Dettati ortografici APRILE

Dettati ortografici APRILE – Una collezione di dettati ortografici (difficoltà miste) sul mese di aprile, per la scuola primaria.

Aprile
Prati verdi, agnellini saltellanti, uccelli che preparano il nido amorosamente, ruscelli canori che scorrono tra sponde fiorite, lucertole che si scaldano al sole, farfalle dalle ali screziate: ogni cosa graziosa e gentile allieta questo mese, che è uno dei più belli dell’anno. “Aprile dolce dormire” dice il proverbio, ed è anche vero; ma è dolce anche vivere in questo mese. Talvolta piove, sì, “aprile ogni giorno un barile”,  ma è pioggia benefica. I campi, gli orti, i prati se la bevono con avidità. Gli alberi hanno indossato il vestito nuovo di fronde tenere e verdi e se ne compiacciono. Il mondo sembra tutto nuovo, tutto lustro, vivido e luminoso. (Palazzi)

Aprile
In Italia il primo aprile è un giorno particolare. I ragazzi si divertono a fare le burle e gli scherzi più strani che chiamano pesci d’aprile. Per esempio, se ti dicono: “Hai una mosca sul naso” e tu ci credi,   ti hanno fatto un pesce d’aprile. Si attribuisce l’invenzione del pesce d’aprile al popolo di Firenze: pare infatti che un tempo, in quella città, il primo d’aprile ci fosse l’usanza di mandare i semplicioni a comperare, in una certa piazza, del pesce che era soltanto raffigurato. Altri pensano che questa tradizione abbia avuto origine in Francia: forse perchè tanto tempo fa, in alcune città l’anno ufficiale cominciava il primo aprile. In seguito, quando si adottò il nuovo calendario, il capodanno cadde il primo di gennaio; ma alcune persone lo dimenticarono e continuarono a festeggiarlo come prima: per questo furono chiamati sciocchi o pesci d’aprile.

Aprile
Il nome di questo mese viene da “aprire” perchè la terra si apre sotto l’impeto della vegetazione, i fiori si schiudono, gli insetti escono dal loro involucro per mettere le ali. Durante questo mese, in genere, si celebra la Pasqua. Non vogliamo dimenticare inoltre il pesce d’aprile, a cui è scherzosamente dedicato il primo giorno di questo mese. Sempre in questo mese cade l’anniversario della Liberazione. Uno dei fiori caratteristici di aprile è il glicine.

Aprile
Aprile è un mese gentile, odoroso di fiori, tiepido di sole. Le siepi sono tutte in veste bianca: fra l’erba odorano le viole, il cielo è dolcemente azzurro. La campagna è ormai tutta verde. Le rose sono in boccio e sono pieni di fiori anche gli alberi da frutto: meli, peri, susini e ciliegi.

Aprile
In aprile anche la pioggia è piacevole e lietamente accolta. Le pioggerelle frequenti ed insistenti di questo mese rendono  meno dure le zolle disseccate dai venti freddi di marzo, saziano la sete delle erbe e degli alberi, permettono alle radici di succhiare avidamente dal terreno gli umori necessari alla vita. (G. G. Moroni)

Aprile
Aprile, ce lo dice il suo nome, apre la porta all’ingresso trionfale della stagione dei fiori, degli uccelli, dei cieli sereni e splendenti d’azzurro. Il fremito di vita nuova, che sembra animare ogni zolla, è avvertito intimamente anche da noi: si rivela nel desiderio di godere in pace questo sole giocondo, di giocare fuori all’aperto, di contemplare lietamente ciò che avviene attorno a noi. (G. G. Moroni)

Aprile
D’aprile si ammirava il felice fiorire della campagna. Gli alberi erano vividi di foglie, il campo era verde di grano. La vite cominciava a gettare le prime aguzze foglioline. Accanto al campo passava un gregge di pecore guardate dal cane, ch’era il più alto di tutte; e il pastore con la mazza alzata le spingeva sulla strada perchè non mangiassero il grano tenero, ch’era stato tanto tempo sotto la neve. (G. Titta Rosa)

Aprile
Aprile è un bel mese, nè caldo nè freddo, con un cielo dolcemente azzurro, gli alberi in fiore, il canto degli uccelli. Le rondini, ormai tutte tornate dai lontani paesi, hanno ritrovato il loro nido dove, presto, cinguetteranno i rondinini.

Aprile
Aprile, dolce dormire. E tu, la mattina, resteresti tanto volentieri fra le lenzuola. Non essere pigro, non senti gli uccellini che cantano, le rondini che garriscono, le campane che suonano? Tutti sono già al lavoro, uomini e animali. Aprile ti chiama, col suo bel cielo azzurro, con gli alberi fioriti, col dolce venticello che fa frusciare le foglie. Non lasciare senza risposta il suo appello.

Aprile
Aprile, ogni giorno il suo barile. E quasi ogni giorno il cielo si vela di nuvolette leggere, manda sulla terra una pioggia gentile che ristora la campagna, disseta le piante, rinfresca l’aria. E, a ogni goccia di pioggia che cade, è un fiore che sboccia, una gemma che si apre, una foglia che ingrandisce. Aprile è, forse, il più bel mese dell’anno.

Aprile
La campagna è ormai tutta verde. Gli alberi sono pieni di foglie e di fiori, le siepi sono ammantate di bianco, l’erbetta tenera e verde copre la terra, gli uccellini cinguettano allegramente. Ogni balcone ha una pianta fiorita. Il cielo è dolcemente azzurro, il vento fa frusciare le foglie degli alberi. Benvenuto, aprile!

Aprile
Avanti, bel mese sorridente! Tu fai sbocciare, ogni giorno, cento e cento fiori profumati, rose di macchia, convolvoli, campanelle, glicini e lillà. Il tuo venticello è tiepido e profumato, nei tuoi occhi si rispecchia l’azzurro del cielo. Benvenuto, aprile!

