I fiumi italiani

I fiumi italiani materiale didattico vario per la scuola primaria: dettati, letture, tabelle, mappe e cartine… Per il materiale sul fiume in generale vai qui 

I fiumi italiani

Le abbondanti piogge delle Alpi, le nevi e i ghiacciai, alimentano numerosi corsi d’acqua che per la maggior parte finiscono nel più grande fiume d’Italia: il Po.
Il Po attraversa tutta la Pianura Padana e sbocca nell’Adriatico con un largo delta, cioè si divide come le dita della mano. Il Po nasce dal Monviso e prima di arrivare al mare compie  un viaggio lungo ben 652 chilometri. Lungo il suo percorso riceve le acque di numerosi fiumi che prendono il nome di affluenti. I principali sono il Ticino, l’Adda, l’Oglio e il Mincio.
Tutti questi fiumi scendono dalle Alpi, così come l’Adige e il Piave. Anche dall’Appennino scendono numerosi fiumi, ma non molto lunghi e di solito poveri d’acqua.
Due soltanto sono importanti: l’Arno, che attraversa Firenze, e il Tevere, che attraversa Roma. Entrambi finiscono nel mar Tirreno.
Nell’Italia meridionale sono da segnalare il Volturno e il Garigliano.
Tra i fiumi che scendono dall’Appennino sono da segnalare anche il Liri e il Volturno.

Principali fiumi italiani

Po (652 km), Adige (410 km), Tevere (405 km), Adda (313 km), Oglio (280 km), Tanaro (276 km), Ticino (248 km), Arno (241 km), Piave (220 km), Reno (211 km), Volturno (175 km), Tagliamento (170 km), Ombrone (161 km), Dora Baltea (160 km), Brenta (160 km), Liri – Garigliano (158 km), Tirso (150 km), Basento (149 km), Aterno – Pescara (145 km), Imera – Salso (144 km), Isonzo (136 km), Ofanto (134 km), Flumendosa (127 km), Mannu – Coghinas (123 km), Bacchiglione (118 km), Bradano (116 km), Sangro (115 km), Simeto (113 km), Livenza (112 km), Metauro (111 km).

Caratteristiche dei fiumi italiani
Che differenza c’è tra i fiumi alpini, quelli appenninici e quelli calabresi e insulari?
Quelli che scendono dalle Alpi provengono quasi tutti dai ghiacciai e dai nevai; sono perciò in piena nei sei mesi di primavera e estate; ma non sono piene rovinose, perchè alcuni, prima di giungere al piano, attraversano estesi laghi in cui smorzano il loro impeto e chiarificano le loro acque torbide.
Invece quelli che scendono dall’Appennino, alimentati quasi esclusivamente dalle piogge, sono in generale poveri di acque ed irregolari, passando dalle piene improvvise, talora rovinose della primavera e dell’autunno, alle magre eccessive d’estate.
Quelli, poi, calabresi e delle isole, hanno piene solo invernali, perchè è d’inverno che qui piove, salvo rimanere completamente asciutti d’estate, quando la vegetazione più ne avrebbe bisogno. Questi fiumi sono chiamati fiumare.

