Acquarello steineriano – Un racconto sul mare

Acquarello steineriano – Un racconto sul mare di Barbara Costalunga, adatto in particolare al periodo estivo, illustrato con la tecnica dell’acquarello su foglio bagnato…

Un giorno di tanto tempo fa, un Raggio di Sole, appena sorto sul mare, si innamorò di Piccola Onda.

Si staccò allora dalla palla infuocata e si mise a serpeggiare nel cielo, libero e felice, come un uccello di fuoco.

 Raggio di Sole si avvicinò a Piccola Onda, e cominciò a chiamarla, come fanno gli innamorati: <<Ondina, Ondina bella, fermati un attimo che ti voglio baciare…>>.

Piccola Onda emozionata rispose: <<Se mi baci mi potresti scottare, e poi io non mi posso fermare, la mia vita è seguire la danza del mare…>>.

Raggio di Sole non si fece scoraggiare, e decise di tuffarsi. Per un attimo ebbe paura: e se nel mare avesse perso tutto il suo splendore?

Ma non accadde, perchè era l’amore per Piccola Onda a farlo brillare. E brillò così tanto che, chi avesse sorvolato in quel momento il mare, avrebbe visto un serpentello davvero insolito muoversi là sotto…

Poi, finalmente, Raggio di Sole raggiunse Piccola Onda, e seguendo il ritmo dolce della corrente, la circondò della sua luce… tutto il mare danzava la loro danza.

E tra fondali di sabbia chiara ed alghe verdi, nacque Pesce Sole, che ancora oggi vanta nobili discendenze.

IL MARE poesie e filastrocche

IL MARE poesie e filastrocche di autori vari per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

L’onda
Scherzosa, spumosa, gioconda,
tu mormori e corri, lieve onda,
con mille e poi mille sorelle,
che danzano e ridon fra loro
nel bacio del bel sole d’oro
e sotto la luna e le stelle.
Tu fai dondolare la candida
e fragile vela per gioco,
la culli col canto tuo fioco,
pian piano,
e intanto la porti lontano,
lontano.
Eppoi ti trastulli felice
coi bimbi: li spruzzi, li arruffi
se fra le tue braccia si tuffano;
con loro discorri. Che dice
la voce tua blanda e ridente
in note sì chiare?
I bimbi l’intendono:
la viva lor gioia lo sente
che sei come loro gioconda,
scherzosa, serena, live onda
del mare. (Gentucca)

I giardini del mare
Chi li ha visti i giardini del mare
dove ogni cosa un gioiello pare?
In una luce di seta verdina
un popolo cammina
assorto, silenzioso,
ospite d’un mondo prezioso.
C’è un prato d’alghe: lentamente oscilla;
rupe muscosa scintilla:
fra i rami di corolla
guizzano pesci vestiti di giallo,
sogliole d’argento…
E le seppie dal passo sonnolento
vanno con le lamprede
in cerca di facili prede;
dagli antri dove dormon le sirene
escon le murene
e la medusa che danzando sciacqua
la veste color d’acqua…
Nella luce di seta verdina
così un popolo vive e cammina:
assorto, silenzioso,
ospite d’un mondo prezioso.
Più in fondo è il regno del nero
e vi alberga il mistero. (Mario Pucci)

IL MARE poesie e filastrocche Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

MARI ITALIANI materiale didattico

MARI ITALIANI materiale didattico di autori vari per la scuola primaria.

Facciamo un viaggio per mare, imbarcandoci con la fantasia, su uno di quei pescherecci che vanno al lago a pescare sogliole e muggini, oppure su una nave da diporto che ci porterà in crociera toccando i porti più notevoli dei nostri mari, costeggiando le rive, godendo dei pittoreschi paesaggi delle nostre coste.
Il mare dove l’Italia si stende è uno solo, il mar Mediterraneo, che i Romani chiamavano orgogliosamente Mare nostro. Ora non è più tutto nostro; nostri, cioè italiani, sono  i mari che il Mediterraneo forma quando arriva a bagnare le coste della  penisola. Si chiamano Mar Ligure, Mar Tirreno, Mar Ionio, Mare Adriatico.
Il mar Ionio è il più profondo, il mar Adriatico il meno profondo ma in compenso il più pescoso. I pesci amano i fondali relativamente bassi dove trovano in abbondanza di che soddisfare il loro appetito. Se è vero che il pesce grosso mangia il piccolo, come dice il proverbio, è anche vero che tutti i pesci si nutrono del plancton che è composto da minutissime alghe e microscopici animaletti che vi dimorano. Quindi se vogliamo fare una partita di pesca sceglieremo l’Adriatico

Il Mar Ligure e il Mar Terreno
Il Mar Ligure non è molto esteso. Prende questo nome dalla bellissima regione che esso bagna, una delle più pittoresche d’Italia. Palme, aranci, olivi, un cielo quasi sempre azzurro, un clima mite, un mare stupendo; ecco ciò che si presenta gli occhi di coloro che visitano questa meravigliosa regione. Nel cuore di tutta questa bellezza c’è Genova, la superba, coi suoi cantieri sonanti, i suoi traffici intensi, aerei oltre che marittimi, il suo popolo fiero, laborioso, generoso.
Genova sorge in fondo a un grande golfo che ne prende il nome.
Appena usciti dal golfo di Genova, ecco, in una profonda insenatura, una città che sembra fatta di ferro, un porto popolato anch’esso di navi di ferro, su cui il profilo dei cannoni mette un’ombra minacciosa. E’ La Spezia, uno dei maggiori porti militari d’Italia, una città forte, severa, risonante di lavoro e di fabbriche di armi.
Dopo La Spezia, la costa si fa bassa, sabbiosa. E’ l’incantevole spiaggia toscana dove sorgono graziosissime cittadine balneari. Non vi si trovano grandi porti, eccettuato quello di Livorno, anch’esso risonante di lavoro perchè nel suo cantiere si costruiscono belle navi da carico e da trasporto. I costruttori livornesi sono conosciuti anche all’estero.
Ed ecco in lontananza elevate ciminiere da cui escono nuvole di fumo denso e nero. Sono gli altiforni di Piombino, dove si lavora il ferro ricavato dalla vicina Isola d’Elba, il cui profilo si scorge all’orizzonte.
Proseguendo nel nostro viaggio, dopo la costa toscana, superato appena il pittoresco promontorio dell’Argentario, ecco la costa laziale, un tempo brulla, malsana e infestata dalla malaria. E’ l’Agro romano, che oggi, per opera dell’uomo, è diventato una terra fertile, verdeggiante, salubre… Qui sfocia lento, torbido, solenne, il Tevere, il fiume di Roma, spettatore di tanta storia.
Il fantasioso viaggio continua e ben presto lo sguardo si rallegra soffermandosi su una costa verde, coperta di una lussureggiante vegetazione fatta di olivi, viti, aranci. E’ la costa campana. Incontriamo prima Gaeta col suo piccolo ma delizioso golfo, e infine l’ampia insenatura in fondo alla quale sorge Napoli, dove cielo e mare sono inverosimilmente azzurri, dove la gente lavora lieta nel dolcissimo clima che dà ricchi prodotti e una terra fertile, ai piedi del Vesuvio.

Le isole del Mar Tirreno
Le isole maggiori sono la Sicilia, isola ricca di agrumi, sulla quale si leva il vulcano più alto d’Europa, l’Etna; la Sardegna, bellissima nel suo paesaggio rude e roccioso dove esistono ancora i nuraghi, le antiche, misteriose costruzioni di un popolo la cui storia si perde nella notte dei tempi; la Corsica, che appartiene politicamente alla Francia.
Non dimenticheremo le isole minori: l’Arcipelago Toscano con l’Isola d’Elba; l’Arcipelago Campano di cui fanno parte le gemme del Tirreno Ischia, Capri, Procida; l’Arcipelago Ponziano di cui l’isola di Ponza è la principale; il gruppo delle isole Eolie o Lipari, in una delle quali sorge lo Stromboli, il terzo vulcano attivo d’Italia. Più a ovest, ecco Ustica e infine il gruppo delle Egadi a ponente della Sicilia. Tra Sicilia ed Africa si trovano le vulcaniche isole Pelagie e l’isola di Pantelleria.
Siamo così giunti allo stretto di Messina, un tempo terrore dei naviganti: chi passava lo stretto, correva il rischio, secondo la favola antica, di morire. Due terribili mostri, Scilla e Cariddi, vi facevano la guardia e chi sfuggiva alle insidie di Scilla, cadeva nell’inganno di Cariddi, e chi si salvava da Cariddi, non poteva evitare il tranello di Scilla. Favole. Che però avevano un fondo di verità. Le correnti dello stretto sono così impetuose che le antiche imbarcazioni, poco sicure, naufragavano facilmente; ciò giustificava la mitologica presenza dei due terribili mostri. Oggi lo stretto si attraversa agevolmente con le navi – traghetto, che trasportano treni ed automobili, e con i veloci aliscafi. Ottimi porti si aprono sulla costa tirrenica della Sicilia: Palermo e Trapani.