Aprile
Aprile arrivò e aveva in mano un ramo fiorito. Vide che marzo, quel fratellino pazzerello, aveva fatto il suo dovere, ma non troppo. C’era, sì, qualche fiore, c’era, sì, qualche spicchio di cielo azzurro, ma per aprile non bastava. Spazzò il cielo e subito tutte le nuvole si allontanarono. Toccò, col suo ramoscello, gli alberi e subito questi misero tanti fiori e tante foglie. Aprile non si stancava: la sua fatica era leggera e dolce.

Aprile
Aprile è arrivato. La gente apre le finestre e invita l’aria tiepida ad entrare; le ragazze cantano felici. Fiori dappertutto. Perfino le piantine che crescono sulla strada e che tutti, camminando, schiacciano col piede, mettono un fiorellino, piccino, ma coraggioso. Gli insetti escono dalla terra e si mettono a volare.

Aprile
Qualche volta il cielo si vela, ma è un velo di pioggerella leggera: dà un’annaffiatina ai fiori e sparisce. Quando aprile si avanza tra i fiori, le farfalle e gli insetti ronzanti, tutto rinasce a nuova vita. Gli alberi sono in fiore, il cielo è dolcemente azzurro, nei prati odorano le violette e sui vecchi muri si arrampica il glicine profumato.

Aprile
Quanti fiori nei giardini, ad aprile! Nascoste, fra l’erba, sbocciano le violette profumate, sulla siepe, le rose di macchia. Ecco i garofani rossi di fiamma, le campanelle azzurre, le margherite fatte a stella. Ogni pianta ha il suo fiore. Anche le piantine che non si sa come si chiamano, hanno messo il loro bocciolino. Le api volano sui fiori e visitano il fiorellino più modesto come il fiore più splendente.

Aprile
Aprile deriva da “aprire”, perchè con questo mese comincia la bella stagione, si schiudono gemme e fiori, e la terra si apre alla vegetazione.
La natura è nel suo pieno rigoglio. Quali sono i fiori tipici dell’aprile? Il glicine, che ammanta con la sua veste smagliante i vecchi muri e le terrazze; il lillà, i cui fiorellini sono golosamente visitati dagli insetti che ne cercano la gocciolina di nettare nascosta in fondo ai calici; gli alberi da frutto, meli, peri, ciliegi, tutti in fiore.

Gli insetti sono ormai tutti in piena attività: farfalle di tutti i colori, vespe, calabroni, api… Tutti gli animali che erano caduti in letargo nella cattiva stagione si sono ormai risvegliati: bisce, lucertole, tassi, ghiri e pipistrelli. Inoltre sono tornate le rondini che hanno già cominciato a riattare il nido.

Nel cielo intensamente turchino qualche nuvola leggera sdrucciola lentamente. Il sole sparge sui campi il suo calore tiepido e dolce. Gli uccelli, ebbri di gioia, cantano. Nei prati, le primule e le margherite sollevano le timide testine al sole che le ha risvegliate. I boschi si ravvivano di profumi e di canti. Il ruscello inargentato rinnova la sua musica antica, fra sorrisi azzurri di mammole e di pervinche. Nei campi, i susini ed i ciliegi in fiore sembrano lunghe sciarpe rosee e bianche. La primavera! Dappertutto ha diffuso la sua giovinezza, il suo riso, la sua bellezza, la sua luce. (G. Barbetti)

Aprile
Aprile è un bel mese di primavera. Il cielo è dolcemente azzurro e soltanto qualche nuvoletta bianca vaga qua e là sospinta da un venticello lieve. I prati sono fioriti. Sbocciano, fra l’erba, le margherite bianche che sembrano stelline, le primule, le viole; i bambini le colgono e ne fanno mazzetti che offrono alla mamma e alla maestra. Aprile, dolce dormire. I bambini, la mattina, non vorrebbero aprire gli occhietti pieni di sonno, ma la mamma li bacia in fronte e dice: “Sù, è tardi!”.

Il mese di aprile

La primavera avanza lentamente; l’accompagnano molte fioriture, molti risvegli, un buon tepore ed anche la benefica pioggia o il vento  che trasporta i semi. La campagna si anima notevolmente poichè si lavora da per tutto. Sui pascoli montani tornano gli armenti che sono stati a svernare nelle pianure.
I contadini impiegano bene il mese di aprile con l’intensa ripresa dei loro lavori: completano la semina di patate, fagioli, lenticchie, granoturco, riso; nelle vigne spargono lo zolfo ramato, disinfettano i tralci ed i tronchi contro la peronospora. Intanto nei frutteti proseguono la potatura delle piante e gli innesti. Grandi lavori si fanno nell’orto dove si rinnovano trapianti e semine di cardi, carote, lattughe, rape, cetrioli, zucchine, trifogli, mentre si raccolgono i primi asparagi, i piselli, le insalate. Anche il giardino vuole semine e trapianti: garofani, astri, violaciocche, verbene e tanti altri fiori daranno alla primavera la gioia dei loro profumi e dei loro colori.
Aprile anticamente era consacrato a Cibele, madre degli dei. Il suo nome deriva dal latino “aperire”, che vuol dire aprire; infatti, in questo mese, tutto si apre a nuova vita.

