LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI riguarda la comparsa e l’evoluzione dell’uomo sulla Terra e porta alla costruzione di una linea del tempo che evidenzia le tre grandi caratteristiche che rendono la nostra specie così importante: una mente immaginativa, una mano che sa compiere un lavoro, un cuore che sa amare. Qui trovi:

  • tre versioni della fiaba cosmica relativa
  • idee e materiali vari per i giorni successivi
  • letture per la preparazione dell’insegnante
  • links a materiali e risorse utili.

La terza lezione cosmica Montessori evolve nello studio di queste materie:

  • Storia: linee del tempo, preistoria, civiltà antiche, storia mondiale, storia di Continenti e Paesi specifici
  • Cultura: arte, artisti, musica, compositori, danza, teatro, architettura, design, filosofia, religioni, buone maniere e gentilezza.
  • Studi sociali: attualità, politica, economia, commercio, volontariato
  • Invenzioni e scoperte scientifiche: scienziati, inventori, metodo scientifico, invenzioni, macchine semplici.

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Presentazioni e materiali (quando presentare la terza grande lezione ai bambini)

Questo è lo schema delle presentazioni, considerando in particolare lo studio della Storia:

  • prima fiaba cosmica (formazione della Terra)
  • seconda fiaba cosmica (comparsa dei viventi sulla Terra)
  • fascia nera del tempo (immagine del tempo prima e dopo la comparsa dell’uomo sulla Terra)
  • terza fiaba cosmica (caratteristiche dell’essere umano)
  • riassunto delle prime tre fiabe cosmiche in recita
  • fascia nera della mano (evoluzione dell’uomo e creazione della sovranatura)
  • lezione sull’evoluzione umana
  • linea del tempo dell’evoluzione umana
  • carte dei bisogni fondamentali dell’uomo

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Terza grande lezione Montessori: la comparsa dell’uomo

PRIMA VERSIONE

Chi si ricorda qual era l’ultimo mammifero comparso sulla linea del tempo di vita? Come si è preparata la Terra per la vita di questo mammifero? Prima di tutto la Terra si è dovuta raffreddare, e per questo c’è voluto un tempo molto, molto lungo. Sono comparse le acque e le rocce. Poi una prima forma di vita si è sviluppata nell’acqua, e si è diversificata sempre più, riempendo gli oceani. In seguito le piante si sono spostate a vivere sulla terraferma e questo ha prodotto il terriccio, e insieme agli insetti ha fornito il cibo per tutti i viventi che vennero dopo. Alla fine di tutto questo lavoro, la Terra era pronta. Solo allora poteva giungere l’essere umano. Un essere umano simile a voi ed a me. L’essere umano apparve molto tempo dopo l’inizio del raffreddamento della Terra. Ti ricordi la piccolissima strisciolina rossa alla fine della lunga striscia nera che abbiamo srotolato sul pavimento? Quella piccola parte rossa ci ricorda che gli esseri umani si trovano sulla Terra da pochissimo tempo. Oggi parleremo un po’ dell’essere umano. L’uomo è un essere molto diverso da tutti gli esseri viventi comparsi prima di lui. Ma cosa lo rende così diverso e speciale?

La vostra mente in questo momento sta pensando. Forse vi state chiedendo cosa sto per dire. Oppure state pensando ad altro. Questo tipo di mente che pensare come state pensando voi ora, appartiene solo agli esseri umani. Gli esseri umani possono pensare e chiedersi perché soffia il vento, perché cade la pioggia, che cosa sono le stelle. Alcune persone hanno inventato e raccontato storie su ciò che stavano pensando. La gente continua a farlo anche oggi.

C’è un’altra cosa che rende gli esseri umani diversi da qualsiasi altro essere vivente della Terra: gli esseri umani possono amare. Voi potete amare. Io posso amare. Posso amare mia madre, le mie sorelle, i miei fratelli, mio padre, la mia famiglia, voi, tutte le persone di questa scuola. Ancora di più, voi ed io possiamo amare chi è vicino a noi, ma possiamo provare amore anche per chi è lontano da noi. Possiamo sperare che tutti gli uomini sulla Terra abbiano qualcosa da mangiare. In questo modo, siamo in grado di amare anche persone che non conosciamo e che non possiamo vedere.

Gli scienziati hanno ipotizzato che il nostro cervello ci ha permesso di amare e di pensare, ma c’è anche qualcos’altro. Quando l’essere umano si è alzato su due gambe, le sue braccia e le sue mani conquistarono la libertà, e poterono essere usate per tenere in braccio i bambini durante il lavoro e nei viaggi. Forse questo ha contribuito a sviluppare la capacità di amare. Una volta che l’uomo fu capace di stare in piedi, le mani furono anche libere di toccare, tenere, tastare ed esaminare gli oggetti da diverse prospettive. E forse questo ha contribuito a sviluppare la sua mente.

Così gli esseri umani hanno tre doni speciali: la mano, la mente e la capacità di amare.

Ma c’è dell’altro. Quando l’essere umano è apparso sulla Terra, era in grado di fare molte più cose di quelle che possono fare le piante e gli animali. Ad esempio ogni pianta può crescere solo in un dato ambiente, e ogni animale mangia solo un tipo particolare di cibo. Alcuni uccelli mangiano la frutta, ed altri mangiano gli insetti. Alcuni mammiferi mangiano l’erba e alcuni altri la carne. Tutti gli uccelli della stessa specie mangiano lo stesso cibo. Invece l’uomo mangia moltissime cose diverse. E non solo. Gli uomini vivono in case diverse: alcuni hanno case di mattoni, alcuni di legno, alcuni di fango. In queste case possono esserci porte di legno, o di legno, o possono anche non esserci porte.

Come è possibile che gli esseri umani possano vivere in modi così diversi? Proprio perché ha questi tre doni speciali: la mente, le mani ed il cuore. Con le mani può costruire cose che ha progettato con la sua mente, con la mente può risolvere i problemi che incontra, e grazie alla capacità di amare può desiderare di fare qualcosa per gli altri.

L’essere umano cammina su due gambe, perché le sue mani possano essere libere di fare le cose e di tenere quelli che amano. Immaginate se non fosse così. Pensate a quanto sarebbe difficile strisciare e tenere una matita, o leggere un libro, o spolverare i mobili, o fare tutte le cose che facciamo ogni giorno.

La piccola immagine al termine della linea del tempo dei viventi,  ci mostra da quanto poco tempo l’uomo è sulla Terra. Non è sorprendente che in questo breve periodo di tempo, questo tipo di essere vivente, con i suoi doni speciali della mente, delle mani e del cuore, ha fatto e ancora sta facendo tante cose?

La storia dell’umanità è molto eccitante. C’è molto da scoprire sull’uomo e su tutto ciò che è successo da quando l’uomo è apparso sulla Terra. Questa è la prima storia, ma ce ne saranno molte altre. Nei prossimi giorni parleremo dei primi uomini, di com’erano e di come vivevano. Questi primi uomini vissero in epoche molto lontane dalla nostra, ma erano proprio come voi e come me. Avevano una mente, potevano amare, e potevano usare le proprie mani.

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Terza grande lezione Montessori: la comparsa dell’uomo

SECONDA VERSIONE

Vi ricordate la linea del tempo della vita? In fondo alla linea del tempo c’era una striscia rossa molto stretta e l’immagine di un essere umano. Avete anche visto la sottile linea rossa al termine della lunga striscia nera del tempo. Questa piccola linea rossa mostrava da quanto tempo gli uomini vivono sulla Terra. Essi sono apparsi solo dopo che moltissimi altri esseri sono apparsi prima di loro. Alghe ed altri organismi si svilupparono nell’acqua. Poi giunsero molte altre piccole creature, che riempirono gli oceani e purificarono l’acqua. Più tardi, queste creature divennero più grandi e svilupparono conchiglie, poi ossa, poi una colonna vertebrale.  Alcune piante ed alcuni animali si spostarono sulla terraferma.  Gli animali impararono a prendersi cura dei loro piccoli in modo sempre migliore. Le piante impararono ad utilizzare il sole, l’acqua ed i minerali del terreno per far crescere semi e frutti.

E gli esseri umani poterono arrivare solo quando la Terra fu pronta ad accoglierli. Sono apparsi quando sulla Terra ci fu cibo per loro, quando ci furono tappeti erbosi su cui camminare, quando sotto la terra si furono formati depositi di minerali che un giorno avrebbero imparato ad usare.

Oggi voglio raccontarvi qualcosa di più sugli esseri umani, e su come i primi uomini comparsi sulla Terra fossero proprio come voi e me.

Quando questi uomini apparvero, il mondo era popolato da giganteschi felici e grandi orsi che vivevano nelle caverne. In quell’antico mondo, i primi uomini trovaro molti tipi diversi di piante. Questi uomini non avevano denti aguzzi per difendersi. Non avevano artigli affilati per arrampicarsi sugli alberi e fuggire dai pericoli, o per scavare alla ricerca di radici da mangiare, o per uccidere gli animali e nutrirsene. Non sapevano quali frutti fossero buoni da mangiare, e quali velenosi.

Gli animali, quando nascono, hanno questo tipo di conoscenze. Ogni animale quando nasce è in grado di trovare il cibo adatto a lui e trovarlo. Ogni animale sa provvedere alla sua sopravvivenza. I leoni mangiano la carne e non l’erba, ed usano i loro artigli e i loro denti per cacciare e per difendersi. I cervi mangiano l’erba, e sanno che non potrebbero mai mangiare la carne! E sono molto abili a scappare dai predatori. Ogni animale ha un suo modo di vivere, e sa automaticamente cosa fare. Ogni animale si è adattato a vivere in un particolare ambiente. Il leone ha bisogno delle pianure erbose, e non potrebbe mai vivere nei territori ghiacciati e nevosi del nord. I cervi sono a casa propria nelle foreste, e non potrebbero certo vivere in nessun altro luogo.

Invece gli esseri umani sono nati senza sapere cosa mangiare o come proteggersi. Non erano particolarmente adatti a nessuna determinata area della Terra. Per altri versi, avevano delle somiglianze con un particolare gruppo di animali, i mammiferi.

Infatti, gli uomini avevano i peli, partorivano i loro piccoli e li nutrivano col proprio latte. Ma per molti altri aspetti erano diversi dai mammiferi, e da tutti gli altri animali. E proprio grazie a queste differenze, gli esseri umani sono riusciti a sopravvivere in quel mondo.

Innanzitutto essi camminavano su due gambe, così avevano le mani libere di lavorare, fare cose, curare i propri figli e giocare. Immaginate se così non fosse. Come potremmo tenere una matita, o prendere una qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno, se dovessimo usare le mani ed i piedi per camminare?

Guarda la tua mano. Il pollice è una cosa meravigliosa! (Mostrare il pollice opponibile mentre continuiamo a raccontare). Può superare il palmo della mano e raggiungere le altre dita. Cosi possiamo prendere una piccola e delicata conchiglia solo usando pollice e indice, oppure stringere saldamente il ramo di un albero e dondolarci sospesi ad esso.

Nessun altro essere può fare le cose che gli esseri umani possono fare con le proprie mani. Quale animale è in gradi di infilare un ago, guidare un’auto con sicurezza nel traffico cittadino, o dipingere un bel quadro? Solo gli esseri umani, che hanno queste mani meravigliose, possono fare queste cose!

Un’altra cosa che rendeva gli esseri umani diversi da tutti gli altri esseri era il suo cervello, più grande e complesso. Con questo cervello, gli esseri umani potevano pensare alle cose. La loro intelligenza li ha portati a porsi domande su tutto ciò che vedevano attorno a sé. Si chiedevano perché la pioggia cadesse, e cosa fossero le stelle. Si chiedevano cosa fosse il grande rombo del tuono che sentivano venire dal cielo, e cosa causasse il sorgere del sole nel cielo, e il suo scendere e scomparire nella notte.

Gli esseri umani possono pensare a ciò che è successo nel passato, e possono anche pensare a quello che potrebbe avvenire nel futuro. Adesso, voi state forse pensando a quello che ho detto, o forse vi state chiedendo cosa sto per dire! La mente dei primi uomini, come la vostra e la mia, erano in grado di immaginare risposte alle domande che si ponevano, e furono in grado di trovare la ragione di molte cose.

Questa capacità di pensare, incuriosirsi e immaginare, è ciò che ha permesso agli esseri umani di inventare il linguaggio, in modo da poter raccontare quello che si sta pensando.

Grazie a questa capacità sono anche nati i numeri, la matematica e la geometria. Questi primi uomini si poterono dedicare anche all’arte ed alla musica. E’ grazie a loro che noi oggi godiamo di statue e dipinti, e abbiamo canzoni da cantare. I primi esseri umani hanno imparato l’uno dall’altro a fare queste cose, e le loro conoscenze sono arrivate fino a noi.

I primi esseri umani non erano adattati per vivere in un ambiente terrestre in particolare. Potremmo pensare che questo sia una cosa terribile, e forse è in parte vero, perché significa che gli uomini non hanno un luogo in cui vivere semplicemente, senza problemi. Ma in realtà questa caratteristica si è rivelata essere un grande dono. Poiché avevano una mente capace di pensare e immaginare, e mani capaci di lavorare, gli uomini, quando cadeva la neve e cominciava a fare freddo, presero a dirsi: “Ho freddo. Ho bisogno di qualcosa per coprire il mio corpo e tenermi al caldo, come il leone ha la pelliccia. Ho bisogno di un rifugio, come lo scoiattolo ha la tana”.

E così inventarono vestiti e case.

Non avevano bisogno di corpi particolarmente adattati ad un ambiente particolare. Hanno invece usato ciò che trovavano attorno a sé per adattare l’ambiente a loro stessi!

Grazie a questo, gli esseri umani si sono sparsi in tutto il mondo, e hanno trovato il modo migliore per vivere nelle pianure del leone, nelle foreste dei cervi, e nelle terre ghiacciate delle renne.

Gli esseri umani di quei tempi erano in grado di immaginare cose che non erano mai esistite: erano in grado, come gli esseri umani di oggi, di usare la propria immaginazione per pensare a cose nuove, e quindi di realizzarle con le proprie mani. Potevano, ad esempio, immaginare una ciotola di argilla, e poi modellarla.

La capacità di immaginare qualcosa di nuovo, e poi realizzarla, è una capacità che avevano già i primi uomini, ed è ciò che ha permesso loro di sopravvivere nel loro mondo.

Ma parliamo adesso di un’altra caratteristica dell’essere umano, che forse è la più importante di tutte, perché è quella che più di tutte le altre ci fa umani: gli uomini sono in grado di amare. Posso amare la i propri genitori, i fratelli e le sorelle, le zie e gli zii. Possono amare i propri amici. Amano le molte persone che vivono vicino a loro, ma possono anche amare persone che non hanno mai incontrato, e prendersene cura. Pensa a delle persone in difficoltà in un altro Paese: esse possono ricevere l’aiuto da qualcuno che non sapevano nemmeno che esistesse! Potrebbe trattarsi di me, o di qualcuno tra voi, qualcuno che ha sentito parlare dei loro problemi, ed ha fatto qualcosa per aiutarli.

La storia degli esseri umani è iniziata molto tempo fa, sulla Terra. E’ una storia molto emozionante, fatta di molti capitoli. Ci sono capitoli che contengono grandi felini e orsi. Altri capitoli raccontano come i primi uomini raggiunsero nuove zone della Terra, i loro pericolosi viaggi su grandi distese di ghiaccio, oceani tempestosi, deserti incandescenti.

Questi primi uomini che si avventuravano in territori che nessuno aveva mai visitato prima, erano mamme, papà e bambini, bambini come te o neonati tenuti in braccio. Questi viaggiatori incontrandosi raccontavano le loro avventure alla luce di grandi fuochi. Un narratore cominciava con la sua storia, poi si inseriva nel discorso un altro, e poi un altro, ed i bambini bevevano ogni loro parola. Un giorno avrebbero raccontato le stesse storie ai loro figli, e forse avrebbero aggiunto un altro capitolo, raccontando la propria vita.

Alcuni di questi primi esseri umani ci hanno lasciato bellissimi dipinti e sculture, ed anch’essi hanno raccontato la loro storia. Ed è una storia che ancora oggi possiamo capire, non appena guardiamo questi messaggi nelle grotte.

Altri uomini scrissero la storia della loro vita su tavolette di argilla, che noi abbiamo ritrovato sepolte tra le rovine di città deserte. Così abbiamo potuto ritrovare anche pergamene, rotoli fatti di canne di papiro, ecc… e abbiamo potuto leggere delle vite dei re antichi e della vita dei grandi eroi di quei tempi.

Grazie alla nostra mente, siamo in grande di ascoltare le parole di persone che abitarono la Terra migliaia di anni fa.

Nella storia degli esseri umani si incontrano cavalieri in armatura, regine nei castelli, musicisti che hanno scritto la meravigliosa musica che ascoltiamo oggi, e gli uomini e le donne che hanno viaggiato nello spazio.

C’è una quantità enorme di cose da scoprire su ciò che è successo da quando gli esseri umani sono apparsi sulla Terra.

Questa che abbiamo raccontato oggi è soltato la prima sugli esseri umani, ma ce ne saranno moltissime altre. Un altro giorno parleremo meglio dei primi esseri umani e di come vivevano. Ci accorgeremo così che erano proprio come noi. Essi avevano una mente con la quale pensare ed immaginare, delle ani con cui lavorare, e potevano amare, proprio come voi e come me.

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Terza grande lezione Montessori: la comparsa dell’uomo

TERZA VERSIONE

Vi ricordate le storie che abbiamo raccontato fino ad oggi? All’inizio c’era il nulla, solo un enorme e scuro spazio vuoto. Poi, in quello spazio, si creò una nube di fuoco, sche si sprigionò da una scintilla luminosa di energia. Tutto l’Universo era contenuto in quella nube. Poi l’Universo si stabilizzò, ma per questo servì un tempo immenso. Ti ricordi a quali leggi obbedivano le particelle? E ti ricordi coe si è formata la Terra? Come si è formata la crosta e come si è raffreddata? C’era un grosso problema a quel tempo… ti ricordi qual era? Sì, l’aria era velenosa. E qual è stata la soluzione? Sì, sono apparsi i batteri, e poi gli organismi pluricellulari. Arrivarono le amebe e poi via via gli esseri viventi continuarono a diversificarsi, e apparvero i trilobiti e tutti gli altri animali acquatici, poi le piante si trasferirono sulla terraferma, arrivarono gli insetti, poi gli anfibi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi.

E poi? Sì, alla fine delle nostre storie apparvero gli esseri umani: uomini, donne e bambini, proprio come voi e me. Esseri con doni speciali, che avevano un cervello per pensare e immaginare, le mani per lavorare e un cuore che poteva amare anche le persone che non avevano mai incontrato.

Oggi voglio raccontarvi la storia degli esseri umani e dei loro doni speciali.

Gli esseri umani hanno una mente capace di immaginare e di pensare a molte cose diverse. Questi primi uomini sentivano la pioggia, il vento, il sole che li riscaldava di giorno e il freddo della notte, guardavano gli arcobaleni nel cielo e si spaventavano dei tuoni. Cominciarono presto a farsi domande su tutte queste cose, perché l’intelligenza umana vuole sempre sapere perché le cose accadono. E così hanno costruito delle storie che spiegassero le cose, e se le sono raccontate gli uni agli altri.

I primi esseri umani avevano un cuore capace di amare, e amavano i membri della loro famiglia e si prendevano cura di loro, provavano nostalgia quando erano lontani da loro, ed erano felici di ritornare e trascorrere il loro tempo insieme. Ma amavano anche persone che non avevano incontrato, amavano gli animali e le piante, e si prendevano cura di loro. Infatti, gli uomini possono desiderare che tutti siano felici, curati, sicuri, che abbiano abbastanza da mangiare, che abbiano accanto qualcuno che si prenda cura di loro.

Gli esseri umani avevano mani per tenere le mani degli altri, per costruire rifugi e raccogliere la frutta, per cullare i bambini e farli addormentare. Immaginate quanto sarebbe difficile fare tutte queste cose, se dovessimo usare le mani per camminare. Come potremmo fare tanti lavori?

Proprio come questi primi esseri umani abbiamo una mente in grado di pensare e immaginare, mani per fare il nostro lavoro, e un cuore per amare tutte le persone, gli animali, le piante e i luoghi.

Le piante e gli animali seguono regole determinate su come devono vivere, dove devono andare, cosa devono mangiare e quando devono dormire. Anche gli esseri umani fanno tutte queste cose, ma possono farle in modi diversi.

Possono mangiare tanti tipi di alimenti. Ad esempio oggi a colazione uno di voi può aver mangiato pane e marmellata, un altro latte e cereali… Cosa avete mangiato a colazione? (Chiedere ai bambini cosa hanno mangiato a colazione, in modo che possano vedere la varietà di cibo che abbiamo a disposizione per nutrirci).

Tutti gli animali della stessa specie vivono nello stesso luogo: gli uccelli nei nidi, le volpi nelle buche del terreno, ma gli uomini possono vivere in tanti diversi tipi di abitazione e decorarli in modi molto diversi. Io vivo in un appartamento al terzo piano. Tu dove vivi? Di che colore è la tua cameretta?

La nostra storia di esseri umani è iniziata molto tempo fa. Si tratta di una storia lunga, e l’uomo ha dovuto lavorare molto duramente ed usare la sua immaginazione, ed essere molto coraggioso, e pensare a tutte le cose che potevano aiutarlo a sopravvivere e a migliorare sempre più la propria condizione.

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Preparazione dell’insegnante

(Per la bibliografia e i links a risorse utili consulta l’elenco a fine articolo).

Tradizionalmente, nei giorni precedenti al racconto della terza fiaba cosmica, si presenta la LINEA NERA DEL TEMPO, ma se non avete a disposizione i mezzi per procurarvi o costruire questo materiale, potete utilizzare una delle linee del tempo della vita ( o l’orologio delle ere) enfatizzando coi bambini quanto sia immenso il tempo della Terra prima della comparsa dell’essere umano, e quanto sia minuto rispetto ad esso il tempo che va dalle nostre origini a noi, che viviamo sulla Terra oggi.