Il mar Ionio
Siamo così giunti al mar Ionio, il più profondo d’Italia. Ampi porti si aprono in questo mare: Messina, Siracusa, Augusta, in Sicilia. Lasciandoci alle spalle l’isola maggiore d’Italia, bordeggeremo lungo il tacco dello stivale, dopo essere entrati nell’ampio golfo di Taranto, dove sorge il più grande porto militare in cui stanno alla fonda le navi da guerra. Al largo incontriamo le imbarcazioni che vanno alla pesca del pesce spada. Queste barche inalberano un lungo palo in cima al quale si aggrappa un uomo salito fin lassù per avvistare, nell’immensità del mare, il guizzare pesante dello squalo che poi sarà trafitto con la fiocina.

Il mar Adriatico
Dopo aver superato il tacco dello stivale, e cioè la Penisola Salentina, eccoci nel Mar Adriatico, azzurro, pescoso e amarissimo. E’ infatti il più salato. Sono coste quasi rettilinee, uniformi, dove si trovano i porti di Brindisi, scalo per le navi che vanno in Oriente, Bari, Barletta, tutti ai limiti della fertilissima terra pugliese e il Tavoliere delle Puglie, dove si produce in quantità grano e vino.
Lungo la costa ora non si trovano più insenature importanti e quindi non vi sono porti di rilievo, eccettuato quello di Ancona, situato in un gomito della costa stessa (il so nome in greco significa appunto gomito). Incontriamo però buoni porti pescherecci, situati negli estuari dei fiumi. Il principale di questi è San Benedetto del Tronto.
Proseguendo oltre Ancona troviamo piccoli porti – canali sui ridenti lidi romagnoli dove si stendono ampie spiagge dalla sabbia dorata, popolate di bagnanti e di turisti; infine Ravenna e la Laguna di Comacchio che si chiama anche valle, ma soltanto in gergo peschereccio, perchè in queste valli non si raccoglie il grano bensì il pesce, di cui si fanno importanti allevamenti. E’ nelle valli di Comacchio che si pescano le saporitissime anguille.
Eccoci poi nell’ampio golfo di Venezia. E’ questo un nome che fa sognare italiani e stranieri. E’ una città unica al mondo, costruita su numerose isolette dove, per recarsi da un luogo all’altro, ci si serve di strette vie (le famose calli) o dei numerosi canali solcati da gondole e vaporetti. Una città dove i palazzi di marmo sembrano sorgere dall’acqua, una città che nel passato estendeva i suoi domini fino ai paesi del Mediterraneo orientale.
Non immaginavano certo questo splendido destino quei profughi che, per sfuggire all’invasione dei Barbari, andarono a rifugiarsi sulle deserte isole della laguna. Forse, queste popolazioni, in tempi diventati più sicuri, avrebbero abbandonato le loro provvisorie abitazioni, se non avessero trovato, in queste isolette, un tesoro: il sale. Il sale fu la prima moneta di Venezia, e se è vero come si dice che dove si semina sale non nasce più nulla, Venezia smentì clamorosamente questo detto perchè seminò sale e raccolse oro. Il sale, a quei tempi, era molto richiesto, e Venezia lo estrasse dal mare e lo esportò nei paesi dove le sue navi approdavano. Era una ricchezza che costava poco o nulla, e Venezia ne approfittò per aumentare la sua potenza.
Siamo quasi alla fine del nostro viaggio. Non mancheremo di fare una visita a Trieste, la città italianissima, sul confine, col suo cantiere fervente di lavoro e col suo porto dove si svolgono traffici intensi.

Mari d’Italia
La penisola italiana si spinge nel Mar Mediterraneo dividendolo in due grandi parti: l’orientale e l’occidentale, ed è bagnata da ben sei dei mari minori in cui il Mediterraneo si divide, e cioè: il Mare Ligure, il Mare Tirreno, il Mare di Sardegna, il Mare di Sicilia, il Mare Ionio ed il Mare Adriatico.
Il Mediterraneo gode di una temperatura media superficiale di 23° – 24° nel periodo estivo, e di circa 12° nel periodo invernale. Una temperatura davvero mite.
Le maree, ovvero il periodico innalzarsi e successivo abbassarsi delle acque, dovuto all’influsso della luna, provocano nel Mediterraneo differenze fra massimo e minimo soltanto di pochi decimetri: ad esempio 36 cm a Napoli e 27 cm a Genova; più accentuata la differenza a Venezia, circa un metro
Il Mar Ligure si estende tra le zone settentrionali della Corsica e le coste liguri; è poco pescoso e piuttosto profondo (massima profondità 2800 m).
Il Mar Tirreno è compreso fra le tre isole Sicilia, Sardegna e Corsica e la costa occidentale dell’Itala; è abbastanza pescoso e profondo (massima profondità 3700 m); numerose le isole.
Il Mar di Sicilia è situato tra le coste africane e quelle meridionali siciliane; è  ricco di pesci ma poco profondo (profondità massima 1600 m, in qualche punto).
Il Mar di Sardegna è compreso fra la Corsica (Francia), le Baleari (Spagna) e le coste occidentali della Sardegna; è pescoso e profondo (profondità massima 3100 m).
Il Mar Ionio si stende tra l’Italia, l’Africa e le coste occidentali della Grecia; è molto profondo ed anche caldo (profondità massima 4400 m).
Il Mar Adriatico si allunga fra la Dalmazia e le nostre coste; non è molto profondo e appunto per questo è molto pescoso (massima profondità 1250 m, ma nel Golfo di Venezia non supera i 25 m). E’ il mare più salato.

L’Italia nel Mediterraneo
Il Mediterraneo, chiuso fra le terre d’Africa, d’Asia e d’Europa, è ben riparato dai venti freddi del settentrione ed è favorito da un clima, assai dolce in inverno, che fa fiorire sulle sue sponde una ricca vegetazione, varia e sempreverde, d’agrumi e d’olivi, di palme e di cipressi, di lecci e di pini, e di altre piante che nel loro complesso costituiscono insieme la macchia mediterranea.
Attratte dal clima e dalla ricchezza della vegetazione, fin dalle epoche più remote, molte genti si stabilirono sulle rive di questo mare il quale, col passare dei secoli, divenne il crocevia e il centro di fusione di molte antiche civiltà.
In mezzo al Mar Mediterraneo, sì da dividerlo in due parti quasi uguali, si protende, snella e slanciata, la Penisola Italiana.

Le coste italiane
Le coste italiane hanno uno sviluppo complessivo, comprese le isole (ma senza la Corsica) di circa 8000 km.
Le coste del Mar Ligure disegnano un grande arco tra Capo Ferrat e Capo Corvo; alte e rocciose, con frequenti scoscesi promontori e minuscole insenature, offrono scorci panoramici vari e pittoreschi.
Sulla Riviera di Ponente stanno Savona, Ventimiglia, Varazze, Bordighera, Sanremo, Imperia, Albenga; sulla Riviera di Levante stanno Genova, il nostro maggior porto mercantile; La Spezia, porto militare, il cui golfo è chiuso dalla penisoletta di Porto Venere; Rapallo, Chiavari e Sestri.
Le coste del Mar Tirreno si sviluppano da Capo Corvo alla punta del Pezzo, sullo stretto di Messina. Lungo la Toscana, il Lazio e parte della Campania, le coste sono basse, scarse di porti e un tempo orlate di terreni palustri come nelle Maremme e nelle Paludi Pontine, ora quasi completamente bonificate. La maggiore insenatura è il golfo di Gaeta; i promontori più accentuati sono quelli di Piombino, dell’Argentario e del Circeo; Livorno e Civitavecchia i porti più attivi. Nella sua sezione meridionale, lungo la Campania e la Calabria, la costa tirrenica presenta sporgenze e coste alte e rocciose e insenature a fondo piatto. Le sporgenze più pronunciate sono la penisola Sorrentina, il Cilento, la penisoletta del Poro; le maggiori insenature sono i golfi di Napoli, di Salerno, di Policastro, di Santa Eufemia, di Gioia; il porto più attivo è Napoli, seguito a grande distanza dai porti di Torre Annunziata, Castellammare, Salerno. Le coste calabresi non hanno porti.
Il Tirreno è il mare italiano più ricco di isole: arcipelago Toscano, isole Pontine, Partenopee, oltre a quelle contermini alla Sicilia e alla Sardegna.
Le coste del Mar Ionio, generalmente basse e lisce, si sviluppano dalla punta del Pezzo al Capo di Santa Maria di Leuca; alle foci dei fiumi si hanno tratti di pianure alluvionali. Alcuni erti promontori, tuttavia, si spingono a punta nel mare: Capo delle  Armi, Capo Spartivento, la penisoletta di Crotone. Tra le penisole calabrese e salentina si stende il golfo di Taranto; assai più piccolo, a sud, il golfo di Squillace. Rari i porti: Reggio Calabria, Taranto (militare), Crotone e Gallipoli.
Le coste italiane del Mar Adriatico si sviluppano dal Capo di Leuca a Trieste. Mentre la costa dalmata è alta e rocciosa, spaccata da profonde insenature, frastagliata da lunghe isole parallele, la costa italiana è unita, bassa (tranne alla Testa del Gargano e al promontorio del Conero). A sud e a nord del Gargano ricorrono tratti paludosi e lagune (laghi di Lesina, di Varano, di Salpi); ma le lagune più importanti sono, come abbiamo detto, quelle della costa veneta.
A nord l’Adriatico forma i golfi di Venezia e di Trieste.
I porti più importanti, lungo la costa italiana, sono quelli di Brindisi e di Bari in Puglia, di Ancona nelle Marche, di Venezia e di Trieste in Veneto e Friuli.