Canzone d’aprile

Cielo d’aprile, fresco come acqua viva, canta: la rondine è tornata. Nubi bianche e nere, scendete: il pesco è appena fiorito. Venti del sud, correte: gli agnelli sono sul prato. Sole, per te si è aperto il primo fiore: bacia la terra. Lampi, lucidi come fuoco, brillate: i pampini inverdiscono la vite. Tuoni duri come rombi di battaglia, squarciatevi sopra il grano: ha sete. E voi grilli e farfalle, allodole e merli, tenete compagnia al contadino che lavora. E voi bisce acquaiole che giocate con le rane dagli occhi pendule: uscite. E voi, semi, piante, fiori, gioia della terra, rallegrate il cuore degli uomini. (L. Davanzo)

Aprile

Aprile arrivò e aveva in mano un ramo fiorito. Vide che marzo, quel fratellino pazzerello, aveva fatto il suo dovere, ma non troppo. C’era sì qualche fiore, c’era sì qualche spicchio di cielo azzurro, ma per aprile non bastava. Spazzò il cielo e subito tutte le nuvole si allontanarono. Toccò, col suo ramoscello, gli alberi e subito questi misero tanti fiori e tante foglie. Aprile non si stancava: la sua fatica era leggera e dolce. (M. Menicucci)

Così è aprile

Ogni albero è una nuvola verdognola di foglie che incupiscono ad ogni bacio del sole, a ogni scossa di vento.
E nel vento, che odore! Odore di peschi e di ciliegi e di meli e di albicocchi e d’ogni grazia di dio. Un frullo da una siepe: c’è un nido; e la mamma covava. Eccola lì che si lamenta, ci dice che ci leviamo subito di torno, che le facciamo paura.
Guardate il grano come cresce: par che non veda l’ora di buttar fuori la spiga. E le viti non piangono più: sventolano i pampini teneri e tra i pampini è il piccolissimo grappolo.

E’ una mattina di aprile

Dal cielo grigio cominciano a cadere le prime gocce di pioggia. Esse si fanno sempre più fitte e l’aria sembra intessuta di fili d’argento. Vero è il proverbio: “Aprile ogni giorno un barile”.
Le persone che passano per la strada cercano un rifugio. I tetti delle case, gli asfalti delle strade, le piante luccicano sotto la pioggerellina fine ed insistente.

Aprile in campagna

Ti viene incontro il verde tenero dei prati che appaiono così morbidi che si ha la tentazione di sdraiarvisi dentro, di sentire sul viso, sulle mani, ovunque, la freschezza di quell’erba nuova.
E poi gli alberi in fiore che danno una improvvisa emozione: quel delicato e gentile pesco rosa che pare una nuvola illuminata dal sole al tramonto, quel vaporoso albero bianco che appare come incappucciato di neve.

Aprile sui monti

In alto c’è ancora neve, ma sotto i verdi pascoli si sono fatti più verdi, più intensamente colorati. Le mandrie escono dagli stalli e vanno lentamente da un prato all’altro, da un pendio all’altro; il suono dei campanacci porta una acuta malinconia nel cuore di chi ascolta, come di voce che si perde lontano nel silenzio dei boschi. Appaiono siepi in fiore, una festa multicolore fatta di innumerevoli fiori che sembrano gocce di cielo, immagini di paradiso.

Fiori d’aprile

Fra i fiori selvatici, aprile dona l’azzurra pervinca, lungo le siepi, e nei fossi, riuniti in grappoli, i fiorellini delicati del nontiscordardime. Adornano i prati innumerevoli ranuncoli dai fiori giallo – oro, e le graziose pratoline.
Nei giardini fioriscono le fresie, le giunchiglie, l’anemone e il giaggiolo; da balconi, da muri, da cancellate pendono ricchi grappoli del fiore del glicine… mentre nell’aria appaiono le prime farfalle e arrivano gli uccelli migratori.

Arrivano gli usignoli

Siamo alla metà di aprile. Si susseguono giornate limpide e chiare e notti palpitanti di stelle. Il biancospino ha lasciato cadere gli ultimi petali di immacolato candore e si sta rivestendo di un tenero verde.
Eccoli, arrivano gli usignoli. Vengono di notte alla spicciolata. Arrivano prima i maschi, cercano il posto ove hanno formato il loro nido l’anno scorso, e cantano per richiamare le spose.
L’usignolo sceglie per il suo impareggiabile canto le ore del tramonto, della notte, dell’alba. (T. Bettolo)

Un giorno d’aprile

Un giorno d’aprile il vento disse al sole: “Proviamo a fare un bel disegno nel cielo?”
“Ebbene, comincia tu”, rispose il sole.
Il vento cominciò. Scese nel mare, si caricò di nuvole e andò a stenderle nel cielo. Che bei disegni! Parevano fiori, alberi, animali, montagne. Ma le nubi erano quasi tutte dello stesso colore.
“Ora tocca a te!” disse il vento.
Il sole, zitto zitto, si fece prestare tante goccioline dalle nuvole e tra quelle goccioline mandò i suoi raggi. Oh, che bellezza! Subito nel cielo si disegnò un bell’arco di sette colori: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto.
Tutti gli uomini e gli animali che lo videro stettero lì incantati a guardare. (E. Nuccio)

Profumi e colori

Verso la fine di aprile le viole, i giacinti, i narcisi, i tulipani, i nontiscordardime traboccano dalle aiuole. Il glicine si veste di grappoli violacei. Il caprifoglio è tutto un mazzetto color miele. Le serenelle folte di corimbi bianchi e lilla profumano l’aria. Tra poco sbocceranno le rose: a maggio.

Due pesci d’aprile famosi

Famoso è rimasto lo scherzo preparato a Roma dal sarto Pasquino ai danni di un avaro signore. Un anno, ai 31 di marzo, parecchi romani si videro recapitare un biglietto d’invito a pranzo per l’indomani da parte del ricco signore. E il giorno dopo, tra lo stupore generale, tutti si presentarono puntualmente a palazzo. Rimandare tanta gente indietro sarebbe stato uno scandalo; così il pranzo dovette essere preparato e gli ospiti dovettero essere accolti, sia pure a malincuore. Ma che lezione fu quella per l’avaro!
Qualche anno fa a Verona furono annunciati i balli svedesi, nell’Arena, per il primo di aprile. Oltre duemila persone acquistarono i biglietti. Aspetta, aspetta… i balli non cominciavano mai… Ad un certo momento gli spettatori videro apparire in mezzo all’Arena un enorme pesce di carta, mentre un ragazzetto si presentava alla folla facendo ballare sulle dita… i fiammiferi svedesi. L’incasso fu destinato a pubblica beneficenza.

