene che formano le sue proteine si rilasciano. Raffreddando il intorno ai 45 gradi, arriviamo alla temperatura ottimale affinché i batteri dello yogurt subiscano il metabolismo. Poichè i batteri producono gradualmente acido lattico, le proteine si trasformano gradualmente in solidi e si coagulano delicatamente in una rete di catene. Questa rete è in grado di intrappolare il liquido all’interno e il prodotto finale è un gel liscio che si rafforza nel tempo. Tempi di fermentazione più lunghi produrranno uno yogurt più acido e più forte. Filtrando il prodotto si ottiene uno yogurt più denso perché la filtrazione separa fisicamente la cagliata solida dal siero di latte liquido. Il grasso del latte non partecipa a questo processo, ma influenza la consistenza e il sapore del prodotto finale. Se abbiamo accesso a un microscopio a luce composta, possiamo osservare i batteri dello yogurt ad alto ingrandimento. Per preparare il vetrino usare lo stuzzicadenti per spalmare una piccola quntità di yogurt sul vetrino, aggiungere una goccia d’acqua e fermare col vetrino coprioggetto. In generale, questi batteri si presentano in due forme principali: a forma di stelo oblungo (Lactobacillus) o a forma di piccola sfera (Streptococco).
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Conoscere i processi coinvolti nella produzione del burro.
Età
Dai 4 anni.
Facciamo il burro coi bambini Materiali
. panna (la più grassa che trovi) . un vaso di vetro o plastica con coperchio a tenuta grande 3 volte almeno la quantità di panna . una bottiglia di plastica (facoltativa) . una ciotola . acqua corrente.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Facciamo il burro coi bambini Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. almeno cinque ore prima di eseguire l’esperimento tiriamo la panna fuori dal frigo, in modo che al momento di utilizzarla sia a temperatura ambiente
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. versiamo la panna nel barattolo e avvitiamo il coperchio con cura. Per iniziare si può usare una bottiglia di plastica, e poi travasare la panna in un vaso
. iniziamo a scuotere il barattolo (o la bottiglia) avanti e indietro, finché non si forma il burro: questa operazione potrebbe richiedere da 5 a 20 minuti
. scegliendo una colonna sonora per questa fase, e passandosi il barattolo a turno tra più bambini, scuotere il barattolo sarà più divertente
. di tanto in tanto chiediamo ai bambini di guardare all’interno del barattolo
. la panna si ispessisce gradualmente man mano che scuotiamo il barattolo. Ad un certo punto diventerà così densa che si muoverà molto meno mentre scuotiamo: la panna sarà diventata panna montata. In questa fase la panna potrebbe rivestire le pareti del barattolo, e può essere il momento di travasare la panna dalla bottiglia al barattolo
. continuiamo a scuotere il barattolo, finché non sentiremo come uno sciabordio. A questo punto infatti il burro si sarà separato dal siero. Questo cambiamento avviene all’improvviso, in pochi secondi
. il burro sarà di un colore giallo pallido, mentre il liquido sarà chiaro e lattiginoso. Il contenuto del barattolo sarà ben visibile adesso perché agitando il siero laverà le pareti del barattolo mentre il grumo solido di burro sbatterà di qua e di là
. apriamo il barattolo, vuotiamolo del liquido e rimettiamo il coperchio. Scuotiamo nuovamente per separare altro liquido dal burro. Ripetiamo l’operazione più volte
. togliamo il pezzo di burro dal barattolo e mettiamolo in una ciotola di acqua fredda
. laviamoci le mani e impastiamo delicatamente il burro per rimuovere eventuale altro siero presente
. ripetiamo più volte, usando ogni volta acqua fredda pulita. Questa operazione è molto importante, perché se non rimuoviamo accuratamente il liquido dal burro, questo non potrà conservarsi molto a lungo e diventerà presto rancido
. mettiamo il burro in un contenitore e poniamolo una decina di minuti in frigorifero
. spalmiamo un po’ del nostro burro su dei cracker o sul pane, così i bambini potranno assaggiarlo
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
Quando scuotiamo la panna abbastanza a lungo, i piccoli globuli di grasso che contiene si legano tra loro e inglobano le proteine, formando una sostanza solidificata: il burro. Il liquido residuo è il siero. Il latte di mucca appena munto è composto da panna e latte insieme. La panna è meno densa del latte, quindi galleggia sulla superficie e può essere rimossa. Il latte scremato è il latte rimasto dopo la rimozione della panna.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Conoscere i processi coinvolti nella produzione di una cagliata di latte.
Materiali
2 tazze di latte fresco intero (non a lunga conservazione) 1/4 di cucchiaino di sale da tavola 2 cucchiai di aceto bianco carta casa normale attrezzatura da cucina (pentole, ciotole, misurini, mestoli, ecc.) scolapasta.
