Poesie e filastrocche LUCCIOLE

Poesie e filastrocche LUCCIOLE – una raccolta di poesie e filastrocche sulle lucciole, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Lucciole
Lucciole, lucciole, dove andate?
Tutte le porte sono serrate
son serrate al chiavistello
con la punta del coltello.
Lucciole, lucciole venite da me,
vi darò il pan del re
il pan del re e della regina
lucciola lucciola pellegrina. (canto popolare)

 

Luccioletta
Lucciolina, luccioletta
che m’illumini il cammino
dove vai così soletta
col tuo verde fanalino?
Se lo appendi su una siepe
pare un lume da presepe. (Luce)

 

Lucciola
O trepida luce che brilli
sull’erba dell’umido prato,
ti culla un concerto di grilli,
t’ammira un bambino incantato.
Dal cielo, milioni di stelle
t’invitan con loro, stasera;
in alto, fra quelle più belle,
ti innalzi felice e leggera.
O timida lucciola, resta
accanto a noi bimbi! Rimani
coi grilli a far festa,
o luce dai fremiti arcani.
E quando la notte che muore
s’accende dorata ad oriente,
avvinta ad un gambo di fiore,
tu spegni il tuo cuore lucente. (Antonio Libertini)

 

Girotondo delle lucciole
Gira in tondo, gira in tondo,
è più chiaro tutto il campo,
risplendente tutto il mondo.
Bimbi, lesti come il lampo:
son le lucciole arrivate
tra le spighe e i fiordalisi,
e vi annuncian che l’estate
porterà frutti e sorrisi.
Oh, danzate, lucciolette!
Ogni spiga in allegria
il buon pane ci promette:
e per tutti ce ne sia! (A. Rebucci)

 

Lucciole
Accendi il lumino, accendi,
presto, accendi, sorella:
la spiga è bionda e bella,
il papavero aspetta.
La formichina ha fretta,
è rimasta per via;
la coccinella
non sa più dove sia
il fiore, sua casetta.
Fa lume: sali, scendi;
la luna s’è celata,
la notte s’è ammantata
di buio, le è caduta
laggiù una stella.
Presto, accendi, sorella,
fa’ lume, aiuta
il grillo amico all’orlo della tana.
E vicina e lontana
di lucciole per l’aria
ondeggia la luminaria. (D. Rebucci)

 

Lucciola
Ondeggiando – la debole luce
si avvicina – con le sue ali leggere,
fragili,
la lucciola vola.
E luccica,
perchè teme
di restare nelle tenebre
sconosciuta da tutti. (Yu Ce-Nan)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche – galline, pulcini e galletti

Poesie e filastrocche – galline, pulcini e galletti. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La chioccia e la massaia
Mamma chioccia a passettini
porta a spasso i suoi pulcini
ed a tutti a razzolare
presto insegna, ed a beccare.
Co co co, qui c’è un bruchetto
Co co co, lì c’è un insetto.
Veglia il cane in mezzo all’aia
e sorride la massaia
che già sogna altre covate
tutte sempre fortunate.

 

Galletto
Sulla porta del pollaio,
il galletto tutto gaio
col suo bel chicchirichì,
dà il saluto al nuovo dì.

 

Lo sbaglio del gallo
Alla casetta ove posava un gallo
picchiò la luna uscita fuor dal mare.
Vedendo l’aria empirsi di corallo
si scosse il gallo e si buttò a cantare.
Chicchirichì, il sole è qui!
Tanto cantò che udirono le stelle
e risero fra lor del grosso abbaglio
ma un vecchio asino aperse le mascelle
e protestò con un sonante raglio. (L. Schwarz)

 

Coccodè, coccodè
Coccodè, coccodè,
nel pollaio cosa c’è?
Sei pulcini sono nati
neri, bianchi, oppur striati.
Sotto l’ali, la chioccetta
i suoi bimbi chiama e aspetta.
Coccodè, coccodè,
nel pollaio questo c’è. (M. T. Rossi)

 

Nel pollaio
Ecco là: c’è un bel galletto
nel pollaio sopra il tetto
manda allegro al nuovo dì
cinque o sei chicchirichì.
Il pulcino lì vicino
tutto bello birichino
dopo sei chicchirichì
sarà lieto tutto il dì.
Poi ci son le gallinelle
fan le uova belle belle
le depongono per te
mentre cantan coccodè.

 

Galline
Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
che d’arguti galletti ha piena l’aia;
e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo, il granaio; il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze occhi pensosi,
mentre il granoturco sfogliano, e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi. (G. Pascoli)

 

Pulcini
Tre pulcini vanno al campo
con la chioccia al loro fianco,
batton l’ali, corron lieti,
poi ritornan quieti quieti.

 

Co co co
Co co co, che c’è di nuovo?
La gallina ha fatto l’uovo.
Co co co, finchè potrà
la gallina coverà.
Co co co, che cosa è stato?
La gallina ha già covato.
Tic tic tic, un colpo secco
e lo rompe col suo becco.
Ecco aperto l’usciolino:
oh, buondì, signor pulcino!

 

Il pulcino
Il pulcino piccolino
dentro il guscio se ne sta,
ma ben presto, un bel mattino,
all’aperto uscir vorrà.
Picchia il guscio, tac, col becco
ed il guscio si è spaccato.
Un raspar di zampe, ed ecco,
il pulcino giallo è nato! (M. T. Chiesa)

 

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Poesie e filastrocche: coccinelle

Poesie e filastrocche: coccinelle. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La coccinella
Rossa rossa coi puntini,
nere nere le zampette,
con le antenne mini mini
e quattro forme delle alette.
Nel suo infinito desinare…
mangia insetti cattivelli …
non quel che è buono da mangiare…
come lattuga oppur piselli.
Si ferma spesso a impreziosire
quel che trova intorno a sé,
e mentre continua il suo salire
io la osservo e sai perché?
Perche è incantevole ed è bella,
questa rossa coccinella.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi

 

(in costruzione)

 

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Poesie e filastrocche: chiocciole

Poesie e filastrocche: chiocciole. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Chiocciola, chiocciolina
Chiocciola chiocciolina,
porti in spalla la casina.
Lasci invisibile la scia
più sottile che ci sia.
Sei imbronciata e ti spaventi
hai la lingua e tanti denti
microscopici e piccini
che non vedono i bambini.
Le cornette coi tuoi occhi
fai sparire se le tocchi
Le altre antenne per sentire
se nasconderti e sparire.
Se piove attenta …meglio scappare …
perché qualcun ti vuol mangiare
dopo averti catturata
e nella rete conservata
vuole farci un bel sughetto
col prezzemolo al guazzetto.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi

(in costruzione)

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Poesie e filastrocche LE API

Poesie e filastrocche LE API – una collezione di poesie e filastrocche sulle api, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Ape (A. Gentili)
C’era un’ape piccolina, dentro il fiore stamattina
che suggeva che suggeva, mentre il sole risplendeva.
Poi l’ho vista via volare, fino al suo bell’alveare
l’ho sentita che ronzava, forse il miele fabbricava
quel buon miele dolce e biondo, che addolcisce tutto il mondo.

 

Felicità
C’è un’ape
che si posa
su un bottone
di rosa;
lo succhia
e se ne va…
Tutto sommato,
la felicità
è una piccola cosa. (Trilussa)

 

Il calabrone
Questo ispido villoso calabrone
l’ho trovato ubriaco fradicio
di polline e di rugiada,
nella campana di un fiore arancione.
Zampettava qua e là, ronzando
per uscire, ma non trovava più la strada.
Lo tirai fuori, ed ora è lì, che vola
in un raggio di sole tutto d’oro,
come un ubriacone che s’alza dal marciapiede
e s’incammina malsicuro,
borbottando. (Corrado Govoni)

 

L’ape
C’era un’ape piccolina
dentro il fiore, stamattina,
che succhiava, che suggeva,
mentre il sole rispendeva.
Poi l’ho vista via volare,
fino al suo bell’alveare.
L’ho sentita che ronzava,
forse il miele fabbricava.
Quel bel miele dolce e biondo
pei bambini di tutto il mondo. (A. Gentili)

 

L’ape e il fiore

Il fiore disse all’ape affaccendata:
“Sei davvero sfacciata!
Il nettare mi rubi e te ne vai
e un dono, in cambio, non mi lasci mai!”
Disse l’ape sincera:
“Sono operaia della primavera
e tutto il giorno faccio miele e cera.
Ai bimbi piace tanto il miele mio
e la cera che arde piace a Dio.
Se quel che abbiamo non lo diam col cuore,
che diremo al Signore?”
“Prendi quello che vuoi” rispose il fiore.
“M’hai insegnato che cos’è l’amore”. (R. Pezzani)

 

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Poesie e filastrocche FAMIGLIA – MAMMA, PAPA’, BIMBI, FRATELLI…

Poesie e filastrocche: la famiglia  – mamma, papà, bimbi, fratelli … una raccolta di poesie e filastrocche a tema, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

 

Chiede il bimbo
Chiede all’albero succoso frutto
a al prato chiede un fiore
la pappina alla mammina
e alla zia qualche allegra poesia…
Che dà in cambio il bimbo al mondo?
Il sorriso suo giocondo. Lina Schwarz

 

E’ nata una creatura
Tranquillo come ogni giorno,
così anche questo mattino
hai aperto gli occhi, bambino,
e sorridendo guardi intorno.
Filtra un vivido sole
attraverso la chiusa finestra
insieme a piane parole
che hanno sapore di festa.
Ascolti un volar tacito
di passi in qualche stanza:
sembra d’angeli una danza
tra un sussurro di soffici baci.
Ecco un tremulo vagito,
quasi un belare umano:
sembra giungere da lontano
dopo un viaggio infinito.
Rapido t’alzi, chiedi,
ansioso, che mai c’è.
La voce ripete: “Uèeee… Uèeee!”
Qualcuno leva dalla bocca un dito;
tu vai in punta di piedi
verso un silenzioso invito
e sorridi a ciò che vedi.
Scesa da chissà quali cieli,
ravvolta in candidi veli,
come tra i petali il cuore
profumato di un fiore,
in una culla vaporosa
s’agita qualcosa:
una creatura novella
la tua piccola sorella.
I suoi occhi color del mare
non sanno ancora guardare;
la sua boccuccia fresca
odora di latte e di pesca;
le sue chiuse manine
paiono in boccio roselline.
Tu la contempli quasi smarrito.
Quand’ella, col suo vagito,
sembra chiedere: “Uèèèè…
la mia mammina, dov’è?”
Domandi anche tu perchè
lì, presso, mamma non c’è.
La mamma è tanto stanca!
Ella passò la notte bianca:
fece un lungo cammino
stringendo al cuore quel cuoricino.
Ora dorme, ma appena
si sveglierà serena,
vicino a sè vorrà
la sua trepida felicità:
tu e quella creatura fresca
che odora di latte e di pesca
e vagisce così
come tu pure un dì. M. Chierighin

 

C’è un neonato
C’è un neonato in casa mia
chi non sa che cosa sia?
Un neonato è un fratellino
tutto nuovo e piccolino,
con due occhioni e una boccuccia
che dì e notte succia succia;
succia il latte e succia il dito
con un fare sbigottito.
Dorme spesso e strilla assai,
ma è carino quanto mai;
già lo dice anche la balia:
“E’ il più bel bimbo
che ci sia in Italia!”. Lina Schwarz

 

Fratelli
Dice la mamma: “Guarda com’è bello!
Amalo tanto tanto: è tuo fratello!”
“Sì, ma se tutti siam figli di Dio,
ogni bambino è un fratellino mio”. Lina Schwarz

 

Casa colonica
In famiglia siamo sette:
due figlioli ed una figlia,
babbo, mamma, nonno, nonna,
ecco tutta la famiglia.
Ma per casa siamo tanti, siamo tanti…
La coniglia e i coniglietti,
la gattina e i suoi micini,
la gallina e la covata,
la capretta e i caprettini:
siamo dieci, siamo venti, siamo trenta…
Nove ochette becco giallo
nel porcile un maialetto.
Fido il cane, Astro il cavallo.
Ed i passeri sul tetto?
Va a finir che tutti insieme siamo cento…
G. Vai Pedotti

 

Sorellina – La partenza per la scuola
Arrivederci! Me ne vado alla scuola
a studiare; lo vedi, ho la cartella!
Che? Ti dispiace ch’io ti lasci sola?
Non vuoi restar senza la tua sorella?
Oh, sul tuo naso c’è una lacrimona;
non pianger, via, ritornerò, sii buona!
La mia bambola, vuoi? La lascio a te,
tienla di conto, sai? (Povera me!). Lina Schwarz

 

Quel che possiede un bimbo
Due piedi lesti lesti
per correre e saltare
due mani sempre in moto
per prendere e per fare
la bocca chiacchierina
per tutto domandare
due orecchi sempre all’erta
intenti ad ascoltare
due occhioni spalancati
per tutto investigare
e un cuoricino buono
per molto molto amare. Lina Schwarz

 

Chi sono io?
Chi sono io? Io sono Gianni
ho compiuto già i cinqu’anni
non distinguo l’I dall’O
ma più tardi imparerò
tanto a leggere che a scrivere…
e per ora imparo a vivere.
Io respiro e i miei polmoni
so gonfiar come palloni.
Senza smorfie mangio e bevo
volentier fo quel che devo.
L’acqua fresca e l’aria pura
non mi fanno mai paura;
tutto il giorno faccio il chiasso
cresco sano, forte e grasso.
Desto appena spunta il giorno
me ne vo girando attorno
osservando i miei tesori
sassi e piante, bestie e fiori;
tutto ancora ho da esplorare
tutto ancora da imparare.
Anche a leggere ed a scrivere
ma per ora imparo a vivere. Lina Schwarz

Un buon compagno
Quel caro Francolone
dovrebbe uscire a far la passeggiata
ma ha tanta compassione
per la sua mamma ch’è a letto malata.
Piglia dunque il balocco suo più bello
il gran cammello
e glielo mette accanto
dicendogli: “Sta qui, cammello, intanto
ch’io vado via
sta qui buonino a farle compagnia.”
Il gran cammello è molto soddisfatto
di tanto onore, e non disturba affatto.
E la mamma quieta
con gli occhi chiusi, pensa tutta lieta
ai suoi cari bambini
che intanto si divertono ai giardini.

