Il bambino ha il diritto di ricevere la nostra assistenza per obbedire alla sua spinta interiore alla realizzare se stesso.
E’ questa spinta interiore che porta l’interesse del bambino verso le attività di vita pratica e che gli permette di riconoscere in queste attività una risposta ai suoi bisogni.
L’adulto, d’altra parte, deve riconoscere il bisogno del bambino ed accettarne la responsabilità:
– occupandosi della preparazione dell’ambiente (offrendo strumenti adeguati)
– occupandosi della presentazione del materiale, in modo che il bambino possa utilizzarlo per il suo scopo di sviluppo
– garantendo la libertà di scelta e ripetizione.
Solo se l’adulto adempie a questa triplice responsabilità, questi esercizi di vita pratica possono svolgere e preservare pienamente la loro vera e vitale funzione di “mezzo di sviluppo”.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
La cameretta bambini in stile montessoriano permette di allestire uno spazio che stimoli autonomia e creatività. Scopri come fare con i nostri consigli.
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Sono diversi gli elementi che fanno parte di una cameretta per bambini. Si tratta di un ambiente in cui i nostri piccoli iniziano a scoprire il mondo e ad essere autonomi, sia nel gioco che nei primi insegnamenti appresi a scuola. Una delle esponenti più rilevanti della pedagogia fu Maria Montessori, che portava avanti una linea di pensiero precisa e ancora oggi apprezzata, incentrata cioè sul rispetto e sullo sviluppo delle propensioni del bambino. Questi principi si sono tradotti in uno stile di arredamento, detto montessoriano appunto, che vedremo nel dettaglio in questo articolo. Continua con la lettura!
Maria Montessori e la sua corrente di pensiero
Nata a Chiaravalle nel 1970, Maria Montessori è stata una pedagogista, neuropsichiatra e filosofa di assoluto rilievo nell’ambito dello sviluppo infantile. Fu fondatrice di un metodo educativo incentrato sulla stimolazione delle diverse attitudini del bambino, della sua creatività e indipendenza. Secondo Maria Montessori, infatti, per ottenere uno sviluppo adeguato è fondamentale l’interazione tra bambini, anche di diverse età, oltre con gli adulti. Tuttavia, l’aspetto più rilevante del suo pensiero lo si evince nel modo con cui allestire la cameretta del bambino. Ad oggi, l’arredamento in stile montessoriano è sempre più seguito e prevede il rispetto di alcune regole fondamentali.
Cameretta in stile montessoriano: regole principali
Fino ai 3 anni di età, la cameretta è l’ambiente di casa in cui il bambino può esprimersi al meglio, conoscere il mondo circostante e stimolare le proprie capacità cognitive. L’arredamento in stile montessoriano detta alcune linee guida necessarie per la scelta dei mobili da inserire nella stanza; questi, infatti, non hanno solo la funzione di riporre i capi di abbigliamento per neonato, ma devono essere pienamente accessibili prima di tutto dal bambino. Ecco qualche regola da seguire:
scegliere mobili bassi e dalle linee semplici;
preferire mobili e complementi di arredo in materiali naturali;
ogni elemento della cameretta dovrebbe essere pienamente accessibile per il bambino;
eliminare ogni sorta di oggetto pericoloso;
scartare i giochi eccessivamente rumorosi;
niente televisione.
Il lettino
Il letto è l’elemento principale della camera. Per i bambini è preferibile che non abbia un’altezza superiore ai 20/25 cm e che non presenti alcuna sbarra laterale. Il lettino basso permette al bambino di non dipendere da un adulto e di considerarlo un luogo calmo e rassicurante, dove riposarsi in autonomia.
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La cassettiera e l’armadio
Ovviamente, questi sono elementi necessari per tenere in ordine i capi di abbigliamento neonato. Uno degli aspetti che, attraverso l’arredamento, Maria Montessori intendeva trasmettere era anche quello dell’organizzazione e della pulizia. Per fare in modo che il bambino sia autonomo nel vestirsi e nella cura personale, in commercio sono presenti diversi modelli di armadio non troppo alti e, quindi, maggiormente accessibili. Quanto alla cassettiera, è importante scegliere un modello che possa essere fissato al muro, per evitare che accidentalmente possa cadere addosso al bambino.
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La libreria
I libri sono una componente fondamentale per la crescita e lo sviluppo cognitivo dei piccoli. Per tenerli ben riposti, è importante scegliere librerie basse e organizzate, così da ordinare i libri con la copertina a vista e in modo immediatamente riconoscibile.
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I contenitori per giochi
Avere i giochi sparsi per la stanza non è per niente educativo e ordinato. Piuttosto, è bene prevedere degli appositi contenitori dove riporli dopo aver giocato. Questi contenitori possono essere delle ceste, degli scaffali, delle mensole o dei pouf con coperchio. Il tutto va a conferire confort e organizzazione alla camera.
Il tavolino con sedie
Si tratta di complementi di arredo con i quali il bambino può giocare con comodità e può trascorrere i suoi momenti di relax. Il tavolino con le sedie, rigorosamente a misura di bambino, dovrebbero avere i bordi arrotondati per evitare che il bimbo si faccia male.
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Le decorazioni
Le decorazioni svolgono un ruolo importante per rendere confortevole e rilassante qualsiasi ambiente di casa. Danno allegria, permettono di sviluppare un tema specifico e arricchiscono l’atmosfera con piccoli oggetti cattura attenzione. Pertanto, nella cameretta del bambino non possono mancare: un grande tappeto per giocare a terra, uno specchio infrangibile per iniziare a prendere coscienza di sé, quadri, fotografie, stickers, lavagnette e via dicendo. Ogni oggetto contribuisce a stimolare la fantasia e a ricreare un ambiente che sia corrispondente alla vita e ai gusti del bambino.
“Montessori per i genitori: proposte pratiche per applicare il metodo a casa – Bambini da 0 a 3 anni” è un libro che fa parte della collana “Libri in tasca” di EPC Editore. In questa raccolta vengono pubblicati tascabili e ebook che trattano tematiche quali educazione, alimentazione, valorizzazione del sé e self help con un taglio operativo, per insegnare a mettere in pratica i consigli degli esperti.
Nel caso di “Montessori per i genitori” le esperte che ci insegnano a mettere in pratica i loro consigli sono Nicoletta Cola e Antonella Di Marco. Nicoletta Cola è insegnante di nido montessoriana e formatrice nei corsi organizzati dall’Opera Nazionale Montessori e nel corso universitario Montessori 0-3 anni attivato dall’Università LUMSA di Roma. Antonella Di Marco, recentemente venuta a mancare, è stata Psicologa della relazione educativa, coordinatrice didattica e docente formatrice nei Corsi per la prima infanzia dell’Opera Nazionale Montessori.
La grandezza di questo piccolo libro sta nel fatto che le due autrici riescono ad essere concise ma esaustive e precise, pratiche ma senza svilire la profondità delle motivazioni, capaci di mettere a fuoco i veri bisogni dei genitori di bambini piccoli, fornire chiavi di comprensione e suggerire veri atti pratici, ma senza pontificare. Non posso non notare che concisione, chiarezza e precisione sono proprio la norma della “lezione” montessoriana, come l’identificazione dei veri bisogni cui l’educazione deve rispondere è la chiave di tutta la didattica montessoriana. E’ inoltre un testo piacevole e di facile lettura, e può essere un valido aiuto nella gestione quotidiana dei propri bambini, soprattutto perchè porta a riflettere sul nostro rapporto con loro, anche senza conoscere nulla della pedagogia montessoriana.
Il testo è suddiviso in cinque capitoli: – La felicità del bambino – L’ambiente del bambino – Come affrontare al meglio il periodo sensitivo legato al divezzamento – Il bambino si muove verso il mondo – La libertà del bambino, ma non è necessario leggerlo tutto di seguito: i numerosi esempi pratici, accompagnati da numerose immagini di vita reale, lo rendono una valida giuda da consultare quando se ne presenta il bisogno.
Ogni capitolo è strutturato in modo da suggerirci una domanda iniziale, a cui le autrici rispondono dandoci spunti di riflessione che riguardano la loro esperienza professionale e personale, nella quale ogni genitore può immedesimarsi. Questi spunti di riflessione sono rafforzati da puntuali citazioni dai testi di Maria Montessori, e in questo modo il libro è davvero leggibile anche da chi entra in contatto la prima volta con questa pedagogia.
Nel primo capitolo, dopo aver dato spunti di riflessione su ciò che si può intendere come “felicità del bambino”, si propongono attività-esempio (mobile per i neonati, cestino dei tesori, oggetti da trasportare, gioco euristico, attività di vita pratica) e a conclusione si offrono delle schede di approfondimento sul cestino dei tesori e sul gioco euristico.
Nel secondo capitolo riflettiamo sull’influenza dell’ambiente naturale, biologico e umano: intrauterino, extrauterino e supernaturale (la casa, la cameretta, ecc.), per comprendere come preparare un ambiente adeguato ad accogliere il bambino e come rispondere al suo bisogno di ordine.
Nel terzo capitolo troviamo una guida pratica attenta e precisa per gestire il periodo del divezzamento e una chiave di comprensione che può essere sintetizzata in questa semplice frase “la bocca è un organo di confine con il mondo esterno e niente deve entrarvi senza la piena volontà del bambino”. I consigli riguardano la scelta di consumare il pasto sempre nello stesso posto; il predisporre tavolo e seggiolina adatti; la scelta migliore per tovaglia, vasellame, posate e bavaglino tenendo presente il fatto che tutto ciò che viene scelto può diventare oggetto di attività per il bambino; l’atteggiamento che l’adulto tiene verso il bambino in fase di divezzamento.
Nel quarto capitolo viene trattato lo sviluppo del movimento del bambino, innanzitutto sfatando il falso mito secondo cui il bambino comincia a camminare perchè è l’adulto, ad un certo punto, ad insegnarglielo: impariamo a riconoscere e ad ammirare il grande lavoro del bambino, che si muove da subito, anche dentro il grembo materno, e col tempo e l’esercizio spontaneo rende i suoi movimenti sempre più volontari. L’unica cosa che può fare l’adulto quindi, è favorire il movimento che il bambino stesso ha conquistato. Seguono attività-esempio per favorire il movimento in posizione supina, sul fianco, prona, seduta, eretta. Allenatore o genitore? Genitore che comprende l’esigenza del bambino ad essere aiutato a fare da sé.
Il quinto capitolo tratta infine il tema che è forse il più difficile per ogni genitore: la libertà del bambino e il dare limiti. Viene citata Maria Montessori “Un vigoroso e fermo richiamo è solo è vero atto di bontà… non temete di distruggere il male: soltanto il bene dobbiamo temere di distruggere“, e posta la domanda cruciale: quanti sanno essere vigorosi e fermi, senza diventare aggressivi? Per rispondere a questa domanda le autrici analizzano alcuni degli errori comunicativi più comuni che gli adulti commettono rivolgendosi ai bambini piccoli, accompagnandoci a porci delle domande e fornendoci preziosi consigli: sussurro o strillo? Parlo facile o difficile? Sono sicuro di quello che sto dicendo? Uso poche ma sentite parole? Da dove ti parlo? Infine si danno consigli e spunti di riflessione per arrivare alla giusta via di mezzo senza cadere nei due opposti che sono tirannia e lassismo. La prima è magnificamente descritta da Maria Montessori “Il peccato mortale che ci domina e ci impedisce di comprendere il bambino è l’ira… all’ira si associa l’orgoglio che presta all’ira una maschera seducente, la toga della dignità, che arriva perfino a esigere rispetto facendo assumere all’ira la forma della tirannia. Una tirannia spacciata per il bene del bambino“. Il secondo si manifesta con l’incapacità dell’adulto a dire no ed è legata ad una serie di paure (del conflitto, del giudizio, del distacco, ecc.). Tra questi due opposti si possono realizzare diversi stili educativi: qual è il tuo? Conclude il capitolo una serie di consigli che riguardano il dare regole con successo, e il modo di affrontare il rifiuto dei limiti da parte dei bambini, quello che conosciamo come “capriccio”.
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Sono davvero felice di notare che oggi finalmente anche i genitori italiani comincino ad avere a disposizione testi divulgativi sul metodo Montessori, oltre che materiali sempre più vari, a prezzi sempre più accessibili e nella nostra lingua. Quando le mie figlie erano piccole il panorama era totalmente diverso, e l’unica via praticabile per trovare strumenti utili per applicare la pedagogia montessoriana in casa era rivolgersi alle risorse in lingua inglese. Penso che qualsiasi nuova iniziativa di carattere divulgativo sul metodo Montessori è da accogliere come il segno, finalmente, di un mutamento culturale nel nostro Paese, mutamento che vede rinnovata curiosità verso il lavoro di Maria Montessori per qualcuno, ma scoperta ancora per molti. E sono abbastanza certa del fatto che il web abbia avuto un ruolo non da poco in questo mutamento. Mi sembra di poter dire che questa visione del bambino e quindi dell’uomo, che è la pedagogia montessoriana, stia uscendo dalla sua “nicchia” proprio grazie al fiorire di iniziative editoriali e imprenditoriali in cui soprattutto i genitori (come autori, blogger, imprenditori, semplici cittadini) sono i soggetti attivi. La qualità di queste produzioni può essere notevole, oppure può trattarsi di puro interesse per “cavalcare l’onda”, ma resta il fatto che è un bene che stia succedendo anche da noi. Si è creata un’offerta che comprende cose belle, cose pessime e cose così e così, e questo dà a noi genitori la libertà e la responsabilità di scegliere. Detto questo, quando incontro un testo chiaro, profondo e pratico come “Montessori per i genitori: proposte pratiche per applicare il metodo a casa – Bambini da 0 a 3 anni”, sento davvero di poterlo consigliare a tutte le persone che hanno la fortuna di condividere la propria vita con dei bambini.
Psicoaritmetica Montessori – Perle dorate: formazione dei grandi numeri. Un esercizio che si fa coi bambini utilizzando perle dorate e cartelli dei numeri consiste nella composizione di grandi numeri. Tutte le esperienze sul sistema decimale qui illustrate si possono riferire ad un’età compresa tra i 4 ed i 5 anni. Per le presentazioni ho utilizzato le mie perle auto prodotte (trovi il tutorial qui),
i cartelli stampabili Lapappadolce e i cartelli prodotti da Montessori 3D di Boboto. Trovi altri esercizi e presentazioni relative alla formazione di grandi numeri qui:
Quando vogliamo leggere un numero, ad esempio 32.457.891, lo dividiamo in gruppi formati da tre elementi alla volta (centinaia, decine ed unità) a partire da destra, ed in questo modo leggere il numero diventa molto semplice:
Presentazione coi cartelli dei numeri per formare i numeri da 1 a 9999
Materiale: – il set completo dei cartelli dei numeri.
Presentazione: invitiamo il bambino ad unirsi a noi nell’esercizio – chiediamogli di srotolare un tappeto e andiamo allo scaffale a prendere il vassoio con la scatola dei cartelli dei numeri – mettiamo la scatola dei cartelli sul tappeto in basso, davanti a noi – mettiamo il materiale sul tappeto e disponiamolo secondo le gerarchie: unità a destra dall’1 al 9, decine a sinistra delle unità dall’1 al 9, poi centinaia e infine migliaia. Mentre mettiamo ogni cartello leggiamo il numero in questo modo: “Una unità, uno… 9 unità, nove. Incoraggiamo il bambino a contare con noi – arrivati a 9 chiediamo: “Cosa viene dopo il 9?” Il bambino risponde e cominciamo a comporre la colonna delle decine. Continuiamo a contare col bambino: … 4 decine, quaranta… 7 centinaia, settecento… 9 migliaia, novemila. Chiediamo al bambino: “Quale numero viene dopo?” arrivati a 90 e a 900. Incoraggiamo sempre il bambino a contare con noi
– osserviamo lo schema e leggiamo col bambino i numeri 1, 10, 100 e 1000 facendo notare ai bambini quanti zeri ha ognuno. Possiamo continuare a leggere anche le altre righe, sempre da destra a sinistra – indichiamo un cartello al bambino, leggiamo insieme il numero e notiamo quanti zeri ha – per verificare che il bambino abbia chiaro lo schema possiamo mescolare i cartelli e chiedere al bambino di ricomporli in colonne per unità, decine, centinaia e migliaia – quando lo schema è composto scegliamo due cartelli presi da gerarchie adiacenti (unità e decine, decine e centinaia, centinaia e migliaia) – mettiamo il cartello delle unità sul cartello della decina, allineato a sinistra – facciamo scivolare il cartello dell’unità verso destra, orizzontalmente o meglio mettendo i cartelli in verticale di modo che il più corto scivoli verso il basso, a coprire lo zero delle decine (se preferite in modo che i cartelli siano allineati lungo il bordo destro)
– posiamo il numero sul tappeto e leggiamolo dicendo: “Quattro decine e due unità” – chiediamo al bambino di ripetere con noi – leggiamo nuovamente il numero, ma questa volta dicendo: “Quarantadue” – chiediamo al bambino di rimettere i cartelli nello schema – continuiamo con altri cartelli scelti tra gerarchie adiacenti, poi passiamo a tre, sempre seguendo la stessa procedura
– infine usiamo le quattro gerarchie
– rimettere i cartelli correttamente all’interno dello schema – rimettere i cartelli nella loro scatola – rimettere la scatola sul vassoio – riportare la scatola sullo scaffale.
Scopo: – rinforzare il concetto di gerarchie dei numeri nel sistema decimale – rinforzare ed esercitare la capacità di lettura dei numeri da 1 a 9999, che il bambino sa già comporre per quantità di perle dorate – dare una visione globale dei numeri all’interno del sistema decimale ai bambini – comprendere che è la posizione di un numero a determinarne il valore: i numeri sono soltanto 9 in tutto, ed è lo zero a determinare la loro posizione e quindi il loro valore – comprendere che lo zero all’interno di un grande numero, in qualsiasi posizione, indica semplicemente la mancanza di quantità di quella particolare gerarchia: ad esempio nel numero 5407 mancano le decine.
Età: – dai 4 anni e mezzo.
Controllo dell’errore: l’insegnante. Coi soli cartelli dei numeri non è possibile verificare la correttezza della composizione. Per farlo occorre lavorare coi cartelli dei numeri e le perle dorate insieme.
Varianti: – possiamo eseguire questa presentazione coinvolgendo un gruppo di bambini (3 o 4).
Presentazione con le perle dorate e i cartelli
Per prima cosa poniamo sul tappeto il materiale in questo ordine, formando il “quadro del sistema decimale“:
Non si tratta di contare, ma di portare l’attenzione del bambino sul concetto che in ogni gerarchia esistono unicamente 9 cifre che non possono essere rappresentate semplicemente dai numeri 1 2 3 4 5 6 7 8 9, dal momento che essi indicano soltanto unità semplici; in altre parole possiamo dire che le cifre significative sono sempre e soltanto nove:
Con i bambini proporremo i primi esercizi utilizzando un solo cubo delle migliaia, cioè formando grandi numeri entro il 1999. Potremo così proporre molti esercizi di associazione tra cartelli dei numeri e perle dorate (cioè tra simbolo e quantità).
Naturalmente lavoreremo prima all’associazione di un solo cartello dei numeri, ad esempio 600, 8, ecc…
Quando poi il bambino avrà acquisito familiarità con le categorie separate, possiamo passare a consegnargli contemporaneamente due o più cartelli di differenti gerarchie, ad esempio 1000 400 50 8,
chiedendogli di portare la quantità corrispondente a ciascun cartello.
Poi possiamo mostrargli come avviene la formazione di un grande numero: sul cartello più lungo collochiamo via via quelli più corti, allineandoli prima sulla sinistra
e facendoli scorrere poi verso destra
Alla fine, leggeremo al bambino: mille-quattrocento-cinquant-otto.
Un altro esercizio consiste nel dire un numero, ad esempio ottocentoquarantasette, ed il bambino dovrà scegliere dal quadro del sistema decimale le quantità corrispondenti, cioè 8 quadrati di perle, 4 bastoncini e 7 perle sciolte.
Per quanto riguarda i cartelli dei numeri, la scelta sarà per il bambino ancora più semplice. Se poi si sovrappongono i cartelli 800 40 e 7
si avrà il numero: 847
I bambini, in questo modo, si esercitano nella composizione e scomposizione di grandi numeri, sia per quanto riguarda le quantità, sia per quanto riguarda i loro simboli numerici. I numeri si scompongono separando le migliaia, le centinaia, le decine e le unità: ogni grande numero è una somma di gruppi, ciascuno dei quali è rappresentato dalle cifre che stanno una accanto all’altra.
Questa, ad esempio, la composizione del numero 1235 con il materiale:
e questa con i cartelli dei numeri:
Si può iniziare a giocare coi grandi numeri molto presto: i bambini ne saranno entusiasti. Il fatto di poter comporre e analizzare i numeri muovendo oggetti stimola la ripetizione. Presentato nel suo insieme, il sistema decimale è una specie di trama fondamentale sulla quale si sviluppano un po’ per volta i dettagli che chiariscono e facilitano, ogni volta un po’ di più, il suo studio.
L’esercizio della “visione a volo d’uccello del sistema decimale“, ad esempio, consiste nell’appaiare a ciascuno dei cartelli dei numeri la corrispondente quantità di perle. Questo risponde al principio di globalità, un punto fondamentale della didattica montessoriana che consiste nel cominciare sempre, al ogni livello, dalla presentazione di una situazione generale, precisando poi i dettagli.
Lo studio dei dettagli può essere condotto con più dettagli contemporaneamente. Una sistematizzazione non è necessaria, mentre è necessario studiare “tutti” i dettagli. Gli esercizi coi dettagli che si riferiscono al sistema decimale non hanno necessità di precedenza, essendo già guidati da un insieme prestabilito. La Montessori chiama questi esercizi “esercizi paralleli“, e si tratta di giochi che vanno dalle tavole di Seguin, alle catene di 100 e di 1000, al serpente dell’addizione, ai vari giochi per le operazioni aritmetiche…
Materiale: 1 perla delle unità, 1 barretta delle decine, 1 quadrato delle centinaia, 1 cubo delle migliaia; i cartelli dei numeri 1 10 100 e 1000.
Scopo: – appaiare le quantità di perle ai relativi simboli numerici
Presentazione: Portare la scatola dei cartelli grandi dei numeri sul tappeto, e mettere sul tappeto i cartelli 1 10 100 e 1000. Posizionare i cartelli uno sotto l’altro, facendoli nominare dal bambino.
Portare al tavolo la quantità di perle corrispondente,
quindi comporre il numero 1111.
Presentazione 2 (esercizio di gruppo per due o tre bambini)
Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette delle decine, 9 quadrati delle centinaia, 1 cubo delle migliaia; il set completo dei cartelli grandi dei numeri (senza i cartelli dal 2000 al 9000); un vassoio vuoto per ognuno dei bambini partecipanti e due tappeti
Scopo dell’esercizio: esercitarsi ed acquisire familiarità con le diverse categorie di numeri, soprattutto per quanto riguarda la lettura dei simboli scritti; imparare a leggere correttamente i grandi numeri; preparazione al lavoro con il valore posizionale delle cifre.
Esercizio:
Stendere i due tappeti sul pavimento e disporre con l’aiuto dei bambini in uno i cartelli dei numeri e nell’altro le perle dorate, in questo modo:
contando il materiale via via che viene disposto.
(in questa prima fase sarà sufficiente disporre solo il cartello del 1000, in relazione al solo cubo delle migliaia presente)
Ogni bambino riceve un vassoio con una ciotolina per contenere le unità
mettiamo sul vassoio di ogni bambino un cartello diverso,
e chiediamo loro di identificarlo e di portarci la quantità di perle corrispondente.
Quando il bambino torna, si legge la carta e si contano insieme le perle che ha portato. Quindi si rimettono al loro posto sia le perle, sia il numero.
Dopo un po’ di esercizi con una sola categoria, possiamo passare a mettere due cartelli diversi sui vassoi, relativi a due categorie adiacenti.
Mostriamo sempre al bambino, dopo che ci ha portato il corrispondente quantitativo di perle, come sovrapporre i due cartelli e come leggere il numero formato,
dicendo ad esempio: “quattro decine e sei unità… quarantasei”.
Passeremo poi ad utilizzare tre, ed infine quattro categorie.