Note di sicurezza
Spiegare ai bambini come evitare i pericoli legati uso dei fornelli e di materiali molto caldi.
Presentazione
Questa attività può essere mostrata a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe.
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento faremo una cagliata e scopriremo i processi chimici che la provocano
. versiamo il latte in una pentola
. riscaldiamo a fuoco lento, mescolando
. togliamo dal fuoco appena sembra che il latte stia per iniziare a sobbollire, cioè quando ha una temperatura di 80 gradi centigradi
. aggiungiamo al latte il sale e l’aceto e mescoliamo molto delicatamente per 5 secondi: il latte comincerà a separarsi in granuli bianchi e un liquido leggermente giallastro
. abbiamo ottenuto la cagliata e il siero di latte
. utilizzando un mestolo forato o un setaccio fine, trasferiamo delicatamente la cagliata in uno scolapasta foderato di carta assorbente
. la cagliata è un formaggio molto semplice. Puoi mangiarlo col cucchiaino o spalmarlo sul pane
. si conserva qualche giorno in frigorifero.
Osservazioni e conclusioni
Il latte è costituito da acqua, zuccheri, proteine (tra le quali la caseina), grassi e sali minerali uniti in una miscela chiamata colloide. Un colloide è una miscela che non si separa col passare del tempo nel tempo (come l’acqua e la sabbia) e nemmeno può essere separata con un normale filtraggio. Normalmente le molecole di caseina si respingono a vicenda, ma se il pH del latte diminuisce, le molecole di caseina si attraggono improvvisamente l’una con l’altra. Questo le fa aggregare tra loro a forme una sostanza che non è latte, ma cagliata. Questo processo è detto coagulazione. Il liquido che rimane dopo la coagulazione è il serio di latte. Il pH del latte può essere abbassato in diversi modi. Nella nostra ricetta abbiamo abbassato il pH aggiungendo l’aceto, che è un acido. L’aceto avvia il processo di coagulazione e il calore accelera la reazione.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Merenda atomica, una dolce attività scientifica per conoscere la tavola periodica degli elementi.
Scopo
Familiarizzare con la tavola periodica e la struttura atomica degli elementi.
Età
Dai 9 anni.
Materiali
– Confetti colorati tipo Smarties o M&M’s. Per chi non apprezza i confetti si possono sostituire con cereali o frutta – grandi biscotti rotondi (diametro di almeno 10 cm) o pane ritagliato col coppapasta e crema spalmabile del nostro tipo preferito e di colore preferibilmente chiaro (ad esempio formaggio spalmabile con poco zucchero e aroma di vaniglia) ecc. – in alternativa yogurt o gelato o budino o crema pasticcera in una scodellina tonda, sempre con l’aggiunta di confetti colorati – tavola periodica stampata o da consultare online (ad esempio qui: https://www.ptable.com/?lang=it ).
Note di sicurezza
Verificare la presenza di eventuali intolleranze alimentari o allergie nei bambini.
Presentazione
. Questa attività può essere presentata a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che faremo insieme i modelli dei primi sei elementi della tavola periodica: idrogeno, litio, berillio, sodio, magnesio, e potassio. Saranno la nostra merenda!
. stabiliamo in che modo assegnare neutroni elettroni e protoni, ad esempio: blu = elettrone, rosso = protone verde = neutrone (oppure: elettroni=anellini di cereali, protoni=uvetta, neutroni = lamponi)
. prendiamo la base scelta decisi ad occuparci dell’idrogeno e calcoliamo i confetti (o gli altri ingredienti scelti) che ci servono consultando la tavola periodica
. leggiamo il numero atomico dell’idrogeno (il numero in alto a sinistra): 1
. leggiamo la massa atomica (sotto al simbolo dell’elemento) = 1,008 (arrotondato): 1 La massa atomica si arrotonda per eccesso o per difetto
. ricordiamo: protoni = numero atomico = 1 confetto rosso elettroni = protoni = 1 confetto blu neutroni = (massa atomica – numero atomico) = (1 – 1) = 0 (l’idrogeno 1 non ha neutroni) = nessun confetto giallo)
. mettiamo il confetto rosso al centro (il nucleo è formato da protoni + neutroni)
. mettiamo il confetto blu verso il margine del disco (gli elettroni ruotano attorno al nucleo)
Perossido d’idrogeno (acqua ossigenata) una patata cruda un bicchiere.
Note di sicurezza
L’acqua ossigenata non va ingerita e non deve entrare in contatto con gli occhi.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra la presenza dell’enzima catalasi nella patata
. versiamo del perossido di idrogeno nel bicchiere e aggiungiamo una fetta di patata sbucciata
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni, facendo particolare attenzione alla presenza di bolle di gas.