 

Due lucide fiammelle
Sul mio visino brillano
due lucide fiammelle
vedono il sol, le stelle
la luce e i bei color.
Vedono i prati
i fiori variopinti
le rose ed i giacinti
la mamma ed il papà.
Ma quando viene sera
si cala una tendina
e fino alla mattina
non ci si vede più. O. C. Levi

 

Quando il bambino
Quando vagisce il bambino
lo sa Iddio quello che dice
solo, sorride ed accenna…
Che pensa? Che dice? Ride. Perchè?
E, come il vento della sera al fiore,
così gli parla la sua mamma
tenera e dolce gli parla
ma non la intende nessuno.
Che dicono tra loro così a lungo
nemmeno al babbo è dato sapere:
linguaggio celeste. Segreto profondo.
Nessuno lo intende, gli angeli solo. G. Geza

 

La famiglia

Eccola, è tutta qua
nella nostra piccola casa
la dolce felicità!
Non la cercare lontano:
volersi bene, darsi
dolcemente la mano,
parlarsi a cuore a cuore,
godere insieme ogni gioia,
è questa la felicità.
Non la cercare lontano:
essa è qui prigioniera
nel nostro nido piccino. (G. Ajmone)

La famigliola
Non son che due stanzette e una cucina
al quarto piano. Tre modesti ambienti
d’una casa tra un prato e un’officina,
voltati al sole che li fa ridenti.
E babbo e mamma, un bimbo e una bambina
in quel guscio ci vivono contenti.
Mamma tien tutto lustro e alla mattina
dà perfino la cera ai pavimenti.
E quando il babbo torna a casa dal cantiere
e s’è lavato, e siede a mensa, e taglia
il pane, e versa il vino nel bicchiere,
macchiando qualche volta la tovaglia,
e i bimbi son lì, davanti al piatto
ad aspettar la mamma che scodelli
la fumante minestra di piselli,
e ad aspettare ci si aggiunge il gatto,
non c’è casa di ricco e di potente
che valga questa di povera gente. (R. Pezzani)

I miei bimbi
Come trovo dipinto il mio bambino
dopo desinare, è uno sgomento!
Ha le patacche addosso a cento a cento
e la bocca color di stufatino;
ha il nasetto, si sa, tinto di vino.
e sulla fronte un po’ di condimento,
e uno spaghetto appiccicato al mento,
che gli spenzola giù dal grembialino.
E sfido! In tutto pesca e tutto tocca,
e si strofina la forchetta in faccia,
e stenta un’ora per trovar la bocca;
e sono tutti i miei strilli inefficaci;
egli, vecchio volpone apre le braccia
ed io gli netto il muso coi miei baci.
Benedetti ragazzi! E’ un gran destino
dover troncare un inno od un bozzetto
per aggiustar le rote d’un carretto,
per incollar la testa a un burattino:
e trovarmi un giorno, in sul mattino,
un bastimento a vela in fondo al letto,
o una villetta svizzera sul petto,
o l’arca di Noè sotto il cuscino!
E sentir per le stanze e per le scale
squillar trombette da mattina a sera
come il dì del giudizio universale!
Ah! un giorno o l’altro li rimando a balia…
eccoli qui, quei musi da galera,
non ce n’è due più belli in tutt’Italia! (E. De Amicis)

Dolce famiglia
Dolce famiglia, qual più bella cosa
di te, che unisci ne’ più santi affetti
una mamma solerte ed amorosa,
un caro babbo e i lieti figlioletti?
Sei un nido d’amore e di speranza,
hai la fiamma che scalda e che consola,
hai la luce che dona l’esultanza;
e dir famiglia è dire la parola
che fa piangere il cuore dell’assente;
egli lavora tanto per tornare
un giorno benedetto al suo ridente,
al suo memore e dolce focolare.
Bussa il dolore e busserà la morte,
ma la famiglia nell’amore
divide la gioiosa e cruda sorte
e sopporta con fede ogni dolore.
Iddio ti guardi, famigliola mia,
Iddio t’aiuti sempre! Così sia. (T. Romei Correggi)

Casa, dolce casa
Casa, dolce casa!
Tra piaceri e palazzi
per quanto si possa vagare
non c’è un posto che possa valere
la nostra sia pur umile casa.
Là un incanto dal cielo
sembra consacrare ogni cosa
e, per quanto si cerchi,
in nessun’altra parte si trova.
Un esule lo splendore
invano abbaglia:
oh, dammi la mia umile casetta
dal tetto di paglia!
Gli uccelli cantando allegramente
venivano al mio richiamo:
dammi queste cose
è la serenità dello spirito,
più cara d’ogni altra!
Casa, dolce casa!
Non c’è altro posto
come la nostra casa! (J. Howard Payne)

Il meglio sii di quello che tu sei
Se non puoi esser pino in vetta al monte
sii prunaia di valle, ma sii sempre
il cespuglio più bello accanto al fonte;
sii cespuglio se non puoi esser albero.
Se non puoi esser pruno sii bell’erba
ed allieta di te la via maestra:
se non puoi esser paris sii ginestra,
la ginestra più bella del deserto.
C’è un comandante, ma ci sono i mozzi,
quaggiù per tutti v’è da lavorare.
A chi compiti piccoli e a chi grossi:
a ognuno quello che sa meglio fare.
Se non sei via, sii viottolo tra il verde;
se non puoi esser sole, sii una stella;
non è per mole che si vince o perde
ma il meglio sii di quello che tu sei. (D. Malloch)

Girotondo di tutto il mondo
Filastrocca per tutti i bambini
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa
per quelli che stanno di qua e di là
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani. (G. Rodari)

Chi sa?
Chi sa donde mai venga il sonno lieve
che sugli occhi dicende d’un bambino?
Io lo so. Esso viene da un paese
incantato. C’è un bosco pieno d’ombra:
le lucciole vi brillano debolmente,
vi crescon fiori colmi di magia.
Di là quel sonno viene,
a baciar sugli occhietti il mio bambino.
Chi sa donde mai venga il dolce riso
sulle labbra di un bimbo addormentato?
Io lo so. Baciò un tempo un raggio pallido
della giovane luna il bianco viso
di una nube d’autunno, ed un mattino
rugiadoso di sogno, ecco il sorriso.
Quel sorriso che vien
a fiorir sui labbruzzi al mio bambino.
Chi sa donde sbocciò tanta freschezza
che splende sulla guancia d’un bambino?
Io lo so. Da quand’era giovinetta,
lo portava la mamma dentro il cuore,
tacito dono della sua purezza;
nel mister delicato del suo amore.
Di là freschezza viene
ad ingigliar la guancia al mio bambino.
(R. Tagore)

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Poesie e filastrocche sulla casa

Poesie e filastrocche sulla casa – una raccolta di poesie e filastrocche sulla casa, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Il mio nido
Il mio nido è una casetta:
in quel nido ci ho una fiamma
sempre accesa:
è l’amor della mia mamma
che mi aspetta in dolce attesa. (C. Prosperi)

 

La mia casetta
La mia casetta è piccola,
ma dentro si sta bene.
Di fuori il vento sibila:
lo sento, eccolo, viene.
Ma il vecchio muro mormora:
“O vento, cozzi invano.
Son rozzo, ma son solido…”
E il vento va lontano.
E pioggia e neve e grandine
flagellano le mura
e la casetta impavida:
“Son vecchia, ma sicura…”
Scintilla dolce e tiepida
nel focolar la fiamma
e il sol sempre l’illumina:
quel sole è la mia mamma! (Hedda)

 

La casetta
In un prato, fra l’erbetta
c’è una piccola casetta;
nella casa c’è un lettino
ove dorme un bel bambino.
Presso il bimbo c’è una mamma
che lo ninna e che lo nanna.
E su tutti stende l’ali
per difenderli dai mali,
il buon angelo custode
che sorride e lieto gode. (D. Vignali)

 

Casetta
Una stanza, una cucina,
tre gerani alla finestra,
una mamma e una bambina,
e laggiù la via maestra.
Prati freschi intorno intorno,
gallo, tortore, e un tacchino…
e la fonte, tutto il giorno,
canta e specchia il ciel turchino. (Lamartine)

 

Felicità
Dolci pareti, una fiamma,
sei bimbi, una mamma.
Fuoco e braci nel camino,
passi del più piccino.
Tutto il sole a primavera
e le rondini a schiera.
Sul pane una croce
fuori l’ombra del noce.
Casa mia, felicità;
serenità. (C. Ronchi)

 

Dentro casa
Dolci sere d’inverno dentro casa,
col bricco che sul fuoco sta cantando,
mentre la bora par di furia invasa
e a gran colpi la porta va squassando.
La mamma cuce, il babbo legge un libro,
io, tra di loro, sopra una sedietta,
o gioco o sto a sentir la favoletta,
fino a quando il sonno, piano piano,
non sia venuto a condurmi lontano. (A. Noel)

 

La mia casetta

La mia casetta ha due finestre sole
ma fiorite che sembrano un giardino.
Ci sono tanti garofani e viole
e un po’ di maggiorana e rosmarino.
E dentro, è tutto lindo e tutto bello
e lustro, come sa lustrar la mamma.
Quando crepita allegra nel fornello
gode a specchiarsi anche la fiamma:
Oh, com’è cara questa mia casetta,
dove la mamma tutto il dì lavora;
dove, la sera, ognun di noi s’affretta
e, nell’essere insieme, si ristora! (L. Schwarz)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche LE BUONE MANIERE

Poesie e filastrocche LE BUONE MANIERE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Il silenzio non è d’oro
Tre bambini stanno zitti,
zitti come i coscritti
davanti al caporale.
E la mamma li guarda sospettosa,
gli dice: “Vi sentite male
o state macchinando qualche cosa?”
Come vedete è falso l’oro.
Il silenzi non è d’oro
se volete nascondere qualcosa
io vi consiglio di cantare in coro.
Intonate una piccola fanfara
di piatti e di trombe, la furiosa
ragazzata vi salva, si rischiara
la mamma e vi sorride. (A. Gatto)

La cuoca della bambola
Biancolina è una cuoca famosa;
tutto il giorno sfaccenda in cucina:
sbuccia, taglia, pulisce, infarina,
ogni piatto ella sa preparare.
Fortunata la sua bambolina
che sì buoni pranzetti può far!
Pasticcini stupendi di sabbia
erba trita, insalata di fiori,
sassolini di tutti i colori
le cucina e per pranzo le dà.
Fortunata la sua bambolina
che non certo di fame morrà.
Ma se un giorno la Bianca ha dei dolci,
se li mangia, e alla bambola… niente!
Ah, la bambola è stata imprudente;
ha una gastrica proprio in quel dì:
e la Bianca, mangiando le predica:
“Ai ghiottoni succede così”. (C. Del Soldato)

La signorina Vanità
Un dì, la signorina Vanità,
più del solito volle farsi bella:
mise una trina in fondo alla gonnella,
si strinse il busto senza carità.
Si profumò i capelli, li arricciò,
di un gioiello si ornò non mai veduto,
altera tra la gente se ne andò.
Ma la gente, a vederla scoppiò in riso:
s’era scordata di lavarsi il viso!
L. Schwarz

Marchino
Marchino piange a lavargli la faccia
perchè dice che l’acqua è troppo ghiaccia.
Se gli vien detto: “Lavati le mani”
risponde sempre: “Aspettiamo domani”.
A parlargli soltanto di sapone,
scappa più che a parlargli di veleno.
La sua nonna lo chiama un capo ameno,
e noi lo chiameremo… un sudicione.
R. Fucini

La protesta del maialino
Giovannino fa ritorno
dopo il chiasso d’ogni giorno,
da cambiare, da lavare…
oh, che sudicio bambino!
La sua mamma, che daffare!
“Tu mi sembri un maialino!”
Ma nell’aia spaziosa
tutto lindo, tutto rosa,
con la coda a riccioletto
ha sentito il maialetto.
E protesta: “Io non somiglio
a quel sudicio tuo figlio!”
G. Vai Pedotti

La bimba e l’acqua
C’era una bimba che aveva paura
dell’acqua pura.
Quando la mamma sua la lavava
sempre strillava.
Un giorno l’acqua la rispecchiò
e le parlò:
“Vedi sei brutta, sporca così,
lavati qui”.
La bimba allora si vergognò
e si lavò.
A. Cuman Pertile

Le prime tristezze
Ero un fanciullo, andavo a scuola e un giorno
dissi a me stesso: “Non ci voglio andare”.
E non ci andai. Mi misi a passeggiare
tutto soletto, fino a mezzogiorno.
E così spesso. A scuola non andai
che qualche volta, da quel triste giorno.
Io passeggiavo fino a mezzogiorno,
e l’ore… l’ore non passavan mai!
Il rimorso tenea tutto il mio cuore
in quella triste libertà perduto;
e l’ansia mi prendea d’esser veduto
dal signor Monti, dal signor dottore!
Pensavo alla mia classe, al posto vuoto,
al registro, all’appello (oh! il nome, il nome
mio nel silenzio!) e mi sentivo come
proteso nell’abisso dell’ignoto…
E quante, quante volte domandai
l’ora a un passante frettoloso, ed era
nella richiesta mia tanta preghiera!…
Ma l’ore… l’ore non passavan mai! (M. Moretti)

Siate buoni
Oh, che gorgheggi teneri
nell’aria profumata!
Che canzoni, che giubilo,
per tutta la vallata!
Sui prati verdi e roridi
sbucano le viole,
qualche mite lucertola
striscia sull’erba, al sole.
Tutto fiorito è il mandorlo,
tutt’azzurra è la valle.
A frotte i bimbi corrono
inseguendo farfalle.
E ridono e schiamazzano
come tanti folletti.
Oh, ma perchè tormentano
quei poveri uccelletti?
D’un tratto, dai freschi alberi,
da tutti i fiorellini,
par che una voce palpiti:
siate buoni, bambini!
(M. Matropaolo)

Valentino
Oh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de’ tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: incece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; chè mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d’un mese,
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!
e le galline cantavano: “Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!”.
Poi, le galline chiocciarono, e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l’uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare
ci sia qualch’altra felicità.
(G. Pascoli)

Un bimbo e un poeta
Mondo, mondo d’oro
io sono il tuo piccolo re.
Quanto è bello e buono,
tutto fu fatto per me.
Pur ch’io muova un passo
fiorisce ai miei piedi il terreno.
Prendo in mano un sasso,
ed ecco una gemma diviene.
Mondo, dolce mondo,
io sono il tuo piccolo re.
Giro, giro tondo:
tutta la gioia per me.
Bimbo, bimbo bello,
sono il tuo fratello.
Fammi entrare un poco
nel tuo caro gioco.
So la tua magia:
è la poesia.
(D. Valeri)

Libero
Prima di coricarsi, il bimbo levandosi il kimono
manifesta la sua gioia di essere libero e nudo.
E corre per la casa con rapidità incredibile,
come un uccellino scappato dalla sua gabbia,
o un piccolo re che scatta da una scatola magica.
(M. Senke)

Nasce un mondo nuovo
Non più sguardi d’angoscia
noi saremo fratelli;
non più sguardi d’odio.
E se nel cielo
c’è una luce,
sarà per rischiarare il nostro amore.
E se nelle fronde
c’è una melodia,
sarà per cullare il nostro sonno.
Noi saremo fratelli:
noi saremo uniti.
E gli astri a profusione
puri,
come gli occhi dei sapienti,
saranno tanto brillanti
quanto il nostro destino.
(B. Dadiè – Costa d’Avorio)

L’inno dell’amicizia mondiale
Salutiamo con gioia
tutti i ragazzi che vivono
nel vasto mondo.
A tutti diciamo
di porgerci la mano
per formare insieme
un cerchio completo
che abbracci il mondo intero.
Sia che viviamo in terre vicine
oppure in terre da noi lontane
una sola è la nostra famiglia.
La voce dell’amicizia,
che ora facciamo sentire,
attraversa i continenti
e congiunge tutti i mari.
(Studente anonimo – USA)

Solo
La gioia si è fermata
stamani nella mia casa.
Prima di stringerla al cuore
ho girato tutte le stanze
sempre gridando: -La gioia,
è venuta la gioia a trovarmi!-
Son corso alla finestra
sono uscito fuor della porta
ho cominciato a chiamare:
-Venite tutti, correte:
in casa mia c’è la gioia!-
Nessuno io sentivo arrivare.
Ho detto allora alla gioia:
-Non ho nessuno in casa mia,
ripassa un’altra volta.
(G. Bizzarri)

Obbedienza
Quando passeranno gli elefanti
dentro le crune degli aghi
quando le formiche giganti
accenderanno i lampadari,
quando usciranno dagli armadi
odoranti di pomi cotogni
le principesse dei sogni…
quando i pulcini faranno l’uovo
e le lucertole il nido
sopra la frasca,
e le rondini faranno il covo
sotto la vasca…
allora, gonfio d’orgoglio,
potrai dire: “Io voglio”.
A tutto, nel mondo, che voli,
a tutto, nel mondo, che strisci,
a tutto fu detto: “Obbedisci!”
(F. Pastonchi)

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.