Presentazione 3 (esercizio di gruppo)
Materiali: – il set completo delle perle dorate (9 elementi per categoria), – il set completo dei cartelli grandi dei numeri, – un vassoio per ogni bambino partecipante, – tre tappeti e un vassoio
Scopo dell’esercizio: – combinare i simboli scritti con le quantità corrispondenti – familiarizzare con le diverse categorie di numeri, soprattutto per quanto riguarda la lettura dei simboli – esercitare la composizione, scomposizione e la lettura dei grandi numeri – comprendere il valore posizionale delle cifre all’interno di un numero.
Esercizio: Allestiamo i tre tappeti, con l’aiuto dei bambini, in questo modo:
Come nella presentazione precedente, scegliamo un cartello e diamolo al bambino, perchè possa metterlo sul suo vassoio e chiediamogli di andare a prendere la quantità di perle corrispondenti.
Contiamo insieme a lui, mentre trasferisce il materiale scelto dal suo vassoio al tappeto piccolo. Terminato il controllo, chiediamo al bambino di rimettere tutto il materiale a posto, quindi ripetiamo l’esercizio con un altro cartello dei numeri. Ripetiamo questi esercizi almeno un paio di volte.
Quando il bambino esegue con sicurezza l’esercizio, possiamo iniziare a dare al bambino due cartelli dei numeri alla volta, ad esempio 50 e 4.
In fase di controllo, sul tappeto piccolo, chiamiamo sempre il numero formato dai due cartelli: ” 5 decine e 4 unità… Cinquantaquattro”.
Ripetiamo l’esercizio con numeri diversi, poi inseriamo prima anche le centinaia, ed infine anche le migliaia.
Ripetiamo gli esercizi anche invertendoli, cioè dando al bambino una certa quantità di perle, e chiedendogli di portarci i cartelli dei numeri corrispondenti.
Presentazione 4
Materiali: – il set completo delle perle dorate (9 elementi per categoria), – il set completo dei cartelli grandi dei numeri, – un vassoio per ogni bambino partecipante, – tre tappeti e un vassoio.
Scopo dell’esercizio: – combinare i simboli scritti con le quantità corrispondenti; – familiarizzare con le diverse categorie di numeri, soprattutto per quanto riguarda la lettura dei simboli; – esercitare la composizione, scomposizione e la lettura dei grandi numeri; – comprendere il valore posizionale delle cifre all’interno di un numero; – comprendere che, siccome i grandi numeri sono composti da più categorie, lo zero mostra semplicemente un posto vuoto, cioè che mancano elementi di una o più categorie (ad esempio che nel 1304 mancano le decine).
Esercizio: Allestiamo i tre tappeti, con l’aiuto dei bambini, in questo modo:
Prepariamo una cifra coi cartelli dei numeri per ogni bambino, all’inizio utilizzando categorie adiacenti, ad esempio 1436…
Chiediamo ad ogni bambino di portarci le perle corrispondenti alla cifra assegnata, e di trasferire correttamente il materiale sul tappeto, ordinando correttamente sia le perle, sia i cartelli dei numeri.
Mostriamo sempre come posizionare correttamente i cartelli dei numeri.
Per farlo il bambino dovrà sovrapporre i cartelli uno sull’altro sul margine destro
raccogliere le carte, ruotarle in verticale e far scorrere tutti i cartelli sul margine sinistro e poi verso il basso sul lato inferiore
quindi posare il numero composto correttamente sul tappeto.
Leggere sempre il numero: “1 migliaio, 4 centinaia, 2 decine e 6 unità… mille quattrocento venti sei”
Chiedere al bambino di rimettere tutto il materiale al suo posto prima di ripetere l’esercizio anche invertito (cioè preparando un certo quantitativo di perle dorate, e chiedendogli di portarci i cartelli dei numeri corrispondenti e chiedendogli di comporre correttamente la cifra).
Quando i bambini si muovono con sicurezza, passiamo a preparare per loro cifre composte da categorie non adiacenti, chiedendo loro di portarci la quantità di perle corrispondente; ad esempio 2034: lo zero mostra semplicemente un posto vuoto, cioè che mancano elementi di una o più categorie ( in questo caso mancheranno le centinaia).
Ripetiamo gli esercizi invertendo le azioni, cioè preparando una certa quantità di perle dorate (ad esempio 1036) nella quale manchino uno o più categorie, e chiedendo al bambino di portarci i cartelli dei numeri corrispondenti e di comporre correttamente la cifra.
Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO nella pedagogia montessoriana. L’educazione scientifica di Maria Montessori è facile da applicare e non richiede necessariamente un grande impegno economico, soprattutto per quanto riguarda i primi anni di vita; ciò che richiede davvero, e soprattutto nei primi anni di vita, è una comprensione profonda dell’essere umano. Se è vero, infatti, che il processo educativo dell’uomo dura per tutta la sua vita, è anche vero che l’importanza dell’educazione è tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo, e i primi anni sono fondamentali perchè in questo periodo si gettano le basi della personalità. Non bastano quindi amore, buona volontà e impegno personale, occorrono anche informazioni corrette. Dobbiamo unire all’amore la conoscenza scientifica del bambino. I bambini sono esseri meravigliosi e vivere con loro è una preziosa occasione per arricchire se stessi, mentre si svolge un lavoro che serve la vita. Conoscere, comprendere, cambiare: questo ci consente in campo educativo di dare un aiuto migliore alla vita. Una buona educazione fin dall’inizio della vita può cambiare la società presente e futura.
Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO
“L’umanità può sperare in una soluzione dei suoi problemi, fra cui i più urgenti sono quelli di pace e di unità, soltanto volgendo la propria attenzione e le proprie energie alla scoperta del bambino e allo sviluppo delle grandi potenzialità della personalità umana in corso di formazione“. Maria Montessori
Lo sviluppo delle potenzialità umane non può essere deciso da noi. Noi possiamo solo servire questo sviluppo. Lo scopo dell’educazione è aiutare l’essere umano a scoprire cosa può fare per crescere e realizzarsi, migliorando la sua vita e quella del suo ambiente. Ricordiamo sempre che: – ogni bambino viene al mondo con immense potenzialità; – ogni bambino ha a sua disposizione meccanismi di autoregolazione meravigliosi, che però possono non funzionare se gli adulti interferiscono nei suoi processi vitali; – ogni persona vicina al bambino è un suo educatore, perchè può aiutarlo nel suo sviluppo, se sa ciò che deve fare per aiutarlo; – il periodo da 0 a 3 anni è il periodo in cui corpo e mente raggiungono una collaborazione armoniosa e tutta la vita futura dipende dalla qualità di questa prima fase di sviluppo; – l’educazione come aiuto alla vita è in rapporto col passato e guarda al futuro: la vita ha circa tre miliardi e mezzo di anni e tutto questo passato è ricapitolato in ogni nuovo essere umano.
Nella lunga infanzia umana si possono osservare diverse fasi in successione, chiamate da Maria Montessori piani di sviluppo che si succedono ogni 6 anni, dalla nascita ai 24 anni: – primo piano di sviluppo: da 0 a 6 – secondo piano di sviluppo: da 6 a 12 – terzo piano di sviluppo: da 12 a 18 – quarto piano di sviluppo: da 18 a 24. Il primo e il terzo piano sono fortemente costruttivi, il secondo e il quarto rappresentano fasi di assestamento e ampliamento di quanto costruito precedentemente, e si caratterizzano per la presenza di notevoli capacità immaginative e creative.
Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO
All’interno del primo piano di sviluppo possiamo distinguere due fasi: – da 0 a 3 anni: fase dominata dall’inconscio. In questa fase si costruiscono le basi per la motricità, le abilità della mano, l’assorbimento della lingua materna e della cultura base del gruppo umano in cui si è nati. Questa fase coincide col periodo sensitivo per l’ordine, il movimento e il linguaggio, che nella seconda fase (da 3 a 6 anni) porteranno capacità di concentrazione; – da 3 a 6 anni: il bambino di tre anni è ancora molto autocentrato, vive in un mondo magico dal quale il senso di realtà emerge lentamente. Mentre le mani vogliono continuamente lavorare, la mente ricerca un ordine nella complessità delle sensazioni, e il bambino classifica, appaia, distingue, arriva all’astrazione. In questa fase si costruiscono le basi per rispondere alla prima grande domanda dell’uomo “Chi siamo?”. E’ un piano che richiede la massima protezione, e se tutto si svolgerà come deve, alla sua conclusione il bambino avrà raggiunto un buon grado di indipendenza nella cura di sé e dell’ambiente. Durante il primo piano di sviluppo il bambino rafforza la propria autostima, la fiducia in se stesso, la capacità di correggersi: diventa indipendente in tutte le attività-base. A poco a poco esce da una condizione autocentrata e si avvia a scambi sociali sempre più ampi.
Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO
Nel secondo piano di sviluppo si avvia una nuova presa di coscienza. Il bambino matura il senso del tempo che passa e la sua immaginazione non è più di tipo magico, ma si ancora alla realtà. Gli arti si sono allungati, lo scheletro si è irrobustito ed il bambino può esplorare l’ambiente e la natura. Il legame con la famiglia è meno esclusivo ed il bambino è ora in grado di lavorare in un piccolo gruppo di coetanei, fare progetti e realizzarli in modo indipendente. Il gioco è già proiettato verso il costruire ed il modificare, con invenzioni guidate dall’immaginazione. Si pongono le basi per rispondere alle seconda grande domanda “da dove veniamo?”. I bambini si appassionano ai miti, alla storia e alla geografia. Hanno un forte senso di giustizia e desiderano distinguere tra il bene e il male. Sono severi nei loro giudizi, ma anche capaci di grandi affetti e coltivano l’amicizia soprattutto verso coetanei dello stesso sesso.
Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO
Nel terzo piano di sviluppo si realizza la maturazione sessuale. Maria Montessori definì gli adolescenti “neonati sociali”: la nascita cui si riferisce è quella dell’indipendenza di pensiero, di giudizio e la capacità di discutere. Si pongono le basi per rispondere alla grande domanda “dove stiamo andando?”. In questa fase ha grande importanza il gruppo liberamente scelto ed i ragazzi hanno bisogno di avvicinarsi in modo più diretto ai segreti degli adulti e di sperimentare il mondo del lavoro. Una delle materie di studio che più li appassiona è la filosofia.
Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO
Nel quarto piano di sviluppo si raggiunge l’età adulta: è il periodo dell’avvio al lavoro o degli studi universitari.
_________________________ Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO
1. Non toccare il bambino senza che il bambino stesso non ti abbia invitato a farlo, in qualsiasi forma. Non violare il suo spazio.
2. Non parlare mai male del bambino, in presenza e assenza del bambino stesso.
3. Concentrati a coltivare tutto il buono che è nei bambini (a qualunque cosa tu dedichi attenzione nel bambino, essa diventa più forte). Cura costantemente e meticolosamente l’ambiente. Insegna l’uso proprio delle cose e mostra il luogo dove le cose devono essere riposte.
4. L’adulto è attivo nello stabilire una relazione tra il bambino e l’ambiente, mentre è esternamente passivo e internamente attivo quando questa relazione si è sviluppata.
5. L’adulto deve sempre essere pronto a rispondere alle domande del bambino che ha bisogno di lui. Bisogna sempre ascoltare e rispondere ai bambini che si rivolgono a noi.
6. L’adulto deve avere rispetto del bambino che fa un errore, senza correggerlo direttamente. L’adulto deve fermare gli usi scorretti del materiale ed ogni altra azione che rechi danno al bambino o agli altri membri della comunità. La classe non è un ambiente nel quale il bambino può essere distruttivo.
7. L’adulto deve rispettare il bambino che sente il bisogno di riposarsi o di osservare il lavoro degli altri.
8. L’adulto deve aiutare i bambini che sono alla ricerca di un’attività da svolgere e non la trovano.
9. L’adulto deve essere instancabile nel ripetere le presentazioni al bambino che le ha precedentemente rifiutate, nell’insegnare al bambino che non ha ancora compreso, nell’aiutare il bambino che ha bisogno di superare una difficoltà, nello stimolare la cura dell’ambiente. Deve fare ciò utilizzando il silenzio propositivo, parole dolci, e presenza amorevole. Il bambino che ricerca deve sentire la presenza dell’adulto, e il bambino che ha trovato la deve ignorare.
10. L’adulto deve sempre trattare il bambino con il massimo del rispetto e della gentilezza, e in generale deve offrire al bambino sempre il meglio di sé.
Le dieci regole d’oro di Maria Montessori
Suggerimenti per l’autovalutazione dell’insegnante
La classe non è riuscita a seguirci: – La mia preparazione era completa? – Avevo esercitato praticamente la lezione a sufficienza? – Avevo tutto il materiale necessario a disposizione? – Il materiale era completo? – Sono andato oltre quelli che sono i bisogni e gli interessi dei bambini? – Ho presentato la lezione troppo presto? – La lezione era troppo semplice? – Il bambino è pronto per la lezione? Ho tenuto un registro accurato su di lui per saperlo? – Ho coltivato un dialogo regolare con ogni bambino per conoscere gli interessi di ognuno? – Sono stato scortese? – Ho dei pregiudizi contro questo materiale o questa materia di insegnamento?
La classe non progredisce: – La scuola garantisce cicli di lavoro di tre ore? – I materiali sono appropriati? – La quantità di materiale a disposizione è corretta? – Tutto il materiale è visibile ai bambini? Il lavoro di ognuno è visibile agli altri bambini? – Ci sono tutte le condizioni necessarie alla concentrazione? – I bambini che hanno maggior bisogno di assistenza sono vicini a me? – C’è lo spazio sufficiente per il loro lavoro? – I bambini capiscono i diversi tipi di apprendimento? – Le lezioni sono date in accordo con l’interesse ed il livello dei bambini? – Le lezioni sono preparate in modo che i bambini possano scegliere l’esercizio? – I bambini sanno essere creativi o dipendono da libri e fotocopie? – I loro bisogni fisici e spirituali sono soddisfatti? – Le loro tendenze all’esplorazione, all’ordine, all’orientamento, alla ripetizione sono soddisfatte? – I bambini sono in grado di sviluppare una visione del loro posto nell’Universo? – I bambini sentono di possedere le regole di base? – I bambini si sentono protagonisti del loro processo di autoeducazione?
Educazione cosmica Montessori – Le cinque grandi lezioni che stanno alla base dell’educazione cosmica montessoriana vengono tradizionalmente presentate nella scuola primaria, dalla prima alla terza classe.
Diversamente da quanto avveniva nella scuola materna, quando si presentava al bambino una piccola idea che gradualmente evolveva nella costruzione di un grande concetto, ora partiamo dal più grande dei concetti per mostrare come tutte le idee si inseriscono in un gigantesco disegno.
Queste cinque lezioni sono:
Prima grande lezione: nascita dell’Universo e della Terra
Seconda grande lezione: la comparsa degli esseri viventi
Terza grande lezione: la comparsa degli esseri umani
Quarta grande lezione: la storia della scrittura
Quinta grande lezione: la storia dei numeri
Educazione cosmica Montessori Prima grande lezione: nascita dell’Universo e della Terra
Il primo giorno di scuola i bambini ascoltano la prima fiaba cosmica sulle origini dell’Universo. Poi il complesso svolgersi della grande lezione prosegue con dimostrazioni, ricerche, esperienti, attività artistiche e manuali, toccando nel corso dell’anno varie materie ed argomenti:
Astronomia: sistema solare, stelle, galassie, comete, costellazioni
Metereologia: vento, correnti, tempo atmosferico, erosione, ciclo dell’acqua,
Chimica: stati della materia, miscele e composti, reazioni, elementi, atomi, tavola periodica, molecole, formule chimiche, equazioni, laboratori,
Geologia: tipi di roccia, minerali, ambienti terrestri, vulcani, terremoti, placche tettoniche, ere glaciali, ere geologiche
Geografia:mappe, globo terrestre, latitudine e longitudine, clima, terre emerse e oceani, continenti e Paesi.
La fiaba cosmica originale di Maria Montessori includeva elementi religiosi, e per questo oggi se ne elaborano delle varianti più adatte ai gruppi multiculturali che vivono la scuola.
un lungo cartellone con immagini e didascalie su microorganismi, piante ed animali che sono vissuti e vivono sulla terra. Si enfatizza la grande diversità delle forme viventi, e l’importanza del contributo di ognuna per il mantenimento della vita del pianeta. Questa lezione coinvolge nel tempo queste materie:
Biologia: cellule, organismi pluricellulari, regni della natura, campioni, dissezioni, osservazioni, uso del microscopio
Botanica: studio delle piante, classificazioni, funzione, parti delle piante (seme, fiore, frutto, foglie, tronco, radice), tipi di piante
Questa lezione porta alla costruzione di una linea del tempo che evidenzia le tre grandi caratteristiche che rendono la nostra specie così importante: una mente immaginativa, una mano che sa compiere un lavoro, un cuore che sa amare.
Questa lezione evolve nello studio di queste materie:
Storia: linee del tempo, preistoria, civiltà antiche, storia mondiale, storia di Continenti e Paesi specifici
Cultura: arte, artisti, musica, compositori, danza, teatro, architettura, design, filosofia, religioni, buone maniere e gentilezza.
Studi sociali: attualità, politica, economia, commercio, volontariato
Invenzioni e scoperte scientifiche: scienziati, inventori, metodo scientifico, invenzioni, macchine semplici.
Educazione cosmica Montessori Quarta grande lezione: la storia della scrittura
E’ anche chiamata la storia della comunicazione attraverso i segni. La lezione tratta dello sviluppo delle scritture nel mondo: pittogrammi, simboli, geroglifici, alfabeti antichi, invenzione della stampa, ecc…
La lezione porta allo studio di queste materie:
Lettura: letteratura, poesia, saggistica, mitologia e fiabe popolari, autori, comprensione dei testi, analisi logica e del periodo, analisi del testo letterario
Scrittura: stile, funzione, voce, composizione, scrivere lettere, scrivere ricerche, abilità di studio
Linguaggio: origine delle lingue, lingue straniere, storia delle lingue, conferenze, recite
Strutture linguistiche: alfabeti, costruzione di libri, grammatica, punteggiatura, analisi della frase semplice e complessa, studio della parola, figure retoriche.
Educazione cosmica Montessori Quinta grande lezione: la storia dei numeri
E’ anche chiamata storia della matematica. La lezione comincia con le civiltà antiche, che spesso avevano solo uno, due, e più di due e questo rappresentava tutto il loro sistema numerico. Si prosegue con una visione dei diversi sistemi di numerazione attraverso i secoli, che culminarono nello sviluppo del sistema decimale che usiamo anche oggi.
Questa lezione porta allo studio di queste materie
Queste cinque storie introducono una quantità enorme di informazioni. Dopo ogni storia si aprono gli studi di molte materie ed argomenti. Le storie possono essere ricordate più volte durante l’anno, quando si introduce un nuovo argomento, per dare unità e coesione alla grande varietà di argomenti trattati.
L’educazione cosmica Montessori rappresenta la risposta al “periodo sensitivo della cultura” proprio del bambino della scuola elementare e gli permette di assistere al grandioso spettacolo dell’evoluzione naturale e umana.
Questo insegnamento sviluppa nei bambini il sentimento cosmico di unità e interdipendenza, e struttura il carattere di una personalità allargata, decentrata, responsabile, pacifica, morale.
Con l’educazione cosmica i saperi e le discipline sono al servizio della conoscenza del tutto e la scuola diventa officina di conoscenza cosmica.
Educazione cosmica Montessori
Nella visione di Maria Montessori ogni essere umano attraversa varie fasi di sviluppo (piani di crescita) dalla nascita all’età adulta. I piani di crescita sono così suddivisi:
1°piano di crescita: fase I: o – 2 anni fase II: 3 – 5 anni fase III: 6 -7 anni
2° piano di crescita: 8 – 12 anni
3° piano di crescita: 13 – 18 anni.
Maria Montessori elaborò la sua Teoria Cosmica come risposta agli interessi dei bambini che entrano nella scuola elementare (secondo piano di crescita). In questo periodo, infatti, il bambino sente il bisogno di allargare il proprio campo d’azione, diventa via via insofferente verso l’ambiente chiuso della famiglia e ha bisogno di rapporti sociali più ampi. Ha costruito il linguaggio ed esaurito il tempo della scoperta sensoriale e motoria, anche se l’azione inconscia domina ancora fino ai 7 anni. Esprime curiosità e domande del tutto nuove: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. Entrato lentamente nella realtà, ha acquisito una maggiore capacità di astrazione ed è in grado di mettere in relazione cause ed effetti. Si pone problemi etici e morali, esige giustizia nei rapporti con gli altri, vuole capire i fenomeni naturali: i perché del sole e della luna, dei terremoti e dei vulcani, delle piante e degli animali, del mare e dei fiumi…
Poiché Maria Montessori aveva una solida preparazione matematica e biologica, questo le permise di trovare modi di aprire ai bambini entrambi questi settori della conoscenza umana, non in modo nozionistico mnemonico, ma proponendo “astrazioni materializzate” in una cornice di ampio respiro, più tardi definita come Teoria Cosmica.
Via via mise a fuoco la complessa visione dei rapporti tra sole, viventi e atmosfera, tra clima e eventi terrestri, tra correnti marine e vulcani attivi e molto altro ancora, tutti fenomeni che mantengono sul pianeta un’armonica rete di equilibri in cui ogni specie svolge, attraverso ogni suo individuo, un proprio “compito”.
È questa la prospettiva che volle offrire ai bambini: tradurre in termini per loro leggibili le meraviglie dell’universo e del nostro pianeta, per aiutarli ad immaginare perché è qui che si svolge la loro vita ed è l’universo che può fornire risposte alle loro domande più profonde.
Educazione cosmica Montessori
L’educazione cosmica Montessori non è una disciplina o un insieme di nozioni, ma rappresenta il filo teorico e operativo che attraversa e coordina i vari materiali in una struttura unitaria. Non è un nuovo approccio alle materie scolastiche, ma un piano di sviluppo per ogni fase di crescita. È un modo di rapportarsi del bambino verso l’universo e verso l’umanità che gli permetterà di fatto di creare connessioni e sviluppare le sue potenzialità. Creare connessioni significa utilizzare più di un canale sensoriale. Non bisogna dare solo il concetto astratto, ma farlo arrivare attraverso le mani, i colori, l’ambiente, le emozioni. Queste vie creeranno agganci sensoriali ed emotivi che aiuteranno ad apprendere nuove idee, nuovi concetti… Connettere non vuol dire uniformare: ogni disciplina ha il suo linguaggio e i suoi modi di procedere, nelle scuole Montessori i materiali messi a disposizione dei bambini li unificano sia perché costituiscono un sistema coerente con precisi richiami sensoriali, sia perché organizzati entro la cornice concettuale del Piano Cosmico.
Maria Montessori parla di questi temi principalmente in due testi: Dall’Infanzia all’Adolescenza e Come educare il potenziale umano. Già nel primo aveva preso in esame, oltre ai nuovi comportamenti che emergono a questa età, il suo strumento più potente: l’immaginazione. Base stessa dello spirito, ha però bisogno di essere costruita e organizzata. Nel secondo testo riparte dalla metamorfosi dell’essere umano dalla prima alla seconda infanzia e torna sul tema dell’immaginazione. Prospetta di dare ai bambini una descrizione della Terra con i suoi tre involucri solido, liquido e gassoso e il suo quarto involucro , cioè la vita che occupa tutta l’atmosfera esterna e penetra i tre involucri stessi. Qualche volta viene chiamata “biosfera” o sfera della vita, ed è parte integrante della Terra come la pelliccia lo è di un animale.
Il termine biosfera (sfera dei viventi che avvolge la “geosfera) fu coniato nel 1885 dal geologo austriaco Eduard Suess. Quella che Maria Montessori chiamò educazione cosmica è, nella sua proposta concreta, l’incontro tra realtà della biosfera e le osservazioni di Darwin sull’evoluzione delle specie. È questo che propone ai bambini dopo i sette anni tramite i tanti fenomeni evolutivi che, a partire dal cosmo (formazione del sistema solare), arrivano alla storia dei viventi.
