Storie di piante e pigmenti: la viola mammola

(scaricabile nell’area riservata)

Per prima cosa ho ottenuto l’acquerello pestando i petali nel mortaio con l’aggiunta di acqua distillata:

Poi ho aggiunto un cucchiaino di allume di rocca:

Ho filtrato il liquido:

e per ottenere il pigmento ho aggiunto un cucchiaino di carbonato di calcio:

Si è così innescata la reazione schiumosa che permette al pigmento di legarsi alla polvere di carbonato:

Ho filtrato:

e atteso l’asciugatura:

Per rendere il pigmento idrosolubile l’ho lavorato con gomma arabica, glicerina e miele:

San Giovanni e il solstizio d’estate

Il giorno più lungo dell’anno (o se preferite la notte più corta), cioè il giorno del solstizio d’estate che quest’anno si è verificato il 21 giugno, è da sempre considerato un giorno magico.

Il Sole è il corpo celeste che più di ogni altro ha influenzato la vita dell’uomo e le sue abitudini. In particolare, fin dall’antichità. in corrispondenza del solstizio d’estate si organizzavano feste e cerimonie per celebrare questo avvenimento che coincide con l’inizio dell’estate.

Il solstizio d’estate corrisponde al momento in cui il Sole raggiunge la massima declinazione positiva nel nostro emisfero, e in questa posizione i suoi raggi, a mezzogiorno, sono allo Zenith del Tropico del Cancro e il Sole si trova nel punto più alto della volta celeste.

Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, che significa “il fermarsi del sole”. Gli antichi infatti erano convinti che in questo giorno il sole si fermasse, e il 24 giugno cambiasse direzione per tornare indietro.

Le tradizioni e i rituali precristiani legati al solstizio d’estate sono moltissimi, e tutti sono stati assorbiti dal Cristianesimo nella sua liturgia, associandoli a un santo e a un particolare giorno dell’anno.

Secondo un’antica leggenda pagana, nel giorno del solstizio il Sole si ferma per sposarsi con la Luna, così è facile comprendere come l’acqua ed il fuoco sono da sempre i simboli del solstizio e perchè acqua e fuoco entrino in gioco in tutti i rituali dedicati a questo giorno.

I più importanti tra questi rituali sono l’acqua di fiori che deve essere bagnata dalla rugiada e dalla luce della luna, i falò, il salto del fuoco, l’albume nell’acqua, la preparazione dell’olio di iperico e del nocino.

San Giovanni, che cade il 24 giugno, è il giorno più vicino al solstizio e nella maggior parte delle regioni italiane tutti questi riti sono “di San Giovanni”.

Amo festeggiare questo giorno con i bambini, perchè trovo sia un’occasione importante per creare una connessione con i fenomeni astronomici, col nostro pianeta, con le trasformazioni della natura e con la vita dei nostri antenati. Sono anche momenti di condivisione tra i bambini a scuola, e tra i bambini e le loro famiglie. Maria Montessori parla di questo intrecciarsi di saperi come di educazione cosmica.

Quest’anno il giorno di san Giovanni è caduto di sabato, quindi per fare in modo di viverlo comunque anche a scuola ho modificato un po’ le regole che detta la tradizione.

Così siamo riusciti a preparare la nostra acqua di San Giovanni, la nostra barca di San Giovanni, il nostro olio di San Giovanni… e abbiamo inventato anche una nuova tradizione tutta nostra: l’acquerello botanico coi fiori dell’erba di San Giovanni, l’iperico.

L’acqua di san Giovanni

La tradizione vuole che si raccolgano fiori ed erbe il 23 giugno, dopo il tramonto, facendoli galleggiare in un contenitore pieno d’acqua. Il contenitore va poi esposto all’aperto perchè possa accogliere la rugiada della notte e la luce della luna. Al mattino la famiglia si raccoglie attorno a questa acqua profumata per bagnarsi il viso e le mani. Si tratta di un antichissimo rituale propiziatorio che prometteva ai nostri antenati di ottenere salute, serenità e fortuna.

Nella tradizione cristiana assume anche un significato di rinascita e purificazione, in quanto ricorda il battesimo del santo.

Poichè la notte tra il 23 e il 24 è nella tradizione anche la “notte delle streghe”, che proprio in questa notte si mettevano in viaggio per il loro raduno sotto il grande noce di Benevento, esiste anche un’altra tradizione legata alla raccolta delle erbe: farne mazzetti legati con una cordicella a sette nodi, da appendere sulla porta di casa per difendersi dagli incantesimi delle streghe di passaggio.

Non esiste una “ricetta” per la scelta delle erbe e dei fiori da usare per preparare l’acqua di San Giovanni, ma solitamente non possono mancare l’iperico, l’artemisia, la salvia e il rosmarino.

Come dicevo, noi abbiamo un po’ modificato le regole da seguire per la preparazione, e abbiamo iniziato a raccogliere i fiori e le erbe qualche giorno prima, nei prati e nel nostro giardino, anche per imparare a riconoscerle.

La mattina del 23 abbiamo allestito un tavolo per classificarle insieme

Abbiamo raccolto agrimonia comune, radichiella, acetosella, poligono persicaria, balsamina ghiandolosa, costolina giuncolina, piantaggine, ginestrino, achillea millefoglie, fiordaliso stoppione, acero riccio, silene, trifoglio rosso, celidonia, pratolina, sambuco, carota selvatica, clematide vitalba, valeriana comune, convolvolo, orzo murrino, potentilla, artemisia, salvia dei prati.

Non abbiamo trovato l’iperico, ma ne ho una pianta nel mio orto tintorio, e visto che è anche chiamato “erba di San Giovanni” gli abbiamo dedicato più attenzione, arricchendo anche la nostra collezione di storie delle piante con la sua scheda

Abbiamo poi iniziato a mettere i fiori e le erbe nella nostra bacinella, con delicatezza, come per realizzare un quadro galleggiante. Dal giardino abbiamo preso anche rose, rosmarino, salvia, viole e gelsomino

Prima di andare a casa, per riuscire a condividere coi bambini anche il momento della profumazione, ci siamo seduti in cerchio e abbiamo parlato di nuovo di solstizi ed equinozi, delle antiche usanze di San Giovanni, delle piante e dei fiori e dei loro nomi così affascinanti, e abbiamo deciso di fare una “prova generale” del rito che ognuno avrebbe poi ripetuto in famiglia, la mattina di sabato, con la vera acqua di San Giovanni bagnata dalla rugiada e dalla luna.

Per donarsi fortuna e coccole, prima i bambini si sono bagnati mani e viso (ma anche gambe, piedini, braccia, ecc.)

poi si sono fatti dono di coccole e fortuna anche tra di loro, pregustando il momento in cui avrebbero potuto farlo a genitori e fratelli

Infine abbiamo diviso l’acqua in vaschette, da portare a casa

L’olio di San Giovanni

All’iperico sono attribuite numerose proprietà terapeutiche. L’olio di iperico è da sempre utilizzato come cicatrizzante per curare scottature, punture di insetto e ferite, ma anche come cosmetico. Già nel Medioevo veniva usato per curare le ferite da spada. Questa pianta viene utilizzata anche per uso interno perchè contiene principi attivi espettoranti, utili nella cura dell’asma e perfino della depressione e del diabete, ma per questo è meglio rivolgersi a un medico, un farmacista, un erborista.

Noi abbiamo preparato il nostro vasetto di olio di san Giovanni per avere a scuola un rimedio miracoloso rilasciatore di endorfine in caso di piccoli incidenti: è fatto da noi, carico di ricordi e legato ad un giorno speciale, ma anche impreziosito da una lunga attesa durante la quale i bambini osservano l’olio diventare da giallo a rosso.

E’ un oleolito, cioè un infuso macerato di fiori in olio vegetale. La preparazione è semplicissima.

Servono fiori e foglie di iperico appena colti, olio di oliva o di girasole, un vasetto di vetro con coperchio, il sole dell’estate e 30 giorni. L’ingrediente segreto è sempre la partecipazione di simpatiche affascinate/affascinanti menti assorbenti.

Avrete già capito: riempite il vasetto con fiori e foglie di iperico, coprite con olio, chiudete il vasetto ed esponetelo al sole per 30 giorni. Avrete catturato per almeno un anno un momento speciale! Ed avrete per almeno un anno un alleato salvacrisi!

Nell’attesa, si può sempre fare un assaggio

Altro fatto importante: l’iperico fiorisce da giugno ad agosto, non è necessario prepararlo proprio il giorno di San Giovanni… anche se prepararlo il 24 è un po’ più magico, se non l’avete già fatto, siete sempre in tempo!

Questo è un esempio di olio al giusto grado di macerazione:

photo credit: regno vegetale

Per l’evoluzione del nostro olio, seguici sui nostri canali social o vieni a trovarci!

Questo è il nostro olio dopo tre giorni:

La barca di San Giovanni

Si tratta, come dicevo, di uno dei molti rituali di origine pagana legati al solstizio d’estate. In alcune regioni italiane si prepara la notte tra il 23 e il 24 (San Giovanni), in altre la notte tra il 28 e il 29 (San Pietro). Se non l’avete ancora fatta, scegliete san Pietro e siete ancora in tempo!

Servono solo un contenitore di vetro trasparente (bottiglia, vaso, caraffa), acqua del rubinetto e un albume d’uovo.

Semplicemente, dopo cena, riempi il contenitore scelto con acqua e fai cadere nell’acqua un albume, senza mescolare.

Prima di andare a dormire, metti il contenitore in giardino, meglio se appoggiato a terra. Se non disponi di un giardino, può funzionare anche il balcone o il davanzale della finestra.

La mattina seguente, il giorno di San Giovanni (o di San Pietro) osserva coi tuoi bambini la magia!

Secondo la tradizione contadina cristiana San Giovanni (o San Pietro) hanno soffiato nell’acqua per dar forma alla struttura e parlarci. Infatti, interpretando queste forme, i nostri antenati traevano previsioni sulla loro sorte, sul raccolto, e in alcune regioni italiane anche sulla riuscita dei matrimoni.

Cosa può dirne la scienza?

In questo periodo dell’anno le variazioni termiche tra il giorno e la notte sono particolarmente accentuate.

Il freddo-umido della notte fa aumentare la densità dell’albume e lo fa cadere sul fondo del contenitore.

Il fondo, a sua volta, a contatto con il calore del suolo, fa risalire le molecole dell’albume con dei piccoli moti convettivi, creando le vele.

Poi, al mattino, l’albume si riscalda nuovamente e sale verso l’alto, facendo aprire le vele.

Acquerello botanico ai fiori di iperico

Il procedimento è molto semplice. In un mortaio formiamo una pasta con fiori di iperico e acqua distillata o acqua piovana

Filtriamo

e il nostro acquerello è pronto. Non si conserva a lungo, per cui è bene tenerlo in un contenitore di vetro con coperchio ermetico, in frigorifero o in luogo fresco con l’aggiunta di chiodi di garofano o di una punta di miele.

Per lavorare con questi acquerelli botanici con i bambini preparo per loro un vassoio da tenere nell’area di vita pratica, con tutto l’occorrente per sperimentare le variazioni di colore modificando il pH. Questo è quello che ho preparato per lavorare con l’acquerello al mallo di noce:

E questo è il quaderno dove conservo le sperimentazioni. Ogni bambino ha il suo:

Pigmento lacca in polvere di fiori di iperico

Per conservare a lungo i colori botanici, un metodo che può dare grandi soddisfazioni è quello di estrarre il pigmento per ricavarne una polvere

Per farlo versiamo l’acquerello in un pentolino, quindi aggiungiamo della polvere di allume

e scaldiamo per farlo sciogliere bene. Versiamo il liquido caldo in un recipiente

e aggiungiamo polvere di carbonato di calcio (o guscio d’uovo polverizzato)

Se tutto funziona, nel recipiente si genera un’intensa effervescenza

lasciamo riposare, quindi filtriamo

sempre se tutto funziona nel filtro rimarrà il nostro pigmento in polvere, mentre nel vaso colerà acqua pulita.

Non resta che lavare il pigmento ottenuto con acqua distillata e far asciugare bene. Questa polvere non è idrosolubile, quindi per poterla utilizzare come acquerello è necessario lavorarla con gomma arabica, aggiungendo glicerina vegetale e miele, che funziona da conservante

Il tutto va lavorato con spatole e muller di vetro, possibilmente su un tagliere di vetro

io conservo i colori nei gusci di vongola, e una volta pronti li uso come normali acquerelli solidi.

Questo è il pigmento lacca di iperico:

Modello di colonna vertebrale

Modello di colonna vertebrale realizzato con cartoni delle uova, cartoncino colorato e filo di lana.

Per preparare il lavoro abbiamo prima di tutto toccato la nostra colonna vertebrale e quella dei compagni, cercando di seguirne il percorso dal collo fino al coccige.

Abbiamo poi osservato insieme dei disegni anatomici della colonna vertebrale e delle singole vertebre e abbiamo affrontato la nomenclatura osservando il modello che ho preparato io :

  • colonna vertebrale
  • vertebra
  • disco intervertebrale
  • midollo spinale
  • nervo motorio
  • nervo sensoriale

Nel mio modello ho inserito ai lati di ogni vertebra anche due nervi, mentre i bambini hanno realizzato la loro colonna vertebrale omettendo questo particolare.

Le vertebre del corpo umano sono 33 o 34, ed ognuna è separata dall’altra da un disco intervetebrale. Abbiamo quindi ritagliato 33 portauovo:

e 32 dischi:

I portauovo di cartone si forano facilmente con una penna o una matita:

Mentre per forare i dischi servirà un sottomano e un punteruolo.

Preparati tutti gli elementi ogni bambino forma la sua colonna vertebrale con ago e filo di lana, alternando una vertebra e un disco:

Questo è il modello di cervello che abbiamo realizzato giorni fa attingendo al sito https://ellenjmchenry.com/brain-hemisphere-hat/

Le principali funzioni della colonna vertebrale sono:

  • sostegno
  • movimento
  • protezione del midollo spinale.

Con i bambini della scuola dell’infanzia è possibile dare informazioni corrette senza indugiare troppo nei particolari e riportando i fatti alla loro esperienza.

Per la funzione di sostegno è facile tornare alla classificazione tra vertebrati ed invertebrati, e paragonarci al lombrico, ad esempio.

Per la funzione di movimento basterà cercare tutti i movimenti che possono compiere la nostra schiena e il nostro collo.

Per la funzione di protezione del midollo spinale, prima di tutto facciamo sentire ai bambini quanto sia importante e fragile il nostro sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), e quanto la natura sia meravigliosa: ha fatto in modo di proteggere il nostro cervello con le ossa del cranio, e il nostro midollo spinale con le vertebre, che sono come scatoline resistentissime.

Ma cos’è il midollo spinale?
Diciamo ai bambini che il nostro cervello è come un supercomputer, ma molto più potente di qualsiasi computer che sia stato inventato.

Come i computer, anche il nostro cervello è collegato ad ogni parte del corpo attraverso dei fili.

Pieghiamo ad esempio il nostro pollice e chiediamo: “Come fa il nostro cervello a dire al pollice di piegarsi?”. I bambini faranno le loro ipotesi, molti diranno che succede attraverso gli occhi. Facciamo notare che se guardo il pollice, non si piega. Neanche se dico: “Pollice piegati!”…

Il pollice si piega perchè c’è un filo che dal cervello passa nella nostra colonna vertebrale e arriva al nostro pollice! Tutti i fili che partono dal cervello, scorrono nella colonna vertebrale (midollo spinale), e a un certo punto escono da una vertebra e si collegano ad una parte del nostro corpo (nervi).

Ecco perchè è importante che le vertebre, delle ossa molto dure e resistenti, proteggano il midollo spinale!

Se i bambini sono interessati, possiamo continuare la presentazione facendo una distinzione tra nervi motori e nervi sensitivi.

Diciamo che i nervi che ci fanno muovere il pollice vanno dal cervello al nostro pollice e si chiamano nervi motori, perchè muovono.

Ma non solo il nostro cervello può dire qualcosa al nostro pollice, anche il nostro pollice può dire qualcosa al nostro cervello. Cosa potrebbe dire, secondo voi? Ad esempio può dirgli che un oggetto è molto caldo. I nervi che dal nostro pollice vanno al nostro cervello si chiamano nervi sensitivi, perchè sentono.

Possiamo quindi far capire quanto sia importante sentire caldo, freddo, dolore ecc… dando un accenno ai riflessi involontari: quando tocchiamo qualcosa che è molto caldo cosa succede?

VITA PRATICA MONTESSORI Lucidare le foglie

Nome dell’esercizio in inglese: polishing leaves

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 3 anni

Materiale: un vassoio contenente una ciotola con batuffoli di cotone, una ciotola con cotton-fioc, una ciotola con acqua o uno spruzzino d’acqua, una ciotola per i materiali usati, un panno. Grembiuli. Una piccola pianta da lucidare. Un tavolo e due sedie

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come lucidare le foglie”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. indossare i grembiuli

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il vassoio su di un tavolo

. trasportare la pianta da lucidare al tavolo

. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. tenere la mano sinistra col palmo rivolto verso l’alto sotto ad una foglia

. se usiamo lo spruzzino, spruzzare poca acqua sulla foglia, posare lo spruzzino e prendere un batuffolo di ovatta

. se usiamo la ciotola d’acqua, prendere un batuffolo d’ovatta utilizzando la pinza a tre dita, immergerlo nella ciotola, sollevarlo attendendo che smetta di gocciolare

. passare delicatamente il batuffolo sulla foglia dal picciolo all’apice

. ripetere tutte le volte che è necessario, fino a che la foglia non sarà lucida e pulita

. mettere il batuffolo nella ciotola dei materiali usati e prendere un cotton-fioc

. passarlo delicatamente nei punti difficili da raggiungere con il batuffolo, quindi gettarlo nella ciotola dei materiali usati

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. riportare la piantina al suo posto

. svuotare la ciotola nel lavandino, sciacquarla e riempirla con acqua pulita (se abbiamo usato la brocca)

. se abbiamo usato lo spruzzino portarlo al lavandino, aprirlo e riempirlo nuovamente d’acqua

. riportare il materiale sul vassoio

. gettare nella pattumiera cotton-fioc e batuffoli usati

. riportare il cestino allo scaffale

. togliersi i grembiuli

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per lucidare le foglie di una pianta

Obiettivi indiretti: preparazione allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto, sviluppare la capacità di cooperazione, gioia che deriva dalla sensazione di pulito

Nomenclatura: spruzzino, ciotola, batuffoli, cotton-fioc, foglia, picciolo, apice, lucida, impolverata  

Punti di interesse: bagnare la foglia, lavarla delicatamente

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

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VITA PRATICA MONTESSORI Innaffiare le piante

Nome dell’esercizio in inglese: watering plants

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 3 anni e mezzo

Materiale: un vassoio contenente un innaffiatoio, una ciotola con bandierine o stecchi di gelato blu, una ciotola con bandierine o stecchi di gelato rossi, una spugna

Presentazione

Preparazione indiretta

Prima della presentazione mettere i segnalini blu (bandierine o stecchi) nelle piante che hanno bisogno di essere annaffiate e i segnalini nelle piante che non ne hanno bisogno

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come innaffiare le piante”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il vassoio su di un tavolo

. accompagnare il bambino in giro per la classe alla ricerca di una pianta con il segnalino blu

. portare la pianta scelta al tavolo

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. togliere dalla pianta il segnalino blu e metterlo nella ciotola apposita

. andare al lavandino e riempiere l’innaffiatoio di acqua

. versare lentamente l’acqua nel vaso

. prendere un segnalino rosso e metterlo nella pianta

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. riportare la pianta al suo posto e prenderne un’altra

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. asciugare eventuali gocce d’acqua con la spugna

. mettere l’innaffiatoio vuoto sul vassoio

. riportare il vassoio allo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per innaffiare le piante

Obiettivi indiretti: preparazione allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto, sviluppare la capacità di cooperazione, gioia che deriva dalla sensazione di pulito

Nomenclatura: innaffiatoio, segnalino, stecco, bandierina, pianta, innaffiare, ecc.

Punti di interesse: usare il segnalino rosso quando la pianta è innaffiata, scegliere solo piante col segnalino blu

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

Video:

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VITA PRATICA MONTESSORI Raccogliere i fiori in giardino

Nome dell’esercizio in inglese: pick flowers

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 4 anni

Materiale: un cesto contenente un paio di forbici e guanti da giardinaggio (se si raccolgono fiori con spine)

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come raccogliere i fiori dal giardino”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il cestino in giardino

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. mostrare al bambino come scegliere un fiore adatto ad essere raccolto. In particolare, non raccogliere i fiori se si trovano sotto il sole diretto

. posare il cestino in terra, a destra del fiore scelto

. mettere la mano sinistra sullo stelo, proprio sotto al fiore

. mettere la mano destra sotto alla sinistra e farla scorrere lungo lo stelo delicatamente fino alla lunghezza desiderata

. portare la mano sinistra sotto alla mano destra

. togliere la mano destra e usarla per prendere le forbici

. tagliare lo stelo

. mettere delicatamente il fiore nel cestino, a sinistra

. alcuni fiori si chiudono dopo essere stati raccolti: farlo notare al bambino, se succede

. posare le forbici nel cestino, a destra  

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino. E’ importante scegliere sempre un fiore alla volta

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine portare il cestino il classe

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per raccogliere fiori dal giardino

Obiettivi indiretti: preparazione allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri

Nomenclatura: fiore, stelo, tagliare, recidere, scegliere, ecc.  

Punti di interesse: il colore e il profumo dei fiori, seguire lo stelo con le due mani

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

Varianti ed estensioni: raccogliere verdure e ortaggi, raccogliere le rose utilizzando guanti protettivi

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VITA PRATICA MONTESSORI Fare composizioni floreali

Nome dell’esercizio in inglese: flower arranging

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 4 anni

Materiale: Vasi da fiori (preferibilmente di vetro trasparente) di varia forma, centrini di varia forma e brocche d’acqua pronte a temperatura ambiente (o un dispenser d’acqua a temperatura ambiente) sullo scaffale. Sullo stesso scaffale un vassoio contenente un tappetino impermeabile, un panno, un paio di forbici, una ciotola vuota, una bacinella, un imbuto, un cestino di fiori raccolti dal giardino, una spugna, un asciugamani. Grembiuli. Un tavolo e due sedie

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come fare una composizione floreale”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. indossare i grembiuli

. scegliere un vaso e metterlo sul vassoio

. mettere una brocca d’acqua a temperatura ambiente sul vassoio

. trasportare il vassoio su di un tavolo

. srotolare il tappetino sul tavolo davanti a noi

. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)

. posizionare il vaso scelto nel centro del tappetino

. mettere la bacinella a destra del vaso

. mettere il panno a destra della bacinella

. mettere la ciotola vuota e le forbici a destra del panno

. mettere il cesto con i fiori a sinistra del vaso

. tenere l’asciugamani sulle ginocchia

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. posizionare l’imbuto sul collo del vaso

. prendere la brocca con la mano destra e tenendo l’imbuto con la sinistra riempire il vaso d’acqua per tre quarti

. asciugare il beccuccio della brocca col panno

. versare due dita l’acqua nella bacinella

. asciugare il beccuccio della brocca e posarla sul vassoio

. asciugare l’imbuto col panno e posarlo sul vassoio

. scegliere il fiore che vogliamo usare per primo

. tenere il fiore davanti al vaso, fuori dal bordo del tavolo, per decidere quanto tagliare lo stelo

. anche se lo stelo ha già la lunghezza adatta al vaso, va tagliato di un paio di centimetri

. tenere la mano sinistra nel punto in cui vogliamo tagliare lo stelo e immergerlo nella bacinella

. prendere le forbici con la mano destra e tagliare lo stelo facendo un taglio obliquo sotto il livello dell’acqua della bacinella

. tenendo la zona di taglio dello stelo immersa nell’acqua, con le forbici tagliare tutte le foglie che si andrebbero a trovare immerse in acqua, una volta che il fiore è nel vaso. Le foglie vanno tagliate una alla volta e con delicatezza per non rovinare lo stelo

. posare le forbici

. mettere il fiore nel vaso

. asciugarsi le mani con l’asciugamani

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. prendere il centrino e cercare nella stanza un luogo dove mettere la nostra composizione floreale. Aiutare il bambino nella scelta evitando luoghi che ricevono il sole diretto, o vicini a fonti di calore. posare il centrino nel luogo scelto

. andare a prendere la composizione floreale e posarla con cura al centro del centrino

. fermarsi ad ammirare il proprio lavoro

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. trasferire gli scarti dalla bacinella alla ciotola vuota

. svuotare la ciotola nella pattumiera, passarla col panno e rimetterla sul vassoio

. svuotare la bacinella al lavandino, sciacquarla, asciugarla e rimetterla sul vassoio

. pulire le forbici col panno e rimetterle sul vassoio

. rimettere gli altri oggetti sul vassoio

. asciugare la tovaglietta e rimetterla sul vassoio

. portare il panno e l’asciugamani nel cesto dei panni da lavare e metterne di puliti sul vassoio

. riportare il vassoio allo scaffale

. togliersi i grembiuli

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per creare una composizione floreale con fiori recisi

Obiettivi indiretti: sviluppare il senso estetico, preparare allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto, stimolare il senso di solidarietà

Nomenclatura: stelo, fiore, vaso, livello dell’acqua, composizione floreale, colore e profumo dei fiori, il nome dei fiori usati, ecc.

