INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori, presentazione ed esercizi. E’ un argomento che prepara i bambini allo studio della punteggiatura ed è adatto anche alla prima classe.
Presentazione delle lettere maiuscole e minuscole
Materiali – cartellini delle lettere maiuscole e cartellini delle lettere minuscole – carta di controllo delle lettere disposte in ordine alfabetico.
– cartelli dei titoli per l’esercizio
Esercizio
Invitare un gruppo di circa cinque bambini alla lezione e srotolare un tappeto.
Distribuire le lettere minuscole tra i bambini, dicendo : “Vi sto dando le lettere minuscole”
Poi dire loro: “Mettiamo queste lettere in ordine. Quale lettera viene prima? “. Cominciare a mettere le lettere, in ordine alfabetico, sul tappeto, dalla lettera a alla lettera z.
Proseguire l’esercizio dicendo: “Ora abbineremo l’alfabeto maiuscolo all’alfabeto minuscolo.”. Poi distribuire le lettere tra i bambini dicendo: “Queste sono le lettere maiuscole”
Indicare ai bambini la prima lettera sul tappeto dicendo: “Questa è la lettera ‘a’ minuscola. Chi ha la ‘A’ maiuscola? “. Se i bambini hanno bisogno di aiuto, possono consultare la tabella di controllo.
Via via i bambini mettono la lettera maiuscola sotto la minuscola corrispondente.
Dire ai bambini: “Questa è la chiave per conoscere le lettere maiuscole” e posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto
Ora possiamo dire di piegare lungo la metà verticale una pagina del loro quaderno, e di scrivere sulla prima metà la lettera minuscola, e nell’altra la maiuscola corrispondente. Sarebbe meglio scrivere le minuscole in nero e le maiuscole in rosso.
Una volta completato il lavoro, può essere lasciato in classe per qualche giorno.
_____________________________
INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori
Presentazione
Materiali – cartellini dei comandi per le lettere maiuscole (trovi i cartellini pronti in formato pdf qui di seguito) – libro delle regole per l’uso della lettera maiuscola – pdf qui:
– strisce di carta bianca – penne di due colori diversi
INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori
Libretto delle regole:
_________________________
INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori
Cartellini dei comandi:
tutti scaricabili qui:
cartellini dei comandi per nomi geografici vie e piazze
_____________________________
cartellini dei comandi per nomi di enti titoli e marchi
________________________
cartellini dei comandi per epoche, mesi, giorni
______________________
cartellini dei comandi per i nomi propri
_________________________
cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto esclamativo
________________________
cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto interrogativo
________________________
cartellini dei comandi per nomi propri
__________________________________
cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto fermo
__________________________
Presentazione:
Riuniamo un piccolo gruppo di bambini e diciamo loro che studieremo le lettere maiuscole. Chiediamo quindi ai bambini: “Cos’è una maiuscola?”
Presentiamo ai bambini il Libro delle regole per l’uso della lettera maiuscola. Diciamo loro che non dovranno sapere tutte le regole. Leggiamo la prima regola: “La lettera maiuscola si usa sempre quando si inizia a scrivere e dopo ogni punto fermo”.
Leggiamo degli esempi che dimostrino questa regola, poi chiediamo ai bambini di scrivere delle frasi di esempio sotto dettatura, utilizzando le strisce di carta bianca predisposte e scrivendo le maiuscole in rosso e le minuscole in nero.
A questo punto mostriamo ai bambini i cartellini dei comandi predisposti per questa regola sull’uso della maiuscola. I bambini si eserciteranno individualmente, utilizzando le strisce di carta, o i loro quaderni.
Presentare allo stesso modo tutte le altre regole, con i cartellini dei comandi relativi.
Palindromi con il metodo Montessori con indicazioni per gli esercizi e materiale stampabile pronto. Le parole palindrome sono parole che possono essere lette sia da sinistra a destra, sia da destra a sinistra, conservando lo stesso suono e lo stesso significato. La parola palindromo deriva dal greco palin (all’indietro) e dromos (correre).
Con questi esercizi si chiude lo studio delle parole in chiave montessoriana. Passeremo poi alla presentazione della punteggiatura.
Nella lingua italiana sono palindromi, ad esempio: Anna ereggere esose inni ingegni anilina onorarono ossesso osso ottetto otto avallava radar.
Palindromi con il metodo Montessori
Esercizio 1
Materiale: cartellini delle parole palindrome e cartellino del titolo e dell’etimologia, due alfabeti mobili in colori diversi.
Prepariamo un cestino che contiene i cartellini delle parole palindrome.
Chiediamo a un bambino di pescare un cartellino, e di comporre la parola letta con l’alfabeto mobile.
Ora, con l’altro colore, chiedergli di riscrivere la parola, ma copiando lettera per lettera, ad una ad una, da destra a sinistra (mettendole col secondo alfabeto in ordine inverso). Aggiungere il alto il cartellino del titolo.
Palindromi con il metodo Montessori
Esercizio 2
Materiale: cartellini delle frasi palindrome e cartellino del titolo e dell’etimologia, due alfabeti mobili in colori diversi.
Come nell’esercizio uno, il bambino scriverà la frase con un alfabeto mobile, poi la copierà con un altro colore prendendo una ad una le lettere da destra a sinistra, naturalmente riscrivendole da sinistra a destra.
aggiungere in alto il cartellino del titolo e dell’etimologia:
Palindromi con il metodo Montessori
Sono esempi di frasi palidrome:
E vide tre cortei di nani dietro certe dive.
Erano dadi tarati da donare.
I tropici mamma! Mi ci porti?
In amor io diffido i romani.
I topi non avevano nipoti.
Eran i mesi di seminare.
Ora per poi io preparo.
I brevi diverbi.
Ai lati d’Italia.
E’ nome di demone.
Anima di damina.
Etna gigante.
E la sete sale.
Oracolo caro
Parlo col rap.
Avida diva.
Accese carboni ma cade da camino brace secca.
E’ raro passare per assaporare.
I revisori romani, o noia per i re, paiono in amor irosi veri.
Or o di notte giocare numeri ci remunera coi gettoni d’oro.
Ai lati di Roma riparan avidi: van a rapir amori d’Italia.
E’ corta e non è sadica e non è acida se non è atroce.
Famiglie di parole col metodo Montessori con materiale pronto per la stampa, esempi di presentazione ed esercizi. Le famiglie di parole (o famiglie lessicali) sono gruppi di parole che hanno la stessa radice. Questo esercizio aiuta i bambini a comprendere la struttura delle parole, facilita la corretta ortografia, combina la memorizzazione con le abilità manipolative, richiede al bambino un pensiero consapevole rispetto ad ogni lettera che segue la precedente. Non da ultimo, aiuta anche alla costruzione di un lessico ricco.
Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizi
L’esercizio base, come proposto da Maria Montessori, consiste nel riscrivere con alfabeti mobili di tre colori diversi le famiglie di parole, che sono scritte su una tavola. L’uso di colori diversi serve ad evindenziare la parola madre (che è la parola più breve), la radice della parola, i prefissi ed i suffissi:
sole assolato soleggiato insolazione
Osservando la tavola i bambini, soprattutto se hanno già iniziato il lavoro sulle parti del discorso, si rendono conto che tutte le parole presenti sulla tavola derivano da qualche altra parola più semplice, che è la radice di parole più lunghe. Il bambino si accorgerà che tutte le parole primitive sono nomi, aggettivi o verbi che contengono l’idea base, mentre le parole derivate possono essere nomi, aggettivi, verbi o avverbi.
Famiglie di parole col metodo Montessori Esercizio 1
Famiglie di parole col metodo Montessori Materiale:
Mostrare al bambino la tabella e dire che ogni riga della tabella è come una piccola famiglia.
Il bambino sceglie una riga e la riscrive: la parola madre in nero, poi le altre parole usando un colore per il prefisso, il nero per la radice, e un colore per il suffisso.
Dire al bambino che le parole che presentano prefissi o suffissi o entrambi, sono chiamate “famiglie di parole” perchè hanno una radice comune a cui viene aggiunto qualcosa. Il significato della radice si riflette in tutte le parole della stessa famiglia.
Il lavoro con le famiglie di parole a volte mostra come le parole cambiano nel tempo e subiscono cambiamenti nel loro uso comune.
Famiglie di parole col metodo Montessori Esercizio 2
Famiglie di parole col metodo Montessori Materiale: cartellini delle famiglie di parole, tre alfabeti mobili in colori differenti
scegliere una carta con una parola madre e metterla in alto sul tappeto
comporre la parola usando l’alfabeto mobile, sotto la carta
comporre le altre parole della famiglia usando gli alfabeti di colori diversi per aggiungere i prefissi e i suffissi
Famiglie di parole col metodo Montessori Esercizio 3
Materiale: cartellini delle parole madre, tre alfabeti mobili in colori differenti, tabella di controllo, dizionario
scegliere una carta con una parola madre e metterla in alto sul tappeto
il bambino compone la parola con un alfabeto mobile, poi cerca da solo e compone parole che hanno la stessa radice, aggiungendo prefissi e suffissi
terminato il lavoro, controlla il lavoro sulla tabella
se ha composto parole che non si trovano sulla tabella, controlla la loro esistenza sul dizionario.
Famiglie di parole col metodo Montessori Estensioni
i bambini compongono proprie tabelle di famiglie di parole
esercizi di scrittura con penne colorate, in sostituzione degli alfabeti mobili
dare ai bambini una parola madre, e chiedere loro di trovare parole che appartengono alla sua famiglia
chiedere ai bambini se notano i cambiamenti nella funzione delle parole: politica – sostantivo femminile, politicamente – avverbio ecc…
i bambini scelgono una delle famiglie di parola e provano a scrivere una definizione per ogni parola, in modo che possano vedere come il significato possa cambiare.
Sinonimi col metodo Montessori In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:
contenuti per l’insegnante
presentazione dei sinonimi con materiale pronto per la stampa
cartellini e schede illustrate sui sinonimi pronti per la stampa
esercizi sui sinonimi.
___________________ Sinonimi col metodo Montessori Contenuti per l’insegnante
Sono detti sinonimi le parole che hanno lo stesso significato fondamentale. Sinonimo deriva dal Greco SYN = con e ONOMA = nome. Per giudicare se due forme sono o no sinonimi si deve tener conto del contesto: ad esempio faccia, viso e volto sono sinonimi solo se si parla di un essere umano, ma non si può dire il viso del cubo o il volto del cubo. Con i sinonimi si possono esprimere diverse sfumature di significato (guardare-osservare), si può dare una diversa connotazione (gatto-micio). Il dizionario segnala queste diversità con indicatori particolari quali FAM. (familiare), POP. (popolare), REG. (regionale), GERG. (gergale), SCIENT. (scientifico), LETT. (letterario).
___________________ Sinonimi col metodo Montessori Presentazione
Materiali:
oggetti o carte illustrate per le parole RAGAZZA, CIBO, CAVALLO
Con un piccolo gruppo di bambini mettere gli oggetti (o le immagini) sul tappeto, uno alla volta. Indicare la ragazza, e chiedere ai bambini di trovare più nomi possibili per indicare una ragazza.
Quando i bambini hanno detto i nomi che sono venuti loro in mente, aggiungere a fianco i cartellini.
Aggiungere anche i cartellini dei sinonimi che i bambini non conoscevano.
Ripetere la stessa cosa per CIBO e poi per CAVALLO.
Spiegare ai bambini che a fianco di ogni oggetto ci sono delle parole che hanno un significato simile. Queste parole hanno un nome speciale: sono SINONIMI. Sinonimo deriva dal Greco SYN = con e ONOMA = nome.
Aggiungere il cartellino titolo e dell’etimologia sul bordo superiore del tappeto.
Chiedere ai bambini di registrare l’esercizio sul quaderno di Italiano o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano.
___________________ Sinonimi col metodo Montessori Esercizi sui sinonimi
Esercizio 1 – Materiali:
cartellini dei sinonimi (vari set) con tavola di controllo
tavola di controllo
cartellini dei titoli (PAROLA – SINONIMI
Esercizio:
scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto
posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto
formare la colonna delle parole
cercare tra i cartellini rimasti i sinonimi di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.
Esercizio 2 Materiali: – schede di immagini – cartellini di sinonimi da abbinare alle immagini
Esercizio:
formare sul tappeto una colonna di immagini e spargere i cartellini dei sinonimi da abbinare
i bambini fanno gli abbinamenti.
Estensioni
Il bambino scrive una frase, poi prova a riscriverla, sostituendo le parole con dei sinonimi.
Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di sinonimi.
Mostrare ai bambini il dizionario dei sinonimi e dei contrari ed il suo uso, di preferenza mentre si sta dedicando a qualche attività di scrittura: l’uso di questo dizionario aiuta i bambini a scrivere meglio.
Fare un libretto di sinonimi da consultare. I bambini posso creare nuovi set di sinonimi che contengono almeno due abbinamenti.
Insegnare l’uso del Dizionario dei sinonimi, in connessione con la scrittura di testi. Questo renderà la scrittura dei bambini più interessante e li aiuterà a scrivere meglio.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori, nell’ambito dello studio delle parole. In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:
contenuti per l’insegnante
presentazione degli omofoni
presentazione degli omonimi (2 versioni)
presentazione degli omografi (2 versioni)
esercizi sugli omofoni
esercizi sugli omonimi
esercizi sugli omografi
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori Contenuti per l’insegnante
Gli omonimi (dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome) sono parole identiche, ma che hanno diverso significato, o che appartengono a diverse categorie grammaticali. Sono cioè parole che si scrivono nello stesso modo, si leggono nello stesso modo, ma significano cose diverse. Ad esempio:
Gli omofoni (dal Latino OMO = lo stesso e FONO = suono) sono parole che hanno diverse grafie, significati diversi, ma lo stesso suono. Ad esempio: a-ha, la-là, cieco-ceco, anno-hanno, dì-di, le lezioni-l’elezioni, la normale-l’anormale, giada-già da, lago-l’ago, la morale-l’amorale.
A parte poche eccezioni, in Italiano le parole che si scrivono nello stesso modo, si pronunciano anche nello stesso modo. Le eccezioni riguardano gli omografi (dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere), che sono parole che si scrivono nello stesso modo ma che si leggono in modo diverso. Ad esempio: pèsca-pésca, bòtte-bÓtte, prìncipi-princìpi, razza-razza (z sorda o sonora).
Per i sinonimi è sufficiente avere a disposizione un dizionario dei sinonimi e dei contrari. Trovi invece un elenco di omonimi, omografi e omofoni, che può esserti utile per preparare lezioni ed esercizi, qui:
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Presentazione degli omofoni
Presentazione degli omofoni Materiali: cartellini di omofoni da abbinare. Farli in proprio non richiede molto tempo, ma se preferisci li trovi pronti per la stampa qui:
Presentazione:
Posizionare sul tappeto cartellini relativi a una coppia di omofoni.
Chiedere ai bambini di leggerli, quindi spiegare che si tratta di omofoni. Gli omofoni sono parole che hanno lo stesso suono, ma si scrivono in modo diverso e significano cose diverse. Omofono significa infatti “stesso suono”, dal Latino OMO (stesso) e FONO (suono).
Aggiungere il cartellino dell’etimologia sul margine superiore del tappeto.
continuare la presentazione con altre coppie di cartellini.
Gli omofoni in Italiano sono rari, mentre è molto comune incontrarli nella lingua Inglese (ad esempio flower e flour si pronunciano nello stesso modo, ma indicano uno farina e l’altro fiore).
