I laghi italiani materiale didattico

I laghi italiani materiale didattico vario per la scuola primaria: dettati, letture, materiale per ricerche, mappe e cartine. In fondo alla pagina trovi altri articoli sull’argomento: i laghi in generale, leggende sui laghi italiani, ecc…

I laghi alpini
Frequentissimi in tutta la cerchia alpina, sembrano gemme strappate al nostro bel cielo per ricreare lo spirito di chi sa raggiungerli. Se ne scoprono a tutte le altitudini, anche sopra i 3000 metri, come è il caso del bellissimo Lago Azzurro di Cima Tessa, nelle Alpi Venoste (m 3045).
Ognuno ha un nome spesso suggerito dal colore delle acque (Lago Verde nel gruppo del Monte Rosa; Lago Blu in cui si specchia il Cervino, ecc…) o dalla località in cui si trova (Laghetti di Resia presso il passo omonimo; Lago di Carezza nelle Dolomiti, ecc…); ognuno ha una sua particolare bellezza che non si dimentica.
Sono quasi sempre dovuti all’opera di escavazione dei ghiacciai ed hanno generalmente dimensioni modestissime. L’uomo però ha imparato ad ampliarli, ad arricchirli di acque con dighe e sbarramenti, allo scopo di trasformarli in preziosi serbatoi per le centrali idroelettriche.
Altri laghi, prodotti dalla glaciazione quaternaria, sono quelli racchiusi entro anfiteatri morenici: nell’anfiteatro di Rivoli Torinese i due laghi di Avigliana (Grande e Piccolo); nell’anfiteatro di Ivrea il lago di Candia e il lago di Viverone; tra le morene frontali del Varesotto e della Brianza, i laghi di Monate e di Comabbio; il lago di Varese di Biandronno;  il lago di Montorfano; i laghi di Alserio, di Pusiano, di Segrino, di Annone. Nel Friuli, intermorenico è il lago di San Daniele.