Punti di interesse: nessuna composizione è sbagliata; tagliare lo stelo obliquamente per permettere al fiore di assorbire una maggiore quantità di acqua; tagliare lo stelo anche se la lunghezza è adatta al vaso, perché dopo la raccolta la zona di taglio si richiude; tagliare lo stelo sottacqua per impedire che si richiuda assorbendo aria; tagliare una ad una le foglie che andrebbero a trovarsi sottacqua una volta nel vaso, per impedire che marcendo contaminino l’acqua con batteri nocivi

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio, c’è troppa acqua nel vaso, gli steli sono troppo corti e i fiori toccano l’acqua

Varianti ed estensioni:

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VITA PRATICA MONTESSORI Cambiare l’acqua ai fiori

Nome dell’esercizio in inglese: cut flower care

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 4 anni

Materiale: brocche d’acqua pronte a temperatura ambiente (o un dispenser d’acqua a temperatura ambiente) sullo scaffale. Sullo stesso scaffale un vassoio contenente un tappetino impermeabile, un panno, un paio di forbici, una lente d’ingrandimento, una ciotola vuota, una bacinella, un imbuto, una spugna, uno spazzolino per lavare le bottiglie, un asciugamani. Grembiuli. Lavandino. Un tavolo e due sedie

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come cambiare l’acqua ad una composizione floreale”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. indossare i grembiuli

. mettere una brocca d’acqua a temperatura ambiente sul vassoio

. trasportare il vassoio su di un tavolo

. srotolare il tappetino sul tavolo davanti a noi

. portare al tavolo il vaso di fiori che necessita del cambio dell’acqua, lasciando il centrino al suo posto. Spiegare che i fiori recisi hanno bisogno di questa cura ogni giorno

. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)

. posizionare il vaso di fiori nel centro del tappetino

. mettere la bacinella a destra del vaso

. mettere il panno a destra della bacinella

. mettere la ciotola vuota e le forbici a destra del panno

. mettere la lente d’ingrandimento a destra delle forbici

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. versare due dita l’acqua nella bacinella

. asciugare il beccuccio della brocca e posarla sul vassoio

. prendere uno ad uno i fiori dal vaso, delicatamente, e posarli nella bacinella con gli steli immersi nell’acqua

. alzarsi in piedi, prendere il vaso e portarlo al lavandino con lo spazzolino per bottiglie

. vuotare il vaso nel lavandino

. insaponare lo spazzolino e lavare bene l’interno del vaso

. sciacquare bene con acqua calda

. asciugare il vaso e lo spazzolino e riportarli al tavolo

. mettere lo spazzolino sul vassoio e il vaso al centro del tappetino

. sedersi e mettere l’asciugamani sulle ginocchia

. posizionare l’imbuto sul collo del vaso

. prendere la brocca con la mano destra e tenendo l’imbuto con la sinistra riempire il vaso d’acqua per tre quarti

. asciugare il beccuccio della brocca col panno e metterla sul vassoio

. asciugare l’imbuto col panno e posarlo sul vassoio

. scegliere il primo fiore, sollevandolo leggermente sulla bacinella con la mano sinistra

. se il fiore è appassito o ha perso i petali, metterlo nella ciotola degli scarti

. se il fiore appare fresco, prendere la lente d’ingrandimento con la destra e osservare la parte terminale dello stelo

. posare la lente d’ingrandimento e prendere le forbici

. tenere lo stelo con la mano sinistra, con la parte finale immersa nell’acqua

. tagliare lo stelo facendo un taglio obliquo sotto il livello dell’acqua della bacinella, accorciando lo stelo di un paio di centimetri

. osservare le foglie e se ce ne sono di secche o ingiallite eliminarle una ad una con le forbici

. posare le forbici

. mettere il fiore nel vaso

. asciugarsi le mani con l’asciugamani

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. portare la composizione floreale al suo posto e posarla con cura al centro del centrino

. fermarsi ad ammirare il proprio lavoro

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. trasferire gli scarti dalla bacinella alla ciotola vuota

. svuotare la ciotola nella pattumiera, passarla col panno e rimetterla sul vassoio

. svuotare la bacinella al lavandino, sciacquarla, asciugarla e rimetterla sul vassoio

. pulire le forbici col panno e rimetterle sul vassoio

. rimettere gli altri oggetti sul vassoio

. asciugare la tovaglietta e rimetterla sul vassoio

. portare il panno e l’asciugamani nel cesto dei panni da lavare e metterne di puliti sul vassoio

. riportare il vassoio allo scaffale

. togliersi i grembiuli

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per cambiare l’acqua ad una composizione floreale di fiori recisi

Obiettivi indiretti: sviluppare il senso estetico, preparare allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto, stimolare il senso di solidarietà

Nomenclatura: stelo, fiore, vaso, livello dell’acqua, composizione floreale, colore e profumo dei fiori, il nome dei fiori usati, ecc.

Punti di interesse: tagliare lo stelo obliquamente per permettere al fiore di assorbire una maggiore quantità di acqua; tagliare lo stelo anche se la lunghezza è adatta al vaso, perché i tessuti che trasportano acqua negli steli dei fiori devono rimanere puliti, sani e privi di batteri; tagliare lo stelo sottacqua per impedire che si richiuda assorbendo aria; usare acqua a temperatura ambiente perché l’acqua fredda è più pesante e difficile da assorbire per le piante; lavare bene il vaso prima di procedere per eliminare tutti i batteri nocivi per i fiori recisi

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio, c’è troppa acqua nel vaso, gli steli sono troppo corti e i fiori toccano l’acqua

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VITA PRATICA MONTESSORI Dar da mangiare ai pesci

Nome dell’esercizio in inglese: feeding pets, feeding fish

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 3 anni

Materiale: un cestino contenente mangime per pesci e un tovagliolo. Lavandino

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come dar da mangiare al pesce rosso”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il cestino accanto alla vasca del pesce

. prendere il tovagliolo e posarlo a sinistra del cestino

. prendere il contenitore del cibo per pesci e posarlo sul tovagliolo

. togliere il coperchio e posarlo dietro al contenitore

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. con indice e pollice prendere un pizzico di cibo per pesci

. spargerlo lentamente sul pelo dell’acqua

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. rimettere il coperchio al contenitore

. rimettere il contenitore nel cestino

. rimettere il tovagliolo nel cestino

. riportare il cestino sullo scaffale

. andare al lavandino a lavarsi le mani

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per usare in sicurezza

Obiettivi indiretti: preparare allo studio della zoologia, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, stimolare la capacità di concentrazione e attenzione, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto, sviluppare la capacità di cooperazione, stimolare il senso di solidarietà

Nomenclatura: cibo, pesce, boccia, acquario, contenitore, coperchio, tovagliolo, ecc. 

Punti di interesse: dare al pesce solo un pizzico di cibo

Controllo dell’errore: il bambino prende troppo cibo, del cibo cade sulla mensola o sul pavimento

Note: l’ideale sarebbe dare ogni presentazione separatamente

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VITA PRATICA MONTESSORI Cura delle piante da giardino

Nome dell’esercizio in inglese: gardening

Area: cura dell’ambiente, pinza a tre dita

Età: dai 2 anni e mezzo 

Materiale: un cestino e un cuscino per le ginocchia, spazio con piante all’aperto

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come curare le piante del giardino”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il cestino e il cuscino per le ginocchia in giardino

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. passeggiare per il giardino e scegliere una pianta da curare

. appoggiare il cuscino davanti alla pianta scelta

. posare il cestino a destra del cuscino

. inginocchiarsi davanti alla pianta

. mostrare la pinza a tre dita

. usare la pinza a tre dita per rimuovere dalla pianta una foglia ingiallita

. mettere la foglia ingiallita nel cestino

. usare la pinza a tre dita per rimuovere un fiore appassito

. mettere il fiore appassito nel cestino

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo, lasciandogli il nostro posto sul cuscino. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. fermarsi ad ammirare il proprio lavoro

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. svuotare il cestino nel bidone dei rifiuti organici o nel cumulo del compost

. riportare il cuscino e il cestino in classe

. mettere il materiale sullo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie prendersi cura delle piante del giardino

Obiettivi indiretti: preparare allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di concentrazione e attenzione, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, sviluppare la capacità di cooperazione

Nomenclatura: nome, forma, colore e altre qualità della pianta, cuscino, cestino, inginocchiarsi, foglia, fiore, appassito, ingiallito, secco, ecc. 

Punti di interesse: la pinza a tre dita, scegliere la pianta che necessita delle nostre cure, rimuovere fiori appassiti e foglie ingiallite o secche  

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio, si rimuovono fiori o foglie sani

Varianti ed estensioni: prendersi cura dell’orto

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VITA PRATICA MONTESSORI Semina in vaso

Nome dell’esercizio in inglese: pot seedling

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 2 anni e mezzo

Materiale: uno scaffale in giardino contenente piccoli contenitori, sacchi di terriccio per semine, buste di semi, spruzzino pieno d’acqua a temperatura ambiente, innaffiatoio pieno d’acqua a temperatura ambiente, stecchi di gelato e pennarello indelebile, fogli di giornale, cucchiai o palette, piattini, vassoi o coperchi di scatole dai bordi bassi, pellicola trasparente (facoltativa). Banco di lavoro

Presentazione

Preparazione indiretta

i contenitori devono essere puliti e asciutti e devono avere un foro sul fondo

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come seminare in vaso”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. andare in giardino

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. stendere un foglio di giornale sul banco di lavoro

. aprire un sacchetto di terriccio per semine e posarlo sul foglio di giornale. Se è troppo grande, versare del terriccio in una vaschetta e posarla sul foglio di giornale

. disporre sul foglio di giornale una decina di contenitori

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. riempire un contenitore col terriccio, utilizzando un cucchiaio o una palettina, fino a circa due centimetri dal bordo, senza comprimere il terriccio

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. scegliere una bustina di semi da piantare

. aprire la bustina e versare i semi in un piattino

. se il bambino è in grado di farlo, può leggere le istruzioni di semina sulla bustina; in caso contrario leggiamole noi a voce alta

. teniamo fermo un contenitore con la mano sinistra

. fare tre buchini nel terriccio premendo l’indice della mano destra

. prendere un semino alla volta utilizzando la pinza a due dita e inserirlo in un buco

. ripetere con gli altri due buchi

. utilizzando la pinza a tre dita prendere poco terriccio dal sacchetto e usarlo per coprire i semini

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. quando tutti i semini sono stati piantati, trasferirli su di un vassoio (o coperchio di una scatola)

. scrivere su uno stecco di gelato il nome dei semi piantati e la data

. inserire lo stecco in uno dei contenitori

. prendere lo spruzzino e nebulizzare l’acqua nei contenitori

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

. mettere il vassoio in un luogo caldo e soleggiato, ad altezza di bambino (di modo che possa osservare giorno per giorno l’evoluzione della semina)

. se lo riteniamo opportuno, possiamo coprire i vasetti con della pellicola trasparente

. rimettere i materiali sullo scaffale

. gettare il foglio di giornale e la bustina dei semi

. tornare in classe a andare al lavandino a lavarsi le mani

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per piantare semi in vaso

Obiettivi indiretti: preparare allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri

Nomenclatura: il nome della pianta seminata, terriccio, semina, spruzzino, ecc.

Punti di interesse: mettere il terriccio nei contenitori, fare tre fori premendo con l’indice, inserire i semini uno ad uno, bagnare con lo spruzzino

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

Note: nei giorni seguenti i contenitori avranno bisogno di essere spruzzati d’acqua regolarmente, di modo che il terriccio sia sempre umido. Se abbiamo messo la pellicola, dovremo toglierla appena spuntano i germogli. Dopo che sono spuntati i germogli è meglio dare acqua con l’innaffiatoio e non più con lo spruzzino, preferibilmente mettendo l’acqua nel vassoio (per rinforzare le radici). Quando le piantine hanno raggiunto un’altezza di circa 5 centimetri, trapiantarle in vasi più grandi o nel terreno

Varianti ed estensioni:

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VITA PRATICA MONTESSORI Semina nel terreno

Nome dell’esercizio in inglese: soil seedling, square foot garden

Area: cura dell’ambiente

Età: dai 2 anni e mezzo

Materiale: terreno lavorato e concimato diviso in quadrati (o uno square foot garden), bustine di semi, una vaschetta o piattino, palette da giardinaggio o cucchiai, spruzzino con acqua a temperatura ambiente, innaffiatoio con acqua a temperatura ambiente

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come seminare nel terreno”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. andare in giardino

. prendere le palette, una bustina d semi e un piattino e andare nella zona di semina

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. aprire la bustina di semi e versare il contenuto sul piattino

. con la paletta scavare un piccolo buco nel terreno, mettendo la terra prelevata a desta del buco

. usando la pinza a tre dita prelevare dei semi e metterli nel buco appena scavato

. prendere la paletta e coprire il buco prendendo il terriccio messo a destra del buco

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. dopo aver piantato tutti i semi, prendere l’innaffiatoio e iniziare a bagnare l’area

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per seminare nel terreno

Obiettivi indiretti: preparazione allo studio della botanica, raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di concentrazione e attenzione, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, sviluppare la capacità di cooperazione, stimolare il senso di solidarietà

Nomenclatura: semi, terreno, il nome della pianta seminata, paletta, destra, buco, coprire, ecc.

Punti di interesse: mettere il terreno smosso a destra del foro, coprire i semi, innaffiare

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

Note: nei giorni seguenti bagnare l’area di semina e osservare lo sviluppo delle piantine

Varianti ed estensioni:

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Esperimento scientifico: legumi in crescita giorno per giorno

Esperimento scientifico: legumi in crescita giorno per giorno.

Scopo

Osservare germinazione e crescita di un fagiolo.

Età

Dai tre anni.

Materiali

Barattoli o vasetti di yogurt
garze, panno-carta, tessuto leggero o collant
elastici
fagioli.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento osserveremo germinazione e crescita di un fagiolo

. versiamo l’acqua nel primo vaso

. copriamo il barattolo con una garza e fermiamola con un elastico (oppure utilizziamo carta, filtri per caffè ecc.). Posiamo i fagioli in modo che restino sollevati ma a contatto con l’acqua

. al posto della garza possiamo usare filtri di carta o sacchetti per alimenti e carta assorbente

. possiamo preparare vari contenitori con più fagioli di varietà diverse. Questo aumenterà le probabilità di successo dell’esperimento

. mettiamo una brocca d’acqua o un piccolo annaffiatoio accanto ai barattoli, così i bambini potranno prendersi cura dei fagioli ogni giorno

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni per le tre settimane successive, poi le piantine saranno pronte per il trapianto il vaso.

Osservazioni e conclusioni

. giorno 1: i fagioli cominciano a gonfiarsi

. giorno 5. Iniziano a germogliare

. giorno 7: il germoglio cresce

. giorno 11: spuntano le prime foglie e le radici secondarie

. giorno 12: le foglie si innalzano verso la luce e le radici crescono

. giorno 18: le foglie crescono e ne spuntano di nuove. Anche le radici crescono

. giorno 22: foglie e radici continuano a crescere. Le foglie sono già abbastanza grandi …

. giorno 25. Il nostro seme è diventato una pianta sana e bella 🙂

Variante

Vuoi che il bambino visualizzi tutta la sequenza dal vivo? Pianta ogni giorno un fagiolo in un vasetto diverso. Spettacolare!

Quale forma è la migliore per una foglia?

Quale forma è la migliore per una foglia?

Scopo

Osservare come la forma delle foglie delle piante svolga una funzione di primaria importanza.

Età

Dai 9 anni.

Materiali

Ritagli di carta colorata
forbici
cannucce o spiedini
nastro adesivo
pistola ad acqua, siringa o spruzzino
acqua.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che la forma delle foglie delle piante svolge una funzione di primaria importanza

. ritagliamo un rettangolo, un cerchio, una foglia a margini lisci e una foglia a margini seghettati

. attacchiamo ogni forma ad una cannuccia utilizzando il nastro adesivo

. usiamo la pistola ad acqua, lo spruzzino o la siringa per bagnare ogni “foglia” e osserviamo

. come scorre l’acqua su ogni superficie? Quali forme si dimostrano più efficaci nel drenare l’acqua?

. chiediamo agli studenti di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Le forme naturali delle foglie aiutano a dirigere l’acqua lungo la superficie raccoglierla sulla punta, dove alla fine gocciola via.


In un temporale, questo impedisce che le piante non vengano fatte a pezzi dal peso dell’acqua accumulata sulle foglie.

Esperimento scientifico: il pittore delle piante

Esperimento scientifico: il pittore delle piante

Scopo

Dimostrare il processo di assorbimento e traspirazione che avviene nelle piante.

Materiali

Alcuni garofani bianchi (o cavolo cinese, o gambi di sedano con le foglie, o altri fiori bianchi)
colorante alimentare
acqua di rubinetto
bicchieri o vasetti di vetro trasparente.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra il processo di assorbimento e traspirazione che avviene nelle piante

. decidiamo di quale colore ci piacerebbe far diventare il nostro fiore

. riempiamo il contenitore di vetro con acqua di rubinetto

. aggiungiamo il colorante alimentare all’acqua

. mettiamo il fiore scelto nell’acqua colorata

. possiamo eseguire questo esperimento con più fiori e più vasetti, mettendo in ognuno un colore diverso

. se utilizziamo il sedano o il cavolo cinese (o un fiore con un gambo abbastanza grosso,) possiamo provare a colorare lo stesso gambo con colori diversi, tagliando il gambo in due sezioni e immergendo ognuna in un colore diverso

. per osservare i risultati di questo esperimento bisognerà essere pazienti: per alcuni fiori serviranno poche ore, per altri potrebbero essere necessari 1 o 2 giorni

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

L’acqua viaggia verticalmente lungo gli steli e raggiunge foglie e fiori. Lo possiamo appurare con questo esperimento: l’acqua colorata del bicchiere arriva a colorare foglie e fiori.
Nelle piante non sono presenti strutture che spingono l’acqua dal basso verso l’alto, ma processi chimico fisici diversi agiscono insieme per permettere all’acqua di raggiungere fiori e foglie. Questi processi sono: osmosi, capillarità, traspirazione.


L’acqua del terreno passa per osmosi all’interno delle radici attraversando la loro membrana cellulare. All’interno delle radici c’è una concentrazione di sali maggiore di quella del terreno, e per questo la pressione aumenta. la membrana costituita dalle cellule epidermiche: si crea un gradiente di concentrazione tra l’esterno (soluzioni poco concentrate nel terreno) e l’interno della pianta (soluzioni molto concentrate nelle cellule). La pressione che si crea si chiama “pressione radicale”, ed è abbastanza forte da spingere l’acqua fino ad altezze maggiori di quanto permetta la capillarità.


Se consideriamo i minuscoli diametri dei vasi in cui scorrono acqua e sali minerali, è chiaro che la capillarità svolge un ruolo importante nella salita dell’acqua dalla radice alla foglia.
Tuttavia, anche la capillarità e la pressione radicale insieme non basterebbero a far salire l’acqua fino alla cima di un sequoia.


Il terzo elemento che permette all’acqua di salire all’interno della pianta è la pressione negativa che si crea nella pianta per effetto della traspirazione, cioè l’evaporazione dell’acqua dalle foglie. L’evaporazione avviene perché il sole, scaldando le foglie, porta l’acqua dallo stato liquido a quello gassoso (vapore).


Più del 90 per cento dell’acqua assorbita da una pianta viene persa per traspirazione, cioè eliminata attraverso le foglie. Questo processo che potrebbe sembrare uno spreco di energia e di acqua, genera nei vasi una depressione che aspira i liquidi verso l’alto.


La depressione dipende dalla dimensione della chioma e dall’intensità del calore solare, ma si calcola che può raggiungere le 15 atmosfere, cioè permette la risalita dei liquidi fino agli oltre 100 metri delle sequoie.
Proviamo a mettere un vaso in una stanza buia e una in una stanza soleggiata: quali garofani traspirano di più? Saremo in grado di dirlo perché il fiore con il colore più intenso sarà quello che ha traspirato di più.

Esperimento scientifico: insalata di germogli

Esperimento scientifico: insalata di germogli.

Scopo

Osservare la germinazione dei semi ed utilizzare i germogli a scopi alimentari.

Età

Dai 5 anni.

Materiali

Un barattolo di vetro
semi di grano, soia o girasole
acqua calda
collant, garza o tessuto leggero
elastico.

Note di sicurezza

Finché usi ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento faremo germogliare dei semi per poterci preparare una buona insalata

. versiamo dei semi in un barattolo, per un’altezza di due o tre centimetri

. copriamo i semi con acqua calda

. fissiamo sulla bocca del vaso un pezzo di collant (garza o tessuto) con un elastico

. cambiamo l’acqua ogni giorno, finché i semi non saranno germogliati

. per i primi 3 giorni teniamo i semi al buio, poi portiamoli alla luce

. rimuoviamo dal vaso eventuali germogli danneggiati

. quando i germogli saranno pronti, prepariamo insieme una bella insalata

I germogli non utilizzati si conservano bene in frigo per qualche giorno.

Esperimento scientifico: il seme di avocado

Esperimento scientifico: il seme di avocado.

Scopo

Osservare la germinazione del grosso seme dell’avocado.

Età

Dai 3 anni.

Materiali

Stuzzicadenti
un bicchiere o un vasetto
carta casa
coltello
un sacchetto per alimenti
acqua.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostrerà come si sviluppa una pianta di avocado a partire dal seme

. rimuoviamo il seme da un avocado e laviamolo delicatamente in acqua tiepida.
. determiniamo la direzione in cui il nostro seme deve essere posto nell’acqua. Il fondo è più largo e ha una piccola rientranza al centro, ed è da lì che si formeranno le nuove radici

. usiamo gli stuzzicadenti per infilzare la parte superiore del seme di avocado, quindi immergiamolo in un piccolo vasetto d’acqua assicurandoci che il fondo sia rivolto verso il basso

. mettiamo il bicchiere in un luogo caldo lontano dalla luce solare diretta.

Altri modi per far germogliare un seme di avocato sono:

. tagliare mezzo centimetro ad ogni estremità del seme prima di metterlo in acqua

. avvolgere il seme in triplo foglio di carta casa, mettere in sacchetto per alimenti e aggiungere acqua (se gli altri metodi non funzionano, ho sperimentato che questo è infallibile)

. chiediamo ai bambini di osservare il seme nelle due settimane successive.

Osservazioni e conclusioni

. dovremmo vedere che le radici e lo stelo iniziano a germogliare non prima di 8 settimane

. la parte superiore del seme di avocado si ridurrà di volume e formerà una fessura

. la fessura si estenderà fino al fondo del seme

. nella fessura nella parte inferiore, inizierà a emergere un piccolo fittone

. il fittone continuerà a crescere e potrebbe formare delle diramazioni

. un piccolo germoglio sboccherà nella parte superiore del seme

. quando la radice avrà una lunghezza di circa 15 centimetri, tagliamola circa a metà per rinforzarla

. aspettiamo che la radice si ingrossi e il fusto abbia foglie nuove, quindi piantiamolo in vaso lasciando il seme a metà scoperto e annaffiandolo frequentemente

. non dimentichiamo che più luce del sole la pianta riceve, meglio è.

Esperimento scientifico: l’uccellino in gabbia

Esperimento scientifico: l’uccellino in gabbia.

Scopo

Mostrare che se l’occhio si adatta a uno stimolo a causa della lunga esposizione, risponde in modo meno forte di quanto normalmente farebbe.

Età

Dai 9 anni.

Materiali

Cartoncino rosso, verde e blu brillante
colla per carta
quattro fogli di carta bianca
pennarello nero
forbici.

Note di sicurezza

Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe

. mettiamoci in un luogo ben illuminato: l’illuminazione intensa è un fattore significativo nel far funzionare bene l’esperimento

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. Spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra che se uno o più dei tre tipi di coni si adatta a uno stimolo a causa della lunga esposizione, risponde in modo meno forte di quanto normalmente farebbe

. ritagliamo la stessa semplice forma, ad esempio un uccello o un pesce, da ciascuno dei tre fogli colorati

. incolliamo ogni forma su un foglio di carta bianca

. disegniamo un occhio su ogni uccello o pesce col pennarello nero

. sul quarto figlio bianco disegniamo il contorno di una gabbia per uccelli (o di una boccia per pesci)

. chiediamo al bambino di fissare la figura rossa (pesce o uccello) per circa 20 secondi e poi fissare rapidamente il foglio bianco con la gabbia o la boccia. Il bambino vedrà un uccello blu-verde nella gabbia

. chiediamo al bambino di ripetere il processo, fissando la figura verde: nel foglio bianco (con gabbia o boccia) vedrà una figura rosso-blu

. infine, chiediamo di fissare la figura blu. Su foglio bianco il bambino vedrà una figura gialla.

Osservazioni e conclusioni

Le figure che appaiono sul foglio bianco (con la gabbia o la boccia) dopo aver fissato a lungo una figura, sono chiamate immagini residue.
Un’immagine residua è un’immagine che permane anche dopo aver smesso di guardare l’oggetto.
Il rivestimento dietro l’occhio, chiamato retina, è ricoperto da cellule sensibili alla luce chiamate coni e bastoncelli. I bastoncelli permettono di vedere in penombra, ma solo in sfumature di grigio. I coni invece rilevano il colore in condizioni di luce intensa. Esistono tre tipi di coni e ognuno è sensibile a un particolare intervallo di colori.
Se uno o più dei tre tipi di coni si adatta a uno stimolo a causa della lunga esposizione, risponde in modo meno forte di quanto normalmente farebbe.
Quando fissiamo l’uccello rosso, le cellule sensibili al rosso si adattano e riducono la loro risposta.
Il foglio bianco riflette la luce rossa, blu e verde, perché la luce bianca è composta da tutti questi colori.
Quando spostiamo lo sguardo verso il foglio bianco, dopo aver fissato a lungo l’uccello rosso, i coni sensibili al rosso non rispondono, ma i coni sensibili al blu e al verde rispondono con forza alla luce blu e verde riflessa dal bianco.
Di conseguenza, dove le cellule sensibili al rosso non rispondono, vedremo un uccello bluastro-verde. Questo colore bluastro-verde è chiamato ciano.
Quando fissiamo l’uccello verde, i tuoi coni sensibili al verde si adattano allo stimolo quindi, quando guarderemo il foglio bianco, gli occhi risponderanno solo alla luce rossa e blu riflessa dal bianco e vedremo un uccello rosso-blu. Questo colore rosso-blu è chiamato magenta.
Allo stesso modo, quando fissiamo un oggetto blu, i coni sensibili al blu si adattano e la luce rossa e verde riflessa si combinano per formare il giallo.

Il vassoio del sole Montessori

Il vassoio del sole Montessori per lo studio della storia, della geografia, della biologia e per festeggiare il compleanno dei bambini.

Vassoio del sole

Come primo materiale per lo studio delle stagioni, inserisco il vassoio del sole, che può essere usato in moltissime occasioni: per la celebrazione del compleanno

dei bambini, in associazione al tappeto delle stagioni, per il gioco del sole e tutte le lezioni sull’importanza del sole,  per l’avvio allo studio dei cicli del tempo e della storia, ecc… Può essere realizzato in compensato, cartone o cartoncino, carta plastificata, feltro, gomma Eva. Il sole ha 12 raggi e per ogni raggio può essere incastrato il nome di un mese dell’anno.

Ho preparato questa mia versione di vassoio del sole, che ho realizzato con pannolenci e carta colorata. Per la lanterna al centro ho utilizzato questo tutorial: lanterna a stella.

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

Realizzarlo è estremamente semplice: si possono stampare i singoli fogli su carta colorata oppure utilizzare le forme come cartamodelli. Completa il materiale il set di cartellini coi nomi dei mesi, che tornerà utile nell’allestimento del cerchio dell’anno e per la celebrazione dei compleanni.

Presentazione
Con questa presentazione introduciamo il concetto di sole come fonte di energia e mostriamo il vassoio del sole come suo simbolo.

Materiali:
– il vassoio del sole e una candela
– foglie di insalata (ad esempio valeriana)
– un cubo del 1000 e una perla
– eventualmente una lanterna a energia solare  da caricare all’aperto coi bambini qualche giorno prima della presentazione

Creiamo nella stanza una leggera penombra, mettiamo il vassoio del sole su di un tappeto, accendiamo la candela e invitiamo i bambini a partecipare alla lezione:


– diciamo: “Ho preparato per voi questo bel vassoio. Da oggi rappresenterà per noi il sole”

– “Tutti i giorni ci svegliamo ed il sole è lassù nel cielo, che brilla per noi. Anche quando le nuvole lo nascondono, il sole brilla per noi, anche se non lo vediamo. Il sole ci illumina, come questa candela”
– “Il sole è un’enorme sfera di materiali infiammati, come la piccola fiamma di questa candela”

– “Il sole è mille volte più grande del nostro pianeta Terra. Questa perla dell’unità può rappresentare la Terra, e questo cubo delle migliaia può rappresentare il sole”

– “Il sole ci dona luce, ma anche calore. Se ci avviciniamo al fuoco, infatti, sentiamo calore. Avrete anche notato che di notte, quando non di vede il sole, la temperatura è più fresca che di giorno. Anche di notte però, anche se non lo vediamo, il sole ci scalda”

– “Se abbiamo la lanterna a energia solare accendiamola e mostriamola ai bambini. Diciamo: “Ricordate quando siamo usciti in giardino e abbiamo messo questa lanterna al sole? Il pannello solare ha raccolto l’energia del sole e l’ha immagazzinata nella batteria. Ora grazie a questa energia ho potuto accendere la lanterna”

– se non abbiamo la lanterna a energia solare, saltiamo il passaggio e diciamo ai bambini: “Il sole che ci illumina e ci scalda ci dà energia. Le piante sulla terra raccolgono l’energia del sole e la usano per produrre il loro cibo. Le piante assorbono l’energia del sole con le loro foglie e assorbono acqua e minerali dal terreno. Col sole, l’acqua e i minerali producono il loro cibo

– chiediamo ai bambini: noi possiamo fare come le piante? Il nostro corpo può produrre il nostro cibo da solo? No. Gli esseri umani e gli animali non producono il loro cibo da soli. Però noi, e anche gli animali, possiamo mangiare le piante, e ricevere così l’energia del sole

– mangiamo la nostra valeriana e invitiamo i bambini a farlo.  Diciamo: “Stiamo mangiando l’energia del sole!”