Tutte le cinque grandi lezioni hanno un legame diretto in particolare con la Storia, aprendosi contemporaneamente a specifici altri ambiti del sapere. A partire dalla terza lezione, esponiamo ai bambini tutti gli aspetti positivi della storia umana, concentrandoci sui doni che rendono l’uomo un essere unico e creativo. L’uomo infatti ha:

  • le mani libere, con il pollice opponibile, e la postura eretta, che gli consentono di agire;
  • un grande cervello che gli consente di pensare ed immaginare;
  • un cuore capace di amore.

La Storia è il racconto di come gli esseri umani hanno lavorato insieme per migliorare le proprie condizioni di vita, e porta i bambini ad avere fiducia nell’umanità e nella sua forza positiva, ed a desiderare di collaborare con gli altri e dare in ogni lavoro il proprio contributo. Già nella prima lezione cosmica è evidente che esiste una sorta di solidarietà naturale che sta alla base dello sviluppo di tutta la vita nel tempo e nello spazio. Tutti i viventi sono in relazione tra loro, e si evolvono insieme.

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

Questo è lo schema delle presentazioni, considerando in particolare lo studio della Storia:

  • con la prima fiaba cosmica introduciamo le idee di legge, ordine e armonia;
  • con la seconda mostriamo come la Terra si è preparata per accogliere l’essere umano;
  • con la fascia nera del tempo diamo una rappresentazione lineare del tempo che è dovuto passare prima della comparsa dell’essere umano. Srotolando questo nastro l’impressione che ne ricavano i bambini sul tempo della Terra prima e dopo la comparsa dell’uomo è fortissima;
  • con la terza fiaba ci concentriamo sui tre doni speciali che caratterizzano gli esseri umani. Presentando i primi esseri umani raccontiamo la loro vita quotidiana, il loro modo di vivere e sopravvivere ai pericoli. Mostriamoli come esseri umani completi, spirituali e pratici;
  • con la fascia nera della mano mostriamo come l’uomo si è adattato all’ambiente ed a ciò che lo circonda, ed a come è stato capace di creare una Sovranatura fisica. Raccontiamo come gli uomini hanno imparato nuove tecniche e comportamenti per migliorare le proprie condizioni di vita, e sottolineiamo anche che ogni miglioramento è stato un dono non solo per sé, ma anche per le generazioni future. Facciamo sentire i bambini in relazione profonda con questi antichi uomini, in modo che anche essi sentano che possono contribuire a costruire un futuro migliore per tutti;
  • con le carte dei bisogni fondamentali dell’uomo mostriamo come la Storia dell’uomo sia la storia dei suoi bisogni e dei modi che posto in essere per soddisfarli, in relazione all’ambiente;
  • con la quarta e la quinta fiaba cosmica mostriamo la nascita del linguaggio e della matematica, e quindi il contributo dell’uomo alla Sovranatura spirituale. Con queste due lezioni ci concentriamo su due grandi invenzioni umane, che sono alla base di una lunghissima serie di altri successi di cui godiamo pienamente oggi, grazie a questi antichi uomini, che vivevano in un modo tanto semplice rispetto al nostro, e ai quali dobbiamo così tanto.

Le tendenze dei bambini tra i 6 ai 12 anni da prendere in considerazione per l’insegnamento della storia e della geografia sono: il desiderio di sapere come e perché; il senso di giustizia; l’attrazione per personaggi eroici o che sono stati capaci di compiere grandi cose.  Il desiderio di conoscenza, in questo periodo della vita, è grande come lo è il bisogno di esplorazione sensoriale nel periodo precedente, dai 3 ai 6 anni.  Maria Montessori ha detto: dobbiamo dare i bambini piccoli al mondo, e i bambini più grandi all’Universo.

Tra gli autori che hanno ispirato Maria Montessori ci furono lo storico Leopold Von Ranke, il geologo Antonio Stoppani, l’astronomo James Jeans e lo scrittore H.G. Wells.
Stoppani è stato tra i primi a prendere in considerazione la Terra non solo come deposito di minerali e fossili, ma come un qualcosa cui molte forze sono al lavoro insieme per creare e mantenere un ordine cosmico. I fenomeni che si sono susseguiti e si susseguono sul pianeta appaiono guidati da un’Intelligenza, anzi una super-intelligenza, un’intelligenza superiore. Questo tipo di geografia era molto congeniale al pensiero di Maria Montessori. Considerando che lo studio di questa materia, all’epoca, consisteva principalmente nel memorizzare nomi di fiumi, montagne, capitali e così via, Stoppani illustrò il lavoro di modellaggio che fa l’acqua, o del lavoro che fa il vento per produrre le correnti oceaniche, o del lavoro di purificazione dell’aria e dell’acqua fatto dagli esseri viventi.
In “The science of life” HG Wells illustra vari aspetti del mondo vegetale ed animale, in particolare l’aspetto evolutivo (connesso con le ere geologiche) e l’aspetto della relazione tra viventi diversi (ad esempio la forma dei fiori e quella degli insetti che si nutrono del loro polline). Anche in questo caso, ogni cosa sembra programmata da un’intelligenza superiore.
Questa Super Intelligenza si ritrova anche nei fenomeni descritti da Jeans.

Maria Montessori chiamò questa intelligenza “Guida Inconscia”, perché il suo campo d’azione è immensamente più vasta rispetto alla parte cosciente, nel regno della vita. Negli esseri viventi, questa parte inconcia che lavora al funzionamento e al mantenimento dell’ordine cosmico, è la condizione indispensabile per l’ esistenza. Ad esempio, gli insetti che visitano i fiori sono consapevoli soltanto del fatto che stanno rispondendo ad un bisogno (quello di alimentarsi di nettare), ma non sanno di svolgere una funzione più grande, un compito cosmico, che è quello di fecondare i fiori e propagare le piante. Le piante, a loro volta, sembra che agiscono con intelligenza, che facciano piani dettagliati per fornire agli insetti i mezzi migliori per nutrirsi del loro polline, e garantire così la fecondazione. Allo stesso modo hanno imparato a fare uso del vento, dell’acqua e degli animali. Se avessero un’intelligenza, forse sarebbero consapevoli di farlo per rispondere ai propri bisogni di sopravvivenza e riproduzione. Ma, come gli insetti, non sarebbero consapevoli del loro compito cosmico, che è quello di eliminare l’anidride carbonica dall’aria, drenare il terreno, produrre ossigeno, non soltanto a vantaggio degli esseri viventi, ma anche degli elementi inanimati (considerando la luce) e perfino delle stelle. Infatti, i raggi del sole riscaldano la Terra, ma la temperatura non è uniforme, a causa del moto attorno al sole e dell’angolo del suo asse, e questo causa le stagioni. Poiché ci sono queste differenze di temperatura sul pianeta, si creano i venti, e l’acqua che evapora viaggia da un luogo all’altro, poi precipita per provvedere alle esigenze dei viventi, per i quali l’acqua è indispensabile quanto lo è l’ossigeno. E così il cosmo intero è coinvolto, e non solo la Terra. Per questo il nome di “cosmico”. Tutto ciò che contribuisce all’armonia ed allo sviluppo dell’ordine cosmico, è chiamato “compito cosmico”, e l’educazione che presenta questo concetto ai bambini, è chiamata “educazione cosmica”.

Anche la Storia dell’uomo deve essere vista in questo contesto, per essere compresa. Ispirata dalla curiosità dei bambini, Maria Montessori ha compreso che la storia non può essere insegnata come oggetto isolato, ma deve essere integrata con altri campi del sapere; la storia dell’uomo deve essere inserita inoltre nel contesto della storia della Terra, iniziando dalla sua formazione.

Come abbiamo già visto qui, per rendere tutto ciò più interessante per i bambini, Maria Montessori ha ideato dei racconti che si appellano alla loro capacità di immaginazione. Ad esempio, nello studio della storia della comparsa dei viventi sulla Terra (seconda lezione cosmica), ha rappresentato ogni progresso evolutivo attraverso sentimenti umani: le alghe ad un certo punto dicono “Uniamoci, e diventeremo più forti”; poi dicono “A cosa serve fare tutte lo stesso lavoro? Perché non ci specializziamo e ce lo dividiamo?”; e così via. Sullo sfondo di tutti questi racconti, sta il fatto che le alghe stanno assolvendo un compito cosmico, che è quello di preparare le condizioni di vita adatte alla comparsa di esseri via via più evoluti. Un altro esempio è quello dei diversi tipi di viventi che possono svilupparsi su di una roccia. Esiste un tipo di vegetale che riesce a vivere sulla roccia, il lichene, che riesce a nutrirsi di essa, cresce e muore. I licheni si succedono uno dopo l’altro, crescendo e morendo, e questo prepara le condizioni di vita adatte alla crescita dei muschi. Anche i muschi si susseguono, nascendo, crescendo e morendo, e la sostanza organica che ne deriva, il terriccio, permette la crescita delle erbe, poi dei cespugli, poi degli alberi.

Un altro progresso ha riguardato i sentimenti. All’inizio, la riproduzione è stata una questione di divisione cellulare. Poi con le piante e gli animali è arrivata la riproduzione vera e propria. I primi animali, che vivevano negli oceani, deponevano grandi quantità di uova non protette (come fanno ancora oggi pesci ed anfibi). Poi arrivarono i rettili, che dissero: “Dobbiamo proteggere la nostra prole”, e così vennero le uova protette da gusci, che venivano nascoste nel terreno in modo che i nemici non potessero vederle. Ma anche in questo caso la prole veniva abbandonata. Poi vennero gli uccelli, che non abbandonano le uova, ma restano con loro fino alla nascita dei piccoli, che poi nutrono ed educano fino a che non diventano capaci di provvedere a se stessi. Poi vennero i mammiferi, che dissero: “Le uova sono troppo esposte. Meglio tenerle all’interno del corpo, così prima di prendermele dovranno uccidermi”. Così i mammiferi estesero l’amore per la propria prole a tutto il periodo dell’infanzia, fino a che, raggiunta l’età adulta, veniva cacciata. Ma questo amore era limitato alla propria progenie, ed era limitato nel tempo. Infine, con la comparsa dell’uomo, l’amore per la prole durò per tutta la vita, e si estese anche a uomini del passato, che non esistevano più (ad esempio i genitori), o anche ad uomini sconosciuti, che non erano parte della famiglia.

Nelle ere geologiche che hanno preceduto la comparsa della vita umana, questo sarebbe stato impossibile. L’ambiente doveva essere preparato, e tutte le ere geologiche hanno dato il loro contributo a questo lavoro. Ecco perché abbiamo detto che per capire la storia dell’uomo, dobbiamo inserirla nel contesto della storia della Terra.

Quando nella terza lezione presentiamo l’uomo, parliamo della sua intelligenza, del suo bisogno di vivere con gli altri, della sua capacità di vivere in qualsiasi ambiente, della sua grande creatività che gli permette di soddisfare le proprie esigenze, e della sua capacità di non essere mai soddisfatto. L’uomo aspira sempre ad ottenere condizioni migliori.

Possiamo dire che la Storia dell’uomo era, ed è tuttora, la storia dei suoi bisogni e di come li ha soddisfatti. Vivendo in ambienti diversi, scoprì modi diversi per provvedere alle proprie esigenze: riparo, cibo, abbigliamento, trasporto, ecc… Così, a poco a poco, si formarono gruppi separati di uomini, caratterizzati da un comportamento comune, con soluzioni uguali per rispondere ai bisogni in relazione al proprio ambiente. Questi gruppi sono entrati in contatto tra loro sia in modo pacifico (commercio), sia in modo violento (guerre e invasioni), e così ebbero bisogno di aggregarsi in gruppi più grandi. In questo modo si realizzò un interscambio di idee, invenzioni e scoperte. Noi possiamo risalire soltanto ad alcune di queste scoperte (ad esempio l’invenzione dell’alfabeto), mentre ad altre non possiamo (ad esempio l’uso della ruota o del fuoco). Ma tutte queste scoperte hanno contribuito a costruire la civiltà di oggi. Se analizziamo le cose che utilizziao oggi (cibo, alloggi, mezzi di trasporto, musica, pittura, ecc…) ci rendiamo conto che esse sono il risultato del lavoro non di una sola nazione, ma di molte. Non ci sono razze superiori o inferiori: l’umanità è una. Ognuna produce qualcosa, che poi diventa patrimonio di tutta l’umanità.

Non ci sono razze superiori o inferiori, ma l’umanità è una. Se opportunità e condizioni si presentano, la gente di qualsiasi razza produrre qualcosa, che viene accettato praticamente come grande contributo all’intera umanità.

I bambini, data questa impostazione, sono in grado di studiare la Storia attraverso la ricerca attiva, in ogni campo. Non occorre un libro di testo, ma una biblioteca con enciclopedie, biografie, testi di botanica, zoologia, ecc… Occorre visitare luoghi di interesse storico, musei, ecc… Quando si studia una nazione, non si trattano solo gli eventi, ma anche le persone: la loro provenienza, le loro abitudini, qual era la condizione della donna, quale grado di sviluppo ha raggiunto materialmente la loro cultura per quanto riguarda strumenti, abiti, abitazione, e quanto ha raggiunto spiritualmente con l’arte, la religione, la filosofia.

Il modo pratico, poi, di collocare gli eventi nella giusta sequenza storica, è quello di costruire le linee del tempo. Alcune possono essere proposte dall’insegnante, mentre molte altre vengono realizzate dai bambini stessi.

Alcuni elementi tra i più importanti per la nostra civiltà attuale, come i mezzi di trasporto, l’illuminazione, ecc… vengono trattati attraverso lezioni apposite, che illustrano il loro sviluppo attraverso i secoli. Per altri argomenti, invece, è sufficiente fornire le chiavi ai bambini, in modo tale che essi possano portare avanti lo studio da soli, senza dover ascoltare lezioni non necessarie.

Il concetto di sostenibilità è molto presente nella coscienza moderna, con la crescente consapevolezza dell’impatto delle azioni umane sull’ambiente naturale e sulle società umane. Ma spesso al centro di questo concetto di sostenibilità c’è l’idea che gli esseri umani non facciano anch’essi parte dell’ambiente naturale.

Maria Montessori, in Educazione e Pace, definisce la pace come uno stato attivo in cui gli esseri umani sono parte integrante di un tutto cosmico armonioso, in cui ogni organismo assolve il suo ruolo secondo la sua vera natura, nel quadro delle leggi universali. I concetti di sostenibilità, equità, giustizia e gestione delle risorse sono parte integrante di questa visione.

Il suo concetto di sostenibilità si basa su due idee fondamentali:

  1. l’attività umana è vista in un contesto evolutivo, non separata dai processi naturali dell’evoluzione della Terra e delle specie, a come parte integrante di essa. Senza questa consapevolezza, l’uomo mette a rischio il futuro suo e di tutto il pianeta.
  2. gli squilibri che osserviamo nella natura e nella società dipendono da adulti che non hanno realizzato pienamente il proprio potenziale umano, perché hanno avuto ostacoli al loro naturale sviluppo durante gli anni formativi. Maria Montessori sottolinea gli immensi poteri dei bambini ed il grande compito che hanno: creare gli adulti. Ogni bambino realizza questo compito creativo – costruttivo interagendo con l’ambiente in cui è nato, e che è preparato dagli adulti per lui. Solo quando gli adulti creano con consapevolezza un ambiente  che garantisce la libertà del bambini di svilupparsi in base alle leggi naturali, possiamo realizzare la vera natura dell’uomo. Quindi alla radice della pace, c’è il normale sviluppo di ogni individuo.

Il compito del bambino è quello di costruire la normalità umana, il compito dell’adulto è quello di difendere questa costruzione. La collaborazione tra l’adulto e il bambino è il fondamento della sostenibilità, che è il fondamento della pace.

L’uomo ha creato una Sovranatura. Per esempio, con l’agricoltura e l’allevamento, l’uomo ha creato in un tempo breve ciò che il processo naturale di evoluzione avrebbe realizzato forse in migliaia o milioni di anni. L’uomo col suo lavoro ha trasformato la superficie della Terra. Si serve dei ciò che vi è sepolto, di ciò che si trova nell’atmosfera, crea nuovi metalli, nuove sostanze … “Questo mondo è qualcosa di più della natura, e per costruirlo l’uomo usa tutto ciò che esiste in natura. L’uomo crea una (sovra) natura. E la Sovranatura creata dall’uomo è diversa dalla natura ordinaria.

Tendiamo a pensare a questa sovranatura come separata dalla natura, ma secondo Maria Montessori vede gli ambienti creati dall’uomo come naturali, quanto lo sono gli ambienti creati dagli altri esseri viventi. Ciò che noi chiamiamo “natura” oggi, è stato tutto creato da esseri viventi. Quando la vita è apparsa sulla Terra, ha trasformato la sterile sfera di roccia, acqua e gas, nel bellissimo pianeta azzurro che conosciamo oggi. E’ stata la vita ad aver creato sulla terra e nell’acqua le condizioni necessare perché altre forme di vita potessero evolversi e prosperare. Nel corso di vari eoni, la vita ha costruito la Terra che oggi conosciamo, ed è la vita che mantiene questo bellissimo pianeta in equilibrio perfetto, per sostenere la vita. Ogni creatura ha un compito cosmico. Anche l’uomo. La civiltà è una parte della natura, e per questo parliamo di Sovranatura. Civiltà è un termine vago, mentre Sovranatura rende perfettamente il concetto. La Sovranatura si sviluppa nutrendosi della natura, facendo uso di tutto ciò che si trova sul pianeta e nell’atmosfera per migliorare la natura stessa: l’ambiente civile è un’altra forma di natura.

Attraverso il suo lavoro, l’uomo ha consapevolmente, deliberatamente, creato nuove forme di vita: fiori, frutti, cereali e altri vegetali, animali, alberi, ecc… Attraverso la sua attività, l’uomo non è stato solo un agente dell’evoluzione per nuove forme di vita, ma ha anche creato un nuovo ambiente complesso, all’interno del quale egli opera; un ambiente che non è naturale, ma è natura.

La storia umana è la cronaca del lavoro dell’uomo adulto, e quando parliamo di sostenibilità ci concentriamo sul come cambiare le tendenze sbagliate degli adulti. Nel cercare soluzioni, non prendiamo mai in considerazione il contributo dato dai bambini alla società. Il bambino è così, davvero, il “cittadino dimenticato”. Nel creare la Sovranatura in cui vive, l’uomo adulto non tiene conto delle esigenze dell’uomo bambino. In “Educazione e Pace” Maria Montessori fornisce un contesto cosmico all’attività umana e si concentra sul miglioramento del livello di sviluppo umano. I bambini hanno un immenso potenziale che può portare ad una trasformazione radicale della società umana.

L’idea che gli esseri umani svolgono una funzione all’interno di un ecosistema interdipendente, e che le azioni umane hanno un impatto sull’equilibrio di tale ecosistema, è sempre stata presente nella maggior parte delle culture cosiddette primitive. Ma questa idea deve trovare un posto sempre più rilevante anche nel pensiero occidentale, per la necessità di controllare i livelli di inquinamento e di conservare e tutelare l’ambiente. Maria Montessori ha una visione cosmo centrica della sostenibilità. Se estendiamo lo sguardo attraverso i secoli, vediamo  che ogni essere vivente ha alterato la Terra con la propria attività, e che l’equilibrio tra tutte queste attività ha costruito l’equilibrio terrestre. Ogni volta che l’equilibrio terrestre è stato disturbato dall’attività di un essere, è stato ripristinato dall’attività di un altro. L’equilibrio terrestre non è statico, ed attraverso questa attività la Terra stessa continua ad evolversi.

Attraverso l’Educazione Cosmica aiutiamo i bambini a sviluppare la consapevolezza che gli esseri umani sono parte di un tutto interdipendente.

Non soltanto il mondo sovranaturale è in costruzione, ma lo è anche l’evoluzione umana. Non si sta verificando soltanto un’ulteriore evoluzione della natura, ma anche un ulteriore sviluppo della personalità umana.

Come abbiamo già detto, è compito di ogni bambino, dal momento della nascita, realizzare il suo potenziale umano. Gli esseri umani nascono con una mente che pensa, una mano che funziona e un cuore che ama. Il compito di ogni bambino è appunto quello di realizzare questo potenziale formando un’unità funzionale. E diventa un’unità funzionale quando le sue tre dimensioni (fisica, intellettuale e spirituale) sono in armonia.

Nel creare la Sovranatura in cui viviamo, le potenzialità della mente e della mano si sono evolute notevolmente, ma abbiamo trascurato il cuore che anima questo lavoro. Sostenendo il bambino nella sua opera di creazione dell’adulto come unità funzionale, possiamo correggere questa anomalia. La ricostruzione della società umana deve iniziare con il supporto del lavoro dei bambini. Nel suo lavoro di costruzione dell’adulto, il bambino è guidato da leggi naturali: come la Sovranatura si fonda sulla natura, così anche lo sviluppo della personalità umana si fonda su di essa. Bisogna creare una sovranatura che tenga conto con consapevolezza e amore di questo. Solo così l’uomo adulto, collaborando al processo naturale di costruzione dell’uomo operato dal bambino, potrà costruire la normalità umana.

A differenza degli altri viventi, l’uomo non è nato con un compito cosico particolare: il suo compito non è limitato, non è specificatamente definito. Ogni essere umano deve determinare il proprio contributo individuale, il proprio compito cosmico.

