Poesie e filastrocche sulla pioggia il temporale l’arcobaleno

Poesie e filastrocche sulla pioggia il temporale l’arcobaleno la grandine: una raccolta di poesie e filastrocche per la scuola d’infanzia e primaria, di autori vari.

La pioggia
Pioggerellina, pioggerellina,
vien giù grossa, vien giù fina;
canta e ride, danza e svaria,
cento righe van per l’aria. ( A. A.)

Proverbi
Lampi di sera
bel tempo di spera.
Aria pecorina
acqua vicina.
Cielo a pecorelle
acqua a catinelle.
Il cielo si rischiara:
acqua prepara.

Prima dell’arcobaleno
Il brontolio si cangia in violento
sibilo e batte alle serrate porte;
voce di rabbia, sibilo di morte:
il vento, il vento, il vento.
Una luce sinistra, un guizzo, un vampo
ecco passa nel cielo rapidamente
aereo guizzo come di serpente:
il lampo, il lampo, il lampo.
Un tumulo, un fragore, un urlo, un suono
rauco, sfuggente, rotolante, cupo
voce d’antro di selva, di dirupo:
il tuono, il tuono, il tuono.
Il tuono, il lampo, il vento
e un’idea di sereno
tanto cruccio e sgomento
fino all’arcobaleno. (M. Moretti)

Una gocciola di pioggia
Una gocciola di pioggia
alla terra un dì guardò
e la vide tanto bella
che dall’alto si buttò.
Cadde e si trovò ruscello
fresco puro scintillante
poi divenne aspro torrente
impetuoso e spumeggiante.
Crebbe ancora e fu un gran fiume
calmo e lento fra le sponde
finchè giunse al mare unendo
a quell’onde le sue onde.
Nella notte il ciel brillava
d’infinite, chiare stelle
così limpide e lontane
così pure, così belle.
Sospirò la gocciolina:
“Vorrei essere lassù!”
Ed appena sorse il sole
gli gridò: “Tu sole,
che sei forte, che sei buono,
che a nessuno neghi amore,
dammi aiuto per salire
alla meta del mio cuore!”
Dentro il raggio il sol la prese
ve la tenne, la scaldò,
e la gocciola di pioggia
al suo cielo ritornò.

Pioggerella
Pioggerella fina fina
che dal cielo scendi giù
tu rimbalzi leggerina
sopra i fiori rossi e blu.
Beve il tetto, ride il mare,
canta lieto un uccellino;
al tuo lieve ticchettare
s’addormenta ogni bambino.
Si rinfresca il campo e il prato,
ti saluta il ruscelletto,
tutto il mondo par beato
sotto il provvido bagnetto.
Pioggerella fina fina,
che dal cielo scendi giù…

Pioggia
Che pazzerelle nuvole
scherzano su nel cielo
in un momento intessono
intorno al sole un velo.
Poi leste quattro gocciole
di pioggia spruzzan giù
e al sol fuggendo gridano:
“Adesso asciuga tu!”. ( L. Schwarz)

Canzonetta della pioggia
Già s’affacciano nel cielo
grossi densi nuvoloni
ogni pianta ed ogni stelo
si dispoglia a poco a poco.
Guizzan fulmini di fuoco
tra il rombar cupo dei tuoni.
Sopra l’arido selciato
è danzar di goccioloni.
Poi, d’un tratto, sul creato
col la furia di una piena
il diluvio si scatena.
Piove piove piove piove
oh, il monotono scrosciare
della pioggia che rimuove
che travolge, che trascina
ciò che incontra, ciò che intoppa
nella sua folle rapina:
cose vecchie, cose nuove,
è la furia che galoppa
verso il piano, verso il mare,
piove piove piove piove.
Piove piove piove piove
sopra i monti sopra i piani
hanno gli alberi intristiti
movimenti quasi umani.
Sono tutti infreddoliti
gli uccellini dentro i nidi
levan rauchi e strani gridi
le ranocchie nei pantani.
Sulle vette più lontane
le casette rusticane
nel grigiore mattinale
della pioggia torrenziale
sembran tutte linde e nuove
piove piove piove piove.
Malinconico concerto
di bisbigli e di richiami
come passano tra i rami
sinfonie di foglie al vento
musichette misteriose
delle piante e delle cose.
Dentro l’ombra del viale
non più trilli e guizzi d’ale.
Tutto geme e si commuove
nel gran pianto universale
piove piove piove piove!
Che tristezza, che tristezza
tutto è scuro, tutto è chiuso
sembra il mondo circonfuso
da un gran senso di stanchezza.
Stanno i bimbi ad ascoltare
dietro ai vetri dei balconi
quel continuo ticchettare
delle gronde sui lastroni.
Bimbi, è mesto il vostro cuore,
come il giorno senza cielo
ma verrà domani il sole
s’aprirà sopra ogni stelo
la corolla d’un bel fiore.
Torneranno le parole
della fede e dell’ardore
torneran gli azzurri incanti
della terra sorridente
sotto i cieli sfolgoranti
e sul vostro labbro ardente
canterà, bimbi, l’amore.

Pioverà? Non pioverà?
Farà brutto? Farà bello?
Dovrò uscire con l’ombrello?
Ma se uscissi con l’ombrelllo
lo so già farebbe bello.
Eppoi questo non è tutto.
Senza ombrello, ci scommetto,
muterebbe in tempo brutto.
Sole, pioggia, ma perchè
vi burlate ognor di me? ( Colombini Monti)

Acquazzone
Di nubi grige a un tratto il cielo fu
e il tuono brontolò con voce d’orco.
Si cacciò avanti, lungo lo stradone
carta foglie ed uccelli il polverone.
Si udirono richiami disperati
tonfi di imposte e d’usci sbatacchiati.
Si videro donne lottare in un prato
con gli angeli impauriti del bucato.
Poi seminò la pioggia a piene mani
tetti e vie di danzanti tulipani
tagliò il paesaggio, illividì ogni cosa
in un polverio d’acqua luminosa.
Quando si stava inebetiti e fissi
come sull’orlo d’infuocati abissi
dove il mondo pareva andar sommerso
il cielo sulle cose era già terso
e nei vetri appannati del tinello
risorrise il paese ad acquarello
sulla campagna dolcemente crespa
ronza la chiesa d’oro come vespa.
Non rimaneva dell’orrendo schianto
che il gocciolio di musicale pianto
della gronda, già buono già tranquillo;
lo raccolse morente il bruno grillo.
Coi tamburini gracili di pelle,
le rane lo portano alle stelle. ( C. Govoni )