– diciamo: “L’energia del sole che ci viene dalle cose che mangiamo ci serve per studiare, correre, giocare… Possiamo mangiare le piante, ma possiamo anche mangiare gli animali che hanno mangiato le piante. E’ anche questo un modo per ricevere l’energia del sole.

Esempi di vassoi del sole:

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Ne parlano:
– http://hapalab.blogspot.it/2012/02/earth-goes-around-sun.html 
– https://it.pinterest.com/pin/251075747951085274/
– https://www.mommymoment.ca/2011/04/the-earth-goes-around-the-sun.html
– https://strawberrymilk.wordpress.com/2009/10/04/3rd-birthday-part-iv/
– https://www.mamashappyhive.com/5-montessori-seasonal-activities/
– http://www.montessorifromtheheart.com/my-blog/2016/10/adrians-3rd-birthday-celebration-montessori-celebration-of-life.html
– http://montessoristory.blogspot.it/2008/09/homemade-montessori-birthday.html
Tree vector created by Lexamer – Freepik.com (alberi nelle quattro stagioni)
– http://inspirations-omnicolores.eklablog.com/la-notion-du-temps-avec-les-differentes-chaines-et-le-tapis-des-saison-a129028212

I mammiferi: dettati ortografici e letture

I mammiferi: dettati ortografici e letture per bambini della scuola primaria.

Gli animali

Nessuno può conoscere il numero esatto degli animali che vivono sulla terra: molti trovano ricovero nelle sterminate foreste equatoriali, altri popolano le acque dei fiumi, dei laghi e dei mari, altri, infine, hanno scelto a loro dimora le inospitali distese delle zone glaciali o le sabbie infuocate dei deserti.
Il cavallo, il serpente, la zanzara sono tre animali, ma a nessuno sfugge che sono totalmente diversi: per la forma e la struttura del corpo, per le abitudini di vita, per il cibo di cui si nutrono, per gli aiuti o i danni che possono recare all’uomo.
Da alcune caratteristiche fondamentali, comuni a molti animali, l’uomo ha incominciato a dividerli in vertebrati e invertebrati.
Gli animali il cui corpo prende forma e sostegno dallo scheletro si dicono vertebrati.
La parte più importante dello scheletro è la colonna vertebrale o spina dorsale; delle altre ossa, alcune hanno il compito di proteggere gli organi più delicati, quali il cervello, il cuore e i polmoni; molte altre servono al movimento.
Tutti i vertebrati hanno il corpo ricoperto dalla pelle, che può essere nuda come quella delle rane, o ricoperta di piume o penne come negli uccelli, o da peli come nella pecora, nel leone, nella giraffa.
La respirazione nei vertebrati può avvenire mediante i polmoni, come in tutti gli animali terrestri, o mediante le branchie, come nei pesci.
Il tipo dei vertebrati comprende cinque classi: i mammiferi, gli uccelli, i rettili, gli anfibi e i pesci.

L’indole degli animali

Secondo l’indole o l’istinto che dimostrano verso l’uomo e verso i loro simili, gli animali possono essere: domestici, se vivono con l’uomo e sanno rendersi utili; selvatici, se vivono in libertà, ma dimostrano indole pacifica e inoffensiva; feroci, se vivono in libertà divorando gli altri animali e assalendo l’uomo.

Il cibo

Secondo il cibo di cui si nutrono, gli animali sono: erbivori, se si nutrono di erbe e di vegetali in genere; carnivori, quando la carne è il loro alimento preferito; onnivori, se, indifferentemente, si cibano di vegetali, di carne o di altri prodotti fabbricati dall’uomo.

I primi vertebrati che apparvero sulla terra furono i pesci

E’ fuor di dubbio che i primi vertebrati comparsi sulla terra furono i pesci. Voi certo pensate ad una bella trota, guizzante superba attraverso le rapide di un fiume; o a un lucido tonno, che fende le onde con i potenti colpi della grande coda falcata; o al pesce dorato, che si aggira tranquillo in un boccale.
Niente di tutto questo: i primi pesci erano tozze e goffe creature, col corpo racchiuso in una sorta di corazza, fatta di grosse placche articolate; e certo la loro locomozione doveva assomigliare ben poco al nuoto di una bella trota! Però questi animali possedevano un  organo che rappresentava un’importante innovazione, rispetto alle specie precedenti, un organo assile, costituito di molti pezzi cartilaginei e fatto per offrire una possibilità di attacco a quei muscoli robusti che permettono al pesce di guizzare nel liquido elemento. Con i pesci una nuova classe di animali, fondamentalmente diversi da quanti li hanno preceduti, fa la sua comparsa tra gli esseri viventi.
Per essere esatti, dobbiamo però dire che, se i pesci sono indiscutibilmente i primi veri vertebrati, furono preceduti da animali che, pur mancando di colonna vertebrali vere  e proprie, ne possedevano già un abbozzo.
Tornando dunque ai pesci primitivi, cerchiamo di riconoscere in essi lo schema fondamentale del vertebrato. Il vertebrato è un animale dotato di scheletro interno cartilagineo od osseo, coperto di masse muscolari, dalla pelle, e avente come parte fondamentale del suo corpo la colonna vertebrale.

Mammiferi

I mammiferi costituiscono la classe più elevata ed importante dei vertebrati. Essa comprende animali diversissimi, ad esempio un leone, una balena, un pipistrello, fra i quali però esiste sempre un filo conduttore di somiglianza. Vediamo un po’ in cosa consista. Se prendiamo in mano un pesce, ci ritraiamo subito con un senso di ribrezzo per l’impressione di freddo che ne riceviamo, mentre accarezzando un cane od un gatto pervade un piacevole senso di calore. I pesci, infatti, sono detti animali a sangue freddo, con la temperatura del corpo che risente delle influenze esterne, mentre i mammiferi sono detti “a sangue caldo”, con una propria regolazione della temperatura, indipendente da quella esterna.
Questo, è logico, mette gli ultimi in grado si spostarsi con relativa facilità da una località all’altra, ma li obbliga anche a difendersi dal freddo, provvedendosi… di una pelliccia. I mammiferi infatti hanno tutto il corpo ricoperti di peli, più o meno lunghi a seconda di dove vivono, se nelle steppe polari o nel deserto, ma sempre presenti, anche nelle foche e nelle balene.
Per animali come questi, capaci di sopportare notevoli variazioni di clima, ma bisognosi di protezione dal freddo, la prole è un bene prezioso che deve essere difeso con accanimento sia prima sia dopo la nascita.
I mammiferi non mettono al mondo le migliaia di uova dei pesci o degli insetti, ma solo un numero relativamente piccolo di figli che si sviluppano prima nel corpo della madre, che provvede poi a nutrirli col suo latte quand’essi vengono alla luce; spesso entrambi i genitori li curano e li vezzeggiano fino a che non sono in grado di affrontare il mondo con le proprie forze.
Già da questi brevi cenni è facile capire come i mammiferi siano degli animali ad organizzazione del corpo parecchio complessa, con il sistema nervoso altamente perfezionato. Possiamo paragonare il sistema nervoso ad una rete elettrica, in cui la centrale è costituita dal cervello e dal midollo spinale, una sostanza molliccia racchiusa in un sottile canaletto tra le vertebre. Da questi centri nervosi escono i nervi che portano gli ordini ai muscoli e raccolgono le sensazioni trasmesse dagli organi di senso. Un muscolo non si muove se il centro nervoso non gliene ha dato l’ordine attraverso il nervo adatto.
Particolarmente interessante presentano nei mammiferi la respirazione e la circolazione del sangue, due fenomeni strettamente legati tra loro. L’aria che questi animali respirano giunge ai polmoni, due grosse sacche di sostanza spugnosa ed elastica racchiuse nel torace. I polmoni sono tutti un intrico di canali sanguigni, attraverso le cui sottilissime pareti il sangue lascia sfuggire le sostanze gassose nocive che ha raccolto durante il viaggio per il corpo per recare ad ogni cellula la vitale scorta di ossigeno. Dove trovare però la spinta sufficiente per intraprendere un giro così lungo?
Nel cuore, il provvido muscolo che non si ferma mai durante tutta la vita dell’individuo. Il sangue quindi che proviene dai polmoni entra nel cuore, da qui viene spinto lontano nel corpo per portare l’ossigeno e raccogliere i prodotti di rifiuto. Giunge così, estenuato e sporco, di nuovo al cuore, ma alla metà destra, rigorosamente separata dalla sinistra.
Di qui, con un vigoroso moto di contrazione del muscolo, è inviato nei polmoni dove si purifica, pronto a ricominciare il circolo. Questo sistema di circolazione si chiama “circolazione doppia”, perchè il sangue passa due volte dal cuore, e “completa”, perchè le due metà del cuore, destra e sinistra, sono separate tra di loro.

Osserviamo un coniglietto

Il coniglio è un animale che certamente tutti conosciamo e che è facile osservare anche vivo in classe, perchè non cerca di far male a chi gli si avvicina per esaminarlo o per toccarlo: infatti non aggredisce, non graffia, non morde perchè è sfornito di mezzi adatti a questo scopo. Il coniglio non ha i terribili artigli del gatto, o i denti acuminati del cane e per salvarsi da chi voglia fargli del male usa un altro mezzo di difesa: la fuga, veloce e immediata.
Osserviamo il nostro coniglio, lasciato libero in un piccolo recinto. Mentre ci avviciniamo ad esso lo vedremo immediatamente in allarme, che ci osserva preoccupato, con le orecchie tese e vibranti pronte a cogliere il minimo rumore che possa meglio informarlo della natura del pericolo; con piccoli salti nervosi si sposta accostandosi alle pareti del recinto, per avere almeno un lato protetto; è come una molla pronta a scattare se gli sembra che il pericolo che egli sente stia diventando più grave. Per il coniglio, quindi, è utile essere pauroso, perchè nell’essere pauroso sta la sua salvezza.

I carnivori, gli erbivori e gli insettivori

Ragioniamo sulle osservazioni che abbiamo fatto e cerchiamo di vedere se conosciamo altri animali domestici o selvatici, che si comportino come il coniglio; ce ne sono molti senza dubbio e noi ve ne ricorderemo qualcuno: le capre, i cavalli, i topi, gli scoiattoli, le oche, le lucertole, le rane e tanti altri.
Poniamoci adesso un piccolo problema e tentiamo di risolverlo: perchè il cane e il gatto (e come loro il lupo, il leone, la tigre, ecc.) non cercano di salvarsi allo stesso modo e invece aggrediscono chi si accosta loro a distanza troppo breve? Per rispondere a questa domanda vediamo se questi animali abbiano qualche altra caratteristica in comune fra loro, che invece manchi negli animali più timorosi (conigli, topi, capre, cavalli). Infatti mentre i primi sono animali predatori, cioè assalgono una preda per cibarsene e quindi sono carnivori, gli ultimi non sono predatori e si nutrono o di erbe (erbivori) o di varie sostanze senza alcuna preferenza (onnivori).
Il predatore deve naturalmente essere un animale aggressivo se vuol procurarsi il cibo che gli è necessario ed usa appunto questo suo carattere anche per difendersi dai pericoli più immediati: ma ricordatevi che nessun carnivoro assale altri animali se non ha fame e se non si sente in pericolo. Gli erbivori e gli onnivori, invece, non avendo carattere aggressivo, sfuggono ai pericoli generalmente mediante la fuga, come abbiamo già visto.
E le rane, le lucertole? Esse si nutrono preferibilmente di insetti, che catturano abilmente con la lingua e quindi sono dei piccoli predatori che chiameremo insettivori per il loro tipo di alimentazione; essi, di fronte al pericolo, generalmente si comportano come gli erbivori, dato che sono troppo piccoli e sforniti di mezzi di difesa.

Le parti del corpo del coniglio: la testa

Fatta conoscenza con il coniglio e con il suo carattere, vediamo ora di imparare come esso e costituito, cioè di scoprire la sua anatomia, e di capire come funzioni ogni sua parte quando esso è vivo, cioè di ottenere qualche informazione sulla sua fisiologia.
Tutti riconosciamo facilmente nel coniglio  una testa o capo che, mediante il collo, è unita al tronco, il quale è provvisto di una coda.
Nella coda osserviamo la bocca fornita di denti, sopra alla quale si trova il naso che presenta le due narici; una fessura che parte dal centro del naso divide in due il labbro superiore (labbro leporino); ai lati del capo sono situati gli occhi e le orecchie, delle quali noi possiamo vedere soltanto i grandi padiglioni auricolari, molto mobili.

Il tronco

Il tronco presenta quattro arti, detti zampe, ciascuna delle quali termina con dita fornite di artigli (unghie coniche e arcuate: paragonatele con le vostre); il primo paio  di arti o zampe anteriori (situate davanti) è più breve del secondo, termina con cinque dita, ed è usato dal coniglio anche per trattenere vicino alla bocca le foglie di cui si nutre, ma soprattutto per scavare la sua tana nel terreno, mediante i robusti artigli; le zampe posteriori sono invece provviste soltanto di quattro dita, sono più lunghe e più robuste e grazie ad esse il coniglio si sposta velocemente a lunghi balzi; la loro robustezza gli consente di spingere di scatto, in avanti e in alto, tutto il peso del corpo. Il tronco termina posteriormente con una breve coda.

I peli proteggono il coniglio

Tutto il corpo del coniglio è ricoperto di morbidi e fitti peli, che servono a proteggerlo dal caldo e dal freddo. Il colore del pelame nei conigli è molto variabile e sappiamo che ve ne sono di bianchi, neri, grigi, a macchie. Ai lati della bocca ci sono alcuni peli più lunghi e rigidi, detti vibrisse (comunemente ed erroneamente indicati col nome di baffi), che servono all’animale per il tatto: essi sono quindi peli tattili.
Si conoscono diverse razze di conigli, una delle quali ha il pelo molto morbido e lungo: è il coniglio d’Angora.

La temperatura del coniglio è costante

Se teniamo il coniglio in un luogo caldo o un luogo fresco, il suo corpo non si riscalderà né si raffredderà e ciò possiamo constatarlo con le nostre mani o con un termometro. Il coniglio è quindi un animale a temperatura costante; nel linguaggio corrente si usa dire “animale a sangue caldo”, ma questa è un’espressione scorretta e deve essere evitata.

Conclusione

Ragioniamo su quanto abbiamo osservato nel coniglio e cerchiamo di vedere se conoscete altri animali che presentino le stesse caratteristiche riscontrate in questa specie e cioè:
– una testa fornita di padiglioni auricolari e di bocca con denti;
– un tronco con quattro arti;
– il corpo rivestito di peli;
– corpo a temperatura costante.
Certamente ne conoscerete tantissimi: il cane, il gatto, il cavallo, il leone, la pecora, il topo, l’elefante e tanti altri.

I mammiferi

Tutti questi animali e tutti gli altri che presentano i caratteri precedentemente indicati si chiamano mammiferi: il coniglio è quindi un mammifero, l’elefante è un mammifero, e così via. Invece il passerotto, la lucertola, lo scarabeo e infiniti altri animali non sono mammiferi, perchè non hanno il corpo rivestito di peli e non presentano padiglioni auricolari, anche se qualcuno di essi ha pure quattro zampe (lucertola). Ma i mammiferi presentano anche altre due importanti particolarità, che voi ben conoscete:
– le femmine dei mammiferi mettono alla luce i figli già ben conformati e non depongono uova (c’è una sola eccezione che impareremo in seguito); diremo perciò che i mammiferi sono animali vivipari, cioè che partoriscono un organismo già vivente;
– i piccoli appena nati sono allattati dalla madre e per un certo tempo il latte costituisce il loro unico alimento: tutti avremo avuto occasione di osservare una cagna o una gatta allattare i propri piccoli. Anche il coniglio allatta i suoi piccoli. Il latte è prodotto dalle ghiandole mammarie e per tale motivo questi animali si dicono mammiferi.

Nel mondo animale

Nel mondo animale, i deboli, gli ammalati, i fisicamente difettosi sono condannati a morire, sterminati dai più forti e arditi. I più sani e abili sopravvivono e si riproducono: i forti, gli agili sfuggono agli agguati, vincono nella caccia, trovano il cibo anche in condizioni avverse, possono trasferirsi in ambienti più favorevoli.
Perciò anche fra gli animali, i genitori proteggono la prole e la allevano con cure tenerissime, fino a quando essa non sia in grado di provvedere alla propria esistenza.

I bovini

Un gruppo di mammiferi che accompagnano l’uomo per tutto il cammino della civiltà, dai suoi inizi ad oggi è quello dei bovini. Di questi animali esistono ricordi nelle pitture primitive e su essi si esercitò l’abilità dell’uomo nel trasformarli da indomiti e selvaggi abitatori delle foreste in domestici aiuti del lavoro umano. Essi appartengono alla grande famiglia dei ruminanti, così detta per una particolare caratteristica nel modo di alimentarsi. I ruminanti infatti sono tutti vegetariani, hanno una dentatura particolare che permette loro di strappare l’erba coi denti, ed uno stomaco complesso grazie al quale possono ingurgitare rapidamente grandi quantità di foraggio e poi andarsene a mangiarlo tranquillamente al sicuro dai loro tradizionali nemici, i carnivori. Lo stomaco dei ruminanti infatti è diviso in quattro cavità e permette al cibo di rigurgitare in bocca per poi venire rimasticato di nuovo. Il contributo dato dai bovini all’economia una è immenso; basti pensare che da essi noi ricaviamo il latte e tutti i suoi derivati, la carne, la pelle ed un prezioso aiuto nel lavoro umano.

Il bisonte

Si calcola che all’inizio della colonizzazione nelle grandi pianure del Nord America vagassero allo stato libero più di sessanta milioni di bisonti. Questi animali rappresentavano per gli Indiani la più importante fonte di cibo e di pelli, ma essi si limitavamo ad uccidere solo pochi capi che servivano per le necessità immediate, per cui non c’era pericolo che la specie si estinguesse.
Poi vennero gli Europei e incominciò l’ecatombe. Negli anni in cui  si costruirono le grandi ferrovie transcontinentali, queste povere bestie vennero uccise a centinaia di migliaia, senza scopo. Di esse i coloni utilizzavano solo la lingua mentre le ossa erano vendute a tonnellate per pochi dollari alle industrie che producevano concime. Si finì col distruggere tutti i bisonti esistenti nel territorio americano, salvo pochi capi che furono salvati e protetti da leggi speciali, ed ora si sono riprodotti in misura considerevole.
I bisonti americani sono grossi bovini dalla testa massiccia sormontata da due brevi corna ricurve. Un maschio può pesare una tonnellata e raggiungere due metri di altezza all’apice della grossa gobba. Il colore del mantello è generalmente bruno , con lunghi peli in corrispondenza del capo, del collo e della gibbosità sul dorso.

La lepre

Conosci il coniglio? Ebbene la lepre è un animale poco più grosso; ha la stessa forma; il suo pelame è bruno terra e appartiene alla stessa famiglia del coniglio. L’uomo le dà la caccia per la sua carne saporita e per la pelle, con cui si fanno cappelli e pellicce.
E’ mite e paurosa. Vive nei boschi, si trova anche nei campi seminati. E’ di notte che di preferenza gira in cerca di cibo: erbe, semi, grani. Rosica pure la corteccia degli alberi. I denti, che in questa funzione si consumano, le crescono continuamente. Rodere, per tutti i roditori, è una necessità, altrimenti gli incisivi, crescendo sempre, darebbero loro fastidio.
Le zampe posteriori sono più lunghe di quelle anteriori, per questo è animale adatto al salto. Conigli e lepri fuggono infatti a saltelli buffi e rapidissimi. La lepre ha lunghe orecchie che l’avvertono anche da lontano del pericolo, al quale può sottrarsi solo con la fuga.
(M. Viareggi)

Il castoro

Roditore lungo circa un metro, con coda di 30 centimetri e peso superiore ai 30 chili. Il corpo è tozzo con testa tondeggiante, muso ottuso, collo corto; gli arti sono brevi; quelli posteriori hanno dita lunghe, riunite da una membrana interdigitale adatta al nuoto; quelli anteriori sono mobilissimi e servono come mani. La coda, cilindrica alla base, parzialmente pelosa, termina a spatola ed è coperta da squame; essa è usata come timone durante il nuoto.
La pelliccia, più chiara sulla testa e nella parte ventrale, comprende peli lunghi, tra i quali si trova una lanugine fine, serica, abbondante, di color bruno-rossiccio. La dentatura è costituita da 20 denti, di cui gli incisivi, a crescita continua, sono volti all’indietro; i denti molari hanno una superficie dotata di molte pieghe. I padiglioni  auricolari e le narici sono muniti di valvole che li otturano quando l’animale si immerge in acqua.
Il castoro è longevo: vive da 15 a 20 anni; i figli lasciano i genitori verso i due anni di vita.
Il castoro vive nei boschi, presso corsi d’acqua e stagni; esso si nutre di cortecce e di germogli di salici, pioppi, betulle e querce, mai di conifere. Per procurarsi il cibo, abbatte alberi di grandi dimensioni, scavando coi denti nel tronco, presso la base, un solco a forma di clessidra. La pianta, abbattuta e privata di corteccia, è impiegata per far dighe e tane.
I castori hanno sempre destato grande interesse nell’uomo non soltanto per la pregiata pelliccia che essi forniscono, ma anche per la straordinaria ingegnosità di cui hanno prova nella costruzione e nella protezione della loro tana.

Lo scoiattolo

In gran parte dell’Europa e in vaste regioni dell’Asia, fino alla Cina settentrionale, è diffuso lo scoiattolo comune, che annovera diverse sottospecie distinguibili per il mantello, il cui colore, nelle parti superiori, può variare dal rossastro al grigio più o meno scuro.
Questo grazioso mammifero vive nei boschi, si ciba soprattutto di frutti, semi, germogli che cerca quasi soltanto nelle ore diurne, arrampicandosi e saltando agilmente tra gli alberi; esso è lungo 40-45 centimetri,  di cui poco meno della metà riguarda la ricca coda.
Durante l’estate gli scoiattoli accumulano nelle cavità di grossi tronchi le provviste di cibo per i mesi invernali che essi trascorrono in semi-letargo.
La dentatura dello scoiattolo è quella di un roditore: i denti incisivi sono a crescita continua e incurvati ad arco; lo smalto li protegge solo esternamente per cui rosicchiando si forma un margine obliquo taglientissimo; i canini mancano e tra gli incisivi e i premolari c’è uno spazio libero.
Gli scoiattoli, oltre a nutrirsi di semi, bacche, frutti, non disdegnano neppure le uova che vanno a rubare nei nidi tra gli alberi.
Pigne rosicchiate, ghiande e nocciole sgusciate sul terreno avvertiranno facilmente della presenza, nel bosco, di questi simpatici animaletti.
(L. Ferretti)

Lo scoiattolo volante

In America vivono molte specie di scoiattoli, alcuni molti simili ai nostri, altri invece di aspetto e comportamento completamente diversi. Uno dei più curiosi e dei più belli è lo scoiattolo volante, lungo sui venticinque centimetri. La sua coda a fiocco non è morbida e folta come quella del nostro. Questo roditore però è provvisto di speciali duplicature della pelle ai lati del corpo, normalmente nascoste dal pelo. Queste, quando l’animale si lancia dall’alto di un albero, si tendono tra le zampe anteriori e quelle posteriori, formando un’ampia membrana a guisa di paracadute, per cui questo scoiattolo riesce a planare anche molto lontano dal luogo di partenza, con un lungo volo. La coda piuttosto piatta e provvista di lunghi peli sui due lati gli funge da timone.
Lo scoiattolo volante americano ha dimensioni più piccole di quelli asiatici e africani. Accanto ad esso ricordiamo gli scoiattoli a mantello dorato, che abitano  le foreste di pini degli Stati Uniti e del Canada, e i cipmunk dalle belle strisce colorate che s’allungano parallele sul dorso. Vi sono poi molti scoiattoli terragnoli, che sono abili scavatori e vivono nascosti in un complicato sistema di gallerie. Questi ultimi hanno code assai poco vistose.

Un regno sotto terra

Se abitate in campagna, può darsi che, a due passi da casa nostra, sotto terra, ci sia la dimora della talpa, un animale dalla pelliccia straordinariamente morbida, che vive sotto terra, nell’oscurità più completa. Forse vi sarà già capitato di vedere una talpa: avete notato che bella pelliccia possiede? Il belo è corto e fittissimo, simile al velluto, assolutamente inattaccabile dalla polvere e dal terriccio, perchè la talpa, malgrado viva sempre sottoterra, è una creatura incredibilmente pulita. Il suo pelo cortissimo, poi, non disturba affatto l’andirivieni della bestiola nelle gallerie.
Il corpo della talpa è allungato, per favorire appunto la bestiola quando scava le sue gallerie sotterranee; le zampine sono fatte in modo da poter funzionare come piccole spalatrici. Ecco come lavorano: l’animale punta le unghie nella terra, tenendo le palme delle zampe anteriori volte all’infuori. Poi, con un colpo delle zampine, getta all’indietro la terra che vi ha raccolto. Con le zampe posteriori, invece, si spinge in avanti, e poi subito le raccoglie per respingere con queste la terra che è stata staccata dalle zampe anteriori. Per immaginarvi bene il movimento, fate conto che la talpa nuoti sotto terra. La talpa porta la terra in sovrabbondanza alla superficie attraverso una galleria, appositamente costruita.

Non dite appetito da lupo ma appetito da talpa

Ma i compiti delle zampine della talpa non si esauriscono qui: con le zampe anteriori afferra le sue prede e le tiene strette per divorarle; la mandibola lunga, i denti aguzzi sono tipici di un animale insettivoro. Suo cibo naturale sono gli insetti, ma non disdegna le lumache, i lombrichi che le forniscono alimento anche d’inverno quando continua sotto terra la sua opera di scavo, e poi le larve, che mangia solo in mancanza d’altro. E se animaletti o topolini vengono a ficcare il naso nella sua dispensa, la talpa non esita a farli fuori.
Infatti la talpa è dotata di un appetito veramente terribile: a intervalli di se ore circa fa un pasto abbondante. E riesca a mandar giù tanto cibo quanto il doppio del suo peso. E se deve saltare  un pasto,  se sta più di sei ore senza cibo, rischia di morire di fame.
Sempre in relazione alla sua vita sotterranea, la talpa ha una vista debolissima, anzi si può dire che è del tutto cieca, perchè nel suo buio mondo a che le servirebbe vedere? Invece ha acutissimo l’udito, che le permette di percepire anche i più leggeri brusii.

La casa sotterranea della talpa

La casa della talpa è al centro di molte gallerie scavate con infinita pazienza. E’ una specie di cameretta, imbottita di foglie secche, di muschio, di erba. La presenza di queste dimore sotterranee è rivelata in superficie dallo sbocco delle gallerie di sicurezza. I piccoli della talpa nascono, tre o quattro, una volta all’anno, in una camera preparata dalla mamma in un incrocio di gallerie.
Quando per le talpe giunge il tempo di metter su casa, il maschio va alla ricerca della sua femmina, guidato nel buio delle gallerie dal suo finissimo udito, che gliene rivela la presenza. E se strada facendo incontra un rivale, allora il primo maschio chiude la femmina, che ormai considera di sua proprietà, in una galleria, al sicuro, poi non esita ad affrontare l’intruso. Nell’oscurità, ha allora luogo un duello all’ultimo sangue, una lotta di ciechi, alla fine della quale il vincitore arriverà perfino a divorare il vinto!
Con la sposa tanto ferocemente conquistata, il sopravvissuto si accingerà ad occuparsi della propria famiglia, con una tenerezza davvero contrastante con la crudeltà precedente. Padre e madre baderanno alla prole con ogni cura per provvederla di tutto quanto le necessiti.