Prima della comparsa dell’uomo, ogni cambiamenti evolutivo è avvenuto lentamente, inconsciamente. Con l’avvento dell’uomo però, un nuovo elemento è entrato nella storia: la coscienza. Quando gli esseri umani hanno cominciato a costruire la Sovranatura, questa Sovranatura ha a sua volta influenzato lo sviluppo dell’uomo, la sua evoluzione come individuo e come specie. Per il fatto di possedere una coscienza, l’uomo è in grado di determinare la direzione della propria evoluzione, in collaborazione con il bambino, che ha i poteri creativi e costruttivi di realizzare il potenziale umano. Fornendo al bambino le condizioni adatte , l’energia psichica del bambino si svilupperà in base alle proprie leggi, ed avrà un effetto sugli adulti stessi.

L’uomo, che vive nella Sovranatura e deve realizzare la sua vera natura interagendo proprio con la Sovranatura stessa, è nella posizione unica di poter determinare la propria evoluzione. Ma questa evoluzione può avvenire solo nell’ambito delle leggi universali. Comprendendo della sua vera natura e il contesto cosmico delle proprie azioni, l’uomo può creare una Sovranatura dove ogni bambino può sviluppare il potenziale umano sempre più pienamente. L’ambiente è lo strumento per l’evoluzione cosciente dell’uomo. Questa è la vera radice della sostenibilità.

La libertà individuale è la base di tutto il resto. Senza tale libertà è impossibile sviluppare pienamente la personalità. La libertà è la chiave di tutto il processo.

La libertà è essenziale per lo sviluppo umano fin dalla nascita: ogni bambino ha bisogno di libertà per completare il suo compito di formazione dell’uomo. I pregiudizi radicati negli adulti, che non riescono a riconoscere la vera natura e le potenzialità del bambino, sono ostacoli che impediscono la libertà del bambino. Dalla qualità del lavoro del bambino, dipende la nostra capacità di adempiere il nostro compito di adulti. Se non riconosciamo l’importanza del lavoro del bambino, non gli permettiamo di completare il suo compito in libertà. Spetta all’adulto “difendere la costruzione della normalità umana”. Il Metodo Montessori, per questo, può essere definito come l’offrire i mezzi, difendere il bambino, riconoscere su basi scientifiche la sua natura, proclamare i suoi diritti sociali. Comprendere su base scientifica la natura del bambino sostiene la realizzazione di ambienti che promuovono la realizzazione del potenziale umano.

LA TERZA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip) si presenta tradizionalmente dopo la seconda fiaba cosmica, e per preparare la terza. Se non avete a disposizione i mezzi per procurarvi o costruire questo materiale, potete utilizzare una delle linee del tempo della vita preparate dopo la seconda grande lezione, enfatizzando coi bambini quanto sia immenso il tempo della Terra prima della comparsa dell’essere umano, e quanto sia minuto rispetto ad esso il tempo che va dalle nostre origini a noi, che viviamo sulla Terra oggi.

Si tratta di una lezione molto emozionante per i bambini, e quando viene presentata bene, usando meno parole possibili e facendo pause significative, fa davvero una grande impressione. Viene spessa citata da adulti e bambini come una delle lezioni preferite. Maria Montessori, come vedremo meglio poi, la chiamò in origine “lezione di umiltà”.

E’ stata elaborata da Maria Montessori in India, e rappresenta la durata dell’evoluzione terrestre. L’idea base è quella di far appello all’immaginazione dei bambini per trasmettere loro una visione generale della storia della Terra. Infatti, secondo Maria Montessori, è importante che l’interesse dei bambini si attivi dal generale al particolare: bisogna comprendere prima le correlazioni tra le cose, e poi indagare le cose stesse separatamente.

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)
La storia di questo materiale: una lezione di umiltà

Possiamo immaginare che la cosa sia andata così…
Era il 1939. In un caldo pomeriggio, nella città di Madras in India, Maria Montessori parlava con un gruppo di bambini, all’ombra di un grande e vecchio albero di Banyan. Un bambino di circa dieci anni la interrompe, proclamando con orgoglio la superiorità della civiltà indiana, che è una delle più antiche del mondo. Dice che non sa cosa avrebbe mai da imparare da lei e dalla sua cultura, che è meno antica della sua, e che l’India non ha nulla da imparare dall’Occidente.
Sì, in effetti la civiltà indiana risale a 10.000 anni fa, mentre quella egiziana soltanto a 3.500 anni, e l’assiro-babilonese a 5.000 anni. Ma non dice altro.
Poi, forse sorseggiando il tè del pomeriggio, ripensa alle parole del bambino, e si chiede quale sia il modo migliore di rispondere. Gli operai della compagnia telefonica, stanno distendendo sulla strada lunghi cavi, che poi fissano ai pali. Li osserva e continua a bere il suo tè. Lei e suo figlio Mario, in India, lavoravano al piano di studi per i bambini delle elementari, ed avevano appena preparato le grandi lezioni cosmiche. Così le venne l’idea.
Con l’aiuto di una sarta locale, prepara una lunghissima striscia di stoffa nera, lunga 300 metri e larga 50 centimetri. Solo l’ultimo centimetro della striscia aveva un colore diverso: rosso. La striscia è arrotolata come una bobina attorno ad un bastone.
Aiutata da due insegnanti della scuola, mostra la striscia ai bambini.
Senza dire una parola, le due insegnanti cominciano a srotolare la striscia nera di stoffa lungo la strada, allontanandosi lentamente e tenendo in bastone tra di loro, in bicicletta. Maria Montessori e i bambini, incuriositi, le seguono. Anche i bambini del vicinato si aggiungono alla processione. Tutti chiedono: “Cos’è? A cosa serve?”, ma Maria Montessori, con molta tranquillità, risponde soltanto: “Aspettate, e vedrete”.  Forse non dice nient’altro, fino alla fine della lunga striscia, quando appare la sorpresa: la sottile strisciolina rossa.
Poi dice: “Questa piccola strisciolina rossa rappresenta tutto il tempo che è trascorso dalla comparsa del primo essere umano sulla Terra. Tutta la parte nera è l’età della Terra”.
I bambini guardano indietro, vedono la lunga fascia scomparire in lontananza, e poi guardano di nuovo la piccola striscia rossa. Maria Montessori tiene tra le mani la piccola parte rossa, e forse sorride al bambino che le ha ispirato questa lezione.
In realtà non sappiamo cosa abbia detto, ma potrebbe proprio essere andata così.

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)
Descrizione del materiale
La fascia ideata da Maria Montessori, come già detto, era lunga 300 metri e larga 50 cm. Solo l’ultimo centimetro della striscia aveva un colore diverso: rosso.
Oggi si utilizzato fasce lunghe 30, 50 o 100 metri, larghe dai 30 ai 40 cm. La strisciolina rossa occupa  1 o 2 cm. Nella fascia lunga 30 metri i primi 10 m mostrano la formazione della Terra, i successivi 15 m la comparsa degli organismi unicellulari, gli ultimi 5 m lo sviluppo di tutte le forme di vita e la striscia rossa finale la comparsa dell’uomo.

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)

Presentazione ai bambini – prima versione

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)
Preparazione
Nel piano di studi della scuola primaria Montessori è inserita una serie di importanti lezioni che hanno lo scopo di suscitare meraviglia, stupore e gratitudine. Quando presentiamo questa lezione la cosa più importante è resistere alla tentazione di parlare troppo.
Questa lezione non vuole essere una ripetizione dell’Orologio delle Ere o della prima grande lezione cosmica. Maria Montessori non disse ai bambini quasi nulla, mentre la lunga striscia nera venne srotolata lungo la strada.
Anche se si dispone di spazio sufficiente per srotolare la lunga fascia all’interno, si consiglia comunque di farlo all’esterno, perché è molto più scenografico. Dopo la lezione potete, se lo ritenete opportuno, raccontare la storia del come e del perché Maria Montessori ha inventato questo materiale. Quando i bambini sentono che la fascia originale era lunga dieci volte di più quella che abbiamo usato noi, sono molto impressionati e di solito si chiedono quanto lontano dalla loro scuola sarebbe arrivata.
Avvolgere la fascia nera intorno a un bastone, iniziando dalla striscia rossa (in modo che la sezione rossa sia l’ultima ad apparire ai bambini), assicurandosi che risulti ben nascosta.

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)
Presentazione
Invitare i bambini a seguirvi, perché ci sarà una lezione molto speciale all’aperto. Se ci sono bambini più grandi, che hanno già assistito alla lezione negli anni precedenti, spiegate loro l’importanza di non rivelare agli altri la sorpresa: potete ad esempio dare loro il compito di essere i vostri assistenti e di aiutarvi a srotolare la fascia. Posare a terra la bobina e cominciare a srotolarla, iniziando a raccontare.

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)
Racconto
(esempio)
Questa fascia nera rappresenta l’età della Terra, dalla sua origine (fermarsi; circa 30 secondi di silenzio).
All’inizio la Terra era una sfera incandescente (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
E fu così per molto, molto tempo (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
Poi la Terra si presentò coperta di vulcani, e così fu per molto, molto tempo  (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
Poi arrivarono le piogge, che sono durate molto, molto tempo (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
Pioveva e pioveva. E questo è durato molto, molto tempo ancora. (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).

Infine Terra ha cominciato a raffreddarsi, e ci volle molto, molto tempo(srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
Sulla Terra ora c’erano solo rocce, oceani e vulcani, ma nessuna forma di vita. E questo per molto, molto tempo. (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
Solo rocce, acqua e fuoco. Niente di verde. Per molto, molto tempo (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
La Terra era già molto vecchia. Guardate quanto è lunga la fascia dietro di noi (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).

Ci stiamo avvicinando alla fine della fascia, e qui la vita ha cominciato a svilupparsi sulla Terra, impiegando molto, molto tempo (srotolare un’altra parte di fascia in silenzio).
Guarda,  qualcosa di diverso sta per accadere! (Rallentare in prossimità della fine  della fascia e fermarsi quando appare la striscia rossa).
Gli esseri umani appaiono sulla Terra per la prima volta. Questo piccolo lembo rosso rappresenta tutto il tempo che è passato da quando  i primi esseri umani sono giunti sulla Terra. (Pausa)

Ecco, sto tenendo in mano tutta l’umanità di tutto il mondo, da quando è apparsa: dai primi esseri umani che vivevano in Africa, agli abitanti delle caverne, e poi gli Aborigeni, gli Egizi, i Greci, i nativi americani, i Maya e tutti gli uomini che sono sulla Terra oggi. Qui si può tenere tutta l’umanità in una mano.

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)

Presentazione ai bambini – seconda versione

(Posare a terra la bobina e cominciare a srotolarla, iniziando a raccontare).
Ti ricordi? Molto, molto tempo fa non c’era assolutamente niente, semplicemente immenso caos e oscurità. E’ stato così per un tempo molto lungo, e poi è successo qualcosa.
(Srotolare una parte di fascia in silenzio).
In questo vuoto incommensurabile di freddo e l’oscurità, apparve una grande nuvola ardente che comprendeva in sè tutte le stelle.

(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
L’intero universo era in quella nuvola, e tra le piccole gocce c’era il nostro Sistema Solare.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
Poi le stelle si sono distribuite nello spazio, in modo che ora sono a milioni di chilometri di distanza, e la luce delle stelle che vediamo la notte ha impiegato anni luce per arrivare a noi.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
Si formò la crosta terrestre, ma la Terra era ancora molto calda e circondata dal freddo e buio spazio.  Ti ricordi che abbiamo detto che tutte le particelle dell’Universo hanno leggi speciali alle quali obbediscono? (Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).

Ci fu la Danza degli Elementi, il calore saliva verso il freddo, e il freddo scendeva verso il calore.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
La Terra lentamente si è raffreddata, i vulcani si sono fermati ed il Sole ha cominciato a spendere  felicemente.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
Poi ci fu un problema: pioveva e pioveva e pioveva, l’acqua consumò le rocce, che si gettarono nel mare, avvelenandolo. Vi ricordate cosa ha risolto il problema? Sì, sono apparsi i batteri e poi altri organismi, come le amebe. E che cosa ha fatto? Hanno seguito le leggi date loro:mangiare, cresciuto e riprodursi.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).

Questi organismi avevano una sola cellula, e dovevano fare tutto il lavoro da sole. Così si sono stancati, e hanno deciso di unirsi, dividersi i compiti e rendere il lavoro più efficiente.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
Così sono apparsi i trilobiti, i cefalopodi con i piedi in testa,  e i crinoidi che assomigliano a delle piante, ma sono animali che vivono in torri di pietra.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
E poi cosa è successo? Sì, la vita continuava a cambiare e provare cose nuove: apparvero alghe e coralli, che purificavano l’acqua e formavano bellissime isole e scogli.

(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
Poi alcune creature hanno deciso di provare a vivere sulla terraferma, hanno costruito una sacca all’interno del corpo per respirare, e arti al posto delle pinne, per muoversi fuori dall’acqua. Sono stati chiamati anfibi, e la loro fu la prima voce che si udì sulla Terra. Poi arrivarono i rettili, che cambiarono pelle e comiciarono a fare uova con i gusci duri. Ebbero molto successo, e crebbero fino a raggiungere dimensioni gigantesche. Immaginate un combattimento tra dinosauri: doveva essere terrificante.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).

Intanto le creature più piccole si sono mosse verso le zone più fredde, si sono trasformate in animali a sangue caldo, hanno ricoperto il loro corpo di peli e hanno cominciato a prendersi cura dei propri piccoli dopo la nascita. Erano gli uccelli e i mammiferi. Mentre gli uccelli deponevano le uova fuori dal corpo, i mammiferi le tennero all’interno, e quando i piccoli nascevano li nutrivano con il proprio latte. I mammiferi ebbero molto successo, e si diffusero su tutta la Terra.
(Guardare indietro la fascia già srotolata, poi srotolarne un’altra parte, in silenzio).
Poi è stata la volta di una creatura molto speciale: l’essere umano. Questa parte rossa è tutto il tempo passato dalla comparsa del primo uomo, e ci siamo anche noi. Guardate il tempo che ha impiegato la Terra per essere pronta a far vivere gli esseri umani!

 LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)

Note

Questa lezione chiave è particolarmente adatta ai bambini più piccoli, di prima classe. I più grandi possono partecipare come aiutanti, e sarà molto utile per loro, perché li stimolerà ad approfondire aspetti particolari presentati nella lezione.

Dopo la lezione si può lasciare la fascia nera a disposizione dei bambini, che potranno usarla per le loro ricerche, insieme alle linee del tempo. Alcuni bambini vorranno riguardarla anche dopo il racconto della terza fiaba cosmica, che tratta della comparsa dell’uomo sulla Terra.

I bambini più grandi possono usare la fascia nera anche come base per posizionare su di essa le carte delle nomenclature delle varie linee del tempo, fossili e altri materiali, fare misurazioni e aggiungere cartellini e materiali trovati nei testi di ricerca, come per le linee del tempo:

LA FASCIA NERA DEL TEMPO MONTESSORI (long black strip)

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria: una raccolta di racconti, dialoghi e piccole recite sulla Preistoria, di autori vari, per la scuola primaria.

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
Dialogo

– E’ permesso? Posso entrare? Sono venuto ad ammirare le tue nuove armi. Desidero molto vederle?-

– Entra, entra pure! Ti farò vedere anche alcuni monili che ho perfezionato ieri! Intanto, vedi questo? E’ un pugnale di ferro, ti piace?-

– Oh, com’è appuntito! Questa sì che è un’arma!-

– Non siamo più nell’età della pietra, mio caro! Con la scoperta dei metalli, è finita! –

– Osserva, ti prego, queste frecce con la punta di ferro.

– Come sono acuminate! E questi monili sono di rame? –

-No, sono di bronzo. Ho impiegato un po’ di tempo a fondere insieme rame e stagno. Ma guarda, che bel lavoro ho fatto! –

-Sei bravo davvero! Ti ringrazio di avermi mostrato i tuoi lavoretti e ti attendo presto a vedere l’imbarcazione che ho costruito. E’ molto più comoda e più solida di quella che avevo prima. –


Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
Il primo amore per gli animali

Al tempo dei tempi, quando gli uomini abitavano le caverne e si vestivano di pelli, un uomo, Grog, ebbe l’idea geniale di scavare il primo trabocchetto per gli animali.

Che barriti lanciava il grosso mammut quando vi cadeva dentro! Come grugniva il cinghiale! Grog, tutto contento, accorreva al trabocchetto con gli altri uomini della tribù, e tutti insieme, servendosi di sassi, di pali appuntiti e di accette di pietra, uccidevano la bestia.

Grog aveva un bambino e una bambina. Un giorno i due fratelli ebbero l’idea di fare come il babbo. Dove la terra era più tenera, scavarono una buca coprendola di rami e frasche. La mattina dopo vi trovarono una pecorella che belava pietosamente. Anche le pecore, si intende, erano allora animali selvaggi. Tutti e due si dettero a raccogliere pietre per ucciderla, ma quando il bambino fu pronto per scagliarle, la sorella gli fermò il braccio: “Sarek, fermati!”, gli gridò.

“Che c’è, Mughi?” chiese il bambino.

Mughi fissò la pecora che chiedeva pietà. “Non voglio ucciderla!” gridò, e con un salto si calò nel trabocchetto, andando a finire accanto alla pecorella.

Sarek, a salti, come un cerbiatto, tornò alla caverna dai suoi genitori.

“Papà!” disse Sarek, “Mughi ed io abbiamo preso in trappola un animale bianco, ma Mughi non vuole ucciderlo!”

Il padre si alzò. “Andiamo”, disse a Sarek.

Quando padre e figlio giunsero al luogo del trabocchetto, non vi trovarono più nessuno. Ma, più in là, lungo un ruscello, Mughi stava accarezzando la pecorella. All’arrivo dell’uomo, l’animale fece un balzo e tentò di fuggire, ma Mughi lo calmò accarezzandolo.

“Papà”, disse Sarek, “ecco l’animale che Mughi non vuole uccidere”.

L’uomo osservò con meraviglia la pecorella che si lasciava accarezzare. Allora, dentro di sè, fece questa riflessione: “Se esistono degli animali che si lasciano ammansire dalle carezze, perchè non catturarli ed allevarli? Così a nessun uomo mancherà mai più il cibo, neppure nei periodi più tristi dell’inverno, quando la neve  rende pericolosa la caccia”.

Grog, allora, suscitando la sorpresa di suo figlio, gridò: “Non  si deve uccidere un animale così buono!”

R. Botticelli

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
Come il cane divenne domestico

Quel che vi racconto accadde quando gli animali domestici erano ancora selvatici.

Naturalmente era selvatico anche l’uomo, e soltanto quando la donna gli fece capire che così non le piaceva, cominciò a perdere la sua selvaticità. Ella preparò una graziosa caverna asciutta; per non dormire su un mucchio di foglie umide, sparse sul suolo un po’ di sabbia chiara e fine e accese un bel fuoco di legna, poi mise una pelle di cavallo all’ingresso della caverna e disse all’uomo: “Quando entri, asciugati i piedi”.

La sera, a cena, mangiavano un po’ di montone cotto su pietre calde e condito con aglio e pepe selvatici, dell’anatra selvatica ripiena di riso, del midollo di ossa di toro e delle ciliegie di bosco.

Mentre l’uomo si addormentava contento vicino al fuoco, laggiù, nel bosco umido,  tutti gli animali selvatici si riunirono in un luogo da cui potevano vedere la luce della fiamma e si domandarono che cosa stesse succedendo.

Il cavallo scalpitò e disse: “Animali amici e nemici, mi sapete dire perchè l’uomo e la donna hanno fatto nella caverna quella gran luce? Che ci preparino qualche tranello?”

Il cane alzò il muso, fiutò l’odore di montone cotto e dichiarò: “Andrò io a vedere. Credo però che non preparino niente di male”.

E il cane se ne andò di buon passo. Quando giunse sulla soglia della caverna, alzò il muso e annusò l’odore del montone cotto; la donna lo sentì, rise e domandò: “Selvatico figlio dei boschi, che vuoi?”

Il cane rispose: “Mia nemica e moglie del mio nemico, che cos’è questo buon odore che si spande per i boschi?”

La donna prese un osso di  montone e glielo gettò, dicendo: “Assaggialo e lo saprai”.

Il cane rosicchiò l’osso, lo trovò migliore di tutte le cose che aveva fino ad allora mangiato e dichiarò: “Dammene un altro”.

Disse la donna: “Se tu aiuterai l’uomo durante il giorno nella caccia e se custodirai di notte questa caverna, io ti darò tutti gli ossi che vuoi”.

Il cane entrò strisciando nella caverna, mise la testa sulle ginocchia della donna e disse: “Amica e moglie del mio amico, io aiuterò l’uomo nella caccia e custodirò la caverna”.

Quando l’uomo si svegliò e vide il cane, disse: “Che fa qui il cane?”

La donna rispose: “Non si chiama più cane selvatico, ma Primo Amico. Egli sarà nostro amico per sempre e ti aiuterà nella caccia.

R. Kipling

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
Il gatto

Migliaia e migliaia di anni fa, quando l’uomo abitava nelle caverne, il gatto era il più selvatico degli animali. Un giorno si avvicinò alla caverna dell’uomo. Sentì il buon calore del fuoco, il buon odore del latte che la donna aveva appena munto dalla mucca.

“Che vuoi?” gli chiese la donna, “Tu non sei ne un’amico ne un aiuto per l’uomo. Vattene!”

“Lasciami entrare nella tua casa, la sera, perchè mi riscaldi al tuo fianco e beva un po’ di latte”.

“Potrei entrare solo quando dirò una parola in tua lode; se ne dirò due ti riscalderai al fuoco; se ne dirò tre berrai il latte”.

“Va bene!” disse il gatto e si accovacciò al sole, fuori della caverna.

La donna mise fuori il suo bambino. Il bambino a star da solo di annoiava e si mise a piangere.  Il gatto gli si accovacciò, strofinò il suo pelo morbido contro le gambette del bimbo e gli fece il solletico sotto il mento, con la coda. Il bimbo rise.

“Bravo micio!” disse la donna che preparava il pranzo. Pronto il gatto entrò nella caverna: la donna aveva detto una parola di lode. Il bimbo, fuori, si mise di nuovo a piangere e a strillare. Il gatto tornò vicino a lui e si mise a fare mille moine. Il bimbo cominciò a ridere forte, poi si addormentò.

