C’è una cocca nera? Gioco cantato tradizionale con istruzioni di gioco, testo, spartito stampabile e file mp3.
Istruzioni di gioco
I giocatori girano in cerchio tenendosi per mano: un giocatore sta all’esterno. A “Tre volte non la trovo” il cerchio si ferma; il giocatore all’esterno prosegue il giro e termina il canto con “Tu sei bella, tu sei bella, tu sei la più bella”, toccando tre bambini sulle spalle. Il terzo giocatore toccato lascia il cerchio e passa all’esterno. Il gioco ricomincia e prosegue fino a quando tutti i giocatori del primo cerchio saranno passati alla fila esterna.
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Mamma mamma pollaiola, gioco cantato tradizionale con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile e traccia mp3.
Mamma mamma pollaiola, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco e testo
I giocatori sono in cerchio e si tengono per mano girando. Un giocatore all’esterno canta la prima strofa camminando in senso contrario al cerchio; giocatore e cerchio cantano a rispetto.
1. Mamma mamma pollaiola, quanti polli hai nel pollaio?
2. Tanti n’ho quanti n’avevo, me ne tengo finchè n’ho.
3. Dammene uno per mio vantaggio, quando passo son sempre solo.
4. Scegli scegli quel che ti pare, ma il più bello lascialo stare.
Quando il cerchio lo invita a scegliere una gallina, il giocatore che si trova all’esterno, battendo la mano sulla spalla dei giocatori, dice sillabando queste parole: “IL PIU’ BELLO CHE CI SIA ME LO VOGLIO PORTAR VIA”
Il giocatore toccato per ultimo esce dal cerchio e si unisce al giocatore esterno.
Poi si ricomincia da capo e il gioco prosegue fino a quando tutte le galline non saranno state rubate.
Mamma mamma pollaiola, gioco cantato tradizionale Spartito e mp3
La lungatella, gioco cantato tradizionale con istruzioni di gioco, testo, spartito stampabile e traccia mp3, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
La lungatella, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco
I giocatori si tengono per mano e formano una fila. L’ultimo alza il braccio libero e lo appoggia ad una parete o a un albero in modo da formare un arco.
Il primo della fila, seguito da tutti gli altri, va a passare sotto il braccio del giocatore che forma l’arco.
Questo, quando tutti i giocatori sono passati, si troverà con le braccia incrociate e con il corpo rivolto nella direzione opposta a quella di partenza.
A questo punto il primo della fila, sempre per mano ai compagni, passa sotto al nuovo arco formato dall’ultimo giocatore incatenato e dal penultimo.
Ogni volta che la fila passa sotto un arco, un giocatore rimane incatenato.
Si prosegue così fino a che nessuno resta libero.
A questo punto il primo della fila cambia direzione e cominciando a passare sotto l’arco formato dal compagno più vicino, libera tutti i giocatori.
La lungatella, gioco cantato tradizionale spartito e mp3
Ecco Carletto, canzoncina per bambini con testo, spartito stampabile ed mp3, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Ecco Carletto, canzoncina per bambini Testo
Ecco Carletto che monta a cavallo si gira il foglio, si vede un bel gallo. Ecco un bel gallo che canta alla mattina, si gira il foglio, si vede una gallina. Ecco la gallina che cova le uova, si gira il foglio e si vede un bel boa. Ecco un bel boa che striscia per terra, si gira il foglio, si vede la guerra. Ecco la guerra che fa la battaglia, si gira il foglio si vede Tartaglia. Ecco Tartaglia che fa dei bei giochi, si gira il foglio e si vedono i topi. Ecco i bei topi che rodono il pane si gira il foglio e si vede un bel cane. Ecco un bel cane che abbaia alla gente si gira il foglio e si trova un bel niente. Ecco un bel niente che fa dispiacere si gira il foglio e si torna a vedere. Lalla la lalla la lalla lallà,…
Ecco Carletto, canzoncina per bambini Spartito e mp3 disponibili gratuitamente per gli abbonati
Il pescatore viene, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con istruzioni di gioco, testo, spartito stampabile e traccia mp3.
Il pescatore viene, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco Prima versione
I bambini sono tutti in cerchio tranne uno, il pescatore, e cantano la canzone.
Gli ultimi due versi vengono cantati solo dal pescatore, che dirà il nome del compagno che intende prendere.
Il bambino chiamato scapperà e il pescatore lo rincorrerà fino a quando non lo catturerà.
Il bambino catturato uscirà dal cerchio e si sdraierà a terra.
Il canto e il gioco riprendono.
Il pescatore viene, gioco cantato tradizionale spartito e mp3 qui:
Il pescatore viene, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco Seconda versione
I giocatori sono in cerchio e si tengono per mano. Uno è all’esterno (il pescatore) e gira nel senso contrario al cerchio. Tutti i giocatori scelgono un nome di pesce.
Il pescatore canta la prima strofa: “Il pescatore viene, con l’amo e con la rete, o pesci dove siete chè vi voglio pescar”. I giocatori del cerchio rispondono con la seconda strofa: “Noi siamo in fondo al mare, veniteci a pescare, la rete è tutta buchi e non ci pescherai”.
Allora il pescatore canta la terza strofa: “La rete l’ho aggiustata, sul fondo l’ho calata, sì sì vi pescherò ma il nome non lo so”. E quindi dirà il nome di uno o più pesci. I giocatori pescati usciranno dal cerchio e seguiranno il pescatore.
Il gioco continua fino a che non sarà rimasto un solo pesce, il quale ricomincerà il gioco come pescatore.
Il dragone, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile e traccia mp3.
Il dragone, gioco cantato tradizionale per bambini
Istruzioni di gioco
I bambini si mettono in fila uno dietro l’altro mettendo le mani sulle spalle del compagno davanti, tranne il primo che fa la testa del dragone.
Tutti i bambini sono coperti da un telo, lasciando scoperte le gambe.
Mentre si canta la canzone, la fila di bambini si muove nello spazio.
Al verso “Un po’ di più la coda” la testa del dragone inizia un movimento circolare che conduce la fila a chiudersi a cerchio.
Quando si canta “Ahm” l’ultimo bambino della fila si toglie e va a sedersi.
Si ricomincia daccapo.
Si ripete il gioco tante volte quante sono necessarie per ridurre la fila a due o tre bambini.
Il dragone, gioco cantato tradizionale per bambini Spartito e mp3
Sotto l’arco, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con spartito stampabile, testo, traccia mp3 e istruzioni di gioco.
Sotto l’arco, gioco cantato tradizionale
Istruzioni di gioco
I bambini sono in riga a braccia in alto tenendosi per mano.
Il caporiga entra nell’arco formato dal secondo e dal terzo giocatore, poi nell’arco successivo e così via a zig-zag, fino al fondo della riga, portandosi dietro gli altri giocatori.
Ogni giocatore, per seguire la fila, deve ruotare su se stesso senza lasciare la mano del compagno.
Durante questo ultimo movimento le mani non dovranno stringersi, per poter seguire il movimento di rotazione.
Chi mi incatena? Gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile, mp3.
Chi mi incatena? Gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco
I giocatori camminano per mano in cerchio, tenendosi per mano.
Al termine della canzone, il capogioco chiama per nome un bambino e questi lascia le mani dei compagni e incrocia le braccia davanti a sè dando poi la sinistra al giocatore di destra e la destra al giocatore di sinistra.
Il gioco ricomincia e si ripete
fino a che tutti i giocatori non sono intrecciati.
A questo punto si ricanta la melodia con queste nuove parole: Chi mi scioglie? La corda mi intrecciò. La corda era di …, la corda scioglierò
Ogni volta che finisce questa strofa, il bambino chiamato riprende la posizione iniziale del gioco.
Uno ad uno i bambini si sciolgono
e il gioco finisce quando si è ritornati al cerchio di partenza.
Chi mi incatena? Gioco cantato tradizionale Spartito e mp3 qui
Ah, mon beau chateau, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo italiano e francese, istruzioni di gioco, spartito stampabile ed mp3.
Ah, mon beau chateau, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco
I giocatori formano due cerchi. Il primo composto all’inizio di soli due giocatori, canta la parte A; l’altro la parte B. Ogni cerchio gira solo mentre canta.
Dopo la strofa Que lui donn’rez-vous? (Che cosa le darete?), i giocatori che cantano la strofa A indicano il regalo che porteranno. Se quest’offerta è ben accetta, B risponde Nous en voulons bien (noi siamo contenti) e il giocatore chiamato passa dal cerchio B al cerchio A.
Se la risposta è negativa il cerchio A deve proporre un altro regalo.
Il gioco continua fino a che tutti i giocatori del cerchio B sono passati a quello A.
Ah, mon beau chateau, gioco cantato tradizionale Spartito e mp3
Ah, mon beau chateau, gioco cantato tradizionale Testo francese
A. Ah! Mon beau chateau, ma tant’ ti re li re li re. Ah! Mon beau chateau, ma tant’ ti re li re lo. B. Le notre est plus beau, ma tant’ ti re li re li re. Le notre est plus beau, ma tant’ ti re li re lo. A. Nous le détruirons… B. Comment ferez-vous? … A. Nous ot’ rons un’ pierre, … B. Laquelle prendez vous? … A. Nous prendrons (dire un nome),… B. Que lui donn’rez-vous? … A. Des jolis bijoux (da inventare) … B. Nous en voulons bien…/ Nous n’en voulons pas …
Ah, mon beau chateau, gioco cantato tradizionale Testo italiano
Ah mio bel castello… Il nostro è più bello… Noi lo distruggeremo… Come farete?… Porteremo via una pietra… Quale prenderete?… Prenderemo… Che cosa le darete?… Graziosi gioielli… Noi siamo contenti../ noi non siamo contenti…
Al mio bel castello, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile.
Al mio bel castello, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco e testo
Due bambini si tengono per mano in cerchio e rappresentano un castello; tutti gli altri, in cerchio, sono l’altro castello.
I due castelli, iniziando dal più piccolo, cantano a rispetto le strofe del gioco: Al mio bel castello, tarutino tarutello, al mio bel castello, tarutino tarutà Ed il nostro è più bello, tarutino tarutello ed il nostro è più bello, tarutino tarutà A. E noi lo ruberemo, tarutino tarutello e noi lo ruberemo, tarutino tarutà
B. E cosa ruberete, tarutino tarutello e cosa ruberete, tarutino tarutà
A. Ruberemo un bel bambino/una bella bambina, tarutino tarutello Ruberemo un bel bambino/una bella bambina, tarutino tarutà
B. E chi è questo bel bambino/questa bella bambina, tarutino tarutello E chi è questo bel bambino/questa bella bambina, tarutino tarutà
Quindi i bambini del cerchio più piccolo dicono: – La più bella/il più bello della città è …, venga qua!
E il giocatore chiamato passa all’altro cerchio.
Il gioco continua fino a che nel secondo cerchio, finché non restano che due soli giocatori, i quali ricominciano il gioco cantando “Al mio bel castello”.
Al mio bel castello, gioco cantato tradizionale Spartito e mp3 qui:
Un principe a cavallo, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile e traccia mp3.
Un principe a cavallo, gioco cantato tradizionale
Istruzioni di gioco
I giocatori sono in cerchio ben distanziati. Tutti cantano le prime due strofe, mentre il bambini che fa il principe cammina a zig-zag tra i giocatori.
Al termine della seconda strofa si ha questo dialogo:
Principe: VUOI VENIRE CON ME?
Un giocatore: SI’ (oppure NO)
Se la risposta è negativa il principe riprende a camminare tra i giocatori cantando la terza strofa, finita la quale si rivolgerà ad un altro giocatore; se la risposta è affermativa, il giocatore invitato si unirà al principe che canterà la quarta strofa dicendo il nome del compagno.
Il gioco continua fino a che tutti non si saranno uniti al principe.
Un principe a cavallo, gioco cantato tradizionale Spartito e mp3 qui:
Un principe a cavallo, gioco cantato tradizionale
Testo
1. un principe a cavallo, a cavallo, a cavallo.
Un principe a cavallo, farì farà farum.
2. Chi vuole andar con lui, con lui, con lui.
Chi vuole andar con lui, farì farà farum.
3. Cavalcherò da solo, da solo, da solo,
cavalcherò da solo, farì farà farum.
(oppure)
3. Cavalcherò con …, con …, con …
cavalcherò con …, farì farà farum.
Questa è la danza del serpente, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile e traccia mp3. Utilizzo questa canzoncina anche per insegnare ai bambini a muoversi in fila indiana.
