Classificazione delle preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Classificazione delle preposizioni – Psicogrammatica Montessori.

Al momento opportuno (non c’è una regola per questa presentazione, ma è comunque un lavoro parallelo) si presenta ai bambini la tavola delle preposizioni semplici e degli articoli per la formazione delle preposizioni articolate. Questa tavola rappresenta un punto di arrivo al termine di tutto il lavoro svolto sulle preposizioni con le scatole grammaticali e i comandi.

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In realtà le tavole sono due:
– una muta, corredata da cartellini mobili;
– una parlata, che serve come controllo.

Il principio base è sempre quello di rendere autonomo il bambino nel suo lavoro, dopo avergli data una corretta presentazione del materiale che desidera usare.

In aggiunta alla tabella delle preposizioni semplici e articolate possiamo preparare la tabella della classificazione delle preposizioni che comprende:
– preposizioni semplici
– preposizioni articolate
– preposizioni improprie
– locuzioni preposizionali (o preposizioni composte).

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I lavori paralleli sono molto importanti e permettono al bambino di arrivare facilmente e in modo autonomo a stabilire connessioni e relazioni logiche.
Ad esempio lo studio analitico sulle preposizioni precede e conduce alla scoperta dell’analisi logica. Il segno funzionale della preposizione è ricchissimo di significati che si scoprono a poco a poco: possesso, materia, qualità, compagnia, unione, mezzo, misura, specificazione e apre quindi la strada ai complementi che dipendono, come si sa, quasi tutti dal verbo tramite preposizioni (nella nuova grammatica vengono chiamati espansioni).

Gli esercizi sull’ingranaggio delle parti possono ora essere diretti a far conoscere e ad usare forme grammaticali che lo studio delle singole parole prima non permetteva.
Così si scopre ad esempio che le forme verbali o alcuni pronomi possono essere usati come complemento oggetto o di termine; che una proposizione introduce a un complemento oppure che privata del nome cui si accompagna diventa avverbio.

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 Classificazione delle preposizioni

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori. Agli esercizi individuali di analisi, eseguiti con l’aiuto delle scatole grammaticali, seguono (o possono essere svolte parallelamente) le lezioni e i comandi sulle preposizioni.

Questi esercizi vengono proposti dall’insegnante a un gruppo di bambini alla volta. Il tema è espresso da due o tre preposizioni scritte su cartellini di colore viola e da un comando scritto. I comandi sono testi che contengono due o tre proposizioni particolarmente espressive.

Prima di distribuire i comandi, l’insegnante può dare piccole lezioni sulla preposizione per spiegarne il significato, scegliendo se possibile due o tre preposizioni ogni volta. Le lezioni dovrebbero sempre essere attive e pratiche e piene di azione. Il bambino capirà così la relazione che si stabilisce grazie a questa o quella preposizione tra gli oggetti (nomi) e le azioni (verbi) che vengono eseguite.

Date queste spiegazioni, l’insegnante distribuisce i comandi ai bambini che li eseguono.

Quando si propongono i comandi, si notano da parte dei bambini grande partecipazione, movimento, desiderio di interpretare la consegna il meglio possibile. Sembra di assistere a una piccola drammatizzazione. Tutto questo accende l’immaginazione al punto che i bambini stessi cominciano a scambiarsi comandi tra loro e a inventarne.

Il materiale è formato da 15 buste, ognuna delle quali contiene una  o più carte del comando e cartellini viola sui quali sono scritte le preposizioni usate nel comando.
Il bambino legge ed esegue il comando.
Alcuni comandi richiedono la cooperazione tra due o più bambini, mentre altri possono eseguiti in modo indipendente.

Qui il mio modello per confezionare le buste:

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori
Presentazione

Materiale:
– buste dei comandi per la preposizione

Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– prendiamo la prima busta dei comandi ed estraiamo il comando e i cartellini delle preposizioni
– leggiamo il comando ed eseguiamo l’azione, enfatizzando i nostri movimenti, ad esempio “Vai a prendere una scatola piena di perle. Vai a prendere un bicchiere di acqua. Tocca un pezzo di velluto.”
– il bambino prende i cartellini delle preposizioni e ripete ogni azione
– al termine della presentazione i bambini possono registrare l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali su ogni parola, a mano libera o utilizzando gli stencil.
– dopo la presentazione i bambini possono lavorare con i comandi in modo autonomo.

Scopo:
– comprendere la funzione della preposizione.

Età: dai 6-7 anni

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Questo è il materiale originale, proposto da Maria Montessori (prima serie di comandi per la preposizione):
Tema 1: vicino, accosto, lontano.
– Uno di voi venga in mezzo alla sala. Gli altri gli vadano pian piano vicino; aspettino un poco e poi gli vadano accosto; ancora un poco e poi fuggano lontano da lui.
Tema 2: in, dentro, fuori.
– Alzatevi, andate nella sala vicina e tornate subito al posto. Poi alzatevi ancora e andate a chiudervi dentro la sala vicina; aspettate alquanto e poi uscite fuori dalla sala in punta di piedi.
Tema 3: di là da, di qua da, oltre.
– Lasciate il posto e formate circolo di là dalla porta che mette nell’altra sala; dopo un poco rientrate e formate circolo di qua dalla porta.
– Tutti i bambini vadano a disporsi in fila oltre la porta che mette nel salone.
Tema 4: tranne, eccetto.
– Tutti i bambini, tranne due, si alzino e girino tra i tavolini in punta di piedi.
– Tutti i bambini, eccetto due, si alzino e girino intorno ai tavolini in punta di piedi.
Tema 5: di fianco, di fronte, avanti.
– Disponetevi l’uno di fronte all’altro.
– Disponetevi l’uno di fianco all’altro.
– Disponetevi l’uno avanti l’altro, col viso rivolto dalla stessa parte.
Tema 6: dirimpetto, dietro.
– Formate due file nella sala grande, l’una dirimpetto all’altra; e dopo l’una si disponga dietro all’altra.
Tema 7: su, secondo, lungo.
– Uscite dal posto, formate una fila e camminate sul filo segnato in terra; tornate indietro camminando secondo il filo.
– Uscite dal posto, formate una fila, e disponetevi lungo la parete.
Tema 8: fra, in mezzo a.
– Girate fra i tavoli; poi raccoglietevi e continuate a girare in mezzo alla sala.
Tema 9: da, a, fino a.
– Alzatevi, uscite dal posto e appressatevi alla finestra; aspettate un momento e poi tutti insieme tornate dalla finestra al posto.
– Disponetevi in fila e poi chinatevi in avanti fino a toccare il pavimento con la punta delle dita.
Tema 10: attorno, intorno.
– Fate un giro attorno alla sala; poi disponetevi intorno al tavolo più grande.
Tema 11: verso, contro.
– Alzatevi e andate con la seggiola verso la parete più libera; sedete alquanto, poi alzatevi di nuovo e mettete la sedia contro la parete.
Tema 12: attraverso, per.
– Uscite per la porta che dà nel corridoio, e rientrate per quella che dà nel salone.
– Formate quattro gruppi uguali, agli angoli del salone; poi i gruppi degli angoli si scambino i posti passando attraverso la sala.
Tema 13: di.
– Scambiatevi i posti in gran silenzio; Luigi prenda il posto di Carlo, Carlo il posto di Gino e così via. Poi tornate ciascuno al vostro posto senza far rumore.
Tema 14: con, senza.
– Fate un giro sul filo con i bicchieri pieni di acqua colorata: e fate un secondo giro senza i bicchieri pieni di acqua colorata.
Tema 15: per.
– Afferrate un oggetto ad occhi chiusi e toccatelo per riconoscerlo.
– Preparatevi per lavorare.

