Carte delle nomenclature Montessori per parole di tre lettere

Carte delle nomenclature Montessori per parole di tre lettere  – una volta che il bambino ha fatto molti esercizi di composizione di parole per dettatura con l’alfabeto mobile, è pronto per gli esercizi di  autodettatura, cioè per comporre autonomamente parole che egli stesso ha pensato, senza averle sentite dalla voce di altri. 

Esistono molte possibilità per favorire questo genere di esercizio, una può essere quella di preparare delle schede illustrate, che possono anche fornire un aiuto all’arricchimento del lessico. Classicamente le schede delle nomenclature, a questo secondo scopo, sono organizzate per aree tematiche (animali domestici, casa, abbigliamento, mezzi di trasporto, ecc…). Qui propongo una classificazione diversa, per lunghezza della parola, cominciando dalle parole di tre lettere.

Questo è una selezione di parole italiane di tre lettere di senso compiuto, ma non tutte si prestano ad essere illustrate:

afa, ago, aia, ala, amo, ape,

bar, bue, bus, blu, boa,

dio, due,

eco, est, Eva,

gel, gol, gru, gnu,

ira

Lea, lei, lui,

mia, mio, mie,

nel, neo, non, Noè,

oca, ode, ora, oro,

per, più, pio, poi, può,

qua, que, qui,

sai, sei, sax, sia, sua, sub, sud, sue, sul, suo,

tra, tre, tua, tuo,

ufo, uno, uva,

vai, via

yak

zar, zia, zio, zii, zoo.

E queste sono le schede a colori, pronte per il download e la stampa:

Come possiamo utilizzare le carte delle nomenclature Montessori (a casa ho solo una stampante in bianco e nero, ma le schede sono a colori):

1. per i soli esercizi di autodettatura, possiamo stampare una copia delle schede, nel carattere scelto per l’alfabeto mobile (corsivo o stampato minuscolo), ritagliare e ripiegare la parte che contiene la parola scritta. In questo modo il bambino può comporre la parola guardando l’immagine, e in seguito controllare il suo lavoro girando la carta:

2. per i classici esercizi di nomenclatura, stampare due copie del carattere scelto, ritagliare e se volete plastificare. Lasciare per ogni coppia di schede uguali una copia intera (immagine e parola, “scheda parlata”) e una separata (ritagliare l’immagine e la parola a parte, “scheda muta”).

Sarebbe meglio incollare le schede su due cartoncini di uguale dimensione, soprattutto per i bambini più piccoli. Sono in fase di preparazione varie schede delle nomenclature appositamente fatte in tre parti, se volete aspettare…

Mettere tutto in una cartellina o una busta, a disposizione del bambino. Il bambino porterà la cartellina su un tappeto abbastanza grande, e comincerà disponendo in basso a destra la pila di schede mute, la pila di schede parlate, e i cartellini.

Quindi, partendo dalla parte del tappeto in alto a sinistra, dispone una sotto l’altra tutte le schede mute, formando una fila verticale.

Quindi prende una ad una le schede parlate, e una ad una le dispone a destra delle schede mute corrispondenti. In ultimo posiziona i cartellini.

3. L’esercizio di nomenclatura può essere variato preparando schede parlate in stampato minuscolo, e schede mute coi cartellini in corsivo (o viceversa), per l’appaiamento carattere stampato – corsivo.

Metodo Montessori – presentazione dell’ALFABETO MOBILE ai bambini

Metodo Montessori – presentazione dell’ALFABETO MOBILE ai bambini. Una volta che il bambino ha imparato a conoscere alcune delle vocali e delle consonanti dell’alfabeto tattile, possiamo proporre anche l’alfabeto mobile. 

Alcuni insegnanti insistono ad aspettare fino a quando i bambini conoscono tutto l’alfabeto con l’alfabeto tattile prima di passare all’alfabeto mobile, ma in realtà molti bambini tendono a dimenticare dei suoni, fino a che non iniziano realmente ad utilizzarli per comporre e leggere le parole.

In una lingua fonetica, come l’italiana, basta pronunciare chiaramente i differenti suoni che compongono una parola (ad esempio m-a-n-o), perché il bambino possa riconoscerne una per una le sue componenti. Gli sarà sufficiente cercare nell’alfabeto mobile i segni corrispondenti ad ogni suono e metterli uno vicino all’altro, ed avrà composto la parola “mano”. Gradualmente imparerà a fare la stessa cosa per autodettatura, con le parole che  egli stesso pensa, dividendole nei suoni che le compongono e traducendole in una serie di segni.

In questo modo comporre le sillabe sarà per lui davvero facile, ma non altrettanto la lettura delle parole da lui composte. In genere infatti i bambini riescono a leggere solo dopo un certo sforzo, ed è quindi importante motivarli, leggendo le parole con loro una o due volte, pronunciando sempre molto distintamente: “Mano, mano”.

Se la lingua non è fonetica, la maestra può comporre parole separate con le lettere dell’alfabeto mobile e poi pronunciarle, lasciando che il bambino ripeta da sé l’esercizio di riconoscerle e di rileggerle. Per questo motivo, nelle lingue non fonetiche come quella inglese, si usa dividere le parole in tre livelli di complessità: il livello rosa, quello verde e quello blu.

Una volta capito il meccanismo del gioco, il bambino andrà avanti da solo. Possiamo pronunciare qualsiasi parola, avendo cura solo che il bambino capisca separatamente le lettere di cui è composta: prendendo una per una le lettere necessarie, raramente commette un errore di ortografia.

Il movimento delle labbra rivela il fatto che egli ripete a se stesso un numero infinito di volte le parole i cui suoni sta traducendo in segni.

L’importanza di questi esercizi di autodettatura è grandissima: il bambino analizza, perfeziona, fissa la propria lingua parlata, ponendo un oggetto in corrispondenza di ogni suono che emette. L’esercizio di autodettatura quindi, associa il suono che si sente con il segno grafico che lo rappresenta, e costituisce il fondamento più solido per un’ortografia accurato e precisa.

Oltre a questo, la composizione delle parole è di per sé un esercizio di intelligenza. La parola che viene pronunciata presenta al bambino un problema che deve risolvere, ed egli lo farà ricordando i segni, selezionandoli tra gli altri, e disponendoli nell’ordine corretto. Egli avrà la prova della soluzione esatta del suo problema quando rileggerà la parola che ha composto, e che rappresenterà per tutti coloro che sanno leggere, un’idea.

E’ appunto dopo tali esercizi con l’alfabeto mobile che i bambini possono scrivere parole intere. Questo fenomeno generalmente accade inaspettatamente, e così un bambino che non ha ancora tracciato mai sulla carta una lettera, scrive parecchie parole di seguito e spesso tale fenomeno spontaneo ha un carattere esplosivo. Da quel momento egli comincia a scrivere, sempre gradatamente perfezionandosi.

Questa scrittura spontanea prende caratteristica di un fenomeno naturale, ed il bambino che ha cominciato a scrivere la “prima parola” continuerà a scrivere, proprio come parla, dopo aver pronunciato la prima parola, e cammina, dopo aver fatto il primo passo. La stessa via di formazione interna, attraverso la quale appare il fenomeno della scrittura, è la via del suo progresso futuro, del suo accrescimento in perfezione.

Il bambino preparato in questa maniera è entrato in una via di sviluppo attraverso la quale avanzerà sicuramente, così come la crescita del corpo e lo svolgimento delle funzioni naturali avanzano attraverso la loro via di sviluppo, quando la vita è stata stabilita.

Metodo Montessori – presentazione dell’ALFABETO MOBILE ai bambini – versione uno

Materiale necessario: alfabeto mobile, alfabeto tattile, un tappetino oppure anche una tabella bianca preparata con delle righe blu. Ricordiamo che il tappetino serve soprattutto a delineare lo spazio visivo di lavoro, ed aiuta la concentrazione del bambino nell’esercizio.
L’insegnante invita il bambino ad unirsi a lei nell’esercizio, si srotola il tappeto e si mette la scatola dell’alfabeto mobile, quella dell’alfabeto tattile, ed eventualmente la tabella a righe sul pavimento o su un tavolo.
L’insegnante prende dall’alfabeto tattile le lettere che servono a comporre ad esempio la parola “mano“, e compone la parola pronunciando i suoni singolarmente: “M… a… n… o…”.
Poi prende la M tattile e la M mobile e le pone una accanto all’altra ripetendo: “M…m…”, ripone la lettera tattile e pone sul tappeto la m dell’alfabeto mobile. Procede allo stesso modo con le altre tre lettere.
Dopo averle posizionate in ordine ripete: “M… a… n… o…”.


Chiede quindi al  bambino di sondare stesso la parola, se non ha ancora detto che le lettere formano la parola “mano”. Attendere qualche secondo. Se ripete i suoni staccati l’uno dall’altro è sufficiente dirgli: “Più veloce!”. Attendere qualche secondo. Poi dirgli ancora: “Più veloce!” finchè le lettere non suonano per lui come una parola.
Se il bambino dimostra di aver colto il contenuto della lezione, possiamo proporre una seconda parola, ad esempio “mago“., dicendo che possiamo formare un’altra parola e sostituendo la n con la g.


Se il bambino è ancora entusiasta e vuole di più, possiamo ancora sostituire la m con la l per scrivere “lago“, poi sostituire la a con la e per scrivere “lego“, ecc…


Metodo Montessori – presentazione dell’ALFABETO MOBILE ai bambini – per gruppi di tre quattro bambini

Materiale: alfabeto mobile, tappeto

L’insegnante stende il tappeto verde sul pavimento, apre la scatola dell’alfabeto mobile e mette la scatola nel coperchio, di fronte ai bambini. Poi chiede ai bambini di trovare le lettere che corrispondono ai  suoni che lei pronuncia dicendo: “Qualcuno di voi riesce a trovare t?”, “Mettiamo c sul tappeto”, “Troviamo m”. Ogni volta che l’insegnante dice una lettera, tutti i bambini la cercano finchè uno di loro la trova e la mette sul tappeto.

Lo stesso giorno se c’è tempo, altrimenti il giorno seguente, l’insegnante può procedere alla composizione di parole. Il materiale è sistemato come prima. L’insegnante dice ai bambini: “Adesso faremo delle parole”.

Quindi sceglie delle parole di tre o quattro lettere e dice ai bambini: “Adesso faremo la parola oca. Quali suoni sentite mentre dico oca?”. L’insegnante accetterà ogni risposta, in qualsiasi ordine, e mostrerà ai bambini come mettere le lettere sul tappeto verde per comporre la parola oca.

Un bambino può dire o. “Bene, qualcuno trovi o”. Un bambino la trova e lei mostra dove metterla sul tappeto.”Cosa altro sentite in oca?”. L’insegnante continua a stimolare i bambini in questo modo alcune volte, finchè la parola non è completata.

Poi legge la parola pronunciando un suono alla volta o-c-a, e poi la parola nel suo insieme: “Abbiamo composto o-c-a, oca”. Ora faremo bue. Che suoni sentite mentre io dico bue?”. La lezione procede in questo modo, e viene ripetuta nei giorni seguenti.

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Video:

Metodo Montessori – le origini dell’alfabeto tattile e dell’alfabeto mobile

Metodo Montessori –  le origini dell’alfabeto tattile e dell’alfabeto mobile. Secondo la Montessori i movimenti della mano necessari a svolgere un dato lavoro possono essere appresi prima del lavoro stesso. Questi movimenti preparatori continuano ad operare praticamente per sempre, e possono essere acquisiti non esercitandosi sul lavoro vero a proprio, ma su ciò che lo prepara. Questo vale anche per la scrittura. Ed è ciò che applicò nella sua esperienza di lavoro con bambini con difficoltà di apprendimento.

“Una grande quantità di tempo e di forza intellettuale si perdono nel mondo, perché il falso sembra grande, e la verità così piccola e insignificante. Dico tutto questo per difendere la necessità di preparare le future generazioni per mezzo di metodi più razionali. E ‘da queste generazioni che il mondo attende il suo progresso.” Maria Montessori

Il primo alfabeto mobile, diciamo sperimentale, era composto da lettere di legno del corsivo minuscolo, erano spesse 0,5cm e le più basse misuravano 8cm (quelle più alte in proporzione). Le consonanti erano dipinte in smalto blu, le vocali in rosso.

Oltre a questo alfabeto, in un’unica copia, si utilizzavano dei cartelloni nei quali erano dipinte delle lettere negli stessi colori e dimensioni di quelle in legno. Questi cartelloni erano organizzati in gruppi di lettere, secondo il contrasto o l’analogia di forma.

Per ogni lettera c’era poi una scheda illustrata che rappresentava un oggetto il cui nome iniziava con quella lettera, e ai lati dell’immagine era dipinta la lettera uguale a quella dell’alfabeto mobile, e la stessa lettera, ma in stampato minuscolo. Queste schede illustrate servivano per fissare la memoria del suono della lettera, e la lettera in stampato minuscolo serviva a preparare il passaggio alla lettura dei caratteri di stampa.

Dopo aver mostrato ai bambini come posizionare le lettere mobili in legno su quelle dipinte in gruppi sulle carte, i bambini le toccavano ripetutamente facendo scorrere le dita nel senso della scrittura. Moltiplicando questi esercizi in vari modi, i bambini imparavano a fare i movimenti necessari a riprodurre la forma dei segni grafici senza scrivere.

La Montessori però osservò che quando scriviamo facciamo due generi diversi di movimento: quello con cui si riproduce la forma, e quello del manipolare lo strumento della scrittura, cioè tenere la matita. Quindi pensò di aggiungere due altri esercizi al precedente: uno consisteva nel seguire la forma delle lettere con due dita insieme (indice e medio) e un altro con una bacchetta di legno.
Ma si rese conto che questo materiale didattico, per quanto bellissimo, non offriva alcun controllo, se non lo sguardo del bambino. Pensò che per aiutare la pupilla a seguire i movimenti con maggior precisione si poteva aggiungere alle lettere mobili un solco entro il quale il bastone di legno poteva scorrere, ma fatto il progetto, la sua realizzazione risultò troppo costosa.

Anni dopo, la Montessori iniziò l’avventura della Casa dei bambini,  e innanzitutto osservò come il senso muscolare sia davvero molto recettivo durante la prima infanzia: la scrittura, pensò, poteva risultare estremamente facile per i bambini piccoli, e svilupparsi con facilità e spontaneità in analogia con lo sviluppo del linguaggio verbale. Certo, lo stesso non si poteva dire per la lettura,  che prevede uno sviluppo intellettuale superiore e tempi di apprendimento più lunghi.

Nelle Case dei Bambini, la Montessori utilizzò inizialmente solo gli esercizi di vita pratica e il materiale sensoriale, non gli esercizi di scrittura, poiché c’era il pregiudizio che bisognasse iniziare l’insegnamento della lettura e della scrittura il più tardi possibile, e certamente evitarlo prima dei sei anni.

Furono i bambini stessi, ed anche i loro genitori, a richiedere qualcosa di più per mettere a frutto le sorprendenti abilità acquisite: sapevano come vestirsi e spogliarsi, lavarsi da soli, mettere la stanza in ordine, aprire e chiudere le finestre, gestire le chiavi di serrature diverse, osservare le cose, e vedere gli oggetti con le mani.

Così la Montessori si decise ad applicare coi bambini piccoli quanto aveva sperimentato sull’insegnamento della scrittura negli anni precedenti, e cercò qualcuno disposto a costruire un alfabeto mobile di legno bello come il primo, ma non vi riuscì.

Decise quindi di farlo di carta e dipingerlo in rosso e blu come il primo.

Questo alfabeto mobile di carta però non permetteva la stessa esperienza tattile di quello di legno, e per ovviare a questo pensò di ritagliare altre lettere dell’alfabeto nella carta vetrata e di incollarle su schede di carta liscia.

Terminato il lavoro di accorse di come questa soluzione “economica” fosse decisamente superiore sul piano didattico al bell’alfabeto di legno : un alfabeto di carta può facilmente essere moltiplicato ed essere utilizzato da molti bambini in una sola volta, non solo per il riconoscimento delle lettere, ma anche per la composizione delle parole, e l’alfabeto di carta vetrata era la soluzione tanto cercata per dare una guida alle dita mentre toccano la lettera, con esattezza di controllo.

A Natale di questo primo anno di insegnamento della scrittura nelle Case dei Bambini, meno di un mese e mezzo dopo dall’inizio dell’avventura con le lettere, due dei bambini del gruppo di quattro anni scrivevano autonomamente biglietti d’auguri in un corsivo ordinato e regolare paragonabile a quello che al tempo si acquisiva in terza elementare…

Fonte:  Manuale di pedagogia scientifica, Maria Montessori

Metodo Montessori – Quando il bambino è pronto per l’apprendimento della scrittura?

Metodo Montessori – Quando il bambino è pronto per l’apprendimento della scrittura?

Metodo Montessori – dopo aver offerto il materiale didattico per lo sviluppo sensoriale, dobbiamo aspettare fino a che nel bambino non si attivino spontaneamente le attività di osservazione e generalizzazione, cioè la capacità di riconoscere gli elementi appresi (ad esempio forme degli oggetti, colore, ruvidità, ecc…) al di fuori dei materiali didattici, negli oggetti quotidiani.

Per  cercare di seguire questo principio, in relazione all’apprendimento precoce della scrittura, elenchiamo alcuni semplici giochi e attività che possono darci importanti spunti di osservazione per valutare il momento giusto per iniziare.

Metodo Montessori –  Giochi del cieco

Abbiamo nel nostro materiale didattico una scatola nella quale sono collezionati pezzi rettangolari di tessuto  in grande varietà: velluto, raso, seta, cotone, lino, ecc… Nella fase di presentazione del materiale sensoriale, il bambino ha imparato la nomenclatura appropriata, ad anche ad aggiungere qualcosa in merito alla qualità (spesso, fine, morbido, ecc..). Quando pensiamo possa essere il momento, possiamo chiamare il bambino, farlo accomodare ad un tavolo da dove possa essere visto anche dai compagni che lo desiderano,  bendarlo, e offrirgli le stoffe una per una. Lui le toccherà, le distenderà, le schiaccerà tra le dita e deciderà: “ E’ velluto, seta, panno ruvido”, ecc… Questo esercizio provoca di solito grande interesse generale.
Lo stesso gioco può essere fatto con altri materiali sensoriali usati per classificare pesi, forme, temperatura. Si può anche giocare a distinguere monete di dimensioni diverse, i cubi e i mattoni, i semi secchi come fagioli e piselli.

Metodo Montessori –   Disegno Libero

Diamo al bambino un foglio di carta bianco e una matita, dicendogli che egli può disegnare ciò che vuole. L’importanza di questi disegni sta nel fatto che essi rivelano la capacità di osservazione del bambino e mostrano le sue tendenze individuali. In generale, i primi disegni sono informi e confusi ma  diventano a poco a poco più comprensibili, rivelando i progressi che il bambino fa nell’osservazione delle forme attorno a lui. E, dato che il bambino disegna ciò che vuole, la sua scelta ci rivela quali sono gli oggetti che maggiormente attraggono la sua attenzione.

Metodo Montessori –   Disegni da colorare

Questi disegni sono molto importanti in quanto costituiscono la preparazione per la scrittura. Gli esercizi consistono nel colorare con le matite colorate un disegno tracciato con la matita nera. Può trattarsi di oggetti coi quali il bambino ha familiarità a casa, a scuola, in giardino.

Il bambino deve scegliere i colori, e nel farlo ci mostra se ha osservato i colori delle cose che lo circondano.
Queste attività rivelano la capacità del bambino in materia di osservazione dei colori, come il disegno libero ci ha mostrato fino a che punto sa osservare le forme negli oggetti che lo circondano.

I bambini sono lasciati completamente liberi nel loro lavoro. Se, ad esempio, colorano un pollo di rosso o una mucca di verde, questo dimostra che non hanno ancora sviluppato la loro capacità di osservazione.

Metodo Montessori –  Modellaggio libero

E’ un esercizio analogo a quello del disegno libero e del disegno da colorare. Qui il bambino fa ciò che vuole con l’argilla, quindi plasmerà gli oggetti che si ricorda più distintamente e che lo hanno colpito più profondamente.

Diamo al bambino un vassoio di legno contenente un pezzo di argilla, e attendiamo il suo lavoro. Spesso questi lavori riproducono, con minuziosità sorprendente, oggetti che i bambini hanno visto. Spesso si tratta di oggetti di casa, soprattutto mobili da cucina, brocche, pentole, e padelle. A volte, una semplice culla contenente un fratellino o una sorellina. In un primo momento è necessario porre descrizioni scritte su questi oggetti, come si deve fare per i primi disegni liberi; più tardi, tuttavia, i modelli sono facilmente riconoscibili.

Questi modelli in argilla sono materiale molto prezioso per l’insegnante: aiutano a chiarire le differenze individuali, ma soprattutto sono  importanti come segni del grado di sviluppo del bambino, e sono quindi guide preziose per decidere se e come intervenire.

I bambini che in questo lavoro si rivelano buoni osservatori, si dimostrano attivi nel processo che va dalla sensazione al concetto astratto e saranno tra le altre cose maturi per essere avviati alla scrittura spontanea.

I bambini il cui lavoro rimane informe e indefinito,  probabilmente necessitano di esercizi coi materiali sensoriali per stimolare la loro capacità di attenzione verso gli  oggetti che li circondano.

Metodo Montessori –  Gioco del rettangolo

L’analisi geometrica delle figure non è adatta ai bambini molto piccoli, ma la Montessori ha messo a punto il gioco del rettangolo.

Il rettangolo è il piano di un tavolo, e il gioco consiste nell’apparecchiare la tavola per un pasto con stoviglie giocattolo: piatti, scodelle, zuppiera, saliere, bicchieri, caraffe, coltellini, forchette, cucchiai, ecc… Si chiede al bambino di apparecchiare la tavola per sei, mettendo due posti su ciascuno dei lati lunghi, e un posto su ciascuno dei lati più corti. Poi si dice di mettere la zuppiera al centro del tavolo, questo tovagliolo in un angolo, questa scodella al centro del lato corto, ecc…

Poi ci si ferma. si osserva la tavola col bambino, e si può ancora dire: “Manca qualcosa in questo angolo, serve un altro bicchiere da questa parte, ecc…”. E ancora “Ora vediamo se abbiamo messo tutto  sui due lati più lunghi.”, “E’ tutto pronto sui due lati più corti?”, “C’è qualcosa che manca ai quattro angoli? “
Non possiamo procedere ad un’analisi più complessa di questa, prima dell’età di sei anni, ma se insegnò queste idee poi saranno certamente  in grado di imparare.

Metodo Montessori –   Perchè insegnare a scrivere, e a partire dal corsivo, a quattro anni?

Secondo la Montessori esiste una relazione importantissima e sempre poco considerata, tra apprendimento della lingua scritta e linguaggio verbale.  E dovette insistere molto su questi concetti, perchè ai suoi tempi che un bambino imparasse a scrivere prima dei sei – sette anni era qualcosa di inaudito. Il linguaggio scritto, osservò  può essere considerato da due punti di vista:

1.  come un  linguaggio di grande importanza sociale, che si aggiunge al linguaggio verbale allo scopo di offrire uno strumento necessario ai rapporti con i propri simili.

2. si può vedere uno stretto rapporto tra linguaggio verbale e scritto, e in questo rapporto cogliere la possibilità di utilizzare la lingua scritta per perfezionare la lingua parlata.

Il meccanismo del linguaggio verbale è un antecedente necessario delle attività psichiche superiori che dovranno utilizzarlo. Ci sono due periodi dello sviluppo del linguaggio:  uno inferiore, che prepara il sistema nervoso e i meccanismi che mettono in relazione tra loro canali sensoriali e  canali motori;  uno superiore, dato da un aumento delle attività intellettive, che vengono esteriorizzate attraverso il linguaggio stesso.

Il linguaggio scritto è lo strumento indispensabile dell’educazione intellettuale, perchè fissa le idee degli uomini e permette la loro analisi e la loro assimilazione, ma prima ancora ha il compito di fissare le parole che rappresentano dati della percezione,  e di analizzare i suoni che le compongono.

L’apprendimento del linguaggio scritto è molto più semplice di quello verbale, e scrivere è in particolare sorprendentemente semplice. I movimenti della scrittura sono molto più semplici di quelli necessari per la parola, e vengono eseguiti da grandi muscoli, tutti esterni, su cui possiamo agire direttamente stabilendo meccanismi psico-motori. Questo è ciò che viene fatto col metodo Montessori.

Il bambino di tre o quattro ha già da tempo iniziato il suo percorso di sviluppo della lingua parlata, e lo sta perfezionando grazie alle sue percezioni degli stimoli esterni. Se non sente perfettamente le parole, in tutti gli elementi che le compongono, può avvenire che le pronunci male, proprio a causa di un’errata percezione uditiva.

Il linguaggio deve perciò essere materializzato e reso stabile, e da qui secondo la Montessori la necessità della parola scritta, rappresentata da segni grafici.

Fasi del metodo Montessori per l’apprendimento precoce della scrittura

PRIMO PERIODO (Preparazione specifica all’uso della matita):  incastri metallici

SECONDO PERIODO ( memoria muscolare, tattile e visiva dei movimenti necessari alla scrittura):  alfabeto tattile minuscolo

TERZO PERIODO  (composizione delle parole):  alfabeto mobile minuscolo contenuto in una scatola a scomparti, e in aggiunta la serie dell’alfabeto tattile per le maiuscole, e la serie dell’alfabeto mobile (sempre per le maiuscole). Nella terza fase del metodo, cioè nella fase di  composizione delle parole, è inclusa l’analisi delle parole stesse e non solo dei segni: il bambino infatti divide la parola, di cui conosce il significato,  in suoni e sillabe. In altre parole, mentre pronuncia i suoni per stimolo visivo, si introduce lo stimo uditivo che contribuisce al perfezionamento della pronuncia della parola.

Questi tre periodi riassumono l’intero metodo, e il loro significato è chiaro: le abilità psicofisiche necessarie per l’apprendimento della scrittura vengono preparate separatamente e con grande attenzione. I movimenti muscolari necessari alla realizzazione dei segni delle lettere sono preparati a parte, e lo stesso vale per la manipolazione dello strumento della scrittura. La composizione delle parole, inoltre, si riduce ad un meccanismo psichico di associazione tra immagini sentite e viste.

E poi arriva il momento in cui il bambino, senza pensarci, riempie le figure degli incastri metallici con linee orizzontali e verticali fluide e regolari; un momento in cui tocca le lettere dell’alfabeto tattile con gli occhi chiusi; un momento in cui la composizione delle parole diventa un impulso  spontaneo.

Ora è vero che dopo questo percorso il bambino non ha ancora mai scritto, ma è anche vero che ha imparato tutti gli atti necessari alla scrittura. Il bambino che, quando sotto dettatura, non solo sa come comporre la parola, ma subito abbraccia nel suo pensiero la sua composizione nel suo insieme, sarà in grado di scrivere. Ora ha tutti gli strumenti, e bisogna soltanto attendere che, da un momento all’altro, avvenga l’esplosione spontanea della scrittura, dettata esclusivamente da un suo impulso .

La scrittura, inoltre,  è appresa in tempi così rapidi perché cominciamo ad insegnare solo a quei bambini che mostrano desiderio per essa, o attenzione spontanea alla lezione data ad altri bambini; alcuni imparano senza aver mai ricevuto alcuna lezione, solo attraverso l’ascolto della lezione data agli altri. In generale, tutti i bambini di quattro sono intensamente interessati a scrivere, e sono particolarmente entusiasti di tracciare le lettere di carta vetrata. Il tempo medio che intercorre tra la prima prova degli esercizi preparatori e la prima parola scritta, per i bambini di quattro anni, va da un mese ad un mese e mezzo. Con i bambini di cinque anni, il periodo è molto più breve, di circa un mese.

Questo per quanto riguarda il tempo necessario per l’apprendimento. Per quanto riguarda l’esecuzione, i bambini scrivono bene dal momento stesso in cui cominciano: la forma delle lettere, ben arrotondata e fluente, è sorprendente nella sua somiglianza alla forma dei modelli di carta vetrata. I bambini, spontaneamente e con una sicurezza incredibile, scrivono parole intere senza sollevare la penna e mantenendo perfettamente l’inclinazione delle lettere. Troppo spesso, infatti, la calligrafia viene insegnata in un’età in cui tutti i difetti si sono già affermati, e quando il periodo fisiologico in cui la memoria muscolare è pronta, è stato superato.

Per quanto riguarda invece i difetti e le imperfezioni del linguaggio verbale, questi sono in parte dovuti a cause organiche, ma in parte sono collegati a difetti funzionali acquisiti nel periodo della formazione del linguaggio; sono errori acquisiti dal bambino che ascolta in modo non perfetto le parole pronunciate, o che effettivamente sente pronunciate male attorno a lui.  Nel primo caso la causa risiede nell’individuo,  nel secondo caso la causa trova al di fuori. Tra le attività consigliate per correggere tali difetti, mettiamo: gli esercizi di silenzio, che preparano i canali nervosi del linguaggio a ricevere nuovi stimoli;  la pronuncia distinta da parte del maestro (esercizi di nomenclatura) di poche parole (soprattutto nomi, che possono essere associati a un’idea concreta), durante ogni lezione; e anche la scrittura, che porta il bambino ad analizzare i suoni della parola ed a ripeterli  separati.

Lista dei materiali Montessori: dai 3 ai 6 anni – MATEMATICA

Lista dei materiali Montessori: dai 3 ai 6 anni – MATEMATICA. Questa è la lista dei materiali montessoriani di base per quanto riguarda l’area matematica , per bambini dai tre ai sei anni di età. I relativi approfondimenti, i consigli per la presentazione ai bambini e le relative lezioni in tre tempi si trovano nella guida didattica Montessori presente nel sito… La lista dei materiali sensoriali, per la  stessa fascia d’età, si trova qui.

Il procedere graduale attraverso i materiali, dagli esercizi  più semplici a quelli più complessi, è  parte essenziale del metodo Montessori.  Questa caratteristica del metodo pone soprattutto nei genitori molte domande, e viene percepita come difficile da praticare: “Come faccio a sapere quale esercizio è il migliore per cominciare?” ; “Come posso capire quando il bambino ha acquisito sufficiente padronanza di un esercizio, ed ha bisogno di qualcosa d’altro?”; “Come devo scegliere il materiale giusto per andare avanti?”.

La risposta è innanzitutto avere fiducia nell’istinto naturale del bambino, e non pensare che un errore da parte nostra sarà fatale, perchè non lo sarà.  Non è possibile nuocere allo sviluppo di un bambino proponendo un materiale sbagliato, se non si insiste su di esso, perchè se è realmente sbagliato per lui in quel momento, semplicemente il bambino non vi presterà la minima attenzione e si rivolgerà istintivamente sempre e solo a ciò che invece è adatto a lui.

Date al bambino l’ambiente più adatto per il suo agire libero, e osservatelo con attenzione. Se il bambino mostra un vivo interesse spontaneo per un dato materiale, che secondo la Montessori rappresenta per lui un problema da risolvere, e se si dedica alla soluzione di esso, possiamo essere sicuri di avergli proposto qualcosa di assolutamente adatto al suo grado di sviluppo.

Se esegue gli esercizi trovandoli troppo semplici per lui, magari svogliatamente, allora è insensato richiamarlo a mantenere la sua attenzione su di esso: lo ha superato,  non è più un problema da risolvere per lui.
Se, d’altra parte, sembra in difficoltà e chiede ripetutamente  aiuto e spiegazioni, o l’esercizio è troppo difficile per lui, oppure ha già acquisito la cattiva abitudine di dipendere dagli altri. In entrambi i casi ha bisogno di un esercizio più facile, o, infine, ha semplicemente bisogno di interrompere per un periodo il lavoro ai materiali sensoriali.

E ‘ il concetto più sbagliato che si possa avere di una Casa dei Bambini Montessori, quello  di immaginarsi che i bambini sono occupati da mattina a sera nella loro istruzione formale attraverso il materiale sensoriale, e altrettanto sbagliato è immaginarsi che i bambini usino il tempo solo a loro piacimento. I successi raggiunti nell’educazione dei bambini dalle scuole Montessori non possono essere raggiunti attraverso la mera ripetizione di esercizi sensoriali , o attraverso la spinta spasmodica di essi all’interno di altri sistemi, o attraverso la mancanza di un sistema.  Molti sono i fattori che contribuiscono all’educazione, oltre agli esercizi con i telai delle allacciature piuttosto che con gli incastri solidi, seppur anche questi importanti. Forse il più importante di questi fattori è lo sviluppo del senso di responsabilità e di partecipazione, la scelta di non far credere al bambino che è inadatto a condividere alcuni dei pesi della nostra vita quotidiana, tradendo il suo spontaneo e generoso impulso di condivisione.

