Topponcino Montessori

Il topponcino Montessori: cos’è, come e quando si usa, perché usarlo, come realizzarlo in proprio facilmente e con poca spesa.

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La parola “topponcino” deriva da “toppone”, un rivestimento protettivo di più strati di tela sovrapposti e cuciti insieme, di notevole spessore, che si metteva tra il lenzuolo e il materasso nel letto dei bambini o dei malati.

Il topponcino montessoriano, infatti, può essere realizzato alternando strati di ovatta di cotone a strati di mussola, come vedremo nel tutorial. Si tratta di un ausilio usato nel passato dalle madri di molte parti del mondo, e Maria Montessori ha probabilmente avuto modo di osservarne l’uso coi  neonati durante il suo soggiorno in India.

Consigliatissimo nei centri per l’infanzia montessoriani, il topponcino ha oggi una grande diffusione ed è particolarmente amato, ad esempio, dalle neo-mamme giapponesi.

Nei Paesi di lingua inglese è anche chiamato “security pillow” o “security wrap”, nome che enfatizza una delle tante caratteristiche del topponcino. In Italia è anche chiamato “materassino mobile”.

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Cos’è il topponcino Montessori
Il topponcino è un materassino ovale volutamente di piccole dimensioni con un’imbottitura che lo rende morbido e flessibile (non soffice) di spessore da 1 cm a 2,5 cm massimo (l’ideale è 2 cm). I topponcini in commercio misurano 67 cm x 37 cm,  ma molti testi italiani consigliano come dimensione ideale 62 x 40 cm.

Purtroppo molti dei topponcini in commercio hanno uno spessore eccessivo.

Il topponcino è rivestito da una federa in cotone o lino. Come si consiglia per tutti i materiali che entrano a diretto contatto con la pelle del bambino, se si confeziona in casa è preferibile usare, per la federa, tessuti biologici non sbiancati o tessuti “già usati” (ad esempio ricavandoli da un vecchio lenzuolo): questo assicura la massima morbidezza e l’assenza degli additivi con cui spesso sono trattati i tessuti nuovi.

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Età consigliata
Il topponcino è consigliato dalla nascita fino ai 3 mesi circa, o comunque fino a quando il neonato non acquisisce il controllo muscolare che gli permette di sostenere autonomamente la testa.

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Perché usare il topponcino

“Subito dopo la nascita il bambino deve restare il più possibile con la madre, e l’ambiente non deve presentare ostacoli al suo adattamento: tali ostacoli sono soprattutto la differenza di temperatura, in confronto a quella cui era abituato nel periodo prenatale, l’eccesso di luce e l’eccesso di rumore…
…Deve essere mosso e maneggiato con ogni cura, non abbassato di colpo per essere immerso nel bagno, né vestito con gesti rapidi e ruvidi – si ricordi che ogni gesto di chi maneggia un neonato è rozzo, data la sua estrema delicatezza, tanto fisica che psichica. La cosa migliore sarebbe non vestire il neonato, ma tenerlo in una stanza abbastanza calda e senza correnti d’aria, e trasportarlo su un materassino morbido, in modo che resti in una posizione simile a quella prenatale”.
Maria Montessori , da “Educazione per un mondo nuovo

“…un altro problema è quello di muovere e di trasportare il bambino, riducendo al minimo la necessità di toccarlo con le mani. Il bambino dovrebbe essere preso a mezzo di un sostegno leggero e cedevole, come un’amaca di rete delicatamente imbottita, la quale sostenga tutto il corpo del bambino, raccolto in una posizione simile a quella dell’attitudine prenatale. Questi sostegni vanno maneggiati con delicatezza e lentezza, da mani leggere e fatte abili per minuziosa preparazione…
…v’è una tecnica speciale per sollevare il malato e trasportarlo orizzontalmente e lentamente, ed è la tecnica più elementare dell’assistenza. Nessuno solleva 
più un malato verticalmente a braccia: ma lo muove a mezzo di un sostegno cedevole, delicatamente introdotto sotto il corpo: e con questo mezzo lo sposta in modo che la sua posizione orizzontale non venga alterata…
…Ma il neonato non si può neppure confondere con un malato adulto. La necessità sua non è quella di un infermo, ma di chi fa un inconcepibile sforzo di adattamento, accompagnato dalle prime impressioni psichiche, di un essere che viene dal nulla, ma che è sensibile. Il sentimento verso il neonato non è di compassione, ma di venerazione per il mistero della creazione, per il segreto di un infinito che si compone entro limiti a noi sensibili”.
Maria Montessori, Il segreto dell’infanzia

Durante il primo anno di vita si possono distinguere vari periodi che richiedono cure speciali. Il primo periodo, breve, è l’ingresso nel mondo con le sue drammatiche circostanze. Senza entrare in particolari possiamo enunciare alcuni principi. Il bambino dovrebbe rimanere, nei primi giorni dopo la nascita, quanto è più possibile, a contatto di sua madre e in ambiente che non contrasti per differenze troppo forti, per esempio di temperatura, con quello in cui egli si è formato prima della nascita: non troppa luce, non troppo rumore, poiché il bambino giunge da un luogo di tepore, di perfetto silenzio, di oscurità…
…Occorrono anche cure per il modo come il bambino vien maneggiato e spostato… il neonato deve essere toccato il meno possibile e nemmeno dovrebbe essere vestito, ma tenuto in una stanza dalla temperatura sufficiente a mantenere caldo il bambino e libero da correnti di aria fredda. Si è cambiato il modo di trasportare il bambino, usando ora un soffice materassino, simile a un’amaca, su cui viene adagiato; si evita di sollevare e abbassare rapidamente il neonato e si vuole sia maneggiato con le stesse precauzioni con cui vengono rimossi i feriti. 

Maria Montessori, La mente del bambino: Mente assorbente

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Contemplando la delicatezza dei neonati e le loro forti reazioni a qualsiasi movimento brusco, è nato il tapponcino. In tutta la sua semplicità, questo materassino mobile svolge diverse funzioni:

– previene il riflesso di Moro (o riflesso di trasalimento), che si manifesta nel neonato al verificarsi di stimoli come un rumore improvviso o quando si appoggia il neonato supino in modo troppo brusco o rapido. In questi casi il neonato fa un sobbalzo, estende le braccia allargando mani e dita e successivamente le piega, scoppiando in pianto. Grazie al topponcino il neonato non prova questa sensazione di vuoto intorno a sé che tanto può spaventarlo;

– offre una superficie d’appoggio più estesa al corpo del neonato rispetto a quella che possono offrire le braccia;

– rispetta il corpo del neonato come prima della nascita faceva l’utero materno, offrendo un sostegno sicuro senza impedire il movimento del corpo e soprattutto delle mani;

– permette di accogliere il neonato dolcemente cercando di ricreare nel miglior modo possibile un’atmosfera vicina a quella che ha sperimentato nel grembo materno, e così facilita l’adattamento del neonato al nuovo ambiente senza ostacolare la sua esplorazione sensoriale;

– permette all’adulto di tenere in braccio il neonato in tutta sicurezza e con maggiore facilità, soprattutto perché il topponcino offre sostegno alla testa del piccolo. Permette anche al fratellino o al nonno di tenere in braccio il bambino in sicurezza e comodamente: con l’ausilio del topponcino, il neonato è tenuto in una posizione naturale e in modo sicuro da chiunque. Chi tiene il piccolo non prova quella sgradevole sensazione che gli fa pensare di tenere male il bambino o che lui possa scivolare da un momento all’altro dalle sue braccia;

– il neonato può addormentarsi sul tapponcino, fra le nostre braccia, ed essere poi facilmente posato nella sua cesta senza risvegliarsi. Lo stesso può avvenire quando si addormenta nel letto con noi;

quando il neonato si risveglia sul suo topponcino è libero di esercitare il proprio corpo nel modo più naturale;

– il topponcino offre sostegno a tutto il corpo e in particolare alla testa, che il piccolo non è ancora in grado di controllare;

– il tapponcino acquista con l’uso un odore che il neonato riconosce come familiare, e questo odore diventa per lui un punto di riferimento sicuro nell’ambiente che lo circonda, anche quando si trova in un luogo nuovo o tra le braccia di una persona che non conosce;

– il topponcino offre al neonato una superficie a temperatura costante: sotto di lui ci sarà sempre lo stesso calore, indipendentemente da dove si trovi;

–  l’uso del tapponcino non riduce il contatto fisico con il bambino, al contrario favorisce un contatto fisico rispettoso del corpo del neonato;

– per le sue dimensioni il topponcino può essere usato per trasferire il bambino nell’ovetto, nel seggiolone dell’auto, e in tutti gli ausili che si utilizzano per portare il piccolo fuori casa;

– grazie al topponcino ci si può muovere col neonato all’interno dell’ambiente domestico garantendogli sicurezza fisica ed emotiva, ma senza interferire con la sua esplorazione sensoriale. Questo non avviene, ad esempio, utilizzando la fascia o il marsupio;

– sostiene il bambino durante l’allattamento offrendo una posizione comoda al neonato e alla mamma;

– quando si allatta in pubblico protegge mamma e bambino da sguardi indiscreti: basta sollevare un lembo del topponcino;

– quando parenti e amici vengono a far visita al neonato, è quasi inevitabile che ci venga chiesto di poterlo prendere in braccio. Il topponcino, in questi casi, offre al neonato una barriera tra lui e gli abiti degli ospiti, proteggendo in questo modo da possibili batteri e virus;

protegge il neonato non solo da ciò che gli ospiti possono portare dall’esterno, ma anche dalle loro mani fredde, da orologi anelli e bracciali, dalla loro rigidità muscolare;

– offre un supporto che ha sempre lo stesso calore, lo stesso odore, le stesse caratteristiche tattili, indipendentemente da chi lo sta tenendo tra le braccia o da dove si trovi.  Questo è estremamente rassicurante per il piccolo. Quando il bambino nasce, il suo ambiente diventa improvvisamente del tutto sconosciuto per lui,  ad eccezione del suono della voce della madre e del battito del cuore. Il topponcino assorbe il suo odore e l’odore della madre e fornisce un calore costante diventando per il piccolo un punto di riferimento nell’ambiente ed alimentando il suo delicato senso di sicurezza. Lo scopo primario del topponcino è proprio questo: assistere il bambino nella sua transizione dall’utero al suo nuovo mondo.

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Il topponcino è:

rassicurante per il neonato: sostenuto da  un materiale piacevole al tatto, senza variazioni di temperatura sotto di lui e circondato da un odore familiare, il bambino si sente al sicuro;
rispettoso del neonato: il topponcino non limita il contatto col neonato, ma favorisce un contatto rispettoso col suo corpo;
adeguato ai bisogni del neonato: il topponcino non fascia il neonato e quindi gli offre un sostegno che non è di alcun ostacolo alla sua esplorazione sensoriale e al suo movimento, così  aiuta l’adattamento del neonato al suo nuovo ambiente;
sicuro per l’adulto: grazie al topponcino gli adulti inesperti hanno meno paura di tenere male il neonato o di farlo cadere;
igienico: ovunque il neonato si trovi, il topponcino gli offre una superficie d’appoggio pulita, anche perché le federe possono essere facilmente cambiate;
pratico: il topponcino permette di spostare il bambino ovunque, che sia sveglio o addormentato, senza che egli debba soffrire di bruschi cambiamenti degli stimoli sensoriali che riceve (temperatura, odore, consistenza ecc,). Il topponcino  si adatta perfettamente al corpo del bambino sostenendo la testa, e perfettamente si adatta al suo letto, alla sua carrozzina, al suo tappeto, alle braccia di papà…

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Consigli pratici per l’uso del topponcino

– alcuni testi consigliano che la mamma dorma con topponcino accanto per qualche settimana prima del parto, di modo che il materassino possa trattenere il suo odore ed accogliere meglio il neonato

– è importante usare il topponcino regolarmente, ogni giorno, in modo che il bambino possa farne un punto di riferimento nell’ambiente, riconoscendone l’odore e la consistenza;

– anche se l’odore del tapponcino persiste anche al cambio delle federe, non bisognerebbe sostituirle più di quanto non sia realmente necessario, soprattutto nelle prime settimane di vita del bambino

– il materassino può essere in casi estremi lavato, a seconda del tipo di imbottitura, a mano o in lavatrice.  Per eliminare gli acari, eventualmente, non serve lavarlo: basta metterlo in un sacchetto e tenerlo una notte nel freezer. Naturalmente, fatto questo, bisognerà aspettare che raggiunga la temperatura ambiente prima di utilizzarlo;

– il materassino non va mai stirato, mentre possono esserlo le federe;

– si consiglia di predisporre per il bambino un topponcino ed almeno tre federe.

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Una testimonianza

Due notti fa verso mezzanotte (il piccolo aveva circa 3 settimane), dopo due ore di “latte – ruttino – addormentamento -trasferimento nella culla – sveglia – pianto a ridotto” e via così, mi sono ricordata del topponcino in fondo all’armadio e del suggerimento dei miei amici di usarlo per trasferire il bambino nel suo lettino. Ho preso il topponcino, ho posato su di esso il mio bambino disperato ed esausto e gli ho offerto il seno, guardandolo calmarsi e cedere al sonno. L’ho messo delicatamente sulla sua culla con il topponcino, molto lentamente e delicatamente ho tolto le mie mani da sotto, e ho trattenuto il respiro in previsione di una nuova esplosione di pianto. Non è successo niente. Il bambino ha continuato a dormire. Lui non aveva bisogno di sentire le mie braccia sotto di lui; aveva bisogno di sentire una superficie che non cambiava temperatura, consistenza o odore durante quei fragili momenti del primo sonno.”
Pilar di The full Montessori

Come realizzare il topponcino in proprio e con poca spesa: tutorial

Anche se non si è esperti nel cucito, confezionare un topponcino non richiede più di 3 ore.


Materiale necessario per confezionare un topponcino:
Per l’imbottitura interna possiamo alternare strati di ovatta o di mollettone  a strati di mussola di cotone (preferibilmente biologico),:
Ovatta di cotone biologica oppure mollettone di cotone
Mussola di cotone biologica naturale

Scegliendo questa soluzione si dovranno alternare 4 strati di mussola a 5 strati di mollettone (naturalmente faremo meno strati con l’ovatta, che ha uno spessore maggiore)

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Per ogni strato occorre tessuto (mussola e  ovatta o mollettone) per 70 x 40 cm. Alcuni topponcini in commercio utilizzano per l’imbottitura altri materiali, quali ad esempio tessuto di cotone trapuntato:

mentre è sconsigliato l’uso di ovatta sintetica, lattice o gommapiuma.

Per confezionare il materassino servono inoltre:
– forbici,
– ago e filo (o macchina da cucire)
– filo robusto da ricamo
– mussola morbida di cotone per il rivestimento 140 x 80 cm, possibilmente biologica e non sbiancata
– cartamodello, spilli, gessetto da sarta.

Il cartamodello:
In realtà non è necessario un cartamodello, in quanto basta realizzare una forma ovale che misuri 67 x 37 cm. Questo si può fare molto facilmente ritagliando un rettangolo 67 x 37 cm ( o se si preferisce 62 x 40) da un foglio di giornale, ed arrotondando gli angoli per dargli una forma ovale.
La soluzione più scientifica è quella di disegnare un rettangolo largo 30 cm ed alto 37 cm, quindi puntare il compasso a metà di uno dei lati e tracciare un semicerchio di raggio 18,5 cm (la metà di 37), ripetendo poi sull’altro lato:

Se può essere utile allego un cartamodello pronto (stampato misura 63 x 33) che può essere usato per il materasso, la fodera del materasso e la federa, aggiungendo lungo il bordo 2 cm per la linea di cucitura, e un altro centimetro per la linea di taglio.

Il materiale pronto per la stampa e il download è a disposizione degli abbonati:

Come confezionare il materassino
(photo credit: cliccare sull’immagine)

Utilizzando il cartamodello, ritagliamo l’imbottitura, senza lasciare margini di cucitura.

I vari strati di ovatta e mussola possono essere rifiniti lungo il bordo utilizzando il punto festone, per rendere l’imbottitura compatta e ridurne lo spessore

Riportiamo il cartamodello sul tessuto che abbiamo scelto di usare per il rivestimento fisso del materassino (due volte o una volta utilizzando tessuto doppio), e aggiungiamo almeno 1 cm di cucitura. Cuciamo lungo i margini, lasciando un’apertura di lato o sul fondo per l’inserimento dell’imbottitura.

Rivoltiamo

e inseriamo l’imbottitura.

Chiudiamo l’apertura che abbiamo usato per inserire l’imbottitura.

Per fissare l’imbottitura al rivestimento, cuciamo da 5 a 7 punti passando dall’alto verso il basso con ago e filo robusto, e prendendo insieme rivestimento superiore, imbottitura e rivestimento inferiore.

Un metodo alternativo, molto più veloce, è quello di preparare gli strati di ovatta e mussola e mettere in cima alla pila le due forme ritagliate per il rivestimento. Cucire quindi tutto insieme, ma lasciando sempre uno spazio aperto. A questo punto separare i due tessuti di rivestimento e ribaltare il lavoro.

Come realizzare la federa

Per la federa si consiglia di utilizzare un tessuto bianco di cotone o di lino. Per una federa occorrono circa 120 x 90 cm di tessuto. Anche la federa si può ricavare dal cartamodello.

Per la parte anteriore della federa usiamo il cartamodello intero; per la parte posteriore dividiamo il modello a circa 3/4 della lunghezza, aggiungendo al pezzo corto un margine per fare l’orlo, e al pezzo lungo almeno 15 centimetri, di cui qualche centimetro per l’orlo ed i restanti perché le due parti possano sormontarsi. Per ottenere una federa perfetta la cosa migliore è usare il materassino come modello. Basterà posare il topponcino sul tessuto e tracciare la forma lasciando un margine di cucitura di almeno 1 cm.

Orliamo le due parti della federa posteriore

Disponiamo sul tavolo la federa anteriore (col dritto sopra), poi copriamola col pezzo corto (col dritto sotto) e poi col pezzo lungo (sempre col dritto sotto)

e cuciamo lungo i margini.

Ribaltiamo la federa

e inseriamo il materassino.

Topponcino – ne parlano nel web:
– http://bymuforu.com/?product=housse-pour-matelas-topponcino-plumetis-blanc
– http://montessorignezdo.si/tag/topponcino/
– http://serv68.wixsite.com/labirintzivljenja/topponcino
– https://montessoriparcimontessoriparla.wordpress.com/2015/07/20/le-topponcino-un-coussin-fin-et-moelleux-imagine-par-maria-montessori/
– http://fafaillestudio.com/tuto-topponcino-matelas-montessori/
– http://bubble-belly.blogspot.it/2012/09/diy-topponcino.html
– http://rideswithchrist.blogspot.it/2012/03/topponcino-diy.html
– https://thefullmontessori.wordpress.com/2012/02/23/topponcino-tutorial/
– http://lacigalesuisse.canalblog.com/archives/2015/03/05/31650533.html
– http://www.lecoinmontessori.com/le-topponcino/
– http://lenidodemeylin.blogspot.it/2015/05/le-topponcino.html
– http://celioetcie.blogspot.it/2015/07/montessori-et-les-bebes_10.html
– http://www.centronascitamontessori.it/centro/proposte-per-i-genitori/la-cesta-montessoriana/
– https://www.eveiletcoton.com/single-post/2017/06/27/Le-matelas-de-portage-Topponcino-de-Montessori
– https://montessorimoms.wordpress.com/2013/11/05/topponcino/
– http://www.wecanmakeanything.net/2017/12/topponcino-diy.html
– http://www.howwemontessori.com/how-we-montessori/2017/06/where-can-i-find-a-montessori-topponcino.html
– https://thefullmontessori.wordpress.com/2012/02/16/topponcino/
– http://www.famille-epanouie.fr/matelas-bebe-topponcino/
– http://midwestmontessori.tumblr.com/post/133216641911/the-montessori-topponcino
– https://everydaybeginsnew.com/2016/06/04/how-we-used-a-topponcino/
– http://www.feedingthesoil.com/2014/05/montessori-topponcino.html
– http://www.queso-suizo.com/2015/11/montessori-baby-essential-topponcino.html
– http://sharmiladabare.blogspot.it/2011/04/i-heart-topponcinosecurity-pillow.html
– https://www.fuwarico.com/topponcino/
– https://www.youtube.com/watch?v=6rAVitUikYM&t=26s
– https://www.youtube.com/watch?v=flniVgaDOyM
– https://www.youtube.com/watch?v=SfEqLjAt0yY

Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini.

Nella scelta dell’abbigliamento dei bambini dovremmo dare grande importanza alla loro libertà di movimento. Può sembrare un’affermazione superflua, però spesso sembra che le uniche preoccupazioni dei genitori riguardano il fatto che i vestiti dei bambini proteggano convenientemente dalla temperatura esterna, che siano puliti, e che soddisfino gli adulti dal punto di vista estetico.

Così i vestiti dei neonati diventano un ostacolo alle loro attività motorie:
– li copriamo con indumenti troppo grandi per loro, con maniche troppo lunghe che coprono le manine,
– li avvolgiamo in una coperta,
creando una situazione di regresso e portandoli a condizioni di movimento peggiori di quelle che hanno sperimentato prima di nascere. Mentre nell’utero erano liberi di muovere le diverse parti del corpo, adesso, invece di trovare più spazio, si trovano intrappolati.
I neonati cercano di lottare contro questa restrizione del loro movimento e la frustrazione produce il pianto.

Questo è un esempio classico di come è possibile, fin dal primo giorno di vita, trasformare le forze della vita tese alla crescita in esperienze sbagliate.

Il neonato ha bisogno di potersi abituare adagio alla sua nuova vita fuori dall’utero. Gli indumenti adatti:
– devono dare il minor fastidio possibile alla pelle;
-devono richiedere il minor numero di spostamenti possibile per essere indossati;
– devono proteggere dagli sbalzi di temperatura.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Il primo mese

Per vestirlo la prima volta e almeno per il primo mese di vita, è consigliabile preparare un camicino di seta o cotone leggerissimo, meglio se confezionato con tessuti già usati: saranno molto più morbidi. Se utilizziamo tessuti nuovi, laviamoli molte volte con sapone di Marsiglia non profumato per ammorbidirli e liberarli dagli additivi usati nelle industrie tessili. Bastano due camicini.

Il camicino sarà senza maniche né abbottonature, le cuciture saranno sottili per non irritare la pelle. Si chiude sul retro per sovrapposizione. Misure:
– incavo della manica: 10 cm di lunghezza
– lunghezza del camicino: 20 cm.