comandi per la preposizioni

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Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Questa è una seconda serie di comandi rivisitati:
Tema 1: di.
Vai a prendere una scatola piena di perle.
Vai a prendere un bicchiere di acqua.
Tocca un pezzo di velluto.
Tema 2: vicino a, accanto, lontano da
– Cammina e mettiti fermo al centro della stanza. Chiama due bambini e chiedi loro di mettersi  vicino a te. Poi chiedi a uno di loro di mettersi accanto a te a destra, e all’altro accanto a te a sinistra. Infine chiedi ai due bambini di andare lontano da te.
Tema 3in, dentro, fuori
Alzati dalla sedia e vai nella stanza accanto. Resta in quella stanza un attimo e poi torna in questa.
Vai in punta di piedi nella stanza vicina. Resta dentro la stanza per un po’. Infine vai fuori dalla stanza e torna in questa.
Tema 4a destra di, a sinistra di, al di là di
Metti una sedia a destra della libreria. Ora sposta la sedia a sinistra della libreria. Infine vai dove vuoi al di là della porta.
Tema 5tranne, eccetto
Tutti i bambini tranne due camminano in punta di piedi intorno alla stanza.
Tutti i bambini eccetto due tornano a sedere ai loro posti.
Tema 6: cona fianco, di fronte a, davanti a
Chiedi a un amico di venire con te. Camminate e poi fermatevi stando uno di fianco all’altro. Camminate e poi fermatevi stando uno di fronte all’altro. Camminate e poi fermatevi davanti alla finestra.
Tema 7davanti a, dietro di
Chiedi a due bambini di camminare e fermarsi davanti a te. Chiedi agli altri bambini di camminare e fermarsi dietro di te.
Tema 8: su, verso, lungo
Metti una matita sul tavolo.
Metti cinque matite lungo il bordo del tavolo. Ora disperdi le matite verso il  centro del tavolo.
Tema 9tra, in mezzo a
Mettiti in piedi tra due tavoli.
Mettiti in piedi in mezzo ai tuoi compagni di classe.
Tema 10da, a, fino a
Alzati e cammina dal tuo posto alla finestra; attendi un momento poi continua fino al muro.
Tema 11: intorno
Cammina intorno al tavolo per due volte. Poi fai un giro intorno alla sedia una volta prima di sederti.
Tema 12: verso, contro
Prendi la tua sedia e spostala di tre passi verso il muro.
Metti tre sedie in fila contro il muro.
Tema 13: attraverso, per
Lancia una gomma per la stanza. Raccoglila da dove è caduta e cerca di lanciarla attraverso la porta in corridoio.
Tema 14con, senza
Cammina per la stanza con la tua sedia in mano. Cammina per la stanza senza la sedia.
Tema 15: per, in modo da, 
Lava le mani per non sporcare il panno. Poi chiudi gli occhi e senti il panno in modo da poterlo riconoscere.

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Esperienze chiave per la preposizione – Psicogrammatica Montessori 6-9 anni

Esperienze chiave per la preposizione – Psicogrammatica Montessori 6-9 anni. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.

Esperienze chiave per la preposizione
Presentazione 1

Esperienze chiave per la preposizione – Materiali:
– penne nere e verdi
– strisce di carta
simboli grammaticali.

Esperienze chiave per la preposizione – Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– chiediamo a un bambino di portarci un oggetto presente in classe, ad esempio un asciugamano
– chiediamo al bambino (ad esempio a Giovanni) di fare alcune cose, ad esempio: “Metti l’asciugamano in testa”; “Metti l’asciugamano sotto i piedi”, “Stringi l’asciugamano tra le gambe”, facendo le nostre proposte in modo giocoso
– Chiediamo ai bambini: “Cosa ha fatto Giovanni?”. I bambini rispondono e noi scriviamo la prima frase (tutte le parole in nero eccetto le preposizioni che scriveremo in verde): GIOVANNI HA MESSO L’ASCIUGAMANO IN TESTA

– facciamo la stessa cosa con gli altri bambini, facendo attenzione a che tutti possano partecipare
– per ogni bambino chiediamo agli altri cosa ha fatto e scriviamo una frase, ad esempio:

– leggiamo tutte le parole scritte in verde come un elenco (in, sul dietro, tra, dalla, con, sotto, a…),
– diciamo: “Queste parole ci hanno detto quale relazione c’era tra una cosa e un’altra o tra una persona e un’altra, o tra una persona e una cosa”
– aggiungiamo: “Di solito queste parole si mettono prima del secondo nome, per dirci dove va messo, come va messo, o altro.
– tagliamo le frasi in modo da prendere solo le preposizioni e formiamo con esse una colonna
– diciamo: “Queste parole in verde sono chiamate preposizioni”. Scriviamo il titolo PREPOSIZIONI su un cartellino, in verde, e mettiamo come titolo lungo il margine superiore del piano di lavoro
– diciamo: “Le preposizioni dicono la posizione o mettono i nomi in relazione tra loro”
– scriviamo l’etimologia e leggiamo dicendo: “La parola preposizione deriva dal latino praepositionem, che significa messo prima”

– mostriamo il simbolo grammaticale per il pronome e diciamo: “Questo è il simbolo di un ponte, un ponte verde, molto antico, che collega due sponde di un fiume. Proprio come il ponte che collega due sponde di un fiume, la preposizione collega due famiglie del nome tra loro.

Ad esempio nella frase ENRICO HA MESSO LE SCARPE DIETRO LA PORTA la preposizione collega le scarpe e la porta”

– diciamo: “La frase ENRICO HA MESSO LE SCARPE DIETRO LA PORTA è un po’ povera. Proviamo ad aggiungere un aggettivo per le scarpe e uno per l’asciugamano”. I bambini fanno le loro proposte e noi aggiungiamo gli aggettivi alla frase, ad esempio: ENRICO HA MESSO LE SCARPE ROSSE DIETRO LA PORTA CHIUSA
– mettiamo i simboli grammaticali su ogni parola
– scriviamo su una striscia di carta ESPERIENZA CHIAVE SULLA PREPOSIZIONE e mettiamolo sotto all’etimologia

– i bambini possono registrare lo schema sui loro quaderni di grammatica.

Esperienze chiave per la preposizione – Estensioni:
– scriviamo frasi contenenti preposizioni, un oggetto e un contenitore per l’oggetto (fiori/vaso, moneta/borsellino, matita/astuccio, ecc…) in diverse relazioni tra loro
– scriviamo frasi con più oggetti e che coinvolgano due bambini.

Esperienze chiave per la preposizione
Presentazione 2

Esperienze chiave per la preposizione – Informazioni di base
La preposizione è una parola che indica il rapporto tra due parole in una frase. Esempi di preposizioni sono: su, in, sotto, con, di…
Le preposizioni vengono prima di un sostantivo o un pronome, infatti la parola preposizione deriva dal latino praepositionem che significa ‘messo davanti’.
Il nome o pronome che segue una preposizione è noto come ‘oggetto della preposizione’. Tra sostantivo o pronome e preposizione può esserci un articolo. Nella frase IL GATTO DORME IN CUCINA, la preposizione IN lega GATTO e CUCINA. CUCINA è l’oggetto della preposizione.
Le preposizioni non sono sempre rappresentate da un’unica parola. Una preposizione può infatti essere formata da due e più parole raggruppate, come ad esempio: ACCANTO A, DAVANTI A, DI FIANCO A… Inoltre in italiano molte preposizioni quando incontrano l’articolo determinativo si fondono ad esso, come ad esempio: NELLA, SUL, DALLE
Il simbolo grammaticale per la preposizione è una mezzaluna verde. Esso può essere paragonato ad un ponte perchè collega tra loro le cose.

Esperienze chiave per la preposizione – Materiali:
– pennarello nero e verde
– strisce di carta
– un bicchiere
– un cucchiaio
simboli grammaticali

Esperienze chiave per la preposizione – Presentazione:
– diciamo ai bambini: “Oggi indagheremo insieme un altra parte del discorso molto interessante: la preposizione”
– mettiamo il bicchiere ed il cucchiaio sul tappeto, col cucchiaio a sinistra di modo che i bambini vedano il cucchiaio a sinistra e il bicchiere a destra
– scriviamo in nero su una striscia IL CUCCHIAIO AZZURRO e diamola a un bambino
– invitiamo il bambino a leggere a voce alta e mettere il cartellino accanto all’oggetto corrispondente
– su un’altra striscia scriviamo sempre in nero IL BICCHIERE TRASPARENTE e diamola a un altro bambino
– il bambino legge a voce alta e mette il cartellino accanto all’oggetto corrispondente
– su un cartellino scriviamo in verde NEL e mettiamolo tra le due strisce
– invitiamo un bambino a mettere i simboli grammaticali su ogni parola scritta in nero
– chiediamo a un bambino di leggere e mettere il cucchiaio come indicato:

– ripetiamo la procedura con altre preposizioni, ad esempio DIETRO AL

– DI FIANCO AL

– SUL

mettendoli sopra le preposizioni precedenti. Per ogni nuova preposizione incoraggiamo i bambini a turno a leggere la nuova frase e modificare la posizione del cucchiaio rispetto al bicchiere
– quando tutti i bambini hanno partecipato, visualizziamo le preposizioni in colonna, indichiamole e diciamo ai bambini: “Le preposizioni ci mostrano la relazione tra le parole, e vengono prima dei loro oggetti
– mostriamo il simbolo della preposizione, una mezzaluna verde, e spieghiamo che è il simbolo che usiamo per quelle parole che mostrano una relazione tra due cose. E’ come un ponte tra due sponde di un fiume
– inviamo un bambino a mettere la mezzaluna verde sulla parola corrispondente nella frase, e su tutte le altre preposizioni
– chiediamo ai bambini di registrare le frasi e le preposizioni sui loro quaderni di grammatica, disegnando il simbolo grammaticale appropriato su ogni parola, a mano libera o utilizzando gli stencil

Esperienze chiave per la preposizione – Età consigliata: 6 anni

Esperienze chiave per la preposizione – Scopo: familiarizzare con le preposizioni e capirne la funzione.