I laghi prealpini
Passando in rassegna i nostri laghi prealpini cominciando da occidente, troviamo il lago d’Orta, tutto in territorio piemontese (lunghezza sulla mediana km 13,4; perimetro km 33,5; area kmq 18; altezza allo specchio m 290 s.m.; profondità massima m 143; media m 71); è un lago a deflusso invertito cioè con lo scarico delle acque non verso sud, ma verso nord.
Con la sponda occidentale in Piemonte e quella orientale in Lombardia e l’estremità a nord nel Canton Ticino è il Lago Maggiore o Verbano, il secondo d’Italia per vastità (lunghezza sulla mediana km 13,4; perimetro km 33,5; area kmq 18; altezza allo specchio m 290 s.m.; profondità massima m 143; media m 71);(lunghezza km 65; larghezza da km 2 a km 4,5 secondi i luoghi; perimetro km 166; area kmq 216; profondità massima m 372). Suo immissario, con  altri corsi minori, è il Ticino, che ne esce unico emissario a Sesto Calende. Ha un golfo importante, il Golfo Borromeo o di Pallanza. Di fronte alla riva tra Baveno e Stresa sorgono le Isole Borromee. Alle alluvioni del fiume Toce è dovuto il distacco, dal bacino maggiore, dell’attuale Lago di Mergozzo.  Il Verbano ha un bacino l’impluvio vastissimo: il livello del lago è quindi assai variabile. Molto pescoso, ha importanti centri turistici: Stresa, Baveno, Verbania, Cannero, Luino, Laveno.
Tributario del lago Maggiore per messo del fiume Tresa è il Lago di Lugano o Ceresio, in buona parte in territorio svizzero (lunghezza massima km 12; area 49 kmq; larghezza massima 3 km; profondità massima 388 m).
Fra monti elevati si stende coi suoi rami il suggestivo Lago di Como o Lario. Da nord, dove l’Adda sbocca dalla Valtellina, si spinge fino al promontorio di Bellagio col nome di Lago o Ramo di Colico; poi si biforca nei due rami di Como e di Lecco (lunghezza fra Como e Gera 50 km; lunghezza del ramo di Lecco 19 km; area 146 kmq; larghezza minima 650 m; larghezza massima 4,4 km). Due i principiali tributari: l’Adda e la Mera; unico emissario l’Adda che, lasciato il ramo di Lecco, si allarga poi a formare i due laghi di Garlate e di Olginate.
Sempre procedendo verso oriente, le Prealpi racchiudono i più modesti laghi di Endine o di Spinone nella bergamasca Val Cavallina; di Idro o Eridio nella bresciana valle delle Chiese (oggi trasformato in bacino idrico artificiale); di Ledro nella trentina valle omonima.
Ben più importante il lago di Iseo o Sebino, per metà bergamasco e per metà bresciano, che occupa il fondo di sovrescavazione glaciale della Valcamonica (altezza m 185; lunghezza 25 km; larghezza massima 4,7 km; area 62 kmq; profondità massima 251 m). Immissario è il fiume Oglio. Dalle azzurre acque del Sebino emerge Montisola, la maggiore isola lacustre italiana (4,5 kmq; altezza m 600).
Ed eccoci al Lago di Garda o Benaco, il maggiore dei laghi italiani, “vastissima conca dall’empito marino” come la definisce il Morandini, che da Desenzano si protende per quasi 52 chilometri sino a Riva, quasi congiungendo la pianura lombarda, attraverso dolci colline moreniche, alle giogaie alpine (profondità massima 346 m; area 370 kmq; perimetro 155 km; larghezza massima 17,5 km; larghezza minima 2,4 km). Fra i due grandi golfi di Desenzano e Peschiera si protende nel lago la catulliana “perla delle penisole” Sirmione, nota anche per la fonte termale subacquea della Boiola.
Modesto è il bacino d’impluvio del Garda, per cui poco rilevanti sono le variazioni di livello. L’immissario più importante è il Sarca, ma piccoli torrenti scendono nel lago da tutti i versanti. Emissario è il Mincio, a Peschiera. Unica isola notevole è quella di Garda, a est di Salò. Data la vastità, nel Garda, più che in altri laghi, sono accentuate le sesse; vi è anche una forte corrente profonda, il corrivo.

Come sono nati i laghi prealpini

E’ ormai accertato che con l’erosione glaciale è connessa l’origine dei laghi prealpini. Dall’esame della posizione del materiale che costituisce l’alta pianura lombarda si può lecitamente dedurre che, quando sono scesi la prima volta i ghiacciai dalle Alpi (e sono scesi almeno quattro volte, con discese alternate  a fortissimi ritiri) le valli erano già formate, erano già state in precedenza scavate dai fiumi. Il ghiacciaio non ha fatto altro (fenomeno grandioso, tuttavia!) che “ultrascavare” queste valli, trasformando un buon tratto del loro sbocco nelle Prealpi in lunghe conche in contropendenza, cioè in navicelli, perciò il laghi; le valli furono allargate con l’erosione dei versanti in modo che questi vennero resi più ripidi (le famose valli a U).
E le isole? E le biforcazioni dei laghi? Le isole rappresenterebbero dei resti di diaframmi che un tempo separavano due valli; queste vengono occupate dalla colata glaciale che s’affonda nelle due vallate, allarga i versanti e riduce quindi il vecchio diaframma a semplici isolotti.
Quanto alle biforcazioni, di cui l’esempio classico è quello dei due rami del Lago di Como, è accettabile l’ipotesi che si tratti di due antiche valli che scendevano da un gruppo di basse montagne del centro lago; l’avanzata glaciale ha torto di mezzo le due basse testate delle due valli, è penetrata in esse e, ulteriormente scavandole, le ha trasformate in conche, cioè in laghi. (G. Nangeroni)