Questa è la danza del serpente, gioco cantato tradizionale Istruzioni di gioco
I giocatori sono in cerchio ben distanziati l’uno dall’altro e cantano la parte A; il bambino che fa il serpente saltella tra i giocatori.
Alla fine della parte A si ferma di fronte a un bambino e canta la parte B, mentre esegue dei saltelli a forbice seguendo il ritmo della musica.
Il giocatore interpellato risponde “Sì”, quindi si unisce al serpente e con lui saltella prendendolo per mano. Il gioco ricomincia e prosegue fino a quando tutti i bambini si saranno uniti al serpente.
Questa è la danza del serpente, gioco cantato tradizionale Spartito e mp3
CANTI NATALIZI Danza dei pastori – con testo, spartito stampabile, mp3 scaricabile gratuitamente.
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CANTI NATALIZI Danza dei pastori TESTO
1. Guarda in cielo c’è un bagliore strano, una luce scende piano piano; senti: un canto misterioso riempie tutto il prato: è l’annuncio che Gesù in una grotta è nato. Su su corriamo, su su corriamo, su corriamo per vedere il nato re del cielo.
2. Siamo giunti presso la capanna; sentii: ascolta questa ninna nanna. E’ la vergine Maria che con dolce canto fa la ninna nanna al suo bimbo pien d’incanto. Su su cantiamo, su su cantiamo, su cantiamo tutti insieme questa ninna nanna.
3. Come è bello stare qui vicino e cantare per Gesù bambino. Ora tutti qui riuniti diamoci la mano e girando tutti insieme per Gesù danziamo. Su su danziamo, su su danziamo, su danziamo tutti insieme per Gesù bambino.
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CANTI NATALIZI Danza dei pastori SPARTITO e mp3 qui:
CANTI DI NATALE Lentamente va Maria con spartito stampabile e file mp3 gratuiti, e testo. Semplice canzoncina molto il uso nella scuola Waldorf, adatta a bambini della scuola d’infanzia. Spartito semplice, per flauto dolce.
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CANTI DI NATALE Lentamente va Maria TESTO
Lentamente va Maria tra le chiare stelle d’or, prende luce, prende gloria, per il figlio suo Signor. Stan le stelle tutte intorno a guardar Maria che va, recan doni che il Natale alla terra porteran. Chiede al sole e alla luna fili bianchi e fili d’or per cucire una vestina al bambino suo Signor. Stan le stelle tutte intorno a guardar Maria che va, recan doni che il Natale alla terra porteran.
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CANTI DI NATALE Lentamente va Maria SPARTITO e file mp3 qui:
CANTI DI NATALE Il pastore semplice canzoncina per flauto dolce e canto, in uso nella scuola Waldorf, per i più piccoli. Molto adatta ad essere inserita nelle recite natalizie. Con spartito, file mp3 e testo.
CANTI DI NATALE Il pastore TESTO
Sento le campane lente risuonar, il pastore chiama il suo gregge a sè. Pecorelle bianche nell’azzurro vanno, Guidano gli agnelli per le vie del ciel.
La biodanza è un sistema esperienziale che combina musica, movimento ed esercizi di incontro per sviluppare i potenziali umani di vitalità, creatività, affettività, sessualità e trascendenza.
Il potenziale della vitalità è la sensazione dell’energia vitale, del dinamismo, della motivazione a vivere e dello slancio vitale. Comprende anche l’autoregolazione organica.
Il potenziale della creatività è la capacità di espressione verbale e non verbale. E’ la capacità di esplorare il mondo con fiducia, di scegliere e di innovare. E’ la funzione che ci rende capaci di rinnovare e rigenerare la nostra vita.
Il potenziale dell’affettività è la capacità di provare amore, solidarietà, generosità, senso di appartenenza e di fratellanza. E’ la capacità di creare unione, vincolo, legame e relazione con la vita. Per Rolando Toro, creatore della Biodanza, l’affettività rappresenta “l’intelligenza della specie”.
Il potenziale della sessualità implica in Biodanza innanzitutto la riconciliazione con il piacere. Il piacere di sentire se stessi, di viversi nel proprio corpo, di ritrovare e riscoprire intimità, abbandono, contatto, sensualità.
Il potenziale della trascendenza è la funzione umana legata a tutte le sensazioni interiori di pienezza, di espansione, di percezione e di intima comunione con tutte le manifestazioni della vita. E’ la capacità di sentirsi parte dell’umanità, della natura, dell’universo.
La Biodanza nasce ispirandosi alle più recenti scoperte delle neuroscienze e delle scienze umane e offre uno stimolo continuo a muoversi con gioia, a entrare in relazione con gli altri, ad avere il coraggio di esprimersi, a percepire i propri ritmi naturali, a sentire la vita piuttosto che pensarla, ad avere stima di sè e coscienza della propria identità.
Attraverso l’esperienza del corpo, dell’emozione e dell’incontro con gli altri, viene facilitata una sensibilizzazione profonda verso se stessi, verso l’umanità e verso il mondo che ci comprende.
E’ nata a partire dalla ricerca e dall’esperienza personale di Rolando Toro Araneda, psicologo e antropologo cileno.
Le più recenti scoperte delle neuroscienze e le più innovative teorie della psicologia evolutiva hanno ormai definitivamente stabilito che l’intelligenza umana non è soltanto quella logico-razionale, ma un insieme strutturato di più intelligenze in profonda relazione tra loro che richiedono tutte di essere opportunamente stimolate per arrivare a uno sviluppo armonico e completo della personalità.
Parliamo oggi di intelligenza affettiva, intelligenza interpersonale, intelligenza intrapersonale, intelligenza cinestetica, intelligenza musicale, intelligenza ecologica ed intelligenza esistenziale.
In biodanza inoltre si ritiene che l’intelligenza affettiva sia il nucleo fondante dell’identità umana, nucleo a partire dal quale si possono poi sviluppare nel modo più sano tutte le altre intelligenze e potenzialità.
La biodanza coi bambini
L’applicazione della biodanza nelle istituzioni educative ha lo scopo di migliorare la qualità della vita all’interno del sistema scolastico attraverso una metodologia esperienziale che favorisce l’integrazione e lo sviluppo dei potenziali sani di ciascuno, con particolare riferimento all’espressione affettiva, creativa e alla comunicazione interpersonale.
La biodanza si propone come educazione biocentrica con lo scopo di integrare l’apprendimento e la conoscenza cognitiva con i linguaggi del corpo e dell’emozione, al fine di facilitare uno sviluppo globale ed armonico del bambino e dell’adolescente.
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):
CANTI DI NATALE The first nowell con spartito, file mp3 e testo italiano e inglese, stampabili e scaricabili gratuitamente.
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CANTI DI NATALE The first nowell TESTO
The first Nowell
the angel did say
was to certain poor shepherds
in fields as they lay;
in fields where they lay
keeping their sheep
in a cold winter’s night
that wa so deep.
Nowell, nowell, nowell, nowell,
born is the King oh Israel!
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CANTI DI NATALE The first nowell SPARTITO e mp3 qui;
CANTI DI NATALE Tacita notte con spartito stampabile, file mp3 e testo, per la scuola primaria e d’infanzia.
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CANTI DI NATALE Tacita notte TESTO
1. Scende dal ciel mistico vel, di silenzio e di mister, santa notte sublime d’amor, c’è chi veglia con l’ansia nel cuor, tra Giuseppe e Maria dorme il bambino Gesù.
2. Santo Natal festa d’amor, di purezza e di bontà, all’annuncio ch’è nato il Signor, sono accorsi alla grotta i pastor, alleluia alleluia, nato è il bambino Gesù.
CANTO DI NATALE Donde vieni, pastorella? Canto natalizio francese. Con spartito stampabile e testo, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
CANTO DI NATALE Donde vieni, pastorella? TESTO
coro: Donde vieni, pastorella? Donde vieni? pastorella: Vengo dal Presepio, dal Bambin Gesù. coro: Dimmi, è bello, pastorella? Dimmi è bello? pastorella: Bello più del cielo, bello più del sol. coro: Dimmi, è solo, pastorella? Dimmi è solo? pastorella: È con lui Maria, che lo tiene al sen.
coro: Chi c’è ancora, pastorella? Chi c’è ancora? pastorella: C’è anche S. Giuseppe, padre di Gesù. coro: Chi c’è ancora, pastorella? Chi c’è ancora? pastorella: Stanno a riscaldarlo bue ed asinel. coro: Più nessuno, pastorella? Più nessuno? pastorella: Cantan l’alleluia Angeli del Ciel.
CANTO DI NATALE Donde vieni, pastorella? SPARTITO e mp3 qui:
Canto di Natale (Germania) per bambini della scuola d’infanzia e primaria, per flauto dolce e canto, con spartito stampabile, file mp3 e testo gratuiti.
Chi è nato in gennaio? (Germania) Gioco cantato per bambini della scuola primaria e d’infanzia, con istruzioni di gioco, testo italiano e tedesco, spartito.
Chi è nato in gennaio? (Germania) Gioco cantato Istruzioni di gioco
Un cerchio e un giocatore all’esterno. Tutti cantano.
Al “vieni, vieni, gira anche tu” i giocatori il cui mese di nascita corrisponde a quello cantato, escono dal cerchio e vanno a formarne un altro col giocatore esterno.
Chi è nato in gennaio? (Germania) Gioco cantato Spartito stampabile e mp3 qui:
Chi è nato in gennaio? (Germania) Gioco cantato Testo tedesco
Und wer im Januar geboren ist, tritt ein, tritt ein, tritt ein! Er macht im Kreis einen tiefen Knix, einen tiefen, tiefen Knix. Heidi, heidi, hopsassasa! Heidi, heidi, hopsassasa! Und wer im Februar goboren ist, …
Il musicista di Forlì canzoncina per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con testo, spartito stampabile e traccia mp3.
Il canto è ad eco. Tutta la canzone è un’alternanza tra il solista e il coro. Quando vengono nominati i diversi strumenti, i bambini imitano i gesti del musicista corrispondente. La canzone può essere accompagnata con le percussioni, come da istruzioni inserite nello spartito sonoro (tamburo, piatti, battimano, mani battute sulle cosce, piedi battuti a terra).
[wpmoneyclick id=88190 /]Rolly Polly Rolly Polly gioco con le dita per l’Inglese per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con breve racconto introduttivo.
Rolly Polly, rolly Polly
Up up up.
Rolly Polly, rolly Polly
Down down down.
Rolly Polly, rolly Polly
Clap clap clap.
Rolly Polly, rolly Polly
Hands behind your back.
C’era una volta la principessa Polly, che non aveva mai voglia di fare niente. Tutto il giorno si aggirava per il castello a dare ordini a tutti, perchè lei non faceva proprio niente.
“Alzami la coperta”
“Mettimi il pigiama”
“versami l’acqua”
“portami a passeggio il cane”
E via così. Nel regno tutti erano ormai stanchi di Polly che non faceva mai niente, così un giorno la cuoca pensò di canticchiarle una filastrocca, la filastrocca di Polly che si gira i pollici. Pensava così di darle una lezione, ma invece a Polly la filastrocca piacque così tanto, che la imparò subito e non smise più di cantarla.
Adesso bisognava anche sopportare la filastrocca di Polly, e lei non la smetteva mai, così finì che tutti caddero addormentati: i servi e le serve, le cameriere, il giardiniere e lo stalliere, la cuoca e il maggiordomo…
Povera Polly! Cominciò a volersi alzare dal letto, ma nessuno le alzava la coperta. Poi nessuno le lavava i denti, e se aveva sete nessuno le versava l’acqua, e se aveva fame nessuno cucinava per lei.
E fu così che, prima facendo dei gran pasticci, ma poi diventando sempre più brava, Polly imparò a fare tutte le cose nel castello, perfino il caffè.
E quando finalmente, dopo giorni e giorno di sonno, tutti si risvegliarono, Polly preparò ad ognuno una buonissima colazione …
Rolly Polly, rolly Polly (i bambini si girano i pollici)
Up up up. (indici verso l’alto)
Rolly Polly, rolly Polly (i bambini si girano i pollici)
Down down down. (indici verso il basso)
Rolly Polly, rolly Polly (i bambini si girano i pollici)
Clap clap clap. (i bambini battono le mani)
Rolly Polly, rolly Polly (i bambini si girano i pollici)
Hands behind your back. (mani dietro la schiena)
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
La lezione di silenzio di Maria Montessori – Maria Montessori ha raccontato come ha “scoperto” la lezione di silenzio, e come ha pututo osservare non solo la capacità del bambino di produrre silenzio, ma anche la grande gioia che ne prova.
