Incastro dell’uccello Montessori – presentazioni ed esercizi

Incastro dell’uccello Montessori con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia.

Il materiale degli incastri degli animali è composto da 5 incastri principali:
– un pesce
– una tartaruga (per la classe dei rettili)
– una rana (per la classe degli anfibi)
– un cavallo (per la classe dei mammiferi)
– un uccello.
Si tratta quindi degli animali tipici di una determinata classe di vertebrati.

______________________

L’incastro dell’uccello si può acquistare online. Questo è di Montessori 3D di Boboto:

oppure si può realizzare in proprio utilizzando cartoncino colorato o gomma Eva:

Per le presentazioni ho utilizzato l’incastro fai da te e l’incastro di Montessori 3D di Boboto.

______________________

Incastro dell’uccello Montessori
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del corpo caratteristiche degli animali (uno per ogni classe di vertebrati)
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del corpo degli animali
– consentire al bambino di confrontare la morfologia degli animali con quella degli esseri umani

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della zoologia e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri degli animali
–  diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri degli animali, e questi sono gli incastri degli animali”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro dell’uccello e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro dell’uccello. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del corpo dell’uccello”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola

– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto


– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto
– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro


– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro dell’uccello nel cofanetto degli incastri degli animali, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della zoologia
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri degli animali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Età: a partire dai 4 anni.

_____________________
Incastro dell’uccello Montessori
Presentazione 2
(nominare le parti del corpo dell’uccello)

Materiale
– incastro dell’uccello
– cartellini delle parti dell’uccello pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura usata: coda, artigli, ala, occhio, testa, petto, corpo, zampe, becco.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato col cofanetto degli animali e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro dell’uccello sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “ad esempio dicendo: “ala, coda, capo”

– ripetere i nomi: “ala, coda, capo”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto la coda?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro dell’ala?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del corpo dell’uccello vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del corpo dell’uccello, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti  gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti del corpo possiamo darne una breve descrizione, ad esempio dicendo: “Questa è la coda dell’uccello. La coda degli uccelli è rivestita da piume e penne che servono a dare stabilità e a regolare il volo. La coda funziona come un timone.”
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del corpo dell’uccello
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile

– se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti del corpo ed abbiniamoli agli incastri:

– oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo:

I fogli di controllo prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato. Naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

Se utilizzate l’incastro fai da te, qui trovate il materiale pronto per la stampa:

Età: a partire dai 4 anni

__________________

Incastro dell’uccello Montessori
Attività che possiamo proporre con l’incastro dell’uccello

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro dell’uccello possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo dell’uccello su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

__________________
Incastro dell’uccello Montessori
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

_______________________
Incastro dell’uccello Montessori
Assemblare il corpo dell’uccello su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il corpo dell’uccello utilizzando un foglio di controllo.
I fogli di controllo in commercio prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato: 

naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

I fogli di controllo che ho preparato io, pronti per il download e la stampa, sono qui:

________________
Incastro dell’uccello Montessori
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro dell’uccello completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo la benda sugli occhi).

_____________________
Incastro dell’uccello Montessori
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro dell’uccello con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

_______________
Incastro dell’uccello Montessori
Gioco: “Questo cos’è?”

– scegliamo un pezzo dell’incastro dell’uccello e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte del corpo dell’uccello
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

________________
Incastro dell’uccello Montessori
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro dell’uccello
– fogli di carta colorata
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo dell’uccello
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno:

oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici:

– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti dell’uccello nello stesso modo
– al termine componiamo l’uccello sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: coda, artigli, ala, occhio, testa (o capo), petto, corpo, zampe, becco.

____________________
Incastro dell’uccello Montessori
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro dell’uccello
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo dell’uccello
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita

– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutto l’uccello
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: coda, artigli, ala, occhio, testa (o capo), petto, corpo, zampe, becco.

___________________
Incastro dell’uccello Montessori
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo dell’uccello, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera A”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

________________________
Incastro dell’uccello Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine + titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

_______________________
Incastro dell’uccello Montessori
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro dell’uccello. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

_______________________
Incastro dell’uccello Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti dell’uccello (titolo, immagine, definizione)
– incastro dell’uccello.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del corpo dell’uccello è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del corpo dell’uccello
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini
– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Scopo:
– introdurre il nome e le definizioni delle parti del corpo dell’uccello
– aggiungere informazioni particolari relative all’anatomia dell’uccello.

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

Per realizzare l’incastro dell’uccello in proprio trovi il tutorial qui:

Presentazioni ed esercizi qui: 

________________________

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello
Set per attività con l’incastro dell’uccello

pdf qui:

________________________________

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello
Nomenclature 3-6 anni 

PDF qui:

_____________________

Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello
Nomenclature 6-9 anni 

PDF qui:


Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

Gli uccelli sono una classe di vertebrati caratterizzati da becchi sdentati, corpi ricoperti di piumaggio e ripieni di sacchi d’aria, ali, uova dai gusci duri e ossa cave ma robuste. Ne esistono circa 10.000 specie. Le uova sono solitamente covate e incubate nei nidi. Gli uccelli hanno ali più o meno sviluppate.  I corvidi e i pappagalli sono tra gli animali più intelligenti, capaci d’utilizzare attrezzi e di lasciare in eredità comportamenti non congeniti. Molte specie sono migratorie, traversando distanze notevoli ogni anno. Sono animali socievoli che spesso vivono in colonie, comunicando grazie a segnali di tipo visivo o di tipo uditivo. Spesso partecipano a comportamenti sociali quali caccia e difesa.  Vivono in quasi tutto il mondo, variando in grandezza da 5 cm per il colibrì fino a tre metri per l’uccello elefante.

Le ali consistono di braccia specializzate, e la maggior parte degli uccelli è in grado di volare. Tra gli uccelli non volatori ci sono i pinguini che  sono nuotatori specializzati.  Alcune specie possiedono, sulle ali, particolari penne strutturate in modo tale da permette la produzione di suoni.

Il becco è una speciale struttura cornea che riveste i margini della bocca degli uccelli, è priva di denti ed è usata, oltre che per mangiare, per pulire le penne e le piume, per manipolare oggetti, per uccidere le prede, per ricercare il cibo, per nutrire i piccoli. Ci sono varie tipologie di becco in base alle diverse abitudini alimentari. Sulla superficie del becco si trovano due forellini, le narici, che servono a respirare. Il becco di molti pulcini possiede anche un piccolo osso, detto dente d’uovo, che facilita la rottura dell’uovo durante la schiusa. Il becco cresce costantemente per tutto l’arco della vita dell’animale.

La coda degli uccelli è rivestita da piume e penne che servono a dare stabilità, a regolare il volo e fungono da timone. Per questo le penne della coda degli uccelli hanno precise caratteristiche e sono disposte in punti ben precisi. Il ricambio delle penne di un uccello viene attuato in maniera da non lasciare nuda nessuna parte del corpo e in modo tale da non compromettere il volo. Le penne della coda vengono cambiate a coppie simmetriche proprio per questo motivo.

Il corpo degli uccelli è ricoperto di piume e penne. Le piume fungono da isolante termico come i peli per i mammiferi. In alcune specie (cigni, anatre, oche, etc.) servono anche per rendere impermeabile all’acqua il piumaggio sottostante. La presenza di penne sopra le piume permette un miglior controllo del volo. Le penne, tipiche degli uccelli, si sviluppano solamente in alcuni tratti ben definiti, e servono nel volo, nell’isolamento termico, nell’impermeabilità e nella colorazione, aspetto di grande importanza nella comunicazione dei volatili. Una penna  è composta dal calamo, la parte che permette l’attacco all’epidermide, e dal rachide, la continuazione del calamo. Al rachide sono attaccate le barbe che, a loro volta, presentano ai lati le barbule. Nonostante le piume siano leggere, l’intero piumaggio di un uccello pesa circa tre volte di più del suo scheletro.

L’occhio. Gli uccelli sono dotati di una vista molto sviluppata, la migliore nel mondo animale: la poiana,  ad esempio, ha una visione a distanza 6-8 volte migliore di quella umana, mentre un gufo riesce a vedere perfettamente nel buio più assoluto. Molti uccelli possono anche captare i raggi ultravioletti, che sono invisibili all’occhio umano. Gli occhi occupano una parte del cranio considerevole e sono circondati da un anello osseo, hanno inoltre una palpebra accessoria, la membrana nittitante, per ulteriore protezione.

Il petto  degli uccelli è molto muscoloso. Gli arti anteriori, che negli uccelli si sono trasformati in ali, hanno bisogno di voluminosi e potenti muscoli pettorali per muoversi. Questo permette agli uccelli di librarsi nell’aria o compiere le infinite acrobazie proprie della loro vita di relazione.

La testa manca di un vero e proprio naso (le narici si aprono direttamente sul becco) e di un vero e proprio orecchio (ci sono aperture ai lati del capo adatte a captare i suoni). La zona tra gli occhi ed il becco viene detta lore, ed in qualche caso è senza piume e colorata. Il cervello ha un peso molto elevato rispetto alla massa totale dell’animale e confrontato con quello di tutti gli altri animali. Tutti gli uccelli, ed in particolare quelli migratori, possiedono in alcuni nuclei del cervello sottilissimi aghi di magnetite che permettono l’orientamento col campo magnetico terrestre.  E’ uno strumento così perfetto da funzionare anche per migliaia di chilometri in mare aperto,  luogo privo di punti di riferimento.

Lartiglio è un elemento che si trova all’estremità delle zampe ed è a forma di uncino. Gli artigli possono essere utilizzati per catturare e tener salda una preda, scavare o arrampicarsi. Esistono appendici simili che però non essendo uncinate e taglienti prendono il nome di unghie. Gli uccelli di solito hanno degli artigli alle zampe. Nei rapaci sono gli strumenti di caccia, altri uccelli li utilizzano come difesa.

Gli uccelli sono animali bipedi e le loro zampe poggiano sul suolo con le dita. A seconda dei casi possono essere idonee a camminare, a mantenersi in equilibrio, a nuotare, a prendere il cibo e così via. Ad esempio, lo struzzo, che conduce vita terrestre, ha solo due grandi dita rivolte in avanti che conferiscono all’arto notevole presa e stabilità durante la corsa. Il pappagallo può salire con estrema facilità sugli alberi perché le sue zampe sono dotate di ottima presa in quanto due dita sono volte in avanti e due all’indietro. Il fenicottero ha zampe lunghe e dita palmate, cioè con una membrana di pelle tra le dita, che gli consentono di muoversi agevolmente nell’ambiente di palude in cui vive, senza pericolo di affondare.

________________________
Nomenclature Montessori per le parti dell’uccello

Leggenda polacca L’USIGNOLO E LA CORNACCHIA

Leggenda polacca L’USIGNOLO E LA CORNACCHIA

Wesna, dea della Primavera,  aveva un terribile nemico: il gigante Kuskaia. Forte, violentissimo e implacabile, da anni, da lustri, da secoli Kuskaia perseguitava la dea leggiadra e gentile, la signora dei campi verdi e delle foreste gioconde. Wesna cercava di sottrarsi al suo odio irragionevole, nascondendosi nelle caverne, distendendosi tra gli arbusti di ginepro, sul muschio folto e morbido delle selve. Ma doveva, povera dea perseguitata, vegliare di continuo, ascoltare attentissima i rumori più lievi, essere pronta, di continuo, alla fuga. Perciò, meschinella, aveva sempre sonno e le sue palpebre, qualche volta, pesavano più del piombo.

Ma una notte di giugno, assai dolce, una notte carica di profumo e di tiepido silenzio, la Dea capì di non poter vincere la stanchezza.

Pregò allora una cornacchia e un usignolo di vegliare per lei, e se si fosse presentato un pericolo, di avvertirla col loro cinguettio. In quell’epoca lontana lontana nel tempo, gli uccelli, tutti gli uccelli, avevano su per giù voce identica.

L’usignolo e la cornacchia accettarono l’incarico con entusiasmo. L’usignolo andò a mettersi in vedetta sulla cima di un larice, la cornacchia si cercò come osservatorio un abete alto e solenne.

Wesna si sdraiò sul muschio morbido e si addormentò subito:  si addormentò di un sonno sodo, di un sonno di pietra. Anche la cornacchia, che era grassottella e placida e aveva fatto una lauta cena, dimenticò la dea gentile, dimenticò il suo compito e scivolò spensieratamente, beatamente, nel mondo lieve dei sogni.

Quando Kuskaia, il perfido e terribile Kuskaia, giunse, ghignando, nella foresta silenziosa, fu solo l’usignoletto che, dall’alto del larice, vide la sua ombra gigantesca, fu solo l’usignoletto che, sgolandosi come gli fu possibile, avvertì la dea del grave pericolo e le diede modo di fuggire, di salvarsi.

Wesna volle poi premiare il fedelissimo amico e castigare la cornacchia pigra. Donò al primo una splendida voce, una voce che raccoglie in sè tutti i suoni e le musicali dolcezze della primavera trionfante, e all’altra una voce gutturale, aspra, antipatica.

Disse all’usignolo: – Il mondo ascolterà commosso le tue delicatissime canzoni, ti amerà, ti loderà –

Disse alla cornacchia: – Tu non avrai che disprezzo e beffe. Nessuno vorrà udirti, nessuno cercherà la tua compagnia.-

Leggenda polacca L’USIGNOLO E LA CORNACCHIA Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Racconto LE PIUME DEL CORVO

Racconto LE PIUME DEL CORVO per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Nel tempo dei tempi, il corvo aveva le penne bianche. Avvenne che un giorno esso propose alla cicogna una gara per vedere chi dei due avrebbe volato più alto. La cicogna accettò ed entrambi si slanciarono nell’aria. Il corvo con volo impetuoso salì altissimo e giunse così vicino al sole che le sue piume bruciarono e diventarono tutte nere. Spaventata, la cicogna presto presto ridiscese e preferì perdere la gara piuttosto che annerire.

Perciò da quel giorno il corvo ha le piume nere, mentre la cicogna è rimasta bianca.

Racconto LE PIUME DEL CORVO Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Racconto LA GRU E I PESCI

Racconto LA GRU E  I PESCI

Una volta, in India, vi fu un’estate caldissima. In una foresta vi erano due stagni, uno grande e l’altro piccolo; nel piccolo vivevano numerosissimi pesci e sul grande sbocciavano innumerevoli fiori di loto. Con la calura il piccolo stagno rimase quasi a secco; mentre le acque dello stagno grande, che i loti con le loro foglie proteggevano dal sole, restavano abbondanti e fresche.

Una gru venne a passare fra i due stagni, vide i pesci e si soffermò a meditare, ritta su una zampa sola. “Quei pesci” pensava, “sarebbero per me dei bocconcini prelibati. Se li assalissi bruscamente, sono agili e mi sfuggirebbero… sarà meglio che giochi d’astuzia…”

In quella un pesciolino mise il muso fuor d’acqua e chiese alla gru: – Che cosa stai meditando, venerabile uccello? –

– Medito sulla tristezza della tua sorte e di quella dei tuoi fratelli –

– Che vuoi mai dire? –

– Voi soffrite nelle acque troppo basse, infelici! E di giorno in giorno il caldo aumenta, e se lo stagno rimane a secco, che farete mai? Dovrete perire tutti miseramente, poveri pesciolini! Ah, davvero che il cuore mi si serra, se ci penso… –

Il pesciolino e i suoi fratelli si sentirono assai turbati dalle parole della gru e le chiesero con angoscia: – Venerabile uccello, non conosceresti un mezzo per salvarci? –

La gru finse di meditare ancora, poi disse: – Credo di aver trovato un rimedio alla vostra misera sorte -. I pesci la ascoltavano avidamente. – Qui vicino c’è uno stagno meraviglioso, assai più grande di quello in cui vivete, tutto coperto di loti, che difendono le sue acque dalla vampa del sole. Se volete, vi prenderò a uno a uno nel becco e vi porterò fino alle onde del grande stagno, così sarete salvi -.

In quel momento si udì un risolino scettico; era un gambero, che disse: – Mi meraviglio assai! Da che mondo è mondo non ho mai saputo che una gru si interessi ai pesci, se non per mangiarli…-

La gru prese un’aria contrita e protestò: – Come, cattivo gambero, tu sospetti che io voglia ingannare dei poveri pesciolini minacciati da una morte crudele? Solo il desiderio della vostra salvezza mi ispira, è solo per il vostro bene che parlo. Ma se non ci credete, mettete alla prova la mia buona fede; scegliete uno di voi perchè lo porti nel becco fino allo stagno dei loti. Esso lo vedrà, poi io lo riprenderò  e lo riporterò qui. Ed il vostro compagno vi dirà che cosa bisogna pensare di me”.

I pesci accettarono e fu designato un vecchio pesce molto saggio;  la gru lo portò nel becco allo stagno dei loti, ve lo lasciò nuotare nell’acqua fresca a suo piacimento e poi lo riportò al piccolo stagno. Il vecchio pesce, entusiasta, non ebbe difficoltà a persuadere i suoi fratelli a lasciarsi trasportare dalla gru.

Ahimè, quale follia! Uno dopo l’altro la gru fece finta di trasportarli e invece se li pappò tutti.  Rimase solo il gambero, che si sentiva tutt’altro che tranquillo sulla sorte dei pesci e pensava: “Temo che la gru se li sia mangiati tutti. Se quello che temo è vero, li vendicherò”.