Filastrocche e tiritere per i più piccini

Filastrocche e tiritere per i più piccini: Cecco Velluto, Stellina, Arri arri cavallino, Petruzzo, La rapa e il nonno, e molte altre ancora… possono essere usate anche come testi per il teatrino.

 

Filastrocca
Zucca pelata
dai cento capelli
tutta la notte
ci cantano i grilli,
e ti fanno la serenata
zucca pelata, zucca pelata!

 

Tiritera
Cinque coccole d’alloro
quattro foglie d’insalata
una rosa profumata
sette spighe e un pomodoro.
Nove rondini nel cielo
otto penne di pavone
tre violette e un fior di melo
due formiche e un formicone,
o che numero farà.
Forse dieci , forse cento
un milione, chi lo sa?
Due sbadigli, tre sbadigli
due sospiri e dei bisbigli.
Quando il bimbo dormirà?
E. Morini Fezzati

 

Cecco Velluto
Cecco Velluto
suonami l’imbuto
suonamelo bene
c’è un bambin che viene,
viene da Roma
e porta la corona
d’oro e d’argento
che vale cinquecento,
centocinquanta
la pecorina canta,
canta il gallo
risponde la gallina,
s’affaccia Serafina
con tre corone in testa.
Bianca la sella,
bianca la gonnella,
bianco il parasole,
che arrivi un po’ di sole!
Popolare

 

Arri arri cavallino
Arri arri cavallino
per la strada del mulino
il mulino è rovinato
il mugnaio s’è legato
s’è legato alla catena
la sua moglie la fa la cena
fa la cena pel bambino
arri arri cavallino.
Popolare

 

Stellina
Stellina, mia stellina,
sei bella e sei piccina
la luna è tonda e bianca
cammina e non si stanca
il sole è d’oro fino
il cielo è, su, turchino
il mare, giù, è profondo
la terra gira in tondo
e gira intorno al sole
ci nascono le viole
ci nascono i bambini
ci nascono i pulcini
poi giran tondo tondo
e fanno come il mondo.
F. Castellino

 

Bolli bolli pentolino
Bolli bolli, pentolino,
fa la pappa al mio bambino,
la rimescola la mamma,
mentre il bimbo fa la nannna.
Fa la nanna, gioia mia,
o la pappa scappa via!
L. Schwarz

 

Filastrocca
Cavallino arrò arrò
prendi la biada che ti dò
prendi i ferri che ti metto
per andare a San Francesco
San Francesco è quella via
per andare a casa mia
per andare e per tornare
cavallino non ti stancare.
Popolare

 

Ninna nanna
Ninna nanna, ninna nanna,
non c’è latte senza panna,
non c’è gatta senza micini,
non c’è casa senza bambini,
non c’è canneto se non c’è canna
fa la ninna, fa la nanna,
M. Giusti

 

Filastrocca
Fa le fusa il bel gattino
presso il fuoco del camino
sta il bel cane nel canile
stan le pecore all’ovile
il cavallo è nella stalla
con il mulo e la cavalla
con la mucca ed il vitello
con il bue e con l’asinello
stanno i topi nel solaio
le galline nel pollaio
sta nel nido l’uccellino
nel porcile il maialino
sta la volpe nella tana
nel fossato sta la rana
la comare chiocciolina
porta appresso la casina
e se vien la pioggia o il vento
si ritira in un momento.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Scioglilingua

Scioglilingua per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Utili per giocare con le parole, ma anche per la dettatura, in relazione all’esercizio con le difficoltà ortografiche.

Se scopo la casa la scopa si sciupa: ma se non scopo sciupando la scopa, la mia casetta con cosa la scopo?

Pesca fresca chiusa in tasca di chi pesca con la fiasca. Dalla tasca di chi pesca scappa e casca fresca pesca.

Tre fanti duranti scarabernanti entrarono in un fosso durosso scarosso trovarono un’anguilla durilla scarilla scarabernilla la portarono da una vecchia durecchia scarecchia scarabernecchia le dissero: vecchia durecchia scarecchia scarabernecchia ci cuoci questa anguilla dulilla scarilla scarabernilla?

Avevo un quattrino da squattrire, da squattrare, da squattrovolibucare e lo portai al maestro squattrì squattrò squattrovolibucherò de’ quattrini il maestro squattrì squattrò squattrovolibucherò de’ quattrini non c’era.  E mi misi a squattrirlo a quattrarlo a squattrovolibucarlo da solo E lo squattrii, e lo squattrai e lo squattrovolibucai meglio del maestro squattrì squattrò squattrovolibucherò de’ quattrini.

Filo fine dentro il foro, se l’arruffi non lavoro. Non lavoro e il filo fine, fora il foro come un crine.

C’era una volta una ciribiciacola e questa ciribiciacola aveva centocinquanta ciribiciacolini e questi centocinquanta ciribiciacolini ciribiciacolavano salta fuori la ciribiriciacola: taceve voi ciribiciacolini che quando sarete grandi come noi ciribiciacolerete anche voi .

La bella e birbante bambina, ballava bene e con bravura ventisei cavalieri che vivevano a Vivaro vennero vogando velocemente.

Sei seghe segano sei sedie, se siedi su sei sedie segate, caschi.

Tre tozzi di pan secco in tre strette tasche stanno.

Sotto un uscio tutto liscio cadde a striscio un grosso guscio.

In una conca nuotano a rilento tre trote, cinque triglie e tinche cento.

Da te di lor un dar ben s’impone.

Scuro rumor, d’un fuor d’un lor, sol pur or, su vol più su, punto d’orror, giù por non più.

Nasce, cresce, riesce, pasce, sciupa, scialba, lascia, ambascia, poscia, suscita, angoscia.

O scegli o sciogli o folle.

 Il reo ha rubato la porpora al re.

Sopra ogni cima è pace, in ogni vetta, spira appena un soffio, gli uccelli tacciono nel bosco, attendi… in breve, riposo… pur avrai. (Goethe)

Un cavaliere spagnolo superbo e largo: ABRACADABRA un cavaliere scozzese aggressivo: RABADACABRA un uomo viscido cordiale e invitante:  RADACARRABA un uomo che lotta con la massima aggressività: CADARABRABA

Odo fioco in fondo loco, brividi nividi sibili lividi, tumulo tumulo cumulo. La calda fiamma vampa, alta divampa! Brucia distrugge e … muore. Fuochino e fiammella, fratelli fedeli, in fumo e faville, dal bel focolare, su pel fumaiolo, finirono al fin (Giosuè Carducci)

Essenze leggere, di ben messaggere, scendete accorrete, rendete oh celesti, lo spirito immortal. (dal Faust di Goethe)

Acciuffa quel buffo camuffo, di piffero gneffo e sberleffo.

Soffia afferra e sferza, furore di fiamma e fuoco, forte fiero furfante, funesto funebre, fiacco finito, ei fu.

Avvolgi svelto la vela che sventola, se la vela sventola avvolgila svelto, non lasciare che la vela sventoli, ma avvolgila svelto, se avvolgi svelto la vela non sventola, la vela avvolta non può sventolare, non sventola la vela avvolta.

Tremula brina su fronda, fragile trina fiorita, brivido breve di brezza, fresca graffia, brilla vibra, trilla grida, stride strepida stronca.

Nevvero evvero, s’avverte s’avvolge, s’avvalla, ravvolta in ovvia nuvola.

Eva ave, leva avel, lella allel.

Questa pesta cesta cresta, lesta festa scorza scherza, questa tresca pesta cesta cresta, lesta sferza festa scorza scherza.

Se svelto svolta svigna, svolazza sventola svuota svia sviene.

Da dove vuoi va via.

Vede la luce, splende rifulge rischiara, sublime magnifica. Offrile rifugio, affinchè giunga al tuo cuore.

Sai che la bianca biacca, la bianca biacca che tu sai, la bionda biada in fiore sfiocca, sfiocca un fiore di biada bionda, pioggia non piovi più ormai, ormai piove la pioggia non più.

Pave preme pugna, bada brave bando, pena punta, bivio biasimo, nebbia greppia, stoppia sdoppia.

Lene lieve lento, leggero alato.

Folle lepido lercio lurido.

Lancia lanciere il lapillo lontano, lotta ladrone leccardo lacchè.

Lalla linfa lirica libera lippa.

Rapido reca, ruvido rovo, rivo ridente, ramo rovente, roco rumor.

Sguiscia la biscia e sparisce, ravvolta nel fosso scivola via, ravvolta nel fosso sparisce, sguisce la biscia e scivola via.

Lancia ciancia smancia, laccio riccio spiccio, anzi innanzi ronza, danza avanza, razzo rezzo mezzo, lazzi sfrizzi sprizzi.

Sgrida lo scricciolo che, indiscreto e sgraziato, scruta sgretola scrosta e screzia, lo scrigno sullo scranno.

Canta il cuculo, con così scorati accordi, che questi stessi studi, desti costi.

Accoccolato e fiacco raccoglie fieno secco.

Cialda ciambella, ciarla ciociara cionca, ciotolo ciuco ciuffo, ciurma ceffo celia, cella cicala cicogna, cicerchia, credo che cruccio ti crucci.

In cuccagna stanno i cucchi, e scuccagnan tutto il dì, schiccolando chicchie cocchi, cantan contan tutto il dì.

Scorre rapido torrente, di rupe in rupe, scroscia travolge, s’infrange in mille rivi, spargendo intorno, freschi profumati pruzzi.

Clip plap plic glic.

Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli scagliandola, fa in mar mille gorgogli.

Sul tagliere gli agli taglia non tagliare la tovaglia la tovaglia non è aglio se la tagli fai uno sbaglio.

Tre bruni bruchi, tre bruchi bruni.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Indovinelli

Indovinelli – una collezione di indovinelli per la scuola d’infanzia e primaria. Leggete ai bambini lentamente, una frase alla volta, fermandovi dopo ogni frase per consentire ai bambini di tentare la risposta. A descrizione ultimata, più di uno sicuramente dovrebbe avere scoperto di cosa si tratta…

Son quadrupede fedele
della casa buon guardiano.
Vado a caccia al monte a l piano
ed allora son crudele:
non ho un briciolo di pietà…
indovini chi lo sa. (cane)

Trova un nome nella lingua italiana che comincia per “h”. (accademia)

Scende dalla nave prima di ogni marinaio e di ogni passeggero. (ancora)

Siamo tante e laboriose:
amorose
domandiamo un dolce dono,
con la madre ch’è regina,
al gentil piccolo cuore
d’ogni fiore.
Ed il nettare squisito, saporito,
ben più dolce a voi rendiamo.
Sai chi siamo? (api)

Volano, ma non sono aerei.
Hanno le ali, ma non sono uccelli.
Pungono, ma non sono spilli.
Hanno la regina, ma non il re.
Fanno colazione in un fiore.
Sono molto utili, ma non conviene stuzzicarle. (api)

Non son mela, non son pera, ho la forma di una sfera
il mio succo è nutriente, è una bibita eccellente
non procuro il mal di pancia, ho la buccia e son … l’arancia

Son modesto e laborioso,
son paziente ed operoso.
Ho gli orecchi lunghi assai.
Indovina dunque tu:
chi son io? Dimmelo, tu. (L’asino)

Nella foglia un filo d’oro
so trovar per mio lavoro
e mi tesso una casina
tutta seta, bianca e gialla,
senza porta o finestrina.
N’esco fuori poi farfalla
e deposito gli ovini.
Sei dottor se m’indovini. (baco da seta)

Sono duro, sono stretto,
o mio caro scolaretto,
ti fo fare penitenza.
Ma che vuoi? Con la pazienza
tante cose imparerai
qui seduto: non lo sai? (banco)

Sono grasso e paziente
non mi curo mai di niente
con l’aratro rompo il solco
son l’aiuto del bifolco (bue)

Se sai l’indovinello indovinare,
cervello hai fino e te ne puoi vantare.
Orologio ti sembro a prima vista,
chè di sfera e quadrante son provvista;
eppur l’ore che passano non segno,
nè pulsa un cuore dentro il mio congegno.
Ad alte imprese, a portentose gare,
io guido l’uomo per l’immenso mare;
con arcana virtù che in seno io porto,
la via gli addito e lo conduco in porto. (La bussola, di T. Gallori)

Se c’è non si vede e se si vede non c’è (il buio)

Tutti e due stanno sul capo
e son due originali:
sembran proprio tali e quali.
Ma se un p aggiungi a uno
ch’è di sotto, tosto all’opra
lo vedrai passar di sopra. (Capello e cappello)

Siamo lisci oppur ricciuti,
siamo d’oro, rossi o neri;
ci leviam sopra i pensieri
e col tempo siam canuti. (I capelli)

C’è un bosco d’alberelli che è tutto da tagliar
nè scure nè coltelli si posso adoprar (i capelli)

Qual è quell’animale che vorrebbe fare il postino?
(Il canguro con la sua borsa.)

Sono il ritratto del mondo;
tuttavia il mio  mare
non ebbe mai acqua
e i miei campi
non hanno messi;
non ho casa e ho grandi città.
Io riduco ad un punto
mille opere diverse:
non ho quasi nulla
e sono l’universo. (cartina geografica)

Viene già dalla montagna
questa buona morettina:
la sua bella testolina
era come un riccio d’oro.
Ma discesa dai suoi monti
fra di noi, quell’imprudente,
fu veduta dalla gente
che la volle cucinar… castagna

Alto il padre, aspra la madre,
nero il figlio, bianco il nipote.
Il padre di legno, la madre di spina…
ma la nipote, che dolce farina!  (la castagna)

Son piccina, rotondetta,
son dolcina, son moretta,
son di razza montanina,
dell’autunno sono regina,
son dei bimbi la cuccagna,
e mi chiamano castagna

I miei frutti il riccio chiude,
il mio tronco ha scorza rude,
i miei rami son possenti,
le mie foglie son lucenti… castagno

La mia casa sta riposta,
del gran fiume sulla riva,
e l’entrata è ben nascosta,
sotto l’acqua di una diga,
che da solo ho costruito
con sapiente e buon lavoro.
Bimbo penso avrai capito,
che si parla del … castoro.

Casina stretta casina storta,
non ha finestre ma solo una porta
casina storta casina stretta,
ha tanti piani e nessuna scaletta (chiocciola)

Qual è quella cosa che ha la testa sotto le scarpe? (il chiodo)

Rossa rossetta
in tavola fu messa
in tavola fu mangiata
e la coda le fu strappata.
(ciliegia)

Tutti mi prendono per il collo,
ma non sono ne una gallina ne una bottiglia. (cravatta)

L’orologio che ho più caro viene sempre insieme a me
è un oggetto molto caro e si carica da sè (il cuore)

 

Sta nel mare, ma la gente lo ritiene intelligente.
Non è uomo, non è pesce, ma saltar ben gli riesce.
Sulla groppa con gran lena, spesso porta una sirena.
Questo dicon le leggende, quando narran sue vicende.
Alle navi sta vicino, è il simpatico … delfino.