Un giorno, in classe, aveva tra le braccia un bambino di quattro mesi, che dormiva placidamente. Allora ha chiesto ai bambini di osservare il suo sonno, e come fosse bello, rilassato, felice. Dopo poco i bambini potevano persino sentire il suo respiro delicato. Così li ha invitati ad imitare il suo silenzio, ed i bambini hanno accolto curiosi questo gioco. Così, dopo poco, i bambini cominciarono ad accorgersi delle gocce di pioggia che cadevano in cortile, e del canto di un uccello posato su un albero lontano.
I bambini avevano cessato ogni movimento e prodotto un silenzio collettivo, che è stato per loro una profonda esperienza artistica. E una liberazione.
Maria Montessori consiglia la lezione di silenzio come mezzo per portare i bambini ad un maggior livello di consapevolezza di sé. E’ un’esperienza che, una volta fatta, lascia al gruppo classe una coscienza nuova delle proprie capacità.
La lezione del silenzio è una lezione di gruppo, e si fonda sul rispetto degli altri.
Attraverso questo insegnamento i bambini arrivano alla comprensione del fatto che il silenzio è anche cessazione del movimento.
Per raggiungere il silenzio si richiede un grande sforzo di attenzione e una grande forza di volontà, ma si pone il bambino ad un livello superiore nella conquista di sé.
La lezione del silenzio non deve mai essere utilizzata per calmare il caos, per fare ciò è molto più corretto portare i bambini in giardino o in un altro ambiente, per fare qualcosa di speciale.
Ci sono molti modi per invitare i bambini al silenzio.
L’insegnante può sussurrare la parola “silenzio” molto dolcemente, o compiere un certo gesto preparato con cura e senso estetico.
In un primo momento, solo pochi dei bambini presenti in classe vi si immergeranno, ma ben presto tutti ne saranno contagiati.
Dopo due o tre minuti, quando tutti sono in silenzio, l’insegnante può cominciare a sussurrare il nome dei bambini dal fondo della stanza, da dietro la porta, dal giardino.
L’insegnante avrà cura di chiamare per primi i nomi dei bambini che fanno più fatica a stare in silenzio.
Tutti i bambini della classe devono essere chiamati.
Una volta che i bambini hanno esplorato il silenzio in gruppo, ne hanno conosciuto attraverso molte lezioni le qualità musicali, si può insegnare il gioco individuale del silenzio.
Allora, quando ne sente il bisogno, il bambino può di sua iniziativa prepararsi il materiale: un materassino, il cartellino “Silenzio” o altri simboli e strumenti utilizzati dall’insegnante durante la lezione collettiva, una clessidra e uno stumento sonoro che utilizzerà l’insegnante al termine dell’attività, e un piccolo cuscinetto di fiori di lavanda per gli occhi.
Dispone il materiale, si sdraia in posizione comoda e si sistema il cuscino sugli occhi.
I simboli che indicano la lezione di silenzio, servono agli altri bambini a chiarire che si tratta di un lavoro che il compagno di classe sta eseguendo e che non può essere osservato e disturbato.
Esistono molte varianti della lezione di silenzio. Le prime volte è consigliabile chiedere ai bambini di chiudere gli occhi.
Chiamare i bambini ad uno ad uno può essere un modo di terminare le lezioni di silenzio collettive, altri modi possono essere predisporre una clessidra e un piccolo campanellino dal suono lievissimo, che deve essere usato esclusivamente per la lezione di silenzio, e in nessuna altra occasione scolastica.
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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– The silence game di Infomontessori.com
– The silence game di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– The silence game di wikisori.org
– The silence activity di montessoricommons.cc
– The silence lesson di montessoriworld.org
– Introduction to the exercises of practical life di montessoricommons
– The joyfull child di Susan Mayclin Stephenson
– The importance of the silence game di montessoriservice.com
– Montessori foundation activities – The silence game di montessoritraining.blogspot.it
– MANUAL 2: MONTESSORI EXERCISES OF PRACTICAL LIFE di Montitute.com
– PRACTICAL LIFE teacher manual di khtmontessori
– MONTESSORI PRACTICAL LIFE MANUAL di montessoritraining.net
– PRACTICAL LIFE MANUAL EARLY CHILDHOOD.PDC di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright. Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per le attività di vita pratica: Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini La scoperta del bambino.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.
Preparare l’ambiente per iniziare a lavorare col metodo Montessori a casa e a scuola. Un grande vantaggio dato dal costruire i materiali di apprendimento ed organizzarli in proprio a casa come a scuola, è che il bambino può partecipare al lavoro.
Questa è un’esperienza meravigliosa e che sicuramente può diventare parte integrante della programmazione scolastica, insieme a tutte le altre materie di apprendimento.
Il bambino può partecipare alla realizzazione di mensole e scaffali, ad esempio, carteggiando e dipingendo. Può partecipare all’assemblaggio delle parti imparando a prendere misure e via via ad utilizzare correttamente i vari attrezzi.
In classe i materiali sono collocati su scaffali bassi, organizzati per materia, secondo una configurazione generale semplice e ordinata.
Questi scaffali sono a due o tre ripiani: la mensola più alta non dove superare l’altezza dei bambini e deve essere raggiungibile comodamente.
Il materiale viene sempre rimesso nello stesso posto sullo scaffale, in modo da trasmettere affidabilità e la sensazione che il materiale è sempre presente, quando serve.
Tradizionalmente i materiali vengono conservati all’interno di scatole di legno, ma questa soluzione può risultare molto costosa. E’ quindi più semplice utilizzare scatole di cartone, avendo cura di dipingerle o rivestirle cercando di creare un insieme ordinato e coordinato.
L’arredamento tradizionale di una classe Montessori comprende infine riproduzioni di opere d’arte alle pareti, delle piante delle quali il bambino possa occuparsi ogni giorno, ed anche piccoli animali come pesci e criceti.
Trasformare i vari ambienti della casa, oltre che lo spazio destinato a fungere da “classe” in funzione di un approccio montessoriano all’istruzione ed all’educazione non è così difficile.
Sia che la vostra casa sia spaziosa e ben attrezzata o invece piccola, con un po’ di sensibilità ed attenzione è possibile creare un ambiente familiare che segue le linee guida indicate da questa pedagogia per aiutare lo sviluppo armonico del bambino.
Le aree di vita comune, come soggiorno, cucina e sala da pranzo dovrebbero contenere anche elementi di arredo a misura di bambino, in modo tale da permettergli di partecipare alla vita domestica essendo indipendente nel gestire le varie situazioni quotidiane: ad esempio prendere un bicchiere da solo quando ha sete, un libro se desidera leggere, ecc…
photo credit: http://www.melanieandersen.com/
A maggior ragione la cucina e la dispensa dovrebbero anch’esse avere arredi a misura di bambino, e gli alimenti dovrebbero essere riposti in basso per permettere al bambino di prepararsi da solo la merenda, ad esempio, oppure di partecipare con gli adulti alla preparazione dei pasti.
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Tenere sempre uno sgabellino o un qualsiasi altro rialzo in prossimità del lavello è un’idea ottima.
Creare mobili bassi, tavolini, librerie, ecc… per le stanze comuni della casa, come per l’area di gioco, permette al bambino di unirsi agli adulti nella pratica delle attività quotidiane e gli consente di avere all’interno di ogni stanza della casa il suo spazio, anche in mezzo a tantissimi oggetti troppo grandi per lui.
Assicurarsi che il bambino sia sempre in grado di avere accesso alle cose che desidera toccare ed usare, ma anche insegnargli come vanno usate correttamente. Ad esempio non aver timore ad insegnare come maneggiare con cura un CD prendendolo con due mani sul bordo (per le sue manine farlo con una mano sola come facciamo noi è impossibile).
Il bagno dovrebbe essere totalmente accessibile per il vostro bambino, e dovrebbe poterlo usare in maniera indipendente. Sgabellini per il lavello e rialzi per il wc sono un must, insieme con gli scaffali bassi per gli oggetti di uso frequente come lo spazzolino da denti. Creare luoghi dedicati per tutti gli oggetti d’uso quotidiano aiuta il bambino a sviluppare e mantenere un senso di ordine nel suo spazio. Non trascurare anche di installare porta asciugamani, ganci e porta abiti bassi.
Camera da letto
Ripiani bassi, cassetti, grucce del guardaroba basse, creano per il vostro bambino un ambiente gestibile anche in camera da letto, e gli permettono di mantenere, modificare e utilizzare con facilità tutte le sue cose. Non è difficile mantenere un ambiente pulito e ordinato , se tutto (giocattoli, libri, scarpe, ecc…) ha un posto dedicato, accessibile, facile da usare.
Un buon accorgimento è anche predisporre un armadietto o uno scaffale per gli oggetti di uso più frequente (ad esempio scarpe, zainetto, giacca, ecc…) e tutto quello che serve al bambino per uscire di casa. Questo spazio può essere o vicino alla porta della sua camera, oppure alla porta d’ingresso. Questo lo aiuterà immensamente a prepararsi ogni giorno per andare fuori.
E’ sempre fondamentale ricordare che secondo il metodo Montessori sono i bambini stessi a farsi carico del proprio processo di apprendimento, sperimentando in modo indipendente attraverso un processo fatto di sperimentazione, errore e scoperta.
In casa come a scuola aiuta l’indipendenza e la sperimentazione predisporre l’ambiente in modo tale che il bambino possa partecipare alle attività di vita pratica, ad esempio:
– elementi che richiedono di essere spostati con due mani, come vassoi o piatti da tavola;
– imparare vestirsi e svestirsi da soli con indumenti che presentano cerniere, lacci, bottoni e altre chiusure;
– strumenti per travasare ingredienti da un contenitore all’altro a misura di bambino (soprattutto in cucina)
– uno scolapiatti posto in basso nel quale mettere e togliere le stoviglie, oppure caricare e scaricare la lavastoviglie;
– apparecchiare e sparecchiare la tavola;
– strumenti per la pulizia di casa a misura di bambino (scopa, paletta, spugne, spazzoloni, ecc…)
– occuparsi di piante in vaso o fiori recisi.
Per lo sviluppo sensoriale del bambino, questi sono esempi di attività che possono presentarsi tutti i giorni, a casa come a scuola:
– srotolare i tappeti per lavorare ai materiali di apprendimento;
– piegare tovaglioli e altro in cucina;
– esplorare forme e colori degli oggetti presenti nelle stanze;
– esplorare forma e qualità degli alimenti (frutta, ortaggi, altro…)
– manipolazione di oggetti di dimensioni variabili in scala, ordinandole per altezza, lunghezza, diametro, o tutti e tre.
Quando si inizia a lavorare col metodo Montessori, presto ci si accorge di come ogni attività prettamente scolastica finisce con l’intersecarsi con la vita quotidiana, e si scoprono sempre modi nuovi per esercitarsi e sperimentare.
Tornando invece all’area appositamente dedicata allo studio, ricapitoliamo i punti essenziali dell’ambiente:
– piccoli vassoi che il bambino sia in grado di gestire facilmente
– scatole con coperchio di diverse dimensioni
– tappeti e contenitori idonei a contenerli, ad esempio una mensola bassa dello scaffale, oppure un cesto a bordi alti
– tavolo, scrivania, sedie a misura di bambino
– scaffali che costituiscano aree separate per le diverse materie del programma scolastico, con tutti i materiali necessari per ogni sezione
– opere d’arte per le pareti
– lavagne bianche con pennarelli colorati
– mensola della natura dove conservare oggetti naturali e reperti (nidi d’uccello, alveari, foglie, sassi, ecc…)
– sgabellini per raggiungere lavandini e altre zone non a misura di bambino
– ripiani bassi
– una buona illuminazione per il lavoro e la lettura
– piante, pesci o piccoli animali.
Se lo spazio che avete a disposizione è molto piccolo, vedrete che l’uso dei tappetini vi sarà molto utile, in quanto il bambino potrà lavorare sul pavimento e poi mettere via tutto alla fine dell’esercizio.
Come già detto, questo tappetino serve a diversi scopi. Inizialmente aiuta il bambino a delineare il suo spazio fisico sul pavimento per il lavoro. Ma questa non è la funzione più importante. La delimitazione dello spazio fisico aiuta la stessa organizzazione di pensiero del bambino, portandolo a concentrarsi all’interno di questo spazio. Inoltre se il materiale a cui sta lavorando è molto ingombrante, questo, a differenza del tavolo, è uno spazio facilmente estensibile, aggiungendo altri tappeti.
L’altra funzione fondamentale è quella di fornire una superficie stabile per la costruzione verso l’alto, ad esempio con la torre rosa (per saperne di più http://www.lapappadolce.net/la-torre-rosa/) o verso l’esterno con materiali quali ad esempio le spolette dei colori.