Il bambino, nella scuola Montessori, partecipa con senso di responsabilità alla pulizia e al mantenimento dell’ordine nella sua aula, nota da solo se c’è una cartaccia sul pavimento, e non ha bisogno che gli venga detto cosa fare, perchè è suo interesse e fa parte delle sue attività quotidiane tenere pulito il suo ambiente.
Si tratta di un atteggiamento in netto contrasto con quello di molti dei nostri figli, che spesso raggiungono l’età della scuola superiore senza acquisire questo sentimento di solidarietà e lealtà con gli interessi della famiglia, che invece è assolutamente possibile coltivare se il processo inizia abbastanza precocemente.
Con questa precisazione rispetto al fatto che l’educazione del bambino piccolo col metodo Montessori non significa affatto la sua occupazione incessante negli  esercizi coi materiali, possiamo occuparci di illustrare più in dettaglio di cosa si tratta e qual è il  loro utilizzo.

Lista dei materiali Montessori: dai 3 ai 6 anni – MATEMATICA
Sotto ad ogni immagine trovi il link relativo al mio post sull’argomento.

numeri tattili (o cifre smerigliate)

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casellario dei fuselli

gioco numeri e gettoni

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aste numeriche

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perle dorate, introduzione alle quantità

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bastoncini (o barrette) di perle colorate 1-9

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tavole di Seguin

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TAVOLA DEL 100 E TOMBOLINI

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TAVOLA DI PITAGORA E TOMBOLINI

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gioco della banca

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Se lavorate con bambini piccoli, considerate che avranno bisogno di molto tempo per acquisire padronanza nei vari esercizi. Nulla deve essere affettato. Anche il semplice ordinare le aste della lunghezza in modo corretto può richiedere mesi, a seconda dell’età del bambino.

Tutti questi materiali sono progettati perchè il bambino possa seguire il proprio ritmo di apprendimento. Se siete impazienti, se sentite il bisogno impellente di intervenire mentre il bambino si dedica ad un dato materiale, uscite dalla stanza  e lasciate il bambino libero di continuare.

E ‘ molto importante che il bambino interiorizzi questi concetti di base senza interferenze.

gioco dei francobolli

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gioco dei puntini

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Tavola dell’addizione


esercizi per l’addizione

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tavole della sottrazione e tombolini

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cubo del binomio

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Come si costruiscono gli alfabeti mobili Montessori – free download

Come si costruiscono gli alfabeti mobili Montessori – free download – di seguito trovi gli alfabeti mobili montessoriani, pronti per la stampa, in corsivo minuscolo e maiuscolo, e stampato minuscolo e maiuscolo, da ritagliare e plastificare. Aggiungo anche un’idea semplice per realizzare la scatola a scomparti.

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Per la scatola a scomparti ho fatto così:

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Montessori movable alphabet – free download. Here you can find Montessori movable alphabets, ready for free printing and downloading, cursive (uppercase and lowercase), and block letters (lowercase and uppercase). The alphabets are to be cut and laminated. I would also add a simple idea to make the box with compartments.

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Dettati ortografici LA NEBBIA

Dettati ortografici LA NEBBIA – Una raccolta di dettati ortografici sulla nebbia, di autori vari, per la scuola primaria.

Dettati ortografici LA NEBBIA

La nebbia
Si cammina adagio: non si vede a un palmo dal proprio naso; un odore acre alle narici penetra in gola, l’aratro scricchiola. Il vomere affonda nella porosa bambagia; i rumori giungono attutiti, come echi; gli oggetti appaiono all’improvviso, come ombre sorte dal nulla: la nebbia avvolge tutto, grava su ogni cosa.

La nebbia
Minuscole goccioline scendono dal cielo e rimangono sospese nell’aria. E’ la nebbia. Come un velo sottile si adagia sulle cose e ruba ai colori la loro vivezza. Tutto diventa grigio ed uniforme. Qualche volta riesce a nascondere ai nostri occhi tutto ciò che ci circonda. E allora ci sembra di camminare soli e che intorno a noi si muovano fantasmi. (A. Cittigno)

La nebbia
Non è ancor giunta la sera, ma è quasi buio. Tutto il cielo è occupato da cumuli di nebbie grige posate in cima il monti, da cavalloni di nuvole nere ed immote. Bigio e nero dappertutto. Nella valle un gran silenzio sinistro: s’ode soltanto lo sfruscio del fosso in piena e quello delle foglie gocciolanti che sbattono insieme e fanno un rapido sussurro marino. Giù per le strade in discesa scorre l’acqua motosa in solchi gialli. Poi la nebbia dei fondi, a strati compatti, vien su dalla valle, varca i crinali dei poggi, si rompe, si riaffittisce, ricopre tutto e finalmente si sfalda o fugge, lasciando brandelli fumosi attorno agli alberi fradici. (G. Papini)

La nebbia
E’ un ammasso di vapore acqueo visibile, che si forma sulla superficie della terra e del mare. E’ grigia, compatta, oppure leggera come un velo. In genere non fa male alla vegetazione, ma se il navigante la incontra sul mare, se l’autista vi si trova immerso senza poter più distinguere la strada, allora la nebbia può trasformarsi in un pericolo anche grave.

La nebbia
Una nebbia fitta fitta da tagliare col coltello. Le grandi lampade elettriche paiono lumini ad olio; le persone a tre metri di distanza sembrano fantasmi vaganti; i veicoli procedono lenti fra uno scampanio, uno strombettamento, un gridio che le nebbia affievolisce. I passanti camminano a tratti lesti quando credono di vederci, lenti quando temono di inciampare: si riuniscono in gruppi se devono passare dall’altra parte della via. Attraversare una piazza è un’impresa: non mancano quelli che temono di sbagliare strada. Ognuno col bavero rialzato, con le mani affondate nelle tasche o nel manicotto, pensa alla sua casetta tiepida e illuminata. (P. Bianchi)

La nebbia
Improvvisamente si udì la sirena di un autocarro lacerare la cortina di silenzio e di nebbia che avvolgeva il paesaggio: con un sibilo acuto, e prolungato, da parere che volesse preparare la strada al veicolo come un alfiere mandato avanti a sgombrare il cammino… Poi si udì il respiro affannato del motore, lo sfrigolio delle ruote contro il fango della strada, e il veicolo apparve alla svolta traballante e un po’ tardo. L’autocarro avanzava con faticosa lentezza, le piogge dei giorni passati avevano reso cedevole il fondo stradale: aveva acceso i fari sebbene non fosse ancora scuro, sicchè le due grandi luci appena proiettavano a terra, senza illuminare la via, uno scialbo e corto riflesso sul quale si adagiava l’autocarro avanzando. Anche il rumore del motore sembrava adesso un suono quasi senza significato e come spaesato nell’abbandono dei campi che si stendevano ai lati della strada rotta, allagati dall’acqua caduta abbondante, nelle trascorsi notti. (M. Prisco)

Dettati ortografici LA NEBBIA
Nebbia e gelo
Una nebbia leggera leggera imgombra l’orizzonte. E’ una nebbia uguale, soffice, trasparente, quasi un velo che nasconde, ma dà una bellezza nuova al paesaggio. Tutto tace nella campagna. I torrenti sono gelati; le mandrie fumano sdraiate nelle tiepide stalle; i cani giacciono accovacciati; i gatti fanno le fusa accosciati in un angolo del focolare. Solo si vedono di lontano i corvi disegnare una larga macchia nera sulla distesa dei campi deserti; e, di tratto in tratto, a voli brevi, i passeri si slanciano dai comignoli fumanti al piano, e lo scricciolo dal cespuglio alla siepe. (A. Stoppani)

Dettati ortografici LA NEBBIA
La nebbia

Specie nelle regioni settentrionali le nebbie non mancano. Tutto acquista un carattere strano: pare che ogni cosa perda la sua reale consistenza e non sia presente che nei suoi contorni.
Le persone fanno pensare ad ombre vaganti; i suoni sono attutiti; la vita, il movimento, tutto rallenta; nelle vie di città automobili, autobus avanzano con prudenza per scansarsi a vicenda. Problematico e difficile il camminare per i pedoni che si urtano sui marciapiedi ed attraversano timorosi le strade.
Nelle campagne, quando la nebbia le avvolge, regna silenzio. I rumori non giungono lontano, i contadini stanno volentieri nelle stalle. Qui ora è il loro lavoro, poichè nei campi non vi è più nulla da fare se non andare a far legna nei boschi, lungo le sponde dei fossati fiancheggiati da alti alberi, lungo i filari sostenuti da olmi e da gelsi.
E nelle stalle i contadini riparano attrezzi o intrecciano canestri e ceste.
Il sole tenta di comparire, ma i suoi raggi vengono assorbiti dalla spessa coltre di nubi.

I giganti grigi

Uscire di casa con la nebbia è il più gran desiderio di Filippo.
La nebbia viene; e Filippo esce.
La nebbia lo accoglie, gli fa strada: cancella ogni ostacolo davanti a lui. I paracarri, i pioppi, il fosso sono scomparsi. Tutto è bello: ma Filippo non sa più dov’è.
Vorrebbe correre a casa, ma la nebbia gli si stringe attorno. Non è più nebbia. E’ diventata giganti grigi, silenziosi, che lo guardano, immobili. Per fortuna, una voce chiama Filippo. E’ la voce della mamma. Filippo esce dal cerchio dei giganti. Non erano che nebbia. (M. L. Magni)

Sera di nebbia
Una nebbia fitta fitta da tagliare col coltello. Le grandi lampade elettriche paiono lumini a olio; le persone a tre metri di distanza sembrano fantasmi vagolanti; i veicoli procedono lenti tra uno scampanio, uno strombettamento, un gridio che la nebbia affievolisce. I passanti camminano a tratti, lesti quando credono di vederci, lenti quando temono di inciampare; si riuniscono in gruppi se devono passare dall’altra parte della via. Attraversare una piazza è un’impresa: non mancano quelli che temono di sbagliare strada. Ognuno col bavero rialzato, con le mani affondate nelle tasche o nel manicotto, pensa alla sua casetta tiepida e illuminata. (Piero Bianchi)

Nebbia in montagna
Grande era la nebbia. Sulla montagna deserta non si vedevano ne bestie ne uomini. Null’altro che un grigiore infinito. Un fumo freddo saliva tra i piedi, passava sotto le braccia, entrava nella bocca e negli occhi. Il silenzio era così grande da parer sovrumano. Come se tutto il mondo, con tutte le sue cose e le sue voci, fosse piombato nell’abisso senza fine. (G. Zoppi)

Nebbia
La nebbia bassa avvolgeva tutte le cose. Ci si vedeva soltanto a pochi passi di distanza, altrimenti tutto era confuso in una caligine densa, grigia, che smorzava il rumore dei passi e le voci dei passanti. Le lampade accese avevano un alone biancastro e la loro luce era tenue, diafana e blanda.

Nebbia in campagna
Una nebbia leggera leggera ingombrava l’orizzonte. E’ una nebbia uguale, soffice, trasparente, quasi un velo che nasconde, ma dà una bellezza nuova al paesaggio. Tutto tace nella campagna. Solo si vedono di lontano i corvi disegnare una larga macchia nera sulla distesa dei campi deserti.; e di tratto in tratto, a voli brevi, i passeri si slanciano dai comignoli fumanti al piano, e lo scricciolo dal cespuglio alla siepe. (A. Stoppani)

Nebbie e brine
Pesanti, si stendevano ora sui campi le nebbie autunnali, restavano più a lungo appese ai cespugli e agli alberi. Sembravano nubi spesse, bianche come il latte e c’era da chiedersi se non fossero scese dal cielo notturno o non fossero uscite dal seno della terra.
Quando finalmente si dissiparono, dopo lunga esitazione, brillò nel bosco un limpido sole, poi fu una mattina dorata, e i prati scintillarono candidi, perchè la brina li aveva ricoperti.

Dettati ortografici LA NEBBIA – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Dettati ortografici IL GHIACCIO E LA BRINA

Dettati ortografici IL GHIACCIO E LA BRINA – Una collezione di dettati ortografici sul ghiaccio e la brina, di autori vari, per la scuola primaria: ghiaccio, gelo, brina, …

Il ghiaccio
Il ghiaccio è duro, trasparente come un cristallo. Si è formato sulla superficie delle pozzanghere, nel fossato, intorno alla fontana, nei crepacci. Sembra che non voglia andarsene mai più, che niente riuscirà a scioglierlo. Ma appena un raggio si sole si poserà sulla superficie ghiacciata, prima ne trarrà barbagli luminosi e poco dopo non ci sarà più ghiaccio, ma un rivolo d’acqua corrente.

La brina
Stanotte il gran freddo ha coperto di brina tutta la campagna. Sembra un ricamo di gelo, con i suoi aghi sottili, i suoi merletti e i suoi ricami. Povere piante, sotto la sua stretta gelata! Le vedremo, presto, con le foglie accartocciate, gli steli appassiti, non più piante rigogliose, ma povere erbe bruciate dal gelo!

Il gelo
Quand’è il momento, la notizia vola in casa, di stanza in stanza, tra colpi alle porte e grida di “Il gelo! Il gelo!” ed anche i più pigri gettano via le coltri e corrono alla finestra. Gli incanti del gelo si formano di solito nel silenzio e nel buio della notte. Una pioggerella sottile cade per ore e ore sui rami spogli degli alberi, e gela. In breve, tronchi, rami e ramoscelli sono rivestiti di ghiaccio solido e puro e gli alberi sembrano come di cristallo. Il tempo si rasserena verso l’alba, lasciando un’aria pura e frizzante, un cielo senza traccia di nuvole, e tutto è immobile; non c’è alito di vento… Infine il sole lancia un fascio di raggi fra gli alberi spettrali e li trasforma in uno splendore di brillanti. (M. Twain)

Il gelo
Uno sguardo al termometro: la colonna del mercurio è scesa sotto zero, all’aperto. E’ il tempo di Mago Gelo che si diverte a decorare le siepi stecchite con gocce ghiacciate iridescenti; a mettere alle grondaie frange di ghiaccioli corti e lunghi; a disegnare sui vetri bellissime felci argentee contornate da foglie di cardo e da stelline dalle mille fantastiche forme; a far sbocciare sugli alberi rigidi fiori di ghiaccio.

Brina
Sui rami, sui tronchi scheletriti, sulle piante che non hanno più nè fiori nè foglie, in una sola notte essa depone tutte le sue stelle. E i giunchi e le canne si ammantano di bianchi fiorellini scintillanti, aggruppati gli uni agli altri, graziosissimi. E così ogni piantina, ogni filo di erba. Dovunque una goccia di rugiada che abbia potuto fermarsi, si è trasformata in migliaia di minuti cristalli sfavillanti. Talvolta sono interi campi che per una forte brinata appaiono coperti di una fioritura candida. E non solo sugli alberi o sull’erba essa si diverte a ricamare le sue trine leggere. Spesso una massa di delicati fiori non è altro che la bizzarra guarnizione depositata dalla brina sopra una pietra qualunque. Le betulle sono rivestite di candidi ghiaccioli scintillanti come argento al pallido e prezioso solicello invernale. (M. Rinella)

La brina
La natura ha mutato veste: smesso il verde, smesse le mille tinte, ha indossato una veste candida e lieve. La brina penetra ovunque, riveste con un magico velo. Le piante hanno rimesso, quasi per incanto, la chioma: ma quella chioma è canuta. I fiori e le foglie son di cristallo; ogni fronda è come un vezzo di diamante; ogni erbetta un serto di gemme. (A. Stoppani)

Dettati ortografici IL GHIACCIO E LA BRINA
Paesaggio invernale

Soffiava la tramontana: faceva un freddo del diavolo. Il sole scendeva pallido, scialbo, verso ponente. I ruscelli erano gelati. L’erba alle prode scricchiolava. I salici, con le rame spoglie, rosseggiavano. I pettirossi ed altri uccelli saltellavano, svolazzavano senza paura, da un ramo all’altro. Non si vedeva anima viva pei campi; solo qualche povera donnetta che equilibrava sulla testa il grembiule ripieno di legna secca, o qualche vecchio cencioso che cercava le lumache ai piedi d’una siepe morta. (Mistral)

La brina

La brina è un’artista meravigliosa. Sui rami scheletriti, sulle piante spoglie, sui cespugli inariditi e secchi, in una sola notte sa creare una bianca fioritura mirabile, di una bellezza fantastica e delicata.
I giunchi, le canne, ogni pianticina, ogni filo d’erba, ogni sasso, ogni pietra si vestono di bianchi fiorellini scintillanti, aggruppati gli uni agli altri, graziosissimi. Ovunque una gocciolina di rugiada ha potuto fermarsi, si è trasformata in centinaia di minuti cristalli sfavillanti.

La brina
La notte è stata gelida e serena. La mattina, tutte le piante sono ricamate di bianco. E’ la brina, la fredda sorella della neve; ma, al contrario di questa che giova alle piante e le ripara del gelo, la brina le ferma tutte nel suo gelido abbraccio, le ricama di un merletto ghiacciato, le copre di un sudario di morte.

Dettati ortografici IL GHIACCIO E LA BRINA
Una brinata

Che meravigliosa brinata! Tutto investe, tutto penetra la brina. Le piante hanno, quasi per incanto, rimesso la chioma: ma questa è chioma canuta. I fiori e le foglie sono di cristallo. Ogni fronda è una collana di gemme. Che sono mai quelle filze di cristallini che descrivono una curva così vaga fra i rami e sono tese come brandelli di merletto, dall’uno all’altro ramoscello? (A. Stoppani)

Scherzi del ghiaccio
Un vitello era solito sgambettare nella stalla. Imparò a fare giri e mezzi giri. Un giorno d’inverno, nonostante il ghiaccio, lo lasciarono uscire con il grosso bestiame per andare a bere.
Tutte le mucche si avvicinarono all’abbeveratoio con prudenza. Il vitello invece corse sul ghiaccio: la coda dritta, le orecchie abbassate, e si mise a girare in tondo. Fin dal primo giro gli mancò il piede e la sua testa picchiò sull’abbeveratoio.
“Quanto sono disgraziato! Potevo fare piroette nella paglia che mi arrivava al ginocchio e non cadevo, mentre qui, dove tutto è liscio, sono caduto!”.
Una vecchia mucca gli disse: “Se tu non fossi un vitello sapresti che là dove si galoppa con maggiore facilità è più difficile trattenersi dal cadere”-
(L. Tolstoi)

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Poesie e filastrocche sulla NEBBIA

Poesie e filastrocche sulla NEBBIA – una raccolta di poesie e filastrocche sulla nebbia per la scuola d’infanzia e primaria, di autori vari.

Nella nebbia
Stupore!
Ognuno sta solo:
un albero non sa dell’altro,
ognuno è solo. (H. Hesse)

La nebbia
Questa mattina all’alba
il sole tutto intorno
mandò una luce scialba,
e poi che fu nascosto,
parve più lento il giorno,
monotono e piovoso.
Sopra la terra il cielo
si abbassa col nebbione
l’avvolge in denso velo;
come ombre son le cose,
come ombre le persone
passano frettolose,
e ogni viso imbronciato,
anche senza parole
dice: “Sarei beato
di rivedere il sole”. (R. Calleri)

Nella nebbia
E guardai nella valle: era sparito
tutto! Sommerso! Era un gran mare piano
grigio, senz’onde, senza lidi, unito.
E c’era appena, qua e là, lo strano
vocio di gridi piccoli e selvaggi;
uccelli sparsi per quel mondo vano.
E alto, in cielo, scheletri di faggi,
come sospesi, e sogni di rovine
e di silenziosi eremitaggi.
E un cane uggiolava senza fine,
nè seppi donde, forse a certe peste
che sentii, nè lontane nè vicine. (G. Pascoli)

Nebbia
Nebbia, forse sei di festa
con quel lungo velo in testa?
Con un velo così fino
che ti scende fino al piede?
C’è là in fondo un lumicino,
ma si vede e non si vede;
ma la casa non c’è più;
è scomparso il campanile.
Anche il bosco di laggiù.
anche il gregge, anche l’ovile.
Con due salti, ecco, mi celo
nel grigiore del tuo velo. (D. Mac Arthur Rebucci)

La nebbia
La nebbia avvolge ogni cosa;
tutto è coperto da un velo;
un’aria c’è misteriosa
sospesa fra terra e cielo.
E vanno lievi i passanti
nascosti dentro la bruma:
figure vaghe, sognanti,
in quei vapori di spuma.
Il velo fitto s’aduna
così diafano, ovattato;
sembra il sole un’altra lua
tanto è scialbo ed ammalato.
E il berretto d’un piccino,
con la nappa in rossa lana,
dondolante palloncino,
nella nebbia s’allontana. (V. Seganti Pagani)

La nebbia
Sopra la terra il cielo
si abbassa, e col nebbione
l’avvolge in denso velo;
come ombra son le cose
come ombre le persone
passano frettolose,
e ogni viso imbronciato
anche senza parole
dice: “Sarei beato
di rivedere il sole”. (R. Calleri)

Pastello
Dal grigio della nebbia fitta fitta
traspaiono cipressi
ombre nere
spugne di nebbia.
E di lontano diradando lento
viene un suono di campana
quasi spento. (A. Palazzeschi)

Nebbia
Come nuvola caduta
la nebbia è sulla città.
Una torre galleggia sperduta,
sola in bianco mare.
Ma fa che il sole appaia,
fa che torni a brillare
sui tetti e sulla ghiaia!
Dal nulla emergerà
la ben nota contrada
e il cielo rivedrà
l’asfalto della strada. (M. Castoldi)

Nebbia d’inverno
Ho visto la nebbia stamane!
S’alzava fumando contenta,
portando, così sonnolenta,
le cose vicine, lontane.
Lontane, lontane, nel nulla.
Difatti inghiottiva golosa
la strada, la piazza, ogni cosa.
Del mondo restava più nulla.
Ma, in alto, che cielo d’incanto!
Vedevo l’azzurro sfumato
con l’oro del sole levato
tra il cielo e la nebbia soltanto. (L. Davanzo)

 Nebbia
Le fate del bosco
han fatto sparire
sotto veli bianchi
la montagna!
Anche le fronde,
i tetti, il campanile,
il velo della pioggia
li allontana.
Oh, come il mondo
è lieve e si svapora
in questa luce bianca
inargentata!

Nebbia
La nebbia, che bel bello
s’addensa, una bambagia,
lentamente s’adagia
su tutto il paesello,
e il mondo alfin s’appiatta
in quella bigia ovatta.
Forse, forando il velo
soffice, la sottile
punta del campanile
giunge a vedere il cielo?
Ma nel grigiore avvolti
siam tutti, anzi sepolti.
D’un tratto ecco il prodigio;
l’aria di muta e in breve
un venticello lieve
spazza l’uggioso bigio.
Spunta di già un pezzetto
d’azzurro; oh benedetto!
Il sol di nuovo brilla.
Il campanil gigante
e le strade e le piante
e il cuor, tutto scintilla.
Il mondo è un caro viso
su cui torna il sorriso. (F. Bianchi)

Poesie e filastrocche sulla NEBBIA – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura

Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura. Per famiglie di parole si intendono parole che finiscono nello stesso modo, variano tra loro solo per il suono iniziale.

Di seguito una breve lista di parole italiane di questo genere. Ho scelto, trattandosi di primi esercizi di lettura, solo parole bisillabe.

Famiglie di parole

-ASO caso, naso, raso, vaso

-ALA cala, gala, pala, sala

-ERA cera, nera, pera, sera, vera

-TTO atto, etto, otto

-ATTO batto, fatto, gatto, matto, patto, ratto, tatto

-OTTO botto, cotto, dotto, lotto, motto, sotto, rotto

-ETTO detto, getto, letto, netto, petto, retto, tetto

-ASSO basso, lasso, masso, passo, sasso, tasso

-OSSO dosso, fosso, mosso, posso, rosso

-ESA fesa, pesa, resa, tesa (con aggiunta di due lettere iniziali anche chiesa, fresa, presa)

-OLO bolo, dolo, molo, nolo, polo, solo, volo (con aggiunta di due lettere iniziali anche ruolo e suolo)

-OLLA bolla, colla, folla, molla, zolla ((con aggiunta di due lettere iniziali anche crolla e frolla)

-ANA lana, tana, nana, sana, vana (con aggiunta di due lettere iniziali anche liana, Diana, frana, grana, piana, plana)

-ENA cena, iena, lena, mena, pena, rena, vena (con aggiunta di due lettere iniziali anche Siena e piena)

-INO Dino, fino, Gino, lino, Mino, pino, Nino, tino, vino (con aggiunta di due lettere iniziali anche suino)

-ALLO ballo , callo, dallo, fallo, gallo, mallo (con aggiunta di due lettere iniziali anche giallo)

-ELLO bello, dello, nello, vello (con aggiunta di due lettere iniziali anche duello e quello)

-ENTE dente, gente, lente, mente, sente

-AMA dama, fama, lama (con l’aggiunta di due o più lettere anche brama, chiama, squama, trama)

-IMA cima, lima, mima, rima (con l’aggiunta di due o più lettere anche clima e prima)

-NNO anno, inno, unno (con l’aggiunta di due o più lettere anche cenno, danno, fanno, hanno, nonno, panno, sanno, senno, sonno, tonno, vanno)

Capito il principio, se ne possono trovare tantissime altre…

Con le famiglie di parole possiamo preparare questi giochi didattici:

Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura – Progetto uno

Scrivete il finale di parola sul foglietto fisso, e le varie iniziali sui foglietti sfogliabili a libro (qui avremo c, n, r, v).

Famiglie di parole – Primi esercizi di lettura – Progetto due

Materiale occorrente: rotoli di carta igienica, carta colorata, cartoncino, colla.

Appiattite il rotolo di carta igienica piegatelo a metà e tagliate in due:

Usate una bella carta colorata sia per rivestire il rotolo, sia per chiuderlo nel senso della lunghezza e da uno dei suoi lati corti:

Preparate una striscia di cartone robusto, tagliatela in modo che sporga all’esterno e che scorra facilmente nel tubo, e fissate gli “Stop” con della carta colorata: servirà al bambino a capire quando è arrivato alla fine della proposta di lettura.

Preparate due pezzi di cartoncino nei quali scrivere il finale di parola scelto in stampato maiuscolo e stampato minuscolo, ed incollateli sul tubo (uno su un lato, uno su quello opposto).

Inserite la striscia di cartone nel tubo, scrivendo le iniziali scelte, da un lato in maiuscolo, dall’altro in minuscolo.

Si può insegnare al bambino come coprire con la mano le lettere già lette per evitare che faccia confusione…

Lavagna di sabbia Montessori – Apprendimento della scrittura

Lavagna di sabbia Montessori – Apprendimento della scrittura. Si tratta molto semplicemente di un vassoio o di una cassettina (anche il coperchio di una grande scatola) di legno o anche di plastica o cartone. La versione più ortodossa prevede l’utilizzo di sabbia blu, ma io personalmente preferisco la farina da polenta, che è più calda al tatto, più naturale, e si appiccica molto meno alle manine sudate.

Il concetto di orario scolastico e di suddivisione delle materie di insegnamento da svolgere nell’arco della giornata o della settimana, non fa parte del metodo Montessori. Se decidete di introdurre questo tipo di didattica a casa o a scuola, la prima cosa da fare è preparare l’ambiente e raccogliere la maggior parte dei materiali montessoriani di base (acquistandoli o costruendoli in proprio), in modo tale che fin dall’inizio il bambino possa scegliere a quali materie rivolgere il suo interesse. Un giorno vorrà magari dedicarsi esclusivamente alla scrittura e alla lettura, il giorno dopo lo potrete invece vedere totalmente immerso nella scienza o nella matematica.  I bambini inoltre, specie quelli più piccoli, attraversano fasi nelle quali amano ripetere all’infinito lo stesso esercizio. A volte, in queste loro ripetizioni, tendono a ripetere degli errori, magari sempre lo stesso… ma se li lasciate sperimentare, vedrete che un bel giorno l’errore scomparirà, e non è descrivibile la soddisfazione che i bambini traggono da questo processo.

Ogni bambino è diverso e cresce in modo diverso, le varie tappe di sviluppo di ognuno non vengono raggiunte affatto negli stessi tempi. Per questo nelle scuole Montessori si sceglie il modello della “pluriclasse”  e si crea un clima di collaborazione tra grandi e piccoli che è di grande aiuto per entrambi: i piccoli possono guardare verso materiali ed esercizi più difficili se ne sentono il bisogno, indipendentemente dalla loro “età anagrafica”, i grandi possono tornare a materiali ed esercizi più semplici e che possono risolvere qualche loro incertezza, e in questa scuola davvero non esiste noia.

A casa è certamente possibile ricreare questo ambiente tra fratelli. In caso contrario sarebbe importante creare occasioni di gioco simili con un gruppo di amici che abbiano da uno  a tre anni di differenza d’eta una o due volte la settimana. In ogni caso, per salvaguardare il principio anche con un solo bambino, nell’allestire il materiale bisogna sempre tenere a disposizione materiale “più facile” e materiale “più difficile”, senza mai avere fretta di utilizzare il secondo ed aspettando che sia il bambino stesso a sentirsi pronto.

(trovi altre indicazioni generali sul metodo qui; sull’apprendimento della scrittura qui .)

Lavagna di sabbia Montessori

La lavagna di sabbia Montessori è un bellissimo materiale ed è davvero economico. I bambini più piccoli possono inizialmente avere un approccio artistico e utilizzarla per il disegno libero, per creare composizioni e scenari di gioco. E’ uno strumento molto utilizzato ed apprezzato anche in campo terapeutico.

In funzione della prescrittura, possiamo preparare delle tracce su carta, possibilmente della stessa dimensione del vassoio, ed il bambino ripeterà la traccia nella lavagna. Qui alcuni esempi (prepararne uno per foglio):

Questi esercizi possono essere arricchiti aggiungendo uno specchio alla lavagna: il bambino avrà una bellissima esperienza visiva della simmetria:

E’ molto interessante utilizzare la lavagna di sabbia Montessori anche per il disegno di forme, che è invece un’arte molto coltivata nella scuola steineriana.

Questo un esempio:

Dopo aver fatto varie esperienze, un giorno possiamo proporre al bambino qualcosa di nuovo: tracciamo nella lavagna una bella “a”, pronunciando bene il suono. Se il bambino prova interesse, e non ha difficoltà a copiare i segni abbinandoli ai suoni, è il momento di introdurre le lettere smerigliate (o alfabeto tattile) e di utilizzare la nostra lavagna per esercitare la scrittura dello stampato minuscolo.

Lavagna di sabbia Montessori – Qualche video:


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DIY Montessori sand box. It is quite simply a tray or a box (also the lid of a large box) of wood or even plastic or cardboard. The most orthodox involves the use of blue sand, but I personally prefer the yellow corn flour, which is warmer to the touch, more natural, and sticks less to sweaty hands.

The Montessori sand box is a beautiful material and is really cheap. Younger children may initially have an artistic approach and use it to free drawing, to create compositions and game scenarios. It is an instrument widely used and appreciated in therapy.

As a function of pre-writing, we can prepare the track on paper, possibly the same size of the tray, and the child will repeat the track in the sand box. Here are some examples (prepare one per sheet):

These exercises can be enriched by adding a mirror to the Montessori sand box: the child will have a beautiful visual experience of symmetry:

It is very interesting to use Montessori sand box for the drawing forms, which is rather an art much cultivated in the Waldorf school.

This is an example:

After doing various experiences, one day we can offer the child something new: we draw in the sand box Montessori beautiful “A”, pronouncing good the sound. If the child feels interest, and has no difficulty in copying the signs combining sounds, it’s time to introduce the sandpaper letters (or tactile alphabet) and use our sand box for the writing exercise.
 

 

DIY Montessori sand box – Videos

Racconto per introdurre la geografia La casa giusta

Racconto per introdurre la geografia La casa giusta – Elaborato a partire da una traccia in uso nella scuola steineriana, questo racconto è un piccolo viaggio attraverso i climi e le abitazioni tradizionali di alcuni popoli della terra. Se proposto a blocchi, un po’ al giorno, si può esercitare il disegno copiato dalla lavagna e la scrittura; consigliate anche le cornicette… Ho inserito nel testo degli esempi. Se disegnate per i bambini alla lavagna partite creando un bello sfondo (sole, aria, prato…), poi passate alla cornicetta, e quindi al disegno, cercando di evitare prospettive troppo complicate per loro e troppi particolari che renderebbero noioso guardarvi. Non importa tanto il prodotto finito, quanto il processo.

