VITA PRATICA MONTESSORI Spazzolare le patate

Nome dell’esercizio in inglese: scrubbing potatoes

Area: cura dell’ambiente, preparazione del cibo

Età: dai 2 anni e mezzo

Materiale: un vassoio contenente uno spazzolino su un piattino, una ciotola contenente due o tre patate, una ciotola vuota, un panno o un guanto di spugna, un asciugamani. Grembiuli. Un tavolo e due sedie

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come spazzolare le patate”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. indossare i grembiuli

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il vassoio su di un tavolo, e posarlo davanti a noi

. mettere la ciotola vuota sul tavolo, dietro al vassoio

. portare la ciotola con le patate al lavandino e riempirla a metà con acqua tiepida

. riportare la ciotola al tavolo e metterla al centro del vassoio

. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)

. aprire l’asciugamani e posarlo sulle nostre gambe

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. prendere una patata e tenerla sollevata sulla ciotola con la mano sinistra

. prendere lo spazzolino con la mano destra

. immergere la punta dello spazzolino nell’acqua e iniziare a spazzolare la patata per eliminare la terra presente sulla buccia

. seguire la forma della patata con movimenti orizzontali o circolari a seconda del caso

. immergere lo spazzolino nell’acqua tutte le volte che serve

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. quando tutta la patata è spazzolata, posarla nella ciotola vuota

. asciugarsi le mani nell’asciugamani

. prendere un’altra patata

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. asciugarsi le mani e mettere l’asciugamani piegato sul tavolo

. svuotare la ciotola nel lavandino, lavarla, asciugarla e rimetterla sul tavolo

. portare la ciotola con le patate spazzolate sullo scaffale delle cose da portare in cucina

. asciugare il vassoio col panno o il guanto

. rimettere tutti gli oggetti sul vassoio

. riportare il vassoio allo scaffale

. mettere asciugamani e panno (o guanto) nel cesto dei panni da lavare

. ripristinare il vassoio con patate, panno (o guanto) e asciugamani

. togliersi i grembiuli

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per spazzolare le patate o altre radici

Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, sviluppare la capacità di cooperazione, stimolare il senso di solidarietà

Nomenclatura: patata, terra, spazzolino, tiepido, ecc.

Punti di interesse: immergere solo la punta dello spazzolino, seguire la forma della patata

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio, c’è acqua sul tavolo o sul pavimento

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VITA PRATICA MONTESSORI Servire l’insalata

Nome dell’esercizio in inglese: using salad tongs

Area: esercizi preliminari, preparazione al taglio con le forbici, prendersi cura degli altri, trasferimenti

Età: dai 2 anni e mezzo

Materiale: un vassoio contenente una ciotola di lattuga scondita (una decina di foglie), una ciotolina, pinze per insalata a misura di bambino, una tovaglietta arrotolata. Un tavolo e due sedie

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come servire l’insalata”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il vassoio e metterlo sul tavolo, lungo il margine sinistro

. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)

. srotolare la tovaglietta di fronte a noi

. prendere la ciotola della lattuga e metterla sulla tovaglietta, a sinistra

. prendere la ciotolina e metterla a destra della ciotola

. prendere le pinze per insalata e metterle davanti alla ciotolina, con l’impugnatura rivolta a destra

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. impugnare le pinze tenendo il palmo rivolto verso di noi, mettendo il pollice nel foro superiore dell’impugnatura, e indice medio anulare nel foro inferiore

. aprire le pinze allontanando tra loro i due anelli (cioè aprendo la mano)

. raccogliere una foglia di lattuga riavvicinando gli anelli (cioè chiudendo la mano)

. spostare le pinze sulla ciotolina a sinistra e rilasciare la foglia aprendo la mano

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. quando tutte le foglie di lattuga sono stare trasferite dalla ciotola alla ciotolina, fermarsi ad ammirare il proprio lavoro

. utilizzando la stessa procedura, trasferire le foglie di lattuga dalla ciotolina alla ciotola

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. rimettere uno ad uno i materiali sul vassoio

. arrotolare la tovaglietta e rimetterla sul vassoio

. riportare il vassoio sullo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per usare le pinze da insalata

Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri

Nomenclatura: insalata, lattuga, pinze per insalata, foglie, ecc.

Punti di interesse: usare le pinze diventa sempre più facile

Controllo dell’errore: le foglie di lattuga cadono sul tavolo o sul pavimento. Le pinze per insalata cadono sul tavolo o sul pavimento.

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VITA PRATICA MONTESSORI Servire le uova sode

Nome dell’esercizio in inglese: using boiled egg tongs

Area: esercizi preliminari, preparazione al taglio con le forbici, prendersi cura degli altri, trasferimenti

Età: dai 2 anni e mezzo

Materiale: un vassoio contenente quattro uova sode in un cestino (a sinistra), quattro portauovo disposti a destra del cestino e una pinza per uova. Un tavolo e due sedie

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come servire le uova sode”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il vassoio e metterlo sul tavolo, davanti a noi

. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. impugnare le pinze per uova con la mano destra, col palmo rivolto verso il basso e opponendo il pollice alle altre dita. Provarne il funzionamento chiudendo la mano (per aprire) e aprendo la mano (per chiudere)

. tenendo le pinze aperte raccogliere un uovo dal cestino, chiudere e spostare la pinza sul primo portauovo

. rilasciare delicatamente l’uovo

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere con le altre uova

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. ammirare il proprio lavoro

. tenendo le pinze aperte raccogliere l’uovo dal primo portauovo, chiudere e spostare le pinze sul cestino

. rilasciare delicatamente l’uovo

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere con le altre uova

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

. ammirare il proprio lavoro

3. Conclusione

. riportare il vassoio sullo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per trasferire uova sode con l’apposita pinza

Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri

Nomenclatura: uova, uovo sodo, pinza per uova, portauovo, ecc.

Punti di interesse: il funzionamento delle pinze per uova

Controllo dell’errore: le uova cadono sul tavolo o sul pavimento. Le pinze per uova cadono sul tavolo o sul pavimento. Il bambino usa le mani invece di usare le pinze

Variazioni ed estensioni: utilizzare le uova sode per preparare uno spuntino

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VITA PRATICA MONTESSORI popcorn al microonde

Nome dell’esercizio in inglese: popping corn

Area: prendersi cura degli altri, cucinare

Età: dai 3 anni e mezzo

Materiale: un vassoio contenente un sacchetto di popcorn per microonde, un contaminuti da cucina, un paio di forbici, una ciotola, un piatto da portata e una pila di bicchieri di plastica. Un forno a microonde

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come preparare i popcorn col forno a microonde”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

. trasportare il vassoio e metterlo sul piano di lavoro a fianco del forno a microonde

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. aprire il forno, prendere il sacchetto di popcorn e, seguendo le istruzioni confezione, posizionarlo nel microonde

. avviare il forno a microonde alla potenza e per i minuti richiesti

. dopo il segnale acustico di stop, aprire la porta del microonde ma non toccare il sacchetto di popcorn

. impostare il contaminuti da cucina su 3 minuti

. quando il contaminuti suona, tirare fuori la busta di popcorn dal forno

. aprire la busta con le forbici

. usando entrambe le mani, trasferire i popcorn nella ciotola

. smaltire la busta nel cesto per i rifiuti appropriato e rimettere forbici e contaminuti sul vassoio

. riempire i bicchieri di carta con i popcorn e metterli sul piatto da portata

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. dopo aver servito i popcorn, raccogliere tutto il materiale sul vassoio, ripristinando busta di popcorn e bicchieri

. riportare il vassoio sullo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per cucinare popcorn al microonde autonomamente

Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri

Nomenclatura: popcorn, microonde, borsa, tazze, timer, ecc.

Punti di interesse: il rumore dei popcorn che scoppiano, notare quanto è piccolo un seme di mais e quanto grande diventa quando viene scoppiato

Controllo dell’errore: i chicchi di mais non sono scoppiati, ci sono chicchi o popcorn sul piano di lavoro o sul pavimento

Varianti ed estensioni: usare una macchina per fare i popcorn

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Vita pratica Montessori: preparare una tisana

Nome dell’esercizio in inglese: making tea

Area: prendersi cura degli altri, cucinare, grazia e cortesia

Età: dai 4 anni

Materiale:

. un ripiano dello scaffale dedicato all’attività su cui si trovano tisane o tè deteinato in bustina e una fonte di acqua calda (macchinetta o termos)

. un vassoio contenente una teiera (a destra), una tazza meglio se con piattino (a sinistra), un cucchiaino posato su un piccolo piattino (tra tazza e teiera) una ciotolina di miele o zucchero e un timer da cucina o clessidra impostabile a tre minuti (dietro alla tazzina).

