Carta regalo fai da te con fiocchi di neve

Carta regalo fai da te con fiocchi di neve – un’attività che piacerà molto anche ai più piccoli, e che darà grande soddisfazione. La carta ottenuta è una bellissima carta da regalo, ma può anche essere ritagliata per realizzare biglietti d’auguri natalizi.

Materiale occorrente:

– carta da pacco
– un pastello a cera o ad olio bianco
– acquarelli (noi abbiamo usato il blu, ma ci si può sbizzarrire
– sale grosso (facoltativo)

Come si fa:

Disegnate (se il bambino è troppo piccolo per farlo da sè) dei fiocchi di neve stilizzati (potete copiare il modello che ho usato io, oppure in rete si trovano esempi all’infinito), col pastello bianco:

Ora il bambino può dipingere su tutta la superficie, anche sui fiocchi, liberamente:

Se volete ottenere un effetto punteggiato, potete dire al bambino di cospargere con del sale grosso il foglio ancora bagnato (lo troverà molto divertente, e richiamerà alla sua fantasia una bella nevicata):

Quando il foglio è asciutto, eliminare il sale, e la vostra carta sarà pronta per incartare i regali da donare ad amici e parenti:

Alcuni fiocchi possono essere ritagliati ed applicati a cartoncini colorati piegati a metà, per preparare biglietti d’auguri:

Lo scorso anno, se può interessare, avevamo preparato della carta da regalo anche con la pittura a colla:

Fiocchi di neve

Fiocchi di neve presentati in chiave montessoriana, per bambini a partire dai quattro anni d’età. Il risultato finale è molto bello, e si ottiene attraverso un esercizio guidato di ritaglio della carta che ne fa un’interessante attività di preparazione alla scrittura.

Secondo il metodo Montessori “Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo”. Rientrano tra queste attività i travasi, le pulizie domestiche, l’igiene personale,  l’uso delle forbici, la piegatura della carta, ecc…

Per quanto riguarda in particolare l’uso delle forbici, per insegnare ai bambini ad usarle nel modo più semplice e naturale, la cosa migliore è preparare un vassoio per la libera attività, contenente un paio di forbici e della carta colorata da tagliare, dei fogli bianchi e colla da carta. Non occorre presentare un progetto, anzi, lasciando l’attività libera il bambino utilizza tutta la sua immaginazione e la sua capacità di concentrazione. E’ un’attività divertente e al tempo stesso rilassante per il bambino, e gli consente di affinare la motilità fine e la coordinazione occhio-mano.
Quando il bambino sa usare le forbici con destrezza, nel vassoio possono essere aggiunti altri materiali da tagliare quali fili, nastri, carta velina, carta di giornale, plastica a bolle, tessuti, ecc…
Successivamente nel vassoio vengono inseriti fogli con tracce da ritagliare, prima senza margini, poi inserendo un’ulteriore difficoltà, che consiste nel fermarsi con le forbici prima di arrivare al margine del foglio:

Fiocchi di neve – presentazioni

Materiale occorrente:

fogli quadrati di carta colorata, preferibilmente da origami
forbici
matita (se si desidera)
colla (se si desidera)

Realizzare questi fiocchi di neve è un’attività che permette ai bambini di sperimentare il concetto di simmetria.

Fiocchi di neve – simmetrie a due

Mostrare ai bambini come piegare a metà il foglio quadrato di carta. Si può scegliere di piegarlo lungo l’altezza:

o lungo la diagonale:

I bambini possono iniziare a ritagliare a mano libera, oppure possono prima disegnare il motivo a matita. E’ importante spiegare in modo chiaro che alcune delle parti di carta, ritagliando, si staccano dal foglio, mentre altre no.

Terminato il lavoro di ritaglio, mostrare bene come aprire il lavoro e distendere la carta. Se lo si desidera, i lavori possono essere applicati su fogli di carta dai colori contrastanti.

Fiocchi di neve – simmetrie a quattro

Mostrare ai bambini come piegare il foglio di carta quadrato in quattro parti, piegando prima lungo una delle diagonali e poi lungo l’altezza del triangolo ottenuto, per ottenere 4 spicchi:


I bambini possono iniziare a ritagliare a mano libera, o preparando prima il disegno con la matita. E’ importante ricordare di lasciare degli spazi non tagliati lungo le piegature.

Quando il ritaglio della carta piegata è terminato,

mostrare ai bambini con chiarezza come aprire i vari “sportellini”, stirando bene con le mani le pieghe.

Fiocchi di neve – simmetrie a sei

Mostrare ai bambini come piegare il foglio quadrato di carta in modo da ottenere 6 spicchi. Con questa piegatura si ottengono bellissimi fiocchi di neve, ne avevo pubblicati una serie qui:

Per la piegatura a sei spicchi, procedere così; pieghiamo il quadrato lungo una delle diagonali, poi pieghiamo in modo da sovrapporre l’angolo A sull’angolo B:

Pieghiamo il triangolo ottenuto in tre, così:

Teniamo presente qual è la piega principale, cioè quella non sfogliabile:

Come sempre, il bambino può scegliere di eseguire dei tagli a mano libera, oppure disegnare delle tracce da seguire:

Fiocchi di neve – simmetrie a otto

Piegare il foglietto quadrato lungo una delle due diagonali:

poi piegare lungo l’altezza del triangolo ottenuto:

ripetere, piegando lungo l’altezza del nuovo triangolo ottenuto:

praticare i tagli a mano libera, o disegnando prima delle tracce da seguire:

aprire:

Fiocchi di neve – simmetrie a dodici

Si ottengo aggiungendo alla piegatura della simmetria a sei, questa ulteriore piegatura:

e procedere come spiegato per gli altri fiocchi di neve:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Tutorial fiocchi di neve di carta

Tutorial fiocchi di neve di carta – Una rassegna di 24 modelli per realizzare i fiocchi di neve di carta con la tecnica del paper cutting. L’attività è adatta a bambini di quarta, quinta classe. Per i bambini più piccoli si possono utilizzare piegature più semplici e spiegare come si possono praticare i tagli a mano libera, senza modello. Trovate di seguito, se può essere utile, il modello pdf stampabile gratuitamente, di tutti i fiocchi proposti.

La piegatura

Per i fiocchi di neve ci serve un foglietto di carta di forma quadrata, possiamo quindi seguire questo procedimento:

Pieghiamo lungo una delle diagonali:

pieghiamo in modo da sovrapporre l’angolo A sull’angolo B:

Pieghiamo il triangolo ottenuto in tre, così:

Teniamo presente qual è la piega principale, cioè quella non sfogliabile:

Tagliamo la carta in eccesso, così:

Posiamo sul tavolo tenendo la piega principale in basso:

Per tutti i modelli di fiocco di neve procedere così: seguendo il modello disegnare sulla carta piegata le tracce per i tagli. Si può fare senza problemi a mano libera, non è necessario essere così precisi per ottenere dei fiocchi bellissimi… la cosa veramente importante è rispettare la piega principale (nei modelli le ho sottolineate in rosso).

Tagliare e aprire il fiocco:

Modelli e fiocchi

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Poesie e filastrocche sulla neve

Poesie e filastrocche sulla neve – una raccolta di poesie e filastrocche sulla neve, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La neve
Neve bella,
fatta a stella,
bianca neve,
lieve lieve
vienmi in mano,
piano piano
Sei per poco
dolce gioco,
dolce gioco
in mille fiocchi
che mi frullan
sotto gli occhi. (Ada Negri)

Scenetta bianca
Da un bel boschetto a far la serenata
la luna tutta bianca s’è affacciata:
sono i monti, le valli, le colline
tutti sparsi di pecore piccine.
La luna ride un poco: un faggio stanco
dorme sognando un gran cappuccio bianco.
Sola sul monte una chiesetta in pace
con la pupilla d’oro guarda e tace. (Luisa Nason)

Nevica
Sopra i tetti, sulle strade
piano piano, lieve lieve
cade giù la bianca neve.
Danza, scherza, su nell’aria,
si rincorre, si riprende
e poi lenta lenta scende.
Come candida farfalla
che è già stanca del suo volo
si riposa sopra il suolo
ed in breve lo ricopre
d’un uguale bianco manto:
sembra tutto un dolce incanto. (P. Guarnieri)

C’è una bimba
C’è una bimba che spazza davanti alla sua porta!
La bimba è piccola e la granata è corta;
la neve è tanta tanta che copre la città:
a spazzarla via tutta chi mai ci arriverà?
Ci arriveremo tutti, se ognuno spazza un po’…
la bimba è piccolina, ma fa quello che può. (L. Schwarz)