In concreto c’è un doppio binario: il bambino parte dalla storia personale o dalla vicenda di una pianta o di un piccolo animale realizzate su una striscia che indica il trascorrere dei mesi o degli anni, secondo una data unità di misura e riporta con scritti e disegni eventi di quella stessa vita. In parallelo, facendo leva sull’immaginazione, esplora la “striscia della vita”. Questa tocca, in senso darwiniano, le specie esistite dai trilobiti ai dinosauri fino alla specie umana. In tempi a seguire ci sono altre strisce che mettono in luce gli eventi della preistoria e successivamente la storia vera e propria dall’Homo abilis all’epoca presente, con scoperte e invenzioni, adattamenti ambientali della casa, degli abiti, dei mezzi di trasporto, fino al desiderio di ornare e ornarsi, i tentativi di comprendere il vivere e il morire, ma anche la lotta per il potere sempre presente nei secoli contro la libertà di pensiero e regole giuste e condivise.
Dunque ampie conoscenze da un lato e dall’altro indipendenza di pensiero e di azione in un clima di buone relazioni tra adulti e ragazzi, capacità critica e allenamento a dire sempre che cosa si pensa, non avendo sviluppato il timore del giudizio altrui. Potremmo definirla una via laica di pace.
La biosfera offre un panorama straordinario con la varietà degli habitate delle specie. Un miracolo la vita, potente e fragile al tempo stesso, che va offerto ai bambini come un libro aperto, da esplorare e da rispettare in tutte le sue relazioni. Partiamo dall’osservazione diretta dei fenomeni naturali, del clima come dello sviluppo di germogli; andare in esterno a scoprire come ovunque ci siano tracce di viventi. I ragazzini dovrebbero il più possibile uscire dalla scuola e andare alla scoperta della vita verde che hanno intorno a loro e che non vedono. Così possiamo dire che l’educazione cosmica comincia dalla prima infanzia. Nella seconda infanzia l’interesse per catalogare può portare alla classificazione dei viventi e insieme alla individuazione delle singole piante. La diversità delle specie non è tanto espressione di folgorante bellezza, di cui peraltro usufruiscono solo gli umani grazie al loro prodigioso sistema nervoso, quanto strumento di salute globale del pianeta.
Educazione cosmica Montessori
Gli esperimenti possono riguardare anche fenomeni più ampi: constatare che l’acqua scende sempre dall’alto verso il basso, che il ghiaccio galleggia sciogliendosi più velocemente se fa caldo e che può anche diventare vapore; il miracolo dei cristalli di neve di cui è impossibile trovare due identici, esattamente come non si trovano due foglie uguali in uno stesso albero… in molti modi, semplici e a costo zero, si possono sperimentare la forza di gravità, i movimenti di Terra, Sole e Luna, la formazione dei cristalli, il depositarsi del carbonato di calcio, la funzione della clorofilla e così la salita di un liquido in una sottilissima provetta/capillare per immaginare come possa nutrirsi anche l’ultima fogliolina in cima a una quercia o a una sequoia. È fantastico osservare come l’immaginazione dei bambini si metta in azione e li spinga in connessioni molto personali tra un fatto visto e un fenomeno avvenuto anche a migliaia di chilometri di distanza.
Quanto agli animali, sempre mal tollerati all’interno delle scuole, possiamo dire che suscitano invece il massimo degli interessi. Possiamo avere in classe una gabbia sempre aperta da cui una coppia di canarini possa uscire ed entrare, una vaschetta per accogliere una coppia di tartarughine d’acqua che i ragazzini a turno porteranno a casa nei giorni di vacanza. In esterno si può avere un piccolo pollaio per il piacere di nutrire e di raccogliere le uova o una conigliera se ci sono nelle vicinanze campi per raccogliere erba fresca. Occuparsi di un animale o di una pianta alimenta la vita interiore e insegna molte cose in fatto di attenzione.
Contro lo studio separato delle varie scienze, presentiamo ai bambini il piano cosmico non in modo ideologico salvifico e ancor meno in stile new age, ma con tutta l’apertura mentale che la biologia stessa esige. Un altro errore è quello di intenderla come una sorta di colpevolizzante ecologia: non è sul senso di morte che può crescere l’amore alla vita. Il bambino ha bisogno di cose vere, non virtuali , ricche di fascino e soprattutto positive. Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e sulla realtà dell’universo, tanto meno avremo gusto nel distruggerle.
Noi non possiamo comprendere un sasso senza capire almeno qualcosa del grande sole, perciò facciamo vedere al bambino come tutto è interconnesso nell’Universo e sulla nostra Terra: storia, evoluzione e cultura. Gli insegniamo che c’è un’interdipendenza fra noi e il mondo naturale che ci circonda, e a guardarsi attorno con un senso di meraviglia.
Si può anche dire che il Piano Cosmico riflette la struttura e il funzionamento della nostra mente. È per questo motivo che Maria Montessori insiste nel ricordarci come la conoscenza sia soprattutto relazione. Non si può dare tutto il sapere all’allievo, perchè la conoscenza umana è sterminata. Bisogna dare al bambino il massimo dei germi d’interesse, l’amore per la conoscenza e la curiosità. Poi, sarà lui che saprà cercare i fatti e i dettagli al momento opportuno.
La cornice concettuale offerta dall’educazione cosmica Montessori rende possibile un apprendimento non lineare, che si muove per piani, in cui il bambino allarga la sua conoscenza attorno a un tema o a un argomento che ha stimolato il suo interesse. Il bambino impara a porsi domande e a fare ricerca ed a creare connessioni. I collegamenti non solo intellettuali, ma innanzitutto umani, che nascono dal collaborare sullo stesso lavoro, per esempio.
Una nozione, un avvenimento, un’idea devono essere ancorati, cioè collegati e connessi, all’ambiente che sta loro attorno affinché acquisiscano consistenza. Il contesto può addirittura cambiare quello che percepisco e apprendo di un fatto. E poi c’è il contesto creato dall’ambiente preparato delle scuole Montessori. Per esempio, vi siete mai chiesti perché i lavori vengono svolti su di un tappetino? Non solo per comodità e cura dei materiali, ma soprattutto perché lo spazio limitato fornisce un contesto ben preciso in cui utilizzare il materiale scelto. E c’è il contesto dell’attenzione: pensate a quanto costa cambiare contesto mentale a un bambino quando a scuola “finisce l’ora” e ne inizia un’altra.
L’interdipendenza è oggi universalmente riconosciuta come la legge fondamentale che regola l’universo e la vita sulla terra. Occorre offrire al bambino le chiavi di lettura per interpretare le interdipendenze tra gli esseri della natura, per soddisfare la sua naturale sete di conoscenza. Il bambino è il “costruttore dell’uomo” e l’uomo è il costruttore della Supernatura, intesa come protezione e sviluppo della natura. Quindi il bambino costruttore dell’uomo è anche il bambino costruttore del cosmo, perché il cosmo è l’ambiente nel quale l’uomo assolve la sua missione.
Educazione cosmica Montessori
Il rapporto cosmo-bambino comincia dalla nascita. Il bambino piccolo che lancia gli oggetti per terra e si diverte perché fanno rumore, è il bambino che si sta mettendo in contatto con le leggi cosmiche. Giocando con la palla, ad esempio, egli realizza, come li definisce Maria Montessori, piccoli «punti di coscienza»: scopre che rotola, che rimbalza, che cade, che vola e poi cade. Questi punti di coscienza rendono il bambino consapevole che intorno a lui ci sono delle leggi. Il bambino si trova, giorno dopo giorno, di fronte a numerose difficoltà che deve superare. Anche l’uomo ha dovuto vincere queste difficoltà. Infatti, quando l’uomo ha conquistato la stazione eretta si sono liberate le sue mani ed egli ha potuto lavorare. Il bambino realizza questo stesso processo in pochissimo tempo. Questo è il bambino cosmico, perché è il bambino che nasce dalla natura biologica, ma che è al servizio di una natura superiore.
Maria Montessori afferma che il lavoro è la vocazione dell’uomo e questo l’aveva scoperto osservando i bambini. Nel lavoro, invece di trovare la stanchezza, essi trovano riposo e gioia. Il bambino lavora alla costruzione dell’uomo e l’uomo deve aiutare la costruzione del bambino. Maria Maria Montessori afferma che il bambino e l’uomo sono due esseri diversi: il bambino non è ancora l’uomo, l’uomo non è più il bambino, ma l’uno è il costruttore dell’altro. Sono due esseri diversi che hanno funzioni diverse, ma entrambe cosmiche.
L’educazione cosmica Montessori non consiste nel trasmettere la cultura al bambino. E’ molto di più: è far sentire il bambino inserito nel cosmo come essere umano, creatore della Supernatura, cosciente, libero. Tutte le altre creature, al contrario, non sono libere perché vivono seguendo leggi cosmiche, alle quali non possono disobbedire. L’uomo è libero, anche di sbagliare. L’errore è espressione di libero arbitrio, perciò la Dottoressa Montessori ha inserito nella sua metodologia l’errore come uno strumento di progresso. Il bambino può sbagliare, ma l’importante è che si autocorregga.
Maria Montessori afferma che, offrendo al bambino la storia dell’universo, egli può ricostruire con la fantasia qualcosa che è mille volte più stimolante e misterioso di qualsiasi fiaba. Due sono gli elementi sicuramente in grado di affascinarlo: uno è la grandiosità, l’altro è il mistero. Il bambino di questa età è attratto dalle dimensioni e Maria Montessori suggerisce di dare al bambino la grandiosità della vita sul globo, utilizzando i numeri.
Per quanto riguarda il mistero, sarà di aiuto la narrazione dei miti e delle favole cosmiche. Esse servono al bambino, perfettamente cosciente che quello che gli viene narrato non è realtà, per visualizzare e precisare alcuni fenomeni. Nelle favole cosmiche sull’origine dell’universo, del sole e della terra (Il dio senza mani, La danza cosmica, La storia della goccia d’acqua), uno dei primi accorgimenti è quello di far visualizzare, attraverso l’immaginazione, la primordiale assenza di luce. Per dar vita a questo buio assoluto si chiudono le finestre, rimanendo al buio in silenzio. In questo modo il bambino si sente il protagonista della situazione. Poi si fa luce e trova espressione il concetto di principio vitale. In questo buio, ad un certo punto, si percepisce un’incandescente fiammella, capace di contenere il sistema solare (sole, terra, pianeti) e l’universo intero. È necessario, inoltre, che i bambini avvertano un’altra sensazione: il grande freddo, la primordiale glacialità dalla quale era avvolto il globo terrestre. Pertanto, si fa toccare un pezzo di ghiaccio (-40°), e si dice: «Pensate che gran freddo doveva esserci, se la temperatura di allora si aggirava sui –273°!»
Fare educazione cosmica vuol dire mettere in comunicazione i bambini in un contesto di solidarietà spaziale e temporale, che non li farà sentire soli nell’universo, ma parte di un tutto che procede verso un fine, che collabora ad una missione comune.
Ogni forma di vita assolve inconsciamente alla sua funzione e obbedisce alle precise leggi della natura. L’uomo, invece, affida la sua obbedienza alla sua libertà, è cosciente di ciò che fa e pertanto può anche non farlo, perché in lui è presente una natura superiore, lo Spirito. Egli non è legato ad istinti fissi, ma a bisogni di vita spirituale, che lo guidano verso l’elevazione di se stesso, nella e con la natura. Questo progresso si concretizza nella Supernatura. Nel momento in cui essa si costruisce, si compie anche l’evoluzione dell’umanità. Per cui: l’educazione è uno scambio tra la natura umana e la Supernatura. In questo scambio il bambino incontra natura e supernatura, scienze e storia e si rende conto che questo interscambio è il segreto dell’evoluzione cosmica.
Maria Montessori afferma che anche se gli uomini lottano tra di loro, o hanno lottato; anche se hanno fatto delle guerre e si sono schierati in parti opposte le une alle altre, hanno pur sempre tutti lavorato a costruire un mondo che sarà quello della pace. Gli uomini sono migliori di quello che appaiono. Chi lavora non lo fa in rapporto ai propri bisogni, ma in rapporto ai bisogni degli altri. Questa carità cosmica è universale. Essa richiede la dedizione della vita di ciascuno per l’umanità intera; eleva il mondo verso la civiltà, mentre provvede all’esistenza di tutti indistintamente. Qualcuno potrebbe pensare che gli uomini facciano tutto ciò solo per guadagnarsi la vita, ma inconsciamente obbediscono ad un comando inconscio che guida gli avvenimenti e conserva l’esistenza universale. Se l’uomo elevasse a più alto livello la propria coscienza, potrebbe sentire la bontà e il sacrificio dei propri simili. Questa è la parte emotiva dell’«educazione cosmica».
Occorre rivolgersi al bambino per realizzare la pace. Il bambino è un essere umano nel quale la pace vive in potenza. Maria Montessori afferma che la pace non è un’opera razionale degli uomini, ma un’opera della creazione: le forze che creano il mondo sono le stesse che devono creare la pace. Quando una nuova morale ispirerà alle generazioni future il sentimento dell’amore non più soltanto per la patria, ma per l’umanità intera, la base della fratellanza e della pace sarà costruita.
Quando si coglie l’unità sostanziale del genere umano, al di là delle apparenti diversità, e si comprende il significato del compito cosmico che lega ogni essere vivente a ogni altro, non si può non sentirsi membri di una stessa grande famiglia e cittadini del mondo.
Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche GHI. Come già detto per le schede delle nomenclature per parole di tre lettere
una volta che il bambino ha fatto molti esercizi di composizione di parole per dettatura con l’alfabeto mobile, è pronto per gli esercizi di autodettatura, cioè per comporre autonomamente parole che egli stesso ha pensato, senza averle sentite dalla voce di altri.
Esistono molte possibilità per favorire questo genere di esercizio, una può essere quella di preparare delle schede illustrate, che possono anche fornire un aiuto all’arricchimento del lessico.
Classicamente le schede delle nomenclature, a questo secondo scopo, sono organizzate per aree tematiche (animali domestici, casa, abbigliamento, mezzi di trasporto, ecc…).
Qui propongo una classificazione diversa, in funzione dell’apprendimento delle varie difficoltà ortografiche presenti nella nostra lingua occupandoci ora del suono GHI.
Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche GHI
Questa è una selezione di parole italiane che presentano appunto il suono “ghi”, con diversi gradi di difficoltà; non tutte si prestano ad essere illustrate e le parole presenti nelle schede delle nomenclature sono in grassetto:
Parole di 5 lettere: ghiro, ghisa.
Parole di 6 lettere: draghi, fanghi, funghi, ghiado, ghiaia, ghibli, ghiera, ghigne, ghinea, ghirba, sorghi, terghi, unghia, volghi.
Parole di 7 lettere: aurighi, beghino, cinghia, cinghio, ghiacce, ghianda, ghiotto, ghiozzo, righine, rugghio .
L’orario scolastico originale proposto da Maria Montessori per la Casa dei Bambini è una lettura molto interessante. L’apertura era prevista per le ore 09.00 e la chiusura per le 16.00. Orario scolastico
dalle 9 alle 10 accoglienza e saluto. Attività di pulizia personale ed altri esercizi di vita pratica: i bambini si aiutano reciprocamente a togliere e mettere il grembiule, ecc… Si entra poi in classe, verificando che tutto sia pulito, spolverato ed in ordine. Lingua: conversazione; i bambini raccontano gli avvenimenti del giorno precedente.
dalle 10 alle 11 esercizi intellettuali, con lezioni interrotte da bravi periodi di riposo, esercizi di nomenclatura ed esercizi sensoriali.
dalle 11 alle 11:30 esercizi di movimento: muoversi con garbo, la posizione normale del corpo ferma, camminare in fila, salutare, prendere gli oggetti con grazia.
dalle11:30 alle 12. Pranzo
dalle 12 alle 13 gioco libero
dalle 13 alle 14.00 giochi con regole, se possibile all’aria aperta, per i bambini piccoli e medi. I bambini più grandi si dedicano invece ad esercizi di vita pratica quali la pulizia dell’aula (spolverare, mettere il materiale in ordine, ecc… Conversazione.
dalle 14 alle15 lavoro manuale, modellaggio, disegno, ecc
dalle 15 alle 16 giochi di gruppo e canzoni, se possibile all’aria aperta. Cura delle piante e degli animali.
Secondo Maria Montessori, la questione del programma è un problema inevitabile all’interno di qualsiasi scuola. Esso deve prendere in considerazione due aspetti fondamentali che sono la durata della giornata scolastica, e la distribuzione del tempo tra attività di studio ed attività di vita pratica.
Nelle “case dei bambini” l’orario può anche essere molto lungo, ed occupare l’intera giornata. Nei quartieri poveri dove le prime case dei bambini sono sorte, secondo la Montessori l’orario scolastico si doveva sviluppare dalle nove del mattino alle cinque di sera in inverno, e dalle otto del mattino alle sei di sera in estate. Queste ore erano considerate come necessarie per poter seguire una linea diretta di azione che potesse essere realmente utile alla crescita del bambino. Va da sé che, nel caso di bambini piccoli, un orario scolastico tanto protratto dovrebbe essere interrotto da almeno un’ora di sonno, idealmente in una stanza buia dotata di amache basse o ancora meglio all’aria aperta.
Naturalmente la giornata non include soltanto il pisolino, ma anche il pranzo, che deve essere considerato un momento fondamentale nelle Case dei Bambini, il cui scopo fondamentale è aiutare e indirizzare la crescita dei bambini in quell’importantissimo periodo di sviluppo che va dai tre ai sei anni di età.
Il primo passo che dobbiamo fare nel nostro metodo è quello di coltivare nei bambini la capacità di attenzione: attenzione alle parole, alla propria vita interiore, alla vita in comune con gli altri. In un certo senso, dopo aver preparato lo strumento (nel nostro caso l’ambiente preparato) prepariamo i bambini a viverlo e condividerlo. Considerando il metodo nel suo insieme, dobbiamo cominciare il nostro lavoro con la preparazione del bambino per le forme della vita sociale, ed attirare la sua attenzione a queste forme.
Nel programma che abbiamo delineato, ma che non deve mai essere seguito integralmente, (la pianificazione non si adatta al regime di libertà), si comincia la giornata con una serie di esercizi di vita pratica, e forse questi esercizi sono l’unica parte che tende a restare fissa.
Nelle prime case dei bambini, appena arrivati a scuola si faceva con loro un’osservazione della pulizia personale, se possibile in presenza delle madri ma senza rivolgersi mai direttamente a loro. Si esaminavano insieme le mani, le unghie, il collo, le orecchie, la faccia, i denti, e la cura e l’ordine dei capelli. In questo modo, i bambini si abituavano ad osservare se stessi ed a sviluppare interesse per il proprio aspetto.
Nelle prime case dei bambini c’era la possibilità per i bambini di fare un bagno completo, ma naturalmente non tutti i giorni. Nella classe, tuttavia, utilizzando un piccolo lavabo con piccole brocche e catini, i bambini ancora oggi imparano guidati dall’insegnante a lavarsi le mani e pulire le unghie, fare un pediluvio, lavare le orecchie e gli occhi con grande cura. Viene loro insegnato a lavarsi i denti e sciacquare la bocca con attenzione. Tutto questo sviluppa la loro attenzione alle diverse parti del corpo e insegna ai più grandi come aiutare i piccoli, che saranno sostenuti ed incoraggiati ad imparare a prendersi cura di se stessi.
Terminate le attività di cura personale, i bambini autonomamente o aiutandosi l’un l’altro indossano i grembiuli, ed ha inizio la visita dell’aula scolastica. Osserviamo insieme a loro se tutti i vari materiali sono in ordine e se sono puliti. L’insegnante mostra ai bambini come pulire la stanza e mostra come utilizzare i vari strumenti necessari per la pulizia: spugne, stracci, spazzole, scope ecc… Quando i bambini diventano autonomi, è un’attività che si svolge molto velocemente.
Poi i bambini vanno ciascuno al proprio posto, e l’insegnante guida i bambini ad imparare a farlo in silenzio, con i piedi uniti sul pavimento, le mani appoggiate sul tavolo, e la testa eretta. In questo modo si insegnano compostezza ed equilibrio. Poi ci si alza in piedi a cantare, e i bambini imparano che anche per alzarsi e sedersi non è necessario essere rumorosi ed i bambini imparano a spostare i mobili con equilibrio e con cura. Dopo questa attività si propongono una serie di esercizi in cui i bambini imparano a muoversi con grazia, a salutarsi l’un l’altro, a sollevare oggetti con accuratezza, a ricevere e scambiare oggetti educatamente.
Da un tale punto di partenza si procede per l’insegnamento libero, cioè l’insegnante non orienta più i bambini sul come muoversi nella classe, ma si limita a correggere i movimenti disordinati.
A questa attività segue la conversazione: l’insegnante invita i bambini a raccontare fatti che li riguardano e che si sono svolti il giorno prima, ponendo domande che non portino mai i bambini a riferire le vicende intime della famiglia, ma solo i loro comportamenti individuali, i loro giochi, il loro atteggiamento verso i genitori, ecc… Chiederà se sono stati in grado di salire le scale senza sporcarle di fango, se ha parlato gentilmente agli amici dei suoi genitori, se li hanno aiutati nelle faccende domestiche, se hanno mostrato in famiglia ciò che hanno imparato a scuola, ecc… Le conversazioni, naturalmente, sono più intense il lunedì, dopo la festa: in quel giorno i bambini sono invitati a raccontare quello che hanno fatto con la famiglia, se sono andati via da casa, se hanno mangiato cose diverse dal solito, ecc… Conversazioni come queste incoraggiano lo sviluppo del linguaggio e sono di grande valore educativo, dal momento che l’insegnante ha sempre cura di scegliere argomenti che si adattano ad una piacevole conversazione, e in questo modo insegna ai bambini di quali cose è opportuno parlare e incoraggia i bambini a descrivere, ed a parlare di se stessi.
Dopo la conversazione si passa alle lezioni ed al lavoro col materiale, che dura solo un’ora prima della mezz’ora di esercizi di movimento di gruppo. Ad esempio i bambini camminano lungo un grande cerchio disegnato sul pavimento, esercizio che combina lo sviluppo delle capacità motorie con lo sviluppo di abilità sociali,
Al pranzo è spesso unita una breve conversazione. Seguono giochi di gruppo guidati dall’insegnante. Si noti che la classe è nuovamente ispezionata dai bambini, non l’insegnante: questo li aiuta a sviluppare un senso di responsabilità e consapevolezza del loro ambiente. Non è l’insegnante che indica una sedia fuori posto o una macchia su un tavolo, ma sono i bambini stessi che con entusiasmo se ne accorgono e si occupano di risolvere il problema.
Un’ora importante è dedicata al lavoro manuale, con progetti che includono argilla, arte, lavorazione del legno, o qualsiasi altra attività che sviluppi le capacità motorie.
I bambini terminano la giornata all’aria aperta facendo esercizi e partecipando a progetti di gruppo, come la cura delle piante e la cura degli animali.
Le perle dorate Montessori e il sistema decimale: il sistema decimale è il fondamento sul quale ci basiamo per ordinare le quantità numeriche. Questo sistema è così sorprendente da permetterci di contare facilmente anche grandi quantità . Il calcolo poi non è che un’ulteriore abbreviazione dell’operazione del contare.
La chiave del sistema è la sua semplicità e la sua chiarezza, e semplicità e chiarezza sono anche le qualità necessarie per presentare ai bambini fatti e contenuti.
Per quanto riguarda l’apprendimento del sistema decimale, come accennato già qui,
il primo passo è aiutare il bambino a costruire il sistema decimale, e non contare o calcolare, perchè queste due abilità verranno acquisite con grande facilità in un secondo momento.
La prima preparazione del bambino all’aritmetica inizia nella Casa dei Bambini attraverso varie attività legate al contare, calcolare e leggere e scrivere i numeri entro la prima decina con le aste numeriche,
Inoltre il bambino ha già avuto modo di sperimentare che i simboli che rappresentano le quantità sono nove, oltre lo zero. Queste due conoscenze sono il fondamento dell’intero sistema decimale. Possiamo dire che la chiave del sistema decimale sta proprio nel gioco conclusivo tra il 9 e il 10.