Questa è la nostra lezione chiave sugli omofoni. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.
Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Presentazione degli omonimi
Presentazione degli omonimi (versione 1) Materiali: – Schede illustrate
e cartellini di omonimi da abbinare. Cartellini dei titoli:
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Presentazione degli omonimi
Posizionare sul tappeto due schede illustrate relative a una coppia di omonimi.
Chiedere ai bambini di nominarle, quindi spiegare che si tratta di omonimi. Gli omonimi (dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome) sono due parole identiche, che hanno lo stesso suono e si scrivono nello stesso modo, ma che significano cose diverse. Aggiungere il cartellino dell’etimologia sul margine superiore del tappeto.
Continuare la presentazione con altre coppie di cartellini e schede illustrate.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Presentazione degli omonimi (versione 2)
Materiali: – pennarelli neri e rossi, cartellini in bianco e forbici (oppure cartellini pronti); – coppie di oggetti che rappresentano omonimi (o schede illustrate).
Presentazione:
Invitare un gruppo di bambini alla lezione e srotolare un tappeto.
Posizionare uno alla volta gli oggetti sul tappeto, stimolando i bambini a dirci cosa rappresentano, e scrivendo le risposte sui cartellini. Aiutare i bambini a trovare la parola corretta, se necessario.
Osservare le coppie di parole coi bambini. Hanno qualcosa di uguale tra loro? I bambini dovrebbero notare che hanno lo stesso suono e sono scritte nello stesso modo. (Discussione).
Chiedere, se la cosa non emerge spontaneamente, se tra queste coppie di parole c’è anche qualcosa di diverso. I bambini dovrebbero notare che significano cose diverse.
Queste parole che si scrivono nello stesso modo e che hanno lo stesso suono, ma che significano cose diverse, si chiamano omonimi.
Scrivere il cartellino del titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.
Dire ai bambini che questa parola deriva dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome.
Scrivere il cartellino dell’etimologia e posizionarlo sul tappeto.
Questa è la nostra lezione chiave sugli omonimi. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.
Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Presentazione degli omografi
Presentazione degli omografi (versione 1) Materiali: – Schede illustrate e cartellini di omografi da abbinare (coi bambini più grandi si può aggiungere l’etimologia delle parole omografe, per risalire all’origine della sua ortografia).
cartellini dei titoli:
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori – Presentazione degli omografi
Posizionare sul tappeto due schede illustrate relative a una coppia di omografi.
Chiedere ai bambini di nominarle, quindi spiegare che si tratta di omografi. Gli omografi sono parole che hanno lo stesso suono, ma significano cose diverse. Gli omografi (dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere) sono due parole che si scrivono nello stesso modo ma che si leggono in modo diverso.
Continuare la presentazione con altre coppie di cartellini e schede illustrate.
Presentazione degli omografi (versione 2) Materiali: – pennarelli neri e rossi, cartellini in bianco e forbici (oppure cartellini pronti); – coppie di oggetti che rappresentano omografi (o schede illustrate).
Presentazione:
Invitare un gruppo di bambini alla lezione e srotolare un tappeto.
Presentare gli omografi uno alla volta, stimolando i bambini a dirci cosa rappresentano, e scrivendo le risposte sui cartellini. Aiutare i bambini a trovare la parola corretta, se necessario.
Osservare le coppie di parole coi bambini. Hanno qualcosa di uguale tra loro? I bambini dovrebbero notare che sono scritte nello stesso modo.
Chiedere, se la cosa non emerge spontaneamente, se tra queste coppie di parole c’è anche qualcosa di diverso. I bambini dovrebbero notare che si leggono in modo diverso, e che significano cose diverse. (Discussione).
Queste parole che si scrivono nello stesso modo, ma che si leggono in modo diverso e significano cose diverse, si chiamano omografi.
Scrivere il cartellino del titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.
Dire ai bambini che questa parola deriva dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere
Scrivere il cartellino dell’etimologia e posizionarlo sul tappeto.
Questa è la nostra lezione chiave sugli omonimi. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.
Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Esercizi sugli omofoni
Esercizio 1 Materiali: – cartellini degli omofoni
– cartellini dei titoli (PAROLA – OMOFONI)
(trovi tutto nel materiale per la presentazione degli omofoni)
Esercizio:
scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto
posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto
formare la colonna delle parole
cercare tra i cartellini rimasti gli omofoni di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.
Estensioni:
Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omofono, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omofoni
Invitare il bambino a cercare parole in libri e riviste
Fare dettati.
Realizzare tabelle e libretti di omofoni.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Esercizi sugli omonimi
Materiali: – liste di omonimi
Esercizi:
Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omonimo, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omonimi
Invitare il bambino a cercare omonimi in libri e riviste
Fare dettati
Realizzare tabelle e libretti di omonimi.
Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Esercizi sugli omografi
Esercizio 1 Materiali: – cartellini degli omografi e cartellini dei titoli (PAROLA – OMOGRAFI)
Esercizio:
scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto
posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto
formare la colonna delle parole
cercare tra i cartellini rimasti gli omografi di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.
Estensioni:
Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omografo, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omografi
Invitare il bambino a cercare omografi in libri e riviste
Contrari o antonimi col metodo Montessori. In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare in formato pdf:
contenuti per l’insegnante
presentazione
esercizi.
____________________
Contrari o antonimi col metodo Montessori Contenuti per l’insegnante
Alto/basso, maschio/femmina, vivo/morto sono contrari o antonimi (dal greco ANTI = contro e ONOMA = nome). I dizionari forniscono indicazioni sui contrari sia nelle definizioni delle parole (ad esempio: basso = che non è alto), sia alla fine della voce, dopo l’abbreviazione CONTR, che in genere segue i SIN (sinonimi). Esistono inoltre i dizionari dei sinonimi e dei contrari.
Contrari o antonimi col metodo Montessori Presentazione
Materiali:
cesto con pennarelli neri e rossi, strisce frase e forbici;
due nastri dello stesso colore, una corto e una lungo;
due perle dello stesso colore, una piccola e una grande;
due vasi dello stesso tipo, uno pieno di acqua colorata e uno vuoto.
Presentazione:
Invitiamo un gruppo di bambini alla lezione e srotoliamo un tappeto.
Distendiamo sul tappeto i due nastri, uno sotto l’altro.
Scriviamo su un cartellino “il nastro corto”, facciamolo leggere ai bambini e chiediamo di metterlo sotto il nastro descritto. Fare lo stesso col nastro lungo.
Posizionare le due perle sul tappeto e ripetere, scrivendo “la perla piccola” e “la perla grande”.
Infine fare la stessa cosa coi due vasi.
“Diamo un’occhiata a queste parole. Iniziamo dai due nastri. Che cosa c’è di diverso tra i due cartellini?” (Corto e lungo). Tagliare queste due parole e posizionarle sotto i nastri. Ripetere l’operazione con le perle, ritagliando le parole grande e piccolo, e con i vasi, ritagliando le parole pieno e vuoto.
Leggiamo le coppie di parole e chiediamo: “Cosa possiamo dire di queste coppie di parole?” (sono opposte).
“Sì, una parola è il contrario dell’altra. Lungo è il contrario di corto, grande è il contrario di piccolo, vuoto è il contrario di pieno”.
Questa parole si chiamano CONTRARI o ANTONIMI. Antonimo deriva dal Greco ANTI=contro e ONOMA=nome.
Scrivere il cartellino dell’etimologia e il cartellino del titolo e metterli sul margine superiore del tappeto.
“Ora potete registrare la lezione (sul quaderno di Italiano o su di un foglio da mettere nella cartellina di Italiano). Potrete condividerlo con me e con i compagni quando avrete finito.”.
Contrari o antonimi col metodo Montessori Esercizi
Materiale:
cartellino titolo: ANTONIMI o CONTRARI
cartellini di contrari da abbinare (coppie) in due colori diversi. Potete prepararli voi in base alle esigenze dei vostri bambini, o utilizzare questi, pronti per la stampa:
Esercizio:
selezionate un certo numero di coppie di cartellini (senza esagerare, ed a seconda del numero di bambini che parteciperanno all’attività) e poneteli sparsi sul tappeto.
Posizionare sul margine superiore del tappeto il cartellino del titolo, formare la prima colonna di parole a sinistra, quindi trovare il contrario di ognuna.
Esercizi successivi:
Incoraggiare il bambino a scrivere una frase che contenga dei contrari.
Incoraggiare il bambino a scrivere delle proprie liste di contrari.
Incoraggiare i bambini a cercare contrari in libri e riviste.
Fare dei dettati utilizzando queste parole.
Incoraggiare i bambini a pensare ad altri contrari per le parole contenute nei cartellini per l’esercizio.
Consultare il dizionario dei sinonimi e dei contrari.
Incoraggiare i bambini a creare tabelle e libretti di antonimi.
Parole composte col metodo Montessori – in questo articolo puoi trovare materiale pronto per la stampa, lezioni ed altro materiale utile: – presentazione delle parole composte (3 versioni) – tavola delle parole composte serie 4 (pdf) – esercizi con la tavola delle parole composte – altri esercizi coi composti: cartellini puzzle, cartellini di radici, cartellini di composti, cartellini dei comandi; – estensioni – contenuti per l’insegnante.
Parole composte col metodo Montessori Presentazione
Le parole composte possono essere presentate dopo i suffissi ed i prefissi, cioè quando i bambini hanno già acquisito il concetto di radice, oppure può essere presentato prima, subito dopo aver parlato del nome, proprio per introdurre il concetto di radice che verrà poi sviluppato con suffissi e prefissi. Di seguito trovi varie possibilità di presentazione.
Parole composte col metodo Montessori – Versione 1
Materiale – una collezione di contenitori diversi: portafogli, portachiavi, portasigarette, portamatite, portaaghi – cartellini delle parole composte e delle radici, titoli
Presentazione – “Che cosa abbiamo qui? E’ una piccola collezione di contenitori, ognuno con un suo uso particolare. A cosa serve questo? E questo?”. Fare varie domande ai bambini, in modo che debbano rispondere usando parole composte, poi dire: “Oggi parleremo proprio di questo tipo di parole”.
– Ora chiediamo (se non sarà il bambino stesso a chiedercelo): “Qual è la radice?”. Poiché non c’è risposta, potremo chiedergli a nostra volta: “Secondo te qual è la parte più importante?”. La risposta a questa domanda, naturalmente, non è importante: quello che importa è che il bambino identifichi le parti del composto. Fatto questo potrà lasciare una parte nel colore che ha scelto per scrivere, e sostituire l’altra parte con le lettere di un colore diverso.
– Osservare le parole scritte sul tappeto e dire: “Come vedete queste parole sono formate da parti diverse, ma non si tratta di radici e aggiunte. Infatti tutte le parti hanno un significato anche da sole, quindi sono due parole radice che si uniscono.”.
– Quando due parole che hanno un significato anche da sole si uniscono per formare una parola nuova, parliamo di PAROLA COMPOSTA”. Mettere sul tappeto il cartellino del titolo.
Parole composte col metodo Montessori – Versione 2
Materiali: – un cestino di oggetti quali melagrana, biancospino, mezzaluna, cassapanca, asciugamano, cacciavite, ragnatela, arcobaleno, pianoforte… (oppure schede illustrate);
– una lavagna con due gessi colorati o una lavagna (o un foglio) con due pennarelli colorati (oppure cartellini dei composti e delle radici);
– cartellini titolo ed etimologia.
Parole composte col metodo Montessori – Presentazione:
– mettere gli oggetti sul tappeto, nominandoli. Dire ai bambini che tutti questi oggetti sono speciali perché i loro nomi sono formati da due parole.
– Scrivere ogni parola sulla lavagna usando due colori diversi. Per esempio, prendere la mezzaluna e chiedere ai bambini che cos’è. Scrivere in un colore mezza e in un altro luna. Abbiamo due parole: mezza e luna unite insieme a formare una nuova parola. Questa è chiamata parola composta.
– COMPOSTO deriva dal Latino COM (insieme) e PONERE (mettere).
– Continuare con le altre parole facendo lavorare i bambini a turno.
– I bambini possono copiare l’esercizio sul quaderno.
Versione 3
Materiali: – pennarelli neri e rossi, strisce bianche di carta e forbici (o cartellini pronti);
– oggetti (o schede illustrate) per la prima parte del composto; oggetti (o schede illustrate) per la seconda parte del composto; MADREPERLA, PESCECANE, ACQUAVITE, CORRIMANO, CARTAPECORA, CALZAMAGLIA, CARTAMONETA,
– cartellini dei titoli
Parole composte col metodo Montessori – Presentazione:
– Invita un gruppo di bambini alla lezione e srotola il tappeto
– Prendi un oggetto e chiedi il nome. “Sì, è una MADRE.”. Scrivi MADRE in nero e mettere il bigliettino sotto all’oggetto, sul tappeto.
– Mostra una PERLA e chiedi il nome, scrivi la parola e metti il cartellino sotto alla PERLA.
– Fai scorrere le due parole e mettile insieme: “Qualcuno vuole leggere?”. Dopo aver letto rimettere a posto le due radici, scrivere la parola composta, metterla sul tappeto ed aggiungere l’immagine per MADREPERLA, dicendo: “Quando metto insieme MADRE e PERLA, ottengo una nuova parola: MADREPERLA.”.
– “Queste due parole hanno un significato anche da sole: sono due parole radice.”. Mettere i due cartellini titolo sul tappeto.
– “Quando si prendono due parole radice e si combinano tra loro, la nuova parola che si crea è chiamata PAROLA COMPOSTA”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.
– Fare la stessa operazione con le altre parole, mettendole sul tappeto rispettando la disposizione corretta.
– “Questa è la lezione chiave sulle parole composte.”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.
– “La parola COMPOSTO deriva dal Latino COM (insieme) e PONERE (mettere).”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.
– “Ora potete registrare il lavoro (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano) e condividerlo quando avete finito. Fate anche i disegni degli oggetti”.
Parole composte col metodo Montessori Tavola delle parole composte serie 4
Parole composte col metodo Montessori Esercizi con la tavola delle parole composte
Materiale: – tavola delle parole composte – due alfabeti mobili in colori diversi,
– carta e pennarelli colorati.
Parole composte col metodo Montessori – Esercizio 1: I bambini vanno a leggere una parola alla volta dalla tavola appesa al muro, e cercano di riprodurle a memoria, utilizzando gli alfabeti mobili, in due colori diversi, distinguendo le due parole di cui ciascuna è composta. Al termine possono andare a prendere la tabella per controllare il loro lavoro.
Parole composte col metodo Montessori – Esercizio 2: Ripetere lo stesso lavoro, ma scrivendo le parole su carta con pennarelli colorati.
Parole composte col metodo Montessori Altri esercizi coi composti
Prepariamo dei cartellini di parole composte da separare (colore unico) per risalire alle due radici. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).
Prepariamo cartellini puzzle illustrati per la formazione di parole composte. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).
Prepariamo cartellini di parole radice da combinare tra loro per creare parole composte. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).
Prepariamo set di cartellini per composti che hanno una parola radice uguale (es. portapillole, portagioie, portapacchi, ecc…). Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).
I bambini possono preparare tabelle e libretti di parole composte, organizzate secondo diversi criteri.
Diamo ai bambini una parola, e chiediamogli di creare tutti i composti che gli vengono in mente.
Invitiamo i bambini a cercare parole composte in libri, giornali e riviste.