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Poesie e filastrocche su APRILE

Poesie e filastrocche su APRILE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Nuvoletta gentile
Vanno le pecorelle
per le strade del cielo,
coprono sole e stelle
con un leggero velo.
Camminan dolci e quiete
notte, mattina e sera
e sciogliendosi in pianti
adornan di brillanti
madonna primavera.
La nuvola più bianca,
pur non essendo stanca,
non vuol più camminare
perchè da un fior che ha sete
s’è sentita invocare.
La chiaman le sorelle;
ma la nube gentile
in cielo non c’è più:
è discesa quaggiù,
dal fiore dell’aprile. M. Gianfaldoni Miserendino

Aprile
Questo mese canterino
che ha un fioretto sullo stemma,
non dimentica un giardino,
non si scorda di una gemma.
Mostra i suoi color più belli
da ringhiere e da cancelli.
Cuor contento ed occhi puri,
con un filo d’erba in bocca,
mette il verde anche sui muri.
S’addormenta in mezzo al prato:
è felice d’esser nato.
Sopra il monte aspetta il sole.
Tutti i doni ha nella sporta
per lasciarne ad ogni porta.
Ma per sè altro non vuole
che la piuma di un uccello
per ornarsene il cappello. Renzo Pezzani

Aprile
Così aprile in un giorno
m’ha dipinto il giardino:
di bianca calce tutto il muro intorno
e tutto il cielo del più bel turchino.
Di verde non ha fatto economia.
E’ così verde questa terricciuola
che sembra l’orto della poesia.
Che chiasso di colori in ogni aiuola
e quanti fiori, quanta fantasia
di blu, di rossi, di celesti e viola!
C’è un fior per tutti in questo mio giardino!
Fanne un mazzetto da portare a scuola!
Così dipinse April questa mia breve
terra intingendo il pennello nel cuore
fin che bastò il colore. Renzo Pezzani

Aprile
L’alba del tuo ritorno, o dolce aprile,
con infinita gioia salutiamo:
“Benvenuto” diciamo
“mese ridente, tiepido e gentile!” V. Lima Nicolosi

Aprile
Aprile pittore
sai dirmi quant’ore
avrai consumato
per rendere il prato
sì vago e sì bello?
Non ebbe il pennello
del tuo più divino
il grande d’Urbino!
Di mille colori
dai tingere i fiori
e il verde sfumare
di tinte ore chiare
ora cupe – i nidi
ti mandano gridi
festanti – fu greve
l’inverno di neve!
Ma tanto gentile
sei tu, vago aprile! A. Fucigna

Stornelli d’aprile
Fior d’amaranto
è tornato l’april, tiepido è il vento,
e già stilla dai tronchi il primo pianto.
Fior di frumento
mentre stilla dai tronchi il primo pianto,
ride di fiori l’albero contento. E. Panzacchi

Piccolo motivo d’aprile
La sorella ricama
nell’orto un fazzoletto.
Oh, come è lustro il tetto
di brina stamattina!
Una pendula rama
le tocca la testina.
Che strepito nel cielo,
che contesa canora!
La sorella lavora
con un sorriso gaio…
le scende un fior di melo
sul piccolo telaio. Marino Moretti

Pioggia d’aprile
Sui campi stamattina
scende una pioggia fina,
e musica soave
spande per ogni dove.
Tutta se ne commuove
la terra, che riceve
questa freschezza lieve
che dolcemente piove. A. Orvieto

Pioggia e sole d’aprile
Son aghi sottili
che sembrano fili
di liquido argento
stroncati dal vento.
La pioggia s’arresta,
la nube dilegua;
nell’ora di tregua
gli uccelli fan festa.
Ma i piccoli fili
d’acciaio lucenti
cadendo sottili
ritornan frequenti.
S’arresta la piova…
e il sole ritrova
tra nuvole rade
le azzurre sue strade. G. Cesare Monti

Canto d’aprile
C’è fra i rovi, ieri non c’era,
l’erba che trema come un verde fuoco,
l’ha perduta per gioco
la giovane primavera.
La pecorella vestita di lana
ora strappa le tenere foglie,
e per ogni ciuffo che coglie
batte un tocco di campana.
A quel suono fiorisce il pesco,
si schiudono le finestrelle,
e le rondini col cuore fresco
giungono dalle stelle.
L’acqua chioccia nella peschiera
rotonda come una secchia,
e l’allodola dentro vi specchia
il suo canto di primavera. R. Pezzani

Aprile
Allorchè torna aprile
campeggia sopra il prato il fiordaliso
e nell’acqua che corre
si specchia ogni bel viso.
Sull’albero l’uccello
canta soavemente: chi lo sente
rivede il paradiso. N. Moscardelli

Canto d’aprile
Già frondeggia, sfiorito, il biancospino
che primo salutò la primavera:
già il nido i merli, sul leccio e sul pino,
chiassosi fanno: e al giunger della sera
l’usignolo flauteggia innamorato.
Già grida nell’azzurro
il volo delle rondini veloci:
già le garrule voci
dei bambini sul prato
sopraffanno il sussurro
dei fiorellini a schiera,
e il cuore delle mamme, in quelle voci. V. Masselli