Piccola nuvola
Dopo l’acquata, le nuvole pronte,
pigliano il volo, scavalcano il monte.
Or con la gonna di velo sottile,
la più pigra s’impiglia al campanile. (U. Betti)

Pioggia di primavera
Com’è dolce la pioggia
che sottile e leggiadra
scampanella nell’aria
oggi ch’è primavera!
E domani che festa,
quando il vento ed il sole
asciugheranno a gara
l’erba nuova del prato,
cogliere un mazzolino
di primule
e di viole,
un mazzetto fragrante,
nitido, di bucato! (Graziella Ajmone)

La pioggia
State a sentire che dice
la nuvoletta felice:
“Quando la pioggia mi scioglie
lustro le pietre e le foglie.
Per camminare sui tetti
mi metto gli zoccoletti.
Vado per orti e giardini
cantando come i bambini. (R. Pezzani)

Pioggia
I goccioloni han voglia di cantare
rimbalzando, saltellando
delle strade fan fossette
delle scarpe fan barchette.

Piove piove dappertutto
Cielo grigio. Tempo brutto.
Piove piove dappertutto.
Fan la doccia i fiorellini
nelle aiuole dei giardini
e nell’orto il seminato
beve l’acqua d’un sol fiato.
Io, se piove, non mi cruccio
vado a spasso col cappuccio. ( I. C. Monti)

Il temporale
Che succede? In un momento
calma e gaia era la terra
e di colpo… pioggia, vento,
lampi e tuoni in ciel fan guerra.
Son scomparsi gli uccellini
traman l’erbe e i fiorellini
e le piante… oh, che pietà,
par si spezzino a metà.  (A. Pozzi)

Non piove più
Non piove più. Le gocce
scendon con contagocce
dagli alberi inzuppati
che l’acqua ha rinfrescati.
Il vento, a poco a poco,
così come per gioco,
con soffi d’allegria
le nubi manda via.
Torna, torna il sereno:
guarda l’arcobaleno!
E’ già venuto fuori
con tutti i suoi colori  (I. C. Monti)

Pioggia
E’ un’arpa la pioggia, infinita,
fra terra e cielo
sottesa.
Con agili dita
tra fili sottili
di limpido argento
trascorre il vento
in brividi di seta
in rapidi fruscii
in lunghi mormorii.
Nasce dall’aspro archetto
di una fronda d’ulivo
un vivo
accordo di violino
e dall’orlo del tetto
una frangia di gocciole leggera
strimpella sul canale di lamiera. (L. P. Mazzola)

Dopo la pioggia
Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
E’ bello guardare a naso in su
la sua bandiera rossa e blu.
Però lo si vede -questo è il male-
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa sì che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra. (Gianni Rodari)

Piove
Piove da un’ora soltanto
ma il bimbo pensa che già
piova da tanto, da tanto
sopra la grande città.
Piove sui tetti e sui muri, piove
sul viale, piove sugli alberi
oscuri con ritmo triste e uguale. (Ada Negri)

La pioggia
La pioggia picchietta
sommessa e argentina
e narra una favola
piccina piccina
d’insetti, di passeri,
di grilli, di fiori,
di piccoli cuori.
Per loro ogni gocciola
che stride e saltella
che sfrigge e che mormora
è come una stella. (O. Visentini)

Pioggerella
Pioggerella fina fina,
che dal cielo scendi giù
tu rimbalzi leggerina,
sopra i fiori rossi e blu.
Beve il tetto, ride il mare,
canta lieto un uccellino
al tuo lieve ticchettare
s’addormenta ogni bambino.
Si rinfresca il campo e il prato,
ti saluta il ruscelletto
tutto il mondo par beato,
sotto il provvido bagnetto.

Pozzanghere
Accanto al marciapiede
brilla una pozza d’acqua
e dentro vi si vede
la nube che si sciacqua:
e dietro le veleggiano
nubi in un grande mare
che sembrano una greggia
che vada a pascolare.
Ma forse questa notte
dentro l’immensità
del cielo capovolto
un astro fiorirà:
fiorirà sul selciato
sporco della città
come un dono serbato
per chi lo scoprirà. (G. Porto)

Non piove più
Non piove più! Sui prati
sotto il raggio del sole,
tra l’erba luccicante,
s’aprono le viole.
Tra i rovi della siepe
l’azzurra vinca sboccia;
ad ogni fiore in seno
brilla una pura goccia.
Le galline sull’aia
ritornano a beccare,
e i fanciulletti garruli
riprendono a saltare.
L’aria odora di terra,
su, nel cielo sereno,
con sette bei colori
brilla l’arcobaleno. (O. G. Mercanti)

Piove
Piove. Sotto la gronda un nido è vuoto.
Beve le stanche lacrime del cielo
nel gran giardino un triste albero immoto.
Un bimbo biondo, col ditino in bocca,
guarda dai vetri, silenzioso, assorto.
Forse pensa alla neve, che, se fiocca
fa tutto bello, rifà tutte nuove
le cose morte. Chissà. Forse! Intanto
in un grigiore desolato, piove. (Zietta Liù)

Saluto al sereno
Addio, rabbia di tempesta!
Addio, strepitio di tuoni!
Vanno in fuga i nuvoloni,
e pulito il cielo resta.
Addio, pioggia! Qualche stilla
dai molli alberi si stacca;
ogni foglia, fiore o bacca
al novello sole brilla.
Consolato il mondo tace.
Su ciascuna afflitta cosa,
come un balsamo, si posa
la serena amica pace. (A. S. Novaro)