Laghi costieri e lagune
Effetto dell’alluvionamento marino sono anche i laghi costieri, assai frequenti in Italia; antiche insenature più o meno ampie, sbarrate da cordoni litoranei accumulati dalle onde. Tali i due maggiori laghi costieri italiani, quello di Varano (60 kmq) e di Lesina (51 kmq) e altri minori del Gargano, i laghi di Burano nella maremma toscana, e il Sorso in Sardegna, gli stagni della costa siciliana presso Capo Faro e del retroterra del golfo di Cagliari, i laghetti di Tindari in Sicilia, i laghi pontini e di Fondi, di Sabaudia, ecc…
Di lagune vere e proprie, prosciugate alla fine del Medioevo e all’inizio dell’Età Moderna quelle che anticamente circondavano Ravenna, oggi in Italia rimangono soltanto quelle venete, tra la foce dell’Isonzo e il delta del Po.
Lagune vive sono gli specchi d’acqua prossimi al mare, da cui sono separate da cordoni litoranei interrotti in più punti, e quindi direttamente soggette all’azione delle maree e delle relative correnti; lagune morte sono quelle più interne, ove l’azione delle maree arriva indirettamente e debolmente.
La laguna Veneta comprende la Laguna di Chioggia, di Malamocco e di Venezia; quella Friulana comprende la Laguna di Marano e di Grado.
Durante l’alta marea le acque marine penetrano nelle aperture dei cordoni litoranei, dette porti, e scavano i canali che percorrono in ogni senso la laguna viva e che, per la loro profondità, sono i soli navigabili. Nella laguna morta, le correnti di marea arrivano troppo attenuate per scavare e tenere sgombri i canali, quasi sempre tortuosi e poco profondi. Tuttavia anche nelle lagune vive è l’opera umana che deve intervenire per tener sgombri i canali dai depositi alluvionali.
Nel Veneto gli spazi lagunari adattati dall’uomo per la pesca e la pescicoltura sono chiamati valli. Le valli più estese sono quelle di Comacchio, originariamente ad acque dolci, dall’uomo trasformate in specchi salati per ospitare e conservare il pesce di mare.

I laghi vulcanici
i laghi vulcanici sono caratteristici dell’Antiappennino laziale. Di forma press’a poco circolare e generalmente profondi, occupano i crateri di vulcani spenti. Ricordiamo il Lago di Bolsena, il Lago di Vico, il Lago di Bracciano, il Lago di Albano e il Lago di  Nemi.
Il Lago di Bolsena o Vulsino ha una superficie di 115 kmq e una profondità di 146 m. Abbraccia numerosi antichi crateri dei Monti Vulsini ed accoglie alcune isolette.
Il Lago di Vico o Cimino ha una superficie di 12 kmq e una profondità di 50 m. Riempie le cavità crateriche dei Monti Cimini.
Il lago di Bracciano o Sabatino ha una superficie di 57 kmq e una profondità di 160 m. Ha forma quasi circolare e si trova sui Monti Sabatini.
Il Lago di Albano ha una superficie di 6 kmq e una profondità di 179 m. Occupa uno dei crateri di quello che fu un tempo l’antico Vulcano Laziale.
Il Lago di Nemi ha una superficie di 1,5 kmq ed una profondità di 34 m. Anch’esso occupa un cratere dell’antico Vulcano Laziale.
Fra i laghi dell’Italia centrale solo il Trasimeno non ha origine vulcanica, ma è un lago relitto. E’ cioè un lago formatosi in epoche remote quando, in seguito ad alcuni sconvolgimenti della crosta terrestre, uno specchio di mare rimase isolato e circondato da terre. Ha una superficie di 138 kmq e una profondità media di circa sette metri.
Un tempo il più grande lago dell’Italia centrale era il Fucino, chiuso fra il Monte Velino e i Monti Simbruni, nella Marsica, con un’estensione di 165 kmq. Tentativi per prosciugarlo vennero compiuti fin dall’epoca romana. Ripresi nel Medioevo, furono coronati da successo soltanto nel secolo scorso ed ora l’alveo del Fucino è diventato una delle zone agricole più produttive dell’Italia centrale.