Dettati ortografici

La vita dell’Italia è sul mare
L’Italia deve ricorrere essenzialmente alle vie marittime per assicurare la vita materiale ed economica del suo popolo. L’Italia ha il suo territorio racchiuso nel Mediterraneo. Tutte le sue comunicazioni terrestri debbono attraversare la barriera delle Alpi, come tutte le sue comunicazioni marittime devono passare attraverso gli stretti situati a mille miglia dai nostri porti. Perciò possiamo dire che il mare è la linfa vitale, il sangue dell’Italia.

La pesca dell’Adriatico
L’Adriatico, specialmente nella parte superiore, è più pescoso del resto del Mediterraneo. Lo percorrono in buona parte i bragozzi chioggiotti che si tengono, per la pesca, discosti dalle rive. Le barche di altre località, invece, si allontanano poco dalla costa, limitandosi alla pesca con reti fisse, collocate in luoghi adatti e con reti  a strascico. D’estate e di primavera, però, si spingono al largo alla pesca delle sardine le quali attraversano date zone in sciami o branchi. (Mottini)

Mari d’Italia
Il mar Ionio è il più profondo, il mar Adriatico il più pescoso. I pesci amano i fondali bassi dove trovano in abbondanza di che soddisfare il loro appetito perchè, se è vero che il pesce grosso mangia il piccolo, come dice il proverbio, è anche vero che tutti i pesci si nutrono del plancton, che è composto di minutissime alghe e di microscopici animaletti che fra esse dimorano. E il plancton si trova generalmente nei bassi fondali.

Le coste del Mar Ligure
Sulla costa ligure vanno  a veleggiare italiani e stranieri, famosa com’è in tutto il mondo, per la bellezza dei paesaggi e la dolcezza del clima. Palme, aranci, olivi, un cielo quasi sempre azzurro, un mare stupendo, delle coste pittoresche, ecco ciò che si presenta all’occhio di chi ha la fortuna di visitare questo bellissimo paese. Nel cuore di tutta questa bellezza sorge Genova, la Superba, coi suoi cantieri sonanti, i suoi traffici intensi, il suo popolo fiero e generoso.

La costa campana
Costeggiando l’Italia verso sud, il nostro sguardo si potrà rallegrare soffermandosi su rive verdi, coperte di una lussureggiante vegetazione di olivi, di viti, di aranci. Incontriamo prima Gaeta, nel suo piccolo ma delizioso golfo e infine Napoli, il secondo porto d’Italia, dove il cielo e il mare sono inverosimilmente azzurri, il clima è dolcissimo e la terra fertilissima.

Lo stretto di Messina
Una volta la traversata di questo stretto spaventava i navigatori, ma oggi non spaventa più nessuno. Basti dire che si può attraversare senza neppure scendere dal treno. Infatti questo viene istradato su una nave traghetto che compie la traversata, dopo di che il treno riprende la sua strada sull’altra riva. Messina fu distrutta da un tremendo terremoto, ma oggi è risorta più bella e attiva di prima.

I mostri dello stretto
Un tempo chi attraversava lo stretto di Messina correva il rischio di sprofondare nel mare, almeno a quanto raccontava la leggenda. Due terribili mostri, Scilla e Cariddi, vi facevano la guardia e chi sfuggiva a Cariddi non poteva evitare Scilla. Leggende, naturalmente, ma che avevano un fondo di verità. Infatti, le correnti dello stretto sono così impetuose e le navi dell’epoca così fragili e malsicure, che i naufragi erano frequentissimi e tali da giustificare la fiabesca esistenza dei due terribili mostri.

Venezia
E’ un nome che fa sognare italiani e stranieri. E’ una città unica al mondo, costruita su isolette dove, fatta eccezione per strettissime calli, non ci sono strade per recarsi da un luogo all’altro, bensì canali che bisogna percorrere in gondola o in vaporetto. Una città dove si costruivano stupendi palazzi di marmo quando ancora molte altre avevano capanne di fango; una città che divenne ricca e potente, riuscendo ad estendere il suo dominio fino al lontano oriente.

La cattura del pesce spada
Sul mar Ionio si pratica la pesca del pesce spada. Sull’imbarcazione attrezzata per tale impresa, si leva un albero altissimo e un uomo sta lassù, aggrappato in cima all’asta dondolante, per tentare di scorgere, nell’immensità del mare, il guizzare del grosso pesce. Quando viene avvistato, l’imbarcazione tenta di avvicinarsi senza provocarne la fuga. Ed ecco un altro uomo all’opera. Armato di una lunga fiocina, cerca di colpire lo squalo, lanciando l’arma con mano abile e potente. La fiocina è assicurata da una corda e quando il pesce è colpito, non c’è che da tirarlo a bordo, sia pure con grande fatica e talvolta, date le dimensioni, anche con pericolo.

Parla il mare d’Italia
Bella Italia, mia regina! Tirreno, Ionio, Adriatico, io non sono che un mare, il tuo mare! Vi fu un tempo che ti custodivo tutta in me: tu sei emersa, ma ancor oggi, nelle pieghe delle tue montagne, custodisci le sabbie e le argille che io vi ho deposto, serbi nelle tue pietre le conchiglie e le alghe di cui ti adornavo. Sei sinuosa di rive, facile agli approdi, dolce di lagune, traboccante di garofani e di rose, bianca di marmi, dorata di biade, fiammeggiante di vulcani, profumata di agrumi! Tutta io t’investo a temperare i freddi venti del settentrione e i brucianti fiati del sud.

Venezia
Per sfuggire alle invasioni dei barbari, molti profughi andarono a stabilirsi su alcune isolette che sorgevano sulla laguna. Forse, in seguito, questi profughi avrebbero abbandonato le provvidenziali isolette se non si fossero accorte di avere, a portata di mano, un grande tesoro: il sale. Il sale fu la prima moneta di Venezia e se è vero quanto si dice, che dove si semina sale non nasce più nulla, per Venezia fu tutto il contrario: seminò sale e raccolse oro.

Il mare d’Italia
Marinaro è il tuo popolo, Italia, e marinare sono le tue sorti! Sul mare vennero al lido tirreno le navi di Enea, nel mare crollò il potere di Cartagine e sorse l’impero mediterraneo di Roma; sul mare spiegarono le vele e gli stendardi, al traffico e alla guerra, i galeoni di Amalfi, di Gaeta, di Pisa, di Genova e di Venezia che fermarono le flotte turche e barbaresche, e Genova andò superba della propria ricchezza, e Venezia levò palazzi di trine marmoree e chiese dalle cupole d’oro. Sul mare, su tutti i mari, tentando nuovi passaggi, scoprendo isole e continenti, donando terre e imperi a sovrani, navigarono gli arditi marinai del Medioevo, navigarono Cristoforo Colombo, genovese, Giovanni Caboto, veneziano, Amerigo Vespucci, fiorentino, e Antonio Pigafetta che, al servizio del portoghese Magellano, fu il primo italiano a compiere il giro del mondo.

Le coste d’Italia
Cinta per gran parte dal mare, l’Italia si allunga in una distesa di svariatissime coste, qua lentamente digradanti con dolce pendio, là scoscese e percosse dalle onde: ora selvose, ora nude, ora coronate di ridenti colline che si protendono in lunghi promontori e capi e file di scogli, o scavate in vasti golfi o porti amplissimi e sicuri contro ogni insidia del mare. Isole e isolette qua e là, in faccia alle spiagge, accrescono varietà e bellezza delle coste italiane.