Gli ombrelli
La famiglia degli ombrelli
quando piove a catinelle
si apre tutta e, per la gioia,
non può stare nella pelle.
Balla e canta, beve l’acqua,
mulinella in braccio al vento,
ride a scrosci se diluvia,
senza il minimo sgomento.
Ma, passato il temporale,
quando il sole sbuca, ahimè,
ogni ombrello , immusonito,
torna a casa chiuso in sè. (Zedda)

L’acquazzone
E venne, dopo il vento,
d’impeto, come l’onda
che sopra il mar s’avventa.
Disperse in un baleno
gli agricoltori ai campi,
scrosciò per ogni gronda
ed allagò le strade.
Poi, senza tuoni e lampi,
quasi senza sussurro,
finì con grosse, rade
gocce. Quando nel cielo
del già chiaro orizzonte
s’alzò l’arcobaleno,
candide come un velo
di sposa, navigavano
le nubi in mezzo a un mare,
divinamente azzurro. (V. Bosari)

Dopo il temporale
Spenti in ciel gli ultimi tuoni
vanno in fuga i nuvoloni
e la pioggia viene meno.
Ecco, appar l’arcobaleno…
Qualche gocciola sospesa,
qualche farfallina illesa,
galli nuovi, erta la cresta,
ai fioretti fanno festa:
goccia un frutto, una corolla,
c’è per tutto odor di zolla,
e quel giglio s’è trovato
un vestito di bucato! (L. Carpanini)

Temporale
Un bubbolio lontano…
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare;
nero di pece, a monte;
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano. (G. Pascoli)

Piove
Piove da un’ora soltanto
ma il bimbo pensa che già
piova da tanto! Da tanto!
Sopra la grande città.
Piove sui tetti e sui muri,
piove sul lungo viale,
piove sugli alberi oscuri
con ritmo triste ed uguale;
piove; e lo scroscio si sente
giungere dalle vetrate
che versano lacrime lente
come fanciulle imbronciate.
Piove e laggiù, sulla via,
e in ogni casa, già invade
l’intima malinconia
di quella pioggia che cade.
Piove da un’ora soltanto:
ma il bimbo pensa che già
piova da tanto! Da tanto!
Sopra la grande città. ( A. Novi)

Filastrocca della pioggia
Pioggerellina, pioggerellina,
vien giù grossa, vien giù fina;
canta e ride, danza e svaria,
cento righe van per l’aria.
Pioggerella viene in fretta,
col profumo di violetta:
pioggia tiepida di maggio
nelle cose metti un raggio.
Dai fossati, a crocchi, a crocchi,
la salutano i ranocchi;
l’anatroccolo diguazza,
pioggia allegra, pioggia pazza!

La pioggia
La pioggia picchietta
sommessa, argentina,
e narra una favola
piccina piccina,
d’insetti, di passeri,
di grilli, di fiori,
di piccoli cuori:
per loro, ogni gocciola,
che stride, saltella,
che sfrigge, che mormora,
è come una stella. (O. Visentini)

La pioggia continua a cadere
La pioggia continua a cadere
e tutta la terra trafigge:
le luci grondanti e affiochite
incerte sui marciapiedi.
La pioggia continua a cadere
sottile pungente accidiosa
e tutte le strade son colme
e lacrime stillano gli alberi.
La pioggia continua a cadere,
nel grande silenzio a cadere,
ed ombre, fantasmi, s’allungano,
enormi fantasmi i palazzi. (L. Fiorentino)

Il temporale
Il cielo è carico di nuvoloni
fulmini e tuoni
fremon lassù.
La chioccia vigile
chiama i pulcini:
“Qua, piccolini,
vi coprirò”.
Ed essi corrono.
C’è il temporale
ma sotto l’ale
non treman più.

Il tuono
E nella notte nera il nulla
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla. (G. Pascoli)

Il lampo
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera. (G. Pascoli)

La mia sera
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre-gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggera.
Nel giorno, che lampi! Che scoppi!
Che pace la sera.
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.
E’ quella infinita tempesta
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro. (G. Pascoli)

Addio tempesta
Addio, rabbia di tempesta
addio strepitio di tuoni,
vanno in fuga i nuvoloni
e pulito il cielo resta.
Addio pioggia! Qualche stilla
dei molli alberi si stacca
ogni foglia fiore o bacca
al novello sole brilla.
Consolato il mondo tace
su ciascuna afflitta cosa
come un balsamo si posa
la serena amica pace.  (A. S. Novaro)

Pioggia d’inverno
Quando piove, lento lento,
e fa freddo e tira vento
nella casa sta il bambino
nel suo nido l’uccellino
nella cuccia il cagnolino
presso il fuoco il mio gattino.
E il ranocchio senza ombrello?
Sotto il fungo sta bel bello.  (Cicogna)

Pioggia d’autunno
Mentre l’acqua giù dal cielo
picchiettando vien bel bello
con stivali e con ombrello
me ne vado a passeggiar.
Tic tic tic giù l’acqua cade
tac tac tac, che gocciolone!
Ma qui sotto l’ombrellone
non mi bagno a passeggiar.
Scendi pur, pioggia d’autunno,
non ti temo, ben lo vedi,
tanta gioia invece, credi,
provo andando a passeggiar. (A. Caramellino)

Tempaccio
E piove e piove e piove!
E i nuvoloni neri
vanno per il cielo, in ronda
come carabinieri.
Il sol, quasi bandito,
spinto da loro in caccia,
mostra di tratto in tratto,
la spaurita faccia. (G. Chiarini)

Pioggia

Attoniti, dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti,
guardano gli uccelletti,
mettendo acuti gridi,
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu, dietro la vetrata
della finestra bassa,
come lor guardi e ridi…
è nuvola che passa” (L. Pirandello)