Il gelo
Dormiva la vallata nella notte serena:
s’affacciò il gelo e disse: “Bene, mi sento in vena!
Quest’è un’ora tranquilla, nessuno sta a vedere
e si lavora in pace. Mi fa proprio piacere.
Io non somiglio punto a quei furioni
miei parenti, la grandine, il vento, gli acquazzoni.
Quanto fracasso fanno! Par che ci sian che loro
e sciupano ogni cosa. Io sto zitto e lavoro.”
Così borbotta il gelo, ride la luna piena
mentr’ei va silenzioso per la notte serena. (Camilla Del Soldato)

Neve
Cade la neve a falde larghe e piane,
da ore e ore, senza mutamento.
Non una voce; non un fil di vento;
non echi alle casupole lontane.
Nei boschi e nelle immense Alpi lontane
ogni soffio di vita sembra spento.
Sotto quel bianco ammanto è un sognar lento
di piante, d’erbe e di speranze umane. (Ada Negri)

Paese nuovo
Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi
taciti, ch’empion turbinando l’aria;
guarda la strada bianca e solitaria,
che non ha che un ombrello e due marmocchi.
E guarda la casina dirimpetto,
ch’è agghiacciata dal vento e dalla bruma.
ma che pur nel silenzio algido fuma
con la pipa del suo comignoletto.
Sorride il bimbo nel suo caldo covo,
ed è stupito perché i fiocchi, a un tratto,
d’un paesello nero e vecchio han fatto
un paesello tutto bianco e nuovo. (Marino Moretti)

La neve e la culla
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
la vecchia canta: “Intorno al tuo lettino
c’è rose e giglio, tutto un bel giardino:”
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta… (G. Pascoli)

Nevicata
C’è la mostra del bianco. Ecco, ogni cosa
lentamente si veste di candore.
Lieve cade la neve senza posa…
Quanto biancore!
Son di bambagia i tetti diventati,
di lattemiele sembrano i camini;
le gronde e i cornicioni sono ornati
di trine fini.
Tra le farfalle bianche della neve
spaurito vola, nero, un uccellino.
Nell’aria si disperde il fumo lieve
d’alto camino.
All’improvviso appare un po’ di rosa,
lassù, nel cielo, fra la neve bianca;
ma vince ancor la neve silenziosa,
e il rosa imbianca. (A. Castoldi)

Fiocchetti bianchi
Candida, lieve,
morbida, fina,
questa mattina
scende la neve.
I fiocchi bianchi
mi sembran ali:
sui davanzali
si posan stanchi.
Dal grigio cielo,
su prati e fonti,
su chiese e ponti,
stendono un velo.
Vestono i rami
d’alberi spogli;
i sassi grami
sembrano scogli.
In girotondo
copron la siepe;
adesso il mondo
pare un presepe. (C. Ronchi)

Nevicata
Nevica; l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera. (G. Pascoli)

Canzoncina della neve
Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche
di volare.
E allora scese
lieve lieve
la fiorita di neve. (O. Visentini)

La neve
Ieri sull’alto colle,
oggi nel piano arato,
la neve è sulle zolle,
e copre il seminato.
“Buon raccolto di grano!”
fa il provvido bifolco;
ma un passerotto invano
cerca l’amico solco.
E saltella leggero,
e pare quasi stanco,
piccolo punto nero
sopra l’immenso bianco. (Rubber)

La neve
Danzi nel cielo, candida e lieve,
o bella neve.
Poi silenziosa, distendi al suolo
il tuo lenzuolo.
“Uh com’è freddo questo mantello!”
geme l’uccello.
E i poverelli dicon sgomenti:
“Ah quanti stenti
e quanto freddo patir si deve
con questa neve!”.
Dicono i bimbi: “Andremo a sciare
e a scivolare,
a fare palle e un fantoccione
tutto burlone:
la pipa in bocca, i baffi neri,
gli occhi severi…”.
Dice contento il campagnolo:
Non gela il suolo
sotto la neve: e il chiccolino
sta ben caldino!”. (T. Romei Correggi)

La neve
Sui campi e sulle strade,
silenziosa e lieve,
volteggiando, la neve cade.
Danza la falda bianca,
nell’ampio ciel, scherzosa,
poi sul terren si posa stanca.
In mille immote forme,
sui ceppi e nei giardini dorme.
Tutto dintorno è pace:
chiuso in oblio profondo,
indifferente , il mondo tace. (Ada Negri)

Nevicata
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve:
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve. (G. Pascoli)

Povero pettirosso!
Eccolo lì, povero pettirosso!
Con la neve, per lui c’è carestia;
e chi sa mai quanta malinconia
si sente addosso…
Nè bacche, nè granelli, eh, poverino!
e le belle giornate son lontane…
Li vuoi questi minuzzoli di pane,
pettirossino? (C. Del Soldato)

Neve bella
Neve bella, fatta a stella,
bianca bianca, lieve lieve,
vienmi in mano, piano piano,
sei, per poco, dolce gioco;
dolce gioco in mille fiocchi
che mi frullan sotto gli occhi.

Allegria sulla neve
Sulla neve è ritornata
l’allegria dei ragazzi:
c’è chi ride, c’è chi canta,
chi bersaglia i bei pupazzi.
Tutti bianchi, incappucciati,
van correndo qua e là;
sono allegri, spensierati,
pien di gran serenità. (V. Battù)

Nevicata
Le casette
stupefatte
sono bianche
come il latte.
Tutto è bianco,
monte e valle…
è un diluvio di farfalle.
Lungo i tetti
sopra i rami,
che merletti
che ricami!
Che stupore
per gli uccelli!
Che cappucci
sugli ombrelli! (P. Ruocco)

Ballatella della neve
In una casetta
dell’Alpe lontana
dimora una vecchia
fra biche di lana:
di soffice lana
di sue pecorelle
da essa tosate
a un lume di stelle;
ed ora la dona
al vento che in breve
la muta in fiocchetti
di candida neve.
Mulina, mulina
nell’aria gelata
la morbida lana
così trasformata!
Che gioia vederla!
Per tutta la valle
è come una danza
di lievi farfalle:
un piover giocondo
di piume d’argento
che cambia, oh portento
la scena del mondo.
Intanto, dal cavo
d’un buio crepaccio
or esce un vegliardo
con barba di ghiaccio.
Che torbido sguardo,
che cera stizzosa!
Al freddo suo fiato
s’ammala ogni cosa…
Ei spegne le foglie
sugli alberi foschi,
discaccia gli uccelli
lontano dai boschi,
trasmuta le fonti
in lastre di vetro
e brontola brontola
un monito tetro.
Ma sotto la neve
e bulbi e radici
riposano in pace
sicuri, felici.
E sognan l’aprile
e il sole giocondo
che ancor farà verde
la scena del mondo. (G. Striuli)

Fata bianchina
La sai tu la storia di Fata Bianchina
che soffice, cheta, dal cielo calò?
Tranquilla discese, una grigia mattina
e il candido manto su tutto gettò-
I bimbi, felici, batteron le mani,
i passerottini gemeron “Ci ci”.
Guardò il contadino sui campi lontani
e disse contento: “Va bene così”.
Ma il sole col vivido disco di fuoco
nel cielo schiarito a un tratto brillò
e Fata Bianchina dovè, a poco a poco
disfarsi nel pianto. Così se ne andò. (P. Bianchi)

Neve
Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde nè fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve,
la fiorita neve. (U. Saba)

Neve
Giù dal cielo grigio grigio
zitta zitta, lieve lieve
lenta lenta, bianca bianca
sulla terra vien la neve.
Mille bianche farfalline
fanno il manto alle colline
mille candide farfalle
tintinnando
fanno ai campi un bianco scialle
mille fiocchi immacolati
danno ai monti, ai boschi, ai prati
alle strade, ai tetti, al suolo
un bellissimo lenzuolo
i bambini guardan fuori
e non apron più la bocca
e la neve lenta lenta
scende scende, fiocca fiocca. (Ruocco)

Neve
Le casette stupefatte,
sono bianche come latte
tutto è bianco, monte e valle,
è un diluvio di farfalle
lungo i tetti, sopra i rami,
che merletti, che ricami.