Una fila di fratini tutti bianchi e piccolini
stanno sempre a chiacchierare ed a ridere e mangiare (i denti)

Stanno in compagnia nella rossa scuderia
tanti bianchi cavallini, sull’attenti che carini
trenta e tutti d’un colore, li indovina il buon dottore (i denti)

Quali sono quelle cose di cui,
in una  famiglia di quattro persone,
ce ne sono ottanta? Le dita.

Fresca, verde e ben fiorita
o seccata o inaridita
sono igienico alimento
per il gregge e per l’armento. (erba)

Or sull’erba ed or su un fiore
mi rincorri e non mi cogli.
Sono un libro di due fogli
del più splendido colore. (farfalla)

Qual è quella cosa che ci tiene in vita,
che non si vede d’estate
e si vede solo d’inverno? Il fiato.

Fuori verde, dentro rosso,
come frutto non son grosso,
ma nemmen tanto piccino,
sono un frutto settembrino.
Dolce, buono, saporito,
anche scuro son gradito.
Ma chi son non te lo dico.
Indovina, sono il … fico.

Curiosa come l’occhio di un bambino
se la spalanchi di primo mattino
il sol che nasce vi fa capolino.
(la finestra)

Son piccin, piccin, piccina,
ho nel bosco la casina
del lavoro sono amica
e mi chiamano … formica

Mi metton sotto terra
ed io rispunto su,
mi battono, mi pestano,
da non poterne più.
Mi mettono nel forno,
ed io me n’esco fuor
fragrante e saporoso,
bel premio del lavor. (Il chicco di frumento)

Io sono l’oscuro figlio
di un padre luminoso;
disprezzo la terra
e mi innalzo verso il cielo.
Se mio padre è amato,
nessuno sopporta me,
perchè io faccio piangere
anche le persone più felici. (fumo)

Un cappello, un gambo lungo,
pare un ombrello, si chiama … fungo.

Nasco all’ombra in mezzo al bosco,
e talvolta so di tosco.
Son grassoccio, son carnoso,
profumato e saporoso.
Col mio gambo ed il cappello,
rassomiglio ad un ombrello. (fungo)

E’ piumata, è discreta
vive in pace, buona e cheta
la massaia la tien cara
perchè sa che le prepara
un bel dono prezioso
nutriente, assai gustoso:
indovina indovinare
chi il suo nome sa trovare? (gallina)

Sono pigro e ghiotto un poco:
amo il sole, l’ozio e il fuoco.
Mi ravvolgo agile e bello
nel mio morbido mantello.
Piglio i sorci, sai chi sono?
Dillo, dunque, bimbo buono (Gatto)

Ha un bel nome.
E’ un fiore alto e robusto.
Si trova in campagna e raramente in qualche giardino di città.
Di esso, non si mangiano che i semi.
I suoi petali sono simili a quelli di una grossa margherita.
La su “testa” si muove e il nome descrive proprio tale movimento.
E’ il (girasole)

Indovina indovinare,
io non fo che saltellare,
giù fra l’erba, e quando è sera
a mia musica leggera
spando intorno: son tranquillo,
buono e lieto. Sono il (grillo)

Vivo nei campi, sono un insetto
di giorno taccio, di notte trillo, mi chiamo … grillo

Una pera che ogni giorno
puoi vederti in casa, attorno,
ha la pelle molto dura
anche se è vecchia, matura.
Ha dei semi luminosi,
e mangiarla tu non osi
perchè polpa non ne ha.
Bimbo mio, che mai sara? (Lampadina)

Nera e dritta sta sul muro, il suo corpo è freddo e duro
ma assai spesso viene usata, ed allora trasformata
che disegni colorati di caratteri cifrati
divien bella e interessante, per i bimbi assai importante
cancellata non si lagna, l’utilissima… lavagna

Se lo mangi strizzi gli occhi, non così quando li tocchi
aspro ha il succo e profumato, vien da tutti spesso usato
puoi trovarlo a ogni stagione, giallo ovale il buon … limone

Tiro, tiro, tiro,
eppur braccia non ho.
Sibilo oppur sospiro,
eppur bocca non ho.
E giro, giro, giro,
eppur piedi non ho. (locomativa)

 

Alta alta, fine fine,
io somiglio ad un paletto
e non ho rami nè spine;
solo il corpo stretto stretto.
Questo corpo, son sincera,
non è poi di molto tristo;
ma ho l’anima sì nera
che di pari non ne ho visto.
L’uom lo sa, e mi taglia il collo
con l’intento dichiarato
di rapire il mio midollo
sin che tutto è consumato.
Me lo toglie, e quanti segni
eleganti ne sa fare!
Ma anche tu, per i tuoi disegni,
bimbo, me lo vuoi rubare! (matita)

Son graziosa son piccina,
son dei prati la regina
la mia veste è tanto bella,
ch’io somiglio ad una stella
son dai bimbi preferita
e mi chiamo … margherita

Qual è il mare più dolce? (marmellata)
E il mare più duro? (marmo)
E il mare più sicuro? (marciapiedi)

Tonda, liscia e profumata;
rossa, gialla oppur rosata;
ne daremo una fettina,
a chi bene la indovina mela

Ho uno scrigno di rubini,
sono grossi e sono fini,
sono tutti d’un colore,
chi indovina è un gran dottore. (la melagrana)

Sono dodici fratelli,
certi brutti certi belli;
il secondo è piccolino,
chi lo sa è un indovino… mesi

Per Capodanno sono arrivati:
erano dodici, li ho contati.
Sono sicuro che viaggeranno
uno alla volta, per tutto l’anno.
Era il secondo più piccolino:
dimmelo, dunque, bravo indovino.(mesi)

C’è una cosa bianca
come un’oca;
oca non è.
Sparge le foglie,
albero non è. Neve

Sono bella e immacolata
come il velo di una fata,
scendo bianca, lieve e molle
sulle vette e sulle zolle.
Scendo lenta giù dal cielo:
tutto avvolgo nel mio velo… neve

Al riparo d’un cappotto verde e amaro,
d’un vestito di buon legno,
sotto lieve camicina,
sta la polpa bianca e fina,
buona fresca e buona secca.
Te lo dico sottovoce,
ho parlato della….. noce.

Scorro il cielo lieve lieve.
Sono bianca o grigia o greve;
l’aria fredda, che dispetto,
mi trasforma in rubinetto.
Allor acqua mando giù
finchè in ciel non ci son più. (nuvola)

Nasco dal mare, nasco dal fiume,
volo nel cielo ma non ho piume
dal sol che nasce, dal sol che muore,
libera ed alta prendo colore
quando son stanca di camminare,
piango un pochino e ritorno al mare. (la nuvola)

 

Ho due tonde finestrelle, sempre aperte sopra il mondo
se le chiudo è buio fondo, se le riapro vedo te
vedo i fiori, il ciel, le stelle, vedo il monti, vedo il mare
si fa presto a indovinare (gli occhi)

Ho due perle belle assai, che tu prender non puoi mai
son lo specchio in mezzo al viso, del celeste Paradiso. (gli occhi)

Cupolina nera e tonda,
giostra mia, tu sei gioconda
col tuo manico di legno
che ti serve da sostegno.
Ma se piove tanto tanto,
giostra mia, sei tutta un pianto… ombrello

Cammino, cammino
in ogni momento,
e il tempo che passa
a tutti rammento.
Se stanco alla fine
un poco ristò
un giro di chiave
e… ancora me ne vò.
(orologio)

Qual è quella cosa per la quale
mezzogiorno e mezzanotte
sono la stessa cosa? Orologio

Qual è quella cosa che per essere fresca deve essere calda? Il pane.

Pesca e ripesca,
qual è la cosa che più è calda,
più è fresca? (il pane)

Indovina indovinare
io non faccio che ciarlare
dalla gruccia a destra e a manca
ed ognun di me si stanca:
sono rosso, verde e giallo,
e mi chiamo (pappagallo)

Ho la coda maestosa
ricca di riflessi a iosa
ho la coda bella e occhiuta
chi di voi non l’ha veduta? (pavone)

Io rimbalzo giù dai tetti
coi miei mille martelletti.
Batto ai vetri, son noiosa,
ma pur servo a qualche cosa.
Chè ristoro piante e fiori
e più belli fo i colori.
Sciolgo in ciel la nube scura
e fo l’aria bella e pura. (pioggia)

Dita non ho, ma batto
ai vetri della finestra;
scopa non ho, ma lavo
bene la via maestra.
Son lieta, eppur di me
tremano fiori e fronde.
Uccellino non sono
ma canto nelle gronde,
e per andar sui tetti
metto gli zoccoletti. (pioggia)

Al principio della notte,
esco coi fratelli a frotte.
Io non son topo nè uccello,
sono poco o punto bello.
Ho due ali in pelle schietta,
e svolazzo in fretta in fretta.
Util son per la campagna,
pur qualcun di me si lagna.
Hanno torto, non è bello,
ma vi serve il … pipistrello.

siam verdi e piccini, siam fatti a pallini
stiam dentro a una cuccia verdina verduccia
siam tutti fratelli, ci chiaman … piselli

Quattro gambe e non cammina:
ci riposa la nonnina.
(la poltrona)

Ho la veste verdolina
dello stagno son regina
è noioso  il mio cantare
indovina indovinare. (Rana)

Mi somiglia nel viso e nell’aspetto
ma non ha voce e il mio color non ha,
vediamo un po’ se qualche scolaretto
indovinare in mio nome saprà.
(ritratto)

All’inverno vado via
ma poi torno a casa mia,
mangio mosche ed altri insetti:
chi mai sono o bambinetti? (rondine)

Va per l’aria a primavera, è veloce, bianca e nera
la sua coda è biforcuta, dimmi bimbo l’hai veduta?
Va per l’aria lieve e snella, è la prima … rondinella

O in due o in quattro o in otto
lungo le strade andiamo:
sempre ci rincorriamo
e mai ci raggiungiamo! (ruote)

Si trova in casucce modeste
e dentro ai palazzi si trova;
di pietra o di marmo ha la veste.
“La salgo o la discendo?” Sì, prova! (scala)

Hanno gambe, ma non camminano.
Hanno schiena, ma non hanno testa.
Qualche volta zoppicano.
Non si mangiano.
Possono essere di legno di plastica o di metallo.
Possono essere rozze o di lusso.
Piacciono ai gatti e ai cani, ma gli altri animali non sanno cosa farsene.
Ce ne sono in ogni casa.
Quando è l’ora di pranzo stanno intorno alla tavola, ma non mangiano. (sedie)

Indovina bambinello:
io ti faccio brutto o bello,
sorridente oppur piangente,
come sei o come vuoi.
Indovinami, se puoi.
(specchio)

Io, sebben non sia pittore,
fo ritratti a tutte l’ore.
Ne fo al brutto, ne fo al bello:
indovina indovinello. Lo specchio

Chi sono le quattro sorelle
che si vogliono bene,
ma quando l’una viene
quell’altra se ne va? Le stagioni

Qual è quella cosa che vive
passando da un buco all’altro?
(Non è il topo, non è la chiave… è la stringa delle scarpe)

Ho una veste assai pesante, molto dura ed ingombrante
sembra quasi una corazza, ce l’ha tutta la mia razza
il mio andare è calmo e lento, goffo tutto il movimento
vivo spesso nei giardini, faccio d’erba i miei spuntini
volentier mangio lattuga, il mio nome è … tartaruga

Sotto il sole, sotto le stelle
stan come rosse pecorelle
quando son giornate brutte
se una piange, piangon tutte. (tegole)

Tonda tonda è la casetta…
Che ci fate, dolce mammetta?
Scaldo e imbecco i miei piccini,
or sentiamo se indovini. (uccelli nel nido)

Io conosco  un botticino
tutto pieno d’un buon vino;
questo vino, dico franco,
non è nero e non è bianco.
Chi sa dir che vino è?
Co co, co co, coccode! (uovo)

Vengo cotto in più di un modo,
se son duro sono sodo
tu mi mangi solo rotto,
che sia crudo oppure cotto
di star dritto non mi provo,
nè seduto, sono … l’uovo

A Natale son più corte, ma dai bimbi molto amate
e la loro gioia è forte, in sì splendide giornate
poi si fanno brevi e rare, sempre accolte in esultanze
ma in estate, ai monti e al mare, si fan lunghe le … vacanze

Mi piace far dispetti, piegare gli alberetti
far volare i cappelli, rovesciare gli ombrelli
sollevo polveroni, ma scaccio i nuvoloni
i panni al sole stesi e alle finestre appesi
asciugo in un momento
sono il monello …vento

E’ noioso e fastidioso
quando fischia impertinente
nelle orecchie della gente,
quando passa da padrone
sollevando il polverone,
quando ruba a questo e a quello
il cappello. (vento)

Urla, soffia, fischia e geme
e non ha bocca;
investe, scuote, urta e preme
e non si tocca;
spazza i piani, spazza i cieli
e non è scola (vento)

E’ uno strumento delicato
ed è un fiore profumato.
Indovina che cos’è. La viola

Qual è il fiume che non scherza mai? Il Serio

Qual è il fiume che può essere letto indifferentemente dalla prima o dall’ultima lettera? L’Adda

Qual è il monte a cui tutti aspirano? Il Gran Paradiso

Qual è il Colle sotto cui ci si può riposare? Il Colle di Tenda

Qual è il fiume d’Italia che se facesse il barbiere non avrebbe clienti? Il Tagliamento

Qual è il fiume più sonoro? Il Don

Qual è la linea ferroviaria più dolce? Lecco – Crema

Sono monte ardito e fiore gentile. Rosa

 Bella donna d’alto palazzo,
bianca son, nera mi faccio,
casco in terra e non mi sfaccio;
vado in chiesa e lume faccio. (la candela)

C’è una vecchiaccia
su una finestraccia;
le ciondola un dente,
e chiama tutta la gente. (la campana)

C’è un botticino
che mesce due sorte di vino. (l’uovo)

Uccellin che passa il mare
tiene strette le sue ali
tiene stretti l’ali e il becco
parla italiano, francese, tedesco. (la lettera)

Cosa fa una gallina quando va da un marciapiede all’altro?
Attraversa la strada.

Qual è quell’animale che cammina con i piedi sul capo?
Il pidocchio.

Come si deve prendere un pollo per ucciderlo?
Vivo.

Che fanno tre polli su di un muro?
Un numero dispari.

Perchè le oche attraversano la strada camminando una dietro all’altra?
Per andare dall’altra parte.

Chi abbaia più forte di un cane?
Due cani.

Che cos’è un asino?
Un cavallo che non ha terminato gli studi

Qual è quell’animale che vivo ha le budella in corpo e morto il corpo nelle budella?
Il maiale.

Un elefante cade in un lago. Come lo tiri fuori?
Bagnato.

A che famiglia appartiene l’oca?
A quella che la compera.

Qual è l’animale più veloce?
Il pidocchio perchè è sempre in testa.

Perchè il baco da seta è furbo?
Perchè mangia la foglia.

Una scimmia si arrampica su di un albero e si siede su una foglia. Cosa fa?
Cade.

Cosa fa una gallina quando va da un marciapiede all’altro?
Attraversa la strada.

Cosa fa un asino cieco al sole?
Ombra.