“Caro gatto, sei molto abile!” disse la donna. Subito il gatto si accovacciò vicino al fuoco e fece le fusa. Tutto era tranquillo, quando un topolino attraversò la caverna.

“Aiuto! Aiuto!” gridò la donna, saltando qua e là. Il gatto, con un balzo, afferrò il topolino.

“Grazie, grazie! Sei più bravo del cane!” disse la donna.

“Questa è la terza volta che tu mi lodi. Ora posso bere il latte ogni giorno”, disse il gatto.

Così il gatto rimase nella caverna.

R. Kipling

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
Una lotta mortale nella preistoria

I terribili tori selvaggi detti uri, dalla testa crespa e barbuta, dalle corna arcuate e fangose, stavano avvicinandosi alla riva del fiume, quando un alto clamore si levò dalla foresta: arrivavano i mammut.

La schiera dei mammut sbucò dalla foresta e si precipitò verso la riva del fiume, arrivandovi contemporaneamente alla schiera degli uri.  I mammut, secondo le loro abitudini, pretesero di passare per primi: qualcuno tra gli uri si irritò. Gli otto tori giganteschi che guidavano il branco, vedendo che i mammut volevano passare avanti, emisero un lungo grido di guerra, col muso in alto e la gola gonfia.

 I mammut barrirono.

Gli uri scossero le criniere grasse: il più forte, il capo dei capi, abbassò la fronte grave, le corna lucenti, e, slanciandosi come un enorme proiettile, balzò addosso al mammut più vicino. Ferito alla spalla, benchè  avesse attutito il colpo sferzando con la proboscide l’avversario, il colosso cadde sulle ginocchia. L’uro proseguì il combattimento con l’ostinazione della sua razza. Ebbe la meglio.

Da principio, il combattimento aveva sorpreso gli altri maschi. I quattro mammut e i sette tori stavano faccia a faccia, in una formidabile attesa. Nessuno fece l’atto di intervenire; ma tutti si sentivano minacciati. I mammut furono i primi a dar segni di impazienza. Il più alto, soffiando, agitò le orecchie membranose, simili a giganteschi pipistrelli, e avanzò.

Si scagliavano gli uni contro gli altri in un combattimento cieco; il ruggito profondo dei tori cozzava col barrito stridente dei mammut.

I capi maschi incarnavano la guerra; i loro corpi si mescolavano in un groviglio informe, in un immenso stritolio di ossa e di carne. Al primo urto i mammut avevano avuto la peggio; ma poi, avventatisi insieme sugli avversari, li avevano colpiti, soffocati, feriti. Infine un toro incominciò ad arretrare, poi si volse e fuggì, e la sua fuga provocò quella dei tori che combattevano ancora e che conobbero l’infinito contagio del terrore. Allora la colonna dei giganti color d’argilla si schierò sulla riva e si mise a bere in pace.

J. H. Rosny Aine

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
La scoperta del fuoco

Al piccolo coro parlato possono partecipare diversi bambini, anche tutta la classe. E’ consigliabile preparare piccoli gruppetti. Potete far osservare ai bambini che il linguaggio degli uomini primitivi doveva essere probabilmente molto povero, e che essi comunicavano più a gesti e a monosillabi, che non con un vero e proprio linguaggio.

Personaggi: Narratore, Primo uomo preistorico, Secondo uomo preistorico, Terzo uomo preistorico,  Uomini,  Bambini.

Narratore: Gli uomini preistorici abitavano nelle grotte e nelle caverne, cacciavano gli animali, si coprivano con le pelli degli animali uccisi e ne mangiavano le carni crude. Per armi avevano soltanto pietre. Ma infine conobbero il fuoco e la loro vita cambiò. Era una serata tremenda. L’immensa foresta era scossa da un terribile temporale…

Primo uomo preistorico: Ah!… Ah!… Là!

Secondo uomo preistorico: Cosa dire?

Primo uomo preistorico: Là! Luce alta! Muovere! Vivere!

Altri uomini: Oh, oh, spavento! Spavento!

Parecchi uomini: Terribile!

Terzo uomo preistorico: Io vedere! Luce cadere da cielo, poi luce salire da terra!

Bambini: Paura!

Uomini: Morire! Finito! Morire tutti!

Narratore: Sì, la prima impressione del fuoco fu di gran terrore,  finchè, dopo un altro temporale…

Primo uomo preistorico: Fuoco fare giorno notte!

Secondo uomo preistorico: Fuoco fare caldo!

Parecchi uomini: Fuoco fare bene noi!

Primo uomo preistorico: Ma Fuoco lasciare noi. Fuoco lasciare! Diventare piccolo!

Parecchi uomini: Fuoco abbandonare noi!

Alcuni uomini: Andare chiedere luce a Fuoco, andare a chiedere calore noi!

Altri uomini: No! No! Morire!

Bambini: Oh, oh,  freddo noi morire! Freddo morire!

Narratore: Fu l’amore per i bambini che spinse l’uomo a vincere la paura.

Primo uomo preistorico: Io andare Fuoco: no paura bestie, no paura grande luce. Fuoco salvare bambini!

Narratore: E l’uomo andò nella foresta e tornò con un ramo infuocato. Alla sua vista, gli altri si spaventarono nuovamente.

Uomini: Fuggire! Noi morire!

Primo uomo preistorico: Fermare! Fuoco di noi! Fuoco dare luce! Fuoco dare caldo!

(R. Botticelli, adattamento Lapappadolce)

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L’uomo impara a domare il fuoco

Personaggi: Narratore, Mig (guardiano del fuoco), Zug (secondo uomo preistorico), Grog (capo tribù), Slug (bambino), Uomini.

Narratore: Una volta scoperto il fuoco, gli uomini preistorici furono presi dalla preoccupazione di conservarlo. C’era sempre chi lo vegliava e lo alimentava, perchè non si spegnesse. Ma un giorno, in una tribù…

Mig: (disperato) Ah!… Ah!,,, Fuoco spegnere! Fuoco morire! Fuoco più! Tornare Fuoco, tornare! Io dorme, io colpa! Fuggire! Fuggire! (Fa l’atto di scappare)

Zug: Mig! Mig! Dove andare?

Mig: Guardare. Fuoco più…

Zug: Ah! Tu colpa! Tu dormire, tu no cura Fuoco. Tu morire fuoco. Oh… oh… oh… Venire! Venire! Fuoco noi no! (Accorrono tutti)

Grog: Cosa essere?

Zug: Vedere Grog. Mig morire Fuoco, dormire, Fuoco andare via noi!

Uomini: Noi notte no luce!

Altri uomini: Noi no caldo!

Tutti: Mig colpa!

Grog: Mig andare foresta! Più torna! Mig via! (Mig viene preso a forza)

Uomini: Mig morire. Noi più fuoco colpa Mig!

Grog: Tu solo foresta. Tu di bestie. Tu di cielo nero. Fuoco torna e te uccide. Fuoco te uccide e noi torna!

Slug: Grog, no!

Grog: Chi osare?

Slug: io, figlio Mig…

Grog: tu zitto, figlio Mig. Mig dormire, noi più fuoco!

Slug: Grog, no! Vedere Grog, vedere! Legni secchi qui, io chiamare Fuoco

Grog: Chiamare fuoco? No! Fuoco foresta!

Slug: Grog, Grog, sentire me! Io vedere caverna di uomo nemico, io vedere Fuoco morire loro, io  vedere loro fare Fuoco no foresta!

Uomini: No! Mentire! Fuoco foresta!

Slug: Grog no! Sentire! Io vedere loro! Io fare!

Grog: Tu fare!

Slug: Vedere Grog, vedere! (Strofina le pietre per far sprizzare la scintilla, ma gli arbusti non si accendono)

Uomini: Fuoco foresta! Fuoco foresta! Slug bugiardo!

Slug: (Strofina ancora le pietre e finalmente il fuoco si accende). Vedere Grog! Fuoco Grog!

Uomini: Fuoco! Fuoco! Fuoco tornare noi!

Slug: (Si muove verso il suo papà, che viene lasciato libero) Papà! Papà!

Mig: Slug!

(R. Botticelli, adattamento Lapappadolce)

Racconti e recite sulla Preistoria per la scuola primaria
Le palafitte

Personaggi: Narratore, Sarik (giovane uomo preistorico). Zala (sua moglie), Bambini, Grog (capo tribù)

Narratore: L’uomo aveva il fuoco. Ora non viveva più nelle caverne, ma all’interno di capanne. Tuttavia non si sentiva affatto al sicuro. Una grande paura lo assillava continuamente. Ed ecco che da tribù a tribù passò la voce di una geniale idea….

Grog: Sarik, tu cercavi me?

Sarik: Sì, Grog. Cosa importante! Cosa importante!

Grog: Ah ah ah ah! Fai ridere! Zala con te, bambini con te, vuoi anche mia compagnia?

Sarik: Grande Grog, cosa importante! Cosa importante!

Grog: Grog ha orecchie. Non ripetere. Parla.

Sarik: Dietro montagna qui c’è lago. Lago è calmo come faccia di luna.

Grog: Grog sa questo.

Sarik: Grog sa anche che tribù di stranieri conficcato grandi pali su fondo di lago? Poi steso legni, tanti legni  e su legni su lago stranieri costruito loro capanne! Capanne come nostre!

Grog: Stranieri sono pericolo per noi come bestie?

Sarik: No, Grog

Grog: allora perchè Sarik dice questo a Grog?

Sarik: Grog… capanne straniere sono su acqua!

Grog: Sarik ha già detto. Grog ha sentito.

Sarik: Oh, grande Grog! Scendi anche noi su lago, anche noi capanne su lago!

Grog: No!

Sarik: Noi più forti con capanne su acqua…

Grog: Noi essere forti! Nostre pietre uccidono bestie! No. Grog dice no!

Zala: Oh grande Grog…

Grog: Basta!

Sarik: Grog senti Zala, Sarik  prega Grog…

Grog: Zala parlare.

Zala: mio piccolo bimbo aveva pelle chiara come ruscello, occhi di luce come stelle, e belve sbranato di notte. Con capanna su lago, niente bestie! Pietà Grog per Zala… pietà Grog… Zala altri bimbi, loro diventare forti e aiutare sempre Grog!

Grog: Grog andare a vedere con Sarik e Zala. Grog vuole vedere tribù stranieri e capanne su lago.

Narratore: Andarono infatti al lago: e anche la tribù di Grog decise di costruire abitazioni su palafitte.

(R. Botticelli adattamento Lapappadolce)


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Guest tutorial preistorico – Idee per una sensory tub

…idee per realizzare delle sensory tubs preistoriche che, seguendo i corretti principi scientifici, riproducono uno scavo archeologico in forma di gioco didattico…

Queste due sensory tubs preistoriche sono nate da un’idea di Enza (vedi qui)…

io mi sono solo prestata a fare il “braccio”, cercando di interpretare nel modo più corretto possibile il suo progetto (le parti in grassetto).

Realizzate le vaschette,  Enza ha potuto aggiungere le sue note (le parti in corsivo), che penso potranno davvero essere utili per chi vuole presentare questa attività ai bambini .

Le due proposte si rivolgono, con finalità un po’ diverse:

– ai bambini più piccoli

– ai bambini più grandi, considerando che i programmi scolastici collocano lo studio della Preistoria in terza classe di scuola primaria.

Coi bambini più piccoli, teniamo presenti tutti gli obiettivi del gioco sensoriale.

Inoltre, facendo anche leva sul periodo nel quale più o meno tutti i bimbi amano il mondo dei dinosauri, senza dare particolari informazioni verbali, ma semplicemente presentando il materiale e gli strumenti, possiamo fare una grande cosa che si rivelerà vantaggiosa in seguito: creiamo un’immagine e un ricordo di uno scavo archeologico, che potrà essere la base per un interesse vivo e attivo verso lo studio della Storia.

Naturalmente sta tutto nell’abilità dell’adulto preparare la vaschetta pensando al bambino reale che ne godrà, e dirigere ed osservare l’attività facendo in modo che possa svolgersi in modo piacevole e magico: non essere rigidi, osservare se subentra stanchezza, valutare quanti reperti inserire, quanto nasconderli, ecc… sono alcuni aspetti importanti. Come sempre la preparazione dell’ambiente è tutto.

Considerate anche che l’attività può essere preparata e presentata, ma poi la vaschetta può essere lasciata a disposizione del bambino per più giorni, in modo che possa dedicarsi allo scavo quando è lui a desiderarlo. Se l’esperienza invece di essere stimolante diventa noiosa, non avremo certo fatto un buon lavoro: altro modo per dire “la felicità del bambino è la prova della correttezza dell’agire educativo”.

Sarebbe importante creare un angolo dedicato alla Preistoria, dove mettere a disposizione del bambino, accanto alla vaschetta, dei bei libri illustrati, dinosauri giocattolo, memory e carte tematiche a tema, ecc…

Coi bambini più grandi, e sarà meraviglioso se da piccoli hanno potuto fare esperienze più ludiche di scavo, possiamo creare una situazione che riproduce con un certo grado di esattezza scientifica il lavoro dell’archeologo.

L’elemento della sensorialità (stimolazione visiva, olfattiva, tattile, ecc…) rimane importante e va tutta a beneficio dell’apprendimento, ma possono essere aggiunte informazioni scientifiche in merito alla procedura di scavo, all’analisi degli strati, alla corretta cronologia, ai metodi di archiviazione e classificazione dei reperti, ecc…

L’esperienza, e questo a maggior ragione vale coi bambini più grandi,  non esaurisce tutto quello che c’è da dire sul lavoro dell’archeologo e sugli scavi, e iniziando la studio della storia parlando di documentazione e fonti, dopo l’esperienza pratica sarebbe importante organizzare schede, lezioni, carte delle nomenclature, esercitazioni di compilazione di schede reperto, ecc… Per tutto questo Enza ci darà nei prossimi appuntamenti nuovi spunti.

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Sostrato

Una sensory tub preistorica dovrebbe prima di tutto avere due o più livelli, perché’ uno dei principi dello scavo e’ proprio la stratigrafia, la capacita di distinguere i diversi livelli che (generalmente ma non per forza) si susseguono in ordine cronologico: in alto il più recente, in basso, mano a mano che si scava, il più antico. L’ideale è trovare materiali ben distinti, per colore e per consistenza.

Io ho pensato di realizzare entrambe le sensory tubs preistoriche con tre strati: sul fondo argilla espansa, poi terriccio bagnato e in superficie sabbia. Per creare un legame visivo con lo scavare davvero sotto di noi, ho  aggiunto una “siepe” di crescione.

I reperti

Enza ci consiglia:

– ciottoli di fiume, di qualche centimetro, di calcare o selce, in tutti e tre gli strati

– per il primo strato (più recente), dei frammenti di ceramica smaltata (basta rompere una  tazza della nonna) ed aggiungere frammenti di ceramica, mattoni e mattonelle: sono la costante di qualunque scavo! Si può arricchire con qualche perla (meglio se di vetro soffiato, pasta di vetro o pietre dure) e qualche moneta

– per il secondo strato, postulando che sia preistorico, servono strumenti di selce o altra pietra. La selce si trova lungo le sponde di fiumi e ruscelli, ma una qualunque pietra rotta in modo appuntito, o affilato, può andare bene.  Per trovare ispirazione si può fare una ricerca immagini nel web inserendo  “flint tools” 

– per non schizzinosi l’ideale sarebbe aggiungere ossa, anche solo un paio di cosce di pollo (basta far bollire le ossa per pulirle perfettamente). In alternativa, nei negozi si trovano scheletri di plastica di vario tipo…

– in entrambi gli strati si possono aggiungere conchiglie di terra e di mare

un terzo strato potrebbe essere quello precedente alla comparsa dell’uomo, e potrebbe contenere ossa e fossili (ma non conchiglie)

Il tutto verrà spiegato meglio in seguito…

Seguendo le indicazioni, questi sono i  reperti che sono riuscita a produrre:

– la tazza della nonna, naturalmente, e un po’ di cocci rossi per completare il sostrato superficiale (non avevo mattoni a disposizione):

– sassolini vari e conchiglie

– perle e qualche yen giapponese

– gli strumenti di pietra, che ho realizzato spaccando qualche sasso col martello e rifinendo col Dremel (in modo molto poco preistorico!):

– alcuni “fossili”, che potete realizzare così:

versate un po’ di sabbia in un cartone per uova, bagnate bene, poi premete bene le conchiglie. Se avete a disposizione una sabbia molto fine (o conchiglie più belle), potete rimuovere la conchiglia, io ho dovuto lasciarle:

preparate in un bicchiere un po’ di cemento o di gesso aggiungendo dell’acqua, versate e fate asciugare:

Una volta asciutti, togliete la sabbia con un pennello:

– le ossa: non sono schizzinosa, per cui ho bollito le ossa di pollo:

Se le ossa vengono messe nello strato più profondo insieme ai fossili, potrebbero anche essere ossa di dinosauro; se vengono messe insieme ai sassi scheggiati, possiamo immaginare altri animali preistorici, come il mammut o il rinoceronte lanoso! (vedi il terzo strato per la vaschetta per grandi).

Reperti – variante per i più piccoli

Coi bambini più piccoli, se pensate che le perline siano troppo piccole per loro, o se i frammenti di tazza risultano troppo taglienti, oppure se temete che i vostri utensili di pietra scheggiata preistorica possano passare per “normali sassi”, si può preparare un play dough  che una volta asciutto si sbricioli molto facilmente; basterà mescolare 4 cucchiai di farina, 4 di fondi di caffè (o terra), 2 di sale e 3 di acqua; dimezzando la farina risulterà ancora più friabile.

E’ la ricetta classica che tutte le maestre conoscono per preparare il gioco delle “uova di dinosauro”, nelle quali di solito si nascondono dinosauri di plastica che il bambino deve aprire col martello… In questo caso lo useremo con la funzione di “incrostazione di terra” attorno agli oggetti, con il vantaggio per i piccoli di poter usare con tutta tranquillità le mani per cercarli ed estrarli: sabbia e terra sono un richiamo irresistibile per le loro manine.

Per la tazza,  le perline e le monete, appartenendo allo strato “più recente” potete lasciare l’oggetto in evidenza:

Per gli oggetti appartenenti agli strati più antichi potete nascondere completamente l’oggetto. Qui ho decorato con conchiglie i “sassi” contenenti gli strumenti di pietra, e con pietre preziose i “sassi” contenti le ossa.

Per rendere lo scavo ancora più interessante, possiamo fotografare i reperti prima di inserirli nel play dough, preparare delle schede tipo memory o bingo, plastificarle, e proporle ai bambini in fase di rottura dei “sassi”. Il bambino metterà sui tabelloni i reperti corrispondenti alle immagini.

Queste sono ad esempio le mie schede:

scheda memory per sensory tub preistoria – pietre scheggiate pdf

scheda memory per sensory tub preistoria – fossili pdf

scheda memory per sensory tub preistoria – ossa pdf

Reperti – variante per i bambini più grandi

Coi bambini più grandi il play dough non serve:

– le perline, proprio perchè molto piccole, si possono raccogliere con la pinzetta, oppure setacciando la terra con lo scolapasta

– per quanto riguarda la tazza, se si raccolgono i reperti all’aperto, questi saranno naturalmente smussati e non ci sarà il rischio di tagliarsi; inoltre si possono semplicemente levigare le parti taglienti oppure spiegare ai bambini che in uno scavo archeologico è importante utilizzare gli strumenti e non le mani.

Per i bambini più grandi Enza ha preparato una scheda modello, da  utilizzare in fase di scavo, che potete scaricare e stampare qui:

(i diritti appartengono all’autrice)

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Materiali per scavare e altre cose da archeologi:

1. Per rimuovere la sabbia, si può usare praticamente tutto, anche le mani, però si può rendere la cosa più complicata e divertente usando per esempio una peretta, che gonfiata e sgonfiata soffia via i granelli (vedi qui: http://www.veneziando.it).

 Va anche benissimo aggiungere uno spazzolino da denti per far emergere il reperto un po’ più velocemente.

2. Per lo scavo della parte più compatta, si potrebbero usare:

– un bastoncino di legno appuntito del diametro di un dito più o meno, e lungo una ventina di centimetri (vedi qui: http://www.archtools.eu/)

–  una pinzetta per le sopracciglia usata 

– una paletta da giardinaggio di metallo con manico di legno, in alternativa alla trowel (cazzuola con punta) che usiamo noi

–  un kit paletta/scopetta.

3. Per bambini piu’ grandi, si possono aggiungere:

– una macchina fotografica  per fotografare i reperti prima di tirarli fuori

– un metro (da sarto o a stecca) per prendere le misure

– una lavagnetta piccola con i gessetti: noi le usiamo per scriverci sopra la data e il nome dello strato quando facciamo le foto.

– un quaderno “Diario di scavo”

– penne, matite, blocchi da disegno, eventualmente puntine da disegno, spago

– 3 schede di scavo, una per ogni strato (vedi sopra)

4. Per tutti gli strati la sensory tub dovrebbe essere corredata da:

– paletta o una bottiglia di plastica tagliata a metà che funga da paletta

– uno scolapasta e  un secchiello, e uno o più secchi dove buttare il sostrato setacciato  (si possono inserire sacchetti di plastica in un’insalatiera o secchio, così non servono troppi contenitori e il piano di lavoro dei bambini resta più ordinato)

5. Per il recupero dei reperti servono:

– delle bustine di plastica trasparente da frigo, meglio se con chiusura incorporata e possibilmente adatte alle dimensioni dei reperti

– un pennarello ed un rotolo di scotch carta, da usare per etichettare quello che si trova (noi facciamo veramente cosi!). In alternativa si può scrivere direttamente sulla bustina.

Per avere un’idea dei materiali che si usano comunemente durante uno scavo si può consultare questo sito: http://www.archtools.eu/.