I laghi artificiali
Dagli ultimi anni del 1800 ad oggi si sono costruiti in Italia, per mezzo di dighe di sbarramento, numerosi bacini o laghi artificiali, che hanno cambiato sensibilmente il paesaggio alpino e appenninico. Queste riserve d’acqua sono state rese indispensabili dal bisogno di produrre energia idroelettrica e da quello di irrigare, anche nei periodi di siccità, vaste zone agricole per una maggiore produttività. Questi laghi artificiali sono ormai molto numerosi nel nostro paese.

Il lago malato
L’Umbria ospita nel suo territorio il maggior lago dell’Italia peninsulare, il Trasimeno. Esteso su una superficie di 128 kmq, inferiore di poco a quella del Lago di Como, il lago ha una forma grossolanamente circolare; il suo perimetro misura circa 54 km e la massima profondità raggiunge circa sei metri.
Questo grande specchio lacustre offre un paesaggio tra i più dolci e riposanti: le sue basse rive, coperte di vegetazione, si protendono nell’acqua e in alcuni tratti quasi vi si confondono; tutt’intorno è un susseguirsi di colli ondulati, coperti di olivi e disseminati di casolari e di piccoli centri abitati; la superficie del lago, che si estende uniforme a perdita d’occhio, è interrotta dolo da tre piccole isole, emergenti dalle acque con i loro dossi verdeggianti: a sud l’isola Polvese, che è la più vasta; presso la costa settentrionale la piccola isola Minore e, vicina ad essa, la Maggiore, la sola che abbia oggi un notevole nucleo di popolazione. Ma fino a quando questo paesaggio potrà conservare le sue suggestive caratteristiche? Da tempo ormai il Trasimeno è noto come il “lago malato”, che vede ridurre ogni anno la sua superficie e profondità, mentre la vegetazione palustre che ha invaso le rive si spinge sempre più avanti guadagnando terreno sullo specchio d’acqua e ne ha ormai raggiunto anche il centro, dove il livello delle acque non supera oggi i tre metri; il lago, che si va trasformando a poco a poco in una grande palude è destinato ad estinguersi e a scomparire entro breve periodo, se non interverrà un cambiamento delle condizioni attuali.
Le condizioni in cui si trova il lago hanno fatto ritornare di attualità l’idea del completo prosciugamento, idea che già si era fatta strada nei secoli scorsi per porre un definitivo rimedio alle inondazioni delle campagne circostanti; ora si riaffaccia con un altro scopo, quello di evitare che una ulteriore riduzione del livello dell’acqua finisca col trasformare tutto il lago in una malsana palude, come sta ormai verificandosi nei larghi tratti di esso. Questa soluzione, che risolverebbe per sempre il problema idrologico del Trasimeno, non trova però tutti d’accordo: si pensa che l’estinzione di un così vasto specchio lacustre potrebbe forse portare sensibili modificazioni del clima di tutto il bacino che secondo alcuni sarebbe mitigato, nell’inverno, dalla massa d’acqua del lago (ma la scarsa profondità delle acque sembra escludere che esse possano esercitare un’azione mitigatrice sulla temperatura delle aree circostanti); e che si verrebbe ad eliminare l’attività di pesca, la quale, sia pure ridotta, costituisce ancora una risorsa per una parte della popolazione rivierasca.
Perciò, contro all’idea di accelerare il processo naturale già in atto, si avanzano progetti per arrestarlo, anzi per ripristinare lo specchio lacustre nella sua integrità, convogliandovi acqua anche da zone esterne al suo troppo ristretto bacino imbrifero, in modo da compensare le perdite per evaporazione e riattivare e regolarizzare in pari tempo il corso dell’emissario.
Di recente sono già stati restituiti al lago i due immissari Tresa e Rio Maggiore, le cui acque vengono immesse nel bacino attraverso il fosso dell’Anguillara. Di vorrebbero inoltre far giungere al Trasimeno, mediante un canale, le piene dell’alto Tevere che si verificano nella Val Tiberina; si eviterebbero così i danni causati dalle inondazioni in quella conca dell’Umbria settentrionale, si innalzerebbe il livello del lago arrestandone l’impaludamento, e infine le acque deviate ritornerebbero al Tevere più a valle, attraverso l’emissario ed il corso del Nestore, attenuandone l’irregolarità del regime. (M. R. Prete Pedrini)

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I laghi: dettato e disegno

I laghi: dettato e disegno –  una breve descrizione e l’esempio di un disegno alla lavagna per introdurre i bambini di seconda e terza classe allo studio degli ambienti naturali.