Esperienze chiave per la preposizione – Estensioni:
– per fare pratica con le preposizioni possiamo dividere i bambini in coppia. In  ogni coppia un bambino dice all’altro come spostare un certo oggetto rispetto a un certo altro.

Esperienze chiave per la preposizione – Caccia al tesoro per la preposizione: dopo l’esperienza chiave possiamo organizzare in classe una caccia al tesoro:
– nascondiamo un oggetto in classe, avvolgendolo in carta colorata per aumentare l’interesse del bambini
– scriviamo piccoli indizi su strisce di carta, che aiutino a trovare l’oggetto, ad esempio: guarda sotto la sedia (sotto la sedia ci sarà un cartellino con scritto “vicino al banco di Giovanni”) e così via per cinque o dieci indizi prima di trovare l’oggetto.

Esperienze chiave per la preposizione
Presentazione 3

Esperienze chiave per la preposizione – Materiali:
– pennarello nera e rosso
– strisce di carta
– due piccoli oggetti, ad esempio VASO e PENNELLO.

Esperienze chiave per la preposizione – Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– scriviamo un cartellino per il primo oggetto: IL PENNELLO GRANDE,  chiediamo a un bambino di leggerlo e di posizionarlo accanto all’oggetto corrispondente
– scriviamo un cartellino per il secondo oggetto: IL VASO CILINDRICO e chiediamo a un altro bambino di leggerlo e di posizionarlo accanto all’oggetto corrispondente
– scriviamo in rosso la preposizione NEL. Chiediamo a un terzo bambino di leggere il cartellino e di posizionarlo tra i due cartellini precedenti. Leggiamo a voce alta insieme a tutti i bambini : IL PENNELLO GRANDE NEL VASO CILINDRICO
– Chiediamo: “La frase è giusta? Il pennello si trova nel vaso?”. Il bambino che aveva  il cartellino della preposizione mette il pennello nel vaso come indicato

– ora scriviamo DIETRO AL in rosso su un altro cartellino. Sostituiamo NEL con DIETRO AL. Leggiamo tutti insieme i cartellini e chiediamo a un bambino di spostare il pennello come indicato dalla nuova preposizione

– scriviamo un’altra preposizione, ad esempio ACCANTO AL e procediamo come fatto per le altre preposizioni

– indichiamo la preposizione e diciamo: “Questa parola ci dice dove si trova il pennello in relazione al vaso. Le parole che ho scritto in rosso sono chiamate preposizioni, dalla parola latina preapositionem, che significa messa davanti. Le preposizioni mettono gli oggetti in posizione o in relazione a un altro”
– scriviamo PREPOSIZIONE su un cartellino e mettiamolo lungo il margine superiore del piano di lavoro
– chiediamo a un bambino di aggiungere il corretto simbolo grammaticale ai due nomi. Poi mostriamo il simbolo grammaticale per la preposizione e diciamo: “Usiamo questo arco verde per simboleggiare le preposizioni, cioè le parole che ci dicono dove sono gli oggetti in relazione agli altri”

– I bambini possono registrare l’esercizio sui loro quaderno di grammatica scrivendo come titolo LA PREPOSIZIONE e disegnando sulla frase i simboli grammaticali corretti per ogni parola.

Esperienze chiave per la preposizione – Scopo: comprendere la funzione della preposizione

Esperienze chiave per la preposizione – Prerequisiti: il bambino deve saper leggere e scrivere senza difficoltà le parole usate nella presentazione

Esperienze chiave per la preposizione
Presentazione 4 

Esperienze chiave per la preposizione – Materiali:
– pennarello nero e verde
– strisce di carta
– forbici
– un bicchiere e un fiore
– simbolo tridimensionale della preposizione
– simboli grammaticali.

Esperienze chiave per la preposizione – Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Conosciamo già gli articoli, gli aggettivi, i nomi ed i verbi.” Riassumiamo insieme ai bambini quello che sappiamo di queste parti del discorso
– diciamo: “Oggi faremo insieme un esercizio con delle parole nuove”
– mettiamo sul piano di lavoro gli oggetti facendo in modo che i bambini vedano il pennarello alla loro sinistra
– invitiamo i bambini a dettarci una famiglia del nome per il primo e per il secondo oggetto e scriviamo col pennarello nero due cartellini: IL FIORE GIALLO e IL VASO BLU

– mettiamo i cartellini accanto agli oggetti
– invitiamo i bambini a mettere i simboli grammaticali corretti su ogni parola
– col pennarello verde scriviamo la parola NEL su un cartellino. Diciamo: “Ora metto la parola NEL prima della seconda famiglia del nome”
– invitiamo un bambino a leggere la frase e a sistemare il fiore nel modo indicato da essa

– ripetiamo la procedura con altre preposizioni, ad esempio ACCANTO AL, SUL, SOTTO AL, DAVANTI AL. Ogni volta che mettiamo una nuova preposizione tra le due famiglie del nome, togliamo quella precedente e mettiamola a destra, formando una colonna

– diciamo: “questa parola che ho messo prima del secondo nome è chiamata preposizione. La parola preposizione deriva dal latino praepositionem che significa ‘messo davanti’. La preposizione si trova sempre davanti al secondo nome. La preposizione mette in relazione tra loro le parole. La preposizione mette il primo oggetto in relazione con secondo”
– mettiamo lungo il margine superiore del piano di lavoro i due cartelli dei titoli, dopo averli scritti col pennarello nero: ESPERIENZA CHIAVE SULLA PREPOSIZIONE e PRAEPOSITIONEM (latino): MESSO DAVANTI
– diciamo: “Anche la preposizione ha un suo simbolo, come i nomi, gli articoli, gli aggettivi e i verbi”
– mostriamo il simbolo tridimensionale della preposizione tenendo l’arco rivolto verso il basso e diciamo: “Questo è il simbolo di una ponte verde molto antico e dalla forma molto primitiva. Gli antichi facevano ponti come questo intrecciando rami di vite verde per attraversare i fiumi e passare da una riva all’altra. La preposizione, come il ponte, aiuta le persone a continuare a parlare senza intoppi, collegando gli oggetti che nominano”

– i ponti di vite sono stati usati per molto tempo, ma non ce ne sono rimasti perchè non erano molto duraturi. Quando gli antichi Romani cominciarono a costruire i loro ponti scoprirono come costruire l’arco, e i loro ponti durarono nel tempo”
– invertiamo il simbolo della preposizione con l’arco rivolto verso l’alto
– diciamo: “Gli archi romani sono strutture molto solide. Ancora oggi costruiamo ponti ad arco, proprio come facevano gli antichi Romani. Come questo ponte collega le due sponde di un fiume, così la preposizione mette in relazione le parole tra di loro. Le preposizioni agiscono come piccoli ponti nelle frasi”
– mostriamo il simbolo grammaticale e diciamo: “Quando ci esercitiamo con le parole scritte, useremo questo simbolo, che rappresenta una sola faccia del ponte verde”
– mettiamo il simbolo sulla preposizione

– su una striscia di carta bianca scriviamo la frase METTI IL TUO LIBRO SUL TAVOLO VICINO ALLO SCAFFALE
– invitiamo un bambino a leggere la frase e a mettere i simboli grammaticali su ogni parola

– diciamo: “Questa frase ha senso grazie alle preposizioni che ci indicano dove si trovano gli oggetti. In questa frase le preposizioni seguono un ordine logico e si trovano in una posizione logica”
– con le forbici togliamo le preposizioni dalla frase e leggiamo METTI IL TUO LIBRO TAVOLO SCAFFALE

– DICIAMO: “Se togliamo le preposizioni, la frase non ha senso. Il piccolo ponte SUL e VICINO ALLO ci permettono di conoscere la relazione tra gli oggetti”
– i bambini registrano questa attività nei loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali  su ogni parola, a mano libera o utilizzando gli stencil.