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come preparare una tisana”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. scegliere una bustina di tisana o tè deteinato e metterla sul vassoio

. prendere la teiera per il manico e portarla alla fonte di acqua calda

. togliere il coperchio (svitando fino a portare il perno di fissaggio sull’apposito incavo, e poi tirando)

. riempire la teiera per ¾ di acqua calda e rimettere il coperchio

. rimettere la teiera sul vassoio, tenendola per il manico con la mano destra e per beccuccio con la sinistra (non mettere la sinistra sul fondo perché potrebbe scottare) e trasportare il vassoio su di un tavolo

. togliere il coperchio della teiera e posarlo sul vassoio, dietro alla teiera

. togliere la bustina dalla sua confezione, strappando la carta lungo il margine superiore. Prendere la bustina dal cartoncino all’estremità del filo, sollevarla e inserirla nella teiera

. rimettere il coperchio sulla teiera, lasciando pendere il filo a lato della teiera

. impostare il timer a tre minuti, o girare la clessidra e attendere

. al termine versare il tè o la tisana dalla teiera alla tazzina e posare nuovamente la teiera sul piattino

. col cucchiaino prendere lo zucchero o il miele e metterlo nella tazzina

. mescolare per sciogliere lo zucchero o il miele e raffreddare la tisana, quindi sorseggiare

. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore

. ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino

. se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. portare il vassoio al lavandino

. gettare la bustina usata nella pattumiera apposita e fare lo stesso con la confezione di carta

. lavare e asciugare teiera, tazzina, cucchiaino e piattino e rimetterli sul vassoio

. riportare il vassoio sullo scaffale

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per preparare una tisana autonomamente

Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto

Nomenclatura: teiera, tazzina, piattino, acqua calda, bustina, tè, tisana, ecc.

Punti di interesse: la bellezza del materiale usato, il sapore della bevanda

Controllo dell’errore: il bambino non segue la sequenza corretta di azioni, si rovescia dell’acqua o della tisana sul vassoio o sul tavolo

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Preparare e servire uno spuntino VITA PRATICA MONTESSORI

Nome dell’esercizio in inglese: serving and eating snacks, snack area, snack station

Area: cura di sé, prendersi cura degli altri, grazia e cortesia, cucinare

Età: dai 3 anni

Materiale: un tavolo per la merenda con due o più sedie e una composizione floreale al centro (la qualità di sedie indica quanti bambini possono fare uno spuntino insieme).  Scopa, scopino e paletta. Una pattumiera. Uno scaffale contenente un dispenser d’acqua o una brocca, tovaglioli, panni, tovagliette o vassoi, spugne, posate, ciotole, piatti, bicchieri, tazze con piattino, tagliere e coltello, ingredienti scelti per fare una merenda (contenitori con coperchio per crackers, grissini, gallette, pane, ecc.; ciotola di frutta fresca; una caraffa di latte; una caraffa di succo di frutta; un contenitore chiuso di yogurt; contenitori per muesli, fiocchi di mais, ecc.; preparati da spalmare in vasetti chiusi (formaggio cremoso, marmellata, ecc.); qualsiasi altro cibo riteniamo idoneo per la merenda dei bambini

Presentazione

1. Preparazione diretta

. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come preparare la merenda e condividerla con un amico”

. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo

. accompagnare il bambino all’area merenda

. verificare che il tavolo della merenda non sia già occupato da altri bambini

. se l’area è libera, andare insieme a lavarsi le mani

. tornare allo scaffale della merenda

2. Analisi dei movimenti

. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione

. coinvolgendo il bambino in ogni fase della procedura, scegliere quale cibo vogliamo consumare insieme a merenda

. in base a quello che scegliamo sbucciare, affettare, spalmare, mescolare ecc. e mettere con grazia il cibo sui piattini o su piatti da portata

. ripulire l’area di lavoro e gettare gli scarti nella pattumiera

. utilizzando un vassoio a testa, trasportare il cibo preparato e le bevande al tavolo

. sedersi a tavola

. consumare la merenda insieme passandosi e offrendosi a vicenda il cibo e le bevande, e tenendo una piacevole conversazione

3. Conclusione

al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino

. trasportare le stoviglie usate al tavolo per il lavaggio dei piatti

. portare i tovaglioli e i panni usati nel cesto dei panni da lavare

. ripulire dalle briciole il tavolo e il pavimento

. andare a lavare le stoviglie usate, asciugarle e riportarle al loro posto

. verificare che tutto sia pronto per essere utilizzato da altri bambini

. ringraziare il bambino per il suo lavoro

. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare

Libertà del bambino

dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni

Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per preparare uno spuntino e condividerlo con uno o più amici. In particolare, il bambino sarà in grado di decidere quando fare la merenda, quale cibo consumare e in compagnia di chi, e al termine ripulire in modo che tutto sia pronto per gli altri bambini

Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, stimolare lo sviluppo della volontà, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto, sostenere l’acquisizione delle competenze sociali di base, imparare ad agire nel rispetto degli altri, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, sviluppare la capacità di cooperazione, stimolare il senso di solidarietà

Nomenclatura: il nome del cibo e delle bevande a disposizione per la merenda, affettare, sbucciare, servire, porgere, versare, apparecchiare, trasportare, trasferire, ecc.

Punti di interesse: godere della compagnia degli altri in una situazione sociale naturale e rilassata, scegliere quando consumare la merenda, scegliere cosa mangiare, scegliere con chi condividere il momento

Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio

Note: prima di poter preparare e condividere uno spuntino il bambino deve essere in grado versare, trasferire, travasare, apparecchiare la tavola, affettare, sbucciare, spazzare un tavolo e il pavimento, lavare i piatti, trasportare un vassoio, lavarsi le mani.

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I bambini e il cibo: strategie pratiche per l’educazione alimentare

I bambini e il cibo è un libro che fa parte della collana “Libri in tasca” di EPC Editore. In questa raccolta vengono pubblicati tascabili e ebook che trattano tematiche quali educazione,  alimentazione, valorizzazione del sé e self help con un taglio operativo, per insegnare a mettere in pratica i consigli degli esperti.

Nel caso di “I bambini e il cibo” l’esperta che ci insegna a mettere in pratica i suoi consigli è la dottoressa Paola Medde, psicologa e psicoterapeuta, ricercatrice presso l’Università La Sapienza  e presidente della Società Professionisti Italiani del Comportamento Alimentare e Peso (SPICAP). La sua attività si concentra sul periodo dell’allattamento e dello svezzamento.

“Da oltre trent’anni, come pediatra di famiglia, incontro quasi ogni giorno bambini obesi o in sovrappeso o che mangiano poco o nulla, o che si rifiutano di mangiare qualunque cibo ad esclusione delle solite poche cose (in genere dolci, pasta in bianco, fritti e salumi). Per questa ragione ho trovato il libro agile e piacevole, e  ciò che più conta, potenzialmente efficace”, scrive la dottoressa Laura Olimpi nella prefazione.

Questo libro è uno strumento prezioso perchè focalizza l’attenzione sui processi di apprendimento in campo alimentare, su come questi avvengono, sul contributo che i genitori possono dare, sugli ostacoli che incontreranno, e aiuta a capire come trasmettere sane abitudini alimentari ai bambini, in modo naturale e senza forzature.

Il testo è suddiviso in due parti; la prima fornisce le basi per comprendere e riflettere, ed è suddivisa nei capitoli:
– Perchè questo libro?
– La Psicologia e il comportamento alimentare
– Come si formano le abitudini e come cambiarle
– Dall’informazione nutrizionale all’educazione alimentare
– Il comportamento educativo efficace.