Geografia I LAGHI

Qualche volta il fiume, lungo il suo corso, si è trovato sbarrata la strada da qualche grande frana che gli ha impedito di proseguire il viaggio. L’acqua si è fermata, ha riempito la conca naturale che si è formata, e poi lentamente ha scavato per aprirsi un nuovo varco. Ma la conca è rimasta.

Altri laghi, invece, sono stati formati dall’acqua piovana che si è raccolta nelle grandi conche naturali di vulcani spenti. Questi sono i laghi vulcanici.

Altri ancora sono nati dallo scioglimento delle nevi e dall’opera esercitata dai ghiacciai sulle montagne. Questi sono i laghi glaciali.

I laghi alpini, sparsi in tutta la catena alpina, abbelliscono il paesaggio di alta montagna. Nelle loro acque fredde e limpide si specchiano spesso le alte cime rocciose, il verde cupo degli abeti, e il cielo azzurro. I più pittoreschi sono i laghi di Ledro, di Carezza, di Caldonazzo, di Braies, di Misurina.

I laghi artificiali sono sorti in questo modo: gli uomini hanno sbarrato il corso di un fiume con una robusta diga, e l’acqua ha riempito la valle. Alcuni di questi laghi, e precisamente quelli che si trovano numerosi sulle Alpi, servono solo per alimentare le centrali elettriche; altri invece, come quello del Tirso in Sardegna, servono anche per l’irrigazione dei campi. In questi casi il lago artificiale raccoglie nei mesi piovosi l’acqua, che restituisce nei mesi di siccità. Prima, nei periodi di  piena, il fiume straripava ed era perciò causa di distruzione e di rovina; ora invece il suo corso viene regolato e le sue acque sono fonte di prosperità per il paese, perchè rendono più fertili i campi. Inoltre l’acqua mette in moto le turbine e queste azionano i generatori di energia elettrica, che viene distribuita agli stabilimenti ed alle abitazioni.

Il lago

Gli stessi ghiacciai che, in anni lontanissimi, segnarono il corso delle valli e innalzarono barriere di colline, scavarono conche profonde, riempite poi dalle acque dei torrenti e dei fiumi: si formarono così molti laghi.

Allo sbocco delle nostre valli prealpine, incontriamo grandi laghi, circondati dai monti che li riparano dai venti freddi. Lungo le rive, dove sorgono cittadine e paesi pittoreschi, la vegetazione è molto simile a quella che alligna sulle coste del mare.

Il clima, eccezionalmente mite, favorisce le colture di viti, ulivi, cedri, limoni. Nei giardini fioriscono le azalee, le magnolie, le acacie, le palme. Le popolazioni rivierasche solcano con le loro barche le acque tranquille del lago, ricche di lucci, di trote, di anguille.

Sulle Alpi, piccoli laghi dalle acque fredde e limpide rispecchiano le cime dei monti e gli scuri abeti che fanno loro corona.

Infine, alcuni laghi dell’Italia centrale occupano con le loro acque il cratere di antichi vulcani spenti. La loro forma è quasi sempre circolare.

I laghi alpini

Come sono belli i nostri laghi alpini!

Sembrano specchi azzurri che si stendono nel fondo delle valli a riflettere le cime candide delle Alpi e le verdi foreste. In ognuno di essi si va a perdere un fiume turchino che scende dal monte; un altro fiume esce dalle loro acque incantate e riprende il suo corso verso il mare lontano.

Le rive sono pittoresche: alcune si gettano a picco nelle acque, dando al lago un aspetto selvaggio e imponente; altre digradano dolcemente verso le spiagge, ricche di vegetazione. (G. Giacosa)

Sul lago di notte

Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremore e l’ondeggiare leggero della luna, che si specchiava da mezzo il cielo. Si udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido; il gorgoglio più lontano dell’acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di quei due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti e si rituffavano.