Esperienze chiave per la preposizione – Scopo diretto: comprendere la funzione della preposizione

Esperienze chiave per la preposizione – Età: dai 6 ai 9 anni (possibilmente ripetendo ogni anno)

Esperienze chiave per la preposizione

Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale IV (cartellini) PREPOSIZIONE

Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale IV  – presentazione del materiale, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio della preposizione.

Il materiale per l’analisi delle parole è costituito da varie serie di cartellini della frase di colore viola e da varie serie di cartellini delle parole di diverso colore:
– viola per le preposizioni
– rosso per i verbi
– marrone chiaro per gli  articoli
– nero per i nomi
– marrone scuro per gli aggettivi
che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale IV.

Il primo esercizio è anche qui quello della composizione di frasi, analizzate coi cartellini colorati.

La scatola grammaticale ha cinque caselle del colore corrispondente alla parte grammaticale. Nella casella più grande si collocano sei cartellini delle frasi.

Ad ogni parola scritta nei cartellini della frase corrisponde un cartellino della parola, e ad ogni parola scritta, corrisponde un cartellino nel casellario, ad eccezione delle parole ripetute all’interno di ogni cartellino della frase.  

Come per le altre scatole grammaticali, i cartellini colorati delle parole non corrispondono esattamente alle parole delle frasi che dovranno ricomporre, perchè le parole comuni nelle frasi di uno stesso biglietto non sono ripetute. E’ solo la preposizione, che, sostituita, cambia la frase.

Le varie serie di cartellini ognuna in una scatolina viola, e il gruppi di frasi relativi ad ogni serie sono separati con degli elastici:

Questi sono i cartellini pronti, rivisitati sostituendo i vocaboli caduti in disuso e tenendo conto di chi non ha la fortuna di disporre del materiale sensoriale in uso nella Casa dei bambini:

MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE IV PREPOSIZIONE
(con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)

scatola grammaticale IV (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali)

4 scatoline di riempimento di colore rosso contrassegnate IVA, IVB, IVC, IVD.
una scatolina aperta rossa per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole

PREPOSIZIONE

Contenuto delle scatole di riempimento

scatola IVA: scheda della definizione e cartellini (i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVA separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IVA-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVA-2: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVA-3: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVA-4: (cartellini delle parole + 4 cartellini frase)

scatola IVB: scheda della definizione e cartellini (i 4 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVB separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IVB-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVB-2: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVB-3: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVB-4: (cartellini delle parole + 4 cartellini frase)

scatola IVC: scheda della definizione e cartellini ( i 3 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVC separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IVC-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVC-2: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVC-3: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)

scatola IVD: scheda della definizione e cartellini ( i 3 gruppi di cartellini stanno nella scatola IVD  separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IVD-1: (cartellini delle parole + 5 cartellini frase)
  • cartellini IVD-2: (cartellini delle parole + 7 cartellini frase)
  • cartellini IVD-3: (cartellini delle parole + 6 cartellini frase)

scatolina aperta VIOLA:

  • libretto degli elenchi per la preposizione (facoltativo)
  • libretto delle regole grammaticali per la preposizione.

Questo è il materiale pronto:

ISTRUZIONI per confezionare i libretti
(nell’esempio un libretto delle nomenclature)

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

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MATERIALI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE IV

Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi.
L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali.
Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).

I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).

USO DEL MATERIALE

Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissime alternative in cartone o anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’).
Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.

Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.

Con le scatole grammaticali si possono svolgere vari esercizi.

IL PAESE DI GRAMMATICA racconto e schede didattiche

IL PAESE DI GRAMMATICA racconto e schede didattiche sulle nove parti  del discorso, per bambini della scuola primaria, con simboli grammaticali Montessori.

Ho elaborato questo materiale prendendo spunto da un classico della letteratura americana per l’infanzia usato per presentare le nove parti del discorso: “Grammar Land” di M. L. Nesbitt 1878, adattandolo alla grammatica italiana e modificando gli elementi un po’ troppo datati per i bambini di oggi.

La storia si svolge nell’aula di tribunale del Paese di Grammatica, davanti al Giudice di Grammatica e ai suoi due assistenti, l’avvocato Analisi e il dottor Sintassi. In caso di necessità interviene la Critica, che è la polizia del luogo.  Poiché gli abitanti del paese non riescono a vivere in armonia, vengono convocati uno ad uno, e alle riunioni partecipano anche i bambini della Contea degli Studenti, che offrono quando occorre il loro aiuto.

Ho scelto di completare il racconto inserendo i simboli grammaticali montessoriani, che avevo già presentato qui La psicogrammatica Montessori,

ma il racconto si presta anche ad essere usato in chiave steineriana, presentandone una puntata alla volta ed accompagnando il racconto a disegni alla lavagna, e disegni riassunti ed esercizi sui quaderni. Avevo già preparato racconti di questo genere, ad esempio la Storia di Misbrigo, Preciso e Giulivo.

In questo blog trovate un esempio di lavoro svolto in questo modo (in inglese) Homeschooling Waldorf.

Per quanto riguarda i simboli grammaticali montessoriani, la psicogrammatica Montessori, o filosofia della grammatica, rappresenta un notevole aiuto che possiamo offrire ai bambini per orientarsi nei vari ambiti del linguaggio.
Nella lingua italiana ci sono nove parti del discorso, e nella didattica montessoriana ognuna è rappresentata da un suo simbolo.

I simboli per le nove parti del discorso non sono certo stati scelti a caso. Maria Montessori associò al nome la forma della piramide. Il simbolo grammaticale per il nome è quindi il triangolo nero. La piramide è solida e stabile ed è una costruzione molto antica. Anche i nomi sono solidi e stabili e molto antichi: probabilmente furono le prime parole usate dagli esseri umani, per capirsi fra loro. Il nero rappresenta la materia e il carbone, altro elemento antichissimo.
Al verbo associò l’immagine di una sfera rossa. Il simbolo grammaticale per il verbo è dunque un cerchio rosso. Il rosso simboleggia l’energia, e la sfera e movimento e dinamicità.
Tra nome e verbo inserì le altre sette parti del discorso, i cui simboli dovevano rendere chiara una data relazione o con il verbo, o con il sostantivo.
L’intera parentela tra le parti del discorso nella psicogrammatica montessoriana è legata alla coppia nome/verbo. Il significato psicologico e filosofico di questo approccio alla grammatica è particolarmente chiaro nel racconto inventato da Maria Montessori e raccontato dal figlio Mario durante un convegno a Francoforte nel 1954, per spiegare ai bambini la funzione delle parole (puoi leggere il racconto qui: )


Tornando a considerare le nove parti del discorso nel loro insieme avremo:
famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome. Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola;
famiglia del verbo: avverbio, verbo. La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome. L’avverbio è una sfera arancione più piccola.
I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio.
particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni. La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa.
La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde. L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo.
Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria, queste conoscenze sfociano nell’analisi grammaticale vera a propria.
Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione, e nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare nei bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione.

Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. La Fiaba per le parti del discorso di Maria Montessori, già citata, è particolarmente indicata per i bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria. Si può anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica.
Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.

Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente:
– nome
– articolo
– aggettivo
– pronome
– verbo
e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con:
– modi, tempi e forme verbali
– preposizioni
– avverbi
– congiunzioni
– interiezioni.
Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura.
Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.

Il racconto presentato di seguito è diviso in un’Introduzione e 15 capitoli. Al termine di ogni capitolo troverete una scheda didattica che contiene i compiti che via via vengono assegnati ai bambini della Contea degli Studenti dal Giudice di Grammatica. Potete scaricare tutte le schede didattiche pronte qui:

Analisi grammaticale esercizi – classe terza

Analisi grammaticale esercizi – classe terza. Nelle seguenti frasi distingui, sottolineando con colori diversi, i nomi, gli articoli, gli aggettivi qualificativi e i verbi:

  • Il cane custodisce il gregge, aiuta il cieco e fa la guardia alla casa.
  • Il contadino ara il campo, semina il frumento e falcia l’erba.
  • Ascolta le parole del tuo papà!
  • Saltai il muretto, mi inciampai e caddi in una pozza d’acqua.
  • Non ho fame, ma ho solo sete.
  • La mamma bacia i suoi bei bambini.
  • Questa bella bambola è del mio fratellino piccolo.
  • Gli scarponi e le calze di Gianni sono sporchi di fango.
  • Il cane di Ugo si chiama Fofi.
  • Il bimbo osserva le belle illustrazioni del suo libro nuovo.
  • Antonio è più attento di Giorgio.
  • Maria è meno studiosa di Antonella.
  • Il leone è feroce come la tigre.
  • Carlo è il più allegro della classe.
  • Il cacao è amarissimo, invece il miele è dolcissimo.