Infatti, non appena si supera la quantità di 9 unità, non esistono cifre per rappresentare il nuovo gruppo che si forma; bisogna tornare daccapo, utilizzando la cifra 1. Per poter scrivere la cifra corrispondente a una quantità di dieci, bisogna ricorrere a una combinazione di cifre: il 10 non è che un tornare a contare da 1 a 9. Con nove cifre soltanto a nostra disposizione, possiamo organizzare i gruppi di unità in gerarchie successive, che possono ripetersi senza limite: il primo di ogni gerarchia è un 1 di dimensioni sempre più grandi, cioè di maggior valore:
u ______ da _____ h
1 ______ 1 ______ 1
2 ______ 2 ______ 2
3 ______ 3 ______ 3
4 ______ 4 ______ 4
5 ______ 5 ______ 5
6 ______ 6 ______ 6
7 ______ 7 ______ 7
8 ______ 8 ______ 8
9 ______ 9 ______ 9
Le tre file di cifre disposte al di sotto delle lettere u da h, indicano differenti gerarchie di unità: le unità semplici sotto ad u sono rappresentate dalle stesse cifre che ritroviamo anche nelle decine (da) e nelle centinaia (h). L’unica differenza è la posizione.
Prima di tutto, quindi, è necessario situare le gerarchie e rendersi conto del loro valore. La diversa posizione delle cifre si stabilisce aggiungendo uno zero in più per ogni intervallo della gerarchia: 1 10 100 indicano posizioni.
Il materiale che mettiamo a disposizione del bambino per fare in modo che possa comprendere con facilità e chiarezza il sistema decimale è triplice, e consiste di oggetti, numeri e parole. Gli oggetti sono le perle dorate. Tutto il materiale di perle relativo al sistema decimale è color oro, perchè si tratta per il bambino di un qualcosa di prezioso.
Il materiale delle perle dorate consiste di perle sciolte
e di bastoncini con dieci perle infilate e fissate in un filo metallico
vi sono poi quadrati di perle costruiti con dieci bastoncini, uniti in modo tale da formare un solo oggetto che è il “quadrato del cento”
e infine cubi ottenuti collocando uno sull’altro dieci quadrati e fissandoli tra loro in modo da formare un unico oggetto.
Trovi il tutorial per realizzare in proprio tutto il materiale delle perle dorate qui:
per la prima presentazione del materiale al bambino offriremo 1 perla, 1 bastoncino, 1 quadrato e 1 cubo utilizzando la lezione in tre tempi (trovi molti esempi pratici più avanti).
Successivamente potremo aggiungere altri elementi per ogni gerarchia, e chiedere al bambino di portare sul tappeto 6 unità, 3 decine, 6 centinaia, 2 migliaia, ecc…
Unito al materiale delle perle dorate, c’è quello dei cartelli dei numeri. Si tratta di una serie di cartelli, le cui dimensioni sono proporzionali alle gerarchie dei numeri e i cui colori sono tradizionalmente i seguenti:
verde: unità (da 1 a 9)
blu: decine (da 10 a 90)
rosso: centinaia (da 100 a 900)
verde: migliaia (da 1000 a 9000)
Se può esserti utile, li trovi pronti per la stampa qui:
Come abbiamo fatto per le perle dorate, anche per i cartelli dei numeri presenteremo al bambino i simboli di 1, 10, 100, 1000 mediante la lezione in tre tempi, portando ogni volta a coscienza il numero degli zeri propri di ciascun ordine e numerando poi, a voce, da 1 a 9, da 10 a 90, da 100 a 900, da 1000 a 9000.
Il primo esercizio consisterà nel raggruppare in quattro serie distinte i cartelli mescolati: ad esempio possiamo chiedere al bambino il cartello del 5000, del 400, ecc…
Trovi molti esercizi preparatori per l’utilizzo dei cartelli dei numeri qui:
Perle dorate e cartelli dei numeri si prestano a facili e chiare combinazioni, che offrono la possibilità di un ricchissimo numero di esercizi. Ne trovi molti esempi qui:
Per dare al bambino una visione globale del funzionamento del sistema decimale, possiamo ordinare quantità e simboli, in questo modo:
Presentazione ed esercizio consistono nel consegnare al bambino un cartello: lui dovrà collocarlo a fianco della quantità ad esso relativa, o anche viceversa.
Ordinare e riconoscere le quantità è altrettanto facile, sia che si tratti di perle sciolte, sia di bastoncini e quadrati. Così come, se si sa contare fino a 9, è facile ordinare i cartelli e riconoscere i numeri, sia che essi abbiano o non abbiano lo stesso numero di zeri.
I bambini poi riusciranno a contare indistintamente unità, decine, centinaia o migliaia, perchè questa operazione del contare non presenterà difficoltà maggiori più i numeri diventano grandi: tutto si impara in modo simultaneo e uniforme.
Alcune presentazioni del materiale delle perle dorate in dettaglio
(Per le presentazioni in dettaglio dei cartelli dei numeri, vai qui)
– un vassoio contenente (da destra a sinistra) una perla dorata in una ciotolina, una barretta dorata, un quadrato dorato del 100 e un cubo dorato del 100 – tappeto.
Per questa presentazione ho usato il materiale prodotto da Montessori 3D di Boboto.
Tempo 1 – mettiamo il vassoio sul tappeto
– prendiamo la perla e diciamo: “Questa è una unità”.
Invitiamo il bambino a prendere in mano la perla per osservarla e percepire la sua caratteristica di elemento singolo
– mettiamo la perla da parte, e prendiamo la barretta. Diciamo: “Questa è una decina”. Diamo la barretta al bambino e chiediamogli di contare le perle che la compongono
– continuiamo allo stesso modo con il quadrato del 100
– e col cubo del 1000
al termine rimettiamo il materiale in ordine sul vassoio.
Tempo 2 – Chiediamo al bambino: “Mi indichi la decina?”, “Per favore mi dai il migliaio?” ecc.
Tempo 3 – indichiamo ad esempio il quadrato del 100 e chiediamo: “Cos’è questo?”.
Al termine rimettiamo il materiale in ordine sul vassoio.
Scopo: – imparare a riconoscere e nominare unità, decine, centinaia e migliaia – preparare il bambino al lavoro con le perle dorate e il sistema decimale.
Età: 4 anni.
________________ Presentazione 1
Materiale: una perla singola, una barretta della decina, un quadrato del 100, un cubo del 1000, un tappeto (si consiglia il verde scuro) da posare sul tavolo o sul pavimento per delimitare l’area di attenzione del bambino ed evitare che le perle rotolino durante l’esercizio
Scopo: aiutare il bambino a comprendere il valore relativo di unità, decina, centinaia e migliaia all’interno del sistema decimale; insegnare la corretta nomenclatura: unità, decina, centinaia, migliaia; familiarizzare con i nomi delle diverse categorie e conoscere la differenza relativa in termini di dimensioni delle categorie, ad esempio, la differenza tra la quantità di tre unità e tre migliaia.
Età: a partire dai quattro anni di età
Esercizio: Si tratta di un esercizio individuale. Si prepara il materiale su di un vassoio e si porta al tavolo o al tappeto del bambino. Ci sediamo al suo fianco, mettendo il vassoio di lato, in modo tale che l’unità si trovi sempre a destra. Diciamo al bambino: “Queste sono le perle dorate”. Quindi poniamo davanti al bambino la perla singola, chiedendogli che numero rappresenta, e lui risponderà: “Uno”. Indichiamo al bambino il suo nome, dicendo: “Questa è una unità”.
Togliamo la perla, e mettiamo davanti al bambino la barretta della decina, chiedendogli di contare le perle. Lui dirà: “Dieci”, quindi noi potremo dire: “Sì, sono dieci. E’ una decina”; ripetendo la parola decina più volte.
Sostituiamo poi la barretta col quadrato del centinaio, e diciamo al bambino: “Questo è un centinaio. Sono tantissime perle…” E procediamo contando le dieci barrette di cui è composto insieme al bambino, dicendo: “Una decina, due decine, ecc…”, e ripetendo più volte “dieci decine fanno cento” e “Questo è un centinaio”, “dieci decine sono un centinaio di perle”…
Sostituiamo poi il quadrato col cubo del mille, e procediamo nello stesso modo, contando e ripetendo più volte la parola migliaia e contando i dieci quadrati delle centinaia di cui si compone.
Si passa poi al secondo tempo della lezione, mettendo tutto il materiale di fronte al bambino, e chiedendogli di indicarci i valori che nominiamo: “Mi mostri il centinaio?”, “Quale di queste è la decina?”, ecc… Terminiamo il secondo tempo della lezione in modo che tutte le categorie risultino in ordine sul tappeto, cioè (da sinistra a destra) con migliaia, centinaia, decina ed unità.
Il terzo periodo consisterà nel porre davanti al bambino un solo valore, e chiedergli di dircene il nome.
Ricapitolazione: poniamo tutto il materiale di fronte al bambino: migliaia, centinaia, decine ed unità. Il bambino può così riconoscere il valore relativo di ogni elemento e nominarlo. Il materiale resta a disposizione del bambino, sul vassoio, ed egli nei giorni successivi può continuare a nominare gli elementi, organizzarli gerarchicamente, contare le perle di cui si compongono, ecc…
Presentazione 2
Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette delle decine, 9 quadrati delle centinaia, 1 cubo delle migliaia.
Scopo dell’esercizio: familiarizzare con i nomi delle diverse categorie; conoscere la differenza relativa in termini di dimensioni delle categorie, ad esempio, la differenza tra la quantità di tre unità e tre migliaia; familiarizzare con le regole che stanno alla base del sistema decimale.
Esercizio: poniamo il materiale su un vassoio e portiamolo sul tappeto. Prendiamo le unità e contiamole.
Arrivati a nove, diciamo che se ne avessimo un’altra le perle sarebbero dieci, ma che invece di dieci perle singole, possiamo prendere una barretta del dieci.
Contiamo allo stesso modo le barrette
e i quadrati,
ed ogni volta che viene raggiunto il nove, ripetiamo che se avessimo un altro elemento ora sarebbero dieci, per passare alla gerarchia superiore.
Il gioco del 9 che passa
Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette della decina, 9 quadrati delle centinaia, un cubo delle migliaia, un tappeto e un vassoio rivestito di feltro.
Scopo: aiutare il bambino a comprendere il meccanismo interno al sistema decimale, dando l’idea che ogni volta che si oltrepassa il “nove”, qualunque sia l’ordine, si va alla gerarchia superiore.
Esercizio: portiamo i materiali al tavolo del bambino. Prendiamo le unità una ad una e disponiamole in linea verticale davanti al bambino contandole, come se stessimo per costruire una barretta della decina:
Il bambino conta con noi. Quando avremo raggiunto il 9, diremo: “Ora abbiamo 9 perle. Se ne avessimo un’altra ora sarebbero 10, così:”
quindi togliamo le 9 perle e mettiamo davanti al bambino una barretta della decina. Il bambino conterà le perle e dirà “10”.
Passiamo quindi a contare le barrette della decina, disponendole una a fianco all’altra come a formare un quadrato delle centinaia, così: “Una decina, due decine, tre decine, ecc…”.
Quando saremo arrivati a contare 9 decine diremo: “Abbiamo 9 decine, se ne avessimo ancora una, ci sarebbero 10 decine. Dieci decine sono un centinaio”.
Quindi togliamo le barrette delle decine, e prendiamo un quadrato delle centinaia. Il bambino conterà nel quadrato 10 decine, e dirà che dieci decine è un centinaio.
Siamo arrivati ai quadrati delle centinaia, che conteremo disponendoli uno sull’altro come a voler formare un cubo delle migliaia. Conteremo “Un centinaio, due centinaia, tre centinaia, ecc…”.
Arrivati alla nona diremo: “Sono 9 centinaia, se ne avessimo un’altra, ora le centinaia sarebbero 10. Dieci centinaia sono un migliaio”.
Sostituiamo così i quadrati con un cubo delle migliaia, e il bambino potrà contare le dieci centinaia di cui è formato.
Presentazione 3
Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette della decina, 9 quadrati delle centinaia, 9 cubi delle migliaia, un tappeto grande e uno più piccolo
Scopo dell’esercizio: comprendere il funzionamento del sistema decimale; familiarizzare con i nomi delle gerarchie e con le relative dimensioni, per comprendere la differenza tra centinaia e unità, o decine e migliaia, ad esempio.
Portiamo tutto il materiale sul tappeto grande e organizziamolo in questo modo: cubi delle migliaia in alto, poi quadrati delle centinaia, barrette delle decine (in verticale) e perle delle unità
Predisponete sul tappeto più piccolo un vassoio rivestito di panno, con una ciotolina per le unità.
Sedetevi accanto al bambino, davanti al tappeto piccolo. Chiedete al bambino di andare a prendere dal tappeto grande una certa quantità di unità e di portarvela; ad esempio 5 unità.
Il bambino andrà al tappeto grande (di “rifornimento”) con il vassoio e conterà le 5 unità. Quindi le metterà sul vassoio, nella ciotolina, e ve le porterà, presso il tappeto piccolo
Insieme al bambino trasferite le unità che ha portato sul tappeto, verificando che si tratta della quantità esatta che è stata richiesta.
Ripetere chiedendo via via al bambino altri importi, prima composti da sole unità, e poi via via anche da decine, centinaia e migliaia, fino ad esempio a chiedergli di portarvi 5 unità, 4 decine, 7 centinaia e migliaia 5. E’ importante osservare sempre il bambino, e solo quando lo vediamo perfettamente a suo agio con un dato ordine gerarchico, aggiungere l’elemento superiore. E’ anche bene lavorare prima con una sola gerarchia, poi con due, tre e infine quattro.
Dopo qualche tempo, potete variare l’esercizio mettendo voi stessi una data quantità di materiale sul vassoio, chiedendo al bambino di contarla e di dirvi a quanto corrisponde, trasferendola sul tappeto piccolo.
Ripetete questo esercizio fino a quando il bambino non dimostra di averne perfetta padronanza.
Presentazione 4
Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette della decina, 9 quadrati delle centinaia, 9 cubi delle migliaia, un tappeto e un vassoio rivestito di feltro.
Scopo dell’esercizio: dare una visione generale del sistema decimale; rafforzare il concetto base per cui non possono mai esserci più di nove elementi uguali in una qualsiasi delle categorie.
Esercizio:
Preparare due tappeti in questo modo, con l’aiuto del bambino, e mostrando come disporre le perle:
Dare al bambino il vassoio e chiedergli di portarci un certo numero di perle.
Controllare contando insieme al bambino le perle che ci ha portato.
Ripetete questo esercizio fino a quando il bambino non dimostra di averne perfetta padronanza.
Presentazione 5 (esercizio di gruppo)
Un piccolo esercizio di gruppo. Ogni bambino riceve un vassoio vuoto con una ciotolina per le perle delle unità.
Chiediamo ad ogni bambino, individualmente, di andare a prendere una certa quantità di perle e di metterla nel suo vassoio, una quantità diversa per ogni bambino.
Al loro ritorno chiedere ad ogni bambino: “Che quantità mi hai portato?”
Un altro esercizio di gruppo
Materiale: 9 perle delle unità, 9 barrette della decina, 9 quadrati delle centinaia, 9 cubi delle migliaia, 1 vassoio e un tappeto
Scopo dell’esercizio: comprendere il sistema decimale.
Esercizio: si tratta di un esercizio per un gruppo di due o tre bambini.
Si dispone il materiale sul tappeto in questo modo:
Utilizzando solo una gerarchia per volta, fino a quando i bambini sono in grado di eseguire l’esercizio con facilità, mettiamo una certa quantità di perle sul vassoio, ad esempio 5 quadrati delle centinaia:
Poi mostriamo il vassoio al gruppo e chiediamo: “Chi mi può dire quante perle sono?” Uno dei bambini dirà certamente: “Cinquecento” e noi ripeteremo: “Sì, trecento.”
Quindi metteremo il cinquecento al suo posto e prepareremo un altro quantitativo sul vassoio, ad esempio 7 cubi delle migliaia, e chiederemo di nuovo: “Chi mi sa dire quante perle sono?”
L’esercizio si ripete in questo modo per più quantità diverse di ogni singola gerarchia. Se nel gruppo osserviamo che un dato bambino è sempre più lento degli altri a rispondere, facciamo in modo tale da dargli il tempo di cui necessita, dicendo ad esempio al gruppo: “Questa volta voglio preparare un vassoio solo per Luca, e tutti gli altri guardano”…
Nei giorni seguenti possiamo invertire l’esercizio. Allora chiederemo ai bambini di prepararci una data quantità di perle sul vassoio, dicendo: “Che vorrebbe mettere tremila perle sul vassoio?” e poi verificando: Sì, è tremila”.
Quando i bambini dimostrano di saper eseguire l’esercizio con facilità, potremo lavorare a quantità che coinvolgono più di una gerarchia. Ad esempio potremo mettere sul vassoio mette 3 cubi e 4 quadrati sul vassoio. Un bambino dirà: “Sono tremila e quattrocento.” E risponderemo: “Sì, hai ragione. Tremilaquattrocento.”
Dopo molta pratica, i bambini saranno in grado di formare e leggere qualsiasi quantità che comporrete per lui, fino al 9999.
Metodo Montessori – Quando il bambino è pronto per l’apprendimento della scrittura?
Metodo Montessori – dopo aver offerto il materiale didattico per lo sviluppo sensoriale, dobbiamo aspettare fino a che nel bambino non si attivino spontaneamente le attività di osservazione e generalizzazione, cioè la capacità di riconoscere gli elementi appresi (ad esempio forme degli oggetti, colore, ruvidità, ecc…) al di fuori dei materiali didattici, negli oggetti quotidiani.
Per cercare di seguire questo principio, in relazione all’apprendimento precoce della scrittura, elenchiamo alcuni semplici giochi e attività che possono darci importanti spunti di osservazione per valutare il momento giusto per iniziare.
Metodo Montessori – Giochi del cieco
Abbiamo nel nostro materiale didattico una scatola nella quale sono collezionati pezzi rettangolari di tessuto in grande varietà: velluto, raso, seta, cotone, lino, ecc… Nella fase di presentazione del materiale sensoriale, il bambino ha imparato la nomenclatura appropriata, ad anche ad aggiungere qualcosa in merito alla qualità (spesso, fine, morbido, ecc..). Quando pensiamo possa essere il momento, possiamo chiamare il bambino, farlo accomodare ad un tavolo da dove possa essere visto anche dai compagni che lo desiderano, bendarlo, e offrirgli le stoffe una per una. Lui le toccherà, le distenderà, le schiaccerà tra le dita e deciderà: “ E’ velluto, seta, panno ruvido”, ecc… Questo esercizio provoca di solito grande interesse generale. Lo stesso gioco può essere fatto con altri materiali sensoriali usati per classificare pesi, forme, temperatura. Si può anche giocare a distinguere monete di dimensioni diverse, i cubi e i mattoni, i semi secchi come fagioli e piselli.
Metodo Montessori – Disegno Libero
Diamo al bambino un foglio di carta bianco e una matita, dicendogli che egli può disegnare ciò che vuole. L’importanza di questi disegni sta nel fatto che essi rivelano la capacità di osservazione del bambino e mostrano le sue tendenze individuali. In generale, i primi disegni sono informi e confusi ma diventano a poco a poco più comprensibili, rivelando i progressi che il bambino fa nell’osservazione delle forme attorno a lui. E, dato che il bambino disegna ciò che vuole, la sua scelta ci rivela quali sono gli oggetti che maggiormente attraggono la sua attenzione.
Metodo Montessori – Disegni da colorare
Questi disegni sono molto importanti in quanto costituiscono la preparazione per la scrittura. Gli esercizi consistono nel colorare con le matite colorate un disegno tracciato con la matita nera. Può trattarsi di oggetti coi quali il bambino ha familiarità a casa, a scuola, in giardino.
Il bambino deve scegliere i colori, e nel farlo ci mostra se ha osservato i colori delle cose che lo circondano. Queste attività rivelano la capacità del bambino in materia di osservazione dei colori, come il disegno libero ci ha mostrato fino a che punto sa osservare le forme negli oggetti che lo circondano.
I bambini sono lasciati completamente liberi nel loro lavoro. Se, ad esempio, colorano un pollo di rosso o una mucca di verde, questo dimostra che non hanno ancora sviluppato la loro capacità di osservazione.
Metodo Montessori – Modellaggio libero
E’ un esercizio analogo a quello del disegno libero e del disegno da colorare. Qui il bambino fa ciò che vuole con l’argilla, quindi plasmerà gli oggetti che si ricorda più distintamente e che lo hanno colpito più profondamente.
Diamo al bambino un vassoio di legno contenente un pezzo di argilla, e attendiamo il suo lavoro. Spesso questi lavori riproducono, con minuziosità sorprendente, oggetti che i bambini hanno visto. Spesso si tratta di oggetti di casa, soprattutto mobili da cucina, brocche, pentole, e padelle. A volte, una semplice culla contenente un fratellino o una sorellina. In un primo momento è necessario porre descrizioni scritte su questi oggetti, come si deve fare per i primi disegni liberi; più tardi, tuttavia, i modelli sono facilmente riconoscibili.
Questi modelli in argilla sono materiale molto prezioso per l’insegnante: aiutano a chiarire le differenze individuali, ma soprattutto sono importanti come segni del grado di sviluppo del bambino, e sono quindi guide preziose per decidere se e come intervenire.
I bambini che in questo lavoro si rivelano buoni osservatori, si dimostrano attivi nel processo che va dalla sensazione al concetto astratto e saranno tra le altre cose maturi per essere avviati alla scrittura spontanea.
I bambini il cui lavoro rimane informe e indefinito, probabilmente necessitano di esercizi coi materiali sensoriali per stimolare la loro capacità di attenzione verso gli oggetti che li circondano.
Metodo Montessori – Gioco del rettangolo
L’analisi geometrica delle figure non è adatta ai bambini molto piccoli, ma la Montessori ha messo a punto il gioco del rettangolo.
Il rettangolo è il piano di un tavolo, e il gioco consiste nell’apparecchiare la tavola per un pasto con stoviglie giocattolo: piatti, scodelle, zuppiera, saliere, bicchieri, caraffe, coltellini, forchette, cucchiai, ecc… Si chiede al bambino di apparecchiare la tavola per sei, mettendo due posti su ciascuno dei lati lunghi, e un posto su ciascuno dei lati più corti. Poi si dice di mettere la zuppiera al centro del tavolo, questo tovagliolo in un angolo, questa scodella al centro del lato corto, ecc…
Poi ci si ferma. si osserva la tavola col bambino, e si può ancora dire: “Manca qualcosa in questo angolo, serve un altro bicchiere da questa parte, ecc…”. E ancora “Ora vediamo se abbiamo messo tutto sui due lati più lunghi.”, “E’ tutto pronto sui due lati più corti?”, “C’è qualcosa che manca ai quattro angoli? “ Non possiamo procedere ad un’analisi più complessa di questa, prima dell’età di sei anni, ma se insegnò queste idee poi saranno certamente in grado di imparare.
Metodo Montessori – Perchè insegnare a scrivere, e a partire dal corsivo, a quattro anni?
Secondo la Montessori esiste una relazione importantissima e sempre poco considerata, tra apprendimento della lingua scritta e linguaggio verbale. E dovette insistere molto su questi concetti, perchè ai suoi tempi che un bambino imparasse a scrivere prima dei sei – sette anni era qualcosa di inaudito. Il linguaggio scritto, osservò può essere considerato da due punti di vista:
1. come un linguaggio di grande importanza sociale, che si aggiunge al linguaggio verbale allo scopo di offrire uno strumento necessario ai rapporti con i propri simili.
2. si può vedere uno stretto rapporto tra linguaggio verbale e scritto, e in questo rapporto cogliere la possibilità di utilizzare la lingua scritta per perfezionare la lingua parlata.
Il meccanismo del linguaggio verbale è un antecedente necessario delle attività psichiche superiori che dovranno utilizzarlo. Ci sono due periodi dello sviluppo del linguaggio: uno inferiore, che prepara il sistema nervoso e i meccanismi che mettono in relazione tra loro canali sensoriali e canali motori; uno superiore, dato da un aumento delle attività intellettive, che vengono esteriorizzate attraverso il linguaggio stesso.
Il linguaggio scritto è lo strumento indispensabile dell’educazione intellettuale, perchè fissa le idee degli uomini e permette la loro analisi e la loro assimilazione, ma prima ancora ha il compito di fissare le parole che rappresentano dati della percezione, e di analizzare i suoni che le compongono.
L’apprendimento del linguaggio scritto è molto più semplice di quello verbale, e scrivere è in particolare sorprendentemente semplice. I movimenti della scrittura sono molto più semplici di quelli necessari per la parola, e vengono eseguiti da grandi muscoli, tutti esterni, su cui possiamo agire direttamente stabilendo meccanismi psico-motori. Questo è ciò che viene fatto col metodo Montessori.