Il mare
Il mare è un immenso serbatoio di vita. Le sue acque contengono il sale, i pesci più svariati, le alghe da cui si ricavano sostanze medicinali e soprattutto assorbono lentamente il calore del sole e lo restituiscono lentamente alla terra. Quindi, mentre la terra rapidamente si riscalda e altrettanto rapidamente si raffredda, il mare ha una temperatura più costante e rende più mite, cioè più dolce, il clima, non solo delle spiagge, ma anche di un largo tratto dell’interno. (P. De Martino)

Mari, coste, pini e sole
Tu credi che i mari si assomiglino tutti? Sono tutti fatti d’acqua, con tanta acqua salata… Ma è la luce che li fa diversi. Ci sono i mari del sole e quelli della nebbia, quelli azzurri e quelli grigi. Se tu hai visto qualche volta i mari dell’Europa settentrionale vedrai che il nostro è tanto più azzurro di quelli. Quasi verde l’Adriatico, cerulo lo Ionio, azzurro di cobalto il Mediterraneo, celeste chiarissimo il Tirreno. Attorno a Napoli, a Sorrento, a Procida, a Capri, l’azzurro è luminoso come uno smalto.
E, come il colore del mare, varia all’infinito la bellezza delle coste. Siamo sulle rive di una stessa terra, ma la costa della Liguria come fai a confrontarla con quella veneta? E quella toscana con quella di Puglia?
Due cose le ritrovi ovunque: i pini e il sole. (O. Vergani)

Mari colorati
Talvolta, in prossimità delle coste, la superficie assume un colore giallo sporco per i materiali portati dai grandi fiumi; nelle calde notti estive, i mari tropicali hanno curiosi fenomeni di fosforescenza per l’azione di miliardi di microrganismi che emettono una luce simile a quella delle lucciole.
Alcuni mari debbono il loro nome proprio al colore predominante delle acque: come il Mar Rosso, i cui riflessi rossastri sembra siano da attribuire a una grande quantità di alghe di quel colore; o come il Mar Giallo, così chiamato per il limo portato dal fiume Hoang-ho; il Mar Bianco, ovviamente, trae il suo nome dalla presenza dei ghiacci galleggianti sulle sue acque.

La sinfonia marina
Arrivava l’onda con una veemenza d’amore o di collera sui massi incrollabili; vi si precipitava rimbombando, vi si dilatava gorgogliando, ne occupava, con la sua liquidità, tutti i meati più segreti. E quasi pareva che un’anima naturale oltresovrana empisse della sua agitazione frenetica uno strumento vasto e molteplice come un organo, passando per tutte le discordanze, toccando tutte le note della gioia e del dolore.
Rideva, gemeva,  pregava, cantava, accarezzava, singhiozzava, minacciava: ilare, flebile, umile, ironica, lusinghevole, disperata, crudele. Balzava a colmare sulla cima del più alto scoglio una piccola cavità rotonda come una coppa votiva; s’insinuava nella fenditura obliqua dove i molluschi prolificavano; piombava sui folti e molli tappeti di coralline lacerandoli o vi strisciava leggera come una serpe sul musco. (G. D’Annunzio)

A pesca nell’Adriatico
Le principali barche da pesca dell’Adriatico sono le paranze e le lancette. Le prime sono di maggior grandezza, pescano sempre accoppiate e non rimangono in mare più di quindici giorni, provvedendo al trasporto del pesce a terra con battelli a vela o a remi. Le lancette sono barche di più piccola dimensione che navigano non discostandosi molto da terra. Lasciano la spiaggia la mattina prima dell’alba e, dopo una giornata di pesca, ritornano a terra, sì che la sera, verso il tramonto, empiono il mare di uno sbandieramento vivace, pittoresco, con la gaiezza delle loro vele scarlatte. (V. Guizzardi)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Materiale didattico scuola primaria geografia – IL MARE

Materiale didattico scuola primaria geografia – IL MARE – una raccolta di letture e dettati ortografici sul mare, per lo studio degli ambienti naturali in geografia e per perfezionare lettura e ortografia.

Il mare

Le acque dei fiumi raggiungono il mare. Il mare è una grande estensione di acqua salata, di colore verde – azzurro, che circonda le varie regioni della Terra.

La superficie del mare è mossa, di continuo, dal  vento che provoca le onde. Esse sono appena accennate quando il mare è tranquillo, in bonaccia; sono alte e pericolose, crestate di schiuma, quando c’è burrasca.

Il limite tra terra e mare è la costa. Essa si presenta ora alta e rocciosa sulle acque, ora bassa e coperta di sabbia o di ghiaia. Le onde urtano contro le coste, le scavano, le frastagliano in modo bizzarro.

Le coste basse e sabbiose (spiagge) e specialmente quelle alte e rocciose sono molto varie: formano le sporgenze di promontori e di capi e le rientranze di baie e di golfi.

Ci sono terre che si allungano per molti chilometri nel mare; si chiamano penisole. L’Italia è una grande penisola estesa nel mar Mediterraneo. Completamente circondate dal mare ci sono terre di estensione talvolta notevole: si chiamano isole. La Sicilia e la Sardegna sono grandi isole italiane.

I mari, che occupano gran parte della Terra, producono con la loro evaporazione l’umidità necessaria per le piogge; quindi i mari sono anche regolatori della temperatura. Nella buona stagione, le acque marine si riscaldano e conservano questo calore. Quando giunge l’inverno, esse lo cedono a poco a poco all’aria e la intiepidiscono. Durante l’estate, le acque marine sono fresche e donano all’aria un po’ della loro frescura. Le terre presso il mare hanno così inverni ed estati miti.

Chi si è divertito tra le onde si è sicuramente accorto che l’acqua del mare ha un sapore sgradevole. Ciò è causato dalle grandi quantità di sali trasportate dalle acque dei fiumi e depositate nel mare, le quali si concentrano per la forte evaporazione. Il sale è un elemento indispensabile per la vita dell’uomo: egli non potrebbe nutrirsi solo di cibi dolci, perciò l’uomo ricava il sale facendo evaporare l’acqua marina nelle vasche delle saline.

Il mare è popolato da una quantità enorme di pesci grossi e piccoli. Gli uomini si sono sempre nutriti di pesce, ed oggi hanno vere e proprie flotte di pescherecci capaci di affrontare l’alto mare e di preparare e conservare il pesce appena catturato.

Gli uomini, fin dall’antichità, hanno saputo dominare e solcare il mare con imbarcazioni sempre più veloci e sicure; oggi il mare è una via di comunicazione facile ed economica.

Le navi che solcano i mari hanno, lungo le coste, le loro stazioni: i porti. Nei porti esse sostano per caricare e scaricare merci, per imbarcare e sbarcare passeggeri.

L’uomo dell’antichità trovò, sulla sponda, luoghi adatti per riparare le navi dai venti e dalle onde: erano insenature profonde, protette da coste alte, i primi porti naturali. Ritroviamo, oggi, lungo le coste e alle foci dei fiumi, porti costruiti dall’uomo; essi sono bordati e difesi da lunghe muraglie di cemento o di pietra: i moli.

Oh, com’è grande e bello il mare! Quando è tranquillo sembra un’immensa distesa azzurra con tante bianche vele, immobili, come in attesa del messaggio di un angelo. Nelle giornate più chiare il mare si confonde col cielo e le onde mansuete, come piccoli agnelli, baciano la sponda. Ma guai se il vento si mette a soffiare! Allora il mare sembra un mosto scatenato. Che paura!

Doni del mare

Il sole è scivolato dalle nubi di fiamma fino al mare. A poco a poco scende la sera buia. Nel cielo brillano le stelle e la luna tonda tonda. I pescatori ritirano le reti che hanno lasciato cadere nell’acqua scintillante. Quanti pesci nella rete! Il pescatore è contento e, mentre ritorna, pensa al suo bimbo che può dormire tranquillo: il mare ha pensato anche a lui.

Al mare

Come è grande il mare! Così grande che, a vederlo laggiù, sulla riga dell’orizzonte, pare che non debba avere fine. Come è mutevole l’aspetto del mare! Ora, a cielo sereno e ad aria ferma, ci appare liscio come una tesa coltre di seta azzurra, se si leva una leggera brezza s’increspa appena; giocano a rincorrersi piccole onde irrequiete. Lasciate però che si levi forte il vento, che si faccia impetuoso e che il cielo prometta burrasca: ecco che le onde si fanno più alte, diventano cavalloni, si coronano di creste schiumose, vengono a frangersi con forza contro la riva, gettando nell’aria, tra gli alti spruzzi, il loro fragore. Allora il mare fa paura. Quando il mare si calma e ritorna sereno, non si sa più dove siano le furie della tempesta.