Per i più piccoli, se usate il play dough, possono servire (se volete) un piccolo martello e un tagliere, ed eventualmente le schede memory – bingo. Potete anche aggiungere strumenti interessanti per i piccoli, come un rullino da pittura, uno spruzzino d’acqua, ecc…

Come si possono preparare le sensory tubs preistoriche

 (per i bambini più piccoli e per quelli più grandi)

Per questa vaschetta sensoriale ho preferito in entrambi i casi la trasparenza della plastica, pensando che fosse importante dare un’impressione visiva degli strati.

Terzo strato – per i piccoli:

Sul fondo ho messo argilla espansa, conchiglie e sassi; come leggerete poi, sarebbe più corretto non mettere in questo strato le conchiglie, ma casomai i fossili. Ho pensato che per i più piccoli, che arrivati a questo strato avranno ormai lavorato tantissimo, potesse essere meglio per loro mettere molte decorazioni colorate e attraenti e pochi reperti…

e ho aggiunto i “sassi” che nascondono le ossa, decorati con pietre preziose…

… in alternativa alle ossa vere, meno scientifico ma con un grande impatto visivo, nei sassi di play dough potrebbero essere inseriti dinosauri di plastica e magari anche ossa finte:

Terzo strato – per i più grandi:

Per i più grandi si può invece preparare un vero “strato dinosauri” con argilla espansa, sassi, ossa (le più grandi) e fossili:

Secondo strato – terra

Terminato lo strato di argilla espansa, ho ricoperto tutto, per entrambe le vaschette, con uno strato di terra (avevo terriccio per cactus), ho bagnato un po’ con lo spruzzino e pressato con la cazzuola.

Secondo strato – per i piccoli

in questo strato ho messo i “sassi” che nascondono gli strumenti di pietra preistorici,  ed i fossili. Uno strato che contiene insomma molti reperti, alcuni da aprire, altri già pronti…

Secondo strato – per i grandi

Come accennato sopra, è più corretto da un punto di vista scientifico mettere  i fossili con le ossa: i fossili stanno bene nello strato più antico, quello dove non c’e’ l’uomo, per intenderci, e quindi ci sono i dinosauri. Quando noi troviamo conchiglie nei nostri scavi, non sono fossili. Quindi conchiglie fossili di preferenza sotto e conchiglie normali  in entrambi gli strati superiori (quello di sabbia, cioè il primo e quello di terra, cioè il secondo). 

Le ossa fossili stanno bene coi dinosauri, ma anche negli scavi paleolitici si trovano tantissime ossa, piu o meno fossilizzate (perchè la parte organica si mineralizza col passare del tempo). Volendo quindi si possono mettere delle ossa in entrambi gli strati. 

Quindi, ipotizzando una sensory tub per bambini più grandi, il secondo strato potrebbe essere preparato così: pietre scheggiate preistoriche, conchiglie ed ossa (le più piccole)

Primo strato – sabbia

Preparato anche il secondo strato, ho coperto con altro terriccio e pressato con la cazzuola dopo aver bagnato un po’ con lo spruzzino.

Ho poi preparato lo strato di sabbia, e ho posato la tazza rotta, le monete e le perle, e aggiunto cocci di terracotta, pietre e conchiglie.

Primo strato – per i piccoli

Primo strato – per i grandi

Infine, per entrambe le vaschette, ho nascosto tutti i reperti con un altro po’ di sabbia e ho aggiunto il crescione.

Attività con questa sensory tub coi bambini più piccoli


Attività con questa sensory tub coi bambini più grandi

(L’attività di scavo può essere organizzata per gruppi di bambini, o si può anche svolgere in più giorni successivi)

Procedere nello scavo cercando di togliere la terra molto piano e senza fare buchi: si deve togliere uno strato per volta.

Individuare dolcemente il reperto, scoprirlo il più possibile con il pennello o la peretta.

Scrivere la scheda di scavo, fare le eventuali fotografie ed infine toglierlo.

Metterlo su una superficie pulita dove si può liberare della terra rimasta, molto lentamente, usando il bastoncino di legno e le mani. Lo stesso vale per eventuali reperti che possono trovarsi nello scolapasta dopo il setacciamento.

Una volta finito, riporre il reperto nella bustina e segnare cos’e’ e il numero. Se possibile usare due numerazioni: una continua per tutti i reperti, ed una per ogni tipo di reperto. Esempio:  trovati due frammenti di tazza, una perla ed un osso.  Saranno 1-tazza 1; 2-tazza 2; 3- perla 1; 4- osso 1 eccetera. 

Lo scavo archeologico non e’ una caccia al tesoro, ma un’attività scientifica organizzata!

Nei prossimi giorni la generosa attività di divulgazione di Enza ci aiuterà a realizzare:

– vere schede reperto da archeologa

– la ricostruzione della tazza della nonna, che al momento si presenta così:

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Enza Spinapolice e’ un’archeologa del Paleolitico e lavora all’Istituto di Antropologia Evoluzionista Max Planck, di Leipzig. Ha studiato Preistoria a Roma, poi ha conseguito un dottorato Europeo tra Roma e Bordeaux, e da tre anni fa ricerca in Germania. Si interessa in particolare all’origine biologica e culturale della nostra specie, all’estinzione dei neandertaliani ed alle società di cacciatori raccoglitori passate e presenti. Oltre a girare il mondo e studiare il passato, Enza ha una famiglia multiculturale, ed un bimbo di due anni e mezzo, a cui spera di insegnare molto presto la preistoria.

Dettati ortografici PREISTORIA

Dettati ortografici PREISTORIA – Una collezione di dettati ortografici sulla preistoria, di autori vari, per la scuola primaria.

L’uomo  antico. L’uomo più antico era un mammifero molto brutto e piccolissimo; il calore del sole ed il vento ne avevano colorito la pelle di un bruno scuro. La testa, la maggior parte del tronco e le estremità erano coperte di peli ispidi e lunghi. La fronte era bassa e la mandibola era come quella di un animale che usi i denti  come coltello e forchetta insieme. Non portava indumenti e non aveva mai visto il fuoco. Quando aveva fame mangiava le foglie crude e le radici delle piante e rubava le uova agli uccelli per procurare cibo ai suoi piccoli. Passava le ore del giorno in cerca di nutrimento.

I ragazzi della preistoria. I ragazzi vivevano accanto ai grandi. Aiutavano la mamma nei lavori di casa, attingevano acqua, accendevano il fuoco, imparavano i riti e le poche parole dello scarso vocabolario. Imparavano a lanciare il giavellotto contro le belve, ma un solo sbaglio era la morte; imparavano a distinguere le erbe buone da quelle velenose, ma un solo sbaglio era la morte. In quella vita non erano ammessi sbagli: la loro scuola era quindi più difficile della tua. C. Negro

Una capanna nel villaggio. La capanna del capo è nel centro del villaggio. In essa vi sono molte cose interessanti: armi e grande quantità di attrezzi di legno o di osso. C’è, per esempio, una serie di aghi appuntiti, con una cruna perfetta, ricavati da ossa di cervo. Assai belli sono alcuni vasi e ciotole di terracotta. Il capo li ha foggiati con le sue mani, li ha dipinti, ne ha rassodato la forma e fissato il colore con il fuoco. E c’è dell’altro nella capanna: un telaio quadrato, con una trama di fibre vegetali tenute ben tese dal peso di una dozzina di sassi. Stuoie, mantelli e tuniche nascono sul telaio, sotto le agili dita delle donne. Il capo, domani, al mercato del villaggio, cambierà una stuoia con una collana di conchiglie raccolte sulla riva lontana del mare e ne farà dono alla sposa.

Lungo la strada dei secoli: l’uomo e il lavoro. Quando l’uomo apparve nel mondo, viveva nelle caverne; nudo, coperto di ispidi peli, correva per le foreste in cerca di cibo, non aveva armi per difendersi, non conosceva il fuoco, tramava di terrore quando udiva scoppiare il tuono fra le nubi, e si nutriva di carne cruda e di frutta selvatica. Ebbene, l’uomo così debole, vinse il leone e la tigre, conquistò il fuoco, trasse dalle viscere della terra i metalli, si fabbricò le armi, costruì le case e le città, addomesticò gli animali e li piegò alla sua volontà, tracciò le strade, navigò sui mari; e tutte queste meraviglie compì appunto col lavoro, grazie a quel suo senso di irrequietezza che lo spinge a non essere mai pago, a fare sempre, a studiare, cercare… F. Perri

L’uomo è smarrito in un mondo misterioso. I primi uomini che comparvero sulla terra vivevano in un mondo che appariva loro misterioso ed ostile. Sotto i ripari delle rocce, nel fondo delle caverne, essi ascoltavano, smarriti, il brontolio del tuono, il fragore delle cascate, l’urlo degli animali selvaggi; e per le loro menti ignare tutto era motivo di stupore e di incontrollato terrore. Mille pericoli li circondavano ovunque: il freddo, il caldo, la siccità, le alluvioni, i movimenti della terra ancora in fase di assestamento. Se cercavano scampo sulle montagne, per sfuggire alle inondazioni e ai torrenti impetuosi, spesso dovevano abbandonarle perchè da esse scaturiva il fuoco dei vulcani. Il suolo dove posavano i piedi talvolta tremava, scosso dai terremoti. In questa natura selvaggia ed insidiosa, essi, per nutrirsi, dovevano andare in cerca di acqua, di erbe, di semi commestibili, di frutta, di cacciagione. E questo significava dover affrontare le fiere che popolavano le pianure e le foreste, dai mammut, grandi più di  qualunque elefante,agli orsi e alle tigri; e anche correre il rischio di smarrirsi o di trovarsi separati dai compagni. Sembra quasi impossibile che l’uomo primitivo abbia potuto sopravvivere, nella disperata lotta per l’esistenza, a tante insidie. Eppure vi riuscì proprio perchè non era quell’essere indifeso e disarmato che sembrava a prima vista: aveva la forza dei muscoli, l’abilità delle mani, la potenza dei sensi. Aveva soprattutto l’aiuto inestimabile dell’intelligenza. M. Confalonieri

L’uomo  primitivo. L’uomo primitivo viveva nell’oscura umidità delle selve. Quando sentiva lo stimolo della fame, mangiava le foglie crude e le radici delle piante e rubava le uova agli uccelli per procurare cibo ai propri piccoli. Alle volte gli capitava, dopo una caccia lunga e paziente, un uccello o un cagnolino selvatico, magari un coniglio. E li mangiava crudi, perchè non aveva ancora scoperto che la carne è più saporita quando è cotta. Quando scendeva la notte, nascondeva la moglie e i bambini nel  cavo di un tronco o dietro qualche riparo naturale, perchè era circondato da belve che sceglievano la notte per andare in cerca di vitto e gradivano il sapore delle carni umane. Era un mondo nel quale bisognava o mangiare o essere mangiati. Al pari di molti animali che riempiono l’aria di grida, anche l’uomo primitivo amava ciarlare. O meglio, ripeteva senza posa lo stesso vociare incomprensibile, solo perchè gli piaceva udire il suono della propria voce. Col tempo imparò che poteva usare quei suoni gutturali per mettere in guardia il compagno contro la minaccia di un pericolo: ed emetteva certi strilli che, col tempo, vennero a significare “Una tigre”, oppure “Degli elefanti”, e gli altri rigrugnivano di ritorno qualche cosa che significava “Ho visto” oppure “Scappiamo a nasconderci”. Fu probabilmente questa, l’origine del linguaggio. Van Loon

I primi abitatori dell’Italia. I primi abitatori dell’Italia per difendersi dalle fiere e dai nemici usarono la clava, un grosso bastone, simile a quello che nelle statue e nelle pitture vedete in mano ad Ercole. Gli uomini primitivi impararono ad usare la pietra,  non solo per scagliarla contro i nemici, ma per foggiare quegli utensili e quelle armi che potete vedere allineati nelle sale dei Musei preistorici delle principali città italiane. E’ assai probabile che, passando in quelle sale, davanti a quei rozzi avanzi preistorici non vi siate neppure fermati, trovandoli privi di interesse.  Li guarderete invece con stupore, se penserete che quegli oggetti furono foggiati parecchie migliaia di anni fa, da uomini che non conoscevano i metalli e che con quei pezzi di pietra triangolari ed ovali cacciavano le fiere, combattevano, tagliavano il legno. Gli uomini che modellarono ed usarono quegli strumenti abitavano nelle caverne, vivevano di pesca e di caccia, lottavano con gli ultimi mammut e con altri spaventosi animali. Una volta uccisi, ne lavoravano, con i rozzi coltelli di pietra, le ossa e le corna, e ne facevano utensili. Si coprivano con le pelli degli stessi animali, e quando volevano ornarsi, si facevano monili di vertebre di pesce e di conchiglie o si tingevano il corpo di rosso. Avevano gran cura dei morti e li seppellivano, con tutti i loro ornamenti, entro le caverne nelle quali erano vissuti. A poco a poco questi uomini impararono a levigare la pietra, a far vasi con l’argilla, a coltivare il lino e il frumento; ebbero animali domestici ed impararono a costruirsi capanne. Se vi recate in visita al grazioso laghetto di Varese in una giornata in cui l’acqua sia molto bassa e trasparente, potrete vedere dei pali conficcati nel fondo del lago: sono gli avanzi di un villaggio costruito 4000 anni fa. Gli abitanti (che non erano forse della stessa razza degli uomini che vivevano nelle caverne, ma erano venuti da noi attraverso le Alpi) conficcavano tronchi di pini, di betulle e di altri alberi, nel fondo del lago, e su queste palafitte costruivano le lor capanne, nelle quali vivevano tra il cielo e l’acqua che li difendeva dal pericolo degli animali feroci. Nei musei preistorici, insieme agli oggetti di pietra, di terra, di osso su cui è scritto “proveniente da abitazioni lacustri”, troverete anche i primi oggetti e strumenti di bronzo.

Aspetto dell’Italia antica
La scienza ha cercato di ricostruire l’aspetto dell’Italia preistorica e di scoprire chi furono i suoi antichissimi abitatori e come vivevano.
La pianura padana era in gran parte coperta d’acqua: i fiumi che confusamente scendevano dalle Alpi e dagli Appennini, non frenati dall’opera dell’uomo, impaludavano. Vaste foreste coprivano gran parte dei suoi monti e delle sue valli; le coste, spesso invase dalle acque, avevano clima malsano.

I primi abitatori della nostra penisola
Gli scavi hanno rivelato l’esistenza di nuclei di popolazione dell’età della pietra grezza. Poco o nulla sappiamo di quelle antichissime genti. Abitavano in caverne, vivevano di caccia e di pesca, ignare quasi della pastorizia e dell’agricoltura.
Liguri furono chiamati questi antichi abitatori della penisola, sparsi non solo nella Liguria propriamente detta, ma in gran parte dell’odierno Piemonte e nelle valli delle Alpi occidentali.
Anche zone del Veneto erano abitate fin dall’età paleolitica dagli Euganei, che lasciarono il nome colli vicini a Padova: provenivano forse dall’Illiria.
I Sicani e i Siculi della Sicilia, come pure i Sardi ed i Corsi, pare fossero affini agli Iberi o addirittura Iberi.
Verso il 2000 aC le popolazioni più antiche della valle del Po furono sopraffatte sa altre popolazioni indoeuropee più numerose e forti, scese dalle Alpi, che avevano un grado superiore di civiltà (pare conoscessero l’uso del bronzo).
Queste invasioni avvennero a ondate successive al principio dell’età del bronzo, e i nuovi venuti spinsero di mano in mano sempre più a sud, lungo la penisola, quelli che li avevano preceduti.
Frattanto, dalle caverne si passò alle palafitte, raggruppate in villaggi lacustri.
Un po’ più tardi villaggi simili sorsero anche in zone non lacustri, su terrazzi sopraelevati trattenuti e sostenuti da pali infilati saldamente nel suolo e circondati da un fossato che difendeva dall’assalto delle belve e dei nemici. Terramara è chiamata questa speciale costruzione.
Gli abitanti delle terramare conoscevano l’uso del bronzo, allevavano animali addomesticati, coltivavano la terra, tessevano il lino e la lana.

Come gli uomini primitivi trovavano riparo. Per migliaia di anni, gli uomini primitivi, muniti soltanto di rozzi bastoni e di pietre dovettero accontentarsi di ripari naturali: caverne, strette valli riparate dagli alberi, rocce sporgenti costituirono i loro unici rifugi. In ogni caso, dimore fisse e ben costruite sarebbero state di scarsa utilità a uomini obbligati a trascorrere la loro vita vagando da un luogo all’altro in cerca di cibo. Alcune popolazioni che vivono tuttora di caccia e di raccolto, come gli Waddis dell’Australia settentrionale, non si costruiscono dimore fisse. Ma col tempo, gli antichi uomini cominciarono a costruirsi dei ripari mobili, che potessero trasportare con sè. Talvolta, come gli Waddis, essi usavano semplicemente delle pelli animali, che, tese fra i rami degli alberi, potevano formare una specie di tetto. Talvolta, come gli Indiani d’America, essi si costruirono delle vere e proprie tende. Più tardi, quando gli uomini divennero proprietari di greggi e cominciarono a coltivare la terra, sentirono la necessità di un posto riparato dove tenere i loro attrezzi, dove cucinare i cibi e dove dormire al sicuro la notte, per molti anni. Queste prime case erano talvolta costruite col fango seccato e indurito al sole. Quando gli uomini ebbero a disposizione scuri robuste per abbattere alberi e tagliare grossi rami, le case furono costruite con tronchi. Un altro materiale da costruzione conosciuto dai tempi antichi è la pietra; ma poichè essa era pesante ed era difficile darle forma, non fu impiegata subito nella costruzione di abitazioni comuni. L’impiego della pietra presentava molte difficoltà: tra le altre, quella di lasciare delle aperture per le porte e per far entrare la luce; i primi architetti, infatti, non conoscevano l’arco con cui più tardi i Romani costruirono i loro ponti di pietra. Talvolta si risolveva il problema appoggiando su due o più pietre verticali una pietra orizzontale. Oppure si scavava in una collinetta una specie di vasta camera sotterranea; le pietre servivano poi a puntellare il soffitto e le pareti e a rinforzare l’entrata.

Si costruiscono templi.  Gli antichissimi architetti dell’età della pietra costruivano i loro templi con grossi e rozzi macigni. Per il trasporto venivano usate rudimentali slitte. Per sovrapporre ai due o tre massi verticali una di queste enormi pietre, veniva probabilmente costruito un terrapieno a piano inclinao che raggiungesse la sommità dei pilastri. Resti di questi grandiosi monumenti si vedono ancor oggi in alcune zone dell’Inghilterra e della Francia.

L’uomo impara a usare il fuoco. Nevicò per mesi e mesi. Tutte le piante morirono e gli animali fuggirono in cerca di sole. L’uomo prese i piccoli sul dorso e si unì agli animali. Ma non potendo viaggiare con la stessa rapidità delle creature più veloci di lui o era condannato a morire oppure doveva ingegnarsi a sopravvivere. Anzitutto trovò modo di coprirsi per non morire congelato. Imparò a scavare buche, nascondendole sotto ramaglie frondose, e in esse intrappolò orsi e iene che poi uccise con macigni e scorticò per usarne le pelli come indumento per sè e la famiglia. Poi c’era il problema della casa: più semplice. Molti animali avevano l’usanza di dormire in caverne; l’uomo li imitò. Cacciò le bestie dai loro ricoveri, e si impadronì delle loro case calde. Ma, anche così, il clima era troppo freddo. Allora un genio ideò l’uso del fuoco. Una volta che era fuori a caccia s’era trovato in mezzo a una foresta incendiata. Ricordava solo di aver rischiato di arrostirsi; e da allora in poi aveva considerato il fuoco come un nemico. Ma ora se lo fece amico. Portò nella caverna un tronco secco e vi appiccò il fuoco usando i tizzoni ardenti raccolti in una selva in fiamme. Con questo mezzo convertì la caverna in una stanzetta deliziosamente riscaldata. E poi, una sera, un pollastro cadde nel fuoco. Nessuno ve lo tolse finchè non fosse diventato arrosto. L’uomo scoprì che la carne cotta aveva un sapore più buono, e senz’altro smise una delle abitudini che aveva fin allora condiviso con gli altri animali, e da quel giorno in poi cominciò  a cucinarsi il cibo. Van Loon

L’illuminazione. Com’erano buie le caverne! Dalla piccola apertura, nelle notti di luna, s’intravedeva un incerto chiarore, ma quando il cielo era coperto da nubi, ai poveri abitanti non restava che raggomitolarsi, stretti l’uno contro l’altro, nei caldi giacigli imbottiti di erba e rivestiti di soffici pellicce d’orso. E i loro occhi, inutilmente spalancati nel buio, finivano per chiudersi nel sonno. Ma un giorno l’uomo fece una grande scoperta:  riuscì ad imprigionare il fuoco, e la sua caverna conobbe la prima forma di illuminazione notturna. Per molto tempo il ramo infuocato dell’albero fu il solo mezzo di illuminazione conosciuto. Poi l’uomo si accorse che certi rami impiegavano più tempo a spegnersi perchè erano ricchi di una gomma profumata: la resina. Ci fu chi raccolse questa resina e la fece liquefare in recipienti di terra. Bastava immergere un ramo in questo liquido e lasciarlo asciugare per avere una torcia dalla fiamma brillante e duratura. Finalmente ci fu chi trovò l’olio. E l’uomo inventò la lanterna. Le prime erano in terracotta, simili a tazze, chiuse sopra, con un foro e un beccuccio da cui usciva il lucignolo che, acceso, bruciava lentamente. Risale al tempo delle persecuzioni cristiane l’apparizione delle prime candele di cera.