La nevicata
Sulla campagna squallida e pensosa
scende la neve, a larghi fiocchi e lenti,
e sui morbidi strati rilucenti
immacolata e tacita si posa.
Scende d’un fitto vel, copre ogni cosa;
copre casette, ponti, acque dormienti;
e colma fossi, imbianca bastimenti
e scende senza fine e senza posa. (E. De Amicis)

Neve
Cadono i fiocchi
ma non si posano subito.
Restano un poco in alto
esitano sospesi,
come cercassero
un posto pulito
per riposare e raccogliersi. (G. Serafini)

Sgocciola la tettoia
Dalle nuvole rotte
il sole ad intervalli
in berretta da notte
mette fuori la faccia stralunata
sbadigliando di noia.
E frattanto, di neve disgelata
sgocciola la tettoia
come il nasuccio d’uno scolaretto
che smarrì il fazzoletto.
Al margine del fosso
squittisce un pettirosso. (A. Ghislanzoni)

Fiori di neve
Petali bianchi
nell’aria greve.
Fiori di neve
sui rami stanchi.
Sul verde tenero
del nuovo grano
s’adagian piano
gigli e asfodeli:
fiorita lieve
che ignora stelo…
Gemme del cielo
fiori di neve. (M. Castoldi)

Tracce sulla neve
Chi è passato di qui?
Un bruno cervo timido.
Chi è passato di là?
Un coniglietto trepido,
un orso vecchio e placido.
Chi è passato di qui?
Un topo velocissimo
che corre al suo cunicolo
tiepido e comodissimo. (K. Jackson)

La neve
Giù dal cielo
grigio grigio,
zitta zitta,
lieve lieve
lenta lenta
bianca bianca
sulla terra
vien la neve.
Mille bianche
farfalline
fanno il manto
alle colline,
mille candide
farfalle
tintinnando,
fanno ai campi
un bianco scialle.
Mille fiocchi immacolati
danno ai monti,
ai boschi, ai prati,
alle strade,
ai tetti, al suolo
un bellissimo lenzuolo.
I bambini guardan fuori
e non aprono
più bocca
e la neve
lenta lenta
scende, scende,
fiocca, fiocca. (Ruocco)

Nevica
Le casette stupefatte
sono bianche come latte.
Tutto è bianco, monte e valle…
E’ un diluvio di farfalle.
Lungo i tetti, sopra i rami,
che merletti! Che ricami!
Che stupore per gli uccelli!
Che cappucci per gli ombrelli!

Ballatella della neve
In una casetta dell’alpe lontana
dimora un vecchia fra sacchi di lana;
di soffice lana di sue pecorelle
da essa tosate a lume di stelle;
ed ora la dona al vento che in breve
la muta in fiocchetti di candida neve.
Mulina, mulina, nell’aria gelata
la morbida lana così trasformata!
Che gioia vederla, per tutta la valle
è come una danza di lievi farfalle:
un piover giocondo di piume d’argento
che cambia, oh portento!
la scena del mondo.
Ma sotto la neve e bulbi e radici
riposano in pace sicuri e felici,
e sognan l’aprile e il sole giocondo
che ancor farà verde la scena del mondo.

Inverno
Ma cosa accade?
Guardati intorno!
Alberi spogli
e breve il giorno.
Oh quanto freddo
lungo le strade
forse tra poco
la neve cade.
Con questo freddo
dentro restiamo
e un ritornello
insiem cantiamo.

Inverno
Il ghiaccio e la neve
copron la terra
Il rigido gelo
gli alberi afferra.
I rami si piegano
al fischio del vento.
S’ode nel bosco
un triste lamento.
Ma sotto la terra
umida e scura
il seme prepara
la vita futura.

Nella siepe
Nella siepe tutta spini
son rimasti gli uccellini
perchè il rovo e il biancospino
il sambuco e l’agazzino
hanno bacche colorite
nutrienti e saporite.
Ma lombrichi e chioccioline
ricci, serpi, e formichine
la lucertola curiosa
e il ramarro che riposa
stan nascosti a sonnecchiare
finchè il sol potrà tornare.
Stan nascosti giorno e sera
aspettando primavera.

Neve
Scendono le stelline
dal cielo a mille a mille
avvolte in bianco velo
la terra desolata
copron silenti e pure
d’una coltre gemmata.
Benedice la madre
quel prezioso mantello
ed il cielo saluta
col sorriso più bello. (G. Noseda)

La neve
Sui campi, sulle strade,
silenziosa, bella, lieve,
volteggiando già la neve, cade.
Danzan fiocchi bianchi
contro il cielo rosa
poi a terra posan, stanchi.
Su mille immote forme
sui tetti e sui camini
sui cippi e sui giardini, dorme.
Tutto intorno è pace
chiuso in oblio profondo
indifferente il mondo, tace. (Ada Negri)

La neve
Bianca neve silenziosa
scendi lieve senza posa.
Eri pioggia su nel cielo
t’ha gelato il crude gelo
ogni goccia fu stellina
bianca neve piccolina.
Ora scendi bianca e bella
ogni fiocco è una stella
così bianca resterai
finchè al sol ti scioglierai.
Bianca neve silenziosa
scendi scendi senza posa.

La canzone della neve
Sotto il morbido mantello
della neve immacolata
dorme l’erba scolorata
dorme nudo l’alberello.
Dorme il ghiro, dorme il tasso
la lucertola si stira
lo scoiattolo sospira
con un suon di contrabbasso.
Ma nel solco che lo serra
veglia il seme di frumento
lo vedremo al sole, al vento,
rinverdir tutta la terra.
Lo vedremo al tempo bello
d’oro il campo rivestire
finge intanto di dormire
sotto il candido mantello.

Cade lenta, silenziosa,
bianca, soffice, la neve,
è una danza misteriosa
di farfalle, lieve, lieve.
Senza fretta, piano piano,
si distende il bianco manto,
si ricopre il monte, il piano,
la natura è un dolce incanto.

Sotto la neve pane
Cadde la neve, ma non fu tormenta
sì cadde come fa quando rimane
un bianco sfarfallio nell’aria spenta
un morbido calar di bianche lane.
E da prima infiorò le rame, i fusti,
le nude siepi, tutti i secchi arbusti.
Poi disegnò come di netto smalto
i margini, le prode, ogni rialto.
Poi s’allargò, s’alzò a mano a mano
stese una coltre là dal monte al piano.
Sii benvenuta, neve. La sementa
non crescerà precoce in spighe vane
chè la fredda tua coltre l’addormenta.
Io sento dir: “Sotto la neve, pane!”. (P. Mastri)

Giorno di neve
Scende scende lieve e bianca
sulla terra così stanca
scende lenta lenta lenta
e la valle si addormenta.
Notte serena.
Dorme, sogna, mentre il cielo
torna azzurro, senza velo,
e sorride una stellina,
alla valle piccolina.

La prima neve
Questa mattina
quando apersi gli occhi
guardai dalla finestra
vidi la neve
che cadeva a fiocchi
sulla strada maestra.
Tutto era bianco:
il tetto ed il cortile
e avea un cappello bianco
il campanile.

La neve
Dorme la neve, dorme
in mille strane forme
sui sentieri, sulle strade,
sui fossati, sulle case,
sui tetti, su campagne,
su poggi, su montagne,
su quel tappeto bianco
dorme l’inverno stanco.

La neve
Fiocca fiocca, neve bianca,
fiocca fiocca, non si stanca.
Posa qua, posa là,
alla terra un manto fa.