– E’ la tua volta –  gli disse la gru con aria innocente. – Vuoi che ti trasporti nello stagno dei loti? –

– Volentieri –  rispose il gambero – Ma come mi trasporterai? –

– Nel becco, come ho fatto per gli altri –

– No no, il mio guscio liscio mi farebbe scivolar giù facilmente dal tuo becco. Lascia invece che mi aggrappi al tuo collo con le branche: starò attento a non farti male -.

La gru acconsentì. Giunta a mezza strada, però, si arrestò sotto un albero.

– Che cosa fai? – le domandò il gambero – Sei stanca che ti fermi a metà cammino? –

La gru, imbarazzata, non sapeva che dire.

– Che cosa vedo mai? – continuò il gambero – Che cos’è quel mucchio di lische ai piedi di questo albero? Ah, traditrice, ti sei preso gioco dei pesci, eh? Ma io non morirò senza prima averti uccisa…-

E il gambero stringeva il collo della gru fra le branche, senza pietà.

– Caro gambero, non farmi male… – supplicava la gru, con le lacrime agli occhi per la sofferenza – Ti porterò nello stagno, stai tranquillo… –

– Avanti, allora! – ordinò il gambero.

La gru andò fino allo stagno e tese il collo  sull’acqua in modo che il gambero non aveva che da lasciarsi scivolare giù. Ma esso era risoluto a vendicare i pesci e prima di abbandonare la presa tagliò netto il collo della perfida gru.

Racconto LA GRU E  I PESCI Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

GLI UCCELLI: dettati ortografici e letture

Dettati ortografici GLI UCCELLI – Una collezione di dettati ortografici sugli uccelli, di autori vari, per la scuola primaria.

Uccelli
Piove, adagio adagio, poco poco. C’è bisogno di fango per fare i nidi. Ci sarà? Tutti gli uccellini a due a due sotto l’ombrello delle frasche ascoltano la pioggia che dice loro: “Sì. Sì”. Il giorno dopo, come sfolgora il sole, gli sposini lavorano tutti a farsi una casettina; la tottavilla, il migliarino, l’ortolano, i beccafichi, le peppole; fra l’erba spagna, sui rami, dentro le siepi, sotto le tegole; chi taglia, chi mura, chi impasta, chi cuce, chi scava, chi intreccia. Bisogna far presto perchè domani è domenica. (F. Tombari)

Uccelli
L’aria è piena di frulli d’ali, di canti, di strida, di misteriosi bisbigli. Sono tornati gli uccelli e nelle loro fragili e belle casette, nuove vite pigolano in attesa del cibo. E’ tornata la cincia che libera l’oliveto dalle uova delle mosche olearie; è tornata la capinera gentile il cui canto ricorda quello dell’usignolo; l’allodola mattiniera, il pettirosso vivace, la rondine che stride e saetta nel cielo, senza posa. Siano benedette queste piccole creature che lavorano senza posa alla distruzione dei nemici dei campi e dei raccolti.

Uccelli
Verso la fine di marzo la prima rondine giunse sotto il tetto. Si aggrappò al nido, sbattè più volte le ali, poi riprese a volare nel cielo disegnando nell’aria ampi cerchi. Passò sul melo dell’orto, e subito dai piccoli rametti brulli sbucarono alcune gemme. In un baleno, dai cartoccetti che bucavano l’aria come dentini, si svolsero i bianchi fiori i il melo sembrò a tutti una bella nuvola caduta dal cielo nell’orto. La rondine passò a volo sul pesco, e anche il pesco si ingemmò. Giunse perfino sul mandorlo, là verso la collina, e col suo grido acuto la rondine lo risvegliò. Poi sfiorò i prati e l’erba incominciò a tremare nell’aria col suo filo di un verde tenero; sfiorò le prode, e l’acqua dei ruscelli incominciò a scorrere tra i sassi; e le viole, sotto le larghe foglie, si destarono come per incanto, spandendo nell’aria il loro delicato profumo. Volava, volava, la rondine, e cinguettava felice. (C. Bucci)

Uccelli
Quando il cielo diventa sereno e azzurro e, scivolando su un raggio tiepido di sole, arriva primavera, ritornano nel nostro cielo le rondini.  In largo stormo gli eleganti uccelli volano sul mare; poi, in piccoli gruppi, prendono la via di casa, la via del vecchio nido. Qualcuna, ansiosa, sopravanza il gruppo, arriva prima. Eccola là, sul filo, petto bianco, dorso nero. Si guarda attorno, osserva tutto. Poi, arrivano tutte, e i cornicioni, i fili dell’elettricità, i tetti sono pieni dei piccoli uccelli bianchi e neri. (G. Valle)

Sulla facciata rustica, per tutte le cornici, lungo il gocciolatoio, sopra gli architravi, sotto i davanzali delle finestre, sotto le lastre dei balconi, dovunque, le rondini avevano nidificato. I nidi di creta, innumerevoli, vecchi e nuovi, agglomerati come le cellette di un alveare, lasciavano pochi intervalli liberi tra loro. Benchè chiusa e disabitata, la casa viveva. Viveva di una vita irrequieta, allegra e tenera. Le rondini fedeli l’avvolgevano dei loro voli, delle loro grida, dei loro luccichii senza posa. (G. D’Annunzio)

Quando la rondine vuol rassettare il suo vecchio nido, non cerca nè trucioli nè pagliuzze, come fanno gli altri uccelli, ma adopera fango e con bravura lo accomoda col becco. Vola là dove scorre il ruscello. Vi si piana sopra con le ali in alto, battendole rapidamente. Tiene a fior d’acqua il petto per bagnarsene le piume, poi spruzza l’acquerugiola sulla polvere e ne fa una tenace poltiglia. E di questa poltiglia col suo becco, o si fabbrica o si accomoda il nido. (Taverna)

Uccelli
E’ primavera, è il tempo degli uccellini. Allegri, felici, già ghiotti di ciliegie, litigiosi, stanno in cinquanta su un ramo come tanti piccoli gnomi, fuggono col vento, spensierati, da un albero a un tetto, dal pagliaio al campanile, rubano a man bassa; un chiasso, un cinguettio, una baraonda. Le passerette, pettegole, con un vestitino corto che le copre sì e no, non vanno mai d’accordo, si intrufolano da per tutto, fanno a chi arriva prima sul fiume a vedere il martin pescatore. (F. Tombari)

Uccelli
Il sole nasce, gli uccelli si sparpagliano. Cercano il loro pascolo, chi le bacche, chi i vermiciattoli, chi i semi, a frotte. Si cibano, si azzuffano, amano, saltellano qua e là: infine spiccano il volo e dall’aria agili coronano con un batter d’ala e un gorgheggio la loro piccola fatica. (G. Pascoli)

Uccelli
Dorati uccelli, dall’acuta voce, liberi per il bosco solitario in cima ai rami di pino confusamente si lamentano; e chi comincia, chi indugia, chi lancia il suo richiamo verso i monti: e l’eco che non tace, amica dei deserti, lo ripete dal fondo delle valli. (Lirici Greci)

Uccelli
Gli uccelli, oltre a rallegrare col loro canto, sono preziosi per l’agricoltura perchè distruggono gli insetti. Se possiamo raccogliere i saporiti ortaggi, se possiamo assaporare la squisita frutta, se riempiamo di grano i nostri granai, lo dobbiamo, in gran parte, a questi preziosi amici dell’agricoltore.

La rondine è tornata. Ha fatto sentire il suo grido e si è messa a volare in tondo sul tetto. Ha veduto il suo nido e vi è volata dentro come una piccola freccia nera. Poi è tornata a volare, ma il suo grido era più lieto e festoso. Avevo ritrovato la sua casetta. E presto, in quella casetta, ci sarebbero stati i rondinini.

Uccelli
A introdurre i suoni più belli nel mondo primaverile, accanto al ronzio e alle musiche varie degli insetti, sono gli uccelli con il loro concerto canoro. Basta ricordare che la primavera è la stagione in cui gli uccelli fanno il nido! Essi sono le creature della gioia: la scienza non ha trovato una spiegazione del loro canto che sembra superfluo; ma chi saprebbe immaginare gli uccelli senza più le loro melodie? F. Molinelli

La rondinella ci porta il primo saluto della primavera e ci ricorda la passata malinconia dell’autunno. Essa, fidando in noi, appende il nido ai tetti e ai portici delle nostre case, ritornando ogni anno nello stesso giorno e quasi nella stessa ora. P. Mantegazza

In marzo tornano le rondini. Vengono dai paesi caldi dove hanno passato l’inverno. Se ne andarono verso la fine di settembre, non tanto perchè avessero paura del freddo, ma specialmente perchè essendo uccelli insettivori, durante il freddo non avrebbero trovato di che nutrirsi. Tornano adesso perchè gli insetti cominciano a rinascere. Questi erano morti ai primi freddi, ma avevano lasciato le loro uova o le loro crisalidi ben nascoste e riparate sotto la corteccia degli alberi. E. Fabre

Uccelli
L’uomo non potrebbe difendersi da solo dalle distruzioni causate dagli insetti. Ma gli uccelli lo aiutano validamente, divorando le larve nascoste sotto i tronchi o striscianti sopra le foglie, cibandosi degli insetti che volano nell’aria, nutrendosi di bruchi, di farfalline, di tignole. Gli uccelli non sono soltanto piacevoli a vedersi e ad ascoltarsi, ma sono anche i preziosi amici dell’agricoltore.

Uccelli
Gli uccellini non sono soltanto graziose creature che ci rallegrano col loro canto. Essi sono anche i preziosi amici dell’agricoltore perchè divorano gli insetti e le larve, salvando così la vegetazione. Rispetta, dunque, gli uccellini. Non chiuderli in gabbia, non catturarli, non distruggere i loro nidi. Anche gli uccelli sono creature che soffrono e godono e, oltretutto, salvaguardano le campagne e la vegetazione.

Uccelli
Gli uccelli insettivori si dividono il campo di caccia: chi va nei prati, chi nei boschi e nei verzieri; fanno una guerra continua ai bruchi che distruggerebbero i nostri raccolti. Più abili di noi, di vista più acuta, più pazienti e senza altra occupazione che quella, gli uccelli fanno un lavoro che a noi sarebbe assolutamente impossibile. (E. Fabre)

Uccelli
In ogni nido c’è una piccola famiglia. C’è il babbo, c’è la mamma, ci sono i figlioletti, tutti uniti da un tenerissimo amore. Se tu distruggi un nido, metti il dolore dov’era la gioia, la disperazione dove non c’era che allegria e amore. Rispetta i nidi come vorresti che fosse rispettata la tua casetta.

Il passero è dappertutto e sempre. Vola e saltella, bruno e chiacchierone, tra le foglie verdi degli alberi, nella buona stagione; sui rami brulli e secchi nell’inverno: cinguetta sui fili del telegrafo, sulle gronde, sui davanzali; becca grani, briciole di pane, insetti… E’ graziosissimo, quantunque non sia bello come la rondine e non canti come l’usignolo. (Bianchi e Giaroli)

Uccelli
Piove adagio adagio, poco poco. C’è bisogno di fango per fare i nidi. Ci sarà? Tutti gli uccelletti, a due a due sotto le ombre delle frasche, ascoltano la pioggia che dice loro sì, sì… Il giorno dopo, come sfolgora il sole, lavorano tutti a farsi una casettina. Chi taglia, chi mura, chi impasta, chi cuoce, chi scova, chi intreccia. (F. Tombari)

Uccelli
Ogni uccellino cerca un posto sicuro per fabbricare il suo nido. IL fringuello lo intreccia sui rami dei ciliegi e delle querce. L’allodola lo nasconde tra le zolle dei campi. Il corvo lo sospende ai rami del pioppo. La rondine lo nasconde sotto le grondaie o sotto le travi di casa. Quando gli uccellini fanno il nido, mille piccole cose vengono utilizzate: pagliuzze, crini, foglie secche, muschi, piccoli fili di lana. (V. Gaiba)

Sono tornate le rondini. Hanno attraversato mari e monti pur di tornare al loro nido. E ora che lo hanno ritrovato, cinguettano felici, lo riparano, lo imbottiscono, perchè fra poco nasceranno i rondinini.

Ecco mamma rondine che ritorna con un insetto e tutti i piccini spalancano il becco e gridano perchè lo vorrebbero per sè. Che piccini affamati! Non sono mai sazi. E mamma rondine vola, vola, torna e ritorna al nido per saziare quei rondinini che aspettano, con il beccuccio aperto. Poi si rimettono giù buoni, buoni, con gli occhietti chiusi, ad aspettare che la mammina torni ancora.

In marzo tornano le rondini. Arrivano dai paesi caldi dove hanno passato l’inverno. Se ne andarono verso la fine di settembre, non tanto perchè avessero paura del freddo, ma perchè, essendo uccelli insettivori, durante l’inverno non avrebbero avuto di che nutrirsi. (E. Fabre)

In un giorno di primavera, si è sentito un lieto garrito nell’aria. Erano le rondini che tornavano. Hanno ritrovato il vecchio nido. Con un grido di gioia sono volate dentro a ripararlo, a farlo tutto morbido e caldo. Rispetta le rondinelle. Sono la benedizione delle case che le ospitano.

San Benedetto, la rondine sotto il tetto. Ha attraversato mari e monti per tornare al suo nido e, ora che lo ha ritrovato, garrisce di gioia. Come il viaggiatore che ritorna alla sua casa, così la rondine fa festa quando ritrova il suo nido e di dà da fare per ripararlo, per accomodare i danni causati dalle intemperie, per renderlo morbido e tiepido. Mamma rondine pensa ai rondinini che fra poco cinguetteranno nel nido appeso sotto la gronda.

San Benedetto, la rondine sotto il tetto. Forse è una rondine sola; è arrivata prima delle altre per vedere se il tempo si è veramente rimesso al bello e se l’inverno è andato via. Ma spesso è ancora freddo; la primavera sembra lontana e la povera rondine, con le penne arruffate dal vento, col corpicino tremante, si sente smarrita, sola, affamata. Povera rondinella, arrivata troppo presto!

Esistono molte varietà di rondini, tra cui il balestruccio, che ha il dorso nero violetto e le parti inferiori e la coda bianche; la rondinella comune che è nera, col petto castano e la coda con macchie bianche; il rondone, che è tutto nero, salvo una macchia bianca sulla gola. Soltanto la rondinella e il balestruccio fanno il nido sotto la gronda; alcune specie di rondine lo fanno sulle rive scoscese dei fiumi e nei buchi delle altre muraglie. Il trillo della rondine si chiama garrito.

Uccelli
Ogni uccello, in primavera, fa il suo nido. L’uccellino canoro lo intreccia tra i rami degli alberi, la rondine lo costruisce sotto la gronda, l’aquila in un crepaccio della montagna dove vive, il passero sotto il tegolo o in un buco del muro. E, in ogni nido, nasceranno i piccini.

Con la primavera, ecco la fedele rondine che torna al suo nido lasciato sotto la gronda. Osserviamole nel volo: hanno ali lunghe, fortissime, che permettono loro di attraversare il mare, talvolta senza sostare nemmeno un momento. Ammiriamo l’infallibile istinto di questo uccello, che gli fa ritrovare non soltanto la località che ha lasciato, ma perfino il tetto, il nido.

Uccelli
Perchè gli uccelli migrano? Vi sono le anatre selvatiche che, pur di depositare le uova nelle zone dove sono nate, non esitano ad arrivare perfino al circolo polare, dove nidificano. Per ciò che riguarda la rondine, poichè questo uccello è insettivoro, non troverebbe durante la cattiva stagione di che nutrirsi, perchè gli insetti muoiono o sono nascosti. E’ per questo che la rondine emigra verso le terre calde, dove il cibo non manca, per ritornare a deporre le uova sotto i nostri tetti, al ritorno della buona stagione.

Il becco della rondine è largo e corto. La rondine si nutre di insetti e li cattura a volo. Il suo becco, che è di grande apertura, facilita appunto questa cattura. Invece il becco degli uccelli granivori è forte e a punta, adatto a beccare i grani. Il becco dei rapaci, che si nutrono di piccole prede vive, è forte, adunco, e adatto a lacerare la carne. Il becco dei palmipedi è fatto a cucchiaio, e lascia sfuggire l’acqua per trattenere solo il cibo.

Uccelli
Le zampe degli uccelli che sono grandi volatori, come le rondini, sono rattrappite, ottime per aggrapparsi, ma quasi inadatte a posarsi sul terreno. Infatti, se la rondine cade sul terreno, riprende il volo con grande difficoltà. La zampa dei gallinacei, invece, e dei corridori come lo struzzo, è larga, schiacciata, atta a posarsi sul terreno; nei polli è munita di unghielli per razzolare; nello struzzo, di callosità. La zampa dei rampicanti (pappagallo, picchio, cuculo) ha due dita anteriori e due posteriori atte ad arrampicarsi sul tronco degli alberi. Quella dei rapaci è armata di artigli formidabili con cui l’uccello afferra la preda, la dilania e la porta al nido. Nei palmipedi le zampe hanno le dita unite da una membrana che le trasforma in ottimi remi.

La rondine fabbrica il nido con fango, cementandolo sotto le gronde. Sembra quasi che abbia imparato a costruirlo dall’uomo, sotto la cui casa nidifica. Gli altri uccelli lo costruiscono in maniera ben diversa. I cantori, che sono quelli che fabbricano il nido più perfetto, lo fanno di ramoscelli intrecciati e lo imbottiscono di lanuggine e di piccole penne. I rapaci lo fabbricano in maniera rudimentale negli anfratti delle rocce dove vivono; il passero lo da sotto i tegoli, nei buchi del muro.