Sopra al camicino potremo mettere una maglietta di lana leggera, mettendo le cuciture all’esterno, cioè col dritto a contatto con la pelle. Anche la maglietta dovrebbe essere aperta dietro: quelle chiuse, che si trovano in commercio, non sono molto agevoli da infilare. In alternativa si possono usare le magliette o i body con chiusura a kimono.

Sopra alla maglietta possiamo usare un coprifasce in cotone per stare in casa e nella stagione calda, in lana per uscire e quando la temperatura ambientale è al di sotto dei 20°C. Basteranno due magliette e due coprifasce di prima misura..

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Nella scelta dei pannolini, quelli lavabili sono preferibili considerando che sono realizzati con materiali naturali che rispettano la pelle del bambino e non ostacolano il movimento..

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Se la scelta cade sui pannolini usa e getta, che presentano il vantaggio di essere più veloci da gestire, bisognerà assicurarsi che non siano troppo larghi per evitare che divarichino eccessivamente le gambe, e non troppo rigidi per evitare irritazioni della pelle. Non è detto che i più costosi risultino essere anche i migliori.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Passano i mesi, e i vestiti continuano ad essere un ostacolo perchè coprono troppo il corpo, e spesso sono troppo grandi e lunghi. Eppure in ogni Paese e in ogni stagione possiamo proteggere i bambini efficacemente dal clima, senza creare ostacolo al loro movimento scegliendo ad esempi:
pantaloni caldi ed elastici, magari corti per lasciare libere le ginocchia, che sono così utili per strisciare e camminare;.

calzini caldi ma non troppo spessi, in modo che i piedi possano muoversi bene, specialmente le dita che sono così importanti per fare pressione sul pavimento e spingersi in avanti;.

tessuti caldi ma leggeri, che aderiscano bene senza la rigidità di molti indumenti di moda (ad esempio i jeans) del tutto inadatti ai bambini piccoli.

I vestiti possono fare molto per aiutare i bambini a raggiungere la coordinazione motoria e l’indipendenza personale, così fondamentali per lo sviluppo di un essere umano felice e integrato.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Quando il bambino, intorno ai 5 mesi, comincia a muoversi molto cercando oggetti da afferrare, si può lasciare a gambe nude. Non tutti i bambini sopportano il caldo o il freddo allo stesso modo, occorre sempre osservare le loro reazioni e sentire se mani e piedi sono caldi. Alcuni bambini amano stare a gambe nude, ma con calzini o babbucce di lana. Per i bambini freddolosi l’ideale è vestirli con body e tutine che si allacciano sulla schiena, che permettono il cambio del pannolino senza svestire la parte superiore del corpo (più sensibile al freddo).
Evitiamo jeans e altri tessuti rigidi..

Quando, verso i 9 mesi, il bambino comincia a spostarsi sulle ginocchia e sulle mani, proteggiamolo dal freddo del pavimento facendogli indossare calzoncini, tutine o salopette di maglina morbida di cotone o lana leggera, per favorire al massimo i movimenti..

Quando, verso i 12 mesi, comincerà ad alzarsi in piedi, non mettiamogli subito le scarpe: non ne ha bisogno. In questa fase il bambino ha bisogno di esercitare la capacità di equilibrio, la presa del terreno, l’elasticità degli arti inferiori. L’ideale è che possa muoversi a piedi nudi o, se il pavimento è freddo, con i calzini antiscivolo, ma non ha bisogno di suole di cuoio duro. Per l’abbigliamento continuano ad essere molto indicati i calzoncini di maglina morbida, magliette di cotone e golfini morbidi. Osserviamo per capire se è a proprio agio negli abiti che indossa o se si sente infagottato.

Via via che le mani del bambino acquistano sicurezza di movimento e abilità, vorrà vestirsi e spogliarsi da solo. Dai 18 mesi in poi dovremmo prestare attenzione al tipo di chiusura dei suoi vestiti, preferendo bottoni grandi ed evitando bretelle, chiusure troppo complicate, automatici troppo duri, fibbie e tutti gli elementi che costringono il bambino a chiedere aiuto per spogliarsi e vestirsi. Cerchiamo quindi abiti e calzature in cui le abbottonature siano ridotte al minimo. Fin da quando sono molto piccoli è importante compiere movimenti molto lenti sotto i loro occhi, per mostrare ad esempio come si versa l’acqua in un bicchiere, come si trasporta una sedia, come si fa passare un bottone nell’asola, ecc. Impareranno così senza sforzo, grazie alla loro grande capacità di osservazione..

Intorno ai 5 anni un bambino è in grado di imparare a fare i fiocchi (ad esempio per allacciarsi le scarpe) se qualcuno gliene mostra i vari passaggi, muovendo le dita al rallentatore.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

 

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio.

I suoni prodotti dal nostro apparato fonatorio non sono molti, ma con essi possono essere create infinite combinazioni. Dal lontano passato fino al presente attuale, è straordinaria la creatività della mente umana nel cercare e trovare possibilità di comunicare e di conservare la comunicazione, per superare le barriere del tempo e dello spazio.

Da un punto di vista generale si può dire che gli esseri umani hanno meccanismi per l’acquisizione del linguaggio già presenti nella mente dei bambini molto prima che essi imparino a parlare. Questi meccanismi sono definiti da Noam Chomsky come una perfetta conoscenza della grammatica universale già programmata nel cervello dei bambini alla nascita, ma poi ogni individuo userà il linguaggio in un modo che sarà solo suo, partecipando alla creatività della lingua con l’unicità del suo modo personale di comunicare.

Il linguaggio non è ripetizione di parole: le parole sono sostenute dal pensiero e l’uso delle parole sostiene e aumenta il pensiero.

Il linguaggio è lo strumento per comunicare all’esterno e allo stesso tempo consente il dialogo con noi stessi, ci permette di focalizzare i nostri pensieri, esaminarli, di porci domande e darci risposte. Per comunicare veramente con gli altri è molto importante saper parlare a noi stessi.

Purtroppo linguaggio parlato e linguaggio interiore possono dissociarsi: anche i bambini possono imparare a separare i loro pensieri dalle loro parole se fanno l’esperienza che ciò che hanno in mente non è accettato dall’ambiente. A questo punto le parole non servono più a manifestare i propri pensieri, ma piuttosto a coprirli.

Nell’acquisizione della lingua si osservano sempre due periodi principali:
– pre-linguistico: dalla vita prenatale fino ai 12 mesi;
– linguistico: dai 12 mesi ai 3 anni.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Il periodo pre-linguistico

Nel periodo pre-linguistico tutto il lavoro che i bambini compiono con la lingua è nascosto, e le tracce osservabili dall’esterno sono molto poche. Si tratta di un processo silenzioso che va tenuto in serissima considerazione.

neonati, grazie alle memorie accumulate durante la loro vita prenatale, possono riconoscere fin dal primo momento la voce della madre e si girano verso di lei mentre parla, come riconoscono e reagiscono anche alla voce del padre. Queste voci conosciute hanno il potere di calmarlo.
I neonati mostrano poi uno speciale interesse per la voce umana in generale, perchè si trovano nel periodo sensitivo del linguaggio ed essa è il suono preferito dell’ambiente.

Dal punto di vista della produzione del linguaggio da parte dei neonati, dobbiamo riconoscere che il loro pianto varia a seconda delle situazioni e che vi è una grande varietà nella qualità e nella quantità. Se siamo attenti scopriamo in questo modo di comunicare un vero e proprio linguaggio. Inoltre essi accompagnano questo pianto con molti movimenti delle varie parti del corpo che aggiungono la forza e la chiarezza del linguaggio non-verbale alla loro espressione vocale.

Nei primi due mesi di vita una cosa molto interessante del loro pianto è che piangendo mutano il ritmo respiratorio: queste alterazioni possono darci indicazioni su ciò che i bambini desiderano comunicare all’ambiente.

A partire dal terzo mese compare la possibilità di modulare la voce, perchè la laringe comincia a lavorare in modo diverso e raggiunge la normale posizione e la completa mielinizzazione. Si crea un tipo di linguaggio che il bambino utilizza principalmente con la madre nei momenti di intimità e durante le cure materne, quando la relazione è diretta e c’è la possibilità di guardarsi negli occhi.

Verso i tre-quattro mesi i bambini cominciano a riprodurre le vocali in modo chiaro, quasi cantando e con una chiara intenzione di gioco. Se l’ambiente si mostra interessato e risponde, i bambini si impegnano in un dialogo pieno di gioia.

cinque mesi compaiono alcune consonanti, quali M, N, D, che vengono unite alle vocali già usate e che, con la ripetizione, formano parole come MA-MA, DA-DA, NA-NA. Naturalmente i bambini si accorgono subito che MA-MA suscita una grande reazione da parte della madre, e sono incoraggiati a ripetere i suoni e a continuare i loro esercizi vocali con grande passione. Spesso cominciano a farlo da appena svegli, ed è esattamente quello che avviene anche a noi adulti, quando ci svegliamo senza fretta e cominciamo a parlare a noi stessi, anche se noi non lo facciamo ad alta voce.

Esercitandosi continuamente con la voce, i bambini prendono coscienza di avere a loro disposizione gli strumenti preziosi della bocca e della laringe.

sette-otto mesi i bambini sono in grado di rispondere in modo appropriato ad inviti verbali fatti dagli adulti con i quali vivono, quali  “batti le mani”, “fai ciao”, o anche “dammi la mano”, “dammi il piede” quando li vestiamo, e comprendono bene anche il “no”.

Intorno ai dodici mesi se l’ambiente è stimolante e di aiuto, cominciano a pronunciare le prime parole che riguardano di solito le persone della famiglia, il cibo, i saluti. Queste parole sono dette olofrasi perchè ognuna esprime tutta una situazione ed è perciò come un’intera frase. A un anno i bambini usano circa 3 o 4 olofrasi.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Il periodo linguistico

Il periodo linguistico, che va dai 12 mesi ai 3 anni, si divide in due fasi:
– fase locutoria: dai 12 ai 20 mesi,
– fase delocutoria: dai 20 ai 36 mesi.

Nella fase locutoria, dai 12 ai 20 mesi, i bambini usano la stessa parola per molte situazioni diverse, o anche parole diverse per la stessa situazione.

Aumentano le parole e le consonanti usate, ma alcune di esse quali R, S, Z sono per loro difficili da riprodurre.
Le frasi si compongono ora di due parole, ad esempio “Mamma qui”; questo genere di frase è detta frase nucleare. Nella frase nucleare la prima parola è il soggetto e la seconda serve a descrivere tutta la situazione. Quando arriva ad usare tre parole si parlerà di frase nucleare espansa.

Quando il bambino arriva a parlare di situazioni o persone che non sono presenti, siamo di fronte a un grande progresso.
Un progresso ulteriore avviene quando il bambino risponde a parole quando gli viene chiesto qualcosa, mentre prima la risposta era solo motoria, cioè consisteva in un’azione.    ,.A questo punto comincia un vero dialogo, e i bambini mostrano un grande interesse per tutti i nomi, in particolare per quelli difficili.

I bambini dai 20 ai 24 mesi possono imparare facilmente, in due o tre giorni, 15 nomi difficili (razze di gatti, nomi di uccelli, di fiori, di mezzi di trasporto, ecc.) presentati loro attraverso illustrazioni (si consiglia una dimensione 20×20) e provando in questo apprendimento una gioia incredibile.
Siamo nel periodo sensitivo per la nomenclatura, ed è importante che gli adulti ne siano consapevoli e che rispondano adeguatamente alla fame di parole che i bambini hanno in questo periodo. Facendolo doneranno loro un’incredibile ricchezza e precisione di linguaggio.
Conoscere la parola veramente adatta ad una situazione dà una grande sicurezza interiore e consente un giusto controllo sull’ambiente.
Siamo giunti in una fase che Maria Montessori chiamò dell’esplosione del linguaggio.

24 mesi i bambini possono usare circa 200 parole, pronunciate più o meno chiaramente, ma parlano di se stessi utilizzando la terza persona, e non il pronome io.

Nella fase delocutoria, dai 20 ai 36 mesi, i bambini acquisiscono l’uso delle nove parti del discorso e le frasi diventano più lunghe e articolate.
Grazie all’uso e alla comprensione del linguaggio dimostrano un impressionante livello di consapevolezza del mondo esterno e di se stessi: sono in grado di descrivere le emozioni personali e ciò che avviene nell’ambiente, di giudicare correttamente le diverse situazioni, di opporsi ad esse usando con frequenza il “no”.

Fra i 32 e i 36 mesi il bambino dice finalmente “Io”, ed è questo un momento di grande importanza per lo sviluppo umano. Si tratta della nascita di una persona che ha una chiara coscienza del suo posto e del suo ruolo nell’ambiente, e con l’uso del pronome io afferma la propria identità e chiede di essere riconosciuta come l’essere unico e irripetibile che è.
E’ un evento che merita di essere celebrato solennemente, come abbiamo celebrato il suo primo muoversi su due gambe.  Iniziando a camminare il bambino ha affermato la sua identità fisica, che ora completa con l’affermazione della sua identità psicologica, dicendo “io”.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
La parte emozionale del linguaggio

Le tre necessità di base per apprendere ed usare la lingua materna sono:
– poter udire bene;
– avere un apparato fonatorio funzionante;
– avere il desiderio di comunicare.

Il desiderio di comunicare è la parte emozionale del linguaggio. I bambini possono aver assorbito il linguaggio ed essere in grado di parlare, ma possono decidere di non usarlo a causa di fattori di disturbo emotivo. Un buon clima emotivo è la condizione indispensabile per un migliore sviluppo ed uso del linguaggio.

Imparando a dare un nome a ogni oggetto ed ogni informazione i bambini possono fare il passaggio dal concreto all’astratto. Col linguaggio parlato, e poi con quello scritto, i bambini avranno a disposizione lo strumento per ricevere e produrre una conoscenza sempre più grande.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Consigli pratici per aiutare lo sviluppo del linguaggio

– udito: per apprendere il linguaggio è essenziale che il bambino possa udire bene, per questo è molto importante controllare l’udito dei neonati nei primi tempi dopo la nascita. Una prima ricerca si può fare semplicemente battendo le mani o suonando un campanello o chiamando il bambino per nome mentre si sta dietro di lui. Quando abbiamo dei dubbi, informiamone al più presto il pediatra;

– curiamo il modo in cui parliamo: fin dall’inizio dobbiamo parlare al bambino in modo corretto e chiaro, ma lentamente e con voce non troppo forte. Stiamo attenti alle espressioni che usiamo, perchè i bambini capiscono sempre molto più di quello che riescono ad esprimere;

– descriviamogli le nostre azioni: durante il tempo delle cure materne e in qualsiasi altra occasione, descriviamo le azioni che compiamo con lui;

– curiamo il tono: il tono del nostro discorso deve essere serio, come lo è quando parliamo ad una persona in grado di comprendere, per trasmettere al bambino l’importanza che diamo alla comunicazione con lui;

– coltiviamo il linguaggio speciale dell’amore: usiamo naturalmente con lui il linguaggio speciale dell’amore, che ha toni e maniere diverse di usare le parole, e facciamo che i due modelli siano sempre presenti contemporaneamente, perchè i bambini hanno bisogno di impararli tutti e due;

 rispondiamo sempre: appena i bambini cominciano a riprodurre i suoni e noi siamo presenti, dobbiamo rispondere ai loro vocalizzi per stabilire il modello che il linguaggio serve a comunicare con gli altri;

– i nomi delle cose: i bambini devono imparare le parole udite nel contesto della vita reale. Possiamo dire vocaboli mentre tocchiamo le varie parti del loro corpo durante le cure materne, possiamo dire il nome degli oggetti che usiamo mentre prepariamo il cibo per lui, mentre glielo diamo, mentre li vestiamo e li spogliamo. La cosa importante è dire solo il nome, senza ulteriori spiegazioni e aggettivi. Se ad esempio presentiamo il cucchiaio, ripetiamo la parola “cucchiaio” due o tre volte, mostrando l’oggetto. Questo aiuta i bambini a fare ordine ed arrivare presto a comprendere che tutto e tutti hanno un nome;

– non ripetiamo i loro errori: evitiamo di imitare i loro errori nel parlare pensando di poter essere  così meglio compresi dal bambino. In realtà lui ha nella mente il suono corretto della parola che vuole usare, ma lo strumento non è ancora in grado di riprodurlo. Per aiutarli ha più senso ripetere la parola corretta per dire al bambino che abbiamo compreso quello che voleva dire e per rafforzare il modello corretto della parola nella sua mente;

– rispetto: guardiamo con rispetto i risultati raggiunti invece di ridere per gli errori;

 offriamo libri adatti: i libri possono essere un grande aiuto al linguaggio, ma devono essere scelti bene. I bambini credono in tutto ciò che diciamo e noi dobbiamo essere onesti. Perchè, ad esempio, presentare animali che vivono e si comportano come esseri umani? La vita vera degli animali è molto più straordinaria ed interessate per il bambino. I libri giusti possono chiarire e verificare tutto quello che il bambino  ha già imparato nel suo ambiente, e possono aggiungere molte informazioni e preparare i bambini a nuove esperienze. La fantasia arriva più tardi, quando hanno già sperimentato la realtà e l’hanno assorbita, divenendo capaci di distinguere tra ciò che si vede all’esterno e ciò che si pensa all’interno;

– ripetizione: quando leggiamo un libro ai bambini piccoli, essi ci chiedono sempre di leggerlo molte volte. Questa richiesta va esaudita perchè i bambini hanno bisogno di conoscere il libro a memoria per essere in grado di ripeterlo a se stessi. Recitiamo poesie, filastrocche, canzoncine e non stanchiamoci mai di esaudire il desiderio del bambino di riascoltarle, tutte le volte che ce lo chiedono.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
L’apprendimento di più lingue

I periodi sensitivi del cervello umano seguono un orologio biologico interno che deve essere rispettato per aiutare i bambini ad utilizzare il loro potenziale.

Una migliore comprensione tra gli esseri umani per mezzo della conoscenza di più lingue può favorire le relazioni tra paesi e popoli e contribuire alla pace nel mondo.

La seconda (terza, quarta,…) lingua deve essere presente nell’ambiente del bambino nei primissimi anni di vita, cioè una o due persone devono parlare questa lingua ai bambini  ed in presenza dei bambini.
Se in questo periodo potessimo avere due, tre, quattro, cinque persone diverse che parlano ognuna la propria lingua, il bambino potrebbe arrivare ad assorbirle tutte facilmente, senza alcuno sforzo.
L’unica condizione da rispettare è che ciascuna persona parli con lui soltanto in una lingua. Con i bambini dei primi tre anni è assolutamente necessario: le diverse lingue devono provenire sempre dalla stessa persona, perchè per loro il linguaggio è parte della persona, come il suo viso, e non può essere cambiata se non a rischio di creare insicurezza.

Nell’apprendimento di ogni lingua bisogna distinguere tra:
– acquisizione del modello del linguaggio: pronuncia, forma del discorso;
– ricchezza e precisione del vocabolario.
Mentre l’acquisizione del modello avviene in modo perfetto solo nei primi anni di vita, il perfezionamento del vocabolario può continuare per tutta la vita, utilizzando il modello di base.

Una soluzione immediata può essere quella di riunire più volte a settimana alcuni bambini dei primi tre anni un gruppo gioco nel quale si trova una persona che parla con loro la lingua straniera. Con questa soluzione si riduce lo sforzo economico e i bambini arrivano alla scuola d’infanzia conoscendo almeno una seconda lingua.

Altra soluzione è quella di creare occasioni che permettano a bambini di diversa origine geografica di incontrarsi tra loro, per conoscersi, giocare insieme, prevenire diffidenze reciproche, e cominciare a scoprire la straordinaria ricchezza di linguaggi di cui è fornito il genere umano.

Tenendo conto della straordinaria plasticità del cervello dei bambini nei confronti del linguaggio umano, che tende a diminuire progressivamente dopo i 4 -5 anni, se non abbiamo la possibilità di far trascorrere del tempo al bambino piccolo con persone che parlano lingue diverse dalla lingua madre, possiamo svolgere con lui alcune interessanti attività, a partire da 2 – 3 anni. Queste attività possono essere della durata di circa mezz’ora al giorno, ma devono essere praticate con costanza e regolarità.

Esempi:

cd con canzoncine nella lingua straniera: se non conosciamo bene la lingua, possiamo limitarci ad ascoltare le canzoni con lui e memorizzarle insieme, in casa o sfruttando gli spostamenti in auto;

libri con immagini, brevi storielle divertenti, filastrocche nella lingua straniera per arricchire il vocabolario.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio

Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato

Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato.

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.

Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.

La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando gli apprendimenti per cui si sono attivate si sono realizzati.

Tutti gli esseri viventi comunicano, a livelli diversi, ma gli esseri umani sono quelli che tra tutti hanno il maggior potenziale comunicativo e posseggono alcune forme di comunicazione che sono soltanto umane, come il linguaggio articolato e la scrittura.

Poiché la vita non può sostenersi senza comunicare con l’ambiente, la comunicazione deve essere considerata il bisogno fondamentale di ogni essere vivente.

Tutto ciò che viene dalla nostra persona può comunicare molti messaggi all’ambiente, e questo accade anche quando non lo vogliamo. Un miglior uso dei messaggi non verbali sarebbe di grande beneficio per tutte le persone che vivono con noi, specialmente i bambini piccoli, che ancora non possono usare la parola.

I neonati giungono tra le nostre braccia portando con sé il loro passato, cioè il tempo che hanno trascorso nell’utero, e durante questo periodo hanno già sperimentato varie forme di comunicazione.
Hanno quindi a disposizione vari modi di comunicare:
– i movimenti della testa, delle braccia, delle mani, del tronco e delle gambe;
– lo sguardo attento alle persone e agli oggetti che si trovano intorno a lui;
– il sorriso;
– il pianto.

Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato

La comunicazione si manifesta immediatamente, e viene poi ripetuta e arricchita grazie al dialogo con l’ambiente. Nei nove mesi che seguono la nascita il bambino assorbe le parole e con esse la struttura grammaticale e logica della lingua madre, i modi di dire, gli accenti e le inflessioni. Assorbe questi elementi e li fissa per sempre nella sua mente costruendo quella che sarà la sua lingua di base.

Tutte le persone coinvolte nella cura dei neonati devono convincersi che questa comunicazione è possibile ed è importante rispondere ed incoraggiarla per avere uno sviluppo dell’essere umano completo.

Qualsiasi modalità di comunicazione realizzata col bambino gli porta molte informazioni sul mondo esterno, sulle persone con le quali lui stabilisce un rapporto, e su se stesso.