Civiltà del Mediterraneo

Mare Mediterraneo vuol dire “mare chiuso tra le terre”. Esso è circondato dalle coste dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. E’ un mare che non conosce le grandi tempeste ed i venti furiosi; i navigatori vi si possono avventurare in lunghi viaggi senza perdere di vista la costa. Proprio sulle sue sponde nacquero alcune tra le più grandi civiltà. Questo mare costituì la via rapida per il commercio e per le conquiste.

Quando gran parte degli uomini viveva ancora in capanne ed affilava armi e strumenti di pietra, Gli Egiziani in Africa, i Fenici, gli Assiro-Babilonesi e gli Ebrei in Asia e i Greci in Europa erano forti, ricchi, organizzati. Foggiavano con arte i metalli; costruivano navi sicure e palazzi meravigliosi; scrivevano, dipingevano, scolpivano con gusto raffinato.

L’acqua sulla Terra

Se osservassimo il nostro pianeta stando su un altro corpo celeste, vedremmo un globo ricoperto per la maggior parte di acqua e senza dubbio verrebbe da dargli il nome di Mare e non di Terra. La Terra è infatti il pianeta delle acque: su 510 milioni di chilometri quadrati della sua superficie totale, quasi i tre quarti sono occupati dai mari e solo per 149 milioni si estendono terre. Nessun altro mondo, fra quelli osservati dagli scienziati finora, possiede una distesa d’acqua e in tutto l’Universo l’acqua, allo stato liquido, costituisce una vera rarità.

Le vie del mare

Il mare, così vario, non impedisce le comunicazioni tra i vari paesi. Immagina che sul mare siano tracciate centinaia di grandi strade che portano in ogni parte del mondo: sono le rotte, cioè i percorsi seguiti dalle navi. Sul mare si svolge un continuo traffico di merci e di passeggeri: i punti di partenza e di arrivo sono i porti.

All’ingresso dei porti c’è il faro; una torre sulla cui cima è posta una luce potentissima, che si scorge dal mare anche da lontano e serve di indicazione alle navi.

Il porto è generalmente protetto da un molo, che lo ripara dalla violenza delle onde. I grandi porti hanno più moli, i quali servono anche come banchine per l’attracco delle navi.

Sulla riva sorgono le attrezzature portuali: gru per il carico e lo scarico, magazzini di deposito per le merci. Vi sono anche gli uffici della Dogana, dove si controllano i passaporti dei viaggiatori che partono o arrivano da Paesi stranieri e si esaminano i bagagli e le merci.

Il porto

Il porto è la stazione delle navi che, cariche di uomini, di merci,  di petrolio, arrivano e salpano per tutte le parti del mondo. E’ una vasta estensione d’acqua separata dal mare aperto per mezzo di lunghissime dighe chiamate moli, costruite dagli uomini per impedire che le onde del mare in tempesta portino danno alle imbarcazioni ferme.

Nel porto le navi riposano tranquille una accanto all’altra, attraccate ai piloni piantati nei ponti di approdo.

Gli sportivi del mare

Con poderose bracciate, il nuotatore avanza sicuro, muovendo ritmicamente il capo fasciato dalla lucida cuffia di gomma. Il nuoto è uno degli sport più antichi e più completi, perchè permette di tenere in esercizio tutti i muscoli del corpo. Perfino nell’antica Roma, per indicare una persona da poco, si diceva “non imparò nè a leggere nè a nuotare”.

Munito di  maschera respiratoria, di pinne palmate ai piedi, il cacciatore subacqueo scende nelle profondità marine. E’ armato di uno speciale fucile che lancia una lunga e appuntita freccia, alla quale è agganciata la sottile gomena che serve per il recupero dei pesci colpiti. A questo sport si dedicano specialmente abili e coraggiosi nuotatori.

In fondo al mare

Forse voi credete che il fondo del mare sia formato soltanto da sassolini o da sabbia o da rocce. Invece gli abissi marini presentano gli aspetti più vari.

Scendendo in fondo al mare si scoprono alberi strani di rosso corallo e alghe multicolori che disegnano fantastici arabeschi. Si incontrano animaletti che sembrano fiori e pesci simili a farfalle.

La nostra vista è attirata da agili e trasparenti meduse o da spugne enormi fisse alle rocce del fondo.

Più scendiamo e più animali e piante diventano strani per forma e colore. A migliaia di metri di profondità troveremmo un mondo di tenebre e di freddo. Qui abitano esseri mostruosi e voraci che certamente ci incuterebbero grande spavento.

I prodotti del mare

Il pesce è certo, con il sale, il più importante dono del mare. Tutti conoscono il gusto prelibato delle sogliole e delle orate.

A volte i pescherecci si spingono fuori dal Mediterraneo per affrontare l’oceano ove la preda è abbondante e preziosa. Stoccafissi e baccalà sono appunto i merluzzi catturati in mari lontani. I primi vengono conservati facendoli essiccare, i secondi mediante un processo di salatura.

Celebri in Sicilia e in Sardegna sono la pesca del tonno e del pesce spada, e la raccolta delle spugne.

Tipica è la coltivazione di certi molluschi marini, come i mitili, e diffusa è la raccolta di altri frutti di mare, come i tartufi, le ostriche, le arselle e i datteri.

Sale e salgemma

La maggior parte del sale terrestre è contenuta nel mare e negli oceani. Milioni di anni fa le acque di molti golfi marini rimasti separati dal mare e quelle di laghi salati evaporarono e il sale si depositò sul fondo in colossali ammassi. Questi strati di sale furono, poi, ricoperti da sedimenti impermeabili trasportati dai fiumi e rimasero sepolti a varie profondità. Questo sale si chiama salgemma e viene scavato come un minerale nei giacimenti.

Le saline

Il mare è una miniera inesauribile di sale, un minerale prezioso che l’uomo estrae dalle saline. Esse sono grandi vasche, poco profonde, con il fondo di cemento, costruite sui tratti di costa pianeggiante. Per mezzo di un canale di immissione, che comunica con il mare, vengono riempite di acqua marina che, per il calore del sole, evapora, depositando uno strato di sale.

Pescatori al lavoro

Laggiù, in alto mare, nel buio della notte, appaiono all’orizzonte lunghe file di luci: sono le lampare. Le hanno accese i pescatori che al tramonto sono usciti dai porti con le loro barche da pesca e hanno gettato in mare le reti. La luce di quelle lampade è forte, accecante. Attrae i pesci curiosi e li abbaglia. Quando essi si accorgeranno dell’insidia tesa dagli uomini sarà ormai troppo tardi: saranno già prigionieri della rete.

Prima dell’alba i pescatori prendono la via del ritorno; se la pesca è stata buona scaricano sulla banchina del porto cassette piene di pesci d’ogni sorta: cefali, sardine, triglie, sogliole, aguglie, e un’infinità di granchietti incappati nella rete, che cercano ora di ributtarsi in acqua correndo.

La marea

Chi abita sulla costa conosce lo strano fenomeno della marea. Durante le ore di una giornata l’acqua non conserva sempre lo stesso livello: vi sono periodi di bassa e periodi di alta marea.

In Italia la differenza tra i due livelli è trascurabile. Ma vi sono coste dove si raggiungono vari metri di dislivello. Questo fenomeno è dovuto all’attrazione esercitata dalla Luna sulle acque del globo terrestre.

Il mare distrugge e costruisce

Quando un’onda infuriata si abbatte su uno scoglio, questo riceve un colpo da gigante. Lo scoglio resiste, anzi sembra che neppure lo avverta. Ma col passare dei secoli, le onde vincono: formano grotte e archi meravigliosi. Poi lo stesso scoglio viene staccato dalla costa e infine distrutto. Ma il mare restituisce tutto. Dopo aver sbriciolato e spezzato le rocce, le rende alla costa sotto forma di ghiaia e di sabbia. Così nasce una spiaggia.

Come nascono le isole

Ci sono isole sorte dal mare, proprio come funghi. Si tratta di vulcani che hanno trovato il loro sfogo nel fondo marino. La lava, accumulandosi rapidamente, giunge un bel giorno alla superficie formando, talora in pochi giorni, isolotti di forma conica.

Certe isole vicino alla costa, invece, erano un tempo saldate ad essa. Poi, a causa di un lento sprofondamento del suolo, se ne sono distaccate. Talora questo distacco avviene in seguito all’inesorabile lavoro di lima del mare.

I guardiani del faro

Il faro è una torre di pietra che, all’ultimo piano, ha una lampada molto luminosa che guida nella notte i naviganti. Di notte, le strade del mare sono buie; le navi, perciò, non possono vedere gli scogli o il porto. Il faro, con la sua luce amica, sembra dire: “Attenzione!”, oppure: “Vieni, qui c’è la casa che ti aspetta!”.