Così i bambini sono in grado di fare propria attraverso la pratica questa capacità mentale di creare un’area di lavoro e lavorare in qualsiasi altro contesto, come un museo nel corso di una visita, una coperta sul prato durante una gita di classe, ecc…
Indicazioni montessoriane per il lavoro artistico e manuale. Attraverso il lavoro manuale e l’arte i bambini perfezionano i loro movimenti, sperimentano la gioia di creare e sono stimolati intellettivamente alla conoscenza dei principi della tecnica.
Si risveglia la loro capacità di apprezzare il valore artistico degli oggetti: colore, linea, modello, struttura, design e diventano appassionati osservatori del mondo che li circonda.
Dal lavoro manuale e dalla pratica dell’arte i bambini imparano il senso del loro valore delle cose e sperimentano una grande soddisfazione interiore.
La creatività dei bambini si sviluppa a partire dalla conoscenza.
Le potenzialità creative si espandono quando il bambino sviluppa la capacità di osservare, impara ad utilizzare in modo efficace ed efficiente gli strumenti, affina il movimento delle dita, ha la possibilità di ammirare esempi e di fare esperienze dirette.
E’ un errore lasciare i bambini alla loro “ignoranza” nella convinzione che in questo modo li si rende liberi di essere creativi.
La creazione casuale non è arte. La vera creatività è uno sforzo consapevole, pianificato, attuato con finalità definite.
Non dobbiamo aver paura di insegnare ai bambini quello che prima di loro i nostri migliori artisti ed artigiani hanno imparato. Ciò non significa che i bambini non siano in grado di gestire da soli i materiali, solo che devono essere indicate loro quali sono le potenzialità dei materiali stessi.
Noi dobbiamo semplicemente insegnare ai nostri bambini ciò che prima di loro abbiamo imparato, sapendo che ciò ha uno scopo: dopo aver imparato le basi, il bambino può andare lontano e ottenere grande piacere dal lavoro manuale ed artistico realizzando le proprie idee creative. Ma al fine di sviluppare la creatività, è prima necessario un passaggio di conoscenze.
C’è un modo per utilizzare un particolare strumento, per poterne trarre la massima utilità; un uso improprio può danneggiare gli strumenti e soprattutto lasciare il bambino insoddisfatto dal loro uso.
E’ importante dare ai bambini buoni strumenti da utilizzare, e materiali che può controllare e manipolare facilmente.
Le forbici devono tagliare bene; un grande set di matite colorate, nel quale siano presenti molte tonalità diverse di ogni colore, permetterà ai bambini di sviluppare una comprensione più precisa del colore; i pennelli devono essere di buona qualità e devono essere messi a disposizione in una vasta gamma di dimensioni per consentire ai bambini di sviluppare una maggior abilità nella pittura.
L’arredamento e gli strumenti della falegnameria devono essere di dimensioni adeguate alla loro corporatura, ma ben progettati e funzionali.
Un bambino di 5 o 6 anni può trascorrere anche molte ore a martellare chiodi su un blocco di legno, ma dopo questa prima fase in cui gode della semplice sperimentazione della tecnica, desidera fare qualcosa, realizzare un progetto che possa essere completato in tempi relativamente brevi, come un semplice aereo.
Bisogna sempre mostrare ai bambini le tecniche e le procedure che seguono gli artisti e gli artigiani veri nel loro lavoro. Se si vuole insegnare a un bambino la tecnica per la pittura ad acquarello, è bene proporgliela su un foglio leggermente inclinato piuttosto che su un cavalletto verticale, dove il colore scivolerebbe in modo incontrollato e la carta bagnata si arriccerebbe.
Bisogna insegnare ai bambini la cura e la corretta manutenzione degli strumenti: come lavare ed asciugare i pennelli ecc… Quando si cammina con le forbici, bisogna insegnare a tenerle con la punta rivolta verso il basso, quando le di devono passare a un altro, bisogna insegnare a farlo porgendole dalla parte dell’impugnatura.
Per quanto riguarda i lavori realizzati, la loro conservazione è molto importante. I bambini dovrebbero avere delle cartelline abbastanza grandi da contenerli, e queste cartelline possono essere periodicamente portate a casa, per poi essere riportate a scuola.
Normalmente non si espongono i lavori alle pareti dell’aula, perché l’ambiente va mantenuto il più possibile tranquillo e l’attenzione dei bambini deve essere diretta principalmente verso i materiali di apprendimento e gli altri oggetti di particolare interesse.
Anche proteggere l’ambiente di lavoro è molto importante. I bambini devono indossare grembiuli e devono coprire i banchi con i giornali prima di usare la colla o i colori da pittura.
Una volta apprese le tecniche, l’insegnante fornisce modelli che i bambini possono realizzare autonomamente, sfruttando le loro nuove competenze, oppure essi stessi possono realizzare progetti propri. E’ importante che inizialmente i lavori possano essere conclusi in poco tempo, una o due lezioni al massimo.
Oggi il lavoro manuale è spesso considerato inferiore al lavoro dei colletti bianchi, e così anche a scuola il lavoro della mente è considerato superiore all’utilizzo delle mani. Dobbiamo stare attenti a non perpetuare questo atteggiamento.
Oltre alle tecniche artistiche ed artigianali, il lavoro manuale può essere rivolto alla studio della natura, alla fisica, agli studi sociali, alla matematica, alla musica e altro.
Applicato allo studio della natura, il lavoro manuale insegna ad essere osservatori appassionati, a guardare la tela di un ragno e trarre le proprie conclusioni,… Lo studio della geografia è accompagnato dalla realizzazione di mappe e globi, e anche l’arte in generale diventa geografia culturale, ad esempio con la realizzazione di maschere. Molte attività manuali possono arricchire lo studio della matematica.
E’ utile ed interessante raccontare ai bambini le storie di alcuni dei grandi artisti del passato e contemporanei, e portarli a capire come ciascuno di questi artisti ha dovuto imparare tutto quello che stanno imparando loro, prima di creare grandi opere.
Hanno dovuto imparare a macinare i colori, a preparare la tela, a fare schizzi; hanno dovuto trascorrere anni di apprendistato prima che il maestro desse loro l’autorizzazione a dipingere, fosse anche solo una parte di uno sfondo o un albero.
E’ importante avere buoni libri d’arte in aula, in modo che i bambini possano sedersi e guardarli. Bisogna insegnare ai bambini a porre il libro sul tavolo ed a girare le pagine con cura.
E’ una buona idea anche avere una o due belle pitture in aula, appese al livello degli occhi dei bambini.
Naturalmente oggi è possibile visitare tutti i grandi musei nel web. Il computer quindi assiste lo studio dell’arte e può aiutare tutti noi a conoscere ed apprezzare la grande arte, acquisire familiarità con i vari stili artistici, e sviluppare la nostra sensibilità per gli elementi di design.
Nella pratica dell’arte a scuola, è bene mostrare ai bambini begli esempi di opere provenienti da tutto il mondo; questo collega la propria esperienza personale alle espressioni creative di persone provenienti da culture diverse.
La “pedagogia” steineriana e una doverosa premessa. A tutte le indicazioni date nel sito relative alla Pedagogia steineriana, devo fare una doverosa premessa.
Questa pedagogia, infatti, rientra in un sistema organizzato, messo a punto (i sostenitori preferiscono usare i termini “fondato” o “donato”) da Rudolf Steiner, e che abbraccia praticamente ogni possibile aspetto dell’umano, compresi esoterismo, religione, misticismo, spiritualismo, occultismo, e che passa per abbigliamento e acconciatura, alimentazione, sessualità, economia, e insomma abbiamo capito…
Le persone che abbracciano questo sistema si definiscono “antroposofi” da “antroposofia”, appunto (o “Scienza dello Spirito”). La definizione di “movimento religioso” non viene però assolutamente accettata dagli antroposofi.
La pedagogia steineriana, si tiene a precisare con estrema fermezza e a garanzia di una certa ortodossia negli ambienti steineriani, non è un metodo, ma si fonda imprescindibilmente sull’Antroposofia.
Per chi volesse approfondire la questione, esiste una quantità di materiale praticamente sterminato: ci si può fare una piccola idea semplicemente scorrendo il catalogo delle Edizioni Antroposofiche, dove abbondano le parole occulto, cristico, iniziazione, spirituale, karmico ecc…
Io personalmente, e nel rispetto del credo e del pensiero di tutti, amo della pedagogia e della didattica, indipendentemente dalla matrice ideologica o religiosa di riferimento, tutto quello che porta al bambino magia, bellezza, gioia di apprendere. E tutto ciò che è utile a “tirar fuori” il meglio da ognuno, e a rimuovere ostacoli nell’apprendere. E’ l’unico aspetto che mi interessa. Cerco di scegliere con buonsenso, con senso critico sempre vigile, e liberamente.
Se il tale approccio rappresenta una risposta per i bambini reali che seguo, lo scelgo.
Altrimenti no.
I tratti più illuminati di questa pratica pedagogica, a mio parere, si trovano nel piacere-diritto alla lentezza, nella capacità di attingere alla tradizione popolare europea per riscoprire i ritmi della natura, nel contrastare con la bellezza le tendenze materialistiche e consumistiche che troppo attaccano il mondo dell’infanzia, nella possibilità di valorizzazione all’interno della scuola non solo i bambini “brillanti” da un punto di vista intellettivo.
E poi ad ognuno le proprie considerazioni…
Del resto non si può nemmeno negare che le Scuole Steineriane, almeno in Italia, svolgono anche un nobilissimo ruolo di “rifugio” (e senza nemmeno la preoccupazione dell’esame di passaggio come avviene nell’homeschooling) per tutti quei bambini che non sono in grado di frequentare con successo o per lo meno senza sofferenza, classi di 30 alunni in questa “nuova” scuola pubblica.
Io credo che, volendo portare ai bambini elementi della pratica steineriana, al di fuori della scuola steineriana, si possa decidere con le famiglie dei bambini se festeggiare San Martino, il Natale, ecc… e se la cosa non offende in alcun modo il pensiero o il credo religioso di nessuno, si festeggia. E’ un bel modo per sentire i ritmi delle stagioni, (tutte le festività cristiane affondano le loro radici nella tradizione contadina precristiana-pagana) e soprattutto per scandire l’anno con giorni speciali e più gioiosi degli altri. Ma la stessa cosa si può fare anche in tantissimi altri modi.
Che poi San Michele sia un essere spirituale ecc… o meno, non è cosa della quale si occupa la scuola. Posso non crederlo, ma anche rispettare chi lo crede, se ha altrettanto rispetto.
E’ l’atteggiamento che ho tenuto anche all’interno della scuola steineriana, per un po’ con successo. Poi la convivenza è diventata impossibile, per me e soprattutto per “loro” 😉
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Cenni sulla pedagogia Steiner-Waldorf
(testi ad uso “esterno”, privi dei tipici termini steineriani che invece abbonderebbero in una versione per “uso interno”)
La pedagogia Steiner-Waldorf si fonda su un’attenta osservazione delle tappe evolutive del bambino.
Lo sviluppo armonico del bambino come centro di ogni attività didattica è l’obiettivo che viene perseguito, tenendo conto dell’integrità della persona nei suoi aspetti corporei, emozionali ed intellettivi. Le attività proposte vengono quindi indirizzate alle aree motoria, affettiva e cognitiva in modo ritmico ed equilibrato.
L’insegnante ha il compito di aiutare il bambino nell’armonioso sviluppo di tutti i suoi elementi costitutivi, di favorirne la crescita, di aiutarlo ad affrontare e superare gli ostacoli che via via si possono presentare.
Il bambino in età prescolare è un essere che assorbe tutto ciò che gli proviene dall’ambiente e dalle persone che lo circondano: sensazioni, stimoli di varia natura, parole.
In questa età ciò che educa è il modo in cui l’adulto che gli sta vicino, pensa, sente, parla ed agisce. Il gesto esteriore come l’atteggiamento interiore ci chi lo circonda raggiunge il bambino, lasciando una profonda traccia nel suo linguaggio, nei suoi sentimenti e nel suo modo di pensare e di agire.
All’età di sei sette anni il legame immediato ed imitativo del bambino col mondo gradualmente recede e lascia spazio ad una nuova forma di rapporto con la realtà sempre più cosciente.
Al bambino tra i 7 ed i 14 anni le conoscenze devono essere trasmesse attraverso il sentimento e l’esperienza, e per questo nelle scuole Waldorf viene attribuita grande importanza all’attività artistica e manuale.