Fiumi tributari dell’Adriatico
I fiumi alpini che sfociano nell’Adriatico in territorio italiano sono i fiumi veneti e il Po, che raccoglie le acque degli affluenti di sinistra, provenienti dalle Alpi, e di quelli di destra provenienti dagli Appennini. Tutti questi fiumi costituiscono, presi insieme, il sistema idrografico padano-veneto, che è il maggiore d’Italia. Dagli Appennini scendono all’Adriatico tutti i fiumi del versante esterno della catena, dalla Romagna alla Puglia.
Dei fiumi veneti il più importante è l’Adige, il secondo fiume italiano per lunghezza (km 410) e il terzo per ampiezza di bacino.
L’Adige, che ha le sue sorgenti sotto il Passo di Resia, forma la Val Venosta e la Val Lagarina, ricevendo l’Isarco e l’Avisio da sinistra, il Noce da destra, finchè, sbicato in pianura, bagna Verona e si dirige verso l’Adriatico.
Il più lungo fiume italiano è il Po, lungo 652 km e con un bacino fluviale che ha un’estensione di 75.000 kmq. Nasce da un laghetto nel Pian del Re a 2000 metri di altitudine sul Monviso, nella Alpi Cozie, e dopo aver percorso i primi 30 km in una valle angusta a forte pendenza, giunge al piano presso Saluzzo, ove si allarga e diventa meno impetuoso. Bagna poi Torino, Casale Monferrato, Piacenza, Guastalla  ove raggiunge la sua massima larghezza (m 1500) e diviene accessibile ai natanti piuttosto grossi. Da Cremona in poi procede lento con ampie curve (meandri) e sul suo letto si accumulano tanta sabbia e melma che, in regime di acque alte, il Po scorre prevalentemente sopra il livello della pianura. Per questo, onde evitare dannosi straripamenti, esso è stato fiancheggiato da potenti arginature fino all’Adriatico. Qui il Po si getta attraverso un delta costituito da sette rami principali e da altrettante bocche secondarie sparse su una costa paludosa di 50 km.
I sette rami principali della foce del Po sono: il Po di Levante, il Po di Maestra, il Po di Tolle, il Po di Gnocca, il Po di Goro, il Po di Volano, il Po di Pila.
Le sue acque trasportano ancora abbondanti detriti e il delta avanza nel mare con una media di sette metri all’anno.
Nel suo lungo corso il Po riceve numerosi affluenti da sinistra (Alpi) e da destra (Appennini).
Tutti questi fiumi che, insieme con il Po, solcano la pianura padana, sono i costruttori della pianura stessa. Infatti, nel corso di millenni e millenni, essi hanno trasportato una quantità immensa di detriti, che lentamente hanno colmato l’ampio golfo del Mare Adriatico che, in epoca lontanissima, occupava il posto della pianura padana.
Gli affluenti di sinistra sono i più importanti perchè provengono dalle Alpi e sono  quindi più ricchi di acque. I principali sono:
– la Dora Riparia, che nasce dal Monginevro, percorre la Val di Susa e confluisce nel Po nelle vicinanze di Torino. Presso la sorgente riceve l’affluente Ripa, da cui prende il nome;
– la Dora Baltea, che sgorga dal Monte Bianco, raccoglie le acque provenienti dal Gran Paradiso, dal Cervino e dal Monte Rosa, percorre la Val d’Aosta, e bagna Aosta e Ivrea. Ad Aosta riceve il fiume Balteo, da cui trae il nome;
– la Sesia, che nasce dal Monte Rosa, attraversa la Valsesia, bagna Varallo e Vercelli;
– il Ticino, che ha le sue sorgenti sulle pendici del San Gottardo, in Svizzera, percorre la Valle Levantina in territorio elvetico, attraversa il Lago Maggiore, poi bagna Pavia. Tra i fiumi italiani viene subito dopo il Po per la portata d’acqua;
– l’Adda, che nasce presso il passo dello Stelvio, percorre la Valtellina, entra nel lago di Como, ne esce presso Lecco, e attraversa fertili campagne, bagnando Lodi. L’Adda è il quarto fiume italiano per la lunghezza di corso (313 km) e per portata d’acqua;
– l’Oglio, che sgorga dalle propaggini dell’Ortles, percorre la Val Camonica, attraversa il lago d’Iseo e, prima di sfociare nel Po, riceve le acque del Mella e del Chiese;
– il Mincio, che ha le sorgenti nel gruppo dell’Adamello, col nome di Sarca entra nel lago di Garda, ne esce con il nome di Mincio e poi bagna Mantova, intorno alla quale forma tre piccoli laghi.
Gli affluenti di destra del Po, ad eccezione del Tanaro che nasce dalle Alpi Marittime, provengono tutti dall’Appennino Settentrionale. I principali sono:
– il Tanaro, che sgorga dal Saccarello, riceve la Stura di Demonte e la Bormida con l’Orba, e scorre tra le Langhe e il Monferrato con un corso totale di 276 km;
– la Scrivia, la Trebbia, il Taro, la Secchia, il Panaro, che hanno origine dall’Appennino Ligure e dall’Appennino Tosco-Emiliano, e percorrono valli trasversali e quasi parallele tra loro. Hanno regime torrentizio; quasi asciutti in estate, si gonfiano e spesso straripano durante le piogge primaverili ed autunnali.
I fiumi appenninici che si versano direttamente nell’Adriatico si susseguono l’uno dopo l’altro dall’Emilia Romagna alla Puglia; essi sono numerosi, ma nel complesso poveri d’acqua, perchè hanno corsi brevi, carattere torrentizio e vanno soggetti a lunghi periodi di magra.
Quelli di maggiore portata sono i fiumi abruzzesi e molisani, aumentati dalle acque, relativamente copiose, del Gran Sasso e della Maiella. Il principale è l’Aterno, che raggiunge l’Adriatico con il nome di Pescara. Poverissimi d’acqua sono, normalmente, i fiumi pugliesi.