Nevicata
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco;
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera:
passano i bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera. (G. Pascoli)

La danza della neve
Neve, neve, scendi lieve
sopra i campi e le contrade;
neve, copri col tuo manto
boschi e case, tutto quanto;
neve, scuoti, bianca e bella,
il tuo vel di reginella.
Sulla terra che rinserra
il tesor del contadino
mille chicchi, mille semi,
scenda in fiocchi il tuo mantello,
bianco bianco… fino fino,
e niun chicco al freddo tremi!
Verrà il sol di primavera
dispiegando una bandiera
di roselle e gigli e viole:
da ogni chicco il fusticino
s’alzerà lieto nel sole,
verde verde, fino fino.
Scendi, scendi, o reginella,
tutta bianca pura e bella,
scendi piano piano piano…
Benedice il contadino
il tuo manto fino fino,
chè la neve è madre al grano. (Hedda)

Ballatella della neve
In una casetta
dell’Alpe lontana
dimora una vecchia
fra biche di lana:
di soffice lana
di sue pecorelle
da essa tosata
a un lume di stelle;
ed ora la dona
al vento che in breve
la muta in fiocchetti
di candida neve.
Mulina, mulina,
nell’aria gelata
la morbida lana
così trasformata!
Che gioia vederla!
Per tutta la valle
è come una danza
di lieve farfalle:
un piover giocondo
di piume d’argento
che cambia
oh portento
la scena del mondo.
Ma sotto la neve
e bulbi e radici
riposano in pace
sicuri e felici,
e sognan l’aprile
e il sole giocondo
che ancor farà verde
la scena del mondo.
Ma sotto la neve
e bulbi e radici
riposano in pace
sicuri, felici,
e sognan l’aprile
e il sole giocondo
che ancor farà verde
la scena del mondo.
Intanto, dal cavo
d’un buio crepaccio
or esce un vegliardo
con barba di ghiaccio.
Che torbido sguardo,
che cera stizzosa!
Al freddo uso fiato
s’ammala ogni cosa…
Ei spegne le foglie
sugli alberi foschi,
discaccia gli uccelli
lontano. (G. Striuli)

Orfano
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: “Intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.”
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta… (G. Pascoli)

Neve
Candida, lieve,
quasi danzando
scende la neve
infiocchettando
l’albero spoglio
che dorme e spera
qualche germoglio
per primavera.
La neve cade
cade silente
copre le strade
morbidamente,
mette il mantello
alla montagna,
uno più bello
alla campagna
che si riposa;
imbianca i tetti
veste ogni cosa,
di bei fiocchetti,
semina un velo
immacolato
tessuto in cielo
e sbriciolato
sopra la terra
ch’è vecchia e stanca,
vi si rinserra,
diventa bianca,
e serba in cuore
gelosamente,
sotto il candore
tanta semente. (M. Voltolini)

Neve

Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli,
senza fronde nè fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve
la fiorita neve.
(U. Saba)

L’uomo di neve
Bella è la neve per l’uomo di neve,
che ha vita allegra anche se breve
e in cortile fa il bravaccio
vestito solo d’un cappellaccio.
A lui non vengono i geloni,
i reumatismi, le costipazioni…
Conosco un paese, in verità,
dove lui solo fame non ha.
La neve è bianca, la fame è nera.
E qui finisce la tiritera. (Gianni Rodari)

Neve
Poveretto chi non sa
sciare nè pattinare.
Di tanta neve, che ne fa?
Tutto quel ghiaccio non gli serve a nulla.
Di tanta gioia lui non può godere:
al massimo si farà
una granita in un bicchiere. (Gianni Rodari)

Neve
Una danza di pazze farfalle,
questa notte ha tramato un tappeto
che si stende dal monte alla valle.
Or non s’ode il più lieve sussurro;
tutto il mondo è coperto d’argento,
tutto il cielo asfaltato d’azzurro… (T. Colsalvatico)

Neve
Cade la neve a falde larghe e piane,
da ore e ore senza mutamento.
Non una voce; non un fil di vento;
non echi alle casupole lontane.
Nei boschi e nelle immense Alpi lontane
ogni soffio di vita sembra spento.
Sotto quel bianco ammanto è un sognar lento
di piante, d’erbe e di speranze umane. (A. Negri)

Nevicata
Dalle profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le cose ammanta come spettri;
scende, risale, impetuosa, lenta,
di su, di giù, di qua, di là, s’accenta
alle finestre, tamburella i vetri…
Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia… (G. Gozzano)

Ricami di neve
Il gelo appende calici
di vetro dalle gronde,
il fiato stende impronte
di fiori sui cristalli.
L’alba cuce vivagni
di seta gialla e rosa
lungo la luminosa
curva delle montagne.
Sul manto della neve
ci sono orme di stelle:
le han lasciate gli uccelli,
tante, col piede lieve.
Ci sono orme in fila
di chiodi a croce, ad arco,
che hanno segnato un varco
profondo sulla via:
di qua e di là le siepi
sono sparse di trine
fragili, senza fine,
soffici come sete;
e i rami scheletriti
per i campi ed i prati
si sono ritrovati
a un tratto rifioriti.
Il passo vagabondo
d’un felice bimbetto
va segnando un merletto
sul candore del mondo. (G. Porto)

Come petali
Nella bigia aria sciamano
i fiocchi della neve,
come petali che cadono
da invisibili rame.
C’è un silenzio, che pare
stia per compiersi un miracolo.
I bimbi lascian di giocare e guardano
con uno stupore che li fa docili.
Si metton le fantasie
in chi sa quale viaggio
per chi sa quale reame.
I poveri vecchi si fan coraggio
sospirando avemarie. (I. Drago)

Neve
Nevica: l’aria brulica di pianto;
la terra è bianca; neve sopra neve:
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade nel bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera. (G. Pascoli)

Nevicata
Su in cielo, un immenso fatato giardino,
v’è certo di mandorli in fiore!
Stamane di sopra il grigiore
qualcuno li ha scossi giocondo,
e i fiori, sfacendosi piano,
cadere han lasciato man mano
sul torpido mondo
con timidi frulli,
con fremiti d’ale
i piccoli petali lievi… (A. Carlini Venturino)

Quadretto invernale
Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi
taciti, ch’empion turbinando l’aria;
guarda la strada bianca e solitaria,
che non ha che un ombrello e due marmocchi.
E guarda la casina dirimpetto,
che è agghiacciata dal vento e dalla bruma,
ma che pur nel silenzio algido fuma
con la pipa del suo comignoletto.
Sorride il bimbo nel suo caldo covo,
ed è stupito perchè i fiocchi, a un tratto
d’un paesello nero e vecchio han fatto
un paesello tutto bianco e nuovo. (M. Moretti)

Primo inverno
Il cielo ha spiegato un sudario
candido sopra il mondo.
Distende a croce le braccia
l’albero solitario.
La terra pare che giaccia
in sonno tanto profondo
che somiglia a una morta
con quel sudario addosso,
con quella pianta storta
che tende i suoi rami d’osso.
E ci vien da pensare
che forse ne sole ne grida
la possano richiamare
un’altra volta alla vita. (G. Porto)

Neve
Fischia un grecale gelido, che rade:
copre un tendone i monti solitari:
a notte il vento rugge, urla: poi cade.
E tutto  è bianco e tacito al mattino
nuovo: e dai bianchi e nudi casolari
il fumo sbalza qua e là turchino. (G. Pascoli)

Nella neve
Sull’alba, intatta al suolo,
è la gran nevicata
che fioccò tutta notte.
Poi sul bianco lenzuolo
appar qualche perdata:
piè grandi e scarpe rotte.
Soffre la vita o dorme.
Coi bambini il verno è crudo
e con l’età cadente.
Veggo, tra l’altre, l’orme
d’un piccol piede ignudo,
che m’attrista la mente…
Ahi! Ahi! chi vi ristora,
o tremanti piedini
di fanciullo errabondo?
Dunque vi sono ancora
dei poveri bambini,
che van, scalzi, pel mondo? (E. Panzacchi)

Regina bianca
Regina bianca, gioia dei fanciulli,
tu vesti come petti di colobi,
le rupi sui declivi,
le punte dei cipressi e gli alti pini.
Rendi la guancia soffice alle strade,
e fai turgidi  i tetti delle case
raccolte nel tepore delle stufe.
I campi, che sconfinano col cielo
hanno il tuo volto candido da sposa. (M. Mazzeo)

Giochi d’inverno
Nebbia, che cosa hai fatto!
Un velario di seta.
Ogni cosa è segreta
a un tratto.
Che ricamo, che trina,
quanti gioielli intorno:
li dona al nuovo giorno
la brina.
Ma zitti… bianca, lieve
tutto copre e nasconde,
viali, casette e fronde,
la neve… (D. Rebucci)

La neve
Tutta bianca nella notte bruna
la neve cade lenta volteggiando.
O pratoline, ad una ad una,
tutte bianche nella notte bruna!
Chi dunque lassù spiuma la luna?
O fresca peluria, o fiocchi fluttuanti!
Tutta bianca nella notte bruna,
la neve cade lenta volteggiando. (G. Richepin)

Neve
Eri candida foglia volando
e sul ramo fioristi senza sole
e vita più lieve del fiore del mandorlo,
non soffia uno sguardo di rosa
e subito cadi e t’infanghi. (C. Govoni)