La famiglia al tempo dei tempi. Sì, era molto diversa dalla nostra la vita degli uomini primitivi, ma qualcosa di uguale c’era: una famiglia stretta da un sentimento di amore. Senza l’amore, senza l’affetto familiare, l’uomo sarebbe rimasto selvatico. Ecco perchè si dice che la famiglia è la base della società, il fondamento, il piedistallo della grande famiglia umana. I papà e le mamme, in ogni tempo, hanno fatto il loro dovere. Hanno dato nutrimento, protezione e affetto ai loro piccoli. Ma questo non bastava. C’era da insegnar loro tante cose, tante e poi tante: come si accende il fuoco, come si mantiene e come si custodisce; quali frutti ed erbe si possono mangiare; come si imita il grido degli animali per richiamarli, quali sono le grida delle tribù; come si rende aguzza una pietra; come si fa stagionare un ramo per ricavarne un arco; come si segue, si affronta, si colpisce, si scuoia un animale; come si lavora una pelle; come si costruiscono i cesti di giunchi; come si conservano i frutti… E poi quegli antichi genitori insegnavano a leggere nel cielo i segni della prossima pioggia, nelle acque del fiume il preannuncio della piena, e nella terra le orme degli animali. Insegnavano a mettere delle pietre bianche sul sentiero in modo che esse indicassero “qui sono passato io inseguendo un branco di cervi”. Oppure a incidere la corteccia di un albero in modo da far comprendere che quelle intorno erano terre nemiche.  G. Valle

Negli anni più lontani la nostra terra non è sempre stata così, come oggi noi la vediamo. Appena nata, negli anni più lontani, la terra era infuocata, ribollente. Era avvolta da una nube fittissima di vapori scuri. Molto lentamente essa si andò raffreddando, prese forma e si rivestì di una crosta dura di roccia. La nube di vapori che avvolgeva la terra si trasformò in acqua e precipitò sotto forma di piogge torrenziali; tutto ne fu inondato, ogni valle ne fu riempita. Nacquero fiumi, laghi, mari. E, dentro, la terra ancora ribolliva. Tale sua forza scuoteva la crosta di roccia con terremoti violenti; la spezzava, la deformava, vi apriva le bocche infuocate dei vulcani. Sulla terra, intanto, trascorrevano periodi lunghissimi in cui, di volta in volta, il clima era mite o estremamente rigido. Quando il freddo avvolgeva ampie zone della terra si formavano ghiacciai immensi, dalla cima delle montagne fino alla pianura. Poi i ghiacci si ritiravano, si scioglievano, lasciando dietro di sè un paesaggio nuovo. Dopo un lunghissimo periodo di sconvolgimenti, la terra si riposò.  Sulla sua superficie si formarono foreste immense; le acque furono popolate di alghe. Animali mostruosi e terribili, molto simili ai draghi, vagavano per foreste e montagne, combattendosi ferocemente per il possesso della preda ed emettendo gridi terribili. Un giorno essi scomparvero ed altri animali, di grandezza smisurata, come ad esempio il mammut, abitarono la terra. L’uomo comparve molto più tardi; per poter sopravvivere dovette combattere questi mastodontici animali, difendendosi unicamente con armi offerte dalla natura: pietre, rami, ossa… Egli non aveva casa, non conosceva il fuoco per scaldarsi e cuocere i cibi, non conosceva i metalli, non sapeva coltivare i campi, nè navigare o servirsi delle infinite cose che erano attorno a lui. Per sua fortuna, aveva con sè un tesoro inestimabile: l’intelligenza.

La caverna fu la scomoda abitazione degli uomini primitivi. In essa vi era ben poco: alcune grosse pietre e, nell’angolo più riparato, un mucchio di ramoscelli e foglie secche su cui poter dormire. La caverna riceveva luce soltanto dall’imboccatura. L’uomo primitivo si copriva il corpo con le pelli degli animali che uccideva.

La vita dell’uomo incominciò quando già da migliaia e migliaia di anni sulla terra verdeggiavano le foreste e si muovevano gli animali. Usando l’intelligenza, dono che egli solo possedeva, seppe ben presto distinguersi dalle altre creature; imparò a difendersi dai pericoli e a migliorare le sue condizioni di vita.

Era un uomo muscoloso, scuro di pelle, aveva la fronte bassa e la mascella robusta, munita di denti che gli servivano da forchetta e da coltello. Durante il giorno era continuamente alla ricerca di cibo per sè e per la sua famiglia. Di notte metteva al riparo la moglie ed i piccoli nel cavo di un albero o tra le rocce, ed era pronto a difenderli dagli assalti degli animali feroci.

I primi uomini vivevano in un mondo nemico, nel quale si uccideva o si era uccisi. Essi non sapevano ancora parlare ed esprimevano con grida la paura, il dolore, la gioia.

L’uomo si spostava continuamente. Quando nella zona non vi erano più frutti da raccogliere e animali da cacciare, era costretto ad andare a cercarli altrove. Se si fermava nelle località montuose poteva ancora rifugiarsi nelle caverne, ma nelle località pianeggianti doveva pensare a costruirsi un riparo dal freddo e dalle fiere. Nacquero  così le prime capanne che, secondo i luoghi, erano ora di fango, ora di tronchi d’albero, ora di rami. Per difendersi meglio dagli animali, gli uomini le costruirono sugli alberi oppure le recinsero con siepi e con pali.

Vicino ai laghi, i villaggi erano ancora più sicuri. Le capanne costruite su pali infitti nella melma (palafitte), avevano un ponte che li univa alla riva. Di notte gli uomini lo ritiravano in modo che gli animali non potessero penetrare nelle capanne. Per costruire le palafitte furono tagliati e lavorati migliaia di pali con rozze accette di pietra.

Come si scoprì il fuoco? Tante volte l’uomo, durante furiosi temporali, aveva visto gli alberi della foresta incendiarsi, colpiti da misteriose “lingue” che venivano dal cielo. Egli era sempre fuggito terrorizzato, come gli animali. Poi, a poco a poco. cominciò ad avere meno paura: quella luce rischiarava la notte e diffondeva intorno un piacevole chiarore. Un giorno, un coraggioso prese un ramo in fiamme e lo portò con sè a rischiarare la caverna… Come era utile quella fiamma! Con essa l’uomo imparò a cucinare il cibo, a riscaldare il proprio corpo e a difendersi dagli assalti degli animali. Bisognava però aver cura che il fuoco non si spegnesse; perciò dapprima, l’uomo dovette custodirlo e alimentarlo continuamente. In seguito, riuscì ad accenderlo quando voleva, strofinando tra loro due pietre e facendo scoccare la scintilla vicino a foglie secche.

Le armi preistoriche

Per difendersi dagli animali e per cacciarli, l’uomo usò, dapprima, un ramo o un sasso. Rami e sassi furono le prime armi. L’uomo primitivo usò specialmente le pietre, per la loro durezza e per il loro peso. Egli seppe renderle armi pericolose: le appuntì, le lisciò, ne assottigliò i bordi. Preparò così pugnali, asce, punte di lancia e di freccia legate a bastoni, ottenendo armi per la lotta da vicino e da lontano. Con il legno e con la pietra, l’uomo foggiò oggetti di uso comune: raschiatoi, macine, ornamenti.

La prima arma

Il cacciatore cadde, senza forze, davanti alla caverna: il sangue gli usciva da ferite profonde sulle braccia, sulle gambe, sul volto. Quel giorno era stato sfortunato: aveva tentato di uccidere un orso per averne la calda pelliccia; era balzato impugnando un sasso appuntito, ma l’orso era stato più svelto di lui, si era alzato sulle zampe posteriori e gli aveva piantato gli unghioni nelle carni. Il cacciatore era riuscito a stento a liberarsi della belva ed era fuggito, urlando di dolore.

Ecco: era troppo pericoloso assalire gli orsi da vicino… occorreva trovare il modo di colpirli a distanza.

Il cacciatore, mentre lavava le sue ferite con l’acqua e le fasciava con lunghe foglie, pensò: “Legherò una punta di selce ad un bastone, lo scaglierò sull’orso da lontano, all’improvviso, e l’orso cadrà  e non potrà ferirmi”. Si mise subito al lavoro; scelse la pietra più aguzza ed il ramo più dritto, poi li unì saldamente; il cacciatore aveva nelle sue mani la prima lancia.

I metalli

Il focolare primitivo era composto di pietre sovrapposte. Alcune di queste pietre contenevano metalli. Un giorno, per il gran calore, il metallo contenuto nelle pietre si liquefece e colò sul basamento irregolare del focolare. Raffreddandosi, indurì, mantenendo inalterata la forma delle asperità del focolare sulle quali era colato. L’uomo preparò degli stampi, vi fece colare il metallo e ottenne nuove armi e nuovi utensili, molto più resistenti delle antiche armi di pietra scheggiata. Il primo metallo che l’uomo seppe fondere e lavorare fu il rame. In seguito, l’uomo imparò a fondere altri metalli, a lavorarli e a ricavarne armi, utensili e monili sempre più perfezionati. L’età della pietra era finita e la vita dell’uomo divenne più facile.

Verso la civiltà

Lottando con gli animali e vivendo tra essi, l’uomo imparò a riconoscere i più mansueti, quelli che si lasciavano accostare. Pensò all’utilità di avere sempre vicino, per la carne, per il latte, per le pelli, un buon numero di pecore o di buoi o di cavalli. Imparò a servirsene ed a proteggerli. L’uomo diventò così pastore. L’uomo affamato si cibava di molti frutti e di molte erbe. Alcuni particolarmente gli piacquero. Egli osservò che le pianticelle rinascevano dai loro semi. Provò a deporli in quantità nella terra ed ebbe la grande gioia di vedere il primo campicello verdeggiante. L’uomo rimase fedele alle sue pianticelle e divenne agricoltore.

Qualcuno osservò che gli oggetti rotondi rotolano, e inventò la ruota; più tardi costruì il carro. Un altro si accorse che il legno galleggia sull’acqua e si ingegnò a navigare sopra tavole di legno oppure dentro un tronco d’albero scavato. L’uomo dei paesi freddi costruì la slitta, vi attaccò un animale addomesticato e si fece trascinare sulle ampie distese di neve e di ghiaccio.

Gli uomini avevano ormai i loro mezzi di trasporto. Si spostarono più volentieri, si incontrarono con altri uomini , cominciarono a scambiare tra loro gli oggetti che sapevano far meglio o che possedevano in abbondanza: una manciata di grano per una ciotola di latte, bei frutti maturi per una pelle di pecora.

L’uomo imparò a contrattare. Molti prodotti nuovi arricchirono la sua tavola e la sua casa. Nacquero così i primi commerci.

A piccoli passi, gli uomini si avviarono verso nuove civiltà, godendo di maggior benessere.

Poi essi inventarono la scrittura e ci lasciarono notizie scritte. Da quel momento termina il lungo periodo della preistoria, e ha inizio la storia.

Madre terra

L’uomo preistorico fece un passo decisivo sulla via della civiltà quando scoprì che la terra si poteva coltivare. L’uomo delle caverne è diventato, oggi, l’uomo dei grattacieli, ma non ha ancora inventato qualche cosa che gli permetta di sfamarsi senza ricorrere, direttamente o indirettamente, alla terra. E la coltiva diligentemente perchè produca sempre di più.

Libretto a stella Arte preistorica – fare libretti coi bambini

Libretto a stella Arte preistorica – fare libretti coi bambini. Seguendo il modello del libretto a stella (trovi il tutorial qui),

ho realizzato un libro artigianale sull’arte preistorica:

che si compone di due parti: la stella che mostra una galleria di pitture rupestri, ed un libretto inserito nella tasca realizzata all’interno della copertina, che contiene un estratto di un bellissimo racconto di Fabrizio Silei, “Solo una macchia” pubblicato all’interno della rivista di Artebambini Dada, anno VI n°24 (se non la conoscete, la consiglio di cuore 🙂 ), e appunti di storia dell’arte sull’arte preistorica.

Per realizzarlo ho utilizzato, come spiegato nel tutorial del libretto a stella, 18 strisce di carta suddivise a 6 a 6 in tre lunghezze diverse:

– strisce lunghe: cartoncino beige

– strisce medie: carta “artigianale” (Ikea)

– strisce corte: della carta “sperimentale” fatta in casa, dall’aspetto molto “roccioso” che si è rivelata l’ideale per riprodurre l’arte preistorica.

Per la “carta roccia” in particolare ho fatto macerare:

cartoni delle uova, come ingrediente principale 

altra carta di scarto (carta di stampante, sacchetti del pane e altra carta da pacco marrone),

altro materiale di scarto: fiocchi di riso, bucce di melanzana e cipolla (non bolliti), fili vari, cocco tritato, spezie varie per colorare, peperoncini secchi, semi (per rendere la superficie più ruvida)

legante: farina di riso e di mais e aceto bianco (in alternativa potete usare colla vinilica o colla in polvere per carta da parati).

Preparata la pasta di carta con i vostri ingredienti preferiti, diluite nella vaschetta in proporzione 1 parte di pasta per 3 parti di acqua, per ottenere fogli di un certo spessore (per la carta normale si diluisce di solito in un rapporto 1 a 4)

Per tutti i passaggi fai riferimento al  

Per realizzare il libretto, per prima cosa ho fatto una ricerca di immagini su testi e nel web, poi le ho riprodotte in questo modo:

Cueva de las Manos photo credit: http://en.wikipedia.org/wiki/

Cueva de las manos (grotta delle mani), 9.330 anni aC, Valle del rio Pinturas, Patagonia, Argentina. Queste pitture rupestri mostrano delle mani rosse, gialle, nere e bianche, negative e positive, realizzate con la tecnica della mascherina mediante aspersione di coloranti  naturali.

Per realizzare sul mio libretto questo genere di “pittura rupestre” ho preparato delle mascherine positivo e negativo, e ho colorato spruzzando colore e utilizzando tamponcini di cotone, pennellini, lo spazzolino da denti…

 Prima pagina:

Lascaux – scena di caccia – riproduzione di Asok Mukhopadhyay

This is a derivative image of the stag hunting has been found in Lascaux Cave 15,000-13,000 B.C.

http://fineartamerica.com/featured/lascaux-stag-hunting-asok-mukhopadhyay.html

Per questa e le altre “pitture rupestri” ho stampato l’immagine, ho ritagliato approssimativamente i contorni ed ho incollato l’immagine alla mia carta-sasso.

Poi ho bagnato il foglio e pressato in modo tale che la carta fatta a mano ha inglobato la carta stampata, ho ripassato la figura a penna, e seguito la colorazione dell’originale con acquarelli, carboncino, pastelli e gessetti.

Lascaux Cave Paintings, ca. 15,000 BC

http://vistaartprojects.blogspot.it/2012/08/lascaux-cave-paintingsstories.html

Seconda pagina:

Lascaux Cave Paintings, ca. 15,000 BC

http://oklahoma4h.okstate.edu/aitc/lessons/extras/art/lascaux.html

(pagina a destra) Figure antropomorfe stilizzate in gruppi che evocano miti o cerimonie. Sembra una lunga processione di figure tutte senza faccia, con maschere o capigliature che nascondono la fisionomia. Tanzania, presso Kondoa. Fonte: Rivista Dada – Artebambini anno VI n°24

Terza pagina:

grotte di Altamira

http://www.spain.info/it/reportajes/espana_arte_y_cultura.html

Lescaux

http://www.artisticamente.biz/storia-dell-arte/periodi/arte-preistorica/

Quarta pagina:

South African rock-art from the Drakensberg and Cederberg Mountains

http://www.archaeostuff.com/

Fremont rock painting from San Raphael Swell, 2000-1000 BC

http://www.jessicaldesign.com/blog/?p=333

Quinta pagina:

Altamira

http://worldimages.nirudia.com/2184

Rhinoceroses from Chauvet Cave, c. 30,000 BCE

http://www.cavetocanvas.com/post/24609722312/rhinoceroses-from-chauvet-cave-c-30-000-bce

Sesta pagina:

Ho assemblato gli elementi:

e questa è la “stella” montata, prima delle rifiniture:

Con uno scarto di lino marrone ho preparato un rinforzo per il dorso del libretto, l’ho incollato e sfilacciato con l’aiuto di un taglierino: 

Per la copertina ho preparato ed applicato una tasca, che dovrà contenere il libretto di storia dell’arte:

Ho fissato un cordoncino sulla tasca, e rivestito la parte anteriore del libretto così:

Ho applicato un cordoncino anche sul retro (senza aggiungere tasche) e l’ho rivestito:

Ho messo ad asciugare il mio libretto con delle mollette da bucato a tenere la rilegatura, e dei sassi:

Per il libricino di storia dell’arte ho piegato a metà dei foglietti A3 e li ho rilegati (presto qualche tutorial sulle tecniche di rilegatura a mano)…

Poi ho decorato la copertina ed inserito i testi:

(per acquistare la rivista http://www.artebambini.it/abbonamenti.html)

Questo è il contenuto della parte più “nozionistica” del libretto:

La Preistoria viene suddivisa in periodi, individuati in base alla conquista di nuove abilità nella lavorazione delle materie prime e ai conseguenti mutamenti economici e sociali. Il passaggio da uno stadio all’altro non è avvenuto ovunque nello stesso periodo; le tappe qui riportate appartengono all’evoluzione culturale europea.

650.000 – 10.000 aC: Paleolitico. L’uomo è nomade e cacciatore. Vive in caverne e si serve della pietra, scheggiandola per ricavare rudimentali strumenti per la caccia e la difesa. Solo intorno al 35.000 aC, con l’HOMO SAPIENS, la specie umana raggiunge capacità artigianali e tecniche tali da far parlare di espressioni artistiche. Nell’arte pittorica del paleolitico prevalgono figure di grandi dimensioni dipinte nella gamma delle ocre e dei bruni, con il nero. I fini magici e rituali portano alla creazione di immagini realistiche e ricche di azione.    I cavalli, i bisonti, i mammut rappresentati diventavano un modo per appropriarsi in maniera magica di animali che erano  essenziali per la sopravvivenza. Si praticano pitture rupestri e graffiti. Per ottenere i colori si impastavano terre e pietre polverizzate con acqua o con grasso animale. Il nero del carbone era impiegato come gli attuali carboncini. Le terre davano l’ocra, l’ematite per il rosso, la limonite per il giallo, il caolino per il bianco. Ossa svuotate servivano come recipienti, e i colori venivano applicati direttamente con le dita, o utilizzando pelli animali erano spruzzati con la bocca sulle pareti delle rocce. I colori venivano inoltre applicati con tamponi di materiale vegetale, ciuffi di peli o bastoncini pestati che fungevano da pennelli. L’autore si sforza di dare realismo alle immagini: nelle scene di caccia dipinge gli animali di grandi proporzioni e in alcuni casi addirittura sfrutta la sporgenza delle rocce per rafforzarne il volume. In tutto il Paleolitico la figura umana è poco rappresentata. Fanno eccezione le cosiddette veneri, scolpite in pietra, in osso o in avorio e rappresentanti figure femminili. In queste statuette, che possono essere alte da due o tre, fino a quindici centimetri, le forme femminili sono molto accentuate.

10.000 – 6.000 aC: Mesolitico.  L’uomo impara ad addomesticare gli animali e abbandona le caverne.

6.000 – 3.000 Ac: Neolitico. L’uomo impara a levigare la pietra in modo più raffinato, produce ciotole e vasi in ceramica, si dedica alla tessitura. Ormai vive in insediamenti stanziali e si dedica all’allevamento e all’agricoltura. Nell’arte pittorica del Neolitico prevalgono figure schematizzate, segni geometrici ed astratti. Si descrivono elementi della quotidianità: persone, animali, ruote, utensili. Si utilizzano segni convenzionali, simbolici. L’uomo osserva a lungo l’ambiente e impara a conoscerlo meglio. Le cose rappresentate assumono così contorni più definiti. Il bisonte ora vive accanto all’uomo, nel recinto. Rappresentarlo può essere un gesto pensato e voluto. In alcuni casi è raffigurato con pochi tratti riconoscibili: bastano le corna, le zampe, una linea per il corpo. I segni geometrici e quasi astratti che compaiono nell’arte del neolitico evidenziano ciò che gli animali hanno in comune. Lo stesso vale per raffigurare gli elementi naturali, ad esempio il sole, o l’uomo e i suoi oggetti: armi, ruote, carri, l’aratro. Le immagini ora servono per documentare un avvenimento, per trasmettere informazioni. I disegni schematici formano un codice espressivo e anticipano, quasi, la prima forma di scrittura. L’arte neolitica ci ha lasciato svariati documenti graffiti. Ricordiamo quelli dei Camuni della Valcamonica, presso Brescia, o gli splendidi esempi realizzati dalle popolazioni sahariane. Questa tecnica consiste semplicemente nel graffiare ripetutamente la roccia con una pietra dura e appuntita. Il segno poteva essere poi colorato in varie sfumature con terre. L’arte delle incisioni è spesso legata all’attività religiosa. Forse si trasmetteva di sacerdote in sacerdote, o da maestro in allievo.

3.000 – 1.800 aC: Eneolitico. L’uomo utilizza il bronzo, e costruisce grandi edifici in pietra : i megaliti. Tra i megaliti ricordiamo il menhir (dal bretone men “pietra”, e hir “lunga”), costituito da una possente pietra conficcata nel terreno (alcuni sfiorano i 20 metri di altezza) e il dolmen (dal bretone doul “tavola” e men “pietra”) che caratterizza luoghi sacri o sepolcri collettivi. In questo caso è formato da più blocchi portanti, e talvolta presenta un corridoio di accesso. L’insieme è interamente ricoperto di terra. Si compone di due o più pietre verticali conficcate nel terreno, cui è sovrapposta una lastra orizzontale. Questo sistema costruttivo è il primo utilizzato dall’uomo e prende il nome di trilitico perché composto da tre pietre: due verticali (piedritti) che sostengono una terza orizzontale, l’architrave. Applicazione monumentale del sistema trilitico è il cromlech (dal bretone crom “rotondo” e lech “pietra”). Si tratta di una serie di dolmen disposti in modo da formare figure circolari concentriche. Il cromlech più noto  è quello di Stonehenge, in Gran Bretagna, costruito tra il 2.500 e il 1.500 aC.