I fiumi del versante ligure-tirrenico
I fiumi più importanti della Penisola mandano le loro acque nel Mar Tirreno perchè, in corrispondenza di questo mare, gli Appennini si allontanano dalla costa e lasciano ai corsi d’acqua agio di distendersi.
Dei fiumi che interessano la Liguria meritano di essere ricordati la Roia (km 59) che nasce presso il Passo di Tenda, e la Magra (km 62) che scende dal Passo della Cisa.
La bella serie di fiumi del versante ligure-tirrenico ha inizio con il Serchio, al quale seguono l’Arno, la Cecina, l’Ombrone, il Tevere, il Liri-Garigliano, il Volturno e il Sele.
Il Serchio (km 89) percorre la Garfagnana, tra l’Appennino e le Alpi Apuane, bagna Lucca, entra in pianura e sfocia in mare poco a Nord dell’Arno.
L’Arno (km 241) è il maggiore dei fiumi toscani e uno dei più importanti d’Italia per ricchezza d’acqua. Nasce dal Monte Falterona, scende ripiido per la Valle del Casentino e riceve le acque della Chiana. Lambisce, quindi, il gruppo montuoso del Pratomagno, riceve le acque del Sieve, e puntando decisamente a Ovest, si dirige verso il mare che raggiunge dopo aver bagnato Firenze, Empoli e Pisa.
A Sud dell’Arno, troviamo la Cecina (km 74) che scende dai Monti Metalliferi, e l’Ombrone Grossetano (km 161) che attraversa la Maremma Toscana.
Il Tevere (km 405) è il più importante fiume dell’Italia Peninsulare. Nasce dal Monte Fumaiolo, a breve distanza dalle sorgenti dell’Arno, e nel primo tratto corre nella stretta Val Tiberina. Lambita l’altura di Perugia, riceve da destra il Nestore, che gli porta le acque del Lago Trasimeno. Prima di raggiungere Roma riceve la Nera e l’Aniene. Sbocca nel Tirreno con due rami che racchiudono l’Isola Sacra.
A monte della sua confluenza con il Tevere, la Nera riceve le acque del Velino, che vi si precipitano con un triplice salto dando luogo alla suggestiva Cascata delle Marmore.
Il Liri-Garigliano (lm 168) nasce in Abruzzo col nome di Liri e scorre nel Lazio dove riceve il Gari, da cui il nome Garigliano.
Il Volturno (km 175) è il maggior fiume della Campania. Nasce nel Gruppo della Meta (Molise) e, in Campania, si arricchisce delle acque del Calore. Sfocia nel Golfo di Gaeta, a Sud del Garigliano.
Il Sele (Km 64) ha corso breve ma è ricchissimo di acque, tanto che una delle sue copiose sorgenti alimenta l’Acquedotto Pugliese. Sbocca nel Golfo di Salerno dopo aver attraversato la Piana di Pesto.

I fiumi del versante ionico
Al Golfo di Taranto scendono dall’Appennino Lucano il Bradano (km 167), il Basento (km 149), l’Agri (km 136) e il  Sinni (km 100), tutti fiumi della Basilicata.
Veramente più che fiumi dovrebbero chiamarsi torrenti, perchè in estate sono poverissimi d’acqua (il Basento, anzi, nei mesi di agosto e di settembre è quasi sempre asciutto). In inverno, invece, sono soggetti a piene impetuosissime e trasportano a valle grandi quantità di detriti che poi depositano lungo la pianura costiera.
Le stesse caratteristiche dei fiumi lucani ha il Crati (km 81), il più lungo fiume della Calabria; scende dalla Sila e giunge al mare dopo aver attraversato la Piana di Sibari. Degno di note è il Neto che ha le sorgenti poco a nord di quelle del Crati. Le sue acque e quelle dei suoi affluenti hanno consentito la costruzione di grandi serbatoi artificiali sulla Sila.