Uccelli
Gli uccelli depongono un numero variabile di uova, che hanno un guscio generalmente colorato o macchiato, e da queste uova, dopo un periodo di incubazione, nascono i piccoli, implumi, inadatti a nutrirsi da soli. I genitori li imboccano ed è per questo che gli uccelli sono dei formidabili distruttori di insetti. Si è potuto calcolare che la cincia distrugge fino a trecentomila fra insetti e larve ad ogni stagione.

Uccelli
Gi uccelli sono la gioia della campagna, sono i figli della terra e la terra li nutre senza che essi si affannino a seminare e a mietere; non c’è zolla che neghi loro una gemma, un fiore, una buccia di frutto! Il danno che danno ai tuoi campi lo ripagano; tu non sai quanti insetti nocivi essi distruggono, se ti rubano un chicco te ne salvano cento.
(F. Lanza)

I pellicani
Fra i rami e gli arbusti di cotone, albergavano colonie di pellicani, le cui zampe sporgevano dal nido mentre essi covavano. I maschi nutrivano le femmine che parevano non abbandonare mai il loro nido nel periodo della covata. Papà pellicano era buono con la moglie, e vi era un continuo andirivieni di questi enormi uccelli. Sono grandi pescatori e portano la loro preda in una borsa di pelle gialla che, quando è piena, pende come un sacco sotto il becco.

La rondine ha il mantello di piume nero e bianco, il becco corto e largo, le zampe adatte per aggrapparsi, la coda biforcuta.  Ci sono parecchie specie di rondini: la rondinella comune, il balestruccio, il balestruccio selvatico che nidifica sulle sponde dei fiumi, il rondone che è il più grosso della specie. Il grido della rondine si chiama garrito.

Il nido che la rondine costruisce sotto la gronda è fatto di terra impastata d’acqua, come se il simpatico uccello volesse imitare le case degli uomini presso le quali vive. Dentro, è imbottito di lanuggine che la rondine carpisce all’aria o alle piante.

Il corpo della rondine è snello, robusto, con ali molto sviluppate. Le remiganti  sono penne lunghe e forti perchè le rondini dovono fare lunghi viaggi, attraversare il mare e spesso anche territori deserti per recarsi nei paesi caldi. La rondine ha un manifesto istinto d’orientamento. Quindi, in primavera torna da noi, e non soltanto conosce la località, ma addirittura il nido che si affretta a restaurare e a preparare per la nuova covata.

Il becco della rondine è larghissimo e corto: adatto cioè alla caccia degli insetti di cui la rondine si nutre volando. Vola a becco spalancato così che gli insetti che essa insegue, si invischiano e vengono catturati. E, appunto perchè si nutre di insetti, finita la buona stagione, se ne va.  Gli insetti, al sopraggiungere del freddo, muoiono o si rintanano; quindi, la rondine non avrebbe più il cibo che le è necessario. La rondine è un animale utile,  come tutti gli animali insettivori, considerando il danno prodotto dagli insetti alla coltivazione.

La rondine è tornata da lontano, ha girato sopra la città, ha riconosciuto la casa, il tetto, il nido. Ed ora eccola tutta affaccendata a preparare la casetta per i rondinini che verranno.

Sono arrivate le rondinelle. Hanno attraversato mari e monti per tornare al loro nido. Benvenute, rondinelle, che arrivate da tanto lontano!

“Ecco mamma rondine che ritorna! Che cosa hai portato, mammina?”. I rondinini aspettano nel nido col becco spalancato.

La rondine vuole riassettare il vecchio nido. Non cerca fuscelli come gli altri uccellini, ma adopera fango e con bravura lo impasta col becco.  Poi fa il nido morbido e caldo.

San Benedetto, la rondine è sul tetto. Forse è una rondine sola quella che è arrivata prima della altre per vedere se il tempo si è rimesso al bello. Ma presto verranno anche le altre.

La rondine vola sempre: mangia volando, si bagna volando e qualche volta  nutre i suoi piccoli volando. L’aria è il suo dominio.

Rispetta le rondinelle. Sono la benedizione della casa. Sono tornate da tanto lontano per venire ad abitare il vecchio nido. Fra poco nel vecchio nido pigoleranno i rondinini.

Un bel giorno di primavera si è sentito un grido nell’aria. Era la rondine che tornava. Ha riconosciuto il vecchio nido e con un grido di gioia vi è entrata dentro, per rassettarlo.

Le rondini gridano in alto, nel cielo sereno. I bambini le guardano e dicono: “Sono tornate le rondini. E’ primavera”.

Uccelli
Dopo che la primavera ha spiegato tutti i suoi fascini, di campo in campo, allora si fabbricano ovunque i nidi: nidi tra le erbe, nidi sugli alberi, nidi su spacchi di scogli, in fessure di mura, sotto travi, sotto cornici di case: nidi e nidi dappertutto. Guai se questi asili di nascituri fossero costruiti su alberi nudi, o in siepi senza foglie, o in cantucci senza muschio. Sarebbero esposti alla vista di molti nemici. Si nascondono invece tra ripari abbassati che li nascondono dalle insidie. Ve ne sono con pareti cementate di argilla, rivestiti di licheni, tessuti con fili, steli, fuscelli, con l’interno tappezzato di molli foglie, di fiori, di lana, di crini. Le averle e le capinere li fabbricano con rametti di scope, i tordi vi mettono intonachi di legno fradicio, i beccafichi e i canapini vi intrecciano sottili gramigne miste a tele di ragno, a semi di pioppo, a lanugini. I falchi rapaci, vi ammassano penne di vittime; i pacifici storni penne di polli e di anatre, raccolte nei cortili, nei campi; i cardellini setole di maiali; i passeri crini, paglia, stoppa, cenci, brandelli di carta. (P. Lioy)

Il merlo. Col suo abito da cerimoniere, il becco dorato, l’occhio fisso che pare non veda e vede benissimo; con la sua coda alzata, la voce amplificata e ripercossa dall’eco dei macchioni dei quali fa la sua rocca; ora di corsa sul terreno, ora in volo a freccia, ora immerso nelle sue alcove di rovi, in interminabili meditazioni; coi suoi gridi vari, ciascuno dei quali corrisponde a un sentimento o a un atto, il “pitt pitt”  di quando va a dormire, il “cac cac cac” dell’angoscia per un pericolo che corre il nido, lo stridulo e rapido “ki ki ki” che manda quando fugge via; infine col suo canto, col suo vero canto che ritengo il più completo e il più musicale di tutti i canti degli uccelli che fischiano, sempre lui si profila sullo schermo della mia memoria, quando essa torna indietro verso gli anni in cui passavo le vacanze pasquali in campagna. (M. Roland)

Uccelli
La nebbia si diradava, apparivano profili di boschi neri sull’azzurro pallido dell’orizzonte; poi tutto fu sereno, come se mani invisibili tirassero di qua e di là i veli del maltempo e un grande arcobaleno di sette vivi colori e un altro più piccolo e più scialbo s’incurvarono sul paesaggio. Grandi ranuncoli gialli, umidi come di rugiada, brillarono nei prati argentei, e le prime stelle apparse al cadere della sera sorrisero ai fiori: il cielo e la terra parevano due specchi che si riflettessero. Un usignolo cantò sull’albero solitario ancora soffuso di fumo, tutta la frescura della sera, tutta l’armonia delle lontananze serene; e il sorriso delle stelle ai fiori, e il sorriso dei fiori alle stelle, e tutta la malinconia dei poveri che vivono aspettando l’avanzo della mensa dei ricchi, e i dolori lontani e le speranze, e il passato, l’amore, il delitto; il rimorso, la preghiera, il cantico del pellegrino che va e va e non sa dove passerà la notte, e la solitudine verde, la voce del fiume e degli ontani laggiù, il riso e il pianto di tutto il mondo, tremavano e vibravano delle note dell’usignolo, sopra l’albero solitario che pareva più alto dei monti, con la cima rasente il cielo e la punta dell’ultima foglia ficcata dentro una stella. (G. Deledda)

Uccelli
Ciascun nido ha una sua costruzione ed una sua sapienza d’amore. Nidi di allodole cui pochi fuscelli bastano nel solco delle messi; nidi di pettirossi nei cespugli intessuti di fili d’erba e rivestiti internamente di borragine e di licheni; nidi di stiaccini e di fringuelli nell’intrico delle siepi; nidi sugli olmi, sulle querce, in cima agli alti pioppi che fiancheggiano i fiumi; nidi di passeri solitari nei crepacci di rocce odoranti di fiori selvaggi. Nei casi dove il nido non riesca del tutto ad occultare le uova, queste hanno colore mimetico, cioè con la stessa tinta delle cose che sono loro attorno e però da queste non facilmente distinguibili. (A. Anile)

Uova

Tutti gli uccelli producono uova. L’uovo ha forma tondeggiante ed è rivestito di un guscio rigido e resistente. Aderente al guscio c’è una pellicola elastica , che forma sul fondo una camera d’aria. Il guscio racchiude le parti nutrienti dell’uovo: l’albume e il tuorlo.

Quando gli uccelli covano le loro uova, nell’interno si sviluppa un piccolo che si nutre appunto del tuorlo e dell’albume. Quando il piccolo è formato, rompe il guscio ed inizia la sua vita all’aria aperta.

Ci sono piccoli capaci subito di muoversi e di nutrirsi (i pulcini), altri che nascono senza piume ed hanno bisogno di essere imbeccati dai genitori  (passerotti, rondini, …)

Penne e piume

Il corpo degli uccelli è protetto da un manto fitto, morbido, caldo, di piume fatte a fiocchetto. Le ali e la coda sono munite di penne. Quelle che stanno al bordo delle ali sono dette remiganti, quelle della coda timoniere. Le penne sono lunghe, robuste, rigide, sostenute da una specie di bastoncino detto calamo, piantato nella pelle.

Becchi di uccelli

Molti uccelli sono granivori o insettivori: la natura ha dato loro un becco adatto al cibo di cui si nutrono. Gli uccelli granivori hanno becchi non troppo lunghi, larghi alla base, appuntiti, duri e taglienti: con essi frantumano i grani. Gli uccelli insettivori hanno becchi molto larghi, teneri, appiccicosi, capaci di afferrare e inghiottire anche grossi insetti.

La rondine

La rondine vive in campagna e in città: cerca le grondaie per costruirvi il nido ed ama l’acqua del fiume, del lago e dello stagno. Infatti sa che, alla superficie dell’acqua, si cacciano in abbondanza gli insetti, che sono il suo cibo preferito.

Ha le ali aguzze e lunghe, la coda biforcuta. Le piume sono di color turchino carico sul dorso e bianche sul petto.

E’ un uccello che ama il caldo; perciò, appena l’estate lascia il passo all’autunno umido e freddo, la rondine se ne va in Africa, dove l’attende il sole. Per questo si dice che è un uccello migratore.

Il nido della rondine assomiglia ad una mezza scodella. E’ costruito con pezzetti di fango appiccicati l’uno all’altro con la saliva e rafforzato con erbe, pagliuzze e piume.

La gallina

E’ un uccello molto utile, dell’ordine dei galliformi, che popola le aie ed i cortili. L’uomo le costruisce una casetta, il pollaio. Il suo corpo è piuttosto grosso e pesante; le ali, corte e deboli, le permettono solo voli brevi. Il capo è ornato di piccoli barbigli e di una cresta rossa e corta. Gli occhi sono tondi. Il becco è rigido, capace di rompere i semi duri. Le zampe sono ricoperte di scaglie giallastre. Sono robuste, armate di unghie e adatte a razzolare.

La gallina offre all’uomo carne fine e nutriente e uova. E’ una mamma (chioccia) affettuosa; per tre settimane cova pazientemente quindici – venti uova, che si schiudono liberando i pulcini. Essi, appena sgusciati, sono già coperti di piumino e molto vispi.

L’oca

E’ un uccello palmipede perchè ha le dita delle zampe riunite da una pelle dura e membranosa che le serve per nuotare negli stagni. Le zampe sono poste molto indietro rispetto al resto del corpo e ciò dà all’oca un’andatura goffa. Essendo un uccello acquatico ha le penne e le piume cosparse di un grasso oleoso, grazie al quale il suo corpo non si bagna. Pesca il suo nutrimento servendosi del becco largo e schiacciato, che lascia uscire l’acqua dai margini dentellati. Sono uccelli palmipedi il cigno, l’anitra, il gabbiano, il pellicano.

Il cuculo

E’ un uccello diffidente e astuto, molto accorto; vive evitando anche di farsi vedere nelle vicinanze delle nostre case. Il suo verso, il caratteristico cucù, ci giunge spesso all’orecchio nelle sere di primavera, mentre l’uccello è nascosto in mezzo al fogliame. Ottimo volatore, il cuculo percorre lunghissime distanze emigrando nella cattiva stagione verso le terre calde, per poi ritornare da noi agli inizi di primavera.

Il picchio

E’ un uccello rampicante adatto alla vita sui tronchi degli alberi; vi si arrampica e vi si aggrappa mediante le quattro dita del piede, della quali due sono rivolte in avanti e due indietro. Ha il becco lungo e diritto, con il quale picchia contro la scorza degli alberi. Mediante il suono prodotto dal legno, il picchio sente se il tronco è cavo o pieno; nel caso sia cavo, l’uccello pratica col becco un foro nella corteccia, e con la lingua lunga e viscida, prende gli insetti e le larve che vi dimorano.

Le voci degli uccelli

Il colombo tuba. La civetta squittisce, chiurla, stride. L’anitra schiamazza. La cornacchia gracchia e crocida. La gallina chioccia e crocchia. La gazza gracchia. Il merlo zufola, zirla, chioccola. La passera pigola, garrisce, cinguetta. La rondine stride e garrisce. L’usignolo gorgheggia. La pernice stride.

L’aquila

E’ la dominatrice dell’aria. Abita le più alte montagne, nidifica su rocce scoscese e alimenta i suoi aquilotti con la carne degli animali (conigli, lepri, agnelli) dei quali va in cerca di giorno volando, e sui quali si abbatte non appena li ha scorti, afferrandoli con gli artigli e sollevandosi a grandi altezze per portarli poi al nido o in altro luogo sicuro.

Ha il becco tagliente e forte, detto rostro; unghie robuste e adunche, dette artigli, atte a dilaniare la preda.

Anche la civetta, il barbagianni e il gufo sono uccelli rapaci ma notturni, perchè volano solo di notte dando la caccia a topi, vipere e altri animali dannosi.

Questi uccelli rapaci notturni sono rivestiti di un piumaggio adatto alle loro abitudini di predoni delle tenebre: colori scuri, piume foltissime, morbide e vellutate che rendono il volo assolutamente silenzioso. Il loro corpo è grosso e rotondo, con gli occhi dalla grande iride colorata di giallo o rosso. Un largo cerchio di penne chiare circonda gli enormi occhi quasi a guisa di occhiali, dando loro un aspetto del tutto singolare.

Grossi rapaci sono pure il falco, la poiana, lo sparviero, l’avvoltoio e il girifalco.

Il passero

In Italia è uno degli uccelli più comuni. Vive presso le case e nidifica generalmente sui tetti. Ha un becco conico robusto, le zampe con quattro dita e la coda tronca. Si nutre di semi: è un granivoro vorace. Infatti i contadini, quando le messi sono mature, per tenerlo lontano dai campi vi dispongono dei bizzarri fantocci: gli spaventapasseri. Si nutre però anche di insetti e di vermi, rendendosi così molto utile. Quando ha i piccoli nel nido, il passero dà loro l’imbeccata anche venti volte in un’ora. Altri passeracei sono il fringuello, il cardellino, l’allodola, l’usignolo, il merlo, il tordo, il pettirosso e il canarino.

Il gabbiano

E’ un uccello carenato e palmipede (ha cioè le zampe con le dita palmate, munite di una membrana che le rende simili a remi); frequente lungo le spiagge del mare, si trova anche in riva ai laghi e lungo i fiumi. Vola sull’acqua con volo lento e grave mandando un grido particolare, specialmente all’approssimarsi delle burrasche. Ha grandi ali così che può facilmente sostenere un lungo volo; può anche nuotare con i piedi palmati. Si ciba di pesci, vermi marini, crostacei ed altri piccoli invertebrati che prende nuotando o sfiorando a volo il pelo dell’acqua, oppure saltellando sulla riva del mare, guardingo e circospetto, alla scoperta di quanto l’onda ha lasciato per lui. Nidifica nelle paludi e negli stagni, fabbricando il nido fra erbe, giunchi e alghe.

Il pappagallo

E’ un uccello rampicante: ha cioè le zampe particolarmente adatte  ad arrampicarsi, con due dita rivolte in avanti e due rivolte indietro. Ha le piume dai colori vivaci, e proviene dalle foreste dei paesi tropicali. Si può addomesticare ed ambientare anche nei nostri paesi ed è divertente perchè apprende e ripete parole ed espressioni umane.

La cicogna

E’ un trampoliere: infatti le sue zampe lunghissime sono simili ai trampoli. Oltre alle zampe snelle  e sottili, ha il collo e il becco molto lunghi; il becco è fatto  in modo da afferrare e trattenere la preda. E’ un uccello migratore, cioè non ha stabile dimora in un luogo: sverna in Africa e passa l’estate in Europa. L’unico trampoliere stazionario in Italia è l’airone cinerino.