L’onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata , che si andava allontanando dal lido. I passeggeri silenziosi, con la testa voltata indietro guardavano i monti e il paese, rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grandi ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne. (A. Manzoni)

Visione del lago

Com’è tranquillo il lago! Raramente le onde si agitano, i battelli e perfino le barche tracciano nell’attraversarlo una lieve scia bianca che subito scompare.

Le sue rive hanno olivi e viti, qualche volta anche aranci e limoni, anche se sulle montagne vicine brillano le nevi. Infatti il lago conserva a lungo il calore del sole e lo diffonde attorno. Per questo si vedono intorno al lago, oltre che ridenti cittadine e paesini di pescatori, anche alberghi e ville con magnifici parchi colmi di fiori. Ogni anno vi sono persone che dalla città vengono sulle rive dei laghi a trascorrere un periodo di riposo e di svago.

Anche d’inverno la temperatura non è mai troppo bassa e il paesaggio è sempre meraviglioso.

Come si formano i laghi

Qualche volta il fiume, lungo il suo corso, si è trovato sbarrata la strada  da una grande frana che gli ha impedito di proseguire il viaggio. L’acqua si è fermata, e poi, lentamente ha scavato per aprirsi un nuovo varco. Ma la conca è rimasta. Altri laghi invece sono stati formati dall’acqua piovana che si è raccolta nelle grandi conche naturali di vulcani spenti. Altri ancora sono nati dallo scioglimento delle nevi e dall’opera esercitata dai ghiacciai delle montagne.

I laghi alpini

Questi piccoli laghi, sparsi in tutta la catena alpina, abbelliscono il paesaggio d’alta montagna. Nelle loro acque fredde e limpide si specchiano spesso le alte cime rocciose, il verde cupo degli abeti e il cielo azzurro. I più pittoreschi sono il laghi di Ledro, di Carezza, di Caldonazzo, di Braies, di Misurina.

I laghi vulcanici

Questi laghi riempiono con le loro acque il cratere di antichi vulcani spenti. Perciò la loro forma è generalmente circolare. I principali sono i laghi di Bolsena, di Bracciano, di Albano e di Nemi, nel Lazio; il lago d’Averno in Campania; i laghi di Monticchio, in Basilicata.

I laghi prealpini

Il lago Maggiore o Verbano ha per immissario ed emissario il fiume Ticino. Il lago di Como o Lario è formato dall’Adda che di biforca in due rami: di Como e di Lecco. E’ il più profondo tra i laghi prealpini (410m).

Il lago d’Iseo o Sebino riceve le acque del fiume Oglio.

Il lago di Garda o Benaco è il più esteso d’Italia. E’ formato dal fiume Sarca il quale, uscendone, prende il nome di Mincio.

A cosa servono i laghi artificiali

I laghi artificiali sono sorti in questo modo: gli uomini hanno sbarrato il corso di un fiume con una robusta diga, e l’acqua ha riempito la valle.

Alcuni di questi laghi, e precisamente quelli che si trovano numerosi sulle Alpi, servono solo per alimentare le centrali elettriche; altri invece, come quello del Tirso in Sardegna, servono anche per l’irrigazione dei campi. In questi casi il lago artificiale raccoglie nei mesi piovosi l’acqua, che restituisce nei periodi di siccità. Prima, nei periodi di pena, il fiume straripava ed era perciò causa di distruzione e di rovina; ora invece il suo corso viene regolato e le sue acque sono fonte di prosperità per il paese perchè rendono più fertili i campi.

Inoltre l’acqua mette in moto le turbine, e queste azionano i generatori di energia elettrica che viene distribuita agli stabilimenti ed alle abitazioni.