I fiumi delle isole
Anche i fiumi delle Isole della regione italiana sono brevi e poveri di acque come gran parte dei fiumi dell’Italia Peninsulare.
In Sicilia il fiume di maggior bacino è il Simeto, che sgorga dai Monti Nebrodi, lambisce le falde dell’Etna, raccoglie le acque provenienti dai Monti Erei e raggiunge il Mar Ionio nel golfo di Catania, dopo un percorso di 113 km. Il più lungo fiume siciliano è invece il Salso o Imera Meridionale, detto così perchè, come altri fiumi dell’isola, ha acque salmastre. Esso nasce dalle Madonie e dopo un percorso di 144 km raggiunge il Mar di Sicilia nel golfo di Gela. Anche il Platani sfocia nel versante meridionale dell’isola, come il Belice, che scorre presso le rovine dell’antica colonia greca di Selinunte.
In Sardegna il fiume più importante è il Tirso. Nasce sull’altopiano di Buddusò, accoglie le acque del Taloro e del Flumineddu e dopo un percorso di 150 km si getta nel Mar di Sardegna all’altezza del golfo di Oristano. Il Flumendosa nasce nel Gennargentu e dopo un percorso di 127 km sfocia nel Mar Tirreno. Il Coghinas, il terzo fiume sardo, è formato dal Rio Mannu di Ozieri, proveniente dall’altopiano di Campo Giavesu e dal Rio Mannu di Berchidda, proveniente dal Massiccio del Limbara. Dopo un percorso di 123 km il Coghinas sfocia nel golfo dell’Asinara. Tutti e tre questi fiumi sono stati sbarrati con potenti dighe, onde fosse possibile raccogliere in grandi bacini artificiali le acque necessarie all’irrigazione e alla produzione di energia idroelettrica.

I fiumi italiani
Osservate l’imponente sistema del Po con i suoi piccoli affluenti di destra e i grandi affluenti di sinistra (con i laghi prealpini); i fiumi adriatici disposti come i denti di un pettine; i complicati fiumi del Tirreno (con tre laghi vulcanici e col Trasimeno, che non è vulcanico). Le lineette indicano le principali cascate.

Il delta del Po con i suoi sette bracci principali
Ogni anno qualche braccio si prolunga sempre più per centinaia di metri nel mare in conseguenza delle fanghiglie e sabbie trasportate e abbandonate dal Po nel mare. Duemila anni fa questo delta non esisteva, era tutto mare.

I fiumi delle tenebre
Grazie alla permeabilità dei terreni (terreni a struttura granulosa, sabbie, terreni coltivati) e grazie anche alle fessure e ai crepacci, l’acqua penetra fino a grande profondità, si raccoglie nelle cavità sotterranee, forma laghi e canali; e scorrendo sull’argilla e sulle rocce, passando da cavità a cavità del sottoterra, dà luogo ad un grande sistema di circolazione sotterranea, che può essere paragonata a quello della superficie terrestre.
Anche in Italia possiamo trovare fiumi e laghi sotterranei.
Un fiume, la Pinca, percorre le famose grotte di Postumia. Un altro fiume, il Recca Timavo, scorre per trentacinque chilometri nella grotta di San Canziano, dove spumeggia anche per una trentina di cascate prima di uscire “a riveder le stelle” a circa tre chilometri da Monfalcone.
Nel Buco dell’Orso, presso Como, nasce e scompare sottoterra un piccolo torrente. Così il Sagittario (che nasce negli Abruzzi sotto il paese di Villago) riceve acqua, per via sotterranea, dal lago di Scanno.

Crepuscolo di sabbiatori del Po
I barconi risalgono adagio, sospinti e pesanti;
quasi immobili, fanno schiumare la viva corrente.
E’ già quasi notte. Isolati, si fermano:
si dibatte e sussulta la vanga sott’acqua.
D’ora in ora, altre barche sono state fin qui.
I barconi nel buio discendono grevi di sabbia,
senza dare una scossa, radenti: ogni uomo è seduto
a una punta e un granello di fuoco gli brucia alla bocca.
Ogni paio di bracca strascina il suo remo,
un tepore discende alle gambe fiaccate
e lontano s’accendono i lumi.
… In distanza, sul fiume, scintillano i lumi
di Torino. Due o tre sabbiatori hanno acceso
sulla prua il fanale, ma il fiume è deserto. (C. Pavese) (rid.)