Invitiamo i bambini ad usare le composte per comporre frasi (cartellini dei comandi per le parole composte).
Parole composte col metodo Montessori Estensioni
Il lavoro con le parole composte può essere ripreso dopo che i bambini hanno fatto pratica con l’analisi grammaticale.
Chiediamo ai bambini: “Le parole composte hanno sempre la stessa struttura? Sono sempre formate da un nome e un aggettivo?”
Parole composte col metodo Montessori Contenuti per l’insegnante
La composizione consiste nell’unire almeno due parole in modo da formare una parola nuova, che prende il nome di composto o parola composta.
La creazione di parole composte è uno dei mezzi principali che usa l’Italiano moderno per accrescere il proprio lessico, mentre un tempo il mezzo principale era la suffissazione.
La creazione di composti si adatta molto bene allo sviluppo delle terminologie tecnico-scientifiche: elettrocardiogramma, gastroscopia, arteriosclerosi, cancerogeno, ecc…
I composti possono essere formati anche con parole che esistono solo nei composti, e che sono dette forme colte, come antropo (dal greco antrhropos), fago (mangiare) ecc…
I composti possono essere: – con base verbale – con base nominale
Parole composte col metodo Montessori – Composti con base verbale
Il primo elemento ha forma colta, la base verbale è italiana AUTO (se stesso) autoabbronzante, autocontrollo AUTO (automobile) autoraduno autoparcheggio TELE (a distanza) telecomando, telecomunicazione TELE (televisione) teleabbonato, tele sceneggiato
Conglomerati (spezzoni di frase che per l’uso costante si sono fissati in unità. Alcuni possono essere scritti sia in grafia congiunta, sia staccata): saliscendi, toccasana, fuggifuggi, dormiveglia, tiremmolla, nonsochè.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:
tavola dei prefissi serie 3
presentazione dei prefissi (2 versioni)
esercizi con tavola dei prefissi
esercizi coi cartellini dei prefissi
contenuti per l’insegnante.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori
Tavola Montessori dei prefissi serie 3
Sia nelle tabelle dei suffissi, sia in quella dei prefissi, è importante non dare ai bambini elenchi completi, ma soltanto le chiavi di conoscenza che permettono ai bambini di esplorare in autonomia il linguaggio.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori
Presentazione
Versione 1
Prerequisiti: I prefissi andrebbero presentati dopo che il bambino ha già fatto molto esercizio con i suffissi, ed è quindi abile nell’individuare le radici delle parole.
Materiali:
– pennarello nero e rosso
– cartellini dei titoli: etimologia, lezione chiave, prefissi/radice
– cartellini bianchi e forbici
– un cerchio di carta colorata con un raggio segnato in nero e una striscia di carta colorata con due tacche nere
– oggetti o carte illustrate e cartellini: un monociclo, una bicicletta, un triciclo (poi un triceratopo, un tricorno, un tridente, un triangolo)
Presentazione:
– Invitiamo un gruppo di bambini alla lezione e srotoliamo un tappeto.
– Mostriamo ai bambini il cerchio colorato, e chiediamo loro se sanno di cosa si tratta. Posarlo sulla striscia di carta, far combaciare il raggio alla prima tacca della striscia, e far ruotare fino a raggiungere la seconda tacca.
– Diciamo: “Sapete cos’ho fatto? Vi ho mostrato un ciclo. La rotazione completa di un cerchio si chiama ciclo”. Scrivere su un cartellino bianco la parola CICLO (col pennarello nero) e posizionarlo sul tappeto.
– Ora mostrare ai bambini il monociclo, e chiedere se sanno come si chiama. Scrivere MONO in rosso su un cartellino e CICLO in nero e mettere sul tappeto.
– Ripetere con la bicicletta, quindi con il triciclo.
– Dire ai bambini che con MONO intendiamo UNO (come monociclo, monocolo, monoposto, ecc.), con BI indichiamo due (come bicicletta, binocolo), con TRI indichiamo TRE (come triciclo, triangolo, triceratopo).
– Tutte le volte che pronunciamo una parola nuova ai bambini, la scriviamo su un cartellino e la poniamo sul tappeto.
– Ora diciamo ai bambini che MONO, BI, TRI vengono prima della parola radice. Chiamiamo questi gruppi di lettere PREFISSI, parola che deriva dal Latino e che significa “mettere prima”. Mettere sul tappeto il cartellino dell’etimologia. La maggior parte degli affissi, cioè sia i suffissi sia i prefissi, non hanno senso da soli. Sono sillabe che modificano parole esistenti.
– Abbiamo appena svolto la lezione chiave sui prefissi. Scrivere questo titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.
– Dire ai bambini che ora possono registrare la lezione sul loro quaderno di Italiano, ricordando di scrivere i prefissi in rosso e le radici in nero. Disegnare il significato delle parole.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Versione 2
Materiali:
cartellini delle parole: ANTEPOSTO, SOVRAPPOSTO, COMPOSTO; cartellini titolo (prefisso/radice, etimologia)
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Esercizio:
– Diciamo ai bambini: “Guardate queste parole, siete in grado di individuare la radice?”.
– Chiedere ai bambini di precisare meglio la loro risposta con gli alfabeti mobili, scrivendo le radici in nero e le particelle in rosso.
– Diciamo ai bambini che queste particelle che si mettono all’inizio di una parola si chiamano prefissi. Prefisso deriva dal latino Prae=davanti e Figgere (mettere). I prefissi modificano il significato delle parole.
– Aggiungiamo i cartellini titolo, e copiamo l’esercizio sul quaderno o su un foglio.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori
Diciamo ai bambini: – Vi ricordate le tavole dei suffissi? Oggi vi mostro una nuova tavola-.
Portare ai bambini la tavola dei prefissi e leggere una serie di parole prefissate. Chiedete se sentono qualcosa ripetersi. Si tratta di parole formate da una radice ed un prefisso.
Porre sul tappeto i due cartellini titolo e invitare i bambini a scrivere le parole con gli alfabeti mobili, scrivendo la radice e il prefisso in due colori diversi.
Appendere la tavola al muro. Invitare i bambini ad andare alla tabella, leggere una serie di parole e tornare al tappeto a scriverle con gli alfabeti mobili.
Osservare coi bambini le parole scritte, e chiedere se possono dire il significato dei prefissi che hanno scritto davanti alle radici.
Possiamo fingere di non sapere il significato di una parola, e chiedere ai bambini di cercarla sul dizionario e di leggere la definizione. Questo è un modo per introdurre l’uso del dizionario in modo naturale; dimostreremo che la definizione della parola è più ampia di quanto si potesse immaginare.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Esercizio 2
Materiale:
– tavola dei prefissi serie 3
– foglio o quaderno e penne o pennarelli colorati
Esercizio:
I bambini vanno alla tavola appesa al muro, leggono una serie di parole, tornano al banco a scriverle in due colori, questa volta con le penne colorate, e non con gli alfabeti mobili.
Esercizio 3
I bambini cominciano, dato un prefisso o una radice, a creare propri elenchi di parole prefissate, anche aiutandosi col dizionario.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori
Cartellini dei prefissi
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori
Esercizi coi cartellini prefissi/radice
Materiale:
– 1 set di cartellini radice,
– 1 set di cartellini prefissi,
– carte titolo: radice, prefisso,
– dizionario (per il controllo dell’errore)
Presentazione:
Chiedere a un bambino di mettere le carte titolo in alto sul tappeto.
Mettere le carte radice in colonna sotto il titolo.
Dire al bambino di scegliere un prefisso e metterlo davanti alla radice per vedere se è un buon abbinamento. Continuare finché tutte le carte non sono abbinate.
Il bambino poi copia l’esercizio sul suo quaderno.
Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante
La prefissazione consiste nell’aggiungere una particella all’inizio della parola base (o radice). Questa aggiunta può essere fatta su una parola semplice (fare-rifare) o su una parola già prefissata (decifrabile-indecifrabile).
A differenza della suffissazione, la prefissazione non comporta un cambiamento di categoria della parola: dopo l’aggiunta del prefisso il nome rimane nome, l’aggettivo rimane aggettivo, il verbo rimane verbo.
PREFISSI
A, AN: (negativo) amorale, asociale, anabbagliante, analfabeta;
ARCHI, ARCI, EXTRA, SUPER, STRA, ULTRA: (grado superiore di una gerarchia o grado superlativo di una qualità) archidiocesi, arciprete, arciricco, extrafino, extralusso, supermercato, stracarico, stravizio, ultrarapido;
BEN, BENE: beneamato, benpensante
BI BIS: (due volte) bilinguismo, biscotto, bimensile (grado più remoto) bisnonno, biscroma, (peggiorativo) bislungo, bistorto
DE DI DIS S (verbale con valore di aspetto e di modo/negativo) decolorare, devitalizzare, destabilizzare, disarmare, disubbidire, scaricare, smontare, scongelare;
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:
tavola dei suffissi – serie 1
presentazione dei suffissi (2 versioni)
esercizi con la prima tavola dei suffissi
tavola dei suffissi – serie 2
esercizi con la seconda tavola dei suffissi
cartellini dei suffissi (serie 1 e 2)
gioco coi cartellini serie 1
gioco dei cartellini serie 2
contenuti per l’insegnante
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Tavola dei suffissi – serie 1
Le due tavole per i suffissi ideate da Maria Montessori sono state pensate per essere appese al muro, in modo che i bambini possano guardarle e anche prenderle. In queste tavole sono stampati gruppi di parole. Le tavole sono volutamente non troppo dettagliate, per consentire ai bambini di sviluppare l’argomento attraverso l’esercizio individuale e la ricerca.
La prima tavola contiene parole con la stessa radice, alla quale vanno aggiunti suffissi diversi.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – pdf qui:
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Tavola dei suffissi – serie 1 Presentazione
Materiale: – tavola dei suffissi serie 1 – due alfabeti mobili piccoli di colori diversi
– matita – una penna rossa e una penna nera – cartellini dei titoli
– una locomotiva e un vagone giocattolo
Presentazione:
Invitare un gruppo di bambini a partecipare alla lezione e srotolare il tappeto
Muoviamo la locomotiva facendo rumore
Diciamo: – Avete mai visto una locomotiva? Avete sentito che rumore fa? Sapete a cosa è dovuto?- (Al motore). -Sì, può muoversi da sola perché ha un motore molto potente.- .
Muovere la locomotiva, avvicinarla al vagone e agganciarla.
– E questo cos’è? Sì, è un vagone. Non può muoversi da solo, ma guardate! Se si unisce alla locomotiva, possono muoversi insieme. -.
Chiedete a due bambini di andare a prendere un alfabeto mobile nero e uno rosso, e metterli sul tappeto.
Portare i bambini a guardare la tabella dei suffissi serie 1 appesa alla parete.
Chiedere a un bambino di scegliere una parola tra quelle scritte in rosso, invitarlo a leggerla, e poi a leggere le parole scritte in nero che si trovano sulla stessa riga, ad esempio: casa, casona, casetta, casettina, casuccia, casaccia, casettaccia.
Il bambino guarda le parole e le legge un paio di volte.
Tornate al tavolo e chiedete al bambino di comporre la prima parola utilizzando il piccolo alfabeto mobile nero. Poi di comporre la seconda e la terza parola sotto la prima. Il bambino può fare riferimento alla tabella, se necessario.
Chiedere ai bambini se la prima parola contiene qualcosa di uguale alle altre parole. Se sì, dove finisce.
Dare la definizione di suffisso: – Queste parte di parola che si trova dietro a CAS si chiama suffisso. La parola SUFFISSO deriva dal Latino sub= subito dopo e fixus=attaccato. Il suffisso è infatti una particella che si aggiunge alla fine di una parola per modificare il suo significato.
Chiedere al bambino di scambiare le lettere del suffisso con i caratteri rossi.
La parte della parola rimasta in nero è la radice. CAS è una parola radice.
Mettere il titolo RADICE sopra la parte nera.
La parte in rosso della parola è invece il SUFFISSO. Mettere il cartellino del titolo relativo sopra la parte rossa.
La radice ha un suo significato: casa. Il suffisso da solo non ha nessun significato, ma può cambiare il significato di casa.
In questa lezione abbiamo fatto l’esperienza chiave sui suffissi. Mettere il cartellino del titolo sul margine superiore del tappeto.
Ora potete registrare la lezione sul vostro quaderno di Italiano, e mostrarmela quando avrete finito.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – Variante:
Con un piccolo gruppo di bambini riuniti insieme, mettere la locomotiva sul tappeto e chiedere ai bambini se ne hanno mai vista una dal vero, e dire che è molto rumorosa.
Chiedere ai bambini perché è così rumorosa: perché ha un motore. Il motore è la sua forza.
Attaccare il vagone alla locomotiva e sottolineare che il vagone non ha forza. Esso si muove solo grazie alla locomotiva.
Scrivere la parola MANO con l’alfabeto mobile. Dire ai bambini che MANO è una parola radice… è come la locomotiva, ha una sua forza. Mettere la carta titolo radice sulla parola mano.
Aggiungere le lettere –na in un colore differente a mano. Chiedere ai bambini di leggere la parola. Dire loro che le lettere –na sono come il vagone. Esse non hanno forza da sole. Solo se noi diamo forza al vagone con la locomotiva, la parola si muove.
Mettere il titolo suffisso sopra a –na. Dire ai bambini che le lettere aggiunte alla fine di una parola si chiamano suffissi.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Tavola dei suffissi – serie 1 Esercizi
Esercizio 1
Materiale: – tavola dei suffissi serie 1 – alfabeti mobili di due colori
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – Esercizio:
– Chiedete a due bambini di andare a prendere un alfabeto mobile nero e uno rosso, e metterli sul tappeto.
– Portare i bambini a guardare la tabella dei suffissi serie 1 appesa alla parete.
– Chiedere a un bambino di scegliere una parola tra quelle scritte in rosso, invitarlo a leggerla, e poi a leggere le parole scritte in nero che si trovano sulla stessa riga, ad esempio: cesto, cestino, cestello, cestone.
– Il bambino guarda le parole e le legge un paio di volte.
– Tornate al tavolo e chiedete al bambino di comporre la prima parola utilizzando il piccolo alfabeto mobile nero. Poi di comporre la seconda e la terza parola sotto la prima. Il bambino può fare riferimento alla tabella, se necessario.
– Chiedere ai bambini se la prima parola contiene qualcosa di uguale alle altre parole. Se sì, dove finisce.
– Chiedere al bambino di scambiare le lettere del suffisso con i caratteri rossi.
– Fare lo stesso lavoro con un altro gruppo di parole, ma questa volta scrivendo direttamente i suffissi in rosso e la radice in nero, dopo aver scritto in nero la prima parola.
– Andiamo a prendere la tabella appesa alla parete e controlliamo (controllo dell’errore).
Il bambino compone la prima parola della linea con l’alfabeto mobile di un colore,
poi, sotto la parola e usando lo stesso colore, ripete le lettere della seconda parola che sono uguali alla prima, ma appena una lettera cambia, usa un alfabeto di un altro colore. In questo modo la radice si presenterà sempre di un colore, ed il suffisso di un colore diverso.
il bambino può scegliere un’altra parola e continuare così l’esercizio.
Esercizio 3
Materiale:
matite colorate
tavola dei suffissi serie 1
Esercizio:
Ripetere gli esercizi di cui sopra, utilizzando matite colorate invece degli alfabeti mobili, scrivendo prima le parole tutte in un colore, poi riscrivendole utilizzando due colori.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Tavola dei suffissi – serie 2
In questa tavola i suffissi sono costanti, mentre la radice varia.