Dice il lago

“Io rifletto nelle mie acque il cielo, i monti, i colli, i piccoli fiori, le cose grandi e le umili cose. Io accolgo sulla mia superficie i battelli che trasportano gli uomini e le cose necessarie alla vita. Accolgo le barchette dei pescatori che trovano, frugando nel mio grembo, piccoli tesori vivi. Accolgo sulle mie rive incantevoli mille e mille persone malate alle quali ridono la salute e la gioia.” A. Rovetta

Laghetti alpini

Talvolta appare un tranquillo laghetto solitario dalle acque limpide e fresche che riflettono l’azzurro intenso del cielo. Spesso, se guardi intorno a quel solitario laghetto, gli trovi a lato un lago gemello; poi altri attorno, ed altri ancora: una intera famiglia di laghetti, che da buoni fratelli si dividono l’acqua delle nevi e dei ghiacciai. A. Stoppani

Acquarello steineriano: La leggenda del lago di Carezza

Acquarello steineriano: il racconto della leggenda del Lago di Carezza e i tutorial per fare delle esperienze di pittura ad acquarello su foglio bagnato coi bambini, elaborate prendendo libera ispirazione dalla tecnica usata nelle scuole steineriane (o Waldorf)…

La leggenda può essere raccontata in terza classe, quando si parla degli ambienti naturali (montagna, collina, pianura, laghi, fiumi, ecc…) o in quinta parlando del Trentino Alto Adige; per questo ho inserito progetti più complessi per i più grandi, e più semplici per i piccoli…

(Per avere maggiori informazioni sulla tecnica, la preparazione dell’ambiente e dei materiali, ecc…puoi leggere qui)

La leggenda del lago di Carezza

Il lago di Carezza è anche detto “Lago dell’Arcobaleno”. Infatti nelle sue acque si vedono riflessi iridescenti, con tutti i colori dell’arcobaleno.

La leggenda racconta che molti e moli anni or sono nel Lago di Carezza viveva una bellissina ondina. Sovente saliva a fior d’acqua, si sedeva sulla sponda e cantava dolcemente. Ma se udiva avvicinarsi qualcuno, si rituffava immediatamente  nelle onde.

Presso il lago c’è un grande bosco, che giunge fino in vetta al monte Latemar. Nella foresta abitava uno stregone. Egli un giorno vide la bellissima ondina e ne ne invaghì.

Andò sulla sponda del lago e la chiamò, chiedendole di mostrarsi e dicendole che ne avrebbe fatto la sua sposa.  Ma l’ondina non gli diede ascolto e rimase in fondo al lago.

Allora lo stregone ricorse all’astuzia: si trasformò in una lontra, si acquattò tra le pietre, vicino alla riva, e attese che l’ondina uscisse dall’acqua e si mettesse a cantare al sole.

Gli uccellini del bosco solevano radunarsi sugli alberi vicino alla riva per ascoltare il canto dell’ondina e imparare da lei le più dolci modulazioni. Quando videro la perfida lontra avvicinarsi a tradimento, si misero a svolazzare di qua e di là inquieti, con brevi gridi di angoscia. E l’ondina, che stava appunto affiorando, comprese che un pericolo la minacciava e tornò in fondo al lago.

Furibondo lo stregone andò sul monte Vajolon a consultare una vecchia strega che abitava lassù in una caverna. La vecchia si fece beffe di lui, ridendo del fatto che lui, mago potente, si era fatto canzonare dal una piccola ondina.

Poi gli  disse: “Ascolta, l’ondina non ha mai visto un arcobaleno… fabbricane uno bellissimo, che col suo arco vada dalla vetta del Latemar al lago. L’ondina certo verrà fuori ad ammirarlo. Tu intanto trasformati in un vecchio mercante e avvicinati alla riva come se nulla fosse. Poi tocca l’arcobaleno dicendo: <<Oh, questo è il tessuto con cui si fanno il vestito le figlie dell’aria!>>. Certo l’ondina incuriosita, verrà a parlare con te. Tu allora invitala a casa tua a vedere le vesti delle figlie dell’aria e gli altri tesori. Ti seguirà senza dubbio…”.

Lo stregone, entusiasta del consiglio della vecchia maga, fabbricò l’arcobaleno, e l’ondina salì a fior d’acqua per ammirarne l’iridescente splendore. Ma era furba, e anche sotto il travestimento da mercante riconobbe l’odiato stregone: con un fulmineo guizzo si rituffò nell’acqua.