La comunicazione tra bambino e madre è speciale, perchè i neonati dimostrano subito questa preferenza.

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Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato
Consigli pratici

– parlare ai neonati a voce bassa e lentamente: questo produce in loro un incredibile stato di concentrazione e di attenzione al viso della persona che parla, e molto presto appare in risposta un sorriso. I neonati comprendono subito che la voce viene dalla bocca e provano a muovere la loro insieme a quella della madre che parla. Questo è uno dei grandi vantaggi della vita fuori dall’utero: il bambino fa l’esperienza che la voce ha un volto, e il volto umano ha per i neonati uno speciale significato.
Madre e bambino hanno un lungo passato di comunicazione attraverso la voce che arrivava al feto, ma ora il rapporto può arricchirsi della vista, dell’olfatto e del tatto. Valeva la pena venire fuori, perchè la nuova vita conserva i piaceri della prima, e ne offre di nuovi;

– ricercare il contatto dato dal guardarsi reciproco (contatto eye to eye);

– sorridere al neonato.

L’uso della voce, del sorriso e dello sguardo si realizza in modo diverso nelle diverse coppie madre-bambino, e diventa il linguaggio speciale della loro comunicazione.

Lo sforzo che i neonati ed i bambini non ancora capaci di parlare fanno per cercare di comunicare con l’ambiente non è soltanto per chiedere cibo o cure fisiche: queste cose producono il benessere di base, ma non costituiscono mai, a nessuna età, il maggior interesse per il bambino.
Il suo sforzo di comunicazione è teso a produrre risposte emotive e cognitive.

Il neonato impara molto rapidamente a muovere un oggetto con le mani o coi piedi, e si rende conto che la sua azione produce effetti che si possono prevedere. A questo punto sorride, dimostrando di provare piacere intellettivo, correlato al controllo del mondo esterno.
Ma questa scoperta delle proprie capacità si può realizzare solo se il neonato è libero di muoversi e se gli adulti hanno fiducia nelle sue potenzialità, mettendo nell’ambiente materiali adatti a questo scopo. La maggior parte dei neonati e dei bambini piccoli non si trovano mai nella condizione di fare tali esperienze.

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Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita. Il movimento è uno degli aspetti più importanti nello sviluppo dei primi anni di vita. Questo processo determina conseguenze sia fisiche sia psichiche. Possiamo dare un grandissimo aiuto ai bambini, senza bisogno di spendere denaro o di procurarsi materiali particolari, ma semplicemente con la comprensione di ciò che accade in loro durante questa fase evolutiva.

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.
Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.
La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando l’apprendimento per cui si sono attivate si sono realizzati.

Il movimento  è una caratteristica essenziale della vita perchè rende possibile raggiungere ciò che è necessario ed evitare ciò che è dannoso.

Il movimento di cui parliamo è il movimento coordinato attraverso il quale la persona può attuare ciò che ha nella mente. E’ il movimento volontario, al servizio di ogni idea e di ogni progetto che l’essere umano ha bisogno di realizzare.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Alla nascita l’essere umano può controllare volontariamente solo la bocca e la gola. Attraverso i muscoli della bocca può attaccarsi al seno e succhiare; attraverso i muscoli della gola può deglutire il latte e piangere per richiamare l’attenzione: i neonati si presentano a noi col movimento volontario minimo per continuare a vivere.
Nei neonati, infatti, anche se le cellule nervose sono tutte presenti, ma gli assoni che vanno ai muscoli portando le informazioni che determinano il movimento volontario non sono ancora ricoperte di mielina. Essi non possono neppure sostenere la testa, e perfino il movimento degli occhi non è ancora ben controllato.
Il tempo necessario per raggiungere abilità motorie simili a quelle che hanno i primati alla nascita, è per gli esseri umani di circa 9 mesi dopo il parto: il tempo appunto della gravidanza esterna.
La mielinizzazione di tutti gli assoni avviene in circa un anno, cominciando dalla parte superiore del corpo e scendendo verso il basso, e l’acquisizione del movimento è molto rapido: in soli 12-14 mesi i neonati passano dalla quasi totale mancanza di coordinazione, a camminare su due gambe. Questa è un’abilità che appartiene solo agli esseri umani.

La coordinazione del movimento viene prima o poi raggiunta da tutti i bambini, ma ogni ostacolo alla libertà di movimento vissuta nei primi anni di vita può avere pesanti conseguenze psicologiche.

Durante lo sviluppo del movimento l’essere umano passa attraverso tre fasi, che ripetono quelle che si sono manifestate nei diversi esseri viventi durante l’evoluzione:
strisciare: movimento tipico dei rettili (cervello senso-motorio);
usare quattro gambe: tipico dei mammiferi (cervello emozionale-cognitivo);
camminare: esclusivo degli esseri umani (corteccia cerebrale).
Nell’essere umano l’equilibrio della posizione eretta è così perfetto che non solo permette un movimento rapido nello spazio, ma libera gli arti superiori dal compito di sorreggere il corpo. Le mani, insieme alla bocca, diventano le parti del corpo umano col maggior numero di neuroni ed assoni a propria disposizione. La maggior parte dell’area corticale che controlla il movimento volontario è destinato alla bocca e alle mani.

L’essere umano si trova alla nascita nella situazione di un rettile, e forse anche poco meno perchè non riesce a controllare la testa e può strisciare solo molto lentamente. Però può succhiare, deglutire, piangere e anche strisciare.
La capacità di strisciare dei neonati dovrebbe essere riconosciuta e aiutata, mentre di solito essi sono messi in una piccola culla, avvolti in una coperta, vestiti in modo tale da impedire ogni movimento volontario.
Non vedendo l’espressione del movimento in loro, pensiamo che ne siano incapaci, e così riduciamo ancora di più la possibilità che si possa manifestare attivamente.
Questo è uno dei più gravi errori educativi di questo periodo, e proviene dall’idea sbagliata che, essendo neonati, ed essendo incapaci di muoversi come gli adulti, non possano muoversi affatto.
Certo, osservare il movimento dei neonati, e dei bambini molto piccoli, è molto difficile, perchè si tratta di un movimento molto lento e che ha bisogno di un certo spazio per poter essere eseguito. Ma ognuno di noi sa che perfino i prematuri vengono trovati spesso contro la parete della culla. Come possono aver raggiunto quel punto dello spazio, se non muovendosi, lentamente ma costantemente, strisciando sul materasso?
Nei neonati sono presenti abilità motorie, ma di qualità diversa da quelle che si svilupperanno in seguito. E’ il pregiudizio, l’idea sbagliata che abbiamo dei neonati, che ci impedisce di essere consapevoli di un qualcosa che si manifesta chiaramente davanti ai nostri occhi.
I neonati e i bambini nei primi mesi di vita smettono di piangere ogni volta che vengono liberati dai vestiti e messi in una situazione che consente loro libertà di movimento e di osservazione dell’ambiente circostante. Una buona parte della tranquillità di un bambino dipende dalla capacità degli adulti di rispondere al suo bisogno di movimento, e da questa dipende anche buona parte della qualità della relazione.
Quando i piccoli si muovono nello spazio, facendo sforzi per strisciare, sono molto attenti e concentrati nella loro attività, ed è facile notare la stretta relazione tra il corpo e la mente che lavorano insieme. Questi bambini stanno imparando molte cose su loro stessi e sul mondo intorno a loro.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Fin dalla nascita i bambini possono strisciare, e se sono lasciati liberi su una superficie solida, fanno movimenti con tutto il loro corpo, ma molto lentamente.
Questo movimento avviene in senso orario ed è possibile osservarlo ogni volta che vi è uno spazio sufficiente: un materasso singolo o una coperta sul pavimento.

Ogni conquista è sempre la combinazione di uno sviluppo interno (la mielinizzazione degli assoni) e di un ambiente esterno che consente di attuare l’esperienza.
Per aiutare il movimento volontario, fin dalla nascita, è sufficiente offrire ai neonati un letto più grande delle culle e dei lettini normalmente utilizzati, e qualche oggetto interessante da osservare, e che serva da stimolo al movimento. E’ molto semplice.
Il processo di mielinizzazione è molto rapido e comincia con i muscoli degli occhi, che già dopo il primo mese possono essere controllati dai bambini.

la cesta del neonato

Gli adulti devono rendersi conto di questo progresso e mettere i bambini nella situazione di poter usare questa abilità. Se i bambini si trovano in un lettino con le sbarre o con altri tipi di contenitori ancora più limitanti, questa capacità non può essere usata né migliorata.
Un letto con uno spazio sufficiente per il movimento e senza ostacoli per la visione, è la prima cosa da preparare per aiutare il movimento volontario.
Questo letto può essere costituito anche dal solo materasso, di misura standard, che viene messo sopra un tappeto o su una base di legno con gli angoli arrotondati.
Ogni volta che si propone ai genitori questa soluzione, viene obiettato che il bambino cadrà dal letto, ma in tanti decenni di esperienza diretta questo non è mai accaduto e non potrà mai accadere se il letto viene usato fin dall’inizio.

101 e più lettini montessoriani 

Come è diversa la situazione di chi può fare da sé ciò di cui ha bisogno, dalla situazione di chi deve sempre chiedere aiuto agli altri!
Maria Montessori sostiene che il grido dei bambini è “Aiutami a fare da me!“, e un letto basso e largo può davvero aiutarli a fare cose notevoli molto presto: una cosa tanto semplice, per un risultato tanto importante.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
Le tappe fondamentali dello sviluppo del movimento coordinato

Alla nascita il movimento dei neonati è molto lento, ed essi non arrivano mai al bordo con tutto il corpo: appena sentono che una piccola parte di esso non è più sostenuta, ritornano verso l’interno.
L’informazione dello spazio vuoto, ricevuta attraverso la pelle, viene trasmessa ai centri superiori, analizzata e compresa, col risultato che produrrà una risposta di difesa del bambino che aggiusta la posizione fino a raggiungere nuovamente una posizione nella quale tutto il corpo è di nuovo ben sostenuto.

Alla fine del secondo mese i muscoli del collo possono essere controllati, la testa può sostenersi da  sola, ed inizia il dominio dell’ambiente.

Alla fine del terzo mese i bambini possono controllare i muscoli delle braccia e delle mani e possono usarle per raggiungere intenzionalmente gli oggetti, afferrarli e portarli a sé. La capacità di strisciare è molto migliorata, e se il bambino ha sufficiente spazio per il movimento, può arrivare ad impadronirsi di tutti gli oggetti che mettiamo alla sua portata e che suscita il suo interesse. Una volta afferrato l’oggetto, il bambino può conoscerlo anche attraverso le esperienze sensoriali fatte per mezzo del tatto e delle labbra. Nei primi mesi di vita tutto deve essere conosciuto con l’aiuto di questa importante parte di confine del nostro corpo.

Quando i bambini cominciano a usare le mani, non dobbiamo mai scoraggiare l’uso della sinistra. Il 10% della popolazione ha un mancinismo genetico. Quando offriamo qualcosa ai bambini piccoli, dobbiamo accettare che l’oggetto venga afferrato con la mano da loro scelta.

A cinque mesi i bambini strisciano abilmente, possono dominare bene lo spazio che li circonda e questa capacità è più che sufficiente per scoprire il piacere e la gioia di soddisfare i desideri suscitati dalla curiosità e dall’interesse per tutto ciò che fa parte dell’ambiente.

Verso i cinque-sei mesi, a volte anche prima, siccome le abilità motorie sono molto migliorate il bambino può decidere di uscire dal suo letto  e lo farà… a marcia indietro, mandando fuori per prime le gambe e poi il resto del corpo. E’ un altro importante progresso che porta con sé la libertà di andare a cercare la madre ogni volta che i bambini si svegliano, si ricordano di lei e desiderano vederla.
Questi bambini non hanno più bisogno di piangere per richiamare la sua attenzione, ma sapendo ciò che vogliono (idea nella mente) sono in grado di ottenerlo senza chiedere, per mezzo del loro movimento personale con il quale sperimentano le nuove capacità del loro corpo: il movimento è sempre al servizio di un’idea.

A sei-sette mesi tutti i muscoli del tronco possono essere controllati e diventa possibile sedersi.

Tra il settimo e l’ottavo mese i bambini passano gradualmente dello strisciare al camminare a quattro gambe con tutte le possibili posizioni intermedie. Questi nuovi movimenti mostrano il progredire della mielinizzazione verso la parte inferiore del corpo.

A otto mesi il camminare a quattro gambe è perfetto.

A nove mesi è possibile sollevarsi e raggiungere la posizione eretta se c’è a portata di mano qualcosa di adatto per aggrapparsi.

Intorno ai dodici-tredici mesi i bambini cominciano a camminare.

L’aspetto tragico di questo sviluppo è il fatto che, generalmente, quanto più i bambini diventano capaci di muoversi, tanto più vengono limitati nella loro attività, e passano dalla culla all’infant-seat, alla carrozzina, al seggiolone e al box. I mesi passano, ma per i bambini non arriva mai la possibilità di essere liberi nel movimento e di poter ripetere le attività necessarie a migliorarlo…

Con lo sviluppo del movimento coordinato si produce un cambiamento nella relazione con la madre, perchè vi è un tempo adatto per ogni tipo di relazione.
Con la nascita si guadagna uno spazio di vita più grande e le poche settimane della vita simbiotica servono da transizione tra le due situazioni.
Dopo questo periodo l’interesse per il mondo esterno e la gioia del movimento attivo offrono ai bambini la gratificante occasione di imparare come gli esseri possono stare in compagnia delle persone che amano, lavorando insieme invece di essere tenuti sempre tra le braccia.
Naturalmente i momenti del cibo e delle cure materne rimangono i momenti per un rapporto intimo, ma sono alternati ad altri tempi, nei quali i bambini godono della libertà di movimento nello spazio. Abbiamo così il modello di relazione presente tra le persone sane e felici: una grande gioia nell’intimità e una grande gioia nella libertà del lavoro personale.

Dare uno spazio per il movimento è importante per i genitori e per i bambini, perchè in questa decisione è contenuta l’idea di una vita familiare orientata verso la collaborazione delle persone che vivono insieme.
Per fare ogni movimento è necessario averne dentro la “formula cinetica“, che viene assorbita attraverso la vista, e che permette ai bambini di riprodurlo. Quando l’idea è chiara, i bambini ripetono l’azione e l’allenamento continua fino a quando il risultato viene raggiunto. E quando il corpo risponde all’idea che era nella mente, è una gioia grandissima per i bambini, e il nuovo movimento entra a far parte delle abilità motorie personali per essere ripetuto e perfezionato con l’uso.

Ogni movimento è quindi prima appreso attraverso l’osservazione, e poi riprodotto, ma non si tratta di imitazione passiva: i bambini piccoli si trovano nel periodo sensitivo per il movimento.
La possibilità di osservare gli adulti che svolgono le loro attività consente ai bambini di vedere bene questi movimenti. La stimolazione proveniente dalla presenza degli adulti e la spinta interna alla crescita hanno bisogno di libertà di movimento, cioè di uno spazio che favorisca il lavoro della mielinizzazione, dell’osservazione e dell’imitazione, che portano al movimento volontario.

Mielinizzazione e osservazione sono sempre presenti nei bambini, ma spesso manca la possibilità dell’imitazione, in quanto i bambini non hanno uno spazio nel quale essere liberi di agire.
Con ogni nuovo movimento aumentano le connessioni tra i neuroni (dendriti) e si sviluppano vie nervose sempre più specializzate, ma non vanno dimenticate anche le implicazioni psicologiche legate al movimento, perchè tutto ciò che accade all’essere umano produce sempre cambiamenti sia a livello fisico sia a livello psichico.

La parte fisica del movimento è rappresentata da:
mielinizzazione degli assoni;
formazione delle connessioni tra i neuroni (dendriti)
rafforzamento delle ossa e dei muscoli.
Per favorire il movimento, oltre alla possibilità di osservare ed esercitarsi, abbiamo bisogno di:
– cibo che contenga i grassi necessari, per favorire la mielinizzazione;
– luce del sole per fissare la vitamina D che permette l’uso del calcio e del fosforo.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

La parte psicologica del movimento è rappresentata da tutte le informazioni che i bambini muovendosi ricevono riguardo:
– alla propria persona
– all’ambiente in cui vivono.

Quando un bambino si muove con uno scopo il bambino riceve informazioni sull’ambiente:
– riceve uno stimolo dall’ambiente (visivo, uditivo, …)
– si determina in lui un interesse e una spinta ad andare verso l’oggetto fonte dello stimolo;
– compie un lavoro muscolare per raggiungerlo;
– quando l’ha raggiunto porta al cervello informazioni su di esso;
– elabora i nuovi dati e se non è disturbato nel suo lavoro i dati si trasformano in conoscenza, che sarà conservata nella sua mente ed usata ogni volta che servirà.
Attraverso questo processo aumenta la sua ricchezza personale di essere umano.

Questa esperienza gli porta importantissime informazioni sulla propria persona:
– la fiducia di base in se stesso: il bambino libero nel movimento sente di poter seguire le proprie idee ed i propri interessi. Ne riceve la sensazione che quando desidera qualcosa può muoversi per averla, e questa sensazione produce un Io forte e un essere umano capace di affrontare i problemi della vita. Al termine della vita simbiotica i bambini acquisiscono la fiducia di base nell’ambiente, mentre la fiducia di base in se stessi si acquisisce verso i nove mesi, quando i bambini arrivano a muoversi bene a quattro zampe e hanno già passato tanto tempo sperimentando nell’ambiente il potere del loro movimento libero.
Fiducia di base nell’ambiente e fiducia di base in se stessi sono le due gambe psicologiche che servono al bambino per camminare nella vita;
– la sicurezza di sé: è la sensazione interna di poter contare sulle proprie capacità personali di risolvere i problemi. Una volta acquisita questa sicurezza, rimarrà per sempre. Gli scopi cambieranno dal raggiungere una palla colorata ai compiti di scuola, ma la situazione psicologica rimarrà la stessa, e anche quando i primi tentativi non avranno successo, la sua sicurezza di sé lo spingerà a ritentare fino al successo, avendolo sperimentato.
Ogni volta che priviamo i bambini piccoli del loro movimento attivo, minacciamo le fondamenta dello sviluppo del loro Io, con effetti a lungo termine imprevedibili;
– il senso di indipendenza e di autonomia: il bambino,  diventando sempre più capace di agire per soddisfare le proprie necessità senza aiuto esterno, sente di saper provvedere a ciò di cui ha bisogno;
– la stima di sé: permettere al bambino di partecipare alla vita dell’ambiente gli dà valore come persona. Egli diventa non solo colui che usa il mondo, ma colui che produce nel mondo. In questo modo l’informazione “io posso fare” si trasforma in “io posso fare cose importanti”;
– la partecipazione sociale: i lavori manuali che il bambino compie non appena le sue mani glielo permettono, e quando sarà in grado di camminare le attività di vita pratica, rendono la sua presenza importante per gli altri. Questo gli farà provare un senso di responsabilità. Con l’attività manuale il bambino raggiunge un livello più alto di intelligenza e i bambini che si sono serviti delle loro mani hanno un carattere più forte.
Per i bambini è importante vivere con gli adulti per avere l’opportunità di vedere i loro movimenti e ascoltare i loro discorsi, e per preparare ai bambini l’ambiente più indicato per lo sviluppo del movimento non c’è bisogno di comprare oggetti: si tratta di comprendere il valore del movimento libero e quanto sia importante per i bambini avere il corpo sempre in condizione di muoversi nello spazio. Negando questo bisogno al bambino, produciamo in lui un’esperienza fisica di restrizione che diventa anche psicologica e si manifesta come sensazione di incapacità a realizzare i propri desideri ed a seguire i propri interessi.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Consigli pratici per organizzare lo spazio di movimento:
– un angolo di libertà: i bambini non hanno bisogno di avere a disposizione tutta la casa, basta un angolo di libertà in soggiorno o in cucina;
 tappeto o coperta: oltre al letto basso e grande, è importante che il bambino abbia uno spazio sul pavimento con un tappeto o una coperta dove possa stare il più a lungo possibile, evitando ogni contenitore;
– specchio: nell’angolo di libertà è bene mettere uno specchio che aiuti i bambini a vedere come viene eseguito il movimento;
– sostegno: verso il settimo mese provvediamo lo spazio di una sbarra fissata al muro, o di uno sgabello pesante al quale sia possibile aggrapparsi per sollevarsi in piedi. Vanno bene anche i normali mobili di casa, come il divano o una poltrona;
– giocattoli: nel piccolo spazio a disposizione dei bambini devono essere messi oggetti di facile uso e le difficoltà da superare non devono essere troppo grandi. Anche se offriamo una palla colorata, dobbiamo fare attenzione che la sua grandezza sia tale che le mani dei bambini possono afferrarla e tenerla bene. Tutto ciò che viene dato deve essere scelto con grande attenzione perchè il movimento deve sempre permettere l’esperienza che “si può”.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno

Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno; il senso del gusto, caratteristiche del latte materno, aspetti fisici e psicologici, consigli pratici per favorire l’allattamento al seno…

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Il senso del gusto

Le papille gustative compaiono nell’embrione all’ottava settimana di gestazione, e alla tredicesima, quando il feto comincia a succhiare e inghiottire, le sue papille gustative sono completamente sviluppate. Le papille gustative sono presenti ai lati, sul retro e sulla punta della lingua, sul palato molle e nella parte superiore della gola.

Il senso del gusto è quello che compare per primo, e continua a svilupparsi per un lungo periodo. Nella prima infanzia ci sono ben 4.500 papille gustative a supportare l’esperienza sensoriale del bambino. Le prime esperienze gustative stimolano l’ulteriore sviluppo delle connessioni nervose  del senso del gusto.

Nel secondo trimestre di gestazione in ogni papilla gustativa si sviluppano delle cellule epiteliali allungate (40), che hanno la funzione di recettori del gusto e permettono di riconoscere solo quattro sapori base: dolce, salato, amaro, aspro. Le cellule recettive si attivano solo per uno dei quattro sapori. Le cellule recettive del gusto si attivano chimicamente quando nella bocca entrano in contatto con le molecole di cibo; avvenuto il contatto trasformano il segnale in 4 distinti segnali elettrici (o nervosi) che corrispondono ai 4 sapori base. L’impulso elettrico fa rilasciare alle cellule recettive i neurotrasmettitori che eccitano i dendriti dei neuroni del gusto arrivando alla base del cranio.