C’erano una volta, tanto tempo fa, due fratellini, un bambino e una bambina, che abitavo su su in alto, nel cielo. Lassù c’era sempre qualche gioco nuovo da fare: saltare sulle nuvole bianche e gonfie come la panna montata, scivolare sul dorso della luna, fare le pernacchie ai raggi del sole, sedersi sulle stelle e giocare a nascondino…

Un giorno, il tempo era passato e loro erano un po’ cresciuti, il loro sguardo andò a posarsi sulla terra: com’era piccola rispetto a tutto il cielo, e com’era buia rispetto alle stelle, e com’era chiassosa rispetto alla luna silenziosa, e com’era fredda rispetto al sole! Ma com’era bello guardare i suoi alberi, i fiori che sbucavano dalla scura terra,  gli animali che correvano, i fiumi  e i monti, le montagne imponenti, e gli uomini, poi, che si muovevano, parlavano, ridevano… Da quando avevano scoperto la terra, i due bambini rimanevano ore ed ore a guardarla, seduti su una nuvola, e non avevano più voglia di giocare con la luna e con le stelle. Solo quando sulla terra gli uomini interrompevano le loro varie occupazioni e andavano a dormire, i bambini tornavano ai loro giochi.

Guardando e riguardando la terra, i bambini cominciarono a desiderare di scendere laggiù, ma avevano molta paura a fare un viaggio del genere da soli. Una volta arrivati, come sarebbero stati accolti? Qualcuno avrebbe avuto cura di loro? Com’erano gli uomini, buoni o cattivi? A vederli da lassù, sembravano certamente buoni, ma era proprio così? Presi da tanti dubbi, e divisi a metà tra cielo e terra, i due bambini cominciavano a sentirsi tristi.

Le stelle del cielo se ne accorsero e dissero: “Non abbiate paura… anche se scenderete sulla terra noi resteremo con voi, e potrete sempre vederci anche da laggiù”.
I due bambini, a questo punto, erano determinati a partire, ma prima di farlo decisero che era meglio chiedere un consiglio al grande mago che muoveva i venti e le correnti, faceva nascere le tempeste, scatenava i fulmini, faceva rimbombare i tuoni e  radunava tutte le nuvole trasformandole in animali dei più vari, come elefanti leoni aquile tori o pesci…

“Di cosa avremo bisogno una volta scesi sulla terra?”, gli chiesero.
“Oh, beh, di una cosa avrete bisogno di certo” rispose il mago, “Una volta sulla terra, il cielo ce lo avrete sulla testa, e le nuvole rovesciano acqua, il sole brucia e la luna è fredda… vi occorrerà un riparo dal freddo e dal caldo, dalla pioggia e dal vento, dalla grandine e dalla neve…”
“Una casa?” chiesero i bambini, “ma noi non sappiamo nulla di case…”

“Voglio aiutarvi!” , rispose il mago dopo aver riflettuto un istante, perchè quei due bambini gli erano proprio simpatici, “Venite giù con me! Io vi darò una casa sulla terra. Come la volete? Triste o allegra? Fredda o calda? Chiusa o aperta?”
“Bella!” risposero in coro i bambini.
“Bene”, disse il mago, “Venite allora sotto il mio mantello, e tenetevi forte!”

I due bambini si attaccarono stretti alle gambe del mago, sotto il suo mantello, e volarono giù tra le grida di meraviglia degli uccelli…

Volando, erano passati vicino al sole, che li aveva quasi scottati; allora il mago li portò subito nella zona più fredda che si possa trovare sulla terra. Lì atterrò, e  i bambini uscirono da sotto il suo mantello e si guardarono attorno; erano arrivati al Polo Nord, dove la terra non germoglia  e non fiorisce: vento gelido e lastre di ghiaccio  luccicante dappertutto, e un gran silenzio, interrotto soltanto dallo scricchiolare del ghiaccio, dal grido di grandi uccelli bianchi e dal verso delle foche e degli orsi. Gli uomini che vivono in questa terra sono pochi.

Il mago disse: “Ah, che bel frescuccio da queste parti, eh! Proprio quello che ci voleva! Ed ora, vediamo un po’ in che casa potreste abitare…”

Il mago fece un cenno verso qualcosa che sporgeva dalla neve, a forma di cupola, e tutti e tre si avviarono da quella parte. Seminterrata nella neve, c’era una casetta rotonda, tutta ricoperta di ghiaccio, senza porte nè finestre: l’igloo. Il mago e i due bambini entrarono, abbassando la testa, in un tunnel di ghiaccio che era accanto alla casa. Percorrendo il tunnel videro numerosi cani sdraiati e mezzo addormentati. Il tunnel finì ed essi sbucarono all’interno della casa. Lì dentro non faceva più così freddo, ma c’era un fortissimo odore di grasso e di pesce.  Tutta la casa era ricoperta di pelli, muschi e licheni.I due bambini esclamarono: “Oh, che bella questa casa!”.

Lì dentro ci si sentiva proprio bene e la cupola che faceva da tetto somigliava al cielo. Gli uomini che entravano nella casa si toglievano i grossi guanti e i giacconi foderati di pelliccia, e sorridevano. I loro occhi erano di forma allungata, avevano zigomi pronunciati e la pelle del viso spalmata di grasso. Il mago salutò i due bambini, e scomparve.

Fu un grande divertimento per loro vivere in una casa di ghiaccio. Parte del giorno la trascorrevano all’aperto giocando con le foche e coi cani, poi rientravano nell’igloo e si sdraiavano  tra le pelli di foca, addormentandosi. Se capitava che si svegliassero durante la notte, vedevano sempre la stessa pallida luce solare, che ininterrottamente, per tutte le 24 ore di ogni giornata, era sempre la stessa: il giorno non finiva mai.
Ma il tempo passò e il sole invece di esserci sempre, tramontò e l’alba non arrivava. Allora cominciarono a sentire davvero freddo! Il vento del nord cominciò a soffiare, arrivarono le tempeste di neve, le onde dell’oceano si impennarono come cavalli selvaggi. Tutti gli uomini si rintanarono negli igloo, e chiusero i cani al sicuro nel tunnel. Il maltempo durò molti, molti giorni, e la luce del sole non ricomparve: un’eterna notte si era distesa su quella strana terra  e le ore passavano sempre uguali. I due bambini avevano freddo e cominciarono ad annoiarsi. Nell’igloo c’era ben poco da fare, e non si poteva neanche star dietro a una finestra a guardare il cielo nero, la furia dell’oceano o la terra battuta dal vento. Quella casa ora sembrava loro una prigione di gelo.
“Che noia!” disse la bambina,  “potessimo chiamare in nostro amico mago…”.
“Lui ci aiuterebbe!”, rispose il bambino.

E non avevano finito di scambiarsi queste parole, che il mago apparve davanti a loro: “Cosa volete? Non siete soddisfatti della vostra casa?”
“No!” rispose il bambino, “Abbiamo freddo e qui è sempre notte! Ci annoiamo!”
“Questa terra non è adatta a noi”, continuò la bambina, “e poi… la casa non ha nemmeno una finestra per guardar fuori e vedere le stelle…”
“Bene,” disse il Mago, “allora lasciamo questo posto! Venite sotto il mio mantello!”
“Dove ci porterai?”
“Dove regna il sole, venite!”
I due bambini non si fecero certo pregare, e si infilarono zitti zitti sotto il grande mantello. Il mago uscì dall’igloo e si alzò in volo, incurante della bufera.

Viaggiarono per molto, molto tempo e, mentre volavano, l’aria di faceva sempre più calda, finchè i due bambini cominciarono a sudare sotto il mantello del mago. Per fortuna erano arrivati!
“Eccoci a terra” disse il mago.

I due bambini uscirono da sotto il mantello e si guardarono intorno meravigliati. Erano atterrati in un posto che era in tutto e per tutto l’opposto del primo: si trovavano nell’emisfero sud! Qui la pioggia poteva cadere torrenziale per giorni e giorni, il sole era splendente, e l’aria umida e calda faceva nascere dalla terra ogni genere di pianta e alberi altissimi, col tronco liscio liscio e la chioma rigogliosa molto sopra. Al polo i colori erano bianco, grigio e azzurro pallido; qui era il regno del verde e del giallo in tutte le loro possibili gradazioni e sfumature. Tanto era ricca la vegetazione, altrettanto ricca era la varietà di animali: leoni, leopardi, pantere, iene, gazzelle, antilopi, giraffe, zebre, elefanti, scimmie, uccelli d’ogni genere. Gli uomini, a differenza degli abitanti del nord, avevano la pelle scura.

“Ah, che bel calduccio fa da queste parti, vero?” disse il mago, soddisfatto, “Credo proprio che ora sarete contenti… ieri al polo e oggi qui! Adesso non ci resta che andare a cercare la vostra casa!”.
Seguito dai due bambini, il mago si inoltrò nel folto della foresta. Camminare era molto difficile, ma con un mago al proprio fianco non c’era nulla da temere, e alla fine si ritrovarono in una piccola radura circondata da alberi altissimi.

“Ecco la vostra casa!” disse il mago, indicando una costruzione rotonda come un igloo, ma tutta verde e leggera. Era una capanna fatta di rami d’albero sottili e flessibili, legati gli uni agli altri con delle liane. Al centro, un’apertura tra i tronchi indicava l’entrata. I bambini erano felici: quella sì che era una bella casa! Entrarono: il sole filtrava tra le fessure delle pareti, e l’aria profumata della foresta penetrava ovunque.
“Ah, qui staremo proprio bene!” dissero, ” e stanotte finalmente riusciremo a rivedere le stelle!”.
“Sono contento che vi piaccia” disse il mago, e scomparve.

Fu così che i due bambini si ritrovarono a vivere le loro meravigliose avventure nella foresta. Il più divertente dei giochi era lanciarsi la frutta addosso, loro e le scimmie. Ma era bello anche seguire il corso del fiume, naturalmente stando molto attenti ai coccodrilli… e ai leoni!

Eppure i bambini non erano del tutto felici, e continuavano a sentire la stessa nostalgia che avevano provato prima di scendere sulla terra.
“Se almeno non vedessimo tutto quel buio là fuori! Se la casa fosse più… più protetta, più chiusa…”, dicevano.
E la sera anche le stelle sembravano così lontane.
Passò del tempo, e anche il caldo si fece insopportabile: un’aria umida e appiccicosa saliva dalla terra, arrivò un vento caldo e gli animali si nascosero nella foresta. Gli uomini si ritirarono nelle loro capanne, chiudendosi dentro con tronchi e pelli. Cadde su tutto un cupo silenzio, una calma irreale e minacciosa si stese su uomini, alberi, animali. Il sole scomparve e si scatenò una terribile tempesta; l’acqua scendeva violentissima dal cielo e ai due bambini sembrava di essere su di una barchetta leggera in balia di un mare tempestoso.
“Oh, se almeno non fossimo soli, se ci fosse il mago qui con noi!” dissero.
“Mi avete chiamato?” disse il mago, apparendo improvvisamente davanti a loro. “Non siete più contenti neanche di questa casa?” Eppure, vi piaceva tanto…”
“Oh, sì, è bella… ma non è sicura! Noi vorremmo una casa solida che sappia resistere al vento e alla pioggia; che ci faccia sentire protetti…”

“Ho capito. Ed ora so quello che ci vuole per voi. Ritornate in fretta sotto il mantello, e partiamo!”
I bambini non se lo fecero certo ripetere, si aggrapparono alle gambe del mago, e volarono via.

Viaggiarono a lungo, verso ovest, sorvolando l’oceano immenso, finchè per la terza volta si ritrovarono a terra. Erano in un paese vasto e aperto come il respiro di un gigante: l’America! Da una parte si stendevano verdi praterie sterminate, solcate da fiumi e interrotte qua e là da grandi pinete; dall’altra una catena di monti rocciosi si elevavano in picchi frastagliati verso il cielo. In quel momento il sole stava tramontando e tutto era tinto di arancione e rosso. Quanta luce!

“Venite!” disse il mago “Vi aspetta la casa dei vostri sogni!”
E li portò su un picco roccioso, sovrastato da uno strano spettacolo: scavate nella roccia viva, una accanto all’altra e una sopra l’altra, c’erano case di pietra.
“Questa sì che è una casa!” esclamarono i bambini, “Qui dentro non ci bagneremo, nè vedremo lampi paurosi!”
“E da queste finestre potremo anche guardare le stelle.” disse la bambina.
E il bambino aggiunse: “Sembra una fortezza! E possiamo giocare ai soldati!”
“Bene!” disse allora il mago, “Sono proprio felice di avervi accontentati…”
E sparì.

I due bambini cominciarono una nuova vita. Intorno a loro vivevano uomini forti e coraggiosi, alti e dalla pelle del colore del tramonto, con lunghi capelli lisci e neri, spesso adornati di piume. Questi uomini maneggiavano armi e attrezzi, e avevano costruito loro quelle case, scavandole nella roccia, e le avevamo chiamate “pueblo”. Erano un popolo saggio e generoso, ma anche bellicoso. Coltivavano le praterie e vivevano dei prodotti della terra e di caccia. Il bambino li seguiva spesso nel loro vagabondare e aveva imparato ad andare a cavallo e rincorrere immense mandrie di bufali e bisonti selvaggi; alci, salmoni e castori erano altri animali che si incontravano facilmente in quella zona. La bambina, invece, restava al villaggio con le donne, e con loro lavorava a fare cesti e ritagliare le pelli dei bisonti per fare coperte e vestiti.
A lungo andare la bambina si stancò di vivere così.

“Le finestre qui sono buchi, vanno bene per lanciare frecce contro i nemici, ma non per ammirare il mondo!” disse un giorno.
“E se anche fosse?” rispose il bambino, “a me piace sentirmi al sicuro quando arriva il nemico!”
“Ma non si può vivere sempre con l’idea di doversi difendere! Io vorrei una casa delicata, dolce, con una bella finestra da cui guardare i fiori del giardino, un terrazzo…Vorrei vicini gentili che ti sorridono quando ti vedono…”
“Tutte cose da femmina!” disse il bambino facendo una smorfia.
“Proprio così! Questa è una casa per maschi! Un buco nella roccia per giocare alla guerra!”
I due bambini cominciarono a litigare, finchè la bambina afferrò il bambino per i capelli gridando: “Vuoi la guerra? Eccotela!”
E cominciarono a darsele di santa ragione.
“Ah, così proprio non va!” dissero in coro le stelle del cielo, “Mago, corri dai bambini!”
Ed il mago apparve tuonando: “Cosa state combinando?”
“Niente…” dissero i bambini.
“No, no! Questo posto proprio non va bene per voi! Vi porterò nel paese della grazia e della delicatezza, e lì sicuramente starete bene…”

I bambini si nascosero sotto il mantello del mago e volarono via dal selvaggio ovest.
Viaggiarono a lungo verso est, sorvolando mari e terre, poi il mago cominciò a volare più basso e i bambini videro sotto di loro tantissima acqua, l’oceano, e in mezzo all’acqua una grande terra che si stendeva meravigliosa, ricca di verde e di montagne ricoperte di neve, e di alti monti con la cima simile ad una bocca spalancata, i vulcani. Videro sciogliersi le nevi in cascate pittoresche e laghi da sogno circondati da boschi di aceri, betulle, castagni, magnolie e salici… Quella terra era molto popolata: videro città e paesi, uomini donne e bambini.

Il mago atterrò, e i bambini con lui.
Che meraviglia! Conifere di ogni specie si alternavano a magnolie, camelie, orchidee, glicini, bambù… un dolce lago azzurro, solcato da silenziose imbarcazioni, era immerso nel verde, e il verde vi si rifletteva dentro. Sulla sponda del lago, tra delicati alberelli nani, sorgeva la più deliziosa casa che i bambini avessero mai visto: col tetto a forma di pagoda, aveva le pareti di legno leggerissimo e di carta, in cui s’aprivano grandi finestre. All’interno della casa ogni cosa era delicata e leggera: c’erano piccolissimi mobili di legno laccato, tavolini bassi bassi, composizioni di fiori variopinti insieme a rami di bambù e foglie, pareti scorrevoli di carta e legno al posto delle porte. La bambina era estasiata, mentre il bambino si guardava attorno curioso. Gli uomini che le avevano costruite erano a prima vista gentili e delicati proprio come le loro case: piccoli di statura, occhi e capelli scuri, la loro legge era la cortesia.

“Qui di certo non vi verrà voglia di prendervi per i capelli” disse il mago, e come al solito scomparve.
I due bambini non osarono nemmeno salutarlo, perchè sembrava che ogni voce fosse troppo forte in quel dolce paese…
Così cominciò la loro vita nell’est, nel paese del Sol Levante.
In questa terra l’attività più strana per i bambini era prendere il tè: solo per prepararlo ci si metteva una gran quantità di tempo, poi lo si versava in delicatissime tazzine di porcellana e lo si beveva con grande serietà. Con la stessa cura dei gesti si svolgevano quasi tutti i lavori, anche coltivare il riso, l’alimento principale di quel popolo. E la stessa cura veniva messa in tutte le arti: la lavorazione della carta e del legno, l’arte della seta, la calligrafia, la ceramica, la danza, la musica e il teatro.

Un giorno i bambini andarono ad assistere ad uno spettacolo e per la prima volta videro rappresentata la lotta tra due samurai. Gli attori erano coperti dalla testa ai piedi e portavano spada ed elmo: avevano un aspetto davvero feroce. Dopo qualche minuto di calma assoluta in cui i due guerrieri erano rimasti uno di fronte all’altro immobili come statue, si sentì un fortissimo grido e cominciò la lotta: non c’era traccia di cortesia e delicatezza!
I bambini naturalmente furono molto impressionati, e tornati a casa il bambino disse: “In questo paese tutto è bello e sembra fatto di porcellana; a volte ho perfino paura a camminare perchè temo di poter rompere qualcosa o di dare fastidio…ma c’è anche qualcosa di violento e terribile… oggi quei due samurai mi hanno proprio fatto paura!”

La bambina non disse nulla.
D’improvviso la terra cominciò a tremare, sembrava stesse spaccandosi in due, ci fu un terribile rombo, e la casa si piegò e finì col disfarsi, proprio come un castello di carte. Per fortuna, essendo così leggera, non fece loro alcun male.

“Ho paura!” dicevano i bambini, “Vieni qui da noi, mago!”
E il mago comparve.
“Presto, sotto il mantello! Scappiamo!”
Si alzarono in volo e la terra divenne un’altra volta piccola piccola e lontana, in mezzo al mare…

Dopo un po’ che volavano, il mago si fermò. I due bambini sbirciarono da sotto il mantello per vedere dove erano capitati questa volta… ma si accorsero di essere ancora in alto nel cielo. Il mago era molto pensieroso.
“Caro mago, cos’hai?” chiesero.

“Vi ho portati in giro per il mondo: dalle nevi del nord, alle zone tropicali del sud, dalle vaste praterie dell’ovest, fino alle belle terre dell’est. In tutti questi posti avete conosciuto gioia, sorpresa, felicità, meraviglia, ma anche tristezza, noia, paura. Soprattutto, la vostra nostalgia non vi ha mai lasciati, in nessuno di questi luoghi. Avete abitato in case di ghiaccio, di piante, di roccia, di carta, ma niente è stato adatto a voi. Non avete ancora trovato la vostra terra, la vostra casa…”
“Non ti scoraggiare, caro mago” dissero i bambini.

“Non ti scoraggiare, caro mago” ripeterono in coro le stelle, “Tu li hai portati dal cielo alla terra, ma la casa giusta per loro può trovarla soltanto la grande maga misteriosa… portali da lei”.
Il mago accettò il consiglio delle stelle, prese i bambini sotto il mantello e insieme volarono incontro alla terra, allontanandosi dalle nuvole e via via immergendosi nel verde e nell’azzurro, finchè arrivarono davanti alla grande maga misteriosa.

Il mago baciò i bambini, li salutò e scomparve.
“Perchè siete venuti da me?” chiese la maga.
“Per avere la casa sulla terra giusta per noi. Il mago non è riuscita a trovarla…” dissero i bambini.

“Certo cari bambini, la casa giusta per voi è dove c’è chi vi sta aspettando, il vostro papà e la vostra mamma. Loro, sapete, stanno preparando per voi due casette, non una soltanto! Una casetta è piccola piccola, che ci sta dentro giusto il cuore, e l’altra è grande grande. Vedete: ogni luogo della terra è meraviglioso, come è meraviglioso ogni popolo della terra ed ogni uomo, e ogni casa è la casa migliore che per quel luogo possa esistere.   Ma casa è dove ci sono la mamma e il papà, e i vostri non erano in nessuno dei luoghi dove il mago vi ha portati, per questo non vi ci siete trovate bene…”
“E dove sono, dove sono?”, chiesero i bambini.

“Oh”, disse la maga, “vivono in un luogo della terra non troppo a nord, nè troppo a sud; non troppo ad ovest nè troppo ad est; lì non fa troppo freddo e nemmeno troppo caldo; il sole splende ma può anche cadere la neve. E’ una bella terra, il clima è temperato, è contornata da un mare azzurro e splendente sotto i raggi del sole, ma non mancano le alte vette innevate, le colline e le pianure. Anche in questa terra esistono come nelle altre che avete visitato cose brutte, ma è la vostra casa. Era lì che spingeva la vostra nostalgia…”

Il ciclo dell’acqua La storia di Diamantina

Il ciclo dell’acqua La storia di Diamantina – Questo racconto è utile sia per illustrare il ciclo dell’acqua, sia per introdurre in geografia gli ambienti naturali montagna, collina e pianura. Andrebbe proposto a blocchi, ed ogni blocco illustrato dai bambini con matite, cerette, acquarello, ecc…  (anche copiando dalla lavagna). Questo solo a titolo di esempio:

C’era una volta, molto ma molto tempo fa, un regno immenso fatto di acqua, dove tutto era pace e armonia. Era il regno di Oceano. Custodiva tante e tante meraviglie: negli abissi più profondi e inesplorati, si nascondevano grotte misteriose e montagne di sabbia e roccia rivestite di un  mantello verde evanescente che danzava all’ondeggiare dell’acqua. C’erano giardini incantati, pieni di fiori e coralli dai colori più sgargianti, e piante grandi e piccole, alcune delle quali aprivano e richiudevano le loro chiome per mangiare e riposare.

Piccole e grandi creature si muovevano senza sosta tra quelle meraviglie. La loro pelle era simile al colore delle piante e dei fiori che le circondavano, e  lucente, e piante e creature si confondevano tra loro.

Ogni creatura aveva un nome. C’era ad esempio il polipo, con la sua grande testa allungata dalla quale spuntavano lunghi tentacoli che si muovevano in tutte le direzioni. C’era poi la medusa, leggiadra e trasparente, che si muoveva così leggera e sinuosa da sembrare una ballerina sulle punte, in perfetta sintonia coi movimenti dell’acqua. La conchiglia dell’ostrica sembrava un ventaglio colorato e custodiva al suo interno una magnifica, perfetta perla splendente. La balena era la più grande creatura del regno. Un gigante buono. Quando nuotava, attorno a lei c’erano tanti pesciolini che le tenevano compagnia. Per respirare la balena doveva, di tanto in tanto, uscire dall’acqua, ed in quel momento spruzzava dal suo dorso una gorgogliante fontana che saliva verso il cielo e poi ricadeva su se stessa aprendosi come un fiore. C’era poi il delfino, l’acrobata di quel regno. I delfini nuotavano sempre in gruppo, ed il loro gioco preferito consisteva nel balzare fuori dall’acqua, il più alto possibile, per poi rituffarsi in acqua disegnando  nell’aria archi d’argento e allegri spruzzi d’acqua.

Il colore verdazzurro del regno di Oceano gli donava un’atmosfera di sogno e di pace. In superficie tutto era un luccichio, grazie alla luce del sole:  milioni di piccole stelline sembravano posarsi a danzare sul pelo dell’acqua.

Oceano aveva moltissime figlie: le gocce d’acqua, che vivevano felici nel suo regno. Oceano si occupava amorevolmente di loro e provvedeva a tutti i loro bisogni: le nutriva, le cullava cantando per loro, le proteggeva dai pericoli. Le gocce amavano Oceano, e gli erano grate e riconoscenti per quella vita così felice e spensierata.

Un giorno, mentre tutte le piccole gocce erano impegnate a giocare tra loro, si spinsero fino alla cresta delle onde, pericolosamente troppo vicino alla superficie, e lontane dal palazzo verdazzurro di Oceano. Lì udirono una misteriosissima voce chiamarle: “Goccioline! Fatevi riscaldare dai miei raggi, vi prometto che conoscerete cose fantastiche… vi farò vedere tutte le meraviglie che esistono oltre al vostro regno…”

Le gocce si spaventarono e fuggirono via. Non appena furono di nuovo a palazzo si sentirono al sicuro, ma non riuscivano a smettere di pensare a quello che era successo, e non riuscivano a darsi una spiegazione. Di chi era quella voce? Chi le aveva chiamate? Era il caso di tornare vicine alla superficie e cercare di scoprirlo, o era meglio dimenticare tutto e lasciar perdere?

Una piccola goccia parlò: “Oh, io sono così stanca di tutta questa pace, ogni giorno uguale all’altro, ogni giorno sempre più noioso di quello prima… Questo regno lo conosco ormai fino al più piccolo granello di sabbia che contiene. Basta! Voglio qualcosa di nuovo! Voglio avventura! Voi fate come volete: io salgo!”.

A parlare era Diamantina, la più curiosa e irrequieta goccia che ci fosse mai vista nel vasto oceano. Senza esitazione, dunque, si diresse verso la superficie, e molte delle sue sorelle decisero di seguirla…

… un brivido misterioso percorse le acque, e giunse fin negli abissi più profondi dell’oceano.

Appena giunte in superficie, le piccole avventuriere si sentirono avvolte da un piacevole tepore: un raggio di sole le aveva infatti accarezzate e le stava attirando a sè con forza sempre maggiore. Diamantina e le sue compagne si lasciano andare e, piano piano, con grande gioia, si arrampicarono sul raggio di sole, lasciando sotto di sè il regno di Oceano. Man mano che salivano diventavano sempre più leggere: fluttuavano nell’aria più leggere di trasparenti farfalle, e salivano sempre più in alto, sempre più su… per la prima volta in tutta la sua vita Diamantina, fuori dal regno di Oceano, vide tutti i colori del mondo.

(disegno)

Diamantina e le sue sorelle erano così felici! Ed ecco, videro comparire mago Vento: un gigante buono che se ne stava là nell’aria e  sembrava divertirsi come un matto a gonfiare le sue guance a più non posso. Quando aprì la bocca, ne uscì una bella folata fresca che investì tutte le gocce, allora loro si diedero la mano e si strinsero, per evitare di venire sparpagliate chissà dove.  Così unite , formarono una bella nuvola bianchissima nell’azzurro del cielo, e mago Vento continuò a soffiare, spingendo la nuvola fino alla cima di un’alta montagna rocciosa.

Lassù faceva molto freddo, non si vedevano nè erba nè alberi, ma solo rocce gigantesche, immobili e solenni. Per proteggersi dal gran freddo, ed estasiate dalla bellezza di ciò che vedevano, Diamantina e le altre gocce si strinsero ancoro  più forte le une alle altre: erano nel regno di mago Gelo. Divennero per opera sua sempre più consistenti e solide e bianche, e scesero lievemente sulle montagne, trasformate in meravigliosi cristalli stellati. Si adagiarono con dolcezza al suolo formando un mantello soffice soffice e bianco bianco, e caddero in un piacevolissimo sonno che per lungo tempo le cullò su quelle alte vette.

Finalmente, un mattino, un lieve tepore le svegliò dal loro sonno, e le gocce ad una ad una si accorsero che potevano nuovamente muoversi: era arrivata la primavera.

(disegno)

Scivolarono lungo il pendio della montagna verso la valle, lungo il percorso cantavano e saltellavano e giocavano a rincorrersi, riprendendo  via via la loro trasparenza. Scorrevano sempre più veloci, e ridevano, ridevano… L’eco delle loro risa risuonava tutto intorno, e improvvisamente ebbero come l’impressione di prendere velocità e di volare nel vuoto: l’emozione le fece ridere ancora più forte! E il loro salto aveva formato un’incantevole cascata.

Lungo il percorso capitava che alcune gocce scegliessero altre strade, ma sempre accadeva che un po’ più a valle si ricongiungessero. Ritrovarono perfino le sorelle che avevano scelto per un po’ di scorrere sottoterra, per poi riaffiorare dalla roccia e riunirsi a loro come acqua di sorgente.  Quando furono di nuovo tutte insieme,  i loro mille rigagnoli erano diventati un bel torrente limpido e lastricato di sassi grandi e piccoli.

Diamantina e le altre gocce si scambiarono i loro racconti di viaggio: c’era chi aveva conosciuto la regina Stella Alpina, chi aveva spiato una cordata di coraggiosi alpinisti, chi era passata vicino a paurosissimi burroni… un profumo molto intenso le avvolgeva e felici più che mai contemplavano il verde giovane della primavera.

Diamantina per prima si fece coraggio, e chiese: “Chi siete? Perchè ve ne state lì fermi e non venite con noi?”. “Noi siamo l’erba”, risposero in coro, “non potremmo vivere separati dalla terra, che ci nutre, ci protegge, ha cura di noi. Tappezziamo la montagna formando i pascoli, e la facciamo soffice e morbida… su di noi giocano i bambini, e senza di noi mucche, pecore, caprette, morirebbero di fame”. Diamantina e le sue compagne domandarono perplesse: “Mucche? Pecore? Caprette? E che cosa sono?” . “Sono quegli animali laggiù, vedete? Quelli a quattro zampe!”.

Le gocce conobbero così gli animali, strani esseri che, a differenza dell’erba, possono correre, saltare, galoppare…

“Anche tu ti chiami Erba?”, chiese Diamantina ad un bel fiore. “Beh, non proprio… il mio nome è Calendula, anch’io appartengo alla famiglia dell’Erba, ma a me aria e luce hanno dipinto un bel fiore con i raggi del sole…”. Mentre Calendula parlava, Diamantina si accorse di un piccolo essere simile a un fiore, ma che volteggiava nell’aria. Quando lo vide posarsi su una dolce margherita, urlò: “Attento bel fiore bianco e giallo, quella cosa ti farà male!”. “Mia cara Diamantina,” rispose Margherita, “questa è nostra sorella, la Farfalla. Non vedi come somiglia a noi fiori? Le sue ali sono come i nostri petali, ma sono petali speciali perchè possono prendere la strada del cielo. La farfalla, sai, volando qua e là per il prato, raccoglie tutte le storie che racconta la natura e le passa di fiore in fiore. Ora è a me che vuole raccontare qualcosa…”

Dopo aver salutato tutti i nuovi amici conosciuti nel pascolo montano, Diamantina e le sue compagne ripresero il loro viaggio. Ad un tratto sentirono un brivido di freddo e di paura: videro attorno a loro non più il verde dei pascoli, ma una miriade di giganti maestosi ed immobili che, nascondendo la luce del sole, creavano un’atmosfera cupa e misteriosa.  Le gocce, unite nel torrente, stavano infatti attraversando un fitto bosco di pini, abeti e larici.

La luce tornò e le gocce tirarono un bel sospiro di sollievo. Avevano ripreso il loro corso naturale, quando questa volta fu un grosso sasso a sbarrar loro la strada. Alcune gocce riuscirono ad aggirarlo, passare oltre e proseguire il loro cammino; altre si fermarono a discutere a lungo davanti al masso, presero a litigare, e così divennero ben presto acqua stagnante, e il fango le imprigionò.

(disegno: montagna)

Le altre, passate il grande sasso, decisero di rallentare un po’ la loro corsa per ammirare il meraviglioso paesaggio che andava cambiando. Via via la pendenza si faceva più dolce e cominciavano ad apparire verdeggianti colline, che si susseguivano simili alle onde di un mare incantato, pronto ad offrire nuovi tesori e nuove bellezze: argentei ulivi dal tronco contorto, filari di viti, frutteti, tappeti di terra coltivata, boschetti di castagni e querce, fiori variopinti. Tante casette colorate erano sparse qua e là tra il verde. Le gocce si beavano di tutte queste meraviglie.