Le troppe informazioni nutrizionali, l’eccesso di attenzione al cibo, le nuove conoscenze sulle etichette degli alimenti ecc. hanno aumentato la consapevolezza, ma conoscere la qualità dei nutrienti e gli effetti benefici di una sana alimentazione non basta per cambiare il comportamento alimentare, che è un comportamento complesso fatto di influenze sociali, condizionamenti ambientali, processi di apprendimento e abitudini automatiche.
I genitori hanno bisogno di strategie pratiche che li aiutino a fare ciò che gli specialisti dicono che è giusto fare, strategie pratiche per portare a termine con successo l’educazione alimentare dei propri figli.
Nel nostro ruolo di genitori abbiamo un compito difficile: insegnare e trasmettere ai nostri figli dei comportamenti giusti e farli diventare delle abitudini.
Una volta instaurate abitudini scorrette, soprattutto in campo alimentare , capita che, presi dalla fretta e dal timore di sbagliare, si cerchino strategie e soluzioni che promettono di ottenere tutto e subito: non è possibile. Che ci voglia tempo per imparare a fare le cose è abbastanza chiaro a tutti, ma che ci voglia tempo per cambiare è un po’ meno chiaro.
L’abitudine è un comportamento che si stabilisce dopo ripetizioni frequenti di una specifica attività. Per abitudine alimentare non si intende il consumare il pasto a tavola o davanti alla TV, ma si intende una serie di situazione complesse che riguardano le preferenze dei cibi, ciò che siamo abituati a mangiare o rifiutare, i gusti, gli abbinamenti, le quantità, la capacità di regolarci sui segnali di fame/sazietà.
Insegnare ai bambini a mangiare in modo corretto è necessario e richiede consapevolezza e scelta dei modi in cui intervenire.
Ci vuole del tempo per strutturare delle abitudini e, una volta che si sono create abitudini sbagliate, occorre molta pazienza per correggerle: sapere che l’impresa non è impossibile rende il percorso più gradevole.
Costringere i bambini a mangiare pietanze che non vogliono mangiare non li aiuta ad amare di più quegli alimenti. Al contrario, può determinare un’avversione che potrà rimanere per tutta la vita: nessun cibo che siamo stati costretti a mangiare durante l’infanzia troverà mai spazio nei nostri pasti quotidiani.
Ripensando come genitori a tutti i nostri interventi educativi che hanno avuto successo, scopriremo che la naturalezza, la gioia del momento, la pazienza, la ripetizione costante ma soprattutto la leggerezza con la quale abbiamo affrontato quel compito educativo hanno reso tutto più facile e più efficace.


La seconda offre gli strumenti pratici per agire, ed è suddivisa nei capitoli:
– Bambini che mangiano “troppo”
– Bambini che mangiano “poco”
– Bambini che mangiano “pochi” alimenti
– Bambini che non mangiano frutta e verdura
– Bambini che mangiano per fame emotiva.

Ogni capitolo della seconda parte presenta una parte introduttiva, nella quale l’autrice illustra casi affrontati nella sua ventennale esperienza professionale e le strategie adottate per risolvere il problema.
Presenta poi un riassunto per punti intitolato “Ricordare”, per mettere a fuoco il problema che abbiamo col nostro bambino in relazione al cibo:

e una sorta di questionario intitolato “E ora tocca a voi” che ha lo scopo di aiutarci ad indagare le cause del problema e ad apportare le giuste modifiche del nostro comportamento. Infine presenta delle schede di approfondimento:

Il tuo bambino mangia troppo?
Ricordiamo che anche se si tratta di bambini piccoli, dobbiamo sempre incoraggiarli ad esprimere i propri livelli di fame o sazietà. Se il bambino mangia troppo, chiediamoci chi ha dato l’esempio e riduciamo tutti, insieme, le porzioni. Vuole il piatto molto pieno? Passiamo ad un piatto più piccolo! Evitiamo di etichettare il bambino che instaura il meccanismo della “profezia che si auto-avvera”.

Il tuo bambino mangia poco?
Pensare che siamo noi genitori a dover decidere la quantità di cibo necessaria alla crescita dei nostri bambini è un’idea sbagliata. Questo vale per tutti quei bambini in salute, che giocano felicemente, che dormono bene, che sono attivi, ma per i quali il momento del pasto si trasforma in un inferno: osservarli mentre svolgono le loro attività di gioco e studio, ci farà comprendere se il problema del “mangiare poco” è un problema reale. Ricordiamo che i bambini riescono ad autoregolarsi: fidiamoci del loro istinto. Ogni bambino, poi, ha la sua costituzione corporea: esistono anche bambini esili. Non imponiamoci sulla quantità, piuttosto aiutiamo i bambini a sviluppare forme di autocontrollo. L’autrice consiglia inoltre di tenere un diario alimentare del bambino per avere una visione oggettiva della situazione.

Il tuo bambino mangia pochi alimenti?
Soprattutto nella fase dello svezzamento è importante evitare di introdurre troppi gusti simultaneamente. Un nuovo sapore dovrebbe essere proposto almeno dieci volte, una o due volte a settimana. Dovremmo sempre incoraggiare il bambino ad esprimere il proprio gusto chiedendogli: “Ti piace?”, “Perchè non ti piace?”. La nostra alimentazione è influenzata anche da fattori sociali: coi bambini più grandi il meccanismo dell’imitazione di un coetaneo può essere d’aiuto. L’autrice consiglia di invitare, ad esempio, altri bambini a casa per mangiare insieme, oppure facciamo in modo che possa mangiare fuori casa senza di noi.

Il tuo bambino non mangia frutta e verdura?
E’ stato osservato che si può facilitare l’introduzione di frutta e verdura nelle abitudini quotidiane dei figli in modo efficace se l’atteggiamento del genitore è ragionevole e paziente, e se evita comportamenti di costrizione a tavola. Diversamente, maggiori sono le forzature e le ripetute presentazioni del cibo rifiutato e minore è la possibilità che i bambini assaggino il cibo non desiderato. Se diamo il buon esempio e mangiamo regolarmente frutta e verdura, non c’è ragione per dubitare che anche il nostro bambino lo farà. Tra i due anni ed i quindici nessun essere umano preferisce la verdura alla pasta o ai dolci, è naturale, è umano. Se non forziamo i bambini, se non nascondiamo mimetizziamo o camuffiamo i cibi rifiutati, essi faranno scelte alimentari simili alle nostre.

Il tuo bambino mangia per fame emotiva?
Stiamo attenti ai “cibi premio”, che sono quasi sempre cibi poco salutari e portano ad associare il cibo a significati diversi da quelli alimentari o nutritivi. Utilizzandoli insegniamo inconsapevolmente ai nostri bambini che il cibo può essere usato non solo per soddisfare necessità energetiche, ma anche emotive, ad esempio il festeggiamento di un successo scolastico o sportivo.
Per fame emotiva si intende un comportamento che utilizza il cibo (in particolare quello ricco di grassi o zuccheri) in risposta ad emozioni perlopiù negative. Anche la fame emotiva è un comportamento che si apprende, spesso già nella primissima infanzia. Il cibo, che dovrebbe essere offerto per nutrire, viene invece offerto ai bambini per farli felici, coccolarli, farli smettere di piangere.

Il manuale può essere usato andando direttamente al capitolo che ci interessa, oppure leggendo i capitoli in modo progressivo, ed è un aiuto prezioso per tutti gli educatori coinvolti nell’educazione alimentare dei piccoli.

Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale

Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale. L’allattamento misto prevede l’uso contemporaneo di latte materno e latte artificiale. Ci si può trovare in questa circostanza per un’insufficiente quantità di latte materno, o perchè la madre non è presente quando è l’ora del pasto del neonato.

Quando il latte materno è scarso bisogna ricordare che la sua produzione è legata alla stimolazione fisiologica prodotta dalla suzione. Per questo motivo è importante che ogni volta che i bambini devono mangiare vengano prima attaccati al seno, perchè avendo fame succhieranno con più vigore.
Se il latte è poco si devono attaccare i bambini prima ad un seno e poi all’altro, e quando tutto il latte materno è stato preso, si dà subito la necessaria quantità di latte artificiale già preparato nel biberon, per completare il pasto. Il latte materno e quello artificiale si mescolano nello stomaco e rendono il pasto complessivamente più digeribile. Questa tecnica è detta “allattamento misto complementare“: in questo modo non solo viene mantenuta la stimolazione naturale alla produzione del latte, ma viene anche mantenuto il contatto fisico.

Quando invece la madre non è presente al momento del pasto, è necessario dare poppate completamente artificiali e poppate di latte materno, con la tecnica chiamata “allattamento misto alternato“. Non è un metodo raccomandabile, salvo speciali circostanze, perchè la stimolazione del seno risulta essere molto ridotta e si può andare presto incontro a una sempre minore produzione di latte, che poi finisce con l’indurre la madre a smettere di allattare.