Il midollo alla base del tronco cerebrale è il luogo dove i neuroni primari del gusto trasmettono il segnale proveniente dalle cellule recettive. Il midollo cerebrale attiva i riflessi di salivazione, deglutizione e di movimento della lingua in risposta ai segnali provenienti dai neuroni primari del gusto.

Lo sviluppo del senso del gusto continua con le connessioni nervose muovendosi dal midollo nella parte inferiore del tronco cerebrale al ponte e al talamo nella parte superiore del tronco cerebrale.

Dal ponte le connessioni neurologiche raggiungono l’amigdala  e l’ipotalamo, che controlla il desiderio e il piacere legato al cibo. Dal talamo nella parte superiore del tronco cerebrale le connessioni nervose raggiungono la corteccia cerebrale al confine tra lobo frontale e lobo temporale.

Il feto esercita il senso del gusto a partire dal terzo trimestre di gestazione. Il liquido amniotico gli permette di entrare in contatto col sapore dolce e forse anche con l’amaro.

Il sapore del liquido amniotico è influenzato dalla dieta della madre, come lo è il sapore del suo latte: entrambi i sapori sono quindi legati alle preferenze alimentari individuali e connesse alla cultura di appartenenza della madre.  La somiglianza tra il sapore del liquido amniotico e il sapore del latte materno crea una continuità di esperienza gustativa tra feto e neonato.

Le esperienze gustative nell’utero attivano gli impulsi nervosi sviluppando il senso del gusto. Il neonato è in sintonia col sapore dolce del latte, in particolare col latte umano che è più dolce del latte vaccino. Il neonato preferisce i sapori dolci, e può distinguerne diversi tipi.

I recettori del sapore dolce presenti nelle papille gustative sono collegate con la parte inferiore del tronco cerebrale che rilascia endorfine che producono uno stato di piacere e benessere, e bloccano la trasmissione di stimoli dolorosi al cervello.

I sapori aspro e amaro sono percepiti negativamente.

La coscienza del sapore nel neonato è possibile perchè la mielinizzazione dei canali nervosi del gusto dal midollo al talamo e dal talamo alla corteccia cerebrale è già completa prima della nascita.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
L’allattamento al seno

La preparazione del latte nel seno comincia all’inizio della gravidanza e alla fine del periodo embrionale (terzo mese di gravidanza) la ghiandola è pronta. In questo stesso momento la placenta è abbastanza sviluppata e comincia a produrre ormoni che bloccano la produzione del latte.
Alla nascita la placenta viene espulsa e il neonato stimola ulteriormente la produzione del latte succhiando il capezzolo. Nella produzione del latte abbiamo una collaborazione tra madre e bambino.

Il latte materno non ha sempre la stessa composizione. I primi 4-5 giorni si tratta di un latte molto speciale, detto colostro, che non contiene grassi, ha pochi carboidrati e tantissime proteine. Le proteine contenute nel colostro sono sette molte di più rispetto al latte materno, e ad esse sono legati gli anticorpi. Un litro di colostro contiene:
– proteine: 90 g
– grassi: 0 g
– carboidrati: 5-10 g.

La prima protezione del neonato non è metterlo in ambienti separati e asettici, ma semplicemente dargli ciò che la vita ha già predisposto per lui: il colostro. Ogni madre possiede gli anticorpi delle malattie del luogo dove vive.

Un’altra importante funzione del colostro è quella di stimolare il movimento dell’apparato digerente e l’eliminazione delle prime feci del neonato, dette meconio.

E’ molto importante attaccare il neonato al seno materno subito dopo la nascita e nei giorni seguenti. Anche dopo un taglio cesareo, quando il neonato è più sonnolento, è possibile attaccarlo dopo 2-3 ore. Pochi giorni di colostro possono evitare molte allergie. Bastano cinque giorni per fornire al bambino un patrimonio di salute.

Nei giorni successivi compaiono gradualmente i grassi, per stimolare la produzione della bile e del succo pancreatico. Un litro di latte materno contiene:
– proteine: 13 g
– grassi: 40 g
– carboidrati: 68 g.
Nel latte materno è inoltre presente un importante aminoacido, la taurina, che concorre allo sviluppo del sistema nervoso.

Alla nascita il bambino non ha denti, ma essi sono tutti già pronti, preparati nella vita prenatale, e rimangono all’interno delle gengive fino al quinto-sesto mese, per non interferire con l’allattamento. L’intensa attività muscolare necessaria per la suzione promuove la crescita delle ossa facciali, preparando mandibola e mascella a contenere tutti i denti.

La suzione al seno richiede una partecipazione attiva da parte del bambino, e tutto il suo impegno, ed è molto diverso ciò che avviene con l’allattamento artificiale. Lo sforzo della suzione ha un effetto immediato (dato dal piacere del cibo) e un effetto a lungo termine (prepara lo spazio necessario ad accogliere la dentizione permanente).

Il latte materno è l’alimento più completo per la nutrizione del neonato e del bambino piccolo. Il latte materno contiene i nutrienti, le vitamine, i minerali, gli enzimi, gli anticorpi, i fattori di crescita e gli ormoni necessari per il primo sviluppo. Il neonato e il bambino piccolo sono protetti dalle malattie infettive grazie ad anticorpi, enzimi, cellule immunitarie come i linfociti, i macrofagi e i granulociti neutrofili contenuti nel latte materno.

Il bambino allattato al seno ha una minore incidenza di infezioni dell’apparato respiratorio, digerente, urinario e uditivo rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale.

La composizione del latte cambia continuamente fornendo al neonato e al bambino la miscela di componenti più adatta a rispondere ai bisogni di crescita in un dato momento.

L’allattamento materno può anche avere un impatto negativo sul neonato, ad esempio se la madre assume droghe o se ha contratto particolari infezioni.

Il neonato guida l’assunzione di liquidi attraverso il seno materno con la forza e la durata della sua suzione.

Lo sviluppo nervoso e sensoriale del neonato è il precedente indispensabile per lo sviluppo cognitivo del bambino. L’allattamento al seno influenza lo sviluppo del linguaggio, della motricità fine, delle abilità sociali.

La taurina è un aminoacido che si trova nel latte materno, che ha effetti sullo sviluppo del cervello e dell’occhio, e che è implicato in altre funzioni biologiche del neonato. La taurina non è sintetizzata dal neonato, quindi deve essere fornita con la dieta.

I lipidi sono acidi grassi che si trovano nel latte materno e che sono indispensabili al processo di mielinizzazione degli assoni e dei dendriti. L’acido linoleico è quello più coinvolto nella mielinizzazione. Come la taurina, anche l’acido linoleico non è sintetizzato dal neonato e deve essere assunto con la dieta. Taurina e acido linoleico sono coinvolti nello sviluppo dell’occhio e non si trovano nel latte vaccino né nel latte di soia.

L’allattamento al seno o con latte artificiale fonda l’attaccamento e il legame affettivo tra il bambino e l’adulto. Cullando il bambino tra le braccia gli trasmettiamo calore e senso di sicurezza.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Aspetti psicologici dell’allattamento al seno

Il guardarsi occhi negli occhi facilita ulteriormente l’attaccamento. Il neonato ha la capacità di mettere a fuoco oggetti che si trovino ad una distanza compresa fra 18 e 30 cm, che è circa la distanza tra lui e il volto di chi lo allatta.

Lo stato di rilassamento dell’adulto comunica un messaggio d’amore e piacere durante l’esperienza dell’allattamento, attraverso lo sguardo e il tocco. La presenza di estranei, il dondolamento, il coinvolgimento in conversazioni ma anche parlare al bambino lo distraggono durante la suzione. Il bambino non è equipaggiato da un punto di vista neurologico per rispondere a più stimoli sensoriali contemporanei, soprattutto mentre mangia.

Lo sguardo dell’adulto dovrebbe essere sempre rivolto al volto del neonato, anche se frequentemente, soprattutto all’inizio del pasto, chiude gli occhi mentre succhia. Lui chiude gli occhi come se la soddisfazione e il piacere del mangiare fosse già una stimolazione sensoriale sufficiente. Ad un certo punto del pasto il piccolo apre gli occhi e il contatto visivo tra lui e l’adulto riprende. Quando l’adulto parla al bambino, il bambino muove la sua lingua in sincronia con lui. Durante l’allattamento il bambino non è in grado di fare questo e mangiare contemporaneamente. Il tempo dell’allattamento dovrebbe quindi essere un tempo da dedicare alla comunicazione non verbale, fatta solo di sguardi e contatto fisico.

Il capezzolo o la tettarella del biberon devono essere offerti al bambino avvicinandoli alle sue labbra, e il neonato li prenderà in bocca se ha fame. Il riflesso di suzione si avvia a seguito del movimento volontario di apertura della bocca. Quando è sazio, il neonato spinge la lingua verso l’esterno espellendo il capezzolo o la tettarella.

Il processo di alimentazione è sotto il controllo del neonato che è il miglior giudice per quanto riguarda i propri bisogni, e deve essere aiutato ad identificarli al meglio. La bocca è un confine tra corpo e mondo esterno e deve essere gestita da ogni essere umano in prima persona ed essere rispettata.

Il bambino comunica di aver fame in molti modi, dalla lieve agitazione al pianto disperato. Qualunque sia la modalità comunicativa che il bambino mette in atto, è importante che l’adulto sia pronto a rispondergli. La risposta pronta insegna al bambino che si può fidare del mondo esterno per soddisfare i suoi bisogni fondamentali.

Allo stesso tempo è importante per il bambino imparare ad identificare i bisogni e compiere gli sforzi necessari a comunicarli. Questo evita di provare una sensazione di impotenza che troppo spesso si riscontra nel comportamento dei bambini piccoli.

Le esigenze fisiche del neonato vengono soddisfatte quando egli comunica attraverso segnali quali l’agitazione o il pianto. L’allattamento dovrebbe iniziare immediatamente dopo il segnale di bisogno. L’adulto impara a leggere i segnali e a rispondere in modo appropriato al bambino.

Nelle prime settimane di vita l’allattamento non segue uno schema regolare. Col trascorrere delle settimane il bambino agisce sempre più secondo uno schema prevedibile, il bisogno di cibo comincia a presentarsi in modo ritmico, grazie a un processo di autoregolazione interno. Gli intervalli regolari tra i pasti si instaurano spontaneamente. L’adulto può incoraggiare questa autoregolazione tenendo a mente o anche registrando gli intervalli di tempo tra i pasti, e anticipando la ragionevole durata degli intervalli fornendo al neonato uno schema. Se il bambino manifesta agitazione o piange prima del tempo che abbiamo previsto, possiamo considerare che il motivo non sia la fame, ma che stia cercando soddisfazione a un bisogno diverso dal cibo.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Il succhiotto o ciuccio

Dal punto di vista igienico ricordiamo che il succhiotto dovrebbe essere sterilizzato dopo ogni uso e naturalmente, che non deve essere usato da più bambini.

Il succhiotto è dannoso per lo sviluppo del palato se usato in eccesso e per periodi di tempo prolungati. Il succhiotto tenuto in bocca durante il sonno può produrre soffocamento e vomito.

L’uso del succhiotto ha conseguenze sullo sviluppo del linguaggio. La produzione di suoni, balbettii e vocalizzi di qualsiasi genere diminuisce quando la bocca del bambino è occupata dal ciuccio. Inoltre il bambino piccolo muove la bocca in sincronia con quelle degli adulti che gli parlano, e il succhiotto inibisce questi movimenti.

Il succhiotto viene usato come sostituto delle tecniche di auto-rilassamento che sono tra gli obiettivi di sviluppo che devono essere raggiunti dai bambini durante la loro crescita. Il succhiotto consente al bambino di bypassare questo importante stadio di sviluppo sociale ed emotivo. Per tutta la vita, si verificheranno situazioni stressanti nelle quali le tecniche di auto-rilassamento saranno necessarie, mentre il ciuccio insegna al bambino che lo stress è affrontato meglio attraverso la soddisfazione orale.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
 Consigli pratici per l’allattamento al seno

– soprattutto nei primi giorni madre e neonato devono stare sempre nella stessa area: il neonato deve abituarsi molto gradualmente al nuovo ambiente, e per farlo non deve subire spaventi né cambiamenti improvvisi;

l’ambiente deve essere protettivo: almeno nel primo periodo l’ambiente deve essere molto silenzioso, la luminosità deve essere minima, e il bambino dovrebbe essere toccato il meno possibile, per aiutarlo ad entrare molto lentamente nella realtà della sua nuova situazione fuori dall’utero;

– l’ambiente in cui il bambino mangia deve essere tranquillo e pacato per favorire l’attaccamento e l’instaurarsi di un legame positivo tra il neonato e l’adulto durante il pasto. Anche nel nido il pasto non dovrebbe essere somministrato ai bambini nella zona delle attività;

– la camera da letto del bambino piccolo dovrebbe essere provvista di una sedia per l’adulto che dà il cibo.  Una sedia comoda aiuta l’adulto a mantenere il corpo rilassato. Non è particolarmente consigliabile la sedia a dondolo, perchè il dondolamento può distrarre il bambino dal suo importante lavoro di suzione;

– un buon cuscino per allattamento può aiutare a mantenere rilassate le braccia mentre il bambino succhia, aiutando a sostenere il peso; è un piccolo investimento che può rivelarsi utile per vari scopi

– non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca. L’aiuto al neonato deve limitarsi ad avvicinare il suo volto al seno materno in modo da consentirgli di sentirne il contatto con la pelle e l’odore, ma non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca;

– l’attaccamento al seno deve avvenire in modo attivo da parte del bambino: il latte (e poi qualsiasi altro cibo) deve sempre essere offerto con amore, messo di fronte a chi lo riceve, ma mai “dentro” perchè tutte le aperture del nostro corpo sono i nostri confini con il mondo esterno, e dobbiamo sempre essere in grado di controllarle per sentirci sicuri;

– il bambino ha la libertà di scegliere quando succhiare: il neonato, che ci sembra così incapace, possiede un’eccellente capacità di autoregolazione, che basta assecondare con fiducia. Il suo orologio interno stabilisce quando è pronto per affrontare la fatica di succhiare, quando è necessario riposare e quando dormire;

– l’allattamento deve avvenire solo quando il bambino è ben sveglio e ha veramente fame, perchè la suzione richiede da parte sua un forte lavoro muscolare. Inoltre il pianto del neonato non significa sempre che la richiesta si riferisca al cibo: il bambino ha molti altri bisogni fisici e psichici da soddisfare. La scarsità di latte preso dal bambino non viene mai messa in relazione al fatto che il momento del pasto è sbagliato, ma viene sempre attribuita ad una scarsa produzione di latte da parte della madre. Si decide allora di dare un’aggiunta di latte artificiale col biberon, fino a quando la madre si convince di non essere capace di produrre il latte oppure il bambino preferisce la bottiglia di plastica;

– è il bambino a decidere quando il suo pasto è terminato. E’ assolutamente necessario che il neonato possa rimanere attaccato al seno fino a quando, volontariamente, apre la bocca e si distacca dal seno mentre tutto il suo corpo raggiunge un rilassamento molto evidente che indica che il lavoro muscolare è finito e che lui ha raggiunto la completa soddisfazione. Così facendo diamo al neonato l’informazione che lui ha la possibilità di controllare il suo bisogno vitale di ricevere cibo. E’ uno spettacolo meraviglioso vedere un bambino che ha avuto il tempo necessario per raggiungere questa condizione privilegiata del completo appagamento fisico e psicologico: la bocca si stacca dal capezzolo e si distende in un sorriso, la testa si allontana dal seno e tutto il corpo  è in quello stato di rilassamento che è tipico della  felicità totale.
Non ha senso seguire quel consiglio sbagliato che vuole il neonato attaccato a ogni capezzolo per un numero preciso di minuti, ed è sbagliato dal punto di vista biologico e dal punto di vista psicologico.
Dal punto di vista biologico, il latte materno non ha la stessa composizione per tutta la durata della poppata: all’inizio contiene più acqua, sali minerali e proteine; dopo diventa più denso per il maggiore contenuto di grassi. Perchè l’alimentazione del neonato sia bilanciata, dobbiamo permettergli di vuotare completamente ogni mammella, così da ricevere anche la parte grassa del latte. Così facendo si ottiene anche che l’ipofisi della madre riceva il segnale che il seno è vuoto e che debba quindi essere riempito.
Dal punto di vista psicologico, è proprio nella seconda parte della poppata che il bambino sperimenta il piacere più completo insieme alla madre. Infatti il neonato riceve la quantità di cibo necessario a placare la fame biologica nei primi minuti della poppata, mentre nel tempo che segue può godere del cibo e della presenza della madre;

– l’allattamento deve avvenire ad orario libero, ma non in ogni momento: è un pregiudizio infondato che i neonati debbano mangiare ogni volta che sono svegli, per poi tornare a dormire. Un neonato non dorme affatto 20 ore al giorno, come anche la pediatria sosteneva fino in tempi recenti: questo non è applicabile neppure alla vita prenatale, quindi come può esserlo dopo? Non dobbiamo mai dimenticare che il neonato è dotato di 100 miliardi di cellule cerebrali, è molto interessato a stabilire una nuova relazione con la madre e con gli altri esseri umani, ed è desideroso di conoscere il mondo esterno. La maggior parte dei neonati piange perchè si trova in uno stato di deprivazione sensoriale: i neonati sono spesso annoiati  e cercano di richiamare la nostra attenzione per essere presi un braccio, sentire la nostra voce e stare insieme a noi. Eliminiamo dunque il pregiudizio che il neonato sappia solo mangiare e dormire e osserviamolo: noteremo lo sforzo costante che fa col suo corpo per muoversi e vedere ciò che lo circonda; che è attento alla voce umana ed in particolare a quella materna; che è interessato a tutti i suoni ambientali. Scopriremo allora che godono del latte solo quando ne hanno veramente bisogno, e che possono godere di molte altre cose diverse dal latte, cose che desiderano, come la nostra presenza, la musica, il canto, la visione di oggetti interessanti;

– il cibo non è la più importante fonte di soddisfazione fornita dall’ambiente: pur essendo una componente fondamentale e piacevole della vita, a tutte le età ed anche nel neonato, il cibo non deve mai diventare la più importante fonte di stimolazione e soddisfazione offerta dall’ambiente;

– il momento del pasto è un’occasione sociale: quando ad ogni richiesta dei bambini rispondiamo mettendo loro qualcosa in bocca, diamo inizio senza rendercene conto a un modello di relazione molto pericoloso, perchè il cibo perde la sua caratteristica di occasione per la vita sociale e diventa una gratificazione in sé, senza essere mediatore del rapporto con una persona. Durante l’allattamento la madre deve stare seduta comodamente in un luogo tranquillo e offrire il seno guardando il bambino. Se diamo il seno leggendo un libro, parlando al telefono o con un’altra persona o guardando la televisione, diamo al neonato soltanto il cibo biologico per alimentare il suo corpo, ma gli neghiamo il cibo psicologico che è necessario per alimentare la relazione;

– gli intervalli tra una poppata e l’altra sono diversi per ogni neonato: non possono essere stabiliti da regole esterne, ma vanno appresi osservando il singolo bambino. Bisogna solo sapere che il latte umano ha bisogno di circa 2 ore e mezzo per essere digerito, quindi questo può essere preso come intervallo minimo. Gli intervalli più lunghi devono sempre essere rispettati se il bambino dorme o non sembra ancora interessato al cibo;

– la quantità di latte succhiata dal bambino varia da poppata a poppata: altro elemento da ricordare è che il latte materno varia nell’arco della giornata: la quantità è maggiore al mattino, va poi calando nel primo pomeriggio ed aumenta di nuovo verso sera. Non è sensato pretendere che il neonato mangi sempre la stessa quantità di latte, sempre agli stessi intervalli. Quello che è veramente importante è verificare la quantità di latte assunta nelle 24 ore, ma questa quantità può essere raggiunta con un numero diverso di pasti: generalmente con l’allattamento ad orario libero il numero di poppate risulta sempre inferiore rispetto a quella stabilita dalla routine ed imposta dall’esterno;

– diamo il pasto notturno senza offrire troppo luce e stimolazione esterna: le ricerche sulla correlazione tra sonno e pasti nelle prime settimane di vita dimostrano che i neonati allattati ad orario libero prendono il latte in media 5 o 6 volte al giorno, fanno il loro ultimo pasto verso le 8 di sera e dormono poi fino a circa le 3 del mattino. A quest’ora (così scomoda per noi adulti) si svegliano e vogliono mangiare. Se offriamo il latte senza troppa luce e stimolazione esterna, il neonato si riaddormenterà e dormirà fino al mattino seguente. Questo ritmo dura soltanto per 6-8 settimane, cioè solo durante il periodo della vita simbiotica. Poi il bambino entra naturalmente nel ritmo solare giorno-notte, senza più svegliarsi fino al mattino. Questo ritmo di autoregolazione funziona sempre, se all’inizio rispettiamo il ritmo naturale del neonato. Anche in questo caso i genitori devono essere ben informati, per evitare che si facciano un’idea sbagliata della vita che condurranno col loro bambino. Il neonato ha bisogno di un periodo di tempo per sperimentare il ritmo solare e entrare poi nel nostro ritmo di vita, che segue la luce del sole. Dando durante il pasto notturno la rassicurazione  della presenza materna e del latte, eviteremo la pericolosa associazione notte=angoscia dell’abbandono. Accettare questo inconveniente per queste poche settimane è il modo migliore per aiutare il bambino ad entrare felicemente nella routine della nostra vita;

– l’allattamento richiede tempo e pazienza: la madre deve essere aiutata a stare tranquilla con il suo bambino al momento di dare il latte. La fretta deve essere sempre evitata.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno

 

Handling: toccare il bambino con le mani

Handling: toccare il bambino con le mani. La caratteristica più straordinaria delle cure materne al neonato, è che presentano al bambino il mondo esterno, rendendoglielo comprensibile. Il tempo che il bambino trascorre con la madre è il tempo in cui riceve informazioni che riguardano tutti gli aspetti della vita: il cibo, il linguaggio, l’attività sociale, il piacere del contatto con gli altri.

Nell’handling il contatto non è stretto e completo come nell’holding, ma avviene principalmente attraverso le mani. In tutte queste occasioni madre e bambino stanno insieme in modo diverso, e la loro interazione può assumere tantissime varianti.

Il lavoro delle mani è di solito svolto mentre il bambino si trova appoggiato su una superficie di fronte alla persona che dà le cure. Questa situazione è ideale per una migliore conoscenza reciproca, perchè l’adulto può guardare il bambino e il bambino può vedere meglio l’adulto.
I momenti delle cure materne devono essere sentiti come occasioni privilegiate per passare del tempo insieme, ma non è possibile provare questa sensazione se non si è consapevoli delle reali e straordinarie capacità dei neonati.