Pesci d’aprile
Attento, attento bambino!
C’è per aria un pesciolino
di panno, sporco di gessetto,
e qualcuno sussurra: “Lo metto
sulla schiena al più distratto”.
E’ un pesciolino matto,
un pesciolino d’aprile.
Se ti tocca, sii gentile;
si tratta d’un piccolo gioco,
uno scherzo che dura poco,
non più d’un giro di sole,
e l’usanza così vuole.
Il pesciolino che vola,
tra i piccoli della scuola,
è un segno primaverile
della gaiezza infantile.
Attento, attento bambino:
vola vola il pesciolino. V. Masselli

Mario
E’ come il cielo d’aprile:
piange, ma basta un nonnulla
(un passerotto che frulla,
o una pagliuzza) e il cortile
ode il suo riso beato.
Vedi? Il sereno è tornato.
Ma dura poco: si turba
(basta un nonnulla: una rossa
mela che coglier non possa,
o un’ape che lo disturba);
versa di pianto un barile…
E’ come il cielo d’aprile. M. Castoldi

Pioggia d’aprile
Attoniti dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti
guardano gli uccelletti,
mettendo acuti gridi
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata
dalla finestra bassa
come lor guardi e ridi.
E’ nuvola che passa. L. Pirandello

Aprile
Ecco aprile giovinetto
che ha negli occhi le viole.
Con il primo mite sole
vien danzando per le aiuole
un allegro minuetto.
Lo salutano i ruscelli,
canticchiando in freschi cori:
lo salutano gli odori
delle mammole e dei fiori
ed il trillo degli uccelli. D. Dini

Pioggia d’aprile
Nuvole pazzerelle!
Scherzano su nel cielo
in un momento intessono
intorno al sole un velo.
Poi leste quattro gocciole
di pioggia spruzzan giù:
e al sol fuggendo, gridano:
“Adesso asciuga tu!” L. Schwarz

Aprile
Aprile, dolce dormire,
nel bianco tuo lettino,
mentre la cincia trilla
e frulla il cardellino… Hedda

Canti della mattina
Cantan le rose e cantan le viole.
cantano i gigli dalle verdi aiuole:
“Buongiorno, o sole!”.
E canta l’usignol, canta lo storno,
cantano i monti e il mare intorno intorno
“O sol buongiorno!”. R. Fucini

Il mago d’aprile
Buongiorno, mago aprile!
Sei tornato? – Si desta
al semplice suo tocco
con tre ghirlande in testa
nell’orto l’albicocco;
l’acacia nel cortile
mette il più bel monile;
le rondini dai nidi
gridano: “Vidi! Vidi!”
Buongiorno! Lo sparuto
margine del fossato
si veste del più ricco
mantello di broccato
per te, che faccia spicco;
e il ruscello già muto,
ripreso il flauto arguto
suona, portando al mare
argenti e perle rare. A. S. Novaro

Aprile
Verde, festoso, gentile
è il panorama d’aprile;
sembra dipinto a pennello
da qualche grande pittore.
“Guardate il cielo, che bello!”
bisbiglian le viole in fiore.
“Guardate il mare, che incanto!”
dicon le vele nel vento.
“Guardate le erbe, che manto!”
cantan le nubi d’argento.
Son fratelli e compagni
torrenti, rivoli e stagni;
son compagni e fratelli
passeri, tordi e fringuelli;
son fedelissimi amici
steli, germogli e radici. (L. Folgore)

Ritorna aprile
Allorchè ritorna aprile
campeggia sopra il prato il fiordaliso,
e nell’acqua che corre
si specchia ogni bel viso;
sull’albero l’uccello
canta soavemente:
e chi lo sente
rivede il paradiso. (N. Moscardelli)

Aprile
Andiamo a trovare
aprile
sull’erba dei prati!
Lo vedremo giocare
col vento lieve
di primavera,
snidare
col tiepido sole
i pigri animaletti,
lanciare
coi bimbi folletti
grossi aquiloni.
Andiamo a trovare
aprile. (A. Russo)

Aprile, dolce dormire
Svegliati, svegliati, campanaro,
la rondine canta, il cielo è chiaro!
Piglia la corda e suona le campane,
chè il fornaio vuol fare il pane,
ogni cuor vuol palpitare.
Ma in ogni casa mamma è desta,
e spalanca la finestra,
e fa tutto, ma pianino,
chè ancora dorme il suo bambino…
(Dorme con le manucce strette
e l’angelo chissà cosa ci mette).
E le campane delle chiesuole:
“Ah, che buon’aria! Oh, che buon sole!”
Fiorito è il monte, lucente il mare,
e tu, perchè non ti vuoi svegliare? (U. Betti)

Aprile
Escono i bambini dalla scuola,
e siedon sotto i nespoli in fiore,
sulle rive profonde del fiume.
Il cielo immobile e chiaro
moltiplica i loro sorrisi. (A. Madaro)

Sera d’aprile
Batte la luna soavemente
di là dei vetri,
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch’essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo (A. Pozzi)

Aprile
April dolce dormire!
E caldi calci, voi
fingete non sentire
la mamma e i baci suoi.
Eppur son già quattr’ore
che gli uccellini, a frotte,
cantan sui rami in giore
i sogni della notte.
Levatevi! C’è il sole,
che splende allegramente
nel cielo azzurro, e vuole
tutta scaldare la gente. (G. Mazzoni)

Aprile
Aprile, l’incerto, non sa cosa fare.
Gli piace la pioggia
la grandine bianca
il vento
le nubi
il sole
le viole…
Portate l’ombrello
perchè pioverà!
Portate il cappello
gran caldo farà… (K. Jackson)

Saluto d’aprile
E’ venuto aprile!
Dall’uscio ha fatto capolino
come un bambino!
Come un bambino che tenta
i primi passi, e poi si sgomenta,
e pensa… e ride con gli occhi stupiti
color del cielo,
ride al mondo grande,
alle nuvolette di velo! (U. Betti)