Da una parola con un certo significato, ne deriva una nuova. Il bambino non comprende tutto di questa trasformazione, all’inizio, ma si limita a costruire meccanicamente le parole con gli alfabeti mobili. Proseguendo però nello studio della grammatica, potrà decidere di ritornare alla lettura di queste tabelle, che restano sempre a sua disposizione, e capire il valore delle differenze.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Tavola dei suffissi – serie 2 Esercizi
Il bambino compone la prima parola della linea con l’alfabeto mobile di un colore,
poi, a fianco, la seconda parola: usando lo stesso colore, ripete le lettere della seconda parola che sono uguali alla prima, ma appena una lettera cambia, usa un alfabeto di un altro colore. In questo modo la radice si presenterà sempre di un colore, ed il suffisso di un colore diverso.
sotto scrive la seconda riga della serie, e così via
il bambino può scegliere un’altra serie e continuare così l’esercizio.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Tavole serie 1 e 2
Estensioni
I bambini possono trascrivere gli esercizi svolti con gli alfabeti mobili sui loro quaderni di Italiano.
Non forniamo ai bambini elenchi completi dei suffissi; le due tabelle non sono complete per stimolare nei bambini l’attività di ricerca. Un esercizio che potrà essere proposto nei giorni seguenti è quello di ricercare e scrivere sui loro quaderni elenchi di parole modificate da suffissi, trovate da loro.
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Cartellini delle radici e dei suffissi
Gioco 1
Materiale:
– un set di cartellini di parole radice (uguali) e un set di cartellini di suffissi da abbinare (vari); – cartellini dei titoli SUFFISSO e RADICE
Esercizio:
mettere i due cartellini dei titoli lungo il margine superiore del tappeto
dire ai bambini di mettere le radici una sotto l’altra sotto il titolo RADICE
scegliere poi un suffisso da abbinare per ogni cartellino radice, che abbia senso
copiare l’esercizio sul quaderno
Gioco 2
Materiale: – un set di cartellini di parole radice (varie) e un set di cartellini di suffissi da abbinare (uguali); – cartellini dei titoli SUFFISSO e RADICE
Esercizio:
mettere i due cartellini dei titoli lungo il margine superiore del tappeto
dire ai bambini di mettere i suffissi uno sotto l’altro sotto il titolo SUFFISSO
scegliere poi una radice da abbinare per ogni cartellino suffisso, che abbia senso
Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori Contenuti per l’insegnante
La formazione delle parole riguarda la trasformazione di parole base in suffissati (orologio – orologiaio), prefissati (campionato – precampionato) e composti (fermare + carte = fermacarte). Questo produce nuovi vocaboli partendo da parole che già esistono. I:
suffissi: sono particelle che si aggiungono alla fine delle parole
prefissi: sono particelle che si aggiungono all’inizio delle parole
composti: si formano attraverso la fusione in una sola parola di almeno due parole.
Suffissi e prefissi, nel loro insieme, vengono anche chiamati affissi.
Per passare dalla parola base al nuovo vocabolo si seguono alcune regole di trasformazione. Queste regole riguardano sia la forma sia il significato, e spiegano la struttura delle parole esistenti. In particolare:
impongono un determinato ordine e solo quello (incenerire e non cenerirein)
specificano la categoria della base e del derivato (arma nome + are = armare verbo)
indicano le proprietà semantiche del derivato (ad esempio –aio porta alla formazione di parole che si riferiscono ad esseri umani (fornaio, orologiaio, ecc…).
Fondamentalmente i suffissi portano al passaggio da una categoria di parole ad un’altra: da un verbo otteniamo un aggettivo o un nome, da un nome un verbo o un aggettivo, da un aggettivo un verbo o un nome. A questi bisogna aggiungere gli avverbi, che possono essere sia basi (indietro – indietreggiare) sia derivati (veloce – velocemente). L’alterazione è un particolare tipo di suffissazione.
L’alterazione è un tipo di suffissazione che non porta a mutare il significato della parola di base nella sua sostanza, ma solo per alcuni particolari aspetti: qualità, quantità, giudizio del parlante.
Gli alterati possono essere: – diminutivi o accrescitivi (quantità) – di valore positivo o negativo (qualità), – peggiorativi attenuativi o vezzeggiativi (giudizio del parlante). Ci sono poi gli alterati verbali.
La divisione in sillabe col metodo Montessori : ho raccolto qui qualche idea pratica per affrontare l’argomento coi bambini, con materiale pronto per la stampa in formato pdf. Questo è il contenuto dell’articolo: – Andare a capo: presentazione ai bambini (prima versione) – Andare a capo: presentazione ai bambini (seconda versione) – Esercizio 1 – Esercizio 2 – Esercizio 3 (schede autocorrettive per la divisione in sillabe) – Schede delle regole della divisione in sillabe. Tutto il materiale stampabile si trova raggruppato qui:
La divisione in sillabe col metodo Montessori Presentazione ai bambini (prima versione)
Materiale occorrente: Foglio a righe con margini Penna rossa Matita e gomma Cartellino titolo: ANDARE A CAPO
La divisione in sillabe col metodo Montessori 1
Presentazione: – Invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione e srotoliamo un tappeto.
– Scriviamo davanti ai bambini un paragrafo a matita, copiandolo o facendoselo dettare da un bambino.
– Quando lo spazio della riga si esaurisce, cioè si arriva al margine, diciamo: -Oh! Non c’è spazio. Forse dovrei scrivere più in piccolo…-.
– Cancelliamo l’ultima parola e tentiamo di far stare la parola entro il margine. Diciamo: -Non mi sembra che vada bene, così…-.
– Cancelliamo di nuovo e invitiamo i bambini a battere le mani per ogni sillaba della parola; nel mio esempio: LUN (battere le mani) GA, TER (battere le mani) RA. Scriviamo quindi LUNe disegnano i trattini in rosso per poi andare a capo con GA.
– Scriviamo il resto della frase.
– Terminato il lavoro diciamo ai bambini: -Quando arrivo al margine del foglio e la parola non può starci intera, ne scrivo una parte, e il resto lo scrivo nella riga sottostante. Per spiegare che ho diviso la parola aggiungo vicino al margine due trattini. Questa operazione si chiama ANDARE A CAPO.-.
Se volete, potete aggiungere che nei testi stampati e se scriviamo al computer, per andare a capo si usa un trattino corto. I programmi di videoscrittura però usano sistemi automatici per adeguare le righe ai margini, e non richiedono quasi più l’uso della divisione in sillabe.
La divisione in sillabe col metodo Montessori – Estensioni: Nei giorni seguenti fare coi bambini molti esercizi battendo le mani, presentando man mano che si presentano le varie regole della divisione in sillabe. Creare nei giorni seguenti occasioni pratiche per l’esercizio scritto.
La divisione in sillabe col metodo Montessori Presentazione ai bambini (seconda versione)
Materiale: strisce bianche di carta, penna, forbici, cartellini del titolo (1a sillaba, 2a sillaba, 3a sillaba, 4a sillaba, 5a sillaba), cartellino dell’etimologia della parola sillaba.
La divisione in sillabe col metodo Montessori 2
Presentazione: – Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini interessati e diciamo loro che parleremo di come si possono dividere le parole.
– Mettiamoci in cerchio e chiediamo ai bambini di scandire lentamente i propri nomi, battendo le mani quando serve. Questa sarà la prima dimostrazione.
– Poi diciamo: – Ascoltate attentamente questa parola: casa. Battete le mani quando sentite che nella parola può esserci uno stacco.-. Diciamo poi che la parola casa è formata da due parti.
– Scriviamo la parola casa su una striscia di carta, e tagliamola dove abbiamo sentito che c’è uno stacco nel suono.
– Spieghiamo ai bambini che le parti di una parola si chiamano sillabe, poniamo sul tappeto (al centro, sul margine superiore) il cartellino dell’etimologia e diciamo che la parola “sillaba” deriva dal Greco syl (insieme) e lamb (prendo).
– Mettiamo i primi due cartellini sotto al cartellino, leggendoli.
– Poi poniamo sotto di essi le due parti della parola.
– Continuiamo con altre parole di due sillabe, poi passare a parole più lunghe, aggiungendo altri cartellini dei titoli.
La divisione in sillabe col metodo Montessori Esercizio 1
Materiale: cartellini di parole preparati con parole di 1, 2, 3, 4, 5 sillabe; stuzzicadenti. Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (con tabella autocorrettiva):
La divisione in sillabe col metodo Montessori 3
La divisione in sillabe col metodo Montessori 3 tabella autocorrettiva
Presentazione: – Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini, e cominciamo leggendo loro una parola di due sillabe. Chiediamo quante sillabe contiene.
– Mettiamo il cartellino della parola sul tappeto e poniamo uno stuzzicadenti tra le due sillabe.
– Continuiamo allo stesso modo con altre parole, di due, tre, quattro, cinque sillabe.
– I bambini possono registrare l’esercizio sul quaderno.
La divisione in sillabe col metodo Montessori Esercizio 2 Cartellini auto correttivi delle parole
Materiali: molti cartellini di parole di 1,2,3,4,5 sillabe scritti fronte e retro (da un lato la parola intera, dall’altro la parola divisa in sillabe, per l’autocorrezione). Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (ritagliare e piegare lungo la metà ogni cartellino, per ottenere il fronte-retro):
Presentazione: – Disporre i cartellini dei titoli sul tappeto (sul margine superiore) e distribuire i cartellini delle parole tra i bambini.
– I bambini posizionano le loro parole sotto il titolo corretto.
– Ogni bambino sceglie una parola e la trascrive con gli alfabeti mobili, alternando i colori tra le sillabe, poi volta il cartellino per verificare se ha diviso la parola correttamente.
La divisione in sillabe col metodo Montessori Esercizio 3 Schede auto correttive per la divisione in sillabe
Avevo preparato tempo fa queste schede, che contengono parole di difficoltà diversa, e sono pronte in formato pdf per il download e la stampa gratuiti. Le ho sempre trovate molto utili.
La divisione in sillabe col metodo Montessori Schede delle regole della divisione in sillabe
Le regole per la divisione in sillabe, che tutto sommato non sono molte, possono essere scritte su cartellini di colori diversi. I bambini possono usarle per studiare le parole, per risolvere dubbi, o possono copiarle, se lo desiderano, sui loro quaderni.
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori Qui presento due giochi per lavorare alle difficoltà ortografiche in chiave montessoriana, nell’ambito dello studio delle parole: – I cestini delle difficoltà ortografiche (con cartellini pronti per la stampa in formato pdf) – Le nomenclature per le difficoltà ortografiche (sempre stampabili in pdf).
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Esercizio 1 I cestini delle difficoltà ortografiche
Materiale occorrente – due alfabeti mobili piccoli in due colori diversi (puoi stamparli da qui) oppure acquistarli
– cestini (o scatoline) contenenti i cartellini delle parole (circa 15 cartellini per cestino al massimo, da variare e riassortire spesso).
Le difficoltà trattate saranno: Cestino 1: CHE CHI Cestino 2: GHE GHI Cestino 3: CIA CIO CIU Cestino 4: GLI Cestino 5: GN Cestino 6: SCE SCI Cestino 7: GLI eccezione (glicerina, glicine, glicemia, anglicano, ganglio, glifo, negligente, negligenza, geroglifico, glissare,…) Cestino 8: CQU QQU
Per ognuna di queste difficoltà ortografiche trovi il materiale pronto da scaricare e stampare gratuitamente in questo articolo.
Presentazione
– Invitiamo i bambini a scegliere uno dei cestini, ad esempio il cestino di gn. Mettiamo il cestino scelto e gli alfabeti mobili sul tappeto.
– Diciamo ai bambini: “Questi cestini contengono parole che hanno suoni speciali. Questi suoni speciali non stanno in una sola lettera, ma in due o in tre. Il cestino che avete scelto, ad esempio, è quello del suono gn. Vi viene in mente una parola che contiene il suono gn?”. Aspettiamo la risposta dei bambini, e se occorre aggiungiamo anche noi qualche parola.
– Chiediamo ad un bambino di prendere i cartellini uno alla volta, e di leggerli a voce alta.
– Decidiamo quale dei due alfabeti mobili vogliamo usare per il suono speciale e scriviamo la combinazione gn in alto al centro del tappeto.
– Ora chiediamo al bambino prendere un cartellino, aprirlo, leggere la parola, richiudere il cartellino e scrivere la parola che ha letto con l’alfabeto mobile.
– Terminata la composizione della parola, invitiamolo a riaprire il cartellino per controllare il suo lavoro.
Estensioni: – Dopo alcuni di questi esercizi il bambino non avrà più bisogno di utilizzare gli alfabeti mobili, e non è un materiale su cui insistere, nella scuola primaria. Presto preferirà scrivere le parole contenute nei cestini su fogli o sul quaderno di grammatica, con penne di due colori.
– Con i cartellini di parole preparati per ogni difficoltà ortografica, possiamo riempire vari cestini con parole diverse, ed i bambini possono anche lavorare in coppia o in piccoli gruppi, aiutandosi a vicenda.
– I bambini possono anche decidere di prepararsi un libretto di difficoltà ortografiche, scrivendo sempre le parole in due colori.
– Incoraggiamo i bambini a scrivere frasi o storie utilizzando le difficoltà ortografiche apprese.
– Lavorando in coppia, i bambini possono dettarsi a vicenda le parole.
Oltre ai cestini ed alle nomenclature per le difficoltà ortografiche, possiamo preparare delle liste di parole che i bambini possono utilizzare per compilare delle rubriche.
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori Cartellini pronti per i cestini delle difficoltà ortografiche
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori che chi
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori sce sci
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori ghe ghi
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli eccezione
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gn
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cia cio ciu
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cqu qqu
Trovi tutti in file insieme qui:
Digrammi e trigrammi col metodo Montessori Esercizio 2 Le nomenclature per le difficoltà ortografiche
Di seguito trovi tutte le carte delle nomenclature per le difficoltà ortografiche pubblicate finora. Per l’uso di queste carte, trovi tutte le indicazioni utili qui:
– mentre un bambino dispone sul tappeto le 26 lettere dell’alfabeto, chiedere ai compagni di nominarle una ad una (le lettere sono tutte di un colore):
– togliamo le vocali e rimettiamole nella scatola. Chiediamo ad un bambino di contare le lettere rimaste.
Diciamo ai bambini: -Queste 21 lettere sono chiamate consonanti- e mettiamo il cartellino del titolo in alto. Facciamo ripetere ai bambini.
– ora rimettiamo le vocali, ma di un colore diverso. Diciamo ai bambini: -Queste cinque lettere, a e i o u, si chiamano vocali. Facciamo ripetere ai bambini.
– prima di rimettere le vocali di colore diverso a posto, e sostituirle nuovamente con quelle del colore originario, posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto, così:
Ora posizioniamo i due cartelli dei titoli in alto, e distribuiamo le lettere (tutte dello stesso colore) tra tutti i bambini, chiedendo loro di metterle sul tappeto divise correttamente in due gruppi:
Ogni bambino mette la sua lettera sotto il titolo appropriato, dopo aver letto a voce alta lettera e titolo:
– al termine i bambini possono registrare il lavoro sui loro quaderni di grammatica:
Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori
Lo studio delle parole ha lo scopo di affinare la sensibilità dei bambini verso il linguaggio, sostenere l’ortografia corretta e migliorare le capacità espressive dei bambini. Per studio delle parole si intende un gruppo di argomenti di studio, tra i quali:
Le vocali e le consonanti
I digrammi e i trigrammi
La divisione in sillabe
I prefissi
I suffissi
I sinonimi
I contrari
Le famiglie di parole
I palindromi
Le parole composte.