Handling: toccare il bambino con le mani – Consigli pratici:
descrivere le nostre azioni: mentre ci occupiamo delle cure materne dovremmo sempre descrivere verbalmente le nostre azioni al neonato, parlandogli in modo semplice e breve;
nominare le parti del corpo: quando tocchiamo le varie parti del corpo dovremmo dirne il nome;
chiedere collaborazione: in tutto quello che facciamo con lui dovremmo sempre sollecitare la sua collaborazione.

E’ importante credere nella capacità di collaborazione dei neonati: essa è possibile fin dal momento della nascita, ma richiede di accettare di dare più tempo alle cure e di avere una grande fiducia nei bambini, considerandoli intelligenti e sempre desiderosi di interagire con noi. Imparando a dare le cure materne con la collaborazione del neonato gli invieremo l’informazione: “Tu sei qui con me, è un piacere stare insieme e fare le cose insieme”, e il tempo delle cure materne si trasformerà in un’esperienza sociale.

Handling: toccare il bambino con le mani

Le cure materne producono nel bambino l’integrazione psicosomatica interna, cioè aiutano l’unione di corpo e mente, l’unità dei due versanti dell’ “Io”.
L’unità dell’Io avviene per tappe:
1. integrazione: come detto, di realizza nel periodo della vita simbiotica;
2. personalizzazione: l’unione tra corpo e mente si rinforza, i bambini distinguono sempre meglio ciò che è interno da ciò che è esterno a loro, il loro schema corporeo si fa più preciso e dettagliato.

Mediante le funzioni del corpo tutta la persona del bambino si unifica e raggiunge la capacità di associare i bisogni fisici al piacere di soddisfarli in maniera umana.
La persona in via di sviluppo all’interno del bambino, ciò che viene chiamato “Io”, può diventare più o meno forte in relazione alla capacità della madre di soddisfare le sue aspettative. I suoi bisogni si presentano con una certa frequenza ogni giorno, ed egli, giorno dopo giorno, sperimenta il suo potere di richiamare l’attenzione della persona dalla quale si aspetta di essere aiutato. Se il bambino sente che i suoi bisogni ricevono una risposta adeguata riceve l’informazione: “Ho bisogno, chiedo e ricevo dall’esterno”.
Poiché ciò che arriva alla mente attraverso il corpo, durante il tempo delle cure materne, è buono, il corpo è in armonia con la mente, e le due parti diventano sempre più collegate tra loro con reciproca soddisfazione: si raggiunge l’unità psicosomatica.

Facciamo un esempio, la fame:
– è un bisogno che comincia a livello fisico: diminuzione della quantità di zucchero nel sangue, sensazione di stomaco vuoto;
– la situazione viene processata a livello psichico: i bambini si svegliano e piangono per ricevere aiuto;
– se la risposta è pronta, ricevono il seno della madre, che procura non solo cibo, ma anche presenza amorosa, relazione umana, stimolazione sensoriale; in questo modo ricevono il cibo per il corpo e il cibo per la mente;
– se la risposta non arriva, o se bisogna aspettare troppo a lungo, l’angoscia può diventare insostenibile, e i bambini possono decidere di ritirarsi all’interno di sé e dormire, perchè questa è la sola cosa in loro potere, se l’ambiente non risponde. La necessità di aiuto esterno viene superata con la negazione del bisogno e con la separazione dall’ambiente, che si è mostrato deludente. Siamo in una situazione di divisione tra il corpo e la mente: la mente infatti si procura una soddisfazione irreale ritirandosi all’interno.

Quando le delusioni si ripetono continuamente, i bambini imparano a chiedere sempre meno, oppure a chiedere in modo violento: in entrambi i casi l’unità psicosomatica non viene raggiunta e l’Io rimane diviso. Questo Io non può sentirsi forte né sicuro, perchè sente di non aver potere sull’ambiente e i suoi bisogni non sono soddisfatti. La vita allora diventa difficile e lo sforzo di crescere in un ambiente ostile occupa molte delle energie che dovrebbero essere impiegate, invece, per lo sviluppo armonico di sé.

Dobbiamo meditare profondamente sul fatto che durante la gravidanza e la prima infanzia lo sviluppo della mente dell’essere umano è sempre molto più avanzato rispetto a quello del suo corpo. Questa condizione mette i bambini in uno stato di impotenza e solo una madre attenta e sensibile ai loro bisogni fisici e psichici può salvarli.

I bambini hanno grandi capacità mentali, che non sono però sostenute dal loro fisico, e solo la madre, identificandosi con loro, può comprendere e risolvere i loro problemi.

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Handling: toccare il bambino con le mani

 

Holding: tenere il neonato tra le braccia

Holding: tenere il neonato tra le braccia. Tutte le cure materne verso il neonato si svolgono per mezzo di azioni che richiedono di prenderlo in braccio e di toccarlo con le mani, ma per holding si intende qualcosa di più del semplice fornire un sostegno fisico al suo corpo.

Per il bambino stare tra le braccia della madre significa essere accettato; tra le sue braccia riceve l’informazione che c’è un posto sicuro nel nuovo ambiente, dove si può vivere senza alcun pericolo. Questa informazione gli arriva se la madre si identifica con lui, comprende i suoi desideri e risponde ad essi come se fossero i propri.

L’holding ricostruisce un’unità madre-bambino simile a quella della gravidanza.

Un modo molto speciale di tenere in braccio il bambino è il momento dell’allattamento, se si fa il passaggio dal tenere il bambino solo per farlo mangiare, al tenerlo per stare in intimità con lui, per vivere il rapporto d’amore che c’è tra noi e lui, per condividere l’affetto e il piacere del contatto. Questa occasione che si ripete più volte al giorno, giorno dopo giorno, costruisce nel bambino il suo programma base per la capacità di amare come adulto.

Il programma base per la capacità di amare futura è positivo se il bambino ha ricevuto informazioni corrette rispetto allo stare insieme alla persona che si ama e dalla quale si è amati, cioè se c’è:
– attaccamento senza violenza;
– intimità senza perdita di identità;
– accettazione;
– rispetto.

E’ estremamente difficile poter vedere la connessione che esiste tra la difficoltà di amare dell’adulto e ciò che è avvenuto all’inizio della sua vita, cioè come è stato tenuto in braccio da sua madre, eppure sappiamo tutti che non sempre i bambini ricevono informazioni positive per la costruzione del proprio programma base.

E’ frequente che i genitori si lamentino perchè i bambini piangono, e che si chiedano come si può calmare e far smettere il pianto di un bambino. La risposta è questa: i bambini soffrono di inedia mentale ed hanno ragione. Sono mentalmente denutriti, tenuti prigionieri in spazi limitati e pieni di ostacoli per l’esercizio delle loro facoltà. L’unico rimedio al pianto dei bambini è farli uscire dalla loro solitudine e permettere loro di entrare nella società.” scrive Maria Montessori nel 1949, ed è ancor oggi difficile far accettare la visione dei neonati come esseri umani molto intelligenti e con una mente ben funzionante.

Quando teniamo in braccio un bambino, dobbiamo essere consapevoli di avere tra le braccia un progetto di vita speciale, che ha bisogno del nostro aiuto per svilupparsi in modo completo. Nel tenere il bambino dobbiamo essere capaci di trasmettergli la nostra gioia per questo momento di intimità con lui, il nostro amore, il nostro rispetto, la nostra ammirazione per la sua umanità.

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Holding: tenere il neonato tra le braccia

 

Montessori da 0 a 3 anni: la vita simbiotica nelle prime 6-8 settimane

Montessori da 0 a 3 anni: la vita simbiotica nelle prime 6-8 settimane. Nelle prime 6-8 settimane dopo il parto, tra madre e bambino si vive un rapporto di bisogno reciproco molto stretto; in questo periodo questi due esseri viventi ricevono e danno l’uno all’altro qualcosa di assolutamente necessario per la loro vita e per questo si parla di vita simbiotica.

La madre offre, con la sua presenza continua, la sicurezza dei punti di riferimento acquisiti nella vita prenatale, consente l’attaccamento e fornisce il cibo adatto al neonato.

Il neonato, con la sua persona, rassicura la madre rispetto al fatto che ciò che è uscito dal suo corpo non è perduto, condivide con la madre il legame preferenziale che c’è tra loro, aiuta il corpo della madre attraverso la suzione al seno, che produce in lei contrazioni dell’utero che servono a ristabilirne dimensioni e posizioni normali, prevenendo il rischio di emorragie ed infezioni.

Nei primi otto, dieci giorni il neonato ha bisogno di grande quiete e della costante vicinanza della madre: voci sommesse, luci attenuate e indirette, gesti leggeri e gentili. L’ambientamento deve essere il più possibile graduale e delicato, ascoltando i suoi ritmi, rispondendo al suo desiderio di contatto, cercando di comprendere i suoi segnali. A poco a poco il territorio comincia ad ampliarsi: il papà, il fratellino, la luce della finestra, quella della lampada…

Durante la vita simbiotica, in particolare, ci sono tre momenti di incontro fondamentali tra mamma e neonato:
– holding: tenere il neonato tra le braccia;
– handling: toccare il bambino con le mani per dare le cure necessarie (lavarlo, cambiarlo, vestirlo);
– allattamento.

Se questi tre modi di incontrarsi si svolgono in modo positivo, dopo sole 6-8 settimane di vita, il bambino sarà già molto diverso rispetto a com’era a partire dalla nascita: avrà infatti realizzato un’integrazione base tra il suo corpo e la sua mente. Questo passaggio prende il nome di “nascita psicologica“.

Negli esseri umani, dunque, la nascita psicologica non coincide esattamente con la nascita biologica, e per avvenire ha bisogno del contatto umano diretto. Ciò che accade in queste poche settimane è destinato a durare per tutto il resto della vita. E’ nostra responsabilità aiutare con ogni possibile azione e attenzione il bambino durante questo periodo.

Durante il breve periodo della vita simbiotica, cioè nelle 6-8 settimane dopo la nascita biologica il neonato costruisce una prima e fondamentale visione dell’ambiente che lo circonda e della sua presenza in esso.

Quando questa visione dell’ambiente che lo ha accolto fuori dall’utero è positiva, il bambino acquisisce la fiducia di base nell’ambiente, perchè ha sperimentato che in questo ambiente tutti i suoi bisogni possono essere soddisfatti. La fiducia di base produce esseri umani ottimisti, che percepiscono il mondo come un posto bello, e che credono fermamente che, in ogni situazione, c’è la possibilità di ricevere aiuto.

Con questa fiducia di base il bambino è capace di affrontare le situazioni nuove, non ha timore a staccarsi per brevi periodi dalla madre e si sente sicuro anche quando è lontano da lei.
Attraverso le esperienze di holding e di handling il bambino ha inoltre definito i limiti del suo corpo, e questo è un altro elemento fondamentale per potersi sentire sicuro nell’ambiente. La separazione tra il sé e il non-sé gli consente di agire nell’ambiente per continuare a conoscerlo.

Per poter ricevere il latte e le necessarie cure fisiche il bambino deve attaccarsi alla madre più volte al giorno, e vivere ripetutamente un’esperienza di separazione/attaccamento: scopre così i vantaggi della nuova vita e viene rassicurato sul fatto che le cose importanti del suo passato prenatale, i suoi punti di riferimento, sono sempre presenti. Questa dinamica è dettata dalla saggezza della vita, che ha predisposto tutte le strategie che possono aiutare il bambino a progredire facilmente e senza traumi nel suo sviluppo.

Separazione e attaccamento, nel loro alternarsi, sono i due aspetti dello sviluppo del bambino e di ogni essere umano, ed insieme contribuiscono alla sua progressiva indipendenza.

Il padre può dare un aiuto fondamentale al neonato e alla madre durante il periodo simbiotico. Quando preparato, conosce l’importanza del rapporto personale che deve stabilirsi tra madre e bambino, e la presenza e il sostegno del padre che comprende la situazione sono di estrema importanza.

Nessuno, nemmeno il padre può sostituire la madre nel suo lavoro con il neonato, ma il padre può proteggere l’intimità di questa coppia. In molti paesi europei i padri hanno diritto ad un congedo di paternità di alcuni giorni alla nascita di un figlio, ma l’ideale sarebbe pianificare un’interruzione dal lavoro di due o tre settimane, magari rinunciando alle vacanze estive.

Quando le prime due o tre settimane dopo il parto sono ben protette dalla presenza del padre, sarà più semplice organizzare la nuova vita familiare insieme ed evitando lo stress.

Oltre che svolgere questa funzione protettiva, il padre durante il periodo simbiotico partecipa in modo diretto alla vita del neonato e la arricchisce di molte esperienze tattili, olfattive, uditive e visive, facendogli il bagno, ad esempio, o prendendolo in braccio per cullarlo, parlargli, cantare.
Una sufficiente stimolazione tattile proveniente dal padre e dalla madre può essere di grande aiuto per migliorare le relazioni umane.

Al termine del periodo simbiotico, dopo solo due mesi di vita, il bambino è completamente diverso dal neonato che abbiamo ricevuto alla nascita, e sarà quindi necessario fare con lui cose diverse: la madre stessa non è più necessaria nello stesso modo perchè la simbiosi si è conclusa e i due partner devono trovare una nuova modalità di vita in comune. La loro relazione progredisce e porta entrambi ad una maggiore libertà personale.

Il padre, che è presente in modo attivo nella vita del bambino, ne facilita la naturale evoluzione verso l’indipendenza perchè evita un attaccamento troppo forte alla madre.

Al termine del periodo simbiotico si parla di nascita psicologica, perchè si conclude col taglio del cordone ombelicale psicologico che è appunto la simbiosi. E quando la simbiosi finisce, la fiducia di base nell’ambiente deve essere stata raggiunta.

Quando parliamo di “tappe di separazione” utilizziamo un termine che può avere una connotazione negativa, mentre ha una luce assolutamente positiva: ogni livello di separazione è come il passaggio da una porta che permette di entrare in una realtà più bella, ricca ed articolata.

Mentre la vita ha programmato con la più grande attenzione tutte le fasi necessarie allo sviluppo, gli adulti, pieni di buone intenzioni, sembrano fare ogni sforzo per ritardarlo.

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Montessori da 0 a 3 anni: la vita simbiotica nelle prime 6-8 settimane

 

Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI. Verso i 7 – 9 mesi il cerchio formato dalle braccia della madre e riprodotto dalla culla si dilata: il bambino a terra si rotola, punta sulle mani, alza la testa, ride alla propria immagine riflessa allo specchio e a chiunque lo guardi sorridendo, porta gli oggetti vicino alla bocca, tenta di stare seduto, esplora gli oggetti che gli vengono offerti e molto presto comincia a prenderli da solo.

Se il bambino ha trascorso i primi mesi nella cesta, intorno ai 7 – 9 mesi dovrebbe poter dormire in un letto basso e comodo. Questo nuovo letto può essere usato fino almeno ai 3 anni.

Il lettino montessoriano è tutto il contrario dei lettini con le sbarre, che si usano proprio per impedire ai bambini di uscire dal letto da soli quando il tempo del sonno è terminato.
Se l’ambiente è ben organizzato, privo di pericoli e con giochi a disposizione, molti bambini si alzano dal letto e cominciano a giocare di loro iniziativa, a tutto vantaggio dell’indipendenza e della concentrazione, senza che il risveglio venga programmato dall’adulto.
Il bambino non cadrà mai da un letto così, inoltre se nel sonno avrà qualche paura, lasciando accesa una piccola luce che lo aiuti ad orientarsi, potrà raggiungere da solo la stanza dei genitori, o semplicemente saprà di poterlo fare.
Durante il giorno il lettino può essere luogo per la lettura, il gioco degli incastri, le capriole e le coccole. L’unico inconveniente di questo letto è che è un po’ più faticoso da rifare rispetto ai letti di altezza normale.

Il letto può essere simile a un tatami perchè i piccoli stanno molto volentieri per terra:

Il letto può essere facilmente costruito in proprio. In rete esistono molti progetti per costruire un perfetto lettino montessoriano con poca spesa. Le indicazioni da seguire, in ogni caso, sono queste:

– dovrebbe essere piuttosto largo: indicativamente le dimensioni totali potrebbero essere 130 x 150 cm
– può bastare una tavola posata su un tappeto. Considerate che se il bambino si muove molto durante il sonno, mettere la tavola di legno direttamente sul pavimento, o su un tappeto o un pezzo di moquette, evitando di rialzarla può essere davvero la scelta migliore;
– facciamo in modo che la tavola sia ben levigata, in modo da non presentare schegge o spigoli vivi. Il legno può essere lucidato con cere naturali, evitando le vernici sintetiche. Si trovano in commercio cere naturali per legno di ottima qualità, ma possiamo anche sciogliere della cera d’api grattugiata nella trementina, fino ad ottenere un liquido limpido (circa 50 grammi di cera in mezzo litro di trementina);
– per chi preferisce che la tavola sia sollevata dal pavimento, non dovrebbe esserlo per più di 10 cm, 15 cm al massimo, in modo che il letto possa essere facilmente raggiungibile dal bambino che comincia a camminare. La tavola può essere rialzata dal pavimento fissando al fondo cubi di legno 8 cm x 8 cm x 8 cm ai quattro angoli della tavola, o bacchette di sezione 8 cm x 8 cm, per formare un telaio intorno alla tavola posato sul pavimento per sollevarla;
– sulla tavola metteremo il materasso, scelto delle dimensioni corrispondenti. Dovrebbe essere imbottito di fibre vegetali o pura lana, tipo futon, per assicurare il minimo della morbidezza necessaria a conciliare il sonno, alto 7-8 cm, al massimo 10;
– se abbiamo scelto di rialzare la tavola, il letto comprensivo di materasso non sarà più alto di 20 cm;
– il cuscino è inutile, perchè i bambini piccoli difficilmente lo usano per posare il capo, e inoltre cambiano spesso posizione nel sonno;
– se il bambino viene a trovarsi troppo spesso fuori dal letto durante il sonno, possiamo circondare il materasso con cuscini ampi e bassi, non di piuma e non troppo morbidi;
– certi bambini sono più sensibili di altri all’orientamento terrestre: se il vostro bambino si sveglia di frequente o dorme male, la situazione potrebbe risolversi posizionando la testata del letto orientata verso nord.

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Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI
Esempi

Per quanto riguarda i lettini montessoriani presenti sul mercato, la tendenza è di aggiungere le sponde (che non sono così indispensabili), e le misure superano in media l’altezza consigliata di 20 cm, mentre sono molto ridimensionati per ampiezza e lunghezza. Bisognerebbe considerare, oltre ai bisogni di movimento e autonomia del bambino, che lettini più ampi consentono la condivisione dello spazio con noi, permettendo di sdraiarsi accanto al bambino a sfogliare un libretto, ad esempio.
Come sempre quando si parla di materiali Montessori, i prezzi possono essere anche piuttosto impegnativi…

Il lettino Woodly costa € 575, senza materasso, e misura 126 x 66 x 30 cm:

viene consigliato per bambini da 7 mesi fino al metro di altezza, in seguito propongono letti bassi come questo (misure 200 x 120 cm)  € 1.290 con futon:

Questo è il lettino di Mithaly, misure 125 x 66 x 31,5 cm, impilabile, costa € 310 (materasso e cuscino inclusi):

Per vedere altri modelli in vendita e vari tutorial per realizzare un perfetto lettino montessoriano con pochissima (o nessuna) spesa, ho collezionato 100 e più idee qui:

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Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

 

La cesta del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

La cesta del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI. Prima della nascita del bambino, prepariamo per lui uno spazio adatto.

L’ovetto non lo è: costringe il piccolo a stare rannicchiato e bloccato nei suoi movimenti, e può essere utile soltanto per i brevi spostamenti in auto.

Anche le culle tradizionali non lo sono, perchè sono in genere profonde e non permettono al bambino di partecipare con la vista a ciò che accade attorno a lui quando è pronto per farlo. Lo stesso vale per i lettini con le sbarre, che penalizzano tantissimo la vista.

Molti genitori scelgono di utilizzare dal primo giorno il classico lettino montessoriano di cui parlerò in seguito, mentre molti educatori montessoriani pensano che una culla che accolga il neonato nei primi mesi di vita sia necessaria.

Presto potremo preparare per lui, oltre alla culla per dormire, anche uno spazio attività dove potrà trascorrere il suo tempo da sveglio, ma nei primi giorni dovrà avere la possibilità di abituarsi gradualmente alla sua vita fuori dall’utero.

Le braccia della madre sono la prima culla del bambino, e lo spazio delle sue braccia sono lo spazio ottimale di cui ha bisogno il neonato per la sua prima culla.

La cesta del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Si consiglia una cesta ampia e bassa con due manici, ovale. Le misure consigliate sono:
– circa cm 80 x cm 50 cm
– bordi alti 20 cm dal fondo, e 10 dal materassino.

Può essere una semplicissima cesta “da stiratrice” che si trova nei negozi di vimini o casalinghi.

Il bordo basso consente al bambino di guardare intorno a sé per un largo raggio.

La cesta può essere inserita su un supporto, o può essere tenuta direttamente a terra, ed è facilmente trasportabile in ogni angolo della casa.

Per il primo mese lo spazio interno della cesta dovrebbe essere ridotto con un cuscino a salsiccia imbottito di lana o pula di farro, posizionato lungo i bordi interni, e che presto potrà essere tolto e utilizzato per tantissimi altri scopi.

Creare per il neonato questo piccolo spazio serve a non separarlo troppo bruscamente dal ricordo impresso nel suo corpo del luogo strettissimo in cui è vissuto prima di nascere.

Dopo il primo mese il neonato comincia a ridurre i tempi del sonno. Dapprima fa vari sonnellini intervallati da momenti in cui comincia a girare la testa e guardare, poi i tempi di osservazione aumentano e tendono a durare più a lungo.

Già dopo il secondo mese manifesta un’evidente curiosità per ciò che lo circonda.

Possiamo preparare per lui semplici oggetti da osservare, anche molto economici:
– un fiocco colorato, la luce di una candela accesa, le foglie che si muovono al vento
– oggetti appesi alla culla (mobiles). Può trattarsi anche semplicemente di qualche cordicella sospesa alla culla, o al fasciatoio, o al materassino per le attività, con nodi e piccoli oggetti (ad esempio palline trasparenti tipo galleggianti da pesca o anche una semplice pallina di lana).