L’allattamento misto deve sempre essere sostenuto, ed è necessario incoraggiare le madri a continuarlo, ricordando loro che anche pochi minuti di suzione al seno hanno una grande importanza per tutti i benefici fisici e psicologici che ne ricava sia la madre sia il bambino. Se la madre riesce veramente a comprendere che anche una piccola quantità del suo latte è preziosa, allora le sarà possibile sedersi con calma insieme al suo bambino per offrire il seno, e può anche accadere che la produzione del latte aumenti.

In alcuni casi è invece necessario ricorrere all’allattamento artificiale, cioè a dare al neonato soltanto latte artificiale.

Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale

Consigli pratici per l’allattamento artificiale:

– si deve occupare del pasto la stessa persona: è molto importante che il latte sia sempre dato da una persona (nei primi mesi la madre);

– posizione del bambino: altrettanto importante è che il bambino sia tenuto in una posizione simile a quella di chi è attaccato al seno, con il viso orientato verso la madre e il biberon tenuto in modo da non interferire con la possibilità di guardarsi l’un l’altro;

– coprire il biberon: siccome il biberon può riflettere la luce è consigliabile coprirlo con la mano o con un fazzoletto, per evitare che il suo scintillio possa deviare l’attenzione del bambino o lo costringa a tenere gli occhi chiusi a causa del riflesso

– il ciuccio: quando teniamo i bambini con noi per un tempo aggiuntivo, dopo il pasto artificiale, può essere necessario fornire al bambino anche un tempo aggiuntivo per succhiare. Alcuni bambini, con la loro bocca aperta e con i movimenti di suzione, mostrano chiaramente di essere alla ricerca di qualcosa da succhiare. In questo caso possiamo usare il ciuccio, ma solo mentre i bambini sono con noi, nelle nostre braccia. Quando sono arrivati a soddisfare il loro desiderio, il succhiotto va tolto esattamente come si fa col seno. Se lasciamo il ciuccio sempre nella loro bocca può diventare una parte del loro corpo, dando l’informazione “il piacere viene da qualcosa da succhiare” invece che “il piacere viene da una persona che sta insieme a me”.

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Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale

 

Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno

Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno; il senso del gusto, caratteristiche del latte materno, aspetti fisici e psicologici, consigli pratici per favorire l’allattamento al seno…

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Il senso del gusto

Le papille gustative compaiono nell’embrione all’ottava settimana di gestazione, e alla tredicesima, quando il feto comincia a succhiare e inghiottire, le sue papille gustative sono completamente sviluppate. Le papille gustative sono presenti ai lati, sul retro e sulla punta della lingua, sul palato molle e nella parte superiore della gola.

Il senso del gusto è quello che compare per primo, e continua a svilupparsi per un lungo periodo. Nella prima infanzia ci sono ben 4.500 papille gustative a supportare l’esperienza sensoriale del bambino. Le prime esperienze gustative stimolano l’ulteriore sviluppo delle connessioni nervose  del senso del gusto.

Nel secondo trimestre di gestazione in ogni papilla gustativa si sviluppano delle cellule epiteliali allungate (40), che hanno la funzione di recettori del gusto e permettono di riconoscere solo quattro sapori base: dolce, salato, amaro, aspro. Le cellule recettive si attivano solo per uno dei quattro sapori. Le cellule recettive del gusto si attivano chimicamente quando nella bocca entrano in contatto con le molecole di cibo; avvenuto il contatto trasformano il segnale in 4 distinti segnali elettrici (o nervosi) che corrispondono ai 4 sapori base. L’impulso elettrico fa rilasciare alle cellule recettive i neurotrasmettitori che eccitano i dendriti dei neuroni del gusto arrivando alla base del cranio.

Il midollo alla base del tronco cerebrale è il luogo dove i neuroni primari del gusto trasmettono il segnale proveniente dalle cellule recettive. Il midollo cerebrale attiva i riflessi di salivazione, deglutizione e di movimento della lingua in risposta ai segnali provenienti dai neuroni primari del gusto.

Lo sviluppo del senso del gusto continua con le connessioni nervose muovendosi dal midollo nella parte inferiore del tronco cerebrale al ponte e al talamo nella parte superiore del tronco cerebrale.

Dal ponte le connessioni neurologiche raggiungono l’amigdala  e l’ipotalamo, che controlla il desiderio e il piacere legato al cibo. Dal talamo nella parte superiore del tronco cerebrale le connessioni nervose raggiungono la corteccia cerebrale al confine tra lobo frontale e lobo temporale.

Il feto esercita il senso del gusto a partire dal terzo trimestre di gestazione. Il liquido amniotico gli permette di entrare in contatto col sapore dolce e forse anche con l’amaro.

Il sapore del liquido amniotico è influenzato dalla dieta della madre, come lo è il sapore del suo latte: entrambi i sapori sono quindi legati alle preferenze alimentari individuali e connesse alla cultura di appartenenza della madre.  La somiglianza tra il sapore del liquido amniotico e il sapore del latte materno crea una continuità di esperienza gustativa tra feto e neonato.

Le esperienze gustative nell’utero attivano gli impulsi nervosi sviluppando il senso del gusto. Il neonato è in sintonia col sapore dolce del latte, in particolare col latte umano che è più dolce del latte vaccino. Il neonato preferisce i sapori dolci, e può distinguerne diversi tipi.

I recettori del sapore dolce presenti nelle papille gustative sono collegate con la parte inferiore del tronco cerebrale che rilascia endorfine che producono uno stato di piacere e benessere, e bloccano la trasmissione di stimoli dolorosi al cervello.

I sapori aspro e amaro sono percepiti negativamente.

La coscienza del sapore nel neonato è possibile perchè la mielinizzazione dei canali nervosi del gusto dal midollo al talamo e dal talamo alla corteccia cerebrale è già completa prima della nascita.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
L’allattamento al seno

La preparazione del latte nel seno comincia all’inizio della gravidanza e alla fine del periodo embrionale (terzo mese di gravidanza) la ghiandola è pronta. In questo stesso momento la placenta è abbastanza sviluppata e comincia a produrre ormoni che bloccano la produzione del latte.
Alla nascita la placenta viene espulsa e il neonato stimola ulteriormente la produzione del latte succhiando il capezzolo. Nella produzione del latte abbiamo una collaborazione tra madre e bambino.

Il latte materno non ha sempre la stessa composizione. I primi 4-5 giorni si tratta di un latte molto speciale, detto colostro, che non contiene grassi, ha pochi carboidrati e tantissime proteine. Le proteine contenute nel colostro sono sette molte di più rispetto al latte materno, e ad esse sono legati gli anticorpi. Un litro di colostro contiene:
– proteine: 90 g
– grassi: 0 g
– carboidrati: 5-10 g.

La prima protezione del neonato non è metterlo in ambienti separati e asettici, ma semplicemente dargli ciò che la vita ha già predisposto per lui: il colostro. Ogni madre possiede gli anticorpi delle malattie del luogo dove vive.

Un’altra importante funzione del colostro è quella di stimolare il movimento dell’apparato digerente e l’eliminazione delle prime feci del neonato, dette meconio.

E’ molto importante attaccare il neonato al seno materno subito dopo la nascita e nei giorni seguenti. Anche dopo un taglio cesareo, quando il neonato è più sonnolento, è possibile attaccarlo dopo 2-3 ore. Pochi giorni di colostro possono evitare molte allergie. Bastano cinque giorni per fornire al bambino un patrimonio di salute.

Nei giorni successivi compaiono gradualmente i grassi, per stimolare la produzione della bile e del succo pancreatico. Un litro di latte materno contiene:
– proteine: 13 g
– grassi: 40 g
– carboidrati: 68 g.
Nel latte materno è inoltre presente un importante aminoacido, la taurina, che concorre allo sviluppo del sistema nervoso.

Alla nascita il bambino non ha denti, ma essi sono tutti già pronti, preparati nella vita prenatale, e rimangono all’interno delle gengive fino al quinto-sesto mese, per non interferire con l’allattamento. L’intensa attività muscolare necessaria per la suzione promuove la crescita delle ossa facciali, preparando mandibola e mascella a contenere tutti i denti.

La suzione al seno richiede una partecipazione attiva da parte del bambino, e tutto il suo impegno, ed è molto diverso ciò che avviene con l’allattamento artificiale. Lo sforzo della suzione ha un effetto immediato (dato dal piacere del cibo) e un effetto a lungo termine (prepara lo spazio necessario ad accogliere la dentizione permanente).