Aprile
Ancora assonnato
è il prato invernale
… che riposa.
Lenta, silenziosamente, vi cresce
la barba dell’erba; e tu, aprile,
ti diverti a tirarla e a spettinarla
con un pettine di vento, che è odoroso
più del miele…
E tremano e ridono il bosco
il cespuglio e la siepe:
perchè sulla loro
tenera pelle sta ora facendo
il solletico l’aprile scherzoso. (A. Toth)

Aprile
Aprile, il gran pittore,
va a spasso col pennello
e mette giù colore
per fare il mondo bello.
Dipinge di celeste
l’occhietto ai fiordalisi;
col bianco fa la veste
dei candidi narcisi;
alle margheritine
mette nel cuore il giallo;
alle campanelline
dà un tocco di corallo.
Di luce e di colore
veste la terra intera.
Poi domanda il pittore:
“Ti piace, oh primavera?”. (P. Antico)

Il mago Aprile
“Buongiorno, Mago Aprile!
Sei tornato?”. Si desta
al semplice suo tocco
con tre ghirlande in testa,
nell’orto l’albicocco;
l’acacia nel cortile
mette il più bel monile.
Le rondini dai nidi,
gridano: “Vidi, vidi!” (A. S. Novaro)

Pioggia d’aprile
Cadi piano, o sottile
pioggia primaverile!
Non battere la cima
del biancospino gentile,
se prima non l’ho visto. (dal giapponese)

Pioggia d’aprile
Che pazzerelle nuvole!
Scherzano su nel cielo…
In un momento intessono
intorno al sole un velo;
poi, lese, quattro gocciole
di pioggia spruzzan giù,
al sole, fuggendo, gridano:
“Adesso asciuga tu!” (L. Schwarz)

Gioia d’aprile
Per sapere la gioia dell’aprile
bisogna, amici, uscir per i sobborghi,
mirare il ciel, le vie dorate, gli orti,
e i colli che traspaiono laggiù.
Prime foglie tremanti su la rama
nuda, o lucenti nella terra bruna!
Si vorrebbe  baciarle ad una ad una,
piangendo di dolcezza e di bontà.
Una distesa d’orti. In primo piano:
selvette d’insalata ricciolina,
viali d’aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù.
Dietro: tappeti di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte, scure fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu.
Nello sfondo, robinie che la guazza
ha ingioiellato di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti…
e il cielo azzurro… La serenità. (D. Valeri)

E’ aprile

Ho visto, sotto i culmini dei monti,
bianchi di neve, disserrarsi i fonti;
scender chiare fiumane alla pianura,
e risalir le greggi alla pastura.
E al piano ho visto i campi di frumento
mareggiar verdi nel soave vento.
E volando sul mare di zaffiro,
ho sentito cantare il suo respiro,
e ho visto aprirsi vele di speranza,
ali di fiamma, sopra ogni paranza.
Genti: è aprile! La nuvola che va
spande sul mondo la felicità. (D. Valeri)

E’ nato aprile

Aprite le finestre: è nato aprile!
Il verde nei sentieri è traboccato,
escon le pecorelle dall’ovile.
Aprite le finestre: aprile è nato!
Spicchi di cielo sembran tutti i rivi,
nuvole rosa tutti i peschi in fiore,
e gli alberi di nidi si fan vivi,
ringiovanisce in ogni petto il cuore.
Le prime rose infiorano gli altari,
odora su dai prati il primo fieno;
la rondinella, attraversati i mari,
solca di voli e stridi il ciel sereno.
In tripudio d’amor si rannovella
tutta la terra e muta il grezzo panno
in una veste rilucente e bella.
Aprite, aprile, gioventù dell’anno! (F. Castellino)

Sera d’aprile

Batte la luna soavemente
di là dai vetri
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch’essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo. (A. Pozzi)

Prato d’aprile

C’era un prato: con folte erbe, frammiste
a bianchi fiori, e gialli, e violetti;
e fra esse un brusio di mille piccole
vite felici; e se sull’erbe e i fiori
spirava il vento, con piegar di steli
tutto il prato nel sol trasecolava.
E volavan farfalle, uguali a petali
sciolti dai gambi; e si perdean rapidi
i miei pensieri in quell’aerea danza
ove l’ala era il fiore e il fiore l’ala. (A. Negri)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Proverbi sui mesi dell’anno

Proverbi sui mesi dell’anno – una raccolta di proverbi e detti popolari sui mesi dell’anno, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Gennaio
Non c’è gallina nè gallinaccia che di gennaio l’uovo non faccia.
Epifania tutte le feste si porta via.
Gennaio asciutto, grano dappertutto.
Gennaio ortolano tutta paglia e niente grano.

Febbraio
Febbraio asciutto, erba da per tutto.
Pioggia di febbraio empie il granaio.
Chi vuol di avena un granaio, la semini in febbraio.
A Carnevale ogni scherzo vale.
A Carnevale, si conosce chi ha la gallina grassa.

Marzo
Marzo asciutto e april bagnato, beato il villan che ha seminato.
La nebbia di marzo non fa male, quella di aprile toglie il vino e il pane.
Di marzo chi non ha scarpe vada scalzo, e chi le ha le porti un po’ più in là.
Per l’Annunziata è finita l’invernata.
Se marzo non marzeggia, aprile non verdeggia.
Se marzo non marzeggia, april mal pensa.

Aprile
Aprile, dolce dormire.
Aprile freddo: molto pane e poco vino.
Aprile temperato non è mai ingrato.
Se tagli un cardo in aprile, ne nascon mille.
Aprile e maggio son la chiave di tutto l’anno.
D’aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
D’aprile non ti scoprire, di maggio vai adagio.
Aprile fa il fiore e maggio gli dà il colore.
Aprile dolce dormire, gli uccelli a cantare, gli alberi a fiorire.

Maggio
Maggio asciutto e soleggiato, molto grano a buon mercato.
Se di maggio rasserena ogni spiga sarà piena, ma se invece tira vento nell’estate avrai tormento.