Il bambino, quando arriva alla scuola primaria, ha a disposizione lo strumento del linguaggio che ha creato grazie alla sua mente assorbente, traendolo dal suo ambiente. Sa già rispettare le regole della grammatica e della sintassi, anche se nessuno gliene ha mai parlato, perché la grammatica e la sintassi fanno parte della lingua che usa. Quando arriva alla scuola primaria, noi dobbiamo aiutarlo a fare in modo che il suo linguaggio cresca e si espanda. Per questo lavoriamo all’arricchimento del lessico, e studiamo la grammatica e la sintassi per portare le loro regole alla consapevolezza del bambino, facendo leva sulle sue capacità di immaginazione e di pensiero razionale.
Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori
Nella scuola primaria, il lavoro sulla lingua si divide in tre parti:
Lo studio delle parole
L’analisi grammaticale
L’analisi logica.
Si comincia con lo studio delle parole, che permette di lavorare su parole singole, modificandole in vario modo, per scopi specifici, o imparando a conoscerle da punti di vista particolari. Il lavoro sullo studio delle parole aiuta moltissimo a costruire un buon vocabolario. Mostriamo al bambino le parole, e gli facciamo sentire quanto possano essere interessanti ed emozionanti.
Tutto il lavoro che facciamo nel campo dello studio delle parole offre un aiuto validissimo per l’ortografia, inoltre prepara all’analisi grammaticale e logica, perché aiuta i bambini a vedere le relazioni che esistono tra le parti del discorso, e come possiamo cambiare la funzione o il significato di una parola. Suffissi, prefissi e parole composte possono essere presentati a partire dal primo giorno di scuola, se i bambini sanno leggere. Il lavoro può essere condotto con una certa lentezza, proprio per sostenere le abilità di lettura nascenti.
Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori
Il materiale che usiamo per lo studio delle parole comprende essenzialmente:
Tabelle
Piccoli alfabeti mobili di vari colori (verde, rosso, nero).
Le tabelle restano appese in aula, ad altezza d’occhio dei bambini. Le troverai pronte per la stampa nei prossimi articoli. E’ molto importante che queste tabelle restino appese in aula, perché sostengono il lavoro di memorizzazione, e diventano uno strumento di autocorrezione sempre disponibile dopo gli esercizi. Nei materiali Montessori l’aspetto del controllo dell’errore, come sappiamo, è considerato di estrema importanza.
La seconda parte del lavoro sulla lingua, nella scuola primaria, riguarderà lo studio delle nove parti del discorso, cioè l’analisi grammaticale. I bambini impareranno a guardare le parole dal punto di vista della funzione che svolgono all’interno della frase. Non importa di che parola si tratti: ognuna svolge un ruolo, ha una funzione speciale, la responsabilità di un lavoro da compiere. Nei bambini prende forma l’impressione che al di sotto di ciò che diciamo, sta un ordine definito.
Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori
Il materiale che usiamo per l’analisi grammaticale comprende essenzialmente:
Simboli grammaticali
Scatole grammaticali
Cartellini dei comandi
I bambini imparano a classificare ogni parola in base a delle categorie. Quando si presentano i simboli grammaticali nella Casa dei bambini, non vengono dati ai bambini i nomi delle parti del discorso, mentre nella scuola primaria la nomenclatura corretta fa parte del lavoro di analisi. I bambini lavorano sia con i simboli, creando un collegamento proficuo col percorso precedente, sia con le scatole grammaticali, che rappresentano per loro un nuovo strumento per classificare le parole.
A differenza del materiale sensoriale che si usa coi bambini dai 3 ai 6 anni, il materiale usato nel periodo dai 6 ai 12 anni è essenzialmente materiale stampato, così le scatole grammaticali contengono, ad esempio, frasi pronte. Spesso questi nuovi materiali prevedono inoltre un lavoro di gruppo, collaborativo. Lo scopo di questi materiali è di manipolare gli elementi linguistici e rendere comprensibile la grammatica che si nasconde nella lingua. Servono insomma a stimolare un grande interesse verso la grammatica, interesse che porterà poi i bambini verso i manuali veri e propri. E’ un’idea sbagliata, quella che vorrebbe che il metodo Montessori non preveda l’utilizzo di libri di testo.
La terza parte del lavoro sulla lingua nella scuola primaria, riguarda infine l’analisi logica e del periodo. Anche questo lavoro si avvia nella Casa dei bambini, quando si parla di “analisi della lettura”, e si utilizzano i materiali per l’analisi della frase semplice. Questi materiali tornano ad essere usati nella scuola primaria, dove si parte dall’analisi della frase semplice, per poi approdare alle frasi composte e complesse. I simboli che usiamo sono gli stessi, ma se ne aggiungeranno molti altri, insieme alle relative nomenclature.
Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
Lo studio della lingua nella scuola primaria Montessori comprende: 1. Storia della scrittura e del linguaggio orale (quarta grande lezione) 2. Grammatica e sintassi 3. Composizione scritta 4. Linguaggio parlato 5. Letteratura 6. Attività di ricerca
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
Nella scuola d’infanzia, il bambino è stato coinvolto nei fatti della lingua, che ha potuto esplorare sensorialmente. Ma poiché adesso le caratteristiche psicologiche sono cambiate, non possiamo mantenere lo stesso approccio. Il nostro compito, ora, è quello di aiutare il bambino ad esplorare le cause che stanno dietro ai fatti. Nello studio della lingua, cominciamo con le grandi storie cosmiche, per fare appello alla fantasia del bambino. Egli è già in grado di leggere e scrivere, e noi possiamo usare il linguaggio per l’esplorazione delle origini e dello sviluppo del linguaggio, nonché della vita dell’uomo nel nostro universo. L’arricchimento del vocabolario, la scrittura, la lettura, l’analisi grammaticale e l’analisi logica sono già state presentate, in germe, nel periodo della scuola d’infanzia, ma nella scuola primaria verranno trattate in modo diverso, diventando elementi inseriti nella storia dell’uomo. Quando il bambino entra nella scuola primaria, psicologicamente si distacca dai suoi primi ambienti (casa, scuola d’infanzia) e si rivolge alla società al fuori di essi. E’ lo sviluppo di questa società che ha reso possibile lo sviluppo della lingua. La quarta grande lezione ha per oggetto le origini della scrittura (pitture rupestri, scritture prealfabetiche, alfabetiche, sviluppo dei simboli scritti, calligrafia), le origini del linguaggio, e le origini della lingua italiana, con particolare attenzione all’etimologia delle parole. Grazie alla sua fantasia, il bambino segue con interesse la storia delle origini della lingua, in particolare della sua. Apprezzerà molto anche la storia della scrittura, dei supporti usati nel corso del tempo dai vari popoli, l’evoluzione della scrittura dai pittogrammi al computer, l’invenzione della carta e della stampa.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
2. Grammatica e sintassi Per parlare e scrivere in modo chiaro, il bambino deve capire le regole della grammatica e della sintassi, ma queste regole non devono essere fornite come un esercizio noioso. Dovrebbero essere date come arte della storia che si è sviluppata nel tempo. In questo modo, le ragioni storiche diventano una risposta alle difficoltà di ortografia, alle parole irregolari, e alle eccezioni alle regole. Il bambino, guidato in questo percorso, si renderà conto di quanto il linguaggio sia interessante, perché noi la applichiamo alla vita e non agli esercizi che stanno in un libro di grammatica.
Gli argomenti di grammatica e sintassi trattati nella scuola primaria sono:
Studio della parola
Studio delle parti del discorso
Analisi logica e del periodo.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
Nello studio della grammatica nella scuola primaria riconosciamo tre stadi o livelli:
1° stadio: esercizi con i simboli grammaticali;
2° stadio 2: esercizi con i cartellini dei comandi;
Lo studio della lingua è anche esercizio di lettura. Se il bambino desidera analizzare le parti del discorso, infatti, avrà bisogno di leggere. Questo è ciò che Maria Montessori chiama lettura totale. Per tutti i materiali strutturati per lo studio della lingua, facciamo leva sul senso sociale del bambino, stimolando il lavoro in coppie o gruppi, soprattutto con le scatole grammaticali e i cartellini dei comandi. La lingua deve essere presentata con fantasia, se vogliamo interessare il bambino. Egli non deve subire regole di grammatica, sintassi e ortografia, ma piuttosto deve comprendere le ragioni di queste regole particolari, ed acquisire, applicando queste regole, le abilità di scrittura indispensabili a registrare e notificare. Il bambino deve scoprire tutto ciò che si può fare con linguaggio. La proposta di Maria Montessori riconosce al bambino la capacità di cogliere visioni di insieme, sia pure non troppo vaste. Nella Psicogrammatica (grammatica come aiuto allo sviluppo psichico) si comincia con la famiglia del nome (articolo, nome, aggettivo: sintagma nominale), per passare poi alla famiglia del verbo (sintagma verbale) composta da verbo, avverbio, pronome. I legami dinamici tra le due famiglie avvengono grazie ai tre aiutanti (preposizione, congiunzione, interiezione). È evidente in Maria Montessori la scelta consapevole di termini come famiglia o aiutante, direttamente comprensibili al bambino, termini vicini al suo mondo affettivo e tuttavia aderenti alla funzione linguistica esatta. Nella scuola d’infanzia presentiamo i simboli per mostrare che le parole hanno delle funzioni diverse all’interno della frase, mostriamo cioè che le parole cambiano, ma i modelli di funzionamento rimangono gli stessi. Nella scuola primaria, i simboli grammaticali servono a rendere concreto ciò che è astratto, aiutano i bambini a scoprire la funzione delle parole e a classificarle. La scoperta della funzione avviene in modo spontaneo, e questa preparazione indiretta all’analisi grammaticale è una base forte, a cui aggiungiamo gradualmente nuove scoperte, arrivando a gradi superiori di conoscenza della grammatica.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
3. Composizione scritta Dal momento che una gran parte del lavoro nella scuola primaria consiste nel notificare e registrare, abbiamo bisogno di aiutare il bambino a scrivere in modo chiaro e preciso. Dobbiamo aiutarlo a prendere appunti e a scrivere queste note in modo immaginativo. Se il bambino non è abituato a illustrare il suo lavoro con immagini o disegni, o non è abituato alla decorazione, dovremo mostrargli come svolgere il suo lavoro in modo che sia piacevole dal punto di vista artistico, per far sì che ne sia soddisfatto. In questo modo il lavoro scritto non diventa solo un compito, ma un’opera d’arte.
La composizione scritta riguarda: – libera espressione: immaginativa e fattuale – esercitazioni pratiche: forma e contenuto, segni di interpunzione, divisione in sillabe, scrittura a mano, illustrazione e decorazione – relazioni scritte – scrittura di lettere – poesia – teatro – dialoghi – studio ed esercizi di stile.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
4, Linguaggio parlato I bambini dovrebbero essere incoraggiati a parlare e conversare tra loro. Bisogna inoltre coltivare l’abilità di parlare in pubblico, riportare le proprie osservazioni, presentare il proprio lavoro agli altri. Le abilità linguistiche si esercitano con: – discorsi – discussioni e dibattiti – rapporti – recitazione – dialoghi – teatro.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
5. Letteratura Nella scuola d’infanzia i racconti letti ai bambini vertono preferibilmente su storie relative alla vita quotidiana. Nella scuola primaria bisogna invece offrire una grande varietà di racconti, e non soltanto storie vere. I bambini, a questa età, cominciano ad apprezzare miti e storie d’avventura. La biblioteca di classe non deve però essere troppo ricca, perché i bambini deve essere stimolato a ricercare al di fuori della scuola il materiale di lettura. E’ importante che i libri siano letti per il piacere di leggere, e non per essere analizzati. Gli studenti dovrebbero avere la possibilità di leggere molto e di discutere delle loro letture, esprimendo piacere o antipatia. Gli scrittori possono essere inseriti nel loro contesto storico e sociale.
Le attività di lettura riguardano: – libri letti dai bambini (libreria di classe e biblioteca pubblica) – storie e poesie lette dall’insegnante – lettura interpretata – biografie di scrittori – linee del tempo della letteratura – storia della letteratura italiana.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
6. Attività di ricerca Le attività di ricerca sono una costante nella scuola primaria, e si intensificano verso la fine, dai 9 ai 12 anni.
In questa presentazione schematica del lavoro sulla lingua nella scuola elementare, consideriamo che tutti gli argomenti elencati si sviluppano non uno dopo l’altro, ma in parallelo. Non ci sono età fisse per ogni lavoro. Quando si presenta un argomento nuovo ad un bambino, egli può andare avanti, se vuole, ma non è tenuto a farlo. L’insegnante deve assicurarsi di presentare alcuni argomenti chiave relativi allo studio della lingua, argomenti che forniscono la base per il progredire delle conoscenze. Fatto questo, un gruppo di bambini può seguirne un aspetto, un altro gruppo un altro. L’insegnante deve osservare questo lavoro, ed inserire le presentazioni dei materiali ai quali la classe non sta lavorando. Dopo le presentazioni, dovrebbe dare suggerimenti per sostenere il lavoro dei bambini, fino a quando essi non avranno le idee chiare su cosa fare.
Nella scuola d’infanzia i bambini raggiungono un grado di sviluppo in cui scrivono parole e frasi, e leggono cartellini dove sono descritte azioni che essi interpretano praticamente, mostrando così di averle comprese. Il materiale per l’apprendimento della scrittura e della lettura consiste in due alfabeti mobili: uno più grande, con le vocali e le consonanti di due colori diversi, ed uno più piccolo in un colore unico. Tuttavia il grado di sviluppo non è ancora ben determinato: si potrebbe dire che i bambini hanno fissato i meccanismi della scrittura e della lettura, e si avviano verso uno sviluppo intellettuale di queste conquiste. E’ una via aperta al progresso che si realizzerà nella scuola primaria, quando la mente può servirsi dei meccanismi della lettura e della scrittura.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
Nella scuola primaria cominciamo col presentare un terzo alfabeto mobile, con le lettere molto più piccole, e in corsivo. In questo alfabeto ci sono 20 esemplari di ogni lettera, mentre prima ce ne erano 4; inoltre ci sono tre alfabeti completi: uno bianco (gesso), uno nero(inchiostro nero), uno rosso(inchiostro rosso). Quindi abbiamo 60 esemplari per ogni lettera dell’alfabeto. Sono inclusi anche tutti i segni di interpunzione: punto, punto e virgola, virgola, accento, apostrofo, punto esclamativo e punto interrogativo. Le lettere sono fatte di cartoncino rigido.
Altri esemplari portano invece lettere dell’alfabeto secondo la forma dello stampato, e sono disposte nel casellario secondo l’ordine in cui sono le lettere dell’alfabeto nelle macchine da scrivere.
Gli usi di questo alfabeto sono molteplici. L’esercizio è noto, perché gli alfabeti mobili sono già stati usati nella Casa dei Bambini. In relazione all’apprendimento dei nomi, usiamo quindi un metodo già usato, il metodo oggettivo, con esercizi pratici. Ma perché dovremmo limitarci al nome? Il nome non è che una delle parti del discorso, come l’aggettivo, il verbo, ecc. Se c’è un metodo che ci permette di imparare in modo semplice cos’è un nome, possiamo utilizzarlo anche per le altre parti del discorso.