Piccola nuvola di primavera

Dopo l’acquata le nuvole, pronte,
pigliano il volo, scavalcano il monte.
Or con la gonna di velo sottile,
la più pigra s’impiglia al campanile.
“Lasciami con codesta banderuola:
mi strappi tutta! Son rimasta sola!”
Ma il campanaro senza discrezione
le risponde col campanone.
Che sobbalzo, che spavento!
Per fortuna c’era il vento
che con tutta galanteria
la piglia e la porta via.
La porta a spasso lieve lieve
sul torrente, sulla pieve;
tutto il mondo le fa vedere,
tetti rossi, maggesi nere.
E che brillio di vetri e di foglie!
Quanti bambini lungo il rio!
Quante vecchie sulle soglie!
Che festa, che chiacchierio! (U. Betti)

Arcobaleno

Non piove più! Sui prati,
sotto il raggio del sole,
tra l’erba luccicante
s’aprono le viole…
Le galline sull’aia
ritornano a beccare,
e i fanciulli garruli
riprendono a saltare.
Tra i rivi della siepe
l’azzurra vinca sboccia;
ad ogni fiore in seno
brilla ogni pura goccia.
L’aria odora di terra.
Su nel ciel sereno,
con sette bei colori,
brilla l’arcobaleno. (A. S. Novaro)

Giorno piovoso

Quante parole stanche
mi vengono alla mente
in questo giorno piovoso d’aprile
che l’aria è come nube che si spappola
o fior che si disfiora.
Dentro un velo di pioggia
tutto è vestito a nuovo.
L’umida e cara terra
mi punge e mi discioglie… (V. Cardarelli)

E piovve

Cantava al buio d’aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sole dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle,
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò nei campi un raggio lungo e giallo.
Stupiano i rondinotti dell’estate
si quel sottile scendere di spille:
era un brusio con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d’oro in coppe di cristallo. (G. Pascoli)

Temporale

Dormivo e m’ha svegliato
stanotte il temporale.
Oh, che brutta nottata!
Che tempaccio infernale!
E che lampi, che vento!
Tremavo nel mio letto,
di freddo e di sgomento.
Ma tu m’hai stretto al petto,
mamma! E sul cuore fido
ho chiuso gli occhi come
un uccellin nel nido,
mormorando il tuo nome.
E ho detto: “Il temporale
io non lo temo più,
se presso il mio guanciale,
o mamma, ci sei tu!” (zietta Liù)

Piove col sole

La pioggia cade picchiettando allegra
su foglie polverose,
e scorre ai margini
e casca sopra le rose.
Colma alle rose il colorito calice
e lascia qualche goccia
ai fili d’erba
ed ai fioretti in boccio.
Ed ecco, un d’essi palpita di vita!
A un raggio che lo indora
esita un poco
poi lieve s’apre e odora. (G. Consolaro)

Grandinata

Strepitando vien giù candida e bella,
batte il suol, tronca i rami, il cielo oscura
e nelle grige vie sonante e dura
picchia, rimbalza, rotola, saltella;
squassa le gronde, i tetti alti flagella;
sbriciola sibilando la verzura.
ricasca dai terrazzi e nelle nura
s’infrange, e vasi e vetri urta e sfracella;
e per tutto s’ammonta e tutto imbianca;
ma lentamente l’ira sua declina
e solca l’aria, diradata e stanca;
poi di repente più maligna stride,
poi tutto tace, e sulla gran rovina
perfidamente il ciel limpido ride. (E. De Amicis)

L’acquazzone

Di nubi grige a un tratto il ciel fu sporco;
e il tuono brontolò con voce d’orco.
Si cacciò avanti, lungo  lo stradone,
carta, foglie ed uccelli il polverone. (C. Govoni)

Pioggia e sole
Pioggia e risplende il sole, e mai com’oggi
s’è vista, per il Colle dell’Ulivo,
la campagna così fiorita e viva,
sotto il velo sottile della pioggia.
Piove e risplende il sole, e la collina
piange e ride tra l’ombra che cammina,
come talora fa per tenerezza
la faccia della bella giovinezza. (C. De Titta)

Acqua sempre
La nube, là, nella region dei venti,
pioggia diviene, la tempesta accoglie
e, nel rigor delle giornate algenti,
in turbinosa neve si discioglie.
Son figlie dell’acqua anche le brine,
le nebbie ora gravanti or fuggitive,
del rugiadoso umor del gocciline
brillanti al sole come gemme vive.
Acqua, che in lieta voce o dolorosa
discendi al mar  e torni al  piano in vetta,
ristora i campi, premia, generosa,
che li coltiva e trepidando aspetta. (G. Pisani)

L’acquazzone
La spazzola dell’acquazzone
ha dato alla lesta una ripulita al paesaggio,
lavato la faccia alle case,
rimesso a nuovo i monti sbiaditi.
Anche l’aria è netta.
Ora si apprezza ogni gradazione del verde.
Villanelle indomenicate
le case fanno insieme una stoffa a quadratini,
a rettangolini di tutti i colori.
Quel giallo! L’ingenuità di quel celeste!
A levante, il paesaggio
è lumeggiato da una luce di magnesio.
I tetti riflettono.
Al luogo d’ogni ruga,
le montagne fanno mostra d’un filone d’argento. (C. Sbarbaro)

Pioggia
Sui campi stamattina
scende una pioggia fina
e musica soave
splende per ogni dove.
Tutta se ne commuove
la terra che riceve
questa freschezza lieve
che dolcemente piove. (A. Orvieto)

Dopo
Dopo il rimbombo nero e il verde scroscio,
il cielo s’apre a una gran pace azzurra:
razzano i tetti, ed ogni pozza in terra
è un soave-ridente occhio di cielo. (D. Valeri)

Dopo il temporale
Son passate le nuvole, e la piova
sprigionato ha dal suolo un grato odore;
lieta ogni rana si dibatte a prova,
a capo chino sgocciola ogni fiore.
Tra le fuggenti nuvole si prova
d’uscir il sole; all’umido splendore
sembra la terra ora più verde e nuova;
più turchino del ciel sembra il colore. (G. Pascoli)