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre
Tuono dell’ottobrata, bella e calma l’invernata.
Uomo di vino non vale un quattrino.
Ottobre piovoso, campo prosperoso.
A santa Riparata ogni oliva olivata.

Novembre
A novembre si lasciano campi e orti per dedicarsi più ai nostri morti.
Di novembre quando tuona è segnal d’annata buona.
Novembre bagnato, in aprile fieno al prato.
Per santa Caterina, o acqua o neve o brina.

Dicembre
Dicembre gelato non va dispezzato.
Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia.
Fino a Natale, il freddo non fa male, da Natale il là, il freddo se ne va.
Dolce invernata, poca derrata.

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Poesie e filastrocche I MESI DELL’ANNO

Poesie e filastrocche I MESI DELL’ANNO – una raccolta di poesie e filastrocche a tema, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Mesi
Gennaio porta il ghiaccio sul mantello
febbraio è corto e porta freddo e neve
marzo ha con sè il tempo poco bello
aprile vien con fiori ed aria leve
maggio ha i fiori e il tempo mite
giugno fa biondeggiar le messi d’oro
luglio porta i bagni e lunghe gite
agosto al contadin porta lavoro
settembre mette il vino nelle botti
ottobre getta il seme nella terra
novembre porta le lunghe notti
dicembre abbraccia l’anno e lo sotterra.

L’anno, i mesi e i giorni
Io so, bimbo, d’un albero
che cresce in tutti i siti,
i sami suoi son dodici,
di foglie rivestiti.
Ad ogni ramo pendule
stan trenta foglioline,
addentellate al margine
da ventiquattro spine.
Trapunte d’or, di porpora,
sa un verso scintillanti,
son nell’opposta pagina
oscure e scoloranti.
Ed ogni notte staccasi
dall’albero una foglia
infin ch’ei nudo all’aria
rimane di sua spoglia.
Ma in quell’istante spuntano
le gemme a cento a cento
e i rami si ricoprono
di nuovo vestimento.
Così per anni e secoli
quella vicenda dura;
e l’albero fatidico
del tempo è la misura. (E. Berni)

I dodici fratelli
Gennaio vien tremando
col cappotto e lo scaldino
vien febbraio schiamazzando
in costume d’Arlecchino
marzo porta vento a iosa,
una rondine e due viole
porta aprile un pesco rosa
che ti desta al nuovo sole
maggio canta e da lontano,
tre usignoli fanno coro
giugno tiene nella mano
una spiga tutta d’oro
luglio porta ceste piene
di susine e pesche bionde
porta agosto due sirene
che si specchiano nell’onde
se settembre si fa bello
con tre pampini di vite
reca ottobre un gran fardello
di castagne abbrustolite
poi novembre viene stanco
per la nebbia che l’assale
vien dicembre tutto bianco
con l’abete di Natale.
Sono dodici fratelli
che si tengono per mano
tutti buoni tutti belli,
anno nuovo ti aspettiamo. (G. Noseda)

I mesi dell’anno
Gennaio porta pasqua epifania,
febbraio sciala in maschera per via,
marzo per mano tien la primavera,
aprile d’ogni verde s’imbandiera.
Maggio i giardini sogna delle fate,
giugno dispensa l’oro dell’estate,
luglio ed agosto nella gran calura
godon beati la villeggiatura.
Settembre s’affaccenda per il vino,
ottobre rompe ricci di castagne,
novembre fa canute le montagne,
dicembre esulta davanti al Bambino. (I. Drago)

I mesi dell’anno
Gennaio mette ai monti la parrucca,
febbraio grandi e piccoli imbacucca;
marzo libera il sol di prigionia.
April di bei color gli orna la via;
maggio vive tra musiche d’uccelli,
giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
luglio falcia le messi al solleone,
agosto, avaro, ansando le ripone;
settembre i dolci grappoli arrubina,
ottobre di vendemmia empie la tina;
novembre ammucchia aride foglie in terra,
dicembre ammazza l’anno e lo sotterra. (A. S. Novaro)

I mesi dell’anno
Gennaio porta gelo e nevicate,
febbraio grandi balli e mascherate,
marzo arriva col vento e le viole,
aprile ha l’erba per le capriole.
Maggio ci dà le rose profumate,
giugno le spighe dal bel sol dorate,
luglio ha le trebbie e sempre gran lavoro,
agosto buone frutta rosse e d’oro.
Settembre mette l’uva giù nel tino,
ottobre cambia il mosto in un buon vino,
novembre butta giù tutte le foglie,
dicembre per il fuoco le raccoglie. (O. Turchetti)

I mesi
Aprendo la sua porta
gennaio tira tira.
Febbraio gamba corta,
lo segue e gira gira.
Va marzo pazzerello
col vento nel cestello.
E sparge i fiori aprile,
sì gaio e sì gentile.
Il maggio par che voli
fra rondin e usignoli.
Poi giugno va beato
di spighe inghirlandato.
E luglio porta il sacco
di candida farina.
Agosto ha la sua sporta
di frutta sopraffina.
S’aggirano settembre
e ottobre dentro il tino.
E mesto va novembre
coi fiori e il lumicino.
Dicembre chiude l’anno
in una stanza oscura.
Ma, furbo, capodanno,
vi scopre una fessura.
Gennaio fa passare
per poi ricominciare
il giro giro tondo
che dura quanto il mondo. (F. Manisco)