(fonti: Storia delle arti visuali, Gillo Dorfles, Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi – Atlas; Rivista Artebambini Dada, anno IV n°24)


Questo è il libretto chiuso; fronte: retro:

E questo è il libretto aperto, con il suo libricino inserito nella tasca anteriore:

E questa è la galleria aperta:

Prehistoric art star book tutorial. Following the model of the star book (you can find the tutorial here), I made a handmade book on prehistoric art:

which it consists of two parts: the star that shows a gallery of rock paintings, and a booklet inserted into the pocket made inside the cover, which contains an extract of a beautiful story of Fabrizio Silei, “Only a stain”, and notes of art history.

To make it I used, as explained in the tutorial of the book Star 18 strips of paper divided in 6 to 6 in three different lengths:

– Long strips: beige cardboard
– Strips medium: “craft” paper
– Short strips: “experimental” paper, homemade, looking very “rocky” which proved ideal to Reproduce the prehistoric art.

For “rock paper” in particular I macerated:

egg cartons, as the main ingredient

other scrap paper (printer paper, bread bags and other wrapping paper brown)

other waste materials: rice flakes, peels of eggplant and onions (not boiled), various threads, shredded coconut, spices to color, dried chillies, seeds (to make the surface rougher)

Binder: rice flour and corn and white vinegar (or you can use glue or adhesive powder for wallpaper).

Prepared paper pulp with your favorite ingredients, diluted in the pan in proportion 1 part of dough to 3 parts water, to obtain sheets of a certain thickness (for normal paper, it dilutes usually in a ratio of 1 to 4)

For all the steps refer to the TUTORIAL: MAKING PAPER WITH CHILDREN

To realize the book, the first thing I did a search for images, on texts and on the web, then I replayed them in this way:

Cueva de las Manos

photo credit: http://en.wikipedia.org/wiki/

Cueva de las Manos (Cave of the Hands), 9330 years BC, the Valley of the Rio Pinturas, Patagonia, Argentina. These cave paintings show many hands red, yellow, black and white, negative and positive, made with the technique of the mask by sprinkling of natural dyes.

To achieve on my book this kind of “cave painting” I prepared masks positive and negative, and I colored spraying color and using cotton swabs, brushes, toothbrush…

 First page:

Lascaux – scena di caccia – riproduzione di Asok Mukhopadhyay

This is a derivative image of the stag hunting has been found in Lascaux Cave 15,000-13,000 B.C.

http://fineartamerica.com/featured/lascaux-stag-hunting-asok-mukhopadhyay.html

For this and other “cave paintings” I printed the image, I cut approximately the contours and pasted the image to my paper-rock.

Then I wet the paper and pressed so that the handmade paper has incorporated the press, I rehearsed the figure in pen, and followed the original coloring with watercolors, charcoal, pastels and crayons.

Lascaux Cave Paintings, ca. 15,000 BC

http://vistaartprojects.blogspot.it/2012/08/lascaux-cave-paintingsstories.html

Second page:

Lascaux Cave Paintings, ca. 15,000 BC

http://oklahoma4h.okstate.edu/aitc/lessons/extras/art/lascaux.html

(page right) stylized anthropomorphic figures in groups that evoke myths or ceremonies. It seems a long procession of figures all faceless, with masks that hide the appearance or hairstyles. Tanzania, from Kondoa. Source: Journal Dada – Artebambini year VI No. 24

Third page:

Altamira caves

http://www.spain.info/it/reportajes/espana_arte_y_cultura.html

Lescaux caves

http://www.artisticamente.biz/storia-dell-arte/periodi/arte-preistorica/

Fourth page:

South African rock-art from the Drakensberg and Cederberg Mountains

http://www.archaeostuff.com/

Fremont rock painting from San Raphael Swell, 2000-1000 BC

http://www.jessicaldesign.com/blog/?p=333

Fifth page:

Altamira caves

http://worldimages.nirudia.com/2184

Rhinoceroses from Chauvet Cave, c. 30,000 BCE

http://www.cavetocanvas.com/post/24609722312/rhinoceroses-from-chauvet-cave-c-30-000-bce

Sixth page:

I assembled the elements:

and this is the “star” before finishing:

With a scrap of brown linen I prepared a reinforcement for the back of the book, I glued and frayed with the help of a knife:

For the cover I made and applied a pocket, which will contain the book of history of art:

I fixed a cord on the pocket, and covered the front of the book as well:

I applied a cord on the back (without adding pockets) and I covered:

I put it to dry it with the clothes pegs to hold the binding, and stones:

For the little book of art history I folded in half sheets of A3 and I’ve bound…

Then I decorated the cover and included texts:


This is the book closed; front:

back sides:

And this is the book open, with his booklet inserted in the front pocket:

And this is the open gallery:

Guest post: Creazionismo ed Evoluzionismo

Creazionismo ed Evoluzionismo: cosa rispondere ai creazionisti (adulti) e come educare alla scienza i vostri bambini

“Infine, avrei una domanda per Enza riguardo la datazione. Una persona che conosco inorridisce o sorride ironica quando si parla di ‘x milioni di anni fa’ sostenendo che la datazione ufficiale è completamente sbagliata (tesi secondo lei sostenuta da molti studiosi). Inoltre, essendo lei ‘creazionista’ per religione non può ammettere che la terra sia così vecchia: la Bibbia parla di molti meno anni!!!!!

Ecco, io non ho dubbi in merito, però mi piacerebbe chiedere a Enza cosa ne pensa e cosa risponderebbe a queste affermazioni, soprattutto alla questione della datazione.” (qui)

[Cari tutti, confesso che è da un po’ che sto rimuginando su questo post, perché’ l’argomento mi sta particolarmente a cuore e credo che sia anche un po’ mio “dovere” di divulgatrice e scienziata, dire la mia e farlo in modo semplice e chiaro.

La domanda di Vanna ha risvegliato i miei istinti bellicosi, e quindi eccomi qua.

Cari genitori,

se avete un credo religioso forte e pensate che questo credo vada di là di qualunque dimostrazione, di qualunque evidenza, di qualunque ragionamento, perché la FEDE è la risposta a tutte le vostre domande, allora potete smettere subito di leggere. Però poi, una volta smesso, dovreste anche spegnere il computer, e magari aprire la porta e regalarlo alla prima persona che passa. Fatto questo potete passare a sbarazzarvi di tutti gli elettrodomestici, dell’auto, e svuotare il vostro armadietto dei medicinali. Fatto?

Credo che anche una bella ripulita dell’armadio, per eliminare tutti questi fastidiosi abiti fatti con telai a macchina ci starebbe bene. Conto su di voi per esaminare il contenuto del frigo, rimuovere tutta la plastica che avete in casa…ah e controllate i mobili. Probabile che ve ne siano di fabbricati con legni esotici, che non sarebbero potuti arrivare fino a voi senza un trasporto su ruota o (orrore!) aereo.

Fatto questo, avrete tutta la mia stima di persone coerenti…e se volete qualche indicazione sui comportamenti dei pastori dell’Età del Bronzo (che hanno ricevuto la rivelazione), su come costruirvi una capanna, allevare il bestiame, tessere e filare, io e qualche altro collega benintenzionato siamo a vostra disposizione!

Voi che avete continuato a leggere avete probabilmente la curiosità di guardarvi intorno e, soprattutto se siete genitori, il compito di rispondere alle domande dei vostri figli. Non è sempre facile, ed è qui che intervengo io, almeno per quello che conosco un pochino.

E parliamo della Scienza. Con la maiuscola. Siccome oggi mi sento pedante, vi propongo un paio di definizioni dal dizionario Treccani  (http://www.treccani.it/vocabolario/scienza/)

2     Sapere, dottrina, insieme di conoscenze ordinate e coerenti, organizzate logicamente a partire da principî fissati univocamente e ottenute con metodologie rigorose, secondo criterî proprî delle diverse epoche storiche.

3. Al sing., la totalità delle varie scienze, il sapere scientifico, l’insieme delle cognizioni acquisite attraverso la ricerca scientifica; in partic., la sc. moderna, l’insieme delle conoscenze quale si è configurato nella sua struttura gerarchica, nelle sue partizioni disciplinari, nei suoi aspetti organizzativi e istituzionali, a partire dalla rivoluzione scientifica del Seicento: concepita inizialmente (per es. con Galileo) come concezione del sapere alternativa alle dottrine tradizionali, in quanto sintesi di esperienza e ragione, acquisizione di conoscenze verificabili e criticabili pubblicamente (e quindi libera da ogni principio di autorità), si è andata via via affermando sia dal punto di vista sociale e istituzionale, sia dal punto di vista metodologico e culturale, finendo per divenire uno degli aspetti sociali che meglio caratterizzano, anche per le sue innumerevoli applicazioni tecniche, il mondo contemporaneo e i valori culturali che esso esprime.

Ecco qua, tiro un sospiro di sollievo! Era cosi facile!

“Insieme di conoscenze ordinate e coerenti”! “Ottenute con metodologie rigorose”! “L’insieme delle conoscenze acquisite dal Seicento”!

Non so a voi, ma a me PIACE la scienza. Mi piace sapere che migliaia, milioni di persone si sono fatti delle domande e per trovare le risposte hanno lavorato duro, hanno fatto esperimenti, hanno discusso per giorni e notti. Mi piace sapere che il mio punto di partenza è il punto di arrivo di qualcun altro, e cosi via, in una catena che va indietro, fino alle profondità del tempo.

La scienza parte dall’osservazione di quello che ci circonda. Ditelo ai vostri bambini! Imparare ad osservare il mondo è uno dei migliori regali che possiamo far loro.

E’ attraverso questa osservazione, ed il tentativo di spiegare le cose, che la nostra specie è arrivata fin qui. E’ attraverso attività apparentemente insensate, tentativi a vuoto, esempi vani.

E quindi, a chi vi chiede perché credere all’evoluzionismo, cari miei, volendo potete rispondere semplicemente “Perché è scienza”. Perché, allo stato attuale delle nostre conoscenze (accumulate da centinaia di anni), è l’UNICA spiegazione “ordinata, coerente, ed organizzata logicamente”, del mondo naturale.

Essendo scienza, non è una risposta DEFINITIVA perché’ la scienza non è mai definitiva (per questo non è una religione!). Non è un credo. Non è una presa di posizione. E’ la constatazione di un dato di fatto, è la ricerca della spiegazione migliore, oggi e qui. Ah, la scienza ha uno standard. Non ci si inventa scienziati. Gli scienziati fanno parte di una comunità scientifica che può approvare i loro lavori oppure no. Gli scienziati hanno bisogno di convincere la loro comunità della giustezza delle loro osservazioni. Convincerli con le prove, cari miei. Non basta formulare illazioni, non basta appellarsi al buon senso, non basta giurare di aver parlato con entità superiori.

Il neo-darwinismo è la migliore spiegazione qui ed ora, di fenomeni osservati da scienze indipendenti come la biologia, la genetica, la geologia, la paleontologia eccetera. Dal 1859, anno di pubblicazione dell’Origine delle Specie, molte nuove  discipline si sono affacciate nel panorama scientifico e tutte hanno apportato nuove evidenze alla teoria dell’evoluzione.

Quindi, per quanto riguarda gli adulti che mettono in dubbio l’Evoluzionismo, io li liquiderei usando la parola magica (scienza!). Ma per i bambini, armiamoci di pazienza e snoccioliamo qualche fatto.

In campo paleontologico, le evidenze che provano la teoria dell’evoluzione sono:

1) la documentazione fossile

2) la sequenza dei fossili negli strati

3) la relazione tra specie estinte e specie attuali

4) la presenza di forme di transizione.

Riassumendo, esistono un certo numero di specie fossili che sono ordinate cronologicamente e stratigraficamente, ed è possibile stabilire i legami di queste specie con le specie attuali.

E’ possibile inoltre legare le specie viventi con determinati ecosistemi, e comprendere i meccanismi della selezione naturale attraverso l’osservazione del comportamento degli animali in Natura. La selezione naturale opera infatti anche adesso, nuove specie nascono ed altre si estinguono.

Inoltre, è possibile ricostruire il percorso evolutivo delle specie attraverso l’universalità del codice genetico, evidenza della loro discendenza comune.

Ed ecco qui un breve prontuario con risposte possibili per pargoli curiosi.

Chi era Darwin? Darwin era un naturalista, e un viaggiatore. Le sue osservazioni lo hanno portato alla pubblicazione del libro “L’Origine delle Specie” nel 1859.

Perché’ è importante? Wow, questo meriterebbe un altro post! Diciamo che la teoria di Darwin ha rivoluzionato il nostro modo di vedere il mondo e la natura, unendo informazioni provenienti da diverse aree ed offrendoci una nuova chiave di lettura del mondo.

Che cos’è l’evoluzionismo? L’evoluzionismo è la teoria scientifica che spiega i cambiamenti delle specie attraverso il tempo.

L’evoluzionismo è “provato scientificamente”? Si. Attualmente tutte le scienze della vita confermano la teoria neo-evoluzionista.

Come funziona la selezione naturale? Lo dice la parola stessa. E’ la Natura (con la maiuscola! yuhu!) che seleziona….i più adatti alla sopravvivenza in un determinato ambiente e tempo.

Cosa si vince? Si vincono la sopravvivenza 1) individuale 2) della propria discendenza (figli, nipoti, eccetera) 3) della propria specie.

E se si perde? Allora si muore senza lasciare una discendenza (figli), mettendo a rischio la sopravvivenza della specie. Stephen J. Gould, il padre del Neodarwinismo, diceva che la sopravvivenza è l’eccezione, non la regola!

La Selezione Naturale esiste anche adesso? Si, esiste anche in questo momento, tutto il nostro pianeta è soggetto a questo principio, tutto quello che vedi, tutti gli animali che ti vengono in mente, e anche tu. Si proprio tu!

Come fa la Natura a selezionare i più adatti? La Natura seleziona concedendo una lunga vita, in cui si hanno (molte) occasioni di lasciare una (abbondante) discendenza. Attraverso questo tesoro di geni, lasciato ai nostri figli, noi contribuiamo alla conservazione della nostra specie.

A proposito, noi che specie siamo? Homo sapiens.

Come funziona l’evoluzione delle specie? Tramite l’effetto combinato della selezione naturale e di un processo chiamato speciazione. Cioè la nascita di nuove specie. Alcune specie si estinguono, e nuove specie nascono.

Come nascono nuove specie? Le nuove specie nascono attraverso una combinazione di due fattori. Il primo fattore sono i cambiamenti CASUALI che avvengono nella genetica. In questo modo, alcuni individui possiedono delle caratteristiche che li rendono diversi dai loro parenti. Queste caratteristiche possono includere il colore della pelle, la lunghezza degli arti, la forma della bocca eccetera. Il secondo fattore deriva dall’interazione tra i cambiamenti genetici e l’ambiente.

Come facciamo a sapere cose è successo nel passato? Tramite la geologia, la paleontologia e l’archeologia. La geologia studia la Terra, la Paleontologia le specie che sono vissute nel passato attraverso i fossili e la loro posizione stratigrafica, l’archeologia si occupa delle culture del passato (quindi l’azione dell’uomo!).

Come datiamo il passato? Possiamo dire all’amica di Vanna che conosciamo l’età della Terra attraverso due tipi di datazioni, quelle relative e quelle assolute. Le datazioni relative si basano sui principi di stratigrafia, già stabiliti nel 1600. Possediamo poi un potente strumento scientifico che si chiama datazione radiometrica. Andate pure a fare un giro su Wikipedia per saperne di più.

Quando è stata scritta la Bibbia? La Bibbia è una riscrittura tarda di avvenimenti avvenuti alla fine dell’Età del Bronzo (XIV-XIII sec.) in Palestina e tramandati attraverso la tradizione orale. Nel libro di Mario Liverani “Oltre la Bibbia” la storia di questo periodo viene ricostruita sulla base delle fonti storiche, archeologiche ed epigrafiche.

Ai tempi in cui è stata scritta la Bibbia esistevano la geologia, la paleontologia e l’archeologia? No.

Vi consiglio caldamente la frequentazione di:

PIKAIA  il portale italiano dell’evoluzione,

La teoria dell’evoluzione -“corso online”

La teoria dell’evoluzione schede e giochi didattici;

MINIDARWIN l’evoluzione raccontata ai bambini

 MINIDARWIN giochi…

A presto!

Enza Spinapolice


Enza Spinapolice e’ un’archeologa del Paleolitico e lavora all’Istituto di Antropologia Evoluzionista Max Planck, di Leipzig. Ha studiato Preistoria a Roma, poi ha conseguito un dottorato Europeo tra Roma e Bordeaux, e da tre anni fa ricerca in Germania. Si interessa in particolare all’origine biologica e culturale della nostra specie, all’estinzione dei neandertaliani ed alle società di cacciatori raccoglitori passate e presenti. Oltre a girare il mondo e studiare il passato, Enza ha una famiglia multiculturale, ed un bimbo di due anni e mezzo, a cui spera di insegnare molto presto la preistoria.

Guest post: archeologia per bambini RESTAURO DELLA CERAMICA

Archeologia per bambini: RESTAURO DELLA CERAMICA

La ceramica è stata inventata circa 10.000 anni fa, nell’epoca Neolitica, e da allora noi uomini non abbiamo mai smesso di usarla! Per questo motivo, questo materiale è uno dei più diffusi negli scavi archeologici, molto spesso sotto forma di frammenti.

Ed eccomi qua, a riprendere l’idea del restauro della tazza della nonna.

Il laboratorio diventa ancora più interessante per i bambini se prepariamo per loro due o più tazze della nonna rotte, i cui frammenti sono mischiati. Supponiamo di averle messe entrambe nella nostra vaschetta sensoriale preistorica,

di averle scavate e numerate, di averle classificate con l’etichetta “ceramica” e messe nei nostri sacchettini da frigo.

Nel nostro esempio abbiamo due tazze di ceramica ed un vaso in terracotta:

Nel caso in cui si avesse solo una tazza da restaurare, si può saltare la fase di divisione dei materiali (vedi più sotto) ed andare direttamente oltre. Un’alternativa è quella di mischiare alla tazza “intera” altri frammenti di ceramica che non sono attinenti, scegliendoli perché hanno colori diversi, o si distinguono in qualche modo dall’altro materiale.

Se non si è fatto lo scavo della vaschetta, si può comunque preparare il tutto rompendo una o due tazze che non ci servono più (è per una buona causa!), scegliendone due abbastanza diverse tra loro. Si imbustano poi i pezzi uno per uno in sacchetti da frigo, e si numerano in ordine progressivo (mischiando le tazze!) con l’etichetta “ceramica 1, 2, 3” eccetera, come abbiamo spiegato qui.

Ricordate che se rompete appositamente delle tazze per questa attività, i bordi  possono essere taglienti (mentre è molto raramente cosi nei siti archeologici), quindi sorvegliare il lavoro da vicino. Un’alternativa può essere quella di limare i bordi prima di rendere i frammenti di tazza accessibili ai bambini.

Ed ora si procede con il lavoro sul materiale.

Per prima cosa si tolgono tutti i pezzi di ceramica dalle rispettive bustine, riponendoli sulla bustina stessa…ricordiamoci che sulla busta è indicato il numero che classifica ciascun pezzo!

Fase 1 – lavaggio

Servono una semplice bacinella da bucato ed uno spazzolino da denti.

Si prende ciascun pezzo di ceramica,

lo si immerge nell’acqua

e lo si strofina delicatamente con lo spazzolino.

Lo scopo è di eliminare tutti i residui di terra dello scavo.

Dopo aver lavato ogni pezzo lo si ripone accuratamente sulla sua bustina e si aspetta che tutti i frammenti siano ben asciutti.

Fase 2 – siglatura

La siglatura consiste nello scrivere su ogni pezzo di ceramica il numero che lo identifica, in modo da poter poi eliminare le bustine.

Si scrive direttamente sul pezzo con un pennarello indelebile (noi di solito usiamo i lumocolor) oppure con pennino ed inchiostro.

Ovviamente con i bambini più piccoli si può saltare questa fase, oppure disegnare sui pezzi dei piccoli simboli, come fiori, cuori, sfere o triangoli.

Fase 3 – riordino

Una volta finita la siglatura, si possono eliminare le bustine.

A questo punto, allineando tutti i frammenti, dobbiamo cercare di capire quali appartengono potenzialmente allo stesso vaso. Aiuteremo i bambini a dividerli per colore, consistenza, decorazioni, eccetera.

Immaginiamo di avere, alla fine del lavoro, due o tre mucchietti di ceramiche diverse sul nostro piano da lavoro.

Fase 4 – ricomposizione del vaso

E’ arrivato il momento di cominciare la ricomposizione del vaso!

Si sceglie un mucchietto (il più promettente!) e si allineano tutti i pezzi sul tavolo. Si comincia a questo punto a cercare di ricostruire la tazza, come se fosse un puzzle. Noi archeologi chiamiamo questa fase “trovare gli attacchi”.

Il modo ideale per procedere a questa operazione è di farlo in una bacinella larga e dai bordi bassi riempita di sabbia. A mano a mano che troviamo un attacco, oppure l’orientamento di un pezzo, lo “piantiamo” nella sabbia per tenerlo su.

Per far tenere insieme i pezzi, si può usare uno scotch carta.

Questa è la fase centrale del lavoro, può richiedere un po’ di tempo, ma è anche la parte più creativa!

Ricordatevi che se qualche pezzo manca, si può sempre dare un’occhiata negli altri mucchietti di ceramica, quella “scartata” per vedere se abbiamo dimenticato qualche pezzo!

Fase 5 – incollaggio

Una volta finito, si può eventualmente ripassare il reperto restaurato con la colla. Ricordatevi però che i restauratori giudicano di volta in volta se sia il caso di incollare e quale colla usare!