I fari sono sparsi un po’ da per tutto sulle coste, ma i più interessanti sono quelli sperduti su qualche scoglio, in mezzo al mare tempestoso. Ogni faro aveva due guardiani, che pensavano ad accendere la lampada e, di notte, a turno, facevano la veglia. Ogni settimana, e talvolta ogni mese, arrivava una nave che li riforniva di viveri.

Al mare

E’ tanto bello tuffarsi nell’acqua tiepida e salmastra, oppure restare sdraiati sulla sabbia calda ad ammirare l’immensa distesa azzurra, che si stende lontano, fino a confondersi col cielo.

Quando c’è bonaccia le onde increspano appena la superficie tranquilla. Ma basta che soffi il vento perchè i flutti si mutino in cavalloni bianchi di spuma che si avventano mugghiando contro la spiaggia, gli scogli, le insenature della costa. Allora è pericoloso avventurarsi in mare e anche i pescatori sono costretti a interrompere il lavoro.

Il mare

Guardiamo il mare: un’onda incalza l’altra e questa è incalzata da mille, e tutte, ad una ad una, con eguale misura, con monotona cadenza, giungono al lido, vi strisciano, coprendolo di spuma e si perdono sotto le onde che seguono. Davanti al mare l’uomo si sente prendere da un sentimento grande come il mare. E’ il sentimento di stupore e meraviglia che ci invade ogni volta che la natura ci presenta quanto ha di più grande nel cielo o sulla terra. (A. Stoppani)

Il bimbo e il mare

Giocavano così lui e il mare, soli soli. Il mare a lambirgli i piedi, e il bambino scalzo, a non farseli bagnare. E ridevano. Se il mare avanzava il bambino indietreggiava, se il mare indietreggiava il bambino avanzava. Finchè il mare, cingendogli di schiuma le gambette, era riuscito ad attirarlo a sè, e il bambino prese a saltare fra gli schizzi. E giù calci. (F. Tombari)

Le conchiglie

Le conchiglie che trovi sulla spiaggia sono le case di molluschi che vivevano nel mare, presso le coste, e che un giorno ebbero la disgrazia di essere colti di sorpresa e divorati dai loro nemici. Moltissimi animaletti marini, senza scheletro e dotati di un corpo molle, hanno imparato a fabbricarsi un guscio duro per proteggersi, utilizzando la sostanza calcarea che si trova disciolta nell’acqua. Alcuni se ne costruiscono come la chiocciola terrestre, altri preparano la loro casetta formando una cavità con due valve a forma di ventaglio, attaccate tra loro nel lato più breve, che si aprono quando il mollusco deve mangiare, mentre si chiudono di scatto non appena si presenta qualche pericolo.

Il sale

Questo prezioso minerale entra in tutti i cibi dell’uomo, persino nei dolci. Una minestra, una bistecca, una qualsiasi vivanda senza sale, non potresti gustarla. Peggio, anzi: ti ripugnerebbe.

Poi il sale è necessario al nostro organismo, come l’acqua, lo zucchero e altre sostanze.

Fortunatamente il mare è straricco di sale. Ne contiene tanto che, se l’acqua evaporasse, potremmo, col sale rimasto in secco, ricoprire completamente tutta la terra con uno strato alto dieci centimetri.

Il sale del mare ci fa conoscere l’età della Terra

In principio, i mari non erano salati. Come i nostri fiumi e i nostri torrenti d’adesso, anche gli oceani di quel tempo così lontano erano formati di acque dolci, cioè delle acque che il cielo aveva versato sotto forma di immense piogge. Chi ha recato al mare tutta la grande ricchezza di sale che ora contiene?

I torrenti e i fiumi, che dalle catene dei monti scendono al piano, scorrendo sulle rocce e portando con sè tutti i materiali che possono sciogliersi nelle acque o da queste essere strappati con la forza del corso.

Certo, si tratta di minime quantità, tanto che noi troviamo dolci, cioè prive di sale, le acque dei torrenti e dei fiumi. Ma in tanto lungo periodo d’anni, il poco accumulandosi è diventato il molto ed ha costituito la forte riserva salina dei mari.

Ora gli scienziati hanno fatto un calcolo. Hanno stabilito quanto sale si trova disciolto nelle acque di tutti gli oceani esistenti. Poi hanno calcolato quanto sale portano in un anno al mare tutti i corsi d’acqua, grandi e piccoli, che scorrono sulla Terra. Dividendo il primo numero per il secondo, si viene a conoscere da quanti anni dura questo continuo dono di sale che le acque viaggianti sopra il suolo portano alle infinite distese marine.

Quanti anni? Tanti, tanti: nientemeno che cento milioni. Un milione di secoli, dunque, è lontano da noi quel periodo in cui dalla nera fascia di nubi che circondava la Terra è sgorgato il grande flutto d’acqua che ha formato gli oceani.

Queste cifre sono molto approssimative. Nessuno viveva in quel tempo, nessuno ha potuto raccontare quello che allora è avvenuto.

I guardiani del faro

 Il faro è una torre di pietra, che, all’ultimo piano, ha una lanterna molto luminosa che guida nella notte i naviganti. Di notte, le strade del mare sono buie; le navi, perciò, non possono vedere gli scogli o il porto. Il faro, con la sua luce amica, sembra dire: “Attenzione!” oppure “Vieni, qui c’è la casa che ti aspetta!”.

I fari sono sparsi un  po’ da per tutto sulle coste, ma i più interessanti sono quelli sperduti su qualche scoglio, in mezzo al mare tempestoso. Ogni faro ha due guardiani. Essi pensano ad accendere la lanterna e, di notte, a turno, fanno la veglia. Ogni settimana, e talvolta ogni mese, arriva una nave che li rifornisce di viveri.

Il mare e Aki – leggenda finlandese

Il mare, quando nacque, era placido e gaio. Cantava, accarezzava le terre che gli stavano vicine, voleva che le onde fossero educate, le mandava a passeggio con un leggiadro cappuccio di pizzo bianco e, prima che uscissero dalla verde casa di vetro, diceva loro: – Mi raccomando, niente chiasso per la strada, nessun gesto scomposto. –

Milker, il padrone del mondo, condusse nella casa di vetro una donna bellissima, Aki, e disse al Mare: – Ecco tua moglie -.

Il Mare sulle prime fu contento. Gli piaceva avere una compagna che lo aiutasse a tenere la disciplina tra le onde e tra i pesci e che, nelle ore di riposo, gli raccontasse qualche storia bella e strana. Ma si accorse subito che Aki era bisbetica. Pretendeva che, nel liquido regno, tutti, dalle meduse pallide ai salmoni di roseo argentato, assecondassero tutti i capricci più pazzi che le passavano per la testa.

Investiva il marito con parolacce volgari,  dava calci alle piccole onde  e canzonava le balene, tirando fuori due metri di lingua.

Il mare, carattere dolce e animo generoso, sopportò, per un poco, l’arpia. Ma anche lui, poveraccio, aveva il suo orgoglio, o almeno il suo amor proprio.

Visto che Aki non si placava con la dolcezza, cambiò sistema e adotto misure severissime. Scoppiarono scenate d’inferno. Urlava la moglie, urlava il marito, e le onde, pazze di terrore, cercarono inutilmente di fuggirsene dalla liquida loro patria, di raggiungere l’alto paese degli astri, arrampicandosi l’una sull’altra, facendo balzi paurosi, chiedendo soccorso, ma invano, allo zio Vento e alla nonna Pioggia.

Si scatenarono così le prime terribili tempeste. La maschia volontà del Mare trionfava sulla sciocca petulanza della donna e per un poco nella casa di vetro, nella gran patria oceanica, ritornava la calma. Le onde, con le leggiadre cuffie di pizzo, andavano, gentiline e gaie, a passeggio. Il Mare accarezzava con dolcezza le rive amiche, cantando qualche canzone patetica, e i pesci ricominciavano i giochi, guizzando lieti, dai giardini delle alghe alle selve dei coralli. Ma la gran pace, la pace perfetta della sua giovinezza, babbo Mare, per colpa della moglie bisbetica, non potè più goderla.

Da quel tempo, nell’oceano, ai periodi di bonaccia si alternano i periodi di tempesta, e chi tenta sulle navi le avventure dei lunghi viaggi, conosce il carattere collerico della terribile Aki.

E le vittime innocenti delle bufere, scatenate dai capricci della volubile Aki, non si contano più.