Il biglietto del passero
Stamane, dopo la nevicata,
il davanzale
del mio balcone, candido, eguale,
sembra una pagina immacolata.
Ma, se la guardo con maggior cura
un po’ dappresso
vedo  sovr’esso
non so che segni, quale scrittura…
Chi avrà scavato dentro la neve
quei fiorellini
tutti a tre petali, stellucce fini,
allineati con grazia lieve?
Son le zampine d’un passerotto
meschino: ed ecco
i bucherelli fatti col becco,
che qualche briciola cercava sotto.
Ahimè! Stamane quel poveretto
restò a digiuno,
e d’avvertirmi trovò opportuno,
forse, lasciandomi… il suo biglietto. (Puck)

Mattino di neve
Il risveglio fu lento: dalle pievi
un suono giunse, timido e smorzato;
indi gli spalatori, a colpi brevi,
urtarono le pietre del selciato.
S’udirono di sotto al porticato
gli schiaffi sordi di stivali grevi.
Uno in istrada disse: “E’ nevicato.
Chi dorme o indugia a letto non si levi”.
E fu d’imposte un secco sbatacchiare
ed un cantilenar di voci breve,
e qualche dialoghetto di comare;
indi l’alba si alzò, pallida e lieve,
e ognuno vide la città posare
nella luce d’argento della neve. (Anna Maria Beccanulli)

La neve
Viveva in una nuvola
come una gatta in soffitta:
stanotte, zitta zitta
la neve è caduta giù.
Cosa diranno i bambini
a vederla, già morta
sui gradini della porta,
come un povero caduto lì?
Aveva freddo e nessuno gli aprì. (R. Pezzani)

Cade la neve
Cade la neve, la neve.
Alle bianche stelline nella tempesta
si protendono i fiori di gennaio
dal telaio della finestra…
Cade la neve, la neve.
Non come cadessero fiocchi,
ma come se sopra un rappezzato mantello
scendesse a terra la volta del cielo…
Cade la neve, la neve,
la neve, e ogni cosa è smarrita,
il pedone imbiancato
le piante stupite… (Boris Pasternak)

La neve
Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde nè fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che ama le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare.
Ed allora scese
lieve lieve
la fiorita di neve. (O. Visentini)

La nevicata
Sulla campagna squallida e pensosa
scende la neve, a larghi fiocchi e lenta,
e sui morbidi strati rilucenti
immacolata e tacita si posa.
Scende, d’un fitto vel copre ogni cosa;
copre casette, ponti, acque dormenti;
e colma fossi, imbianca bastimenti
e scende senza fine e senza posa. (E. De Amicis)

Nevicata
Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa,
poi sul terren si posa stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo
indifferente il mondo tace. (A. Negri)

La pioggia di stelle
Chi ha detto alle neve: “Vieni?”
Ed ecco la neve è venuta,
obbediente, muta.
L’hanno chiamata i fanciulli,
forse, a vestire di bianca allegria
i campi brulli,
la deserta via?
O sono stati i granelli
sepolti nei freddi terreni,
rabbrividenti
a tutti i venti,
che han detto alla neve: “Vieni?”
O fu l’ordine di Dio?
Si muove dal cielo di stelle
un minuto scintillio:
misterioso s’affretta
verso la terra che aspetta.
Sulla terra i sapienti
studiosi,
curiosi,
con delicati strumenti,
scrutano il bianco mistero,
e dicono: “E’ vero:
la neve è una pioggia di belle,
di minime stelle!”
Le minime stelle all’aurora
un poco scintillano ancora. (Gina Vaj Pedotti)

Gli esquimesi
Strana gente, gli esquimesi:
sono di ghiaccio i loro paesi;
di ghiaccio piazze, strade e stradette,
sono di ghiaccio le casette;
il soffitto e il pavimento
sono di ghiaccio, non di cemento.
Perfino il letto è di buon ghiaccio,
tagliato e squadrato col coltellaccio.
Ed è di ghiaccio, almeno pare,
anche la pietra del focolare.
Di non – ghiaccio c’è una cosa,
la più segreta, la più preziosa:
il cuore degli uomini che basta da solo
a scaldare persino il polo. (G. Rodari)

La neve
E’ scesa la neve, divina creatura,
a visitare la valle.
E’ scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere.
Dolce! Giunge senza rumore come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna, così scendono i sogni…
Pura! Guarda la valle tua, come sta ricamandola
di gelsomino soffice.
Ha così dolci dita, così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare.
Bella! Non ti sembra che sia il dono mirabile
d’un alto donatore?
Chissà che agli uomini non rechi un messaggio
da parte del Signore. (G. Mistral)

Nevicata
Dalle profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le cose ammanta come spettri:
scende, risale, impetuosa, lenta.
Di su, di giù, di qua, di là s’avventa
alle finestre, tamburella i vetri…
Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia… (G. Gozzano)

I passeri
Fischia un grecale gelido che rade:
copre un tendone i monti solitari:
a notte il vento rugge, urla: poi cade.
E tutto è bianco e tacito al mattino:
nuovo; e dai bianchi e muti casolari
il fumo balza, qua e là turchino.
La neve! Allora, poi che il cibo manca,
alla città dai mille campanili
scendono, alla città fumida e bianca:
a mendicare. Dalla lor grondaia
spiano nelle chostre e nei cortili
la granata o il grembiul della massaia.
Scende. Scende.
Il cielo tutto a terra cade
col bianco polverio d’una rovina.
Non un’orma. Svanite anche le strade.
La terra è tutto un solo mare a onde
bianche, di zolle ov’erano le biade.
Resta il mio casolare unico, donde
esploro invano. Non c’è più nessuno.
E solo a me chiamo, ecco risponde
il pigolio d’un passero digiuno. (G. Pascoli)

Il borgo sotto la neve
Nel borgo, una breve piazzetta,
una fontanina in un canto
che fa cioc cioc ogni tanto,
tre alberi, una chiesetta
col campanile sottile
come un dito che accenni lassù,
dieci case, non una di più,
un ponticello, un fienile…
Un borgo, capite, assai breve
che basta a coprirlo un grembiule
inamidato ed uguale,
un grembiuletto di neve…
Lui dorme, lì sotto,
imbacuccato di lana…
(Aldo Gabrielli)

Nevicata
La bella neve!
Scendete, scendete,
leggiadri fiocchi
danzanti nei cieli:
come perlucce coprite,
pingete i tetti,
i tronchi, la mota,
gli steli…
(Emilio Praga)

Un po’ d’amore
Quando la neve coprì la mia casa,
un passero volò dalla cimasa.
– O passerotto, non volar lontano,
troverai neve e gelo in tutto il piano –
gli dissi. – Resta e non sarai mai solo –
M’intese? Un frullo e si posò nel brolo.
Di là ritorna spesso al davanzale,
mi chiama con un trillo e un batter d’ale.
Gli offro briciole e chicchi di gran cuore.
Quanto bene può fare un po’ d’amore!
(Dina Rebucci)

Nella neve
Sull’alba, è intatta al suolo
la grande nevicata
che fioccò tutta notte.
Poi sul bianco lenzuolo
appar qualche pedata:
piè grandi e scarpe rotte.
Soffre la vita o dorme.
Ai bimbi il verno è crudo
come all’età cadente.
Veggo, tra l’altro, l’orma
d’un picciol piede ignudo
che  m’attrista la mente…
Ahi, ahi, chi  vi ristora,
o tremanti piedini
di fanciullo errabondo?
E vi son dunque ancora
dei poveri bambini
che van, scalzi, per ‘l mondo?
(E- Panzacchi)

La neve
Viveva in una nuvola
come una gatta in soffitta:
stanotte, zitta zitta
la neve è caduta giù.
Cosa diranno i bambini
a vederla, già morta
sui gradini della porta,
come un povero caduto lì?
Aveva freddo e nessuno gli apri?
(R. Pezzani)

Cade la neve, la neve
Cade la neve, la neve.
Alle bianche stelline nella tempesta
si protendono i fiori a gennaio
dal telaio della finestra…
Cade la neve, la neve.
Non come cadessero fiocchi,
ma come se sopra un rappezzato mantello
scendesse a terra la volta del cielo…
Cade la neve, la neve,
la neve, e ogni cosa è smarrita,
il pedone imbiancato
le piante stupite…
(B. Pasternak)

La neve
Tutta bianca nella notte bruna
la neve cade lenta, volteggiando.
O pratoline, ad una ad una,
tutte bianche nella notte bruna!
Chi dunque lassù sprimaccia la luna?
O fresca peluria, o fiocchi fluttuanti!
Tutta bianca nella notte bruna,
la neve cade lenta, volteggiando.
(G. Richepin)

Uccelli nella neve
Nel pomeriggio diafano di neve
parlottano i merli affamati,
note varie, in gorgheggi pacati.
Ho messo un po’ di riso
in uno spiazzo
nero nel gran biancore,
fin da stamane all’alba.
Dolce mi è pensare alla lor festa.
“C’è del riso, c’è del riso!”
“Attenzione alle trappole!”
(il più vecchio)
“No, no è quel pittore
lo conosco da un pezzo.
O, le lor voci
dal mio letto in penombra
contro il muro
miele canoro che scorre!
M’affaccio pian piano
alla grande finestra socchiusa.
Un volo lento sul muretto
con la sua coltre di neve
nel cielo che appena s’arrossa.
(F. De Pisis)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Dettati ortografici sulla neve

Dettati ortografici sulla neve – una collezione di dettati ortografici, di autori vari, per bambini della scuola primaria. Difficoltà ortografiche varie.