I pioppi sulla riva del fiume
Ora, nella brumale tristezza novembrina,
nell’aria senza raggio nè respiro nè moto,
voi vi drizzate fermi al cielo grave e vuoto,
ombre vane, confuse nell’ombra vespertina.
Non più ansia di volo, nè canto, nè tremore.
Le rade ultime foglie si levano dal ramo,
silenziose, quasi a un tacito richiamo.
Ora, nell’infinito silenzio, più non sento
che lo striscio tranquillo del gran fiume che va,
che va per la sua lenta strada d’eternità,
senza mai posa, sena mai posa o mutamento. (D. Valeri)

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IL FIUME materiale didattico vario

IL FIUME materiale didattico vario – una raccolta di dettati ortografici, letture, poesie e filastrocche sul fiume, di autori vari, per bambini della scuola primaria.

Le acque prodotte dallo sciogliersi delle nevi e dei ghiacciai scorrono in disordine fra i massi dell’alta montagna, poi si raccolgono a formare il torrente: un corso d’acqua impetuoso, ora abbondante ora povero d’acqua, interrotto da macigni e da salti improvvisi.
Il torrente scende al piede del monte e imbocca, ancora turbinoso e violento, la valle. Altri torrenti scendono da altri nevai e ghiacciai e si uniscono al primo.
Nella pianura le acque rallentano la loro corsa, si allargano in un solco (letto) più ampio. I cento torrenti sono diventati un unico fiume.
Il fiume è un corso d’acqua perenne. Esso scorre in un letto limitato da due sponde o argini. Il fiume può portare le sue acque ad un altro fiume: si dice allora che ne è l’affluente; può alimentare un lago: si dice allora che ne è l’immissario; può scaricarne le acque: si dice che ne è l’emissario; può infine portare le sue acque al mare. Il luogo ove le acque del fiume si mescolano con quelle del mare è detto foce.
Gli uomini costruirono le loro città presso i fiumi, per difendersi dietro una barriera scura e per sfruttarne le acque.
Il fiume favorisce l’agricoltura, offrendo acque per l’irrigazione. Sui fiumi navigabili si sviluppa un movimento di chiatte e di battelli per il trasporto delle merci e delle persone. Dal letto del fiume gli uomini estraggono con speciali macchie, le draghe, ghiaia e sabbia per la costruzione di case. Le grandi città scaricano nel fiume tutte le acque portate dai canali delle fognature.
Molti fiumi sono pescosi, offrono cioè quantità di buon pesce.

Il fiume

Va il fiume per la grande pianura e le sue onde mormorano sommesse: “Sono il fiume maestoso che irriga campagne, che inverdisce terre riarse, che dà moto e lavoro agli opifici, ai paesi, a città intere. Sono il fiume maestoso e calmo, rifletto il sole e la nuvola, il roseo dell’alba e l’oro del tramonto, l’alto pioppo e il piccolo cespuglio. Sulla mia riva cantano gli uomini, gorgheggiano gli uccelli, trillano i bimbi tuffandosi lieti nelle mie onde, si dondolano liete le barche. Sono il fiume e vado al mare”. (Hedda)

La sorgente

Nella primissima luce dell’alba, solamente la sorgente volubile parlava… L’acqua veniva dalle interne, misteriose vie dalla montagna, si affacciava ad uno spacco della roccia, balzava in una coppa di pietra larga, un po’ verde e un po’ violacea, tremava in giri aperti intorno al ribollire del mezzo, straripava dall’orlo e si perdeva fra i muschi e le felci. (G. Fanciulli)

La foce

Il luogo ove le acque del fiume sboccano nel mare si chiama foce. A volte la foce si apre a ventaglio ed è detta estuario. Quando invece la foce si dirama in diversi corsi d’acqua simili alle dita di una mano, si chiama delta. Quando un fiume alimenta un lago si dice che ne è l’immissario. L’emissario, invece, è un fiume che scarica le acque di un lago.