Girotondo di dodici fratelli
Girotondo, girotondo!
Quanti sono? Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca,
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito.
Tien per mano il più piccino
della schiera e il più furbetto;
febbrarin carnevaletto,
detto pure il ventottino.
Lo vedete quant’è buffo
nel vestito d’Arlecchino,
lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?
Un sentore di viole…
ecco marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello
ricci al vento e viso al sole.
E’ una gioia rivederlo;
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina appresso un bimbo
dolce, pallido, gentile.
Pratolino, ovvero aprile,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro quel biondino.
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
Maggio, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti;
benedici tutti quanti
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco al tuo posto
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli
buoni: giugno, luglio, agosto.
Nudi sono come l’aria,
ma ciascun porta un suo fregio:
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria,
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti;
spighe, il terzo, barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
Ma quest’altro, avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
E’ settembre, occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malia,
ch’ha il profumo del cotogno…
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo, ed è gioconda
la canzon ch’odo cantare:
“Sangue chiaro e sangue fosco
dà la vigna, e noi beviamo
l’uno e l’altro, e salvi siamo!”
Matto ottobre, ti conosco.
Ahi, quei due che vengon ora,
musi lunghi, brutta cera
da ammalati, veste nera
ci predicon la malora!
Tien novembre un ramo secco
all’occhiello del gabbano,
e dicembre nella mano
più non porta che uno stecco.
Nei tasconi del loro saio
racan freddo e amare pene…
Ma vedete, ora chi viene?
Di bel nuovo è qui gennaio…
Girotondo, girotondo,
sono dodici ragazzi,
buoni e tristi, savi e pazzi:
e nel mezzo è il vecchio mondo. (D. Valeri)

I mesi dell’anno
Gennaio porta il ceppo e la Befana
febbraio carnevale e tramontana;
marzo le pratoline e le viole;
le rondinelle aprile e il dolce sole;
salutan maggio gli uccellini in coro;
giugno ha tra il fieno lucciolette d’oro;
luglio è biondo di grano al solleone;
agosto porta frutte dolci e buone;
settembre ha l’uva d’oro e di rubino,
ottobre poi la pigia dentro il tino;
novembre porta i fiori al camposanto,
dicembre culla i semi sotto il manto. (E. Bossi)

I mesi dell’anno
Vien gennaio freddoloso
con la barba di ghiaccioli
sotto il ciel cupo e nevoso.
I suoi undici fratelli
son febbraio, marzo, aprile,
maggio, giugno, luglio, agosto,
poi settembre il più gentile
ed ottobre col suo mosto
ed infin novembre brullo
e dicembre ultimo nato
che riporta nel cuore di ognuno
il bambino tanto sognato.
Che simpatica famiglia
reca sotto il suo mantello!
Nessun mese si somiglia
e a suo modo ognuno è bello.

I mesi dell’anno
Gennaio infreddolito
chiamò febbraio intirizzito
marzo, il burlone
svegliò aprile dormiglione.
Maggio aprì i suoi fiori
giugno uscì coi suoi colori,
luglio portò calura,
agosto recò l’arsura,
settembre andò al mare
e non aiutò ottobre a vendemmiare.
Vicino al camino novembre
aspettava l’ultimo, dicembre.

I mesi dell’anno
Va a sciare il buon gennaio
veste in maschera febbraio
marzo ha tante rondinelle
d’april piove a catinelle
con le rose giunge maggio
con le spighe giugno il saggio
ci fa luglio soffocare
si riposa agosto al mare
a settembre piace il mosto
ha già ottobre a scuola un posto
con le nebbie vien novembre
gioia e feste canta dicembre.

I mesi dell’anno
Dice gennaio: chiudete l’uscio
dice febbraio: io sto nel mio guscio
marzo apre gli occhi e inventa i colori
aprile copre ogni prato di fiori
maggio ti porge la rosa più bella
giugno ha nel pugno una spiga e una stella
luglio si beve il ruscello d’un fiato
sonnecchia agosto all’ombra sdraiato
settembre morde le uve violette
più saggio ottobre nel tino le mette
novembre fa di ogni sterpo fascina
verso il presepe dicembre cammina.

I mesi dell’anno
I bimbi lo sanno
che i mesi dell’anno
tra grandi e piccini
son dodici in tutto.
Se ognuno ha il suo fiore
se ognuno ha il suo frutto
nessuno è tra loro
più bello o più brutto.
Son tutti fratelli
ognuno ha un mestiere
chi cura i piselli
chi porta un paniere
chi pota, chi innesta,
chi ara, chi miete,
chi porta una brocca
di acqua a chi ha sete;
chi versa uno scroscio
di pioggia lucente.
Nessuno sta in ozio
guardando la gente.
Più bella famiglia
nessun vedrà mai.
Son dodici mesi,
e tutti operai. (R. Pezzani)

Girotondo dei dodici mesi
Girotondo sul nevaio
con gennaio e con febbraio
e per marzo pazzerello
girotondo con l’ombrello.
Girotondo al campanile
con la Pasqua dell’aprile
e per maggio ciliegino
girotondo col cestino.
Giugno ai campi, luglio al mare
girotondo da sudare.
Fugge ai monti agosto in fretta
girotondo sulla vetta.
Con settembre ottobre vola
girotondo per la scuola
e novembre, ecco, è già qui
girotondo con gli sci.
Poi, vestito di Natale,
fa dicembre il gran finale
e saluta capodanno
girotondo tutto l’anno.

I mesi
Cari amici il tempo vola
vanno i mesi a malincuore
presto giugno mietitore
verrà a chiudere la scuola
a trovare sotto il sole
fra boschetti, prati, aiuole,
ecco luglio un po’ monello
con agosto suo fratello.
Porteranno tanti doni
profumati, freschi, buoni!
Poi settembre canterino
farà festa nel vigneto
ed ottobre ancor più lieto
pigerà l’uva nel tino.
Oh, davvero il tempo vola
bimbi miei, si torna a scuola!
Di novembre poverello
parleranno le castagne
poi dicembre vecchiarello
stenderà sulle montagne
un gran manto di candore
darà gioia ad ogni cuore
e in un canto di bontà
anche l’anno finirà.

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