L’arte nella scuola Waldorf non è intesa come un’aggiunta di attività didattiche al piano di studi (musica, recitazione, pittura, modellaggio, scultura, ecc…), ma è insita nel modo stesso di presentare tutte le materie di studio. Lavorare per immagini, rintracciare i fili che collegano le cose tra di loro e all’uomo, significa ritrovare ciò che le cose e gli esseri sono ed esprimono prima di venire catalogati, definiti, analizzati. Come la lingua madre si impara ben prima di studiare la grammatica, così tutte le discipline vengono proposte in modo creativo e ricco di immagini per giungere in un secondo tempo alla loro sistematizzazione scientifica.
Le caratteristiche didattiche che contraddinguono la scuola Waldorf sono:
. il maestro unico, che resta l’insegnante di riferimento della classe per tutti gli otto anni del primo ciclo di istruzione (elementari e medie). Il maestro di classe è dunque colui che assiste a tutte le fasi di crescita di ogni bambino per un lungo arco di tempo, e diventa la guida e il sostegno cui rivolgersi con fiducia, conoscendo il bambino nel suo contesto biografico e la sua famiglia. Suo compito è anche quello di confrontarsi con gli altri docenti nel Consiglio di Classe e coordinare le attività didattico-educative;
. il Collegio Docenti, che si riunisce settimanalmente per valutare i processi di apprendimento dei bambini, il raggiungimento degli obiettivi, e per delineare le strategie e gli interventi pedagogici. Il medico scolastico, oltre alla normale attività sanitaria, affianca gli insegnanti del Collegio nella valutazione del processo evolutivo dei bambini;
. insegnamento ad epoche. L’insegnamento delle discipline viene condotto all’interno di una ripartizione a periodi, chiamati “epoche”. Le discipline non si susseguono giornalmente secondo un orario spezzato, ma vengono proposte dall’insegnante una per volta, nella prima parte della mattinata, per un periodo di tempo continuativo che va dalle tre alle quattro settimane (epoca di Storia, epoca di Matematica, epoca di Grammatica, ecc…). Senza la frammentazione si favorisce lo sviluppo della capacità di concentrazione, la comprensione, l’acquisizione e la padronanza da parte del bambino dei contenuti proposti. Dopo le ore di “epoca”, nella seconda parte della giornata si alternano tutti gli altri insegnamenti, comprese alcune ore di esercitazione di Italiano e Matematica, che vanno ad integrare l’insegnamento ad epoche.
. assenza di libri di testo. I bambini producono essi stessi i libri di studio, dedicandosi alla costruzione di quaderni dove, sotto la guida del maestro, confluiscono in forma artistica i contenuti salienti di ogni materia.
. ricchezza della proposta didattica. Nella scuola Waldorf viene proposta ai bambini una molteplicità di attività didattico-educative, per permettere uno sviluppo equilibrato di tutte le loro potenzialità: musica strumentale, canto, danza, recitazione, pittura, disegno, modellaggio, lavori manuali, artigianato, agricoltura, ecc… In tal modo l’abituale differenza che si crea nella scuola tra allievi intellettualmente dotati e meno dotati perde molta della sua importanza: ogni bambino, in qualche elemento della sua personalità, possiede delle doti ed è compito dell’insegnante scoprire e valorizzare qualità e capacità di ognuno.
. due lingue straniere. Sin dal primo anno di scuola primaria si inizia a far vivere ai bambini l’esperienza di due lingue straniere attraverso un approccio inizialmente solo orale, con canti, giochi, filastrocche e girotondi che avvicinano con naturalezza e gioia ai modi, alle espressioni, ai fonemi, che vengono assorbiti ed imitati come avviene con la lingua madre. Negli anni successivi vengono introdotte gradualmente la scrittura, la lettura e l’analisi della lingua;
. la comunità-scuola. Nella pedagogia Waldorf viene data grande importanza allo sviluppo del senso comunitario, per esempio con le feste stagionali. Inoltre ci sono le “feste del mese”, dove tutte le classi della scuola, dalla prima all’ottava, propongono agli altri alunni della scuola, ai maestri ed ai genitori, rappresentazioni artistiche di vario genere, rendendoli partecipi del lavoro da ognuno svolto nelle lezioni. Questi incontri sviluppano un sano senso sociale e creano interesse per gli altri. I più piccoli, di fronte all’esibizione dei più grandi, sono pieni di ammirazione e sentonon che anche loro, un giorno, saranno in grado di fare altrettanto; i più grandi possono rivivere esperienze significative del loro passato;
. valutazione. I genitori ricevono periodicamente dagli insegnanti una relazione che riguarda il comportamento ed i progressi del bambino in ogni ambito, inserendo non solo gli aspetti non solo prettamente legati al raggiungimento di obiettivi didattici. Al bambino invece viene consegnata una breve storia o una poesia che, con un linguaggio artistico, rispecchia il suo carattere, i talenti, le qualità, e fornisce una qualche chiave che in prospettiva può aiutarlo a progredire. Il documento di valutazione ufficiale, invece, è destinato solo ai genitori.
(per farsi un’idea di quanto espresso nella premessa)
Classe prima: la fase di passaggio fra scuola d’infanzia e scuola primaria
Il bambino nel primo anno di scuola viene accompagnato nell’esperienza delle forme e dei suoni delle lettere dell’alfabeto e dei simboli numerici e nell’acquisire il giusto atteggiamento nei confronti della scuola, adeguandosi alle sane abitudini ed al ritmico lavoro della classe.
I maestri lavorano affinchè i bambini formino un gruppo coeso, che mostra interesse per gli altri e sa ascoltare.
Il primo biennio (classi seconda e terza)
I primi tre anni di scuola hanno un’impronta unitaria. Tutto ciò che è stato avviato in prima classe, viene portato avanti in modo che il bambino si trovi inserito con vivacità e naturalezza negli elementi plastico-pittorici e musicali-linguistici presenti nelle varie materie di insegnamento.
Il secondo biennio (classi quarta e quinta)
Il nono anno rappresenta una cesura importante e richiede da parte degli insegnanti e degli educatori la massima attenzione. E’ l’età in cui per il bambino si compie il vero distacco dall’ambiente, fino ad ora ha vissuto con naturalezza. La coscienza di sè aumenta. Questa fase richiede molto tatto e molta saggezza da parte dell’educatore, che deve cercare di salvaguardare i bambini dalle delusioni a cui a quest’età vanno facilmente incontro, soprattutto nei confronti degli adulti.
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Italiano scrittura
In PRIMA CLASSE la scrittura si sviluppa a partire dal disegno pittorico. Dapprima il bambino non ha un rapporto col disegno astratto dei caratteri grafici delle lettere (anche nella storia si può notare come l’umanità abbia sviluppato l’alfabeto da una scrittura ideografica).
Se si mette il bambino a contatto direttamente con la scrittura convenzionale, si provoca in lui un precoce invecchiamento.
La natura umana in divenire richiede che si progredisca dalla forma artistica a quella intellettuale, che l’attività della testa scaturisca dall’attività manuale, vale a dire dalla pittura e dal disegno, alla scrittura e alla lettura. Tramite racconti si caratterizzano da un lato i sentimenti che si esprimono nelle vocali (nella A la meraviglia, nella U la paura, …), dall’altro le consonanti come immagini degli oggetti del mondo esterno (M di monte, V da valle, S da serpente…).
Dal disegno di tali immagini viene poi ricavata la relativa lettera.
Se per esempio per scrivere la F facciamo imitare al bambino la forma di una falce, gli avremo dato una lettera in forma di immagine. Si procede con un ritmo di tre giorni: primo giorno racconto, secondo giorno disegno guidato, terzo giorno lettera.
La mano, scrivendo, deve eseguire qualcosa che l’occhio ha prima guardato con compiacimento, e l’occhio deve guidare la penna con amore. Allora la scrittura sarà bella e caratteristica. Vengono utilizzati quaderni bianchi e senza righe. Prima di impegnare il bambino nell’ortografia, si cura la sensibilità del bambino per la lingua e per le diverse lunghezze dei suoni attraverso il canto e la recitazione.
E’ estremamente importante che le discipline apparentemente più lontane, confluiscano l’una nell’altra in modo unitario.
In SECONDA CLASSE si passa allo stampato minuscolo ed al corsivo. Gradualmente il bambino deve imparare a riassumere ciò che gli è stato raccontato e poi a descrivere brevemente ciò che ha appreso.
Per la scrittura si fa ancora uso delle cerette e delle matite colorate. Si dedica particolare cura alla struttura ed articolazione del linguaggio. La sensibilità per i suoni brevi lunghi accentati deve arrivare ad una certa consapevolezza. L’ortografia si perfeziona soprattutto attraverso l’ascolto.
In TERZA CLASSE si cerca di ampliare la capacità di riferire per iscritto quando è stato visto o letto. L’ortografia viene esercitata attraverso l’articolazione del linguaggio, l’ascolto e il parlare.
In QUARTA CLASSE la capacità acquisita di riferire e riassumere per iscritto deve essere applicata nella composizione di lettere di ogni genere, anche commerciali.
In QUINTA CLASSE il bambino non deve più limitarsi a riferire liberamente ciò che ha sentito o letto, ma deve cominciare a servirsi del discorso diretto.
E’ importante che a quest’età si sviluppi la capacità di distinguere la propria opinione da quella altrui; il bambino deve essere in grado di riferire cose che lui stesso ha pensato, visto e udito o di riportare il parere di altri.
In tutto ciò che scrive ed espone deve imparare a tener conto di questa differenza, deve approfondire l’uso dei segni di interpunzione, delle virgolette, …
Il materiale narrativo per la PRIMA CLASSE verrà scelto tra le fiabe classiche con le loro immagini così vivide, stimolanti per le forze rappresentative e ricche di profondi misteri, o tratto da aspetti evidenti della realtà esteriore. Tutto acquista efficacia se è espresso con un linguaggio chiaro, distinto, pittoresco, colorito. Nella scelta delle poesie si tiene conto della melodia, della rima, del ritmo e della metrica.
In SECONDA CLASSE dalla fiaba si passa alla favola e alle leggende, soprattutto sulla vita e le imprese dei santi cristiani, uomini alla ricerca della perfezione.
In TERZA CLASSE Nella scelta delle poesie oltre al ritmo ed alla melodia, si cerca la bellezza espressiva, Il racconto in questa classe viene attinto dalle storie dell’Antico Testamento, che rappresentano per la pedagogia steineriana l’inizio della storia culturale del mondo.
In QUARTA CLASSE il materiale di lettura e narrativa viene attinto dalla mitologia nordica e germanica e dalle imprese degli eroi antichi.
In QUINTA CLASSE la lettura e la narrazione vertono sulla mitologia classica greca.
In SECONDA CLASSE i primi elementi di Grammatica devono essere integrati in modo piacevole nel racconto, senza far mai mancare una certa nota umoristica.
Si inizia col verbo, che per il bambino è l’elemento più vivo. Se pensa un’azione, il bambino prova subito il desiderio di muoversi; se pensa al verbo “martellare” ad esempio, è portato a compiere il gesto con le braccia. L’aggettivo qualificativo lo lascia più indifferente: le qualità degli oggetti le sperimenta con il sentimento e non col fare (volontà).
I sostantivi poi sono ancora più estranei alla sua natura: freddi, astratti, oggetti del puro pensare. Così la grammatica viene sperimentata umanamente. Si introduce la costruzione della frase, in modo semplice ed evidente, tenendo presente che la grammatica a quest’età deve rappresentare una tacita presa di coscienza di un qualcosa che già è usato istintivamente.
Addentrandosi nelle leggi del linguaggio si tocca la grandezza dell’Io umano che evolve lentamente nella vita.
In TERZA CLASSE il bambino deve avere una visione dell’analisi grammaticale e della costruzione della frase, e imparare l’uso dei segni di interpunzione.
In QUARTA CLASSE deve venir spiegato con chiarezza il significato dei tempi dei verbi e delle coniugazioni e si deve fare in modo che i bambini imparino a sentire istintivamente il rapporto che lega la proposizione alla parola. La lezione di italiano tra i nove e i dieci anni deve soprattutto accentuare l’aspetto plastico e strutturale del linguaggio.
In QUINTA CLASSE il bambino deve imparare a sentire la differenza tra la forma attiva e la forma passiva del verbo.
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Lezioni di vita pratica (o scienze umane integrate)
in TERZA CLASSE con questi argomenti si cerca di favorire un inserimento cosciente nella realtà circostante. Si può spiegare come avviene la preparazione della calce e il suo uso nelle costruzioni, la coltivazione dei campi, l’aratura e la semina, inoltre si fanno conoscere i vari cereali.
Si fa sentire che l’animale ha bisogno della pianta per nutrirsi, e che la pianta richiede l’apporto dell’animale per la concimazione e del minerale come nutrimento e sostegno.
