La pagina dei perché: perché la pioggia cade a gocce? Perché il sale fa venire sete? Perchè il pane vecchio diventa duro? Perché prima si vede il lampo e poi si sente il tuono? Una collezione di perché risolti per bambini della scuola primaria. Ho preparato una versione in schede, che possono essere utili per stimolare la lettura.
LA STORIA DELLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA
LA STORIA DELLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA viene presentata dopo la storia delle famiglie linguistiche
e fa parte del quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori; per approfondire e accedere a tutto il materiale relativo vai qui:
Anche per questo racconto può essere utile l’albero linguistico:
QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA
Tutte le lingue europee, persiane e indiane appartengono ad un unico gruppo linguistico, che è chiamato Indo – Europeo. Questo perché derivano da una lingua originaria.
Gli studiosi ritengono che l’antenato della lingua che parliamo oggi sia una lingua parlata da una popolazione nomade, dedita alla pastorizia, che si trasferì dalla Russia verso l’Europa Centrale circa 4.000 anni fa.
Chi erano questi pastori? Cosa facevano? Com’era l’Europa a quel tempo?
L’Europa a quel tempo era abitata da popolazioni dedite all’agricoltura; si trattava di gruppi che costruivano enormi tombe per la sepoltura comune. Uno di questi gruppi è denominato Cultura del vaso campaniforme, a causa della forma delle sue ceramiche. E’ stato un periodo molto tranquillo della storia. C’erano i costruttori di tombe, i ceramisti e gli agricoltori che vivevano uno a fianco all’altro. In questo scenario si sono introdotte popolazioni guerriere, armate di asce fatte di rame o pietra levigata. Un aspetto interessante di queste popolazioni è che seppellivano gli uomini coricati sul fianco destro con la testa rivolta a ovest, mentre le donne coricate sul fianco sinistro e con la testa rivolta verso est. Le loro asce erano deposte davanti ai loro occhi. Queste popolazioni si spostarono in successive migrazioni. (Mostrare ai bambini delle mappe, che i bambini possono approfondire).
Una parte di queste tribù raggiunse l’Europa occidentale, un’altra si insediò in Persia e un’altra ancora in India (Arii). La lingua detta Proto-Indo Europeo si ramificò perciò in due direzioni: occidentale e orientale.
Le tribù giunte in Europa occidentale si suddivisero così: gli Ittiti e i Greci in Asia Minore e Grecia; i Germani in nord Europa; i Celti sfiorano le Alpi, entrando anche in Italia; mentre il resto proseguì verso le coste dell’Atlantico.
Anche i cosiddetti “Popoli del mare” che invasero il Vicino Oriente (inclusi i Dori che occuparono la Grecia nel 1200 aC) sono di origine indoeuropea (mostrare mappe e schemi).
Nella penisola italica (XVII-IX secolo aC) arrivarono le seguenti popolazioni indoeuropee: a nord Leponzi e Celti (chiamati anche Galli) e i Veneti; al centro i Picenti, i Latini, gli Umbri e i Volsci, al sud i Sanniti e gli Iapigi; in Sicilia i Siculi. Questi popoli, fondendosi con le popolazioni già stanziate, ebbero la meglio sul piano linguistico. Le popolazioni che gli indoeuropei trovarono in Italia conoscevano il rame e vivevano prevalentemente su palafitte, che durarono fino all’età del ferro, quando si sviluppò la civiltà Villanoviana (1000 aC) che determinò la formazione di grossi villaggi da cui poi emersero le città etrusche.
Le principali lingue indoeuropee dell’antichità sono state le seguenti:
Indiano (Vedico e Sanscrito)
Iranico (Persiano Antico, Avestico, Medo, Scitico)
Armeno e Ittito (in Asia Minore)
Tocarico (parlato nel Turkestan orientale)
Tracio e Frigio
Slavo
Baltico (antico Prussiano, Lituano e Lettone)
Germanico
Celtico, Osco-Umbro, Latino e Greco, che sono all’origine delle parlate italiche.
Le lingue indoeuropee più importanti presenti nella penisola italica furono:
– Celtico e Gallico: popolazioni celtiche entrarono in Italia verso l’800 aC stabilendosi principalmente nella pianura padana e nelle Marche. Le loro lingue scomparvero completamente dopo la conquista romana.
– Paleoveneto: era la lingua degli Euganei
– Greco: la colonizzazione greca dell’Italia meridionale e delle isole ebbe inizio nell’VIII secolo aC (Magna Grecia). La lingua dei Greci resistette a lungo alla romanizzazione, e il latino assimilò moltissimi vocaboli da questa lingua.