Sereno
Non pareva, e s’allontana
la tempesta: l’oro piove
quale splendida fiumana
e dilaga in ogni dove.
Sembran perle sorprendenti
or le gocce ancora al varco;
ha bagliori iridescenti
fin la pozza sotto l’arco.
Ed un passero cinguetta
il suo canto più giulivo:
quante gemme sull’erbetta,
quanto argento va col rivo! (Livio Ruber)

Pioggia
Cantava al buio, d’aia in aia, il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose, e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sul campo un raggio lungo e giallo.
Stupian i rondinotti dell’estae
di quel sottile scendere di spille:
era un brusio con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille,
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d’oro in coppe di cristallo. (G. Pascoli)

Dopo l’acquazzone
Passò scrosciando e sibilando il nero
nembo; or la chiesa squilla; il tetto, rosso,
luccica; un fresco odor dal cimitero
viene, di bosso.
Presso la chiesa, mentre la sua voce
tintinna, canta, a onde lunghe, romba,
ruzza uno stuolo, ed alla grande croce
tornano a bomba.
Un vel di pioggia vela l’orizzonte;
ma il cimitero, fatto il ciel sereno,
placido olezza; va da monte a monte l’arcobaleno. (G. Pascoli)

Piove
Piove sui tetti e sui muri,
piove sul lungo viale,
piove sugli alberi oscuri
con ritmo triste ed uguale;
piove; e lo scroscio si sente
giungere dalle vetrate
che versan lacrime lente
come fanciulle imbronciate!
Piove e laggiù sulla via,
e in ogni casa, già invade
l’intima malinconia
di quella pioggia che cade. (A. Novi)

Dopo il temporale
La bufera è lontana.
Sull’aia allegra cantano i galletti.
Ancora, sul selciato, i tetti
grondan dell’acqua piovana.
Ma or gioca rabbonito il vento
con i pioppi. Felice
d’essere salvo, benedice,
benedice, il frumento.
Questa sera offrirà un banchetto
alle sue buone lucciole veglianti,
fra l’attenzione degli astanti
farà un brindisi l’usignoletto.
E, senza distinzione
di parte, i grilli batteran le mani;
i papaveri veterani
piangeranno dall’emozione.
Oh, che gioia! Una banda di turchini
convolvoli strombetta,
davanti alla mia casetta,
in un circol di fiori contadini.
Giocattoli degli angeli, leggeri
s’alcano i cervi volanti;
tintinnano per le vie, festanti,
i sonagli dei carrettieri.
Là, dietro la bufera,
sventola l’arcobaleno;
sopra il villaggio, nel sereno,
si dondola la squilla della sera. (C. Govoni)

Spiove
Le nubi si distendono
in velo che svapora.
L’aria pulita odora
di polvere bagnata,
di fieni appena colti,
d’erbe tenere e fiori.
Il sol riappare e ride
sopra un mondo pulito
di brillanti vestito.
Son gocciole iridate
che pendono dai rami
corron sui fili tesi,
e ridono col sole.
Ma il sole ha tanta sete,
e nelle fauci ardenti
finiscono le gocciole iridate. (C. Pascucci)

Dopo il temporale
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggera.
Nel giorno, che lampi, che scoppi!
Che pace, la sera! (G. Pascoli)

Pioggia
E’ dolce il chiacchierio che fan le foglie
in capannelli sugli alberi spessi,
come quello che fanno su le soglie
le comari che parlan d’interessi.
E invece le foglie chiacchierine
parlan dell’autunno che ritorna
e che sotto la pioggia fine fine
di pampini e di bacche agile s’orna. (M. Moretti)

Pioggia
E’ un’arpa la pioggia, infinita,
fra terra e cielo
sottesa.
Con agili dita
tra i fili sottili
di limpido argento,
trascorre il vento
in brividi di seta,
in rapidi fruscii,
in lunghi mormorii.
Nasce dall’aspro archetto
d’una fronda d’ulivo
un vivo
accordo di violino
e dall’orlo del tetto
una frangia di gocciole leggera
strimpella sul canale di lamiera. (L. Pia Mazzolai)

L’acquazzone
Si sciolsero le nubi, all’improvviso
piovve a dirotto. Al limite del campo
vidi la bimba, fra uno scroscio e un lampo,
bello fra i ricci bruni, il fresco viso.
Tesi le braccia ed attraverso il nembo
la bimba accorse, fradicia e ridente,
e mi cadde sul cuore, e il suo fremente
piccolo corpo mi raccolsi in grembo.
Passano i giorni, passano e si muore.
Ben altre furie di tempesta tu
affronterai, ma non ci sarà più
la tua mamma a raccoglierti sul cuore. (A. Negri)

La quiete dopo la tempesta
Passata è la tempesta;
odo augelli far festa, e la gallina
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare. (G. Leopardi)

Il temporale
Nuvole spesse, leggere,
a poco a poco hanno invaso,
simili a draghi rampanti,
il cerchio dell’orizzonte.
Grigio su grigio: fondale
d’un palcoscenico immenso.
Grigio su grigio anche in terra:
le nebbie velano i monti
che fumano come incensieri;
sembra cinerea la valle
divisa in quadri sbiaditi.
Il palcoscenico è pronto;
é pronto il vasto fondale:
gocciole rade e sonore
annunciano, come in sordina,
l’orchestra del temporale! (E. Pesce Gorini)

Dopo la pioggia
Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
E’ bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede, questo è il male,
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa sì che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra,
fare la pace prima della guerra. (Gianni Rodari)

Arcobaleno
C’è un ponte fatto di sette colori:
è un ponte strano, campato sul cielo.
E’ di cristallo? Di seta? Di velo?
E’ fatto d’acqua di sette colori.
Ma su quel ponte non passa la gente.
Svanir potrebbe in ogni momento
di sotto ai piedi, a un colpo di vento.
Lieta lo guarda ridendo la gente. (S. Pezzetta)