Si suscita così la sensazione che tutto quanto esiste al mondo è legato da una connessione meravigliosa e si risveglia un senso di riconoscenza verso ciò che sta sopra l’uomo. Da questo aspetto di sentimento si torna però sempre al campo pratico, predisponendo attività pratiche di agricoltura.
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Lingue straniere
in PRIMA CLASSE si sperimenta la lingua parlata, attraverso esercizi di conversazione e servendosi di canzoni, filastrocche e poesie, per formare l’orecchio per il ritmo, la melodia ed il suono della lingua straniera.La grammatica non viene studiata.
La tendenza all’imitazione, ancora molto marcata a quest’età, e la grande plasmabilità degli organi vocali che hanno permesso al bambino l’apprendimento della lingua madre, non devono restare inattive e possono venire impiegate per un primo approccio con le lingue straniere.
Nel secondo biennio l’insegnamento prosegue in forma orale, mirando però sempre più alla conversazione, in particolare costruite sulle professioni dell’uomo e sull’ambito familiare. Si imparano inoltre i giorni della settimana, i mesi e le stagioni. In terza classe si introduce la scrittura delle lettere dell’alfabeto e dei primi vocaboli.
In QUARTA CLASSE si inizia la grammatica delle lingue straniere in rapporto al grado di coscienza raggiunto dai bambini. Dalla poesia, che nei primi tre anni era stata il tema quasi esclusivo delle lezioni di lingua, si passa alla prosa. La grammatica viene esercitata in modo induttivo, sevendosi di esempi liberamente scelti e facendo studiare a memoria non gli esempi, ma le regole. Si inizia la coniugazione del verbi. Si inizia anche a scrivere e a tradurre, non però letteralmente ma a senso.
In QUINTA CLASSE si prosegue con l’analisi grammaticale e si danno i primi elementi di sintassi.
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Latino e greco
in QUINTA CLASSE si avvia lo studio delle lingue antiche, allo scopo di rendere viva e sensibile la lingua e la cultura greca e latina.
Fino alla nona classe questa materia è obbligatoria e fondamentale per tutti i ragazzi. In quinta classe si tratta più che altro di una preparazione: i bambini sono introdotti alla lingua antica senza costrizione e senza uno studio sistematico della grammatica.
Devono sentire l’essenzialità del suono, ripetere ed imparare a memoria brevi testi. Prima di capire devono imparare a parlare, ed è sufficiente che sappiano il contenuto di ciò che dicono.
Possibilmente si trattano insieme il latino e il greco, si scelgono frasi brevi riguardanti l’ambiente, oppure motti e proverbi in prosa e in poesia, favolette e brani conosciuti dei Vangeli.
In seguito si introducono poesie assecondando il senso del ritmo che vive nel bambino. Non si usano libri di testo.
in PRIMA e SECONDA CLASSE, attraverso racconti e fiabe, vengono messi in risalto i rapporti di successione tra i vari eventi. Vengono proposte esperienze collegate ai ritmi del mondo naturale e in particolare alle stagioni.
In TERZA CLASSE si comincerà lo studio vero e proprio della Storia, dai racconti dell’Antico Testamento (non dalla preistoria).
In QUARTA CLASSE l’apprendimento della storia dovrebbe sfociare dall’osservazione dell’ambiente circostante. Le caratteristiche del luogo vengono descritte nel loro sviluppo storico.
In QUINTA CLASSE viene data la prima vera visione storica, attraverso lo studio della storia e della cultura dei popoli orientali e dei greci.
Prima d’ora si era trattato più di singole storie, di biografie di personaggi importanti e così via. Adesso di cerca di rendere evidente e comprensibile l’essenza particolare delle singole epoche di cultura indivando sintomi storici caratteristici.
L’esposizione deve avere un’accentuazione artistico-immaginativa e rivolgersi sempre alla sensibilità del ragazzo. La storia, descrivendo le gesta e le sofferenze dell’uomo, tende nel bambino a farlo rivolgere verso il suo mondo interiore.
Geografia
in PRIMA CLASSE si portano al bambino conoscenze del proprio paese; questo ha il compito di risvegliare nel bambino ancora sognante l’interesse per l’ambiente con cui deve legarsi in maniera più cosciente. Il maestro deve presentare alla sua coscienza ed alla sua capacità di immaginazione cose già note, come piante animali pietre monti fiumi prati, non con descrizioni astratte, ma secondo un criterio in cui viva la fantasia morale. Cielo nuvole stelle fiori animali pietre e via dicendo, devono esprimere e far sentire vivacemente, come in un dialogo, la loro grandezza, la loro devozione, la dolcezza e la fierezza.
In TERZA CLASSE comincia lo studio della Geografia, partendo dall’ambiente più vicino per ampliare ed approfondire le conoscenze del territorio e delle attività umane come parte integrante dell’ambiente.
In QUARTA CLASSE la geografia scaturisce ancora dall’osservazione dell’ambiente circostante.
In QUINTA CLASSE la conoscenza del proprio paese diviene vera e propria geografia. Si tratta della configurazione del terreno e delle condizioni economiche delle zone più prossime. La geografia fa spaziare per il mondo e risveglia nei bambini un senso di fraternità per tutte le regioni della terra.
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Scienze
nelle prime classi elementi noti quali animali, piante, pietre, vengono presentate ai bambini in forma artistico-immaginativa come preparazione ad un approccio scientifico.
In QUARTA CLASSE i regni della natura vengono osservati e studiati più oggettivamente. La scienza naturale può aver inizio allorchè il bambino ha acquisito di per sè maggiore oggettività. L’essere umano viene presentato per primo, in maniera elementare, ma allo stesso tempo artistica e riverente. Il regno animale viene descritto nel suo rapporto con l’uomo, osservando singoli animali e confrontando il loro organismo con quello umano. Il bambino dovrà sentire che la molteplicità delle forme animali è riunita nell’essere umano con ordine ed armonia.
In QUINTA CLASSE si parla di forme animali meno note. Dall’essere umano e dall’animale si passa alla pianta. La botanica viene svolta in rapporto alla vita della terra, considerata come un organismo vivente unitario. A quest’età il bambino sente fortemente il bisogno di cercare i rapporti di causalità.
E’ un’esigenza che può venire soddisfatta nel modo migliore se potrà osservare le varie forme vegetali e studiare le loro trasformazioni a seconda delle condizioni del terreno, del clima,…
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Aritmetica
in PRIMA CLASSE si inizia con le quattro operazioni entro il venti per arrivare se possibile al cento seguendo un criterio artistico: passare dall’intero alle parti (nell’addizione si parte dalla somma, nella moltiplicazione dal prodotto,…). Nella vita infatti l’uomo, prima di notare i particolari, coglie l’intero.
Il modo in cui il bambino apprende il calcolo è formativo per si cervello e i primi elementi del calcolo influiscono sul futuro modo di pensare dell’adulto, che può diventare incline alla sintesi o tendere ad atomizzare. Vi è poi un aspetto morale nel fatto che il bambino cominci con la distribuzione, per esempio di mele, oppure che accumuli per sè quelle stesse mele.
Il movimento ritmico, la corsa, il salto, il battito delle mani faciliteranno la presa di contatto con il calcolo. Vengono utilizzati quaderni bianchi senza righe, per favorire l’organizzazione spaziale, e viene praticato intensivamente il calcolo orale.
In SECONDA CLASSE le quattro operazioni vengono estese a numeri più elevati e si insiste molto sul calcolo orale. Non si tema di far lavorare la memoria, perchè il calcolo è fondamentale per la sua sana formazione. Quando il bambino ha quasi completato la seconda dentizione, gli si fanno studiare a memoria le tabelline, aiutandolo con movimenti ritmici, battito delle mani, salti,…
Nel periodo che va dalla seconda dentizione alla pubertà la memoria si sviluppa e si rafforza ed è giusto che venga debitamente curata e formata.
In TERZA CLASSE le quattro operazioni vengono esercitate sulla base di numeri più complessi e applicate ai piccoli casi della vita pratica.
In QUARTA CLASSE si passa allo studio delle frazioni ordinarie e decimali.
In QUINTA CLASSE si prosegue con le frazioni e con le frazioni decimali. Il calcolo comprenderà tutti i numeri interi e decimali.
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Geometria
dal disegno di forme, che è stato coltivato fin dall’inizio della scuola, emerge in QUINTA CLASSE la geometria.
Le forme che finora sono state disegnate in modo artistico, come il triangolo, il quadrato, il cerchio,… devono venir comprese secondo concetti geometrici.
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Pittura
pittura e disegno introducono il bambino nel mondo delle forze plastico-formative. Il senso del colore si sviluppa sperimentando il colore puro nei suoi accordi e contrasti e considerando la forma come opera del colore stesso (approccio goetheanistico). All’inizio le linee vengono sperimentate come incontro di superfici di colore.
Nei primi anni i bambini hanno imitato per lo più ciò che il maestro proponeva o mostrava loro.
A partire dalla QUARTA CLASSE lavorano servendosi della loro fantasia creativa. Usando il colore fluido il loro senso del colore si è destato ed ora possono usarlo come mezzo espressivo.
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Disegno di forme
in PRIMA CLASSE il disegno evolve da un lato dalla pittura, dall’altro dall’esperienza stessa del movimento. La linea retta e la linea curva vengono sperimentate camminando o tracciandone plasticamente la forma nell’aria. Deve essere coltivato un senso interiore della forma.
Se il bambino percorre dei cerchi, delle ellissi, delle lemniscate seguendo la curva che si forma, quando poi disegna queste linee sente vivere un altro se stesso nelle linee che traccia, ed impara a comprendere il linguaggio delle forme. La copiatura degli oggetti viene inizialmente evitata.
In QUARTA CLASSE, dopo aver sperimentato negli anni precedenti le forme pure ed aver acquisito il senso della forma curva, semicurva, acuta, ellittica, retta,… arriva il momento di far ritrovare loro tutte queste forme negli oggetti esteriori, di farli copiare dal vero.
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Modellaggio
attraverso il modellaggio della cera vergine d’api viene curata ulteriormente l’abilità plastica del bambino. In QUARTA CLASSE comincia la copia dal vero.
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Lavoro Manuale
in PRIMA CLASSE i bambini di entrambi i sessi imparano a lavorare a maglia con i due ferri e ad eseguire semplici lavori di cucito, ricamo e tessitura a telaio. Il lavoro a maglia da un lato favorisce la consapevolezza e l’abilità manuale, dall’altro è un’attività che risveglia e stimola le disposizioni spirituali del bambino. Per suscitare il senso del colore e della forma, si fanno eseguire alla lavagna diversi esercizi coi gessetti colorati.
In SECONDA CLASSE si proseguono i lavori iniziati in prima, poi si passa all’uncinetto. Nella seconda parte della lezione di fanno eseguire oggetti dove i bambini possono manifestare liberamente il loro gusto sia nella preparazione del disegno, che nel ricamo e nella decorazione.
In TERZA CLASSE sia i maschi che le femmine eseguono all’uncinetto lavori più impegnativi come berretti e simili, oltre a confezionare lavoretti collaterali come in seconda.
In QUARTA CLASSE i bambini imparano a cucire con precisione e a conoscere i vari punti eseguendo, per esempio, una borsa da lavoro ricamata in modo da permettere l’esplicarsi delle qualità artistiche oltre che tecniche. La decorazione dell’oggetto dovrà infatti essere in accordo col suo uso.
In QUINTA CLASSE si confezionano calze e guanti in maglia, animali di stoffa e bambole di ogni tipo.
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Musica
in PRIMA CLASSE per prima cosa i bambini devono avvicinarsi all’esperienza della quinta (scala pentatonica). Si esercita l’orecchio mediante semplici melodie e ritmi, coltivando il sentimento per ciò che è bello e per ciò che non lo è.
Alternando l’ascolto attivo all’interpretazione canora e strumentale, il bambino riesce ad apprendere i brani musicali proposti.
Si cantano canzoncine comprese nelle cinque note e tutti i bambini in gruppo suonano il flauto dolce. Alcuni potranno poi passare al violino e si potranno aggiungere anche gli strumenti a percussione. Grande importanza viene data al canto con accompagnamento di strumenti.
In SECONDA CLASSE alle canzoni comprese nell’intervallo di quinta si aggiugono quelle comprese nell’ottava.
In TERZA CLASSE si inizia la scrittura delle note nella tonalità di do maggiore. Il canto acquista maggiore espansione.