Il lavoro dell’uomo

Sulla riva del torrente l’uomo costruisce mulini, segherie, piccole officine. In capo alle valli egli innalza dighe per produrre elettricità o per irrigare la terra. Più in basso, quando l’acqua sembra stendersi pacifica nel letto del grande fiume, ecco le prime imbarcazioni: sono battelli per il trasporto di materiali o di persone, sono chiatte, adibite al traghetto dei veicoli, sono leggere barche per la pesca. I pesci di fiume sono gustosissimi: trote, anguille, carpe ed altri esemplari vengono catturati per mezzo di reti o di lenze. Neppure la sua ghiaia e la sua sabbia sono da disprezzare. I muratori ne fanno largo uso.

Il fiume è utile

Dove scorre un fiume la terra si fa rigogliosa. Aria e sole non bastano a rendere fertili i campi, è necessaria anche l’acqua, per nutrire le piante e dissetarle nei mesi più caldi. Per questo l’acqua del fiume viene incanalata e usata per irrigare vaste campagne. Alcuni fiumi sono per un buon tratto navigabili e sono solcati da barconi da trasporto; dal letto dei fiumi si ricavano ghiaia e sabbia. Il più grande fiume d’Italia è il Po, navigabile per buona parte del suo corso. Ma l’opera dell’uomo non si è fermata qui, e il Po è stato unito, per mezzo di un canale, alla laguna di Venezia.

Animali e piante nelle acque dolci e lungo le rive

I ranuncoli d’acqua fioriscono nelle zone d’acqua ferma, vicino alle sponde. Le ninfee aprono le bianche corolle nelle zone dove l’acqua è più tranquilla. Molto spesso le rive sono verdeggianti di giunchi e di canne palustri.
Nelle acque dei fiumi vivono la trota, ricercata per la squisitezza della sua carne, e il luccio che è munito di denti robustissimi. La carpa preferisce le acque poco correnti, dove abbonda la vegetazione.
Numerosi sono gli insetti che vivono vicino alle acque dolci. La libellula è uno dei più conosciuti e più belli. Le zanzare popolano soprattutto le zone di acqua stagnante.
Ci sono anche uccelli che vivono presso le acque dei fiumi. Durante l’inverno, qualche volta, nelle paludi e nei campi che costeggiano i fiumi si incontrano le anatre selvatiche. Il falco pescatore e il martin pescatore sono veloci ed instancabili nel catturare i pesci.

La piena

Quando piove troppo a lungo, il livello delle acque del fiume cresce e si innalza talvolta fino a superare e a travolgere gli argini: il fiume è in piena. Acqua torbida e fangosa invade la pianura, distruggendo le coltivazioni e danneggiando case e strade. L’uomo cerca in vari modi di prevenire le alluvioni: rimbosca le montagne, per impedire che il terreno frani e i torrenti portino a valle fango e sassi; pianta filari di alberi lungo il fiume e scava canali di scarico. Egli innalza argini e li protegge con grandi gabbie di rete metallica, piene di sassi.

La cascata

Dalla destra e dalla sinistra del fiume giungono gli affluenti frettolosi e uniscono le loro acque a quelle del compagno maggiore. E tutti insieme vanno lietamente verso il piano. Non sempre la strada è agevole e priva di ostacoli. In certi punti le pareti dei monti, entro cui scorre il fiume, si avvicinano tanto che tra l’una e l’altra rimane appena un piccolo spazio. Questo stretto passaggio si chiama gola. Altrove il terreno cede tutto d’un tratto e il fiume deve spiccare un salto più o meno alto. Si ha, così, una cascata.
Per il turista la cascata è uno dei più attraenti spettacoli che presenti la montagna. L’acqua balza dall’alto impetuosa, rivestendo di minute e luccicanti goccioline le piante, gli arbusti e le erbe che il vento del salto ha piegato verso il basso. Da punto dove la colonna d’acqua batte, cadendo, si solleva una nebbiolina, formata da piccolissime gocce frantumate dal balzo e sulla nebbiolina risplende, in graziosi colori, la luce del sole.
Per l’ingegnere la cascata è una preziosa fonte di energia elettrica. Veramente prima dell’ingegnere, ha pensato l’umile mugnaio a sfruttare il lavoro che l’acqua fa cadendo. E’ bastato mettere una ruota a pale sotto la colonna d’acqua e trasmettere, con una cinghia, il movimento della ruota alle macine che trasformano il grano in farina.
Dal primitivo impianto del mugnaio è nata la turbina, che riceve la spinta della cascata e la comunica alle macchine incaricate di produrre energia elettrica.
Così il giovane fiume balzante dalla rupe mette la sua forza a servizio dell’uomo, per illuminare le case e le strade, per animare le macchine degli opifici, per la cura dei malati, per il trasporto da luogo a luogo delle merci e delle persone.