Quando poniamo un cartellino con una parola su un oggetto corrispondente, il bambino sa già distinguere il nome da ogni altra parte del discorso. Ha imparato a farlo in modo intuitivo. Il primo passo verso la grammatica è stato fatto.
Il bambino ha costruito tutte le sue parole con l’alfabeto mobile, ed ha inoltre scritto queste parole. Si è così esercitato in due attività preparatore: si è preparato all’analisi dei suoni, e si è preparato all’analisi delle parole nel loro significato (il processo di apprendimento della lettura è spiegato in dettaglio nel libro “Il Metodo Montessori”).
Procedendo alla classificazione delle parole distinguendo il nome da tutte le altre parole, faremo un grande passo verso la comprensione dell’analisi grammaticale, come l’alfabeto tattile è stato il primo passo verso l’analisi della parola. Dobbiamo solo portare il processo un passo avanti, e forse arriveremo al “discorso analizzato per intero”.
E’ una semplice questione di continuità all’interno di un processo unitario. L’impresa può sembrare azzardata. Non importa. Quell’orribile grammatica, quell’orribile spauracchio, non è così terribile se diventa un appassionante esercizio, e se è accompagnata da una guida amorevole che porta il bambino lungo piacevoli sentieri alla scoperta di cose che ha effettivamente svolto.
Quanto diversa sembrerà la grammatica ai nostri piccoli studenti, se invece di essere un crudele assassino che spezza la frase in pezzetti, diventa un’amorevole ed indispensabile aiuto nella costruzione e nel collegamento delle parole tra loro nel discorso.
L’analisi dei suoni, che nel nostro metodo porta alla scrittura spontanea, non è adatto per tutte le età. Si applica quando il bambino ha quattro anni, quattro anni e mezzo. Allo stesso modo lo studio analitico delle parti del discorso, non è adatto a bambini di qualsiasi età. E’ il bambino tra i cinque ed i sette anni che è un amante delle parole, ed a questa età mostra una predisposizione per questo studio.
L’idea che l’analisi deve essere preceduta dalla composizione è un pregiudizio. Solo le cose prodotte dalla natura devono essere analizzate prima di poter essere comprese. La violetta, ad esempio. Si trova perfetta in natura. Noi per studiarla dobbiamo strappare i petali, sezionare il fiore, osservare la sua crescita. Ma volendo creare una violetta artificiale, dobbiamo fare l’opposto. Dobbiamo preparare gli steli uno ad uno, quindi lavorare ai petali, ritagliarli, colorarli e stirarli uno ad uno. E si prova un grande piacere in ognuna di queste singole operazioni, che convergono infine nella creazione di un grazioso fiorellino artificiale. La costruzione di una casa è un processo analitico. La persona che costruisce la casa la conosce nei più piccoli dettagli ed ha un’idea precisa della sua costruzione, idea che non ha chi la demolisce. Questo perchè, prima di tutto, il processo di costruzione richiede molto più tempo della demolizione. Ma, oltre a questo, il costruttore ha un punto di vista diverso del demolitore.
Il periodo sensibile per la lingua si presenta tra i 6 e gli 8 anni di età. In questa fase il bambino è interessato a capire il linguaggio e le sue componenti: le parole, il loro significato, la loro funzione, e le loro relazioni reciproche.
I materiali montessoriani applicano il principio dell’isolare le difficoltà, per esplorare singolarmente gli elementi del linguaggio.
Il programma di insegnamento della lingua nella scuola primaria
L’obiettivo dello studio della grammatica, nella scuola primaria, è quello di arricchire il linguaggio del bambino, sviluppare l’arte della comunicazione e stimolare il suo interesse verso la lingua, per soddisfare il suo bisogno di inserirsi in modo sempre più pieno nella società. Lo studio della grammatica lo aiuta a prendere coscienza degli aspetti della lingua che già conosce, in particolare l’ordine, la struttura e la composizione .
La grammatica montessoriana mira a presentare la struttura del linguaggio in modo semplice e coerente, senza regole rigide. Si offrono al bambino esperienze molto variegate, che si espandono come una spirale toccando e approfondendo via via i vari argomenti, in modo che egli possa fare esperienze pratiche su argomenti selezionati ed isolati. Questo porta a gettare le basi esperienziali che poi affluiranno allo studio della grammatica svolto sui libri di testo, ad un’età successiva.
La grammatica dovrebbe sempre essere presentata attraverso metodi che sono la risposta ad un bisogno del bambino e che tengono conto delle sue abilità reali. Questo è il significato della parola Psicogrammatica: grammatica che si accorda ai bisogni di crescita del bambino.
Il bambino, prima di arrivare alla scuola primaria, ha già sviluppato il proprio linguaggio grazie alla sua mente assorbente, interagendo con l’ambiente. Ha già iniziato, anche, ad utilizzare la grammatica e la sintassi, anche se nessuno gliene ha mai parlato, ma come elemento che fa parte della sua lingua.
Quando arriva alla scuola primaria, noi abbiamo il compito di aiutare questo suo linguaggio a crescere e perfezionarsi.
All’età di circa 4 anni, 4 anni e mezzo, il bambino è uno studioso di suoni: impara a pronunciare con molta abilità moltissime parole, ed è capace di riconoscerne moltissime, nei discorsi che sente intorno a sé. Prova gioia nel seguire con le dita l’andamento delle lettere dell’alfabeto tattile, e poi scrive parole da sé sulla carta o con l’alfabeto mobile. In questa fase non è detto che scriva correttamente: si esercita a rappresentare i suoni delle parole, senza che questo rappresenti un rispetto di regole ortografiche.
Dopo i cinque anni si avvia allo studio delle parole: l’impressione che ne riceve, cioè l’idea che esistono diversi tipi di parole, lo apre allo studio della grammatica e della sintassi.
Il bambino, in questo stadio del suo sviluppo, non è un creatore prolifico di idee complesse, e può non trarre piacere dallo studio di concetti grammaticali. E’ quando comincia ad usare il linguaggio per rappresentare le sue proprie idee, che Maria Montessori pensa che sia pronto per il programma della scuola primaria.
Nella scuola d’infanzia, le lezioni hanno lo scopo di aiutare i bambini ad apprezzare la lingua che stanno cominciando a dominare attraverso la lettura e la scrittura, e il piano di lavoro per la scuola primaria è la naturale continuazione di questo lavoro.
Tutto il lavoro svolto nella scuola d’infanzia con le carte delle nomenclature, i simboli grammaticali e delle parti della frase, in realtà serve principalmente allo sviluppo delle abilità di lettura. Con l’analisi logica e grammaticale, nella scuola d’infanzia, vogliamo dare ai bambini una prima impressione, che serve solo come introduzione per tutto il lavoro che verrà sviluppato nella scuola primaria. Nella scuola primaria, l’approccio allo studio del linguaggio è diverso, perché non facciamo più appello alle percezioni sensoriali, ma alle capacità di pensiero ed all’immaginazione dei bambini.
Dopo i 6 anni, infatti, ci impegneremo a cercare le ragioni che ci portano ad usare le parole, ed a scoprire i come ed i perché del linguaggio che utilizziamo. I simboli grammaticali, che vengono presentati già nella scuola d’infanzia, aiutano i bambini a classificare le parole. Già in questa fase, dunque, lavoriamo alla grammatica, ma lo scopo di questo lavoro è il perfezionamento della lettura.
Perchè si insegna la grammatica?
Abbiamo già detto che presentiamo la grammatica solo quando il bambino può esprimere qualcosa che si crea nella sua mente, perchè la costruzione (la sintesi) deve precedere l’analisi.
Il lavoro sulla lingua, nella scuola primaria, comincia con la Quarta grande lezione, seguita da una serie di storie sull’alfabeto, il linguaggio e le origini della sua lingua. Segue il lavoro sulla grammatica, che si compone di tre parti: lo studio della parola, l’analisi grammatica, e l’analisi logica.
Questo non significa affatto che il bambino debba completare lo studio della parola, prima di iniziare l’analisi grammaticale. Il nostro scopo è quello di guidare il bambino all’interno di un processo, non di forzarlo per rispettare un piano di studi.
Con lo studio della parola, esaminiamo le singole parole e le loro possibili modificazioni per mezzo di suffissi o prefissi. Lavoriamo con nomi maschili e femminili, singolari e plurali, nomi alterati, composti, collettivi, ecc…
L’analisi grammaticale consiste nella presentazione delle nove parti del discorso, cioè sull’analisi delle parole in base alla loro funzione. I bambini imparano così che ogni parola ha un suo ruolo nella frase e deve essere collocata in un certo ordine, se vogliamo che le nostre frasi abbiamo senso. Sentono dunque che il linguaggio ha una struttura invisibile lo regge. Nella scuola primaria, utilizziamo ancora i simboli grammaticali, e sarà molto utile farlo perché creerà un collegamento importante col lavoro svolto nella scuola d’infanzia, ma soprattutto faremo uso delle scatole grammaticali. Le scatole grammaticali hanno prima di tutto lo scopo di rendere comprensibile ai bambini la grammatica della loro lingua, e solo secondariamente servono ad insegnare le specifiche regole grammaticali. Servono a stimolare l’interesse dei bambini verso la grammatica, prima di tutto. Questo interesse potrà condurli poi ad utilizzare testi di grammatica veri e propri, per ricavarne maggiori informazioni. Le scatole grammaticali sono uno strumento che serve ad isolare e sottolineare le diverse parti del discorso.
L’uso delle scatole grammaticali ha radici nel lavoro svolto nella scuola d’infanzia. Quando il bambino stava imparando a leggere, posizionava una parola scritta su un cartellino accanto all’oggetto corrispondente. Già mentre svolgeva questo lavoro, finalizzato all’apprendimento della lettura, il bambino stava distinguendo i nomi da tutte le altre parti del discorso. Anche senza esserne del tutto cosciente, dunque, stava imparando la funzione del sostantivo.
Nella scuola primaria si usa molto materiale già stampato, e non scritto al momento dall’insegnante o dai bambini, come avviene nella scuola d’infanzia. Ci sono i cartellini delle parole e delle frasi per le scatole grammaticali, e ci sono le carte dei comandi. Le carte dei comandi richiedono un lavoro collaborativo: due o tre bambini devono lavorare insieme per realizzare in pratica ciò che la carta richiede loro.
Un altro materiale di cui si fa uso nella scuola primaria sono le tabelle ed i grafici, che si usano per le classificazioni, ad esempio per quanto riguarda le coniugazioni verbali.
La terza parte del lavoro sulla grammatica nella scuola primaria riguarda l’analisi logica e del periodo. Parliamo in questo caso anche di analisi della lettura. Naturalmente cominciamo con la frase semplice, per affrontare poi complessità maggiori. Anche per l’analisi logica utilizziamo i materiali che sono stati già presentati nella scuola d’infanzia, approfondendo gradualmente le conoscenze.
Il lavoro sul linguaggio corre parallelo al lavoro sulla grammatica. Il linguaggio è collegato al pensiero, è lo strumento dell’intelligenza. I bambini hanno bisogno di un linguaggio sempre più preciso, man mano che aumentano i loro bisogni comunicativi. Durante gli anni della scuola primaria, essi vengono in contatto con diversi ambiti della conoscenza e della cultura, e questo li porta a voler migliorare ed approfondire il proprio vocabolario, per il bisogno di termini utili a descrivere ciò che sanno agli altri.
Un aspetto caratteristico della didattica Montessori è il passaggio dal concreto all’astratto, la progressione dall’esperienza manipolativa (sensoriale) all’interpretazione o astrazione (mentale). Lo studio della grammatica non fa eccezione, infatti, abbiamo detto che il bambino incontra i simboli delle parti del discorso nella scuola d’infanzia, a livello sensoriale, e li riaffronta nella scuola primaria, a livello analitico.
Anche per quanto riguarda l’analisi logica, il bambino comincia a farne esperienza già mentre sta imparando a padroneggiare la lettura, nella scuola d’infanzia. In questa fase gioca a trovare l’azione, a trovare chi sta ricevendo l’azione, ecc… Nella scuola primaria il bambino, seguendo i modelli di frase, le analizza: è il momento dell’analisi logica vera e propria. Il bambino impara che le parti del discorso si influenzano a vicenda, a seconda dei rapporti che legano le una alle altre nella frase.
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana. La lingua non è solo una conquista fatta da uomini che vissero molto tempo fa, e passata poi alle generazioni future. La lingua è anche una conquista personale, la conquista di ogni singola persona del passato, del presente e del futuro. Lo sviluppo del linguaggio è strettamente correlato alla tendenza umana all’esplorazione.
I primi esseri umani, che hanno saputo trovare strategie di successo per prendersi cura di se stessi e dei propri figli, hanno potuto farlo esplorando l’ambiente circostante. Per sopravvivere hanno avuto bisogno di individuare, autonomamente, i luoghi più sicuri, i cibi più nutrienti, gli oggetti più utili, gli elementi pericolosi.
Per assistere e proteggere gli altri, questi uomini hanno dovuto trasmettere queste informazioni, e questo ci porta a concludere che la comunicazione stessa è un bisogno umano.
Per comunicare esistono altri sistemi, oltre alla parola: gesti, espressioni facciali, vocalizzazioni non verbali. Possiamo trasmettere messaggi a distanza utilizzando fuochi di segnalazione, ad esempio. In questo caso il simbolo è un ausiliario della lingua, perché si basa su un accordo tra le persone: ad esempio un fuoco per dire sì, due fuochi per dire no. Ma senza un accordo precedente tra le persone, questi strumenti sono piuttosto generici e imprecisi.
E’ il linguaggio a rendere la nostra specie così diversa da tutte le altre. Possiamo essere abbastanza sicuri che i nostri antenati fossero in possesso di un sistema complesso e sistematizzato di suoni, cioè di un linguaggio, già quando il mammut e il rinoceronte lanoso popolavano la terra. Le testimonianze archeologiche dimostrano che l’uomo usava strumenti già un milione di anni fa. Questo fa supporre che questi uomini non solo avessero sviluppato le abilità manuali necessarie per costruirli, ma anche un sistema per passare agli altri uomini le informazioni sulla loro costruzione e sul loro uso.
Anche se non è possibile rintracciare con precisione l’inizio dello sviluppo del linguaggio umano, è chiaro che gli uomini abbiamo iniziato a comunicare in epoche antichissime, perché senza linguaggio non avrebbero potuto evolversi come hanno fatto. Secondo Maria Montessori la lingua è alla radice di quella trasformazione dell’ambiente che noi chiamiamo civiltà. La sola capacità di pensiero, infatti, non sarebbe stata sufficiente: gli uomini, per quanto intelligenti, non avrebbero potuto produrre decisioni ed accordarsi tra loro per la realizzazione delle loro opere. La lingua è quindi uno strumento del pensiero collettivo. Le parole sono legami tra gli uomini, e la lingua che essi usano si sviluppa e si ramifica in base alle esigenze delle loro menti.
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana
Esaminando il linguaggio umano, vediamo innanzitutto che esso nasce da un bisogno fondamentale dell’uomo che è il bisogno di comunicare; in seconda analisi possiamo affermare che il linguaggio è anche la chiave della nascita delle culture e delle società.