A seconda dell’età i mobiles possono essere avvicinati. Nei primissimi mesi però è importante che le cose non siano troppo vicine perchè costringerebbero gli occhi a una convergenza cui non sono pronti e che può risultare dannosa. Non bisogna quindi avere fretta.

La cesta del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

La cesta potrà essere utilizzata fino ai 6 mesi e presenta molti vantaggi:
– con queste dimensioni minime di bordo, il neonato potrà guardarsi facilmente intorno mentre sta sdraiato
– può essere trasportata facilmente da una stanza all’altra
– può essere agevolmente posta su di un supporto vicino al letto dei genitori di notte
– può essere posata sul pavimento quando il bambino è cresciuto e si vuole stare tranquilli che non cada fuori.

Sarà il bambino stesso, a partire dal sesto mese, a segnalarci quando è il momento di lasciare la cesta per passare ad altro,

e lo farà cominciando ad aggrapparsi ai bordi per tentare di uscirne.

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La cesta del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

 

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.

Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.

La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando gli apprendimenti per cui si sono attivate si sono realizzati.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

I bisogni fondamentali del neonato sono almeno sei:
– il contatto diretto con la madre;
– il rispetto dei suoi ritmi biologici;
– l’ordine;
– uno spazio per vedere bene attorno a sé;
– uno spazio per muoversi;
– l’esplorazione dell’ambiente con tutti i suoi canali sensoriali.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Il contatto diretto con la madre serve al neonato:
– a ritrovare i punti di riferimento della vita prenatale;
– ad essere riconosciuto ed accettato come figlio e quindi ad instaurare con la madre un rapporto preferenziale;
– a ricevere il latte;
– a stabilire con la madre una comunicazione che diventerà modello di ogni successiva comunicazione umana.
Per comunicare con la madre il neonato ha a disposizione tutto ciò che ha preparato durante la vita prenatale: il sorriso, il pianto, lo sguardo ed i movimenti del corpo.
L’occhio materno e paterno è teso a riconoscere il bambino.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Rispettare i ritmi biologici del neonato significa che egli deve mangiare quando ha veramente fame e dormire quando ha veramente sonno.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

L’ordine va rispettato in tutto ciò che si fa col neonato, perchè in questo modo si fonderanno in lui dei nuovi punti di riferimento, che sono i punti di riferimento per l’ambiente esterno all’utero materno.
Si devono stabilire i luoghi dove il bambino riceve il cibo, e dove invece viene lavato e cambiato.
Queste azioni, continuamente ripetute, aiutano il bambino a conoscere l’ambiente.
Secondo Maria Montessori il bisogno di ordine che hanno i bambini è paragonabile al bisogno di acqua che hanno i pesci. La parola “ordine” va perciò intesa non tanto come ordine esteriore, quanto come “continuità di impressioni sensoriali”. In questo senso bisogno di ordine è bisogno di stabilità.
Il periodo sensibile per l’ordine permette al bambino la conoscenza dei genitori e dell’ambiente familiare ed è una sensibilità transitoria che si manifesta fortemente nei primi due anni di vita. In seguito la sensibilità all’ordine tende a manifestarsi sempre meno, anche se si esprime per tutta la vita, in forme diverse da quelle che ha nel bambino piccolo.
Pensiamo alle nostre reazioni di fronte a forti cambiamenti quali traslochi, abbandoni, lutti. L’adulto è in grado di affrontare queste difficoltà senza perdere i propri punti di riferimento interiori, ma il bambino non può farlo, nel periodo in cui questi punti di riferimento li sta costruendo.
Il bisogno di vedere le cose sempre uguali fa parte integrante della sua vita, ed egli difende il suo bisogno come può: piange disperatamente. Non sono “capricci”: per costruire la sua mente il bambino ha bisogno di vedere le cose sempre nello stesso posto. Se qualcuno modifica l’ordine o l’uso delle cose attorno a lui, si sente offeso e ferito.
Indagando nel tempo e nello spazio le culture umane, troviamo che le abitazioni dell’uomo soddisfano sempre il bisogno di separare e raggruppare gli oggetti a seconda dell’uso e della finalità: un posto per il cibo, uno per il sonno, uno per le provviste, uno per i rifiuti.  Questo è valido in qualsiasi luogo del mondo, e dal rifugio preistorico al grattacielo. Vale anche per la tana di molti animali.
Nell’essere umano l’ordine dell’ambiente è il fondamento dello sviluppo mentale, e fa acquisire al bambino il senso del limite, ma al tempo stesso gli permette i voli della creatività e dell’immaginazione, perchè lo libera dalla fatica di dominare il caos.
I bambini piccoli protestano contro ogni cambiamento ed è un dato osservato da tutti: protestano se la mamma si allontana, se c’è un letto nuovo, se il racconto non è più lo stesso. Non vogliono il vestito nuovo, tagliare le unghie o i capelli, piangono o si ammalano in vacanza. Già intorno ai 2-3 anni vogliono ascoltare la stessa storia, la stessa canzone, la stessa filastrocca, decine e decine di volte, senza cambiare una virgola. Nel gioco a nascondino i piccoli vogliono mettersi dove sanno di essere trovati, e a volte nascondono gli oggetti seguendo lo stesso principio: vogliono il ritrovamento certo, non vogliono nessuna sorpresa.
La ripetitività fa parte del modo di fare le cose, per i bambini piccoli, ed è espressione del periodo sensibile per l’ordine, del bisogno di orientamento e stabilità.
Il bambino piccolo ha bisogno di mangiare sempre alla stessa ora, fare il bagnetto sempre alla stessa ora, di sentire sempre le stesse voci, la stessa ninna nanna, ecc. Ma mentre ascolta e osserva si fa sempre più attento: la ripetizione lo aiuta a concentrarsi, e ripetizione e concentrazione si susseguono l’una all’altra in ogni attività del bambino.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Uno spazio per vedere bene attorno a sé è fondamentale per il neonato. I lettini e le culle tradizionali sono sbagliati per il neonato, perchè sono troppo piccoli e circondati da pareti e sponde che interferiscono con la visione libera dell’ambiente circostante.
Il neonato è molto attento all’ambiente, è capace di concentrazione e ha la necessità di usare i suoi occhi per mettere a fuoco gli oggetti che lo circondano. Non può soddisfare il suo bisogno se messo in una culla o in un lettino.
Gli occhi consentono al bambino di impadronirsi dell’ambiente molto prima di poterlo esplorare muovendosi all’interno di esso. E’ uno studio precoce e molto intenso. Il neonato assorbe ogni particolare tramite la vista, col supporto degli altri sensi. Il risultato è una solida memoria inconscia dell’ambiente che si mantiene per sempre. E’ un lavoro insieme organico, biochimico e psicologico.
Il modo di studiare dei primi mesi, e la scelta di cosa studiare, sono già atti di indipendenza, anche se non sono consci. Facilitiamo questo studio.

uno spazio per vedere bene: la cestina montessoriana

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Uno spazio per muoversi: nella vita prenatale gli arti e tutto il corpo sono stati sempre molto liberi di muoversi nel liquido amniotico. Anche dopo la nascita i neonati sono capaci di movimento, e ne hanno un grande bisogno. Purtroppo per gli adulti è difficile comprendere che un neonato è capace di muovere il suo corpo, perchè tali movimenti sono lentissimi e difficili da osservare.
Se il neonato viene messo in uno spazio troppo piccolo e vestito con indumenti scomodi e inadatti, si ostacola il suo sviluppo perchè si ostacola il suo bisogno di movimento, invece di favorirlo.
Bisogna anche considerare che nell’utero materno il bambino muoveva liberamente gli arti e le varie parti del corpo, ma non poteva mai estenderle completamente, e questa condizione può cambiare solo dopo la nascita.
I neonati mostrano estremo piacere quando hanno la possibilità di muoversi senza le limitazioni date dai contenitori e dagli indumenti. Ogni volta che si trovano il luoghi più grandi della loro culla o carrozzina, sono capaci di strisciare, ruotare lentamente il capo, cambiare la loro posizione fino ad arrivare al bordo dello spazio dove si trovano. Ogni movimento del neonato è eseguito con grande concentrazione e grande attenzione alle sensazioni che provengono dal rapporto del suo corpo con la superficie.
Per il neonato è meraviglioso ritrovare le braccia della mamma ogni volta che ne sente la necessità, ma è altrettanto meraviglioso per lui avere momenti di attività libera con tutto il corpo, e poter raggiungere col suo lavoro posizioni diverse nello spazio.

I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

L’esplorazione dell’ambiente con tutti i suoi canali sensoriali: il neonato è sveglio per molte ore durante la giornata, ed molto attento. Non ha affatto bisogno di dormire tanto quanto comunemente si pensa. Al contrario è un essere che nella vita prenatale ha già sviluppato una meravigliosa ricchezza sensoriale ed ha messo a punto il suo ritmo sonno-veglia in accordo con quello materno.
Purtroppo dopo la nascita comincia per i bambini un periodo di grande deprivazione sensoriale e motoria, e per questo i neonati si annoiano, si sentono insoddisfatti (e lo sono) e piangono. Spesso invece di offrire stimoli sensoriali e motori, plachiamo il loro pianto col cibo o mettendo loro in bocca qualcosa, perchè pensiamo che la massima aspirazione di un neonato sia la soddisfazione orale. Dimentichiamo così la loro grande dotazione di cellule cerebrali.


In verità i bambini piangono perchè desiderano usare il loro cervello, sarebbero interessati alla voce umana, alla musica, vorrebbero osservare i fiori, gli alberi, degli oggetti mobili sospesi, insomma l’ambiente che li circonda.
Rispondere ai bisogni fondamentali dei neonati è facilissimo e non richiede materiali costosi; ciò che serve è semplicemente essere preparati, conoscere le loro vere necessità e volerle soddisfare con amore intelligente.

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I bisogni fondamentali del neonato – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

La gravidanza esterna o etero-gestazione – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

La gravidanza esterna o etero-gestazione – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI. Secondo Maria Montessori dovremmo pensare che la vita embrionale del bambino si estende sia prima che dopo il momento del parto.

Dopo la nascita madre e bambino devono continuare a vivere insieme anche perchè il bambino è incapace di mangiare il cibo degli adulti e di muoversi da solo nello spazio.
Il movimento volontario ha bisogno di altri otto-nove mesi per arrivare a camminare a quattro zampe, e la completa autonomia dal latte materno richiede lo stesso tempo. Giunto a questo punto, biologicamente il bambino può sopravvivere senza la madre.
Questo periodo dura esattamente quanto dura una gravidanza, e per questo i nove mesi dopo la nascita sono considerati “gravidanza esterna” (o etero-gestazione).

Perchè il feto umano lascia l’utero prima di essere veramente pronto per il mondo esterno?
Perchè la testa del feto, per la grande quantità di corteccia cerebrale che caratterizza la sua specie, raggiunge in soli nove mesi il volume massimo che può passare attraverso il bacino materno, ed è perciò necessario che il bambino venga fuori. L’enorme e precoce crescita del cervello produce una testa fetale il cui volume richiede l’uscita al nono mese di gravidanza.

Questo apparente svantaggio diventa però occasione preziosa per vivere una seconda gestazione, nella quale le braccia materne sostituiscono l’utero e il seno materno sostituisce la placenta e il cordone ombelicale. A questo si aggiungono molti altri vantaggi.

La gravidanza esterna o etero-gestazione

Il neonato fuori dall’utero riceve moltissime informazioni sensoriali e fa moltissime esperienze che sviluppano il suo potenziale e gli permettono di utilizzare meglio la ricchezza del suo cervello.
I nove mesi dopo la nascita sono una gravidanza esterna che continua e perfeziona la prima.

Il bambino può chiedere aiuto piangendo, ma la soddisfazione dei suoi bisogni può avvenire solo per mezzo delle risposte che provengono dall’ambiente.

La necessità del neonato di essere aiutato procura al bambino una grande quantità di contatti e interazioni umane. Negli adulti intorno a lui la natura provvede ad accendere il loro periodo sensitivo materno e paterno.
Sappiamo che non esiste un istinto materno, come non esiste un istinto paterno, ma esiste un potenziale umano che spinge gli esseri umani adulti a rispondere alle necessità dei piccoli della loro specie, anche quando non sono i propri figli. In aggiunta a questo potenziale, che è sempre presente, vi sono periodi speciali, detti appunto periodi sensitivi per la maternità e la paternità, che si manifestano nei primi giorni dopo la nascita di un bambino e diventano attivi solo quando vi è un contatto diretto con il neonato.

La presenza del padre è importante in ogni momento della vita del bambino, e molto importante è il rapporto che c’è tra madre e padre: quando nella coppia c’è armonia ed equilibrio, la relazione con il bambino è di amore ed attenzione ai suoi bisogni, senza attaccamento eccessivo e possessività. I genitori che si amano non hanno bisogno dei figli per compensare le mancanze della propria vita affettiva.
Non appena la presenza del bambino si manifesta ai genitori, comincia un lavoro comune di madre e padre per proteggere ed aiutare il nuovo essere umano.

L’eredità biologica contenuta nei cromosomi materni e paterni assicura solo la forma umana e un grande potenziale, ma questa forma e questo potenziale hanno la necessità assoluta di un ambiente umano per svilupparsi.

Le cure necessarie alla sopravvivenza del neonato non sono solo fisiche, ma rappresentano anche il tempo e il luogo della relazione e della conoscenza reciproca. Tra madre e figlio si instaura una relazione preferenziale che aiuta la crescita del bambino perchè la madre continua ad offrirgli affetto, cibo e stimoli sensoriali.

L’incapacità del neonato è un’altra manifestazione della saggezza della vita per favorire lo sviluppo delle potenzialità umane.

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La gravidanza esterna o etero-gestazione

 

Montessori da 0 a 3 anni – IL PARTO E LA NASCITA

Montessori da 0 a 3 anni – IL PARTO E LA NASCITA. Alla fine del settimo mese di gravidanza il bambino ha raggiunto già uno sviluppo che gli consentirebbe la sopravvivenza all’esterno della madre, ed è proprio a partire da questo momento che comincia a “fare le valigie”.

Come si prepara:
– accumula anticorpi materni;
– prepara un riserva di ferro, perchè il latte materno ne è povero;
– accumula grasso sottocutaneo per mantenere la sua temperatura corporea;
– orienta la testa verso il canale del parto;
– intensifica i movimenti per richiamare l’attenzione della madre sulla sua presenza;
– modifica il suo ritmo di sonno-veglia rendendolo simile a quello della madre.

Il bambino sta per arrivare tra noi.


Montessori da 0 a 3 anni – IL PARTO E LA NASCITA
La nascita: un luogo diverso con la stessa persona

E si udì sulla Terra
Mi dissero di un uomo, vissuto nell’oscurità più profonda;
i suoi occhi non avevano visto mai nessun lieve chiarore,
come in fondo a un abisso.
Mi dissero di un uomo, vissuto nel silenzio;
non un rumore, nemmeno impercettibile
era mai giunto al suo orecchio.
Sentii parlare di un uomo che era vissuto
sempre immerso nell’acqua
un’acqua di strano tepore
e che tutt’a un tratto spuntò fuori tra i ghiacci
e spiegò dei polmoni che mai avevano respirato
-lievi sarebbero le fatiche di Tantalo al confronto-
ma visse.
L’aria distese d’un tratto solo i suoi polmoni
ripiegati fin dall’origine.
E allora l’uomo gridò.
E si udì sulla terra
una voce tremante che non si era mai udita
uscire da una gola
che mai aveva vibrato mai.
(Maria Montessori, da Il segreto dell’infanzia).

Il bambino al termine della gravidanza è pronto per entrare nel nuovo ambiente e la nascita gli offre un rapporto diverso e più diretto con la madre, e uno spazio più vasto per le sue esperienze.
Al termine del parto la madre può finalmente incontrare il suo bambino, vederlo e toccarlo; il neonato può sentire in modo diverso la presenza della madre, che già conosce da molto tempo: il luogo è diverso, ma la persona è la stessa. La nascita è per entrambi un continuum di esperienza tra vita prenatale e vita neonatale.

Alla nascita il bambino può contare su punti di riferimento che ha costruito nella vita prenatale: si tratta di memorie speciali. Alcune di queste memorie sono legate alla madre: battito cardiaco, respirazione, voce; altre sono legate al bambino stesso: le sue mani che si toccano la bocca, il movimento degli arti, il contatto del liquido amniotico sulla pelle.
E’ molto importante comportarsi con i neonati rispettando il più possibile i suoi punti di riferimento.
Subito dopo il parto sarebbe fondamentale per il neonato stare tra le braccia della madre e l’ideale sarebbe che mamma e bambino potessero stare, entrambi nudi, sotto una coperta leggera o un lenzuolo, protetti dal calore che sprigiona dai loro corpi dopo la fatica che hanno fatto entrambi.

Appena uscito dalla protezione quasi totale dell’utero, il neonato ci appare incapace di iniziativa propria, mentre in realtà è certamente fragilissimo e bisognoso della massima protezione, ma non è affatto passivo.
Se la nascita è avvenuta senza utilizzo di anestetici, il neonato è al massimo della sua energia vitale e sarebbe in grado di trovare da sé il capezzolo strisciando sul corpo della madre, col cordone ombelicale ancora integro, guidato da una speciale sensibilità olfattiva all’odore inconfondibile che emana il seno materno, unito al forte calore dell’areola.

Ogni neonato di mammifero, quando viene fuori dall’utero, incontra immediatamente la madre e rimane vicino al suo corpo.
Le prime impressioni del nuovo ambiente sono molto rassicuranti perchè esse consistono nella presenza della madre e nella continuazione della relazione con lei.

Montessori da 0 a 3 anni – IL PARTO E LA NASCITA

Alla nascita la relazione madre-bambino deve essere protetta. Si tratta di una relazione che ha aspetti fisici ed aspetti psichici di estrema importanza per tutte e due le persone coinvolte. Le madri avrebbero bisogno di silenzio, presenze discrete, disponibilità all’aiuto rispettosa, per poter mobilitare le potenzialità affettive necessarie ad accettare il vuoto che si è determinato dopo il parto, e ad accogliere il nuovo. Spesso si trova invece in un vortice di festeggiamenti che invadono il tempo e lo spazio del primo incontro col suo bambino, e possono farla sentire sbagliata se prova un po’ di tristezza.

La vita, nella sua saggezza, trasforma immediatamente la separazione della nascita in un nuovo rapporto che tiene ancora strettamente legati madre e bambino, aggiungendo vantaggi per entrambi.

Alla nascita il padre può avere un ruolo importante, sia durante le ore del periodo dilatante, sia nel periodo espulsivo.
La presenza dei padri in sala parto ha un grande valore. Oltre al ruolo di sostegno affettivo, può sostenere la testa e le spalle della madre durante le contrazioni espulsive. La sua presenza e collaborazione è benefica per la madre, e le ricerche dimostrano che il dolore è sentito meno intensamente. Questa comune esperienza genera inoltre in entrambi i genitori molta soddisfazione.

Quando arriva un bambino, la casa diventa da un lato un luogo di crescita, in continuo adattamento alle esigenze di coloro che vi abitano, e dall’altro il territorio che il bambino conquista per gradi.

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Montessori da 0 a 3 anni – IL PARTO E LA NASCITA

Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO SENSORIALE NELLA VITA PRENATALE

Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO SENSORIALE NELLA VITA PRENATALE, la relazione madre-bambino e il ritmo sonno/veglia.

Nella vita prenatale il feto prepara gli organi di senso che consentono di conoscere l’ambiente e interagire con esso:
– la pelle è il primo e più importante organo di senso ed è già completa a 8 settimane di gravidanza. Il tatto è quindi il primo e fondamentale organo di informazione  su noi stessi e sull’ambiente che ci circonda;
– l’olfatto è pronto già al secondo mese di gravidanza: molte sostanze contenute in ciò che mangia la madre possono passare nel liquido amniotico e produrre memorie olfattive;
– il gusto è pronto verso il terzo mese di gravidanza: nel liquido amniotico passano anche i sapori dei cibi che mangia la madre;
– la vista: è pronta verso il quarto mese. Alla nascita sono presenti tutti i fotorecettori, perchè l’utero materno non è oscuro come si immagina. Il feto può sperimentare la differenza tra buio completo e una certa luminosità, e ricerca attivamente gli stimoli luminosi;
– l’udito completa la costruzione dei suoi organi tra il secondo e il quinto mese di gravidanza. Nella vita prenatale questo senso è molto stimolato: alcune stimolazioni sono interne (battito cardiaco, respirazione), altre esterne (voce materna, voci e suoni dell’ambiente esterno).
La voce materna è il suono più importante, è già al sesto mese il feto produce i movimenti muscolari necessari per articolare i fonemi delle parole pronunciate dalla madre (sincronia muscolare fonemica). Possiamo quindi vedere come già nella vita prenatale il bambino lavora all’apprendimento del linguaggio.
La voce della madre è anche il vettore principale della sua carica affettiva verso il bambino: cantare e parlare al bambino durante la gravidanza è di grandissima importanza. Queste azioni creano una memoria nel feto, e dopo la nascita daranno alla voce materna l’effetto di rassicurare e calmare il bambino.
Il cantare, inoltre, è come un massaggio per il cervello e il corpo del feto, e ha effetti positivi anche sul corpo della madre: stimola e tonifica il diaframma e i muscoli del torace e del bacino, che sono proprio quelli coinvolti nel parto.

Il bambino, dunque, riceve molte informazioni durante la vita prenatale, e queste informazioni lo aiutano anche ad una prima costruzione dello schema corporeo, che serve a percepire i confini del proprio corpo.

Le esperienze fornite dall’ambiente modellano le vie nervose e creano le strutture associative di base, e la capacità di ricordare risulta più facile quando i canali sensoriali (visivo, uditivo, olfattivo, tattile) hanno ricevuto maggiori esperienze iniziali.

In fase di sviluppo può avvenire (anche in relazione all’ambiente culturale in cui il bambino vive) che alcuni sensi siano stimolati più di altri.
Questo è particolarmente importante se pensiamo all’apprendimento: per le persone che hanno sviluppato di più il canale sensoriale uditivo, ogni spiegazione entra meglio se viene fatta con molte parole; per quelle che hanno sviluppato di più il canale visivo, un disegno; per quelle che hanno sviluppato di più il canale tattile, la possibilità di toccare degli oggetti.

A scuola, in ogni età, i migliori risultati nel campo dell’apprendimento si ottengono se l‘insegnamento coinvolge tutti i canali sensoriali, perchè in questo modo aumenta la possibilità di riuscire ad interessare ed utilizzare le strutture di base di tutti gli studenti.