Puoi scaricare o stampare gli esercizi da qui:

Nelle seguenti frasi distingui, sottolineando con colori diversi, gli aggettivi possessivi, dimostrativi, numerali e i pronomi personali:

  • Avete portato i vostri giocattoli? Io ho portato la mia automobile rossa.
  • Il babbo ti chiama, ma tu non lo senti.
  • Tu hai otto anni ed io ne ho nove perché ho ripetuto la seconda classe.
  • Questi ragazzi hanno preso a nolo una slitta.
  • I miei genitori mi hanno scritto che verranno questa sera.
  • Una settimana è formata da sette giorni; un anno da trecentosessantacinque.
  • Quei ragazzi l’anno scorso con la loro slitta hanno fatto un pauroso salto nel vuoto.
  • Noi ci rechiamo a scuola e voi al lavoro.
  • Ho visto il mio compagno e gli ho detto di aspettarmi.
  • Non potendo darti questa penna ti regalo questo astuccio.
  • Occorre rispettare la roba altrui.

Analisi grammaticale esercizi – classe terza – pdf:

Poesie e filastrocche: La grammatica

Poesie e filastrocche: La grammatica. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Verbi ausiliari
Il verbo avere andò pavoneggiandosi:
“Io ho, ho avuto ed ebbi e avrò
e nulla al mio confronto è il verbo essere…”
Questi tacque e più saldo in sè poggiò.
Quando saliron dell’Eterno al trono
“E’ il nome mio” disse il Signore “Io sono”. (L: Schwarz)

 

Le qualità
Verde verde, l’erba lungo il ruscello
folto folto, il salice nel giardino
liscia liscia, la canna del bambù
bianca bianca, la colomba sul davanzale
snella snella, la biscia sul prato
nera nera, la notte che viene
tutto tutto, ha la sua qualità.

 

Filastrocca corta e matta
Filastrocca corta corta,
il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: “Mio figlio è il mulino;
la mela dice: “Mio nonno è il melone;
il matto vuole essere un mattone;
e  sapete cosa vuole il più matto della terra?
Vuole fare la guerra. (G. Rodari)

 

(in costruzione)

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Recite per bambini – Grammatica in rima

Recite per bambini – Grammatica in rima. Vengono presentati, in rima, nome, articolo, aggettivo, verbo, avverbio, pronome, congiunzione, preposizione, interiezione, per l’analisi grammaticale; proposizione, soggetto, predicato verbale, complemento oggetto, per l’analisi logica. Il testo si presta ad essere drammatizzato, o anche possono essere usate come filastrocche le varie parti, per rendere più divertente l’approccio all’analisi grammaticale.

Nel teatrino illuminato, il sipario già s’è alzato.
Or vedrai venire fuori, sulla scena nove attori.
Del Discorso son le Parti, che mi piace di mostrarti.
Ecco il NOME, il buon curato, che battezza ogni neonato.
Gli è accanto un chirichetto, che l’ARTICOLO vien detto.
Gli si pone ora vicino l’AGGETTIVO, un arlecchino.
Entra un paggio vellutato, che PRONOME è nominato.
Ecco il VERBO, il gran regnante, del discorso il più importante.
Queste parti presentate, son VARIABILI chiamate.
Altre quatto ora verranno, e INVARIABILI saranno.
Entra prima quel donnone di comar PREPOSIZIONE.
Poi l’AVVERBIO, passo a passo, sempre uguale, grasso e basso.
CONGIUNZIONE è una damina seria e niente chiacchierina.
Viene infin col suo bastone quella vecchia INTERIEZIONE.
Nove parti e non di più e il sipario scende giù.
“Bello, bello! Bene, bene!” gridan tutti a voci piene.
“Bravo, bravo! Per piacere, ce li fate rivedere?

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Il nome

Ogni cosa che vediamo, con un NOME la chiamiamo.
Le persone, gli animali, e le piante e i minerali.

Città, fiumi, monti, stati, son dai nomi nominati.
Molti nomi conosciamo, or tanti altri ne impariamo.
E nei lor significati, ti saranno ben spiegati.
Chè conoscere per bene, ogni cosa ti conviene.
E’ pertanto necessario, proprio un buon vocabolario.
Dove i nomi son segnati, con i lor significati.

Con la nascita si pone, NOME PROPRIO alle persone
e di nomi ne son tanti, quanti son le sante e i santi
Carlo, Marta, Anna, Maria, Pietro, Alberto, Ida, Lucia
le città e i monti e i mari, nomi propri son del pari
se tu guardi la cartina, già ne trovi una ventina
Roma, Napoli, Torino, Alpi, Tevere, Appennino
nome proprio è Italia mia, il più bello che ci sia!

Gabbia, uccello, sedia, pruni, questi NOMI son COMUNI
sono i nomi delle cose quasi sempre numerose
sono nomi di animali, fiori, piante, minerali
chè le cose, belle o brutte, certo un nome l’hanno tutte
ecco i nomi tra i più belli, mamma, babbo, zio, fratelli
sono brutti per davvero fame, guerra, cimitero
“Io fra i brutti” dice Lola “metto libro, studio, scuola
e tra i belli passeggiata, giochi, feste e cioccolata!”

Ora I GENERI ti canto, che son due e due soltanto
Uno è il genere maschile, l’altro è quello femminile
son maschili i nomi Gino, babbo, figlio, soldo, lino
femminili son Teresa, mamma, scuola, nonna, chiesa
faccio un gioco, dal maschile volgo i nomi al femminile
da cavallo, zio, padre, vien cavalla, zia e madre
e dall’oste vien l’ostessa, da dottore dottoressa
vien dal re la sua regina e dal gallo la gallina
ecco l’albero è maschile, ma il suo frutto è femminile
melo e pero se piantiamo, mela e pera poi mangiamo
ed il pesco dà la pesca vettutata buona e fresca.

Anche i NUMERI son due, come i corni d’un bel bue
il plurale e il singolare che dovrai ora imparare
ma se un poco stai attento, tu li impari in un momento
sono nomi al singolare in soldato, un libro, um mare
ma due libri, tre soldati, al plurale son passati
singolare sono orgoglio, ago, pesca, amico, foglio
al plurale fanno orgogli, aghi, pesche, amici, fogli
“Ecco qui” dice Giorgetto “singolare è un solo oggetto
se gli oggetti sono in più, il plurale spunta su!
Una pera, quattro pere, la bandiera, le bandiere
L’ho capito e con giudizio, ora faccio l’esercizio.

Pur essendo al singolare, qualche nome può indicare
molti oggetti, la riunione di animali o di persone
come popolo, pollaio, gregge, classe, formicaio
come folla, battaglione, schiera, esercito, legione
ora i nomi qui segnati, COLLETTIVI son chiamati
“Collettivi” dice Andrea “Son comizio ed assemblea
dove sono radunati furbi, sciocchi e sfaccendati”.

Bue, aratro, casa, abeti, questi nomi son CONCRETI
di materia son formati, son veduti, son toccati
é concreto il nome giglio, come stella, come figlio
se le cose le vedere, dite pur che son concrete
ma l’onore è nome ASTRATTO, di materia non è fatto
che esso esista ci si crede, ma con l’occhio non si vede
così pure la costanza non ha forma nè sostanza
nomi astratti son pietà, gloria, astuzia ed onestà
or distinguere saprete, cose astratte da concrete
Carlo, tu, sempre distratto, l’hai capito il nome astratto?
Dice Carlo un poco offeso “Credo sì di aver compreso
ciarle e sogni sono astratti e concreti sono i fatti
chè le chiacchiere col vento se ne vanno in un momento
solo i fatti, brutti o lieti, solo i fatti son concreti
sicchè dicono anche  i matti ‘Meno chiacchiere e più fatti’ “

Vanno i nomi ora spiegati, PRIMITIVI e DERIVATI
ecco, prendo il nome ulivo, questo nome è primitivo
ma uliveto è derivato, dall’ulivo è generato
e da giorno vien giornale, e da tempo temporale
da campana campanile, e da cane vien canile
“L’ho capito, l’ho capito!” tutto allegro esclama Tito
“Primitivo rassomiglia proprio a un padre di famiglia
sono i figli derivati, che han del padre i connotati
ecco il nome legno io piglio, questo padre ha più di un figlio
ha legnaia ed ha legname, legnaiolo e falegname
questi quattro detivati son dal legno ricavati”
“Ma non va dimenticata” dice Carlo “la legnata!”