Il bambino di tre o quattro ha già da tempo iniziato il suo percorso di sviluppo della lingua parlata, e lo sta perfezionando grazie alle sue percezioni degli stimoli esterni. Se non sente perfettamente le parole, in tutti gli elementi che le compongono, può avvenire che le pronunci male, proprio a causa di un’errata percezione uditiva.
Il linguaggio deve perciò essere materializzato e reso stabile, e da qui secondo la Montessori la necessità della parola scritta, rappresentata da segni grafici.
Fasi del metodo Montessori per l’apprendimento precoce della scrittura
PRIMO PERIODO (Preparazione specifica all’uso della matita): incastri metallici
TERZO PERIODO (composizione delle parole): alfabeto mobile minuscolo contenuto in una scatola a scomparti, e in aggiunta la serie dell’alfabeto tattile per le maiuscole, e la serie dell’alfabeto mobile (sempre per le maiuscole). Nella terza fase del metodo, cioè nella fase di composizione delle parole, è inclusa l’analisi delle parole stesse e non solo dei segni: il bambino infatti divide la parola, di cui conosce il significato, in suoni e sillabe. In altre parole, mentre pronuncia i suoni per stimolo visivo, si introduce lo stimo uditivo che contribuisce al perfezionamento della pronuncia della parola.
Questi tre periodi riassumono l’intero metodo, e il loro significato è chiaro: le abilità psicofisiche necessarie per l’apprendimento della scrittura vengono preparate separatamente e con grande attenzione. I movimenti muscolari necessari alla realizzazione dei segni delle lettere sono preparati a parte, e lo stesso vale per la manipolazione dello strumento della scrittura. La composizione delle parole, inoltre, si riduce ad un meccanismo psichico di associazione tra immagini sentite e viste.
E poi arriva il momento in cui il bambino, senza pensarci, riempie le figure degli incastri metallici con linee orizzontali e verticali fluide e regolari; un momento in cui tocca le lettere dell’alfabeto tattile con gli occhi chiusi; un momento in cui la composizione delle parole diventa un impulso spontaneo.
Ora è vero che dopo questo percorso il bambino non ha ancora mai scritto, ma è anche vero che ha imparato tutti gli atti necessari alla scrittura. Il bambino che, quando sotto dettatura, non solo sa come comporre la parola, ma subito abbraccia nel suo pensiero la sua composizione nel suo insieme, sarà in grado di scrivere. Ora ha tutti gli strumenti, e bisogna soltanto attendere che, da un momento all’altro, avvenga l’esplosione spontanea della scrittura, dettata esclusivamente da un suo impulso .
La scrittura, inoltre, è appresa in tempi così rapidi perché cominciamo ad insegnare solo a quei bambini che mostrano desiderio per essa, o attenzione spontanea alla lezione data ad altri bambini; alcuni imparano senza aver mai ricevuto alcuna lezione, solo attraverso l’ascolto della lezione data agli altri. In generale, tutti i bambini di quattro sono intensamente interessati a scrivere, e sono particolarmente entusiasti di tracciare le lettere di carta vetrata. Il tempo medio che intercorre tra la prima prova degli esercizi preparatori e la prima parola scritta, per i bambini di quattro anni, va da un mese ad un mese e mezzo. Con i bambini di cinque anni, il periodo è molto più breve, di circa un mese.
Questo per quanto riguarda il tempo necessario per l’apprendimento. Per quanto riguarda l’esecuzione, i bambini scrivono bene dal momento stesso in cui cominciano: la forma delle lettere, ben arrotondata e fluente, è sorprendente nella sua somiglianza alla forma dei modelli di carta vetrata. I bambini, spontaneamente e con una sicurezza incredibile, scrivono parole intere senza sollevare la penna e mantenendo perfettamente l’inclinazione delle lettere. Troppo spesso, infatti, la calligrafia viene insegnata in un’età in cui tutti i difetti si sono già affermati, e quando il periodo fisiologico in cui la memoria muscolare è pronta, è stato superato.
Per quanto riguarda invece i difetti e le imperfezioni del linguaggio verbale, questi sono in parte dovuti a cause organiche, ma in parte sono collegati a difetti funzionali acquisiti nel periodo della formazione del linguaggio; sono errori acquisiti dal bambino che ascolta in modo non perfetto le parole pronunciate, o che effettivamente sente pronunciate male attorno a lui. Nel primo caso la causa risiede nell’individuo, nel secondo caso la causa trova al di fuori. Tra le attività consigliate per correggere tali difetti, mettiamo: gli esercizi di silenzio, che preparano i canali nervosi del linguaggio a ricevere nuovi stimoli; la pronuncia distinta da parte del maestro (esercizi di nomenclatura) di poche parole (soprattutto nomi, che possono essere associati a un’idea concreta), durante ogni lezione; e anche la scrittura, che porta il bambino ad analizzare i suoni della parola ed a ripeterli separati.
Citazioni dai testi di Maria Montessori tratti da testi vari.
” Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore. ”
Maria Montessori
“La cultura si deve lasciar prendere attraverso l’attività, con l’aiuto di materiali che permettano al bambino di acquistarla da solo, spinto dalla natura della sua mente che cerca, e diretto dalle leggi del suo sviluppo”.
Maria Montessori
“La cultura è assorbita dal bambino attraverso esperienze individuali in un ambiente ricco di occasioni di scoperta e di lavoro.”
Maria Montessori
“Il bambino è padre dell’umanità e della civilizzazione, è il nostro maestro, anche nei riguardi della sua educazione”
Maria Montessori
“L’educazione comincia alla nascita.”
Maria Montessori
“La prima cosa richiesta ad un insegnante è che abbia la giusta disposizione per il suo compito”.
Maria Montessori / The Secret of Childhood
“L’abilità del maestro di non interferire arriva con la pratica, come tutto il resto, ma non arriva mai facilmente.”
Maria Montessori / La Mente assorbente
“Le radici di ogni pianta cercano, tra le molte sostanze che il suolo contiene, solo quelle di cui la pianta ha bisogno”.
Maria Montessori / La Mente assorbente
“La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio.”
Maria Montessori
“Il più grande segno di successo per un insegnante … è poter dire: “I bambini stanno lavorando come se io non esistessi.”
Maria Montessori
“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo”.
Maria Montessori
“L’umanità che si rivela in tutto il suo splendore intellettuale durante la dolce e tenera età dell’infanzia dovrebbe essere rispettata con una sorta di venerazione religiosa. E ‘come il sole che appare all’alba o un fiore appena sbocciato. L’educazione non può essere efficace se non aiuta il bambino ad aprire se stesso alla vita. “
Maria Montessori
“Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino.”
Maria Montessori
“Non possiamo creare osservatori dicendo ai bambini:” Osservate !”, ma dando loro il potere ei mezzi per tale osservazione, e questi mezzi vengono acquistati attraverso l’educazione dei sensi”
Maria Montessori
“L’ambiente deve essere ricco di motivi di interesse che si prestano ad attività e invitano il bambino a condurre le proprie esperienze”.
Maria Montessori
“I bambini sono esseri umani ai quali si deve rispetto, superiori a noi a motivo della loro innocenza e delle maggiori possibilità del loro futuro”
Maria Montessori
“Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità.”
Maria Montessori
“L’educazione è un processo naturale effettuato dal bambino, e non è acquisita attraverso l’ascolto di parole, ma attraverso le esperienze del bambino nell’ambiente.”
Maria Montessori
“La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice “.
Maria Montessori
“Il bambino diventa una persona attraverso il lavoro.”
Maria Montessori
“La terra è dove sono le nostre radici. I bambini devono imparare a sentire e vivere in armonia con la Terra. “
Maria Montessori
“L’attività individuale è l’unico fattore che stimola e produce sviluppo”.
Maria Montessori
“Le mani sono gli strumenti propri dell’intelligenza dell’uomo”.
Maria Montessori
“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente.”
Maria Montessori
“Queste parole rivelano l’intimo bisogno del bambino, ‘Aiutami a fare da solo’.”
Maria Montessori
“La crescita non è solo un aumento armonioso di dimensioni, ma una trasformazione.”
Maria Montessori
“La crescita deriva dall’attività, non dalla comprensione intellettuale”.
Maria Montessori
“Guardare un bambino rende evidente che lo sviluppo della sua mente passa attraverso i suoi movimenti”.
Maria Montessori
“Il bambino deve vivere in un ambiente di bellezza”.
Maria Montessori
È necessario che l’insegnante guidi il bambino, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l’aiuto desiderato, ma senza mai essere l’ostacolo tra il bambino e la sua esperienza.
Maria Montessori
Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo. (da Educazione per un mondo nuovo)
Maria Montessori
La scrittura può essere acquisita più facilmente dai bambini di quattro anni, che da quelli di sei. Mentre i bambini di sei hanno bisogno di almeno due anni per imparare a scrivere, i bambini di quattro imparano in pochi mesi.
Maria Montessori
«Chi si proponga di aiutare lo sviluppo psichico del bambino, deve partire dal fatto che la mente assorbente del bambino si orienta sull’ambiente; e, specialmente agli inizi della vita deve prendere speciali precauzioni affinché l’ambiente offra interesse e attrattive questa mente che deve nutrirsene per la propria costruzione»
Maria Montessori, La mente del bambino
«Il movimento non è soltanto espressione dell’io, ma fattore indispensabile per la costruzione della coscienza, essendo l’unico mezzo tangibile che pone l’io in relazioni ben determinate con la realtà esterna. Perciò il movimento è un fattore essenziale per la costruzione della intelligenza, che si alimenta e vive di acquisizioni ottenute dall’ambiente esteriore»
Maria Montessori
Preparare l’ambiente per iniziare a lavorare col metodo Montessori a casa e a scuola. Un grande vantaggio dato dal costruire i materiali di apprendimento ed organizzarli in proprio a casa come a scuola, è che il bambino può partecipare al lavoro.
Questa è un’esperienza meravigliosa e che sicuramente può diventare parte integrante della programmazione scolastica, insieme a tutte le altre materie di apprendimento.
Il bambino può partecipare alla realizzazione di mensole e scaffali, ad esempio, carteggiando e dipingendo. Può partecipare all’assemblaggio delle parti imparando a prendere misure e via via ad utilizzare correttamente i vari attrezzi.
In classe i materiali sono collocati su scaffali bassi, organizzati per materia, secondo una configurazione generale semplice e ordinata.
Questi scaffali sono a due o tre ripiani: la mensola più alta non dove superare l’altezza dei bambini e deve essere raggiungibile comodamente.
Il materiale viene sempre rimesso nello stesso posto sullo scaffale, in modo da trasmettere affidabilità e la sensazione che il materiale è sempre presente, quando serve.
Tradizionalmente i materiali vengono conservati all’interno di scatole di legno, ma questa soluzione può risultare molto costosa. E’ quindi più semplice utilizzare scatole di cartone, avendo cura di dipingerle o rivestirle cercando di creare un insieme ordinato e coordinato.
L’arredamento tradizionale di una classe Montessori comprende infine riproduzioni di opere d’arte alle pareti, delle piante delle quali il bambino possa occuparsi ogni giorno, ed anche piccoli animali come pesci e criceti.
Trasformare i vari ambienti della casa, oltre che lo spazio destinato a fungere da “classe” in funzione di un approccio montessoriano all’istruzione ed all’educazione non è così difficile.
Sia che la vostra casa sia spaziosa e ben attrezzata o invece piccola, con un po’ di sensibilità ed attenzione è possibile creare un ambiente familiare che segue le linee guida indicate da questa pedagogia per aiutare lo sviluppo armonico del bambino.
Le aree di vita comune, come soggiorno, cucina e sala da pranzo dovrebbero contenere anche elementi di arredo a misura di bambino, in modo tale da permettergli di partecipare alla vita domestica essendo indipendente nel gestire le varie situazioni quotidiane: ad esempio prendere un bicchiere da solo quando ha sete, un libro se desidera leggere, ecc…
photo credit: http://www.melanieandersen.com/
A maggior ragione la cucina e la dispensa dovrebbero anch’esse avere arredi a misura di bambino, e gli alimenti dovrebbero essere riposti in basso per permettere al bambino di prepararsi da solo la merenda, ad esempio, oppure di partecipare con gli adulti alla preparazione dei pasti.
photo credit: http://www.melanieandersen.com/
Tenere sempre uno sgabellino o un qualsiasi altro rialzo in prossimità del lavello è un’idea ottima.
Creare mobili bassi, tavolini, librerie, ecc… per le stanze comuni della casa, come per l’area di gioco, permette al bambino di unirsi agli adulti nella pratica delle attività quotidiane e gli consente di avere all’interno di ogni stanza della casa il suo spazio, anche in mezzo a tantissimi oggetti troppo grandi per lui.
Assicurarsi che il bambino sia sempre in grado di avere accesso alle cose che desidera toccare ed usare, ma anche insegnargli come vanno usate correttamente. Ad esempio non aver timore ad insegnare come maneggiare con cura un CD prendendolo con due mani sul bordo (per le sue manine farlo con una mano sola come facciamo noi è impossibile).
Il bagno dovrebbe essere totalmente accessibile per il vostro bambino, e dovrebbe poterlo usare in maniera indipendente. Sgabellini per il lavello e rialzi per il wc sono un must, insieme con gli scaffali bassi per gli oggetti di uso frequente come lo spazzolino da denti. Creare luoghi dedicati per tutti gli oggetti d’uso quotidiano aiuta il bambino a sviluppare e mantenere un senso di ordine nel suo spazio. Non trascurare anche di installare porta asciugamani, ganci e porta abiti bassi.
Camera da letto
Ripiani bassi, cassetti, grucce del guardaroba basse, creano per il vostro bambino un ambiente gestibile anche in camera da letto, e gli permettono di mantenere, modificare e utilizzare con facilità tutte le sue cose. Non è difficile mantenere un ambiente pulito e ordinato , se tutto (giocattoli, libri, scarpe, ecc…) ha un posto dedicato, accessibile, facile da usare.
Un buon accorgimento è anche predisporre un armadietto o uno scaffale per gli oggetti di uso più frequente (ad esempio scarpe, zainetto, giacca, ecc…) e tutto quello che serve al bambino per uscire di casa. Questo spazio può essere o vicino alla porta della sua camera, oppure alla porta d’ingresso. Questo lo aiuterà immensamente a prepararsi ogni giorno per andare fuori.
E’ sempre fondamentale ricordare che secondo il metodo Montessori sono i bambini stessi a farsi carico del proprio processo di apprendimento, sperimentando in modo indipendente attraverso un processo fatto di sperimentazione, errore e scoperta.
In casa come a scuola aiuta l’indipendenza e la sperimentazione predisporre l’ambiente in modo tale che il bambino possa partecipare alle attività di vita pratica, ad esempio:
– elementi che richiedono di essere spostati con due mani, come vassoi o piatti da tavola;
– imparare vestirsi e svestirsi da soli con indumenti che presentano cerniere, lacci, bottoni e altre chiusure;
– strumenti per travasare ingredienti da un contenitore all’altro a misura di bambino (soprattutto in cucina)
– uno scolapiatti posto in basso nel quale mettere e togliere le stoviglie, oppure caricare e scaricare la lavastoviglie;
– apparecchiare e sparecchiare la tavola;
– strumenti per la pulizia di casa a misura di bambino (scopa, paletta, spugne, spazzoloni, ecc…)
– occuparsi di piante in vaso o fiori recisi.
Per lo sviluppo sensoriale del bambino, questi sono esempi di attività che possono presentarsi tutti i giorni, a casa come a scuola:
– srotolare i tappeti per lavorare ai materiali di apprendimento;
– piegare tovaglioli e altro in cucina;
– esplorare forme e colori degli oggetti presenti nelle stanze;
– esplorare forma e qualità degli alimenti (frutta, ortaggi, altro…)
– manipolazione di oggetti di dimensioni variabili in scala, ordinandole per altezza, lunghezza, diametro, o tutti e tre.
Quando si inizia a lavorare col metodo Montessori, presto ci si accorge di come ogni attività prettamente scolastica finisce con l’intersecarsi con la vita quotidiana, e si scoprono sempre modi nuovi per esercitarsi e sperimentare.
Tornando invece all’area appositamente dedicata allo studio, ricapitoliamo i punti essenziali dell’ambiente:
– piccoli vassoi che il bambino sia in grado di gestire facilmente
– scatole con coperchio di diverse dimensioni
– tappeti e contenitori idonei a contenerli, ad esempio una mensola bassa dello scaffale, oppure un cesto a bordi alti
– tavolo, scrivania, sedie a misura di bambino
– scaffali che costituiscano aree separate per le diverse materie del programma scolastico, con tutti i materiali necessari per ogni sezione
– opere d’arte per le pareti
– lavagne bianche con pennarelli colorati
– mensola della natura dove conservare oggetti naturali e reperti (nidi d’uccello, alveari, foglie, sassi, ecc…)
– sgabellini per raggiungere lavandini e altre zone non a misura di bambino
– ripiani bassi
– una buona illuminazione per il lavoro e la lettura
– piante, pesci o piccoli animali.
Se lo spazio che avete a disposizione è molto piccolo, vedrete che l’uso dei tappetini vi sarà molto utile, in quanto il bambino potrà lavorare sul pavimento e poi mettere via tutto alla fine dell’esercizio.
Come già detto, questo tappetino serve a diversi scopi. Inizialmente aiuta il bambino a delineare il suo spazio fisico sul pavimento per il lavoro. Ma questa non è la funzione più importante. La delimitazione dello spazio fisico aiuta la stessa organizzazione di pensiero del bambino, portandolo a concentrarsi all’interno di questo spazio. Inoltre se il materiale a cui sta lavorando è molto ingombrante, questo, a differenza del tavolo, è uno spazio facilmente estensibile, aggiungendo altri tappeti.
L’altra funzione fondamentale è quella di fornire una superficie stabile per la costruzione verso l’alto, ad esempio con la torre rosa (per saperne di più http://www.lapappadolce.net/la-torre-rosa/) o verso l’esterno con materiali quali ad esempio le spolette dei colori.
Così i bambini sono in grado di fare propria attraverso la pratica questa capacità mentale di creare un’area di lavoro e lavorare in qualsiasi altro contesto, come un museo nel corso di una visita, una coperta sul prato durante una gita di classe, ecc…
Indicazioni montessoriane per il lavoro artistico e manuale. Attraverso il lavoro manuale e l’arte i bambini perfezionano i loro movimenti, sperimentano la gioia di creare e sono stimolati intellettivamente alla conoscenza dei principi della tecnica.
Si risveglia la loro capacità di apprezzare il valore artistico degli oggetti: colore, linea, modello, struttura, design e diventano appassionati osservatori del mondo che li circonda.
Dal lavoro manuale e dalla pratica dell’arte i bambini imparano il senso del loro valore delle cose e sperimentano una grande soddisfazione interiore.
La creatività dei bambini si sviluppa a partire dalla conoscenza.
Le potenzialità creative si espandono quando il bambino sviluppa la capacità di osservare, impara ad utilizzare in modo efficace ed efficiente gli strumenti, affina il movimento delle dita, ha la possibilità di ammirare esempi e di fare esperienze dirette.
E’ un errore lasciare i bambini alla loro “ignoranza” nella convinzione che in questo modo li si rende liberi di essere creativi.
La creazione casuale non è arte. La vera creatività è uno sforzo consapevole, pianificato, attuato con finalità definite.
Non dobbiamo aver paura di insegnare ai bambini quello che prima di loro i nostri migliori artisti ed artigiani hanno imparato. Ciò non significa che i bambini non siano in grado di gestire da soli i materiali, solo che devono essere indicate loro quali sono le potenzialità dei materiali stessi.
Noi dobbiamo semplicemente insegnare ai nostri bambini ciò che prima di loro abbiamo imparato, sapendo che ciò ha uno scopo: dopo aver imparato le basi, il bambino può andare lontano e ottenere grande piacere dal lavoro manuale ed artistico realizzando le proprie idee creative. Ma al fine di sviluppare la creatività, è prima necessario un passaggio di conoscenze.
C’è un modo per utilizzare un particolare strumento, per poterne trarre la massima utilità; un uso improprio può danneggiare gli strumenti e soprattutto lasciare il bambino insoddisfatto dal loro uso.
E’ importante dare ai bambini buoni strumenti da utilizzare, e materiali che può controllare e manipolare facilmente.
Le forbici devono tagliare bene; un grande set di matite colorate, nel quale siano presenti molte tonalità diverse di ogni colore, permetterà ai bambini di sviluppare una comprensione più precisa del colore; i pennelli devono essere di buona qualità e devono essere messi a disposizione in una vasta gamma di dimensioni per consentire ai bambini di sviluppare una maggior abilità nella pittura.
L’arredamento e gli strumenti della falegnameria devono essere di dimensioni adeguate alla loro corporatura, ma ben progettati e funzionali.
Un bambino di 5 o 6 anni può trascorrere anche molte ore a martellare chiodi su un blocco di legno, ma dopo questa prima fase in cui gode della semplice sperimentazione della tecnica, desidera fare qualcosa, realizzare un progetto che possa essere completato in tempi relativamente brevi, come un semplice aereo.
Bisogna sempre mostrare ai bambini le tecniche e le procedure che seguono gli artisti e gli artigiani veri nel loro lavoro. Se si vuole insegnare a un bambino la tecnica per la pittura ad acquarello, è bene proporgliela su un foglio leggermente inclinato piuttosto che su un cavalletto verticale, dove il colore scivolerebbe in modo incontrollato e la carta bagnata si arriccerebbe.
Bisogna insegnare ai bambini la cura e la corretta manutenzione degli strumenti: come lavare ed asciugare i pennelli ecc… Quando si cammina con le forbici, bisogna insegnare a tenerle con la punta rivolta verso il basso, quando le di devono passare a un altro, bisogna insegnare a farlo porgendole dalla parte dell’impugnatura.
Per quanto riguarda i lavori realizzati, la loro conservazione è molto importante. I bambini dovrebbero avere delle cartelline abbastanza grandi da contenerli, e queste cartelline possono essere periodicamente portate a casa, per poi essere riportate a scuola.
Normalmente non si espongono i lavori alle pareti dell’aula, perché l’ambiente va mantenuto il più possibile tranquillo e l’attenzione dei bambini deve essere diretta principalmente verso i materiali di apprendimento e gli altri oggetti di particolare interesse.
Anche proteggere l’ambiente di lavoro è molto importante. I bambini devono indossare grembiuli e devono coprire i banchi con i giornali prima di usare la colla o i colori da pittura.
Una volta apprese le tecniche, l’insegnante fornisce modelli che i bambini possono realizzare autonomamente, sfruttando le loro nuove competenze, oppure essi stessi possono realizzare progetti propri. E’ importante che inizialmente i lavori possano essere conclusi in poco tempo, una o due lezioni al massimo.
Oggi il lavoro manuale è spesso considerato inferiore al lavoro dei colletti bianchi, e così anche a scuola il lavoro della mente è considerato superiore all’utilizzo delle mani. Dobbiamo stare attenti a non perpetuare questo atteggiamento.
Oltre alle tecniche artistiche ed artigianali, il lavoro manuale può essere rivolto alla studio della natura, alla fisica, agli studi sociali, alla matematica, alla musica e altro.
Applicato allo studio della natura, il lavoro manuale insegna ad essere osservatori appassionati, a guardare la tela di un ragno e trarre le proprie conclusioni,… Lo studio della geografia è accompagnato dalla realizzazione di mappe e globi, e anche l’arte in generale diventa geografia culturale, ad esempio con la realizzazione di maschere. Molte attività manuali possono arricchire lo studio della matematica.
E’ utile ed interessante raccontare ai bambini le storie di alcuni dei grandi artisti del passato e contemporanei, e portarli a capire come ciascuno di questi artisti ha dovuto imparare tutto quello che stanno imparando loro, prima di creare grandi opere.
Hanno dovuto imparare a macinare i colori, a preparare la tela, a fare schizzi; hanno dovuto trascorrere anni di apprendistato prima che il maestro desse loro l’autorizzazione a dipingere, fosse anche solo una parte di uno sfondo o un albero.
E’ importante avere buoni libri d’arte in aula, in modo che i bambini possano sedersi e guardarli. Bisogna insegnare ai bambini a porre il libro sul tavolo ed a girare le pagine con cura.
E’ una buona idea anche avere una o due belle pitture in aula, appese al livello degli occhi dei bambini.