Perchè le cicale non dormono d’estate?
Perchè sono destate.

Cosa fa una gallina quando va da un marciapiede all’altro?
Attraversa la strada.

Qual è l’animale che ha il pelo di gatto, gli occhi di gatto, i baffi di gatto, la coda di gatto, la voce di gatto… ma non è un gatto?
La gatta.

Più piccola sono e più si ha paura di incontarmi
La passerella sul burrone.

Durante la vita bevo acqua salata, dopo la morte acqua dolce. Chi sono?
La spugna.

Tutti mi prendono per il collo, ma non sono una bottiglia.
La cravatta.

Lo si può battere, ma non picchiare.
Il tempo musicale.

Vola e non è un uccello, vola velocissimo e non è un aeroplano, può rodere e non è un tarlo.
Il pensiero.

Sono inseparabili, ma il secondo che è innocuo spaventa molto più del primo che è più pericoloso.
Il lampo e il tuono.

Se c’è non si vede e se si vede non c’è. Cos’è?
Il buio.

Che cos’è che attraversa il prato senza muoversi?
Il sentiero

Qual è la città più pericolosa ed esplosiva?
Granata

Qual è la città che detta la maniera di vestire?
Foggia

Qual è la città più profumata?
Colonia

Qual è la città che ha sei occhi?
Treviso

Qual è la città dove le persone stanno sempre sedute^
Assisi

Qual è la città la città più mattiniera?
Alba

Qual è la città più luminosa?
Lucerna

Qual è la città più religiosa?
Monaco

Qual è la città preferita dagli animali?
Prato

Qual è la città più perseverante?
Costanza

Qual è la città che senza il cuore diventa triste?
Tri – e- ste

Qual è la città italiana che proibisce l’oro?
Or – vieto

Qual è la città  più ghiotta?
Lecco

Indovinelli – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Poesie e filastrocche: La grammatica

Poesie e filastrocche: La grammatica. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Verbi ausiliari
Il verbo avere andò pavoneggiandosi:
“Io ho, ho avuto ed ebbi e avrò
e nulla al mio confronto è il verbo essere…”
Questi tacque e più saldo in sè poggiò.
Quando saliron dell’Eterno al trono
“E’ il nome mio” disse il Signore “Io sono”. (L: Schwarz)

 

Le qualità
Verde verde, l’erba lungo il ruscello
folto folto, il salice nel giardino
liscia liscia, la canna del bambù
bianca bianca, la colomba sul davanzale
snella snella, la biscia sul prato
nera nera, la notte che viene
tutto tutto, ha la sua qualità.

 

Filastrocca corta e matta
Filastrocca corta corta,
il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: “Mio figlio è il mulino;
la mela dice: “Mio nonno è il melone;
il matto vuole essere un mattone;
e  sapete cosa vuole il più matto della terra?
Vuole fare la guerra. (G. Rodari)

 

(in costruzione)

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Recite per bambini – Grammatica in rima

Recite per bambini – Grammatica in rima. Vengono presentati, in rima, nome, articolo, aggettivo, verbo, avverbio, pronome, congiunzione, preposizione, interiezione, per l’analisi grammaticale; proposizione, soggetto, predicato verbale, complemento oggetto, per l’analisi logica. Il testo si presta ad essere drammatizzato, o anche possono essere usate come filastrocche le varie parti, per rendere più divertente l’approccio all’analisi grammaticale.

Nel teatrino illuminato, il sipario già s’è alzato.
Or vedrai venire fuori, sulla scena nove attori.
Del Discorso son le Parti, che mi piace di mostrarti.
Ecco il NOME, il buon curato, che battezza ogni neonato.
Gli è accanto un chirichetto, che l’ARTICOLO vien detto.
Gli si pone ora vicino l’AGGETTIVO, un arlecchino.
Entra un paggio vellutato, che PRONOME è nominato.
Ecco il VERBO, il gran regnante, del discorso il più importante.
Queste parti presentate, son VARIABILI chiamate.
Altre quatto ora verranno, e INVARIABILI saranno.
Entra prima quel donnone di comar PREPOSIZIONE.
Poi l’AVVERBIO, passo a passo, sempre uguale, grasso e basso.
CONGIUNZIONE è una damina seria e niente chiacchierina.
Viene infin col suo bastone quella vecchia INTERIEZIONE.
Nove parti e non di più e il sipario scende giù.
“Bello, bello! Bene, bene!” gridan tutti a voci piene.
“Bravo, bravo! Per piacere, ce li fate rivedere?

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Il nome

Ogni cosa che vediamo, con un NOME la chiamiamo.
Le persone, gli animali, e le piante e i minerali.

Città, fiumi, monti, stati, son dai nomi nominati.
Molti nomi conosciamo, or tanti altri ne impariamo.
E nei lor significati, ti saranno ben spiegati.
Chè conoscere per bene, ogni cosa ti conviene.
E’ pertanto necessario, proprio un buon vocabolario.
Dove i nomi son segnati, con i lor significati.

Con la nascita si pone, NOME PROPRIO alle persone
e di nomi ne son tanti, quanti son le sante e i santi
Carlo, Marta, Anna, Maria, Pietro, Alberto, Ida, Lucia
le città e i monti e i mari, nomi propri son del pari
se tu guardi la cartina, già ne trovi una ventina
Roma, Napoli, Torino, Alpi, Tevere, Appennino
nome proprio è Italia mia, il più bello che ci sia!

Gabbia, uccello, sedia, pruni, questi NOMI son COMUNI
sono i nomi delle cose quasi sempre numerose
sono nomi di animali, fiori, piante, minerali
chè le cose, belle o brutte, certo un nome l’hanno tutte
ecco i nomi tra i più belli, mamma, babbo, zio, fratelli
sono brutti per davvero fame, guerra, cimitero
“Io fra i brutti” dice Lola “metto libro, studio, scuola
e tra i belli passeggiata, giochi, feste e cioccolata!”

Ora I GENERI ti canto, che son due e due soltanto
Uno è il genere maschile, l’altro è quello femminile
son maschili i nomi Gino, babbo, figlio, soldo, lino
femminili son Teresa, mamma, scuola, nonna, chiesa
faccio un gioco, dal maschile volgo i nomi al femminile
da cavallo, zio, padre, vien cavalla, zia e madre
e dall’oste vien l’ostessa, da dottore dottoressa
vien dal re la sua regina e dal gallo la gallina
ecco l’albero è maschile, ma il suo frutto è femminile
melo e pero se piantiamo, mela e pera poi mangiamo
ed il pesco dà la pesca vettutata buona e fresca.

Anche i NUMERI son due, come i corni d’un bel bue
il plurale e il singolare che dovrai ora imparare
ma se un poco stai attento, tu li impari in un momento
sono nomi al singolare in soldato, un libro, um mare
ma due libri, tre soldati, al plurale son passati
singolare sono orgoglio, ago, pesca, amico, foglio
al plurale fanno orgogli, aghi, pesche, amici, fogli
“Ecco qui” dice Giorgetto “singolare è un solo oggetto
se gli oggetti sono in più, il plurale spunta su!
Una pera, quattro pere, la bandiera, le bandiere
L’ho capito e con giudizio, ora faccio l’esercizio.

Pur essendo al singolare, qualche nome può indicare
molti oggetti, la riunione di animali o di persone
come popolo, pollaio, gregge, classe, formicaio
come folla, battaglione, schiera, esercito, legione
ora i nomi qui segnati, COLLETTIVI son chiamati
“Collettivi” dice Andrea “Son comizio ed assemblea
dove sono radunati furbi, sciocchi e sfaccendati”.

Bue, aratro, casa, abeti, questi nomi son CONCRETI
di materia son formati, son veduti, son toccati
é concreto il nome giglio, come stella, come figlio
se le cose le vedere, dite pur che son concrete
ma l’onore è nome ASTRATTO, di materia non è fatto
che esso esista ci si crede, ma con l’occhio non si vede
così pure la costanza non ha forma nè sostanza
nomi astratti son pietà, gloria, astuzia ed onestà
or distinguere saprete, cose astratte da concrete
Carlo, tu, sempre distratto, l’hai capito il nome astratto?
Dice Carlo un poco offeso “Credo sì di aver compreso
ciarle e sogni sono astratti e concreti sono i fatti
chè le chiacchiere col vento se ne vanno in un momento
solo i fatti, brutti o lieti, solo i fatti son concreti
sicchè dicono anche  i matti ‘Meno chiacchiere e più fatti’ “

Vanno i nomi ora spiegati, PRIMITIVI e DERIVATI
ecco, prendo il nome ulivo, questo nome è primitivo
ma uliveto è derivato, dall’ulivo è generato
e da giorno vien giornale, e da tempo temporale
da campana campanile, e da cane vien canile
“L’ho capito, l’ho capito!” tutto allegro esclama Tito
“Primitivo rassomiglia proprio a un padre di famiglia
sono i figli derivati, che han del padre i connotati
ecco il nome legno io piglio, questo padre ha più di un figlio
ha legnaia ed ha legname, legnaiolo e falegname
questi quattro detivati son dal legno ricavati”
“Ma non va dimenticata” dice Carlo “la legnata!”

Per far crescere gli animali, come pure i vegetali
certo occorrono degli anni, se non giungono malanni
ora qui, col mio talento, cresceranno in un momento
siano cose che persone, con l’aggiunta sol di un ONE
non ci credi? Vieni qua, or la prova ti si dà
prendi un gatto, aggiungi un ONE, ed ottieni un bel gattone
e da un libro hai un librone e da zucca uno zuccone
ora alcuni sentirai che son falsi e riderai
da una botte hai un bottone, poi da un monte un bel montone
dice Giorgio, quel ghiottone, “Da una torre avrò un torrone?”

No, non piace il mio arrivo, perchè son DISPREGIATIVO
sì, mi piace disprezzare, ho il poter di peggiorare
vuoi sapere come faccio? ecco, aggiungo ai nomi un accio
quando l’ho così conciato, vien da tutti disprezzato
di una carta fo cartaccia, di una casa fo casaccia
ma non credo ti dispiaccia, se di foca fai focaccia
“Certamente non dispiace” dice Anna “anzi mi piace
ma vorrei che fosse vera la focaccia e bella intera
mentre questa qui segnata sol di chiacchiera è impastata
che volete che io ne faccia, d’una simile focaccia?”

Ecco un altro gran portento! Io ti posso in un momento
ogni cosa impicciolire, ogni oggetto ingentilire
non con l’ascia o lo scalpello, ma con ino, un etto, un ello
quando al gatto attacco un ino, lo riduco a un bel gattino
se al mio libro aggiungo un etto, io ne faccio un bel libretto
a campana metto un ello, e poi suono il campanello
ci son poi diminuitivi che son falsi, son cattivi
senti questi e non m’inganno, il tuo riso desteranno
ho una pulce aggiungo un  ino, cosa ottengo? Un bel pulcino
E da un tacco? Un buon tacchino. E da un mulo? Hai un mulino.
“Matto” infine dice Nello “Matto è un nome pazzerello.
Se l’accresci con un one, hai che cosa? Un buon mattone.
Lo riduci con un ino e ne ottieni un bel mattino!”

_________________________

Gli articoli

Oh, gli ARTICOLI, le belle, operose particelle
quando ai nomi le premetti sono come i chirichetti
ed i nomi accompagnati meglio son determinati
Vuoi vederli? Eccoli qua: singolare il lo e la
ve ne sono poi altri tre, pel plurale: i, gli e le
scrivi qunque il professore, la fontana, lo scultore
e al plurale i professori, le fontane, gli scultori
ecco qua sei scolaretti pronti a fare i chirichetti
per poter un po’ giocare e gli articoli imparare
or cantate intorno a me: il, lo, la, i, gli, le.

La è articolo gentile, per il nome femminile
e non sbagliare non puoi mai, altro articolo non hai
che a tal genere conviene, perciò LA va sempre bene
metti LE poi al plurale, la cicala le cicale
per maschili hai IL e LO, ora di essi ti dirò
qual dovrai adoperare, senza tema di sbagliare
quando il nome ha l’iniziale ESSE impura o una vocale
o se ZETA ci vedrai, sempre LO tu metterai
per esempio lo zampino, l’orologio, lo stanzino
al plurale gli zampini, gli orologi, gli stanzini
se poi vedi l’iniziale consonante e non vocale
metti un IL bello e pulito, ed il nome è ben servito
così scrivi il canarino, il pavone ed il tacchino
al plurale i canarini, i pavoni ed i tacchini
se lo zero non dirai, certamente zero avrai
dice Andrea: “Voglio provare che li so adoperare
l’ortolano, lo studente, lo scolaro ed il serpente
poi lo zucchero e lo spillo, il leone e il coccodrillo
poi lo zio ed ho finito, vedi ben che l’ho capito”.

Altri articoli son questi, ma più semplici e modesti
UN ed UNO son maschili, UNA è sol pel femminile
tre soltanto, meno male, e neppure hanno il plurale
or li adopero: uno sciocco, una stella ed un balocco
“Un balocco!” esclama Puccio “Quale quale, un cavalluccio?
Uno schioppo? Un organino? Un pallone? Un bel teatrino?
Preferisco una trombetta e una bella bicicletta”
“Io vorrei, dice Giancarla “una bambola che parla”

L’aggettivo

L’AGGETTIVO è un arlecchino rosso, verde, blu, turchino
esso al nome sempre dà una qualche qualità
certo il nome non modifica, sol gli dona una qualifica
se ti dicono educato, sei così qualificato
babbo è serio ed operoso, bello è il giglio ed odoroso
quei monelli son cattivi, guarda un po’ quanti aggettivi
se per poco ti ci provi, Piero quanti tu ne trovi
del maestro quali sono gli aggettivi? Bravo, buono
della scuola di’ qualcosa, ora allegra ora noiosa.

L’aggettivo che qualifica, può subir qualche modifica
che di GRADO può passare come fosse un militare
primo grado è il positivo: buono, bello, aspro, cattivo
questi esprimon solamente qualità semplicemente
senza forme accrescitive e neppur diminuitive
dice Arturo: “Ecco aggettivi tra i migliori positivi
forte, svelto, laborioso, giusto, onesto, generoso”
“Ed aggiungo” dice Ornella “buona, brava, saggia e bella”.

Altro grado d’aggettivo detto è poi COMPARATIVO
perchè fa comparazione sia tra cose che persone
primo è quel di MAGGIORANZA: sei più brava di Costanza
poi c’è quel di MINORANZA: sei meno altra di Speranza
d’UGUAGLIANZA infin ti dico: sei alto tanto quanto Enrico
così buona come Gemma, tanto vispa quanto Emma
Se hai capito ora mi scrivi questi tre comparativi?
ed io scrivo: “Io sì, di Checco son più alto, son più secco
ma in compenso son di Rocco meno grullo e meno sciocco
poi son tanto birichino, quanto Mario e quanto Gino
così ho fatto maggioranza, minoranza ed uguaglianza”.

Or passiamo al grado altissimo, come dir generalissimo
ecco qui il SUPERLATIVO, che è assoluto e relativo
l’ASSOLUTO è facilissimo, basta aggiunger solo un issimo
da una cara vien carissima, da una bella vien bellissima
l’altro poi superlativo, quello detto relativo
io lo formo in un baleno, premettendo il più o il meno
così dico il più curioso, il meno alto, il più noioso
dice Mimmo, un frugolino, della classe il più piccino
“Sulla sedia faccio un salto, e di tutti son più alto
ora tutti vi sorpasso e vi guardo d’alto in basso!”
Quanti grandi che tu vedi, han la sedia sotto i piedi.