Una giornata diversa

“La neve!” gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni, in uno spazio imbottito, non vibravano. Andò al lavoro a piedi; i tram erano fermi per la neve. Per strada, aprendosi lui stesso la sua pista, si sentì libero come non s’era mai sentito. Nelle vie cittadine ogni differenza tra marciapiedi e carreggiata era scomparsa, veicoli non ne potevano passare, e Marcovaldo, anche se affondava fino a mezza gamba ad ogni passo e si sentiva infiltrare la neve nelle calze, era diventato padrone di camminare in mezzo alla strada, di calpestare le aiuole, d’attraversare fuori delle linee prescritte, di avanzare a zig-zag. Le vie e i corsi s’aprivano sterminati e deserti come candide gole tra rocce di montagne. La città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se nella notte l’avevano cambiata con un’altra? Chissà se sotto quei monticelli bianchi c’erano ancora le pompe della benzina, le edicole, le fermate dei tram o se non c’erano che sacchi e sacchi di neve? Marcovaldo camminando sognava di perdersi in una città diversa; invece i suoi passi lo riportavano proprio al suo posto di lavoro di tutti i giorni, il solito magazzino, e, varcata la soglia, in manovale stupì di ritrovarsi fra quelle mura sempre uguali, come se il cambiamento che aveva annullato il mondo di fuori avesse risparmiato solo la sua ditta.
(I. Calvino)

La prima neve

Il cielo si abbassa sempre più, coprendo col suo vaporoso candore le cime delle montagne; intorno all’ovile, le rocce bagnate e il bosco cupo avevano un’immobilità e un profondo silenzio d’attesa: i belati dei primi capretti tremolavano con lamenti che sembravano un pianto infantile. Cominciò a nevicare fittamente, a falde lunghe e larghe che parevano petali di fior di mandorlo. Le montagne sparvero tutte sotto la curva bianca dell’orizzonte; le rocce, i cespugli, il bosco, la capanna, l’elce della radura e le mandrie ricevevano in silenzio la neve continua, fitta, infinita.
(G. Deledda)

Sotto la neve

Stamane alzandoci abbiamo visto tutto bianco. I monti intorno sembravano ravvicinati; un candore uguale li copre, la neve ha colmato valli e burroni. Sotto il cielo grigio il riverbero della neve è come una luce che si sprigiona dalla terra. L’aria è fredda e a tratti raffiche di vento scuotono gli alberi. Scendendo nella valle, guardo tra gli olivi ai lati della strada e scopro le ferite fresche. Alcuni rami sotto il peso della neve si sono spezzati e le piante levano in alto le braccia tronche. Le cime sono piegate e mostrano il rovescio delle foglie.
(F. Seminara)

La nevicata

La neve è bella. Una nevicata è una pioggia di farfalle candide. Senza lampi e senza tuoni, quasi sempre nel più profondo silenzio, quei fiocchi bianchi scendono a mille, a milioni da un cielo bigio cinereo, roteando per l’aria e tutto ricoprendo d’un manto lucente e morbido. La terra bruna diviene bianca e bianchi i tetti e bianchi i ferri rugginosi e i muri. E le forme delle cose anch’esse si arrotondano, svaniscono, si disciolgono in quell’oceano bianco e freddo.
(P. Mantegazza)

Dice la neve

“Io sono il candido e soffice mantello dei bianchi inverni; sono figlia delle nuvole, sorella della pioggia. Io vesto le vette montane, mi accumulo nelle alte vallate, dove si formano i ghiacciai che alimentano le fresche sorgenti dei fiumi i quali corrono ad adagiarsi nei piani. Io getto una morbida coltre sulle fertili pianure, sopra i campi seminati, dove il buon seme attende, nella terra in riposo, il bacio del sole primaverile che lo faccia germogliare. (P. Bianchi)

Fiocchi di neve

Avete mai guardato attentamente un fiocco di neve? Andate all’aperto con una tavola scura mentre nevica, e osservate con una lente d’ingrandimento le graziose stelline che vi cadono a miliardi dal cielo. Vi assicuro che rimarrete strabiliati dalla meravigliosa regolarità di costruzione di queste foglioline di cristallo, di questi grappoli di stelline, ognuna delle quali è un capolavoro che nessun gioielliere saprebbe imitare. Basta un cambiamento del vento o della temperatura o dell’altezza da cui scendono, perchè le loro forme cambino ed appaiano più semplici o più complesse.
(B. H. Burgel)

Notte di neve

L’inverno è calato su ogni fioritura. Pochi alberi drizzano i loro scheletri, bianchi di neve, come fantasmi. Terribile notte per gli uccellini! Sui grandi alberi squallidi sono là, tremanti, senza che nulla li protegga. Coi loro occhi inquieti guardano la neve e aspettano il buio per dormire: il buio che non viene mai.

Nevicata

E’ cosa straordinaria la gioia che ci procurava una nevicata abbondante, purchè fosse neve di quella giusta: non troppo secca, non troppo umida; una cosa di mezzo, che non si sfarini tra le dita e non vada in brodo appena la si stringe. Quell’anno era neve della migliore qualità, da poterci fare tuffi e capitomboli: meglio di quando nel nostro cortile si sgrovigliava la lana dei materassi e noi si faceva, non visti, un tuffo nel mucchio. Nemmeno pareva, per essere neve, una cosa fredda. Si tornava a galla con appena un po’ di argento sugli abiti, sui capelli, subito scrollato via. E, così morbida, sapeva diventare dura come la pietra nelle mani di chi avesse un po’ di forza; diventare palle che correvano dritte al bersaglio, e s’udiva il colpo. Non mancavano, si capisce, i richiami e i comandi; e non si deve credere che l’uso degli scappellotti cessi per il solo fatto che dal cielo vien giù la neve. Ma si tollerava molto; come, durante il carnevale, si tollerano mille stravaganze. Davvero erano specie di carnevale quell’una o due giornate bianche: tempo libero a tutti gli spassi e chiassi e burle e battaglie che nessuno di noi si sarebbe concesso, nè gli altri avrebbero sopportato in altra stagione.
(F. Chiesa)

Neve in montagna

I prati, le case, le piante e la montagna sono coperti di neve, e uno stormo di corvi annuncia altra neve. Sotto la neve, il bosco pare più fitto. La neve farinosa che va tranquillamente accumulandosi sui rami alti dei larici e degli abeti si da peso, e curva il ramo, poi cade e scuote altra neve di altri rami più in basso e trasforma l’albero in una nuvola bianca. I rami liberati dal peso della neve oscillano un poco nell’aria e tornano lentamente a imbiancarsi per altra neve che cade. Ai piedi degli alberi, fra un tronco e l’altro, è tutto nero. La neve cade su altra neve con un fruscio sottile. E’ così soffice, compatta, fredda asciutta che non si sentono tonfi. Lo strato cresce in silenzio; ma capita di avvertire un cedimento breve nella neve, uno strato superiore che si adagia su quello inferiore, già più saldo, e atto, a sua volta, a sopportare un nuovo strato di aria e di neve. Di ora in ora, di giorno in giorno, la neve cresce; sono cristalli che si fondono e si alzano verso il davanzale delle finestre più basse. Il cumulo si alza come una siepe, una muraglia.