In QUARTA CLASSE si fa sperimentare l’intervallo di terza maggiore e minore. Negli anni precedenti la musica era servita per il canto e per coltivare l’orecchio, ora va elaborata in modo che il bambino impari ad assecondare le esigenze della musica come arte.
Si cerca di far comprendere semplici concetti teorici mediante esercizi di ritmo, melodia ed armonia. Si fanno conoscere attraverso l’ascolto pezzi musicali di pregio particolare. Si prosegue con la lettura delle note e si fanno eseguire canti a due voci e canoni.
In QUINTA CLASSE vengono insegnate le tonalità. Si eseguono canti a due e tre voci e canoni.
l’euritmia è una nuova arte nata nel 1912 dalle indicazioni di Rudolf Steiner. Si può definire poesia e canto resi visibili attraverso il gesto ed il movimento corporeo. Si basa sulla recitazione e sulla musica.
Quando pronunciamo un suono, dentro di noi si crea una sorta di atteggiamento volitivo ed è questo che viene tradotto e reso visibile mediante il movimento euritmico.
Ogni vocale e consonante ha il suo specifico gesto. Anche nel canto si estrinsecano quegli atteggiamenti interiori in corrispondenza delle singole note ed intervalli che a loro volta vengono rappresentati con i movimenti del corpo.
Quando ci di immedesima nella poesia e nella musica e si cerca di seguirne le leggi col movimento, si svolge un’attività che coinvolge l’essere nella sua interezza.
In PRIMA CLASSE il bambino percorre delle forme geometriche o libere seguendo i motivi musicali. Si iniziano i movimenti euritmici relativi alle vocali ed alle consonanti attraverso l’imitazione e servendosi di poesie, filastrocche o brevi fiabe nelle quali sia presente l’elemento ritmico, che si evidenzia alternando passi lunghi e brevi e si cerca di sviluppare la capacità di ascolto facendo battere il tempo con le mani e con il passo secondo la metrica.
In SECONDA CLASSE si eseguono esercizi del tipo “io-tu” o “noi ci cerchiamo” che hanno la funzione di armonizzare i temperamenti, coltivare l’intelligenza, la vivacità dell’animo, ed un sano senso sociale. Nell’eseguire queste forme ogni bambino deve conoscere esattamente il cammino che deve percorrere e al tempo stesso muoversi in gruppo con gli altri.
In TERZA CLASSE i movimenti corrispondenti ai suoni sono divenuti così sicuri da permettere la rappresentazione di parole e di frasi.
L’euritmia, per il fatto che ogni suono viene espresso con il movimento di tutto il corpo, rappresenta un mezzo efficace per correggere la trascuratezza nello scrivere. Per favorire un rapporto più consapevole con quanto li circonda, rapporto che si risveglia intorno ai nove-dieci anni, si esercita il passo, che li fa sentire saldamente posati a terra.
In QUARTA CLASSE si inizia la rappresentazione degli elementi grammaticali attraverso forme spaziali (verbi e sostantivi).
In QUINTA CLASSE si favorisce il controllo degli arti mediante esercizi con le verghe e l’accentuazione del passo.
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Ginnastica
l’insegnamento della ginnastica inizia in TERZA CLASSE, intesa come proseguimento dell’euritmia. La ginnastica si può definire linguaggio visibile, cioè manifestazione visibile del processo respiratorio che vive in ciò che si esplica quando la respirazione influisce sul sistema sanguigno.
Nel movimento ginnico si ha una irrorazione della muscolatura da parte del sangue con il conseguente irrobustimento e l’acquisto di elasticità di tutto il sistema muscolare.
Eseguendo la ginnastica si sperimentano la statica e la dinamica, si acquista il senso dello spazio dominato da forze. La volontà si manifesta in modo diretto, mentre nei movimenti euritmici abbiamo piuttosto l’espressione volitiva del sentimento e della vita dell’anima.
Fino ai dieci anni la base fisiologica della ginnastica va vista soprattutto nell’attività del sangue e dei muscoli, e solo dopo i dodici ani si dovrà tenere conto maggiormente della base organica e meccanica del sistema osseo.
La caratteristica degli esercizi adatti ai bambini di terza, quarta e quinta classe sarà dunque la vivacità: si dovrà rcreare un rapporto emotivo e fantasioso tra il bambino e l’esercizio da eseguire.
In QUARTA CLASSE nella ginnastica con attrezzi sono particolarmente indicati la spalliera, la corda, la scala a corda, gli anelli, il cavallo e il salto. Nella ginnastica a corpo libero si prediligono i giochi in cerchio.
In quinta classe cominciano i movimenti indipendenti, fuori dal cerchio, su parole scandite ritmicamente.
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Collegio insegnanti: il colloquio pedagogico
Il modello tradizionale del colloquio pedagogico qui presentato è nato nei Camphill ed è stato creato da un team di medici. Questo modello invece è stato messo a punto da insegnanti.
Il medico agisce attraverso medicamenti, il pegagogo e il terapista agiscono attraverso l’autoeducazione, devono in un certo senso diventare loro stessi medicamento. Il medico si chiede: “Che cosa posso fare per in bambino?”, il maestro si chiede: “Cosa posso fare per me, per aiutare il bambino?”.
Il colloquio termina nel momento in cui ogni partecipante ha trovato un’immagine interiore del bambino (non una terapia); un’immagine archetipica, e questo archetipo ha la caratteristica di essere creativo e vuole manifestarsi. Dalla creazione di questa immagine archetipica ogni partecipante troverà la sua azione terapeutica per il bambino.
Il colloquio pedagogico si differenzia per età; questo modello si può adottare con bambini in età scolare. L’immagine è quella del labirinto, come cammino di conoscenza, e quindi come percorso figurato del colloquio pedagogico.
Esterno (davanti al labirinto)
Immagine esteriore, descrizione del corpo fisico
. atteggiamento del bambino, postura
. movimento: mimica, sguardo, gestualità, controllo del movimento, forza
. figura del movimento: si muove nell’aria, nell’acqua, nella terra
. come manifesta il rifiuto, la dedizione (ridere, piangere)
. come avviene il contatto col mondo esterno
. come si sente nel proprio corpo (senso della vita)
. destrezza
. pesantezza/leggerezza Linguaggio
. tono
. volume
. articolazione
. espressione
. respiro Alimentazione
. comportamento prima e dopo il pasto
. sue sensazioni rispetto a gusto, odorato, vista, calore
Elemento animico
(dentro il labirinto, tra le strade, a volte vicino a volte lontano, perchè non c’è una visione oggettiva, si entra nel soggettivo e ogni maestro del Collegio ha un soggettivo diverso)
Comportamento
. attenzione nell’ascoltare, nel capire, nel parlare, incontro con l’io altrui
. pensare: orientamento spazio-temporale, orientamento dei pensieri, saper fare sintesi, memoria, fantasia, intelligenza, intelligenza pratica, capacità di rappresentazione
. sentire: sentire e adattarsi alla realtà, affettività intesa come tono dell’umore o fondamento base del sentimento, entusiasmo, aspetti sociali ( autostima, comportamento sociale, reazione allo stress, paure)
. volontà: istinto, brame, desideri, motivazione (quattro aspetti della volontà); determinazione (portare avanti l’iniziativa), costanza, volontà di apprendere e di vivere.
Insegnante
(è il punto in cui si deve essere arrivati al centro, stare al centro del labirinto col bambino, vedere coi suoi occhi, sentire con la sua anima
. come deve essere il maestro perchè il bambino si possa sentire capito
. come incoraggiare le sue potenzialità
. qual è l’ambiente adatto al bambino
. quali regole lo fanno star bene
. qual è il quadro più adatto per la sua stanza
. che ruolo proporgli nelle recite e perchè.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare. Il modo migliore per iniziare a lavorare col metodo Montessori non richiede alcun investimento in materiali di apprendimento.
Semplicemente uscite di casa col vostro bambino e fate con lui una bella passeggiata nella natura. Lasciate che sia il bambino stesso a guidarvi nel processo di esplorazione, fermandovi ogni volta che vede qualcosa di interessante.
Invece di incoraggiarlo a continuare a camminare, seguite il suo esempio e fermatevi con lui ad esaminare qualunque cosa catturi la sua attenzione.
Osservate il vostro bambino, il suo modo di interessarsi alle cose e di interagire con esse. Aggiungete pure le vostre osservazioni personali e le vostre domande alle sue, se ne avete, ma sempre senza che queste scavalchino per importanza il processo di esplorazione del bambino.
Tornati a casa, si può iniziare a lavorare rielaborando in chiave artistica, scientifica, ecc… l’esperienza appena vissuta. Si possono catalogare e classificare campioni raccolti, fare ricerche, scrivere o disegnare un resoconto, contare, misurare, e tutto quello che può nascere dal vostro interesse.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare
Poniamo invece il caso di essere alle prime esperienze nell’uso dei materiali montessoriani di apprendimento. I punti chiave che possiamo individuare per l’utilizzo di qualsiasi materiale possono essere riassunti così:
1. Vi capiterà spesso di leggere a introduzione delle lezioni per presentare i materiali montessoriani “invitare il bambino a unirsi a voi nell’esercizio”. Questa indicazione significa letteralmente chiedere al vostro bambino se gli piacerebbe fare quel dato esercizio con voi.
A scuola gli insegnanti, per incoraggiare i bambini ad intraprendere una data attività, utilizzano queste semplici regole:
a. saper aspettare fino a quando il bambino stesso chieda che gli venga mostrato un particolare materiale;
b. iniziare una lezione di gruppo e renderla aperta, di modo che ogni altro bambino che lo desideri possa unirsi ad essa;
c. permettere e anzi incoraggiare ogni bambino ad osservare in silenzio la lezione individuale che viene sviluppata dall’insegnante con un altro bambino;
d. disporre il materiale sugli scaffali in modo attraente, ordinato e pulito, in modo tale che i bambini siano stimolati a chiederlo.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare
2. Il gioco libero è importantissimo e va previsto per almeno tre volte al giorno, ma in uno spazio diverso da quello dedicato al materiale di apprendimento.
Se andare all’aperto non è possibile, è importantissimo capire come riorganizzare l’arredamento e l’organizzazione degli spazi interni (casa o scuola) per creare una speciale area giochi al coperto.
3. Per quanto riguarda l’organizzazione del tempo, pur non potendo parlare di “programma di insegnamento” in senso stretto, si consiglia un periodo di lavoro ai materiali di 90 minuti al mattino, e un secondo periodo di uguale durata nella seconda parte della giornata, anche al pomeriggio, per il primo ciclo;
4. Rispetto alla programmazione delle materie di insegnamento, non preoccupatevi della grande varietà di proposte previste dal curriculum Montessori concentrate in periodi di tempo apparentemente così brevi e apparentemente così poco organizzate, in quanto discriminate dalla libera decisione del bambino. Nella realtà molte scuole, anche Montessori, hanno adottato un “orario scolastico giornaliero e settimanale” per scandire le lezioni, ma non perchè è un bisogno dei bambini, quanto perchè è un bisogno dei loro genitori vedere che i loro figli a scuola “fanno qualcosa”.
In realtà l’unica programmazione che ha senso comprende un periodo di tempo più ampio della giornata o della settimana: diciamo almeno mensile e trimestrale. Il vostro obiettivo dovrebbe essere dunque saper pianificare lo studio di tutte le materie previste nel medio periodo, mantenendo questa visione d’insieme nello svolgimento della pratica quotidiana.
Se un bambino ad esempio si dedica con passione agli esperimenti di scienza oppure all’arte per un mese intero, non c’è necessità di costringerlo a mettere da parte le pitture e i microscopi e tirare fuori i materiali di apprendimento per la matematica, solo per il gusto di rispettare un programma regolare.
Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare
Vi capiterà altrettanto spesso di leggere a introduzione delle lezioni per presentare i materiali montessoriani:
1. “il bambino porta il tappeto al pavimento e lo srotola” : si tratta di una sequenza che descrive un’unica importantissima azione, e che rappresenta per il bambino stesso il suo creare autonomamente all’interno della casa o della scuola uno spazio delimitato di lavoro, tutto suo, diverso da ogni altro spazio che ne sta al di fuori, e nel quale egli si concentra. E’ il processo che lo porta, fin da molto piccolo, all’interno del suo stesso processo di apprendimento. E’ quindi molto importante, appunto, chi il bambino impari a portare e srotolare il tappeto sul pavimento in modo autonomo e competente, con concentrazione.
2. “sedersi accanto al bambino, al suo lato non dominante”, non a caso dunque. Non di fronte, perchè vedrebbe ogni immagine a specchio, e dalla parte non dominante del bambino perchè è importante che dalla parte dominante egli abbia la massima libertà di movimento possibile.