Diamantina e le sue compagne di viaggio si guardavano intorno felici, e la loro attenzione presto si concentrò su una specie di prato verde sospeso in alto. “Forse è un prato che vola, una specie di grande farfalla…” disse Diamantina a voce alta.  “Ma che sospeso! Ma che farfalla!” disse un grosso vocione da contrabbasso, “Sono la Quercia. Le mie radici affondano nella terra, e la terra mi ha nutrita e fatta crescere così alta e maestosa perchè desiderava guardare il cielo da vicino. I miei rami servono da riparo per gli uccelli: loro cantano e volano, mentre io sto immobile a custodire la loro casa. Solo mago Vento viene ogni tanto a scuotermi un po’ le fronde: lui è mio grande amico. “

Un canto improvviso distrasse presto Diamantina: nascosto tra i fili d’erba c’era un piccolo cosino nero, ed era lui a cantare. “E tu chi sei?”, chiese Diamantina, “una capretta nana?”. “No, no!”, rispose quello. “Allora sei una mucca piccola!”. “Ma no! Sono un insetto, un grillo canterino, per la precisione, e mentre mi occupo di pulire e riordinare la tana, canto”.

“E quei fili d’erba che saltano, cosa sono?” chiese ancora Diamantina al grillo. “Sono cavallette! Non sono fili d’erba, sono insetti come me. Non stanno mai ferme, saltano, saltano… mi fanno girare la testa!”. Detto questo il grillo riprese le sue faccende e il suo canto.

(disegno: collina)

Le gocce, intanto, cominciavano a sentirsi molto stanche, dopo quel lunghissimo viaggio, ed erano confuse e stordite per la quantità di cose nuove che avevano visto lontane da casa. Rallentarono l’andatura e udirono un ronzio insistente provenire dalla riva, da un bel prato fiorito. Videro tanti piccoli esserini gialli e neri: volavano di fiore in fiore producendo il ronzio che aveva attirato la loro attenzione.

“Quelle non sono certo farfalle” pensò Diamantina, che proprio per colpa delle farfalle aveva già fatto tante brutte figure. Si avvicinò e chiese: “E voi chi siete?”. “Noi siamo le api” risposero loro, “e ci posiamo sui fiori per raccogliere il dolce nettare. Loro ce lo danno molto volentieri, perchè sanno che così noi potremo preparare la pappa reale per la nostra regina e il miele per tutti.”

Diamantina non sapeva proprio cosa fosse il miele, ma era troppo stanca per fare altre domande, così, insieme alle sue compagne, riprese il suo viaggio, muovendosi sempre più lentamente.

Il letto sul quale Diamantina e le altre gocce scorrevano non era più così ripido, ed era anche diventato molto più largo. Le gocce ora non avevano più quella voce sonora e squillante di una volta, non saltellavano, non guizzavano: scivolavano pacatamente e via via perdevano la loro limpidezza di acqua di montagna, per diventare acqua di fiume. Il fiume si allargava sempre più. Diamantina e le sue compagne si sentivano ora pesanti e stanche e provavano una grande nostalgia per il regno verdazzurro di Oceano. Attorno a loro c’erano tante cose meravigliose: le barche, le case, la vasta pianura verdeggiante, i campi dorati di grano, i filari di vite… ma Diamantina aveva perso ogni curiosità.

(disegno: pianura)

Ora le gocce scorrevano così lentamente che il tempo sembrava non passare mai…ma ecco che, in lontananza, scorsero il regno di Oceano, la loro casa. Ma come era possibile?

“Ogni fiume porta al mare, ragazze mie!” diceva Oceano, “Forza, correte, fatevi abbracciare!”

E tornate finalmente nel regno di Oceano, Diamantina potè raccontare a tutti gli abitanti del mare com’è fatta la terra: montagna, collina e pianura.

(adattamento da un racconto in uso nelle scuole steineriane)

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Poesie e filastrocche I MESI DELL’ANNO

Poesie e filastrocche I MESI DELL’ANNO – una raccolta di poesie e filastrocche a tema, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Mesi
Gennaio porta il ghiaccio sul mantello
febbraio è corto e porta freddo e neve
marzo ha con sè il tempo poco bello
aprile vien con fiori ed aria leve
maggio ha i fiori e il tempo mite
giugno fa biondeggiar le messi d’oro
luglio porta i bagni e lunghe gite
agosto al contadin porta lavoro
settembre mette il vino nelle botti
ottobre getta il seme nella terra
novembre porta le lunghe notti
dicembre abbraccia l’anno e lo sotterra.

L’anno, i mesi e i giorni
Io so, bimbo, d’un albero
che cresce in tutti i siti,
i sami suoi son dodici,
di foglie rivestiti.
Ad ogni ramo pendule
stan trenta foglioline,
addentellate al margine
da ventiquattro spine.
Trapunte d’or, di porpora,
sa un verso scintillanti,
son nell’opposta pagina
oscure e scoloranti.
Ed ogni notte staccasi
dall’albero una foglia
infin ch’ei nudo all’aria
rimane di sua spoglia.
Ma in quell’istante spuntano
le gemme a cento a cento
e i rami si ricoprono
di nuovo vestimento.
Così per anni e secoli
quella vicenda dura;
e l’albero fatidico
del tempo è la misura. (E. Berni)

I dodici fratelli
Gennaio vien tremando
col cappotto e lo scaldino
vien febbraio schiamazzando
in costume d’Arlecchino
marzo porta vento a iosa,
una rondine e due viole
porta aprile un pesco rosa
che ti desta al nuovo sole
maggio canta e da lontano,
tre usignoli fanno coro
giugno tiene nella mano
una spiga tutta d’oro
luglio porta ceste piene
di susine e pesche bionde
porta agosto due sirene
che si specchiano nell’onde
se settembre si fa bello
con tre pampini di vite
reca ottobre un gran fardello
di castagne abbrustolite
poi novembre viene stanco
per la nebbia che l’assale
vien dicembre tutto bianco
con l’abete di Natale.
Sono dodici fratelli
che si tengono per mano
tutti buoni tutti belli,
anno nuovo ti aspettiamo. (G. Noseda)

I mesi dell’anno
Gennaio porta pasqua epifania,
febbraio sciala in maschera per via,
marzo per mano tien la primavera,
aprile d’ogni verde s’imbandiera.
Maggio i giardini sogna delle fate,
giugno dispensa l’oro dell’estate,
luglio ed agosto nella gran calura
godon beati la villeggiatura.
Settembre s’affaccenda per il vino,
ottobre rompe ricci di castagne,
novembre fa canute le montagne,
dicembre esulta davanti al Bambino. (I. Drago)

I mesi dell’anno
Gennaio mette ai monti la parrucca,
febbraio grandi e piccoli imbacucca;
marzo libera il sol di prigionia.
April di bei color gli orna la via;
maggio vive tra musiche d’uccelli,
giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
luglio falcia le messi al solleone,
agosto, avaro, ansando le ripone;
settembre i dolci grappoli arrubina,
ottobre di vendemmia empie la tina;
novembre ammucchia aride foglie in terra,
dicembre ammazza l’anno e lo sotterra. (A. S. Novaro)

I mesi dell’anno
Gennaio porta gelo e nevicate,
febbraio grandi balli e mascherate,
marzo arriva col vento e le viole,
aprile ha l’erba per le capriole.
Maggio ci dà le rose profumate,
giugno le spighe dal bel sol dorate,
luglio ha le trebbie e sempre gran lavoro,
agosto buone frutta rosse e d’oro.
Settembre mette l’uva giù nel tino,
ottobre cambia il mosto in un buon vino,
novembre butta giù tutte le foglie,
dicembre per il fuoco le raccoglie. (O. Turchetti)

I mesi
Aprendo la sua porta
gennaio tira tira.
Febbraio gamba corta,
lo segue e gira gira.
Va marzo pazzerello
col vento nel cestello.
E sparge i fiori aprile,
sì gaio e sì gentile.
Il maggio par che voli
fra rondin e usignoli.
Poi giugno va beato
di spighe inghirlandato.
E luglio porta il sacco
di candida farina.
Agosto ha la sua sporta
di frutta sopraffina.
S’aggirano settembre
e ottobre dentro il tino.
E mesto va novembre
coi fiori e il lumicino.
Dicembre chiude l’anno
in una stanza oscura.
Ma, furbo, capodanno,
vi scopre una fessura.
Gennaio fa passare
per poi ricominciare
il giro giro tondo
che dura quanto il mondo. (F. Manisco)

Girotondo di dodici fratelli
Girotondo, girotondo!
Quanti sono? Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca,
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito.
Tien per mano il più piccino
della schiera e il più furbetto;
febbrarin carnevaletto,
detto pure il ventottino.
Lo vedete quant’è buffo
nel vestito d’Arlecchino,
lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?
Un sentore di viole…
ecco marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello
ricci al vento e viso al sole.
E’ una gioia rivederlo;
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina appresso un bimbo
dolce, pallido, gentile.
Pratolino, ovvero aprile,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro quel biondino.
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
Maggio, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti;
benedici tutti quanti
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco al tuo posto
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli
buoni: giugno, luglio, agosto.
Nudi sono come l’aria,
ma ciascun porta un suo fregio:
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria,
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti;
spighe, il terzo, barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
Ma quest’altro, avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
E’ settembre, occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malia,
ch’ha il profumo del cotogno…
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo, ed è gioconda
la canzon ch’odo cantare:
“Sangue chiaro e sangue fosco
dà la vigna, e noi beviamo
l’uno e l’altro, e salvi siamo!”
Matto ottobre, ti conosco.
Ahi, quei due che vengon ora,
musi lunghi, brutta cera
da ammalati, veste nera
ci predicon la malora!
Tien novembre un ramo secco
all’occhiello del gabbano,
e dicembre nella mano
più non porta che uno stecco.
Nei tasconi del loro saio
racan freddo e amare pene…
Ma vedete, ora chi viene?
Di bel nuovo è qui gennaio…
Girotondo, girotondo,
sono dodici ragazzi,
buoni e tristi, savi e pazzi:
e nel mezzo è il vecchio mondo. (D. Valeri)

I mesi dell’anno
Gennaio porta il ceppo e la Befana
febbraio carnevale e tramontana;
marzo le pratoline e le viole;
le rondinelle aprile e il dolce sole;
salutan maggio gli uccellini in coro;
giugno ha tra il fieno lucciolette d’oro;
luglio è biondo di grano al solleone;
agosto porta frutte dolci e buone;
settembre ha l’uva d’oro e di rubino,
ottobre poi la pigia dentro il tino;
novembre porta i fiori al camposanto,
dicembre culla i semi sotto il manto. (E. Bossi)

I mesi dell’anno
Vien gennaio freddoloso
con la barba di ghiaccioli
sotto il ciel cupo e nevoso.
I suoi undici fratelli
son febbraio, marzo, aprile,
maggio, giugno, luglio, agosto,
poi settembre il più gentile
ed ottobre col suo mosto
ed infin novembre brullo
e dicembre ultimo nato
che riporta nel cuore di ognuno
il bambino tanto sognato.
Che simpatica famiglia
reca sotto il suo mantello!
Nessun mese si somiglia
e a suo modo ognuno è bello.

I mesi dell’anno
Gennaio infreddolito
chiamò febbraio intirizzito
marzo, il burlone
svegliò aprile dormiglione.
Maggio aprì i suoi fiori
giugno uscì coi suoi colori,
luglio portò calura,
agosto recò l’arsura,
settembre andò al mare
e non aiutò ottobre a vendemmiare.
Vicino al camino novembre
aspettava l’ultimo, dicembre.

I mesi dell’anno
Va a sciare il buon gennaio
veste in maschera febbraio
marzo ha tante rondinelle
d’april piove a catinelle
con le rose giunge maggio
con le spighe giugno il saggio
ci fa luglio soffocare
si riposa agosto al mare
a settembre piace il mosto
ha già ottobre a scuola un posto
con le nebbie vien novembre
gioia e feste canta dicembre.

I mesi dell’anno
Dice gennaio: chiudete l’uscio
dice febbraio: io sto nel mio guscio
marzo apre gli occhi e inventa i colori
aprile copre ogni prato di fiori
maggio ti porge la rosa più bella
giugno ha nel pugno una spiga e una stella
luglio si beve il ruscello d’un fiato
sonnecchia agosto all’ombra sdraiato
settembre morde le uve violette
più saggio ottobre nel tino le mette
novembre fa di ogni sterpo fascina
verso il presepe dicembre cammina.

I mesi dell’anno
I bimbi lo sanno
che i mesi dell’anno
tra grandi e piccini
son dodici in tutto.
Se ognuno ha il suo fiore
se ognuno ha il suo frutto
nessuno è tra loro
più bello o più brutto.
Son tutti fratelli
ognuno ha un mestiere
chi cura i piselli
chi porta un paniere
chi pota, chi innesta,
chi ara, chi miete,
chi porta una brocca
di acqua a chi ha sete;
chi versa uno scroscio
di pioggia lucente.
Nessuno sta in ozio
guardando la gente.
Più bella famiglia
nessun vedrà mai.
Son dodici mesi,
e tutti operai. (R. Pezzani)

Girotondo dei dodici mesi
Girotondo sul nevaio
con gennaio e con febbraio
e per marzo pazzerello
girotondo con l’ombrello.
Girotondo al campanile
con la Pasqua dell’aprile
e per maggio ciliegino
girotondo col cestino.
Giugno ai campi, luglio al mare
girotondo da sudare.
Fugge ai monti agosto in fretta
girotondo sulla vetta.
Con settembre ottobre vola
girotondo per la scuola
e novembre, ecco, è già qui
girotondo con gli sci.
Poi, vestito di Natale,
fa dicembre il gran finale
e saluta capodanno
girotondo tutto l’anno.

I mesi
Cari amici il tempo vola
vanno i mesi a malincuore
presto giugno mietitore
verrà a chiudere la scuola
a trovare sotto il sole
fra boschetti, prati, aiuole,
ecco luglio un po’ monello
con agosto suo fratello.
Porteranno tanti doni
profumati, freschi, buoni!
Poi settembre canterino
farà festa nel vigneto
ed ottobre ancor più lieto
pigerà l’uva nel tino.
Oh, davvero il tempo vola
bimbi miei, si torna a scuola!
Di novembre poverello
parleranno le castagne
poi dicembre vecchiarello
stenderà sulle montagne
un gran manto di candore
darà gioia ad ogni cuore
e in un canto di bontà
anche l’anno finirà.

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Poesie e filastrocche LA BRINA E IL GELO

Poesie e filastrocche LA BRINA E IL GELO – una raccolta di poesie e filastrocche sulla brina e sul gelo, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Brinata
Non è neve: men candida,
più sfumata fioritura,
esalata nel silenzio,
della magica natura.
Nella notte l’incantesimo
si fermò tra gli alti rami,
stese lento in mezzo agli alberi
le sue trine e i suoi ricami.
Ma la trama ormai dissolvesi,
vinta dal sol che già l’ha tocca;
un gocciar di gravi lacrime,
piove intorno, intorno fiocca. (G. Bertacchi)

Brinata
La terra era squallida e grigia
e grigio e monotono il cielo;
l’inverno riaprì la valigia
e poi disse al gelo:
“Ricama con mano gentile
quest’umida nebbia sottile!”
Il gelo si mise al lavoro:
sui penduli rami tremanti
profuse, con arte, un tesoro
di perle, e diamanti,
e, all’alba del nuovo mattino,
la terra fu tutta un giardino. (R. Calleri)

Il gelo
Dormiva la vallata nella notte serena:
s’affacciò il gelo e disse: “Bene, mi sento in vena!
Quest’ora è tranquilla, nessuno sta a vedere
e si lavora in pace. Mi fa proprio piacere.
Io non somiglio punto a quei furioni
miei parenti, la grandine, il vento, gli acquazzoni.
Quanto fracasso fanno! Par non ci sian che loro
e sciupano ogni cosa. Io sto zitto e lavoro.”
Così borbotta il gelo, ride la luna piena
mentr’ei va silenzioso per la notte serena. (C. Del Soldato)

Nebbia e brina
Nebbia, che cosa hai fatto!
Un velario di seta.
Ogni cosa è segreta
a un tratto.
Che ricamo, che trina,
quanti gioielli intorno!
Li dona al nuovo giorno
la brina. (D. Rebucci)

Brina
Lo squallido rosaio
sotto il freddo rovaio
s’è coperto di brina.
Ogni fronda, ogni spina
porta un fiore, una stella.
Il passero saltella
sui bianchi ciuffi e spera:
“C’è forse primavera?” (O. Visentini)

Brina
La nebbia del mattino
s’impiglia come un velo,
tra i rami del giardino
scintillanti di gelo:
è la brina, la lieve
sorella della neve.
Ella tesse ricami
minuti, di bianche perline,
su tutti i rami
e sulle foglioline;
fa un candido contorno
ad ogni cosa intorno.
Ieri non c’era niente:
in una notte il vago
lavoro diligente
fu fatto, a punta d’ago.
Com’è svelta e felice
questa ricamatrice! (Puck)

Fiori di ghiaccio
Mentr’io dormivo
oh, quanti strani fiori
sulla finestra
ha disegnato il gelo!
Fiori di ghiaccio, i cui steli ricurvi
compongono arabeschi fantasiosi.
Belli davvero!
Ma il fiato li scioglie,
subito.
Di quel magico giardino che resta?
Un par di lacrime sul vetro…

Il gelo
Dormiva la vallata nella notte serena;
s’affacciò il Gelo e disse: “Bene, mi sento in vena!
Quest’è un’ora tranquilla, nessuno sta a vedere
e si lavora in pace. Mi fa proprio piacere.
Io non somiglio punto a tutti quei furioni
miei parenti, la grandine, il vento, gli acquazzoni.
Quanto fracasso fanno! Par non ci sian che loro
e sciupano ogni cosa. Io sto zitto e lavoro”.
Così borbotta il Gelo; ride la luna piena
mentr’ei va silenzioso nella notte serena. (C. Del Soldato)

Il gelo
Dimmi il segreto, candido gelo:
hai imparato forse nel cielo
a far sui vetri i tuoi ricami,
così fantastici di foglie e rami?
Metti alle piante rari merletti,
ghiaccioli a frangia cuci sui tetti;
doni alle siepi mille trafori,
dispensi ai campi gelidi fiori:
fredda bellezza che fa sognare,
mistero eterno che fa pensare. (T. Romei Correggi)

 

Il gelo
Al sole ch’è malao
certo il gelo è molesto,
e si corica presto
poichè s’è tardi alzato.
Con braccia scarne aiuto
chiede il gelso e il cipresso
trema per freddo acuto
nel suo mantello stesso. (V. Bettolini)

L’arrivo di Mago Gelo
Dormiva la vallata nella notte serena.
S’affacciò il  Gelo e disse: -Bene, mi sento in vena.
Questa è un’ora tranquilla: nessuno sta a vedere
e si lavora in pace. Mi far proprio piacere.
Io non somiglio proprio a quei furioni
miei parenti: la grandine, il vento, gli acquazzoni;
quanto fracasso fanno! Par non ci sian che loro,
e sciupano ogni cosa. Io sto zitto e lavoro.-
Così borbotta il Gelo: ride la luna piena
mentre lui va silenzioso nella notte serena;
e viene alle casette della valle silente;
e alle chiuse vetrate soffiando lievemente
va ricamando trine così fini e istoriate
come il meraviglioso mantello delle fate.
E dappertutto dove, alitando si arresta,
al lume della luna d’un tratto ecco una testa
di fiori scintillanti, di candidi alberelli,
di brillanti alucce di farfalle ed uccelletti;
ecco templi d’argento dalle guglie lucenti
e intricate foreste dai rami trasparenti.
Ogni cosa s’adorna di bianco luccichio:
-Eh- dice Mago Gelo -se mi ci metto io!-
(Camilla del Soldato)

Brinata
La terra era squallida e grigia,
e grigio e monotono il cielo;
l’inverno riaprì la valigia
e poi disse al gelo:
“Ricama con mano gentile
quest’ultima nebbia sottile”.
Il gelo si mise al lavoro;
sui penduli rami tremanti
profuse con arte un tesoro
di perle e diamanti;
e all’alba del nuovo mattino
la terra fu tutta un giardino.
Il sole dai monti si affaccia
i candidi fiori a guardare,
la nebbia fumosa discaccia,
li viene a baciare;
e allora si rompe l’incanto.
I fiori si sciolgono in pianto. (R. Calleri)

Brina
Che rovina nell’orto in tre brinate!
Squallido tutto e morto;;
spogliato il susino, rigido il pero;
tre bianche mattinate
orbar di fiori l’orto,
fecero un cimitero.
Ultime, e al cuor per questo più soavi,
rose cadute qua, là fucsie a terra
non più pendule e gravi;
beate le viole nella serra!
Più non sta tra le sue foglie il fico:
trovarne uno grinzoso ed infermiccio
tra quegli stecchi è un caso;
non tiene più un racimolo il viticcio
e l’amorin nel vaso langue. (E. Giardini)

Brinata
Non è neve: men candida,
più sfumata fioritura,
esaltata nel silenzio
della magica natura.
Nella notte l’incantesimo
si fermò tra gli altri rami,
stese lento in mezzo agli alberi
le sue trine e i suoi ricami,
ma la trama ormai dissolversi,
vinta al sol che già l’ha tocca;
un gocciar di gravi lacrime
piove intorno, intorno fiocca. (G. Bertacchi)

Brinata
Ve’, che gli alberelli stamattina
all’improvviso fecero i fiori
belli ed orditi come la trina,
che sanno fare le ricamatrici!
Ieri ogni cimarella avea una spina,
come che fosse una spina d’amore,
oggi una rama porta un grumolo,
tutto bello nel suo candore;
e c’è Mariella dalla balconata,
che lascia l’anima su questi fiorellini,
fatti di niente, fatti di brina,
e riguardando or questi e or quelli,
gode e non s’accorge che in un subito,
dileguano tutti come tante stelle. (V. De Simone)

La brina
Già la brina s’è levata,
la campagna ha ricamata.
Con le perle, col diamante
che scintilla al nuovo sole
ha adornato già le piante,
e sentieri, prode, aiuole.
E salta sopra il tetto
della mia modesta casa
ha disteso il suo merletto
lungo tutta la cimasa.
Come splende la mattina
al passare della brina! (R. Rebucci)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Poesie e filastrocche sulla neve

Poesie e filastrocche sulla neve – una raccolta di poesie e filastrocche sulla neve, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La neve
Neve bella,
fatta a stella,
bianca neve,
lieve lieve
vienmi in mano,
piano piano
Sei per poco
dolce gioco,
dolce gioco
in mille fiocchi
che mi frullan
sotto gli occhi. (Ada Negri)

Scenetta bianca
Da un bel boschetto a far la serenata
la luna tutta bianca s’è affacciata:
sono i monti, le valli, le colline
tutti sparsi di pecore piccine.
La luna ride un poco: un faggio stanco
dorme sognando un gran cappuccio bianco.
Sola sul monte una chiesetta in pace
con la pupilla d’oro guarda e tace. (Luisa Nason)

Nevica
Sopra i tetti, sulle strade
piano piano, lieve lieve
cade giù la bianca neve.
Danza, scherza, su nell’aria,
si rincorre, si riprende
e poi lenta lenta scende.
Come candida farfalla
che è già stanca del suo volo
si riposa sopra il suolo
ed in breve lo ricopre
d’un uguale bianco manto:
sembra tutto un dolce incanto. (P. Guarnieri)

C’è una bimba
C’è una bimba che spazza davanti alla sua porta!
La bimba è piccola e la granata è corta;
la neve è tanta tanta che copre la città:
a spazzarla via tutta chi mai ci arriverà?
Ci arriveremo tutti, se ognuno spazza un po’…
la bimba è piccolina, ma fa quello che può. (L. Schwarz)

Il gelo
Dormiva la vallata nella notte serena:
s’affacciò il gelo e disse: “Bene, mi sento in vena!
Quest’è un’ora tranquilla, nessuno sta a vedere
e si lavora in pace. Mi fa proprio piacere.
Io non somiglio punto a quei furioni
miei parenti, la grandine, il vento, gli acquazzoni.
Quanto fracasso fanno! Par che ci sian che loro
e sciupano ogni cosa. Io sto zitto e lavoro.”
Così borbotta il gelo, ride la luna piena
mentr’ei va silenzioso per la notte serena. (Camilla Del Soldato)

Neve
Cade la neve a falde larghe e piane,
da ore e ore, senza mutamento.
Non una voce; non un fil di vento;
non echi alle casupole lontane.
Nei boschi e nelle immense Alpi lontane
ogni soffio di vita sembra spento.
Sotto quel bianco ammanto è un sognar lento
di piante, d’erbe e di speranze umane. (Ada Negri)

Paese nuovo
Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi
taciti, ch’empion turbinando l’aria;
guarda la strada bianca e solitaria,
che non ha che un ombrello e due marmocchi.
E guarda la casina dirimpetto,
ch’è agghiacciata dal vento e dalla bruma.
ma che pur nel silenzio algido fuma
con la pipa del suo comignoletto.
Sorride il bimbo nel suo caldo covo,
ed è stupito perché i fiocchi, a un tratto,
d’un paesello nero e vecchio han fatto
un paesello tutto bianco e nuovo. (Marino Moretti)

La neve e la culla
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
la vecchia canta: “Intorno al tuo lettino
c’è rose e giglio, tutto un bel giardino:”
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta… (G. Pascoli)

Nevicata
C’è la mostra del bianco. Ecco, ogni cosa
lentamente si veste di candore.
Lieve cade la neve senza posa…
Quanto biancore!
Son di bambagia i tetti diventati,
di lattemiele sembrano i camini;
le gronde e i cornicioni sono ornati
di trine fini.
Tra le farfalle bianche della neve
spaurito vola, nero, un uccellino.
Nell’aria si disperde il fumo lieve
d’alto camino.
All’improvviso appare un po’ di rosa,
lassù, nel cielo, fra la neve bianca;
ma vince ancor la neve silenziosa,
e il rosa imbianca. (A. Castoldi)

Fiocchetti bianchi
Candida, lieve,
morbida, fina,
questa mattina
scende la neve.
I fiocchi bianchi
mi sembran ali:
sui davanzali
si posan stanchi.
Dal grigio cielo,
su prati e fonti,
su chiese e ponti,
stendono un velo.
Vestono i rami
d’alberi spogli;
i sassi grami
sembrano scogli.
In girotondo
copron la siepe;
adesso il mondo
pare un presepe. (C. Ronchi)

Nevicata
Nevica; l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera. (G. Pascoli)

Canzoncina della neve
Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche
di volare.
E allora scese
lieve lieve
la fiorita di neve. (O. Visentini)

La neve
Ieri sull’alto colle,
oggi nel piano arato,
la neve è sulle zolle,
e copre il seminato.
“Buon raccolto di grano!”
fa il provvido bifolco;
ma un passerotto invano
cerca l’amico solco.
E saltella leggero,
e pare quasi stanco,
piccolo punto nero
sopra l’immenso bianco. (Rubber)

La neve
Danzi nel cielo, candida e lieve,
o bella neve.
Poi silenziosa, distendi al suolo
il tuo lenzuolo.
“Uh com’è freddo questo mantello!”
geme l’uccello.
E i poverelli dicon sgomenti:
“Ah quanti stenti
e quanto freddo patir si deve
con questa neve!”.
Dicono i bimbi: “Andremo a sciare
e a scivolare,
a fare palle e un fantoccione
tutto burlone:
la pipa in bocca, i baffi neri,
gli occhi severi…”.
Dice contento il campagnolo:
Non gela il suolo
sotto la neve: e il chiccolino
sta ben caldino!”. (T. Romei Correggi)

La neve
Sui campi e sulle strade,
silenziosa e lieve,
volteggiando, la neve cade.
Danza la falda bianca,
nell’ampio ciel, scherzosa,
poi sul terren si posa stanca.
In mille immote forme,
sui ceppi e nei giardini dorme.
Tutto dintorno è pace:
chiuso in oblio profondo,
indifferente , il mondo tace. (Ada Negri)

Nevicata
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve:
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve. (G. Pascoli)

Povero pettirosso!
Eccolo lì, povero pettirosso!
Con la neve, per lui c’è carestia;
e chi sa mai quanta malinconia
si sente addosso…
Nè bacche, nè granelli, eh, poverino!
e le belle giornate son lontane…
Li vuoi questi minuzzoli di pane,
pettirossino? (C. Del Soldato)

Neve bella
Neve bella, fatta a stella,
bianca bianca, lieve lieve,
vienmi in mano, piano piano,
sei, per poco, dolce gioco;
dolce gioco in mille fiocchi
che mi frullan sotto gli occhi.

Allegria sulla neve
Sulla neve è ritornata
l’allegria dei ragazzi:
c’è chi ride, c’è chi canta,
chi bersaglia i bei pupazzi.
Tutti bianchi, incappucciati,
van correndo qua e là;
sono allegri, spensierati,
pien di gran serenità. (V. Battù)

Nevicata
Le casette
stupefatte
sono bianche
come il latte.
Tutto è bianco,
monte e valle…
è un diluvio di farfalle.
Lungo i tetti
sopra i rami,
che merletti
che ricami!
Che stupore
per gli uccelli!
Che cappucci
sugli ombrelli! (P. Ruocco)

Ballatella della neve
In una casetta
dell’Alpe lontana
dimora una vecchia
fra biche di lana:
di soffice lana
di sue pecorelle
da essa tosate
a un lume di stelle;
ed ora la dona
al vento che in breve
la muta in fiocchetti
di candida neve.
Mulina, mulina
nell’aria gelata
la morbida lana
così trasformata!
Che gioia vederla!
Per tutta la valle
è come una danza
di lievi farfalle:
un piover giocondo
di piume d’argento
che cambia, oh portento
la scena del mondo.
Intanto, dal cavo
d’un buio crepaccio
or esce un vegliardo
con barba di ghiaccio.
Che torbido sguardo,
che cera stizzosa!
Al freddo suo fiato
s’ammala ogni cosa…
Ei spegne le foglie
sugli alberi foschi,
discaccia gli uccelli
lontano dai boschi,
trasmuta le fonti
in lastre di vetro
e brontola brontola
un monito tetro.
Ma sotto la neve
e bulbi e radici
riposano in pace
sicuri, felici.
E sognan l’aprile
e il sole giocondo
che ancor farà verde
la scena del mondo. (G. Striuli)

Fata bianchina
La sai tu la storia di Fata Bianchina
che soffice, cheta, dal cielo calò?
Tranquilla discese, una grigia mattina
e il candido manto su tutto gettò-
I bimbi, felici, batteron le mani,
i passerottini gemeron “Ci ci”.
Guardò il contadino sui campi lontani
e disse contento: “Va bene così”.
Ma il sole col vivido disco di fuoco
nel cielo schiarito a un tratto brillò
e Fata Bianchina dovè, a poco a poco
disfarsi nel pianto. Così se ne andò. (P. Bianchi)

Neve
Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde nè fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve,
la fiorita neve. (U. Saba)

Neve
Giù dal cielo grigio grigio
zitta zitta, lieve lieve
lenta lenta, bianca bianca
sulla terra vien la neve.
Mille bianche farfalline
fanno il manto alle colline
mille candide farfalle
tintinnando
fanno ai campi un bianco scialle
mille fiocchi immacolati
danno ai monti, ai boschi, ai prati
alle strade, ai tetti, al suolo
un bellissimo lenzuolo
i bambini guardan fuori
e non apron più la bocca
e la neve lenta lenta
scende scende, fiocca fiocca. (Ruocco)

Neve
Le casette stupefatte,
sono bianche come latte
tutto è bianco, monte e valle,
è un diluvio di farfalle
lungo i tetti, sopra i rami,
che merletti, che ricami.

La nevicata
Sulla campagna squallida e pensosa
scende la neve, a larghi fiocchi e lenti,
e sui morbidi strati rilucenti
immacolata e tacita si posa.
Scende d’un fitto vel, copre ogni cosa;
copre casette, ponti, acque dormienti;
e colma fossi, imbianca bastimenti
e scende senza fine e senza posa. (E. De Amicis)

Neve
Cadono i fiocchi
ma non si posano subito.
Restano un poco in alto
esitano sospesi,
come cercassero
un posto pulito
per riposare e raccogliersi. (G. Serafini)

Sgocciola la tettoia
Dalle nuvole rotte
il sole ad intervalli
in berretta da notte
mette fuori la faccia stralunata
sbadigliando di noia.
E frattanto, di neve disgelata
sgocciola la tettoia
come il nasuccio d’uno scolaretto
che smarrì il fazzoletto.
Al margine del fosso
squittisce un pettirosso. (A. Ghislanzoni)

Fiori di neve
Petali bianchi
nell’aria greve.
Fiori di neve
sui rami stanchi.
Sul verde tenero
del nuovo grano
s’adagian piano
gigli e asfodeli:
fiorita lieve
che ignora stelo…
Gemme del cielo
fiori di neve. (M. Castoldi)

Tracce sulla neve
Chi è passato di qui?
Un bruno cervo timido.
Chi è passato di là?
Un coniglietto trepido,
un orso vecchio e placido.
Chi è passato di qui?
Un topo velocissimo
che corre al suo cunicolo
tiepido e comodissimo. (K. Jackson)

La neve
Giù dal cielo
grigio grigio,
zitta zitta,
lieve lieve
lenta lenta
bianca bianca
sulla terra
vien la neve.
Mille bianche
farfalline
fanno il manto
alle colline,
mille candide
farfalle
tintinnando,
fanno ai campi
un bianco scialle.
Mille fiocchi immacolati
danno ai monti,
ai boschi, ai prati,
alle strade,
ai tetti, al suolo
un bellissimo lenzuolo.
I bambini guardan fuori
e non aprono
più bocca
e la neve
lenta lenta
scende, scende,
fiocca, fiocca. (Ruocco)

Nevica
Le casette stupefatte
sono bianche come latte.
Tutto è bianco, monte e valle…
E’ un diluvio di farfalle.
Lungo i tetti, sopra i rami,
che merletti! Che ricami!
Che stupore per gli uccelli!
Che cappucci per gli ombrelli!