Neve

Nelle città la neve ha lavorato tutta la notte a stendere il suo velo, ma al primo mattino, i piedi degli uomini e le ruote dei carri rompono la fragile trama, la pestano e ne fanno un moticcio appiccicoso. Ma nelle campagne la gran pagina bianca resta a lungo intatta, e sembra attendere chi vi scriva una grande parola di bellezza.
(D. Valeri)

E nevicava

Le giogaie s’eran fatte cupe, gli alberi annerivano. Ora, dietro le fratte, si scorgevano le luci d’oro delle case, tutti i focolari accesi. E il cielo si colorava sempre più di una luce scialba. Faceva freddo. Nessun grido. Non un canto: la neve. Si compiva sulla terra un miracolo, bianco. Prima sui monti, poi sui colli, per le valli… Solo il mare restava cupo: ingoiava tutto quel cielo bianco senza placarsi. Era nevicato tutta la notte; in gran silenzio la neve aveva visitato la terra. Era venuta a mezzanotte, portata da un vento leggero di levante, e la terra, presa nel sonno, era morta. Il freddo stringeva le cose con artigli di ferro: si sentivano stridere le travi, la legna, i rami, e la terra stessa accovacciata sembrava sempre più rattrappirsi. E nevicava, ricordo, adagio, nevicava su tutti i sentieri perduti, sopra la valle scura, su tutte le povere case…
(F. Tombari)

Il bucaneve
Bianco come una piccola candela, dove la neve s’è sciolta, splende il bucaneve. I contadini lo chiamano il bicchiere della Madonna. Si racconta che un giorno di gennaio, poichè Gesù aveva sete, la Madonna andò alla fontana; ma questa, per il gran freddo, si era tutta gelata. “Come faccio” sospirò la Madonna “a dar da bere al mio bambino?”. La terra, udendola, forò la neve dei prati con un fiorellino colmo di fresca acqua di sgelo. Era il bucaneve. Gesù bambino potè bere; e da allora, in ricordo di quel giorno, il bucaneve ha il privilegio di forare il bianco mantello che copre la terra. (R. Pezzani)

Nevicata
Era una delle ultime notti di gennaio; nevicava: le vie della città, le piazze, i davanzali, le terrazzine delle case, gli alberi dei giardini, tutto era bianco, sepolto, sovraccarico di neve; i fiocchi venivan giù lenti, grossi, fitti, e sullo strato nevoso lungo i muri, non appena s’imprimeva un’orma ne spariva ogni traccia. I lampioni agli angoli della strade mandavano intorno un chiarore velato e triste; sui crocicchi, per quanto si guardasse, avanti e indietro, a destra e a sinistra, non si vedeva nessuno; in ogni parte un silenzio cupo: si sarebbe sentita, per modo di dire, cadere la neve. (E. De Amicis)

Nevicata in città
Gli alberi sono carichi di candido fogliame e di fiori cristallini. I tetti sembrano coperti d’uno strato di soffice bambagia. Un passero pigola e fa capolino dalla volta di una tegola, rannicchiato come un riccio. I bambini escono dalla scuola intirizziti, raccolti a due, a tre, sotto certi ombrelloni che paion camminare da sè, radendo terra. Tutti hanno una grande smania di correre. (A. Stoppani)

Sotto la neve
Neve dappertutto: alta sui tetti, sui fianchi dei monti, sulle pinete, sui ciliegi dei cortili, sui susini degli orti, sopra i davanzali delle finestre, sulle altane delle stalle. Neve profonda: il paese vi sparisce dentro fino ai comignoli. A colpi di vanga bisogna liberare i sentieri, per giungere alle porte dei vicini e alle fontane per prender l’acqua coi secchi. La montagna di faccia sembra un colosso bianco con la fronte nel cielo bianco, con uno smisurato mantello bianco sulle spalle. I giganteschi abeti, nel loro niveo mantello, non sembrano più alberi. (R. Parini)

Notte d’inverno
Nevicava: le vie della città, le piazze, i davanzali e i terrazzini delle case, gli alberi dei giardini, tutto era bianco di neve e i fiocchi venivano giù densi e fitti. Era una di quelle notti in cui chi si trova fuori di casa si affretta a ritornarvi a passi rapidi, con l’occhio a terra per scansare le pozzanghere, con il collo rientrato nelle spalle, col bavero del vestito alzato, con le mani affondate nelle tasche, tutto inarcato e rimpicciolito. (E. De Amicis)

Il silenzio della neve
L’inverno porta il silenzio nei campi. E dove cade la neve, il silenzio è ben più profondo. Sotto il bianco mantello la terra dorme e i pochi rumori si perdono subito come se fossero inghiottiti dall’aria. Anche il suono delle campane, sempre così squillante e festoso, diventa cupo. La terra dorme il suo profondo sonno invernale. (G. Cauzillo)

Cortile in inverno
Un cortile. Finestre chiuse, vetri appannati. Qualche filo di ghiaccio penzola qua e là dalle gronde, immobile, rigido, quasi trasparente ai deboli raggi del sole. E’ nevicato e la neve coi suoi luccichii e scintillii è la festa dei bambini. Dal cortile si levano grida di gioia che si frangono contro i vetri delle finestre e si spengono tra i muri delle case. Le voci dei ragazzi che si rincorrono nel cortile, balzano e rimbalzano con improvvisi alti e bassi, esplodono con rapidi frastuoni, tacciono, sussurrano, riprendono ad urlare.

Neve sull’oliveto
Da due giorni non si apriva uno spiraglio nel cielo chiuso e inerte; il giorno era un lungo crepuscolo, e cadeva una pioggia fine e incessante. Ieri il cielo di piombo si saldò all’orizzonte come un coperchio, e a tarda sera cadde la neve, che continuò per un pezzo durante la notte, coprendo ogni cosa. Stamane, alzandoci, abbiamo visto tutto bianco. Corrono voci inquietanti di danni causati dalla neve agli olivi. Appena fuori dall’abitato, fisso lo sguardo sugli oliveti della collina opposta, ma non riesco a scoprire nulla; i miei occhi, assuefatti da alcuni giorni alla penombra della casa, sono abbagliati dalla neve che copre tutto. (F. Seminara)

Nevicate alpine
Chi non vide le immense e profonde nevicate alpine, non può comprendere questo delirio della bianchezza. Le maggiori nevicate, dalle Alpi in giù, lungo i monti, le valli e le pianure d’Italia, anche a giudicarne dalle più iperboliche descrizioni, mi parvero sempre tenui e mansuete. Inverno da dilettanti o di parata, che viene per la mostra e che il primo scirocco o scioglie e mitiga in gran parte. La neve che ha tre, quattro, cinque metri di spessore, ha un aspetto ben diverso da quella che si misura in centimetri. La sua bianchezza è più immacolata, più lucente, più metallica; non c’è potenza germinativa che vinca o dissodi la sua compagine; attraverso i suoi cristalli, nulla traspare della buona faccia terrestre, il suolo che essa ricopre ne ha modificato la struttura; gli aspetti delle cose non sono più quelli. Quel dolce candore così radioso sotto il sole pomeridiano, così soavemente rosato al tramonto, se appena il cielo si appanna o cessano i raggi, diventa immediatamente spettrale. (G. Giacosa)

Riflessioni mentre nevica
La natura è sepolta sotto un lenzuolo bianco. L’inverno, simbolo della vecchiaia, non è lieto per me che non ho nessun gusto a far battaglie con le palle di neve. Io amo il verde, il sole, il cielo azzurro, e sento tutta la tristezza che deve pigliare i nostri montanari del lago di Como, quando vanno a cercare lavoro e fortuna in Inghilterra. Ah si, è pane ben guadagnato, a confronto del quale quello che trovo tutti i giorni sulla tavola è pan d’oro del cielo. Eppure non ci si pensa mai: e anche ieri mi sono lamentato che non fosse abbastanza ben cotto. Nevica. Un gran silenzio pesa sulla città. Le ore giungono soffocate e rotte. Penso ai paesetti che ho veduto quest’autunno nell’Engadina, che ora saranno sepolti fino ai tetti. Domani mattina gli abitanti dovranno aprirsi una strada o una galleria nella neve; come fanno le talpe nella terra dei campi, e ringrazieranno la madre natura se quest’anno saprà essere un po’ più discreta del solito nei suoi regali. Il vecchio Giovanni, che vive lavando scodelle, ha osservato quest’oggi: “Visto che Dio ce la manda, non potrebbe essere farina? Non si avrebbe che la fatica di raccoglierla, di metterla nei sacchi e di riempirne i magazzini. Ma nasce una questione: che cosa di farebbe il resto dell’anno?”. (E. De Marchi)