– Latino: quando i Latini giunsero alle foci del Tevere incontrarono gli Etruschi. Il latino non fu in grado di soppiantare il greco nell’Italia meridionale, anzi lo adottò come seconda lingua. Man mano comunque che Roma si imponeva su tutta la penisola, il latino finì col prevalere su tutte le altre lingue preromane.
Dal Latino provengono le lingue NEO LATINE o ROMANZE (Italiano, Francese, Spagnolo, Portoghese e Rumeno). Bisogna considerare però che durante il periodo Romano la popolazione era divisa in due classi sociali: una abbastanza ricca da andare a scuola, e che parlava il latino standard, una povera che non andava a scuola e parlava il latino volgare (cioè del popolo).
Con la caduta dell’Impero Romano (476 dC) il latino non è più la lingua ufficiale e col passare del tempo nessuno lo parla più: diventa una “lingua morta”, mentre il latino volgare rimane vivo perché il popolo continua ad usarlo e modificarlo.
Essendo una lingua spontanea, non scritta, ogni popolazione lo parlava e modificava a modo suo. Inoltre arrivarono in Italia altre popolazioni, e ogni regione cominciò a vivere per conto proprio, perdendo i contatti con le regioni vicine per lunghi periodi. La popolazione si riuniva durante il periodo delle invasioni nei posti che riteneva più sicuri: monti e vallate isolate. Si formarono così tante piccole comunità isolate, e si svilupparono tanti volgari diversi, tutti che derivavano dal latino.
Nel Medioevo non esistono più il latino standard e il latino volgare, ma esistono i volgari italiani: lingue che assomigliano al latino e assomigliano all’italiano, ma che hanno caratteristiche proprie. Un esempio famoso si trova nelle poesie della Scuola Siciliana (volgare siciliano).
Dal XVI secolo al XIX il fiorentino si impose sempre più come lingua unitaria, ma non era parlata per la comunicazione quotidiana se non in Toscana. In tutte le altre regioni le persone di ogni condizione sociale parlavano il dialetto.
La situazione era caotica: i volgari italiani erano tanti e diversi e comunicare era difficile. Nel 1500 un gruppo di intellettuali lanciò un dibattito noto come Prima questione della lingua. Uno di questi, Pietro Bembo, propose come modello per una lingua unica il volgare fiorentino del 1300 di Dante, Petrarca e Boccaccio (detti ‘le tre corone’). La proposta venne accettata e il volgare fiorentino diventa il modello da seguire nell’italiano insegnato a scuola. Ma naturalmente per le strade di Firenze il volgare fiorentino era diverso da quello del 1300.
Ora, come per il latino, avvenne che solo le persone istruite parlavano il volgare fiorentino considerato corretto, mentre il popolo continuava a parlare e modificare i propri volgari. Ma poiché ora c’è una lingua ufficiale, questi volgari prendono il nome di dialetti.
L’esigenza di una lingua comune si manifestò nei primi dell’Ottocento quando cominciò a diffondersi l’idea di un’Italia unita del Risorgimento.
Nel 1840 Alessandro Manzoni pubblica I promessi sposi, romanzo scritto in una lingua nuova: si tratta del volgare fiorentino reso attuale e arricchito da espressioni contemporanee degli altri volgari.
Quando l’Italia venne unificata (1861) si pose la Seconda questione della lingua e viene scelta come lingua unitaria la lingua di Manzoni: questa lingua è la base dell’Italiano moderno.
Di nuovo abbiamo una lingua ufficiale, insegnata nelle scuole e modello da seguire, usata solo dai ricchi, mentre il popolo continua a parlare i dialetti.
Durante il XX secolo l’italiano ebbe crescente diffusione negli strati più povera grazie al fatto che la scuola elementare diventa obbligatoria. Inoltre le due guerre mondiali porta per la prima volta ad un mescolamento tra italiani. Ancor più fece poi, nel Novecento, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (cinema, radio, televisione).
LA STORIA DELLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE fa parte del quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori.
Per approfondire e accedere a tutto il materiale relativo vai qui:
Qui di seguito trovi due versioni del racconto e l’albero linguistico, scaricabile e stampabile in formato pdf.
La storia viene ulteriormente sviluppata in seguito, con la storia delle origini della lingua italiana e con la storia delle origini della lingua inglese.
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LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
pdf qui:
QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Prima versione
Gli studiosi credono che le lingue attuali siano divise in famiglie. Alcune sono parenti vicine, diciamo sorelle, altre parenti di secondo o terzo grado. Un modo per riconoscere lingue che provengono dalla stessa famiglia linguistica è confrontare le parole che esse usano per chiamare i numeri. Tutti i popoli, infatti, hanno la necessità di contare.