POSSESSIVI, da possesso, son di corsa giunti adesso
stai attento, io te li mostro: mio tuo suo e nostro e vostro
poi c’è loro e niente più, su ripetili ora tu
tutti questi son maschili, ci son poi i femminili
e ciascuno, è naturale, è fornito di plurale
nello scritto che farai,  tutti tu li segnerai
ma un esempio è ben ch’io dica, per ridurti la fatica
il mio libro, i miei strumenti, la mia zia, le mie parenti
la nostra arte, i nostri cuori, le nostre ansie, i vostri errori
poi c’è loro, ch’è invariabile, così dico il loro stabile
come dico i loro figli, le loro armi, i loro artigli.
Dice Luca assai mordace: “Possessivo, sì mi piace!
La mia casa che non ho, i tuoi campi non li so
i miei libri li ho prestati e nessun me li ha ridati
e così da possessivi, son passati donativi.

Salutiamo i nuovi arrivi, gli aggettivi INDICATIVI
Ora di essi io fo appello: questo c’è, codesto e quello
ci son pure stesso e tale, e medesimo, altro, quale
questa è cosa accanto a me, e codesta accanto a te
quella cosa in verità, da noi due lontana sta.

Ora giungono graditi gli aggettivi INDEFINITI
essi esprimono si sa, una incerta qualità
e per questo son chiamati altresì indeterminati
poco, tanto, altro, ciascuno, molto troppo ogni nessuno
qualche alcuno tutto alquanto, e parecchio ed altettanto
ce ne son degli altri ancora, ma fermiamoci per ora.

Nella scuola quanti siamo? Per saperlo ci contiamo
un due tre… sei sette otto…, diciassette poi diciotto
due alunni sono assenti, in totale siamo venti
ecco i numeri segnati, aggettivi son chiamati
AGGETTIVI NUMERALI ed aggiungi CARDINALI.

Ordinato è il buon Lindoro, nelle cose e nel lavoro
un alunno sì ordinato, studia meglio ed è lodato
la sorella sua Simona, è il disordine in persona
e il disordine bel bello, passa pure al suo cervello
le famiglie e scuole e stati, voglion essere ordinati
or per l’ordine io prescrivo l’AGGETTIVO ORDINATIVO
Claudio è il primo della fila, tiene in mano lui la pila
il secondo è poi Pierino, Carlo il terzo, quarto Gino
Leo il quinto e poi Ernesto, se non sbaglio, è proprio sesto
ma chi è l’ultimo lo so, quel simpatico Totò
ora i bimbi qui chiamati, sono tutti già ordinati
ecco dunque gli aggettivi numerali ordinativi
scatta e dice ora Totò “Che son ultimo lo so
tu però nell’ordinare, puoi dall’ultimo iniziare
ecco allora in un momento, io primissimo divento”

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La preposizione

Viene adesso quel donnone, di comar PREPOSIZIONE
è una brava mercantessa, invariabile pur essa
quando è semplice ci porta, regalucci nella sporta
sono nove parolin: di a da con su per in
fra e tra e nulla più, contentarsi è gran virtù
or vogliamo adoperare, i regali di comare
cuor di mamma, per la via, vien da casa, con la zia
in silenzio, ho da parlare, vado a letto a riposare
ma quest’A, stai ben attento, non ha l’ACCA nè l’accento.

Ma purtroppo quando ha voglia, la comare poi ci imbroglia
non per niente ho detto ch’essa, è una brava mercantessa
le sue piccole parole, han paura a stare sole
così spesso le trovate, agli articoli abbinate
di con la ci danno della, in e la producon nella
a con lo compongon allo, da con lo ci forma dallo
comprendete come questi, son dei veri e propri innesti
matrimoni belli e buoni, che ci dan preposizioni
quelle dette ARTICOLATE, che van tutte ben studiate.

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L’interiezione

Son la vecchia col bastone e mi chiamo INTERIEZIONE
io pel mondo giro e giro, or sorridi ed or sospiro
tra le gioie e il pianto io vivo, porto il punto esclamativo!
con un’ACCA sempre addosso grido, esclamo più che posso
oh che perdita! ah che gioia! ahi mi dolgo! uffa che noia!
deh mi salvi! ahimè mi pento! Ih che fetta! Ohibò che sento!

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La congiunzione

Ma chi batte al mio portone? Ecco vien la CONGIUNZIONE
favorisci, signorina, ti aspettavo stamattina
entra, mettiti a sedere, cosa porti, fai vedere
già, tu porti quegli anelli, per congiunger questi con quelli
son carini, belli assai, signorina me ne dai?
t’assicuro, non abuso, piglio quelli più nell’uso
scelgo un’ E, poi scelgo un O, un eppure ed un perciò
prendo un quindi ed un perchè, ed infine un dunque e un che
grazie grazie, starò attento, che quest’E non porta accento
e che un O se congiunzione, non ha l’ACCA sul groppone
ora un’E mettiamo in prova: pane e burro, frutta e uova
oh che buona colazione, per la bella congiunzione.

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Il pronome

Se il maestro è un giorno assente, vi fa scuola il buon supplente
nel discorso pure il nome, ha il supplente ed è il PRONOME
quando il nome scomparisce, il pronome lo supplisce
e si dice che il pronome, fa le veci ognor del nome
come un paggio, in tutte l’ore, è al servizio del signore
ore del nome, state attenti, vi dirò tutti i supplenti
vi dirò tutti i pronomi, che le veci fan dei nomi.

I PRONOMI PERSONALI certo sono i principali
hanno infatti la missione di supplire le persone
essi vengono studiati in tre gruppi separati
son divisi in tre persone per non fare confusione
son di prima l’io e il noi, di seconda il tu e il voi
son di terza gli e coloro, lui e lei, ed essi e loro
e si aggiungono altresì lo, la, le e gli li
che pronomi sono anch’essi, quando a un verbo sono premessi
per esempio io lo richiamo, tu le scrivi, noi gli diamo.

Ci son certe PARTICELLE che ci paiono gemelle
piccoline, quasi uguali, dette son PRONOMINALI
te le mosto, eccole qui, sono mi ti si ci vi
e poi me te se ce ve, con l’aggiunta pur di un ne
or le adopero: mi piace, ti saluto, mi dispiace
vieni a me, io corro a te, tu ne parli, pensa a sè.

Or vedete qui riuniti i PRONOMI INDEFINITI
hanno questi la missione d’indicar cose e persone
in maniera imprecisata, vaga ed indeterminata
essi sono: altri ciascuno, niente chiunque qualcheduno
chicchessia e nulla e tanto, e nessuno e tutti e alquanto
bada, veh, che son pronomi, se non hanno accanto i nomi
altrimenti tu li scrivi, come sai , tra gli aggettivi
“Il pronome” dice Arturo, ” è un supplente un poco oscuro
par che faccia il doppio gioco, che agli onesti piace poco
ci vorrebbe un distintivo, pel pronome e l’aggettivo.

Senti un po’, senti una cosa, veramente assai curiosa
tu ricordi gli aggettivi, quelli detti INDICATIVI?
essi possono mutare, e PRONOMI diventare
a spiegarlo si fa presto, ecco qua prendiamo questo
se c’è un nome a lui vicino, per esempio questo tino
questo allora è un aggettivo, propriamente indicativo
Ma se dico solamente “questo è cotto” e poi più niente
senza dir che cosa è cotto, se l’arrosto o se il risotto
questo allora tu lo scrivi, tra i pronomi indicativi
perchè qui fa da supplente, ad un qualche nome assente
altri esempi vorrei quelli, questa è buona, quei son belli
anche ciò va poi aggiunto, e con ciò io faccio il punto.

Dei pronomi pel finale, or presento che e il quale
posso aggiungere altresì, anche cui ed anche chi
questi quattro ultimi arrivi, sono detti RELATIVI
che pronome sempre vale, come se dicessi il quale
negli esempi qui segnati, or li vedi adoperati
questo è un libro che diletta, c’è lo zio il quale aspetta
dico solo a chi è segreto, la ragion per cui son lieto
attenzione poi perchè, questo chi e quale e che
tu li puoi adoperare, quando devi interrogare
ecco allor da relativi, passan a INTERROGATIVI
per esempio: che succede? Quale scegli? Chi mi vede?
E così, Dio sia lodato, il pronome è terminato.

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Il verbo

Le bandiere tutte al vento per il grande  avvenimento
viene il VERBO quel regnante nel discorso il più importante
a regione va superbo, è un monarca il grande verbo
cos’è il verbo? E’ un’azione sia di cose o di persone
per esempio io posso amare, posso scrivere e giocare
e tu puoi sentire e bere, puoi studiare, poui cadere
e la rosa può fiorire, può odorare, può appassire
queste azioni che ho segnate tutte verbi son chiamate
altri verbi vorrei dire, ma ho gran voglia di finire.

Guarda un verbo può finire solo in are ere o ire
son le tre terminazioni dette tre coniugazioni
è la prima quella in are, come andare, stare, entrare
la seconda è quella in ere, come credere e vedere
poi la terza è quella in ire, come offrire uscire e dire.

Pur nel verbo puoi notare il plurale e il singolare
quando è fatta qualche azione da più cose o più persone
certo allora è naturale che quel verbo sia plurale
per esempio gli astri brillano, noi cantiamo, i bimbi strillano
ma se invece è sola sola, quel che canta, brilla, vola
una ed una solamente, quel che sboccia, strilla, sente
ecco allor non puoi sbagliare, cono verbi al singolare
perchè il verbo, insomma è detto, che si accorda col soggetto.

Giunto è il tempo di imparare tutti i verbi a coniugare
prima l’essere e l’avere a puntin dovrai sapere
quindi i verbi regolari, e poi quelli irregolari
un po’ strano questo verbo, è davvero un re superbo
or si mostra transitivo, or lo vedi intransitivo
or lo trovi regolare, ora invece è irregolare
ora è attivo, ora è passivo, spesso spesso è riflessivo
e talvolta è impersonale, che regnante originale
ed aggiungo che ha tre trono per le tre coniugazioni
cinque modi ha per mangiare, molti tempi per ballare
tre persone per suonare e due numeri a cantare
tutta questa gran famiglia il cervello mi scompiglia.

Che vuol dire transitare? Transitar vuol dir passare
ci son verbi transitivi, ci son verbi intransitivi
riconoscerli dobbiamo, e dai primi cominciamo
transitivo un vetro pare, che la luce fa passare
fa passare ogni azione, quelle tristi e quelle buone
e l’azione dal soggetto, passa al complemento oggetto
transitivi son mangiare, bere, cogliere, aspettare
bevo l’acqua, mangio un panino, colgo un giore, aspetto Gino
qui la cosa è un po’ curiosa, se domando chi? Che cosa?
e risposta mi darà, transitivo allor sarà
oh, che modo sbrigativo, per trovare il transitivo.

Meglio il verbo INTRANSITIVO, ciò che fa, buono o cattivo
sol per lui se lo mantiene, di passarlo se ne astiene
non è vetro, nè cristallo, ma una lastra di metallo
che non fa giammai passare, ogni luce che vi appare
senza il complemento oggetto, qui l’azione resta al soggetto
sono verbi intransitivi essi andarono, tu arrivi
io cammino, noi entriamo, ci fermiamo e riposiamo.

Ecco il verbo ha forma attiva, e può aver forma passiva
per spiegarlo stamattina, entro un po’ nella cucina
mamma cuoce un buon cappone, chi la fa la bella azione?
la fa mamma, che è il soggetto, la riceve poveretto
quel cappone non più vivo. Ecco cuoce è un verbo attivo.
Ma se dico, un po’ mutato, il cappone è cucinato
qui il soggetto è quel cappone, che riceve lui l’azione
ed il verbo è cucinato, in passivo s’è mutato.

All’attivo ed al passivo segue il verbo riflessivo
questo verbo è un po’ burlone: il soggetto fa l’azione
ed il verbo per diletto, la riflette sul soggetto
e l’azione, in verità, così torna a chi la fa
riflessivi sono coprirsi, annoiarsi, divertirsi
nota bene, i verbi qui, voglion mi, ti, ci, vi, si
l’ausiliare poi deve essere, sempre sempre sempre l’essere
per esempio io mi diverto, ti sei alzato, si è coperto
noi ci amiamo, voi vi alzate, esse si erano stancate
ecco prendo uno specchietto, contro il sole poi lo metto
lo specchietto cosa fa? lo riflette or qua or là
guarda il sol come riluce, dove il gioco lo conduce
spesso il verbo è uno  specchietto, che riflette sul soggetto.

Allegria! Ora si pranza, ogni MODO una pietanza
cinque i modi e cinque piatti, ben sarete soddisfatti
se con calma mangerete, meglio i modi gusterete
primo piatto INDICATIVO, segue poi l’IMPERATIVO
è pesante il primo, è vero, ma il secondo è assai leggero
CONGIUNTIVO è una portata, un po’ dura un po’ salata
ma è seguita, meno male, da quel buon CONDIZIONALE
e poi ecco l’INFINITO, che è quel dolce ben guarnito
con GERUNDIO al cioccolato, PARTICIPIO zuccherato
così il pranzo è terminato, ed i modi tu hai imparato.

Or del verbo senti quali, sono i modi principali
quando dico “Mangio adesso”, il presente viene espresso
ma se dico io ho mangiato, questo è un tempo già passato
per futuro poi dirò, che domani mangerò.

Ora spiego e metto a posto, tempo semplice e composto
quando è semplice ha una sola, voce, unica parola
come: andavo, leggerò, studierebbe, lavorò
questi tempi ora li detto: il presente e l’imperfetto
il futuro e quel passato, che remoto è nominato
pei composti è necessario, che intervenga l’ausiliario
due parole allora avrai, e un composto formerai
per esempio sono uscito, ero entrato, avrei gradito
ai composti van segnati, e passati e i trapassati.

Ecco in essere e in avere, gli ausiliari puoi vedere
essi debbono aiutare, gli altri verbi a coniugare
questo ausilio è a loro imposto, quando un tempo vien composto
qualche verbo ora ti dico, che dell’essere è un amico
stare andare entrare uscire, cader scendere salire
così scrivi essere andato, ero sceso, sarei stato
altri verbi invece e tanti, sempre avere hanno davanti
dici quindi io ho bevuto, hai pranzato, avrà creduto
aver detto, avere udito, hanno scritto, avrei capito.

Claudio s’alza, fa un inchino, e poi dice pian pianino
“L’uno e l’altro non dispiace, ma più l’essere mi piace
sol per l’essere qui sono, e son vivo e sono buono
scherzo sì ma in verità, chiudo in cuor tanta bontà
or credete son fanciullo, gioco rido mi trastullo
ma nell’anima io sento, un profondo sentimento
per le cose vere e belle, per i fiori per le stelle
per la mamma che consola, per gli amici per la scuola”.

Dell’avere ora ci parla, quella birba di Giancarla
e Giancarla, con bell’arte, così recita la parte
“Dell’avere che dirò? Le ricchezze io no, non ho
non ho gemme perle ed ori, ma posseggo altri tesori
altri beni ancor più rari, ho l’affetto dei miei cari
ho la buona mia mammina, come un angelo vicina
chi mi cura e che mi guida, che mi loda che mi sgrida
poi un un cuor che non oscilla, ho una mente che scintilla
ho una grande volontà, che un bel giorno fiorirà.”