Ballatella della neve
In una casetta dell’alpe lontana
dimora un vecchia fra sacchi di lana;
di soffice lana di sue pecorelle
da essa tosate a lume di stelle;
ed ora la dona al vento che in breve
la muta in fiocchetti di candida neve.
Mulina, mulina, nell’aria gelata
la morbida lana così trasformata!
Che gioia vederla, per tutta la valle
è come una danza di lievi farfalle:
un piover giocondo di piume d’argento
che cambia, oh portento!
la scena del mondo.
Ma sotto la neve e bulbi e radici
riposano in pace sicuri e felici,
e sognan l’aprile e il sole giocondo
che ancor farà verde la scena del mondo.

Inverno
Ma cosa accade?
Guardati intorno!
Alberi spogli
e breve il giorno.
Oh quanto freddo
lungo le strade
forse tra poco
la neve cade.
Con questo freddo
dentro restiamo
e un ritornello
insiem cantiamo.

Inverno
Il ghiaccio e la neve
copron la terra
Il rigido gelo
gli alberi afferra.
I rami si piegano
al fischio del vento.
S’ode nel bosco
un triste lamento.
Ma sotto la terra
umida e scura
il seme prepara
la vita futura.

Nella siepe
Nella siepe tutta spini
son rimasti gli uccellini
perchè il rovo e il biancospino
il sambuco e l’agazzino
hanno bacche colorite
nutrienti e saporite.
Ma lombrichi e chioccioline
ricci, serpi, e formichine
la lucertola curiosa
e il ramarro che riposa
stan nascosti a sonnecchiare
finchè il sol potrà tornare.
Stan nascosti giorno e sera
aspettando primavera.

Neve
Scendono le stelline
dal cielo a mille a mille
avvolte in bianco velo
la terra desolata
copron silenti e pure
d’una coltre gemmata.
Benedice la madre
quel prezioso mantello
ed il cielo saluta
col sorriso più bello. (G. Noseda)

La neve
Sui campi, sulle strade,
silenziosa, bella, lieve,
volteggiando già la neve, cade.
Danzan fiocchi bianchi
contro il cielo rosa
poi a terra posan, stanchi.
Su mille immote forme
sui tetti e sui camini
sui cippi e sui giardini, dorme.
Tutto intorno è pace
chiuso in oblio profondo
indifferente il mondo, tace. (Ada Negri)

La neve
Bianca neve silenziosa
scendi lieve senza posa.
Eri pioggia su nel cielo
t’ha gelato il crude gelo
ogni goccia fu stellina
bianca neve piccolina.
Ora scendi bianca e bella
ogni fiocco è una stella
così bianca resterai
finchè al sol ti scioglierai.
Bianca neve silenziosa
scendi scendi senza posa.

La canzone della neve
Sotto il morbido mantello
della neve immacolata
dorme l’erba scolorata
dorme nudo l’alberello.
Dorme il ghiro, dorme il tasso
la lucertola si stira
lo scoiattolo sospira
con un suon di contrabbasso.
Ma nel solco che lo serra
veglia il seme di frumento
lo vedremo al sole, al vento,
rinverdir tutta la terra.
Lo vedremo al tempo bello
d’oro il campo rivestire
finge intanto di dormire
sotto il candido mantello.

Cade lenta, silenziosa,
bianca, soffice, la neve,
è una danza misteriosa
di farfalle, lieve, lieve.
Senza fretta, piano piano,
si distende il bianco manto,
si ricopre il monte, il piano,
la natura è un dolce incanto.

Sotto la neve pane
Cadde la neve, ma non fu tormenta
sì cadde come fa quando rimane
un bianco sfarfallio nell’aria spenta
un morbido calar di bianche lane.
E da prima infiorò le rame, i fusti,
le nude siepi, tutti i secchi arbusti.
Poi disegnò come di netto smalto
i margini, le prode, ogni rialto.
Poi s’allargò, s’alzò a mano a mano
stese una coltre là dal monte al piano.
Sii benvenuta, neve. La sementa
non crescerà precoce in spighe vane
chè la fredda tua coltre l’addormenta.
Io sento dir: “Sotto la neve, pane!”. (P. Mastri)

Giorno di neve
Scende scende lieve e bianca
sulla terra così stanca
scende lenta lenta lenta
e la valle si addormenta.
Notte serena.
Dorme, sogna, mentre il cielo
torna azzurro, senza velo,
e sorride una stellina,
alla valle piccolina.

La prima neve
Questa mattina
quando apersi gli occhi
guardai dalla finestra
vidi la neve
che cadeva a fiocchi
sulla strada maestra.
Tutto era bianco:
il tetto ed il cortile
e avea un cappello bianco
il campanile.

La neve
Dorme la neve, dorme
in mille strane forme
sui sentieri, sulle strade,
sui fossati, sulle case,
sui tetti, su campagne,
su poggi, su montagne,
su quel tappeto bianco
dorme l’inverno stanco.

La neve
Fiocca fiocca, neve bianca,
fiocca fiocca, non si stanca.
Posa qua, posa là,
alla terra un manto fa.

Nevicata
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco;
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera:
passano i bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera. (G. Pascoli)

La danza della neve
Neve, neve, scendi lieve
sopra i campi e le contrade;
neve, copri col tuo manto
boschi e case, tutto quanto;
neve, scuoti, bianca e bella,
il tuo vel di reginella.
Sulla terra che rinserra
il tesor del contadino
mille chicchi, mille semi,
scenda in fiocchi il tuo mantello,
bianco bianco… fino fino,
e niun chicco al freddo tremi!
Verrà il sol di primavera
dispiegando una bandiera
di roselle e gigli e viole:
da ogni chicco il fusticino
s’alzerà lieto nel sole,
verde verde, fino fino.
Scendi, scendi, o reginella,
tutta bianca pura e bella,
scendi piano piano piano…
Benedice il contadino
il tuo manto fino fino,
chè la neve è madre al grano. (Hedda)

Ballatella della neve
In una casetta
dell’Alpe lontana
dimora una vecchia
fra biche di lana:
di soffice lana
di sue pecorelle
da essa tosata
a un lume di stelle;
ed ora la dona
al vento che in breve
la muta in fiocchetti
di candida neve.
Mulina, mulina,
nell’aria gelata
la morbida lana
così trasformata!
Che gioia vederla!
Per tutta la valle
è come una danza
di lieve farfalle:
un piover giocondo
di piume d’argento
che cambia
oh portento
la scena del mondo.
Ma sotto la neve
e bulbi e radici
riposano in pace
sicuri e felici,
e sognan l’aprile
e il sole giocondo
che ancor farà verde
la scena del mondo.
Ma sotto la neve
e bulbi e radici
riposano in pace
sicuri, felici,
e sognan l’aprile
e il sole giocondo
che ancor farà verde
la scena del mondo.
Intanto, dal cavo
d’un buio crepaccio
or esce un vegliardo
con barba di ghiaccio.
Che torbido sguardo,
che cera stizzosa!
Al freddo uso fiato
s’ammala ogni cosa…
Ei spegne le foglie
sugli alberi foschi,
discaccia gli uccelli
lontano. (G. Striuli)

Orfano
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: “Intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.”
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta… (G. Pascoli)

Neve
Candida, lieve,
quasi danzando
scende la neve
infiocchettando
l’albero spoglio
che dorme e spera
qualche germoglio
per primavera.
La neve cade
cade silente
copre le strade
morbidamente,
mette il mantello
alla montagna,
uno più bello
alla campagna
che si riposa;
imbianca i tetti
veste ogni cosa,
di bei fiocchetti,
semina un velo
immacolato
tessuto in cielo
e sbriciolato
sopra la terra
ch’è vecchia e stanca,
vi si rinserra,
diventa bianca,
e serba in cuore
gelosamente,
sotto il candore
tanta semente. (M. Voltolini)

Neve

Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli,
senza fronde nè fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve
la fiorita neve.
(U. Saba)

L’uomo di neve
Bella è la neve per l’uomo di neve,
che ha vita allegra anche se breve
e in cortile fa il bravaccio
vestito solo d’un cappellaccio.
A lui non vengono i geloni,
i reumatismi, le costipazioni…
Conosco un paese, in verità,
dove lui solo fame non ha.
La neve è bianca, la fame è nera.
E qui finisce la tiritera. (Gianni Rodari)

Neve
Poveretto chi non sa
sciare nè pattinare.
Di tanta neve, che ne fa?
Tutto quel ghiaccio non gli serve a nulla.
Di tanta gioia lui non può godere:
al massimo si farà
una granita in un bicchiere. (Gianni Rodari)

Neve
Una danza di pazze farfalle,
questa notte ha tramato un tappeto
che si stende dal monte alla valle.
Or non s’ode il più lieve sussurro;
tutto il mondo è coperto d’argento,
tutto il cielo asfaltato d’azzurro… (T. Colsalvatico)

Neve
Cade la neve a falde larghe e piane,
da ore e ore senza mutamento.
Non una voce; non un fil di vento;
non echi alle casupole lontane.
Nei boschi e nelle immense Alpi lontane
ogni soffio di vita sembra spento.
Sotto quel bianco ammanto è un sognar lento
di piante, d’erbe e di speranze umane. (A. Negri)

Nevicata
Dalle profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le cose ammanta come spettri;
scende, risale, impetuosa, lenta,
di su, di giù, di qua, di là, s’accenta
alle finestre, tamburella i vetri…
Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia… (G. Gozzano)

Ricami di neve
Il gelo appende calici
di vetro dalle gronde,
il fiato stende impronte
di fiori sui cristalli.
L’alba cuce vivagni
di seta gialla e rosa
lungo la luminosa
curva delle montagne.
Sul manto della neve
ci sono orme di stelle:
le han lasciate gli uccelli,
tante, col piede lieve.
Ci sono orme in fila
di chiodi a croce, ad arco,
che hanno segnato un varco
profondo sulla via:
di qua e di là le siepi
sono sparse di trine
fragili, senza fine,
soffici come sete;
e i rami scheletriti
per i campi ed i prati
si sono ritrovati
a un tratto rifioriti.
Il passo vagabondo
d’un felice bimbetto
va segnando un merletto
sul candore del mondo. (G. Porto)

Come petali
Nella bigia aria sciamano
i fiocchi della neve,
come petali che cadono
da invisibili rame.
C’è un silenzio, che pare
stia per compiersi un miracolo.
I bimbi lascian di giocare e guardano
con uno stupore che li fa docili.
Si metton le fantasie
in chi sa quale viaggio
per chi sa quale reame.
I poveri vecchi si fan coraggio
sospirando avemarie. (I. Drago)

Neve
Nevica: l’aria brulica di pianto;
la terra è bianca; neve sopra neve:
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade nel bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera. (G. Pascoli)

Nevicata
Su in cielo, un immenso fatato giardino,
v’è certo di mandorli in fiore!
Stamane di sopra il grigiore
qualcuno li ha scossi giocondo,
e i fiori, sfacendosi piano,
cadere han lasciato man mano
sul torpido mondo
con timidi frulli,
con fremiti d’ale
i piccoli petali lievi… (A. Carlini Venturino)

Quadretto invernale
Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi
taciti, ch’empion turbinando l’aria;
guarda la strada bianca e solitaria,
che non ha che un ombrello e due marmocchi.
E guarda la casina dirimpetto,
che è agghiacciata dal vento e dalla bruma,
ma che pur nel silenzio algido fuma
con la pipa del suo comignoletto.
Sorride il bimbo nel suo caldo covo,
ed è stupito perchè i fiocchi, a un tratto
d’un paesello nero e vecchio han fatto
un paesello tutto bianco e nuovo. (M. Moretti)

Primo inverno
Il cielo ha spiegato un sudario
candido sopra il mondo.
Distende a croce le braccia
l’albero solitario.
La terra pare che giaccia
in sonno tanto profondo
che somiglia a una morta
con quel sudario addosso,
con quella pianta storta
che tende i suoi rami d’osso.
E ci vien da pensare
che forse ne sole ne grida
la possano richiamare
un’altra volta alla vita. (G. Porto)

Neve
Fischia un grecale gelido, che rade:
copre un tendone i monti solitari:
a notte il vento rugge, urla: poi cade.
E tutto  è bianco e tacito al mattino
nuovo: e dai bianchi e nudi casolari
il fumo sbalza qua e là turchino. (G. Pascoli)

Nella neve
Sull’alba, intatta al suolo,
è la gran nevicata
che fioccò tutta notte.
Poi sul bianco lenzuolo
appar qualche perdata:
piè grandi e scarpe rotte.
Soffre la vita o dorme.
Coi bambini il verno è crudo
e con l’età cadente.
Veggo, tra l’altre, l’orme
d’un piccol piede ignudo,
che m’attrista la mente…
Ahi! Ahi! chi vi ristora,
o tremanti piedini
di fanciullo errabondo?
Dunque vi sono ancora
dei poveri bambini,
che van, scalzi, pel mondo? (E. Panzacchi)

Regina bianca
Regina bianca, gioia dei fanciulli,
tu vesti come petti di colobi,
le rupi sui declivi,
le punte dei cipressi e gli alti pini.
Rendi la guancia soffice alle strade,
e fai turgidi  i tetti delle case
raccolte nel tepore delle stufe.
I campi, che sconfinano col cielo
hanno il tuo volto candido da sposa. (M. Mazzeo)

Giochi d’inverno
Nebbia, che cosa hai fatto!
Un velario di seta.
Ogni cosa è segreta
a un tratto.
Che ricamo, che trina,
quanti gioielli intorno:
li dona al nuovo giorno
la brina.
Ma zitti… bianca, lieve
tutto copre e nasconde,
viali, casette e fronde,
la neve… (D. Rebucci)

La neve
Tutta bianca nella notte bruna
la neve cade lenta volteggiando.
O pratoline, ad una ad una,
tutte bianche nella notte bruna!
Chi dunque lassù spiuma la luna?
O fresca peluria, o fiocchi fluttuanti!
Tutta bianca nella notte bruna,
la neve cade lenta volteggiando. (G. Richepin)

Neve
Eri candida foglia volando
e sul ramo fioristi senza sole
e vita più lieve del fiore del mandorlo,
non soffia uno sguardo di rosa
e subito cadi e t’infanghi. (C. Govoni)

Il biglietto del passero
Stamane, dopo la nevicata,
il davanzale
del mio balcone, candido, eguale,
sembra una pagina immacolata.
Ma, se la guardo con maggior cura
un po’ dappresso
vedo  sovr’esso
non so che segni, quale scrittura…
Chi avrà scavato dentro la neve
quei fiorellini
tutti a tre petali, stellucce fini,
allineati con grazia lieve?
Son le zampine d’un passerotto
meschino: ed ecco
i bucherelli fatti col becco,
che qualche briciola cercava sotto.
Ahimè! Stamane quel poveretto
restò a digiuno,
e d’avvertirmi trovò opportuno,
forse, lasciandomi… il suo biglietto. (Puck)

Mattino di neve
Il risveglio fu lento: dalle pievi
un suono giunse, timido e smorzato;
indi gli spalatori, a colpi brevi,
urtarono le pietre del selciato.
S’udirono di sotto al porticato
gli schiaffi sordi di stivali grevi.
Uno in istrada disse: “E’ nevicato.
Chi dorme o indugia a letto non si levi”.
E fu d’imposte un secco sbatacchiare
ed un cantilenar di voci breve,
e qualche dialoghetto di comare;
indi l’alba si alzò, pallida e lieve,
e ognuno vide la città posare
nella luce d’argento della neve. (Anna Maria Beccanulli)

La neve
Viveva in una nuvola
come una gatta in soffitta:
stanotte, zitta zitta
la neve è caduta giù.
Cosa diranno i bambini
a vederla, già morta
sui gradini della porta,
come un povero caduto lì?
Aveva freddo e nessuno gli aprì. (R. Pezzani)

Cade la neve
Cade la neve, la neve.
Alle bianche stelline nella tempesta
si protendono i fiori di gennaio
dal telaio della finestra…
Cade la neve, la neve.
Non come cadessero fiocchi,
ma come se sopra un rappezzato mantello
scendesse a terra la volta del cielo…
Cade la neve, la neve,
la neve, e ogni cosa è smarrita,
il pedone imbiancato
le piante stupite… (Boris Pasternak)

La neve
Dal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde nè fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che ama le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare.
Ed allora scese
lieve lieve
la fiorita di neve. (O. Visentini)

La nevicata
Sulla campagna squallida e pensosa
scende la neve, a larghi fiocchi e lenta,
e sui morbidi strati rilucenti
immacolata e tacita si posa.
Scende, d’un fitto vel copre ogni cosa;
copre casette, ponti, acque dormenti;
e colma fossi, imbianca bastimenti
e scende senza fine e senza posa. (E. De Amicis)

Nevicata
Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa,
poi sul terren si posa stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo
indifferente il mondo tace. (A. Negri)

La pioggia di stelle
Chi ha detto alle neve: “Vieni?”
Ed ecco la neve è venuta,
obbediente, muta.
L’hanno chiamata i fanciulli,
forse, a vestire di bianca allegria
i campi brulli,
la deserta via?
O sono stati i granelli
sepolti nei freddi terreni,
rabbrividenti
a tutti i venti,
che han detto alla neve: “Vieni?”
O fu l’ordine di Dio?
Si muove dal cielo di stelle
un minuto scintillio:
misterioso s’affretta
verso la terra che aspetta.
Sulla terra i sapienti
studiosi,
curiosi,
con delicati strumenti,
scrutano il bianco mistero,
e dicono: “E’ vero:
la neve è una pioggia di belle,
di minime stelle!”
Le minime stelle all’aurora
un poco scintillano ancora. (Gina Vaj Pedotti)

Gli esquimesi
Strana gente, gli esquimesi:
sono di ghiaccio i loro paesi;
di ghiaccio piazze, strade e stradette,
sono di ghiaccio le casette;
il soffitto e il pavimento
sono di ghiaccio, non di cemento.
Perfino il letto è di buon ghiaccio,
tagliato e squadrato col coltellaccio.
Ed è di ghiaccio, almeno pare,
anche la pietra del focolare.
Di non – ghiaccio c’è una cosa,
la più segreta, la più preziosa:
il cuore degli uomini che basta da solo
a scaldare persino il polo. (G. Rodari)

La neve
E’ scesa la neve, divina creatura,
a visitare la valle.
E’ scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere.
Dolce! Giunge senza rumore come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna, così scendono i sogni…
Pura! Guarda la valle tua, come sta ricamandola
di gelsomino soffice.
Ha così dolci dita, così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare.
Bella! Non ti sembra che sia il dono mirabile
d’un alto donatore?
Chissà che agli uomini non rechi un messaggio
da parte del Signore. (G. Mistral)

Nevicata
Dalle profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le cose ammanta come spettri:
scende, risale, impetuosa, lenta.
Di su, di giù, di qua, di là s’avventa
alle finestre, tamburella i vetri…
Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia… (G. Gozzano)

I passeri
Fischia un grecale gelido che rade:
copre un tendone i monti solitari:
a notte il vento rugge, urla: poi cade.
E tutto è bianco e tacito al mattino:
nuovo; e dai bianchi e muti casolari
il fumo balza, qua e là turchino.
La neve! Allora, poi che il cibo manca,
alla città dai mille campanili
scendono, alla città fumida e bianca:
a mendicare. Dalla lor grondaia
spiano nelle chostre e nei cortili
la granata o il grembiul della massaia.
Scende. Scende.
Il cielo tutto a terra cade
col bianco polverio d’una rovina.
Non un’orma. Svanite anche le strade.
La terra è tutto un solo mare a onde
bianche, di zolle ov’erano le biade.
Resta il mio casolare unico, donde
esploro invano. Non c’è più nessuno.
E solo a me chiamo, ecco risponde
il pigolio d’un passero digiuno. (G. Pascoli)

Il borgo sotto la neve
Nel borgo, una breve piazzetta,
una fontanina in un canto
che fa cioc cioc ogni tanto,
tre alberi, una chiesetta
col campanile sottile
come un dito che accenni lassù,
dieci case, non una di più,
un ponticello, un fienile…
Un borgo, capite, assai breve
che basta a coprirlo un grembiule
inamidato ed uguale,
un grembiuletto di neve…
Lui dorme, lì sotto,
imbacuccato di lana…
(Aldo Gabrielli)

Nevicata
La bella neve!
Scendete, scendete,
leggiadri fiocchi
danzanti nei cieli:
come perlucce coprite,
pingete i tetti,
i tronchi, la mota,
gli steli…
(Emilio Praga)

Un po’ d’amore
Quando la neve coprì la mia casa,
un passero volò dalla cimasa.
– O passerotto, non volar lontano,
troverai neve e gelo in tutto il piano –
gli dissi. – Resta e non sarai mai solo –
M’intese? Un frullo e si posò nel brolo.
Di là ritorna spesso al davanzale,
mi chiama con un trillo e un batter d’ale.
Gli offro briciole e chicchi di gran cuore.
Quanto bene può fare un po’ d’amore!
(Dina Rebucci)

Nella neve
Sull’alba, è intatta al suolo
la grande nevicata
che fioccò tutta notte.
Poi sul bianco lenzuolo
appar qualche pedata:
piè grandi e scarpe rotte.
Soffre la vita o dorme.
Ai bimbi il verno è crudo
come all’età cadente.
Veggo, tra l’altro, l’orma
d’un picciol piede ignudo
che  m’attrista la mente…
Ahi, ahi, chi  vi ristora,
o tremanti piedini
di fanciullo errabondo?
E vi son dunque ancora
dei poveri bambini
che van, scalzi, per ‘l mondo?
(E- Panzacchi)

La neve
Viveva in una nuvola
come una gatta in soffitta:
stanotte, zitta zitta
la neve è caduta giù.
Cosa diranno i bambini
a vederla, già morta
sui gradini della porta,
come un povero caduto lì?
Aveva freddo e nessuno gli apri?
(R. Pezzani)

Cade la neve, la neve
Cade la neve, la neve.
Alle bianche stelline nella tempesta
si protendono i fiori a gennaio
dal telaio della finestra…
Cade la neve, la neve.
Non come cadessero fiocchi,
ma come se sopra un rappezzato mantello
scendesse a terra la volta del cielo…
Cade la neve, la neve,
la neve, e ogni cosa è smarrita,
il pedone imbiancato
le piante stupite…
(B. Pasternak)

La neve
Tutta bianca nella notte bruna
la neve cade lenta, volteggiando.
O pratoline, ad una ad una,
tutte bianche nella notte bruna!
Chi dunque lassù sprimaccia la luna?
O fresca peluria, o fiocchi fluttuanti!
Tutta bianca nella notte bruna,
la neve cade lenta, volteggiando.
(G. Richepin)

Uccelli nella neve
Nel pomeriggio diafano di neve
parlottano i merli affamati,
note varie, in gorgheggi pacati.
Ho messo un po’ di riso
in uno spiazzo
nero nel gran biancore,
fin da stamane all’alba.
Dolce mi è pensare alla lor festa.
“C’è del riso, c’è del riso!”
“Attenzione alle trappole!”
(il più vecchio)
“No, no è quel pittore
lo conosco da un pezzo.
O, le lor voci
dal mio letto in penombra
contro il muro
miele canoro che scorre!
M’affaccio pian piano
alla grande finestra socchiusa.
Un volo lento sul muretto
con la sua coltre di neve
nel cielo che appena s’arrossa.
(F. De Pisis)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Bulbi di giacinto – fioritura invernale

Bulbi di giacinto – fioritura invernale – I giacinti si possono piantare verso ottobre – novembre, quando comincia a fare freddo. All’aperto fioriscono da fine inverno ad inizio primavera.

Occuparsi dei bulbi è una bellissima attività per la seconda settimana dell’avvento, dedicata alle piante.

Possono essere piantati sia in vaso sia in idrocoltura, che sono due modi efficaci per ottenere fioriture precoci dei bulbi.

 In vaso

Per interrare i bulbi occorrono vasetti di terracotta bassi, da riempire con circa 4 cm di terriccio.  I bulbi non devono essere completamente interrati, ed è meglio evitare di pressare il terriccio. Annaffiare e aspettare…dopo qualche settimana spuntano i germogli.

Per aiutare la pianta nel suo sviluppo, il giacinto ha bisogno di un luogo fresco (intorno ai 6 -10 gradi), e di penombra. I vasetti possono essere messi quindi in un ripostiglio non riscaldato o una cantina, mantenendo il terriccio umido.

Quando i germogli avranno raggiunto un’altezza di circa 10 cm, i vasetti possono essere trasferiti in casa, al caldo e alla luce. Dopo qualche settimana fioriranno.

Altro modo per ottenere la fioritura invernale del giacinto è l’idrocoltura. Occorrono delle brocche con una strozzatura che permetta al bulbo di restare sollevato dal pelo dell’acqua. Non avendo brocche, sono andata in cerca di vasetti…

E’ importante che il bulbo non entri mai in contatto diretto con l’acqua, perchè rischierebbe di marcire, però deve essergli molto vicino, perchè questa vicinanza stimola il processo di sviluppo delle radici.

In idrocoltura

Si consiglia di usare acqua piovana o demineralizzata, ma io mi sono avventurata (piena di speranza) con quella di rubinetto.

I vasetti vanno poi portati in un luogo fresco e in penombra (si torna alla cantina o al ripostiglio di cui sopra)… e si aspetta.

Quando il vaso si sarà riempito di radici, e tra le foglie che saranno spuntate  sarà possibile vedere il colore del fiore che deve nascere, si può trasferire il vaso in casa, al caldo e alla luce, e in poco tempo avremo una bella fioritura.

 

I biscotti di San Martino

I biscotti di San Martino con ricetta, modello e spunti per preparare la festa coi bambini.

Aspettando la festa delle lanterne, si imparano coi bambini le canzoncine di San Martino (le trovi qui https://www.lapappadolce.net/category/musica/canti-per-san-martino/ )

si preparano le lanterne, e si decorano i tradizionali biscotti di san Martino.

La mamma prepara le basi con la pastafrolla: qui un modello, che potete scaricare e stampare gratuitamente  modello per biscotto di San Martino e i bambini li decorano con caramelle, cioccolata, marzapane e altro.

Come ho già raccontato qui,

nella tradizione di Venezia e della sua terraferma, per san Martino si regala un biscotto di pasta frolla, raffigurante il santo a cavallo sempre con mantello e spada, decorato con glassa o cioccolato (ma questa è una tradizione già più moderna!) e con confettini colorati o altri dolciumi.

Questa usanza nasce dal regalo che si scambiavano i fidanzati (i morosi), poiché proprio nel periodo dei contratti legati al mondo agricolo, spesso si scambiavano promesse di matrimonio e si dava inizio al fidanzamento ufficiale. La tradizione si è poi evoluta passando dai fidanzati ai bambini.

I biscotti di san Martino venivano consumati l’11 novembre, chiaramente, ma questa data era detta “san Martino dei ricchi”, perchè i più abbienti potevano permettersi di comprare i biscotti e la bottiglia di moscato per inzupparli, nel giorno stesso della ricorrenza.
I poveri, invece, dovevano aspettare di ricevere il salario (simanata), che veniva corrisposto il sabato e quindi mangiavano i biscotti col moscato la domenica successiva all’11 novembre, che si chiamava “san Martino dei poveri”.

Ecco i biscotti di San Martino :

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

https://shop.lapappadolce.net/prodotto/acquarello-steineriano-esercizi-di-colore-ebook/
https://shop.lapappadolce.net/prodotto/manuale-per-realizzare-le-bambole-waldorf/
https://shop.lapappadolce.net/prodotto/il-presepe-steineriano-in-lana-cardata/
https://shop.lapappadolce.net/prodotto/le-quattro-settimane-dellavvento/

The biscuits of St. Martin. Waiting for the festival of St. Martin we prepare lanterns, and the traditional biscuits.

Mom prepares the bases with the pastry (here a model, that you can download and print for free), and children decorate them with candy, chocolate, marzipan and more.

https://shop.lapappadolce.net/prodotto/modello-per-biscotti-di-san-martino/

In the tradition of Venice and its mainland, for St. Martin is offering a shortbread, depicting the saint on horseback always with cape and sword, decorated with icing or chocolate (but this is a tradition already more modern!), and with colored candies or other sweets.

This custom comes from the present that engaged couples exchanged, because in the period of the contracts related to the agricultural world, often they exchanged wedding vows and began the official engagement. The tradition has since moved  going from boyfriends to the children.

Cookies of St. Martin were eaten on 11 November, of course, but this date was called “St. Martin of the rich”, because the wealthy could afford to buy the biscuits and a bottle of muscat for soak them, on the day of the recurrence. The poor, on the other hand, had to wait to be paid their salary, which was paid on Saturday and then ate the biscuits with Muscat next Sunday 11 November, which was called “St. Martin of the poor”.

Here are the biscuits of San Martin:

Dettati ortografici SOLE TERRA LUNA

Dettati ortografici SOLE TERRA LUNA – Una collezione di dettati ortografici e letture su argomenti di geografia astronomica per la scuola primaria: il sole, la luna e la terra…

Il sole già brilla all’orizzonte quando… non è ancora spuntato. 

L’alba imbiancava appena il cielo quando la comitiva si rimise in cammino sul candidissimo nevaio per muovere alla conquista di una delle vette dell’imponente massiccio alpino. Verso le ore cinque e mezza il primo raggio di sole si diffuse sulla neve animandola d’una delicatissima tinta roseo – dorata.

“E pensare” esclamò uno degli alpinisti arrestatosi ad ammirare la scena, “che noi vediamo il sole sorgere là dietro quelle vette nevose, mentre in realtà è ancora immerso al disotto dell’orizzonte!”

“Come?” esclamò Carlo, “Noi vediamo il sole ed esso non è ancora spuntato? E perchè mai?”

“Per via della rifrazione atmosferica”, spiegò gentilmente l’alpinista. ” Tu avrai certo già osservato che immergendo obliquamente un bastone per metà nell’acqua, il bastone appare spezzato, perchè un raggio di luce (in questo caso i raggi che illuminavano il bastone e ritornano a noi) passando da un mezzo in un altro, cioè dall’aria nell’acqua o nel vetro, bruscamente devia, si frange, e continua la strada su un cammino diverso. Perciò i raggi luminosi dei corpi celesti, penetrando nell’oceano atmosferico vengono deviati, subiscono un processo di rifrazione; anzi, vengono più volte deviati, rifratti, a seconda degli strati atmosferici che attraversano, e queste rifrazioni continue fanno sì che essi percorrano una linea curva.

Perciò la visuale che noi abbiamo d’un corpo celeste corrisponde alla sua posizione reale, ma è diretta più in alto. Ecco perchè il fenomeno della rifrazione atmosferica ci dà un apparente anticipo nel sorgere degli astri ed un apparente ritardo nel loro tramontare.

Nelle zone equatoriali si vede, ad esempio, il sole sorgere con circa due minuti d’anticipo, mentre al Polo, dove il sole sembra rotolare attorno all’orizzonte, lo si vede sorgere con un anticipo di circa un giorno e mezzo e tramontare con uguale ritardo!”

Le fasi della luna

Perchè vediamo la luna talora illuminata in tutta la sua faccia che ci guarda, talora invece solo per metà come una falce e perchè talora essa ci rimane totalmente invisibile? La causa di ciò sta proprio nel moto di rivoluzione attorno alla terra.

Infatti quando la luna sorge insieme al sole, questo, che si trova al di là della luna, illumina solo quella faccia della luna che è a noi invisibile; e noi della luna vediamo a mala pena parte del bordo circolare. Abbiamo quindi la luna nuova, cioè oscura.

Quando, dopo circa una settimana, essa sorge a mezzogiorno, vale a dire quando il sole ha raggiunto il culmine del suo arco, noi la vediamo illuminata solo per un quarto e cioè la metà della faccia rivolta al sole: siamo al primo quarto; la mezzaluna volta la gobba a ponente, quindi, come dice bene il proverbio, è luna crescente.