Il latte materno è l’alimento più completo per la nutrizione del neonato e del bambino piccolo. Il latte materno contiene i nutrienti, le vitamine, i minerali, gli enzimi, gli anticorpi, i fattori di crescita e gli ormoni necessari per il primo sviluppo. Il neonato e il bambino piccolo sono protetti dalle malattie infettive grazie ad anticorpi, enzimi, cellule immunitarie come i linfociti, i macrofagi e i granulociti neutrofili contenuti nel latte materno.

Il bambino allattato al seno ha una minore incidenza di infezioni dell’apparato respiratorio, digerente, urinario e uditivo rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale.

La composizione del latte cambia continuamente fornendo al neonato e al bambino la miscela di componenti più adatta a rispondere ai bisogni di crescita in un dato momento.

L’allattamento materno può anche avere un impatto negativo sul neonato, ad esempio se la madre assume droghe o se ha contratto particolari infezioni.

Il neonato guida l’assunzione di liquidi attraverso il seno materno con la forza e la durata della sua suzione.

Lo sviluppo nervoso e sensoriale del neonato è il precedente indispensabile per lo sviluppo cognitivo del bambino. L’allattamento al seno influenza lo sviluppo del linguaggio, della motricità fine, delle abilità sociali.

La taurina è un aminoacido che si trova nel latte materno, che ha effetti sullo sviluppo del cervello e dell’occhio, e che è implicato in altre funzioni biologiche del neonato. La taurina non è sintetizzata dal neonato, quindi deve essere fornita con la dieta.

I lipidi sono acidi grassi che si trovano nel latte materno e che sono indispensabili al processo di mielinizzazione degli assoni e dei dendriti. L’acido linoleico è quello più coinvolto nella mielinizzazione. Come la taurina, anche l’acido linoleico non è sintetizzato dal neonato e deve essere assunto con la dieta. Taurina e acido linoleico sono coinvolti nello sviluppo dell’occhio e non si trovano nel latte vaccino né nel latte di soia.

L’allattamento al seno o con latte artificiale fonda l’attaccamento e il legame affettivo tra il bambino e l’adulto. Cullando il bambino tra le braccia gli trasmettiamo calore e senso di sicurezza.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Aspetti psicologici dell’allattamento al seno

Il guardarsi occhi negli occhi facilita ulteriormente l’attaccamento. Il neonato ha la capacità di mettere a fuoco oggetti che si trovino ad una distanza compresa fra 18 e 30 cm, che è circa la distanza tra lui e il volto di chi lo allatta.

Lo stato di rilassamento dell’adulto comunica un messaggio d’amore e piacere durante l’esperienza dell’allattamento, attraverso lo sguardo e il tocco. La presenza di estranei, il dondolamento, il coinvolgimento in conversazioni ma anche parlare al bambino lo distraggono durante la suzione. Il bambino non è equipaggiato da un punto di vista neurologico per rispondere a più stimoli sensoriali contemporanei, soprattutto mentre mangia.

Lo sguardo dell’adulto dovrebbe essere sempre rivolto al volto del neonato, anche se frequentemente, soprattutto all’inizio del pasto, chiude gli occhi mentre succhia. Lui chiude gli occhi come se la soddisfazione e il piacere del mangiare fosse già una stimolazione sensoriale sufficiente. Ad un certo punto del pasto il piccolo apre gli occhi e il contatto visivo tra lui e l’adulto riprende. Quando l’adulto parla al bambino, il bambino muove la sua lingua in sincronia con lui. Durante l’allattamento il bambino non è in grado di fare questo e mangiare contemporaneamente. Il tempo dell’allattamento dovrebbe quindi essere un tempo da dedicare alla comunicazione non verbale, fatta solo di sguardi e contatto fisico.

Il capezzolo o la tettarella del biberon devono essere offerti al bambino avvicinandoli alle sue labbra, e il neonato li prenderà in bocca se ha fame. Il riflesso di suzione si avvia a seguito del movimento volontario di apertura della bocca. Quando è sazio, il neonato spinge la lingua verso l’esterno espellendo il capezzolo o la tettarella.

Il processo di alimentazione è sotto il controllo del neonato che è il miglior giudice per quanto riguarda i propri bisogni, e deve essere aiutato ad identificarli al meglio. La bocca è un confine tra corpo e mondo esterno e deve essere gestita da ogni essere umano in prima persona ed essere rispettata.

Il bambino comunica di aver fame in molti modi, dalla lieve agitazione al pianto disperato. Qualunque sia la modalità comunicativa che il bambino mette in atto, è importante che l’adulto sia pronto a rispondergli. La risposta pronta insegna al bambino che si può fidare del mondo esterno per soddisfare i suoi bisogni fondamentali.

Allo stesso tempo è importante per il bambino imparare ad identificare i bisogni e compiere gli sforzi necessari a comunicarli. Questo evita di provare una sensazione di impotenza che troppo spesso si riscontra nel comportamento dei bambini piccoli.

Le esigenze fisiche del neonato vengono soddisfatte quando egli comunica attraverso segnali quali l’agitazione o il pianto. L’allattamento dovrebbe iniziare immediatamente dopo il segnale di bisogno. L’adulto impara a leggere i segnali e a rispondere in modo appropriato al bambino.

Nelle prime settimane di vita l’allattamento non segue uno schema regolare. Col trascorrere delle settimane il bambino agisce sempre più secondo uno schema prevedibile, il bisogno di cibo comincia a presentarsi in modo ritmico, grazie a un processo di autoregolazione interno. Gli intervalli regolari tra i pasti si instaurano spontaneamente. L’adulto può incoraggiare questa autoregolazione tenendo a mente o anche registrando gli intervalli di tempo tra i pasti, e anticipando la ragionevole durata degli intervalli fornendo al neonato uno schema. Se il bambino manifesta agitazione o piange prima del tempo che abbiamo previsto, possiamo considerare che il motivo non sia la fame, ma che stia cercando soddisfazione a un bisogno diverso dal cibo.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Il succhiotto o ciuccio

Dal punto di vista igienico ricordiamo che il succhiotto dovrebbe essere sterilizzato dopo ogni uso e naturalmente, che non deve essere usato da più bambini.

Il succhiotto è dannoso per lo sviluppo del palato se usato in eccesso e per periodi di tempo prolungati. Il succhiotto tenuto in bocca durante il sonno può produrre soffocamento e vomito.

L’uso del succhiotto ha conseguenze sullo sviluppo del linguaggio. La produzione di suoni, balbettii e vocalizzi di qualsiasi genere diminuisce quando la bocca del bambino è occupata dal ciuccio. Inoltre il bambino piccolo muove la bocca in sincronia con quelle degli adulti che gli parlano, e il succhiotto inibisce questi movimenti.

Il succhiotto viene usato come sostituto delle tecniche di auto-rilassamento che sono tra gli obiettivi di sviluppo che devono essere raggiunti dai bambini durante la loro crescita. Il succhiotto consente al bambino di bypassare questo importante stadio di sviluppo sociale ed emotivo. Per tutta la vita, si verificheranno situazioni stressanti nelle quali le tecniche di auto-rilassamento saranno necessarie, mentre il ciuccio insegna al bambino che lo stress è affrontato meglio attraverso la soddisfazione orale.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
 Consigli pratici per l’allattamento al seno

– soprattutto nei primi giorni madre e neonato devono stare sempre nella stessa area: il neonato deve abituarsi molto gradualmente al nuovo ambiente, e per farlo non deve subire spaventi né cambiamenti improvvisi;

l’ambiente deve essere protettivo: almeno nel primo periodo l’ambiente deve essere molto silenzioso, la luminosità deve essere minima, e il bambino dovrebbe essere toccato il meno possibile, per aiutarlo ad entrare molto lentamente nella realtà della sua nuova situazione fuori dall’utero;

– l’ambiente in cui il bambino mangia deve essere tranquillo e pacato per favorire l’attaccamento e l’instaurarsi di un legame positivo tra il neonato e l’adulto durante il pasto. Anche nel nido il pasto non dovrebbe essere somministrato ai bambini nella zona delle attività;

– la camera da letto del bambino piccolo dovrebbe essere provvista di una sedia per l’adulto che dà il cibo.  Una sedia comoda aiuta l’adulto a mantenere il corpo rilassato. Non è particolarmente consigliabile la sedia a dondolo, perchè il dondolamento può distrarre il bambino dal suo importante lavoro di suzione;

– un buon cuscino per allattamento può aiutare a mantenere rilassate le braccia mentre il bambino succhia, aiutando a sostenere il peso; è un piccolo investimento che può rivelarsi utile per vari scopi