Naturalmente oggi è possibile visitare tutti i grandi musei nel web. Il computer quindi assiste lo studio dell’arte e può aiutare tutti noi a conoscere ed apprezzare la grande arte, acquisire familiarità con i vari stili artistici, e sviluppare la nostra sensibilità per gli elementi di design.
Nella pratica dell’arte a scuola, è bene mostrare ai bambini begli esempi di opere provenienti da tutto il mondo; questo collega la propria esperienza personale alle espressioni creative di persone provenienti da culture diverse.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare. Il modo migliore per iniziare a lavorare col metodo Montessori non richiede alcun investimento in materiali di apprendimento.
Semplicemente uscite di casa col vostro bambino e fate con lui una bella passeggiata nella natura. Lasciate che sia il bambino stesso a guidarvi nel processo di esplorazione, fermandovi ogni volta che vede qualcosa di interessante.
Invece di incoraggiarlo a continuare a camminare, seguite il suo esempio e fermatevi con lui ad esaminare qualunque cosa catturi la sua attenzione.
Osservate il vostro bambino, il suo modo di interessarsi alle cose e di interagire con esse. Aggiungete pure le vostre osservazioni personali e le vostre domande alle sue, se ne avete, ma sempre senza che queste scavalchino per importanza il processo di esplorazione del bambino.
Tornati a casa, si può iniziare a lavorare rielaborando in chiave artistica, scientifica, ecc… l’esperienza appena vissuta. Si possono catalogare e classificare campioni raccolti, fare ricerche, scrivere o disegnare un resoconto, contare, misurare, e tutto quello che può nascere dal vostro interesse.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare
Poniamo invece il caso di essere alle prime esperienze nell’uso dei materiali montessoriani di apprendimento. I punti chiave che possiamo individuare per l’utilizzo di qualsiasi materiale possono essere riassunti così:
1. Vi capiterà spesso di leggere a introduzione delle lezioni per presentare i materiali montessoriani “invitare il bambino a unirsi a voi nell’esercizio”. Questa indicazione significa letteralmente chiedere al vostro bambino se gli piacerebbe fare quel dato esercizio con voi.
A scuola gli insegnanti, per incoraggiare i bambini ad intraprendere una data attività, utilizzano queste semplici regole:
a. saper aspettare fino a quando il bambino stesso chieda che gli venga mostrato un particolare materiale;
b. iniziare una lezione di gruppo e renderla aperta, di modo che ogni altro bambino che lo desideri possa unirsi ad essa;
c. permettere e anzi incoraggiare ogni bambino ad osservare in silenzio la lezione individuale che viene sviluppata dall’insegnante con un altro bambino;
d. disporre il materiale sugli scaffali in modo attraente, ordinato e pulito, in modo tale che i bambini siano stimolati a chiederlo.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare
2. Il gioco libero è importantissimo e va previsto per almeno tre volte al giorno, ma in uno spazio diverso da quello dedicato al materiale di apprendimento.
Se andare all’aperto non è possibile, è importantissimo capire come riorganizzare l’arredamento e l’organizzazione degli spazi interni (casa o scuola) per creare una speciale area giochi al coperto.
3. Per quanto riguarda l’organizzazione del tempo, pur non potendo parlare di “programma di insegnamento” in senso stretto, si consiglia un periodo di lavoro ai materiali di 90 minuti al mattino, e un secondo periodo di uguale durata nella seconda parte della giornata, anche al pomeriggio, per il primo ciclo;
4. Rispetto alla programmazione delle materie di insegnamento, non preoccupatevi della grande varietà di proposte previste dal curriculum Montessori concentrate in periodi di tempo apparentemente così brevi e apparentemente così poco organizzate, in quanto discriminate dalla libera decisione del bambino. Nella realtà molte scuole, anche Montessori, hanno adottato un “orario scolastico giornaliero e settimanale” per scandire le lezioni, ma non perchè è un bisogno dei bambini, quanto perchè è un bisogno dei loro genitori vedere che i loro figli a scuola “fanno qualcosa”.
In realtà l’unica programmazione che ha senso comprende un periodo di tempo più ampio della giornata o della settimana: diciamo almeno mensile e trimestrale. Il vostro obiettivo dovrebbe essere dunque saper pianificare lo studio di tutte le materie previste nel medio periodo, mantenendo questa visione d’insieme nello svolgimento della pratica quotidiana.
Se un bambino ad esempio si dedica con passione agli esperimenti di scienza oppure all’arte per un mese intero, non c’è necessità di costringerlo a mettere da parte le pitture e i microscopi e tirare fuori i materiali di apprendimento per la matematica, solo per il gusto di rispettare un programma regolare.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare
Vi capiterà altrettanto spesso di leggere a introduzione delle lezioni per presentare i materiali montessoriani:
1. “il bambino porta il tappeto al pavimento e lo srotola” : si tratta di una sequenza che descrive un’unica importantissima azione, e che rappresenta per il bambino stesso il suo creare autonomamente all’interno della casa o della scuola uno spazio delimitato di lavoro, tutto suo, diverso da ogni altro spazio che ne sta al di fuori, e nel quale egli si concentra. E’ il processo che lo porta, fin da molto piccolo, all’interno del suo stesso processo di apprendimento. E’ quindi molto importante, appunto, chi il bambino impari a portare e srotolare il tappeto sul pavimento in modo autonomo e competente, con concentrazione.
2. “sedersi accanto al bambino, al suo lato non dominante”, non a caso dunque. Non di fronte, perchè vedrebbe ogni immagine a specchio, e dalla parte non dominante del bambino perchè è importante che dalla parte dominante egli abbia la massima libertà di movimento possibile.
3. “presa a tre dita con medio indice e pollice” , è quello che troverete indicato tutte le volte che si tratta di prendere oggetti di piccole dimensioni nella presentazione dei materiali, perché appunto osservando le manine dei bambini piccoli vedrete che loro fanno così spontaneamente, mentre noi adulti, avendo dita più grandi, usiamo spontaneamente due dita soltanto (indice e pollice). Naturalmente è un’indicazione riservata agli adulti che presentano il materiale, mentre non c’è alcun bisogno di correggere il bambino se lo fa in modo diverso.
Il rito del compleanno nella scuola Montessori con il cerchio dell’anno. I presupposti di base per questo rituale rendono necessaria una collaborazione assolutamente affidabile tra scuola e genitori i quali, insieme al loro bambino, preparano un libro del compleanno.
Dentro vi è incollata una fotografia per ogni anno di vita.
Oltre alla fotografia si aggiungono aneddoti o avvenimenti particolari, concernenti il bambino.
Nel giorno del suo compleanno viene preparato per il bambino il cerchio dell’anno, composto da 12 spicchi con il nome dei mesi.
Sul lato esterno dello spicchio del mese in cui il bambino è nato, si mette un piccolo mappamondo.
Vicino al sole viene posta al centro una grossa candela, simbolo della luce della vita.
Sullo spicchio del mese in cui il bambino è nato si dispongono tante piccole candele quanti sono gli anni che compie.
Intorno al sole c’è anche lo spazio per i regali e per una torta di compleanno.
Tutti i bambini del gruppo, con i maestri ed i genitori, siedono attorno al cerchio.
Il festeggiato accende la candela grande a simboleggiare che è venuto alla luce.
Ora prende il mappamondo con due mani e cammina, cominciando dal mese in cui è nato, girando tutto intorno.
Facendolo racconta gli avvenimenti più importanti del suo primo anno di vita (se il bambino è piccolo, un adulto racconta al suo posto, naturalmente).
Una volta ritornato al mese in cui è nato, il bambino accende la prima candelina, perchè ha compiuto un anno.
Si celebrano allo stesso modo tutti gli altri anni, uno dopo l’altro.
Infine, tutti fanno gli auguri al festeggiato, cantano una canzone e fanno festa insieme a lui.
Il libro del suo compleanno può essere messo nell’angolo dei libri, per quel giorno, e venir sfogliato dagli altri bambini del gruppo, da soli o con il festeggiato.
I bambini imparano in questo modo qualcosa di estremamente importante: la vita di ogni singola persona è interessante per tutti gli altri e ciascuno è parte di un tutto.
L’adulto fornisce il suo contributo personale, dedicando il tempo necessario, con tutto il cuore e con profonda convinzione.
E’ questo un modo per accompagnare il bambino lungo la strada per trovare se stesso.
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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Practical life album di Infomontessori.com
– Practical life album di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Practical life album di Montessorialbum.com – Introduction to the exercises of practical life di montessoricommons
– Come liberare il potenziale del vostro bambino di Daniela Valente
– Teaching Montessori in the home di Elizabeth G. Hainstock
– The joyfull child di Susan Mayclin Stephenson (part two, age 1-3)
– MANUAL 2: MONTESSORI EXERCISES OF PRACTICAL LIFE di Montitute.com
– PRACTICAL LIFE teacher manual di khtmontessori
– MONTESSORI PRACTICAL LIFE MANUAL di montessoritraining.net
– PRACTICAL LIFE MANUAL EARLY CHILDHOOD.PDC di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright. Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per le attività di vita pratica: Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini La scoperta del bambino.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.
Metodo Montessori: metodologia di insegnamento, dal capitolo IV – Il metodo Montessori. Considerato il fatto che, grazie al clima di libertà nel quale sono immersi a scuola, i bambini possono manifestare le loro tendenze naturali, e che a tal fine abbiamo preparato l’ambiente ed i materiali (gli oggetti con cui il bambino lavora), l’insegnante non deve limitare la sua azione all’osservazione, ma deve continuare a sperimentare.
In questo metodo la lezione corrisponde ad un esperimento continuo.
Nei primi giorni di scuola l’insegnante non può dare lezioni collettive. Tali lezioni saranno comunque sempre molto rare anche in seguito, dal momento che i bambini non sono liberi nel loro apprendere se hanno l’obbligo di rimanere al loro posto tranquilli e pronti ad ascoltare l’insegnante, e di vedere cosa sta facendo. Le lezioni collettive sono di importanza molto secondaria, e sono state quasi del tutto abolite nelle scuole Montessori.
CARATTERISTICHE DELLE LEZIONI INDIVIDUALI: Concisione, semplicità ed oggettività.
La lezione, quindi, è individuale, e la brevità deve essere una delle sue principali caratteristiche. Più saremo stati capaci di eliminare da essa tutte le parole inutili, più perfetta sarà la lezione. E nel preparare le lezioni l’insegnante deve prestare particolare attenzione a questo punto, e contare e pesare il valore delle parole che sta per utilizzare col bambino.
Un’altra qualità caratteristica della lezione è la sua semplicità. Essa deve essere spogliata di tutto ciò che non è verità assoluta: le parole dovrebbero essere attentamente scelte ed essere le più semplici che è possibile trovare, e naturalmente devono fare riferimento alla verità.
La terza qualità della lezione è la sua oggettività. La lezione deve essere presentata in modo tale che la personalità dell’insegnante deve scomparire. Deve rimanere in piena evidenza solo l’oggetto a cui si vuole richiamare l’attenzione del bambino. Questa lezione, breve e semplice, deve essere considerata dall’insegnante come una spiegazione dell’oggetto e dell’uso che il bambino può fare di esso.
Durante la lezione, la guida fondamentale deve essere il metodo di osservazione, metodo che include la piena comprensione della libertà del bambino. L’insegnante deve osservare se il bambino si interessa all’oggetto, come è questo interesse, per quanto tempo si protrae, ecc.., anche notando l’espressione del suo viso.
Ma deve sempre fare molta attenzione a non offendere il principio di libertà.
Infatti, se si porta il bambino a compiere uno sforzo innaturale, tale situazione impedirà l’osservazione scientifica dell’attività spontanea del bambino.
Se dunque la lezione, per quanto preparata secondo le regole di semplicità, brevità e verità non è compresa dal bambino, cioè non è da lui accettata come una spiegazione dell’oggetto, il maestro dovrà:
– in primo luogo, non insistere ripetendo la lezione;
– in secondo luogo, non fare sentire il bambino come se avesse commesso un errore, o come se non fosse capace di comprendere, perché così facendo lo spingerebbe a fare uno sforzo per capire, e quindi a modificare quello stato naturale che dovrebbe essere l’oggetto dell’osservazione psicologica del maestro.
Un piccolo esempio può illustrare meglio questo punto
Supponiamo che l’insegnante voglia insegnare ad un bambino i due colori rosso e blu, e che quindi voglia attirare l’attenzione del bambino verso tale oggetto. Dice, dunque: -Guarda questo-. Poi, mostrandogli il rosso: -Questo è il rosso.-, alzando leggermente il tono di voce e pronunciando la parola “rosso” lentamente e chiaramente. Poi mostrerà il secondo colore dicendo: -Questo è il blu-. Infine, per assicurarsi che il bambino abbia capito, gli dice: -Dammi il rosso…- , -Dammi il blu…-. Supponiamo che il bambino in questa ultima fase della lezione faccia un errore. L’insegnante non ripete e non insiste, sorride, dà al bambino una carezza amichevole e porta via i colori.
Gli insegnanti di solito sono molto sorpresi da tanta semplicità. Spesso dicono: “Ma tutti sanno fare una lezione così!” E in effetti è un po come l’uovo di Colombo… ma la verità è che non è affatto vero che tutti sanno come fare le cose in modo semplice, che tutti siano in grado di creare una lezione con tanta semplicità.
Misurare la propria attività, rendere il proprio insegnamento conforme ai principi di chiarezza, brevità e verità, è nella pratica una questione molto difficile.
Spesso, senza renderci conto, investiamo i bambini con parole inutili e addirittura false. Poniamo l’esempio di un insegnante che sceglie di utilizzare il metodo della lezione collettiva, e che inizia la sua lezione in questo modo per presentare i colori rosso e blu: -Bambini, riuscite a indovinare quello che ho in mano?-. Questo insegnante naturalmente sa bene che i bambini non possono indovinare, e quindi attira la loro attenzione per mezzo di una menzogna. Poi dice: -Guardare il cielo… Guardate il mio grembiule… Sapete di che colore è? Non vi sembra dello stesso colore del cielo? Molto bene allora, guardare questo colore che ho in mano. E’ dello stesso colore del cielo e del mio grembiule. E’ blu. Ora guardatevi intorno e vedete se è possibile trovare qualcosa di blu anche nella nostra stanza… E sapete di che colore sono le ciliegie? E la brace nel camino?-. Ecc…
Ora, nella mente del bambino, dopo aver fatto lo sforzo inutile di cercare di indovinare l’oggetto nelle mani dell’insegnante, dopo che intorno a tale oggetto è ruotata una confusione di idee varie (il cielo, il grembiule, le ciliegie, ecc…), sarà difficile estrarre da tutta questa confusione il riconoscimento dei due colori blu e rosso. Tale lavoro di selezione è quasi impossibile per la mente di un bambino che non è ancora in grado di seguire un lungo discorso.
Ricordo di essere stata presente ad una lezione di aritmetica, dove ai bambini veniva insegnato che due e tre fanno cinque. A tal fine, l’insegnante aveva fatto uso di perline colorate. Aveva preparato due perline sulla riga superiore, poi su una linea inferiore tre perline, e infine ancora più in basso cinque perline. Non ricordo molto chiaramente lo sviluppo di questa lezione, ma ricordo che l’insegnante aveva ritenuto necessario porre accanto alla fila di due perline una piccola ballerina di cartone con una gonna blu, che aveva battezzato col nome di uno dei bambini della classe, dicendo: -Questa è Mariettina-. E poi, accanto alle altre tre perle una ballerina vestita di un colore diverso, “Gigina”. Non so esattamente come l’insegnante sia poi arrivata alla dimostrazione della somma, ma di certo ha parlato a lungo con questi piccoli danzatori, spostandoli su, giù, ecc… Se ora io ricordo i ballerini più chiaramente del processo di aritmetica, come deve essere stato con i bambini? Se da un tale metodo sono stati in grado di apprendere che due più tre fa cinque, devono aver fatto un enorme sforzo mentale!
In un’altra lezione un’insegnante voleva dimostrare ai bambini la differenza tra rumore e suono. Ha iniziato raccontando una lunga storia. Poi, all’improvviso, qualcuno in combutta con lei ha bussato rumorosamente alla porta. L’insegnante si è fermata e si è messa a gridare: -Che cosa è successo! Che problema! Bambini, sapete cosa ha fatto questa persona alla porta? Non posso più andare avanti con la mia storia, non la ricordo più. Dovrò lasciarla incompiuta. Sapete cosa è successo? Avete sentito? Avete capito? Quello era un rumore, un rumore. Oh! Avrei preferito giocare con questo piccolo bambino ( riprendendo un mandolino che aveva vestito in una copertina). Sì, caro bambino, avrei proprio preferito giocare con te. Vedete questo bambino che ho in mano fra le mie braccia?- Diversi bambini hanno risposto: -Non è un bambino-. Altri dicevano: -E’ un mandolino-. Ma l’insegnante ha continuato: -”No, no, è un bambino. Volete che ve lo dimostri? Mi sembra che il bambino stia piangendo. O, forse sta parlando, forse sta per dire papà o mamma.- Quindi ha messo la mano sotto la coperta e ha toccato le corde del mandolino. -Ecco! Avete sentito il bambino piangere? Avete sentito bussare alla porta? -Poi ha scoperto il mandolino e ha cominciato a suonarlo dicendo: -Questo è il suono-.
Supporre che il bambino da una lezione come questa possa arrivare a capire la differenza tra rumore e suono, è ridicolo.
Il bambino avrà probabilmente l’impressione che o la maestra ha voluto giocare uno scherzo alla classe, oppure che è una persona un po’ matta, perché ha perso il filo del suo discorso quando interrotta dal rumore, e perché ha scambiato un mandolino per un bambino.
Certamente, è la figura della maestra che si è impressa nella mente del bambino attraverso una tale lezione, e non l’oggetto della lezione stessa.
Questi esempi dimostrano che per un maestro preparato secondo i metodi tradizionali, è molto difficile arrivare a tenere lezioni semplici.
Ricordo che, dopo aver spiegato il materiale in modo dettagliato, ho chiamato uno dei miei maestri per insegnare, per mezzo degli incastri geometrici, la differenza tra un quadrato e un triangolo. Il compito del docente era semplicemente quello di inserire un quadrato e un triangolo di legno negli spazi vuoti fatti per riceverli, e mostrare al bambino come seguire con il dito i contorni dei pezzi di legno e delle cornici in cui si inseriscono, dicendo: -Questo è un quadrato… questo è un triangolo-.
L’insegnante che avevo chiamato ha iniziato facendo toccare al bambino il quadrato e dicendo: -Questa è una linea, questa un’altra…, un’altra…, e un’altra. Vi sono quattro linee. Contale con l’indice e dimmi quante sono. E gli angoli, conta gli angoli, sentili col tuo indice. Vedi, ci sono anche quattro angoli. Guarda bene questo pezzo. Si tratta di un quadrato. ”
Ho corretto l’insegnante, dicendogli che in questo modo non stava insegnando al bambino a riconoscere una forma, ma gli stava dando un’idea di lati, di angoli, di numero, e che questa era una cosa molto diversa da quella che doveva insegnare al bambino attraverso questa lezione. Non è la stessa cosa.
E’ infatti possibile per il bambino avere un’idea della forma del quadrato senza saper contare fino a quattro. I lati e gli angoli sono astrazioni che di per sé non esistono; ciò che esiste è questo pezzo di legno di una determinata forma. Le spiegazioni elaborate del maestro non solo confondono la mente del bambino, ma creano ancora maggior distanza tra il concreto e l’astratto, tra la forma di un oggetto e la matematica.
Non crediamo che il bambino sia troppo immaturo per apprezzare la forma nella sua semplicità; non è affatto uno sforzo per lui guardare una finestra quadrata o una tavola, o riconoscere le forme negli oggetti nella sua vita quotidiana. Per richiamare la sua attenzione su una determinata forma basta tenere presente che il bambino ha già ricevuto un’impressione di quella forma nel suo quotidiano, ed ora si tratta soltanto di fissarne l’idea. E’ come se, mentre stiamo guardando distrattamente la riva di un lago, un artista improvvisamente ci dice: -Com’è bella la curva che prende la costa, là, sotto l’ombra di quella rupe.-
Ed a queste parole, ciò che stavamo guardando distrattamente, si imprime nella nostra mente come se fosse stata illuminata da un improvviso raggio di sole, e noi sperimentiamo la gioia di questa consapevolezza. Il nostro dovere nei confronti del bambino è proprio questo: gettare raggi di luce sul suo cammino.
Per quanto riguarda la psicologia infantile, c’è ancor oggi una grandissima quantità di pregiudizi che allontanano da una conoscenza reale dell’argomento. Abbiamo, fino ad oggi, voluto dominare il bambino con la forza, con l’imposizione di leggi esterne.
E così i bambini hanno vissuto accanto a noi senza che noi potessimo conoscerli. Ma se riusciamo ad eliminare totalmente l’artificialità nella quale li abbiamo avvolti, e la violenza attraverso cui abbiamo scioccamente pensato di educarli, allora essi ci riveleranno tutta la verità della natura infantile.
La buca della sabbia. Appena la stagione lo consente e la paura dei raffreddori diminuisce, i bambini possono finalmente godere del sole e giocare con acqua e sabbia. Portare i bambini all’aria aperta il più possibile è vantaggioso non soltanto per i bambini: si gode di uno spazio più ampio, gli adulti si rilassano e quindi sono meno sollecitati ad intervenire nelle attività…
L’unico aspetto “negativo” sarà che i bambini si sporcheranno.
Noi possiamo stare in disparte ad osservare come i bambini organizzano lo spazio, le loro costruzioni, la relazione che instaurano con la sabbia, la concentrazione che mettono nelle loro attività, la ripetitività dei loro gesti.
I più piccoli si mettono a volte accanto a un compagno, ma non è ancora quel giocare insieme che si osserva appena due o tre anni dopo, e non bisogna forzarli in questo: ogni tempo ha le sue regole, il suo significato, e conta soprattutto ciò che emerge dall’interno della persona.
Lo spazio esterno dovrebbe essere organizzato in modo da avere angoli delimitati, come avviene per gli spazi interni alla casa: questo infatti stimola la formazione di piccoli gruppi di bambini, ma allo stesso tempo permette a chi lo desidera di agire da solo.
Basta creare le condizioni per altre esperienza e i bambini vi aderiscono subito, se trovano in esse le risposte di cui hanno bisogno.
E’ importante che anche all’esterno i bambini non si ammassino tutti in un punto rischiando il conflitto, ma che possano scegliere. In tal modo vivranno lo spazio e le novità con tranquillità e con maggior piacere.
Per chi non ha un giardino basta un terrazzino con una vaschetta (meglio se di materiali naturali quali il legno) e della sabbia, qualche recipiente e qualche paletta.
Presentazione della pedagogia Montessori. Il termine “Scuola” evoca molto spesso idee quali dovere, noia, di obbligo a fare cose stabilite da altri, la paura delle interrogazioni e dei giudizi, il gusto del sotterfugio e del come farla franca. La bellezza del sapere e del crescere è quasi un incidente, trasversale alla scuola.
Nella mia ricerca, accanto a tutte le altre esperienze didattico-educative che mi piacciono, e che sono peraltro anche più sconosciute, ci fa piacere incontrare la didattica Montessori: anche lei ha puntato a rovesciare questa situazione.
La scuola montessoriana basa il piacere dello studio sul fare e sul capire, sulla libera scelta delle attività e sulla gioia di lavorare coi compagni, sul collaborare guidati da un adulto che non esprime giudizi e confronti continui, ma sostiene il percorso individuale e il gruppo, in un clima di scambio e di libera esplorazione.
Quando ci si chiede come mai le scuole montessoriane in Italia siano sempre state così rare, e lo siano ancora oggi, forse possiamo rispondere che il motivo profondo è proprio questo: la differenza sostanziale rispetto al modello diffuso di educazione, che si basa su una profonda sfiducia nell’essere umano e nelle sue capacità auto formative.
Il pregiudizio di base era ed è che il bambino, per svilupparsi al meglio, non possa fare a meno di una guida autoritaria, severa, punitiva e noiosa.
Insomma parliamo di un tentativo di opporre a questo pregiudizio un agire rivolto ad assecondare il gusto dell’imparare secondo i propri interessi, l’esplorazione personale ma anche l’impegno comune, il piacere di immaginare, la felicità, la fiducia e il coraggio.