Quando ancora, dopo un’altra settimana, essa sorge col tramontare del sole, noi la vediamo illuminata completamente per quella faccia volta al sole e a noi. Siamo in luna piena.

E quando, infine, ancora dopo una settimana, sorge a mezzanotte, la vediamo illuminata solo per un quarto, stavolta però con la gobba a levante, quindi è luna calante (ultimo quarto).

Così, dopo 29 giorni circa, ritorna a sorgere col sole al mattino e perciò ridiventa luna nuova. Questo tempo, compreso tra due fasi successive di luna nuova, si chiama mese lunare. Concludendo, le fasi della luna sono quattro: luna nuova, primo quarto, luna piena, ultimo quarto.

G. Nangeroni

E’ vero che se la terra invece di impiegare un giorno per girare attorno al proprio asse impiegasse solo qualche ora, noi saremmo lanciati nello spazio?

Sì, certamente. E te lo spiego. Lega un sasso ad uno spago, fa girare e poi lascia andare. Se hai fatto girare adagio il sasso con lo spago cadrà ai tuoi piedi; ma se lo hai fatto girare in fretta, sasso e spago saranno lanciati lontano. Non è così forse che si  usa la fionda? Questa forza si chiama forza centrifuga.

Ebbene, torniamo alla terra. Se la terra impiegasse solo qualche ora, invece di ventiquattro, a fare il giro come vedremo, vuol dire che avrebbe una velocità molto maggiore e quindi imprimerebbe a tutti i corpi che stanno su di essa una forza centrifuga enorme. In tal caso tutti i corpi che non stanno proprio attaccati ad essa verrebbero lanciati nello spazio; così verrebbero lanciati nello spazio le pietre, gli animali, tutti noi, e verrebbero magari sradicate anche le piante che vedremmo volare nello spazio insieme con noi. Sarebbe veramente un caos.

Ma non abbiate timore! E’ da millenni che la terra possiede la velocità che ha oggi; e non c’è motivo di credere che essa aumenti o diminuisca la sua velocità, almeno per ancora qualche milione di anni! E ad ogni modo è più probabile che la velocità diminuisca.

G. Nangeroni

L’alba e il tramonto

Dato che ogni regione della terra, ad un certo punto della sua rotazione, volta le spalle alla luce ed entra nell’ombra (o viceversa), perchè noi non osserviamo questo passaggio in modo repentino, non passiamo, cioè, dalla luce all’oscurità e dall’oscurità alla luce in un solo attimo?

Se godiamo il beneficio di un passaggio graduale il merito è dell’atmosfera che circonda la terra. Già prima di apparirci sull’orizzonte il sole invia i suoi raggi sopra di noi, nella parte dell’atmosfera che li diffonde; in questo modo ci rischiara ancora prima che lo possiamo vedere. E’ l’alba.

Altrettanto avviene al tramonto. Il sole è già scomparso all’orizzonte e ancora il cielo è chiaro perchè gli ultimi raggi del sole, attraversandolo, vengono dispersi.

Le stagioni

 Mezzanotte del 31 dicembe: insieme con alcuni diplomatici e dignitari, un alto funzionario dell’O.N.U. sta festeggiando il nuovo anno in una sala del grande Palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite a New York. Fuori il freddo è intenso, dai vetri si vede la neve che cade. Poco dopo mezzanotte, l’alto funzionario lascia la riunione, e, ben imbacuccato, si precipita all’aeroporto dove lo attende un aereo.

Dopo diverse ore di volo, una gentile hostess lo avverte che l’atterraggio è prossimo. Il funzionario si ritira nei bagni e, dopo qualche minuto, ne sce con un bel completo leggero estivo. No, non gli ha dato alla testa il brindisi di poche ore prima: questo cambio d’abito è una cerimonia alla quale è abituato, nei lunghi viaggi che la sua carica richiede. Casi del genere accadono abbastanza spesso a diplomatici o grandi uomini d’affari, che si spostano velocemente da un emisfero all’altro della terra.

Mentre, per esempio, a New York siamo in pieno inverno, sulle spiagge del Sud America infuria invece la canicola.

Perchè? Come può verificarsi una cosa simile? La colpa è della terra, o meglio, del modo in cui la terra gira intorno al sole. Prima di tutto, dobbiamo dire una cosa molto importante: i raggi del sole che arrivano sulla terra possono essere considerati tutti paralleli tra loro. Ciò si spiega con la grande distanza fra la terra e il sole.

Prendiamo ora in esame un fascio di questi raggi, che arrivano su una superficie. Se sono perpendicolari ad essa, i raggi colpiscono in pieno una parte della superficie; se invece arrivano obliqui, colpiscono una parte maggiore; tanto maggiore quanto più cadono obliqui. Essi sono tanto più obliqui quanto più ci spostiamo verso i poli. E’ evidente che lo stesso fascio  di raggi solari riscalderà più intensamente una superficie piccola che una superficie grande. Da quanto abbiamo detto, è chiaro che le variazioni di temperatura, e quindi il susseguirsi delle stagioni, su una data zona della terra, dipendono dal modo in cui i raggi solari cadono su di essa.

A. Manzi

Conseguenze dei movimenti della terra

 L’alternarsi del giorno e della notte, la durata del giorno stesso e quella dell’anno, l’avvicendarsi delle stagioni sono tutte conseguenze dei movimenti del nostro pianeta. Difficilmente si può trovare qualcosa di più singolare di questi fenomeni che regolano la nostra vita. La durata della nostra esistenza, i suoi vari periodi, le occupazioni, il calendario annuale e le epoche della storia sono vicende strattamente legate ai moti della terra, i quali appunto determinano il nostro tempo. Un tempo che è totalmente diverso da quello che si verifica su altri mondi.

Si pensi, ad esempio, alla luna, dove l’anno non conta che dodici giorni e dodici notte, pur avendo la stessa durata del nostro; su Giove l’anno è quasi dodici volte più lungo di quello terrestre, mentre il giorno è più breve della metà: un anno di 10.455 giorni! Su Saturno la sproporzione è ancor più straordinaria: un anno dura 30 dei nostri. Se quel pianeta fosse abitato da esseri uguali a noi, un bambino di 9 anni avrebbe in realtà vissuto 270 anni dei nostri.

La terra è rotonda

Prima osservazione. I viaggi che i navigatori hanno compiuto attorno al globo terrestre sono una prova della rotondità della terra. I navigatori, infatti, partiti da un punto, hanno potuto farvi ritorno senza mai invertire la rotta.

Seconda osservazione. Gli astronauti che si allontanano dalla terra a bordo di navicelle spaziali, vedono a poco a poco la superficie terrestre incurvarsi. Quando poi gli astronauti si allontano ulteriormente, vedono il nostro pianeta sospeso, come una grossa palla, nello spazio.

Terza osservazione. L’orizzonte, cioè quella linea circolare dove sembra che il cielo tocchi la terra, non è sempre ad uguale distanza: più saliamo, più questa linea si allontana, permettendoci di abbracciare con lo sguardo una zona sempre più vasta.

Dettati ortografici – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Esperimenti scientifici per bambini – Il diavoletto di Cartesio

Esperimenti scientifici per bambini – Il diavoletto di Cartesio o ludione è uno strumento di misurazione della pressione dei liquidi. Deve il suo nome a Cartesio; in realtà però fu inventato dall’italiano Raffaello Magiotti e descritto per la prima volta nel 1648.

Scopo

Realizzare un diavoletto di Cartesio o ludione, cioè uno strumento di misurazione della pressione dei liquidi.

Età

Dai 5 anni.

 Materiali

Una bottiglia di plastica trasparente con tappo da un litro o un litro e mezzo
Un bicchiere
acqua
una cannuccia per bibite
graffette
nastro isolante o nastro adesivo o biadesivo
forbici
un righello.
Note di sicurezza
Insegniamo ai bambini l’uso corretto delle forbici.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostra che con la variazione della pressione del liquido circostante e la conseguente variazione del volume dell’aria, si modifica anche la massa del diavoletto, che perciò sale o scende a seconda dei casi

. rimuoviamo eventuali etichette presenti sulla bottiglia

. riempiamo completamente la bottiglia con acqua di rubinetto

. per costruire il nostro diavoletto tagliamo dalla cannuccia un pezzo lungo circa 6 cm

. chiudiamo completamente un’estremità del pezzo di cannuccia con nastro isolante o biadesivo. Appendiamo all’altra estremità due graffette

. per testarlo immergiamolo in un bicchiere d’acqua: se galleggia restando in posizione verticale, con le graffette in basso, vuol dire che funziona correttamente

. se il test fallisce, dovremo provare a chiudere meglio l’estremità superiore, o aggiungere o togliere graffette

. inseriamo il diavoletto nella bottiglia piena d’acqua e chiudiamo bene il tappo

. possiamo chiedere ai bambini di dirci cosa succede secondo loro al diavoletto se schiacciamo la bottiglia tra le mani

. schiacciamo con forza la bottiglia tra le mani: vedremo scendere il diavoletto verso il fondo della bottiglia

. rilasciamo la bottiglia e vedremo il diavoletto tornare in alto

. con un po’ di pratica, possiamo far fermare il diavoletto al centro della bottiglia

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Varianti

Funzionano come diavoletti di Cartesio anche:

Sono in commercio diavoletti di Cartesio in vetro soffiato, della lunghezza di circa 3 cm, con un forellino all’estremità inferiore (generalmente la “coda”):

http://www.timstar.co.uk/

una pallina (alluminio, carta, ecc…)

http://en.wikipedia.org/wiki/

le bustine di plastica di ketchup, salsa di soia, maionese e senape (perchè hanno una bolla d’aria al loro interno) :

il cappuccio di una penna col fondo appesantito da un po’ di plastilina:


http://nilgiriteam1.blogspot.com/

pipette e boccette:

http://www.physics.isu.edu/

http://www.members.shaw.ca/

realizzazioni artistiche varie:

http://panda.unm.edu/demos/

 una cannuccia e della plastilina:

http://www.abc.net.au/science/

altro:

http://www.grandadscience.com/

Il diavoletto di Cartesio può essere immerso in una bottiglia di plastica riempita quasi completamente di acqua e chiusa col tappo, oppure in un vaso di vetro cilindrico chiuso con una membrana di gomma (ad esempio un vecchio guanto) fissata con un elastico.

Premendo o rilasciando la membrana del vaso, o semplicemente premendo la bottiglia di plastica (come mostrato nei video che seguono) il diavoletto galleggia e affonda.

Osservazioni e conclusioni

Il diavoletto di Cartesio o ludione è uno strumento di misurazione della pressione dei liquidi. Deve il suo nome a Cartesio; in realtà però fu inventato dall’italiano Raffaello Magiotti e descritto per la prima volta nel 1648.

Con la variazione della pressione del liquido circostante e la conseguente variazione del volume dell’aria, si modifica anche la massa del diavoletto, che perciò sale o scende a seconda dei casi.

Se ad esempio la pressione sale, l’aria nel diavoletto rimane compressa: in questo modo il volume dell’aria diminuisce e il liquido affluisce all’interno.

Il peso del diavoletto e dell’aria al suo interno rimane invariato, ma il volume complessivo si riduce, e con esso la spinta verso l’alto. Quando il peso è maggiore della spinta, il diavoletto affonda. Il principio è sfruttato dalle boe oceanografiche.

Questo esperimento mostra dunque la densità dell’acqua rispetto a quella dell’aria.

Tenendo la bottiglia ben tesa, la bolla d’aria all’interno del diavoletto diventa più piccola, cioè più compressa. Lo spazio che era occupato dall’aria viene occupato dall’acqua, che entra nel diavoletto, e questo rende il diavoletto più denso dell’acqua.

Per questo se comprimiamo la bottiglia, il diavoletto affonda.

Quando smettiamo di premere sulla bottiglia, la bolla d’aria aumenta di nuovo di dimensioni spingendo l’acqua fuori dal diavoletto, e facendo risalire il diavoletto verso l’alto.

I liquidi, quindi anche l’acqua, sono incomprimibili, cioè il loro volume è costante.

I gas, quindi anche l’aria l’aria, sono comprimibili.

Quando schiacciamo la bottiglia chiusa, l’acqua non può essere compressa, ma l’aria all’interno del diavoletto può farlo.

Grazie per i frutti – una canzoncina pentatonica per i pasti

Grazie per i frutti – Canto pentatonico sul tema dei frutti autunnali, semplice anche da suonare col flauto dolce.

E’ un classico nelle scuole d’infanzia steineriane per accompagnare il momento della merenda e del pranzo, seguita dalla recitazione di questa poesia (autore ignoto):

“Terra tu cibo ci hai dato
sole tu l’hai maturato
cara Terra
Sole amato
il nostro cuor vi è tanto grato…
(dandosi tutti la mano)
… e buon appetito a tutti!”

Testo del canto Grazie per i frutti:

Dolci frutti, messi d’or,
son del sole doni;
che coi raggi e col calore
crescon sani e buoni.
Madre Terra in ogni dì
noi la ringraziamo,
poichè i semi custodì
fino a germogliare.

Qui puoi ascoltare la melodia in mp3 e stampare lo spartito qui:

Esperimenti scientifici per bambini – Il palloncino che non scoppia sul fuoco (ancora sulla convezione)

Esperimenti scientifici per bambini –  Il palloncino che non scoppia sul fuoco (ancora sulla convezione). Per questo esperimento servono due palloncini, una candela, fiammiferi, un imbuto e una brocca d’acqua.

Esperimenti scientifici per bambini
Il palloncino che non scoppia sul fuoco
Cosa fare

Gonfiamo il primo palloncino e chiudiamolo con un nodo. Accendiamo la candela e poniamo il palloncino sopra la fiamma. Naturalmente vedremo il palloncino scoppiare.

Infiliamo il secondo palloncino all’imboccatura dell’imbuto e con la brocca versiamo al suo interno circa 1/3 di acqua, quindi togliamo dall’imbuto, gonfiamo per la parte rimanente di aria e chiudiamo con un nodo.

Accendiamo nuovamente la candela, poniamo il palloncino sulla fiamma e osserviamo: il palloncino non scoppierà!

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Esperimenti scientifici per bambini
Il palloncino che non scoppia sul fuoco
Perchè?

L’acqua all’interno del pallone assorbe il calore del fuoco.

Il palloncino, essendo molto sottile, consente al calore di passare  molto rapidamente e quindi di riscaldare l’acqua.

Scaldandosi l’acqua inizia a salire, in alto si raffredda e torna a scendere, e il processo di ripete così, impedendo a lungo al palloncino di scoppiare.

Questo tipo di circolazione del calore è detta convezione: il palloncino pieno d’acqua non scoppia perché il calore viene costantemente trasferito lontano dal pallone, e per questo il pallone rimane intatto.

La fuliggine sul fondo del pallone è il residuo della combustione  della candela, e non è un residuo del palloncino, che rimane intatto.

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Esperimenti scientifici per bambini – Dimostrazione della forza centripeta

Scopo

Questo esperimento mostra in modo semplice ma sorprendente l’azione della forza centripeta.

Età

Dai 4 anni.

Materiali

Un palloncino preferibilmente di colore chiaro

una moneta.

Note di sicurezza

Prima di gonfiare il palloncino far entrare la moneta fino in fondo, in modo da eliminare il rischio di inalazione mentre si gonfia il palloncino.

Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che questo esperimento dimostra l’azione della forza centripeta

. infiliamo una moneta nel palloncino sgonfio e gonfiamo il palloncino in modo che possa essere facilmente tenuto con una mano

. chiudiamo il palloncino con un nodo

. teniamo il palloncino in alto con la mano aperta sul nodo

. iniziamo a farlo roteare

. quando la moneta avrà preso velocità fermiamo la mano. Se vogliamo possiamo anche mettere l’indice dell’altra mano sotto al palloncino

. la moneta continuerà a ruotare nel palloncino a lungo

http://www.arvindguptatoys.com/toys/deatofwell.html

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

La forma del palloncino costringe la moneta (o qualsiasi altro oggetto posto al suo interno) a muoversi in un percorso circolare. Se la moneta non fosse costretta a stare all’interno del palloncino, si muoverebbe in linea retta.
La forza che tiene la moneta in movimento è la forza centripeta, che è la forza che tira gli oggetti verso il centro quando sono in rotazione.
L’ inerzia mantiene la moneta in rotazione all’interno del palloncino, anche quando smettiamo di girarlo. La legge dell’inerzia afferma che un corpo in movimento (la moneta) rimane in movimento fino a quando una forza esterna non interviene su di esso.
La moneta rallenta a causa dell’attrito e alla fine cade perché la gravità la tira verso il basso. Attrito e gravità sono le forze esterne che sconfiggono l’inerzia.
Diciamo quindi che quando la velocità della moneta diminuisce a causa dell’attrito contro il palloncino, la moneta si sposta più in basso a causa della gravità.
Mentre la moneta si muove produce un forte rumore: i lati ruvidi della moneta non rotolano uniformemente contro la parete del palloncino, ma rimbalzano di qua e di là mettendo in vibrazione le pareti del palloncino.
Queste vibrazioni della superficie del palloncino vengono trasmesse molto efficacemente nell’aria dal palloncino stesso, un po’ come le vibrazioni in una corda di violino di trasmettono nell’aria dal corpo del violino.
Più veloce fai ruotare l’oggetto, più veloce è la vibrazione e quindi più alto è il tono; più la moneta è lenta, più il suono è grave.

Altri link

http://www.arvindguptatoys.com/toys/deatofwell.html

http://www.thenakedscientists.com/HTML/experiments/exp/roaring-balloon/

http://www.stevespanglerscience.com/lab/experiments/spinning-penny

http://www.videojug.com/film/how-to-make-a-coin-spin-inside-a-balloon

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Esperimenti scientifici per bambini – esplosione di colori nel latte

Esplosione di colori nel latte

Scopo

Osservare cosa avviene quando le molecole di sapone entrano in contatto con molecole di grasso.

Età

Dai 4 anni.

Materiali

Latte intero (non scremato)
un piatto
coloranti alimentari
Detersivo liquido per i piatti
stuzzicadenti o cotton fioc.

Note di sicurezza

Dopo l’esperimento gettare il latte saponato per evitare che venga accidentalmente ingerito.

Esplosione di colori nel latte
Presentazione

. Questo esperimento può essere presentato a un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe

. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo

. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento osserveremo cosa avviene quando le molecole di sapone entrano in contatto con molecole di grasso

. versiamo il latte nel piatto fino a coprirne completamente il fondo, e lasciamo riposare per qualche minuto

. aggiungiamo gocce di colorante alimentare sulla superficie del latte

. immergiamo il tampone scelto in un po’ di sapone per i piatti e immergiamo la punta nella ciotola

. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.

Osservazioni e conclusioni

Il latte è composto per lo più di acqua, ma contiene anche vitamine, minerali, proteine e piccole goccioline di grasso sospese.
Il segreto di questo esperimento è la chimica: il detersivo indebolisce i legami chimici che tengono le proteine e i grassi in sospensione nel latte.
Il sapone per i piatti ha un’estremità polare idrofila (che ama l’acqua) e l’altra idrofoba (che teme l’acqua).
L’estremità idrofila si dissolve nell’acqua, mentre la parte idrofoba si lega al grasso nel latte.
Le molecole di grasso si piegano, rotolano, si torcono e cambiano forma spostandosi in direzioni diverse non appena le molecole di sapone cominciano ad essere attratte da loro: il sapone le rincorre, e loro scappano.
Questi movimenti mettono in moto anche le molecole di colorante alimentare, che così possono mostrarci tutte le reazioni chimiche in atto.
Appena il sapone arriva a mescolarsi uniformemente col latte, le reazioni rallentano e alla fine si fermano.

(un’elaborazione artistica dell’esperimento qui: stampe al latte)

Proviamo a ripetere l’esperimento posando il bastoncino di cotone in punti differenti della superficie del latte, poi proviamo a ripetere l’esperimento utilizzando latte scremato al posto del latte intero, o anche acqua. Otteniamo gli stessi risultati? Perchè no?

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La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori

La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori fai da te stampabile in formato pdf, con istruzioni per la presentazione e l’uso coi bambini.

La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori è un materiale che si presenta a bambini di 3 anni e 1/2 – 4 anni come materiale sensoriale, ma che poi si utilizza tantissimo nella scuola primaria, per le molteplici possibilità di utilizzo nell’ambito delle quattro operazioni e dello studio delle tabelline.

Realizzarlo in proprio è molto semplice. Si tratta di ritagliare le forme che lo compongono secondo questo schema.

Il primo quadratino a sinistra misura 1 x 1 cm, e tutte le forme seguenti aumentano di 1 cm in lunghezza o in altezza.

Se volete  ho preparato il materiale stampabile a grandezza naturale:
– il materiale in forma di tavola, a colori (i fogli sono A 4, quindi lo schema va ritagliato lasciando un margine da un lato e incollati tra loro):

La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori
TAVOLA A COLORI

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– lo stesso materiale, con tessere singole da ritagliare, a colori:

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– e in bianco e nero, da stampare su fogli colorati:

Trovi tutti i file qui:

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Se volete preparare anche le tabelle grandi, fatele naturalmente utilizzando i colori corrispondenti alle tessere, nelle seguenti misure: 1 x 1  3 x 3  6 x 6  10 x 10  15 x 15  21 x 21  28 x 28  36 x 36  45 x 45  55 x 55 :

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La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori
Esempi di presentazione 

Invitiamo il bambino ad unirsi a noi nell’esercizio, il bambino srotola il tappeto e vi si porta il materiale. Si sediamo a destra del bambino per iniziare.

Iniziando dal quadrato più piccolo, componiamo il grande quadrato del decanomio procedendo per un colore alla volta.

Quando il bambino si sente pronto può procedere da solo.

Terminata la composizione del quadrato, riporre tutti i pezzi procedendo in ordine inverso.

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La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori

Varianti

1. si può procedere alla composizione del grande quadrato posizionando prima in diagonale i dieci quadrati, e poi completando con i rettangoli.

2 una volta composto il quadrato, si può rimuovere ordinatamente una serie intera, e chiedere al bambino di formare un quadrato con le tessere rimanenti

3. una volta composto il quadrato, chiedere al bambino di formare quanti più quadrati più piccoli riesce a fare utilizzando le tessere del quadrato grande.

4. una volta composto il quadrato, togliere tutti i quadrati (diagonale) e con i soli rettangoli chiedere al bambino di comporre quanti più quadrati riesce.

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La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori

Applicazioni in ambito matematico

Le forme che compongono il quadrato del decanomio si ricollegano al valore numerico e in questo modo è possibile manipolare il materiale per esercitare l’addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione, e naturalmente le tabelline.

La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori

Alcuni spunti

– è molto bello riprendere la torre rosa e la scala marrone, per far rielaborare al bambino un’esperienza che ha vissuto da più piccolo inserendo elementi di maggior complessità:

Il valore numerico può essere visualizzato con l’ausilio delle barrette di perle colorate. Si possono utilizzare le schede dei numeri:

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La tavola del decanomio (o tavola di Pitagora) Montessori

e con questi visualizzare varie operazioni di somma, sottrazione, moltiplicazione e divisione:

Si possono visualizzare le tabelline:

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori scaricabile gratuitamente in formato pdf, con cartellini ed istruzioni per la presentazione e l’uso coi bambini.

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori è tradizionalmente utilizzato come materiale dell’area del linguaggio, per l’apprendimento della funzione dell’aggettivo in grammatica.

A questo scopo si presenta ai bambini a partire dai cinque anni. Naturalmente più avanti diventa un materiale molto utile anche per lo studio della geometria.

I set in commercio sono formati da un numero di triangoli che può essere 54, 63 o 72.

Il principio è che la serie deve comprendere triangoli rettangoli acutangoli ottusangoli, equilateri scaleni isosceli, di almeno tre colori diversi e tre dimensioni diverse per tipo.

nomenclature :

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori  nomenclature triangoli

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Come spiegato poi, il gioco può prevedere  di rispondere ai cartellini questionario:

 Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori – carte domanda

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I due file:
– carte-domanda
– nomenclature
sono disponibili qui: MATERIALE STAMPABILE PER IL GIOCO DEI TRIANGOLI

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Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori – Presentazione del materiale

Variante 1 – due giocatori: l’insegnante e un bambino

L’insegnante mostra al bambino il materiale, poi insieme dispongono tutti i triangoli sul tavolo. L’insegnante dice al bambino che giocheranno a indovinare a che cosa sta pensando, seguendo gli indizi.

Prende un foglietto e scrive “TRIANGOLO”, pone il foglietto a una certa distanza dai triangoli e chiede al bambino di trovare la cosa scritta e metterla sul foglietto. Il bambino metterà sul foglietto un triangolo qualunque.

L’insegnante dirà che no, non è proprio quello a cui stava pensando, perchè quello che  vuole lei, ad esempio, è grande (scriverà “GRANDE” su un altro foglietto, lo metterà accanto alla parola TRIANGOLO per leggere ora TRIANGOLO GRANDE), dicendo al bambino: “Mi puoi trovare un triangolo uguale a quello che hai scelto prima, ma che sia anche grande?”.

Il bambino sostituirà quindi il triangolo con un altro uguale al primo, ma grande.  Per fare il confronto si possono usare i triangoli di controllo delle dimensioni.

Fatto questo si tolgono dal tavolo tutti i triangoli che non sono grandi e si rimettono sul vassoio ( o nella scatola); l’insegnante dirà: “Sì, è proprio un triangolo grande, ma io  lo avevo pensato blu e non giallo” (ad esempio), e scriverà su un foglietto la parola BLU da aggiungere ai precedenti per formare TRIANGOLO GRANDE BLU.

Il gioco proseguirà come descritto: si toglieranno tutti i triangoli che non sono blu e si aggiungerà ad esempio ACUTANGOLO: “TRIANGOLO GRANDE BLU ACUTANGOLO.

Poi si toglieranno tutti i triangoli non acutangoli, si aggiungerà ad esempio la parola SCALENO ed a questo punto sul tavolo resterà solo il triangolo descritto, nell’esempio un TRIANGOLO GRANDE BLU ACUTANGOLO SCALENO.

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Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori

Variante 2 – Un giocatore – cartellini singoli degli aggettivi

Il bambino posiziona il cartellino TRIANGOLO e via via aggiunge lui stesso gli aggettivi (scelti da lui o pescati a caso da una busta Materiali.

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori

Variante 3 – un gruppo di bambini

Si distribuiscono i cartellini contenuti nella busta delle domande, in modo che non ne avanzino, e si dispongono al centro del tavolo tutti i triangoli.

I bambini cercano ognuno i propri triangoli e il gioco termina quando al centro del tavolo non resta nemmeno un triangolo.

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Utilizzando lo stesso principio, è possibile inventare giochi simili con altri oggetti, ad esempio coi bottoni:

Poesie e filastrocche: I punti cardinali

Poesie e filastrocche: I punti cardinali. Una raccolta, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
I punti cardinali
“Dalla mia parte bello e raggiante
si leva il sole” dice il Levante;
“e poi tramonta placidamente
dalla mia parte” dice il Ponente;
“raggi focosi io spargo intorno!”
dice superbo il Mezzogiorno;
“ed io alle membra già stanche e rotte,
dono riposo. Son Mezzanotte!”

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

 

Triangoli blu Montessori

Triangoli blu Montessori con tutorial per realizzarli in proprio, modelli gratuiti, istruzioni per la presentazione e l’uso con i bambini. Il set dei triangoli blu è  composto da 12 triangoli rettangoli scaleni, che misurano 14 cm di base e 8 cm di altezza. Con questo materiale si realizzano varie figure geometriche.

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Come già detto per i triangoli costruttori, si tratta di un materiale per lo sviluppo sensoriale proposto nelle scuole d’infanzia, ma che risulta utilissimo anche coi bambini più grandi a sostegno dello studio della geometria e per aiutare i bambini con problemi di dislessia.

In questo sito trovate gli schemi per la costruzione delle varie forme. C’è anche il cartamodello per la realizzazione dei triangoli, ma non è molto utile…

Io li ho realizzati così:

Dopo aver costruito i dodici triangoli, ho preparato anche dei cartellini per le nomenclature  e delle schede che illustrano le forme realizzabili coi triangoli blu:

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Video:

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Su Pinterest:

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Sensorial primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Sensorial di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Sensorial di Montessorialbum.com
– Sensorial album di wikisori.org
Basic Montessori learning activities for under fives di David Gettman
– The casa 2,5-6 years – sensorial di montessoricommons
– Sensorial development di montessoriworld.org
Module 3: Exercises of sensory development di Montitute.com
– Sensorial teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year di mymontessorihouse.com
Sensorial teaching manual – primary ages di montessoriprintshop
– Early childhood curruculum – Montessori sensorial manual di montessoritraining.net
Sensorial Manual Infant and Toddler e Sensorial Manual Early Childhood
di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per gli esercizi sensoriali:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.

I triangoli costruttori Montessori DIY – modelli stampabili

I triangoli costruttori Montessori con tutorial per realizzarli in proprio, con modelli stampabili. e istruzioni per la presentazione e l’utilizzo coi bambini. I triangoli costruttori servono a dimostrare che tutte le figure geometriche piane possono essere costruite per mezzo di triangoli.

Il materiale è composto da 5 differenti scatole, ognuna delle quali contiene un certo numero di triangoli di varie dimensioni, forme e colori.

Ad eccezione del box 2, i triangoli di tutte le altre scatole recano delle bande nere posizionate su lati diversi che servono ad aiutare il bambino nella costruzione delle figure geometriche proposte.

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E’ un materiale che si propone nella scuola d’infanzia, ma che io utilizzo ampiamente anche in terza classe, soprattutto se ci sono problemi di dislessia da affrontare.

In terza classe il programma prevede lo studio della geometria, e questo materiale può essere abbinato a schede delle nomenclature per aiutare la memorizzazione dei termini.

Permette inoltre di valutare la lunghezza dei lati o l’ampiezza degli angoli mediante semplice sovrapposizione degli elementi, e facilita la classificazione in equilatero, isoscele e scaleno, oppure rettangolo, acutangolo, ottusangolo.

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Per costruirli in proprio nel web si trovano i modelli stampabili gratuitamente a grandezza naturale in questo sito. Cliccate su Colored Sets 1-5 se avete la stampante a colori, Outlines l’avete solo nero. In Boxes trovate invece i modelli per realizzare le scatole, io ho preferito usare i vassoi da mensa che si trovano alla coop.

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Nei download non sono comprese le carte delle nomenclature, che ho realizzato a mano. I modelli delle forme da realizzare coi triangoli sono invece molto piccoli, quindi per fare le mie schede li ho elaborati così:

– ho aperto la pagina per il download, poi con ctrl + ho ingrandito la schermata, e con ScreenHunter ho catturato le immagini ingrandite.

Per ogni box ho preparato:

– i triangoli previsti

– schede grandi che presentano da una parte lo schema di costruzione e dall’altra la forma pura (solo i contorni esterni)

– cartellini delle nomenclature, facilitati da una miniatura dello schema da realizzare

– cartellini per la classificazione dei triangoli contenuti nel box che hanno su una facciata il nome del triangolo, e sull’altra l’indicazione di quanti triangoli per tipo e colore appartengono a quella categoria con miniatura, per l’autocontrollo.

Box 1

Box 2

Box 3

Box 4

Box 5

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Qualche video:

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Sensorial primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Sensorial di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Sensorial di Montessorialbum.com
– Sensorial album di wikisori.org
– The casa 2,5-6 years – sensorial di montessoricommons
– Sensorial development di montessoriworld.org
Module 3: Exercises of sensory development di Montitute.com
– Sensorial teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year di mymontessorihouse.com
Sensorial teaching manual – primary ages di montessoriprintshop
– Early childhood curruculum – Montessori sensorial manual di montessoritraining.net
Sensorial Manual Infant and Toddler e Sensorial Manual Early Childhood
di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per gli esercizi sensoriali:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.

Costruire gli incastri metallici Montessori – tutorial

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Costruire gli incastri metallici Montessori – tutorial per realizzarli in proprio e con pochissima spesa.

Il materiale originale è costituito da due tavole di legno in pendenza, su ciascuna delle quali sono collocati cinque telai in metallo quadrato, di colore rosa.

In ognuno dei telai è inserita una figura geometrica blu.

Le figure sono simili a quelle degli inserti geometrici, e dotate anch’esse di un piccolo perno per la presa a tre dita.

Gli incastri di metallo sono un materiale utilizzato nelle scuole Montessori per gli esercizi di pre-scrittura.