Il pinguino

Anche il pinguino è un uccello, ma ha il corpo inadatto al volo. Cammina con andatura goffa e barcollante. Vive in branchi numerosissimi fra i ghiacci delle regioni polari dell’Antartide. Le sue ali corte e robuste si sono adattate al nuoto anziché al volo. La femmina del pinguino depone le uova dalle quali, dopo circa due mesi, nascono i piccoli rivestiti di un fitto piumino.

Le qualità degli uccelli: rapaci, passeracei, gallinacei, palmipedi, corridori, granivori, acquatici, insettivori, notturni, diurni, migratori, sedentari, canterini, implumi, lenti, veloci, grandi, leggeri.

Le azioni degli uccelli: cinguettare, cantare, schiamazzare, stridere, pigolare, volare, migrare, nidificare, deporre, covare, imbeccare, costruire, saltellare, beccare, razzolare, raspare, bezzicare, frullare, saltellare.

Passeri sulla neve

Il passero pigola tra le fronde sempre verdi e fa capolino dalla volta di un tegolo, rannicchiato, irsuto come un riccio. Poveri passeri! Li vedete fatti dalla necessità doppiamente domestici, spiccarsi tratto tratto dai comignoli, venire a stormi dalla campagna tutta coperta, svolazzarvi tra le gambe, cercando qualche cosa da beccare. Intanto qualche pietosa bimba sbriciola agli affamati uccelletti il panino della sua  colazione. (A. Stoppani)

Lo scricciolo (racconto)

Passavo presso una cascina leggendo. D’un tratto mi vidi a lato un bimbo che teneva in mano un uccellino così piccolo come non ne avevo veduto nei miei paesi.

– Eccoti due soldi, me lo dai? – Non se lo fece dire due volte. Prese la moneta e si allontanò correndo. Povero uccellino! Non era più grosso del mio pollice; grigio, con un becco fino e acuto, ancor lattiginoso agli angoli. Doveva essere appena fuggito dal nido. Ad un tratto mi scappò di mano, mandando degli acutissimi “ci!” “ci!”  e battendo le ali così rapidamente che pareva un grosso insetto. Ma non potè sostenersi e scese a terra subito. Io lo raccolsi e lo portai a  casa. Perchè non lo posi sopra una siepe? Lo lasciai svolazzare per lo studio tutto il giorno; non poteva camminare, avanzava a piccoli salti come un ranocchio; il suo color grigio anche lo faceva somigliare ad un piccolo rospo.

Si appendeva alle tende e a piccoli salti giungeva alla cima. Lo imbeccai e lo posi a dormire nella bambagia. Al mattino il suo grido, simile al cigolio del manico di un secchiello, mi svegliò. Era appeso alle tende e guardava fuori dai vetri. Aprii le finestre: appena vide uno spiraglio prese il volo, ma cadde sul balcone. Lo raccolsi e gli tarpai le ali leggermente. Volle spiccarsi di nuovo, si slanciò verso le vetrate, verso la libertà e la luce, ma cadde sul tavolino. Che cosa crudele!

Perchè? Speravo che si addomesticasse.

E non volò più, anzi non si mosse più. Incominciò a socchiudere gli occhi leggermente. Come è triste ciò! Le palpebre diafane si appesantivano: le piume si arruffavano, si raggomitolavano. Io lo scaldavo con le mie mani e le sue pulsazioni erano rapidissime, interrotte spesso da scosse che dovevano essere fortissime per quel corpicino.

Dovevo uscire per le mie occupazioni. Lo posi nella sua bambagia ed egli vi si ficcò tutto sotto, come sotto le ali di una madre per morire in pace.

Presto tornai. Ero assediato dall’idea della piccola vita prigioniera e moribonda; giunto a casa fui pronto a sollevare il piccolo strato di bambagia… Era rigido. (G. Cena)

Il colpo di fucile

Fu allora che il cacciatore lasciò andare una schioppettata. Le anatre, fra grida di spavento, fuggirono sui campi e per qualche minuto si udirono richiamarsi alla lontana, fino a che, riunite in due squadre, dileguarono lungo il fiume. Solo due mancarono all’appello: erano rimaste là, sul greto fra le canne. (F. Tombari)

Gli uccelli insettivori

La vegetazione ha i suoi nemici ed i suoi amici. Sono suoi nemici certi insetti, che rodono le gemme, le tenere foglie, i fiori. Per fortuna, vi sono gli uccelli insettivori, che si dividono il lavoro nei campi, nelle siepi, nei boschi, negli orti, e fanno una guerra continua a tutti i bachi che distruggerebbero i nostri raccolti. Essi, con la vista acuta, con la pazienza, e senza altra occupazione che quella, fanno un lavoro che sarebbe assolutamente impossibile senza di loro.

Gli uccelli

Fortunati gli uccelli! Essi sono liberi di percorrere a volo le infinite vie del cielo. Ne conosciamo moltissimi: uccelli da preda come le aquile e i falchi, i gabbiani che vivono in riva al mare, le rondini che emigrano in autunno e tornano in primavera, le cicogne del becco lungo e dalle lunghe zampe, i pappagalli, le gazze che rubano tutti gli oggetti lucenti, le civette ed i gufi che vivono di notte, e tutti gli uccelli che cinguettano, trillano, fischiano, come i passeri, i cardellini, i pettirossi, i canarini, gli usignoli, i merli , i fringuelli, e molti altri.

Gli uccelli pesanti non possono volare. Conosciamo il gallo e la gallina, le oche, le anatre, i tacchini e i pavoni. Lo struzzo è un grosso uccello dalle gambe robustissime che corre velocissimo nei deserti e nelle savane dei paesi caldi. Le anatre sanno anche volare e così altri grossi uccelli come i fagiani e le pernici.

Uccelli

Dall’alba all’ora di notte è un turbinio continuo di ali e un solo clamore di vocine forti, brevi e pungenti, sempre di una misura. Passeri, certo; e devono convenire qui da tutte le grondaie del vicinato come i bimbi in un pubblico giardino. Però fra loro c’è anche qualche uccello forestiero, venuto chissà da dove; questo che gracida asprigno a modo di  raganella, quest’altro che tenta un gorgheggio d’acqua sorgiva… (D. Valeri)

Le uova

Sono assai nutrienti, come lo è la carne. Sono un alimento animale perchè ci vengono fornite dalle galline. Nelle uova vi sono due parti: il tuorlo e l’albume. Il tuorlo giallo e denso, è la parte migliore. Assai buone sono le uova fresche, cioè appena deposte. Si possono però conservare per parecchie settimane mettendole nella sabbia o nella calce.

I passeri

E il nido del passero lo si trova da per tutto, vicinissimo alla casa dell’uomo in cui confida; sotto le tegole del tetto, tra le balle di paglia di un fienile, entro una piccola crepa del muro di cinta. Il passero è sempre lieto. Trova quasi sempre il chicco di grano o la briciola di pane che lo nutre, anche d’inverno: e quando sente la massaia chiamare i suoi polli per la quotidiana distribuzione del becchime, sempre il passero viene a rubacchiare qualcosa tra le zampe delle galline.

Il nido vuoto

Sotto la gronda c’è un piccolo nido in rovina. Pare una casina senza porta, una casina abbandonata. La famigliola che la abitava è andata lontano. E’ andata in cerca di sole. Fa freddo, ora, da noi. Le giornate sono brevi, la campagna è senza verde e senza fiori. Piove spesso. L’acqua penetra dalle tegole sotto la gronda. E il piccolo nido fradicio, abbandonato, si sfascia a poco a poco. (C. Dossi)

Gli uccelli nel periodo della cova

Durante il periodo della cova, la femmina rimane quasi sempre nel nido; se ne allontana solo per andare in cerca di cibo. Il maschio le rimane vicino, pronto a difenderla da ogni pericolo; e quando tutto intorno è tranquillo, esso canta per tenere allegra la sua compagna, per farle sentire la sua vicinanza. Finalmente, le uova si schiudono: i piccoli sono nati. Ma come sono brutti! Il loro corpicino è nudo, senza piume; gli occhi sono chiusi; la testa sembra enorme, in confronto all’esile collo; le zampe sono inerti. Però hanno un grosso becco ben aperto, dentro cui il padre e la madre si alternano ad introdurre il cibo: piccoli insetti, moscerini, che la madre prima frantuma col suo forte becco. Quei piccini sono affamati: come sono  buffi, coi loro testoni ritti, e coi beccucci spalancati… Ma, dopo pochi giorni, i piccoli prendono forza; il corpo si copre di leggere piume, ed essi possono cominciare a spiccare i primi voli, guidati, assistiti, protetti dalla madre, che ha un grido particolare per chiamarli quando ha trovato il cibo.

Se qualcuno, animale o uomo, assale i suoi piccini, essa li difende accanitamente, con un’abnegazione commovente. Alle volte, arriva ad offrirsi vittima di un nemico, pur di salvare i suoi piccini.

Dicono che quando scoppia un incendio in una casa di campagna, in primavera, i gemiti, le grida della rondine il cui nido è attaccato alla casa in fiamme, sono veramente impressionanti… La povera bestia non teme di attraversare le fiamme per volare in aiuto dei suoi piccoli: vuole salvarli, o morire con loro.

Quando i piccoli sono abbastanza forti per volare via, sfuggono ai legami della famiglia… e, poco curanti dei genitori, se ne vanno in qualche altra parte del mondo. Ma i genitori non si amareggiano per questo: riformano una nuova covata e ricominciano le cure, le sollecitudini, i sacrifici, che saranno ricambiati con così scarsa riconoscenza.

Nidi di uccelli

Molte sono le forme e diversi i tipi di nidi, che gli uccelli costruiscono con destrezza ed abilità. La starna e la quaglia si accontentano di semplici buche nel terreno, con qualche sterpo. Invece, presso i corsi d’acqua, il pendolino si fabbrica il nido a forma di fiaschetto e con finissima arte, intrecciando fibre vegetali all’estremità di un ramo sottile e pieghevole. Il picchio muratore non vuol essere da meno del suo nome: cerca una cavità del tronco di un albero, intonaca l’entrata con fango, lasciandovi solo una piccola apertura, e il nido è pronto. L’aquila, regina delle vette, naturalmente lo costruisce in alta montagna, nelle fessure tra le rocce. Le folaghe fanno i nidi galleggianti sull’acqua; le cicogne sui comignoli e sui rami nudi degli alberi. Chi si dà poca cura di fabbricarlo è il cuculo. Depone le uova nei nidi dei cardellini, dei merli e degli usignoli; e affida la covatura, la nascita e l’assistenza dei suoi grossi figli alle mamme degli altri piccoli uccelli cantori.

Tornano gli uccelli migratori

Nelle terre calde dell’Africa settentrionale le rondinelle, tutte chiuse nel loro bell’abito nero e bianco, si preparano a partire per il viaggio di ritorno, ora che è tornata la primavera.
Le rondini voleranno sopra deserti, mari, pianure, montagne. Un istinto meraviglioso le guiderà per migliaia di chilometri, e farà sì che esse riconoscano i nidi che ogni anno le aspettano.
Anche le gru, le anatre e le oche selvatiche, gli stornelli, i chiurli, le cicogne, le allodole, i vanelli e i falchi sono uccelli migratori.
Le gru cinerine, cioè di color cenere, volano formando nel cielo una grande V. Il loro volo è lento e maestoso. Lo sai che possono raggiungere perfino i 9.000 metri di altezza? Potrebbero cioè da sole, con il solo battito delle forti ali, posarsi sulla più alta montagna della Terra.
Le anatre selvatiche invece hanno un volo rapidissimo. Possono compiere in un’ora anche centoventi chilometri, quanti cioè ne fa un’automobile.
Gli storni invece formano in cielo delle grosse nubi nere, poichè volano in gruppi foltissimi e molto serrati.
Mettendo attorno alle zampe di alcuni uccelli migratori degli anellini di alluminio, con le indicazioni del luogo da cui ebbe inizio il volo, si è saputo, per esempio, che le cicogne dei paesi del nord Europa passano l’inverno nell’Africa del sud, dopo aver compiuto un viaggio di ben diecimila chilometri, senza neppure l’aiuto dei punti cardinali.

Come fanno ad orientarsi gli uccelli migratori?

Cose veramente straordinarie sanno fare gli uccelli migratori: si è notato per esempio che la rondine torna non solo nello stesso luogo, ma persino nello stesso nido che ha abbandonato l’anno precedente.
Come fa ad orientarsi in un percorso che è spesso di migliaia di chilometri?
Purtroppo non si è ancora in grado di rispondere con esattezza, e il problema dell’orientamento degli uccelli migratori rimane tuttora uno dei più appassionanti per la scienza moderna.
Si è supposto che gli uccelli sappiano calcolare per istinto l’angolo che la  loro strada deve avere in ogni istante rispetto alla direzione della luce solare.

Nidi

Non esiste tanta varietà di tipi nelle case degli uomini quanta ce n’è nei nidi degli uccelli.
C’è chi costruisce il nido sui rami sporgenti degli alberi, chi lo scava tra le zolle del terreno;  c’è chi si sceglie una cavità di un tronco, chi lo pone a galleggiare sull’acqua, tra i  canneti.
C’è anche chi, in mancanza di meglio, si fa il nido in una vecchia brocca o in una latta di benzina abbandonata; si sono visti nidi posti all’interno di cassette della posta o di pompe idrauliche usate poco di frequente.
Anche i materiali usati sono i più vari: da quelli di origine vegetale (muschi, pagliuzze, rametti, fili d’erba, pappi e semi lanosi) o animale (bioccoli di lana, peli, crini, tele di ragno) a quelli prodotti dalle attività dell’uomo (fili di cotone e di lana, straccetti, trucioli, pezzetti di carta).

Come nasce il nido di una rondine

Anche quest’anno, con l’arrivo della primavera, sono tornate le rondini e riempiono l’aria di allegri stridi e di voli. Sotto le gronde  dei tetti, nelle stalle, nei cortili, ritrovano i vecchi nidi, o li costruiscono nuovi se sono stati guastati dalle piogge invernali o dagli uomini, tanto che non vale più la pena di ripararli.
Hai mai osservato di che cosa sono fatti e come sono costruiti questi nidi? Vieni a vedere: una coppia di rondini sta costruendone uno proprio sopra la nostra finestra, sotto la grondaia. Le ho viste poco fa ispezionare il muro attentamente, tenendosi aggrappate ad una piccola sporgenza, e poi sono volate via. Eccole di ritorno. Ciascuna ha nel becco una pallina di fango molle, presa sul bordo di qualche pozzanghera. Hanno impastato il fango con la saliva ed ora, con abili colpi di becco, lo applicano al muro come farebbe un muratore con cazzuola e cemento. Attaccano una pallina dopo l’altra, inserendo fili di paglia e di erba nella malta per renderla più resistente.
A poco a poco il nido prende forma e, quando sarà ultimato, sembrerà una mezza tazza.  Non sarà molto bello, ma potrà resistere per anni e contenere la rondine quando cova i molti rondinini. (M. Leale Anfori)

La prima rondine

Verso la fine di marzo la prima rondine giunse sotto il tetto. Si aggrappò al nido, sbattè più volte le ali, poi riprese a volare nel cielo disegnando nell’aria ampi cerchi. Passò sul melo dell’orto, e subito dai piccoli rametti brulli sbucarono alcune gemmule. In un baleno, dai cartoccetti che bucavano l’aria come ditini, si svolsero i bianchi fiori, e il melo sembrò a tutti una bella nuvola caduta dal cielo nell’orto.
La rondine passò a volo sul pesco, che era nell’angolo dell’aia e sembrava avere addosso ancora tutto il freddo dell’inverno, e anche il pesco si ingemmò, giunse perfino sul mandorlo, là verso la collina, e col suo grido acuto la rondine lo risvegliò.
Poi sfiorò i prati e l’erba cominciò a tremare nell’aria col suo filo di un verde tenero; sfiorò le prode, e l’acqua sei ruscelli cominciò a scorrere tra i sassi; e le viole, sotto le larghe foglie, si destarono come per incanto, spandendo nell’aria il loro delicato profumo.
Volava, volava, la rondine, e cinguettava felice. (C. Bucci)

Tipi di nidi

Per covare le loro uova in tutta tranquillità e per assicurare ai loro piccoli una protezione efficace contro le intemperie e anche contro gli animali da preda, gli uccelli si costruiscono, con arte meravigliosa, un rifugio, caldo e sicuro, solido e confortevole, spesso elegante: il nido. I materiali con cui viene costruito, come pure la sua forma, variano notevolmente a seconda delle specie. Pezzettini di legno, festuche, muschio, crini di cavallo, lana, fibre di cotone, terra argillosa e altro, possono servire per la sua costruzione. E’ interessante notare che ogni specie ha, in una certa misura, la possibilità di adattarsi alle circostanze e di servirsi di materiali dei quali di solito non fa uso. Infatti, un uccello che costruisce generalmente il suo nido con fili di paglia e con muschio è capace, se non trova questi materiali nelle vicinanze, di usare licheni, stracci, pezzi di carta e perfino fil di ferro o addirittura molle di orologio. Esso può anche fissare il nido in luoghi insoliti: l’upupa, per esempio, che lo costruisce di regola nel cavo degli alberi tarlati, può all’occasione nidificare nelle cavità delle rocce, nei buchi dei muri e perfino nelle carcasse degli animali morti.
Tuttavia, come vedremo, ogni gruppo di uccelli si serve, solitamente, di materiali ben determinati, dà al suo nido una forma precisa, e lo costruisce in un posto definito.