Per far crescere gli animali, come pure i vegetali
certo occorrono degli anni, se non giungono malanni
ora qui, col mio talento, cresceranno in un momento
siano cose che persone, con l’aggiunta sol di un ONE
non ci credi? Vieni qua, or la prova ti si dà
prendi un gatto, aggiungi un ONE, ed ottieni un bel gattone
e da un libro hai un librone e da zucca uno zuccone
ora alcuni sentirai che son falsi e riderai
da una botte hai un bottone, poi da un monte un bel montone
dice Giorgio, quel ghiottone, “Da una torre avrò un torrone?”

No, non piace il mio arrivo, perchè son DISPREGIATIVO
sì, mi piace disprezzare, ho il poter di peggiorare
vuoi sapere come faccio? ecco, aggiungo ai nomi un accio
quando l’ho così conciato, vien da tutti disprezzato
di una carta fo cartaccia, di una casa fo casaccia
ma non credo ti dispiaccia, se di foca fai focaccia
“Certamente non dispiace” dice Anna “anzi mi piace
ma vorrei che fosse vera la focaccia e bella intera
mentre questa qui segnata sol di chiacchiera è impastata
che volete che io ne faccia, d’una simile focaccia?”

Ecco un altro gran portento! Io ti posso in un momento
ogni cosa impicciolire, ogni oggetto ingentilire
non con l’ascia o lo scalpello, ma con ino, un etto, un ello
quando al gatto attacco un ino, lo riduco a un bel gattino
se al mio libro aggiungo un etto, io ne faccio un bel libretto
a campana metto un ello, e poi suono il campanello
ci son poi diminuitivi che son falsi, son cattivi
senti questi e non m’inganno, il tuo riso desteranno
ho una pulce aggiungo un  ino, cosa ottengo? Un bel pulcino
E da un tacco? Un buon tacchino. E da un mulo? Hai un mulino.
“Matto” infine dice Nello “Matto è un nome pazzerello.
Se l’accresci con un one, hai che cosa? Un buon mattone.
Lo riduci con un ino e ne ottieni un bel mattino!”

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Gli articoli

Oh, gli ARTICOLI, le belle, operose particelle
quando ai nomi le premetti sono come i chirichetti
ed i nomi accompagnati meglio son determinati
Vuoi vederli? Eccoli qua: singolare il lo e la
ve ne sono poi altri tre, pel plurale: i, gli e le
scrivi qunque il professore, la fontana, lo scultore
e al plurale i professori, le fontane, gli scultori
ecco qua sei scolaretti pronti a fare i chirichetti
per poter un po’ giocare e gli articoli imparare
or cantate intorno a me: il, lo, la, i, gli, le.

La è articolo gentile, per il nome femminile
e non sbagliare non puoi mai, altro articolo non hai
che a tal genere conviene, perciò LA va sempre bene
metti LE poi al plurale, la cicala le cicale
per maschili hai IL e LO, ora di essi ti dirò
qual dovrai adoperare, senza tema di sbagliare
quando il nome ha l’iniziale ESSE impura o una vocale
o se ZETA ci vedrai, sempre LO tu metterai
per esempio lo zampino, l’orologio, lo stanzino
al plurale gli zampini, gli orologi, gli stanzini
se poi vedi l’iniziale consonante e non vocale
metti un IL bello e pulito, ed il nome è ben servito
così scrivi il canarino, il pavone ed il tacchino
al plurale i canarini, i pavoni ed i tacchini
se lo zero non dirai, certamente zero avrai
dice Andrea: “Voglio provare che li so adoperare
l’ortolano, lo studente, lo scolaro ed il serpente
poi lo zucchero e lo spillo, il leone e il coccodrillo
poi lo zio ed ho finito, vedi ben che l’ho capito”.

Altri articoli son questi, ma più semplici e modesti
UN ed UNO son maschili, UNA è sol pel femminile
tre soltanto, meno male, e neppure hanno il plurale
or li adopero: uno sciocco, una stella ed un balocco
“Un balocco!” esclama Puccio “Quale quale, un cavalluccio?
Uno schioppo? Un organino? Un pallone? Un bel teatrino?
Preferisco una trombetta e una bella bicicletta”
“Io vorrei, dice Giancarla “una bambola che parla”

L’aggettivo

L’AGGETTIVO è un arlecchino rosso, verde, blu, turchino
esso al nome sempre dà una qualche qualità
certo il nome non modifica, sol gli dona una qualifica
se ti dicono educato, sei così qualificato
babbo è serio ed operoso, bello è il giglio ed odoroso
quei monelli son cattivi, guarda un po’ quanti aggettivi
se per poco ti ci provi, Piero quanti tu ne trovi
del maestro quali sono gli aggettivi? Bravo, buono
della scuola di’ qualcosa, ora allegra ora noiosa.

L’aggettivo che qualifica, può subir qualche modifica
che di GRADO può passare come fosse un militare
primo grado è il positivo: buono, bello, aspro, cattivo
questi esprimon solamente qualità semplicemente
senza forme accrescitive e neppur diminuitive
dice Arturo: “Ecco aggettivi tra i migliori positivi
forte, svelto, laborioso, giusto, onesto, generoso”
“Ed aggiungo” dice Ornella “buona, brava, saggia e bella”.

Altro grado d’aggettivo detto è poi COMPARATIVO
perchè fa comparazione sia tra cose che persone
primo è quel di MAGGIORANZA: sei più brava di Costanza
poi c’è quel di MINORANZA: sei meno altra di Speranza
d’UGUAGLIANZA infin ti dico: sei alto tanto quanto Enrico
così buona come Gemma, tanto vispa quanto Emma
Se hai capito ora mi scrivi questi tre comparativi?
ed io scrivo: “Io sì, di Checco son più alto, son più secco
ma in compenso son di Rocco meno grullo e meno sciocco
poi son tanto birichino, quanto Mario e quanto Gino
così ho fatto maggioranza, minoranza ed uguaglianza”.

Or passiamo al grado altissimo, come dir generalissimo
ecco qui il SUPERLATIVO, che è assoluto e relativo
l’ASSOLUTO è facilissimo, basta aggiunger solo un issimo
da una cara vien carissima, da una bella vien bellissima
l’altro poi superlativo, quello detto relativo
io lo formo in un baleno, premettendo il più o il meno
così dico il più curioso, il meno alto, il più noioso
dice Mimmo, un frugolino, della classe il più piccino
“Sulla sedia faccio un salto, e di tutti son più alto
ora tutti vi sorpasso e vi guardo d’alto in basso!”
Quanti grandi che tu vedi, han la sedia sotto i piedi.

POSSESSIVI, da possesso, son di corsa giunti adesso
stai attento, io te li mostro: mio tuo suo e nostro e vostro
poi c’è loro e niente più, su ripetili ora tu
tutti questi son maschili, ci son poi i femminili
e ciascuno, è naturale, è fornito di plurale
nello scritto che farai,  tutti tu li segnerai
ma un esempio è ben ch’io dica, per ridurti la fatica
il mio libro, i miei strumenti, la mia zia, le mie parenti
la nostra arte, i nostri cuori, le nostre ansie, i vostri errori
poi c’è loro, ch’è invariabile, così dico il loro stabile
come dico i loro figli, le loro armi, i loro artigli.
Dice Luca assai mordace: “Possessivo, sì mi piace!
La mia casa che non ho, i tuoi campi non li so
i miei libri li ho prestati e nessun me li ha ridati
e così da possessivi, son passati donativi.

Salutiamo i nuovi arrivi, gli aggettivi INDICATIVI
Ora di essi io fo appello: questo c’è, codesto e quello
ci son pure stesso e tale, e medesimo, altro, quale
questa è cosa accanto a me, e codesta accanto a te
quella cosa in verità, da noi due lontana sta.

Ora giungono graditi gli aggettivi INDEFINITI
essi esprimono si sa, una incerta qualità
e per questo son chiamati altresì indeterminati
poco, tanto, altro, ciascuno, molto troppo ogni nessuno
qualche alcuno tutto alquanto, e parecchio ed altettanto
ce ne son degli altri ancora, ma fermiamoci per ora.

Nella scuola quanti siamo? Per saperlo ci contiamo
un due tre… sei sette otto…, diciassette poi diciotto
due alunni sono assenti, in totale siamo venti
ecco i numeri segnati, aggettivi son chiamati
AGGETTIVI NUMERALI ed aggiungi CARDINALI.