Oggi, circa la metà della popolazione mondiale parla una lingua della famiglia indo-europea, mentre l’altra metà parla lingue di altra provenienza.
La maggior parte delle famiglie linguistiche europee sono legate le une alle altre, ed hanno un’origine comune, una lingua madre chiamata lingua proto-indoeuropea. Le prime persone che parlavano questa lingua, di cui non abbiamo testimonianza, provenivano dalle steppe della Russia, erano pastori nomadi che viaggiavano alla ricerca di pascolo. Si muovevano velocemente perché avevano addomesticato i cavalli, ed avevano carri a ruote trainati da buoi. Come arma avevano delle asce: lo sappiamo perché abbiamo trovato le loro tombe, ed abbiamo scoperto che seppellivano i loro uomini accanto alle loro armi. Le donne venivano sepolte coi loro gioielli d’ambra. Quando questo popolo giunse in Europa, venne in contatto con le popolazioni locali. Si trattava di agricoltori sedentari, che vivevano in villaggi sparsi, e seppellivano i loro morti in grandi tombe megalitiche. Gli uomini con le asce non furono gli unici a raggiungere l’Europa in quel periodo. Abbiamo testimonianze anche del popolo della ceramica campaniforme, proveniente dalla Spagna, che deve questo nome all’uso di fabbricare vasi a forma di campana, e forse conoscevano la tecnica della produzione della birra. Conoscevano anche il bronzo, perché abbiamo trovato coltelli, lance, punte di freccia e gioielli di questo materiale. Probabilmente svolgevano attività di scambio e commercio con gli agricoltori. Questi popoli si mescolarono tra loro, e probabilmente nacque così una lingua comune, che doveva essere il proto-indoeuropeo.
Circa 4.000 anni fa, pare che queste popolazioni cominciarono a muoversi in direzioni diverse, allontanandosi dalle pianure dell’Europa centrale in cui si erano stabiliti in origine. Alcuni si diressero verso Oriente ed altre verso Occidente, e viaggiando incontravano altre popolazioni, che parlavano altre lingue. Così ogni popolazione sviluppò da quella che era una lingua comune, una propria variante. Anche la nostra lingua è nata così.
QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Seconda versione
È esistita una lingua uguale per tutti gli uomini, che poi si è diversificata? Da dove viene la nostra lingua? Chi l’ha parlata per primo? Come si sentivano gli uomini quando pronunciarono le prime parole? Quanto tempo fa gli uomini hanno cominciato a parlare? Quando l’Italiano è nato, somigliava a quello che parliamo noi?
Secondo gli studiosi, tutte le lingue europee, persiane e indiane, con poche eccezioni, appartengono ad uno stesso gruppo linguistico. Secondo i Filologi questo gruppo di lingue, chiamato gruppo Indo-europeo, si è diffuso a partire da un punto di origine comune, in un dato momento storico. Si pensa che l’antenato delle lingue indo-europee fosse una lingua parlata da un popolo nomade dedito alla pastorizia, che dalla Russia si spostò verso l’Europa centrale, circa 4.000 anni fa.
Chi erano questi pastori nomadi? Cosa trovarono quando arrivarono in Europa?
Non si sa con certezza, ma si ipotizza che 4.000 anni fa l’Europa fosse un territorio poco popolato, dove gli uomini vivevano divisi in villaggi agricoli (non città). Questi agricoltori erano viaggiatori che via via, provenendo da altre zone, si insediavano dove le condizioni erano più favorevoli all’agricoltura, portando con sé la propria cultura, e i propri usi e costumi. Di questa epoca rimangono le costruzioni megalitiche: grandi tombe funerarie per le sepolture comuni, ad esempio. Probabilmente si dedicavano anche agli scambi e al commercio. Conosciamo una popolazione tra queste, chiamata Cultura del vaso campaniforme, per via dei resti di vasi di ceramica a forma di campana che abbiamo rinvenuto.
Ebbene, tutte queste persone vivevano insieme in modo relativamente pacifico, quando sulla scena irruppe la popolazione dei pastori nomadi di cui abbiamo parlato, e che chiamiamo Popolo dell’Ascia. Il Popolo dell’Ascia si muoveva da un luogo all’altro e non era così pacifica. L’ascia era la loro arma caratteristica: si trattava di asce di guerra fatte di rame o di pietra levigata. Poiché sono state trovate alcune delle loro tombe, sappiamo qualcosa del loro culto dei morti. Nelle loro tombe, gli uomini sono sempre distesi sul fianco destro e con la testa rivolta verso est e i piedi ad ovest. Il volto era girato verso sud, le gambe erano piegate e, nel caso degli uomini, davanti ai loro occhi venivano poste le loro asce. Cercando di interpretare questo modo di seppellire i morti, si è pensato che questi uomini adorassero il sole, ma non ne possiamo essere certi.