Neve in montagna
I prati, le case, le piante e la montagna sono coperti di neve, e uno stormo di corvi annuncia altra neve…
Sotto la neve, il bosco pare più fitto. La neve farinosa che va tranquillamente accumulandosi sui rami alti dei larici e degli abeti si fa peso, e curva il ramo, poi cade e scuote altra neve di altri rami più in basso e trasforma l’albero in una nuvola bianca. I rami liberati dal peso della neve oscillano un poco nell’aria e tornano lentamente ad imbiancarsi per altra neve che cade. Ai piedi degli alberi, fra un tronco e l’altro, è tutto nero.
La neve cade su altra neve con un fruscio sottile. E’ così soffice, compatta, fredda asciutta che non si sentono tonfi. Lo strato cresce in silenzio; ma capita di avvertire un cedimento breve nella neve, uno strato superiore che si adagia su quello inferiore, già più saldo, e atto, a sua volta, a sopportare un nuovo strato di aria e di neve…
Di ora in ora, di giorno in giorno, la neve cresce; sono cristalli che si fondono e si alzano verso il davanzale delle finestre più basse. Il cumulo si alza come una siepe, una muraglia…

Neve
Nelle città la neve ha lavorato tutta la notte a stendere il suo velo, ma al primo mattino, i piedi degli uomini e le ruote dei veicoli rompono la fragile trama, la pestano e ne fanno un moticcio appiccicoso. Ma nelle campagne la gran pagina bianca resta a lungo intatta, e sembra attendere chi vi scriva una parola: di bellezza, di fede, chi sa? La parola, invece, è già scritta, sotto quel bianco: eterna parola chiusa nel piccoletto grano, che par morto ed ha in sè il mistero della vita, di tutta la vita. La neve dei campi è la neve più buona.
D. Valeri

Arriva la neve!

Il cielo è grigio, d’un grigio tutto uguale; l’aria è scura e pungente: tutto il mondo è immusolito. Ma, ecco: che cosa succede? Nell’aria sono apparse delle bricioline bianche, poi qualche falda che sembra burlarsi di noi, volteggiandoci davanti agli occhi e subito fuggendo. Ma ora sono tante le falde, sempre più fitte, non si possono più contare nè distinguere. E l’aria è tutta bianca, la terra ha subito un velo d’argento; in breve tutto il mondo è bianco, indistinto, silenzioso.

Una nevicata

Gli alberi sono carichi di candido fogliame e di fiori di cristallo. I tetti sembrano coperti da uno strato soffice di bambagia; i camini, mezzo sepolti, soffiano, come altrettante bocche, da una gran barba bianca. Sembra che la gente abbia una gran smania, tutti tirano dritto, dritto, intabarrati, incappucciati, incappottati. E i bianchi fiori scendono soffici, lentamente, roteando. (A. Stoppani)

La neve durò poco. Dapprima una forte pioggia, di cui ogni goccia scavava un buco nella neve già corrosa, poi il vento spazzarono la valle e la montagna. Dal bosco la neve cadde a mucchi, e solo qua e là sui più grossi rami ne rimase un po’, cristallizzata dal gelo.
Un giorno apparve il sole e il cielo si incurvò sulle lame brillanti delle montagne lontane. I ghiaccioli di cristallo pendenti dai rami e la neve sulle rocce sprizzarono scintille iridate; la sottile erba invernale, su cio la brina standeva le sue filigrane, brillò anch’essa, smeraldina; e i capretti candidi e neri scesero saltellando dalla mandria. (G. Deledda)

Nevicata
Le fronde degli alberi si piegano sotto candide arcate scintillanti! Nel giardino, le vecchie statue si ammantano di tuniche bianche, si incipriano, si incappucciano, incanutiscono sotto zazzere d’argento. E sul molle lenzuolo, disteso dalla pianura ai monti, resta assopito ogni rumore. Di giorno, anche le voci umane  sembrano sospese nell’aria. (P. Lioy)

Le valanghe
Sulle cime più alte della montagna, dura rigido l’inverno per otto mesi. Su queste vette non erbe, non fiori, ma neve continua e, a lato, ghiacciai perpetui da cui soffiano violentissimi venti che spesso scoppiano in turbini, i quali sollevano la neve come onde del mare e ne fanno precipitare grossi ammassi: le valanghe. (A. Bresciani)

La neve
Cade a larghi fiocchi e copre gli alberi, i prati, i tetti delle case. I fiocchi scendono pian piano dal cielo e sembrano farfalle bianche. Ma appena si posano, ecco, la farfalla non c’è più. Ma altre farfalle sopravvengono, si ammassano, formano un candido manto che cambia l’aspetto di tutte le cose.

Una nevicata
I fiocchi di neve scendono vaporosi come fiori o ali di farfalle, e quanti ce ne sono in ogni nevicata! In breve, il suolo è completamente ricoperto come da un candido manto, e tutto cambia di aspetto.

Neve in montagna
La neve saliva. Vi fu qualche turbine di vento. La neve, sollevata, mulinava, ricadeva in stracci leggeri. La foresta gemeva, e si udivano gli scoppi dei rami che, troppo carichi e troppo tormentati, si spezzavano. In quei giorni, la furia dell’aria riusciva a svelare tra le nubi larghi specchi d’azzurro e un raggio di sole accendeva fra tanto candore, un brillio infinito. Sotto un cielo di stelle la neve gelava e nella tarda alba diffondeva riflessi di madreperla. Poi di nuovo la cenere chiara si adunava da ogni parte e ancora cadevano le piume bianche. (G. Fanciulli)

Neve
Nelle città la neve ha lavorato tutta la notte a stendere il suo velo, ma al primo mattino, i piedi degli uomini e le ruote dei carri rompono la fragile trama, la pestano e ne fanno un moticcio appiccicoso. Ma nelle campagne la gran pagina bianca resta a lungo intatta, e sembra attendere chi vi scriva una grande parola: di bellezza, di fede, chi sa? La parola, invece, è già scritta, sotto quel bianco; eterna parola chiusa nel piccoletto grano, che par morto ed ha in sè il mistero della vita, di tutta la vita. La neve dei campi è la neve più buona. (D. Valeri)

Neve
La neve che cade dà tanta gioia ai bimbi che vedono, nelle bianche distese, soltanto motivo di divertimento: scherzose battaglie di palle di neve, lunghe scivolate con slittini e sci e infine, l’aspetto nuovo, pittoresco e gentile, delle case, dei campi, delle strade. Per gli adulti la neve non è soltanto gioia, ma è anche freddo, intralcio al traffico e, per i poveri, poco lavoro, fame, difficoltà di ogni genere.

La neve
La neve! Che festa per i ragazzi! Tutto diventa bello sotto il suo candido manto. Godete la neve, bambini, ma non dimenticate che la neve vuol dire anche freddo, fame e tribolazioni per i poveri. Una bella nevicata e una bella carità! Due cose che starebbero tanto bene insieme!

La neve è bella
Una nevicata è una pioggia di farfalle candide. Senza lampi e senza tuoni, quasi sempre nel più profondo silenzio, quei fiocchi bianchi scendono a mille, a milioni da un cielo bigio cinereo, roteando per l’aria e tutto ricoprendo di un manto lucente e morbido. La terra bruna diventa bianca e bianchi i tetti e i muri. E le forme delle case anch’esse si arrotondano, svaniscono e si disciolgono in quell’oceano bianco, morto, freddo. (P. Mantegazza)

Il silenzio della neve
Dicembre porta il silenzio nei campi. E dove spesso cade la neve il silenzio è ben più profondo. Sotto il bianco mantello la terra dorme e i pochi rumori si perdono subito come se fossero inghiottiti dall’aria. Anche il suono delle campane, sempre così squillante e festoso, diventa sordo.  La gente cammina frettolosamente e sembra che vada in punta di piedi e che parli a voce sommessa, come se avesse paura di svegliare la terra che dorme il suo profondo sonno invernale. (G. Cauzillo)

Nevicata in città
Gli alberi sono carichi di candido fogliame e di fiori cristallini. I tetti sembrano coperti d’uno strato di soffice bambagia… Un passero pigola e fa capolino dalla volta di un tegolo, rannicchiato come un riccio. E guardando in alto tu vedi, un bel pezzo prima, quello che arriverà dopo. (A. Stoppani)

Nevicata
Nevicata: le vie della città, le piazze, i davanzali, le terrazzine delle case, gli alberi dei  giardini, tutto era bianco, sepolto, sovraccarico di neve; i fiocchi venivano giù lenti, grossi, fitti, e sullo strato nevoso lungo i muri, non appena si imprimeva un’orma ne spariva ogni traccia. I lampioni agli angoli delle strade, mandavano intorno un chiarore velato e triste. (E. De Amicis)

Dettati ortografici sulla neve – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.

Exit mobile version

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!

Abbonati!