Campione di corsa, salto e nuoto

Capita che la talpa esca alla luce del sole: trova sempre un gatto o un uccello da preda in attesa di farsi di lei un sol boccone. Ma non crediate che questa bestia abituata alla vita sotterranea, cieca e nata per vivere scavando gallerie, si trovi del tutto indifesa all’aria aperta. La talpa, velocissima nella sua tana, lo è altrettanto quando in superficie sfugge ai nemici. E’ persino difficile seguire ad occhio nudo la sua corsa. E non basta: la talpa è anche un’ottima nuotatrice, e se ha paura di essere catturata fa dei salti di venti centimetri. Sorridete? Ma venti centimetri sono una misura notevole in rapporto al suo piccolo corpo.
Ora che la conoscete meglio vorreste forse vedere una talpa. Se andata in campagna, non disperate: le talpe sono molto diffuse e potrà capitarvi di vederne una. Naturalmente non fatele alcun male: scavando e rivangando la terra per costruire le sue gallerie, e facendo scorpacciate di insetti, la talpa è utilissima ai campi.

Il tasso

Il tasso ha dimensioni modeste (una trentina di centimetri alto, un’ottantina lungo compresa la coda), tronco massiccio, zampe corte, forti, con dita fornite di unghie, atte ai lavori di scavo, testa allungata, muso appuntito. E’ coperto di pelo foltissimo. La colorazione del pelame lo fa riconoscere: è grigiastra sul dorso e ai lati del tronco, nera nelle zampe, sul ventre e sul petto, bianca e solcata da due strisce nere sulla testa.
Abita i boschi, isolato. Scava le gallerie in cui si tiene nascosto. Esce al crepuscolo in cerca di cibo, cauto. Rimuove il terreno, rompe radici, mangia insetti e larve, lombrichi e vermi, lumache e chiocciole, visita alla base dei vecchi alberi i nidi delle api per succhiarne i favi di miele.
I lunghi aculei lo difendono dai pungiglioni delle api operaie. Dà la caccia agli uccelli nel nido, beve le uova, acchiappa e divora rane, lucertole, tipi, bisce. Negli orti si pasce di frutti, uva, cereali. Al mattino presto, a pancia piena, fa ritorno alla sua tana e dorme. In autunno, tondo e grasso, si adagia sull’erba secca e sulle foglie che fanno da tappeto alla galleria-tana, con il musetto tra le zampe e si addormenta.
(G. Menicucci)

Perchè il cane ha il naso freddo

Quando Noè volle far entrare nell’arca degli animali, la maggior parte di essi si mostrò riluttante. Bisognava compatirli, poveretti! Essi non sapevano nulla dell’imminente diluvio e, abituati com’erano a una libertà sconfinata, non avevano nessuna voglia di andare a rinchiudersi in quella grande gabbia di legno. Noè dovette decidersi  a farli spingere dal cane.
Il cane, quindi, fu l’ultimo a entrare nell’arca che, piana zeppa com’era, non offriva più spazio per lui. E così la brava bestia dovette starsene presso l’ingresso.
Lì veniva un tale spiffero d’aria fredda, che il naso del cane cominciò a raffreddarsi. Ma questo poco importava al fedele animale: fiero dell’aiuto dato al gran patriarca, non si muoveva dal suo posto che nelle ore dei pasti. Fin da quei lontanissimi tempi, il cane sapeva di dover custodire la casa del padrone.
Dopo l’infreddatura presa nell’arca di Noè, dice la leggenda, il naso del cane non si scaldò più.
(R. Fumagalli)

Mammiferi che cambiano colore

Chi vive in campagna ed ha familiarità con gli animali domestici anche fra i più comuni, come cavalli, mucche, buoi, sanno che durante la stagione invernale il pelo di questi animali diventa più folto di quello estivo e leggermente diverso di colore. Si direbbe quasi che anch’essi, come gli uomini, amino cambiare guardaroba secondo le stagioni. Mucche e cavalli però devono accontentarsi di cambiamenti minimi nella loro livrea stagionale, mentre esistono animali il cui guardaroba subisce mutamenti notevoli.
Uno degli esempi più famosi in proposito è quello dell’ermellino dalla candida e preziosa pelliccia. La livrea di questo animale però non è sempre così splendida. Durante l’estate, infatti, faremmo fatica a distinguerlo dalla più modesta donnola. In questa stagione anche la pelliccia dell’ermellino, abitatore di regioni settentrionali fredde e nevose, perde il pelo scuro e gli rispunta una splendida pelliccia candida e rilucente che lo rende invisibile in mezzo alla neve.
Pure la donnola cambia colore durante l’inverno e, così protetta può continuare la sua vita indomita e battagliera di ferocissimo predone dei boschi.
La volpe polare, che vive in branchi nelle desolate regioni artiche, d’estate ha il pelo scuro con riflessi azzurri sul ventre, ma d’inverno si riveste tutta di un candido mantello. Anche la pianta dei piedi è rivestita di pelo, per proteggerla dal freddo intensissimo dell’Artico.

L’ornitorinco, un mammifero che depone le uova

L’ornitorinco è un animale ben strano. Esso depone le uova, una o due, non di più, allo stesso modo degli uccelli e dei rettili, ma poi allatta i suo i piccoli, allo stesso modo dei mammiferi.
Le uova dell’ornitorinco sono rotonde e racchiudono, sotto l’involucro esterno, un sottile strato bianco, che circonda un nucleo centrale di colore giallo.
Un altro aspetto assai strano per un mammifero è questo: l’ornitorinco possiede un largo becco simile a quello dell’anatra. Inoltre le sue  corte zampe sono palmate. Per la sua conformazione, l’ornitorinco è adatto anche alla vita acquatica, e infatti vive dentro tane profonde che scava lungo i corsi d’acqua. In una di queste tane,  imbottite di erbe secche, la femmina depone le uova. I piccoli, appena nati, allungano la testa dentro una piega della pelle della madre dove si riversa il latte, il quale sgorga in seguito alla contrazione di appositi muscoli.
Per quanto provvisto di becco, l’ornitorinco giovane possiede alcuni denti di latte che poi scompaiono con l’età.
Il maschio, un po’ più grosso della femmina, nelle zampe posteriori ha uno strano sperone mobile, bucato all’interno da un sottile canale che è in relazione con una ghiandola che secerne veleno.
Non si è ancora riusciti a comprendere bene a che cosa serva questo sperone e quale uso ne faccia esattamente l’animale.

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Viventi e non viventi col metodo Montessori

Viventi e non viventi col metodo Montessori nell’ambito dello studio della Botanica e della Zoologia, con presentazioni e materiale stampabile pronto.

Per le presentazioni e gli esercizi ho preparato il materiale stampabile, a disposizione degli abbonati:

Viventi e non viventi col metodo Montessori
I viventi
Presentazione

Materiali:
– una scatolina contente un vasetto con tappo vuoto (pieno d’aria), un vasetto con del cibo (biscotti o pane o frutta o verdura), una madre col suo piccolo e tre piattini o dischi di cartoncino con le scritte CIBO, ARIA, RIPRODUZIONE


– una striscia di carta con la scritta VIVENTI
– piantina  in vaso e altri viventi (insetti, lombrichi, lumachine, ragnetti ecc.) in vasetto o riproduzioni di viventi in miniatura
– immagini di esseri viventi in una scatolina o in un cestino
– vassoio
– tavolo o tappeto.

Presentazione
– portiamo il materiale sul tavolo o sul tappeto e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione  dicendo: “Oggi vorrei parlarvi di una cosa molto interessante. Parleremo degli esseri viventi. Tutti gli esseri viventi hanno almeno tre cose in comune”
– prendiamo il vasetto vuoto  e tenendolo in mano diciamo: “Tutti gli esseri viventi respirano”.  Prendiamo il piattino con la scritta ARIA, mettiamolo sul piano di lavoro e posiamoci sopra il vasetto. Diciamo: “Tutti i viventi hanno bisogno di aria”
– facciamo la stessa cosa con gli altri vasetti


– uno alla volta prendiamo i vasetti e  i piattini, nominando di nuovo aria, cibo, riproduzione e rimettiamoli sul vassoio.
– prendiamo uno degli esseri viventi che  abbiamo preparato  sul vassoio, ad esempio una piantina, e mettiamola al centro del piano di lavoro e chiediamo: “Secondo voi questa pianta è un essere vivente?”. I bambini risponderanno di sì, e noi diremo: “Siamo sicuri? Una pianta ha bisogno di aria?”,  “Ha bisogno di nutrirsi?”, “Ha bisogno di riprodursi?”. Ogni volta che i bambini rispondono si sì, mettiamo un piattino accanto alla pianta.


– “La pianta si nutre, respira, e si riproduce. La pianta fa parte dei VIVENTI”. Mettiamo la parola VIVENTI sul tappeto come titolo

– prendiamo la scatolina delle immagini e mettiamola sul tappeto e diciamo: “In questa scatola ho raccolto immagini di esseri viventi. Vediamo se è vero.”

– una alla volta prendiamo le immagini e per ognuna chiediamo se ha bisogno di aria, cibo e se si riproduce; dichiariamola dunque VIVENTE


– raccogliamo il materiale usato e riponiamolo sul vassoio, poi portiamolo allo scaffale della biologia, di modo che i bambini l’abbiano a loro disposizione.

Dopo aver dato questa prima presentazione possiamo esplorare la classe alla ricerca di viventi, e discutere insieme le caratteristiche che possiamo osservare in essi. Oltre al cibo (nutrizione), l’aria (respirazione) e la riproduzione possiamo ad esempio dire che  i viventi usano energia, crescono e si sviluppano, rispondono all’ambiente, si adattano, ecc.

Viventi e non viventi col metodo Montessori
I non viventi
Presentazione

Materiali:
– una striscia di carta con la scritta NON VIVENTI
– una raccolta di oggetti non viventi (sassi, bulloni, attrezzi ecc…) in un cesto ( o riproduzioni in miniatura di non viventi)
– immagini di non viventi in una scatolina o in un cestino
– la scatolina contente un vasetto con tappo vuoto (pieno d’aria), un vasetto con del cibo (biscotti o pane o frutta o verdura), una madre col suo piccolo e tre piattini o dischi di cartoncino con le scritte CIBO, ARIA, RIPRODUZIONE
– tavolo o tappeto.

Presentazione:
– portiamo il materiale sul tavolo o sul tappeto e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione  dicendo: “Oggi vorrei parlarvi di una cosa molto interessante. Parleremo dei NON VIVENTI.”
– col l’aiuto della scatolina ricapitoliamo le caratteristiche dei viventi
– mettiamo sul piano di lavoro il cesto dei non viventi e diciamo: “In questo cesto ho raccolto oggetti NON VIVENTI”. Mettiamo il cartellino NON VIVENTI al centro del piano di lavoro, e aggiungiamo: “Vediamo se è vero”


– prendiamo il primo oggetto, ad esempio il sasso, e chiediamo: “Un sasso è vivente?”. I bambini diranno di no. Chiediamo se ha bisogno di aria, di cibo e se si riproduce. I bambini diranno sempre di no. Diciamo: “Il sasso è un NON VIVENTE” e mettiamolo sotto alla scritta NON VIVENTI
– proseguiamo così con gli altri oggetti

– ora mettiamo sul piano di lavoro il contenitore con le immagini di non viventi e diciamo: “Qui ho raccolto immagini di non viventi. Vediamo se è vero”
– prendiamo la prima immagine e chiediamo ai bambini: “Cos’è?”. I bambini rispondono, ad esempio. “Una palla”. Chiediamo se una palla ha bisogno di cibo, di aria e se si riproduce. La risposta è sempre no. Indicando la scritta NON VIVENTE diciamo: “La palla fa parte dei NON VIVENTI”
– proseguiamo così con le altre immagini

– riponiamo il materiale sul vassoio e mostriamo al bambino dove potranno trovarlo, sullo scaffale della botanica
– nei giorni seguenti i bambini potranno ripetere l’esercizio da soli o in gruppo; per questo possiamo variare con una certa frequenza le immagini del vassoio.

Viventi e non viventi col metodo Montessori
Presentazione 1

Materiale:
– un cestino con oggetti in miniatura che rappresentino viventi e non viventi
– una striscia di carta con la scritta VIVENTI e una con la scritta NON VIVENTI
– la scatolina contente un vasetto vuoto con tappo (pieno d’aria), un vasetto con del cibo (biscotti o pane o frutta o verdura), una madre col suo piccolo e tre piattini o dischi di cartoncino con le scritte CIBO, ARIA, RIPRODUZIONE
– tavolo o tappeto.

Presentazione:
– portiamo il materiale sul tavolo o sul tappeto e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione  dicendo: “Oggi vorrei mostrarvi una nuova attività che ha a che fare coi viventi e i non viventi”
– mettiamo gli oggetti sul piano di lavoro, davanti ai bambini e chiediamo ai bambini: “Cosa sono?”. I bambini nominano o descrivono gli oggetti
– diciamo: “Si tratta di oggetti davvero molto diversi tra loro. Come potremmo raggrupparli? Ad esempio potremmo dividerli per colore, oppure per dimensione… oggi però li suddivideremo in viventi e non viventi”
– se pensiamo che i bambini ne abbiano bisogno mostriamo la scatola per ricordare le caratteristiche principali dei viventi
– scegliamo un vivente, ad esempio la tartaruga e chiediamo: “La tartaruga è un vivente?”. Sì. La tartaruga è un vivente perché si nutre, respira e si riproduce. Mettiamola la tartaruga in alto a destra
– scegliamo un oggetto non vivente, ad esempio la sedia, e diciamo: “Questa è una sedia. La sedia è non vivente perchè non si nutre, non respira, non si riproduce”, e mettiamola in alto a sinistra
– continuiamo allo stesso modo con tutti gli altri oggetti, finchè essi non saranno divisi in due gruppi: i viventi e i non viventi
– diciamo: ” Tutti i viventi si trovano in questo gruppo. Tutti i non viventi si trovano in quest’altro gruppo. “
– chiediamo ai bambini: “Abbiamo riconosciuto i viventi perchè mangiano, respirano e si riproducono. C’è qualcos’altro oltre a questo che serve a riconoscere i viventi?”. Incoraggiamo i bambini a trovare le loro risposte (crescono, bevono, si muovono da soli, muoiono, usano i sensi, ecc…)
– chiediamo: “Abbiamo riconosciuto i non viventi perchè non mangiano, non respirano e non si riproducono. C’è qualcos’altro che i non viventi non sanno fare?”. Incoraggiamo i bambini a rispondere
– poniamo come intestazione per i due gruppi le scritte VIVENTI e NON VIVENTI e leggiamole insieme
– ora raccogliamo gli oggetti e distribuiamoli tra tutti i bambini
– leggiamo nuovamente i due cartellini VIVENTI e NON VIVENTI e chiediamo ai bambini di porre il loro oggetto nel gruppo che gli appartiene
– ricapitoliamo: “Per distinguere un vivente da un non vivente sappiamo che i viventi hanno delle caratteristiche che sono il movimento, la respirazione, l’uso dei sensi, la capacità di crescere, la riproduzione e il cibo”
– per i bambini possiamo preparare vari cestini di questo tipo, di modo che essi possano esercitarsi individualmente nella classificazione di viventi e non viventi.

Viventi e non viventi col metodo Montessori
Presentazione 2

Materiale:
– un vassoio
– immagini di viventi e non viventi, che possono essere codificate sul retro per il controllo autonomo dell’errore
– una striscia di carta con la scritta VIVENTI e una con la scritta NON VIVENTI
– tavolo o tappeto.

Presentazione di gruppo:
– portiamo il materiale sul tavolo o sul tappeto e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione  dicendo: “Oggi vorrei mostrarvi un’altra attività che ha a che fare coi viventi e i non viventi”
– diciamo: “Come abbiamo già fatto con gli oggetti del cestino dei viventi e non viventi, divideremo queste immagini a seconda che rappresentino viventi (mettiamo sul piano di lavoro, in alto a sinistra, il cartellino VIVENTI) o non viventi (mettiamo sul piano di lavoro, in alto a destra, il cartellino NON VIVENTI)
– scegliamo un vivente, ad esempio il cavallo e diciamo: “Questa è un cavallo. Il cavallo è un essere vivente perchè mangia, respira, fa i piccoli” e mettiamo l’immagine del cavallo nella colonna dei viventi
– scegliamo un oggetto non vivente, ad esempio un paio di forbici, e diciamo: “Questo è un paio di forbici. Le forbici non sono un vivente perchè non si muovono da sole, non respirano, non fanno i piccoli”, e mettiamo l’immagine in alto a destra, tra i non viventi
– continuiamo allo stesso modo con tutte le altre illustrazioni, finchè non saranno divise in due gruppi: gli esseri viventi e gli oggetti non viventi o inanimati


– diciamo: ” Tutti i viventi si trovano in questo gruppo. Tutti i non viventi si trovano in quest’altro gruppo
– se abbiamo codificato le carte sul retro (scrivendo vivente o non vivente a seconda dei casi oppure utilizzando cerchietti di colore diverso) mostriamo ai bambini come potranno verificare il loro lavoro dopo averlo svolto da soli, se usiamo le liste mostriamo come usarle


– riponiamo il materiale sul vassoio e mostriamo al bambino dove potranno trovarlo, sullo scaffale della botanica
– nei giorni seguenti i bambini potranno ripetere l’esercizio da soli o in gruppo; per questo possiamo variare con una certa frequenza le immagini del vassoio.

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Viventi e non viventi col metodo Montessori
I non viventi che erano viventi
Presentazione

Materiali:
– una striscia di carta con la scritta ERANO VIVENTI
– una raccolta di oggetti che erano viventi (frutti, fiori secchi, frutti secchi…) in un cesto ( o riproduzioni in miniatura)
– immagini di oggetti che erano viventi in una scatolina o in un cestino
– la scatolina contente un vasetto con tappo vuoto (pieno d’aria), un vasetto con tappo con acqua, un vasetto con del cibo (biscotti o pane o frutta o verdura), una madre col suo piccolo e tre piattini o dischi di cartoncino con le scritte CIBO, ARIA, RIPRODUZIONE
– tavolo o tappeto.

Presentazione:
– portiamo il materiale sul tavolo o sul tappeto e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione  dicendo: “Oggi vorrei parlarvi di una cosa molto interessante. Parleremo dei NON VIVENTI CHE ERANO VIVENTI.”
– col l’aiuto della scatolina ricapitoliamo le caratteristiche dei viventi
– mettiamo sul piano di lavoro il cestino contente gli oggetti che erano viventi e diciamo: “In questo cesto ho raccolto oggetti che ERANO VIVENTI”. Mettiamo il cartellino ERANO VIVENTI al centro del piano di lavoro, e aggiungiamo: “Vediamo se è vero”


– prendiamo il primo oggetto, ad esempio un peperoncino, e chiediamo: “Un peperoncino secco è vivente?”. I bambini dovrebbero rispondere di no, ma potrebbero esserci dubbi. Chiediamo: “Questo peperoncino si nutre?”. No, ma quando era attaccato alla pianta si nutriva. “Questo peperoncino secco ha bisogno di aria?”. No, ma quando era attaccato alla pianta ne aveva bisogno. Infine chiediamo: “Questo peperoncino si può riprodurre?”… Possiamo dire di sì, coi semi che si trovano nel peperoncino secco possiamo ottenere una nuova pianta di peperoncino e quindi altri peperoncini. “Non possiamo dire che il peperoncino è un VIVENTE perchè non ha tutte le caratteristiche dei viventi, però quando era appeso alla pianta le aveva tutte, quindi il peperoncino appartiene al gruppo ERANO VIVENTI”. Mettiamo il peperoncino sotto alla scritta ERANO VIVENTI
– proseguiamo così con gli altri oggetti


– ora mettiamo sul piano di lavoro il contenitore con le immagini di oggetti che erano viventi e diciamo: “Qui ho raccolto immagini del gruppo ERANO VIVENTI. Vediamo se è vero”
– prendiamo la prima immagine e chiediamo ai bambini: “Cos’è?”. I bambini rispondono, ad esempio. “Un fossile di trilobite”. Chiediamo se un fossile ha bisogno di cibo, di aria e se si riproduce. La risposta è sempre no, ma quando il trilobite era vivo, mangiava, respirava e si riproduceva. Indicando la scritta ERANO VIVENTI diciamo: “. Il fossile di trilobite fa parte del gruppo ERANO VIVENTI”
– proseguiamo così con le altre immagini


– riponiamo il materiale sul vassoio e mostriamo al bambino dove potranno trovarlo, sullo scaffale della botanica
– nei giorni seguenti i bambini potranno ripetere l’esercizio da soli o in gruppo; per questo possiamo variare con una certa frequenza le immagini del vassoio.
– al termine raccogliamo il materiale usato e riponiamolo sul vassoio, poi portiamolo allo scaffale della biologia, di modo che i bambini l’abbiano a loro disposizione.

Viventi e non viventi col metodo Montessori
Viventi, non viventi ed erano viventi
Presentazione

Materiale:
– un vassoio
– immagini di viventi , di non viventi e di non viventi che erano viventi , che possono essere codificate sul retro per il controllo autonomo dell’errore
– una striscia di carta con la scritta VIVENTI , una con la scritta NON VIVENTI e una con la scritta ERANO VIVENTI
– tavolo o tappeto.

Presentazione di gruppo:
– portiamo il materiale sul tavolo o sul tappeto e invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione  dicendo: “Oggi vorrei mostrarvi un’altra attività che ha a che fare coi viventi e i non viventi”
– diciamo: “Come abbiamo già fatto con gli oggetti del cestino dei viventi e non viventi, e con le immagini, divideremo queste immagini a seconda che rappresentino viventi (mettiamo sul piano di lavoro, in alto a sinistra, il cartellino VIVENTI), non viventi (mettiamo sul piano di lavoro, in alto al centro, il cartellino NON VIVENTI) o oggetti che ERANO VIVENTI (mettiamo sul piano di lavoro, in alto a destra, il cartellino NON VIVENTI)
– scegliamo un vivente, ad esempio l’albero e diciamo: “Questo è un albero. L’albero è un essere vivente perchè mangia, respira, e si riproduce” e mettiamo l’immagine dell’albero nella colonna dei viventi
– scegliamo un oggetto non vivente, ad esempio un vaso e diciamo: “Questo è un vaso. Il vaso non è un vivente perchè non si muove da solo, non respira, non si riproduce”, e mettiamo l’immagine in alto al centro, tra i non viventi
– scegliamo un oggetto che era vivente, ad esempio una foglia secca e diciamo: “Questa è una voglia secca. La foglia secca non è un essere vivente perchè non si nutre, non respira, non si riproduce. Però quando era attaccata alla pianta lo faceva. La foglia secca appartiene al gruppo ERANO VIVENTI. Mettiamo la foglia in altro a destra
– continuiamo allo stesso modo con tutte le altre illustrazioni, finchè non saranno divise in tre gruppi: i viventi, i non viventi e quelli che erano viventi


– diciamo: ” Tutti i viventi si trovano in questo gruppo. Tutti i non viventi si trovano in quest’altro gruppo. Tutti i non viventi che erano viventi si trovano in questo gruppo”


– un’idea interessante per visualizzare la classificazione tra viventi, non viventi, erano viventi è quella di utilizzare due tappetini trasparenti di colori diversi, in questo modo (l’immagine è di The learning ark):


– se abbiamo codificato le carte sul retro (scrivendo vivente o non vivente o era vivente a seconda dei casi oppure utilizzando cerchietti di colore diverso) mostriamo ai bambini come potranno verificare il loro lavoro dopo averlo svolto da soli
– riponiamo il materiale sul vassoio e mostriamo al bambino dove potranno trovarlo, sullo scaffale della botanica
– nei giorni seguenti i bambini potranno ripetere l’esercizio da soli o in gruppo; per questo possiamo variare con una certa frequenza le immagini del vassoio.

VIVENTI : elefante, ape, granchio, giunchiglie, melo, passero, corallo, medusa, pesce,  salamandra,  cane, lombrico, pappagallo, spugna di mare, stella marina,  serpente, delfino, rana, gallina, topo, coccinella, esseri umani, pinguino, quercia da sughero,  ornitorinco, cactus, fungo, albero, orso, soffione, anatra.

NON VIVENTI: mongolfiera, guanti, barca, fuoco, scarpa, spugna, costruzioni, sasso, sole, cd, sedia, pioggia, orologio, latte, violino, frullatore, stalattiti, automobile, forchetta, carrello, palla, anello, casa, ruota, ventilatore, lampadina, martello, bicicletta, nuvole, televisore, vaso, forbici, cristalli.

ERANO VIVENTI: mele disidratate, uvetta, fiori secchi, noce di cocco, fossili di trilobiti, fossile di pesce, peperoni secchi, tronco d’albero abbattuto, foglia secca, dente di squalo piselli in scatola, bracciale di corallo, lavanda secca, minestrone surgelato, tonno in scatola, pistacchi, olive conservate, tappi di sughero, sardine in scatola, prosciutto, scheletro di dinosauro, caviale, alga nori, ortaggi, pepe in grani, salmone affumicato.

Con le carte illustrate, dopo aver lavorato alla classificazione viventi/non viventi/erano viventi possiamo procedere in una prima classificazione dei viventi dividendoli in ANIMALI e PIANTE .

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Viventi e non viventi

Età: dai quattro anni.

Nomenclatura: viventi, non viventi, erano viventi; animati, inanimati; cibo, aria, riproduzione, crescita, movimento, i nomi degli oggetti in miniatura, i nomi degli oggetti rappresentati nelle immagini, ecc.

Scopi:
– riconoscere viventi e non viventi
– sviluppare la capacità di classificare oggetti in base a un criterio stabilito.

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Parlano di viventi e non viventi:
The learning ark
– Kingdom of the Pink Princesses
– Montessori at Home
Gift of curiosity
My Montessori journey
– The homeschool den
One hook wonder 

Offrono materiale su viventi e non viventi (in Inglese):
Montessori 123
Montessori service
Montessori Print Shop
Montessori for everyone
Montessori Alliance
ABCteach 

Dettati e materiale didattico sulle piante

Dettati e materiale didattico sulle piante per bambini della scuola primaria.

Il soffione

Se noi soffiamo sul palloncino del soffione che cresce nei prati, ai margini delle strade o tra le pietre, lo vediamo scomporsi in tanti piccoli elementi, i quali se ne vanno lontani, veloci e leggeri. Prendiamo uno di quegli elementi. E’ formato da un corpicino sul quale è impiantato un filamento terminante in una raggiera di peluzzi.
Possiamo paragonarli all’ombrello del paracadute, e il fruttino ovale al passeggero. Il vento lo afferra, lo trascina in alto, lo sospinge in basso e va a capitare, proprio come era il desiderio della pianta madre, in un luogo umido dove può svilupparsi a meraviglia.
(G. Scortecci)

Per il lavoro di ricerca

Come è fatto un fiore?
A che cosa servono gli ovuli e i granelli di polline?
Che cos’è l’impollinazione?
Come avviene e per mezzo di chi?
Come si forma il frutto?
Quali frutti conosci?
Quali sono i frutti carnosi e quali i frutti secchi?

A che cosa servono gli ovuli e i granelli di polline?