Arcobaleno
Piove. Le piccole
gocce sottili
in lunghi scendono
diritti fili,
senza che un alito
tenue di vento
muova quel tremulo
refe d’argento;
lene, dal nuvolo
che si dissolve,
come un polve
l’acqua vien giù.
Il sol con l’ultimo
raggio lucente
esce dai margini
dell’occidente
e tra finissimi
sciolti vapori
si frange in pallidi
vaghi colori:
dal piano al vertice
con sette giri
l’arco dell’iri
brilla lassù.
Sull’uscio il pargolo
batte le mani,
ai solchi accorrono
lieti i villani
dove dall’umida
terra rampolla
un nuovo germine
per ogni zolla;
dal tetto il passero
balza e rivola;
tra i campi scola
giallo il ruscel.
Lontano brontola
un tuono ancora,
e mentre limpido
l’aer s’indora,
e al puro zeffiro
fresco e odorato
scrollano gli alberi
le gocce del prato,
l’arco settemplice
si fa di foco,
e a poco a poco
svanisce in ciel. (R. Pitteri)

L’acquazzone
E venne, dopo il vento,
d’impeto, come l’onda
che scagliasi sul mare.
Disperse in un momento
gli agricoltori ai campi,
scrosciò per ogni gronda
ed allagò le strade.
Poi, senza tuoni o lampi,
quasi senza sussurro,
finì con grosse, rade
gocce. Quando nel cielo
dal già chiaro orizzonte,
s’alzò l’arcobaleno,
candide come un velo
di sposa, navigavano
le nubi in mezzo a un mare
divinamente azzurro. (V. Bosari)

Arcobaleno
Arcobaleno giocondo
nella tua curva gentile
è il fresco sorriso del mondo.
L’acqua del fontanile
ode lingue lambire
e il trottare del ruscello.
Le vette si fanno vicine
per questo tremore di cielo
sopra l’erbe bambine.
Da verdi solitudini segrete
si sveglia un canto di luce:
la maestà dell’abete
nell’occhio della mucca traluce. (I. Dell’Era)

Grandine
Percuote le gronde,
sui tetti saltella,
flagella le fronde,
i vetri martella.
La temono tutti.
E’ proprio maligna:
fa strage di frutti,
vendemmia la vigna.
In ogni vallata
frantuma le zolle
e falcia spietata
dei fior le corolle.
O grandine fitta,
svanisci coi lampi!
E’ muta ed afflitta
la gente dei campi. (A. Libertini)

Grandine
Tutte riunite ad un crosciante rombo
le nuvole vaganti hanno accerchiato
il cielo, dense e grevi come piombo.
Sibila il vento una minaccia oscura;
gli alberi curvi tentano la fuga;
urla e geme la terra di paura.
Una campana grida: “Aiuto, aiuto!”
Aiuto per le viti e per il grano
che aspetta solo d’essere mietuto.
Una nuvola bianca (una staffetta
di pace?) incontra il grido disperato
che rimbalza qua e là per ogni vetta.
Ma non è pace, non è pace: è guerra!
E, all’improvviso, la staffetta bianca
getta candido piombo sulla terra.
Crosci, ventate, grandine a ventaglio
saetta l’aria, picchettando allegra,
ed ogni pianta è facile bersaglio!
Invano la campana grida “aiuto”
tra lo scroscio dei chicchi levigati,
che già più delle falci hanno mietuto.
E la campagna piange, infine, stanca,
nel vasto cielo ritornato azzurro,
sopra la terra flagellata e bianca. (E. Pesce Gorini)

Sotto la pioggia
O camposanto che si crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni
e crisantemi. A ogni croce roggia
pende come abbracciata una ghirlanda
donde gocciano lagrime di pioggia.
Sibila tra le feste lagrimosa
una folata, e tutto agita e sbanda.
Sazio ogni morto di memorie, posa. (G. Pascoli, da “Il giorno dei morti”)

Pioggia
E’ un’arpa la pioggia, infinita,
fra terra e cielo
sottesa.
Con agili dita
tra fili
sottili
di limpido argento,
trascorre il vento
in brividi di seta
in rapidi fruscii.
In lunghi mormorii.
Nasce dall’aspro archetto
di una fronda d’ulivo
un vivo
accordo di violino
e dall’orlo del tetto
una frangia di gocciole leggera
strimpella sul canale di lamiera. (L. P. Mazzolai)

L’acquazzone
E venne, dopo il vento,
d’impeto, come l’onda
che scagliasi sul mare.
Disperse in un momento
gli agricoltori ai campi,
scrosciò per ogni gronda
ed allagò le strade.
Poi, senza tuoni o lampi,
quasi senza sussurro,
finì con grosse, rade
gocce. Quando nel cielo
dal già chiaro orizzonte,
s’alzò l’arcobaleno,
candide come un velo
di sposa, navigavano
le nubi in mezzo a un mare
divinamente azzurro. (V. Bosari)

Poesie e filastrocche sulla pioggia il temporale l’arcobaleno la grandine – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Dettati ortografici LA PIOGGIA

Dettati ortografici LA PIOGGIA – una collezione di dettati ortografici di autori vari sulla pioggia, per la scuola primaria.

La pioggia viva
La pioggia cadeva con forza crescente e assorbiva ogni altro rumore, e non si vedeva più altro. Prendevo una scatola di latta, la posavo subito fuori, davanti alla porta di casa e, sull’istante, l’acqua mi scorreva sulle mani, sui polsi, mi colava nelle maniche; in breve la scatola era piena: guardavo l’acqua cadere nell’acqua e ascoltavo e riuscivo a distinguere il rumore che faceva. Sentivo anche, la pioggia crepitare sul legno e dappertutto vedevo l’acqua corrodere il suolo, rubargli la terra, portarla via e formare ruscelli sui pendii. Guardavo l’acqua scorrere cadere rimbalzare e correre. Impregnava le vegetazioni squassate, imbevute. Guardavo lo stirarsi eccessivo degli alberi, delle piante abbattute e risollevate e riabbattute a colpi bruschi; l’acqua riempire, velare, confondere il paesaggio; accanto a me appannare il minuscolo vetro, tremarvi su, rotolare su se stessa. Alla fine tutto il temporale se n’è andato. La pioggia continua senza tregua, ora la rete si dirada. E finalmente, altri rumori, un’automobile, una frase si sentono.
Non c’è dubbio continuerà a piovere così con uguale violenza nè più nè meno fino al primo pomeriggio.
(I. Thibaudeau, da “Ouverture”)