Una famiglia di marinai

Un tale si imbatte, sulla banchina di un porto, in un marinaio e gli domanda, tra una boccata e l’altra  di funo, se ha dei marinai tra i suoi ascendenti (genitori, nonni, ecc…).

Il marinaio risponde che in casa sua sono stati marinai di padre in figlio. E allora l’altro gli domanda in che modo morì suo padre.

– In mare, naufrago –

– E vostro nonno? –

– Anch’egli in mare –

– E il bisnonno? –

– Signor sì, anche lui in mare –

– E allora, come mai voi che sapete questo vi ostinate ad andare in mare? –

– Ecco; ora ve lo spiego, ma prima voglio anch’io rivolgervi una domanda. Come morì vostro padre? –

– Oh, a letto, circondato dalla sua famiglia –

– E vostro nonno? –

– Egli pure nel suo letto –

– E il bisnonno? –

– Per quanto mi fu detto, perchè io non lo conobbi, anch’egli morì nel suo letto. –

– E allora, signore, come mai ve ne andate a letto? Mi pare che vuoi siate molto più imprudente di me -. (Jack La Bolina)

Materiale didattico scuola primaria geografia – IL MARE tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Le stelle marine carte delle nomenclature Montessori

Le stelle marine

Le stelle marine – materiale didattico e curiosità sulle stelle marine, un racconto adatto anche ai bambini più piccoli, e le carte delle nomenclature, utili dopo la presentazione della linea del tempo per la comparsa dei viventi 

( seconda lezione cosmica montessoriana)

e per la Biologia, pronte per il download e la stampa… 

pdf qui:

Le stelle marine sono tra gli organismi acquatici più conosciuti. Il loro aspetto così caratteristico, la loro simmetria, il numero e la disposizione dei loro organi sono legati in modo indissolubile al numero cinque, come del resto avviene in tutti gli echinodermi.

Il rispetto di questa regola ha avuto come conseguenza la trasformazione di certi esemplari in perfetti pentagoni, e spiega come mai le più comune stelle marine abbiano cinque braccia o almeno cinque punte. Ma ogni regola ha le sue eccezioni, e così, viaggiando di stella in stella, è possibile imbattersi in specie con quattro braccia (come la Culcita tetragona) o dodici , come la stella sole europea. Altre ne posseggono 15, 20, 25, fino ad arrivare alle 45 e più della stella antartica (Labidiaster annalatus); inoltre esistono stelle marine che si presentano con un numero di braccia diverso da esemplare ad esemplare, come avviene per la stella rossa del Mediterraneo (Echinaster sepositus) che può avere da cinque a sette braccia.

Nelle stelle marine non è possibile distinguere una destra e una sinistra, ma è possibile riconoscere un lato ventrale e un lato dorsale, che vengono chiamati lato orale e lato aborale. Lungo le braccia, in posizione ventrale, troviamo infiniti pedicelli simili a ventose che permettono alle stelle marine di camminare  e di aprire i molluschi bivalvi di cui si nutre. Un numero così elevato di pedicelli sembrerebbe poco adatto a movimenti rapidi, e infatti la maggior parte delle stelle marine ha abitudini sedentarie: alcune si muovono di non più di dieci metri in un anno, ma ci sono anche specie che raggiungono l’incredibile velocità di due metri al minuto.

Sempre dal lato ventrale, al centro del disco da cui si dipartono le braccia si trova la bocca: una stretta fessura da cui al momento del pasto viene estroflesso lo stomaco.

Il lato rivolto verso l’alto appare più uniforme, anche se sotto la sottile epidermide sono spesso visibili le placche calcaree che formano lo scheletro delle stelle marine (asteroidei). Questo scheletro è molto flessibile, perchè i tessuti che lo circondano possono essere contratti e rilasciati. Questo sistema è molto vantaggioso per le stelle marine perchè da un lato possono irrigidirsi in caso di necessità o di pericolo, e dall’altro possono deformare ed adattare il loro corpo alle irregolarità del terreno e rivoltarsi quando si rovesciano accidentalmente. Questo genere di incidente è molto comune tra le stelle marine, e sono frequenti anche le cadute: basta un’onda un po’ più impetuosa per perdere l’appiglio e ritrovarsi “a pancia in su”.

Le diverse specie hanno messo a punto tecniche diverse per rimettersi in posizione. Alcune piegano tutte le braccia verso l’altro, assumendo l’aspetto di un tulipano; in questo modo riescono a spostare il baricentro di quel tanto che serve a perdere l’equilibrio e portare una o più braccia vicino al fondale: i pedicelli allora fanno presa sul terreno e l’animale passo a passo riprende la sua posizione normale. Altre specie usano la tecnica del “tulipano rovesciato”, cioè si sollevano sulle punte delle braccia per poi ricadere su un fianco e quindi compiere le manovre spiegate prima.  Ci sono anche stelle in grado di ruotare le braccia di 180 gradi, in modo da riportare i pedicelli a contatto col terreno; una volta che si sono assicurate l’appoggio di almeno due braccia, queste stelle scivolano sotto se stesse fino a girarsi completamente. Alcune stelle impiegano per rigirarsi meno di un minuto, mentre altre possono aver bisogno di parecchie ore per riacquistare la loro posizione normale.

Ogni braccio della stella marina non è soltanto un organo locomotore, ma anche un efficiente organo di senso, capace di riconoscere il cibo al tatto e di captare la più sottile traccia odorosa lasciata da una preda. E più braccia ci sono, maggiore è la superficie che può essere esplorata.

Alimenti preferiti delle stelle marine sono i molluschi bivalvi, come mitili, telline, vongole, ecc…, con una predilezione per le ostriche. Gli allevatori di ostriche, per i quali gli asteroidei sono da sempre un vero flagello, erano convinti che le stelle marine avessero la diabolica capacità di sorprendere i loro pregiati molluschi e di essere addirittura capaci di ipnotizzarli, ma questo è impossibile perchè anche se è vero che le stelle marine hanno degli occhi molto rudimentali posti sulla punta delle braccia, che si presentano come macchioline di colore rosso vivo, le ostriche sono completamente cieche.

In realtà le stelle marine si procurano il pasto ricorrendo ad una tecnica molto faticosa e per nulla misteriosa. Una volta individuata la preda, la stella la avvolge con le sue braccia facendo aderire i pedicelli alle valve chiuse, che cominciano ad essere sottoposte ad una forza  di trazione che raggiunge anche i 4 chili. Con questa tecnica una comune stella rossa riesce ad aprire e mangiare una vongola in poco meno di 30 minuti; il termine “aprire” però non è del tutto esatto: alla stella infatti non serve divaricare di molto le valve del mollusco, ma bastano pochi millimetri perchè il suo stomaco estroflesso venga fatto scivolare all’interno della conchiglia e cominci a digerire la saporita polpa del mollusco.

Il processo di digestione richiede otto ore, ma alcune specie hanno una digestione che può durare anche quindici giorni.

Ci sono anche stelle marine che si accontentano di succhiare i polipi dei coralli o di filtrare il plancton, ed altre ancora che inghiottono il cibo con la bocca: alcune sono in grado di mangiare i ricci di mare interi senza preoccuparsi delle spine, e in alcuni casi la preda ingerita intera forma una protuberanza visibile attraverso l’epidermide, e può anche succedere che qualche pasto possa risultare fatale alla stella, che finisce con l’essere perforata da cibi troppo appuntiti.

Tra i nemici naturali delle stelle marine c’è il tritone di mare. E meno male, altrimenti le stelle marine rischierebbero di diventare infestanti, anche grazie alla loro straordinaria capacità rigenerativa. Se una stella perde un braccio o si rompe a metà, non c’è da preoccuparsi: dopo qualche tempo avrete di fronte a voi una stella identica all’originale,  e forse anche più di una, visto che questo sistema viene usato, da alcune specie, per riprodursi.

Anche se la riproduzione può avvenire in questo modo, normalmente avviene con l’incontro tra uova e spermatozoi che femmine e maschi emettono contemporaneamente, per far sì che la fecondazione abbia la massima possibilità di successo.  Ci sono però specie che depongono le uova in luoghi riparati sotto le pietre, e altre che addirittura covano le uova ospitandole in cavità particolari del loro corpo, o anche del proprio stomaco, rimanendo nascoste fino alla schiusa e portando poi i cuccioli appena nati con sè per un certo periodo di tempo.

L’autotomia, cioè l’amputazione volontaria di un arto (come accade ad esempio per la coda della lucertola), può essere provocata da una forte eccitazione, da una ferita, dall’esposizione all’aria (molte stelle portate in superficie perdono in breve le braccia), o dalla necessità di sfuggire a un assalitore. La rottura avviene in un punto preciso, detto di minima resistenza, e comporta la fuoriuscita di parte degli organi interni e dei liquidi organici che viene subito arrestata dalla rapida chiusura dei lembi della ferita.