Ma la nascita del linguaggio risponde anche ad un altro bisogno umano: il bisogno di classificare e ordinare. Questo bisogno ha portato un certo gruppo umano ad usare tutti uno stesso nome per una data pianta, o per un dato luogo. Questo bisogno, in relazione al linguaggio, presenta due aspetti:
è un accordo tra gli uomini sui suoni che devono essere messi insieme per formare le parole (fonologia)
è un accordo tra gli uomini sul modo di mettere in un certo ordine le parole per dare senso ai messaggi (morfologia e sintassi).
L’ordine delle parole è importante per trasmettere messaggi chiari. Ogni lingua si basa su modelli di sintassi diversi. L’insieme delle regole che formano una data lingua si chiama grammatica.
Il linguaggio, inoltre, ha una componente emotiva: può essere usato per trasmettere informazioni precise, ma può anche avere il potere di influenzare lo spirito umano. Le parole possono incoraggiare, sostenere, entusiasmare, ispirare. Possono anche offendere, denigrare e scoraggiare. Esiste dunque una responsabilità legata all’uso del linguaggio.
Questa responsabilità, secondo Maria Montessori, è triplice:
dobbiamo onorare gli uomini che sono venuti prima di noi, e comunicare con gli altri con spirito di cooperazione. Ognuno di noi è parte della storia umana. Il modo in cui noi usiamo il linguaggio oggi, determinerà il modo in cui esso verrà usato domani. Il linguaggio non è soltanto il collante della società, ma è anche lo strumento dell’espressione dello spirito umano.
Dobbiamo usare un linguaggio chiaro e preciso. La chiarezza della parola è la manifestazione della chiarezza del pensiero.
Dobbiamo avere il massimo rispetto dei bambini e del linguaggio che usiamo con loro, e contribuire alla formazione, all’amore, all’apprezzamento, all’uso rispettoso del linguaggio da parte dei bambini stessi.
Per questo dobbiamo aiutare i bambini a sviluppare chiarezza di pensiero e di espressione, sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria.
Gli studiosi sono concordi nell’affermare che lo sviluppo del linguaggio nei bambini ha caratteristiche universali, cioè segue modelli specifici di acquisizione, che non dipendono dal luogo o dalla cultura o dalla lingua. Il bambino segue le stesse fasi di apprendimento, in Giappone, come in Italia, come in Germania. Secondo Maria Montessori non è la madre ad insegnare il linguaggio, ma esso si sviluppa naturalmente da sé, è una creazione spontanea.
Grazie alle sue potenzialità innate, grazie alla sua sensibilità per il linguaggio umano, il bambino piccolo è portato a riprodurre suoni, parole, ed infine forme grammaticali presenti nell’ambiente che lo circonda. Si tratta di una propensione nature e inconscia della mente assorbente, nel periodo sensibile per il linguaggio.
I bambini sono biologicamente programmati per parlare.
Questa spinta interiore si nutre della continua esposizione alla lingua, attraverso interazioni fonetiche e verbali con i familiari.
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana
Quando il bambino entra nella scuola d’infanzia è già in grado di utilizzare il linguaggio per conversare e partecipare alla vita di gruppo. In questo periodo il bambino perfeziona la sua padronanza della lingua, preparandosi alle esplorazioni ed alle scoperte che lo attendono nella scuola primaria. Le scoperte più interessanti che i bambini fanno dai 3 ai 6 anni, sono quattro:
Ci sono più parole di quello che già conoscono.
La lingua può essere visibile.
I pensieri degli altri possono essere compresi attraverso questo linguaggio visibile.
Le parole hanno una funzione e seguono un ordine.
Mentre nel periodo dai 3 ai 6 anni bambini si affidano all’esplorazione sensoriale, a partire dai 6 anni si affidano invece agli strumenti dell’immaginazione e del ragionamento. Questi potenti strumenti consentono ai bambini di fare collegamenti e di comprendere i concetti.
In questa fase il bambino è pronto per affrontare il piano dell’Educazione Cosmica, che contiene tutti i semi della cultura e della conoscenza. Il bambino comincia a vedere alcune delle interrelazioni che intercorrono tra uomo e ambiente. Tutte le aree del piano di studio sono collegate: storia, geografia, matematica, biologia, geometria, musica, arte e linguaggio.
L’area linguistica lega il tutto, perché siccome ogni area è l’espressione di pensieri e scoperte, ogni area dipende dalle competenze linguistiche acquisite dai bambini: ascolto, lettura, scrittura, pensiero astratto, ecc…
Innanzitutto presentiamo ai bambini la storia del linguaggio, con senso del mistero e meraviglia. Il bambino ha raggiunto già risultati importantissimi in campo linguistico, ora acquisisce la consapevolezza che è proprio attraverso il linguaggio, che gli esseri umani possono comunicare tra loro intelletto ad intelletto, spirito a spirito, cuore a cuore.
A partire dai 6 anni i bambini diventano esseri pienamente sociali: escono dalla cerchia strettamente familiare e il loro ambiente si estende dalla casa al mondo intero. Provano l’impulso interiore a conoscere al società, come si è evoluta, come funziona, e infine come contribuire ad essa. La lingua e le sue origini fa parte della società.
Un elemento della lingua che è bene coltivare con i bambini è l’etimologia delle parole: capire come parole che provengono dal Sanscrito, o dal Greco, o dal Latino, o dal Francese siano entrate nella lingua italiana possono da un lato spiegare qualche strana regola ortografica, dall’altro, soprattutto, mostrano ai bambini che la lingua non è un’entità autonoma sterile, ma è un qualcosa di vivo, è il risultato dell’interazione e della collaborazione tra esseri umani vissuti in luoghi e tempi diversi.
Queste esplorazioni non si svolgono certo assegnando ricerche, ma offrendo materiali appropriati ed incoraggiando i loro interessi. Non vogliamo fare dei bambini degli esperti di linguistica, vogliamo che essi si percepiscano come anelli della storia dell’uomo. Se i bambini arriveranno a sentire valore del linguaggio, a sentire cioè che esso è un dono che hanno ricevuto da altri e che a loro volta doneranno ad altri, i bambini lo utilizzeranno con rispetto e amore.
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana
Anche lo studio della grammatica contribuisce a creare questi sentimenti, e comprende tre aree tematiche principali:
Lo studio della parola (sinonimi e contrari, suffissi e prefissi, nomi collettivi, ecc…)
Lo studio delle parti del discorso (analisi grammaticale)
Lo studio della frase semplice e complessa (analisi logica e analisi del periodo).
Queste aree tematiche alimentano nei bambini la chiarezza di pensiero e di espressione, stimolano nei bambini la capacità di pensiero critico e sono un mezzo per coltivare l’amore per la bellezza della lingua.
Durante il loro percorso scolastico, inoltre, i bambini affrontano vari tipi di composizione scritta: ricerche, interviste, biografie,riassunti, ma anche racconti inventati, testi teatrali e dialoghi, poesie. Si esercitano anche a prendere appunti e a scrivere sotto dettatura. Possono tenere un diario personale.
Durante il periodo della scuola primaria, i bambini sono particolarmente inclini al lavoro di gruppo, e conversazioni e discussioni ravvivano l’ambiente scolastico con dibattiti, contrattazioni, piani di lavoro, canti, litigi e via di seguito. E’ compito degli adulti indirizzare tutto questo potenziale verso la cooperazione e l’atteggiamento costruttivo. I bambini in questo periodo si preparano a far parte della società, e per questo hanno bisogno di imparare a comportarsi tra loro con gentilezza di modi e controllando il tono della loro conversazione, ad essere rispettosi non solo quando parlano con gli adulti, ma anche tra di loro.
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana
Per quanto riguarda la lettura, mettiamo a disposizione dei bambini libri per la lettura indipendente. L’adulto continua anche a questa età a leggere testi a voce alta ai bambini, scegliendo testi di qualità, anche per integrare con i classici le letture che i bambini fanno secondo i loro gusti, così da ampliare la loro esperienza letteraria, e scegliendo testi che per epoca o per autore sarebbero difficilmente presi in considerazione dai bambini di propria iniziativa. La lettura a voce alta da parte dell’adulto presenta anche altri vantaggi, quali arricchire il lessico dei bambini, mostrare loro stili letterari di qualità, stimolare la comprensione di significati sottointesi. Prima di intraprendere la lettura a voce alta di un classico, è bene introdurne l’autore ed il periodo storico. Se scegliamo di leggere miti o leggende, l’introduzione riguarderà la cultura del popolo cui si riferiscono.
La lettura a voce alta inoltre deve riguardare anche testi poetici.
Secondo Maria Montessori gli educatori devono coltivare costantemente la loro capacità di leggere a voce alta, considerandola una dote importante, da sviluppare come un’arte.
Questo lavoro aiuta i bambini a sviluppare una prospettiva storica della letteratura, e li porta ad apprezzare i diversi stili della prosa e della poesia.
Ogni scrittore ha un modo di esprimersi che è unico, una sua voce personale. I bambini possono indagare differenze e somiglianze confrontando tra loro brani scritti da autori diversi. Alcuni scrittori usano molti aggettivi, altri ricorrono spesso a similitudini. L’uso dei materiali (simboli per le parti del discorso e per l’analisi logica) aiutano molto nello studio degli stili letterari.
Anche nella vita di tutti i giorni, prendere decisioni e giungere a conclusioni ragionevoli richiede l’uso della logica e una buona capacità di analisi. Gli apprendimenti legati all’area linguistica hanno, in fondo, lo scopo di formare esseri umani capaci di utilizzare le proprie conoscenze per formulare giudizi, in situazioni della vita nelle quali la direzione deve essere data dalla ragione e dalla volontà, e non dall’emotività.
Ogni decisione è preceduta dal pensiero e dalla volontà. Noi dobbiamo essere attenti nell’uso del linguaggio. Se le nostre parole sono usate in modo costruttivo, onorano lo spirito di collaborazione che ha determinato la loro nascita. Il linguaggio è un dono che si fa a tutti gli altri uomini, del presente e del futuro.
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana
IL PAESE DI GRAMMATICA racconto e schede didattiche sulle nove parti del discorso, per bambini della scuola primaria, con simboli grammaticali Montessori.
Ho elaborato questo materiale prendendo spunto da un classico della letteratura americana per l’infanzia usato per presentare le nove parti del discorso: “Grammar Land” di M. L. Nesbitt 1878, adattandolo alla grammatica italiana e modificando gli elementi un po’ troppo datati per i bambini di oggi.
La storia si svolge nell’aula di tribunale del Paese di Grammatica, davanti al Giudice di Grammatica e ai suoi due assistenti, l’avvocato Analisi e il dottor Sintassi. In caso di necessità interviene la Critica, che è la polizia del luogo. Poiché gli abitanti del paese non riescono a vivere in armonia, vengono convocati uno ad uno, e alle riunioni partecipano anche i bambini della Contea degli Studenti, che offrono quando occorre il loro aiuto.
Ho scelto di completare il racconto inserendo i simboli grammaticali montessoriani, che avevo già presentato qui La psicogrammatica Montessori,
ma il racconto si presta anche ad essere usato in chiave steineriana, presentandone una puntata alla volta ed accompagnando il racconto a disegni alla lavagna, e disegni riassunti ed esercizi sui quaderni. Avevo già preparato racconti di questo genere, ad esempio la Storia di Misbrigo, Preciso e Giulivo.
In questo blog trovate un esempio di lavoro svolto in questo modo (in inglese) Homeschooling Waldorf.
Per quanto riguarda i simboli grammaticali montessoriani, la psicogrammatica Montessori, o filosofia della grammatica, rappresenta un notevole aiuto che possiamo offrire ai bambini per orientarsi nei vari ambiti del linguaggio. Nella lingua italiana ci sono nove parti del discorso, e nella didattica montessoriana ognuna è rappresentata da un suo simbolo.
I simboli per le nove parti del discorso non sono certo stati scelti a caso. Maria Montessori associò al nome la forma della piramide. Il simbolo grammaticale per il nome è quindi il triangolo nero. La piramide è solida e stabile ed è una costruzione molto antica. Anche i nomi sono solidi e stabili e molto antichi: probabilmente furono le prime parole usate dagli esseri umani, per capirsi fra loro. Il nero rappresenta la materia e il carbone, altro elemento antichissimo. Al verbo associò l’immagine di una sfera rossa. Il simbolo grammaticale per il verbo è dunque un cerchio rosso. Il rosso simboleggia l’energia, e la sfera e movimento e dinamicità. Tra nome e verbo inserì le altre sette parti del discorso, i cui simboli dovevano rendere chiara una data relazione o con il verbo, o con il sostantivo. L’intera parentela tra le parti del discorso nella psicogrammatica montessoriana è legata alla coppia nome/verbo. Il significato psicologico e filosofico di questo approccio alla grammatica è particolarmente chiaro nel racconto inventato da Maria Montessori e raccontato dal figlio Mario durante un convegno a Francoforte nel 1954, per spiegare ai bambini la funzione delle parole (puoi leggere il racconto qui: )
Tornando a considerare le nove parti del discorso nel loro insieme avremo: – famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome. Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola; – famiglia del verbo: avverbio, verbo. La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome. L’avverbio è una sfera arancione più piccola. I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio. – particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni. La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa. La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde. L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo. Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria, queste conoscenze sfociano nell’analisi grammaticale vera a propria. Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione, e nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare nei bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione.
Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. La Fiaba per le parti del discorso di Maria Montessori, già citata, è particolarmente indicata per i bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria. Si può anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica. Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.
Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente: – nome – articolo – aggettivo – pronome – verbo e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con: – modi, tempi e forme verbali – preposizioni – avverbi – congiunzioni – interiezioni. Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura. Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.
Il racconto presentato di seguito è diviso in un’Introduzione e 15 capitoli. Al termine di ogni capitolo troverete una scheda didattica che contiene i compiti che via via vengono assegnati ai bambini della Contea degli Studenti dal Giudice di Grammatica. Potete scaricare tutte le schede didattiche pronte qui:
FRASE PAROLA SILLABA LETTERA esercizi per la classe quarta della scuola primaria, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf
La frase Il nostro discorso parlato o scritto è composto di frasi. La frase comincia con la lettera maiuscola e finisce col punto. Contiene sempre un verbo, espresso o sottointeso.
La parola Una frase è composta di parole.