Nidi a coppa e a cestino
Esistono nidi a forma di cestino: come i cestai, gli uccelli intrecciano fuscelli, crini o erbe, in modo da formare una specie di coppa, una cavità accogliente. Nella maggior parte dei nidi, tre strati ne formano le pareti: uno esterno, abbastanza grossolano, uno interno, morbido, fatto con erbe sottili, muschio, cotone, peli, piume, e un terzo, fra i due, costituito da materiali diversi. Il nido dei cardellini, per esempio, è rivestito all’esterno di muschio bianco e fili di ragnatela, mentre la rivestitura interna è costituita da crine, cotone di diverse piante, peli di cardo, erbe sottili e peluria.
I nidi a forma di coppa sono posti per la maggior parte sugli alberi o sugli arbusti e sono nidi di fringuello, di usignolo, di cardellino, di ciuffolotto, di capinera, di merlo, di canarino, di verdone, di fanello e di altri ancora. Il loro colore è tale che si confondono spesso con la scorza dell’albero e talvolta è molto difficile distinguerli dai nodi dell’albero o dei rami.
Alcuni nidi sono posti al livello del suolo, come il nido della gentile allodola, che consiste in una semplice buca scavata nei campi di grano o nei prati e rivestita di fili d’erba, di steli secchi e di radici. Altrettanto fanno la quaglia, la pernice e il fagiano. Talora, il nido è costruito in mezzo a piante acquatiche e perfino su una specie di piccola zattera: il nido della folaga nera, ad esempio, galleggia liberamente sulla superficie dell’acqua.

I nidi dei passeri e delle gazze
Alcuni uccelli costruiscono nidi a forma di palla, con una o due aperture laterali, che proteggono dalla pioggia e dal freddo meglio dei precedenti. Di tale tipo sono il nido del passero e quello della gazza. Il primo è una specie di palla voluminosa, un po’ grossolana, fatta di paglia, di fieno, di ramoscelli, di stracci, di lana, di pezzi di carta, con l’interno più soffice, tappezzato di piume. Quando però il nostro passero lo costruisce sotto una tegola o sotto il davanzale di una finestra, non si preoccupa più del tetto della sua abitazione, sentendosi, forse, protetto a sufficienza. Più complicato è il nido della gazza: la sua base, a forma di coppa profonda, è costruita con robuste bacchette (che possono raggiungere il metro di lunghezza e che talvolta sono piegate), con calcina, con fuscelli e con sottili radici; la cupola è composta di ramoscelli che si incrociano in modo da formare una volta a grata, che, però, è molto sicura perchè costruita sempre con rami muniti di uncini e di spine. Due aperture, abbastanza strette, permettono all’uccello di entrare e di uscire, ma sono insufficienti per difenderlo dai nemici di grosse dimensioni, come il corvo, la cornacchia  o il falco. A una certa distanza, questa costruzione di confonde con i numerosi rami della cima degli alberi e ciò contribuisce a proteggere i suoi abitanti. La gazza, inoltre, ha l’abitudine di cominciare molti nidi contemporaneamente, ma ne termina solamente uno, nel quale depone le uova; certamente fa ciò per sviare i nemici.

Gli uccelli tessitori
I nidi più stupefacenti sono senz’altro quelli costruiti dai cosiddetti tessitori, una specie di passeracei, i quali tessono i loro nidi con erbe molto flessibili, con piccoli rami, con radici, che intrecciano in modo da comporre un tutto molto solido, una specie di tessuto le cui maglie vengono incollate con saliva o con terra. La forma di questi nidi varia a seconda della specie, ma hanno sempre forma di una borsa con l’apertura in basso o sul fianco, e sono sospesi si rami di un albero, che ne può portare anche una quarantina. Il nido dei passeri del genere Cassicus, uccelli grandi come un corvo che vivono in Amerca, misura circa 1,20 m di lunghezza; è così solido che lo si può rompere a fatica, e tuttavia le sue pareti sono tanto sottili che lasciano scorgere le uova o i piccoli. Le fibre che lo costituiscono vengono strappate agli alberi dall’uccello stesso. Esso si posa su un ramo, ne pizzica la corteccia col becco, la stacca per qualche centimetro, afferra l’estremità così sollevata e vola via di fianco in un modo tutto speciale, in maniera da strappare delle fibre di una lunghezza da tre a quattro metri. Talvolta le fibre vegetali sono sostituite da crini di cavallo. Per la fabbricazione di tali nidi il passero impiega molto tempo e perciò questi uccelli utilizzano lo stesso nido per molti anni di seguito, riparandolo dopo ogni covata. La maggior parte degli uccelli tessitori abita le regioni molto calde; non di meno, se ne possono trovare anche nei Paesi piuttosto freddi o temperati. Così, nell’Europa orientale, vive un uccellino, il pendolino, il cui nido, sospeso sopra l’acqua, è una specie di borsa alta da 16 a 22 cm, col diametro da 11 a 14 cm e con un’apertura sul fianco che ricorda il collo di una bottiglia, per cui è detto anche “fiaschettone”. Per costruirlo, il pendolino sceglie un ramo sottile, inclinato verso il basso, che presenta una o più biforcazioni a poca distanza dal punto di origine; lo circonda di lana e talvolta di peli di diversi animali, capra, lupo, cane, o anche di filamenti di corteccia, poi tesse le pareti del nido fra le biforcazioni. Il pendolino è frequente anche nelle zone acquitrinose dell’Italia.

I nidi meno raffinati
Vi sono altri uccelli che semplificano il loro lavoro, accontentandosi di intrecciare semplicemente sterpi e rami d’albero. Così fanno le aquile, le cicogne e i corvi. Il nido dell’aquila reale è costruito con rami, alcuni dei quali hanno lo spessore di un braccio; il centro è occupato da fuscelli, da cortecce e da erbe secche. Appena completato, non oltrepassa i 25 cm, ma aumenta di volume col passare degli anni per l’apporto di nuovi materiali, così che può raggiungere le dimensioni di un metro e mezzo.
Anche il nido delle cicogne è grossolano. E’ costruito sui tetti, sui camini e sulle rocce con rami della grossezza di un dito, spine e zolle di terra più o meno erbose. La parte intermedia è fatta di fuscelli più sottili e di foglie di canna; l’interno, di erbe secche, di letame, di stracci, di paglia, di piume. Il maschio e la femmina raccolgono insieme i materiali, ma è la femmina che dirige il lavoro.
Il nido del corvo è abbastanza simile a quello della cicogna, ma più piccolo. Da lontano, assomiglia a una fascina: oltre ai rami, che possono raggiungere 40 cm di lunghezza, vi si trovano i materiali più vari: fili di paglia, lana, muschio, stracci e così via. La costruzione è molto solida e dura parecchi anni; così, quando il corvo l’abbandona, viene occupata da altri uccelli, come le poiane, i falconi, gli sparvieri. Alcuni uccelli, infine, come la cinciallegra, utilizzano i buchi degli alberi; altri, come l’usignolo, le cavità dei muri. Lo struzzo scava, semplicemente, una fossa nel suolo, cova le uova di notte, e le abbandona di giorno, dopo averle ricoperte di sabbia, che le nasconde e le protegge dall’intenso calore tropicale.
Una semplice cinta di  ciottoli costituisce il nido dei pinguini. Il cuculo, poi, depone le uova nel nido di altri uccelli e affida loro le cure della figliolanza.

Il nido dell’allodola

Eugenio, Riccardo e Silvio hanno scoperto un nido di allodola.
La madre era lassù in alto come perduta nel gran cuore azzurro del cielo; e cantava.
I tre monelli strisciavano nell’erba fino al nido.
La madre si precipitò su di loro come un sasso. Poi ebbe paura. Si fermò, cantando di dolore, sul loro capo.
Se ne andarono via a testa bassa, nascondendosi in seno i cinque pulcini caldi, pigolanti.
“Li nutriremo meglio noi”, disse Eugenio come per giustificarsi.
Sull’uscio di casa, li incontrò Rossana, la sorellina.
“Che portate?”
Ma Rossana non era tipo da perdersi d’animo. Li vide prendere l’ovatta, scendere in cantina, preparare una specie di nido, deporvi i cinque implumi.
“Ah, cattivi!” esclamò fra sè, “Il nido della mia allodola…”
Lasciò che i fratellini uscissero, scese in cantina, prese delicatamente i pulcini che pigolavano piano piano, e via di corsa per filari, finchè giunse al prato e al nido.
L’allodola volava come impazzita e cantava dolorosamente.
“Vedi, allodola, eccoli i tuoi bambini!” gridò Rossana, protendendo le manine al di sopra dei fiordalisi.
Si allontanò e l’allodola scese sui suoi piccini, a coprirli con le ali.
Rossana corse a casa.
I fratellini erano sempre fuori a caccia di mosche e di bruchi.
Quando si accorsero della scomparsa dei pulcini dell’allodola, cominciarono a strepitare.
“Chi ha preso gli uccellini? Chi è stato?”
“Il gatto” rispose Rossana, che era accorsa alle loro grida.
“Quale?”
“Quello nero”
“Ah, gattaccio!” e i tre fratellini cominciarono a inseguire il gatto, che scappò, spaventatissimo, soffiando.
Passarono i giorni.
Era una bella mattinata di sole; e delle allodole trillavano liete nel cielo
“Eugenio, Riccardo, Silvio, venite!” gridò Rossana.
I tre fratellini accorsero.
“Vedete quelle allodole?”
“Certo”
“Sono gli uccellini che voi avreste fatto morire. Sì, non era stato il gatto nero. Sono stata io a riportarli alla loro mamma”.
Le allodole continuarono a cantare; e i tre fratellini le guardavano, contenti che una sorellina gentile avesse loro impedito di distruggere un nido. (M. Lauri e G. Neri)

Nidi

Com’è piena di bisbigli l’aria di primavera! Hanno bisbigli le siepi in cui fiorisce il biancospino, con il buon profumo amarognolo che invita le api; hanno bisbigli gli alberi tutti rivestiti di foglie tenere e che non sanno resistere al vento… Quei bisbigli così miti, quei frulli d’ali improvvisi, dicono che, nei nidi, dei beccucci si aprono avidi in attesa dell’imbeccata materna. (A. S. Novaro)

La cova

Durante il periodo della cova, la femmina dell’uccello resta quasi sempre nel nido; se ne allontana soltanto per andare alla ricerca del cibo. Il maschio le rimane vicino, pronto a difenderla da ogni pericolo e tenerla allegra, per farle sentire la sua vicinanza. Finalmente, le uova si schiudono: i piccoli sono nati. Aprono subito il becco e la mamma e il padre si alternano per introdurvi il cibo e saziare quei piccoli affamati. (M. Menicucci)

Rondini

Quante sono quest’anno le rondini! All’alba e più al tramonto, fanno come una nobile trama nera in questo rettangolo di cielo. Sono pazze di volo, di allegrezza, di canto. Tagliano via l’aria, stridendo, con le ali tese e ferme: si riabbassano, riprendono respiro, indugiano; e poi si rovesciano, si tuffano a capofitto, scompaiono. (M. Valgimigli)

Le rondini

Le rondini fulminee saettavano il cielo, di cui sono navigatrici eterne. Vanno ora radendo il suolo, ora perdendosi nell’azzurro; volano sempre facendo intorno il vento, e seminando lo spazio di sibili acuti; e poi a un tratto, posano sopra un filo telegrafico o sulla punta di un parafulmine, ciangottando fra loro, senza stanchezza, senza sudore, linde linde e tutte raccolte nelle vele ammainate delle grandi ali e pronte a nuovi voli. (P. Lioy)

Uccelletti

Cinguettano i passerotti, volando vispi dai tetti ai cortili, dai cortili ai campi e nei frutteti dove matura tanta frutta zuccherina. Stridono le rondini, volando a stormi intorno al campanile, o intorno alle grondaie delle vecchie case; là sotto hanno costruito i loro nidi; e vi pigolano i rondinini.
Trilla l’allodola, nella mattina serena, e si alza alta nel sole nascente.
Gorgheggia l’usignolo, soavemente, nell’ombra degli alberi; e specialmente di sera, di notte… Ma allora i bambini dormono e non possono udirlo. (E. Graziani Camillucci)

Chiacchiericcio

Chi sa perchè gli uccelli sono sempre allegri? Cantano, pigolano, cinguettano, non stanno mai zitti. Senti che chiacchierio che fanno lassù, su quegli alberi? Ci deve essere festa a casa loro. Scommetterei che nei loro nidi son nati i piccini o stanno per nascere. Ecco perchè fanno festa!

L’uccellino

Un uccellino scende a volo da un albero dove stava a dondolarsi, fa pochi saltelli e si avvicina alla riva del fossatello dove si son formate delle pozze d’acqua.
L’uccello si accosta ad una di esse e beve, poi entra con le zampette nella pozza, vi tuffa le ali, la testina, una volta, due volte. Ora si risolleva e scuote le piume: si è pulito, si è rinfrescato. Prima di volar via dice grazie al fossatello con un garrulo cip cip.

Tempo di migrare

Ed ecco, se ne vanno. Malinconia di queste migrazioni, precedute da ripetuti raduni che essi fanno o presso i folti canneti o alle chiare fonti, o intorno al campanile della parrocchia, con chiacchiericci sommessi e commossi, che sono cenni d’intesa. Finchè un bel giorno, divisi per famiglie, fiutando vento valido, di mattina per tempo o sul far della sera, al comando di un capo che s’è guadagnata la fiducia, il raduno si leva, volteggia, si scompone, si ricompone, si serra, s’innalza, prende alta quota, altissima, e va. Chi sta sotto a guardarlo, vede la meraviglia di quel convoglio aereo. E il convoglio va, va finchè si perde come una nuvola vivente all’orizzonte. (C. Angelini)

Partono le rondini

Partite, rondini? Sembrate allegre, riunite a stormi e mai come stasera canterine! Il sole del tramonto vi bacia le lucide ali come a dirvi: “Arrivederci a domattina, in un altro cielo!”
E volate e rivolate intorno ai nidi che lasciate là, vuoti sotto la grondaia; e i vostri stridi sono di gioia, simili a trilli di bimbi che per la prima volta fanno un viaggio insieme al babbo. Di voi, infatti, molte sono al loro primo andare lontano, altre hanno già fatto più volte la strada, guidate dalle aurore rossastre dei mari. E chissà se queste torneranno ancora! La gioia dei rondinotti, assetati di fughe e di lontananze, è forse malinconia per le rondini anziane: la stessa malinconia di noi che siamo qui a salutarvi, a vedervi volare per l’ultima sera nel nostro cielo più terso che mai.
Salutiamoci, dunque, senza esser tristi. (G. Giusti)

Dettati ortografici UCCELLI – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche sugli UCCELLI

 Poesie e filastrocche sugli uccelli – una collezione di poesie e filastrocche sugli uccelli, di autori vari, per la scuola d’infanzia e primaria.