Il fiume

Scende il fiume dalle montagne. Viaggia notte e giorno. La sera l’acqua arriva tiepida, perchè ha viaggiato tutto il giorno. La mattina arriva ghiacciata, perchè ha camminato tutta la notte. Cammina, cammina senza sapere dove va. Traversa le valli, scende lenta verso il piano, passa fra distese brulle e attraversa paesi. Improvvisamente si sente stretto tra due muraglioni. E’ arrivato in città. (A. Campanile)

La cascata

Là dove c’è la cascata, l’acqua del fiume precipita, balza, spumeggia, si gira in gorghi e in vortici. Una bambina guarda, ammirata. Il babbo prende un ramo grosso, nodoso e lo getta dove l’acqua comincia a precipitare verso la cascata. Appena tocca l’acqua, il ramo balza verso il cielo, rotola, precipita. Si agita nei gorghi. Pare che l’acqua si diverta, ferocemente, con lui. “Ecco perchè” dice il babbo alla figlia, “la cascata è pericolosa”. (M. L. Magni)

Gli scavatori di sabbia

Da giovane il fiume è impetuoso torrente dopo essere stato ruscello canterino. Scende lungo i fianchi della montagna, schiuma contro le rocce, straripa facilmente. Giunto in pianura si stende placido e silenzioso. Il suo canto diventa sussurro. Lungo le sue rive diventate calme vi sono le cave di sabbia. E gli scavatori lavorano ogni giorno per noi, per portarci quella sabbia che servirà poi per la costruzione delle nostre case.

La foce

Eccolo il nostro fiume sempre più maestoso avviarsi rapido verso il mare. Si è fatto ora silenzioso. Ha accolto lungo la sua via, a destra e a sinistra, gli omaggi degli altri fiumi; ha bagnato città e villaggi; ha specchiato nelle sue acque rosse torri, castelli solitari, umili casolari, fronde tremule d’alberi, giardini in fiore, nere ciminiere. Ha accolto bonario i ponti creati dalla mano dell’uomo; ha trasportato barche e battelli; ha diffuso da per tutto la sua forza; ha donato la prosperità.

Il ruscello

Lungo le rive muscose e verdeggianti canta allegro il ruscello, mentre l’acqua limpida saltella di sasso in sasso. Occhieggiano al suo passaggio fiorellini dallo stelo corto, dalla corolla bianca a forma di stella: i ranuncoli dell’acqua. Più in basso, il ruscello rallenta la sua corsa. E’ arrivato in un’ampia zona pianeggiante ed ora si allarga fino a formare un piccolo lago dalle acque tranquille. Eccoci davanti a un placido stagno. E’ azzurro d’acque e verde d’erbe, che sfidano anche i rigori invernali, perchè le loro radici sono protette dall’acqua profonda, che non gela mai.

Vita nello stagno

L’anitra selvatica si alza improvvisamente in volo dalle acque dove ha cercato il suo nutrimento. Ha udito qualche rumore sospetto, e cerca scampo nella fuga, ignorando che, forse, il cacciatore è in agguato. Un grazioso martin pescatore è aggrappato a una canna palustre e la fa dondolare lentamente. Scruta attento le acque in cerca di pesciolini o insetti, che sa acchiappare con grande bravura.

Lungo la strada dell’acqua

Senza un tonfo, come adagiato sull’acqua, lo scuro e pesante barcone avanza. E’ colmo di ghiaia. Davanti gli si stende, fino a smarrirsi tra i pioppi e la foschia, la verde strada del canale. Come questo, due, tre, dieci, cento altri barconi seguono il lento cammino dell’acqua. Portano rena, sabbia, ghiaia, pietre alla città che ha fretta di crescere. Vanno, portati dall’acqua. E non cambiano mai. Scuri e tranquilli, lavorano in pace, lungo la verde strada d’acqua. (M. L. Magni)