Pioggia di primavera
La pioggia, picchiettandola con le lunghe dita leggere, faceva il solletico alla terra e le diceva piano piano: “Svegliati”. E mormorava: “Destati!”. E poi: “Su, su, è l’ora, vestiti!”. E la terra fingeva ancora di dormire perchè nulla era più dolce di quella carezza leggera e di quel dormiveglia! Alla fine aprì gli occhi delle margherite e nei giardini restò un odore di terra bagnata. (Achille Campanile)

Che gioia camminare sotto l’ombrello, se la pioggia è leggera, ridarella, canterina. La pioggia ti aspetta una mattina sulla porta e c’è quasi il sole. Nell’aria c’è odore di strada bagnata, odore di terra da fiore. E’ più musica che pioggia. Tutto si lava, si fa bello: l’albero, il tetto, il marciapiede. Questa sì che è pioggia felice! (R. Pezzani)

Piove

Piove, e sembra un gran pianto del cielo. L’asfalto delle strade cittadine luccica; e luccicano gli ombrelli, i cappucci dei cappotti impermeabili. Nei campi, i fossi gonfi di acqua borbottano, I fiumi corrono limacciosi in piena e portano innanzi quanto hanno rapinato alle prode.
Le case quasi spariscono tra i veli della pioggia, tra i vapori che salgono dalla terra e lentamente vanno a confondersi con le nuvole grige. (G. Fanciulli)

Pioggia nel bosco

Quando piove, l’acqua colpisce le fronde degli alberi, si rompe in tante goccioline, che rimbalzano tra le foglie. La pioggia giunge a terra a stilla a stilla, scorrendo anche lungo i rami e lungo i tronchi.
In terra trova uno strato di foglie morte. Le inzuppa pian piano, le fa marcire e finalmente penetra sotto terra dove trova una falda di argilla che la porterà a scaturire in una limpida sorgente. (P. Bargellini)

Dopo un acquazzone

L’aria, lavata e fresca, odorava di terra e di verdure, e la terra inzuppata, più bruna, pareva ribollire ai raggi del sole già alto. Le piante, ancora grondanti di pioggia, stormivano leggermente, facendo fiammeggiare come diamanti le goccioline d’acqua sospese alle foglie lustre. Una luce dorata bagnava dolcemente i campi, le facciate, le siepi; filtrava tra i rami scuri, rompeva e chiazzava l’ombra verde e umida delle aiuole. (A. Soffici)

Pioggia in città

La gente è stizzita e guardinga; torme nere di ombrelli si buttano contro i muri quando rasentano le automobili e tranvai sventaglianti spruzzi gialli e lunghi dalle ruote. Solo i vigili, nei loro impermeabili neri a mantellina, raccolgono pazienti e sacrificati le acque del cielo e della terra. Un nembo livido avvolge i quartieri della periferia dai viali vastissimi e deserti di bambini, guardati da palazzi torvi tutti chiusi nei loro vetri come ammalati nei loro cappotti, forse sorpresi di sentire la pioggia precipitare nei tubi delle grondaie e pulsare, quasi sangue, nelle vene. (G. B. Angioletti)

Pioggia
Ad ogni attimo un lampo violetto o verdastro palpita, seguito immediatamente da un tuono formidabile che fa rintronare i vetri. L’acqua cade rabbiosamente; il vento la spinge di traverso e i suoi fili sono come frecce di vetro scagliate obliquamente dall’alto. Gli alberi si divincolano sotto il turbine. L’orizzonte si perde in una nebbia folta, cieca. (A. Soffici)

Pioggia nel bosco
Quando piove, l’acqua colpisce le fronde degli alberi, si rompe in tante goccioline, che rimbalzano tra le foglie. La pioggia giunge a terra a stilla a stilla, scorrendo anche lungo i rami e lungo i tronchi. In terra trova uno strato di foglie morte. Le inzuppa pian piano, le fa marcire e finalmente penetra dotto terra dove trova una falda di argilla che la porterà a scaturire in una limpida sorgente. (P. Bargellini)

Piove
Piove, e sembra un gran pianto del cielo. L’asfalto delle strade cittadine luccica; e luccicano gli ombrelli, i cappucci dei cappotti impermeabili. Nei campi, i fossi gonfi di acqua borbottano. I fiumi corrono limacciosi in piena e portano innanzi quanto hanno rapinato dalle prode.
Le case quasi spariscono tra i veli della pioggia, tra i vapori che salgono dalla terra  e lentamente vanno a confondersi con le nuvole grigie. (G. Fanciulli)

L’alluvione
Grandi, sparuti, lamentosi muggiti venivano dalla campagna allagata, dalle stalle che il boaro non aveva fatto in tempo ad aprire, dai campi, dove il bestiame errava con l’acqua al ginocchio, al ventre, al petto, sperduto e impantanato. Voce spiegata all’angoscia comune davano le campane a stormo: Ro rispondeva alla Guarda, martellando: e in tanti anni il vecchio campanile della Guarda non aveva ancora mai rintoccato così alla disperata: pareva l’ultima volta prima di dare il crollo. (R. Bacchelli)

Prime piogge
Da tre giorni e da tre notti cadeva sulla campagna una pioggia minuta e uguale. Era la prima pioggia d’autunno. Gli alberi del frutteto ne grondavano, ne grondavano i tetti e il suo rumore lieve e diffuso, simile al ronzio di un immenso arcolaio, senza pause, ininterrotto, era la musica dell’autunno pieno di sonno e di malinconia. Tutti nel villaggio l’ascoltavano dal chiuso delle nere stalle, delle nere cucine. (U. Fracchia)

La pioggia
Cade, cade monotona e sempre uguale. Sembra che non debba smettere più. Batte sulle strade, sui tetti,  sugli ombrelli dei passanti. Dov’è il bel sole d’oro, dove sono le nuvole candide e morbide? Piove piove e sulla strada si formano larghe pozzanghere fangose. Ma anche la pioggia è necessaria e la terra e le piante la bevono avidamente.