La sillaba La pronuncia delle parole comporta una serie di emissioni di voce: me-la = due emissioni. Ogni emissione di voce corrisponde a una sillaba. Bisogna tener conto della corretta suddivisione in sillabe quando si deve riportate a capo parte della parola, in fin di rigo. Le parole fatte di una sola sillaba si chiamano monosillabe: qui, no, il, ecc… Quelle di due sillabe si chiamano bisillabe: me-la, pie-de, ecc… Quelle di tre, trisillabe: a-mo-re, e così via. Le parole di più sillabe si chiamano polisillabe. Vi sono sillabe formate da una sola vocale: a-mi-co, e-di-le, ecc… La sillaba può essere anche costituita da un dittongo, cioè da due vocali successive che si pronunciano con una sola emissione di voce: uo-mo, tie-ne, ecc… Se le due vocali successive si pronunciano con due emissioni di voce, si ha lo iato, che significa apertura, appunto perchè richiede una nuova apertura di bocca per la pronuncia della seconda vocale: be-a-to, mi-o, ma-e-stro, ecc… Se nella parole ricorre una consonante rafforzata, cioè doppia, questa viene suddivisa fra due sillabe: tap-pe-to, rac-col-ta, ecc… Se vi ricorre un gruppo di consonanti che comincia con l e n m la separazione delle sillabe ha luogo immediatamente dopo queste: al-tro, ar-to, ar-tri-te, pun-to, con-tro, cam-po, ecc… Se vi ricorrono gruppi di consonanti che non cominciano con una di quelle dette, tutte le consonanti appartengono alla sillaba successiva: no-stro, te-sta, ri-pre-sa, ecc…
Le lettere Le lettere dell’alfabeto italiano sono ventuno: cinque vocali e sedici consonanti. Per non creare confusione eviteremo di fare sottili distinzioni e ci limiteremo alle norme generali. Le vocali sono cinque, ma rappresentano sette suoni: a é è i ò o u. Le consonanti sono sedici e rappresentano ventun suoni, i più importanti dei quali sono: – la c ha suono dolce (o palatale) davanti alle vocali i ed e (cielo, cena); suono duro (o gutturale) davanti alle altre vocali e alle consonanti (cuoco, cane, crema, clamide). La c ha suono duro (o gutturale) anche davanti ad i e ad e, se seguita da h (chiesa, cherubino); – lo stesso vale per la g (girasol, gelo, ghirlanda, gheriglio, gola, gremito); – il digramma (dal greco “due lettere”) sc ha un particolare suono palatale davanti alla e e alla i (scena, scimmia), negli altri casi ha suono gutturale (scala, esclamare); – il digramma gn ha sempre suono palatale (legno, ogni); – salvo rarissime eccezioni, il digramma gl ha suono palatale liquido davanti a i seguita da vocale (giglio, maglia, raglio), ha suono gutturale davanti a i seguita da consonante (glicerina, geroglifico); – la lettera q è usata solo davanti a u seguita da vocale (aquila, qualità); ma vi sono casi in cui si usa la c per distinguere i quali bisognerebbe rifarsi all’origine latina del termine (cuore, vacuo); in un solo caso abbiamo la doppia qq: in soqquadro; in tutti gli altri casi la q viene rafforzata con la premessa di una c: acqua, acquistare – davanti alle lettere b e p si trova sempre la m, mai la n: gambo, campo.
Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura. Per famiglie di parole si intendono parole che finiscono nello stesso modo, variano tra loro solo per il suono iniziale.
Di seguito una breve lista di parole italiane di questo genere. Ho scelto, trattandosi di primi esercizi di lettura, solo parole bisillabe.
-ESA fesa, pesa, resa, tesa (con aggiunta di due lettere iniziali anche chiesa, fresa, presa)
-OLO bolo, dolo, molo, nolo, polo, solo, volo (con aggiunta di due lettere iniziali anche ruolo e suolo)
-OLLA bolla, colla, folla, molla, zolla ((con aggiunta di due lettere iniziali anche crolla e frolla)
-ANA lana, tana, nana, sana, vana (con aggiunta di due lettere iniziali anche liana, Diana, frana, grana, piana, plana)
-ENA cena, iena, lena, mena, pena, rena, vena (con aggiunta di due lettere iniziali anche Siena e piena)
-INO Dino, fino, Gino, lino, Mino, pino, Nino, tino, vino (con aggiunta di due lettere iniziali anche suino)
-ALLO ballo , callo, dallo, fallo, gallo, mallo (con aggiunta di due lettere iniziali anche giallo)
-ELLO bello, dello, nello, vello (con aggiunta di due lettere iniziali anche duello e quello)
-ENTE dente, gente, lente, mente, sente
-AMA dama, fama, lama (con l’aggiunta di due o più lettere anche brama, chiama, squama, trama)
-IMA cima, lima, mima, rima (con l’aggiunta di due o più lettere anche clima e prima)
-NNO anno, inno, unno (con l’aggiunta di due o più lettere anche cenno, danno, fanno, hanno, nonno, panno, sanno, senno, sonno, tonno, vanno)
Capito il principio, se ne possono trovare tantissime altre…
Con le famiglie di parole possiamo preparare questi giochi didattici:
Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura – Progetto uno
Scrivete il finale di parola sul foglietto fisso, e le varie iniziali sui foglietti sfogliabili a libro (qui avremo c, n, r, v).
Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura – Progetto due
Materiale occorrente: rotoli di carta igienica, carta colorata, cartoncino, colla.
Appiattite il rotolo di carta igienica piegatelo a metà e tagliate in due:
Usate una bella carta colorata sia per rivestire il rotolo, sia per chiuderlo nel senso della lunghezza e da uno dei suoi lati corti:
Preparate una striscia di cartone robusto, tagliatela in modo che sporga all’esterno e che scorra facilmente nel tubo, e fissate gli “Stop” con della carta colorata: servirà al bambino a capire quando è arrivato alla fine della proposta di lettura.
Preparate due pezzi di cartoncino nei quali scrivere il finale di parola scelto in stampato maiuscolo e stampato minuscolo, ed incollateli sul tubo (uno su un lato, uno su quello opposto).
Inserite la striscia di cartone nel tubo, scrivendo le iniziali scelte, da un lato in maiuscolo, dall’altro in minuscolo.
Si può insegnare al bambino come coprire con la mano le lettere già lette per evitare che faccia confusione…
Dettati ortografici APOSTROFO – Una collezione di dettati ortografici per esercitarsi con le parole con l’apostrofo, per la scuola primaria.
Non posso giocare all’aperto perchè piove.
Un’amica di Giorgio è ricoverata all’ospedale di Milano.
Tutti i bambini si ritroveranno nell’atrio della scuola.
Nell’acquario guizzano i pesci rossi.
Le lancette dell’orologio segnano le cinque.
Le orecchie dell’asino sono lunghe.
La visita dell’amico mi ha procurato tanta gioia.
L’aquila ha il nido sull’alto monte.
Sull’albero di Natale splendono le luci.
Dall’America sono partite grosse navi. Dall’alba al tramonto tutti lavorano.
Da’ retta a me e sarai contento.
Fa’ il tuo dovere.
Di’ sempre il vero quando ti si chiede qualcosa.
Va’ dritto per la tua strada se non vuoi essere importunato.
Da’ a lui quanto chiede.
Fa’ a me questo favore.
Sta’ a me vicina.
Fa’ in piacere di star zitto.
Va’ ad imbucare la lettera che ti ho dato.
Di’ che stia tranquillo.
Va’ a comprarmi un francobollo.
Quest’anno il tempo è stato abbastanza clemente.
Scarse le piogge di quest’autunno, brevi le apparizioni della neve quest’inverno.
Ricordo l’altro anno: quell’albero di pino si curvava perfino sotto il peso della neve.
Quell’angolo del cortile si era trasformato in un pantano.
Ricordate come quell’argine del canale avesse ceduto in seguito alla pioggia? In quell’occasione tutti ebbero paura e gli uomini dovettero abbattere quell’antico cascinale, che sorgeva proprio vicino all’argine. Tuttavia a quest’ora lo avranno già ricostruito un po’ più lontano.
C’era un giornale là, chi l’ha preso?
S’era stabilito così: c’era anche il papà quella sera, ora è impossibile cambiare l’ora.
S’è dimenticata che m’aveva promesso d’avvertirmi.
M’hai portato un bel libro da leggere quando sarò in campagna quest’estate?
Luisa, l’hanno consegnato a te quel pacco così pesante?
Vieni, e lascia che ti aiuti un po’.
Quand’egli t’indicò il cespuglio, vedesti dov’era nascosta la palla.
Sull’imbrunire c’incamminammo verso l’altro paese che s’intravvedeva sulla collina soprastante.
Un’ascia s’abbattè sul tronco dell’albero.
Quand’era stanco si riposava sui massi.
Ripreso il cammino spingeva avanti, quant’era possibile, lo sguardo.
Quand’era arrivato il treno io ero appena giunto alla stazione.
Quant’è bella la scena che ci offre la natura in questi giorni di primavera!
Raccolse tant’erba quant’era necessaria a mantenere le due mucche che aveva comprato.
E’ un bel cane, è il terz’anno che l’ho con me.
L’altr’anno l’ho incontrato durante le vacanze.
Anch’io gliel’ho detto di non tardare mezz’ora perchè non occorreva nient’altro.
Quand’ella verrà glielo dirò. Gliel’hai spiegato dov’è la casa di Giorgio?
Gliel’avevo detto quando partì.
Gliel’ho disegnato proprio com’era.
Gliel’hanno detto appena è arrivato.
L’ho visto pallido e magro: dev’essere stato malato.
Gliel’hai detto che quella sera suo fratello s’era sentito male?
Se lui t’ha offeso ti chiederà perdono.
T’ho detto e t’ho ripetuto che io non so nulla.
M’è passato proprio davanti, ma non l’ho riconosciuto.
Adolfo è il conforto, l’aiuto, il sollievo della sua povera madre.
La lettera che t’invio v’apporterà nell’animo una dolce soddisfazione.
Questo o quest’altro per me fa lo stesso.
Chi loda se stesso s’imbroglia.
Quell’uomo non aveva una bella cera.
Quando tu m’hai detto quella cosa, io pensavo a tutt’altro.
Se t’avessi rimproverato avrei fatto meglio.
Quand’egli seppe la notizia, corse subito a riferirla alla mamma.
Ci accorgemmo ch’era tardi e c’impaurimmo.
C’incamminammo verso l’uscita, ma dovemmo girare mezz’ora per trovarla.
Il nonno m’ha raccontato una favola, ma tu dov’eri?
L’altr’anno durante le vacanze natalizie andai a sciare.
T’indicai l’uscita e tu te ne andasti mogio mogio.
Dettati ortografici APOSTROFO – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Dettati ortografici ACCENTO – Una raccolta di dettati ortografici per questa difficoltà di scrittura per la scuola primaria.
Mario uscì, passò il cancello, infilò la strada e corse finchè non ne potè più. S’era alzato tardi per andare a scuola. Suo fratello invece era già pronto, perchè s’era alzato presto. Entrò in cucina, mangiò tranquillamente, poi adagio s’avviò alla stazione. Quando il treno arrivò egli salì e partì per recarsi in città.
Là, sull’estremo orizzonte, dove nè la terra nè il cielo hanno precisi contorni, rimane per poco un chiarore rossastro: è l’ultimo saluto del dì che muore. Il sole, l’astro del giorno, dà un bacio al cielo prima che s’ingemmi di stelle, dà un bacio alla terra prima che si sprofondi nella quiete della notte. Il ricordo che di sè ci lascia è così dolce e così caro che le ore future saranno di rimpianto e d’attesa.
Non lo vidi nè a scuola nè in cortile e il giorno mi sembrò più lungo e più noioso. Andai anche a cercarlo là, al solito posto accanto al cantiere, ma i compagni mi dissero che lì non era venuto. Uno aggiunse che forse suo padre se l’era portato con sè. “Sì”, intervenne un altro, “mi sembra proprio di averlo visto in automobile: si dirigevano verso la campagna”. Da mio fratello seppi poi che era vero. Tuttavia la sua assenza mi dà pensiero perchè è la prima volta che parte senza avvertirmi.
Da più giorni piove. Il temporale non ci dà tregua. Là, nell’angolo più basso del cortile, si è formata la più grande pozzanghera. La pioggia può cessare da un momento all’altro, ma è anche vero che ora vien giù come se non dovesse smettere mai. Ciò ci impensierisce perchè già lo scorso anno avemmo un allagamento, che ci costrinse in casa tutto un dì. Nè io nè i miei fratelli ci azzardammo ad uscire. Solo il giorno dopo il babbo ci portò con sè.
Ma ve lo devo proprio portare lì? Qui non c’è anima viva.
E’ più di là che di qua.
Non ti verrò mai più vicino.
Dettati ortografici – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
DIVISIONE IN SILLABE – schede: i bambini hanno a disposizione in classe una scatola-schedario di esercizi vari per ogni materia, da scegliere liberamente, che è uno per tutti: abbiamo per cominciare uno schedario per la Matematica, uno per l’Italiano, uno per la Musica e uno per l’Inglese.
Ogni bambino ha poi una scatola-schedario individuale, col suo nome, dove conserva i cartellini che ha usato per i suoi esercizi. E’ assurdo incollare fotocopie su fotocopie sui quaderni! Questa modalità favorisce il lavoro individuale e individualizzato, ma anche l’aiuto reciproco e la collaborazione: se un bambino ha già provato un dato esercizio, può dare una mano al compagno che lo sta facendo; poi ci sono anche schede per lavorare in coppia, ad esempio quelle dei dettati che prevedono che un bambino legga al bambino che scrive.
E’ naturalmente sempre il bambino a scegliere; se lo desidera può portare anche il lavoro a casa: vi sembrerà assurdo, ma a me che non uso dare compiti, i bambini li chiedono…
A differenza degli eserciziari “a libro”, lo schedario mi permette di aggiornare l’offerta di esercizi in base agli interessi dei bambini, o alle difficoltà che mostrano, e inoltre si integra benissimo coi materiali montessoriani già a disposizione.
Cominciamo con le schede per esercitare la divisione in sillabe.
__________________________
DIVISIONE IN SILLABE – REGOLE
Le regole della nostra lingua non sono affatto semplici, ricordiamole:
– una vocale a inizio parola, seguita da una sola consonante, fa sillaba a sè: a-nima, i-sola, o-livo
– le consonanti semplici fanno sillaba con la vocale che segue: li-mo-na-ta, se-re-ni-tà
– le consonanti doppie di dividono in due sillabe: pez-zet-ti-no, am-mat-ti-re; rientrano tra le doppie le parole con cqu: ac-qua, ac-quisto, nac-que
– due o tre consonanti diverse tra loro (non doppie) fanno sillaba con la vocale seguente, se esistono come gruppo anche all’inizio delle parole: a-bra-sivo ( perchè br esiste come inizio di parole, ad esempio in brina), ca-tra-me (treno), pu- le -dro (dritto),
– la esse impura (s seguita da consonanti) si attacca alla sillaba: e-scludo, ma-stino
– quando il gruppo di consonanti non esiste come inizio di parole, la prima consonante si stacca dalla sillaba: arit- metica (tme), pal-ma (lm), bam-bino (mbi),
– dittonghi e trittonghi non si possono dividere (au, ia, …), a meno che non si tratti di uno iato (ma meglio prendere la regola come generale, per non sbagliare, perchè ad esempio pi-o-lo è giusto, ma non si può fare pi-o-ve; allora meglio pio-lo pio-ve)
– digrammi e trigrammi non di dividono mai (sc, gl, gn,…)
– l’apostrofo in fin di riga è ammesso.
I bambini piccoli naturalmente imparano molto meglio a ricoscere la sillaba e quindi a dividere correttamente, seguendo la musicalità dei suoni e facendo esercizio. Ad esempio quando devono andare a capo insegniamo loro a dire la parola a voce alta battendo forte le mani ad ogni interruzione di sillaba: non sbagliano quasi mai!
___________________________________
DIVISIONE IN SILLABE – Ecco le schede, se possono esservi utili:
coordinarecoperta copia coprifuoco copriletto coraggio corda cordialità coriandolo cornacchia cornetto cornuto corpo correggere corrente corridoio cortesia Co – or – di – na – reCo – per – taco – pia co – pri – fuo – co co – pri – let – to co – rag – gio cor- da cor – dia – li- tà co – rian – do – lo cor- nac – chia cor – net – to cor – nu – to cor – po cor – reg – ge – re cor – ren – te cor – ri – do – io cor –te – sia
Sul retro, dove ci sono le soluzioni per la correzione e l’autocorrezione, pinzo un foglietto, così prima di riporre la scheda il bambino può mettere la sua firma. E poi fa un po’ da “tenda del mistero”…
E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!