– non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca. L’aiuto al neonato deve limitarsi ad avvicinare il suo volto al seno materno in modo da consentirgli di sentirne il contatto con la pelle e l’odore, ma non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca;

– l’attaccamento al seno deve avvenire in modo attivo da parte del bambino: il latte (e poi qualsiasi altro cibo) deve sempre essere offerto con amore, messo di fronte a chi lo riceve, ma mai “dentro” perchè tutte le aperture del nostro corpo sono i nostri confini con il mondo esterno, e dobbiamo sempre essere in grado di controllarle per sentirci sicuri;

– il bambino ha la libertà di scegliere quando succhiare: il neonato, che ci sembra così incapace, possiede un’eccellente capacità di autoregolazione, che basta assecondare con fiducia. Il suo orologio interno stabilisce quando è pronto per affrontare la fatica di succhiare, quando è necessario riposare e quando dormire;

– l’allattamento deve avvenire solo quando il bambino è ben sveglio e ha veramente fame, perchè la suzione richiede da parte sua un forte lavoro muscolare. Inoltre il pianto del neonato non significa sempre che la richiesta si riferisca al cibo: il bambino ha molti altri bisogni fisici e psichici da soddisfare. La scarsità di latte preso dal bambino non viene mai messa in relazione al fatto che il momento del pasto è sbagliato, ma viene sempre attribuita ad una scarsa produzione di latte da parte della madre. Si decide allora di dare un’aggiunta di latte artificiale col biberon, fino a quando la madre si convince di non essere capace di produrre il latte oppure il bambino preferisce la bottiglia di plastica;

– è il bambino a decidere quando il suo pasto è terminato. E’ assolutamente necessario che il neonato possa rimanere attaccato al seno fino a quando, volontariamente, apre la bocca e si distacca dal seno mentre tutto il suo corpo raggiunge un rilassamento molto evidente che indica che il lavoro muscolare è finito e che lui ha raggiunto la completa soddisfazione. Così facendo diamo al neonato l’informazione che lui ha la possibilità di controllare il suo bisogno vitale di ricevere cibo. E’ uno spettacolo meraviglioso vedere un bambino che ha avuto il tempo necessario per raggiungere questa condizione privilegiata del completo appagamento fisico e psicologico: la bocca si stacca dal capezzolo e si distende in un sorriso, la testa si allontana dal seno e tutto il corpo  è in quello stato di rilassamento che è tipico della  felicità totale.
Non ha senso seguire quel consiglio sbagliato che vuole il neonato attaccato a ogni capezzolo per un numero preciso di minuti, ed è sbagliato dal punto di vista biologico e dal punto di vista psicologico.
Dal punto di vista biologico, il latte materno non ha la stessa composizione per tutta la durata della poppata: all’inizio contiene più acqua, sali minerali e proteine; dopo diventa più denso per il maggiore contenuto di grassi. Perchè l’alimentazione del neonato sia bilanciata, dobbiamo permettergli di vuotare completamente ogni mammella, così da ricevere anche la parte grassa del latte. Così facendo si ottiene anche che l’ipofisi della madre riceva il segnale che il seno è vuoto e che debba quindi essere riempito.
Dal punto di vista psicologico, è proprio nella seconda parte della poppata che il bambino sperimenta il piacere più completo insieme alla madre. Infatti il neonato riceve la quantità di cibo necessario a placare la fame biologica nei primi minuti della poppata, mentre nel tempo che segue può godere del cibo e della presenza della madre;

– l’allattamento deve avvenire ad orario libero, ma non in ogni momento: è un pregiudizio infondato che i neonati debbano mangiare ogni volta che sono svegli, per poi tornare a dormire. Un neonato non dorme affatto 20 ore al giorno, come anche la pediatria sosteneva fino in tempi recenti: questo non è applicabile neppure alla vita prenatale, quindi come può esserlo dopo? Non dobbiamo mai dimenticare che il neonato è dotato di 100 miliardi di cellule cerebrali, è molto interessato a stabilire una nuova relazione con la madre e con gli altri esseri umani, ed è desideroso di conoscere il mondo esterno. La maggior parte dei neonati piange perchè si trova in uno stato di deprivazione sensoriale: i neonati sono spesso annoiati  e cercano di richiamare la nostra attenzione per essere presi un braccio, sentire la nostra voce e stare insieme a noi. Eliminiamo dunque il pregiudizio che il neonato sappia solo mangiare e dormire e osserviamolo: noteremo lo sforzo costante che fa col suo corpo per muoversi e vedere ciò che lo circonda; che è attento alla voce umana ed in particolare a quella materna; che è interessato a tutti i suoni ambientali. Scopriremo allora che godono del latte solo quando ne hanno veramente bisogno, e che possono godere di molte altre cose diverse dal latte, cose che desiderano, come la nostra presenza, la musica, il canto, la visione di oggetti interessanti;

– il cibo non è la più importante fonte di soddisfazione fornita dall’ambiente: pur essendo una componente fondamentale e piacevole della vita, a tutte le età ed anche nel neonato, il cibo non deve mai diventare la più importante fonte di stimolazione e soddisfazione offerta dall’ambiente;

– il momento del pasto è un’occasione sociale: quando ad ogni richiesta dei bambini rispondiamo mettendo loro qualcosa in bocca, diamo inizio senza rendercene conto a un modello di relazione molto pericoloso, perchè il cibo perde la sua caratteristica di occasione per la vita sociale e diventa una gratificazione in sé, senza essere mediatore del rapporto con una persona. Durante l’allattamento la madre deve stare seduta comodamente in un luogo tranquillo e offrire il seno guardando il bambino. Se diamo il seno leggendo un libro, parlando al telefono o con un’altra persona o guardando la televisione, diamo al neonato soltanto il cibo biologico per alimentare il suo corpo, ma gli neghiamo il cibo psicologico che è necessario per alimentare la relazione;

– gli intervalli tra una poppata e l’altra sono diversi per ogni neonato: non possono essere stabiliti da regole esterne, ma vanno appresi osservando il singolo bambino. Bisogna solo sapere che il latte umano ha bisogno di circa 2 ore e mezzo per essere digerito, quindi questo può essere preso come intervallo minimo. Gli intervalli più lunghi devono sempre essere rispettati se il bambino dorme o non sembra ancora interessato al cibo;

– la quantità di latte succhiata dal bambino varia da poppata a poppata: altro elemento da ricordare è che il latte materno varia nell’arco della giornata: la quantità è maggiore al mattino, va poi calando nel primo pomeriggio ed aumenta di nuovo verso sera. Non è sensato pretendere che il neonato mangi sempre la stessa quantità di latte, sempre agli stessi intervalli. Quello che è veramente importante è verificare la quantità di latte assunta nelle 24 ore, ma questa quantità può essere raggiunta con un numero diverso di pasti: generalmente con l’allattamento ad orario libero il numero di poppate risulta sempre inferiore rispetto a quella stabilita dalla routine ed imposta dall’esterno;

– diamo il pasto notturno senza offrire troppo luce e stimolazione esterna: le ricerche sulla correlazione tra sonno e pasti nelle prime settimane di vita dimostrano che i neonati allattati ad orario libero prendono il latte in media 5 o 6 volte al giorno, fanno il loro ultimo pasto verso le 8 di sera e dormono poi fino a circa le 3 del mattino. A quest’ora (così scomoda per noi adulti) si svegliano e vogliono mangiare. Se offriamo il latte senza troppa luce e stimolazione esterna, il neonato si riaddormenterà e dormirà fino al mattino seguente. Questo ritmo dura soltanto per 6-8 settimane, cioè solo durante il periodo della vita simbiotica. Poi il bambino entra naturalmente nel ritmo solare giorno-notte, senza più svegliarsi fino al mattino. Questo ritmo di autoregolazione funziona sempre, se all’inizio rispettiamo il ritmo naturale del neonato. Anche in questo caso i genitori devono essere ben informati, per evitare che si facciano un’idea sbagliata della vita che condurranno col loro bambino. Il neonato ha bisogno di un periodo di tempo per sperimentare il ritmo solare e entrare poi nel nostro ritmo di vita, che segue la luce del sole. Dando durante il pasto notturno la rassicurazione  della presenza materna e del latte, eviteremo la pericolosa associazione notte=angoscia dell’abbandono. Accettare questo inconveniente per queste poche settimane è il modo migliore per aiutare il bambino ad entrare felicemente nella routine della nostra vita;

– l’allattamento richiede tempo e pazienza: la madre deve essere aiutata a stare tranquilla con il suo bambino al momento di dare il latte. La fretta deve essere sempre evitata.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno

 

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.

Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.

La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando gli apprendimenti per cui si sono attivate si sono realizzati.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

I bisogni fondamentali del neonato sono almeno sei:
– il contatto diretto con la madre;
– il rispetto dei suoi ritmi biologici;
– l’ordine;
– uno spazio per vedere bene attorno a sé;
– uno spazio per muoversi;
– l’esplorazione dell’ambiente con tutti i suoi canali sensoriali.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Il contatto diretto con la madre serve al neonato:
– a ritrovare i punti di riferimento della vita prenatale;
– ad essere riconosciuto ed accettato come figlio e quindi ad instaurare con la madre un rapporto preferenziale;
– a ricevere il latte;
– a stabilire con la madre una comunicazione che diventerà modello di ogni successiva comunicazione umana.
Per comunicare con la madre il neonato ha a disposizione tutto ciò che ha preparato durante la vita prenatale: il sorriso, il pianto, lo sguardo ed i movimenti del corpo.
L’occhio materno e paterno è teso a riconoscere il bambino.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Rispettare i ritmi biologici del neonato significa che egli deve mangiare quando ha veramente fame e dormire quando ha veramente sonno.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

L’ordine va rispettato in tutto ciò che si fa col neonato, perchè in questo modo si fonderanno in lui dei nuovi punti di riferimento, che sono i punti di riferimento per l’ambiente esterno all’utero materno.
Si devono stabilire i luoghi dove il bambino riceve il cibo, e dove invece viene lavato e cambiato.
Queste azioni, continuamente ripetute, aiutano il bambino a conoscere l’ambiente.
Secondo Maria Montessori il bisogno di ordine che hanno i bambini è paragonabile al bisogno di acqua che hanno i pesci. La parola “ordine” va perciò intesa non tanto come ordine esteriore, quanto come “continuità di impressioni sensoriali”. In questo senso bisogno di ordine è bisogno di stabilità.
Il periodo sensibile per l’ordine permette al bambino la conoscenza dei genitori e dell’ambiente familiare ed è una sensibilità transitoria che si manifesta fortemente nei primi due anni di vita. In seguito la sensibilità all’ordine tende a manifestarsi sempre meno, anche se si esprime per tutta la vita, in forme diverse da quelle che ha nel bambino piccolo.
Pensiamo alle nostre reazioni di fronte a forti cambiamenti quali traslochi, abbandoni, lutti. L’adulto è in grado di affrontare queste difficoltà senza perdere i propri punti di riferimento interiori, ma il bambino non può farlo, nel periodo in cui questi punti di riferimento li sta costruendo.
Il bisogno di vedere le cose sempre uguali fa parte integrante della sua vita, ed egli difende il suo bisogno come può: piange disperatamente. Non sono “capricci”: per costruire la sua mente il bambino ha bisogno di vedere le cose sempre nello stesso posto. Se qualcuno modifica l’ordine o l’uso delle cose attorno a lui, si sente offeso e ferito.
Indagando nel tempo e nello spazio le culture umane, troviamo che le abitazioni dell’uomo soddisfano sempre il bisogno di separare e raggruppare gli oggetti a seconda dell’uso e della finalità: un posto per il cibo, uno per il sonno, uno per le provviste, uno per i rifiuti.  Questo è valido in qualsiasi luogo del mondo, e dal rifugio preistorico al grattacielo. Vale anche per la tana di molti animali.
Nell’essere umano l’ordine dell’ambiente è il fondamento dello sviluppo mentale, e fa acquisire al bambino il senso del limite, ma al tempo stesso gli permette i voli della creatività e dell’immaginazione, perchè lo libera dalla fatica di dominare il caos.
I bambini piccoli protestano contro ogni cambiamento ed è un dato osservato da tutti: protestano se la mamma si allontana, se c’è un letto nuovo, se il racconto non è più lo stesso. Non vogliono il vestito nuovo, tagliare le unghie o i capelli, piangono o si ammalano in vacanza. Già intorno ai 2-3 anni vogliono ascoltare la stessa storia, la stessa canzone, la stessa filastrocca, decine e decine di volte, senza cambiare una virgola. Nel gioco a nascondino i piccoli vogliono mettersi dove sanno di essere trovati, e a volte nascondono gli oggetti seguendo lo stesso principio: vogliono il ritrovamento certo, non vogliono nessuna sorpresa.
La ripetitività fa parte del modo di fare le cose, per i bambini piccoli, ed è espressione del periodo sensibile per l’ordine, del bisogno di orientamento e stabilità.
Il bambino piccolo ha bisogno di mangiare sempre alla stessa ora, fare il bagnetto sempre alla stessa ora, di sentire sempre le stesse voci, la stessa ninna nanna, ecc. Ma mentre ascolta e osserva si fa sempre più attento: la ripetizione lo aiuta a concentrarsi, e ripetizione e concentrazione si susseguono l’una all’altra in ogni attività del bambino.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Uno spazio per vedere bene attorno a sé è fondamentale per il neonato. I lettini e le culle tradizionali sono sbagliati per il neonato, perchè sono troppo piccoli e circondati da pareti e sponde che interferiscono con la visione libera dell’ambiente circostante.
Il neonato è molto attento all’ambiente, è capace di concentrazione e ha la necessità di usare i suoi occhi per mettere a fuoco gli oggetti che lo circondano. Non può soddisfare il suo bisogno se messo in una culla o in un lettino.
Gli occhi consentono al bambino di impadronirsi dell’ambiente molto prima di poterlo esplorare muovendosi all’interno di esso. E’ uno studio precoce e molto intenso. Il neonato assorbe ogni particolare tramite la vista, col supporto degli altri sensi. Il risultato è una solida memoria inconscia dell’ambiente che si mantiene per sempre. E’ un lavoro insieme organico, biochimico e psicologico.
Il modo di studiare dei primi mesi, e la scelta di cosa studiare, sono già atti di indipendenza, anche se non sono consci. Facilitiamo questo studio.

uno spazio per vedere bene: la cestina montessoriana

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Uno spazio per muoversi: nella vita prenatale gli arti e tutto il corpo sono stati sempre molto liberi di muoversi nel liquido amniotico. Anche dopo la nascita i neonati sono capaci di movimento, e ne hanno un grande bisogno. Purtroppo per gli adulti è difficile comprendere che un neonato è capace di muovere il suo corpo, perchè tali movimenti sono lentissimi e difficili da osservare.
Se il neonato viene messo in uno spazio troppo piccolo e vestito con indumenti scomodi e inadatti, si ostacola il suo sviluppo perchè si ostacola il suo bisogno di movimento, invece di favorirlo.
Bisogna anche considerare che nell’utero materno il bambino muoveva liberamente gli arti e le varie parti del corpo, ma non poteva mai estenderle completamente, e questa condizione può cambiare solo dopo la nascita.
I neonati mostrano estremo piacere quando hanno la possibilità di muoversi senza le limitazioni date dai contenitori e dagli indumenti. Ogni volta che si trovano il luoghi più grandi della loro culla o carrozzina, sono capaci di strisciare, ruotare lentamente il capo, cambiare la loro posizione fino ad arrivare al bordo dello spazio dove si trovano. Ogni movimento del neonato è eseguito con grande concentrazione e grande attenzione alle sensazioni che provengono dal rapporto del suo corpo con la superficie.
Per il neonato è meraviglioso ritrovare le braccia della mamma ogni volta che ne sente la necessità, ma è altrettanto meraviglioso per lui avere momenti di attività libera con tutto il corpo, e poter raggiungere col suo lavoro posizioni diverse nello spazio.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

L’esplorazione dell’ambiente con tutti i suoi canali sensoriali: il neonato è sveglio per molte ore durante la giornata, ed molto attento. Non ha affatto bisogno di dormire tanto quanto comunemente si pensa. Al contrario è un essere che nella vita prenatale ha già sviluppato una meravigliosa ricchezza sensoriale ed ha messo a punto il suo ritmo sonno-veglia in accordo con quello materno.
Purtroppo dopo la nascita comincia per i bambini un periodo di grande deprivazione sensoriale e motoria, e per questo i neonati si annoiano, si sentono insoddisfatti (e lo sono) e piangono. Spesso invece di offrire stimoli sensoriali e motori, plachiamo il loro pianto col cibo o mettendo loro in bocca qualcosa, perchè pensiamo che la massima aspirazione di un neonato sia la soddisfazione orale. Dimentichiamo così la loro grande dotazione di cellule cerebrali.