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Costruire gli incastri metallici Montessori – tutorial

Per costruirli in proprio nel web si trovano i modelli stampabili gratuitamente a grandezza naturale in questo sito. Cliccate su Geometric (Metal) Insets per la versione con le forme colorate all’interno, oppure Insets Outline Only per le forme tracciate solo per contorni.

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Se non avete molto tempo da dedicare alla costruzione dei materiali ma avete sufficienti risorse economiche, i modelli possono essere certamente passati a un falegname  …e se sono anche le risorse a mancarvi potete pensare di stampare, ritagliare e plastificare direttamente il  tutto.

Considerate però che nel secondo caso otterrete un materiale difficile da maneggiare per il bambino, e dovreste rinunciare al pernetto centrale che non  ha una funzione decorativa, ma serve a stimolare la corretta presa indice e medio contro pollice, in preparazione all’impugnatura della matita.

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Io ho fatto così, utilizzando dei fogli di cartone robusto.

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Costruire gli incastri metallici Montessori

Io ho predisposto il materiale, una volta pronto, così: le dieci cornici sono in esposizione su uno scaffale una accanto all’altra, di modo che il bambino possa averne una visione completa.

Le cornici sono ognuna su un piatto quadrato, che contiene anche un assortimento di foglietti già tagliati alla stessa dimensione delle cornici.

Il bambino sceglie la cornice che desidera e la pone sul vassoio insieme alle matite.

 

Le indicazioni pedagogiche per l’utilizzo del materiale qui.

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Sensorial primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Sensorial di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Sensorial di Montessorialbum.com
– Sensorial album di wikisori.org
– The casa 2,5-6 years – sensorial di montessoricommons
– Sensorial development di montessoriworld.org
Module 3: Exercises of sensory development di Montitute.com
– Sensorial teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year di mymontessorihouse.com
Sensorial teaching manual – primary ages di montessoriprintshop
– Early childhood curruculum – Montessori sensorial manual di montessoritraining.net
Sensorial Manual Infant and Toddler e Sensorial Manual Early Childhood
di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per gli esercizi sensoriali:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.

Prescrittura Montessori – come si usano gli incastri metallici

[wpmoneyclick id=88742 /]Prescrittura Montessori – come si usano gli incastri metallici. Gli incastri metallici originali sono costituiti da due tavole di legno in pendenza, su ciascuna delle quali sono collocati cinque telai in metallo quadrato, di colore rosa.

In ognuno dei telai è inserita una figura geometrica blu.

Le figure sono simili a quelle degli inserti geometrici, e dotate anch’esse di un piccolo perno per la presa a tre dita.

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Le indicazioni di Maria Montessori parlano di un utilizzo di questo materiale abbinato ad una scatola di dieci matite colorate e un libretto da lei preparato, contenente 87 disegni già svolti, raccolti in cinque anni di lavoro di osservazione dei bambini.

photo credit: Gonzaga arredi
 
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Al bambino viene dato un foglio di carta bianca e la scatola di dieci matite colorate, quindi sceglierà uno dei dieci inserti e l’insegnante gli proporrà l’esercizio.

Io ho preparato il materiale così: le dieci cornici sono in esposizione su uno scaffale una accanto all’altra, di modo che il bambino possa averne una visione completa.

Le cornici sono ognuna su un piatto quadrato, che contiene anche un assortimento di foglietti già tagliati alla stessa dimensione delle cornici.

Il bambino sceglie la cornice che desidera e la pone sul vassoio (grazie coop) insieme alle matite.

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Prescrittura Montessori
Primo esercizio con gli incastri metallici

Il primo esercizio consisterà nel posizionare la cornice scelta (senza incastro della forma) sul foglio di carta, e nel tracciare il contorno interno con la matita, quindi nel rimuovere la cornice per visualizzare il disegno ottenuto.

Questo esercizio non è del tutto nuovo per il bambino, che già si è esercitato a seguire le sagome degli incastri geometrici, la novità è che con questo esercizio si lascia un disegno, una traccia del proprio movimento.

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Prescrittura Montessori
Secondo esercizio con gli incastri metallici

In seguito l’insegnante proporrà un secondo esercizio. Si prende una cornice, il suo incastro, un quadrato di carta colorata e due matite di colori contrastanti e si  portano al tavolo del bambino.

Il bambino disegna la forma come al solito, togliendo l’incastro.

Poi l’insegnante rimette l’incastro e toglie solo la cornice, mostrando al bambino come essa copre perfettamente il disegno.

Poi prende una seconda matita e disegna il contorno dell’incastro, quindi lo toglie.

La seconda figura appare sul foglio, appena fuori dal contorno della prima, e ai bambini piace vedere come la cornice vuota e l’inserto danno lo stesso risultato sul foglio.

Quando lo alza, se il disegno è ben fatto, egli trova sulla carta una figura geometrica contenuta da due linee di colori, e, se i colori sono stati scelti bene, il risultato è molto interessante anche da un punto di vista cromatico.

Questi dettagli possono sembrare inutili, ma sono invece di grande importanza pedagogica. I due contorni colorati suscitano nel bambino il desiderio di sperimentare un’altra combinazione di colori e di ripetere l’esperienza con altri colori ed altre forme.

La varietà degli oggetti ed i colori sono  un incentivo al lavoro e rappresentano a tutti gli effetti uno strumento utile a garantire il successo dell’esperienza di apprendimento dei bambini.

Attraverso la ripetizione di questi esercizi in tutte le possibili varianti, il bambino lavora all’organizzazione del movimento fine necessario alla scrittura, evitando esercizi noiosi e faticosi. E l’educazione del senso cromatico diventa, in questa fase di sviluppo dei bambini,  la leva che permette di arrivare ad una calligrafia chiara e bella.

Gli incastri si prestano a limitare , in modi diversi, la lunghezza dei tratti delle matite, e in questo modo la mano si abitua non solo ad eseguire l’azione del tracciare in generale, ma anche a limitare il movimento all’interno di varie tipologie di limiti.

Il numero di disegni realizzabili con gli incastri metallici  è praticamente illimitato.

Questi esercizi preparano dunque la mano alla scrittura, ma sono esercizi ottimi anche per i bambini più grandi che hanno una brutta calligrafia. Inoltre aiutano la comprensione del disegno geometrico, delle simmetrie e della Matematica, e sviluppano il senso per il colore e l’armonia.

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Prescrittura Montessori
Altre proposte di esercizi  con gli incastri metallici

L’insegnante prende una cornice, un foglio di carta colorata e due diverse matite e le porta al tavolo del bambino sedendosi accanto a lui.

Pone la cornice esattamente sul quadrato di carta, mostrando al bambino come il foglio è completamente nascosto. Poi prende una matita e disegna la sagoma della forma interna alla cornice, toglie la cornice e lascia che il bambino osservi il disegno.

Prende un’altra matita e riempie una piccola parte del disegno con una serie di linee rette parallele, molto vicine le une alle altre, che vanno esattamente da un lato all’altro della forma.

Poi dà la matita al bambino e lo invita a provare. Si assicura che il bambino tengo la matita in modo corretto.

Quando il bambino ha capito cosa deve fare, l’insegnante lo lascia lavorare da solo. Il bambino potrà scegliere la carta, i colori delle matite, e le forme che più gli piacciono.

Quando il bambino svolge abbastanza bene il lavoro, l’insegnante può mostrargli come realizzare disegni geometrici.

Prende una cornice, un pezzo di carta e le matite colorate e va alla tavola del bambino.

Copre accuratamente il foglio con la cornice e disegna la forma centrale.

Poi sposta la cornice di 180° e ripete il disegno con la matita della forma centrale. Toglie la cornice e lascia che il bambino osservi il disegno.

Il disegno può essere completato le combinazioni di colore che sceglie il bambino, l’unica regola è che non si può usare lo stesso colore per due sezioni adiacenti.

Dopo un po’ di pratica, l’insegnante può introdurre nuove varianti all’esercizio, come quelle mostrate di seguito.


L’insegnante mostra al bambino come fare disegni utilizzando più di una forma (nella figura il quadrifoglio e il triangolo)

Si può mostrare ai bambini come ottenere disegni che riempiono tutto il foglio, sempre utilizzando le cornici delle forme.


Si può inoltre mostrare al bambino la simmetria, indicando come realizzare un disegno in cui una metà del disegno sia speculare all’altra metà. La simmetria si può costruire anche lungo la diagonale.

Tutorial per realizzare gli incastri in proprio qui: Tutorial incastri di metallo.

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Prescrittura Montessori –  Qualche video sulla presentazione e l’uso degli incastri metallici:

Montessori Explained: Metal Insets from Sunrise Montessori of Round Rock on Vimeo.

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Language primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Language di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Language di Montessorialbum.com
– Language album di wikisori.org
– Language and grammar di montessoricommons
– Elementary language notes di albanesimontessorinotes
Module 4: language manual A e Module 6: language manual B di Montitute.com
– Language teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year (Language and reading) di mymontessorihouse.com
– Montessori Language arts 6-9 album e Montessori Language album 3-6 di Montessori tube
– The complete Montessori language arts teacher’s manual di Open Door Press
– Early childhood Montessori language album di Sue Clark
– Lower elementary curruculum – Language arts di montessoritraining.net
– Language album di freemontessori.org
– Elementary Montessori language album di keysoftheuniverse.com
– Montessori Matters: A language manual di shop.heutink-usa.com
Language arts Infant and Toddler e Language arts elementary vol 1, vol 2, vol 5
di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per il linguaggio:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
L’autoeducazione nelle scuole elementari
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui. Leggi anche la bibliografia di seguito

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PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

BIBLIOGRAFIA E LINK UTILI

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M. Dardano – La nuova grammatica della lingua italiana, Zanichelli


Maria Montessori L’autoeducazione: Nelle scuole elementari (Garzanti Saggi)


Maria Montessori Educazione e pace


Maria Montessori La mente del bambino. Mente assorbente

Maria Montessori Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Edizione critica.

Maria Montessori Educare alla libertà

Maria Montessori La scoperta del bambino

Grammatica moderna nella scuola elementare Montessori, Il quaderno Montessori inverno 1993-94 – E. M. Orizio
Dr. Jean Miller Visit – ottobre 2001 – Seminario sul Linguaggio curato da Joel Rioux) pubblicato da Montessori Australia

Caccia al tesoro nel ghiaccio

La caccia al tesoro nel ghiaccio è un bel gioco sensoriale, che circola in molti blog, ad esempio qui oppure qui. E’ una bellissima attività estiva…

Ha molte caratteristiche che lo avvicinano alle proposte montessoriane, soprattutto per quanto riguarda la coordinazione occhio-mano e lo sviluppo della motricità fine. Al gioco potrebbero inoltre essere abbinate schede illustrate per l’appaiamento oggetto-colore, oppure tavole per la classificazione grande – medio – piccolo, o leggero-pesante, ecc…

In forma “competitiva” può essere giocato con un blocco più grande da più bambini a turno, e vince chi libera più tesori… ma la competizione non mi piace 

Io ho fatto così: per rendere più interessante il blocco ho ghiacciato gli oggetti in più strati successivi, in modo da formare più livelli.

Poi ho preparato il tavolo utilizzando un tagliere con annesso vassoio su un asciugamano, una brocca d’acqua (se il bambino ha troppa difficoltà a rompere il ghiaccio può servire), degli attrezzi veri vari per martellare, incidere e scalpellare e un contenitore vuoto (in alternativa le tabelle di cui sopra):









Lista dei materiali Montessori: dai 3 ai 6 anni – SENSORIALE

Lista dei materiali Montessori: dai 3 ai 6 anni – SENSORIALE. Questa è la lista dei materiali montessoriani di base per quanto riguarda l’area dello sviluppo sensoriale, per bambini dai tre ai sei anni di età. I relativi approfondimenti, i consigli per la presentazione ai bambini e le relative lezioni in tre tempi si trovano nella guida didattica Montessori

Il procedere graduale attraverso i materiali, dagli esercizi  più semplici a quelli più complessi, è  parte essenziale del metodo Montessori.  Questa caratteristica del metodo pone soprattutto nei genitori molte domande, e viene percepita come difficile da praticare: “Come faccio a sapere quale esercizio è il migliore per cominciare?” ; “Come posso capire quando il bambino ha acquisito sufficiente padronanza di un esercizio, ed ha bisogno di qualcosa d’altro?”; “Come devo scegliere il materiale giusto per andare avanti?”.

La risposta è innanzitutto avere fiducia nell’istinto naturale del bambino, e non pensare che un errore da parte nostra sarà fatale, perchè non lo sarà.  Non è possibile nuocere allo sviluppo di un bambino proponendo un materiale sbagliato, se non si insiste su di esso, perchè se è realmente sbagliato per lui in quel momento, semplicemente il bambino non vi presterà la minima attenzione e si rivolgerà istintivamente sempre e solo a ciò che invece è adatto a lui.

Date al bambino l’ambiente più adatto per il suo agire libero, e osservatelo con attenzione. Se il bambino mostra un vivo interesse spontaneo per un dato materiale, che secondo la Montessori rappresenta per lui un problema da risolvere, e se si dedica alla soluzione di esso, possiamo essere sicuri di avergli proposto qualcosa di assolutamente adatto al suo grado di sviluppo.

Se esegue gli esercizi trovandoli troppo semplici per lui, magari svogliatamente, allora è insensato richiamarlo a mantenere la sua attenzione su di esso: lo ha superato,  non è più un problema da risolvere per lui.

Se, d’altra parte, sembra in difficoltà e chiede ripetutamente  aiuto e spiegazioni, o l’esercizio è troppo difficile per lui, oppure ha già acquisito la cattiva abitudine di dipendere dagli altri. In entrambi i casi ha bisogno di un esercizio più facile, o, infine, ha semplicemente bisogno di interrompere per un periodo il lavoro ai materiali sensoriali.

E ‘ il concetto più sbagliato che si possa avere di una Casa dei Bambini Montessori, quello  di immaginarsi che i bambini sono occupati da mattina a sera nella loro istruzione formale attraverso il materiale sensoriale, e altrettanto sbagliato è immaginarsi che i bambini usino il tempo solo a loro piacimento. I successi raggiunti nell’educazione dei bambini dalle scuole Montessori non possono essere raggiunti attraverso la mera ripetizione di esercizi sensoriali , o attraverso la spinta spasmodica di essi all’interno di altri sistemi, o attraverso la mancanza di un sistema.

Molti sono i fattori che contribuiscono all’educazione, oltre agli esercizi con i telai delle allacciature piuttosto che con gli incastri solidi, seppur anche questi importanti. Forse il più importante di questi fattori è lo sviluppo del senso di responsabilità e di partecipazione, la scelta di non far credere al bambino che è inadatto a condividere alcuni dei pesi della nostra vita quotidiana, tradendo il suo spontaneo e generoso impulso di condivisione.

Il bambino, nella scuola Montessori, partecipa con senso di responsabilità alla pulizia e al mantenimento dell’ordine nella sua aula, nota da solo se c’è una cartaccia sul pavimento, e non ha bisogno che gli venga detto cosa fare, perchè è suo interesse e fa parte delle sue attività quotidiane tenere pulito il suo ambiente.

Si tratta di un atteggiamento in netto contrasto con quello di molti dei nostri figli, che spesso raggiungono l’età della scuola superiore senza acquisire questo sentimento di solidarietà e lealtà con gli interessi della famiglia, che invece è assolutamente possibile coltivare se il processo inizia abbastanza precocemente.

Con questa precisazione rispetto al fatto che l’educazione del bambino piccolo col metodo Montessori non significa affatto la sua occupazione incessante negli  esercizi sensoriali, possiamo occuparci di illustrare in dettaglio i vari materiali sensoriali ed il loro utilizzo.

Photo credit: le immagini dei materiali montessoriani  di questo post sono di proprietà di Gonzaga Arredi: clicca sulle immagini per visualizzarle nel contesto originale.  I link fanno riferimento al diritto di proprietà dell’immagine stessa e non rappresentano “pubblicità”.  Sotto ad ogni immagine trovi invece il link relativo al mio post sull’argomento. 

Lista dei materiali Montessori: dai 3 ai 6 anni – SENSORIALE

L’obiettivo di Maria Montessori attraverso il materiale sensoriale è riordinare il bagaglio e l’accumulo percettivo e affinare i sensi attraverso la capacità di cogliere differenze.

Il materiale consente fondamentalmente due tipi di attività:
appaiare: riconoscere gli uguali e disporli a coppie
graduare: riconoscere i simili e disporli in serie.

La funzione del materiale sensoriale dunque non  è quella di presentare al bambino impressioni nuove, ma di portare ordine e sistematicità nella miriade di impressioni che ha ricevuto e continua a ricevere.
Ognuno dei materiali sensoriali, usato in modo corretto, aiuta la mente infantile a mettere a fuoco una particolare qualità e, attraverso una manipolazione attiva, a trasformarla in concetto.
Non si correggono gli eventuali errori, determinati da mancanza di sviluppo, perchè sara appunto la ripetizione dell’esercizio che porterà nel bambino un progresso.
Si deve soltanto impedire che egli faccia un uso disordinato del materiale, cioè che lo usi per scopi diversi da quelli per il quale è stato costruito.

Il materiale sensoriale  è stato progettato specificamente per permettere ai bambini di seguire il loro interesse naturale e la loro spontanea capacità, esaminando gli oggetti che li circondano, di selezionare e manipolare.
Tutti i materiali montessoriani sono classificati scientificamente in base alle loro dimensioni, i loro scopi,  la loro forma.

Prendendo ad esempio il cesto dei solidi geometrici, possiamo osservare come tutte le forme sono dello stesso colore e dello stesso materiale, e variano solo nella forma: la forma è infatti il punto di interesse della lezione. Non ci sono elementi in più o altre variabili a distrarre e confondere il bambino, che per sua natura utilizza tutti i sensi nella scoperta di questi nuovi elementi e nel collegarli ai loro nomi.

Tutto il materiale è progettato per facilitare il lavoro indipendente, perché contiene in sè le “istruzioni d’uso” e il controllo dell’errore. Se un elemento è fuori posto, si crea  un’interruzione evidente nel modello, e i bambini lo percepiscono e con entusiasmo lavorano attraverso tentativi ed errori finché il modello funziona . Questo processo richiede a volte giorni, settimane o anche mesi, ma la gioia che i bambini provano quando raggiungono la forma corretta è davvero grande.

Il principio di libertà, per il bambino che per la prima volta utilizza il materiale da solo, non corretto dall’insegnante, è importantissimo, e di non facile comprensione ed applicazione per gli insegnanti formati per la scuola materna o primaria secondo i metodi usuali, che saranno inclini ad insegnare in modo direttivo.

L’ auto-correzione porta il bambino a concentrare in modo profondo la sua attenzione sulle differenze nelle dimensioni ed a confrontarle tra loro; questo è un esercizio prezioso ed irrinunciabile per lo sviluppo del suo sistema sensoriale in relazione alla sua vita cosciente.

La questione se è giusto o meno insegnare il concetto formale di dimensione mentre si sta facendo un uso pratico del materiale non si pone. Tutto questo viene dopo.

Questo primo periodo nella presentazione del materiale è in forte contrasto con modo di utilizzare il materiale di Froebel, dove l’obiettivo del maestro da subito è quello di fornire conoscenze. James, nella sua psicologia, fa una distinzione tra “familiarizzare con” e “conoscere” una cosa, intendendo con la prima fase la sfera sensoriale e con la seconda la sfera percettiva.

Nel metodo Montessori nella fase preliminare è molto importante che l’insegnante non interferisca mai nel lavoro del bambino, e altrettanto importante è che  il materiale sia tale da permettere al bambino gradualmente di osservare e correggere i suoi errori.

Quando il bambino esegue l’esercizio perfettamente, senza fare errori, lo ha superato; gli utilizzi successivi hanno solo valore di ripetizione occasionale, quasi di riposo rispetto alle attività nuove.

Lo scopo fondamentale dell’utilizzo del materiale sensoriale dovrebbe essere sempre tenuto presente: aumentare la capacità di riconoscere le differenze, stimolare l’attenzione ed aumentare le sue capacità di osservazione.

Questa metodica di formazione preliminare e spontanea dei sensi è a sua volta una preparazione per continuare gli studi che si caratterizzeranno dalle lezioni in tre tempi, sotto la guida dell’insegnante.  In questa primissima fase  lo scopo è principalmente biologico; più di tutto siamo interessati alla crescita naturale del bambino in conformità con le leggi del suo essere, in modo che il suo sistema nervoso, come strumento della vita cosciente, si perfezioni.

Oltre al materiale esposto sopra, altri materiali sempre presenti nella Casa dei bambini sono:

gli otto telai delle allacciature

le tessere tattili per riconoscere ruvido e liscio


due scatole contenti tessuti diversi (velluto, seta, lana, cotone ecc…)


 inserti di metallo (dieci inserti)

trentasei carte con forme geometriche in legno massello di colore blu
trentasei carte con forme geometriche disegnate con un tratto blu spesso
trentasei carte con forme geometriche disegnate con un sottile tratto nero

due scatole con alfabeti mobili

Insieme a quanto sopra,  vengono utilizzati:
– i mattoncini e i cubi di Froebel,
– gomitoli e palline di lana in colori diversi,
– gettoni e bottoni colorati,
– blocchi da costruzione,
– matite colorate e carta da disegno,
– argilla, sassolini, semi e chicchi di cereali,
– numerosi giocattoli, tra cui bambole di carta di vario genere che vengono colorate dai bambini come esercizio ulteriore di perfezionamento della tecnica della scrittura.

L’educazione di ciò che può essere chiamato il piano inferiore, l’educazione cioè che mira a sviluppare le competenze sensoriali e motorie del sistema nervoso come strumento di coscienza, col metodo Montessori inizia quando il bambino molto piccolo è attratto, ad esempio, dalla vista dei grandi blocchi rosa che formano la cosiddetta torre, o uno dei telai delle allacciature, ne sceglie uno, e comincia a giocare.

Se la sua scelta è ricaduta sulla torre rosa, non avrà bisogno di alcun aiuto, perchè i blocchi stessi sono una guida sufficiente e fungono di per sè stessi da correttivo per gli eventuali errori.

Quando il bambino, dopo aver giocato un po’ con i cubi rosa che formano la torre, vede che il blocco più grande è certamente la base della torre, l’educazione delle sue capacità di attenzione è cominciata, e mentre la sua manina gestisce i blocchi, imparando a poco a poco metterli uno sopra l’altro nella sequenza corretta, il suo senso muscolare già risvegliato inizia a svilupparsi.

Poi, se l’insegnante gli mostra come passare la mano leggermente dal basso verso l’alto della scala, si allena anche il suo senso del tatto che,  combinato col senso della vista, stimola la capacità di discriminazione.

Il bambino è ora pronto per la cosiddetta lezione in tre tempi di Séguin, che Maria Montessori ha adattato al suo materiale per permettere al bambino di apprenderne l’uso corretto e riceverne esperienze preziose per l’educazione sensoriale e motorie.

Nel primo periodo l’insegnante  prende il blocco più grande della torre con la quale il bambino ha prima giocato spontaneamente, e dice: “Questo è il blocco maggiore, il maggiore…”, e il bambino ripeterà questa parola. Poi, prendendo il cubo più piccolo che sta all’apice della torre, lo mostrerà al bambino dicendo: “Questo è il minore, il minore…” fino a quando il bambino non ripeterà anche lui questa parola.  I due pezzi,  che sono in così  forte contrasto per grandezza, vengono poi mostrati insieme, mentre l’insegnante dice: “Questo è il maggiore, questo è il minore…”, e il bambino ripeterà indicando i blocchi.

Quando il bambino è pronto per il passo successivo, l’insegnante dice: “Dammi il cubo maggiore” , oppure: “Dammi il cubo minore”. Se il bambino non riesce a rispondere con l’azione corretta, l’insegnante torna di nuovo al primo periodo,  in considerazione del fatto che il bambino ha dimostrato di non essere pronto pronto per questo passo. Se invece il bambino risponde correttamente dimostrando  di aver imparato a discriminare le due grandezze in relazione ai concetti di maggiore e minore, è pronto per il terzo passo, che è il più difficile da interiorizzare per il bambino, e quindi non deve essere affrettato né si deve costringere il bambino ad affrontarlo se non è pronto.

L’insegnante prende il blocco più grande e chiede: “Che cubo è questo?”.  Se il bambino è pronto, risponderà: “E’ il maggiore”, ma se questo non avviene è consigliabile tornare nuovamente al primo e al secondo tempo, fino a quando il bambino non sarà in grado di rispondere prontamente e con precisione.

Questo è un buon esempio di lezione in tre tempi, che si basa sull’utilizzo di un materiale  molto semplice per la presentazione ai bambini più piccoli. Lo stesso principio però viene seguito con tutti i materiali montessoriani:  l’insegnante  sceglie in un primo momento due elementi in forte contrasto tra loro  e gradualmente arriva a gradazioni sempre più sottili, portando il bambino a sempre più fini e più sottili discriminazioni.

Le lezioni in tre tempi dovrebbero sempre essere precedute da un periodo di uso spontaneo del materiale.  Maria Montessori aveva una grande fiducia nella serietà dei bambini verso ciò che chiamiamo il loro gioco. Sta a noi organizzare i suoi spazi in modo tale per cui il bambino sia portato a vedere che ogni gioco è un problema da risolvere, e che possa sempre attraverso il suo gioco spontaneo trovare la soluzione corretta.

Attività di vita pratica Montessori – cucinare

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Attività di vita pratica Montessori – cucinare. Per i bambini più piccoli, i cibi che richiedono pochi ingredienti e piccoli passaggi per ottenere il pieno successo della ricetta, rappresentano sempre la proposta migliore.

Naturalmente parliamo di progetti che il bambino, una volta preparato l’ambiente, realizza in modo indipendente, e non del semplice aiutare la mamma in cucina.

Si può cominciare sicuramente con la preparazione delle merende, predispondendo uno scaffale basso in cucina, oppure preparando sequenze illustrate per realizzare spuntini freddi:

http://howwemontessori.typepad.com/how-we-montessori/2011/07/food-preparation-area.html
 

http://www.montessoriservices.com/store/index.php?main_page=index&cPath=4423_113_127_4876
 

E’ sempre possibile inserire nell’attività una serie di proposte collegate: ad esempio si può chiedere al bambino di suddividere gli ingredienti necessari per fare i biscotti in secchi e umidi, prima di procedere con la realizzazione della ricetta.

http://www.hellowood.com/cookbook.htm
 

Se il bambino sa leggere, lavorare con ricette scritte o posizionare cartellini sulle ciotole degli ingredienti è un bellissimo modo per praticare la lettura.

http://sfoama.blogspot.com/2010/01/look-back-at-fallwinter-09.html
 

Un’idea davvero bellissima è questa dell’ “Inventaricetta” di I can teach my child: andando sul blog trovate le schede pdf (in Inglese) e tutte le istruzioni.

Il bambino sceglie gli ingredienti (tutti gli ingredienti base, massimo due ingredienti liquidi, il resto è libero ma è meglio ricordare al bambino che poi la torta la deve anche mangiare…).

C’è il problema delle misure, che deve essere risolto in questa proposta dall’insegnante, quindi si miscelano tra loro in una ciotola tutti gli ingredienti secchi e in un’altra tutti quelli liquidi, poi si uniscono e si procede.

http://www.icanteachmychild.com/2011/07/invent-your-own-cake.html

Anche lavorare con la frutta è un’attività molto praticata nelle scuole Montessori. Fare spiedini o macedonie naturalmente sono al primo posto.

Schiacciare la frutta secca:

http://montessori-work.blogspot.com/2008/11/food-preparation.html

sbucciare:

 

lavare accuratamente, asciugare, affettare ecc…

Infine il sito di una scuola di cucina per bambini:

 http://weecookery.blogspot.com/

Qualche video sulla preparazione del cibo in chiave montessoriana:

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Practical life album di Infomontessori.com
– Practical life album di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Practical life album di Montessorialbum.com
– Introduction to the exercises of practical life di montessoricommons
– Come liberare il potenziale del vostro bambino di Daniela Valente
– Teaching Montessori in the home di Elizabeth G. Hainstock
– The joyfull child di Susan Mayclin Stephenson (part two, age 1-3)
MANUAL 2: MONTESSORI EXERCISES OF PRACTICAL LIFE di Montitute.com
PRACTICAL LIFE teacher manual di khtmontessori
MONTESSORI PRACTICAL LIFE MANUAL di montessoritraining.net
PRACTICAL LIFE MANUAL EARLY CHILDHOOD.PDC di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per le attività di vita pratica:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.

Metodo Montessori: attività di vita pratica

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Metodo Montessori: attività di vita pratica: il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo.

Anche le attività di vita pratica vanno presentate, proprio come si fa con qualsiasi altro esercizio, e le attrezzature devono essere accessibili al bambino, in modo tale che lui possa scegliere di dedicarvisi liberamente quando lo desidera.

Per la presentazione le regole d’oro sono sempre chiarezza, semplicità e concisione… spesso basta solo mostrare l’esempio in silenzio…

Ecco alcuni esercizi di base, facili da applicare anche a casa. Molti di questi esercizi sono stati proposti da molte bravissime mamme blogger, faccio riferimento a loro per gli approfondimenti. Aggiungo poi qualche video…

Travasi di  liquidi

Occorrono due brocche di vetro a misura di bambino e un vassoio robusto. Una delle due brocche è riempita per 3/4 di liquido (acqua o altro). Il bambino afferra le due brocche dalle maniglie, e tenendo quella vuota nel vassoio, solleva l’altra e ne travasa  il contenuto.

Travasi di solidi

Occorrono due brocche di vetro a misura di bambino e un vassoio robusto. Una delle due brocche è riempita per 3/4 di legumi secchi, o semi, o sabbia, ecc…

Il bambino afferra le due brocche dalle maniglie, e tenendo quella vuota nel vassoio, solleva l’altra e ne travasa  il contenuto.



Travasi col cucchiaio

Occorrono due ciotole di uguale dimensione, un vassoio robusto e un cucchiaio.
Una delle due ciotole contiene legumi secchi, o semi, o simili, o altro.
Il bambino deve travasare il contenuto da una ciotola all’altra, bilanciando il materiale sul cucchiaio senza spargerlo fuori dalle ciotole.

 

Spazzare il pavimento

Procuratevi una scopa a misura di bambino e una di quelle palette con scopino incorporato.

Dedicandosi a questa attività il bambino deve individuare visivamente ciò che deve essere spazzato, poi usare la scopa per ammucchiare il tutto, quindi raccogliere con la paletta e lo scopino.


Pulizie con acqua e detergenti

Procuratevi un piccolo secchio e una spugna; è inoltre necessario avere o un lavandino a misura di bambino o un buon rialzo, in modo tale che il bambino sia autonomo nel riempire e vuotare il secchio.

 Anche spolverare con un panno asciutto è una buona attività.

I bambini possono essere aiutati ad eseguire in autonomia molte attività che hanno a che fare con l’igiene e la cura della persona: il lavarsi le mani naturalmente può essere insegnato già a bambini molto piccoli, prima dei tre anni, ma in seguito possiamo perfezionare le loro abilità in progressione con la loro crescita.

La cosa migliore sarebbe allestire in bagno un piccolo scaffale dedicato esclusivamente al bambino e che contenga il vassoio col materiale per l’igiene dentale (spazzolino, filo interdentale, una tazzina), un asciugamano, pettine e spazzola per capelli, uno specchio basso davanti al lavandino, giochi per il bagno in vasca, e alla parete uno specchio nel quale il bambino possa specchiarsi a figura intera, per vestirsi. Indispensabili un lavandino basso o un rialzo per lavandino, e il wc basso (o un rialzo per raggiungere il wc).

I bambini più piccoli hanno magari già imparato a spazzolarsi i denti, però man mano che crescono si può perfezionare l’uso dello spazzolino e si può introdurre il filo interdentale.

Per lavarsi le mani, oltre ad acqua e sapone, si può preparare un vassoio con spazzolino per le unghie e crema per mani da mettere dopo averle asciugate.

Pettinarsi da soli piace molto ai bambini se hanno uno specchio alla loro altezza e tutto ciò che serve alla loro portata. E’ un’attività che presto si può abbinare a quella del vestirsi al mattino in modo indipendente.


Uso delle forbici

Per insegnare ai bambini l’uso delle forbici nel modo più semplice e naturale, la cosa migliore è preparare un vassoio per la libera attività contenente un paio di forbici e della carta colorata da tagliare, dei fogli bianchi e colla da carta. Non occorre presentare un progetto, anzi, lasciando l’attività libera il bambino utilizza tutta la sua immaginazione e la sua capacità di concentrazione. E’ un’attività divertente e al tempo stesso rilassante per il bambino, e gli consente di affinare la motilità fine e la coordinazione occhio-mano.