3. “presa a tre dita con medio indice e pollice” , è quello che troverete indicato tutte le volte che si tratta di prendere oggetti di piccole dimensioni nella presentazione dei materiali, perché appunto osservando le manine dei bambini piccoli vedrete che loro fanno così spontaneamente, mentre noi adulti, avendo dita più grandi, usiamo spontaneamente due dita soltanto (indice e pollice). Naturalmente è un’indicazione riservata agli adulti che presentano il materiale, mentre non c’è alcun bisogno di correggere il bambino se lo fa in modo diverso.
Gioco cantato: Passez, pompon. Per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Con testo italiano e francese, spartito stampabile, traccia mp3 e istruzioni di gioco.
Gioco cantato: Passez, pompon Testo italiano
Passate, pompon,
i carillons,
le porte sono aperte.
Passate, pompon,
i carillons,
le porte sono chiuse.
A chiave!
Gioco cantato: Passez, pompon Testo francese
Passez, pompon,
les carillons,
les portes sont ouvertes.
Passez, pompon,
les carillons,
les portes sont fermées. (Gridato) A clef!
Gioco cantato: Passez, pompon Spartito stampabile e file mp3 qui:
Due bambini formano un arco. Sotto di esso passa la fila degli altri giocatori che si tengono per mano, in fila per uno.
Alle parole “A clef” i giocatori che fanno l’arco abbassano le braccia facendo prigioniero il bambino che sta passando
mentre gli altri giocatori riagganciano la fila e continuano il canto e la marcia.
Il prigioniero deve scegliere tra due oggetti della stessa natura (es. rosa o giglio) che i due bambini che fanno l’arco hanno in precedenza convenuto tra loro.
A seconda della risposta si mette dietro ad uno o all’altro dei giocatori.
Il gioco finisce quando tutti i giocatori sono disposti in due file.
Gioco cantato: Giro giro rosa, per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Con testo italiano e tedesco, spartito stampabile, traccia mp3 e istruzioni di gioco.
Gioco cantato: Giro giro rosa Testo italiano
Giro giro rosa, gialla la mimosa, prato verde, cielo blu, tutti cascan giù!
Gioco cantato: Giro giro rosa Testo tedesco
Ringel, Rangel, Rosen, gelbe Aprikosen, Veilchen blau, Vergissmeinnicht, alle Kinder setzen sich!
Gioco cantato: Giro giro rosa spartito stampabile e file mp3 qui:
Gioco cantato: La gallina bella bianca, per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Con testo, spartito stampabile, traccia mp3 e istruzioni di gioco.
Gioco cantato: La gallina bella bianca Testo
A. La gallina bella bianca,
se ne andava per l’alto mare,
se ne andava per l’alto mare.
B. I cancelli sono chiusi,
non si può passare,
non si può passare.
C. Figli siam della gallina,
apriteci le porte,
apriteci le porte.
D. Passa via, passa via,
chi è l’ultima sarà mia,
chi è l’ultima sarà mia.
Gioco cantato: La gallina bella bianca Spartito stampabile
Gioco cantato: La gallina bella bianca Istruzioni di gioco
Due giocatori formano un arco, tutti gli altri sono fermi davanti all’arco in fila per uno.
La fila canta la STROFA A, i due giocatori rispondono con la STROFA B.
La fila inizia a camminare cantando la STROFA C, i due giocatori cantano la successiva e alzano le braccia, per far passare la fila sotto l’arco.
Quando l’ultimo giocatore della fila passa sotto l’arco, questo si abbassa e lo prende prigioniero.
I due giocatori gli chiedono di scegliere tra due nomi opposti (si sono accordati in precedenza e hanno assunto segratamente due nomi diversi), e a seconda della scelta il prigioniero si dovrà mettere dietro a uno dei due bambini che formano l’arco, ponendogli le mani sui fianchi.
Il gioco continua finchè tutti non saranno sistemati dietro ai giocatori che formano l’arco.
Al termine le due file inizieranno a tirare fino a spezzare la fila.
[wpmoneyclick id=88443 /]La psicomotricità è una scienza che studia l’attività motoria dal punto di vista psicologico. Obiettivo della psicomotricità è approfondire, esaminare e teorizzare l’interazione tra il corpo, inteso dal punto di vista di movimento biologico e l’atto psichico che da individuale diventa sociale.
Il termine “psicomotorio” fu usato per la prima volta intorno al 1870, per indicare le regioni della corteccia cerebrale vicine alle aree propriamente definite motorie, dove si ipotizzava avvenisse l’unione tra movimento e immagine mentale.
In Francia, dove ha preso il via l’applicazione di questo concetto nei primi anni del ‘900, si è provato che aspetti corporei legati al movimento possono colmare e risolvere determinati blocchi cognitivi o relazionali, connessi magari a handicap particolari.
Da questo punto ha preso il via un nuovo modo di concepire il corpo e i suoi movimenti: da una ginnastica “militare” eseguita solo per far irrobustire il corpo, si è passati a una ginnastica che potremmo definire “ armonica”, in grado cioè di tenere conto dei bisogni sia fisici sia anche alle necessità mentali e interiori.
Nella Psicomotricità si trova la confluenza armonica, la sintesi equilibrata di diverse discipline (psichiatria, psicoanalisi, sociologia, pedagogia, etologia, arti teatrali..) tale da permettere una nuova lettura, unificata e globale della persona, nel suo essere e nel suo agire.
La Psicomotricità è l’interdipendenza e la reciprocità costante, all’interno della relazione individuo-ambiente, fra motricità, intelligenza e vita emotivo-affettiva alla cui base sta primariamente il corpo.
La Psicomotricità è centrata sul corpo, sul movimento in quanto esso esprime se stesso ma nel contempo esprime le emozioni e precede e traduce l’intelligenza.
Psicomotricità, ancora, è l’acquisizione della presa di coscienza da parte del bambino delle proprie sensazioni, del proprio movimento, delle varie funzioni psicomotorie come dei comportamenti ed emozioni corrispondenti cosicchè il bambino possa controllare il tutto in quanto attore delle proprie azioni e delle proprie difficoltà senza subirle.
Ciò che è essenziale per la psicomotricità è la costituzione dell’atto psicomotorio, che possiamo definire come la sintesi di più livelli di espressione dell’azione:
• desiderio di agire, che deve essere proprio del bambino
• possibilità di agire, che fa riferimento tanto all’aspetto strumentale e funzionale quanto alla possibilità di agire, permessa e riconosciuta dall’altro
• saper fare, che è dato dalle proprie capacità cognitive e dagli apprendimenti
• voler fare come espressione dell’Io, dell’autonomia, dell’integrazione delle regole
sociali, e ciò permette, attraverso l’esercizio, l’acquisizione di competenze e capacità tali da potersi adattare alla realtà.
L’obiettivo della Psicomotricità è favorire in un bambino l’integrazione e l’armonizzazione di questi differenti aspetti.
La Psicomotricità parte dal presupposto che favorire un reinvestimento del corpo e migliori realizzazioni motorie determina sicuramente una maggiore attenzione, una migliore espressione delle emozioni, una migliore organizzazione del pensiero e delle relazioni interpersonali.
L’attività psicomotoria è un’occasione all’interno della relazione psicomotricista-bambino per ripercorrere lo sviluppo psicomotorio integrando aspetti organizzanti e meno organizzanti a qualsiasi livello e funzione essi si esprimano, al fine di “agire sull’origine neuro-motoria o psichica delle difficoltà” ricostruendo le tappe in modo simbolico o reale.
In questa evoluzione lo psicomotricista deve saper considerare i ritmi del bambino secondo una progressione ben definita:
• fare
• fare facilmente
• fare bene
• fare meglio.
Una motricità libera e nello stesso tempo controllata è espressione di un pensiero libero, creativo e ben partecipato emozionalmente.
E infine la Psicomotricità sviluppa la volontà o perlomeno ne facilita l’esercizio mediante un controllo preciso dell’impulso e della inibizione. Ciò, così, rende più agevole e dunque più piacevole il passaggio all’atto; rende possibile la ripetizione di atti semplici, complessi, alternativi e simultanei.
LA PSICOMOTRICITÀ
Origini L’educazione psicomotoria nasce nei primi anni del novecento come terapia per il trattamento di problemi ” mentali” attraverso l’uso del corpo.
Nasce quindi nei centri di neuropsichiatria infantile, ma da quelli presto fuoriesce per diventare strumento di stimolo e crescita per tutti i bambini.
Laddove prima lo scopo era rieducativo adesso diventa educativo, teso a sostenere e stimolare il bambino in quel lavoro che porta dal fantastico al reale, dall’affettivo al razionale, dall’egocentrismo alla socializzazione in un’ottica non di contrapposizione ostile, ma di differenziazione che permette quindi il riconoscimento e di conseguenza la possibilità di “uso”.
L’educazione psicomotoria nella scuola dell’infanzia deve essere innanzitutto un’esperienza di piacere, non indotta quindi attraverso un atteggiamento autoritario o affettivamente ricattatorio, ma attraverso la proposta e l’ascolto, l’osservazione di ciò che accade, non come asettico “scienziato”, ma come parte attiva della situazione e del gruppo che comprende quindi ora non solo i bambini , ma anche l’insegnante, che calibra e valuta , e varia le sue proposte/risposte in base alle proposte/risposte dei bambini.
In secondo luogo deve trattarsi di un’esperienza attiva di confronto con l’ambiente.
Non si tratta quindi di dare del materiale ai bambini, immaginiamo corde, e di chiedergli di fare, per esempio, dei cerchi che più tardi gli chiederemo di nominare e quindi di disegnare, quanto piuttosto di proporre le nostre immaginarie corde ai bambini che attraverso un gioco libero arriveranno a fare delle scoperte, tra le quali probabilmente anche la possibilità di formare con queste un cerchio, che non è necessariamente cerchio, ma magari è casa, e noi saremo pronti a cogliere ciò che sta accadendo per parlare prima di casa e quindi di cerchio (passaggio dall’affettivo al razionale), per fare giochi dentro le case dove si dorme, si cucina e altro, e fuori dalle case per andare al mercato, e poi, perché no, disegnare la nostra bella casa o la strada che da questa ci ha portati al mercato.”In questo stadio l’attività motoria, in relazione con l’adulto o con altri fanciulli, traduce l’espressione di un bisogno fondamentale di movimento, d’investigazione e di espressione che deve essere soddisfatto. Questa esperienza espressiva del corpo vissuto, carica di tutto un contenuto emozionale, si organizza ad un livello di comportamento sensorio-motorio globale favorevole all’emergenza della funzione di aggiustamento.”
Naturalmente l’insegnante non diventa una sorta di vaso vuoto che i bambini riempiono come meglio credono, lasciati a una libertà che non può fare altro che renderli insicuri, è giusto e necessario invece che l’insegnante abbia dei programmi di proposta a breve e lungo termine, che partono da osservazioni per tendere verso degli obiettivi, ma questi programmi non devono diventare una gabbia per sè e per i bambini, devono essere al contrario il reticolato che ci sorregge ma che muta la sua forma nello spazio a seconda che ci si poggi da una parte , dall’altra, in tanti, in pochi, se c’è vento , se piove o c’è il sole.
Per potersi porre in questa situazione di ascolto e reattività è necessario che l’educatore abbia un bagaglio di informazioni e di possibilità alle quali attingere, più ampio è il bagaglio, più sono i colori che ci portiamo appresso più variopinto è il quadro che potremo dipingere.
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):
Gioco cantato: Ponticello d’oro Istruzioni di gioco
Due bambini, uno di fronte all’altro, formano una porta tenendosi per mani a braccia in alto: essi hanno concordato tra loro chi sarà oro e chi argento.
I bambini in fila indiana vi passano sotto uno ad uno cantando.
L’ultimo viene fermato, tra le braccia dei bambini che formano la porta, si stacca dalla fila e gli viene chiesto: Che cosa vuoi, oro o argento? Secondo la risposta, si mette dietro a uno dei due portieri.
Quando tutti si sono messi così in fila,
i bambini delle due file formano due catene tenendosi per i fianchi (il primo bambini si tiene al suo portiere, il secondo al primo ecc…). Al via dato dai portieri tutti tirano: vince la fila che rimane unita.
I vincitori diventano angeli, gli altri diavoletti.
I due bambini che hanno fatto la porta formano un seggiolino con le mani, vi fanno sedere gli angeli uno ad uno e li fanno dondolare.
Nel dondolare dicono: “Portiamo gli angeli in cielo”.
I diavoletti, invece di essere dondolati, vengono scossi dai due che contemporaneamente dicono: “Scuotiamo fuori il diavolo dall’inferno”.
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