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Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO SENSORIALE NELLA VITA PRENATALE
La relazione madre-bambino nella vita prenatale

La gravidanza è una situazione nella quale un essere vivente è contenuto in un altro essere vivente, ed entrambi sono contenuti in un ambiente più grande, il mondo.

Le emozioni materne in gravidanza hanno conseguenze immediate e conseguenze a lungo termine. Queste emozioni modificano la biochimica dell’ambiente in cui vive il feto, e la mente del feto è attiva e in grado di registrare e conservare esperienze.

Il dialogo che la madre instaura con il bambino può essere facilmente condiviso dal padre. Il feto può udirne la voce, che arriva insieme agli altri suoni del mondo esterno, impara a riconoscerla e comincia un rapporto con lui prima di nascere.
Il padre può contribuire a rendere più favorevole l’ambiente dove vive il bambino grazie alle emozioni positive che il suo amore produce nella madre, e che determinano cambiamenti chimici (produzione di endorfine).

Durante la gravidanza il padre e la madre possono seguire insieme corsi di preparazione, e informarsi insieme sull’alimentazione del neonato, sulle caratteristiche del suo sonno e sulle sue capacità mentali e motorie.
Insieme possono scegliere arredamento e vestiario adatto al neonato e pianificare insieme il tempo e lo spazio, prima di trovarsi troppo occupati dalla presenza reale del bambino.

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Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO SENSORIALE NELLA VITA PRENATALE
Il sonno e la veglia nella vita prenatale

Gli esseri umani sperimentano nella loro vita almeno due tipi di stato di coscienza: il sonno e la veglia. Durante il sonno, poi, esistono i periodi REM (rapid eye movements), nei quali si sogna. I periodi REM si ripetono ogni circa 90 minuti, ed occupano circa il 25% del sonno. Durante il sonno il nostro cervello consuma più ossigeno che non durante la veglia.

Verso la fine del settimo mese di gravidanza (28-30 settimane) nel feto cominciano a manifestarsi i periodi REM del sonno. Già a 32 settimane i periodi REM occupano il 70% del sonno del feto. Avvicinandosi poi al termine della gravidanza, i periodi REM diminuiscono arrivando ad occupare il 50% del sonno. Il resto del tempo è diviso in parti uguali tra sonno e veglia.

Come mai il feto sogna così tanto?

I periodi REM del sonno sono periodi in cui il corpo riceve stimoli interni, che provengono dal sistema nervoso. Durante i periodi REM si hanno nel feto, grazie a questa stimolazione, attività dei muscoli degli occhi e delle orecchie, alterazioni del battito cardiaco e alterazioni della pressione arteriosa e si verificano movimenti della trachea e dei bronchi che preparano la funzione respiratoria.

Tutta questa attività interna è maggiore di quella della veglia: il feto non perde tempo e lavora con impegno per la vita che verrà.

Non siamo in grado di dire cosa sogni il feto, ma è straordinario che passi così tanto tempo a farlo.

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Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO SENSORIALE NELLA VITA PRENATALE

Montessori da 0 a 3 anni – LA MENTE ASSORBENTE

Montessori da 0 a 3 anni – LA MENTE ASSORBENTE.  L’anatomia e la fisiologia devono essere messe in rapporto con l’educazione perchè ciò che permette di sviluppare bene il cervello è l’ambiente. Poiché viviamo molto al di sotto del nostro potenziale cerebrale, l’educazione ha il compito di procurare, fin dall’inizio, il miglior ambiente possibile. Parlando dello sviluppo del sistema nervoso e del cervello abbiamo detto che:
– il cervello è un organo straordinario con potenziali immensi;
– il cervello compie lavori altamente specializzati.
Ora dobbiamo aggiungere che nei primi anni di vita il cervello lavora in modo diverso da come farà in seguito.

Nei primi anni di vita, infatti, ogni apprendimento avviene senza sforzo per mezzo di un assorbimento inconscio: tutto ciò che è presente nell’ambiente entra nel cervello, viene processato, compreso e conservato nelle sue cellule.
Maria Montessori definisce questa capacità, già attiva durante la vita prenatale, “mente assorbente“.
La mente assorbente dei primi anni di vita dell’essere umano è uno dei più grandi aiuti che la natura mette a disposizione del bambino per il suo sviluppo, rendendolo particolarmente sensibile all’ambiente.

Montessori da 0 a 3 anni – LA MENTE ASSORBENTE

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.
Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.

Grazie alla mente assorbente i bambini fanno propria la lingua che si parla nel loro ambiente: la comprendono già ad un anno e sono capaci di riprodurla già a due. Questo avviene senza alcun insegnamento diretto, attraverso il suo assorbimento inconscio. Attraverso il canale uditivo la lingua entra nel cervello, viene processata, compresa e conservata in un’area specifica, pronta ad essere usata quando se ne presenta la necessità.
Ma quello del linguaggio è solo un esempio. La mente del bambino assorbe, nello stesso periodo in cui assorbe il linguaggio, tutte le altre attività umane presenti nell’ambiente in cui vive.

I bambini sono piccoli di taglia, ma hanno una mente grandissima, che svolge un lavoro immenso, e l’educazione deve offrire tutti gli aiuti che possono rispondere alle loro necessità. E’ molto importante, per i genitori e per gli educatori, chiedersi: “Quali sono i loro reali bisogni?”.
Non è una domanda semplice; sappiamo per certo soltanto che l’educazione deve rispettare ed aiutare lo sviluppo di tutti gli aspetti della personalità e lavorare a che essi possano essere in equilibrio fra loro, perché solo quando le persone possono esprimere veramente la propria umanità, possono arrivare a quella felicità che è insita nella completa realizzazione di sé.

Montessori da 0 a 3 anni – LA MENTE ASSORBENTE

Ogni persona è composta da varie parti ed ognuna di queste parti presenta un bisogno di base: il bisogno di svilupparsi per permettere di manifestare insieme alle altre la ricchezza del potenziale umano.
Queste parti sono almeno sei:
homo faber: l’uomo che lavora usando le mani;
homo sapiens: l’uomo che osserva e riflette sui grandi problemi dell’esistenza; l’uomo che si chiede: “Chi sono? Cosa faccio nel mondo? Verso dove sto andando?”;
homo religiosus: l’uomo che si rende conto dell’ordine che lo circonda, e del fatto che si entra nella vita e poi la si lascia con la morte, ma che la vita continua ad esistere anche senza di lui;
homo ludens: è l’uomo che gioca seriamente, cioè che è impegnato in attività che non servono alla sopravvivenza o ad uno scopo pratico diretto, ma che servono a rendere la vita più ricca e gioiosa;
homo politicus: è l’uomo che sente la necessità di partecipare alle decisioni ed alle scelte del gruppo; che sente quanto sia importante per la sua dignità di uomo essere informato sui problemi, ricercare insieme al gruppo soluzioni, esprimere le proprie opinioni ed assumersi la responsabilità delle decisioni prese:
homo concors: (con cors = col cuore), è l’uomo che sente la fratellanza tra tutti gli esseri umani; che desidera abbattere le barriere che dividono i popoli e le nazioni; che riconosce come ogni persona abbia il suo valore ed apporti qualcosa di speciale all’umanità.

Queste sei parti dell’essere umano si sono manifestate una dopo l’altra durante il processo evolutivo dell’umanità, e sono tutte potenzialmente presenti in ciascuno di noi.
L’equilibro di queste parti è indispensabile per la salute fisica e psichica, e tutti noi dovremmo essere capaci di:
– usare bene le nostre mani;
– mantenere sveglia la nostra mente;
– avere un atteggiamento umile di fronte al mistero della vita;
– usare una parte del nostro tempo in modo piacevole e libero;
– avere un potere decisionale;
– essere in pace ed armonia con tutto e tutti.

La nostra evoluzione personale può essere carente e le sei parti di noi possono non essere in armonia, ma la crescita psicologica segue leggi diverse da quelle della crescita fisica, e a differenza di quanto avviene col soma, non è mai troppo tardi per riequilibrare la nostra personalità, ed è sempre possibile progredire sulla strada della realizzazione di sé.

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Montessori da 0 a 3 anni – LA MENTE ASSORBENTE

Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO

Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO e il cervello. Riporto qui le informazioni scientifiche di base che possono aiutare a comprendere meglio il concetto montessoriano di mente assorbente. L’anatomia e la fisiologia devono essere messe in rapporto con l’educazione perchè ciò che permette di sviluppare bene il cervello è l’ambiente. Poiché viviamo molto al di sotto del nostro potenziale cerebrale, l’educazione ha il compito di procurare, fin dall’inizio, il miglior ambiente possibile.

“Il concetto fondamentale per l’educatore è non farsi ostacolo allo sviluppo del bambino”.

Il concepimento e la gravidanza sono il primo grande capitolo della storia personale di ogni uomo, e ogni uomo è fin dall’inizio ricco, attivo, interessato all’ambiente e a tutto ciò che gli offre per il suo sviluppo fisico e psichico.

E’ ampiamente dimostrato che le emozioni e le esperienze della vita prenatale e dei primi tre anni influiscono sulla costruzione delle strutture cerebrali, e dobbiamo cancellare il pregiudizio che la gravidanza sia un periodo nel quale il bambino è totalmente protetto. L’impressionante sviluppo fisico che avviene a partire dal concepimento è accompagnato da uno sviluppo psichico altrettanto impressionante.

Non deve sembrare strano parlare di attività psichica prenatale, se intendiamo per attività psichica la capacità di ricevere informazioni, dare ad esse un significato, rispondere in modo appropriato e memorizzare l’esperienza fatta. L’unico sforzo che dobbiamo fare per comprendere questo concetto, è separare il concetto di “attività psichica” da quello di “attività cosciente”.

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Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso

Le cellule cerebrali sono dette neuroni. Come tutte le cellule, i neuroni presentano:
– una membrana esterna che li delimita;
– una parte chiara interna, il citoplasma;
– il nucleo.
Ogni neurone ha inoltre prolungamenti di due tipi:
– i dendriti (dal greco dendron=albero): prolungamenti corti che si intrecciano tra loro come i rami di un albero. I dendriti provvedono a creare una rete di scambio dei neuroni tra di loro, formando reti di informazione che consentono un lavoro sempre più rapido ed accurato;
– un assone: prolungamento più lungo. Gli assoni creano una continua e fitta rete di scambio tra i neuroni e tutte le parti del corpo, portando informazioni dalla periferia al centro (cioè al cervello) e dal centro alla periferia.

Le connessioni anatomiche (dendriti e assoni) cominciano a svilupparsi durante la gravidanza, ma soprattutto durante i primi tre anni dopo la nascita.
Il sistema nervoso umano è costituito da circa 100 miliardi di neuroni e ogni singolo neurone può produrre da 1.000 a 10.000 connessioni con gli altri neuroni.

“Ogni cervello umano è una galassia di intelligenze dove brilla la luce di un miliardo di stelle”
 (Timothy Ferris – The mind’s sky).

La maggior parte di noi non si rende conto di possedere una tale ricchezza, così non può riconoscerla nei bambini.
Pensiamo che ognuno dei 100 miliardi di neuroni ha, fin dalla vita prenatale, alcuni dendriti: essi continuano ad aumentare in rapporto alle esperienze che i bambini vivono nell’ambiente.
La via migliore per arrivare ad un miglior uso del nostro cervello, è dare una buona quantità e qualità di informazioni nei primi anni di vita, perchè proprio in questo periodo il cervello dimostra la maggior capacità di sviluppare circuiti funzionali specializzati.
Purtroppo gli educatori non sono consapevoli dei 100 miliardi di neuroni presenti nel cervello dei neonati, e dell’urgenza di farli lavorare immediatamente.
E’ nostra responsabilità fornire ogni giorno un buon cibo per lo sviluppo del cervello dei nostri bambini, e questo cibo consiste in informazione di base che devono essere di buona qualità e offerte al momento giusto: per l’essere umano il momento giusto comincia nella vita prenatale e continua nei primi mesi ed anni della vita del bambino.
Queste informazioni di base, che il bambino riceve attraverso il contatto corporeo, l’odore, la voce, la musica, sono i materiali con i quali vengono costruite le strutture percettive da usare per tutta la vita.

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Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO
Il cervello

Il cervello è composto da due metà: gli emisferi cerebrali, uniti tra loro dal corpo calloso, formato da fibre nervose che permettono ai due emisferi di comunicare continuamente tra loro. La parte esterna del cervello è costituita dalla corteccia cerebrale.

Secondo il neuroscienziato Paul McLean lo sviluppo del cervello avviene attraverso tappe di accrescimento e specializzazione che portano alla formazione di tre strutture nervose distinte, tanto da poter parlare di “tre cervelli”:
– cervello senso-motorio: rende possibile la conservazione della vita, la difesa del territorio, il senso dell’individualità e gli istinti sessuali; è presente nei rettili;
– cervello emozionale-cognitivo: rende possibile la coscienza sociale, le relazioni, il senso di appartenenza, la cura della prole, il sacrificio proprio per il bene del gruppo; è presente nei mammiferi più antichi;
– corteccia cerebrale: rende possibile l’essere orientati verso l’ambiente esterno, l’attenzione a ciò che avviene intorno a sé, un raffinato uso dei sensi; crea la necessità di una lunga infanzia e l’educazione della prole; comincia ad essere presente nei mammiferi superiori, i primati.
Queste tre strutture, nel feto, cominciano a funzionare nel primo, nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza.

Passando dal cervello dei primati a quello degli esseri umani, la corteccia cerebrale aumenta talmente tanto che ha bisogno di molte ondulazioni su se stessa per poter essere contenuta tutta nel cranio. La più grande corteccia cerebrale dell’essere umano permette il pensiero razionale, la conoscenza del tempo e dello spazio, la possibilità di ricordare il passato e fare previsioni per il futuro. Tra tutte, la parte di corteccia che più aumenta nell’uomo è quella anteriore (lobi frontali): è la parte che rende possibile la civiltà, prendere decisioni personali e sociali, attuare i comportamenti più elevati.
La corteccia cerebrale inizia a funzionare durante il primo anno di vita, e ha un secondo importante periodo di accrescimento nel periodo tra i 15-21 anni, con un picco intorno ai 18 anni.

Per quanto riguarda gli emisferi cerebrali, in ognuno vi sono:
– aree che svolgono funzioni uguali che riguardano le due metà del corpo (ad esempio il movimento);
– aree presenti o in un emisfero o nell’altro (ad esempio il linguaggio).
Tra le aree presenti o in un emisfero o nell’altro, ricordiamo:
emisfero sinistro: pensiero razionale analitico, cioè la capacità di creare sequenze logiche. All’emisfero sinistro appartengono quindi linguaggio verbale, matematica, filosofia, tecnologia…
emisfero destro: pensiero intuitivo,  cioè la capacità di processare rapidamente moltissimi dati per ottenere una risposta immediata. All’emisfero destro appartengono quindi il linguaggio delle immagini, il linguaggio non verbale, la musica, la danza, lo sport…
Questa specializzazione è già presente nei neonati, e deve essere ben compresa dagli educatori per offrire fin dall’inizio adeguate esperienze ad entrambi gli emisferi: le due metà del nostro cervello sono capaci di una meravigliosa collaborazione, e quanto più grande è la collaborazione tra di esse, tanto più il lavoro da essi prodotto nei vari campi sarà ricco.

I due emisferi cerebrali sono specializzati in lavori diversi, ma ugualmente preziosi per la nostra vita, e dalle loro diverse funzioni derivano:
– due tipi di coscienza
– due tipi di memoria.

Tipi di coscienza:
– durante la veglia è più usato l’emisfero sinistro, quello verbale;
– durante il sonno è più usato l’emisfero destro, quello delle immagini.

Tipi di memoria:
– memoria verbale;
– memoria visiva.

Nell’essere umano ben integrato i due emisferi lavorano sempre insieme, anche se vi è la prevalenza dell’uno o dell’altro. Sapere quanto diversamente lavorino i due emisferi è di estrema importanza per l’educazione: bisogna prendere in seria considerazione il fatto che gli esseri umani hanno una “mente doppia“.
Ad ogni età dobbiamo offrire ai bambini esperienze che riguardano il pensiero intuitivo, ed esperienze che riguardano il pensiero logico. In questo modo avremo non solo un funzionamento migliore della mente, ma anche una vita più felice dal punto di vista personale e sociale.

La nostra educazione tende a separare i due emisferi, perchè molti dei lavori che appartengono all’emisfero destro non sono apprezzati dalla nostra cultura, e le diverse espressioni dei due emisferi sono sempre state messe in opposizione l’una all’altra. E’ il momento di attuare un’educazione che valorizzi il lavoro di entrambi.

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Montessori da 0 a 3 anni – LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO

101 e più lettini montessoriani – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

101 e più lettini montessoriani – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI da realizzare in proprio o da acquistare, con idee per arredare la stanza del bambino piccolo e tutorial.

Essenzialmente il famoso “lettino montessoriano” è un letto molto basso e decisamente più spazioso di quelli che vengono in media preparati per i bambini a partire dai 7 mesi d’età, e che ancora troppo sono rappresentati dai lettini con le sbarre.
Nella pratica esistono soluzioni a centinaia che rispondono ai principi pedagogici che stanno dietro al lettino montessoriano, e possiamo raggrupparle così:
un materasso o futon posato sul pavimento, su di un tappeto o su un pezzo di moquette o su dei tatami;
un materasso posato su una tavola di legno rialzata di non più di 8 cm da terra (semplice soluzione fai da te, con innumerevoli varianti di costruzione)
un letto montessoriano acquistato pronto
una struttura ricavata da altri mobili: segare le gambe di un economico letto Ikea è la soluzione più praticata, almeno nel web, ma si può anche rovesciare un tavolo, usare la struttura di una vecchia libreria, ecc…
una struttura auto-costruita, che naturalmente richiede qualche nozione di falegnameria, ma non è impossibile.
Per tutte queste varianti, poi, è sempre possibile sbizzarrirsi con tendine, paracolpi, baldacchini, ecc…

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101 e più lettini montessoriani – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

1.101 e più lettini montessoriani – Lettino Kidkraft a slitta, misura 157 x 73 x 55 cm e costa € 148,98 su Amazon:

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2. 101 e più lettini montessoriani – Dal sito Instructables questo telaio solleva il materasso di circa 4 cm, cioè per un’altezza sufficiente ad assicurare il flusso d’aria e isolarlo dal pavimento. E una soluzione davvero economica e può essere realizzata velocemente e facilmente. Con tutorial fotografico:

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3. Idea di allestimento per chi sceglie il solo materasso, qui:

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4. idea semplicissima (fonte originale sconosciuta): se temete che il bimbo rotoli nel sonno fuori dal materasso, forse basterà mettere un noodle di schiuma galleggiante tra materasso e lenzuolo…

L’idea applicata qui:

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5. Lettino impilabile di Mithaly, misure 125 x 66 x 31,5 cm, impilabile, costa € 310 (materasso e cuscino inclusi):

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6.101 e più lettini montessoriani – Semplicissima struttura, con tutorial, qui:

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7. Lettino con arcobaleno (fonte originale sconosciuta):

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8. 101 e più lettini montessoriani – Anche per questo letto c’è solo l’immagine:

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9. Cameretta con lettino (solo immagine) qui:

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10. Il lettino Woodly costa € 785, senza materasso, e misura 126 x 66 x 30 cm:viene consigliato per bambini da 7 mesi fino al metro di altezza, in seguito propongono letti bassi come questo (misure 200 x 120 cm,  € 1.290 con futon: 

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11. struttura realizzata con quattro pallet, tutorial qui:

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12. i lussuosi lettini Flowerssori componibili (questo costa €1.940,00):

e il lettino (€1.276,00)

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13. 101 e più lettini montessoriani – Il famoso letto Ikea Kura senza piedini,

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14.  e con tutorial di Ikea Hackers per la trasformazione:

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15. Lettino Mamakids, misura 120 x 60 cm, è alto da terra 30 cm e costa € 229,00 senza materasso:

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16. Tutorial per struttura molto economica e semplice da realizzare qui:

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17.101 e più lettini montessoriani – Il tutorial per realizzare questo lettino non è chiarissimo. La struttura è stata realizzata in legno e rivestita di tessuto, ha una testata sempre rivestita, ed è stata completata con un baldacchino Ikea con zanzariera.