Ordinato è il buon Lindoro, nelle cose e nel lavoro
un alunno sì ordinato, studia meglio ed è lodato
la sorella sua Simona, è il disordine in persona
e il disordine bel bello, passa pure al suo cervello
le famiglie e scuole e stati, voglion essere ordinati
or per l’ordine io prescrivo l’AGGETTIVO ORDINATIVO
Claudio è il primo della fila, tiene in mano lui la pila
il secondo è poi Pierino, Carlo il terzo, quarto Gino
Leo il quinto e poi Ernesto, se non sbaglio, è proprio sesto
ma chi è l’ultimo lo so, quel simpatico Totò
ora i bimbi qui chiamati, sono tutti già ordinati
ecco dunque gli aggettivi numerali ordinativi
scatta e dice ora Totò “Che son ultimo lo so
tu però nell’ordinare, puoi dall’ultimo iniziare
ecco allora in un momento, io primissimo divento”

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La preposizione

Viene adesso quel donnone, di comar PREPOSIZIONE
è una brava mercantessa, invariabile pur essa
quando è semplice ci porta, regalucci nella sporta
sono nove parolin: di a da con su per in
fra e tra e nulla più, contentarsi è gran virtù
or vogliamo adoperare, i regali di comare
cuor di mamma, per la via, vien da casa, con la zia
in silenzio, ho da parlare, vado a letto a riposare
ma quest’A, stai ben attento, non ha l’ACCA nè l’accento.

Ma purtroppo quando ha voglia, la comare poi ci imbroglia
non per niente ho detto ch’essa, è una brava mercantessa
le sue piccole parole, han paura a stare sole
così spesso le trovate, agli articoli abbinate
di con la ci danno della, in e la producon nella
a con lo compongon allo, da con lo ci forma dallo
comprendete come questi, son dei veri e propri innesti
matrimoni belli e buoni, che ci dan preposizioni
quelle dette ARTICOLATE, che van tutte ben studiate.

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L’interiezione

Son la vecchia col bastone e mi chiamo INTERIEZIONE
io pel mondo giro e giro, or sorridi ed or sospiro
tra le gioie e il pianto io vivo, porto il punto esclamativo!
con un’ACCA sempre addosso grido, esclamo più che posso
oh che perdita! ah che gioia! ahi mi dolgo! uffa che noia!
deh mi salvi! ahimè mi pento! Ih che fetta! Ohibò che sento!

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La congiunzione

Ma chi batte al mio portone? Ecco vien la CONGIUNZIONE
favorisci, signorina, ti aspettavo stamattina
entra, mettiti a sedere, cosa porti, fai vedere
già, tu porti quegli anelli, per congiunger questi con quelli
son carini, belli assai, signorina me ne dai?
t’assicuro, non abuso, piglio quelli più nell’uso
scelgo un’ E, poi scelgo un O, un eppure ed un perciò
prendo un quindi ed un perchè, ed infine un dunque e un che
grazie grazie, starò attento, che quest’E non porta accento
e che un O se congiunzione, non ha l’ACCA sul groppone
ora un’E mettiamo in prova: pane e burro, frutta e uova
oh che buona colazione, per la bella congiunzione.

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Il pronome

Se il maestro è un giorno assente, vi fa scuola il buon supplente
nel discorso pure il nome, ha il supplente ed è il PRONOME
quando il nome scomparisce, il pronome lo supplisce
e si dice che il pronome, fa le veci ognor del nome
come un paggio, in tutte l’ore, è al servizio del signore
ore del nome, state attenti, vi dirò tutti i supplenti
vi dirò tutti i pronomi, che le veci fan dei nomi.

I PRONOMI PERSONALI certo sono i principali
hanno infatti la missione di supplire le persone
essi vengono studiati in tre gruppi separati
son divisi in tre persone per non fare confusione
son di prima l’io e il noi, di seconda il tu e il voi
son di terza gli e coloro, lui e lei, ed essi e loro
e si aggiungono altresì lo, la, le e gli li
che pronomi sono anch’essi, quando a un verbo sono premessi
per esempio io lo richiamo, tu le scrivi, noi gli diamo.

Ci son certe PARTICELLE che ci paiono gemelle
piccoline, quasi uguali, dette son PRONOMINALI
te le mosto, eccole qui, sono mi ti si ci vi
e poi me te se ce ve, con l’aggiunta pur di un ne
or le adopero: mi piace, ti saluto, mi dispiace
vieni a me, io corro a te, tu ne parli, pensa a sè.

Or vedete qui riuniti i PRONOMI INDEFINITI
hanno questi la missione d’indicar cose e persone
in maniera imprecisata, vaga ed indeterminata
essi sono: altri ciascuno, niente chiunque qualcheduno
chicchessia e nulla e tanto, e nessuno e tutti e alquanto
bada, veh, che son pronomi, se non hanno accanto i nomi
altrimenti tu li scrivi, come sai , tra gli aggettivi
“Il pronome” dice Arturo, ” è un supplente un poco oscuro
par che faccia il doppio gioco, che agli onesti piace poco
ci vorrebbe un distintivo, pel pronome e l’aggettivo.

Senti un po’, senti una cosa, veramente assai curiosa
tu ricordi gli aggettivi, quelli detti INDICATIVI?
essi possono mutare, e PRONOMI diventare
a spiegarlo si fa presto, ecco qua prendiamo questo
se c’è un nome a lui vicino, per esempio questo tino
questo allora è un aggettivo, propriamente indicativo
Ma se dico solamente “questo è cotto” e poi più niente
senza dir che cosa è cotto, se l’arrosto o se il risotto
questo allora tu lo scrivi, tra i pronomi indicativi
perchè qui fa da supplente, ad un qualche nome assente
altri esempi vorrei quelli, questa è buona, quei son belli
anche ciò va poi aggiunto, e con ciò io faccio il punto.

Dei pronomi pel finale, or presento che e il quale
posso aggiungere altresì, anche cui ed anche chi
questi quattro ultimi arrivi, sono detti RELATIVI
che pronome sempre vale, come se dicessi il quale
negli esempi qui segnati, or li vedi adoperati
questo è un libro che diletta, c’è lo zio il quale aspetta
dico solo a chi è segreto, la ragion per cui son lieto
attenzione poi perchè, questo chi e quale e che
tu li puoi adoperare, quando devi interrogare
ecco allor da relativi, passan a INTERROGATIVI
per esempio: che succede? Quale scegli? Chi mi vede?
E così, Dio sia lodato, il pronome è terminato.

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Il verbo

Le bandiere tutte al vento per il grande  avvenimento
viene il VERBO quel regnante nel discorso il più importante
a regione va superbo, è un monarca il grande verbo
cos’è il verbo? E’ un’azione sia di cose o di persone
per esempio io posso amare, posso scrivere e giocare
e tu puoi sentire e bere, puoi studiare, poui cadere
e la rosa può fiorire, può odorare, può appassire
queste azioni che ho segnate tutte verbi son chiamate
altri verbi vorrei dire, ma ho gran voglia di finire.

Guarda un verbo può finire solo in are ere o ire
son le tre terminazioni dette tre coniugazioni
è la prima quella in are, come andare, stare, entrare
la seconda è quella in ere, come credere e vedere
poi la terza è quella in ire, come offrire uscire e dire.

Pur nel verbo puoi notare il plurale e il singolare
quando è fatta qualche azione da più cose o più persone
certo allora è naturale che quel verbo sia plurale
per esempio gli astri brillano, noi cantiamo, i bimbi strillano
ma se invece è sola sola, quel che canta, brilla, vola
una ed una solamente, quel che sboccia, strilla, sente
ecco allor non puoi sbagliare, cono verbi al singolare
perchè il verbo, insomma è detto, che si accorda col soggetto.

Giunto è il tempo di imparare tutti i verbi a coniugare
prima l’essere e l’avere a puntin dovrai sapere
quindi i verbi regolari, e poi quelli irregolari
un po’ strano questo verbo, è davvero un re superbo
or si mostra transitivo, or lo vedi intransitivo
or lo trovi regolare, ora invece è irregolare
ora è attivo, ora è passivo, spesso spesso è riflessivo
e talvolta è impersonale, che regnante originale
ed aggiungo che ha tre trono per le tre coniugazioni
cinque modi ha per mangiare, molti tempi per ballare
tre persone per suonare e due numeri a cantare
tutta questa gran famiglia il cervello mi scompiglia.

Che vuol dire transitare? Transitar vuol dir passare
ci son verbi transitivi, ci son verbi intransitivi
riconoscerli dobbiamo, e dai primi cominciamo
transitivo un vetro pare, che la luce fa passare
fa passare ogni azione, quelle tristi e quelle buone
e l’azione dal soggetto, passa al complemento oggetto
transitivi son mangiare, bere, cogliere, aspettare
bevo l’acqua, mangio un panino, colgo un giore, aspetto Gino
qui la cosa è un po’ curiosa, se domando chi? Che cosa?
e risposta mi darà, transitivo allor sarà
oh, che modo sbrigativo, per trovare il transitivo.