In verità i bambini piangono perchè desiderano usare il loro cervello, sarebbero interessati alla voce umana, alla musica, vorrebbero osservare i fiori, gli alberi, degli oggetti mobili sospesi, insomma l’ambiente che li circonda.
Rispondere ai bisogni fondamentali dei neonati è facilissimo e non richiede materiali costosi; ciò che serve è semplicemente essere preparati, conoscere le loro vere necessità e volerle soddisfare con amore intelligente.

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I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Merenda merendine ed educazione alimentare

Merenda merendine ed educazione alimentare

Come va 

Del cibo che mi mettono nel piatto
sempre ne do una parte al mio gattino
e come va che in lui diventa gatto
mentre dentro di me divien bambino?

Lina Schwarz

Merenda merendine ed educazione alimentare. Alimentazione ed educazione alimentare sono di centrale importanza in pedagogia. Soprattutto l’argomento merenda e merendine, poi, è fonte di grande dibattito tra educatori e tra genitori, e naturalmente anche il web offre i più svariati punti di vista, che vanno dalle posizioni più intransigenti a quelle più aperte a mediazioni consapevoli. Certo che, per le innumerevoli implicazioni emotive che ha il “dar da mangiare al proprio bambino”, nessuno affronta la questione con superficialità.

La mia personale posizione in tema di alimentazione si può riassumere nel motto: ” educazione, non privazione”.

Da genitore prima che da insegnante, poi, credo non porti bene sentirsi in colpa (anche) per non essere la mamma capace di sfornare una torta casalinga al giorno. E che quando è possibile è meraviglioso cucinare biscottini coi bambini e preparare insieme una buona macedonia, la marmellata fatta in casa  e altre squisitezze, ma è anche possibile offrire, all’interno di una vasta varietà, anche una merendina confezionata. Magari ci dà il tempo per una passeggiata all’aperto, o per far visita a un amico, o per ascoltare una fiaba.

L’educazione alimentare dovrebbe essere tutt’altra cosa che creare divieti, proibizioni e sensi di colpa.

Rispetto al tema dell’educazione alimentare, mi sento molto vicina alle considerazioni che provengono dall’ambito montessoriano:

– non è possibile forzare un bambino a mangiare, così come non lo si può costringere a parlare o camminare. Ogni bambino si sviluppa al suo ritmo e se si segue questo ritmo, potrà collezionare solo esperienze positive che saranno la base del suo apprendimento.

– il bambino è un naturale imitatore, e sappiamo quanto la cura dell’ambiente sia importante nella pedagogia montessoriana. Per quanto riguarda l’alimentazione, i consigli sono sempre: creare un ambiente tranquillo e armonioso (quando tutta la famiglia va a tavola è un momento speciale). Se il bambino sta mangiando, non è necessario complimentarsi con lui (soprattutto se sta mangiando una cosa che noi consideriamo particolarmente “sana” o particolarmente buona perchè fatta dalle nostre manine…), nè incoraggiarlo a mangiare di più. E questo vale anche se il bambino non mangia.  E’ abbastanza normale essere orgogliosi del proprio bambino che impara l’arte di mangiare, ma è importante evitare di creare l’associazione mangiare=compiacere i genitori.

– a seconda dell’età del bambino, l’attenzione dovrebbe essere posta su ciò che si mangia e non su quanto mangia, ad esempio prendiamo l’abitudine di dire sempre al bambino  quello che mangerà, da dove viene il cibo, in quale stagione si trova il tal prodotto in natura, e poi via via aggiungiamo a questo anche nozioni scientifiche sulla sua composizione, ecc… Possiamo parlare dei nutrienti anche ai bambini più piccoli; ad esempio, a tavola possiamo chiedere: “Mi passi il prosciutto?” e poi dire ” Il prosciutto ha tantissime proteine, che servono ai nostri muscoli per diventare forti”, “Tu hai bisogno di muscoli forti?”, “Perchè?”, ecc…

– non dovrebbe esserci alcuna posizione definitiva su ciò che i bambini dovrebbero mangiare o non mangiare, ma piuttosto dovremmo tenere presenti alcuni principi base:

  • siccome crediamo nel diritto del bambino a sviluppare il suo massimo potenziale, lo facciamo anche in relazione al cibo e al suo valore nutrizionale.  Incoraggiamo il bambino a consumare, accanto agli alimenti trasformati, alimenti che siano il più vicino possibile al loro stato naturale.
  • inseriamo l’educazione alimentare nell’ampio ambito dell’educazione alla salute e dell’  “Educazione Cosmica”. Maria Montessori credeva che mente corpo e spirito sani sono gli elementi essenziali per il successo sulla via universale del progresso e dello sviluppo. Se corpo mente e spirito sono sani, un essere umano ha una maggiore possibilità di dare il suo contributo positivo al mondo.
  • un ambiente preparato significa che prendiamo in considerazione tutto ciò che il bambino incontra, compresi i cibi che mangia. Assicuriamoci di fornire il più possibile cibi di qualità; in altri termini, quando insegniamo ai bambini a rispettare se stessi, dobbiamo includere in questo rispetto la scelta del cibo.
  • coinvolgere il bambino nelle attività di cucina, nella preparazione dei cibi e della tavola, è fondamentale. Le attività manuali e di vita pratica relative alla cucina e al pasto permettono ai bambini di imparare a conoscere  i nutrienti presenti nel cibo e il loro rapporto con la sana alimentazione.
  • per un sano sviluppo sensoriale, offriamo una vasta gamma di cibi, diversificati per colore, consistenza, odore, sapore. E parliamone coi bambini: che aspetto ha? che odore ha? cosa sentiamo nella nostra bocca e nella pancia?

Come genitori vorremmo avere il controllo su ciò che i nostri bambini mangiano, ma ciò che essi realmente immettono nel proprio corpo rappresenta, se ci pensiamo, una delle poche aree nelle quali invece è il bambino ad avere il controllo: è piuttosto difficile, infatti, costringere qualcuno a mangiare.

E’ facile incolpare il bambino per le sue scelte alimentari, ma in realtà la vera responsabilità risiede nel modo di comunicargli il cibo, e le opzioni che offriamo: è questo a determinare la relazione del bambino con il cibo.

Cerchiamo quindi di comunicare al bambino che il cibo è qualcosa che nutre il nostro corpo; che serve a darci l’energia che ci serve per correre, giocare, studiare; che serve a far crescere il corpo; che ce n’è sempre quando ce n’è bisogno; che ci insegna ad ascoltare il nostro corpo, perchè infatti è lui a sapere quando abbiamo bisogno di cibo; che esiste cibo di tutte le forme, dimensioni, colori, sapori…

Ricordiamo a noi stessi, e i nostri bambini lo impareranno, che non si mangia quando non se ne sente il bisogno; che il cibo non è una ricompensa e non è una punizione; non è una lotta di potere; non è amore.

Aiutare i bambini a sviluppare un sano rapporto con il cibo è semplice. Il primo passo, forse,  è quello di capire il rapporto che noi stessi abbiamo col cibo.

Il problema dei disturbi alimentari è estremamente serio e complesso; le cause sono innumerevoli, ma tra queste ci sono anche da citare le esperienze avute col cibo durante l’infanzia: modelli di adulti ossessionati dalla dieta, il peso e il conteggio di calorie; il cibo usato come ricompensa o come punizione o come strumento di manipolazione emotiva in genere; divieto estremo ed assoluto di intere categorie di alimenti (ad esempio, assoluto no ai dolci, sempre, indipendentemente dagli ingredienti contenuti o dalla frequenza di assunzione).

Una corretta educazione alimentare dovrebbe essere fatta di scelte razionali e ragionate sugli alimenti; dovrebbe portare alla consapevolezza  di come queste scelte influenzano il nostro corpo; dovrebbe portare i bambini a sviluppare il pensiero critico e non a sottostare a divieti e proibizioni.

Non proibiamo o demonizziamo intere categorie di alimenti, piuttosto cerchiamo di scegliere sulla base degli ingredienti che li compongono, sul loro gusto, e su come ci fanno sentire. Alcuni cibi sono “cattivi”? Il dolce è il male? No, non è il tal cibo ad essere cattivo in sé, quanto gli ingredienti di cui è fatto.

Ci sono eccezioni? Certo. E ci sono gli estremi, anche.

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