Parliamo di un tentativo che risale ormai agli inizi del 1900.
Oggi, mentre la scuola non è certo molto cambiata, dovremmo già essere impegnati nel superamento anche delle didattiche, e percorrere strade educative che non si basano sull’una o l’altra idea di uomo.
I dieci desideri dei bambini
Da “I dieci desideri dei bambini” – Claus-Dieter Kaul-Auer Verlag GmgH
Qualche estratto da questo piccolo grande libro, che consiglio di cuore…
In Italiano: I dieci desideri dei bambini, Auer Verlag 2002. Da richiedere a:
ASSOCIAZIONE “FACCIAMO UN NIDO”
Località Zuel di Sotto n. 101
32043 – CORTINA D’AMPEZZO (BL)
Telefono e Fax 0436/861776
e-mail: ass.facciamounnido@virgilio.it
1. Donateci amore
2. Prestateci attenzione
3. Lasciateci crescere, non obbligateci
4. Accompagnateci
5. Permetteteci di sbagliare
6. Dateci un orientamento
7. Indicateci limiti chiari
8. Siate affidabili
9. Mostrate i vostri sentimenti
10. Date spazio alla gioia
“Il bambino è la più grande e confortante meraviglia della natura, non un essere senza forza, quasi un recipiente vuoto da riempire della nostra saggezza, ma il costruttore della sua intelligenza, l’essere che, guidato da un maestro interiore, lavora infaticabilmente con gioia e felicità, secondo un preciso programma, alla costruzione di quella meraviglia della natura che è l’Uomo. Noi insegnanti possiamo soltanto aiutare l’opera già compiuta”.
Maria Montessori, La mente del bambino.
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Presentazione della pedagogia Montessori
Donateci amore
Molti adulti mettono condizioni. Espressioni tipiche, che tutti conoscono, sono per esempio “Quando avrai fatto i compiti, potrai andare a giocare”, oppure “Se finisci quello che hai nel piatto avrai il gelato”, ecc….
Il bambino recepisce questo comportamento e a sua volta pone le proprie condizioni: “Se sarò gentile con mia sorella, potrò andare al cinema”, “Se vado bene a scuola riceverò una macchinina telecomandata”…
Al bambino viene comunicato inconsciamente che l’amore può essere comprato, o quanto meno essere messo sullo stesso piano di qualsiasi oggetto. Così per i bambini qualsiasi lavoro e perfino il gioco diventa finalizzato soltanto a ricevere considerazione. Rimangono assolutamente strabiliati quando scoprono che, come adulto, dedico loro tempo e attenzione spontaneamente, senza aspettarmi nulla in cambio. In questo modo imparano a godere del loro lavoro o del loro gioco unicamente per sviluppare e perfezionare la propria personalità.
I bambini, per loro natura, possiedono la meravigliosa capacità di immergersi nell’immediato e di soffermarsi contemporaneamente nel presente. Perfino bambini che hanno perso tale equilibrio naturale e quindi la loro tranquillità interiore, possono trovare la via per mettere nuovamente in relazione il loro mondo interiore con il mondo esterno.
Per ritrovare questo equilibrio hanno bisogno di cerimonie e di rituali fissi, che diano loro la possibilità di ricevere vero amore.
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Presentazione della pedagogia Montessori
Prestateci attenzione
Noi adulti abbiamo molte idee astratte su ciò che il bambino può o non può imparare. E’ essenziale invece prenderci tempo sufficiente per osservarli giocare e per imparare da loro, e non pretendere sempre che raggiungano i nostri obiettivi e soddisfino le nostre aspettative.
Ciò significa che dovremmo vedere i bambini come sono e non come vorremmo che fossero. La capacità di osservare diventa un’arte vera e propria, vuol dire riuscire a reprimere l’impulso ad intrometterci nei processi infantili o addirittura cercare di accelerarli.
Maria Montessori chiama tutto ciò “attendere osservando“.
I bambini imparano attraverso attività spontanee, durante le quali sviluppano un’enorme energia.
E’ bello vedere con quale gioia, con quale profonda capacità immaginativa i bambini siano in grado di prendere personalmente in mano il proprio apprendimento quando sanno di essere rispettati.
Per noi adulti è importante distinguere fra osservare in modo attento e interessato, e osservare in maniera annoiata, per controllare.
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Lasciateci crescere, non obbligateci
Maria Montessori in un saggio dal titolo “Quando il vostro bambino ne sa più di voi” scrisse: “Facciamo l’ipotesi di una mamma rana, impazzita, che dica ai suoi girini “Uscite dall’acqua, inspirate bene l’aria fresca, giocate e divertitevi nell’erba verde e diventate delle piccole rane forti e sane. Venite con me perchè la mamma sa quello che è meglio per voi.”
Se però i girini tentassero di obbedirle, questo significherebbe di certo la loro fine.
Eppure questo è il modo in cui molti di noi cercano di educare i propri figli, pensando di farne cittadini utili e intelligenti. A questo scopo sprechiamo molto tempo e molta pazienza per correggerli. Se solo riuscissimo a rendercene conto, capiremmo che ci stiamo comportando esattamente come la rana impazzita.
Che cosa possiamo fare noi adulti, affinché il bambino utilizzi i suoi talenti e le sue potenzialità per svilupparsi al meglio?
E’ necessario creare per loro, a casa e a scuola, un ambiente olistico, ricco di stimoli. Nel far questo dobbiamo prestare molta attenzione per offrire ai bambini la possibilità, mentre studiano, di accumulare esperienze anche con la parte destra del cervello, perchè in generale oggi la maggior parte delle offerte di apprendimento sono indirizzate alla parte sinistra.
Accompagnateci
Molti degli adulti che adottano un’educazione libera si pongono in continuazione la domanda: ” Quando presento qualcosa a un bambino, questo non è già troppo direttivo o manipolativo? Non lo costringo ad una visione mia delle cose? Dove rimane allora la creatività?”
Col termine “presentazioni” nella scuola Montessori si intende il lavoro concentrato e rivolto totalmente al materiale: mostrare come lo si usa in maniera corretta senza la pretesa di doverlo usare sempre in quel modo.
Si tratta di risvegliare l’interesse per l’essenza del materiale, e si può parlare di un’esperienza olistica per il bambino come per l’adulto, solo nel momento in cui viene raggiunta una concatenazione di rapporti tra materiale e bambino, bambino e insegnante e insegnante e materiale.
Per entrambi nasce un’unione tra corpo, anima e spirito.
Tuttavia alcune presentazioni sono state interpretate ed usate dagli adulti in modi molto diversi.
Spesso il materiale viene “insegnato” con una presentazione e questa viene considerata una lezione da dover impartire. Per altri adulti invece la presentazione è paragonabile a un rituale pieno d’amore.
Si tratta in effetti di una questione di atteggiamento nei confronti del bambino.
I bambini chiedono una presentazione quando hanno un reale interesse per un dato materiale, o quando la vogliono sfruttare come possibilità di contatto con l’adulto.
Sanno che in questo modo avranno tutta la sua attenzione.
Naturalmente anche la qualità del materiale gioca un ruolo importante: il materiale montessoriano non ha bisogno di spiegazioni verbali e consente di agire affidandosi interamente alla mimica espressiva.
Durante la presentazione l’adulto deve tenere presente che per il bambino sta sempre in primo piano l’aspirazione cosciente a staccarsi dall’adulto per raggiungere la maggior indipendenza possibile e un libero sviluppo della sua personalità.
Per dirla con la Montessori egli chiede “Aiutami a farlo da solo!”.
Con questo concetto il bambino intende dire: mostrami come si fa. Non farlo tu al mio posto. Posso e voglio farlo da solo. Abbi però la pazienza di capire i miei percorsi. Forse sono più lunghi, forse ho bisogno di più tempo perchè voglio fare diversi tentativi. Per favore stammi solo a guardare e non intervenire. Farò esercizio, riconoscerò gli errori che faccio. Il materiale me li farà vedere.
Per questo motivo, anche dopo la presentazione, è importante che noi adulti ci teniamo semplicemente a disposizione senza intervenire, lasciando i bambini liberi di provare e di esprimersi a modo loro. Solo così potremo notare come agiscano in modi diversi con i vari materiali durante il lavoro libero.
Quando i bambini si sentono veramente accompagnati da noi adulti e non istruiti o controllati e quando noi diamo il tempo e la tranquillità necessari per le loro scoperte, si può notare quanto siano attenti nell’usare il materiale. Il rapporto amorevole e rispettoso verso di loro e con gli oggetti produce un effetto positivo anche nel contatto con gli altri bambini e con gli adulti.
Per genitori ed educatori accettare che l‘educazione non consista tanto in quello che si insegna, ma che sia piuttosto un processo che avviene da sé nel bambino, può essere difficile.
L’efficacia dell’educazione è tanto maggiore se non cerchiamo di educare direttamente, in maniera programmatica e intenzionale.
Il bambino intraprende attività che ci fanno stupire enormemente.
Come genitori e maestri dovremmo attribuire più importanza all’ambiente, alla preparazione e alla presentazione di materiali stimolanti, invece di darlo alle lezioni verbali: insomma, dovemmo parlare poco, spiegare meno, e fidarci di più dei bambini.
Permetteteci di sbagliare
“Che cosa cerchiamo realmente in un bambino? Quasi sempre siamo alla ricerca di errori e non solo di quelli che ha fatto, ma anche di quelli che potrebbe fare.
L’unica cosa che possiamo veramente fare è cambiare il nostro atteggiamento nei riguardi del bambino e amarlo di un amore che crede nella sua personalità e nel fatto che egli è buono, che non vede i suoi difetti, ma le sue virtù, che non lo reprime, ma lo incoraggia e gli dà libertà.“
Maria Montessori, Educazione e pace.
Molti adulti credono di essere di valido aiuto ai bambini facendogli notare continuamente i suoi errori o correggendoglieli. Spesso intervengono già prima, proprio per impedire ogni sbaglio.
I bambini educati da adulti così ambiziosi, sviluppano ben presto complessi di inferiorità e succede che poco dopo aver iniziato la scuola dicano “Non lo so fare” ancor prima di aver cominciato un lavoro.
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Dateci un orientamento
Noi adulti abbiamo per prima cosa bisogno di sapere come educare. Genitori e maestri sono spesso perplessi e privi di un orientamento quando devono trattare coi bambini.
Chiedono consigli, metodi e indicazioni per fare diversamente o meglio il loro lavoro educativo.
Ma trasmettere ad altri qualche esempio non serve, in fin dei conti si tratta solo di uno scambio di potere fra noi adulti: chi chiede esercita un potere con la sua impotenza, il “consigliere” tranquillizza con una risposta intelligente basata sulla sua apparente competenza.
In questo modo però non nasce un vero contatto che permetta di prendere seriamente e serenamente in considerazione il problema.
Dobbiamo sempre tenere in considerazione che i bambini non hanno bisogno di metodi migliori o nuovi, ma di persone pronte a cambiare.
Dovremmo essere sempre disponibili ad accettare il nuovo, l’imprevisto, e quindi ogni cambiamento in noi e nel nostro ambiente con pazienza, interesse, attenzione.
E’ importante che ci chiariamo le idee sulla direzione che vogliamo prendere, contemporaneamente però dobbiamo essere aperti a inevitabili cambiamenti di direzione.
E alla fine possiamo fidarci solo della nostra capacità di capire e, nell’educare, dobbiamo prenderci personalmente la responsabilità di ogni passo.
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Indicateci limiti chiari
La richiesta di limiti ben definiti provoca spesso grande insicurezza e senso di impotenza negli adulti che cercano strade nuove e vogliono resistere ai modelli educativi tradizionali.
Tra genitori ed insegnanti la paura di mettere limiti è dovuta a esperienze personali infantili, quando i limiti sono stati usati come sistema repressivo per fare o non fare quello che altri si aspettavano da noi. Si trattava per lo più di divieti indicazioni o ammonizioni che si appellavano al nostro Io “migliore”.
Ieri come oggi, nel porre questi limiti spesso non vengono viste né prese in considerazione le necessità personali. I bambini il più delle volte si devono adattare alle esigenze degli adulti per avere un riconoscimento e l’attenzione necessari al loro sviluppo.
A partire dagli anni ’70 è apparsa una marea di letteratura, la più diversa, che ha fornito in proposito consigli ed esempi. In primo piano troviamo le possibilità di risolvere i problemi con intelligenza, parlando in modo democratico.
In questo modo l’adulto ha la sensazione di venir incontro al bambino con molta comprensione, di non condizionarlo e tanto meno di trattarlo male, imponendo dei limiti.
Dimentichiamo tuttavia che i bambini piccoli non sono assolutamente in grado di seguire tali trattative sui limiti: essi percepiscono unicamente il modello linguistico, senza capire realmente il nocciolo del problema, che sarà loro chiaro solo in una successiva fase di sviluppo.
Per i bambini è importante constatare che noi adulti siamo consapevoli del fatto che i limiti posti spesso non piacciono e che riteniamo legittimo che esprimano i loro sentimenti piangendo o brontolando. Tuttavia i limiti restano fermi: non svaniscono con le proteste, né con i pianti.
E’ importante che lo percepiscano insieme al fatto che anche noi ci troviamo in una situazione difficile nei loro confronti: vogliamo loro bene, ma non permettiamo di fare qualsiasi cosa venga loro in mente.
I bambini hanno bisogno di confini per crescere in pace.
Se noi adulti abbiamo il coraggio di indicarli, in maniera chiara e rispettosa, il vantaggio è di tutti.
I bambini, sperimentando limiti e regole nel gioco, possono acquisirne una conoscenza profonda. Più tardi riuscirà loro più facile accettare limiti e regole e potranno usare libertà e limiti in maniera più autentica.
Con la competenza acquisita in questo modo, nella scuola elementare, possono raggiungere un elevato grado di consapevolezza nella fase successiva di sviluppo, tra i 14 ed i 21 anni. In questo periodo i giovani mostrano uno spiccato interesse per temi come giustizia e dignità umana, cause sociali, scoperte scientifiche di ogni tipo e responsabilità politica.
Riconosceranno che non porre limiti significa mancanza di responsabilità nei riguardi di se stessi e del prossimo.
“Nessuno deve oltrepassare i miei confini”, significa che in fondo il mancato rispetto e il disprezzo dei limiti porta a violazioni di individui e di popoli.
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Siate affidabili
I bambini hanno bisogno di relazioni stabili, sicure, basate sulla fiducia, nelle quali trovare un orientamento per le loro necessità.
Nella scuola elementare per i bambini più grande è di grande aiuto ad esempio lo scrivere ogni mattina alla lavagna il decorso che avrà la giornata.
E’ importante per loro che determinate attività, come il lavoro libero, il gruppo di discussione, la pausa, la lettura a voce alta, ecc…, abbiamo luogo sempre con lo stesso ritmo.
Così possono essere certi di avere a disposizione tempo sufficiente per i loro interessi e le loro inclinazioni personali, e tuttavia trovano anche uno spazio nel gruppo di discussione per esprimere i loro desideri e arrivare a una convivenza affettuosa e piena di rispetto.
Nascono così accordi e regole che adulti e bambini rispettano sicuramente.
Allo stesso tempo è chiaro per i bambini, che qualche volta le regole si devono cambiare per adattarle a necessità contingenti.
Accettare e rispettare questi cambiamenti è tanto più facile per i bambini, quanto più sono certi che determinati rituali, come la lettura a voce alta oppure festeggiare il compleanno tutti insieme, avranno sempre luogo con regolarità.
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Mostrate i vostri sentimenti
Per noi adulti è chiaro che i bambini oggi vivono più liberi e che si è più attenti ai loro sentimenti: anche per questo sono più facilmente vulnerabili.
Spesso, nell’accompagnare i bambini con l’intelligenza emotiva necessaria, dobbiamo fronteggiare richieste particolari.
Siamo attenti nel trattare i nostri bambini con giustizia, pazienza e rispetto e, nel far questo, comunichiamo loro informazioni perchè possano risolvere i problemi con sensibilità e avere buone relazioni. Ma esiste grande discrepanza fra la buona educazione e l’effettiva realizzazione.
Molti adulti pensano di poter risolvere i problemi in maniera razionale e per questo spesso parlano e discutono coi bambini, danno consigli, fanno esempi, in realtà si limitano a parlare ai bambini, anziché parlare con i bambini ed ascoltarli. Con tutti questi consigli si trascura spesso il fatto che una buona educazione ha molto a che vedere con i sentimenti.
Daniel Goleman, nel suo libro Intelligenza emotiva, descrive i risultati di ricerche che dimostrano quale ruolo giochino i sentimenti nella nostra vita.
Dagli studi fatti risulta evidente che successo e felicità, sia in campo familiare, sia in campo professionale, non dipendono tanto dal quoziente d’intelligenza, quanto da una vita emotiva consapevole. Egli chiama questa qualità “intelligenza emotiva“.
Per genitori ed insegnanti ciò significa pensare maggiormente ai sentimenti dei bambini, cercare di consolarli e di guidarli, immedesimandosi in loro.
Lo stesso principio vale per i nostri sentimenti personali.
Dovremmo imparare ad accettare sentimenti quali rabbia, tristezza, paura come parte della nostra vita, e considerare le tensioni emotive come un’opportunità.
Molti adulti invece non sono in grado di affrontare i sentimenti negativi propri e dei bambini: c’è chi sorvola e addirittura minimizza le emozioni negative, chi rimprovera o punisce i bambini per la loro esplosione emotiva. Altri sembrano particolarmente tolleranti perchè accettano i sentimenti dei bambini, però osservandoli più da vicino si constata che non offrono loro alcun aiuto concreto per risolvere i problemi o per porre limiti al loro comportamento.
John Gottman (Intelligenza emotiva per un figlio) dice che occorre:
. essere consapevoli dei sentimenti del bambino;
. vedere nella manifestazione dei sentimenti un’opportunità per potergli essere vicino e comunicargli qualcosa;
. ascoltare in maniera partecipe e confermare i sentimenti del bambino;
. aiutarlo a dare un nome alle emozioni;
. porre alcuni limiti e prospettare una possibile soluzione del problema.
Dalle ricerche è emerso che i bambini certi dell’amore e dell’appoggio degli adulti riguardo i loro sentimenti, sono più tutelati da un’eccessiva aggressività, da un comportamento asociale, da dipendenza da droghe, da un’attività sessuale prematura, dal suicidio.
Gottman e Goleman hanno inoltre appurato che i bambini che si sentono apprezzati e considerati dagli adulti, hanno prestazioni migliori a scuola, più amici, e una vita più sana e ricca di successi.
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Date spazio alla gioia
Stare con i bambini permette a noi adulti di affrontare le responsabilità della vita con una leggerezza tale che dovremmo sempre farci coinvolgere.
In tutte le situazioni difficili e nelle provocazioni, mi hanno sempre fatto ridere di cuore e reso felice le osservazioni dei bambini o le storie scritte da loro. Ricordiamo che gli sciamani indiani guariscono i malati nel momento in cui riescono a farli ridere.
Per me quindi è diventato un principio di vita e di lavoro provocare il riso nelle persone, raccontando favole scritte da bambini, e noto come la maggior parte delle persone si senta subito bene perchè è proprio il senso dell’umorismo che riesce a ristabilire un nuovo equilibrio fra sentire e pensare, tra ragione e fantasia.
Prospettive per una “nuova” educazione in questo secolo
Molti adulti pensano ancora che l’essere umano sia incline alla pigrizia e all’inerzia e per questo debba essere istruito, guidato da persone di maggiore autorità e soprattutto essere da loro controllato.
Ma gli esseri umani sono degni di fiducia, ricchi di inventiva, auto motivati, dinamici, creativi e costruttivi.
In un ambiente educativo olistico si crea un clima rassicurante nel quale vengono soddisfatti la curiosità e il desiderio naturale di imparare.
Al posto di una competitività distruttiva troviamo cooperazione, rispetto per gli altri, disponibilità reciproca. In questo ambiente i bambini, ma anche gli adulti, imparano ad apprezzarsi, sviluppano fiducia e considerazione in se stessi.
Scopriamo, in maniera sempre crescente, che l’origine della nostra idea di valore è dentro di noi e che un senso positivo della vita viene dal nostro interno.
In questo modo nasce in ogni singolo un dialogo costante fra scoperte intellettuali e scoperte emotive che portano a una gioia di imparare che dura per tutta la vita.
Anche Montessori disse: “La questione della vera riforma educativa è una questione di odio o amore. Il bambino che ama, che si sente amato, ha una natura dinamica. E’ un bambino che lavora molto, che non ha paura di far fatica e cerca disciplina, elemento naturale per le persone che vivono una vita normale. Un bambino che ama, nella sua maturità, diventerà l’uomo nuovo. E’ possibile prevedere una nuova società, nella quale l’uomo sarà più capace perchè quando era bambino gli è stata insegnata la fiducia.“
L’esperienza, ormai da anni, ha dimostrato che l’educazione futura sarà soprattutto una provocazione alla nostra immaginazione e la riscoperta del bambino che è in noi.
E’ quindi necessario abbandonare aspettative e pregiudizi e aprirci all’oggi. Noi adulti, quando impariamo, dobbiamo considerarci in modo olistico, cioè un insieme di corpo, anima e spirito per sentirci elementi integrati in un tutto attivo.
Ciò significa che non dobbiamo più insegnare i particolari ai bambini, ma far loro sentire il mondo visibile e invisibile come un insieme. L’educazione olistica include il cuore del bambino, il suo istinto, la sua fantasia, i suoi sentimenti.
Maria Montessori ha sviluppato questo modo particolare di imparare nella cosiddetta “Educazione Cosmica” elaborata tra il 1939 e il 1947, periodo in cui era in India.
“C’era una volta una regina che aveva tre figli. Il maggiore era un drago, il secondo era un cavallo e il più piccolo un uomo. I tre fratelli erano così diversi fra loro che nessuno capiva la lingua dell’altro. Benché la regina non avesse promesso il suo regno ad alcuno di loro, il più giovane si impadronì del potere e lo esercitò con grande crudeltà. Quando poi la regina ebbe anche una figlia, il figlio più giovane temette per il suo potere, fece un brutto incantesimo alla piccola principessa che si addormentò e non si svegliò mai più.”
La vecchia regina è la nostra anima. I tre figli sono il drago, ovvero la struttura cerebrale reticolare che corrisponde al tronco encefalico; il cavallo, che è la struttura limbica cerebrale, centro delle emozioni; la corteccia cerebrale, l’uomo, è la capacità razionale.
La principessa dormiente però è il quarto figlio, la farfalla cerebrale. Dobbiamo liberare la bella dormiente che è in noi. Come la farfalla ha le ali, e quando verrà svegliata il mondo delle larve e delle crisalidi scomparirà: la principessa distenderà le ali e volerà libera.
Spero che anche voi riusciate a liberare la farfalla assopita della vostra mente, che sappiate trovare diverse alternative per un’altra forma di educazione in questo secolo, anche se, talvolta, nella vita di tutti i giorni, ci possiamo sentire scoraggiati.
Nell’interesse di bambini mi esercito ogni giorno a credere nell’impossibile, e vi prego, fatelo anche voi.
Claus-Dieter Kaul
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Bibliografia consigliata
Intelligenza emotiva per un figlio. Una guida per i genitori– di John Gottman e Joan Declaire
Ogni genitore si interroga sui modi migliori per educare i propri figli a realizzare i loro talenti e godere della vita nella sua pienezza: in questo percorso di crescita, un ruolo fondamentale è rivestito dall’intelligenza emotiva, cioè dalla capacità di fondere le proprie attitudini con qualità come l’empatia e l’attenzione ai rapporti con gli altri. Psicologo noto in tutto il mondo proprio per i suoi studi sulle relazioni tra genitori e figli, Gottman mostra in questo libro in che modo i genitori possono diventare dei bravi “allenatori emotivi”: attraverso limpide spiegazioni e un ampio numero di esempi pratici, l’autore esamina le fasi cruciali dello sviluppo di bambini e ragazzi – dalla gestione dei sentimenti al controllo degli impulsi, dall’importanza dell’ascolto al superamento dei conflitti – e illustra passo dopo passo come trasmettere ai figli le qualità necessarie per crescere più forti e felici.