Dopo un acquazzone
L’aria, lavata e fresca, odorava di terra e di verdure, e la terra inzuppata, più bruna, pareva ribollire ai raggi del sole già alto. Le piante, ancora grondanti di pioggia, stormivano leggermente, facendo fiammeggiare come diamanti le goccioline d’acqua sospese alle foglie lustre. Una luce dorata bagnava dolcemente i campi, le facciate, le siepi; filtrava tra i rami scuri, rompeva e chiazzava l’ombra verde e umida delle aiuole. (A. Soffici)

La pioggia
Ecco, l’aria immota si scuote. Sembra proprio che il dio dei venti, Eolo, abbia aperto la caverna dei venti furibondi. Le foglie degli alberi spasimando si contorcono. Ecco le prime gocce, grandi, chiazzate, furenti. Qualcosa balza nell’aia: un chicco di grandine. Si attende col cuore sospeso. Nulla, non è nulla. Cessa il vento: la pioggia scende ora in pace, dolce, sonora. Se dura un’ora i pomodori si faranno turgidi; l’erba medica crescerà per un nuovo taglio, l’uva rachitica si gonfierà. (A. Panzini)

Quando piove
Fango in terra e fango in cielo, stillanti, grondanti, chiazzati di tetra umidità i tetti, le case, i muri: cinereo e grigio lutto; e dalla monotona deformità delle nubi filtra un acquerugiola lenta, fredda, ostinata, che non si vede e immola l’anima, che non si sente ed empie le strade di una poltiglia mobile e appiccicosa, lubrica e attaccaticcia e impacciante. (G. Carducci)

Storia dell’ombrello
Sapete chi fu il primo uomo che usò l’ombrello in Europa? Il signor Giona Hauway, di Londra.
Questo signore aveva viaggiato molto. Era stato in Russia, in Persia, in Cina e chissà in quanti altri posti ed aveva visto chissà quante belle cose. Poiché l’ombrello ha un’origine che si perde nella notte dei tempi, avrà visto anche che esso veniva usato da molti popoli, quale segno di distinzione o potenza. Del resto gli ombrellini erano già usati in Europa, come segno di femminilità ed eleganza, dalle signore. Ma che si fosse mai visto un uomo in giro con l’ombrello!
Invece in una giornata piovosissima dell’anno di grazia 1752, il signor Giona pensò che sarebbe stato molto utile uscire di casa al riparo di un grosso ombrello, e così fece.
Non lo avesse mai fatto! Le vie di Londra furono per lui come tante sale da… concerto o campi di esercitazioni di tiro a segno.
Infatti tutte le persone… per bene lo dileggiarono, lo fischiarono, ed i ragazzi andavano a festa nel bersagliarlo di torsoli, di patate, di uova…
Si incrociarono discussioni a non finire, sotto la pioggia s’intende e… senza riparo; chi diceva che era semplicemente ridicolo che un uomo, segno di forza e di sapienza, andasse in giro a quel modo; chi diceva, e questi era interessato, che l’ombrello avrebbe fatto morire di fame i poveri vetturini; chi infine, timorato di dio, affermava essere un insulto sacrilego verso il supremo fattore dell’universo, perchè se Lui mandava la pioggia, voleva dire che aveva intenzione che le persone si bagnassero e nessuno aveva il diritto di ripararsi!
Sotto tutto quel diluvio: pioggia, torsoli, patate, invettive d’ogni genere, il signor Giona continuò a passeggiare, riparandosi fa tutte le cose materiali che gli cadevano addosso, col suo ombrello, e dalle invettive con la sua imperturbabile flemma.
Sapete quanto ci volle perchè i londinesi e gli europei comprendessero l’utilità dell’ombrello? Trent’anni.
Nel 1782, infatti, l’ombrello era già di uso comune!
(A. M. Giannini)

Dettati ortografici LA PIOGGIA – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Esperimenti scientifici per bambini – Creare la pioggia in un vaso

Esperimenti scientifici per bambini – Creare la pioggia in un vaso. Per questo esperimento servono un vaso di vetro con coperchio metallico, acqua calda, cubetti di ghiaccio.

Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso
Cosa fare

Versate l’acqua calda nel vaso.
Posare il coperchio a rovescio sul vaso e riempirlo coi cubetti di ghiaccio.

__________________

Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso
Come funziona

l’aria calda e umida va verso l’alto e colpisce l’aria fredda creata dei cubetti di ghiaccio.
L’acqua si condensa e torna verso il basso.

http://mygratitudeattitudes.blogspot.com/

_________________________

Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso
Altra versione dell’esperimento

Cosa serve:

un barattolo di vetro con coperchio metallico,
acqua bollente ,
cubetti di ghiaccio,
torcia elettrica.

Cosa fare:

Versare circa mezza tazza di acqua bollente nel barattolo e avvitare il coperchio. Far sentire ai bambini il calore del vaso.

Mettere i cubetti di ghiaccio in un piccolo foglio di stagnola e far sentire ai bambini quanto siano freddi, poi posarli sul coperchio del vaso e osservare cosa succede.

Il caldo, l’aria umida nel vaso, inizierà a diventare vapore, formando una nuvola nel vaso. Illuminare bene con la torcia: come avviene con la luce del sole quando colpisce una nuvola, la torcia rende l’aspetto del vapore più bianco.

Man mano che le goccioline d’acqua diventano più grandi (e quindi rendono più difficile la penetrazione della luce), il vapore comincerà a sembrare grigio. Presto nel vaso comincerà a piovere.

Come funziona:

l’interno del vaso è come l’aria aperta. Quando l’aria umida delle nuvole incontra l’aria fredda, l’acqua all’interno della nube forma delle goccioline e cade come pioggia. Questo processo si chiama condensazione.

__________________

Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso

Altri link

Exit mobile version

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!

Abbonati!