Gli ovuli sono gli organi destinati a trasformarsi in semi. Perchè questa trasformazione avvenga occorre, però, che gli ovuli si incontrino con un granello di polline.
Il polline viene prodotto dalle antere. Esso dovrà perciò essere trasportato fin sulla punta del pistillo: da qui potrà scendere fin nell’ovario dove incontrerà gli ovuli. Allora si formeranno i semi, ed il fiore avrà adempiuto il suo compito; infatti a questo punto il fiore appassisce e cade.
Bisogna ricordare una importante legge che regola l’impollinazione dei fiori: in genere il fiore, perchè dai suoi semi possa nascere una pianta sana e vigorosa, deve essere fecondato con polline prodotto da un altro fiore.
Ma chi provvede a portare il polline dall’uno all’altro fiore?
Ogni famiglia di piante ha scelto un suo modo per provvedere a questo trasporto: c’è chi si serve del vento, chi dell’acqua e chi dell’opera di diversi animaletti, generalmente insetti, ma in qualche caso anche uccelli e molluschi.

L’impollinazione

Tutte le piante superiori si riproducono per mezzo di semi, i quali si sviluppano dal fiore solo quando questo viene fecondato. Voi sapete già come è fatto un fiore e quali sono i suoi organi principali. Conoscete quindi gli stami e le antere, che producono il polline, la minuta polverina gialla che rimane attaccata alle dita quando tocchiamo l’interno di un fiore maturo.

Quei minuscoli granuli gialli, prodotti in tanta abbondanza dai fiori, sono uno dei più preziosi elementi esistenti in natura, poichè racchiudono il segreto della vita delle piante. Sono proprio i granuli di polline che provocano la fecondazione degli ovuli, una volta giunti sul pistillo che sovrasta l’ovario.

Se esaminate il polline al microscopio noterete che i granuli hanno forme diverse, che variano da pianta a pianta. Ce ne sono di ovali, di cilindrici, di rotondi. Alcuni terminano con delle piccole punte, altri sono leggermente uncinati, altri ancora sono a forma di mezzaluna. Se provengono da piante che si fanno impollinare dal vento, sono più piccoli ed hanno forme più appiattite, per poter volare più facilmente. Se invece sono destinati ad essere trasportati lontano dagli insetti, sono di maggiori dimensioni e risultano appiccicosi.

Se un granulo di polline raggiunge il pistillo, l’ovulo viene fecondato. Ma raramente succede che il polline prodotto da un fiore vada a fecondare l’ovario dello stesso fiore.

Le piante fanno di tutto per ottenere che il polline arrivi al pistillo di un altro fiore o da un’altra pianta. Ciò permette la produzione di frutti e di semi migliori, più adatti alla germinazione; questo processo si chiama fecondazione incrociata e la sua estrema utilità fu dimostrata da Darwin già nel 1859.

Per questo motivo vi sono fiori nei quali il polline matura quando ancora il pistillo non è completamente sviluppato, e altri in cui si verifica il caso inverso. Vi sono poi fiori il cui pistillo si sviluppa molto in altezza, al di sopra delle antere, sempre per impedire che il polline sottostante possa raggiungere l’apertura (stigma). Altre piante infine producono fiori con solo stami che danno il polline (fiori maschili) e fiori col solo pistillo terminante nell’ovario (fiori femminili). Di questo gruppo sono le piante che si fanno impollinare dal vento, come le conifere. Esse non producono fiori con corolle vistose, perchè non devono attirare gli insetti. Producono invece quantità incredibile di polline, perchè dei milioni e milioni di granelli che volano nell’aria solo qualcuno giunge sul fiore adatto.

Alcune piante affidano il polline al vento, altre si servono dell’acqua, altre ancora si impollinano da sole, ma nella maggior parte questa importantissima operazione viene affidata agli animali, e in particolare agli insetti. Per essi le piante producono fiori profumati, fiori provvisti di dolce nettare, fiori dai petali vistosamente colorati.
La stessa forma delle corolle ha il preciso scopo di lasciar passare l’insetto adatto all’impollinazione e di impedire chi si entrino altri animaletti meno graditi. Basta osservare ciò che avviene in un fiore di salvia, per restare stupiti dal meraviglioso meccanismo posto in atto per favorire l’impollinazione incrociata.

Quando un’ape, attirata dal profumo o dal nettare, si appoggia sul petalo più basso per entrare nel fiore, preme su una speciale levetta che fa abbassare lo stame. Questo, che è già incurvato dal peso dell’antera matura, va a toccare il dorso peloso dell’insetto e lo cosparge di polline. L’ape poi vola su un altro fiore e l’operazione si ripete. Ma la salvia è una di quelle piante che fanno maturare prima le antere e poi il pistillo. Così quando l’insetto giunge su un fiore con le antere avvizzite vi trova un pistillo maturo, che incurvandosi con lo stesso meccanismo va a raccogliere il polline di altri fiori sul dorso dell’ape, fecondandosi.

I frutti

Quando il polline, al momento della fioritura, viene portato sulla stimma per opera, o degli insetti, o del vento, o di altri agenti, si ha la fecondazione degli ovuli. Avvenuta questa, gli ovuli  si trasformano in semi mentre le parti dell’ovario si gonfiano, si fanno carnose, tonde, colorite, oppure, a seconda dei casi, solide, fibrose: sta formandosi il frutto. Per noi i frutti sono il piacevole completamento dei pasti, ma per la pianta rappresentano un momento importantissimo e delicato della sua vita. Il frutto protegge il seme e serve a disseminarlo nel terreno.
Per il botanico i frutti si dividono in due categorie: carnosi e secchi. I primi sono pieni di polpa carnosa, turgida, ricca di succo e ci richiamano subito alla mente le ciliegie, le pesche, le mele, le pere.
I frutti secchi non hanno una parete così succosa come i loro parenti carnosi. Ne esistono molte varietà di cui le principali sono: la noce, il legume, la cariosside. Oltre a i veri frutti, esistono anche i falsi frutti alla cui formazione concorrono, oltre all’ovario, altre parti del fiore.
Per esempio il vero frutto della fragola è formato da quei granellini neri che ne costellano la polpa e che vengono generalmente ritenuti semi. Altri falsi frutti sono il fico e il pomo.

I fuoriclasse della botanica

Ecco alcuni semi, fiori, frutti, piante ed alberi che sono veri e propri campioni mondiali di  qualche specialità che ti indicherò.
Il seme più grosso: cocco.
Il fiore più grande: bolo.
Il frutto più voluminoso: turien.
L’albero più alto: sequoia.
L’albero più grosso: baobab.
Il legno più leggero: balsa.
Il legno più pregiato: ebano.
La pianta più delicata: sensitiva.
La pianta più ricca di olio: sesamo.
La pianta che piange di più: vite.
L’albero europeo più longevo: tiglio.

Le sequoie

Le sequoie sono famose per le dimensioni gigantesche e per la longevità. Gli esemplari più alti e più vecchi hanno addirittura un nome proprio e sono severamente protetti. Vi sono due specie di sequoie: la gigante e la sempreverde (ma anche la prima conserva le foglie verdi d’inverno). Attualmente la sequoia gigante di maggiori dimensioni è la General Sherman, che ha quasi 4.000 anni ed è altra 88 metri. Il suo diametro alla base è di circa nove metri. Le sequoie sempreverdi sono meno longeve, ma raggiungono le altezze maggiori. La Founder’s Tree, che si trova in California, è alta ben 110 metri. Il suo tronco però è meno massiccio ed ha alla base un diametro di quattro metri e mezzo.  Il principale carattere che distingue le due specie è dato dalla forma e dalla disposizione delle foglie Nella sequoia sempreverde sono lineari e coriacee, lunghe un centimetro, lisce e aghiformi, con l’estremità appuntita; nella sequoia gigante sono molto più piccole, a forma d brattee appuntite, e disposte sui rametti come tante embrici. Entrambe le specie producono pigne, più semplici e piccole nella sequoia sempreverde. I tronchi hanno corteccia rossastra molto screpolata e legno leggero e resistente, rossiccio, poco pregiato.

Le piante che danno le spezie

Queste piante devono la loro speciale natura ad oli essenziali che esse contengono, e mentre di alcune mangiamo il frutto, come il pepe comune, la noce moscata e la vaniglia, di altre, quali il cinnamomo e la cassia, usiamo la corteccia e, nel caso dello zenzero, la radice.
La spezia più usata è il pepe, del quale si riconoscono diverse varietà. Quella più comune, conosciuta in commercio come pepe nero, è la bacca macinata di una pianta che cresce in India e che viene coltivata anche in altri paesi, compresi Giava e Sumatra.
Si tratta di una pianta rampicante o strisciante, una liana, con lo stelo di colore scuro, i cui rami, che si curvano verso terra, portano spighe di fiori verdi, dai quali si formano poi bacche d’un rosso chiaro, della grossezza di un pisello. Queste bacche, una volta seccate, costituiscono il pepe in grani del commercio. Una buona pianta di pepe produce da due a tre chilogrammi di frutti.
Nelle piantagioni, il pepe è sempre sostenuto da pali o da alberi piantati appositamente. Anzi, questi ultimi sono preferiti perchè la pianta prospera meglio dove può godere un po’ d’ombra. Le bacche vengono raccolte quando il loro colore si tramuta dal verde al rosso, periodo nel quale sono più piccanti, e vengono poi stese su stuoie, a seccare al sole. Seccando, diventano nere e grinzose, ed in questo stato sono dette pepe nero.

Palma da cocco

La palma da cocco è definita “il re dei vegetali” per la quantità di prodotti che da essa si ricavano. E’ un bell’albero dal fusto  robusto, alto fino a trenta metri e terminante con un bel ciuffo di foglie pennate, ciascuna delle quali è lunga da quattro a cinque metri. All’ascella delle foglie si sviluppano i fiori maschili e femminili, raggruppati in piccole inflorescenze. I frutti che ne derivano sono le ben note drupe ovali, pesanti fino a due chili. Sull’albero però le noci di cocco non hanno l’aspetto bruno scuro che conoscete.  Esse sono rivestite da uno spesso strato fibroso, di colore verde, che viene asportato prima di mettere il frutto in commercio. Con quelle fibre si fabbricano stuoie e cordami. Una palma più produrre anche una decina di mazzi di noci, ciascuno composto di dieci o dodici frutti. Sotto il bruno strato legnoso, che viene a volte utilizzato per fare bottoni, la noce di cocco presenta il seme, cioè quella polpa bianca mangereccia, ricca di zuccheri grassi e proteine, che viene venduta a spicchi anche da noi. Questa polpa, disseccata, rappresenta la copra da cui si ricava l’olio di cocco, usato per la fabbricazione di cosmetici, profumi, margarina e saponi. Con i residui opportunamente triturati si ottiene un buon foraggio.

Il segreto degli alberi

Il mondo è davvero meraviglioso in tutti i suoi esseri e in tutti i suoi aspetti particolari. Prendiamo, ad esempio, gli alberi: che cosa c’è di apparentemente più semplice? Ma proviamo ad osservare e a studiare come si nutre la pianta, come respira e traspira, quali delicate e vitali funzioni assolvono le radici e le foglie. Ci troveremo davanti a segreti meravigliosi, che ci lasceranno stupiti e incantati. E’ appunto ciò che capita a Mario, il protagonista di questo racconto. Durante una passeggiata in montagna, conversando col suo papà, il bambino viene a conoscenza dei più delicati segreti degli alberi, fa perfino conoscenza con una fatina che ha nome Clorofilla. Volete conoscerla anche voi?

A mezza costa i prati cessavano, limitati da una siepe spinosa, e aveva inizio il bosco. Un bosco fitto, folto, ombroso, tutto tremolante d’occhi di sole, in una penombra azzurrina dove gli insetti ronzavano infaticabile nel misterioso silenzio del mattino.
“Com’è fresca l’aria sotto gli alberi!”, esclamò Mario respirando a pieni polmoni, appena il sentiero si fu inoltrato nel mezzo del bosco.
Il babbo si fermò, prese il fazzoletto e si asciugò il sudore sulla fronte.
“Si sta bene qui sotto”, disse. “L’aria è fresca, ma è anche pura, frizzante, sottile: sembra di sentire l’ossigeno sotto il naso…”, e respirò a sua volta a pieni polmoni.
“Sapresti dirmi”, riprese il babbo, “perchè l’ombra, sotto gli alberi, è così fresca?”
“Perchè le foglie riparano dal sole”, rispose Mario. Ma il babbo scosse la testa.
“Questo è vero solo in parte. Anche una tenda può riparare dai raggi del sole, e forse meglio delle foglie che, come vedi, lasciano giungere degli spiragli luminosi fin sul sentiero. Eppure sotto una tenda l’aria diventerà presto asciutta e calda. Mentre nel bosco questo non succede mai. Ci deve essere un’altra ragione…”
Mario rimase pensieroso. Non sapeva che dire. E certo, anche molti di voi non avrebbero saputo che cosa rispondere. Allora il babbo riprese a parlare.
“Non hai mai sentito dire che gli alberi respirano, proprio come gli uomini? Guarda questa foglia. A occhio nudo non si vede che ha una superficie ruvida, percorsa da sottili nervature. Ma osservata al microscopio essa è tutta punteggiata di minuscole boccucce, dette stomi. L’apertura di queste boccucce è sottilissima, di 0,00005 millimetri, in modo che non vi entrano né polvere né liquidi; solo i gas possono passare, ed entrano ed escono secondo un ordine meraviglioso”.
“Ma a che servono queste boccucce, se sono così piccole?”
“A che servono? Intanto, devi sapere che, se queste boccucce sono piccole, sono però numerosissime. Pensa che, per ogni millimetro quadrato ce ne sono in media 200, e che una quercia, tutto sommato, ne ha parecchi miliardi. E ora vediamo un po’ a che cosa servono. Ma permettimi prima una domanda: come si nutrono le piante?”
“Attraverso le radici!” rispose Mario, che l’aveva sentito tante volte.
Il babbo rimase un istante in silenzio, poi riprese: “In un certo modo sì, ma non è del tutto esatto. Vedi, le radici assorbono dal terreno sostanza minerali inorganiche e cioè alcuni sali che si trovano disciolti nell’acqua che imbeve la terra. Le radici li assorbono e li spingono su su lungo il tronco. Ma questi sali non sono ancora un cibo pronto per essere assimilato dalla pianta. Sono ancora, come dicono gli studiosi, linfa grezza. Questa linfa grezza deve subire una trasformazione che la muti da sostanza inorganica in sostanza organica. E’ a questo punto che entrano in funzione le foglie e quella specie di fatina verde che si chiama Clorofilla. Questa fatina, che non  è altro che una sostanza speciale, ha la proprietà di saper prendere l’anidride carbonica che è nell’atmosfera e che attraverso gli stomi, quelle famose boccucce, è entrata nella foglia. Sotto l’azione della luce, la clorofilla scinde l’anidride carbonica nei suoi elementi: carbonio e ossigeno. Trattiene il carbonio e manda fuori l’ossigeno, sempre attraverso quelle famose boccucce…”
“Ecco perchè l’aria è limpida e pura sotto gli alberi! I nostri polmoni hanno bisogno di ossigeno e queste boccucce delle foglie ce lo restituiscono puro e semplice”.
“E perchè?”
“Ricordi quella linfa grezza che, assorbita dal terreno, sta salendo lungo il fusto? E’ composta di sostanze inorganiche. Ora questa magica trasformazione avviene proprio con l’intervento del carbonio che, combinandosi con le materie prime portate su dalla linfa, le muta in amidi e in zuccheri che scorrono poi in tutta la pianta, dal più alto ramo giù giù fino alle radici, nutrendo tutte le cellule. Ora capisci perchè non è esatto dire che la pianta si nutre attraverso le radici. Le radici offrono il materiale alla nutrizione, la linfa grezza; ma è nelle foglie che la linfa grezza si trasforma in cibo, in amidi e in zuccheri… Le foglie sono dei veri e propri laboratori chimici. Con l’intervento della clorofilla, sotto l’azione della luce, scompongono l’anidride carbonica in ossigeno e carbonio. Rigettano l’ossigeno e trattengono il carbonio. E col carbonio, attraverso una serie di reazioni chimiche, trasformano i sali minerali assorbiti dalle radici in sostanze organiche, ne fanno un cibo perfetto, pronto a entrare in circolazione attraverso tutto l’albero. Questa trasformazione, che avviene nelle foglie, si chiama fotosintesi clorofilliana…”.
Mario era rimasto a bocca aperta e ora guardava le foglie con sguardo quasi religioso.
“E’ davvero una meraviglia…”, disse sottovoce.
“E ora”, riprese il babbo, “se ti domandassi perchè l’aria è così fresca e così pura sotto gli alberi, che cosa mi risponderesti?”
“Risponderei che tutti dipende dal fatto che la foglia assorbe l’anidride carbonica, la scompone, trattiene il carbonio e manda fuori l’ossigeno…”
“Giusto, ma questo spiega soltanto perchè l’aria sia pura… Non spiega ancora perchè è sempre così fresca e umida. Guarda questo muschio, è tutto bagnato, umido di rugiada… Perchè? Nella fotosintesi clorofilliana, non tutta l’acqua che trasporta su, verso le foglie, le sostanze minerali assorbite dal terreno, viene utilizzata. L’acqua superflua viene eliminata attraverso gli stomi, assieme all’ossigeno che la pianta non utilizza. E quelle famose boccucce la cacciano fuori sotto forma di vapore acqueo. Pensa che una quercia media, nei cinque mesi a cavallo tra la primavera e l’estate, traspira ben centoundici tonnellate d’acqua… Le pompa su dalle radici, se ne serve, e poi la getta fuori, come facciamo noi quando sudiamo, in un continuo ricambio”.
“Allora anche le piante, oltre a nutrirsi e a respirare, sudano…”
“Proprio così; e questo fenomeno, che si chiama traspirazione, rende l’aria attorno sempre fresca, sempre umida… Ma tu hai detto una cosa a cui io ho accennato solo di sfuggita. Hai detto che le piante respirano. Ma quando? Come?”
“Quando assimilano il carbonio e mandano fuori l’ossigeno”.
“E questo quando avviene?”.
“Di giorno”.
“E perchè proprio di giorno? Non potrebbe avvenire anche di notte?”.
“No”, rispose Mario dopo un attimo di perplessità. “Non può avvenire, perchè la clorofilla, per scindere l’anidride carbonica in carbonio e in ossigeno, ha bisogno della luce. L’hai detto tu. E di notte la luce non c’è”.
Il babbo lo guardò sorridendo. Era contento. Mario aveva proprio ragione. Ma c’erano molte cose da precisare e il babbo riprese con calma: “Vedi, quella che tu chiami respirazione, e cioè l’eliminazione dell’ossigeno, è più propriamente una operazione della fotosintesi clorofilliana. E hai ragione di dire che la luce vi è necessaria e che pertanto avviene solo di giorno. Ma la respirazione è una cosa del tutto diversa, è proprio il contrario della fotosintesi, e perciò avviene di notte, quando non c’è la luce. In questo caso, la pianta trattiene l’ossigeno e espelle l’anidride carbonica. Per questo è pericoloso dormire di notte sotto gli alberi. Quanto l’aria è ricca di ossigeno durante il giorno, altrettanto è ricca di anidride carbonica durante la notte. E quindi è dannosa per l’uomo”.
Intanto, camminando passo passo, erano giunti a una radura erbosa. Il bosco si apriva all’improvviso, lasciava irrompere la luce in tutto il suo fulgore e, oltre gli speroni del monte, apriva un vasto orizzonte con la linea azzurra del mare.
Il vento, tra le foglie, faceva un rumore alto e lontano.
Com’era bello guardare da lassù, come affacciati ad un balcone proteso sul mare, e ascoltare il bosco, coi suoi ronzii impercettibili, con la sua musica aerea di rami e di foglie.
Mario guardava meravigliato, ma pensava ancora alle piante, ai loro strani e meravigliosi segreti.
(L. Ardenzi)

Osserva un seme

Potrai facilmente procurarti fagioli, ceci, lenticchie, piselli e fave (secchi), o chicchi di grano, di orzo o di granoturco. Essi rappresentano i semi delle piante cui appartengono: da essi, in opportune condizioni ambientali, germoglieranno le nuove piante. Fagioli, ceci, fave, piselli sono semi di leguminose; i chicchi di grano, di orzo, di granoturco sono semi di graminacee.
Osserva la forma di un seme di leguminosa: esso è fornito di un tegumento esterno, facilmente asportabile; tale tegumento serve per la protezione del seme stesso. Asportando il tegumento, il seme si divide facilmente in due parti: i due cotiledoni del seme. Tra i due cotiledoni, verso uno dei due poli del seme, potrai notare l’embrione, che non sempre può essere osservato  con facilità ad occhio nudo: esso tuttavia può essere notato facilmente, perchè può essere staccato dal resto del seme.
L’embrione è la parte più importante di tutto il seme, perchè da esso inizierà lo sviluppo della nuova pianta. Nell’embrione, anche se non sempre l’osservazione è facile, esistono una radichetta, un fusticino ed una piumetta.  Dalla radichetta avrà origine la radice della nuova pianta, dal fusticino si svilupperà il nuovo fusto e dalla piumetta avranno origine le prime foglioline della nuova pianta. A queste parti bisogna aggiungere i cotiledoni, riserva di nutrimento. Altra riserva di nutrimento è l’albume che accompagna le parti del seme che abbiamo già citato.
Sia l’albume che i cotiledoni rappresentano riserve di nutrimento: in alcuni semi i cotiledoni sono molto sviluppati e l’albume è inesistente o quasi come nel caso dei semi di leguminose, mentre in altri semi i cotiledoni sono poco sviluppati e il seme è ricco di albume.
I semi di graminacee sono ricchi, ad esempio, di albume farinoso, che costituisce gran parte del seme. Osservando un seme di graminacea non riuscirai facilmente a staccare il tegumento esterno del seme stesso, che non risulta diviso in due parti: il seme di una graminacea ha un solo cotiledone, e sarà più difficile l’osservazione dell’embrione.
Se il seme di una pianta ha due cotiledoni, la pianta è detta dicotiledone; se il seme, invece, ha un solo cotiledone, la pianta è una monocotiledone.

La germinazione del seme

Il seme, se posto nelle opportune condizioni ambientali, germoglia. Il principale fattore della germinazione è l’umidità.
Poni alcuni semi di leguminose o di graminacee su uno strato di ovatta, che avrai cura di tenere sempre umido. Noterai che i semi si gonfieranno fino a rompere il loro tegumento, e che si vedrà spuntare l’estremità appuntita della radichetta. Se osservi in questo particolare momento il seme, aprendolo con attenzione, puoi facilmente notare le tre parti essenziali dell’embrione: radichetta, fusticino, piumetta.
Poni alcuni semi sul fondo di un vaso di vetro, alto e dall’imboccatura larga, e tienili umidi poggiandoli, come nella precedente esperienza, su uno strato di ovatta. Chiudi il vaso e lascia passare un po’ di tempo, tenendo il vaso al buio. Se scopri il vaso lentamente e vi introduci un fiammifero acceso, questo si spegne. I semi hanno consumato l’ossigeno presente, sviluppando anidride carbonica. Se lasci il vaso chiuso la germinazione si arresta. I semi, durante la germinazione, respirano.
Poni alcuni semi nelle stesse condizioni della precedente esperienza,  introducendo tra i semi un termometro e lasciando il vaso scoperto. Noterai che il termometro segnerà, dopo un certo tempo, una temperatura maggiore  di quella segnata all’inizio. I semi, durante la germinazione, generano calore.
Poni alcuni semi lungo le pareti di un vaso di vetro, piuttosto in alto, e poni dietro ad essi un foglio di carta assorbente o da filtro che ricopra le pareti del vaso. Nell’interno del vaso introdurrai del terriccio, che avrai cura di mantenere umido. Potrai anche riempire il bicchiere con muschio o cotone idrofilo, sempre umidi. Potrai così osservare la germinazione del seme ed il primo sviluppo della pianta. Noterai che il seme si gonfia fino a rompere il tegumento esterno; spunta poi la radice che, indipendentemente dalla posizione del seme, si rivolge verso il basso; successivamente spunterà la piumetta che si rivolgerà verso l’alto, fino a fuoriuscire dal vaso. I cotiledoni forniscono il nutrimento necessario alla pianta in questo primo stadio della loro vita. Essi possono restare sottoterra (e si diranno ipogei) o venir fuori con la pianta (e si diranno epigei). In quest’ultimo caso i cotiledoni assumono il colore verde tipico delle foglie.
Prepara più vasi con terriccio e affonda in essi alcuni semi. Poni questi vasi nelle più diverse condizioni di luce: in piena luce, in penombra, al buio completo. Ciò ci servirà per le future esperienze.
In uno dei vasi che hai posto in piena luce, potrai seguire, quando la pianta sarà germogliata, le varie fasi del suo accrescimento, accrescimento che potrai misurare ad intervalli regolari. Noterai che esso è più rapido agli inizi della vita della pianta, più lento successivamente; ma la pianta comincia a presentare gemme, da cui si svilupperanno altre foglie. Potrai anche notare che lo sviluppo della pianta in terriccio non solo è più rapido di quello della pianta su letto umido di ovatta, ma è completo. Ciò è dovuto al fatto che la pianta sul letto umido di ovatta può avere nutrimento soltanto dalle sostanze contenute nei cotiledoni, mentre la pianta in terriccio, una volta sviluppata, è in grado di assorbire sostanze nutritive dal terriccio stesso.
(U. Sardi – “Osservazioni ed elementi di Scienze”)

Dimostriamo che un seme germina solo in presenza di aria

Un seme è, come sapete, una cosa viva. Come tale dunque respira, si nutre e risente dei fattori ambientali (aria, umidità, temperatura e luce), che possono favorire o ostacolare la nascita di una pianta, cioè la germinazione del suo seme.

Materiale: 2 vasetti da fiori, terra soffice mista a sabbia, una manciata di semi (fagioli o fave o ceci o frumento), acqua naturale, acqua bollita a lungo.
Procedimento: seminare in ciascun vasetto (contrassegnandolo con un cartellino numerato) un ugual numero di semi della stessa qualità. Innaffiare il vasetto 1 con acqua naturale e quello 2 con acqua bollita a lungo e fatta raffreddare (quest’acqua, bollendo, avrà perso tutta l’aria che conteneva). Coprire i vasetti con lastre di vetro perchè l’umidità non si disperda. Disponete i due vasi in ambienti caldo (20-22 gradi). Lasciare tutto così per qualche giorno, poi, in base a quanto avete notato, scrivete le vostre osservazioni, che costituiranno il vostro “Giornale delle scienze”. I semi del vasetto 1, innaffiato con acqua naturale, sono germinati normalmente in giorni  …. ; quelli del vasetto 2, bagnati con acqua priva d’aria, non sono germinati. Dunque un seme per germinare ha bisogno di aria, cioè di ossigeno per respirare.