Osservazioni e conclusioni
Nelle patate è presente un particolare enzima detto catalasi. Gli enzimi si trovano in tutte le cellule viventi. Il loro compito è quello di scomporre le sostanze chimiche alimentari in qualcosa di più semplice e facile da elaborare. La catalasi nella patata scompone il perossido di idrogeno in acqua e ossigeno.
Esperimento scientifico: legumi in crescita giorno per giorno.
Scopo
Osservare germinazione e crescita di un fagiolo.
Età
Dai tre anni.
Materiali
Barattoli o vasetti di yogurt garze, panno-carta, tessuto leggero o collant elastici fagioli.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento osserveremo germinazione e crescita di un fagiolo
. versiamo l’acqua nel primo vaso
. copriamo il barattolo con una garza e fermiamola con un elastico (oppure utilizziamo carta, filtri per caffè ecc.). Posiamo i fagioli in modo che restino sollevati ma a contatto con l’acqua
. al posto della garza possiamo usare filtri di carta o sacchetti per alimenti e carta assorbente
. possiamo preparare vari contenitori con più fagioli di varietà diverse. Questo aumenterà le probabilità di successo dell’esperimento
. mettiamo una brocca d’acqua o un piccolo annaffiatoio accanto ai barattoli, così i bambini potranno prendersi cura dei fagioli ogni giorno
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni per le tre settimane successive, poi le piantine saranno pronte per il trapianto il vaso.
Osservazioni e conclusioni
. giorno 1: i fagioli cominciano a gonfiarsi
. giorno 5. Iniziano a germogliare
. giorno 7: il germoglio cresce
. giorno 11: spuntano le prime foglie e le radici secondarie
. giorno 12: le foglie si innalzano verso la luce e le radici crescono
. giorno 18: le foglie crescono e ne spuntano di nuove. Anche le radici crescono
. giorno 22: foglie e radici continuano a crescere. Le foglie sono già abbastanza grandi …
. giorno 25. Il nostro seme è diventato una pianta sana e bella 🙂
Variante
Vuoi che il bambino visualizzi tutta la sequenza dal vivo? Pianta ogni giorno un fagiolo in un vasetto diverso. Spettacolare!
Dimostrare il processo di assorbimento e traspirazione che avviene nelle piante.
Materiali
Alcuni garofani bianchi (o cavolo cinese, o gambi di sedano con le foglie, o altri fiori bianchi) colorante alimentare acqua di rubinetto bicchieri o vasetti di vetro trasparente.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra il processo di assorbimento e traspirazione che avviene nelle piante
. decidiamo di quale colore ci piacerebbe far diventare il nostro fiore
. riempiamo il contenitore di vetro con acqua di rubinetto
. aggiungiamo il colorante alimentare all’acqua
. mettiamo il fiore scelto nell’acqua colorata
. possiamo eseguire questo esperimento con più fiori e più vasetti, mettendo in ognuno un colore diverso
. se utilizziamo il sedano o il cavolo cinese (o un fiore con un gambo abbastanza grosso,) possiamo provare a colorare lo stesso gambo con colori diversi, tagliando il gambo in due sezioni e immergendo ognuna in un colore diverso
. per osservare i risultati di questo esperimento bisognerà essere pazienti: per alcuni fiori serviranno poche ore, per altri potrebbero essere necessari 1 o 2 giorni
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
L’acqua viaggia verticalmente lungo gli steli e raggiunge foglie e fiori. Lo possiamo appurare con questo esperimento: l’acqua colorata del bicchiere arriva a colorare foglie e fiori. Nelle piante non sono presenti strutture che spingono l’acqua dal basso verso l’alto, ma processi chimico fisici diversi agiscono insieme per permettere all’acqua di raggiungere fiori e foglie. Questi processi sono: osmosi, capillarità, traspirazione.
L’acqua del terreno passa per osmosi all’interno delle radici attraversando la loro membrana cellulare. All’interno delle radici c’è una concentrazione di sali maggiore di quella del terreno, e per questo la pressione aumenta. la membrana costituita dalle cellule epidermiche: si crea un gradiente di concentrazione tra l’esterno (soluzioni poco concentrate nel terreno) e l’interno della pianta (soluzioni molto concentrate nelle cellule). La pressione che si crea si chiama “pressione radicale”, ed è abbastanza forte da spingere l’acqua fino ad altezze maggiori di quanto permetta la capillarità.