Ecco qui le tre persone, che del verbo fan l’azione
tante sono proprio come, le persone del pronome
con cui vivono a braccetto, nell’accordo più perfetto
e la prima vuoi trovarla? E’ colei la quale parla
son di prima: io dico io chiamo noi verremo noi scriviamo
la seconda per trovarla, guarda a quello a cui si parla
di seconda son voi siete tu comprendi voi saprete
e la terza puoi trovarla, in colei di cui si parla
son di terza egli obbedì essi vanno il babbo uscì
negli esempi son ben chiari, i plurali e i singolari.

Questo verbo impersonale, proprio agli altri non è uguale
è un gran povero padrone, se gli mancan due persone
e lo puoi sol coniugare con la terza singolare
questi verbi son tuonare, grandinare, nevicare
e poi piovere albeggiare e fioccare e balenare
così dici pioverà, albeggiava, fioccherà
ed aggiungi pur tuonò grandinava nevicò
questi verbi poverelli, a me sembrano pur belli
non ci trovi confusione, quell’imbroglio di persone
così  semplici e modesti, non son mai troppo molesti
mentre invece ogni altro verbo, mette innanzi l’io superbo
l’io gerarca l’io borioso, sempre l’io più pretenzioso
verbi verbi, per pietà, un pochino d’umiltà
e cercate essere uguali, ai colleghi impersonali.

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L’avverbio

Or l’AVVERBIO viene a te, invariabile com’è
lui s’avanza passo a passo, sempre uguale grasso e basso
salutiamo, giù il cappello, salve a te, sei sempre quello
volentieri si saluta, chi non cambia, chi non  muta
stai attento questi avvervi, or modificano i verbi
ora invece gli aggettivi per esempio poco scrivi
sempre bello, non mi sente, scrivi troppo lentamente
non so dirti proprio quanti, ma di avverbi ne son tanti
son però ben ordinati, nelle specie separati
ecco qui le principali, con gli avverbi più usuali
son di tempo poi adesso, ora e sempre quando e spesso
son di luogo dove e qua, sopra e sotto dentro e là
quantità sono più e tanto, poco assai e molto e quanto
certo e sì di affermazione, mai non nè di negazione
son di modo dolcemente, così come lentamente
poi di dubbio forse e ma, basta basta per pietà
tutti gli altri se vorrò, nel mio libro troverò.

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Analisi logica

Le proposizioni

Guarda il ciel, lo vedo scuro, dico allora il cielo è oscuro
vedo mamma che sorride, dico allor la mamma ride
queste semplici espressioni, sono due PROPOSIZIONI
che son poi dei pensierini, assai facili e piccini
mamma e ciel di cui parliamo, qui SOGGETTI li chiamiano
ride è oscuro son chiamati, propriamente PREDICATI
ecco il babbo lavorava, la farfalla svolazzava
i bambini sono buoni, sono tre proposizioni
che son semplici chiamate, perchè solo son formate
dal soggetto e il predicato, come bene avrai notato.

Se un pochino state attenti, io vi spiego i complementi
son gli amici più fidati, di soggetti e predicati
sono i buoni messaggeri, che completano i pensieri
ecco il COMPLEMENTO OGGETTO, che chiamato è pur diretto
chi? Che cosa? chiederai, se conoscerlo vorrai
noi amiamo (chi?) il nonnino, Lea comprò (cosa?) un gattino
io ascolto la maestra, tu chiudesti la finestra
ecco qui ben chiari e netti, quattro complementi oggetti
che son poi tra tutti quanti, certamente i più importanti
tutti gli altri complementi, hanno nomi differenti
per adesso li riuniamo, e indiretti li chiamiamo
or qualcuno ve ne dico, Gianni scrive oggi all’amico
Nina torna dalla scuola, sento un buon odor di viola.

(Autore ignoto)

Recite per bambini – Grammatica in rima. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Poesie e filastrocche: difficoltà ortografiche

Poesie e filastrocche: difficoltà ortografiche per bambini della scuola primaria. Difficoltà ortografiche miste: ca cu co, che chi,  ci ce, cqu, gl, gn, mp mb, qui quo qua que, sc, ha a, c’è c’era, consonanti doppie, apostrofo, accento, divisione in sillabe, segni di interpunzione.

CA CU CO

Cuoco cuoco, cuoci un poco
nel tuo forno grande e fondo
la focaccia dall’odore
che rallegra il nostro cuore.
Scuote mamma i panni al sole
spuntan già le prime viole
Batte il cuoio il ciabattino
nel suo buio sgabuzzino
Zappa il babbo la sua aiuola
mentre il bimbo corre a scuola.

 

Chi e Che

Tre vecchiette stanche
su tre panchine bianche.
Tre tacchini neri
con tre becchi fieri.
Tre pesche per tre bambini
tre lische per tre gattini.

 

Che chi, ce ci

La Checca aveva un gallo
rosso verde e giallo
che allo spuntar del dì
facea Chicchirichì.
La Cecca sua sorella
aveva un bel fringuello
che allo spuntar del dì
facea cicciricì.

Un dì era freddo atroce, e l’acca senza voce
rifugio domandò al ca, al cu, al co
tutti risposero. NO.
Pietosa una vocina, allora di sentì
vieni da noi piccina, vieni tra il ce e il ci
rispose l’acca. SI’.

Cade cheta
come stanca
l’aria chiara
che su cose
case e chiese
batte e canta.
Nella cesta
sta l’arancia
le ciliegie
nella pancia
se sei un ciuco
tiri calci
se sei un sorcio
stai nel cacio
se sei un bimbo
mandi un bacio.

CI e CE

Ci e Ce erano amici: a Ci piaceva Ce
a Ce piaceva Ci. Erano due piccoli
cinesini di marzapane, alti così
tanto ma tanto carini
“Sei dolce Ci” diceva Ce
“Sei dolce Ce” diceva Ci.
Passavano i giorni a darsi bacetti
erano esposti nella vetrina
della più bella pasticceria
della citta di Cincillà.
Diceva la gente passando di là:
“Si amano proprio alla follia
quei due graziosi pupazzetti
poco più alti di due confetti”.
Venne il giorno che si sposarono
il piccolo Ci e la piccola Ce.
Da quel giorno oltre che amici
furono anche sposi felici

Se accanto a me si trova l’E
o giù di lì capita l’I
ho il suono dolce, leggi con me
CI CE, CI CE
ma se vien qua madama A
o il signor O con tanti ohibò
che insieme ad U sbuffa di più
allora il suono si fa più duro
come in CANGURO
sentilo qua: CU CO CA
ripeti su: CA CO CU
ancora un po’: CA CU CO

Cade cheta come stanca l’acqua chiara
che su cose case e chiese batta e canta
nella cesta sta l’arancia
le ciliegie nella pancia
se sei un ciuco tiri calci
se sei un sorcio stai nel cacio
se sei un bimbo mandi un bacio.


Lucciola, lucciola, vieni da me
ti darò un pan da re
ti darò un pan da regina.
Lucciola lucciola lucciolina.

Cincirinella aveva un bel gallo
tutto il giorno ci andava a cavallo
ricco di briglia, di sproni, di sella,
evviva il gallo di Cincirinella!

cqu

Piove piove
l’acqua vien giù.
Bel bello
mi riparo
con l’ombrello.
Ma quant’acqua
viene giù
è già piena
la c e la q.

 

GL

Passa il vento, muore la foglia
zio Guglielmo fa la sfoglia
a pezzetti poi la taglia
zia Teresa lavora a maglia
frigge la sogliola nella teglia
il bambino ecco si sveglia
apre la bocca poi sbadiglia
con il sonno fra le ciglia
dice la mamma: “Figlio mio,
se sbadigli, sbadiglio anch’io”.

Fogliolina di trifoglio
io cerco l’erba voglio.
Erba voglio qui non c’è
ne pei bimbi, ne pei re.

Figlio mio, metti la maglia:
se non la metti la piglia il coniglio.
Il coniglio la indosserà
e mio figlio si raffredderà.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche PAESE QUARTIERE CITTA’

Poesie e filastrocche PAESE QUARTIERE CITTA’ – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Dalla mia finestra 

M’affaccio alla finestra,
e vedo un mondo intero.
C’è una casetta bianca
e c’è un camino nero…
C’è un pezzetto di prato
e un alberello verde,
c’è, in alto, in alto, il cielo
e l’occhio ci si perde;
vi passano le nuvole,
la luna, il sol, le stelle…
nel mio piccolo mondo,
oh, quante cose belle!  (L. Schwarz)

Il mercato
Quanta gente c’è al mercato
c’è chi va per curiosare,
ma finisce per comprare.
C’è chi invece ha il tornaconto
d’ottenere un po’ di sconto
e combina pure lui
un acquisto non previsto.
Al mercato puoi trovare:
camiciole, pentolini,
scarpe, fiori, calzettini,
melanzane, cipolline
e insalate riccioline…
Quanti suoni, che colori!
Che gazzarra mamma mia;
ho la testa frastornata,
io ritorno a casa mia.
(Elpidio)

Paese 

Tre case di mattoni;
una chiesa per le orazioni;
una torre con due campane,
un forno per il pane;
la gallina che canta l’uovo
una scuola col tetto nuovo;
un vasetto con un fiore,
un giardino per chi vuole…
è un paese, ve l’ho detto,
che starebbe in un fazzoletto. ( R. Pezzani )

 

 Villaggio di montagna 

Sulla cima d’un monte verde
c’è un villaggio di poche case
che dipinto sembra nel cielo.
E’ un paese sospeso in aria
or si vede, or non si vede:
tra le nuvole si disperde.
Ma la sera, che luminaria!
C’è la luna che si dondola
sulla punta del campanile
ed è là: sembra una gondola,
a far lume a quel villaggio (G. Noventa)

 

Paesino

Paesino chiomato di vento,
fra i castagni che fan girotondo,
gaio squittire, l’estate, ti sento
col bel cuore pulito e giocondo.
La chiesina sul fianco ti sta
con tre campane rotonde e piccine
che han la dolcezza della bontà,
dentro le gole turchine, turchine. (I. Dell’Era)

 

Notte in paese

Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura;
ma il cuor piccino non ha paura,
anzi è preso da un dolce incanto.
Cosa c’è che lenta si leva
per il cielo vasto e d’oro?
C’è una luna di rosa e d’oro,
che sembra un fiore di primavera.
Cosa c’è nell’aria quieta,
come un pianto grave e soave?
C’è la campana che prega l’Ave
e accarezza ogni pena segreta.
Che cos’ha per compagnia
la piazzetta solitaria?
Ha la fontana che sempre varia
la sua canzone di fantasia. (D. Valeri)

 

Paese
Tu, per me, sei tanto bello
paesello di campagna
stretto attorno al campanile:
hai due file di cipressi
tre campane
vive come melegrane,
tante azzurre campanelle
e di notte mille stelle.
Verso sera sul sagrato
porti bimbi in girotondo,
sei piccino,
ma per me sei come il mondo.
Sei piccino:
basta un lampo
perchè il campo tremi d’oro;
basta un soffio di levante
perchè il pioppo tocchi il moro.
Così bello, così bianco
non mi stanco di guardarti,
mi vien voglia di baciarti,
paesello,
paesello! (L. Davanzo)

 

Rio Bo

Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde ponticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla… ma però…
c’è sempre sopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso…
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata!
Chi sa
se nemmeno ce l’ha
una grande città. (A. Palazzeschi)

 

Alba in un paese di montagna

Rintocchi assonnati
dell’Ave Maria
nell’aria pungente.
Attorno
l’antico silenzio
e odore di pane
appena sfornato.
Seduto sul muro
del piccol sagrato
un candido vecchio
immerso nel ciel mattinale
attende paziente
che suoni la messa. (C. Gaioni)

 

Villaggio cinese

Tre capannucce formano
l’estatico villaggio;
s’incrocian tre straducole
sul ponticel di faggio;
si cela lo scoiattolo
ch’ode un bambu frusciar,
ruba oro e incenso agli alberi
l’onda e li reca al mar. (Yu – Tsuen)

 

Paese

Noi percorremmo tutto il paese nell’ora
che tornano gli asini col carico di legna
dalle cime profumate della Serra.
Raspavano le orecchie pelose contro le grezze
muraglie delle case, e tinniva, attaccata al collo,
la campanella della capretta che il vecchio
trascina al buio come un cane. Qualcuno
ci disse buona notte seduto davanti alla porta.
Le strade sono così strette e gli arredi
stanno così addossati alle soglie che noi
sentimmo friggere, al nascere della luna,
i peperoni calati nell’olio. (L. Sinisgalli)

 

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie per la buonanotte

Poesie per la buonanotte – una collezione di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Ninna nanna
Dormi, bimbo mio;
dal ciel ti veglia Iddio.
Un bel raggio di luna
carezza la tua cuna.
Ti circondano alati,
i bei sogni dorati.
Che pace nel tuo cuore!
Felice notte, amore!
G. Vai Pedotti

 

Ninna nanna
Si muove lenta, oscilla
la campana della sera:
din don… din don…
una nenia, una preghiera.
Anche un nido piccolino
si dondola nel vento,
anche la culla d’un bambino
ha un moto dolce e lento.
Tutto oscilla piano piano:
din don… chiudi gli occhi!
Vien la notte da lontano,
culla il mondo sui ginocchi. G. Ajmone

 

Ninna nanna
Dormi dormi, mio piccino,
van pel ciel le pecorelle
e le stelle sono agnelle,
fa la luna da pastora…
tu, piccin, non dormi ancora.
Dormi, piccolo angioletto,
dormi fino al nuovo dì,
fin che all’alba il tuo galletto
canti un bel chicchirichì. D. Gnoli

 

Ninna nanna
Ninna nanna, cocco santo
che il tuo babbo è ritornato,
t’ha portato un bel cestino
pien di rose e gelsomino;
pien di rose del buon odore,
il bambino è il nostro amore;
il bambino fa la nanna,
è il cocco santo della sua mamma. D. Valeri

 

La luna
Chiara la luna
in mezzo al cielo
corre veloce
tutta in un velo
corre veloce
perchè ha fretta
nell’altro mondo
la gente aspetta
sopra la torre
vista da qui
la luna sembra
un punto sull’i.

 

Ninna nanna
Dolce sonno, vieni a cavallo!
Fino al canto, resta, del gallo… Ninna oh!
Treppe, treppe, viene, lo sento,
soffia e sbuffa come il vento.
Scuote i fiori per le strade,
non è quella, neve che cade… Ninna oh!
Il cavallo scrolla la testa…
i sonagli suonano a festa… Ninna oh!
Il bambino s’addormentò. G. Pascoli

 

Ninna nanna al bambino malato
Che ti senti, caro figlio?
Poverino, non puoi dirlo!
L’uccellino, quando imbruna.
mette il capo sotto l’ala,
fa un batuffolo di piuma,
dorme dorme sopra la rama.
Esso ha il vento che lo picchia,
tu la mamma che ti ninna;
esso ha il vento che lo urta,
tu la mamma che ti culla;
esso ha il vento che lo schianta
tu la mamma che ti canta.
Dormi amore, dormi o fiore. G. Latronico

 

Stelline
Quattro stelline ho visto passare,
quattro stelline sull’onda del mare
Una per me, una per te,
una la vuole la figlia del re
la quarta stellina, il reuccio cattivo,
grida e comanda “La voglio per me!”
Ma la stellina si ferma a guardare,
poi sorridendo si spegne nel mare.