Per questa attività vi consigliamo di usare la colla UHU, ma attenzione! Questa colla richiede una posa di contatto di circa 15 minuti, durante i quali occorre tenere premuto un coccio contro l’altro, e questo per ogni pezzo.

In alternativa esistono colle per ceramica che richiedono tempi di contatto decisamente minori, quella scelta per realizzare le immagini richiede un tempo di contatto di 10 secondi, e un tempo di asciugatura di 24 ore. 

Il restauro e’ un’attività che richiede molta pazienza!

Consiglio di incollare i pezzi due a due e lasciarli asciugare (dopo aver premuto un coccio contro l’altro per i minuti richiesti dalla colla scelta), o almeno fino a quando se si lascia uno dei due pezzi questo non si stacca dall’altro, sostenuti dallo scotch di carta e magari piantati nella vaschetta di sabbia.

L’ideale sarebbe lasciarli asciugare tutta la notte, il giorno dopo rimuovere lo scotch e incollare di nuovo i pezzi così ottenuti due a due e ripetere le operazioni di asciugamento, fino a ricomporre la tazzina.

È un procedimento molto lungo che può durare anche qualche giorno, ma se non si lascia asciugare bene la colla, i pezzi si staccano o il vaso “collassa”.

Fase 6 – documentazione

Quando avete finito ed il vostro vaso è pronto, si può procedere con un bel disegno, ed una descrizione nella scheda apposita:

La scheda è disponibile gratuitamente per gli abbonati

Enza Spinapolice

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Enza Spinapolice e’ un’archeologa del Paleolitico e lavora all’Istituto di Antropologia Evoluzionista Max Planck, di Leipzig. Ha studiato Preistoria a Roma, poi ha conseguito un dottorato Europeo tra Roma e Bordeaux, e da tre anni fa ricerca in Germania. Si interessa in particolare all’origine biologica e culturale della nostra specie, all’estinzione dei neandertaliani ed alle società di cacciatori raccoglitori passate e presenti. Oltre a girare il mondo e studiare il passato, Enza ha una famiglia multiculturale, ed un bimbo di due anni e mezzo, a cui spera di insegnare molto presto la preistoria.

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Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS (guest post). Ceramics was invented about 10,000 years ago, in the Neolithic period, and since then we humans have never stopped using it! For this reason, this material is one of the most widespread in archaeological excavations, very often in the form of fragments.

And here I am, to take up the idea of the restoration of the grandmother’s cup.

The laboratory becomes even more interesting for children if we prepare for them two or more broken cups, whose fragments are mixed. Suppose we have made both in our prehistoric sensory tub,

 have them excavated and numbered, have them classified with the label “ceramic” and have them put in our plastic bags.

In our example we have two ceramic cups and a terracotta vase:

In case you had only a cup to be restored, you can skip step of the division of materials (see below) and go straight over.

An alternative is to mix the cup “entire” with other ceramic fragments that are not related, choosing them because they have different colors, or are distinguished in some way from other material.

If you have not made the excavation of the tub, you can still prepare everything by breaking one or two cups that no longer serve us (it’s for a good cause!), choosing two quite different. Then put the pieces one by one in plastic bags, and number them consecutively (mixing cups!) with the label “ceramics 1, 2, 3” and so on, as we have explained here.

Remember that if you break the cups specifically for this activity, the edges can be sharp (but is rarely so in archaeological sites), then supervise the work closely. An alternative may be to sand the edges before you make the fragments of cup accessible to children.

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS
And now we proceed with work on the material.

First remove all the pieces of ceramics from the respective bags, placing them on the bag itself … remember that on the envelope there is indicated the number that classifies each piece!

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS
Step 1 – Washing

They serve a simple bowl and a toothbrush. Take each piece,

immers it in water:

and rub it gently with a toothbrush.

The aim is to eliminate all traces of earth of the excavation.

After washing each piece, place it carefully on his bag and expects that all the pieces are completely dry.

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS

Step 2 – labeling

The labeling consists in writing on each piece of ceramics the number that identifies it, so you can then remove the bags.

Write directly on the piece with a permanent marker (we usually use the Lumocolor) or with pen and ink.

Obviously with younger children you can skip this step, or draw on the pieces small symbols such as flowers, hearts, spheres or triangles.

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS
Step 3 – reordering

After finishing the labeling, you can eliminate bags.

At this point, aligning all the fragments, we must try to understand what potentially belong to the same vase. We will help the children to separate them by color, texture, decoration, and so on.

Imagine that you have, at the end of the work, two or three piles of different ceramics on our plan work.

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS

Step 4 – recomposition of the vase

It ‘s time to begin the reconstruction of the vase!

Choose a pile (the most promising!) and line up all the pieces on the table. Now try to reconstruct the cup, as if it were a puzzle. We archaeologists call this stage “to find the attacks.”

The ideal way to carry out this operation is to do it in a wide and low sides basin filled with sand.
As we find an attack, or the orientation of a piece,we “plant” it in the sand to keep it up.

To hold the pieces together, you can use masking tape.

This is the central phase of the work, can take a long time, but it is also the most creative!

Remember that if any piece is missing, you can always take a look in the other piles of ceramics, to see if we have forgotten a piece!

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS

Step 5 – bonding

Once finished, you can possibly reviewing the finding restored with glue. But remember that the restorers judge from time to time whether it is appropriate and what glue to use to paste!

There are glues for ceramics which require rapid contact times, that chosen for producing the images requires a contact time of 10 seconds and a drying time of 24 hours.

The restoration is an activity that requires a lot of patience!

I recommend to glue the pieces two by two and let them dry (after pressing a piece against the other for the minutes required by the glue choice), or at least until when you leave one of the two pieces that do not come off the other , supported by the masking tape and perhaps planted in the pan of sand.

The ideal is to let them dry overnight, the next day to remove the tape and glue back the pieces obtained two by two, and repeat the operations of drying, until reassemble the cup.

It is a long process that can last a few days, but if you do not let dry the glue, the pieces come off or the vase “collapses”.

Archeology for children: RESTORATION OF CERAMICS

Step 6 – documentation

When you are done and your vessel It is ready, you can proceed with a beautiful drawing, and a description of it in the sheet:

https://shop.lapappadolce.net/prodotto/restoration-ceramics-sheet/

(i diritti appartengono all’autrice)

written by Enza Spinapolice

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Enza Spinapolice is an archaeologist of the Paleolithic, and works at the Institute of Evolutionist Anthropology  Max Planck, Leipzig. She studied Prehistory (Rome), obtained an European PhD (Rome and Bordeaux), and in the last three years working in Germany. She is particularly interested in biological and cultural origin of our species, the extinction of the Neanderthals and the hunter-gatherer societies past and present. In addition to travel the world and study the past, Enza has a multicultural family, and a child of two and a half years, and she hopes to teach him prehistory very soon.

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Guest post: homeschooling preistorico

…un’altra esperienza di scavo archeologico preistorico ispirata dalla sensory tub preistorica di Enza…

L’articolo è il frutto del lavoro di due grandi archeologi, Mr A (quasi 3 anni) e Mr B (quasi 6), e della loro mamma Vanna.

A loro la parola… 

Nel leggere il post della sensory tub preistorica sono rimasta affascinata. Ho due bambini di quasi 3 e quasi 6 anni, e ho deciso di proporre loro questo bel percorso sulla Preistoria e lo scavo archeologico, che affascina tantissimo anche me (adoro la storia!)

Il progetto 

Per prima cosa siamo stati in biblioteca a documentarci; abbiamo preso a prestito alcuni libri per bambini che descrivevano in maniera semplice e con molte figure la preistoria, i dinosauri, l’uomo preistorico, il lavoro dell’archeologo. Così ogni tanto leggevamo insieme qualche pagina, senza fretta ma con molta curiosità. Ho visto che i piccoli apprezzavano l’argomento (soprattutto i dinosauri! Ma anche i mammut e gli uomini vestiti solo di pelliccia), e ho iniziato a preparare la tub preistorica, seguendo le indicazioni del post.

E’ stato molto facile reperire tutto il materiale necessario in casa: conchiglie e sassi rinvenuti durante varie gite fuori porta, ossa di pollo, monete, ‘perle’ e ‘pietre preziose’, terra, sabbia, palette, pennelli, attrezzi da giardino di vario genere, etc.

Nonostante la differenza di età dei due bambini ho proposto un unico contenitore in modo che collaborassero.

Ecco le fasi di preparazione e poi le attività di scavo.

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I reperti

conchiglie fossili
ossa di pollo
qualche conchiglia
monete
pietre dure
perle e preziosi
Un uovo di dinosauro (in polistirolo e colorato con pennarello) e due ghiande
sassi di vario genere

 Preparazione della vaschetta

Terzo strato:  fossili + ossa di dinosauro + uno stegosauro di plastica nascosto dal play dough marrone.

Secondo strato: sassi e conchiglie

Primo strato: perle, monete, qualche pezzo di mattone e un qualche pietra affilata.

L’attività di scavo

Siccome i bambini non sanno ancora leggere e scrivere ho preparato dei contenitori dei reperti divisi per categorie e con disegnato il tipo di reperto da riporre.

Una perla viene riposta usando la pinzetta
Un reperto viene osservato con la lente di ingrandimento
Un reperto viene pulito con un pennello
Un altro reperto ripulito con le mani
Una conchiglia fossile!!!
Veduta ‘aerea’dello scavo
I reperti riposti nei contenitori
Un reperto viene ripulito con uno straccetto

 I bambini si sono divertiti molto, tanto che il giorno seguente mi hanno chiesto di poter giocare di nuovo ‘allo scavo’. Ho risposto che non avevo niente di pronto e così si sono offerti di auto-costruirsi la vaschetta. Ho dato loro i reperti e la terra,  e loro si sono rifatti la tub e li hanno ri-estratti!

Attività aggiuntive 

In un parco dei divertimenti che abbiamo visitato in questo periodo abbiamo potuto osservare una mostra di fossili del terziario e varie riproduzioni di dinosauri!

In aggiunta a questo, ho cercato su internet se ci fossero vicino a noi luoghi di scavo o simili, adatti ad una gita, e ho scoperto che esiste un paesino di nome Bolca  (vicino a Vicenza) che è chiamato ‘La capitale mondiale dei fossili dell’era terziaria’. Così abbiamo organizzato una bella gita in occasione della Festa della Paleontologia (prima domenica di Luglio) e abbiamo visitato il Museo dei Fossili, oltre che gli scavi della Pesciara (chiamata così perché vi sono stati ritrovati migliaia di pesci fossili), il Monte Purga e i dintorni.

Alla Pesciara, all’esterno della cava dove vengono estratti i fossili, dotati di martelletto, abbiamo cercato tra le pietre(che sarebbero ‘gli scarti’) … ed ecco che meravigliosa scoperta!

Un fossile tutto per noi!!!!!!!!!!

Per chiarezza: alla cava eravamo accompagnati da chi si occupa del museo e degli scavi, ed essendo quelle pietre scarti di estrazione, chiunque può cercarvi piccoli resti fossili e nel caso di ritrovamento può tenerli, salvo che il reperto non rappresenti una scoperta straordinaria… il che è quasi impossibile visto che quelle pietre sono di piccole dimensioni e sono gli scarti, appunto.

Però per noi che emozione grandissima!!!

Sto poi rispolverando un po’ delle mie conoscenze di storia dell’arte per preparare un’attività di pittura rupestre. Vi farò avere notizie!

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Infine, avrei una domanda per Enza riguardo la datazione. Una persona che conosco inorridisce o sorride ironica quando si parla di ‘x milioni di anni fa’ sostenendo che la datazione ufficiale è completamente sbagliata (tesi secondo lei sostenuta da molti studiosi). Inoltre, essendo lei ‘creazionista’ per religione non può ammettere che la terra sia così vecchia: la Bibbia parla di molti meno anni!!!!!

Ecco, io non ho dubbi in merito, però mi piacerebbe chiedere a Enza cosa ne pensa e cosa risponderebbe a queste affermazioni, soprattutto alla questione della datazione.

Vanna

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Meraviglioso! Grazie, grazie, grazie, Mr A., Mr B. e Vanna! Grazie per l’entusiasmo, per la bravura, e per la condivisione. La vostra elaborazione con le vaschette a scomparti e i disegni per i bambini più piccoli sarà sicuramente un ottimo spunto per molti altri bambini. Conosco Bolca, è un gran classico dalle nostre parti per le gite scolastiche, e merita davvero. Grazie anche per la domanda, Enza sarà felice di occuparsi di questo argomento in uno dei prossimi post preistorici (mentre io conoscendola già sorrido un po’…) e non vedo l’ora, insieme a voi, di leggerla 🙂

Ora un ringraziamento e un saluto specialissimo ai nostri due grandi archeologi, tutti i nostri complimenti per il loro splendido lavoro (avete anche rifatto la vaschetta da soli, siete fantastici!), e tutti i nostri migliori auguri per la vostra carriera (già più che brillante) di ricercatori.


Guest post: uno scavo archeologico all’aperto

…le immagini della sensory tub preistorica di Enza,

elaborata in forma di scavo archeologico all’aperto…

simulazione scientifica di uno scavo archeologico


E’ una grande emozione per me presentarvi il lavoro di due grandi archeologi, Miss Z. (9 anni) e Mr J. (7anni), e della loro straordinaria MammaMaestra:

Loro stanno studiando, all’interno del loro programma di homeschooling, l’epoca preistorica, e sono riusciti a realizzare uno scavo archeologico all’aperto:

I reperti sono di grande impatto: terracotta, ossa di grandi dimensioni (anche un teschio!), bellissime conchiglie, e molto altro…

e i bambini hanno potuto collaborare allo scavo, con compiti diversi ed adeguati alle loro diverse età:

Allo scavo è seguita la compilazione delle schede, e anche il restauro della ceramica:

Grazie di cuore, Miss Z. e Mr J. per aver voluto condividere questa esperienza con noi, Enza ed io siamo rimaste davvero senza parole… ma non abbastanza per non farvi tanti, tantissimi complimenti ed i nostri migliori auguri per la vostra già brillante carriera di ricercatori!

Guest post: an outdoors archaeological excavation. The images of the prehistoric  sensory tub elaborated in the form of outdoor archaeological excavation .

scientific simulation of an archaeological excavation


It is a thrill for me to present the work of two great archaeologists, Miss Z. (9 years) and Mr. J. (7 years), and their extraordinary mom “MammaMaestra”

They are studying, within their program of homeschooling, the prehistoric era, and have managed to create an archaeological excavation outside:

The finds are of great impact: tile, large bones (even a skull!), beautiful shells, and much more …

and the children were able to collaborate with the excavation, with different tasks and adapted to their different ages:

   

The excavation is followed the data recording, and also the restoration of ceramics:

Guest post: Perchè insegnare la Preistoria ai bambini?

Archeologia per bambini.

Guest post: Perchè insegnare la Preistoria ai bambini?

La domanda è molto semplice, e forse anche la risposta può esserlo. Perché i bambini saranno adulti. Perché insegnando loro, si può sperare che certe forme di oscurantismo del nostro tempo, tra qualche decennio saranno finite. Out. Over.

Perché qualche giorno fa una ragazza universitaria che stimo molto, mi ha chiesto “Ma tu sei creazionista o evoluzionista?”.

E poi anche per ragioni più ludiche. Perché studiare scienza è nutrimento per la fantasia, e non è mai troppo presto.

Perché con lo studio della storia della nostra specie ci si può sporcare le mani. Gli archeologi sono una delle poche categorie di adulti ai quali è consentito sguazzare nel fango, infilare le mani in buchi terrosi, scalare un pendio cercando grotte.

Perché i viaggi sono garantiti, non solo in luoghi lontani dai nomi oscuri ed evocativi, ma anche nel tempo, e proprio nel giardino di casa. Scoprire dove c’è oggi la nostra casa un giorno ci pascolavano gli ippopotami o cacciavano le tigri dai denti a sciabola è impagabile.

Perché abbiamo il frigo, il fornello, ed il forno. E se non li avessimo? E se provassimo a vivere una giornata senza elettricità? Ed una senza acqua corrente? E senza cibi confezionati?

Perché quel signore li, vestito con pochi pezzi di stoffa, con una grossa barba ed una lunga lancia, non è un “selvaggio”, è un Aborigeno. Il suo popolo abita l’Australia da 80.000 anni. Il suo popolo non ha mai coltivato la terra. Non ha mai posseduto la terra. Non ha mai rinchiuso un animale in gabbia. Quel signore lì conosce canti sull’inizio del tempo, e se stiamo attenti e sappiamo ascoltare potrebbe anche decidere di cantarceli, un giorno.

Per fare i saputelli con gli zii ed i nonni e spiegar loro con aria annoiata che no, i dinosauri e gli esseri umani non si sono mai incontrati.

Perché siamo tutti fratelli, e non come progenie di Adamo ed Eva, e rassicuratevi, nessuno ci ha mai scacciato a causa di una mela. Ma siamo i discendenti di un piccolo gruppo di persone che un giorno hanno deciso di andare un po’ più in là dell’orizzonte. E non ci siamo mai fermati, e continuiamo ad andare su e giù, in qua e in là, perché’ fa parte della nostra natura.

Enza Spinapolice

Enza Spinapolice e’ un’archeologa del Paleolitico e lavora all’Istituto di Antropologia Evoluzionista Max Planck, di Leipzig. Ha studiato Preistoria a Roma, poi ha conseguito un dottorato Europeo tra Roma e Bordeaux, e da tre anni fa ricerca in Germania. Si interessa in particolare all’origine biologica e culturale della nostra specie, all’estinzione dei neandertaliani ed alle società di cacciatori raccoglitori passate e presenti. Oltre a girare il mondo e studiare il passato, Enza ha una famiglia multiculturale, ed un bimbo di due anni e mezzo, a cui spera di insegnare molto presto la preistoria.

Poesie e filastrocche – Storia

Poesie e filastrocche – Storia.  Una raccolta di poesie e filastrocche su argomenti storici, di autori vari, per la scuola primaria.

 

Storia universale
In principio la Terra era tutta sbagliata,
renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano i ponti.
Non c’erano sentieri per salire sui monti.
Ti volevi sedere?
Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto.
Per non pungerti i piedi, nè scarpe, nè stivali.
Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita non c’erano palloni:
mancava la pentola e il fuoco
per cuocere i maccheroni,
anzi a guardare bene mancava anche la pasta.
Non c’era nulla di niente.
Zero via zero, e basta.
C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare,
e agli errori più grossi si potè rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche,
c’è lavoro per tutti quanti!
(G. Rodari)

 

 

La caverna
Era una volta all’uomo dolce nido
la tiepida caverna tra le rocce…
Uscio non c’era: entrava e usciva il vento,
servo dell’uomo, con le sue bracciate
di foglie secche; a sera il firmamento
chiudeva il varco con le sue vetrate
fitte di stelle; e innanzi alla caverna
appendeva la luna la lanterna. (N. Venieri)

Poesie e filastrocche – Storia. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Intuizione del passato

Intuizione del passato per la preparazione allo studio della Storia per bambini della scuola primaria, secondo il metodo globale.

Per avere una prima intuizione, seppur sommaria, del passato, si invitano i bambini a tornare indietro nel tempo a partire dai propri genitori, per poi passare ai nonni, ai bisnonni, ecc…

Quanto tempo fa sono vissute queste persone? Venti anni fa, cinquanta anni fa, cento anni fa… Voi non eravate ancora nati, la vostra mamma era piccola come voi adesso, la vostra nonna era una bambina, …

Queste persone saranno vissuto nelle stesse condizioni in cui viviamo adesso?

Non c’era il telefono, il tram andava a cavalli, non c’erano le automobili, le case non avevano le comodità di oggi. Andiamo a vedere qualche casa antica del rione e del paese.

Parliamo della diversità delle case antiche e moderne. Ma andiamo ancora più indietro. Un tempo non c’erano affatto case in muratura. L’uomo non aveva ancora imparato a impastare la calce e a fare i mattoni. Come costruiva le sue abitazioni? Con tronchi d’albero che ricopriva poi di rami.

Forse, in campagna, c’è ancora qualche capanna costruita in questo modo che serve da rifugio ai pastori o ai cacciatori o ai guardiani, e in fondo il modo di costruirla è rimasto quasi lo stesso.

Ma le capanne costruite in questo modo, e in aperta campagna, erano poco sicure. Le belve potevano entrarvi, e così gli animali selvatici. L’uomo allora pensò di costruire la sua abitazione sopra solidi pali infissi nell’acqua o nel terreno. Era più facile difendere queste costruzioni.

Andiamo ancora a ritroso. L’uomo non sapeva lavorare, non conosceva i metalli… si rifugiava nelle caverne, nelle grotte, nelle tane abbandonate dagli animali. Come sarà vissuto in queste abitazioni? Andava a caccia, uccideva gli animali, li portava nella grotta e li mangiava crudi. Perchè? Non aveva ancora scoperto il modo di procurarsi il fuoco.

La nostra lezione, più che esposta, sarà illustrata. Non ci mancherà modo di avere delle illustrazioni che ritaglieremo ed incolleremo su schede. Ecco l’uomo primitivo a caccia con la mazza… ecco la sua abitazione, una grotta naturale… ecco le prime capanne… le prime casette in muratura… Potremo aggiungere questo materiale a quello che presentato quando abbiamo parlato della casa. Disponiamo le schede in ordine cronologico.

Ricostruiamo la vita dell’uomo delle caverne. Abita in una grotta naturale, va a caccia con la mazza, con la fionda, uccide un animale, lo scuoia, si avvolge con la sua pelle, porta la preda alla famiglia che lo aspetta nella grotta al sicuro. Un giorno scopre il modo di procurarsi il fuoco.

Strofinando energicamente due pezzi di legno, forse per levigare un tronco, fa sprizzare una scintilla. La scintilla cade su un mucchio di foglie secche: è la fiamma, la luce, il calore. La grotta prende un nuovo aspetto: è chiara, riscaldata. L’uomo gusta per la prima volta il cibo cotto…

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