Se consideriamo i minuscoli diametri dei vasi in cui scorrono acqua e sali minerali, è chiaro che la capillarità svolge un ruolo importante nella salita dell’acqua dalla radice alla foglia. Tuttavia, anche la capillarità e la pressione radicale insieme non basterebbero a far salire l’acqua fino alla cima di un sequoia.
Il terzo elemento che permette all’acqua di salire all’interno della pianta è la pressione negativa che si crea nella pianta per effetto della traspirazione, cioè l’evaporazione dell’acqua dalle foglie. L’evaporazione avviene perché il sole, scaldando le foglie, porta l’acqua dallo stato liquido a quello gassoso (vapore).
Più del 90 per cento dell’acqua assorbita da una pianta viene persa per traspirazione, cioè eliminata attraverso le foglie. Questo processo che potrebbe sembrare uno spreco di energia e di acqua, genera nei vasi una depressione che aspira i liquidi verso l’alto.
La depressione dipende dalla dimensione della chioma e dall’intensità del calore solare, ma si calcola che può raggiungere le 15 atmosfere, cioè permette la risalita dei liquidi fino agli oltre 100 metri delle sequoie. Proviamo a mettere un vaso in una stanza buia e una in una stanza soleggiata: quali garofani traspirano di più? Saremo in grado di dirlo perché il fiore con il colore più intenso sarà quello che ha traspirato di più.
Osservare la germinazione del grosso seme dell’avocado.
Età
Dai 3 anni.
Materiali
Stuzzicadenti un bicchiere o un vasetto carta casa coltello un sacchetto per alimenti acqua.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostrerà come si sviluppa una pianta di avocado a partire dal seme
. rimuoviamo il seme da un avocado e laviamolo delicatamente in acqua tiepida. . determiniamo la direzione in cui il nostro seme deve essere posto nell’acqua. Il fondo è più largo e ha una piccola rientranza al centro, ed è da lì che si formeranno le nuove radici
. usiamo gli stuzzicadenti per infilzare la parte superiore del seme di avocado, quindi immergiamolo in un piccolo vasetto d’acqua assicurandoci che il fondo sia rivolto verso il basso
. mettiamo il bicchiere in un luogo caldo lontano dalla luce solare diretta.
Altri modi per far germogliare un seme di avocato sono:
. tagliare mezzo centimetro ad ogni estremità del seme prima di metterlo in acqua
. avvolgere il seme in triplo foglio di carta casa, mettere in sacchetto per alimenti e aggiungere acqua (se gli altri metodi non funzionano, ho sperimentato che questo è infallibile)
. chiediamo ai bambini di osservare il seme nelle due settimane successive.
Osservazioni e conclusioni
. dovremmo vedere che le radici e lo stelo iniziano a germogliare non prima di 8 settimane
. la parte superiore del seme di avocado si ridurrà di volume e formerà una fessura
. la fessura si estenderà fino al fondo del seme
. nella fessura nella parte inferiore, inizierà a emergere un piccolo fittone
. il fittone continuerà a crescere e potrebbe formare delle diramazioni
. un piccolo germoglio sboccherà nella parte superiore del seme
. quando la radice avrà una lunghezza di circa 15 centimetri, tagliamola circa a metà per rinforzarla
. aspettiamo che la radice si ingrossi e il fusto abbia foglie nuove, quindi piantiamolo in vaso lasciando il seme a metà scoperto e annaffiandolo frequentemente
. non dimentichiamo che più luce del sole la pianta riceve, meglio è.
Usare gli steli del dente di leone per dimostrare l’osmosi e introdurre i concetti di idrofilo e idrofobo.
Materiali
Denti di leone appena colti una bacinella d’acqua.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra l’osmosi
. prendiamo uno stelo di dente di leone e dividiamolo nel senso della lunghezza tirando in direzioni opposte
. poniamo gli steli divisi in contenitore pieno d’acqua e osserviamo i gambi arricciarsi assumendo forme di spirale
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
L’interno dello stelo del dente di leone è idrofilo, cioè assorbe acqua. La parola idrofilo significa “amante dell’acqua”. L’interno dello stelo è infatti la parte che assorbe l’acqua. Quando mettiamo lo stelo diviso nella bacinella, l’interno dello stelo ha la possibilità di assorbire davvero tanta acqua. Attraverso il processo di osmosi l’acqua passa dalla bacinella alle cellule dell’interno dello stelo. L’esterno dello stelo è idrofobo, cioè respinge l’acqua. La parola idrofobo significa “che odia l‘acqua. Così mentre le cellule idrofile (interne) assorbono acqua e si gonfiano, le cellule idrofobe (esterne) rimangono della stessa dimensione. La dimensione maggiore delle cellule su un lato del gambo forza lo stelo ad arricciarsi in varie forme.
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