Gli studiosi pensano che questi uomini, comunque, parlassero una lingua che può essere l’antenato comune delle lingue indo-europee, chiamata Proto-indoeuropeo, la bisnonna della nostra lingua. Questa popolazione era in grado di muoversi molto velocemente perché aveva addomesticato il cavallo e aveva imparato ad utilizzare la ruota. Costruiva quindi carri trainati da cavalli o da buoi.
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES It is part of the framework of the MONTESSORI FOUR GREAT LESSON. Below are two versions of the story and the linguistic family tree.
The story is further developed later, with the story of the origins of the Italian language and the history of the origins of the English language.
here: Linguistic Family Tree
MONTESSORI FOUR GREAT LESSON
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES
First version
Researchers think that the present languages are divided into families. Some are close relatives, say sisters, other relatives of second or third degree. One way to recognize that languages come from the same language family is to compare the words they use to call the numbers. All peoples, in fact, need to count.
Today, about half the world’s population speaks a language of the Indo-European family, while the other half speak languages from other sources.
Most language families in Europe are linked to each other, and have a common origin, a native language called Proto-indoeropean.
The first people who spoke this language, we have not evidence, came from the steppes of Russia, were nomads who traveled in search of grazing. They moved quickly because they had domesticated horses, and had wheeled carts pulled by oxen. As weapons they had axes: we know this because we found their graves, and we found that buried their men next to their weapons. Women were buried with their amber jewelry.
When these people came to Europe, he came into contact with local people. They were sedentary farmers, who lived in scattered villages, and buried their dead in large megalithic tombs.
Men with axes were not the only ones to reach Europe in that period. We have also testimonies of the people of ceramics Belldirectly coming from Spain, so named because manufactured vessels bell-shaped, and perhaps knew the technique beer brewing. Also knew the bronze, because we found knives, spears, arrowheads and jewelry of this material. Probably they held exchange activities and trade with the farmers. These peoples were mingled with each other, and was probably born in this way a common language, which was to be the proto-Indo-European.
About 4,000 years ago, it seems that these people began to move in different directions, moving away from the lowlands of central Europe where they were originally established. Some made their way to the East and the other towards the West, traveling and met other people who spoke other languages. So every population grew from what was a common language, its own variant. Even our language was born in this way.
MONTESSORI FOUR GREAT LESSON
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES
Second version
It existed a language equal for all men, which later diversified? Where it comes from our language? Who has spoken it first? What men felt when they uttered the first words? How long ago people began to talk? When English is born, it resembled the English that we speak?
According to scientists, all European languages, Persian and Indian, with few exceptions, belong to the same language group. According Philologists this group of languages, called the Indo-European group, has spread from a common point of origin, at a given moment in history. It is thought that the ancestor of the Indo-European languages, was a language spoken by a nomadic people devoted to the sheep, who moved from Russia to Central Europe, about 4,000 years ago.
Who were these nomadic shepherds? What they found when they arrived in Europe?
It is not known with certainty, but it is assumed that 4,000 years ago Europe was a sparsely populated territory, where men lived, divided into agricultural villages (not city). These farmers were travelers who gradually, coming from other areas, came to settle where conditions were more favorable to agriculture, taking with them their culture, and their customs and traditions. Of this time remain the megalithic constructions: big funerary tombs for common burials , for example. Probably they dedicated themselves to trade and commerce. We know a population of these, called Bell Beaker Culture, because of the remains of ceramic pots shaped bell that we found.
Well, all these people lived together relatively peacefully, until the population of nomadic shepherds that we talked about, and we call the People of the Axe, burst onto the scene. The People of the Axe, moving from place to place and it was not so peaceful. The ax was their characteristic weapon: it was axes of war made of copper or polished stone. For we have found some of their graves, we know something of their cult of the dead. In their graves, the men are always lying on his right side with the head turned towards east and feet turned towards west. The face was turned towards the south, the legs were bent and, in the case of men, before their eyes were put their axes. Trying to interpret this way of burying the dead, the scientists thought that these men should worship the sun, but we can not be certain.
Researchers think that these men, however, spoke a language which can be the common ancestor of the Indo-European languages, called Proto-indoeropeo, the great-grandmother of our language. This population was able to move very quickly because he had tamed the horse and had learned to use the wheel. Then built carts pulled by horses or oxen.