Gli uccelli
E uccelli, uccelli, uccelli,
col ciuffo, con la cresta, col collare:
uccelli usi alla macchia, usi alla valle:
scesi, dal monte, reduci dal mare:
con l’ali azzurre, rosse, verdi, gialle:
di neve, fuoco, terra, aria le piume:
con dentro il becco pippoli e farfalle. (G. Pascoli)

Buon cuore
“Ecco” diceva il passero affamato
“la neve bianca ha tutto sotterrato,
non c’è un filo d’erba qua nell’orto.
Prima di sera certo sarò morto”.
Allora s’apre piano un balconcino
e compare il visetto d’un bambino.
Il bimbo sparge in fretta sul balcone
le bricioline della colazione.
Poi si ritira. Allegro è il passerino,
par che cinguetti un “grazie” a quel bambino. (A. Ferraresi)

Parlano i canarini
Dice la canarina al canarino:
“Ascolta un po’, mio caro maritino
lo zuccherino che ci mette qua
la nostra padroncina ogni mattina
mentre si fa la nostra dormitina,
sempre sparisce, e come non si sa”.
Allora per scoprire il mariuolo
dormono entrambi con un occhio solo.
Ed ecco vedon capitar, bel bello
il bambino di casa, un furfantello.
che pian pianino lo zuccherino tocca
e di nascosto se lo mette in bocca.
Scuotono tristi il capo i canarini:
“Che gentaglia son mai questi bambini!” (L. Schwarz)

Il gatto e l’uccellino
L’uccellino sulla pianta
ride al cielo e lieto canta
quando arriva di soppiatto
per ghermirlo un grosso gatto.
L’uccellino con un trillo
vola via felice e arzillo!
Ed il gatto a muso tetro
ci rinuncia e torna indietro. (Anonimo)

Invito alle rondini
O rondine, che torni d’oltremare,
mi presti l’ali tue sì belle e nere?
Per tutta la mia terra voglio andare
le cento sue città voglio vedere
e quando la mia terra avrò veduto
ti renderò le alucce di velluto. (A. C. Pertile)

Pettirosso
Nel giardino di un bambino
è arrivato un uccellino.
Gli occhi neri, il petto grosso
il suo nome è pettirosso.
Salta, vola tutto il dì
e fa sempre tic tic tic.
E l’autunno ci ha annunciato
il suo canto ha regalato. (Anonimo)

Mastropicchio e Verderacchia
Mastropicchio Saltapicchio
col suo becco picchia e fa:
Ticche ticche ticcetà
La Ranocchia Verderacchia
gli propone: Senti qua,
io canticchio gra gra gra,
tu accompagni ticchetà! ».
Gre gre, ticche, gre gre gre,
zumpa ticche, zumpetè!
Vien la guardia: «Cosa c’è?
Favoriscano con me,
in prigione per schiamazzo
e strombazzi da strapazzo
aggravati da rumori ».
Buona notte ai suonatori! (E. Zedda)

Il ritorno della rondine
Bimbo, ritorno al tetto ove son nata
che giovinetta ancora abbandonai
poichè la primavera è ritornata;
e sono piena di faccende ormai.
Ho sposato quel vispo rondinino
che dall’infanzia fu mio buon amico
s’acchiappo’ insieme il primo moscerino
or si fa il nido preso il nido antico.
Così, bambino, accanto a te, felici,
di padre in figlio resteremo amici. (L. Schwarz)

Scricciolo
Per star bene, a questo mondo
basta un bel nidetto tondo
dove i sette fratellini
si raccolgono vicini
fuori neve a larghe falde
dentro muschio e piume calde
si è felici nel tepore
così stretti cuore a cuore. (G. Grohmann)

Passerini
Il grosso tiglio è tutto un bisbigliare
di passerini, come un chiacchierare
sentite quanto sono birichini
sembrano proprio… un crocchio di bambini. (M. M. Orsenigo)

Casa piccola
“Quel vostro nido è piccolo,
rondini, come fate?
I vostri figli crescono
e ormai più non ci state”.
“Ci stiamo, sì, stringendoci
così, tutti vicini,
stanno più caldi e morbidi
i nostri rondinini.
Poco posto si tiene
quando ci si vuol bene”. (L. Schwarz)

Il nido
Di beccucci si contorna
sulla rama il piccol nido,
quando intende il dolce grido
della mamma che ritorna.
Poi la madre ancor s’affanna
per il loro nutrimento,
mentre il nido culla il vento
e gli fa la ninna nanna. (D. Dini)

La rondine
Rondinella,
nera e snella,
sorellina
birichina
dalla dolce primavera,
t’ho aspettata!
Sei tornata
con il sole
con le viole
con l’azzurro
e in un sussurro
voli, voli nella sera.
Io ti guardo
e ti sorrido,
rondinella svelta e nera. (Anonimo)

Preparativi
Guarda: un uccello
è sceso dalla gronda.
Frulla nell’aria,
va da fronda a fronda,
salta su tutti i pruni della siepe,
si nasconde
nell’edera un momento,
getta festoso un grido
e a lui, dal nido,
un gorgheggio risponde.
Ora una gola sola può cantare;
ma nel maggio
saranno cinque voci a cinguettare.
Ed egli cerca, cerca nelle aiuole…
Ecco che trilla al sole
e torna al nido,
lieto, portando un piccolo fuscello.
un filo d’erba, un petalo, un granello. (G. Cesare Monti)

Uccelletto
In cima a un’antica pianta,
nel roseo ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(Oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta: cinguetta.
Povera piccola gola,
ha in tutto una nota sola,
e questa ancora imperfetta.
Perchè cinguetta? Che cosa,
lo fa parer così giulivo?
S’allegra d’esser vivo
in quella luce di rosa. (A. Graf)

Ad una rondinella
O rondinella che hai passato i monti,
quanti paesi hai visto uguali al mio?
Perchè non t’avvicini e non racconti?
O rondinella che hai passato il mare,
gente diversa hai visto all’altra riva?
Perchè non me lo vieni a raccontare?
Io t’ho aspettato tanto, o rondinella,
tante notizie volevo sapere,
ma tu non parli nella mia favella
e voli via col l’ali tue leggere. (M. Remiddi)

La prima rondine
C’è un tremolar d’azzurro
oggi nell’aria,
un luccicar di verde
oggi nel sole,
un vago odore
di viole appena nate.
Entra giuliva
dalle finestre spalancate
la primavera in fiore.
Io seguo con occhi sospesi
lo stridulo volo di un’ala
che rade il tetto e scompare
via nell’aria, nel sole! (A. Morozzo Della Rocca)

Uccellin
Uccellin che non ti vedo
dove canti così lieto?
Ruvida l’aria, nudi i rami
ancora è inverno e tu già canti?
“Primavera, viene, viene, viene,
io lo so, io lo so, io lo so”
Oh come folle tu canti! Ma dove?
Nel cuore, nel cuore tu canti:
invisibile ti vedo, ti sento,
nell’aria ruvida, sui nudi rami:
annunzi che viene, che sempre ritornerà! (A. S. Novaro)

Il vecchio pero e la rondine
C’era un tempo un vecchio pero
che dormiva smorto e nero
nel freddo cortile.
Sotto vento, pioggia o neve
dormiva d’un sonno ben greve!
Tutta la neve che l’inverno caccia
gli assiderava le braccia,
la pioggia acuta e sottile
lo penetrava ostile,
il crudele e triste vento
lo staffilava con accanimento;
ma l’albero nulla sentiva;
sotto la sferza della rabbia viva
dormiva dormiva dormiva.
A San Benedetto
su l’alba rosata fu vista
una rondinella vispa
calare a tese ali sul tetto.
Rondine bruna, rondine gaia!
Posata sulla grondaia,
accanto al pendulo nido
miracoloso, ed ecco
il povero albero secco
irrigidito
che tanto aveva dormito
si svegliò fra tesori
di ciocche di fiori. (A. S. Novaro)

La rondinella
Torna la rondinella,
torna di là dal mare;
ha l’ali molto stanche
e deve riposare…
Qui, sotto la mia gronda,
c’è un piccol posticino,
il sol tutto lo inonda,
quando si fa mattino.
Vieni, rondine bella,
qui il nido a fabbricar;
qui posa l’ali stanche
dal tuo lungo volar. (R. Fumagalli)

Mimmo e le rondini
E due rondini ho sentito
che facean grandi complotti
coi loro cinque rondinotti.
“C’è” dicean, “un fratellino
(non ha nido, non ha penne,
ma per certo è un rondinino),
ch’è padrone del giardino.
Non ha nido e non ha penne,
ma padrone è certamente.
Se volesse, in men che niente,
ci potrebbe far contente”.
“Vacci tu” dice una rondine.
“Vacci tu” dice quell’altra.
“Tu che sai come si parla!
Tu che mai non ti confondi!”.
La nidiata è in gran subbuglio
perchè ha visto un bel cespuglio.
“Fate presto! Che s’aspetta?
Abbiam fretta, fretta, fretta!”
“Io ci vo se ci vai tu…”
e due rondini ecco giù.
“Messer Mimmo, rondinino,
padroncino del giardino,
tu puoi farci un gran piacere.
Il giardino è da vedere,
con la veste sua gaietta
tutta verde e tutta rosa.
C’è un odor di fragoletta
che solletica la gola.
La ghiaiuzza brilla e cricchia
e canticchia la fontana.
Questo è un eden di beltà.
Ma quel gatto che ci fa?”
Ah, che gioia, detto fatto,
inseguir quel tristo gatto
che vuol male ai rondinotti.
Tra i limoni e i bergamotti
si nasconde pancia a terra,
ora è entrato nella serra,
ora casca nella vasca…
Zum! Che balzo! E sul muretto,
è scappato, poveretto,
di paura morirà.
Ma che muoia! Ben gli sta!
“Pio pio pio, buon fratellino
rondinino, fior di lino,
grazie!” pigola il nidietto. (Terèsah)

Un rondinotto
E’ ben altro. Alle prese col destino
veglia un ragazzo che con gesti rari
fila un suo lungo penso di latino.
Il capo ad ora ad ora egli solleva
dalla catasta di vocabolari,
come un galletto garrulo che beva.
Povero bimbo! di tra i libri via
appare il bruno capo tuo, scompare;
come d’un rondinotto, quando spia
se torna mamma e porta le zanzare. (G. Pascoli)

Cuculo
La canzone l’ho capita
che ricanti fino a sera
di bei fiori rivestita
fa ritorno primavera.
Tu lo narri ad ogni pianta
lo ripeti ad ogni fiore
la tua gioia è tanta e tanta
e non puoi tenerla in cuore.
Ogni cosa si ridesta
gelo e nebbia non son più
il tuo cuore è tutto in festa
sì, cucù cucù cucù! (V. Giulotto)

Passerotti
Ci ci ci, ci ci ci
anche noi siamo qui
passerotti dei prati
impazienti ed affamati
con le alucce distese
le codine protese
siamo in tanti, siamo qui
dacci il pane, ci ci ci. (Anonimo)

Cardellini
Posati
su esili fili d’erba
archi di colore
oscillano
mossi dal vento. (P. Pesce)

Due rondini
Due rondini nella luce
al di sopra della porta e ritte nel loro nido
scuotono appena la testa
ascoltando la notte.
E la luna è tutta bianca. (J. Prévert)

Uccelli
Ci ci ci, ci ci, ci ci,
fan gli uccelli tutto il dì
e preparano nidietti
per deporvi i loro ovetti.
Ci ci ci, ci ci, ci ci,
fan gli uccelli tutto il dì. (Anonimo)

Uccelli
Quando vedo gli uccelli librarsi nell’aria
planare e po buttarsi in picchiata
attraverso il cielo,
nelle profondità del mio spirito sento
un ardente desiderio di volare.
Solo un folle può dimenticare
di lodare la vita nella sua potenza
quando anche gli uccelli spensierati
la lodano ogni giorno con il loro volo. (Anonimo)

L’albatro
Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
il vascello che va sopra gli abissi amari.
E li hanno appena posti sul ponte della nave
che, inetti e vergognosi, questi re dell’azzurro
pietosamente calano le grandi ali bianche,
come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.
Com’è goffo e maldestro, l’alato viaggiatore!
Lui, prima così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
l’altro, arrancando, mima l’infermo che volava!
Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
che abita la tempesta e ride dell’arciere;
ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
per le ali di gigante non riesce a camminare. (C. Baudelaire)

Il passero solitario
D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia vóto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirornmi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro. (G. Leopardi)

Rondine
Vieni, vieni rondinina
a abitar la tua casina
vieni qui sotto la gronda
a danzare la tua ronda
a destarci al nuovo dì
col tuo lieto ci ci ci. (Anonimo)

Rondine
Io vengo da lontano, ci ci ci
ho sorvolato il mare tanti dì.
Di ritrovare il nido son beata
perchè quel lungo viaggio mi ha stancata.
Con quanta gioia deporrò gli ovini
da cui nasceran presto i miei piccini!
Da mane a sera mi vedrai volare
per poterli ogni giorno poi sfamare.
E quando spunta il dì e quando muore
mi sentirai cantare a tutte l’ore. (E. Minoia)

Coraggio nelle avversità
“Cip cip”, fa un passerino da una pianta
“tutto è sepolto nella neve bianca!”
“Cip cip” piangono gli altri, “la va male:
non c’è più quasi niente da mangiare!”
“Cip, cip-cip, cip.” fa il passerotto saggio:
“Eh, nell’avversità ci vuol coraggio.
Pazza l’inverno e dopo i suoi rigori
si ridiventa tutti gran signori”. (L. Schwarz)

Uccellini
Uccellini, non sapete,
ch’è venuta primavera?
Avant’ieri ancor non c’era
oggi, invece, a un tratto è qui!
Uccellini, non vedere
come d’oro splende il sole?
Salutate il primo fiore
con un lieto ci ci ci. (L. Schwarz)

L’uccellino
Scocca come una freccia un uccellino
sul ramo verde posa un momentino
gira gli occhietti, getta un trillo e va…
piccolo vaso di felicità. (L. Schwarz)

Lo scricciolo
Uno è rimasto, il più piccino,
di tanti uccelli volati via,
un batuffolo di piume
che non sa malinconia;
un batuffolo irrequieto
tra i rametti della siepe,
così piccolo che pare
un uccello da presepe.
Vispi occhietti, alucce lievi,
un codino impertinente,
così gaio e spensierato
che può vivere di niente.
Nella campagna tacita, bianca,
che il gelo tiene prigioniera,
pare la nota dimenticata,
d’una canzone di primavera.
Sempre gaio, sempre lieto,
senza timore del domani,
pare un bimbo poverello
che tiene la gioia nelle sue mani. (G. Ajmone)

Aquila
Aquila che nel ciel spieghi solenne
il volo, a salutare il dì nascente,
fatte di luce sembran le tue penne,
come il pensier che sorge nella mente.
Regale e solitaria sulle alture
guardi la terra giù come straniera,
non son fatte per te le mie pianure,
della luce e dell’aria tu sei fiera.
Ti culli nell’azzurro sconfinato,
spazi con l’occhio nell’immensità
e l’aspre rupi, dov’hai nidificato
sono un rifugio quando il sol cadrà. (Anonimo)

L’usignolo
Gira e rigira di qua e di là
la cinciallegra dove sarà?
Sarà andata col suo figliolo
a fare visita all’usignolo:
“Usignolo, puoi tu insegnare
quell’arte belle di cantare?”
L’usignolo dice di no
l’arte bella insegnare non può
l’arte bella vien da dio
tu hai il tuo canto
ed io ci ho il mio. (L. Schwarz)

Il passero solitario
Tu nella torre avita,
passero solitario,
tenti la tua tastiera,
come nel santuario
monaca prigioniera
l’organo, a fior di dita;
che pallida, fugace,
stupì tre note, chiuse
nell’organo, tre sole,
in un istante effuse,
tre come tre parole
ch’ella ha sepolte, in pace.
Da un ermo santuario
che sa di morto incenso
nelle grandi arche vuote,
di tra un silenzio immenso
mandi le tue tre note,
spirito solitario. (G. Pascoli)

Dialogo
Scilp: i passeri neri su lo spalto
corrono, molleggiando. Il terren sollo
rade la rondine e vanisce in alto:
vitt. . . videvitt. Per gli uni il casolare,
l’aia, il pagliaio con l’aereo stollo;
ma per l altra il suo cielo ed il suo mare.
Questa, se gli olmi ingiallano la frasca,
cerca i palmizi di Gerusalemme:
quelli, allor che la foglia ultima casca,
restano ad aspettar le prime gemme.
Dib dib bilp bilp: e per le nebbie rare,
quando alla prima languida dolciura
l’olmo già sogna di rigermogliare,
lasciano a branchi la città sonora
e vanno, come per la mietitura,
alla campagna, dove si lavora.
Dopo sementa, presso l’abituro
il casereccio passero rimane;
e dal pagliaio, dentro il cielo oscuro
saluta le migranti oche lontane.
Fischia un grecale gelido, che rade:
copre un tendone i monti solitari:
a notte il vento rugge, urla: poi cade.
E tutto è bianco e tacito al mattino:
nuovo: e dai bianchi e muti casolari
il fumo sbalza, qua e là turchino.
La neve! (Videvitt: la neve? il gelo?
ei di voi, rondini, ride:
bianco in terra, nero in cielo
v’è di voi chi vide . . . vide . . . videvitt?)
La neve! Allora, poi che il cibo manca,
alla città dai mille campanili
scendono, alla città fumida e bianca;
a mendicare. Dalla lor grondaia
spiano nelle chiostre e nei cortili
la granata o il grembiul della massaia.
Tornano quindi ai campi, a seminare
veccia e saggina coi villani scalzi,
e – videvitt – venuta d’oltremare
trovano te che scivoli, che sbalzi,
rondine, e canti; ma non sai la gioia
-scilp- della neve, il giorno che dimoia. (G. Pascoli)

L’uccellino del freddo
Viene il freddo. Giri per dirlo
tu, sgricciolo, intorno le siepi;
e sentire fai nel tuo zirlo
lo strido di gelo che crepi.
Il tuo trillo sembra la brina
che sgrigiola, il vetro che incrina. . .
trr trr trr terit tirit
Viene il verno. Nella tua voce
c’è il verno tutt’arido e tecco.
Tu somigli un guscio di noce,
che ruzzola con rumor secco.
T’ha insegnato il breve tuo trillo
con l’elitre tremule il grillo . . .
trr trr trr terit tirit. . .
Nel tuo verso suona scrio scrio,
con piccoli crepiti e stiocchi,
il segreto scricchiolettio
di quella catasta di ciocchi.
Uno scricchiolettio ti parve
d’udirvi cercando le larve. . .
trr trr trr terit tirit. . .
Tutto, intorno, screpola rotto.
Tu frulli ad un tetto, ad un vetro.
Così rompere odi lì sotto,
così screpolare lì dietro.
Oh! lì dentro vedi una vecchia
che fiacca la stipa e la grecchia. . .
trr trr trr terit tirit. . .
Vedi il lume, vedi la vampa.
Tu frulli dal vetro alla fratta.
Ecco un tizzo soffia, una stiampa
già croscia, una scorza già scatta.
Ecco nella grigia casetta
l’allegra fiammata scoppietta. . .
trr trr trr terit tirit. . .
Fuori, in terra, frusciano foglie
cadute. Nell’Alpe lontana
ce n’è un mucchio grande che accoglie
la verde tua palla di lana.
Nido verde tra foglie morte,
che fanno, ad un soffio più forte. . .
trr trr trr terit tirit. (G. Pascoli)

L’assiuolo
Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù…
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù…
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?…);
e c’era quel pianto di morte…
chiù… (G. Pascoli)

Lo stornello
– Sospira e piange, e bagna le lenzuola
la bella figlia, quando rifà il letto,-
tale alcuno comincia un suo rispetto:
trema nell’aurea notte ogni parola;
e sfiora i bossi, quasi arguta spola,
l’aura con un bruire esile e schietto:
– e si rimira il suo candido petto,
e le rincresce avere a dormir sola.-
Solo, là dalla siepe, è il casolare;
nel casolare sta la bianca figlia;
la bianca figlia il puro ciel rimira.
Lo vuole, a stella a stella, essa contare;
ma il ciel cammina, e la brezza bisbiglia,
e quegli canta, e il cuor piange e sospira. (G. Pascoli)

Il nido
Dal selvaggio rosaio scheletrito
penzola un nido. Come, a primavera,
ne prorompeva empiendo la riviera
il cinguettio del garrulo convito!
Or v’è sola una piuma, che all’invito
del vento esita, palpita leggiera;
qual sogno antico in anima severa,
fuggente sempre e non ancor fuggito:
e già l’occhio dal cielo ora si toglie;
dal cielo dove un ultimo concento
salì raggiando e dileguò nell’aria;
e si figge alla terra, in cui le foglie
putride stanno, mentre a onde il vento
piange nella campagna solitaria. (G. Pascoli)

Gli uccellini
Nella siepe tutta spini
son rimasti gli uccellini,
perchè il rovo e il biancospino,
il sambuco e l’agazzino
hanno bacche colorite,
nutrienti e saporite.
Ma lombrichi e chioccioline,
ricci, serpi e formichine,
la lucertola curiosa
(e il ramarro che riposa)
stan nascosti a sonnecchiare,
finchè il sol potrà tornare,
stan nascosti giorno e sera,
aspettando primavera.