Materiale: 3 vasetti da fiori, semi, terra soffice.
Procedimento: mettere una stessa quantità di terra nei tre vasetti (contrassegnandoli coi numeri 1, 2 e 3). Assicuratevi che la terra del primo vasetto sia ben asciutta (potreste introdurla per qualche minuto nel forno, perchè perda tutta l’umidità). Seminate nei tre vasetti un ugual numero di semi, tutti dello stesso tipo, e innaffiate soltanto i vasi 2 e 3, lasciando asciutto il primo. Innaffiate una volta al giorno il vaso 2, due volte al giorno e abbondantemente il vaso 3; continuate a non innaffiare il vaso 1. Il foro di scollo del vasetto 3 dovrebbe essere chiuso con un tappo, perchè l’acqua non esca dal vaso. Redigete il vostro “Giornale delle scienze”. Ora sappiano che nel vasetto con terra completamente asciutta la germinazione ….; in quello bagnato normalmente ….; in quello bagnato troppo ….. Dunque un seme per poter germogliare, oltre all’…. e al …. ha bisogno anche di ….; ma questa, se in quantità eccessiva, …

Materiali: 2 vasetti da fiori, i soliti semi, terra soffice.
Procedimento: seminate in ogni vasetto uno stesso numero di semi e copriteli con due o tre centimetri di terra umida. Collocatene uno in piena luce, l’altro in un luogo buio (in cantina o coperto da un panno nero). Redigete il “Giornale delle scienze”. Ora sappiamo che la germinazione nel vasetto 1 è avvenuta … e dopo giorni … nel vasetto 2 collocato in … è avvenuta dopo … giorni. Dunque un seme per germogliare ha bisogno di …

Le foglie

Non occorre essere grandi osservatori per sapere che le foglie hanno forme svariate e diversissime. Tutti voi avete visto esemplari di foglie semplici, composte, palmate o pennate. Su un fatto però difficilmente avrete fermato l’attenzione, e cioè sulla loro continua freschezza. Pensate: se durante le ore del solleone, in piena estate, mettete dei fogli di carta o dei frammenti di qualsiasi materiale al sole, dopo qualche ora li troverete molto caldi. Se si tratterà di metallo, scotteranno addirittura. Le foglie degli alberi, invece, rimangono esposte al sole tutto il giorno, ma se le toccate sono sempre fresche come se non fossero state colpite dai suoi caldi raggi. Questa è una delle meraviglie di fronte alle quali ci troviamo, quando osserviamo quegli importantissimi organi della pianta che sono le foglie. La loro continua freschezza è dovuta al fatto che esse evaporano incessantemente una incredibile quantità di acqua, residuo delle complicate trasformazioni chimiche che avvengono nelle loro parti interne. Una pianta di granoturco durante l’estate può trasudare ben duecento litri d’acqua. Una betulla nello stesso periodo ne traspira ben settemila litri. Questo vi dice anche quanto servano le piante al ricambio dell’ossigeno nell’atmosfera.

Le foglie che si mangiano

Avete mai calcolato quanti sono i tipi di foglie che si consumano nell’alimentazione umana? Il prezzemolo, il basilico, la salvia, il rosmarino,… Se poi pensiamo a quelle che servono per l’alimentazione animale, il numero si allarga a dismisura. Si può anzi affermare che non c’è tipo di foglia che non abbia il suo amatore, sia esso bruco o roditore o erbivoro, il quale la preferisce ad altre specie.
E’ esatto quindi affermare che le foglie nutrono non solo la pianta che le ha generate, ma tutto il mondo vivente. Il loro scopo primo, però, è quello di nutrire la pianta; questo è evidente.
Utilizzando l’acqua, l’aria e qualche sostanza minerale succhiata dal suolo esse sono capaci di produrre lo zucchero e gli amidi, che sono alla base di ogni sostanza organica. A rendere possibile questa trasformazione è la clorofilla, l’elemento verde della foglia, che capta l’energia del sole e se ne serve per dissociare gli atomi di ossigeno, di idrogeno e di carbonio che compongono aria e acqua per unirli in modo diverso e produrre così la materia organica. Si tratta di un’operazione a tal punto delicata e complicata, che finora nessun laboratorio umano è riuscito a riprodurla artificialmente.

Foglie strane

Per adattarsi all’ambiente, al clima, alle particolari esigenze della pianta le foglie talora assumono forme assai strane, di cui vi diamo qualche esempio.
La foglia di Victoria regia, pur essendo molto pesante date le sue dimensioni (oltre un metro di diametro) può galleggiare sull’acqua grazie alla sua forma di vassoio a bordi rialzati e alla presenza nei suoi tessuti di numerose piccole camere d’aria.
Le foglie di Aloe spinosa, costrette a immagazzinare grandi quantità d’acqua per i periodi di siccità, diventano turgide  e carnose. In altre piante esse si trasformano in spine, in altre ancora diventano trappole per catturare gli insetti, di cui poi la pianta carnivora si nutre.
Nella vite alcune foglie si trasformano in quegli organi di attacco che si chiamano viticci. Occorre ricordare inoltre che i fiori sono particolari trasformazioni delle foglie. Come vedete, si tratta di organi complicati e mutevoli.

Dettati e materiale didattico sulle piante: Trovi altro materiale sulla pianta, il fiore e l’impollinazione qui: https://www.lapappadolce.net/materiale-didattico-sul-fiore/

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Introduzione alla Botanica

Introduzione alla Botanica col metodo Montessori, per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Presentazioni e il materiale pronto per la stampa.

Il fatto più interessante ed insieme impressionante (…) è che la terra è una creazione della vita. La vita ha creato rocce e suolo, ed è la vita che sostiene l’armonia della terra (…). Gli oceani sono tenuti in equilibrio chimico costante dagli esseri viventi, e sono sempre gli viventi che conservano la purezza dell’aria. Tutte le creature che vivono sulla terra hanno un ruolo cosmico da svolgere. Il mantenimento della vita sulla terra dipende da molte specie, ognuna delle quali ha una funzione particolare e specifica. Gli animali si nutrono, vivono e si riproducono; ognuno ha un ciclo vitale che svolge un ruolo speciale in relazione alla vita di altre specie. Tutti sanno, ad esempio, che la scomparsa di una specie in un certo luogo sconvolge l’equilibrio, perché le vite di tutte le specie sono interrelate. La vita può quindi essere considerata come un’energia che mantiene la vita stessa.
(Maria Montessori – Educazione e Pace, capitolo 9)”

Introduzione alla Botanica col metodo Montessori

I bambini sono intrinsecamente connessi alla natura e affascinati dalle “cose ​​reali e viventi”, ed è meraviglioso seguire il loro interesse naturale verso lo studio delle piante e degli animali.

Il primo modo davvero montessoriano per approcciare la Botanica e la Zoologia consiste semplicemente nel favorire il più possibile la vita all’aperto dei bambini.
Molte ricerche dimostrano che i bambini che interagiscono in modo regolare con la natura ne traggono grandi benefici. Il metodo Montessori sottolinea che l’immersione nella natura è imperativa per uno sviluppo fisico e psichico adeguato.

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Grazie all’accesso regolare all’aperto con molteplici opportunità all’interno della classe per esplorare i materiali naturali, i bambini entrano in connessione con la natura. L’aumento delle interazioni tra i bambini e la natura influenza stili di vita responsabili verso l’ambiente.
I bambini che possono trascorrere del tempo nella natura svolgendo attività all’aperto, traggono innumerevoli benefici: stress ridotto, aumento della curiosità, della creatività e della capacità di risoluzione dei problemi e una migliore salute fisica ed emotiva.
Noi adulti dobbiamo sentire l’obbligo di collegare i bambini alla natura. “La terra è dove sono le nostre radici. Dobbiamo insegnare ai bambini a vivere in armonia con la terra“, dice Maria Montessori.
Per Maria Montessori la natura è fonte di ispirazione per l’apprendimento: il senso di indipendenza, la fiducia in se stessi e la creatività dei bambini può essere notevolmente migliorata semplicemente uscendo dalla classe.
Quando i bambini hanno un contatto regolare con la natura, in modo non strutturato, sono più attenti e creativi. La natura stimola la capacità di osservazione, favorisce la creatività, instilla un senso di pace e di essere uno con il mondo.

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Attraverso il gioco all’aperto, i bambini piccoli possono imparare le abilità dell’interazione sociale e dell’amicizia, la cura delle cose vive e del loro ambiente, essere curiosi e affascinati, sperimentare, meravigliarsi, “perdersi nell’esperienza”.
Gli insegnanti devono aiutare i bambini a diventare naturalisti, incoraggiarli a vedere l’ambiente esterno come luogo autentico per esplorare i viventi come esistono in natura, e a vedere la classe come un luogo dove ricreare piccole parti del mondo esterno per guardarle  più da vicino.
Gli obiettivi di questa esplorazione sono: osservare più attentamente la vita intorno a loro, costruire una comprensione di ciò che è vivente e non vivente, sviluppare le capacità di ricerca scientifica, “sviluppare dispositivi scientifici, tra cui la curiosità, la voglia di scoprire, la mente aperta, il rispetto per la vita e la gioia di essere un giovane naturalista“.

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Gli adulti devono modificare la loro mentalità: il tempo trascorso all’aria aperta non è un’interruzione dell’insegnamento.
È importante consentire ai bambini di disegnare, registrare o documentare le loro esperienze o osservazioni, e più i bambini hanno l’opportunità di uscire regolarmente nella natura, più diventano più pazienti nel fare le loro osservazioni. Spendono più tempo a disegnare e mostrano una maggiore attenzione ai dettagli nei loro disegni. L’aula deve trasmettere l’eccitazione e la meraviglia per l’osservazione e la conoscenza dei viventi. L’ambiente deve trasmettere rispetto per le cose vive, favorire l’indagine, la condivisione di osservazioni e idee, la documentazione e la registrazione, e focalizzarsi su elementi viventi reali.
È l’entusiasmo e l’interesse per la natura dell’adulto, più che le sue conoscenze scientifiche, che avranno il maggior impatto nel suscitare la curiosità e l’impegno dei bambini.

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Molti dei materiali presenti in classe sostengono le scoperte avvenute in natura e aiutano a collegare l’ambiente esterno con l’ambiente interno, soprattutto per quanto riguarda storia naturale, geografia economica, botanica e zoologia. Maria Montessori ha sottolineato che “Quando il bambino esce, è il mondo stesso che si offre a lui. Non esiste una descrizione, un’immagine in qualsiasi libro che sia in grado di sostituire la vista di alberi reali e tutta la vita che si trova intorno a loro, in una foresta vera e propria. Qualcosa emana da quegli alberi che parla all’anima, qualcosa che nessun libro, nessun museo è in grado di dare.

Introduzione alla Botanica col metodo Montessori

Nel periodo della scuola primaria i bambini approfondiscono tutti i gruppi e sottogruppi della botanica (classificazione delle piante, fisiologia, struttura, ecologia, distribuzione geografica, importanza economica ecc. ), mentre nella scuola d’infanzia lo scopo dell’insegnamento è principalmente quello di gettare le basi per lo studio successivo e di portare i bambini ad avere consapevolezza degli esseri viventi che lo circondano.

Dai tre ai sei anni i bambini si devono sempre occupare dell’oggetto reale prima di passare ai materiali (incastri, nomenclature, ecc.). La conoscenza sensoriale delle piante deve sempre precedere la conoscenza della nomenclatura. E’ molto importante fare in modo che i bambini entrino in contatto con una vasta gamma di piante vive diverse, e se non abbiamo a disposizione un giardino, dovremo impegnarci molto per portare la natura in classe.  Il principio dell’Educazione Cosmica dell’interrelazione di tutti i viventi tra loro si può portare incontro ai bambini in modo efficace solo attraverso la cura delle piante. Naturalmente poter coltivare un giardino o un orto insieme è l’ideale, ma è altrettanto importante avere in casa vari esemplari di piante da curare. Quando è il bambino a farlo, egli si sentirà non solo in armonia con la natura, ma anche di aiuto ad essa.

L’esplorazione sensoriale deve comprendere vista, tatto, olfatto, udito, e se la pianta non è velenosa anche il gusto.
Dopo l’esplorazione sensoriale il lavoro prosegue con la nomenclatura: etichettare le parti della pianta, etichettare le forme delle foglie, etichettare le diverse specie di pianta, ecc. Quindi si sperimentano le funzioni della pianta imparando a riconoscere il ruolo delle varie parti della pianta in relazione alla pianta intera, e poi in relazione all’ambiente circostante. Perchè il bambino componga il quadro completo delle informazioni sulla pianta è importante organizzare tutte le presentazioni procedendo dalla radice al seme, cominciando nella stagione invernale per poter seguire l’evoluzione della pianta in natura. Si presenteranno dunque: pianta intera, radice, stelo, foglia, fiore, frutto, seme. Se scegliamo di iniziare in autunno partiremo dal frutto e procederemo in questo modo: pianta intera, frutto, seme, radice, fusto, foglia, fiore.

Affrontando in questo modo la biologia, con la botanica e la  zoologia, i bambini vedono come ogni parte del mondo naturale è interconnesso e importante per la sopravvivenza dell’uomo, e sviluppano un grande rispetto nei confronti della natura.
Di solito cominciamo con la botanica perché è più facile per i bambini occuparsi delle piante. Parallelamente alla botanica si sviluppano poi zoologia ed ecologia, seguendo l’interesse dei bambini.

Come già detto, è importante disporre di un buon assortimento di piante all’interno della classe o in casa, per mostrare una gamma completa di strutture diverse: piante monocotiledoni e dicotiledoni, piante con foglie semplici e composte, piante con steli verticali e rampicati, fiori completi ecc.
I bambini hanno bisogno di osservare un ciclo completo di crescita, e per fare questo si utilizzano in genere piselli o fagioli.
Per gli esperimenti di solito si usano semi di rapida crescita, come piselli, fagioli, semi di senape e crescione. I semi possono essere piantati nel terriccio, nella sabbia, nell’ovatta, nella carta, su vassoi e piattini di varie forme e dimensioni.
Possiamo fornire i bambini di lenti di ingrandimento, microscopio, strumenti per la dissezione (coltelli affilati, forbici, pinzette, taglieri ecc.

Tutte le informazioni sulla biologia fornite al bambino classificano indirettamente ciò che è vivente da ciò che non lo è. L’adulto introduce gli elementi costruiti sulla realtà facendo leva sulla mente assorbente e fornisce le chiavi perchè sia poi il bambino ad esplorare indipendentemente il mondo delle piante e degli animali.

Ma la botanica nella scuola d’infanzia non si svolge solo attraverso lezioni e presentazioni:  lo studio si estende alle attività di vita pratica, agli esercizi sensoriali, alla matematica, al linguaggio, alla musica, all’arte e all’ecologia. La preparazione dei pasti, la preparazione di composizioni floreali, la semina e le altre attività di giardinaggio, la raccolta della frutta e verdura avanzati nel cestino dell’umido, sono tutte lezioni di botanica.

Maria Montessori ha osservato che “quando gli individui si sviluppano normalmente, manifestano amore per tutte le creature viventi“, e l’atmosfera di amore e rispetto per la vita che si respira in classe è la migliore base per lo studio di piante e animali.

Introduzione alla Botanica col metodo Montessori

Questa una breve rassegna di idee:
– le attività di vita pratica sono tutte quelle legate alla cura delle piante: innaffiatura, pulizia delle foglie, potatura, taglio di fiori ecc.
_ le attività d’arte possono riguardare l’uso di cortecce grattugiate, di fiori pressati,  ecc.
– per permettere al bambino di sviluppare consapevolezza verso la flora del luogo in cui vive, è importante organizzare passeggiate nella natura e gite in orti botanici e giardini
– se abbiamo la fortuna di avere un giardino, tutta l’attrezzatura per il giardinaggio dovrebbe essere a misura di bambino e a sua disposizione
– nell’ambiente interno, possiamo etichettare tutte le piante, in modo che il bambino impari a conoscerne i nomi
– un ulteriore elemento che possiamo allestire in classe o in casa è la Tavola della Natura, dove i bambini possono portare cose trovate all’esterno, per condividerle con la classe.  Il tavolo sarà allestito in un angolo pieno di sole e abbastanza basso da poter essere raggiunto anche dai bambini più piccoli. Sulla Tavola della Natura possiamo riporre anche i vassoi degli esperimenti in corso, di modo che possano essere osservati da tutti i bambini; possiamo affiancare agli esperimenti una lente d’ingrandimento per incoraggiare l’osservazione. E’ quindi utile predisporre la Tavola della Natura nell’Angolo della Scienza. Può anche trattarsi di un piccolo scaffale. È importante mantenere questa zona molto pulita, bella e in continua evoluzione. Un piccolo vassoio con una lente d’ingrandimento potrebbe essere tenuto sul tavolo da tavola per osservare più da vicino. E’ anche utile tenere accanto alla tavola della natura un secchiello con un spugna e uno straccetto: per molti bambini è piacevole curare gli oggetti della tavola e non solo guardarli.

http://hurrayic.typepad.com/hurrayic/2011/09/our-new-nature-area.html

http://mercimontessori.blogspot.it/2015/03/printemps-2015-notre-table-de-la-nature.html

– mettiamo a disposizione dei bambini libri sulla botanica. Consigliati, ad esempio:
L’albero di Shel Silverstein,
L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono,
La vita segreta dell’orto di Gerda Muller,
Ravanello cosa fai? Con tante storie per imparare la pazienza di Emanuela Bussolati,
Inventario illustrato dei frutti e degli ortaggi di Emmanuelle Tchoukriel,
Il mondo segreto delle piante di 
Jeanne Failevic,
Vagabonde! Una guida pratica per piccoli esploratori botanici di Marianna Merisi
– per quanto riguarda il linguaggio, come detto accanto alla prima esperienza sensoriale viene aggiunta una semplice spiegazione verbale. Cominciamo quindi con la lingua parlata per poi aggiungere lettura e scrittura: i bambini leggono le nomenclature, scrivono cartellini, registrano esperimenti. Sappiamo che dai tre ai sei anni i bambini si trovano nel periodo sensibile per la lingua
– presentiamo una pianta alla volta
– colleghiamo le discussioni sulle piante al clima, ai tipi di terreno, all’alimentazione e così via, fornendo il corretto vocabolario
– nella casa dei bambini il nostro obiettivo è aumentare la consapevolezza dei fenomeno fisico quotidiani, della successione giorno e notte, luce e oscurità, dei cambiamenti di temperatura, dei cambiamenti della stagione.

Esaminiamo ora in particolare l’organizzazione degli esperimenti scientifici.
Secondo Maria Montessori i bambini dovrebbero utilizzare il loro proprio ambiente per l’esplorazione scientifica e la sperimentazione.

Gli esperimenti scientifici dovrebbero prima dimostrare un dato concetto generale, e le ulteriori sperimentazioni dovrebbero poi entrare nello specifico.
La presentazione di un esperimento ha poche regole: presentare la nomenclatura corretta per attrezzi, strumenti e altri oggetti usati nell’esperimento; presentazione dell’esperimento (metodo e modo di utilizzo degli strumenti); lasciare infine che il bambino lavori in modo indipendente con i materiali.
Nella Casa dei Bambini dovrebbe esserci un Angolo della Scienza dove svolgere gli esperimenti. I vari esperimenti da svolgere possono essere organizzati su vassoi preparati, che varieremo regolarmente per mantenere acceso l’interesse dei bambini.
Per la scelta degli strumenti che mettiamo a disposizione dei bambini per i loro esperimenti, dovremmo considerare queste indicazioni:
– devono essere attraenti, puliti, completi, funzionanti, proporzionati alle mani dei bambini
– i bambini devono poter lavorare in modo sicuro ed efficace, dopo la presentazione, senza la presenza dell’adulto
– dovremmo scegliere strumenti che offrano ulteriori possibilità di esplorazione
– i vassoi dovrebbero stimolare il bambino ad esprimere le conoscenze che ha acquisito con l’esperimento in modo creativo attraverso la scrittura, il disegno, il modellaggio ecc.
– l’esperimento dovrebbe essere breve e specifico.

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Introduzione alla Botanica col metodo Montessori
Presentazione iniziale della Botanica ai bambini

Con questa presentazione introduciamo il nome della materia di studio e  riconosciamo la pianta come essere vivente. Questa presentazione può essere portata a partire dai tre anni.

Materiali:
– una pianta
– un vasetto di vetro con coperchio vuoto (pieno d’aria) su un piattino etichettato con la parola ARIA
– un vasetto di vetro con coperchio contenente della terra, su un piattino etichettato con la parola NUTRIMENTO
– un vasetto di vetro con coperchio contenente dei semi, su un piattino etichettato con la parola RIPRODUZIONE
– un vasetto di vetro con coperchio contenente dell’acqua, su un piattino etichettato con la parola ACQUA
– cartellino-titolo con la scritta ESSERE VIVENTE
– tavolo o tappeto.

Presentazione:
– portiamo il vassoio al tavolo o al tappeto e invitiamo un piccolo gruppo di bambini ad unirsi a noi perchè abbiamo qualcosa di molto speciale da mostrare loro


– mettiamo la pianta sul piano di lavoro, lungo il margine superiore e al centro e diciamo: “La pianta è un essere vivente” , quindi mettiamole accanto il cartellino-titolo


– diciamo: “Tutti gli esseri viventi hanno quattro cose in comune” e contiamo toccandoli i quattro vasetti nel vassoio


– mettiamo sul piano di lavoro  il vasetto di terra e davanti ad esso il piattino etichettato. Indichiamo l’etichetta e diciamo “Nutrimento”, poi indichiamo il vasetto e diciamo: “Nutrimento”. Prendiamo in mano il vasetto e diciamo “Le piante sono vive e tutte le cose vive hanno bisogno di nutrimento”, quindi posiamo nuovamente il vasetto sul piano di lavoro
– mettiamo sul piano di lavoro  il vasetto di acqua e davanti ad esso il piattino etichettato, , formando una riga orizzontale da sinistra a destra man mano che presentiamo gli elementi . Indichiamo l’etichetta e diciamo “Acqua”, poi indichiamo il vasetto e diciamo: “Acqua”. Prendiamo in mano il vasetto e diciamo “Le piante sono vive e tutte le cose vive hanno bisogno di acqua”, quindi posiamo nuovamente il vasetto sul piano di lavoro
– mettiamo sul piano di lavoro  il vasetto di aria e davanti ad esso il piattino etichettato. Indichiamo l’etichetta e diciamo “Aria”, poi indichiamo il vasetto e diciamo: “Aria”. Prendiamo in mano il vasetto e diciamo “Le piante sono vive e tutte le cose vive hanno bisogno di aria”, quindi posiamo nuovamente il vasetto sul piano di lavoro
– mettiamo sul piano di lavoro  il vasetto di semi e davanti ad esso il piattino etichettato. Indichiamo l’etichetta e diciamo “Riproduzione”, poi indichiamo il vasetto e diciamo: “Riproduzione”. Prendiamo in mano il vasetto e diciamo “Le piante sono vive e tutte le cose vive hanno bisogno di nutrimento”, quindi posiamo nuovamente il vasetto sul piano di lavoro


– indichiamo la pianta e diciamo “Questa pianta è un essere vivente: ha bisogno di nutrimento (rimettiamo la terra nel vassoio), di acqua (rimettiamo nel vassoio), di aria (rimettiamo nel vassoio) di riprodursi (rimettiamo nel vassoio)
– riponiamo il materiale.

Dopo aver riconosciuto la pianta come essere vivente, il giorno dopo o in un altro momento della giornata, possiamo offrire al bambino una presentazione per collegare il nome Botanica al concetto di studio della pianta. Questa presentazione può essere portata a partire dai tre anni.

Materiale:
– un cartellino-titolo con la parola BOTANICA
– una pianta e alcune parti della pianta (una foglia, una radice, uno stelo, dei semi ecc.)
– tavolo o tappeto.

Presentazione:
– portiamo il vassoio al tavolo o al tappeto e invitiamo un piccolo gruppo di bambini ad unirsi a noi perchè abbiamo qualcosa di nuovo da mostrare
– diciamo: “Oggi vorrei parlarvi della Botanica.”
– mettiamo il cartellino titolo sul piano di lavoro, al centro,  e ripetiamo “Botanica”
– diciamo: “La botanica è lo studio delle piante. Vi ricordate cosa abbiamo detto delle piante?”, “Sì, le piante sono esseri viventi. Tutti gli esseri viventi hanno in comune nutrimento, acqua, aria e riproduzione”
– prendiamo la pianta, osserviamola tenendola in mano, poi passiamola ai bambini, chiedendo di dire cosa osservano
– mettiamo la pianta nel piano di lavoro e indicando il titolo diciamo: “La botanica è lo studio delle piante”.
– prendiamo in mano la foglia e diciamo “Questa foglia fa parte della pianta”
– osserviamola con attenzione tenendola in mano, poi passiamola ai bambini, chiedendo di dire cosa osservano
– mettiamo la foglia sul piano di lavoro e indicando il titolo diciamo: “La botanica è lo studio delle piante”.
– facciamo la stessa operazione anche con altre parti della pianta

– al termine riponiamo il materiale.

Dopo aver collegato il nome Botanica al concetto di studio della pianta utilizzando materiali reali, il giorno dopo o in un altro momento della giornata, procediamo col rafforzare l’apprendimento utilizzando immagini e cartellini. Anche questa presentazione può essere portata a partire dai tre anni.

Materiali:
– una decina di immagini di piante e parti della pianta (radice, seme, fiore, frutto, stelo, foglia, ecc
– cartellino titolo “Botanica”
– una scatola o un cesto
– tavolo o tappeto.

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

Presentazione:
– portiamo il materiale al tavolo o al tappeto e invitiamo un piccolo gruppo di bambini ad unirsi a noi perchè abbiamo preparato per loro una nuova attività
– prendiamo il cartellino titolo e mettiamolo lungo il margine superiore del piano di lavoro, al centro. Leggiamo: “Botanica”
– diciamo: “La Botanica studia tutte le cose illustrate in queste immagini”
– una alla volta prendiamo un’immagine, mettiamola in ordine sotto al titolo, formando una riga orizzontale da sinistra a destra, e chiediamo ai bambini: “Cos’è?”. I bambini rispondono, ad esempio, “Fiore” e noi diciamo: “Sì, la Botanica è lo studio del fiore”
– al termine, indichiamo di nuovo il cartellino titolo  e leggiamolo: “Botanica”, quindi indichiamo le immagini e diciamo: “In queste immagini ci sono delle piante. La botanica è lo studio delle piante”
– terminata la presentazione riponiamo il materiale.

Incastro del cavallo Montessori – presentazioni ed esercizi

Incastro del cavallo Montessori con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia.

Il materiale degli incastri degli animali è composto da 5 incastri principali:
– un pesce
– una tartaruga (per la classe dei rettili)
– una rana (per la classe degli anfibi)
– un cavallo (per la classe dei mammiferi)
– un uccello.
Si tratta quindi degli animali tipici di una determinata classe di vertebrati.

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L’incastro del cavallo si può acquistare online. Questo è di Montessori 3D di Boboto:

oppure si può realizzare in proprio utilizzando cartoncino colorato o gomma Eva:

(trovate cartamodello gratuito e istruzioni qui).

Per le presentazioni ho utilizzato l’incastro fai da te e l’incastro di Montessori 3D di Boboto.

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Incastro del cavallo Montessori
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del corpo caratteristiche degli animali (uno per ogni classe di vertebrati)
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del corpo degli animali
– consentire al bambino di confrontare la morfologia degli animali con quella degli esseri umani

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della zoologia e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri degli animali
– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri degli animali, e questi sono gli incastri degli animali”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro del cavallo e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro del cavallo. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del corpo del cavallo “
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola

– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto

– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto
– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro

– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro dell’uccello nel cofanetto degli incastri degli animali, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della zoologia
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri degli animali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Età: a partire dai 4 anni.

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Incastro del cavallo Montessori
Presentazione 2
(nominare le parti del corpo del cavallo )

Materiale
– incastro del cavallo
– cartellini delle parti del cavallo pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura usata: groppa, zampe posteriori, zampe anteriori, zoccoli, fianco, orecchie, occhio, coda, ciuffo, collo, criniera, fronte, narici, bocca, testa, spalla.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto degli animali e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro del cavallo sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “ad esempio dicendo: “testa, coda, criniera” oppure “testa, coda, zampe posteriori”

– ripetere i nomi: “testa, coda, criniera”


– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto la coda?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro della criniera?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del corpo del cavallo vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del corpo del cavallo, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti  gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti del corpo possiamo darne una breve descrizione, ad esempio dicendo: “Questa è la coda del cavallo. La coda del cavallo ha il compito di scacciare gli insetti e soprattutto le mosche, e di proteggere i genitali dalla sporcizia proveniente dall’esterno. Per questo motivo, la coda del cavallo deve sempre essere pulita e pettinata.”
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del corpo del cavallo
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

– se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti del corpo ed abbiniamoli agli incastri

– oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo

I fogli di controllo prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato. Naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

Se utilizzate l’incastro fai da te, qui trovate il materiale pronto per la stampa:

pdf qui:

Età: a partire dai 4 anni

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Incastro del cavallo Montessori
Attività che possiamo proporre con l’incastro del cavallo

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro del cavallo possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo del cavallo su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

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Incastro del cavallo Montessori
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

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Assemblare il corpo del cavallo su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il corpo del cavallo utilizzando un foglio di controllo.
I fogli di controllo in commercio prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato: 

naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

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Incastro del cavallo Montessori
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro del cavallo completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo la benda sugli occhi).