Educare ad essere. Una scuola dalla parte dei bambini (momentaneamente non disponibile)
Infanzia e società in Maria Montessori. Il bambino padre dell’uomo – di Raniero Regni
Il contributo che Maria Montessori ha dato alla pedagogia italiana ha attraversato il tempo e conserva intatto il suo valore anche oggi. Nel presente volume si mette a confronto la Montessori con alcune delle punte più avanzate della riflessione psicopedagogica, sociologica, etologica, filosofica e letteraria (Piaget, Bruner, Hayek, Lorenz Camus, Popper tra gli altri); accostamenti inaspettati che permettono di esplorare aspetti poco valorizzati o malintesi del messaggio educativo montessoriano.
I bambini, che belle persone! Centro nascita Montessori
Questo libro è un invito a guardare il mondo dell’infanzia con occhi molto attenti, ad osservare il bambino nella sua dignità di persona sensibile e sempre attiva. Si è scelto quindi di presentare una serie di fotografie che, nella loro immediatezza e semplicità di lettura, ci facciano riflettere su situazioni quotidiane che i nostri occhi distratti non vedono più: sulla straordinaria espressività dei bambini, sulle loro azioni mai banali, mai superflue… Accompagnano le illustrazioni alcune parole di Maria Montessori.
Montessori: perchè no? – a cura di G. Honegger Fresco
Si tratta di una vicenda del passato oppure il pensiero e le esperienze della pedagogista italiana hanno continuato a vivere, costituendo modello e spunto per imprese scolastiche e pedagogiche che vanno ben oltre le Case dei Bambini cui il suo nome è soprattutto legato? La risposta che viene offerta nel testo è affermativa e si fonda su scritti inediti della stessa Montessori, su testimonianze di discepoli, amici, studiosi di fenomeni formativi, personaggi di cultura, su resoconti di sue iniziative e realizzazioni nei vari luoghi in cui è trascorsa la sua esistenza, su documentazioni di “scuole” montessoriane sparse nel mondo e frequentate da bambini piccoli e adolescenti.
Paesaggio educatore. Per una geo-pedagogia mediterranea – di Raniero Regni
Il ruolo del paesaggio e la delineazione di una sua fisionomia: è questo il tema centrale del volume. Un argomento importante della psicologia sociale che si interroga su cosa sia oggi il paesaggio, che cosa insegna e come possa essere insegnato, indagando anche un particolare tipo di paesaggio che è il nostro, quello mediterraneo, capace di ispirare ancora una psicologia sociale, e addirittura un modello non solo educativo.
di Maria Montessori:
Il bambino in famiglia
Il bambino in famiglia raccoglie i testi di una serie di conferenze tenute nel 1923 a Bruxelles, nelle quali Maria Montessori traccia le proprie proposte per una Scuola dei genitori. Il volume è quindi una guida di igiene mentale a uso di genitori ed educatori, perché non si creino – anche inavvertitamente le premesse di quella che si manifesterà un giorno come una penosa (ma inevitabile) incomprensione nei rapporti tra genitori e figli.
Il segreto dell’infanzia
Madri ed educatori troveranno in questo libro il mondo in cui s’ambienta il metodo montessoriano: “l segreto dell’infanzia” crea infatti lo stato d’animo preliminare all’intelligenza di una pratica pedagogica logica e chiara, che conduce sottilmente alla progressiva scoperta delle verità intellettuali. Il muto e misterioso lavoro del bambino nei suoi primi tre anni, l’incarnazione dello spirito umano nella giovane creatura divengono una verità acquisita alla nostra coscienza, una rivelazione a cui ognuno può attingere suggerimenti per meglio orientare il processo formativo.
La scoperta del bambino
La scoperta del bambino è la sintesi e il coronamento degli scritti in cui Maria Montessori ha delineato il suo metodo pedagogico, basato sul lavoro creativo cui è chiamato l’insegnante. Il volume segue lo sviluppo psicologico del bambino da quando, dopo il segreto travaglio dell’apprendimento del linguaggio, si volge al mondo che lo circonda, fino agli anni dell’insegnamento elementare. Sottolineando l’incessante interazione tra le percezioni del bambino, i suoi atti e la mente che acquisisce, illustra il materiale montessoriano e il suo uso negli esercizi pratici e sensoriali. Centrali sono anche il tema della formazione dell’insegnante e la polemica contro i pregiudizi che pesano sullo sviluppo della mente infantile.
Educazione per un mondo nuovo
Il libro propone un’analisi scientifica della personalità del bambino. Con un’esposizione sempre piana, Maria Montessori tratta delle grandi capacità del bambino e delle sperimentate possibilità del suo sviluppo psichico e intellettuale. Scritto dopo la terribile esperienza della guerra, questo libro segna il tentativo di delineare attraverso l’educazione i tratti di una comunità mondiale pacifica e armonica.
Dall’infanzia all’adolescenza
In questo lavoro, pubblicato al culmine della maturità intellettuale e dell’impegno in campo pedagogico, Maria Montessori analizza le caratteristiche psicologiche che contraddistinguono il periodo evolutivo che va dalla seconda infanzia all’adolescenza sino alle soglie della maturità e alla frequenza universitaria, individuando risposte educative e didattiche pertinenti con le specifiche esigenze cognitive, emozionali e sociali emergenti in queste particolari fasi evolutive. Dalle sue riflessioni emergono un quadro psicologico di grande interesse e attualità, indicazioni didattiche chiare e coerenti, nonché una proposta curricolare e organizzativa di scuola secondaria centrata su una preparazione culturale “ampia, profonda, completa”, attenta alla esigenza prioritaria di fornire ai giovani condizioni concrete per la costruzione della propria identità sociale e personale. Ne emerge un modello di scuola che pone al centro dell’attenzione i bisogni dell’adolescente, un soggetto da cui dipende il futuro dell’umanità, come sottolinea l’autrice, ma che si trova ad attraversare una fase di “cambiamento radicale nella sua persona” che richiede un “cambiamento radicale nella sua educazione”.
Educare alla libertà
II metodo educativo Montessori, applicato in centinaia di scuole in tutto il mondo, ha rivoluzionato nel profondo la pedagogia degli ultimi cent’anni, proponendo un’idea del bambino completamente diversa da quella fino allora accettata. Il fanciullo viene visto come un essere completo, dotato naturalmente di un’energia creativa e affettiva, e il principio fondamentale che deve improntare la sua educazione è quello della libertà, da cui naturalmente emergerà la disciplina. Questo volume comprende alcuni dei brani chiave del pensiero montessoriano che offrono ai genitori e agli educatori di oggi utili spunti di riflessione per crescere dei bambini liberi, autentici, spontanei, responsabili.
La mente del bambino. Mente assorbente In questo libro Maria Montessori si inoltra nel mistero di quel periodo in cui si organizza la mente. Definisce i caratteri, i limiti e le insospettate possibilità della prima forma della mente del bambino, quella mente assorbente che tutto riceve e ritiene, ma che di alimento ha bisogno per il suo sviluppo così come di alimento materiale ha bisogno il corpo.
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L’importanza dell’ambiente nella pedagogia Montessori
L’ambiente riveste per la Montessori un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la crescita dei bimbi; la scuola deve essere in grado di accogliere bambini di età diverse coinvolgendoli e stimolandoli nelle attività individuali e di gruppo, accrescendo in loro il senso di appartenenza a una collettività e nello stesso tempo dando loro piena libertà di movimento e di azione.
In altre parole, accogliendoli in un luogo caldo e rassicurante, aperto alle scelte e al lavoro di ciascun piccolo alunno.
Gli arredi devono essere pensati e studiati tenendo conto dell’età e della corporatura dei piccoli e costruiti all’insegna della leggerezza in modo che, proprio a causa della loro fragilità, rivelino un utilizzo sbagliato o mancanza di rispetto da parte di coloro che ne fanno regolarmente uso (per questo motivo, nelle scuole montessoriane gli scolari si servono di piatti di ceramica, bicchieri di vetro, soprammobili fragili: i bambini sono, in questo modo, invitati a coordinare i movimenti con esercizi quotidiani di autocontrollo, autocorrezione e prudenza).
Il mantenimento dell’ordine, della pulizia e della bellezza sono i compiti principali che i bimbi sono chiamati ad adempiere e ciò nella convinzione che solo un ambiente ordinato e organizzato è in grado di far emergere le virtù nascoste di chi lo frequenta e lo vive.
L’istinto e il bisogno fondamentali del bambino sono quelli di un adattamento attivo al mondo delle cose e delle persone, misurate e commisurate alle sue personalissime istanze.
Non v’è ambiente sociale, ha scritto Maria Montessori, nel quale non vi siano individui che abbiano esigenze e livelli diversi.
Per questo stesso fatto la scuola è un ambiente che deve accogliere bambini di età eterogenea e adatto al lavoro individuale o di piccolo gruppo.
Il suo parametro di misura è dunque la casa, con spazi articolati, irregolari, ricchi di ‘angoletti nascosti’, di ‘cantucci tranquilli’ dove lavorare, pensare, immaginare con i propri tempi e ritmi interiori.
Ma anche ambiente preparato nel senso della misura, con oggetti e arredi proporzionati all’età e al corpo dei bambini stessi, rivelatori dell’esattezza e dell’ordine, qualità che suggeriscono una disciplinata attività autonoma; ambiente accogliente e caldo, rassicurante e vissuto con un positivo senso di appartenenza.
L’ambiente scolastico diventa ambiente di vita nel quale i bambini sono impegnati gioiosamente al mantenimento dell’ordine, della pulizia, della bellezza. Queste attività, definite esercizi di vita pratica, hanno una funzione importante e significativa sia nella “Casa dei bambini” dove favoriscono il perfezionamento psico-fisico e la coordinazione dei movimenti, sia nella scuola elementare dove assume maggior rilievo la dimensione della autonomia responsabile e quindi della socialità.
La scelta metodologica montessoriana assegna all’insegnante e all’adulto anche da questo punto di vista una assunzione di responsabilità circa i rischi collegati all’uso di materiali ‘reali’.
Nella Scuola Elementare l’ambiente sarà razionalmente organizzato e articolato anche in vista della più attiva ricerca di relazione e di socialità che sono caratteristiche di questa età.
Esso dovrà favorire:
la sperimentazione e il lavoro individuale e di gruppo;
la lettura e la consultazione di testi con una essenziale biblioteca di classe;
la raccolta, lo studio e la valorizzazione di elementi forniti dalla natura come occasione per la ricerca e le uscite di osservazione;
l’apertura alla realtà extrascolastica e al territorio (la scuola entra nel mondo e il mondo entra nella scuola);
le attività manuali legate al “lavoro dell’umanità”, ma sempre collegate allo sviluppo della mente.
“Il lavoro della mani” ha scritto Maria Montessori “deve sempre accompagnare il lavoro della mente in virtù di una unità funzionale della personalità”.
Come è noto, l’ambiente tipico di una scuola montessoriana si distingue per la presenza dei necessari ‘strumenti’ di lavoro psico-motorio e intellettivo dei bambini, strumenti definiti “materiali di sviluppo e di formazione interiore”.
Il bambino, come peraltro ogni essere vivente, è guidato dai suoi misteriosi impulsi vitali ad adattarsi all’ambiente, assorbendone i caratteri.
Laddove esso sia confuso, instabile, incompiuto, né utile né necessario, privo di attrattiva e di interesse e non direttamente utilizzabile per una personale sperimentazione di conoscenza, ebbene il bambino assimilerà questi caratteri negativi senza poter esercitare in modo chiaro, preciso e finalizzato i propri poteri psichici e mentali. In sostanza gli è impedita o resa difficile la stessa formazione del suo proprio carattere.
Per questo motivo di fondo, strettamente legato alla costruzione di una personalità attiva e disciplinata, l’ambiente educativo montessoriano è stato definito come maestro di vita e di cultura, come ambiente educatore.
Il lavoro organizzato è la dimensione pratica nella quale vivono e si realizzano i due presupposti scientifici che sostengono le ragioni e la necessità del metodo Montessori:
Il primo di essi riguarda il bambino, ossia la sua natura che gli ‘comanda’, attraverso spinte interiori, impulsi delicati e profondi, di realizzare il proprio sviluppo psichico.
È soltanto la natura che gli suggerisce che cosa fare, quando farlo e come farlo, e lo guida nella creazione dei propri ‘organi psichici’ (si pensi al movimento e al linguaggio) mettendogli a disposizione particolari e temporanee sensitività.
Queste presiedono alla preparazione e formazione di forze e poteri che non potranno essere positivamente acquisiti quando i corrispondenti periodi sensitivi abbiano cessato di agire in modo intenso e dominante.
Pertanto lo sviluppo psichico non avviene a caso né ha origine da stimoli esterni: certamente il bambino deve essere esposto all’ambiente alle cui spese si sviluppa; ma se l’ambiente è necessario affinché il bambino agisca e incarni se stesso, la propria creazione psichica e mentale è il risultato di una ‘volontà interna’, di un misterioso segreto vitale: “In questi rapporti sensitivi tra il bambino e l’ambiente, sta la chiave che può aprirci al fondo misterioso in cui l’embrione spirituale compie i miracoli della crescenza”.
Il secondo presupposto afferma che i bambini hanno una forma mentale propria e diversa dall’adulto: è la mente inconscia e assorbente, creatrice della natura dell’uomo e della sua cultura: movimento, linguaggio, pensiero, amore.
Ma il bambino non crea e assorbe a caso, ma attraverso una guida severa e ordinata.
Egli segue leggi costanti che creano normalmente i fatti dello sviluppo rispettandone i tempi di manifestazione ed esplosione.
Per il solo fatto di vivere il bambino impara o meglio assorbe e fa suo tutto ciò che l’ambiente offre alla sua attenzione trasformandolo in cultura e civiltà e assicurando così la continuità storica dell’umanità.
La scuola, a partire da questi fatti e fenomeni naturali, è perciò ‘coltivazione’ dell’umanità, aiuto alla sua espansione e formazione: “le menti in via di sviluppo hanno l’avidità di un corpo affamato”.
La cultura del bambino è, dunque, il risultato del suo libero lavoro nel corso di esperienze personali donde egli trae e assorbe gli elementi costitutivi, i quali si fissano nel suo spirito preparandosi a dare nuovi frutti.
La scuola nel suo insieme e le aule non sono confini limitanti, ma luoghi di storie e di esperienze, perché il bambino circolandovi liberamente scopre nuove possibilità di lavoro e di conoscenza.
Il bambino istintivamente si porta dove c’è opportunità di lavoro, di esperienza, di osservazione, di studio.
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Il ruolo dell’insegnante nella scuola Montessori
I bambini desiderano conoscere e sapere, domandano e ricercano, pensano e immaginano perché istintivamente sanno che i fenomeni e i fatti debbono essere spiegati e giustificati e che essi ‘vivono’ e esistono secondo determinate leggi e proprietà.
Ogni cosa è pensata in una visione più vasta della realtà.
Ma, ha scritto Maria Montessori, essi “hanno bisogno di ricevere risposte complete, che provocano il loro entusiasmo e suscitano il bisogno di nuove ricerche e di attività intensa”.
Gli insegnanti dovranno essere all’altezza di tale prorompente bisogno, “ampliando la loro vita psichica”, penetrando con le loro ricerche in campi inesplorati, aprendosi a più larghi orizzonti, impadronendosi di nuove conoscenze di cui forse non sospettano l’esistenza.
L’insegnante montessoriano opera con la fondata speranza che ogni individuo è chiamato dalla natura a realizzare la propria evoluzione psichica, secondo un disegno da essa preordinato, purché egli viva in un ambiente adatto alle forme del suo lavoro.
L’insegnante non giudica i risultati conseguiti dal bambino, ma le cause che ne impediscono o ritardano l’ascesa, provvedendo ad osservarle e capirle, e a modificare le circostanze che ostacolano il normale sviluppo.
Per questo motivo egli non ha un centro e una periferia nella classe ed è contemporaneamente assente e presente: è vicino al bambino che richiede la sua presenza, gli siede accanto con una piccola sedia, gli parla dolcemente e brevemente, senza sovrastare il bambino con il corpo e la parola adulti.
Aiuta senza interrompere e correggere, e questo aiuto è dato senza disturbare il lavoro e la concentrazione degli altri bambini.
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Il materiale Montessori
Il materiale Montessori è il capitolo centrale del metodo.
Il materiale è, per così dire, un eserciziario dello spirito, in quanto il bambino vi esercita la propria sensorialità ed intelligenza, liberamente attirato dalle segrete informazioni e dalle inesplorate soluzioni che esso racchiude.
Penetrando il materiale strutturato, i bambini si rendono conto di come operano, pensano, adottano ipotesi, congetture e soluzioni, di come classificano, risolvono problemi e modificano le proprie rappresentazioni mentali.
Poiché il loro lavoro è intimamente personale, essi sperimentano e conquistano il sentimento della propria autonomia e identità.
Maria Montessori, pur scusandosi di non aver saputo individuare un termine equivalente e meno ambiguo, ha sempre precisato che la normalizzazione non è una azione correttiva e emendativa dell’adulto.
Essa è il ‘ritorno’ spontaneo del bambino alla espressione e sperimentazione delle sue forze positive e costruttive: è dunque, un processo di auto-normalizzazione, di liberazione dei poteri sani da stati di coscienza e di comportamento che ne impediscono l’adattamento attivo.
La normalizzazione è la rinascita della normalità bio-psichica attraverso la quale il bambino riprende interesse, desiderio di lavoro, sforzo e soddisfazione nell’attività prescelta.
La libera scelta e il lavoro appropriato sono le ‘medicine miracolose’ che canalizzano lo spirito del bambino nella scoperta della sua più profonda natura: il fare e il saper fare, non imposti e giudicati dall’adulto, ma sperimentati nell’attività con le ‘cose’ in un ambiente sociale a sua volta non violento, non competitivo, né selettivo, né emarginante.
Questo aspetto dell’educazione montessoriana è stato sempre notato e riconosciuto come il tipico effetto di un intervento indiretto dell’ambiente che offre l’opportunità di ‘auto-riformare’ le proprie tendenze di fuga, di opposizione, di abbandono, di capriccio.
La guarigione del bambino è nelle sue stesse mani, proprio nel senso della mano che riprende ad esplorare, a fare, a pensare, a conoscere.
Il termine curricolo viene usato in questo progetto nel suo significato largo, come espressione operativa di un programma o di un corso di studio organizzato e sequenziato secondo particolari assunti psicologici che ne motivano sia i processi che i metodi.
Gli obiettivi non sono, nella metodologia montessoriana, qualcosa da cui partire o a cui giungere; essi sono modificazioni di conoscenze e comportamenti iscritti nel processo stesso del lavoro del bambino.
Pertanto il curricolo che si propone è la scoperta e la descrizione della cultura infantile di cui la Montessori è stata la ricercatrice infaticabile, facendocene conoscere la nascita, lo sviluppo e i contenuti, e il modo in cui il bambino la incarna diventando individuo colto e competente.
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IL CURRICOLO DELLA SCUOLA D’INFANZIA
Vita pratica e socialità
La vita pratica e la cura dell’ambiente. La vita pratica e la cura della persona. La vita pratica nella relazione sociale. Motricità fine e controllo della mano. Esercizi di movimento determinanti il bisogno di coordinazione e controllo psicomotorio. I travasi. L’esercizio del silenzio. L’esercizio del filo.
Obiettivi: ordine mentale; verso l’autonomia e l’indipendenza; autodisciplina; rispetto di sé, degli altri, delle cose; unità di libertà e responsabilità; l’analisi dei movimenti.
Educazione sensoriale
Senso visivo: dimensioni, forme, colori. Senso uditivo: rumori e suoni. Senso tattile: barico, termico, stereognostico. Sensi gustativo e olfattivo. La lezione dei tre tempi. Il training sensoriale: ulteriori sviluppi e raffinamenti. La memoria muscolare. Suono e movimento.
Obiettivi: verso l’astrazione; analisi; attenzione; concentrazione (capacità di distinzione, discriminazione, confronto, misura, classificazione, seriazione, generalizzazione, ecc.).
Il linguaggio.
Arricchimento e proprietà del linguaggio. Nomenclature classificate. Giochi linguistici per la scoperta della funzione logica, comunicativa e grammaticale del linguaggio. Preparazione diretta e indiretta alla scrittura. L’analisi dei suoni. L’esplosione della scrittura. Il perfezionamento: calligrafia, ortografia, composizione. L’esplosione della lettura: dalla parola alla frase. I comandi. La grammatica come preparazione alla lettura totale. Giochi grammaticali intuitivi: funzione, posizione, simbolo. Le scatole grammaticali; prima tavola per l’analisi logica (materiale fisso e mobile); tavole dei suffissi e dei prefissi. Il libro: la lettura, la conversazione, l’ascolto. L’arte di interpretare. Le parole delle immagini.
Obiettivi: padronanza fonemica del continuum fonico; padronanza grafemica del continuum grafico. Il linguaggio come denominazione e classificazione; la costruzione delle parole e le loro variazioni semantiche; analisi del linguaggio e analisi del pensiero; la funzione comunicativa: narrazione e auto-narrazione; il linguaggio e la vita simbolica; il bambino grammatico verso la metalinguistica.
La mente logico-matematica
La base sensoriale delle strutture d’ordine e le astrazioni materializzate. Primo piano della numerazione (cellula germinativa del sistema decimale). La struttura del sistema decimale: 2° piano. La simbolizzazione. Le quattro operazioni: approccio sensoriale e intuitivo. La memorizzazione.
Obiettivi: la scoperta del numero come unità e insieme; la padronanza simbolica delle quantità; le funzioni del contare: separare, aggiungere, dividere, distribuire, togliere, sottrarre, ripetere, ecc… Il lavoro della mente: successioni, gerarchie, seriazioni, relazioni, uguaglianze, differenze, ordinamento, ecc… Il linguaggio matematico e l’ordine delle cose.
Educazione cosmica
Il tempo dell’io e il tempo sociale: passato, presente, futuro. La misura del tempo cronologico. Il tempo biologico. Tempi e cicli della natura. Il tempo della civiltà: storia materiale (utensili, casa, trasporti, mezzi di protezione, ecc.). Lo spazio dell’io. Gli spazi sociali. Lo spazio bi e tridimensionale. Lo spazio rappresentato. Lo spazio misurato. Lo spazio del mondo: costituzione e forme (acqua, terra, continenti, penisole, isole, fiumi, montagne, vulcani, pianure, ecc.). La materia: forme e stati. Le forze della materia. Gli organismi viventi: funzioni e bisogni. Il cosmo nel giardino: lo stagno, l’orto, la fattoria (etologia e biologia animale, biologia vegetale). Il linguaggio scientifico della natura: nomenclature e classificazioni.
Obiettivi: primo avvio alla comprensione delle costanti cosmiche; approccio alla visione di interdipendenza ed ecosistema nei processi evolutivi umani e naturali; osservazione e sperimentazione tra favola (cosmica) e realtà; introduzione al vissuto dei viventi.
L’educazione musicale
Rumori e suoni nella natura e nella super-natura; riconoscimento, analisi, rappresentazione (altezza, timbro, durata, intensità, ecc). Il bambino costruttore di suoni e di oggetti sonori. Suoni, ritmi e movimento. Il suono e il gesto; suono e colore. I suoni organizzati: analisi e riproduzione: ninne nanne, filastrocche, cantilene, fiabe musicali e loro traduzione drammaturgica in piccolo gruppo. Il coro; l’inventa-canto; l’inventa-orchestra. Striscia storica degli strumenti musicali. Il silenzio e l’ascolto. Approccio ai generi musicali. Verso la scrittura e la lettura musicali.
Obiettivi: comprensione della natura e del fenomeno del suono; esplorazione dell’io sonoro; educazione sensoriale all’ascolto; la socialità del suono; creatività interpretativa e produttiva.
Educazione all’arte rappresentativa
Il contesto: educazione alle forme, alle dimensioni, ai colori. Composizione di colori e scale cromatiche. Educazione della mano, organo motore del segno. Dall’arte degli incastri alle decorazioni spontanee.Le carte colorate. Forme e colori nella storia; forme e colori nella natura. Il disegno spontaneo: gli aiuti indiretti. Il disegno spontaneo si ‘racconta’. L’espressione plastica: materiali e tecniche. La cartella personale ed evolutiva del lavoro pittorico del bambino. Il museo dei manufatti artistici.
Obiettivi: dal controllo della mano al controllo del segno; dalla composizione dei colori alla espressività del colore; il disegno decorativo ed ornamentale e la geometria delle forme; disegnare per raccontare e immaginare; la mano e la materia: le forme dei volumi.
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