Il nido solo
O rondinella nata in oltremare!
Quando vanno le rondini e qui resta
il nido solo, oh, che dolente andare!
Non c’è più cibo qui per loro, e mesta
la terra, e freddo è il cielo, tra l’affanno
dei venti, e lo scrosciar della tempesta.
Non c’è più cibo. Vanno. Torneranno?
Lascian la lor casa senza porta;
tornano tutte al rifiorir dell’anno. (G. Pascoli)

Partono le rondini
Oh, rondinelle! E’ triste il vostro addio,
benchè sia pieno di festosi gridi:
è tanto triste come il dondolio
che fan tra i ramoscelli i vuoti nidi.
Oh rondini! E’ pur dolce ai nostri cuori
questa vostra partenza agile e gaia,
che ci rammenta i piccoli rumori
che facevate sotto la grondaia!
S’alzan nel cielo della rosea sera
le rondinelle a stormi e a tribù.
Ritorneranno tutte a primavera?
Forse qualcuna resterà laggiù. (M. Moretti)

Piccolo nido
Piccolo nido lì sotto la gronda,
sei stanco, è vero? Stanco d’aspettare?
Oh, tra poco la rondine gioconda
ripasserà, per te, tutto quel mare!
La neve, il vento, il freddo, la bufera
non t’han guastato: sotto il tetto fido
verrà la rondinella bianca e nera…
Un altro poco ancor, piccolo nido! (Zietta Liù)

L’albero secco e la rondine
A San Benedetto,
su l’alba rosata fu vista
una rondinella vispa
calare a tese ali sul tetto.
Rondine bruna, rondine gaia!
Posata sulla grondaia,
accanto al pendulo nido,
mise un piccolo grido,
ed ecco
il povero albero secco
irrigidito,
che tanto aveva dormito,
si svegliò tra tesori
di ciocche di fiori. (A. S. Novaro)

Il nido
Io vidi ieri sotto al mio balcone
una casetta aperta all’aria, al sole;
intesi una sottil, dolce canzone
vagar per l’aria e coll’odor di viole.
“Prendiamo il nido!” e rapido balzai
sul vecchio fico che la vecchia casa
protegge, e tra le fronde m’affacciai:
… l’anima mia fu di dolcezza invasa.
La rondinella dalle alucce scure,
da cinque becchi aperti circondata,
quale mammina, che dà affetto e cure,
porgeva all’uno e all’altro l’imbeccata.
Mi parve allor veder la mamma mia
con noi piccini intorno… E ne provai
un rimorso sottile; ritirai
la mano, e ridiscesi nella via. (Hedda)

Rondine
Sui fili del telegrafo
la rondine saltella:
dà un trillo, un guizzo, vola…
Spicca nel cielo nitido,
piccola cosa bella,
piccola cosa sola
che frulla, trilla, va:
cuore che batte nell’immensità. (Hedda)

La prima rondine
Come una monachella
vestita di bianco e di nero,
la prima rondinella
è giunta dall’altro emisfero.
Sporgente dalla grondaia
la chiama il bel nido natio,
e par che gli risponda
girandogli attorno: sei mio.
E quando sotto il tetto
nel piccolo nido pispiglia,
palpita in ogni petto
l’amor della dolce famiglia. (R. Pitteri)

Rondini sul mare
Caduto il soffio della tramontana
ecco le prime rondini sul mare!
giungono d’oriente a salutare
le tue piagge dolcissime…
Alacri nel desio dei loro nidi
le rondini traversano il sereno:
una vien sola innanzi, messaggera.
Le guarda il pescatore, ode gli stridi,
pensa: ieri partirono… è un baleno
il tempo. Ecco tornata primavera. (F. Pastonchi)

La buona notte delle rondini

Quando muore il dì perduto
dietro qualche oscura vetta,
quando il buio occupa muto
ogni vuota oscura via,
una strana frenesia
tra le rondini scoppietta.
Come bimbi sopra l’aia
giocan elle con giulive
grida intorno alla grondaia;
e poi su nel cielo rosa
vanno vanno senza posa
dove Iddio soletto vive.
Gaie arrivano in presenza
del buon Dio, che tutto accoglie;
una bella riverenza
fa ciascuna, e poi dice:
“Sia la notte tua felice!”
Dice e il volo quindi scioglie.
Scioglie il volo, e giù si china
con un poco di tremore
per la lieve aria turchina;
e ritrova le sue orme,
trova il nido, e ci si addorme
col capino sopra il cuore. (A. S. Novaro)

Ritornava una rondine al tetto

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: -Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…
Ora là nella casa romita,
lo aspettano, aspettano invano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano. (G. Pascoli)

 Il cuculo

O cuculo, bel cuculo barbogio
che veli sopra il fresco canepaio
cantando il tuo ritornello gaio,
il vecchio ritornello d’orologio:
tu sei la primavera pazzerella,
che si nasconde e canta allegra: -Orsù,
venitemi a pigliar… cucù! Cucù!-
dietro il frumento che va in botticella.
E quando, dopo un lungo inseguimento,
tu speri d’acciuffarla nel frumento,
ella, che ti spiò e venir ti vide,
eccola là, che canta e ti deride
da un alto pioppo, tremulo d’argento,
che s’alza in fondo al campo di frumento.
O cuculo mio del cuculo vaio
che voli sopra il fresco canepaio. (G. Govoni)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

 

I GIORNI DELLA MERLA – Racconti, dettati ortografici e filastrocche

I GIORNI DELLA MERLA – Racconti, dettati ortografici e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

I GIORNI DELLA MERLA

Una volta i merli erano bianchi come la neve. Ma un anno gli ultimi tre giorni di gennaio furono così freddi, che gli uomini non uscivano di casa per non rimanere assiderati; i rami degli alberi scricchiolavano per il gelo e cadevano a terra spezzati; i corsi d’acqua erano gelati e gli uccellini si rifugiavano nelle case degli uomini per non morire.
Una merla, coi suoi tre piccini, si riparò nel camino di una casa. Ma, ahimè, le penne della merla e dei suoi merlotti divennero, per il gran fumo del camino, nere come la notte.
Da allora tutti i merli furono neri. I tre ultimi giorni di gennaio vengono detti anche oggi “i giorni della merla”.

I GIORNI DELLA MERLA

Quell’inverno, tanti anni fa, quando i merli erano ancora bianchi, la merla e i suoi figlioli se la videro brutta: neve, freddo e fame.
Se la merla fosse riuscita ad arrivare fino al granaio di quella casa, laggiù! Ma sì, chi aveva il coraggio con quel freddo?
Finalmente passò Dicembre e anche Gennaio si avviò alla fine. Un raggio di sole forò il cielo bianco e intiepidì l’aria.
“L’inverno è finito” disse con un gran sospiro la merla ai suoi figlioli. “Oggi voglio proprio arrivare fino al granaio”.
Proprio in quel momento Gennaio passava sotto il nido. Udì i discorsi della merla e, da quel vecchio dispettoso che era, borbottò fra sè: “Partito, vero? Ora te lo faccio vedere io!”.
La merla era arrivata al granaio, aveva fatto una buona provvista e stava per tornare indietro quando la tempesta si scatenò. Dove ripararsi?
Finalmente trovò un buon posticino riparato e caldo: il comignolo di una casa. La merla se ne stava lassù mezzo soffocata dal fumo, ma incapace di volar via. Per tre giorni durò, finchè Gennaio non partì. Allora la merla potè tornare al nido.
“Che cosa vuoi, brutto uccellaccio nero?”, le gridarono i figlioletti impauriti.
“Ma sono io, la vostra mamma!”
“Non è vero. La nostra mamma è bianca e bella, e tu sei nera e brutta!”.
La merla cercò di ripulirsi, ma non ci funiente da fare; dovette rassegnarsi. Da allora i merli sono rimasti neri, e proprio per questo gli ultimi tre giorni di gennaio si chiamano i giorni della merla.
(F. Giovannelli)

I GIORNI DELLA MERLA
Narra una strana storia
che in tempi assai lontani
c’era una merla bianca
più bianca della neve.
Volava lentamente
sui rami delle siepi
cercando qualche bacca:
aveva tanta fame!
Tirava forte il vento
sugli orti e sui giardini
pioveva senza sosta
dall’alba fino a notte:
gennaio ormai finiva
con giorni grigi e freddi.
La povera uccellina
fischiando disperata
cercava invano un seme
un piccol moscerino
un chicco di frumento
un briciolo di pane.
Infine, giunta sera,
si rifugiò al calduccio
di un alto fumaiolo:
dormì sognando il sole.
Svegliandosi al mattino
scoprì con meraviglia
d’avere nera l’ala
nerissimo il piumaggio
e il becco color d’oro.

I GIORNI DELLA MERLA – Dettati ortografici e filastrocche  – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Mangiatoie per uccelli: 50 e più progetti e ricette per realizzarle coi bambini

Mangiatoie per uccelli: 50 e più progetti e ricette per realizzarle coi bambini. Con l’arrivo dell’inverno,  proprio quando  aumenta per loro la necessità di nutrirsi per mantenere la giusta temperatura corporea, gli uccellini hanno più difficoltà a trovare il cibo, soprattutto se il  terreno è coperto dalla neve.

Possiamo aiutarli costruendo coi nostri bambini delle mangiatoie, che ci permetteranno, con un po’ di fortuna, di osservare o magari fotografare i nostri piccoli amici. Non occorre abitare in aperta campagna, nè avere un giardino di proprietà: le mangiatoie possono essere installate anche su terrazzi e balconi.

Esistono molti tipi di mangiatoia e la  forma non ha solo una funzione estetica, in quanto serve a selezionare l’ingresso di alcune specie, favorendo l’accesso al cibo alle specie che più ne hanno bisogno e impedendolo ad altre; ad esempio le mangiatoie a cassetta sono l’ideale per i piccoli passeriformi, mentre quelle a rete sono frequentate da uccellini più agili come la cinciallegra e la cinciarella.

L’Ufficio Fauna Selvatica dell’ ENPA consiglia di utilizzare materiali ecologici (legni non trattati chimicamente e vernici non tossiche), di non usare colori troppo vivaci e a cui gli uccelli non sono abituati (vanno benissimo verde scuro, marrone e altri colori mimetici a imitazione di alberi, fronde e foglie). Le mangiatoie si possono costruire con  oggetti usati come bottiglie di vetro o plastica, pezzi di legno naturale, griglie di metallo.

Il cibo più idoneo è quello che gli uccelli conoscono e troverebbero anche in natura: frutta molto matura,  bacche e soprattutto miscele di semi e anche frutta secca (ad esempio arachidi senza sale e uva passa).

Non si deve esagerare con le quantità, perchè alcuni uccelli prendono il cibo dalla mangiatoia per poi nasconderlo in altri posti, togliendo la possibilità ad altri di approfittarne.

La mangiatoia, nei periodi più freddi e soprattutto quando c’e’ neve, può essere anche fornita di altri cibi meno “naturali”:  lardo, panettone, piccoli pezzettini di carne e poco cibo per cani e gatti (sia secco che umido).

Ci sono alcuni cibi che non sono assolutamente adatti per gli uccelli, ad esempio pane e uova  non vanno mai utilizzati in inverno.

Ecco alcuni esempi di possibili menu, sempre consigliati dall’ENPA:
– cinciarelle: arachidi non salate;
– picchi: carne cruda;
– passeri e merli: briciole di dolci e piccole granaglie;
– merli e pettirossi: croste di formaggio tagliate a piccoli cubetti;
– tordi, storni e pettirossi: frutta fresca;
– fringuelli e capinere: semi di girasole, fiocchi di cereali, dolci sminuzzati.

Per quando fa molto freddo e nevica, coi bambini possiamo cucinare la “palla di Babbalù”, miscelando 100 grammi di margarina, 70 grammi di farina 00 o farina gialla, uva sultanina a piacere, un pugno di semi misti, frutta secca a pezzetti e briciole di dolci e modellando l’impasto a forma di palla; lasciamo riposare la nostra palla in frigo e quando si sarà solidificata potremo appenderla con uno spago, come una pallina dell’albero di Natale.

Solitamente le mangiatoie si installano in un luogo non molto distante da una finestra, in modo da poter osservare i visitatori con facilità e senza disturbarli. Se si dispone di un giardino o di un terrazzo, si può appendere anche ad un ramo di un albero, ma non troppo in alto: si può partire da un metro e mezzo dal suolo fino ad arrivare ai tre metri. Accanto alla mangiatoia sarebbe opportuno mettere una ciotola bassa per l’acqua, elemento di grande attrazione per gli uccelli.

Una volta iniziata la somministrazione di cibo, non bisogna interromperla per tutta la stagione più fredda, poiché per gli uccelli che la frequentano diventa un punto di riferimento fondamentale. Con l’avvicinarsi della primavera, bisogna gradualmente diminuire la somministrazione di cibo anche perché, con la stagione della nidificazione, gli uccelli cambiano le abitudini alimentari prediligendo insetti, con cui alimenteranno anche i piccoli. In primavera le fonti alimentari aumentano notevolmente e l’utilizzo della mangiatoia deve essere sospeso. E’ necessario, inoltre, pulire la mangiatoia da eventuali scarti di cibo.

Se non viene utilizzata immediatamente occorre portare pazienza: gli uccellini selvatici sono molto sospettosi, e potrebbero metterci un po’ di tempo ad abituarsi alla mangiatoia, che è comunque una variazione all’interno del loro territorio.

Fonte: http://www.enpa.it/it/

Ecco la mia raccolta di progetti creativi e ricette:

1

1. per realizzare questa mangiatoia si mette una pallina decorativa di rametti di vite (quelle in vendita già pronte per decorare gli alberi di Natale) in un sacchettino di plastica, e si prepara l’impasto con strutto, cereali da colazione, mirtilli, uvetta, burro di arachidi e miele. Si scioglie il tutto in un pentolino, quindi si versa all’interno della palla, lasciandola nel sacchetto di plastica, e si mette a raffreddare. Quando la miscela si è solidificata si può appendere fuori (o decorare e regalare a qualche amico amante degli uccellini…). Tutorial illustrato qui http://www.craftster.org

2

2. di questa mangiatoia, che sembra realizzata in legno dipinto, non sono riuscita a trovare l’immagine originale, ma è presente in moltissimi articoli che parlano di mangiatoie per uccelli, anche qui:  http://dickeybirds.com. Penso che coi bambini si può usare una mela vera, scavarla, e inserire il cibo scelto.

3

3. tutorial illustrato per realizzare una mangiatoia semplicemente scavando mezza arancia e riempendola con mangime per uccellini, di http://www.simplesavingsavvy.net.