Un letto così, se non si è falegnami provetti, è facilmente ottenibile segando le gambe (possibilmente prima del montaggio), ad esempio di un letto Ikea  FJELLSE (€ 54,49):

L’idea è applicata qui:

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18. altra trasformazione da Ikea Hackers del letto Kura:

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19. 101 e più lettini montessoriani – Lettino con alberi (solo immagine, fuori produzione, era in vendita qui):


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20.101 e più lettini montessoriani – Lettino impilabile Weber Industries, misura 193 x 95 x 20 cm e costa € 80,31

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21. 101 e più lettini montessoriani – Altra variante di pedana per il materasso; non c’è tutorial e non sono riuscita a risalire al sito originale, ma l’idea mi sembra molto semplice e utile:

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22. Bellissimo lettino con struttura adatta a sospendere i mobiles (solo immagine) qui:

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23. Ancora Ikea Kura, qui (solo immagine):

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24. 101 e più lettini montessoriani – Lettino montessoriano su pedana di legno, con tenda (solo immagine) qui:

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25. Lettino Bio-Kinder in legno di pino bio, misura 70 x 140 ed è alto 18 cm e costa € 159,95 (senza materasso):

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26. 101 e più lettini montessoriani – Cameretta montessoriana con letto su pedana, qui:

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27. schema per la realizzazione del lettino montessoriano (in pollici); 38 pollici = circa 1 metro;  26 pollici = circa 70 cm; 4 pollici = circa 10 cm. Qui:

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28. 101 e più lettini montessoriani – Semplice allestimento, qui:

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29. In vendita qui  il lettino di ispirazione montessoriana “Tutti giù per terra”:

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30. Lettino Tmobilier in faggio, misura 129,2 x 65,7 cm ed è alto 11 cm. Costa € 197,00:

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31. Progetto e tutorial per realizzare il lettino montessoriano a casetta qui:

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32. Cameretta con materasso sul pavimento (solo immagine) qui:

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33. 101 e più lettini montessoriani – Semplice allestimento trovata in rete (non sono riuscita a risalire alla fonte):

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34. In vendita su Dawanda misura 190 x 90 cm e costa € 175,00

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35. Altra rivisitazione del letto Kura di Ikea (solo immagine) qui:

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36. 101 e più lettini montessoriani – Per questa semplice soluzione comprate una base per letti Ikea (la Lönset 90 x 200 cm costa 32 €), aggiungete dei corti piedini di legno, ed è fatta:

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37. letto su pedana e tappeto (solo immagine) qui:

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38.101 e più lettini montessoriani – Tutorial dettagliato per il lettino montessoriano con sponde, qui:

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39. Lettino montessoriano Bonnesoeurs. Misura 90 x 140 cm, è alto 12 cm e costa € 748,00 (materasso incluso):

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40. Cameretta con materasso su pedana in legno (solo immagine) qui:

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41. letto montessoriano fai da te, senza tutorial ma intuitivo, qui:

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42. Lettino montessoriano (solo immagine), qui:

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43. lettino montessoriano con struttura rivestita (solo immagine) qui:

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44. Lettino su tatami (solo immagine) qui:

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45.  101 e più lettini montessoriani – testata del letto dipinta (solo immagine) qui:

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46. Lettino – casetta (solo immagine) qui:

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47. 101 e più lettini montessoriani – Cameretta con lettino, solo immagine, qui:

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48. lettino montessoriano in vendita su Etsy  a  387,49 (ma non spediscono in Italia):

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49. Lettino tradizionale, ma con gambe tagliate, solo immagine, qui:

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50. Letto doppio, qui (solo immagine):

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51. Lettino montessoriano fai da te, senza tutorial ma molto intuitivo, qui:

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52.  101 e più lettini montessoriani – Altro angolo del sonno (solo immagine) qui:

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53. Lettino montessoriano con sponde, qui:

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54. Progetto di letto con vano portaoggetti di Instuctables:

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55. Lettino con tavola rialzata (solo immagine) qui:

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56. 101 e più lettini montessoriani – Cameretta con materasso sul tappeto (solo immagine) qui:

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57. 101 e più lettini montessoriani – Futon grande (solo immagine) qui:

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58. Letto di Perludi AMBERintheSKY, costa € 2.400 ed è disponibile in vari colori  (misura materassi 190 x 90 cm – non inclusi):

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59. 101 e più lettini montessoriani – Lettino montessoriano, qui:

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60. da tavolo a lettino montessoriano (solo immagine) qui:

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61. Letto montessoriano a casetta di Lilgaea per materasso 140 x 190 cm (non incluso). Costa € 930.00

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62. materasso su pedana in legno (solo immagine) qui:

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63. Struttura in legno e testiera imbottita, con baldacchino (solo immagine) qui:

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64. Lettino auto-prodotto in legno rivestito di stoffa (solo immagine, non c’è tutorial), qui:

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65. Angolo del sonno, solo immagine (non ho trovato la fonte originale):

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66. cameretta montessoriana (solo immagine) qui:

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67. lettino montessoriano, qui:

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68. Cameretta con lettino montessoriano (solo immagine) qui:

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69. materasso a terra (solo immagine) qui:

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70. materasso su futon (solo immagine) qui:

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71. letto in legno auto – costruito (solo immagini) qui:

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72. Lettino futon in vendita da Madori, in tre misure:

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73. cameretta con letto montessoriano (solo immagine) qui:

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74. letto montessoriano (solo immagine) qui:

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75. lettino con tavola e topponcino (solo immagine) qui:

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76. Cameretta con lettino, qui:

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77. cameretta con lettino montessoriano (solo immagine) qui:

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78. La Die Möbelschmiede – Naturmöbel tedesca produce mobili in stile Montessori e Waldorf, tra i quali i letti Pippo, impilabili, in varie misure e in vendita a partire da € 200

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79. Cameretta con lettino, qui:

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80. Questo lettino montessoriano è stato realizzato da una coppia di artisti per la loro figlia seguendo le indicazioni del libro  How To Build Your Own Living Structures (1974) dell’architetto Ken Isaacs.

Il libro, che si trova in rete facilmente in rete in pdf, è una guida pratica e filosofica su come realizzare una varietà notevole di strutture e pezzi d’arredamento utilizzando un sistema economico e molto flessibile, fondato sull’uso di assi forate e bulloni (un po’ il principio del Meccano o degli scaffali HEJNE di Ikea, per capirsi). E in effetti le sue pagine somigliano un po’ alle istruzioni Ikea, ma i testi che accompagnano i progetti sono molto hippy e parlano di bellezza di lavorare all’aperto e di critica al consumismo. Qui:


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81. cameretta con lettino (con aggiunta di sponda laterale), solo immagine, qui:

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82. Letto con struttura in legno, solo immagine, qui:

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83. Cameretta con lettino e tappeto per le attività (solo immagine) qui:

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84. Cameretta per piccolissimi utilizzando prodotti Ikea, qui:

ed evoluzione:

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85. Letto e idee per la cameretta, solo immagini, qui:

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86. Questa interpretazione del lettino montessoriano è di Kam-Kam aggiunge al classico lettino Montessori una parte superiore di tessuto pesante e modellabile in vari modi. Il lettino può offrire così i vantaggi della cesta (per i primi mesi) e quelli del lettino con protezioni sempre minori, fino ad essere rimosse: 

87. Cameretta (solo immagine) qui:

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88.  Lettino Dearkids Mammolo, in tantissimi colori, costa 500.15 €

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89. Cameretta in stile montessoriano, solo immagine, qui:

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90. esempio per ridurre lo spazio per i piccolissimi, solo immagine, qui:

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91. Insolito lettino montessoriano di FUBU per i piccoli:

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92. Cameretta montessoriana, solo immagine, qui:

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93. Cameretta, solo immagine, qui:

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94. Lettino montessoriano con paracolpi e riduzioni, solo immagine, qui:

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95. Cameretta, solo immagine, qui:

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96. cameretta con lettino Montessori, qui:

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97. A questi lettini è stata aggiunta una sponda trasparente… è vero che questa soluzione non ostacola l’osservazione dell’ambiente, ma comunque limita l’autonomia del bambino, cioè la libera fruizione del letto e la libera esplorazione dello spazio preparato circostante. Solo immagine, qui:

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98. Cameretta per i più piccoli, solo immagine, qui:

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99. Lettino impilabile in moltissimi colori Stacking bedmisura 70 x 140 cm ed è alto 24 cm. Costa € 483

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100. materasso su tappeto, qui:

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101. Lettino con sponda rimovibile (solo immagine) qui:

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102. Lettino per mansarde, solo immagine, qui:

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103. Lettino impilabile De Breuyn in bianco, grigio, blu o giallo, misura 94 x 204 cm, è alto 25 cm e costa 599,00 €

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la collezione continua qui:

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO nella pedagogia montessoriana. L’educazione scientifica di Maria Montessori è facile da applicare e non richiede necessariamente un grande impegno economico, soprattutto per quanto riguarda i primi anni di vita; ciò che richiede davvero, e soprattutto nei primi anni di vita,  è una comprensione profonda dell’essere umano.
Se è vero, infatti, che il processo educativo dell’uomo dura per tutta la sua vita, è anche vero che l’importanza dell’educazione è tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo, e i primi anni sono fondamentali perchè in questo periodo si gettano le basi della personalità. Non bastano quindi amore, buona volontà e impegno personale, occorrono anche informazioni corrette. Dobbiamo unire all’amore la conoscenza scientifica del bambino.
I bambini sono esseri meravigliosi e vivere con loro è una preziosa occasione per arricchire se stessi, mentre si svolge un lavoro che serve la vita.
Conoscere, comprendere, cambiare: questo ci consente in campo educativo di dare un aiuto migliore alla vita. Una buona educazione fin dall’inizio della vita può cambiare la società presente e futura.

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

L’umanità può sperare in una soluzione dei suoi problemi, fra cui i più urgenti sono quelli di pace e di unità, soltanto volgendo la propria attenzione e le proprie energie alla scoperta del bambino e allo sviluppo delle grandi potenzialità della personalità umana in corso di formazione“.
Maria Montessori

Lo sviluppo delle potenzialità umane non può essere deciso da noi. Noi possiamo solo servire questo sviluppo. Lo scopo dell’educazione è aiutare l’essere umano a scoprire cosa può fare per crescere e realizzarsi, migliorando la sua vita e quella del suo ambiente.
Ricordiamo sempre che:
– ogni bambino viene al mondo con immense potenzialità;
– ogni bambino ha a sua disposizione meccanismi di autoregolazione meravigliosi, che però possono non funzionare se gli adulti interferiscono nei suoi processi vitali;
– ogni persona vicina al bambino è un suo educatore, perchè può aiutarlo nel suo sviluppo, se sa ciò che deve fare per aiutarlo;
– il periodo da 0 a 3 anni è il periodo in cui corpo e mente raggiungono una collaborazione armoniosa e tutta la vita futura dipende dalla qualità di questa prima fase di sviluppo;
– l’educazione come aiuto alla vita è in rapporto col passato e guarda al futuro: la vita ha circa tre miliardi e mezzo di anni e tutto questo passato è ricapitolato in ogni nuovo essere umano.

Nella lunga infanzia umana si possono osservare diverse fasi in successione, chiamate da Maria Montessori piani di sviluppo che si succedono ogni 6 anni, dalla nascita ai 24 anni:
– primo piano di sviluppo: da 0 a 6
– secondo piano di sviluppo: da 6 a 12
– terzo piano di sviluppo: da 12 a 18
– quarto piano di sviluppo: da 18 a 24.
Il primo e il terzo piano sono fortemente costruttivi, il secondo e il quarto rappresentano fasi di assestamento e ampliamento di quanto costruito precedentemente, e si caratterizzano per la presenza di notevoli capacità immaginative e creative.

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

All’interno del primo piano di sviluppo possiamo distinguere due fasi:
da 0 a 3 anni: fase dominata dall’inconscio. In questa fase si costruiscono le basi per la motricità, le abilità della mano, l’assorbimento della lingua materna e della cultura base del gruppo umano in cui si è nati. Questa fase coincide col periodo sensitivo per l’ordine, il movimento e il linguaggio, che nella seconda fase (da 3 a 6 anni) porteranno capacità di concentrazione;
da 3 a 6 anni: il bambino di tre anni è ancora molto autocentrato, vive in un mondo magico dal quale il senso di realtà emerge lentamente. Mentre le mani vogliono continuamente lavorare, la mente ricerca un ordine nella complessità delle sensazioni, e il bambino classifica, appaia, distingue, arriva all’astrazione. In questa fase si costruiscono le basi per rispondere alla prima grande domanda dell’uomo “Chi siamo?”. E’ un piano che richiede la massima protezione, e se tutto si svolgerà come deve, alla sua conclusione il bambino avrà raggiunto un buon grado di indipendenza nella cura di sé e dell’ambiente.
Durante il primo piano di sviluppo il bambino rafforza la propria autostima, la fiducia in se stesso, la capacità di correggersi: diventa indipendente in tutte le attività-base. A poco a poco esce da una condizione autocentrata e si avvia a scambi sociali sempre più ampi.

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

Nel secondo piano di sviluppo si avvia una nuova presa di coscienza. Il bambino matura il senso del tempo che passa e la sua immaginazione non è più di tipo magico, ma si ancora alla realtà. Gli arti si sono allungati, lo scheletro si è irrobustito ed il bambino può esplorare l’ambiente e la natura.
Il legame con la famiglia è meno esclusivo ed il bambino è ora in grado di lavorare in un piccolo gruppo di coetanei, fare progetti e realizzarli in modo indipendente. Il gioco è già proiettato verso il costruire ed il modificare, con invenzioni guidate dall’immaginazione.
Si pongono le basi per rispondere alle seconda grande domanda “da dove veniamo?”. I bambini si appassionano ai miti, alla storia e alla geografia. Hanno un forte senso di giustizia e desiderano distinguere tra il bene e il male. Sono severi nei loro giudizi, ma anche capaci di grandi affetti e coltivano l’amicizia soprattutto verso coetanei dello stesso sesso.

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

Nel terzo piano di sviluppo si realizza la maturazione sessuale. Maria Montessori definì gli adolescenti “neonati sociali”: la nascita cui si riferisce è quella dell’indipendenza di pensiero, di giudizio e la capacità di discutere.
Si pongono le basi per rispondere alla grande domanda “dove stiamo andando?”. In questa fase ha grande importanza il gruppo liberamente scelto ed i ragazzi hanno bisogno di avvicinarsi in modo più diretto ai segreti degli adulti e di sperimentare il mondo del lavoro. Una delle materie di studio che più li appassiona è la filosofia.

Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

Nel quarto piano di sviluppo si raggiunge l’età adulta: è il periodo dell’avvio al lavoro o degli studi universitari.

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Montessori da 0 a 3 anni: I PIANI DI SVILUPPO

Guida didattica Montessori da 0 a 3 anni

Guida didattica Montessori da 0 a 3 anni: aspetti pedagogici, igiene e sicurezza, arredamento e giocattoli, alimentazione, svezzamento, attività di gioco, artistiche, di vita pratica, primi materiali sensoriali, buone maniere e gentilezza, esercizio del filo (camminare lungo la linea), primo approccio alla matematica, alla lettura, alle scienze, ecc…

“Il bambino è costruttore dell’uomo, e non esiste uomo che non sia stato formato dal bambino che egli era una volta.
Ciò che la madre crea è il neonato, ma è il neonato che produce l’uomo.
Il lavoro dei bambini crea l’umanità stessa: non una razza, una casta, un gruppo sociale, ma l’intera umanità.
L’educazione intesa come aiuto alla vita, che comincia dalla nascita, alimenta una rivoluzione non violenta che unisce tutti per un fine comune e li attrae verso un solo centro. E’ questa la nuovo luminosa speranza dell’umanità. Non ricostruzione, ma aiuto alla costruzione che l’anima umana è chiamata a portare a termine, costruzione intesa come sviluppo di tutte le immense potenzialità di cui il bambino, figlio dell’uomo, è dotato”
Maria Montessori – La mente del bambino

La guida è in fase di completamento, e sarà presto disponibili in formato Album pdf (scaricabile e stampabile) formato Corso (consultabile online) Resta aggiornato visitando le pagine:

ALBUM LAPAPPADOLCE

CORSI LAPAPPADOLCE

 

I contenuti e le presentazioni relative alll’educazione Montessori da 0 a 3 anni verranno via via pubblicati anche sul sito. Gli articoli già pubblicati sono qui:

MONTESSORI da zero a tre anni

 

“Noi crediamo dover fare tutto per il bambino, e, fatto tutto per lui, ci riteniamo i suoi creatori. Vogliamo creare la sua intelligenza, i suoi sentimenti, il suo carattere. Illusione che contrasta anche con le nostre conoscenze ed esperienze sulla vita in genere:  noi non possiamo creare, ma solo aiutare la vita. E aiutare la vita non è mai reprimerla, ma è sempre facilitarne l’espansione o difenderla dai pericoli che possono impoverirla.
Bisogna dunque prima di tutto considerare il bambino; liberarlo dagli innumerevoli ostacoli che incontra nel suo sviluppo, e aiutarlo a vivere.”
Maria Montessori – Manuale di pedagogia scientifica

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Guida didattica Montessori da 0 a 3 anni

Merenda merendine ed educazione alimentare

Merenda merendine ed educazione alimentare

Come va 

Del cibo che mi mettono nel piatto
sempre ne do una parte al mio gattino
e come va che in lui diventa gatto
mentre dentro di me divien bambino?

Lina Schwarz

Merenda merendine ed educazione alimentare. Alimentazione ed educazione alimentare sono di centrale importanza in pedagogia. Soprattutto l’argomento merenda e merendine, poi, è fonte di grande dibattito tra educatori e tra genitori, e naturalmente anche il web offre i più svariati punti di vista, che vanno dalle posizioni più intransigenti a quelle più aperte a mediazioni consapevoli. Certo che, per le innumerevoli implicazioni emotive che ha il “dar da mangiare al proprio bambino”, nessuno affronta la questione con superficialità.

La mia personale posizione in tema di alimentazione si può riassumere nel motto: ” educazione, non privazione”.

Da genitore prima che da insegnante, poi, credo non porti bene sentirsi in colpa (anche) per non essere la mamma capace di sfornare una torta casalinga al giorno. E che quando è possibile è meraviglioso cucinare biscottini coi bambini e preparare insieme una buona macedonia, la marmellata fatta in casa  e altre squisitezze, ma è anche possibile offrire, all’interno di una vasta varietà, anche una merendina confezionata. Magari ci dà il tempo per una passeggiata all’aperto, o per far visita a un amico, o per ascoltare una fiaba.

L’educazione alimentare dovrebbe essere tutt’altra cosa che creare divieti, proibizioni e sensi di colpa.

Rispetto al tema dell’educazione alimentare, mi sento molto vicina alle considerazioni che provengono dall’ambito montessoriano:

– non è possibile forzare un bambino a mangiare, così come non lo si può costringere a parlare o camminare. Ogni bambino si sviluppa al suo ritmo e se si segue questo ritmo, potrà collezionare solo esperienze positive che saranno la base del suo apprendimento.

– il bambino è un naturale imitatore, e sappiamo quanto la cura dell’ambiente sia importante nella pedagogia montessoriana. Per quanto riguarda l’alimentazione, i consigli sono sempre: creare un ambiente tranquillo e armonioso (quando tutta la famiglia va a tavola è un momento speciale). Se il bambino sta mangiando, non è necessario complimentarsi con lui (soprattutto se sta mangiando una cosa che noi consideriamo particolarmente “sana” o particolarmente buona perchè fatta dalle nostre manine…), nè incoraggiarlo a mangiare di più. E questo vale anche se il bambino non mangia.  E’ abbastanza normale essere orgogliosi del proprio bambino che impara l’arte di mangiare, ma è importante evitare di creare l’associazione mangiare=compiacere i genitori.

– a seconda dell’età del bambino, l’attenzione dovrebbe essere posta su ciò che si mangia e non su quanto mangia, ad esempio prendiamo l’abitudine di dire sempre al bambino  quello che mangerà, da dove viene il cibo, in quale stagione si trova il tal prodotto in natura, e poi via via aggiungiamo a questo anche nozioni scientifiche sulla sua composizione, ecc… Possiamo parlare dei nutrienti anche ai bambini più piccoli; ad esempio, a tavola possiamo chiedere: “Mi passi il prosciutto?” e poi dire ” Il prosciutto ha tantissime proteine, che servono ai nostri muscoli per diventare forti”, “Tu hai bisogno di muscoli forti?”, “Perchè?”, ecc…

– non dovrebbe esserci alcuna posizione definitiva su ciò che i bambini dovrebbero mangiare o non mangiare, ma piuttosto dovremmo tenere presenti alcuni principi base:

  • siccome crediamo nel diritto del bambino a sviluppare il suo massimo potenziale, lo facciamo anche in relazione al cibo e al suo valore nutrizionale.  Incoraggiamo il bambino a consumare, accanto agli alimenti trasformati, alimenti che siano il più vicino possibile al loro stato naturale.
  • inseriamo l’educazione alimentare nell’ampio ambito dell’educazione alla salute e dell’  “Educazione Cosmica”. Maria Montessori credeva che mente corpo e spirito sani sono gli elementi essenziali per il successo sulla via universale del progresso e dello sviluppo. Se corpo mente e spirito sono sani, un essere umano ha una maggiore possibilità di dare il suo contributo positivo al mondo.
  • un ambiente preparato significa che prendiamo in considerazione tutto ciò che il bambino incontra, compresi i cibi che mangia. Assicuriamoci di fornire il più possibile cibi di qualità; in altri termini, quando insegniamo ai bambini a rispettare se stessi, dobbiamo includere in questo rispetto la scelta del cibo.
  • coinvolgere il bambino nelle attività di cucina, nella preparazione dei cibi e della tavola, è fondamentale. Le attività manuali e di vita pratica relative alla cucina e al pasto permettono ai bambini di imparare a conoscere  i nutrienti presenti nel cibo e il loro rapporto con la sana alimentazione.
  • per un sano sviluppo sensoriale, offriamo una vasta gamma di cibi, diversificati per colore, consistenza, odore, sapore. E parliamone coi bambini: che aspetto ha? che odore ha? cosa sentiamo nella nostra bocca e nella pancia?

Come genitori vorremmo avere il controllo su ciò che i nostri bambini mangiano, ma ciò che essi realmente immettono nel proprio corpo rappresenta, se ci pensiamo, una delle poche aree nelle quali invece è il bambino ad avere il controllo: è piuttosto difficile, infatti, costringere qualcuno a mangiare.

E’ facile incolpare il bambino per le sue scelte alimentari, ma in realtà la vera responsabilità risiede nel modo di comunicargli il cibo, e le opzioni che offriamo: è questo a determinare la relazione del bambino con il cibo.

Cerchiamo quindi di comunicare al bambino che il cibo è qualcosa che nutre il nostro corpo; che serve a darci l’energia che ci serve per correre, giocare, studiare; che serve a far crescere il corpo; che ce n’è sempre quando ce n’è bisogno; che ci insegna ad ascoltare il nostro corpo, perchè infatti è lui a sapere quando abbiamo bisogno di cibo; che esiste cibo di tutte le forme, dimensioni, colori, sapori…

Ricordiamo a noi stessi, e i nostri bambini lo impareranno, che non si mangia quando non se ne sente il bisogno; che il cibo non è una ricompensa e non è una punizione; non è una lotta di potere; non è amore.

Aiutare i bambini a sviluppare un sano rapporto con il cibo è semplice. Il primo passo, forse,  è quello di capire il rapporto che noi stessi abbiamo col cibo.

Il problema dei disturbi alimentari è estremamente serio e complesso; le cause sono innumerevoli, ma tra queste ci sono anche da citare le esperienze avute col cibo durante l’infanzia: modelli di adulti ossessionati dalla dieta, il peso e il conteggio di calorie; il cibo usato come ricompensa o come punizione o come strumento di manipolazione emotiva in genere; divieto estremo ed assoluto di intere categorie di alimenti (ad esempio, assoluto no ai dolci, sempre, indipendentemente dagli ingredienti contenuti o dalla frequenza di assunzione).

Una corretta educazione alimentare dovrebbe essere fatta di scelte razionali e ragionate sugli alimenti; dovrebbe portare alla consapevolezza  di come queste scelte influenzano il nostro corpo; dovrebbe portare i bambini a sviluppare il pensiero critico e non a sottostare a divieti e proibizioni.

Non proibiamo o demonizziamo intere categorie di alimenti, piuttosto cerchiamo di scegliere sulla base degli ingredienti che li compongono, sul loro gusto, e su come ci fanno sentire. Alcuni cibi sono “cattivi”? Il dolce è il male? No, non è il tal cibo ad essere cattivo in sé, quanto gli ingredienti di cui è fatto.

Ci sono eccezioni? Certo. E ci sono gli estremi, anche.

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