Quando il bambino sa usare le forbici con destrezza, nel vassoio possono essere aggiunti altri materiali da tagliare quali fili, nastri, carta velina, carta di giornale, plastica a bolle, tessuti, ecc…


http://www.michaelolaf.net/BirthTwoToThree.html

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Paper folding e origami

Anche la piegatura della carta è un’attività molto importante per lo sviluppo del bambino. Si può cominciare con semplici aeroplanini e barchette, e poi altri origami più elaborati. Per i progetti il web è ricchissimo di risorse, oppure esistono bellissimi manuali in libreria…

E’ un’attività che coinvolge il senso del tatto, se si piegano materiali differenti quali carta lucida, opaca, ondulata, liscia, vellutata, ecc…; il bambino può cogliere differenze di peso tra varie carte; la stimolazione visiva è evidente e si possono stimolare la percezione del colore e della dimensione, ma soprattutto della forma: si possono costruire infatti triangoli e trasformarli in altri triangoli con caratteristiche diverse, ottenere cubi, parallelepipedi ecc…


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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Practical life album di Infomontessori.com
– Practical life album di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Practical life album di Montessorialbum.com
– Introduction to the exercises of practical life di montessoricommons
– Come liberare il potenziale del vostro bambino di Daniela Valente
– Teaching Montessori in the home di Elizabeth G. Hainstock
– The joyfull child di Susan Mayclin Stephenson (part two, age 1-3)
MANUAL 2: MONTESSORI EXERCISES OF PRACTICAL LIFE di Montitute.com
PRACTICAL LIFE teacher manual di khtmontessori
MONTESSORI PRACTICAL LIFE MANUAL di montessoritraining.net
PRACTICAL LIFE MANUAL EARLY CHILDHOOD.PDC di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per le attività di vita pratica:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.

Birilli delle frazioni Montessori

Birilli delle frazioni Montessori. I birilli delle frazioni sono un materiale molto interessante. Di seguito qualche indicazione per la presentazione e l’utilizzo coi bambini.

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Presentazione

materiale necessario
i birilli delle frazioni
un vassoio

1. L’insegnante invita il bambino ad unirsi a lei nell’esercizio, quindi porta il vassoio col materiale al tavolo, e siede a fianco del bambino, al suo lato non dominante.

2. Comincia poi a spostare le varie parti dei birilli dal vassoio al tavolo, nominandole. I birilli vanno presi come si prende normalmente una bottiglia: con la mano dominante sul collo, e l’altra sotto a fare da sostegno.  Il primo birillo è “l’intero”, ogni parte del secondo birillo è “un mezzo”, ogni parte del terzo birillo è “un terzo”, e ogni parte del quarto birillo è “un quarto”.

3. Quando prende in mano singole frazioni di un birillo, lo rimonta pezzo per pezzo sul tavolo. Per esempio, se prende una metà, la nomina, quindi la dà in mano al bambino perchè possa esaminarla, poi il bambino gliela restituisce e lei la pone sul tavolo. Quindi prende l’altra metà, procede nello stesso modo, e la pone poi accanto alla prima a ricostituire sul tavolo l’intero,  in modo che il bambino possa sempre vedere i pezzi ricomposti.

4. Al termine l’insegnante rimette il tutto sul vassoio e lascia il bambino libero di esplorare il materiale, anche cercando di miscelare le parti tra loro.


Montessori Counting Using Fraction Cones — powered by ehow

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Mathematic primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Math di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Math di Montessorialbum.com
– Math album di wikisori.org
– The casa 2,5-6 years – math di montessoricommons
– Beginning math di montessoriworld.org
– Teach your 3 to 7 year old math di John Bowman
Montessori Early Childhood math album di Montessori Tube
Module 5: Mathematics Manual A di Montitude.com
Mathematics teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year di mymontessorihouse.com
Math teaching manual – primary ages di montessoriprintshop
Montessori matters: a mathematics manual di heutink-usa.com
MATHEMATICS MANUAL EARLY CHILDHOOD di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per la matematica:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino
L’autoeducazione nelle scuole elementari
.
Psicoaritmetica.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui. Leggi anche la bibliografia e i link utili di seguito.

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BIBLIOGRAFIA E LINK UTILI

Maria Montessori – L’autoeducazione nelle scuole elementari – Garzanti

Maria Montessori – Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Edizione critica – Edizioni Opera Nazionale Montessori

Maria Montessori – Psicoaritmetica – Edizioni Opera Nazionale Montessori

Maria Montessori – Psicogeometria – Edizioni Opera Nazionale Montessori

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Il cubo del binomio Montessori

Il cubo del binomio Montessori è un materiale che viene presentato come materiale sensoriale nella casa dei bambini, per essere poi ripreso nella scuola primaria nell’ambito dello studio dell’algebra.

Contenuto:

1 cubo blu,
1 cubo rosso,
3 blocchi neri e blu,
3 blocchi neri e rossi.

Tutti i blocchi si inseriscono in un contenitore in legno con coperchio e lati removibili. Il coperchio contiene un modello guida.

Gli  otto 8 blocchi si incastrano in un modello binomiale, formando una rappresentazione concreta della formula algebrica (a + b) ³.

I fattori dell’equazione sono rappresentati dai cubi colorati e prismi. (a+b)³ = a³+3 a²b+3 ab²+b³

I bambini più piccoli possono esplorare il cubo del binomio come attività sensoriale di discriminazione visiva del colore e della forma. Questo può servire come preparazione indiretta per l’algebra e la matematica.

Cubi:
1 cubo 4x4x4 rosso
1 cubo 3x3x3 blu

parallelepipedi:
3 parallelepipedi 4x4x3  rossi e neri
3 parallelepipedi 3x3x4 blu e neri

(tutte le facce 4×4 sono rosse, tutte le facce  3×3 sono blu, tutte le facce 3×4 sono nere).

qui  il tutorial per realizzare il cubo del binomio in proprio: cubo del binomio tutorial

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Presentazione

Materiale necessario:
un cubo di binomio

Presentazione:

1. L’insegnante  invita il bambino ad unirsi a lei nell’esercizio,

2. quindi porta la scatola al tavolo e siede accanto al bambino, al suo lato non dominante.

3. Toglie il coperchio e lo pone accanto al cubo con il disegno visibile in alto. Poi estrae dalla scatola i quattro lati, permettendo al bambino la visione del cubo del binomio.  Naturalmente se non avete una scatola coi lati removibili, dovrete estrarre il cubo del binomio e posizionarlo sul tavolo.

4. Per osservare il cubo in tutte le sue facce visibili, ci alziamo insieme e facciamo un lento giro del tavolo.

5. Insegnante e bambino siedono di nuovo e lentamente l’insegnante scompone il cubo: prima toglie insieme i quattro blocchi che formano lo strato superiore del cubo e lo appoggia così com’è davanti al bambino.

6. Poi isola il cubo rosso, a seguire i parallelepipedi neri e rossi (a destra del cubo rosso), poi i parallelepipedi neri e blu, e infine il cubo blu.

7. Dopo un tempo dedicato all’osservazione, l’insegnante ricostruisce il cubo, iniziando col cubo rosso per finire con il cubo blu. Tutti i colori laterali devono corrispondere.

8. Il bambino può ripetere l’esercizio.

Quando si utilizza questo materiale, l’insegnante e quindi il bambino utilizzano sempre il nome corretto di ogni parte che lo compone, si parlerà dunque di cubo del binomio, di cubo e di parallelepipedo.

Il gioco della banca per la sottrazione senza prestito

Il gioco della banca per la sottrazione senza prestito. Questo esercizio col set delle perle dorate e i numeri stampati colorati grandi e piccoli, può essere presentato solo dopo che i  bambini hanno lavorato con gli esercizi di introduzione all’utilizzo delle perle dorate. Di solito si presenta prima il gioco della banca per l’addizione.

photo credit: http://www.lisheenmontessori.com/products.php?category=4
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Presentazione individuale

Materiale necessario:

1. vassoio di perline dorate delle unità, uno di barre delle decine, uno di quadrati delle centinaia e uno dei cubi del 1000 (almeno 10 per tipo)
2. un set di carte grandi dei numeri (da 1 a 9000)
3. una scatola di segni numerici per addizione, sottrazione, divisione, moltiplicazione, e uguale
4. una scatola di carte contenenti sottrazioni senza prestito da svolgere. Nel nostro esempio useremo l’operazione: 6487 – 3212 =
5. un vassoio piccolo vuoto
6. tre tappeti

Presentazione:

1. L’insegnante invita il bambino ad unirsi a lei in un nuovo esercizio,

2. e gli dice che giocheranno insieme “alla banca”.

3. Bambino ed insegnante insieme allestiscono il gioco portando sul pavimento i tre tappeti e tutto il materiale necessario.

4. Il  bambino sistemerà su un tappeto il materiale delle perle dorate allineando i cubi delle migliaia in una fila verticale a sinistra del tappeto, poi i quadrati delle centinaia, le barrette delle decine e infine le unità.

5. Allo stesso modo le carte dei numeri vengono allineate sul secondo tappeto.

6. Il bambino pesca a caso dalla scatola una sottrazione da svolgere, e la legge a voce alta,

7. poi mette un numero di perline equivalente alla prima cifra dell’operazione sul vassoio piccolo, insieme al numero composto con le schede dei numeri. Nel nostro esempio il vassoio conterrà 6 perle delle unità,  4 barrette delle decine, 8 quadrati delle centinaia e 7 cubi delle migliaia e il numero composto con le schede 6000, 400, 80 e 7.

8. Sul terzo tappeto il bambino pone in numero sinistra e le perline, allineate in ordine, alla sua destra.

9. Il  bambino ripete il processo per la seconda cifra dell’operazione,  prendendo 3212 perline e componendo la stessa cifra con le schede. Pone il tutto sul tappeto, sotto alla prima cifra.

10. E’ possibile aggiungere a sinistra della seconda cifra la scheda del segno – .

11. Ora l’insegnante chiede al  bambino di sottrarre alle perline del primo numero quelle del secondo numero presenti sul tappeto, a partire dalle  unità  e passando poi alle decine, alle centinaia ed alle migliaia.

12. Il bambino dovrebbe contare 7-2= 5  perle singole, 8-1= 7 barrette del dieci,  4-2=2 quadrati delle centinaia  e 6-3=3 cubi del mille. Ogni volta che conta un un numero, pone la scheda equivalente  sotto le schede dei primi due numeri, a partire dalla carta delle unità.

13. A seconda di quanto il bambino gradisce il gioco, l’insegnante può lasciarlo libero di continuare da solo, o giocare facendo un’operazione ciascuno, mentre l’altro guarda.

Se l’esercizio diventa troppo facile per il  bambino, si può pensare di utilizzare numeri più grandi ( decine di migliaia, centinaia di migliaia, e milioni). Se è troppo difficile useremo cifre più piccole.

Presentazione a un gruppo di bambini

Scopo: comprendere la sottrazione, apprendere i termini sottrazione, minuendo, sottraendo e differenza.

Materiale (come per la somma) :
Set di perline dorate (la “banca”);
schede grandi dei numeri,
3 set di numeri piccoli (schede uguali a quelle dei grandi numeri, ma di dimensioni inferiori),
tre vassoi
due tappeti.

E’ un esercizio di gruppo. L’insegnante può scegliere di usare uno o due sottraendi, ma senza dover ricorrere al prestito.

Proponiamo:

6753 minuendo
1421 sottraendo
3211 sottraendo
2121 differenza.
L’insegnante dice ai bambini: “Oggi lavoriamo con la sottrazione”, e compone il numero 6753 con le schede dei grandi numeri e con le perline dorate e li mette sul tappeto.
Poi compone le cifre dei due sottraendi con le schede piccole, e le mette su due vassoi, che consegna a due bambini.
Poi indica il materiale sul tappeto verde e dice: “Io ho 6753. Adesso lascerò che Maria tolga 1421 perline, e poi Giovanni toglierà 3211 perline.”

I bambini mettono i loro vassoi sul tavolo. Siccome non hanno mai lavorato prima con la sottrazione, l’insegnante li guida durante il processo: “Quante unità vuoi, Maria?” “1” “Bene, allora puoi prendere 1 perlina da queste”.

Maria fa così e la mette sul suo vassoio. Allo stesso modo prosegue con le decine, le centinaia e le migliaia. Quando ha terminato, l’insegnante prende la cifra piccola dal vassoio di Maria e la pone sul tavolo sotto al 6753. Poi tocca a Giovanni.

Adesso l’insegnante chiede a un bambino di contare le perline che sono rimaste sul tappeto e di mettere le relative schede piccole accanto alle quantità contate.

Quindi sovrappone  le schede e mette la cifra 2121 sotto ai sottraendi come risultato dell’operazione, dicendo: “Avevamo 6753 perline, Maria ha sottratto 1421 perline e Giovanni 3211. Adesso abbiamo 2121 perline”.

L’esercizio viene ripetuto con altre cifre, ma sempre avendo cura di evitare i prestiti.

L’insegnante introduce poi la nomenclatura corretta: “Oggi abbiamo imparato la sottrazione. 6753 era la quantità di partenza, il nostro minuendo.

Dal minuendo abbiamo sottratto due sottraendi: 1421 e 3211. Chiamiamo il risultato dell’operazione, 2121, la differenza”.

La terminologia può essere rafforzata con il metodo della lezione in tre tempi.

L’insegnante chiederà: “Indicami il minuendo. Qual è la differenza? Indicami un sottraendo. C’è un altro sottraendo?”.

Poi indicherà uno alla volta le cifre chiedendo : “Come si chiama questo?”

L’insegnante userà questi termini ogni volta che si lavorerà alla sottrazione.

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Mathematic primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Math di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Math di Montessorialbum.com
– Math album di wikisori.org
– The casa 2,5-6 years – math di montessoricommons
– Beginning math di montessoriworld.org
– Teach your 3 to 7 year old math di John Bowman
Montessori Early Childhood math album di Montessori Tube
Module 5: Mathematics Manual A di Montitude.com
Mathematics teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year di mymontessorihouse.com
Math teaching manual – primary ages di montessoriprintshop
Montessori matters: a mathematics manual di heutink-usa.com
MATHEMATICS MANUAL EARLY CHILDHOOD di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per la matematica:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino
L’autoeducazione nelle scuole elementari
.
Psicoaritmetica.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui. Leggi anche la bibliografia e i link utili di seguito.

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BIBLIOGRAFIA E LINK UTILI


Maria Montessori – L’autoeducazione nelle scuole elementari – Garzanti

Maria Montessori – Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Edizione critica – Edizioni Opera Nazionale Montessori


Maria Montessori – Psicoaritmetica – Edizioni Opera Nazionale Montessori

Maria Montessori – Psicogeometria – Edizioni Opera Nazionale Montessori

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La tavola della sottrazione Montessori

La tavola della sottrazione Montessori permette ai bambini di pervenire ai risultati delle operazioni incrociando i numeri rossi posti lungo la linea orizzontale, con i numeri blu posti in colonne diagonali lungo i margini destro e sinistro della tavola.

Solitamente si utilizza insieme a dei cartellini che contengono su un lato una sottrazione e sull’altro la soluzione, per permettere l’autocontrollo.

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Presentazione

Materiale necessario:
Tavola della sottrazione
cartellini contenenti sottrazioni e relativi cartellini dei risultati.

Presentazione:

1. L’insegnante invita il bambino ad unirsi a lei nell’esercizio e insieme portano tutto il materiale sul tavolo,

2 Il bambino  sceglie un cartellino e legge l’operazione contenuta a voce alta.

3. L’insegnante fa scorrere la mano destra lungo la linea rossa in alto (per i numeri da 9 a 18) o lungo la linea blu a destra (per i numeri da 1 a 8 ) fermandosi al primo numero della sottrazione, e legge i numero ad alta voce. Fa scorrere la mano sinistra sulla linea blu laterale di sinistra fermandosi al secondo numero della sottrazione, e lo legge a voce alta.

4. Muovendo le mani insieme, ripete a voce alta l’operazione, ad esempio ” Otto meno tre uguale…”

5. “… cinque”, quando le due mani incontrano il risultato.

6. Il bambino prende il cartellino del 5 e lo pone a destra del cartellino dell’operazione.

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Applicazioni per iOS

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Mathematic primary guide di Infomontessori.com
– Album for ages 3-6 – Math di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Montessori teacher album – Math di Montessorialbum.com
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– Beginning math di montessoriworld.org
– Teach your 3 to 7 year old math di John Bowman
Montessori Early Childhood math album di Montessori Tube
Module 5: Mathematics Manual A di Montitude.com
Mathematics teacher manual di khtmontessori.com
Primary class curriculum – second year di mymontessorihouse.com
Math teaching manual – primary ages di montessoriprintshop
Montessori matters: a mathematics manual di heutink-usa.com
MATHEMATICS MANUAL EARLY CHILDHOOD di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per la matematica:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino
L’autoeducazione nelle scuole elementari
.
Psicoaritmetica.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui. Leggi anche la bibliografia e i link utili di seguito.

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BIBLIOGRAFIA E LINK UTILI

Maria Montessori – L’autoeducazione nelle scuole elementari – Garzanti

Maria Montessori – Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Edizione critica – Edizioni Opera Nazionale Montessori

Maria Montessori – Psicoaritmetica – Edizioni Opera Nazionale Montessori

Maria Montessori – Psicogeometria – Edizioni Opera Nazionale Montessori

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Dettati ortografici letture e poesie su Venezia

Dettati ortografici letture e poesie su Venezia – un raccolta di dettati ortografici, letture e poesie, di autori vari, per bambini della scuola primaria. Difficoltà ortografiche varie.

Festa notturna a Venezia

Fantasmagoria di luci, di moltitudine, di architetture, d’acqua in subbuglio a specchio di luminarie  erranti e di stelle; di addobbi versicolori e di navigli fermi o in movimento; del lungo ponte di barche steso dalla riva alla Salute, gremito di fedeli nereggianti contro lo splendore della stupenda chiesa, grandeggiante a guisa di un picco diafano nel cielo cupo; delle barche coperte di verdi pergole con grappoli di lampioncini trasparenti di ogni tinta, cariche di comitive spillanti vino in botticelle inghirlandate, uomini e donne beventi, cantanti e tripudianti al suono di mandolini, chitarre, fisarmoniche, ed altri strumenti. (A. Soffici)

Viene l’autunno a Venezia

L’estate se ne va bruscamente, senza lasciare strascichi di sorta. Cola a picco nei canali come una vecchia gondola logora.
E ci si accorge del suo passaggio dal diradarsi dei forestieri che, in numero sempre più esiguo, occupano i tavoli dei caffè di Piazza San Marco.
In quelle file gloriose riempite fino a ieri da un pubblico dorato e fittizio, si sono fatti a un tratto dei vuoti melanconicissimi.
Ormai le poche persone che vi si attardano verso sera non sono più neppure forestieri smarriti,  ma clienti abituali, tipi del luogo, che si confusero nei mesi estivi, con la grossa ondata turistica, per poi rimanere scoperti sulla gran piazza come gusci di riccio e ossa di seppia sulla spiaggia…
Intanto l’autunno veneziano si accompagna a questo vasto senso di esodo e di solitudine inattesa.
I crepuscoli scendono rapidi, soverchiamente bruni… (V. Cardarelli)

Artigianato veneziano
Passare alla gentile fragilità delle creazioni di artigianato dopo la visione, magari notturna, illuminata dai fari e dai rigurgiti di fiamma di Porto Marghera, comporta un cambiamento acrobatico: ma se esiste un’attività completamente, compiutamente veneziana, questa è l’artigianato elevato, non raramente, alla dignità di arte.
Non solo, ma le formelle in ceramica di Altino, i gioielli di Altino, ci spiegano perchè il gusto dell’oggetto raffinato, della cosa bella, è innato in questa città in cui ogni particolare ha contribuito a realizzare compiutamente l’ideale della bellezza.
L’arte del vetro, del merletto, del mobile, l’arte del tessere e di tingere stoffe preziose (ricordiamo i velluti e i broccati ‘a pastiglia’ dei Vivarini o dei Crivelli), l’arte di creare e decorare ceramiche, sono squisitamente veneziane; e non meno abili, orafi e argentieri, battirame e fonditori creavano, con il metallo, ori per le dame, oggetti sacri e oggetti di lusso per il culto e per i fasti di famiglia, oggetti d’argento e d’oro, a quintali,  perchè ogni chiesa, ogni ‘scuola’, ogni ‘casata’ voleva essere la più ricca, e farlo vedere. E c’erano poi le armature, le vere da pozzo, le inferriate, le lanterne, i picchiotti dei portoni, e la serie interminabili dei peltri, in cui la pesante mano del maestro ferraio realizzava ombre, luci, arabeschi degni di un orafo.

Vetrai di Murano
Ferveva il lavoro intorno alla fornace. In cima ai ferri da soffio il vetro fuso si gonfiava, serpeggiava, diventava argentino come una nuvoletta, splendeva come la luna, scoppiava, si divideva in mille frammenti sottilissimi, crepitanti, rutilanti, più esigui dei fili che si vedono al mattino nei boschi tra ramo e ramo. I garzoni ponevano una piccola pera di pasta ardente nei punti indicati dai maestri, e la pera si allungava, si torceva, si mutava in un’ansa, in un labbro, in un becco, in uno stelo, in una base. Sotto gli strumenti il rossore a poco a poco si spegneva, e il calice nascente era esposto di nuovo alla fiamma, infisso nell’asta; poi ne veniva estratto, docile, duttile, sensibile ai più tenui tocchi che lo ornavano, che lo affilavano, che lo rendevano conforme al modello trasmesso dagli avi o all’invenzione libera del nuovo creatore. Straordinariamente agili e leggeri erano i gesti umani intorno a quelle eleganti creature del fuoco, dell’alito e del ferro, come i gesti di una danza silenziosa.
“Appena formato, si mette il vaso nella camera della fornace per dargli la temperatura” rispondeva uno dei maestri vetrai a Stelio che lo interrogava, “Si spezzerebbe in mille frantumi se fosse esposto all’aria esterna d’un tratto”.
Si scorgevano infatti per un’apertura, adunati in un ricettacolo, che era il prolungamento del forno fusorio, i vasi brillanti, ancora schiavi del fuoco, ancora nel suo dominio.
“Sono già là da dieci ore” diceva il vetraio indicando la leggiadra famiglia. Poi le belle creature esigue abbandonavano il padre, si distaccavano da lui per sempre, si raffreddavano, diventavano gelide gemme, vivevano della loro vita nuova nel mondo, si assoggettavano agli uomini, andavano incontro ai pericoli, seguivano le variazioni della luce, ricevevano il fiore reciso o la bevanda inebriante.
(G. D’Annunzio)

Le origini di Venezia
Gli Unni avevano distrutti nel loro passaggio Aquileia, ed entrati nel Veneto avevano sparso il terrore tra le popolazioni che si rifugiarono nelle isole e nelle isolette delle vicine lagune, dove si fermarono attendendo alle industrie del mare e del commercio. In seguito, le umili case di questi fuggiaschi, a poco a poco, si trasformarono nella sontuosa città di Venezia.
(G. Zanetti)

Venezia
Venezia sorge a quattro chilometri dalla terraferma nella laguna adriatica e la singolarità del suo aspetto, unita alla ricchezza dei suoi tesori d’arte, ne fanno una delle più caratteristiche città del mondo. Attraversata da più di centocinquanta canali, si serve per le comunicazioni interne di vaporetti che sono i tram delle città di terraferma e di gondole e di motoscafi, che ne rappresentano le automobili ed i taxi. Quattrocento ponti collegano le sponde dei canali e centinaia di piazzette dette campi e campielli, si aprono all’occhio del visitatore per mostrare qualche gioiello d’arte o qualche caratteristica.
La singolare città è divisa in due parti dal Canal Grande, che si snoda tranquillo e maestoso. Questa regale via acquea è fiancheggiata da ricchi palazzi marmorei, costruiti dal XII al XVIII secolo, per la fastosa dimora delle più nobili famiglie veneziane, ed è solcata da vaporetti, gondole, motoscafi e barche di ogni tipo.
Alle vie d’acqua detti rii si accompagnano e si alternano le vie di pietra, le calli, formando una doppia fittissima rete a linee brevi e spezzate. Sull’angusto suolo conteso dalle acque, le case sorgono strette una all’altra, e pure non mancano ariose piazzette e verdi giardini tra le mura.
Il campanile di San Marco rappresenta, in certo modo, un simbolo di Venezia. Quando crollò, nel 1908, venne ricostruito ‘com’era e dov’era’ per unanime decisione dei veneziani.
La città è sorta su di una miriade di isole, nella grande laguna, divise tra di loro da innumerevoli canali: il loro numero si è venuto riducendo con l’andar del tempo perchè molti canali furono interrati naturalmente e artificialmente: oggi ci sono circa 160 isole. Tra le più notevoli vi è l’isola di San Giorgio, già Isola dei Cipressi.
Tra i problemi da risolvere, data la struttura geologica del territorio, vi era la necessità di rassodare il terreno e di ampliare in parte i confini delle piccole isole per costruire anche sul mare: venne risolto mirabilmente con la messa in opera di palafitte (serie di grossi pali conficcati nel terreno sotto il mare ai margini delle isole, generalmente) che servirono come piattaforme, sulle quali vennero elevate le costruzioni in muratura.

Tradizioni
A Venezia, città il cui vescovo assume il nome di Patriarca, sopravvivono alcune delle molte feste religiose che ai tempi dei dogi venivano celebrate con grande sfarzo e con riti pittoreschi. La più nota è la festa del Redentore che cade la terza domenica di luglio. La notte che la precede è tutto un susseguirsi di fuochi d’artificio: si canta, si banchetta, si passeggia in gondola al lume dei lampioncini. La veglia si conclude al Lido dove molti si recano ad assistere alla levata del sole.
La festa del Redentore alla Giudecca, è una tipica festa votiva: ricorda la liberazione della città dalla peste nel 1630.
Un’altra festa veneziana votiva è quella del 21 novembre che si intitola alla Madonna della Salute e che ricorda la fine della pestilenza del 1576.
La festa della Sensa o festa dell’Ascensione è caratterizzata dalla comparsa, sulla torre dell’Orologio in piazza San Marco, dei tre Re Magi i quali avanzano da una porticina a sinistra, si inchinano davanti alla Madonna  e scompaiono da quella di destra. Un tempo la festa era ricca di spunti pittoreschi: vi si teneva una fiera e il doge compiva la cerimonia dello Sposalizio del Mare, gettando in acqua, dall’alto di una grande imbarcazione (bucintoro) un anello.

Nascita di Venezia
Rialto, piccolo ammasso di isolotti, era sto fino ad allora scarsamente abitato, ma l’inviolabile asilo che aveva offerto ai profughi di Eraclea lo designava per la scelta quale sede preferibile e permanente dello Stato.
Prese singolarmente, le isolette di Rialto erano certo meno estese di Torcello, di Burano o di Eraclea, ma il gruppo ne annoverava ben sessanta, separate da stretti canali sui quali sarebbe stato agevole gettare ponti, in modo da rendere disponibile per la capitale una superficie considerevole e di molto superiore ad ogni altra.
La via d’acqua larga e profonda che spartiva in due gruppi l’arcipelago era il corso del fiume Prealto, ramo staccato del Brenta; se ne fece il Canal Grande. Le sue dimensioni avrebbero consentito il passaggio delle maggiori imbarcazioni e sulle sue rive si sarebbero create banchine e depositi, nei luoghi più adatti.
Al limite degli isolotti periferici si sarebbero potuti costruire una cinta muraria e un riparo in pietra, a circondare e proteggere la nuova città.
Come se presentisse quale splendido destino lo attendeva, tutto il popolo di pose all’opera con incrollabile entusiasmo.
Da ogni parte si innalzarono costruzioni, dapprima di legno, poi di mattoni e di pietra.
Per il palazzo del doge si scelse la posizione che sarebbe rimasta immutata per sempre.
Quanto al nome della città gloriosa i Veneti le diedero il proprio, quella che in origine si era chiamata Rialto, civitas Rivoalti, divenne Venetia, ossia Venezia.
Questo avveniva nell’anno 810 dC.
(A. Bailly)

San Marco, patrono di Venezia
L’evangelista Marco ha come simbolo un leone , e coi caratteri del Leone appare Gesù nel vangelo di San Marco, cioè con le qualità del forte, che scaccia i demoni, che guarisce gli ammalati e che vince la morte.
Questo perchè san Marco rivolgeva il suo vangelo ai Romani, che non avrebbero dato nessun valore alle lunghe genealogie ebraiche o alle profezie. I Romani non conoscevano che il diritto e la forza. Perciò, nel vangelo di Marco, il Redentore rappresenta sempre il diritto e la forza a cui nulla può resistere.
Si sa che la sua tomba di marmo, ad Alessandria, era venerata anche durante la dominazione dei Maomettani. Nell’828, due mercanti veneziani vollero togliere le reliquie di san Marco dalla terra dominata dagli infedeli. Si disse che di nascosto i due veneziani togliessero dalla tomba le ossa del santo e le nascondessero in fondo a un paniere, riempito poi di vettovaglie. Altre leggende fiorirono intorno alla venuta di san Marco sul suolo veneziano. Fra queste la più poetica ebbe credito nella città lagunare.
San Marco sarebbe giunto a Venezia non dopo morto, ma ancora vivo, a causa di una grande tempesta che avrebbe spinto la sua nave, da Alessandria d’Egitto verso la laguna veneta. Sulla spiaggia, appena sbarcato, egli sarebbe stato accolto da un angelo, che gli avrebbe detto: “Pace a te, Marco evangelista mio”.
Sono le parole che si leggono ancora sulle pagine del libro, tenuto dagli artigli di un leone alato, che forma lo stemma di Venezia, chiamata perciò la ‘città di San Marco’.

Una nuova basilica custodirà il corpo di san Marco
Un incendio ha distrutto la Cattedrale. Ma subito si pensa a costruirne una più grande e più bella.
L’incarico di progettare e di innalzare la nuova chiesa è stato dato ad architetti bizantini, essendo Venezia assai legata all’Oriente, ed essendo i Veneziani molto sensibili al gusto che viene di là.
Anche la nuova chiesa sarà dedicata a san Marco e ne custodirà le reliquie, come la vecchia chiesa.
San Marco evangelista è infatti, da 150 anni circa, il protettore di Venezia. Precisamente da quando due mercanti veneziani, che a causa dei loro traffici si trovavano ad Alessandria d’Egitto, vennero a sapere dai cristiani di quella città,  dove si trovavano nascoste le reliquie di san Marco. Ottenute quelle reliquie, essi le portarono a Venezia, facendola in barba al controllo degli Arabi. E sapete come?
Al di sopra della cassa contenente il corpo del santo, misero uno strato di carni suine; gli Arabi, ai quali è vietato mangiare carne di maiale, fecero subito passare quella merce, che era bene lasciasse l’Egitto; e con la carne suina passò quel corpo, venerato ora in Venezia.

Cartolina illustrata da Venezia
Una laguna pallida. Un palazzo in riva al mare, con una facciata color di rosa. Una piazza piena di sole con due colonne come un proscenio, e, su una colonna un leone ruggente, con una zampa fiera appoggiata ad un Vangelo. E un gruppo di cupole dorate; un campanile altissimo. Una gondola nera, lunga, sottile, che accarezza mollemente le acque. Un grande silenzio…
(O. Vergani)

Venezia
La prima volta che si vede Venezia si ha l’impressione di trovarsi in una città di retroterra che abbia sofferto un’inondazione. I pali del telegrafo, che corrono bellamente sulla laguna, le isole che ne emergono qua e là, con gli alberi e i caseggiati, come da una pianura allagata, quella barca comune su cui arranca un vigile urbano in tenuta estiva, lungo il Canal Grande, la quale par proprio una barca di salvataggio, tutto concorre a favorire l’inganno. Illusi dalle apparenze ci perdiamo a seguire con gli occhi e con la fantasia, in tutta la sua estensione, il flagello, che ha colpito questa città, seppellendola per metà nelle acque, invadendo tutte le sue vie e viuzze, i suoi negozi e le sue cantine. Ma una gondola che spunta a un tratto, sull’angolo di un palazzo del Canal Grande, ci ricorda che siamo a Venezia. Quello che ammiriamo non è il prodotto di un cataclisma, bensì opera dell’uomo, capolavoro di una razza ingegnosa e paziente, che costruì una città in mezzo all’acqua, per ragioni difensive, beninteso, ma soprattutto, io credo, per essersi innamorata di quest’idea, per fare una cosa inaudita e mai vista: Venezia.
(V. Cardarelli)

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