La stella, inchiodato al substrato con i pedicelli l’arto di cui si vuole separare, si muove in direzione opposta fino a quando l’arto si stacca. Può sembrare orribile, ma non dimentichiamo che per l’animale spesso significa la salvezza. La ricostruzione del braccio mancante inizia dopo pochi giorni, in alcune specie dopo sei – sette settimane. La prima parte che viene ricostruita è la punta dell’arto, con le cellule visive, cui fanno seguito i primi pedicelli.

Internamente le parti mancanti si formano a partire dai residui degli organi strappati; così l’apparato digerente ricostruirà se stesso e l’apparato acquifero non sarà da meno. In questo modo, piano piano, (può occorrere più di un anno perchè un arto raggiunga le dimensioni originarie) il nuovo braccio germoglierà esattamente come accade tra le piante.

Si conoscono circa 1600 specie diverse di stella marina, suddivise in 300 generi, sparpagliate in tutti i mari e in tutti gli oceani, dalle acque fredde dell’Artide e dell’Antartide a quelle calde dei mari tropicali. Esistono anche stelle marine che vivono a grande profondità (anche 7000 metri), ed anche se le condizioni che si trovano in questo ambiente richiedono particolari adattamenti, queste stelle marine non cambiano di molto nel loro aspetto in cui compare sempre la simmetria e il numero cinque.


RACCONTO

Quando le stelle caddero dal cielo

All’inizio dei tempi, quando non tutto era come adesso, le stelle marine non esistevano. Esistevano soltanto delle piccole stelle in cielo, ma molto vicine alla terra.

Tutti sanno che con il sorgere dell’alba gli astri scompaiono e si ritirano nei loro appartamenti, ma una mattina le piccole stelline, abbagliate da un sole più radioso del solito, si sbagliarono e finirono in mare.

Il mare era quel giorno blu come il cielo dei giorni più belli: qui le stelline incontrarono un re buonissimo, Nettuno, re del mare appunto che, accettando la loro supplica le trasformò in esseri viventi.

Da allora si chiamano stelle marine, perchè rappresentano l’immenso cielo nel grande mare.


Fonte consultata: rivista AQVA numero 46 – maggio 1990

Un mobile di meduse e conchiglie

Un mobile di meduse e conchiglie. Se state cercando lavoretti per riciclare bottiglie di plastica, questo è un progetto che può essere realizzato con l’aiuto dell’adulto a partire dai cinque anni, e anche in autonomia dai bambini in età di scuola primaria.

Spesso i bambini accumulano grandi quantità di conchiglie dalle vacanze al mare, e vorrebbero farne qualcosa, ma il grosso ostacolo è sempre la difficoltà di forarle.

Questo lavoretto per riciclare bottiglie di plastica unisce il tema del riciclo il desiderio di conservare i ricordi delle vacanze, e il problema è risolto.

Materiale occorrente:

– conchiglie

– una bottiglia di plastica da bibite da 2 litri

– meduse di pet (trovi il tutorial per realizzarle facilmente qui)

– forbici

– ago e filo di cotone grigio (sconsiglio il filo di nylon trasparente perchè rigido e più difficile da gestire per i bambini: si aggroviglia molto facilmente)

– conchiglie

– colla a caldo

Come si fa:

ritagliamo il fondo della bottiglia, e teniamolo come supporto del mobile. La plastica di queste bottiglie si taglia molto facilmente con normali forbici.

Poi riduciamo il resto della bottiglia in tanti rettangoli che siano sempre un po’ più grandi delle conchiglie che abbiamo a disposizione:

Mettiamo una goccia di colla a caldo sul quadretto di plastica,


e appoggiamo la conchiglia, premendo finchè ben incollata.

Se il bambino vuole utilizzare molte conchiglie, possono essere incollate per ogni pezzetto di plastica due conchiglie (fronte e retro):

ma possiamo anche incollare una sola conchiglia per ogni pezzetto.

Ora è tutto pronto per procedere all’assemblaggio del nostro mobile. Il pet si fora molto facilmente con un ago da lana, e il lavoro richiede solo pazienza e concentrazione.

Di seguito alcune immagini d’insieme e in dettaglio del nostro mobile, se può essere di aiuto:

Mobiles of jellyfishes and shells. If you are looking for odd jobs to recycle plastic bottles, this is a project that can be accomplished with the help of the adult from the age of five, and also independently by children in primary school age.

Children often accumulate large quantities of shells from beach holidays, and they want to do something, but the major obstacle is always the difficulty of piercing them.

This chore for recycle plastic bottles combines the theme of recycling with the desire to preserve the memories of the holidays, and the problem is solved.

Mobiles of jellyfishes and shells

What do you need?

– seashells
– A plastic bottle
– PET jellyfishes (you can find the tutorial to implement them easily here)
– scissors
– Needle and thread of cotton gray (not recommend the transparent nylon thread because rigid and more difficult to handle for children: does tangles very easily)
– Hot glue

Mobiles of jellyfishes and shells

What to do?

We cut out the bottom of the bottle, and let’s keep it as support of mobiles. The plastic of these bottles is cut very easily with normal scissors.

Then we cut the rest of the bottle into many rectangles that are always a little larger than the shells that we have available:

We put a drop of hot glue on plastic rectangle,

and put the shell, pressing until well glued.

If your child wants to use many shells can be affixed to each piece of plastic two shells (front and back):

but we can also paste a single shell for each piece.

Now everything is ready to proceed to the assembly of our mobiles. PET is drilled very easily with a needle, and the job requires only patience and concentration.

Here are some pictures of the whole and in detail of our mobiles, it may be helpful:

Meduse di pet

Cercate idee per lavoretti con bottiglie di plastica? Realizzare queste semplici meduse  è un progetto di riciclo fantastico per le vacanze estive e molto adatto ai bambini in età di scuola primaria. Per gli insegnanti impegnati nei “Centri estivi” può essere un’idea interessante.

I bambini più piccoli, anche se la fase di “modellaggio” alla fiamma della candela non è adatta a loro, posso dedicarsi con grande piacere alla decorazione delle loro meduse, e soprattutto giocarci…

Per realizzarle servono soltanto bottigliette di plastica, forbici e una candela.

Si elimina dalle bottigliette la parte del collo, tagliando ad una lunghezza che riteniamo possa essere quella della nostra medusa.

Poi si praticano tanti tagli lungo le pareti della bottiglia per formare i tentacoli, mentre il fondo è chiaramente la testa.

Il pet si “ritira a vista d’occhio” posto vicino alla fiamma della candela, e questo permette di ottenere la forma che vogliamo in pochissimo tempo e senza nessuna difficoltà:

Anche i tentacoli possono essere arricciati, grazie alla fiamma della candela, una volta che la testa ci soddisfa:

E queste sono le meduse!

Se volete potete decorarle con brillantini:

Che potete fissare con vernice protettiva spray o anche lacca per capelli:

Una volta realizzate, le meduse sono molto belle e resistenti, galleggiano bene nell’acqua e si prestano ad essere utilizzate per il gioco in acqua (piscina, sensory tubs, attività con la lavagna luminosa, ecc…) anche per i bambini più piccoli,  e a moltissime realizzazioni decorative ed artistiche: mobiles, vasi, ecc…

Tutto spiegato qui:

– Tutorial: “Le meduse in vaso”

– Tutorial: “Un mobile di meduse e conchiglie”

– Tutorial: “Vaschetta sensoriale con meduse fluorescenti e ghiaccio colorato, anche per lightbox”

Look for ideas for little jobs with plastic bottles? Implement these simple jellyfish is a great recycling project for the summer holidays and very suitable for children in primary school age. For teachers engaged in “Summer camps” may be an interesting idea.

Younger children, even if the phase of “modeling” at the flame of the candle is not suitable for them, they can devote himself with great pleasure to the decoration of their jellyfish, and especially play …

To realize them only serve plastic bottles, scissors and a candle. Respiratory protection with a paper mask.

Remove from bottles the neck part, by cutting to a length   which we believe will be the length of our jellyfish. Then make many cuts along the walls of the bottle to form the tentacles, while the bottom is clearly the head.

PET “withdraws visibly” place near the candle flame, and it allows to get the shape you want in no time and without any difficulty:

Even the tentacles can be curled, thanks to the flame of the candle, once the head satisfies us:

And these are the jellyfish!

If you want you can decorate them with glitter:

You can fix with protective paint spray or hair spray:

Once made, the jellyfish are beautiful and strong, well they float in the water and are suitable to be used for playing in water (pool, sensory tubs, activities with laightboxes, etc …) for younger children, and many decorative and artistic achievements: mobiles, jars, etc …

 

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