_____________________
Incastro del cavallo Montessori
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro del cavallo con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

_______________
Gioco: “Questo cos’è?”

– scegliamo un pezzo dell’incastro del cavallo e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte del corpo dell’uccello
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

________________
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro del cavallo
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo del cavallo
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno:

oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici:

– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti del cavallo nello stesso modo
– al termine componiamo il cavallo sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: groppa, zampe posteriori, zampe anteriori, zoccoli, fianco, orecchie, occhio, coda, ciuffo, collo, criniera, fronte, narici, bocca, testa, spalla.

____________________
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro del cavallo
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo del cavallo
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita

– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutto il cavallo
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: groppa, zampe posteriori, zampe anteriori, zoccoli, fianco, orecchie, occhio, coda, ciuffo, collo, criniera, fronte, narici, bocca, testa, spalla.

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Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo del cavallo, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera C”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

________________________
Nomenclature in tre parti: immagine, titolo, immagine + titolo  

– i bambini abbinano la scheda immagine + titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

_______________________
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro del cavallo. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

_______________________
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti dell’uccello (titolo, immagine, definizione)
– incastro del cavallo.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del corpo del cavallo è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del corpo del cavallo
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini
– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Scopo:
– introdurre il nome e le definizioni delle parti del corpo del cavallo
– aggiungere informazioni particolari relative all’anatomia del cavallo.

_______________________

 

Incastro dell’uccello Montessori – presentazioni ed esercizi

Incastro dell’uccello Montessori con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia.

Il materiale degli incastri degli animali è composto da 5 incastri principali:
– un pesce
– una tartaruga (per la classe dei rettili)
– una rana (per la classe degli anfibi)
– un cavallo (per la classe dei mammiferi)
– un uccello.
Si tratta quindi degli animali tipici di una determinata classe di vertebrati.

______________________

L’incastro dell’uccello si può acquistare online. Questo è di Montessori 3D di Boboto:

oppure si può realizzare in proprio utilizzando cartoncino colorato o gomma Eva:

Per le presentazioni ho utilizzato l’incastro fai da te e l’incastro di Montessori 3D di Boboto.

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Incastro dell’uccello Montessori
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del corpo caratteristiche degli animali (uno per ogni classe di vertebrati)
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del corpo degli animali
– consentire al bambino di confrontare la morfologia degli animali con quella degli esseri umani

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della zoologia e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri degli animali
–  diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri degli animali, e questi sono gli incastri degli animali”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro dell’uccello e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro dell’uccello. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del corpo dell’uccello”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola

– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto


– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto
– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro


– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro dell’uccello nel cofanetto degli incastri degli animali, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della zoologia
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri degli animali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Età: a partire dai 4 anni.

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Incastro dell’uccello Montessori
Presentazione 2
(nominare le parti del corpo dell’uccello)

Materiale
– incastro dell’uccello
– cartellini delle parti dell’uccello pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura usata: coda, artigli, ala, occhio, testa, petto, corpo, zampe, becco.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto degli animali e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro dell’uccello sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “ad esempio dicendo: “ala, coda, capo”

– ripetere i nomi: “ala, coda, capo”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto la coda?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro dell’ala?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del corpo dell’uccello vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del corpo dell’uccello, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti  gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti del corpo possiamo darne una breve descrizione, ad esempio dicendo: “Questa è la coda dell’uccello. La coda degli uccelli è rivestita da piume e penne che servono a dare stabilità e a regolare il volo. La coda funziona come un timone.”
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del corpo dell’uccello
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

– se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti del corpo ed abbiniamoli agli incastri:

– oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo:

I fogli di controllo prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato. Naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

Se utilizzate l’incastro fai da te, qui trovate il materiale pronto per la stampa:

Età: a partire dai 4 anni

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Incastro dell’uccello Montessori
Attività che possiamo proporre con l’incastro dell’uccello

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro dell’uccello possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo dell’uccello su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

__________________
Incastro dell’uccello Montessori
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

_______________________
Incastro dell’uccello Montessori
Assemblare il corpo dell’uccello su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il corpo dell’uccello utilizzando un foglio di controllo.
I fogli di controllo in commercio prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato: 

naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

I fogli di controllo che ho preparato io, pronti per il download e la stampa, sono qui:

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Incastro dell’uccello Montessori
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro dell’uccello completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo la benda sugli occhi).

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Incastro dell’uccello Montessori
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro dell’uccello con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

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Incastro dell’uccello Montessori
Gioco: “Questo cos’è?”

– scegliamo un pezzo dell’incastro dell’uccello e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte del corpo dell’uccello
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

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Incastro dell’uccello Montessori
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro dell’uccello
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo dell’uccello
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno:

oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici:

– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti dell’uccello nello stesso modo
– al termine componiamo l’uccello sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: coda, artigli, ala, occhio, testa (o capo), petto, corpo, zampe, becco.

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Incastro dell’uccello Montessori
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro dell’uccello
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo dell’uccello
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita

– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutto l’uccello
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: coda, artigli, ala, occhio, testa (o capo), petto, corpo, zampe, becco.

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Incastro dell’uccello Montessori
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo dell’uccello, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera A”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

________________________
Incastro dell’uccello Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine + titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

_______________________
Incastro dell’uccello Montessori
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro dell’uccello. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

_______________________
Incastro dell’uccello Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti dell’uccello (titolo, immagine, definizione)
– incastro dell’uccello.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del corpo dell’uccello è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del corpo dell’uccello
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini
– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Scopo:
– introdurre il nome e le definizioni delle parti del corpo dell’uccello
– aggiungere informazioni particolari relative all’anatomia dell’uccello.

Incastro del pesce Montessori – presentazioni ed esercizi

Incastro del pesce Montessori con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia.

Il materiale degli incastri degli animali è composto da 5 incastri principali:
– un pesce
– una tartaruga (per la classe dei rettili)
– una rana (per la classe degli anfibi)
– un cavallo (per la classe dei mammiferi)
– un uccello.
Si tratta quindi degli animali tipici di una determinata classe di vertebrati.

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L’incastro del pesce si può acquistare online, ad esempio da Montessori 3D di Boboto:

ma si può anche realizzare in proprio utilizzando cartoncino colorato o gomma Eva:

Per le presentazioni ho utilizzato l’incastro fai da te e l’incastro di Montessori 3D di Boboto.

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Incastro del pesce Montessori
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del corpo caratteristiche degli animali (uno per ogni classe di vertebrati)
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del corpo degli animali
– consentire al bambino di confrontare la morfologia degli animali con quella degli esseri umani

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della zoologia e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri degli animali:

MATERIALIMONTESSORI.IT

– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri degli animali, e questi sono gli incastri degli animali”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro del pesce e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro del pesce. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del corpo del pesce”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola

– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto


– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto
– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro


– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro del pesce nel cofanetto degli incastri degli animali, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della zoologia
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri degli animali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Età: a partire dai 4 anni.

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Incastro del pesce Montessori
Presentazione 2
(nominare le parti del corpo del pesce)

Materiale
– incastro del pesce
– cartellini della parte del pesce pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura usata: pinna dorsale, linea laterale, scaglie, corpo, testa, occhio, narici, bocca, branchia, pinna caudale, pinna anale, pinna pettorale, pinna pelvica.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto degli animali e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro del pesce sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “ad esempio dicendo: “testa, corpo, pinna caudale”

– ripetiamo i nomi: “testa, corpo, pinna caudale”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto la pinna caudale?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro della testa?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del corpo del pesce vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del corpo del pesce, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti e sette gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti del corpo possiamo darne una breve descrizione, ad esempio dicendo: “Questa è la testa del pesce. E’ direttamente attaccata al corpo, senza collo. Contiene la bocca, gli occhi e le narici.”
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del corpo del pesce
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

– se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti del corpo ed abbiniamoli agli incastri, oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo

I fogli di controllo prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato. Naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

Se utilizzate l’incastro fai da te, qui trovate il materiale pronto per la stampa:

Età: a partire dai 4 anni

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Incastro del pesce Montessori
Attività che possiamo proporre con l’incastro del pesce

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro del pesce possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo del pesce su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

__________________
Incastro del pesce Montessori
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

_______________________
Incastro del pesce Montessori
Assemblare il corpo del pesce su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il corpo del pesce utilizzando un foglio di controllo.
I fogli di controllo in commercio prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato: 

naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

I fogli di controllo che ho preparato io, pronti per il download e la stampa, sono qui:

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Incastro del pesce Montessori
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro del pesce completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo la benda sugli occhi).

_____________________
Incastro del pesce Montessori
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro del pesce con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

_______________
Incastro del pesce Montessori
Gioco: “Questo cos’è?”

– scegliamo un pezzo dell’incastro del pesce e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte del corpo del pesce
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

________________
Incastro del pesce Montessori
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro del pesce
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo del pesce
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno:

oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici:

– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti del pesce nello stesso modo
– al termine componiamo il pesce sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: pinna dorsale, linea laterale, scaglie, corpo, testa, occhio, narici, bocca, branchia, pinna caudale, pinna anale, pinna pettorale, pinna pelvica.

____________________
Incastro del pesce Montessori
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro del pesce
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo del pesce
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita

– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutto il pesce
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: pinna dorsale, linea laterale, scaglie, corpo, testa, occhio, narici, bocca, branchia, pinna caudale, pinna anale, pinna pettorale, pinna pelvica.

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Incastro del pesce Montessori
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo del pesce, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera B”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

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Incastro del pesce Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, immagine + titolo  

– i bambini abbinano la scheda immagine + titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

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Incastro del pesce Montessori
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro del pesce. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

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Incastro del pesce Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti del pesce (titolo, immagine, definizione)
– incastro del pesce.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del corpo del pesce è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del corpo del pesce
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini

– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Scopo:
– introdurre il nome e le definizioni delle parti del corpo del pesce
– aggiungere informazioni particolari relative all’anatomia del pesce.

 

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

Per realizzare l’incastro dell’uccello in proprio trovi il tutorial qui:

Presentazioni ed esercizi qui: 

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Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello
Set per attività con l’incastro dell’uccello

pdf qui:

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Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello
Nomenclature 3-6 anni 

PDF qui:

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Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello
Nomenclature 6-9 anni 

PDF qui:


Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

Gli uccelli sono una classe di vertebrati caratterizzati da becchi sdentati, corpi ricoperti di piumaggio e ripieni di sacchi d’aria, ali, uova dai gusci duri e ossa cave ma robuste. Ne esistono circa 10.000 specie. Le uova sono solitamente covate e incubate nei nidi. Gli uccelli hanno ali più o meno sviluppate.  I corvidi e i pappagalli sono tra gli animali più intelligenti, capaci d’utilizzare attrezzi e di lasciare in eredità comportamenti non congeniti. Molte specie sono migratorie, traversando distanze notevoli ogni anno. Sono animali socievoli che spesso vivono in colonie, comunicando grazie a segnali di tipo visivo o di tipo uditivo. Spesso partecipano a comportamenti sociali quali caccia e difesa.  Vivono in quasi tutto il mondo, variando in grandezza da 5 cm per il colibrì fino a tre metri per l’uccello elefante.

Le ali consistono di braccia specializzate, e la maggior parte degli uccelli è in grado di volare. Tra gli uccelli non volatori ci sono i pinguini che  sono nuotatori specializzati.  Alcune specie possiedono, sulle ali, particolari penne strutturate in modo tale da permette la produzione di suoni.

Il becco è una speciale struttura cornea che riveste i margini della bocca degli uccelli, è priva di denti ed è usata, oltre che per mangiare, per pulire le penne e le piume, per manipolare oggetti, per uccidere le prede, per ricercare il cibo, per nutrire i piccoli. Ci sono varie tipologie di becco in base alle diverse abitudini alimentari. Sulla superficie del becco si trovano due forellini, le narici, che servono a respirare. Il becco di molti pulcini possiede anche un piccolo osso, detto dente d’uovo, che facilita la rottura dell’uovo durante la schiusa. Il becco cresce costantemente per tutto l’arco della vita dell’animale.

La coda degli uccelli è rivestita da piume e penne che servono a dare stabilità, a regolare il volo e fungono da timone. Per questo le penne della coda degli uccelli hanno precise caratteristiche e sono disposte in punti ben precisi. Il ricambio delle penne di un uccello viene attuato in maniera da non lasciare nuda nessuna parte del corpo e in modo tale da non compromettere il volo. Le penne della coda vengono cambiate a coppie simmetriche proprio per questo motivo.

Il corpo degli uccelli è ricoperto di piume e penne. Le piume fungono da isolante termico come i peli per i mammiferi. In alcune specie (cigni, anatre, oche, etc.) servono anche per rendere impermeabile all’acqua il piumaggio sottostante. La presenza di penne sopra le piume permette un miglior controllo del volo. Le penne, tipiche degli uccelli, si sviluppano solamente in alcuni tratti ben definiti, e servono nel volo, nell’isolamento termico, nell’impermeabilità e nella colorazione, aspetto di grande importanza nella comunicazione dei volatili. Una penna  è composta dal calamo, la parte che permette l’attacco all’epidermide, e dal rachide, la continuazione del calamo. Al rachide sono attaccate le barbe che, a loro volta, presentano ai lati le barbule. Nonostante le piume siano leggere, l’intero piumaggio di un uccello pesa circa tre volte di più del suo scheletro.

L’occhio. Gli uccelli sono dotati di una vista molto sviluppata, la migliore nel mondo animale: la poiana,  ad esempio, ha una visione a distanza 6-8 volte migliore di quella umana, mentre un gufo riesce a vedere perfettamente nel buio più assoluto. Molti uccelli possono anche captare i raggi ultravioletti, che sono invisibili all’occhio umano. Gli occhi occupano una parte del cranio considerevole e sono circondati da un anello osseo, hanno inoltre una palpebra accessoria, la membrana nittitante, per ulteriore protezione.

Il petto  degli uccelli è molto muscoloso. Gli arti anteriori, che negli uccelli si sono trasformati in ali, hanno bisogno di voluminosi e potenti muscoli pettorali per muoversi. Questo permette agli uccelli di librarsi nell’aria o compiere le infinite acrobazie proprie della loro vita di relazione.

La testa manca di un vero e proprio naso (le narici si aprono direttamente sul becco) e di un vero e proprio orecchio (ci sono aperture ai lati del capo adatte a captare i suoni). La zona tra gli occhi ed il becco viene detta lore, ed in qualche caso è senza piume e colorata. Il cervello ha un peso molto elevato rispetto alla massa totale dell’animale e confrontato con quello di tutti gli altri animali. Tutti gli uccelli, ed in particolare quelli migratori, possiedono in alcuni nuclei del cervello sottilissimi aghi di magnetite che permettono l’orientamento col campo magnetico terrestre.  E’ uno strumento così perfetto da funzionare anche per migliaia di chilometri in mare aperto,  luogo privo di punti di riferimento.

Lartiglio è un elemento che si trova all’estremità delle zampe ed è a forma di uncino. Gli artigli possono essere utilizzati per catturare e tener salda una preda, scavare o arrampicarsi. Esistono appendici simili che però non essendo uncinate e taglienti prendono il nome di unghie. Gli uccelli di solito hanno degli artigli alle zampe. Nei rapaci sono gli strumenti di caccia, altri uccelli li utilizzano come difesa.

Gli uccelli sono animali bipedi e le loro zampe poggiano sul suolo con le dita. A seconda dei casi possono essere idonee a camminare, a mantenersi in equilibrio, a nuotare, a prendere il cibo e così via. Ad esempio, lo struzzo, che conduce vita terrestre, ha solo due grandi dita rivolte in avanti che conferiscono all’arto notevole presa e stabilità durante la corsa. Il pappagallo può salire con estrema facilità sugli alberi perché le sue zampe sono dotate di ottima presa in quanto due dita sono volte in avanti e due all’indietro. Il fenicottero ha zampe lunghe e dita palmate, cioè con una membrana di pelle tra le dita, che gli consentono di muoversi agevolmente nell’ambiente di palude in cui vive, senza pericolo di affondare.

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Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello

Nomenclature Montessori per le parti del cavallo

Nomenclature Montessori per le parti del cavallo per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

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Set per attività con l’incastro del cavallo

pdf qui:

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo
Nomenclature 3-6 anni

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo
Nomenclature 6-9 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

Il cavallo è un mammifero di medio-grossa taglia, erbivoro, quadrupede che si muove sulla punta dell’unghia. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l’uomo per scopi ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici. La femmina del cavallo, chiamata giumenta, ha un periodo di gestazione dei puledri di circa undici mesi, al termine dei quali il piccolo, una volta partorito, riesce a stare in piedi e a correre da solo dopo pochissimo tempo. Le oltre trecento razze di cavalli si dividono in base alla corporatura e al temperamento.  Non avendo particolari organi di difesa verso i predatori il suo unico mezzo di difesa è la corsa. Perciò tutta la sua evoluzione è stata orientata verso una specializzazione nella corsa. Tanto è vero che un tempo pentadattile, a seguito dell’evoluzione della specie, ora rimane un unico dito sulla punta del quale il cavallo si sposta.

La groppa è la parte del corpo tra le reni anteriormente e la coda posteriormente.

Le zampe posteriori sono formate dalla coscia, la natica (parte posteriore muscolosa e prominente), la grassella (corrispondente alla rotula), la gamba e il garretto (tra la gamba e lo stinco).  Le ossa degli arti si articolano tra di loro consentendo il movimento dell’animale.

Le zampe anteriori sono formate dalla spalla, il braccio, il cubito (tra il braccio e l’avambraccio), l’avambraccio, il ginocchio (tra l’avambraccio e lo stinco), lo stinco, il nodello (articolazione), il pastorale (fra il nodello e il piede), la corona (tra pastorale e zoccolo), il piede. Il piede è protetto esternamente dallo zoccolo.

Lo zoccolo è una scatola cornea che protegge il piede. E’ formato da una parete laterale (muraglia) e una base (suola e fettone). Il pareggio e la ferratura sono le due pratiche di cura tradizionale dello zoccolo del cavallo, svolte dal maniscalco ad intervalli regolari per riprodurre artificialmente, nel cavallo domestico, il naturale consumo e indurimento dello zoccolo, che nel cavallo selvaggio o nel cavallo in libertà è assicurato dal contatto diretto e continuo fra zoccolo e suolo.

La coda del cavallo, oltre alla sua funzione estetica, ha il compito fondamentale di scacciare gli insetti e soprattutto le mosche, e di proteggere i genitali dalla sporcizia proveniente dall’esterno. Per questo motivo, la coda del cavallo deve sempre essere pulita e pettinata.

La criniera è un ammasso di pelo lungo e folto che serve a proteggere la testa e il muso del cavallo dagli agenti atmosferici e dal freddo, mantiene il collo caldo, fa defluire l’acqua quando l’animale non ha riparo dalla pioggia, protegge il cavallo dagli insetti.

La bocca del cavallo è munita di denti, che sono 40 nel maschio e 36 nella femmina. Sulla lingua i cavalli hanno particolari papille gustative che consentono loro di esaminare e discernere i cibi buoni da quelli nocivi alla loro salute; sono inoltre in grado di riconoscere gli alimenti più ricchi di sale, che è particolarmente importante per il loro benessere.

Le orecchie: L’udito del cavallo è piuttosto sviluppato. L’apparato uditivo è simile a quello umano, ma più sensibile ai suoni di frequenza alta, non percepibili dall’uomo. Oltre che con le orecchie il cavallo percepisce le vibrazioni anche con le vibrisse e con gli zoccoli.

Il ciuffo è un ammasso di crini che scende sulla fronte del cavallo e che serve, con il suo movimento, a proteggere gli occhi dagli insetti.

La fronte del cavallo può essere di colore uniforme o con chiazze di pelo bianco che possono essere classificabili a seconda della forma in stella, fiore, palla di neve, lista, striscia. La fronte si trova tra naso, orecchie e tempie, è lunga, larga, liscia e piana.

Testa accoglie nel suo interno gli organi del sistema nervoso centrale, che rappresentano la stazione di partenza di ogni impulso vitale. Inoltre nella testa hanno sede i principali organi di senso. Da un punto di vista estetico la forma della testa del cavallo è molto importante, perchè serve a caratterizzare la razza.

Gli occhi del cavallo sono tra i più grandi fra i mammiferi della terra. Il cavallo ha una capacità visiva notturna molto sviluppata, come il cane e il gatto. Questo permette al cavallo di sfuggire prontamente ai pericolosi attacchi dei predatori della notte; di giorno, questo animale riesce a vedere, oltre il suo campo visivo, il movimento rapido di un oggetto alle sue spalle, ma ha una limitata percezione dei colori, che si limitano soltanto al blu ed al rosso.

Il collo del cavallo riveste una grande importanza nel movimento perché, agendo da bilanciere, assicura stabilità ed equilibrio al cavallo nelle sue diverse andature.

Le narici del cavallo sono molto sensibili. L’olfatto equino è più sviluppato di quello dell’uomo. I cavalli, all’interno del branco, usano il senso dell’olfatto per corteggiare i loro simili; infatti, tramite l’odore emanato dalla giumenta, lo stallone ne riesce a comprendere la sua disponibilità all’accoppiamento; quando viene al mondo un puledro, la mamma annusa attentamente il corpo del suo piccolo per riconoscerlo al momento dell’allattamento e per educarlo. Infine, tramite l’olfatto, il cavallo percepisce il pericolo di un attacco dei predatori carnivori, a causa dell’odore che essi emanano, permettendogli così di sfuggire alla morte.

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo

Nomenclature Montessori per le parti del pesce

Nomenclature Montessori per le parti del pesce per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

Per realizzare l’incastro della rana in proprio trovi il tutorial qui:

Presentazioni ed esercizi qui: 

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce
Set per attività con l’incastro del pesce

pdf qui:

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce
Nomenclature 3-6 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce
Nomenclature 6-9 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

I pesci sono animali acquatici a sangue freddo. Vivono in tutto il pianeta negli oceani, nei mari, nei fiumi, nei laghi e negli abissi. Ne esistono più di 30.000 specie. Il loro corpo è idrodinamico, cioè adatto a muoversi in acqua. I pesci sono vertebrati coperti di squame e dotati di pinne, che respirano attraverso le branchie. Le pinne sono gli organi di locomozione dei pesci, cioè gli organi che permettono il movimento. Si tratta di strutture formate da raggi ossei o cartilaginei collegati da una membrana di pelle.

Le pinne dorsali possono essere da 1 a 3 e a volte possono fondersi con l’anale e la caudale, formando un’unica grande pinna. La pinna dorsale si trova lungo la parte superiore del corpo  del pesce e serve a dare stabilità. Può essere dotata di spine, che servono da difesa contro i predatori.

La pinna pelvica, situata sul ventre del pesce, serve da timone quando il pesce vuole cambiare la direzione del suo movimento.

La pinna caudale è responsabile della principale spinta propulsiva del pesce, è disposta verticalmente rispetto al piano del pesce e si muove da destra verso sinistra e viceversa. Questa caratteristica permette di distinguere a prima vista un pesce da un cetaceo, in cui la pinna caudale è disposta orizzontalmente e si muove dal basso verso l’alto. A seconda della sua forma può essere adatta al nuoto per lunghe distanze oppure alla velocità.

La pinna pettorale si trova sotto all’apertura delle branchie, da entrambi i lati, e funziona da timone per accompagnare il movimento e aumentare la stabilità del corpo del pesce in acqua.

La pinna anale si trova non lontano dall’ano e viene usata per stabilizzare il pesce quando nuota. Non tutti i pesci ne sono dotati, ma in pesci particolari la pinna anale riveste una particolare importanza ai fini del movimento sostituendo la pinna caudale: nel pesce luna, ad esempio, la pinna anale accoppiata alla pinna dorsale consente al pesce di muoversi lentamente ondeggiando.

Il corpo dei pesci è idrodinamico, cioè adatto a muoversi in acqua. Le dimensioni dei pesci variano dai 16 m dello squalo balena ai circa 8 mm della Schindleria brevipinguis, considerato il vertebrato più piccolo del mondo.

Le scaglie. Come tutti i vertebrati, i pesci presentano una pelle composta da due strati: l’epidermide (la parte esterna) e il derma (la parte interna), ma sopra l’epidermide i pesci hanno uno strato in più formato da scaglie. Le scaglie sono formate da un materiale simile alla dentina e sono incastrate una con l’altra come le tegole di un tetto; crescono come crescono unghie e peli. La loro funzione è quella di coprire il corpo del pesce rendendolo liscio e idrodinamico.

La maggior parte dei pesci presenta gli occhi ciascuno su un lato: ciò consente loro di avere un campo visivo di quasi 360° e una visione monoculare (ognuno dei due occhi mette a fuoco indipendentemente dall’altro) e grandangolare, non ad alta definizione ma che permette di controllare l’eventuale avvicinarsi di un pericolo. Gli occhi dei pesci non hanno palpebre, sono mobili e piuttosto grandi.

La testa dei pesci è direttamente attaccata al corpo, senza collo. Contiene la bocca, gli occhi e le narici.

La bocca serve ad assumere il cibo e può avere forme diverse: i pesci che vivono in superficie hanno la bocca rivolta verso l’alto, i pesci che vivono a mezza altezza hanno la bocca parallela al corpo e pesci di fondo hanno la bocca orientata verso il basso. I pesci carnivori hanno i denti.

Le narici nei pesci non hanno funzione respiratoria, ma sono un organo dell’olfatto.  Sono delle rientranze ricoperte di rosette olfattive che percepiscono le particelle odorose. L’acqua è convogliata all’interno e poi estromessa.

La branchia è un organo di respirazione: nei pesci l’acqua ricca di ossigeno entra dalla bocca ed esce dalle branchie carica di anidride carbonica.

I pesci presentano un organo di senso non presente in altri vertebrati: la linea laterale. Essa è costituita da una serie di canalicoli che corrono lateralmente nella testa e nel corpo dell’animale, collegati con l’esterno tramite piccoli pori, e ha la funzione di percepire variazioni di bassissima frequenza, flebili campi elettrici, variazioni di pressione e vibrazioni. Dalla linea laterale queste informazioni raggiungono il cervello.

Nomenclature Montessori per le parti del pesce

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori con cartamodelli e istruzioni. Gli incastri della zoologia comprendono la rana, il cavallo, l’uccello e il pesce.

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori

Materiali:
– cartamodelli
– gomma eva
– forbici e taglierino
– pennarelli colorati
– perline di media grandezza
– colla a caldo
– colla vinilica.