L’uomo e il fiume

Tutte le grandi civiltà sono sorte vicino ai fiumi. Infatti tra il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro è nata la civiltà cinese; sul Gange la civiltà indiana; sul Tigri e sull’Eufrate quella babilonese; sul Nilo quella egiziana; sul Tevere quella latina. Perchè accade questo? I motivi dipendono dalla presenza del fiume: le pianure in cui si stabilirono le prime genti erano state create dal fiume stesso ed erano perciò fertilissime; inoltre il fiume era una comoda via di comunicazione, forniva l’acqua per irrigare i campi e per bere, ed era una difesa naturale contro gli assalti dei nemici.
Per questi motivi nell’antichità i fiumi importanti venivano considerati sacri. Alcuni conservano ancor oggi il loro significato religioso, come il fiume Gange dove gli indiani si bagnano per purificarsi e dove gettano, dopo la morte, le loro ceneri.
Un fiume sacro alla memoria dei cristiani è il Giordano, in Terra Santa; con l’acqua di questo fiume Gesù fu battezzato.
La tecnica moderna ha consentito di realizzare lungo il percorso di molti fiumi, opere veramente considerevoli: industrie, officine e centrali idroelettriche sfruttano l’energia delle acque, e porti di notevole importanza commerciale sorgono lungo le rive dei grandi corsi d’acqua.
Spesso questi fiumi, lungo le rive dei quali sorgono ricche città portuali, sono collegati con altri centri mediante una rete di canali navigabili, in modo da favorire e agevolare lo sviluppo del commercio e dell’industria.

Vocabolario

Fiumana, rivo, riviera, affluente, immissario , emissario, tributario, torrente;

guadabile, ghiaioso, impetuoso, navigabile, perenne, profondo, rapinoso, tortuoso, vivo, morto, sinuoso;

anse, alveo, argine, bocche, bacino, banchina, braccio, chiusa, cascata, cateratta, confluente, corrente, corso, direzione, diga, delta, estuario, foce, ghiareto, greto, guado, letto, livello, meandro, pescaia, pelo, proda, ripa, sorgente, sponda o margine, tonfano, vortice o gorgo, magra, piena, rapida, risucchio, alluvione, illuvione, inondazione;

immettere, sboccare, nascere, finire, sfociare, versarsi, fluire, diramarsi, bagnare, correre, gonfiarsi, esalveare, irrigare, scaturire, sgorgare, inalveare;

fluviale, ponte, traghetto, alzaia, ciottolo, navalestro, frontista o rivierasco, portata.

 Il ruscello
C’era una volta un giovane ruscello
color di perla, che alla vecchia valle
tra molti giunchi e pratelline gialle
correva snello;
e c’era un bimbo, e gli tendea le mani
dicendo: “A che tutto codesto fuoco?
Posa un po’ qui. Si gioca un caro gioco,
se tu rimani.
Se tu rimani, e muovi adagio i passi,
un lago nasce, e nell’argento fresco
della bell’acqua io con le mani pesco
gemme di sassi:
fermati dunque, non fuggir così!
L’uccello che cinguetta ora sul ramo
ancor cinguetterà, se noi giochiamo
taciti qui”.
Rise il ruscello, e tremolò commosso
al cenno delle amiche mani tese;
e con un tono di voce cortese
disse: “Non posso!
Vorrei: non posso! Il cuor mi vola: ho fretta!
In mezzo al piano, a leghe di cammino,
la sollecita ruota del mulino
c’è che mi aspetta;
e c’è la vispa e provvida massaia
che risciacquar la nuova tela deve,
e sciorinarla, sì che al sole neve
candida paia;
e il gregge c’è, che a sera porge il muso
avido a bere di quest’onda chiara,
e gode s’io la sazio, e poi ripara
contento al chiuso…
Lasciami dunque”, terminò il ruscello,
“correre dove il mio dover mi vuole.”.
E giù nel piano, luccicando al sole,
disparve snello.

Il ruscello
Oh, piccolo ruscello argenteo e chiaro,
che in avanti ti affretti senza posa,
alla tua riva me ne sto pensoso.
Da dove vieni tu? Dove te ne vai?
Vengo dal buio seno della roccia;
il mio corso se ne va tra muschio e fiori
e sul mio specchio dolcemente freme
l’azzurra amica immagine del cielo. (W. Goethe)

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