4

4. mangiatoia realizzata utilizzando come base una pigna. Si prende la pigna, si cosparge di burro di arachidi, poi si inserisce in un sacchettino di plastica insieme al mangime scelto e si agita, in modo che il mangime di appiccichi bene al burro. Il nastro per appendere  la mangiatoia è meglio metterlo prima… Tutorial illustrato qui http://www.craftjr.com

5

5. Variante di mangiatoia realizzata con pappa di burro e semi, un’arancia scavata, e spiedini con bacche, qui: http://www.flickr.com

6

6. mangiatoia per miscela di semi realizzata con due assicelle di legno, una bottiglia di vetro, il fondo di una bottiglia di plastica e del fil di ferro, tutorial di http://en.espritcabane.com

7

7. semplice progetto per miscela di semi, il vassoio può essere un coperchio riciclato di una scatola o può essere costruito, tutorial di http://familyfun.go.com

8

8. Per realizzare questa mangiatoia occorrono solo miscela di semi per uccelli, una bottiglia di plastica da 2l con tappo, degli stecchini di legno e carta da cucina. Con la carta si forma sul fondo della bottiglia uno strato di circa 5cm. Qundi si insericono gli stecchini nella bottiglia in modo tale che sporgano di pochi centimetri all’esterno, in modo che formino tra loro angoli retti e ad una distanza di circa 5-10 cm di altezza. Utilizzando un taglierino tagliare una stretta fessura circa 5cm al di sopra ogni spiedino. Riempire la bottiglia col becchime, avvitare il tappo, avvolgere il filo intorno al collo della bottiglia, capovolgere e appendere. Tutorial qui: http://www.natureskills.com

9

9. mangiatoia in materiali di recupero, qui http://www.etsy.com (non c’è tutorial)

10

10. mangiatoia scavata in una zucca, di http://pinterest.com

11

11. lussuosissime mangiatoie, in vendita qui http://www.plasticashop.com

12

12. mangiatoia per arachidi, insieme a moltissimi altri modelli, in vendita qui http://www.duncraft.com

13

13. via http://www.liveinternet.ru

14

14. via http://www.liveinternet.ru

15

15. via http://www.liveinternet.ru

16

16. via http://www.liveinternet.ru

17

17. via http://www.liveinternet.ru

18

18. frutta secca (arachidi) infilata nel fil di ferro, tutorial di http://factorydirectcraft.com

19

19. via http://www.urbangardensweb.com

20

20. altra mangiatoia di lusso, di http://www.dasmoebel.at

21

21. mangiatoia realizzato con un cono da gelato, burro di arachidi, cereali soffiati e semi. Si fora il cono gelato e si infila uno scovolino, si fa un nodo all’interno e la parte che resta all’esterno servirà ad appendere la mangiatoia. Poi si cosparge di burro il cono, e si rulla in un piatto contenente semi e cereali soffiati. Tutorial di http://www.bettycrocker.com

22

22. collana da appendere all’aperto, formata con mirtilli rossi, cereali soffiati e pane (ma secondo l’ENPA sarebbe meglio usare panettone o altro dolce), tutorial di http://www.thechocolatemuffintree.com

23

23. non è una mangiatoia, ma può aiutare gli uccellini in inverno a sistemare al meglio il nido: si tratta di mettere in una griglia piccoli scarti di lana o altri materiali naturali, e appenderli ai rami degli alberi o vicino alle siepi, via http://www.ohdeedoh.com

24

24. tutorial e ricetta per realizzare una ghirlanda di semi e gelatina dolce, di http://www.bystephanielynn.com

25

25. in vendita, via http://www.houzz.com

26

26. Mangiatoia realizzata con una rete da frutta. La ricetta richiede burro di arachidi, margarina, farina di mais e d’avena. Tutorial di http://www.marthastewart.com

27

27. di http://www.minieco.co.uk il tutorial, con ricetta,  per questa mangiatoia che per stampino usa un bicchiere di plastica o un vasetto vuoto di yogurt. La ricetta prevede l’uso di strutto fuso, frutta secca, formaggio grattuggiato e mangime per uccelli: una volta rappreso, si toglie il bicchiere e si appende. Per evitare che dal foro dello spago esca il liquido si può mettere un po’ di plastilina all’esterno o colla a caldo.

28

28. Progetto simile al precedente, gli ingredienti sono strutto in cubetti, miscela di semi per uccelli, uva passa, arachidi, formaggio grattugiato. Si mette il tutto in una ciotola e si lavora con le mani, finchè i cubetti di strutto non riescono ad amalgamare tra loro tutti gli ingredienti, quindi si versa nel bicchiere forato e con lo spago che da una parte esce (per appendere la mangiatoia) e dall’altro resta sospeso con uno stecchino, e si mette in frigo per un’ora almeno. Poi si appende all’aperto. Tutorial di http://www.rspb.org.uk

29

29. mangiatoia per pane, dolci, panettone o avanzi di carne, di http://www.coxandcox.co.uk

30

30. mangiatoia fatta a mano in legno e materia plastica, in vendita qui http://www.etsy.com

31

31. tutorial per realizzare questa mangiatoia con due piatti di legno Ikea (ad esempio), di http://www.instructables.com

32

32. tutorial per realizzare questa semplice ma bellissima mangiatoia con una latta del caffè, di http://www.homeclick.com

33

33. senza tutorial, di http://blomsterverkstad.blogspot.com

34

34. tutorial per torte per uccelli preparate con miscela di semi per uccelli e gelatina, di http://eighteen25.blogspot.com

35

35. tutorial per realizzare mangiatoie con zucche scavate  e cannucce, di http://blog.landofnod.com

36

36. In vendita qui http://www.etsy.com queste mangiatoie in alluminio, in varie forme

37

37. mangiatoie sferiche trasparenti, in vendita qui http://www.huset-shop.com

38

38. Alberello-mangiatoia realizzato con burro di arachidi spalmato sui rami e mangime, tutorial di http://www.bystephanielynn.com

39

39. mangiatoria realizzata interamente con materiale riciclato: un avanzo di filo elettrico, un barattolo in plastica con coperchio, un pezzo di tubo in PVC , un frisbee… dettagliatissimo tutorial qui http://www.instructables.com

40

40. mangiatoia in una mezza noce di cocco, di http://goldenleaf1.trustpass.alibaba.com/

41

41. mangiatoia per miscela di semi realizzata con una bottiglia di plastica e due mestoli, tutorial di http://heckfridays.blogspot.com/

42

42. mangiatoia in metallo, via http://www.homelife.com.au/

43

43. tutorial di http://www.busybeekidscrafts.com ; in inverno è meglio sostituire il pane con torta o panettone

44

44. mangiatoia realizzata con una ciotola in legno (forare il fondo col trapano), un pezzo di corda, miscela di semi per uccelli, una bottiglia di plastica, gelatina per dolci. Tutorial di http://www.designsponge.com/

45

45. mangiatoia realizzata con un cartone del latte, tutorial di http://www.notimeforflashcards.com

46

46. mangiatoia realizzata con un cartone del latte, in versione decorata e col tetto rivestito con stecchini di gelato, tutorial di http://familyfun.go.com/

47

47. coprilampada sferici diventano mangiatoie per uccellini, progetto di http://www.designsponge.com

48

48. mangiatoie realizzate con rotoli di  carta igienica e piattini di plastica, tutorial di http://jennwa.blogspot.com

49

49. mangiatoia per pezzi di frutta in fil di ferro, qui http://www.gardeners.com/

50

50. mangiatoia  in fil di ferro, tutorial di http://www.homemadesimple.com/

51

51. mangiatoia  in metallo, in vendita qui http://www.notonthehighstreet.com

52

52. mangiatoia tutta commestibile, di http://www.weupcycle.com

53

53. collana di fette di mela, mirtilli, frutta secca e semi, tutorial di http://naturalkidsteam.com/

54

54. mangiatoia realizzata con un rotolo di carta igienica spalmato di burro di arachidi e cosparso di semi, tutorial di http://moffattgirls.blogspot.com

55

55. mangiatoia realizzata con una ciotola di vetro rivestita di spago lavorato a uncinetto, tutorial di http://blog.creativekismet.com

56

56. mangiatoia ricavata da un’arancia, di http://www.amberdusick.com (nel blog c’è uno scoiattolo che ne approfitta…)

57

57. mangiatoia in legno e rete metallica, di http://www.hopandpeck.co.uk/

Bird feeders: 50 and more projects and recipes to make them with kids. With the arrival of winter, just when increases the need for them to feed to maintain proper body temperature, the birds have a harder time finding food, especially if the ground is covered by snow.

We can help them with our children by building mangers, which will allow us, with a little luck, to observe or maybe photograph our little friends. There is no need to live in the countryside, nor have a private garden: the feeders can also be installed on terraces and balconies….

There are many types of manger and shape not only has an aesthetic function, as it is used to select the input of some species, promoting access to food for the species that are most in need and to exclude other; for example mangers in box they are ideal for small passerines, while those in mesh are frequented by birds more agile as the great tit and blue tit.

We recommend using ecological materials (wood not chemically treated and non toxic paints), not to use too bright colors (are fine dark green, brown and other camouflage colors in imitation of trees, branches and leaves). The feeding troughs can be built with used objects such as bottles of glass or plastic, pieces of natural wood, metal grills.

The food more suitable It is what the birds know and would find in nature: very ripe fruit, berries and specially mixtures of seeds and even dried fruit (for example raisins and peanuts without salt).

You should not overdo the amount, because some birds take food from the manger and then hide it in other places, removing the possibility for others to take advantage.

The manger, in the coldest periods and especially when there is snow, it can also be equipped with other foods less “natural”: bacon fat, cake, small pieces of meat and little food for dogs and cats (both dry and wet).

There are some foods that are not suitable for birds, for example bread and eggs should never be used in winter.

Here are some examples of possible menu:
– Blue tits: unsalted peanuts;
– Peaks: raw meat;
– Sparrows and blackbirds: crumbs of cakes and small grain;
– Blackbirds and robins: cheese rinds cut into small cubes;
– Thrushes, starlings and robins: fresh fruit;
– Finches and warblers: sunflower seeds, cereal flakes, sweet shredded.

For when it’s cold and snowing, we can cook with kids the “Babbalù ball”, by mixing 100 grams of margarine, 70 grams of 00 flour or corn flour, raisins, a handful of mixed seeds, dried fruit into small pieces and crumbs of sweets.
Shaping the dough in the shape of the ball; let rest our ball in the fridge and when it is solidified we can hang with a string, like a Christmas tree ball.

Usually the feeders are installed in a place not far from a window, so you can observe visitors with ease and without disturbing them.
If you have a garden or a terrace, you can hang it on a branch of a tree, but not too high: you can start from a meter and a half from the ground up to three meters. Next to the manger it would be appropriate to put a shallow bowl for water, element of great attraction for birds.

Once you start the administration of food, we must not stop throughout the colder season, as for the birds that frequent it become a key reference point. With the approach of spring, we must gradually decrease the administration of food because, with the nesting season, the birds change eating habits preferring insects,  which also feed the offspring.
In spring food sources increase significantly and the use of the manger should be discontinued. It is also necessary to clean the manger from any food scraps.

If not used immediately, you must be patient: the wild birds are very suspicious, and might put some time to get used to the manger, which is still a change within their territory.

Here is my collection of creative projects and recipes:

1

1. tutorial ed recipe by http://www.craftster.org

2

2.  http://dickeybirds.com.

3

3. tutorial by http://www.simplesavingsavvy.net.

4

4. manger made using as a base a pine cone. Tutorial ed recipe here: http://www.craftjr.com

5

5. Tutorial ed recipe here:  http://www.flickr.com

6

6. tutorial here http://en.espritcabane.com

7

7. tutorial by http://familyfun.go.com

8

8. tutorial by: http://www.natureskills.com

9

9. http://www.etsy.com (there is no tutorial)

10

10.via http://pinterest.com

11

11. for sale here: http://www.plasticashop.com

12

12. for sale here: http://www.duncraft.com

13

13. via http://www.liveinternet.ru

14

14. via http://www.liveinternet.ru

15

15. via http://www.liveinternet.ru

16

16. via http://www.liveinternet.ru

17

17. via http://www.liveinternet.ru

18

18. Tutorial ed recipe here:  http://factorydirectcraft.com

19

19. via http://www.urbangardensweb.com

20

20.  http://www.dasmoebel.at

21

21.Tutorial ed recipe here: http://www.bettycrocker.com

22

22. Tutorial ed recipe here: http://www.thechocolatemuffintree.com

23

23. not a manger, but it can help the birds in winter to accommodate to best the nest: they are put in a grid small scraps of wool or other natural materials, and hang them from tree branches or near the hedges, via http://www.ohdeedoh.com

24

24. Tutorial ed recipe here: http://www.bystephanielynn.com

25

25. via http://www.houzz.com

26

26. Tutorial ed recipe here: http://www.marthastewart.com

27

27. Tutorial ed recipe here: http://www.minieco.co.uk

28

28. Tutorial ed recipe here: http://www.rspb.org.uk

29

29. http://www.coxandcox.co.uk

30

30.  http://www.etsy.com

31

31. Tutorial  here: http://www.instructables.com

32

32. Tutorial here: http://www.homeclick.com

33

33.  http://blomsterverkstad.blogspot.com

34

34. Tutorial ed recipe here: http://eighteen25.blogspot.com

35

35. Tutorial here: http://blog.landofnod.com

36

36.  http://www.etsy.com

37

37. http://www.huset-shop.com

38

38. Tutorial ed recipe here: http://www.bystephanielynn.com

39

39. tutorial here: http://www.instructables.com

40

40.  http://goldenleaf1.trustpass.alibaba.com/

41

41.tutorial here: http://heckfridays.blogspot.com/

42

42. via http://www.homelife.com.au/

43

43. Tutorial ed recipe here: http://www.busybeekidscrafts.com ;

44

44. tutorial here:  http://www.designsponge.com/

45

45. Tutorial here: http://www.notimeforflashcards.com

46

46. tutorial here:  http://familyfun.go.com/

47

47.  http://www.designsponge.com

48

48. tutorial here http://jennwa.blogspot.com

49

49.  http://www.gardeners.com/

50

50. tutorial here http://www.homemadesimple.com/

51

51. http://www.notonthehighstreet.com

52

52. http://www.weupcycle.com

53

53. Tutorial ed recipe here: http://naturalkidsteam.com/

54

54.Tutorial ed recipe here: http://moffattgirls.blogspot.com

55

55.Tutorial here: http://blog.creativekismet.com

56

56.Tutorial ed recipe here: http://www.amberdusick.com

57

57.  http://www.hopandpeck.co.uk/

_______________________________

Bird feeders: 50 and more projects and recipes to make them with kids

Uccellini di lana cardata

Uccellini in lana cardata: tutorial per realizzare uccellini in lana cardata per il presepe, il gioco, o per allestire teatrini  in stile Waldorf.

Uccellini di lana cardata – Materiale occorrente

– lana cardata di colore a piacere,
– qualche peletto di giallo per il becco,
– aghetto da feltro,
– forbici.

 Uccellini di lana cardata – Come si fa

Preparate una sottile striscia di lana cardata del colore che preferite e fate un nodo al centro:

dividete a metà uno dei due estremi, rivoltateli sul nodo e fissate con qualche peletto di lana la testina (il nodo) e la codina  così:

modellate a parte un ciuffetto di lana a forma di ali e inseritele nel corpo dell’uccellino:

eventualmente fissate con l’aghetto da feltro:

con l’aghetto da feltro (o con ago e filo) e un po’ di lana gialla aggiungete il becco e tagliate la coda se troppo lunga:

e l’uccellino è pronto:

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

https://shop.lapappadolce.net/prodotto/le-quattro-settimane-dellavvento/

 

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

https://shop.lapappadolce.net/prodotto/acquarello-steineriano-esercizi-di-colore-ebook/
https://shop.lapappadolce.net/prodotto/manuale-per-realizzare-le-bambole-waldorf/
https://shop.lapappadolce.net/prodotto/il-presepe-steineriano-in-lana-cardata/

Lavoretti per la primavera uccellini – 100 e più progetti

Lavoretti per la primavera uccellini – 100 e più progettiUna collezione di tutorial per realizzare coi bambini del nido, della scuola d’infanzia e primaria vari lavoretti primaverili sul tema uccellini…

… uccellini  origami, pittura, paper cutting, progetti di riciclo di vari materiali,  stampa, collage, mollette da bucato, riciclo, quilling, modellaggio, e anche progetti di cucito per le mamme…

___________________

1

1. uccellini – aquilotto in cartoncino, tutorial e modello pdf di http://www.allkidsnetwork.com/

2

2. uccellini – piume e cartoncino (o un rotolo di carta igienica),  tutorial di http://www.daniellesplace.com/

3

3. uccellini – pettirosso realizzato con l’impronta del piede via http://pinterest.com/ (non si riesce a risalire all’autore del lavoretto)

4

4. uccellini – uccellino realizzato con un sacchetto di carta, tutorial di http://www.education.com/activity

5

5. uccellini – collage tutto realizzato con cuori, tutorial di http://www.momentsofmommyhood.com/

6

6. uccellini – pettirosso, tutorial di  http://happyhooligans.wordpress.com/

7

7. uccellini – con un bottone… tutorial di http://notime2bbored.blogspot.it

8

8. uccellini – piatto di carta e impronta delle mani, di http://ourhomeschoolfun.blogspot.it/

9

9. uccellini – rotoli di carta igienica, di http://happyhooligans.wordpress.com/

10

10. uccellini – di sassi… tutorial di http://www.marthastewart.com/

11

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Canto: La rondinella

Canto: La rondinella. Con testo, spartito stampabile (per flauto dolce e canto) e traccia mp3. Per bambini della scuola primaria.

Testo

Son qui sulla gronda,
che canto gioconda,
gli occasi e i mattini,
di porpora e d’or,
che tesso ai piccini,
la casa superba,
con muschi con erba,
con larve di fior.

Su prore ed antenne,
posando le penne,
fra il marzo ed il maggio,
mi reco dal mar,
e scordo il viaggio,
pensando al mio nido,
se un portico fido,
se un embrice appar.

Gran Dio se ti piacque,
recarmi sull’acque,
se l’esca segreta,
trovar mi fai tu,
deh rendimi lieta,
d’un raggio di sole,
pel nido e la prole,
non cerco di più.

Spartito stampabile e file mp3 qui:

Exit mobile version

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!

Abbonati!