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro del pesce

Stampiamo il cartamodello e riportiamolo sul foglio di gomma con la carta carbone o facendo pressione con una penna o con la punta del taglierino:

decoriamo il pesce senza separarne le parti:

riportiamo i contorni del pesce completo sullo sfondo:

ritagliamo lo sfondo, incolliamo sul retro un cartoncino o un secondo foglio di gomma non ritagliato e inseriamo il pesce. Quindi dividiamo il pesce nelle sue parti:
– testa
– corpo
– pinna caudale
– pinna anale
– pinna pettorale
– pinna dorsale
– pinna pelvica
e incolliamo una perla con la colla a caldo, per permettere la presa a tre dita:

E l’incastro del pesce è  pronto:

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro del cavallo

Procediamo come già mostrato per l’incastro del pesce:

 

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Le parti in cui dividere il cavallo sono:
– testa
– collo
– criniera
– fianco
– zampe anteriori
– zampe posteriori
– coda.

Questo e’ l’incastro del cavallo completo:

 

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro dell’uccello

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Le parti dell’uccello sono:
– testa
– corpo
– ala
– coda
– zampe

Questo e’ l’incastro completo:

 

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro della rana

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Le parti della rana sono:
– testa
– zampa anteriore
– zampa posteriore
– zampa posteriore
– corpo

Questo e’ l’incastro completo:

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 Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori

Incastro della rana Montessori

Incastro della rana Montessori con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia.

E’ possibile realizzare l’incastro in proprio con feltro, cartoncino o gomma eva. Questo è il mio tutorial con cartamodelli pronti:

Il materiale degli incastri degli animali è composto da 5 incastri principali:
– un pesce
– una tartaruga (per la classe dei rettili)
– una rana (per la classe degli anfibi)
– un cavallo (per la classe dei mammiferi)
– un uccello.
Si tratta quindi degli animali tipici di una determinata classe di vertebrati.

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Incastro della rana Montessori
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del corpo caratteristiche degli animali (uno per ogni classe di vertebrati)
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del corpo degli animali
– consentire al bambino di confrontare la morfologia degli animali con quella degli esseri umani

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della zoologia e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri degli animali:

MATERIALIMONTESSORI.IT

– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri degli animali, e questi sono gli incastri degli animali”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro della rana e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro della rana. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del corpo della rana”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola


– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto


– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto


– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro
– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro della rana nel cofanetto degli incastri degli animali, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della zoologia
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri degli animali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Età: a partire dai 4 anni.

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Incastro della rana Montessori
Presentazione 2
(nominare le parti del corpo della rana)

Materiale
– incastro della rana
– cartellini della parte della rana pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura usata: testa, tronco, zampe anteriori, zampe posteriori. In seguito si aggiungono: occhi, narici, orecchie, bocca, collo, dita.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato cofanetto degli animali e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro della rana sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “testa, tronco, zampe posteriori”


– ripetere i nomi: “testa, tronco, zampe posteriori”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto il tronco?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro della testa?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del corpo della rana vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del corpo della rana, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti e sei gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti del corpo possiamo darne una breve descrizione, ad esempio dicendo: ” Queste sono le zampe posteriori. Le zampe posteriori sono molto più grandi e più forti di quelle anteriori. Servono alla rana per fare grandi salti, e in questo modo le rane possono spostarsi per lunghe distanze.”
– oppure: “Questa è la testa della rana. Ha due grandi occhi, un naso e una bocca. All’interno della bocca la rana ha una grande lingua appiccicosa. Per nutrirsi la rana lancia la sua lingua fuori dalla bocca e cattura gli insetti.”
– oppure: “Questo è il tronco o corpo della rana. Nel tronco ci sono organi importanti come come lo stomaco,  il cuore, il fegato.”
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del corpo della rana
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile


– se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti del corpo ed abbiniamoli agli incastri, oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo

Età: a partire dai 4 anni

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Incastro della rana Montessori
Attività che possiamo proporre con l’incastro della rana

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro della rana possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo della rana su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

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Incastro della rana Montessori
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

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Incastro della rana Montessori
Assemblare il corpo della rana su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il corpo della rana utilizzando un foglio di controllo.
I fogli di controllo in commercio prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato: 

naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

I fogli di controllo che ho preparato io, pronti per il download e la stampa, sono qui:

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Incastro della rana Montessori
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro della rana completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo gli occhi chiusi o con la benda sugli occhi).

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Incastro della rana Montessori
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro della rana con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

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Incastro della rana Montessori
Borsa del mistero

– scegliamo un pezzo dell’incastro della rana e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte del corpo della rana
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

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Incastro della rana Montessori
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro della rana
– fogli di carta colorata (verdi oppure in vari colori)
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo della rana
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno:

oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici:

– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti della rana nello stesso modo
– al termine componiamo la rana sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: testa, tronco, zampe anteriori, zampe posteriori.

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Incastro della rana Montessori
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro della rana
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo della rana
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carte e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita


– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutta la rana
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: testa, tronco, zampe anteriori, zampe posteriori.

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Incastro della rana Montessori
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo della rana, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera C”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

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Incastro della rana Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine+titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

Le carte delle nomenclature sono disponibili qui:

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Incastro della rana Montessori
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro della rana. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

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Incastro della rana Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti della rana (titolo, immagine, definizione)
– incastro della rana.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del corpo della rana è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del corpo della rana
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini


– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Scopo:
– introdurre il nome e le definizioni delle parti del corpo della rana
– aggiungere informazioni particolari relative all’anatomia della rana.

Le carte delle nomenclature sono disponibili qui:

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Incastro della rana Montessori

 

Nomenclature Montessori per le parti della rana

Nomenclature Montessori per le parti della rana per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

Per realizzare l’incastro della rana in proprio trovi il tutorial qui:

Per le presentazioni dell’incastro ai bambini:

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Nomenclature Montessori per le parti della rana
Set per attività con l’incastro della rana

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Nomenclature Montessori per le parti della rana
Nomenclature 3-6 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti della rana
Nomenclature 6-9 anni 


Nomenclature Montessori per le parti della rana

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

La rana è un anfibio. Gli anfibi trascorrono metà della loro vita in acqua come i pesci, e metà sulla terra.
Il suo nome scientifico, usato per rane, rospi e raganelle, è anuria, che significa “senza coda”.
La rana è un carnivoro e si nutre di prede vive: insetti e piccoli invertebrati acquatici o terrestri.
Non sanno masticare, quindi ingoiano le prede intere. I maschi della rana per attirare la femmina gracidano: per emettere questo verso gonfiano dei sacchetti d’aria che si trovano nelle loro guance.

La rana ha grandi occhi sporgenti. Nella rana la palpebra inferiore è più lunga e si alza davanti all’occhio come un velo, mentre la palpebra superiore è sempre immobile. La rana può anche ritirare gli occhi all’interno della testa.
La vista della rana è sensibile al movimento, e si nutrono di prede vive perché non vedono bene le cose che non si muovono.
Gli occhi della rana possono muoversi in tutte le direzioni, anche quando l’animale è sott’acqua.

La rana ha lunghe zampe posteriori molto muscolose che permettono all’animale di spiccare grandi salti e nuotare con agilità.
Le zampe posteriori della rana hanno tre articolazioni, e per questo hanno la forma di una lettera zeta.

Le estremità delle zampe posteriori hanno cinque dita palmate che aiutano nel nuoto e non hanno unghie.
Le specie che si arrampicano sugli alberi, come le raganelle, sotto alle dita hanno dei dischetti adesivi.
Le estremità delle zampe anteriori hanno invece quattro dita soltanto, non palmate.

Il collo della rana è brevissimo e rigido, consentendo movimenti della testa molto limitati.

Le orecchie della rana sono prive di padiglione.
Le due macchie rotonde che si trovano sopra gli angoli della bocca sono le membrane timpaniche. Queste membrane si trovano a fior di pelle.
Attraverso le membrane timpaniche i messaggi uditivi raggiungono il cervello.
La rana può riconoscere il verso delle sue simili.

La bocca della rana è ampia e si estende da un lato all’altro della testa.
La lingua è molto lunga, piuttosto sottile ed appiccicosa e la rana può lanciarla velocemente fuori dalla bocca per catturare le prede vive.
La rana non mastica, ma ingoia le prede intere.

Le zampe anteriori della rana sono piccole e corte e servono principalmente per mantenere il corpo in equilibrio.
L’animale se ne può servire anche per spingere il cibo nella bocca.

La testa della rana è collegata al corpo attraverso un collo molto corto e piuttosto rigido. Presenta una bocca molto larga, due narici, le membrane timpaniche e occhi molto sporgenti.
Contiene il cervello della rana.

Le rane hanno un tronco tozzo e tarchiato.
Tutti gli organi interni della rana si trovano nel tronco: cuore, polmoni, apparato digerente.
La pelle è fine, umida e nuda, cioè senza squame.
Finché l’animale rimane nell’acqua non subisce danni, ma sulla terraferma può disidratarsi. Per questo le rane e tutti gli anfibi in genere si ricoprono di un sottile strato di muco, prodotto da apposite ghiandole della pelle, ed appaiono viscidi.

Le narici della rana si aprono nella cavità orale rendendo possibile all’animale di respirare senza aprire la bocca.
Le narici della rana, inoltre, le permettono di respirare anche sott’acqua.

 Nomenclature Montessori per le parti della rana

 

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA

L’INCASTRO DELLA PIANTA. Presentazione ed esercizi per bambini a partire dai 3 ai 5 anni.

L’incastro della pianta utilizzato per la presentazioni è offerto da :

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA

Materiale:
– incastro della pianta

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della botanica e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri della botanica
– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri della botanica, e questi sono gli incastri della botanica”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro della pianta e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro della pianta. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti della pianta”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura


– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola
– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto
– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto

– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro

– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro della pianta nel cofanetto degli incastri della botanica, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della botanica
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri dei vegetali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti dell’albero
– dare informazioni particolari sulle diverse parti della pianta
– consentire al bambino di confrontare la morfologia della pianta con quella degli esseri umani.
– sviluppare interesse e rispetto verso le piante.

Controllo dell’errore:
– visivo e tattile
– interconnessione degli incastri tra loro

Età consigliata: dai 4 anni

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Presentazione 2
(nominare le parti della pianta)

Materiali:
– incastro della pianta
– alfabeto mobile (facoltativo)
– cartellini della parte della pianta pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura utilizzata:  tronco, fogliame, radice principale, radici laterali, radichette, ramo primario, ramo secondario, sistema delle radici.

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA – Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto della botanica e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro della pianta sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “fogliame, tronco, radici”
– ripetere i nomi: “fogliame, tronco, radici”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto il tronco?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro del fogliame?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte della pianta vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti della pianta, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti possiamo darne una breve descrizione
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti della pianta
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

(vedi anche la presentazione seguente).

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Presentazione 3
(scrivere i nomi delle parti della pianta)

Materiali:
– incastro della pianta
– alfabeto mobile.

Nomenclatura utilizzata:  tronco, fogliame, radice principale, radici laterali, radichette, ramo primario, ramo secondario, sistema delle radici.

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA – Presentazione:
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della botanica e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri della botanica
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro della pianta e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto, quindi chiediamogli di portarci anche l’alfabeto mobile
– mettiamo l’alfabeto mobile lungo il margine superiore del tappeto
– mettiamo l’incastro della pianta accanto all’alfabeto mobile
– rimuoviamo il primo pezzo e mettiamolo sul tappeto
– nominiamo la parte della pianta corrispondente
– con l’alfabeto mobile componiamo la parola a destra del pezzo


– continuiamo così con ogni altro pezzo dell’incastro della pianta


– rimettiamo le parti nell’incastro
– rimettiamo le lettere nella scatola dell’alfabeto mobile
– riponiamo il materiale nello scaffale.

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA

Scopo:
– nominare le parti della pianta
– scrivere il nome delle parti della pianta.

Controllo dell’errore:
– interconnessione degli incastri tra loro.

Età consigliata: dai 4 anni.

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Presentazione 4

Materiale:
– una pianta
– incastro della pianta
– set per le attività con gli incastri della pianta.

Se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti della pianta ed abbiniamoli agli incastri, oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo.

I set per le attività con gli incastri della botanica sono molto interessanti perché isolano le singole parti dell’albero, della foglia e del fiore riportando il nome di ogni parte.

Si possono realizzare facilmente anche in proprio riportando i margini dell’incastro in nero su foglio bianco e preparando i cartellini da abbinare. Fogli e cartellini possono essere plastificati.

Per l’incastro della pianta ho preparato:
– foglio di lavoro senza nomi
– foglio di lavoro con nomi
– cartellini dei nomi.

PDF qui:


Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Presentazione a (foglio di lavoro con nomi)

– mostriamo una pianta in vaso o andiamo in giardino a guardare un albero
– chiediamo ai bambini di toccarlo, seguirne i margini, annusarlo, guardarlo
– mettiamo sul piano di lavoro l’incastro della pianta
– toccando le parti nominate, ricordiamo insieme i nomi delle parti della pianta che conosciamo e indichiamole sugli incastri
– mettiamo accanto all’incastro della pianta il foglio di lavoro con i nomi

– togliamo un pezzo dell’incastro e poniamolo sul foglio di lavoro
– chiediamo a un bambino di leggere il nome corrispondente sul foglio di lavoro

– procediamo allo stesso modo con tutti i pezzi dell’incastro

– dopo la presentazione i bambini potranno svolgere l’attività in modo indipendente.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA

Presentazione b (foglio di lavoro senza nomi)
– mettiamo sul piano di lavoro l’incastro della pianta
– mettiamo accanto all’incastro della pianta il foglio di lavoro senza nomi

– distribuiamo i cartellini tra i bambini (oppure mettiamoli in ordine sparso sul piano di lavoro)
– togliamo un pezzo dell’incastro e poniamolo sul foglio di lavoro
– chiediamo ai bambini chi pensa di avere il cartellino da abbinare (oppure chiediamo a un bambino di cercarlo tra quelli sul piano di lavoro)

– posizioniamo il cartellino sul foglio di lavoro
– procediamo allo stesso modo con tutti i pezzi dell’incastro

– dopo la presentazione i bambini potranno svolgere l’attività in modo indipendente.

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Attività che possiamo proporre con l’incastro della pianta

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro della pianta possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare le parti della pianta su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Assemblare la pianta su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire la pianta utilizzando un foglio di controllo.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro  completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo gli occhi chiusi o con la benda sugli occhi).

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro  con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Borsa del mistero

– scegliamo un pezzo dell’incastro e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro della pianta
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno, oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici
– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti della pianta nello stesso modo
– al termine componiamo la pianta sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro della pianta
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita
– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutta la pianta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

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Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo della pianta, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera R”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

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Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine+titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

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Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

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Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti della pianta (titolo, immagine, definizione)
– incastro della pianta.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte della pianta è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti della pianta
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini
– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Botanica Montessori L’INCASTRO DELLA PIANTA

 

Botanica Montessori: l’incastro del fiore

Botanica Montessori: l’incastro del fiore. Presentazione ed esercizi per bambini a partire dai 3 ai 5 anni.

L’incastro utilizzato per la presentazioni è offerto da :


Botanica Montessori: l’incastro del fiore

Materiale:
– incastro del fiore

Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Presentazione:
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della botanica e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri della botanica
– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri della botanica, e questi sono gli incastri della botanica”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro del fiore e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro del fiore. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del fiore”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola
– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto
– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto

– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro

– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro del fiore nel cofanetto degli incastri della botanica, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della botanica
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri dei vegetali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del fiore
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del fiore
– consentire al bambino di confrontare la morfologia del fiore con quella degli esseri umani
– sviluppare interesse e rispetto verso le piante.

Controllo dell’errore:
– visivo e tattile
– interconnessione degli incastri tra loro

Età consigliata: dai 4 anni

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Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Presentazione 2
(nominare le parti del fiore)

Materiali:
– incastro del fiore
– alfabeto mobile (facoltativo)

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto della botanica e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro del fiore sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “corolla, calice, stelo”
– ripetere i nomi: “corolla, calice, stelo”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto il calice?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro della corolla?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del fiore vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del fiore, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti possiamo darne una breve descrizione
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del fiore
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

(vedi anche la presentazione seguente)

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Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Presentazione 3
(scrivere i nomi delle parti del fiore)

Materiali:
– incastro del fiore
– alfabeto mobile.

Presentazione:
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della botanica e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri della botanica
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro del fiore e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto, quindi chiediamogli di portarci anche l’alfabeto mobile
– mettiamo l’alfabeto mobile lungo il margine superiore del tappeto
– mettiamo l’incastro del fiore accanto all’alfabeto mobile
– rimuoviamo il primo pezzo e mettiamolo sul tappeto
– nominiamo la parte del fiore corrispondente
– con l’alfabeto mobile componiamo la parola a destra del pezzo

– continuiamo così con ogni altro pezzo dell’incastro del fiore
– rimettiamo le parti nell’incastro
– rimettiamo le lettere nella scatola dell’alfabeto mobile
– riponiamo il materiale nello scaffale.

Nomenclatura utilizzata (in grassetto):


1 – Fiore maturo
2 – Stimma
3 – Stilo
4 – Filamento
5 – Asse fiorale
6 – Articolazione
7 – Peduncolo o stelo
8 – Nettario
9 – Stame
10 – Ovario
11 – Ovuli
12 – Connettivo
13 – Microsporangio
14 – Antera
15 – Perianzio
16 – Corolla
17 – Calice.

Scopo:
– nominare le parti del fiore
– scrivere il nome delle parti del fiore.

Controllo dell’errore:
– interconnessione degli incastri tra loro

Età consigliata: dai 4 anni

Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Presentazione 4

Materiale:
– un fiore
– incastro del fiore
– set per le attività con gli incastri del fiore.

Se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti della pianta ed abbiniamoli agli incastri, oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo.

I set per le attività con gli incastri della botanica sono molto interessanti perché isolano le singole parti dell’albero, della foglia e del fiore riportando il nome di ogni parte.

Si possono realizzare facilmente anche in proprio riportando i margini dell’incastro in nero su foglio bianco e preparando i cartellini da abbinare. Fogli e cartellini possono essere plastificati.

Per l’incastro del fiore ho preparato:
– foglio di lavoro senza nomi
– foglio di lavoro con nomi
– cartellini dei nomi.

PDF qui:

Presentazione a (foglio di lavoro con nomi):
– distribuiamo un fiore per ogni bambino e teniamone uno per noi
– chiediamo ai bambini di toccarlo, seguirne i margini, annusarlo, guardarlo
– mettiamo sul piano di lavoro l’incastro del fiore
– toccando le parti nominate, ricordiamo insieme i nomi delle parti del fiore che conosciamo e indichiamole sugli incastri
– mettiamo accanto all’incastro del fiore il foglio di lavoro con i nomi

– togliamo un pezzo dell’incastro e poniamolo sul foglio di lavoro
– chiediamo a un bambino di leggere il nome corrispondente sul foglio di lavoro

– procediamo allo stesso modo con tutti i pezzi dell’incastro

– dopo la presentazione i bambini potranno svolgere l’attività in modo indipendente

Presentazione b (foglio di lavoro senza nomi)
– mettiamo sul piano di lavoro l’incastro del fiore
– mettiamo accanto all’incastro del fiore il foglio di lavoro senza nomi

– distribuiamo i cartellini tra i bambini (oppure mettiamoli in ordine sparso sul piano di lavoro)
– togliamo un pezzo dell’incastro e poniamolo sul foglio di lavoro
– chiediamo ai bambini chi pensa di avere il cartellino da abbinare (oppure chiediamo a un bambino di cercarlo tra quelli sul piano di lavoro)

– posizioniamo il cartellino sul foglio di lavoro
– procediamo allo stesso modo con tutti i pezzi dell’incastro

– dopo la presentazione i bambini potranno svolgere l’attività in modo indipendente.

Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Attività che possiamo proporre con l’incastro del fiore

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro del fiore possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo del fiore su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Assemblare il fiore su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il fiore utilizzando un foglio di controllo.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro  completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo gli occhi chiusi o con la benda sugli occhi).


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro  con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Borsa del mistero

– scegliamo un pezzo dell’incastro e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i  – e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Botanica Montessori: l’incastro del fiore – Materiale:
– incastro del fiore
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Botanica Montessori: l’incastro del fiore – Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno, oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici
– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti del fiore nello stesso modo
– al termine componiamo il fiore sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Ricreare l’incastro col disegno e preparare i fogli di controllo

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro della pianta
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita
– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutto il fiore
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del fiore, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera P”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine+titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.


Botanica Montessori: l’incastro del fiore
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti del fiore (titolo, immagine, definizione)
– incastro del fiore.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del fiore è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del fiore
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini
– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Botanica Montessori: incastro della foglia

Botanica Montessori: l’incastro della foglia. Presentazione ed esercizi per bambini a partire dai 3 ai 5 anni.

 

Botanica Montessori: incastro della foglia
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Materiali:
– incastro della foglia

L’incastro utilizzato per la presentazioni è offerto da Boboto

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della botanica e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri della botanica
– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri della botanica, e questi sono gli incastri della botanica”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro della foglia e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro della foglia. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti della foglia.”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola
– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto
– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto

– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro

– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro della foglia nel cofanetto degli incastri della botanica, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della botanica
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri dei vegetali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Nomenclatura utilizzata: foglia, stipola, picciolo, lamina, base, margine, apice, nervatura

Scopo:
– sviluppare interesse e rispetto verso le piante
– conoscere le parti della foglia.

Controllo dell’errore:
– interconnessione degli incastri tra loro

Età consigliata: dai 4 anni

Botanica Montessori: incastro della foglia
Presentazione 2
(nominare le parti della foglia)

Materiali:
– incastro della foglia
– alfabeto mobile (facoltativo)
– cartellini della parte della foglia pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura utilizzata: foglia, stipola, picciolo, lamina, base, margine, apice, nervatura.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto della botanica e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro della foglia sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “picciolo, margine, base”
– ripetere i nomi: “picciolo, margine, base”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto il picciolo?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro del margine?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte della foglia vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti della foglia, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti possiamo darne una breve descrizione
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti della foglia
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

(vedi anche la presentazione seguente).

Botanica Montessori: incastro della foglia
Presentazione 3
(scrivere i nomi delle parti della foglia)

Materiali:
– incastro della foglia
– alfabeto mobile.

Nomenclatura utilizzata: foglia, stipola, picciolo, lamina, base, margine, apice, nervatura.

Presentazione:
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della botanica e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri della botanica
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro della foglia e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto, quindi chiediamogli di portarci anche l’alfabeto mobile
– mettiamo l’alfabeto mobile lungo il margine superiore del tappeto
– mettiamo l’incastro della foglia accanto all’alfabeto mobile
– rimuoviamo il primo pezzo e mettiamolo sul tappeto
– nominiamo la parte della foglia corrispondente
– con l’alfabeto mobile componiamo la parola a destra del pezzo
– continuiamo così con ogni altro pezzo dell’incastro della pianta

– rimettiamo le parti nell’incastro
– rimettiamo le lettere nella scatola dell’alfabeto mobile
– riponiamo il materiale nello scaffale.

Scopo:
– nominare le parti della foglia
– scrivere il nome delle parti della foglia.

Controllo dell’errore:
– interconnessione degli incastri tra loro

Età consigliata: dai 4 anni


Botanica Montessori: incastro della foglia
Presentazione 4

Materiale:
– foglie vere
– incastro della foglia
– set per le attività con gli incastri della foglia.

I set per le attività con gli incastri della botanica sono molto interessanti perché isolano le singole parti dell’albero, della foglia e del fiore riportando il nome di ogni parte.

Si possono realizzare facilmente anche in proprio riportando i margini dell’incastro in nero su foglio bianco e preparando i cartellini da abbinare. Fogli e cartellini possono essere plastificati.

Per l’incastro della foglia ho preparato:
– foglio di lavoro senza nomi
– foglio di lavoro con nomi
– cartellini dei nomi.

Presentazione a (foglio di lavoro con nomi):
– distribuiamo una foglia per ogni bambino e teniamone una per noi
– chiediamo ai bambini di toccarla, seguirne i margini, annusarla, guardarla
– mettiamo sul piano di lavoro l’incastro della foglia
– toccando le parti nominate, ricordiamo insieme i nomi delle parti della foglia che conosciamo e indichiamola sugli incastri
– mettiamo accanto all’incastro della foglia il foglio di lavoro con i nomi

– togliamo un pezzo dell’incastro e poniamolo sul foglio di lavoro
– chiediamo a un bambino di leggere il nome corrispondente sul foglio di lavoro

– procediamo allo stesso modo con tutti i pezzi dell’incastro

– dopo la presentazione i bambini potranno svolgere l’attività in modo indipendente

Botanica Montessori: incastro della foglia – Presentazione b (foglio di lavoro senza nomi)
– mettiamo sul piano di lavoro l’incastro della foglia
– mettiamo accanto all’incastro della foglia il foglio di lavoro senza nomi

– distribuiamo i cartellini tra i bambini (oppure mettiamoli in ordine sparso sul piano di lavoro)

– togliamo un pezzo dell’incastro e poniamolo sul foglio di lavoro
– chiediamo ai bambini chi pensa di avere il cartellino da abbinare (oppure chiediamo a un bambino di cercarlo tra quelli sul piano di lavoro)

– posizioniamo il cartellino sul foglio di lavoro
– procediamo allo stesso modo con tutti i pezzi del puzzle

– dopo la presentazione i bambini potranno svolgere l’attività in modo indipendente.


Botanica Montessori: incastro della foglia

Botanica Montessori: incastro della foglia
Attività che possiamo proporre con l’incastro della foglia

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro della foglia possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare le parti della foglia su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.


Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.


Assemblare la pianta su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire la foglia utilizzando un foglio di controllo.


Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro  completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo gli occhi chiusi o con la benda sugli occhi).


Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro  con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.


Borsa del mistero

– scegliamo un pezzo dell’incastro e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.


Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro della foglia
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno, oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici
– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti della foglia nello stesso modo
– al termine componiamo la foglia sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.


Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro della foglia
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita
– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutta la foglia
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.


Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo della pianta, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera M”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.


Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine+titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.


Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.


Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Botanica Montessori: incastro della foglia – Materiale
– carte delle nomenclature delle parti della foglia (titolo, immagine, definizione)
– incastro della foglia .

Botanica Montessori: incastro della foglia – Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte della pianta è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti della foglia
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini
– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.


Botanica Montessori: incastro della foglia

Guida didattica Montessori per la BOTANICA dai 3 ai 9 anni

“Il pianeta Terra è una creazione della vita. La vita ha creato le rocce e il suolo, ed è la vita che sostiene l’armonia della terra. Gli oceani sono mantenuti in equilibrio chimico costante grazie agli esseri viventi, e sono gli esseri viventi che mantengono la purezza dell’aria. Tutte le creature che vivono sulla terra svolgono un ruolo cosmico.
Il mantenimento della vita sulla terra dipende da molti esseri viventi diversi, ognuno dei quali ha una speciale, specifica funzione. Gli animali si nutrono vivono e si riproducono; ognuno ha un ciclo vitale che assume un ruolo particolare in relazione alla vita di altre specie. Tutti sanno, per esempio, che la scomparsa di una specie in un certo luogo ne sconvolge l’equilibrio, perché le vite di tutte le specie sono interconnesse. La vita quindi può essere considerata come un’energia che mantiene la vita stessa”.
(Educazione e pace – Maria Montessori)

Le guide sono in fase di completamento, e saranno presto disponibili in:

  • formato Album pdf (scaricabili e stampabili)
  • formato Corso (consultabili online)

Resta aggiornato visitando le pagine:

ALBUM LAPAPPADOLCE

CORSI LAPAPPADOLCE

 

I contenuti e le presentazioni relative allo studio della Botanica dai 3 ai 9 anni verranno via via pubblicati anche sul sito. Gli articoli già pubblicati sono qui:

BOTANICA MONTESSORI

________________________

 Guida didattica Montessori per la BOTANICA dai 3 ai 9 anni

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