Meglio il verbo INTRANSITIVO, ciò che fa, buono o cattivo
sol per lui se lo mantiene, di passarlo se ne astiene
non è vetro, nè cristallo, ma una lastra di metallo
che non fa giammai passare, ogni luce che vi appare
senza il complemento oggetto, qui l’azione resta al soggetto
sono verbi intransitivi essi andarono, tu arrivi
io cammino, noi entriamo, ci fermiamo e riposiamo.

Ecco il verbo ha forma attiva, e può aver forma passiva
per spiegarlo stamattina, entro un po’ nella cucina
mamma cuoce un buon cappone, chi la fa la bella azione?
la fa mamma, che è il soggetto, la riceve poveretto
quel cappone non più vivo. Ecco cuoce è un verbo attivo.
Ma se dico, un po’ mutato, il cappone è cucinato
qui il soggetto è quel cappone, che riceve lui l’azione
ed il verbo è cucinato, in passivo s’è mutato.

All’attivo ed al passivo segue il verbo riflessivo
questo verbo è un po’ burlone: il soggetto fa l’azione
ed il verbo per diletto, la riflette sul soggetto
e l’azione, in verità, così torna a chi la fa
riflessivi sono coprirsi, annoiarsi, divertirsi
nota bene, i verbi qui, voglion mi, ti, ci, vi, si
l’ausiliare poi deve essere, sempre sempre sempre l’essere
per esempio io mi diverto, ti sei alzato, si è coperto
noi ci amiamo, voi vi alzate, esse si erano stancate
ecco prendo uno specchietto, contro il sole poi lo metto
lo specchietto cosa fa? lo riflette or qua or là
guarda il sol come riluce, dove il gioco lo conduce
spesso il verbo è uno  specchietto, che riflette sul soggetto.

Allegria! Ora si pranza, ogni MODO una pietanza
cinque i modi e cinque piatti, ben sarete soddisfatti
se con calma mangerete, meglio i modi gusterete
primo piatto INDICATIVO, segue poi l’IMPERATIVO
è pesante il primo, è vero, ma il secondo è assai leggero
CONGIUNTIVO è una portata, un po’ dura un po’ salata
ma è seguita, meno male, da quel buon CONDIZIONALE
e poi ecco l’INFINITO, che è quel dolce ben guarnito
con GERUNDIO al cioccolato, PARTICIPIO zuccherato
così il pranzo è terminato, ed i modi tu hai imparato.

Or del verbo senti quali, sono i modi principali
quando dico “Mangio adesso”, il presente viene espresso
ma se dico io ho mangiato, questo è un tempo già passato
per futuro poi dirò, che domani mangerò.

Ora spiego e metto a posto, tempo semplice e composto
quando è semplice ha una sola, voce, unica parola
come: andavo, leggerò, studierebbe, lavorò
questi tempi ora li detto: il presente e l’imperfetto
il futuro e quel passato, che remoto è nominato
pei composti è necessario, che intervenga l’ausiliario
due parole allora avrai, e un composto formerai
per esempio sono uscito, ero entrato, avrei gradito
ai composti van segnati, e passati e i trapassati.

Ecco in essere e in avere, gli ausiliari puoi vedere
essi debbono aiutare, gli altri verbi a coniugare
questo ausilio è a loro imposto, quando un tempo vien composto
qualche verbo ora ti dico, che dell’essere è un amico
stare andare entrare uscire, cader scendere salire
così scrivi essere andato, ero sceso, sarei stato
altri verbi invece e tanti, sempre avere hanno davanti
dici quindi io ho bevuto, hai pranzato, avrà creduto
aver detto, avere udito, hanno scritto, avrei capito.

Claudio s’alza, fa un inchino, e poi dice pian pianino
“L’uno e l’altro non dispiace, ma più l’essere mi piace
sol per l’essere qui sono, e son vivo e sono buono
scherzo sì ma in verità, chiudo in cuor tanta bontà
or credete son fanciullo, gioco rido mi trastullo
ma nell’anima io sento, un profondo sentimento
per le cose vere e belle, per i fiori per le stelle
per la mamma che consola, per gli amici per la scuola”.

Dell’avere ora ci parla, quella birba di Giancarla
e Giancarla, con bell’arte, così recita la parte
“Dell’avere che dirò? Le ricchezze io no, non ho
non ho gemme perle ed ori, ma posseggo altri tesori
altri beni ancor più rari, ho l’affetto dei miei cari
ho la buona mia mammina, come un angelo vicina
chi mi cura e che mi guida, che mi loda che mi sgrida
poi un un cuor che non oscilla, ho una mente che scintilla
ho una grande volontà, che un bel giorno fiorirà.”

Ecco qui le tre persone, che del verbo fan l’azione
tante sono proprio come, le persone del pronome
con cui vivono a braccetto, nell’accordo più perfetto
e la prima vuoi trovarla? E’ colei la quale parla
son di prima: io dico io chiamo noi verremo noi scriviamo
la seconda per trovarla, guarda a quello a cui si parla
di seconda son voi siete tu comprendi voi saprete
e la terza puoi trovarla, in colei di cui si parla
son di terza egli obbedì essi vanno il babbo uscì
negli esempi son ben chiari, i plurali e i singolari.

Questo verbo impersonale, proprio agli altri non è uguale
è un gran povero padrone, se gli mancan due persone
e lo puoi sol coniugare con la terza singolare
questi verbi son tuonare, grandinare, nevicare
e poi piovere albeggiare e fioccare e balenare
così dici pioverà, albeggiava, fioccherà
ed aggiungi pur tuonò grandinava nevicò
questi verbi poverelli, a me sembrano pur belli
non ci trovi confusione, quell’imbroglio di persone
così  semplici e modesti, non son mai troppo molesti
mentre invece ogni altro verbo, mette innanzi l’io superbo
l’io gerarca l’io borioso, sempre l’io più pretenzioso
verbi verbi, per pietà, un pochino d’umiltà
e cercate essere uguali, ai colleghi impersonali.

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L’avverbio

Or l’AVVERBIO viene a te, invariabile com’è
lui s’avanza passo a passo, sempre uguale grasso e basso
salutiamo, giù il cappello, salve a te, sei sempre quello
volentieri si saluta, chi non cambia, chi non  muta
stai attento questi avvervi, or modificano i verbi
ora invece gli aggettivi per esempio poco scrivi
sempre bello, non mi sente, scrivi troppo lentamente
non so dirti proprio quanti, ma di avverbi ne son tanti
son però ben ordinati, nelle specie separati
ecco qui le principali, con gli avverbi più usuali
son di tempo poi adesso, ora e sempre quando e spesso
son di luogo dove e qua, sopra e sotto dentro e là
quantità sono più e tanto, poco assai e molto e quanto
certo e sì di affermazione, mai non nè di negazione
son di modo dolcemente, così come lentamente
poi di dubbio forse e ma, basta basta per pietà
tutti gli altri se vorrò, nel mio libro troverò.

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Analisi logica

Le proposizioni

Guarda il ciel, lo vedo scuro, dico allora il cielo è oscuro
vedo mamma che sorride, dico allor la mamma ride
queste semplici espressioni, sono due PROPOSIZIONI
che son poi dei pensierini, assai facili e piccini
mamma e ciel di cui parliamo, qui SOGGETTI li chiamiano
ride è oscuro son chiamati, propriamente PREDICATI
ecco il babbo lavorava, la farfalla svolazzava
i bambini sono buoni, sono tre proposizioni
che son semplici chiamate, perchè solo son formate
dal soggetto e il predicato, come bene avrai notato.

Se un pochino state attenti, io vi spiego i complementi
son gli amici più fidati, di soggetti e predicati
sono i buoni messaggeri, che completano i pensieri
ecco il COMPLEMENTO OGGETTO, che chiamato è pur diretto
chi? Che cosa? chiederai, se conoscerlo vorrai
noi amiamo (chi?) il nonnino, Lea comprò (cosa?) un gattino
io ascolto la maestra, tu chiudesti la finestra
ecco qui ben chiari e netti, quattro complementi oggetti
che son poi tra tutti quanti, certamente i più importanti
tutti gli altri complementi, hanno nomi differenti
per adesso li riuniamo, e indiretti li chiamiamo
or qualcuno ve ne dico, Gianni scrive oggi all’amico
Nina torna dalla scuola, sento un buon odor di viola.

(Autore ignoto)

Recite per bambini – Grammatica in rima. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

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