Il mago fu invaso da un terribile furore: afferrò l’arcobaleno, lo schiantò con selvaggia violenza e lo buttò nel lago. Poi fuggì nella foresta imprecando.

Tutorial: Il mago cattivo e l’ondina – per i più grandi

Colori usati: giallo limone, blu oltremare, blu di Prussia, rosso carminio, rosso vermiglio

Iniziamo facendo una piccola macchia gialla sul foglio (la luce dell’ondina) ed intorno giochiamo col blu oltremare con movimenti acquosi che avvolgono l’ondina dolcemente, fino a formare il lago:

Tutto intorno al lago illuminiamo il foglio con il giallo limone, che brilla come la luce dei diamanti (il mondo minerale):

Portiamo nel mondo minerale acqua (blu di Prussia) e creiamo il mondo vegetale, assecondando il movimento del giallo(la foresta):

e per creare le montagne rinforziamo l’elemento minerale (ancora blu di prussia), in alto:

Le montagne sono forti e maestose, aggiungiamo questa forza (rosso carminio):

Individuiamo tra il verde della foresta le macchiette di verde più scuro e doniamo ad ogni albero il suo tronco:

quindi con altro blu di Prussia ed altro giallo limone giochiamo a definire gli alberi più grandi della foresta:

Nella foresta si nasconde il mago cattivo, inseriamo la luce rossa della sua presenza:

Con del giallo limone facciamo cantare l’ondina, in modo che la sua luce si propaghi un po’ intorno a lei a semicerchi di luce:

Se i bambini se la sentono, si possono definire le due figure all’interno della loro luce utilizzando un pennellino più sottile:

Il mago cattivo e l’ondina – per i più piccoli

Colori utilizzati: giallo limone, blu oltremare, blu di Prussia, rosso vermiglio.

Creiamo sul foglio una bella luce gialla accogliente, che lascia vicino al suo cuore lo spazio per l’amico che deve arrivare:

L’amico atteso è la luce dell’acqua del lago (blu oltremare), ma anche questa luce lascia vicino al suo cuore lo spazio per una terza amica:

Mentre aspettiamo questa amica del giallo e del blu, un’altra luce entra a disturbare l’armonia: la luce rossa del mago cattivo…

Ed ecco che la bella luce dell’ondina si tuffa nel blu:

Il lago è felice e si espande sempre più, facendo nascere attorno a sé tanto verde (blu di Prussia molto diluito sul giallo limone), formando foreste e montagne:

L’esperienza di può concludere così oppure, se i bambini se la sentono, possono definire meglio le figure dell’ondina e del mago all’interno delle loro luci, con un pennellino più piccolo:

Il mago stende l’arcobaleno tra il monte e il lago – Per i più piccoli

Colori utilizzati: giallo limone, giallo oro, blu oltremare, blu di Prussia, rosso vermiglio, rosso carminio.

Cominciamo col blu oltremare, creando in basso il lago, quindi facciamo scendere partendo dall’alto una bella luce gialla che va ad accarezzarlo:

Creiamo la montagna verde col blu di Prussia sul giallo limone, aspettando l’arcobaleno. Per l’arcobaleno usare intorno alla montagna:

– rosso vermiglio

– giallo oro  su parte del rosso(arancione)

– giallo limone

– blu di Prussia su parte del giallo (verde)

– blu oltremare

– rosso carminio sul blu oltremare (viola)

L’arcobaleno rimane per sempre nel lago con l’ondina – Per i più piccoli

Colori utilizzati: giallo limone, giallo oro, blu oltremare, blu di Prussia, rosso vermiglio, rosso carminio.

Una bella luce gialla accogliente sulla parte più esterna del foglio guarda l’ondina, che sta al centro:

Tutte le luci dell’arcobaleno, una alla volta, la abbracciano. Prima il rosso proprio attorno a lei, poi tutte le altre, fino a riempire tutto il lago:

Infine la luce dell’acqua del lago crea montagne e foreste intorno – pittura (quasi) asciutta:

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