 

I bimbi vanno a nanna
I bimbi vanno a nanna,
col bacio della mamma.
Dentro nel nido morbido e fido,
dopo un istante dormono.
Discendon sui dormienti,
i sogni più ridenti,
veglian su di loro le stelle d’oro,
e li proteggon gli angeli.

 

Sogni d’oro
Quando brillava il vespero vermiglio
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
“Così è fatto lassù tutto un giardino!”.
Il bimbo dorme e sogna i rami d’oro,
gli alberi d’oro, le foreste d’oro;
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera. G. Pascoli

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie per i pasti

Poesie per i pasti – una collezione di pensieri, poesie e filastrocche per i pasti, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Terra, tu il cibo ci hai dato,
sole tu l’hai maturato.
Cara terra, sole amato
il nostro cuor vi è tanto grato.

 

Come va (L. Schwarz)
Del cibo che mi mettono nel piatto
sempre ne do una parte al mio gattino
e come va che in lui diventa gatto
mentre dentro di me divien bambino?

 

Chiccolino
Un giorno chiccolino,
giocava a nascondino
nessuno lo cercò,
e allor s’addormentò.
Dormì sotto la neve,
un sonno lungo e greve
infine si svegliò
e pianta diventò.
La pianta era sottile,
flessibile e gentile
la spiga mise fuor,
di un esile color.
Il sole la baciava,
il vento la cullava
di chicchi allor si empì,
per il pane d’ogni dì.

 

 La polenta

Borbotta l’acqua, per due brocche al fuoco.
E il fuoco ride e la sua vampa cresce.
L’acqua borbotta, ma lo fa per gioco.
E ne paiolo ora la mamma mesce
farina d’oro, e i bimbi son d’attorno…
sembra che cuocia il sol di mezzogiorno!
E quando è cotta e messa sul tagliere
la mamma dice: “A tavola, ch’è pronta!”
E prende il filo, e mentre taglia conta
quanti ne vede a tavola sedere.
Nè il cuor guidò giammai mano più attenta
di questa che spartisce una polenta. (R. Pezzani)

 

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche: gnomi e nanetti

Poesie e filastrocche: gnomi e nanetti, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

 

Otto nanetti si tengon per mano
saltano, giocano, fanno baccano
corrono in fila ben stretti in catena
volano insieme sull’altalena
nessuno la mano dell’altro molla
appiccicati son ben con la colla
se uno salta saltano tutti
se uno cade cadono tutti
ma sempre ognuno rimane sano
porta fortuna tenersi per mano.

 

Con i rossi cappuccetti, se ne vanno giù i nanetti
presto presto la mattina, con piccozza e lanternina
viva viva il sole splende, e il nanetto giallo scende
ben felice nel profondo, bei tesori dona al mondo
verde veste barba bianca, grossa pancia mano stanca
pure noi nanetti siamo, ma dormire preferiamo
la miniera buia e scura, sempre mette a noi paura
com’è triste scender giù, torna indietro nano blu
su prendiamoci per mano, e al lavoro insieme andiamo
rossi gialli verdi e blu, bimbo vieni pure tu
oro avrai dalla miniera, pietre rare ed ogni sera
quando ti addormenterai alle stelle le darai.

 

Le stelline ci han chiamato
e dal sonno ci han destato
un gran compito ci aspetta
su al lavoro in fretta in fretta.
I tesori della terra
noi dobbiamo custodire
la natura piano piano
voi vedrete impallidire.
Raccogliamo con gran cura
le preziose polverine
che abbellito hanno le ali
delle lievi farfalline.
Poi dei lor fratelli fiori
serberemo i bei colori
e il profumo inebriante
delle più svariate piante.
Gli uccellini affideranno
a noi il loro cinguettio
e le api e gli altri insetti
di daranno il lor ronzio.
Così in grembo a Madre Terra
noi faremo tanti viaggi
finchè al sole chiederemo
il calore dei suoi raggi.
La sua calda luce d’oro
giù nelle profondità
dove non si può vedere
in segreto splenderà.

 

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Poesie e filastrocche: destra e sinistra

Poesie e filastrocche: destra e sinistra, per bambini della scuola d’infanzia e primaria, di autori vari.

 

Destra e sinistra
Con la sinistra prendo le stelle
con la destra tocco le onde belle
con la sinistra mi tocco il cuore
vedo ai miei piedi un rosso fiore
lesto lo colgo e sai perchè
con la mia destra per darlo a te

 

Destra e sinistra

Questa è la mia destra
la voglio in alto alzare
questa è la mia sinistra
che vuole il cuor toccare
la destra e la sinistra
poi fanno un girotondo
sinistra con la destra
che vanno per il mondo.

 

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Poesie e filastrocche: i numeri e le quattro operazioni

Poesie e filastrocche: i numeri e le quattro operazioni, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria. E’ un materiale molto utilizzato nella scuolas steineriana o Waldorf.

Da uno a dieci
Uno due, la mucca e il bue
due tre, andarono dal re
tre quattro, leccarono il suo piatto
quattro cinque, il re prese le stringhe
cinque sei, olà soldati miei
sei sette, legatele ben strette
sette otto, e fatene un fagotto
otto nove, finchè la mucca e il bove
nove e dieci, diventino due ceci.

 

Numeri
Quando il numero uno vuoi cercare
lo trovi sopra di te, nello splendor solare.
Per me e per te, per la mucca e per il bue
noi contiamo: uno e due.
Mamma papà e bambino, vedi da te
devi contare: uno due e tre.
Quattro stagioni ci sono nell’anno
e i quattro elementi l’universo fanno;
quattro regni ci sono in natura:
l’uomo, l’animale, la pianta e la pietra dura.
In ogni mano cinque dita abbiamo
1, 2, 3, 4 e 5, è con loro che contiamo.
E cinque dita le ha anche il piede, in basso,
danno loro equilibrio e solidità al mio passo.
Se le dita delle due mani contiamo
1 2 3 4 5 6 7 8 9 e al dieci arriviamo.
I diversi numeri del mondo
si stanno intorno da quando siamo nati
ma mai potremo contare, a dire il vero,
tutte le stelle che ci sono in cielo.

 

Numero tre
Io, tu e lui
noi siamo il tre.
Sole, luna e terra
sono il tre.
Mamma papà e bimbo
sono il tre;
terra acqua ed aria
sono il tre.
Testa, cuore ed arti
poi nominare in te
volere sentire e pensare
sono il tre.
Ed ecco perchè
del numero tre
la forma possiamo dare
a tutto il nostro fare.

 

Numerazione del 3
1 2 3 se tu vuoi saper perchè
4 5 6 ti dirò che è stata lei
7 8 9 ti darò tutte le prove
10 11 12 eravamo bagnati fradici
13 14 15 punzecchiati dalle cimici
16 17 18 abbiamo deciso di far fagotto
19 20 21 non è rimasto più nessuno
22 23 24 per la strada incontrammo un matto
25 26 27 che voleva tagliarci a fette
28 29 30 che giornata, santa polenta!

 

Numerazione del 4
1 2 3 4 abbiamo comprato un gatto matto
5 6 7 8 ed insieme anche un leprotto
9 10 11 12 siamo stati a vedere i comici
13 14 15 16 sono venuti pure i medici
17 18 19 20 che per il freddo battevano i denti
21 22 23 24 anche il leprotto diventò matto
25 26 27 28 e decise di far fagotto
29 30 31 32 andò a chiamare l’asino e il bue
33 34 35 36 ma erano partiti già per Canazei
37 38 39 40 quanta paura, tanta tanta!

 

Pinocchietto
Pinocchietto va a palazzo
con i libri sotto il braccio
la lezione non la sa
certo un 4 piglierà
con il 5 non si passa
con il 6 così così
con il 7 ben benino
con un 8 ben benotto
con il 9 professore
con il 10 direttore.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Filastrocche per esercizi ritmici in cerchio

Filastrocche per esercizi ritmici in cerchio, di autori vari, per bambini della scuola primaria. Sono molto utilizzate nella scuola steineriana.

 

Le lavandaie

In cerchio, a tre voci, parte il gruppo delle lavandaie
Noi siamo lavandaie
qui pronte per lavar
senza sapone ed acqua
belli non si può stare
ciac… ciac…ciac…ciac…
le lavandaie continuano con l’ostinato, (ciac ciac) senza perdere il ritmo, ed entrano i falegnami
Noi siamo falegnani
qui pronti per segar
tavole panche armadi
vogliamo preparar
frr… frr… frr… frr…
lavandaie e falegnami continuano coi loro ostinati (ciac ciac, frr frr, ed entrano i falegnami
Noi siamo spaccalegna
qui pronti per spaccar
i ciocchi prepariamo
per chi si vuol scaldar
zac… zac… zac… zac…
l’insegnante fa entrare i vari gruppi mentre chi non è chiamato tiene il suo ostinato.
Anche con gesti.

 

Il ciabattino

 

Ripasuole ciabattino
fa le scarpe per benino
punteruolo pece ed ago
son gli attrezzi di quel mago
punta punta, tondo tondo,
noi giriamo tutto il mondo
La filastrocca, ben ritmata, si abbina ad esercizi di abilità: toccarsi il tallone destro con la mano sinistra davanti o dietro, saltare, …

 

Co co co

 

Co co co, che c’è di nuovo?
La gallina ha fatto l’uovo.
Co co co, finchè potrà
la gallina coverà.
Co co co, che cosa è stato?
La gallina ha già covato.
Tic tic tic, che c’è di nuovo?
Il pulcino è dentro l’uovo.
Tic tic tic, un colpo secco
e lo rompe col suo becco.
Ecco aperto l’usciolino
Oh, buondì, signor pulcino.
co co co, tre battute con le mani. Verso successivo coi piedi, alternando.

 

Il mio piede

 

Il mio piede ancora striscia,
è parente della biscia.
Il mio piede sa sognare
e si lascia sollevare.
Il mio piede, non par vero,
or sa muoversi leggero.

 

 

Il rinoceronte (L. Schwarz)
Il rinoceronte, che passa sul ponte
che salta che balla, che gioca alla palla
che sta sull’attenti, che fa i complimenti
che dice buongiorno, girandosi intorno
e gira e rigira, la testa gli gira
che non ne può più, e pum casca giù.

 

Lia e Leo

Lia correva, Leo leggeva, quando udirono un rumor
e una mela da una pianta, cadde a un tratto in mezzo a lor
Leo la vide, Lia la prese, lesta lesta e via scappò
Corse Leo, ma sulla scala, già la Lia s’arrampicò
Leo guardava, Lia rideva, Leo frignava: “Dalla a me!
Io per primo l’ho veduta, dunque proprio tocca a me!”
“Tu l’hai vista, io l’ho pigliata!” Lia mangiando ribattè
“Dunque a te guardarla tocca, e mangiarla tocca a me”

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche per i più piccini: le dita della mano

Poesie e filastrocche per i più piccini: le dita della mano. Una collezione di poesie, filastrocche e giochini, di autori vari, per imparare i nomi delle dita della mano nella scuola d’infanzia.

Questo è il tozzo e buon fornaio, con la pancia tonda tonda
questi corrono in suo aiuto, senti allor cos’è accaduto
questo deve fare il pane, ma gioca sempre col cane
questo i biscotti in forno mette, ma poi dorme fino alle sette
Questo deve ornar la torta, ma è la faccia che si sporca
questo porta i bei panini, ma poi cade dai gradini
ecco arriva il buon fornaio e per voi sarà un bel guaio
sgrida forte gli aiutanti, e li scaccia tutti quanti.

Disse il pollice: che fame
disse l’indice: non c’è pane
disse il medio: che faremo?
l’anular: lo ruberemo
disse il mignolo: ma no, a rubar io non ci sto.

Pollice un giorno cadde nel pozzo
indice corse a tirarlo su
medio lo asciugò ben bene
anulare gli preparò una zuppa col formaggio
e mignolino se la mangiò tutta adagio adagio.

Il piccolo mignolo, così per giocare
montò sulla groppa del buon anulare
e questi dal medio, pian piano, bel bello
si fece portare con l’altro fratello
il medio ch’è forte, ma un po’ fannullone
del povero indice montò sul groppone
ma il pollice furbo si mise a fuggire
e l’indice lesto lo volle insegnuire
e ancora lo insegnue coi tre sulla groppa
e intanto la mano galoppa galoppa

(si accavallano le dita una sull’altra a partire del mignolo, poi la mano galoppa)

La mia mano ha cinque dita, e racconta la sua vita.
Dice il pollice, dito ciccione: “Io sono il padrone!
Senza di me non infila l’ago nemmeno il Re.
E dai piccini sono succhiato come un gelato.”
Subito l’indice si alza e dice:
“Io insegno la strada al turista e al ciclista,
e suono il campanello alla porta del castello.”
Il medio allora dice: “Io tengo il ditale
alla sartina che fa la vestina,
ticchete tacchete tà, ago che viene, ago che va”.
Zitti zitti, l’anulare sta per parlare:
“Io ho poca voglia di lavorare,
ma sono il più bello perchè ho l’anello.
Così adornato sono da tutti molto ammirato.”
Alla fine parla il piccino, che si chiama mignolino:
“Nessuno è più piccolo di me, ma se suono il violino
scivolo sulle corde come un ballerino.
Perciò voglio dire la verità:
la sinfonia da solo suonar non potrei, senza tutti i fratelli miei.”

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche: I gatti

Poesie e filastrocche: I gatti. Una raccolta di poesie e filastrocche sui gatti, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Il giornale dei gatti
I gatti hanno un giornale
con tutte le novità
e sull’ultima pagina
la “Piccola Pubblicità”.
“Cercasi casa comoda
con poltrone fuori moda:
non si accettano bambini
perchè tirano la coda”.
“Cerco vecchia signora
a scopo compagnia.
Precisare referenze
e conto in macelleria.”
“Premiato cacciatore
cerca impiego in granaio”.
“Vegetariano scapolo,
cerca ricco lattaio.”
I gatti senza casa
la domenica dopopranzo
leggono questi avvisi
più belli di un romanzo:
per un’oretta o due
sognano ad occhi aperti,
poi vanno  a prepararsi
per i loro concerti. (G. Rodari)

Il mio gattino
Com’è bello il mio gattino,
tutto nero e vellutato,
bianco solo ha il bel nasino
come fosse incipriato.
Ha due baffi… oh che baffoni!
E gli occhietti? …che bricconi!
Lo vedeste! M’è d’attorno
a scherzare tutto il giorno;
e se, stanca, m’allontano,
torna presto, piano piano.
Quando, attenta, fo il dovere,
mi disturba… ch’è un piacere:
e la penna, che va in fretta
vuol fermar con la zampetta. (P. Marcati)

Ninna nanna
Sui tetti è il gatto nero,
che sta sopra pensiero.
Dall’alto del camino
si affaccia un topolino,
ma vede il gatto e scappa,
va giù dentro la cappa.
Si salva il topolino
e dorme il mio bambino. (C. Del Soldato)

Il codino traditore
Il codino
di un topino
fuor da un buco un dì spuntò.
Venne il gatto
quatto quatto,
e coi denti l’afferrò.
Il topino,
poverino,
pianse forte e si lagnò.
Proprio in quella,
questa è bella,
un gran cane capitò.
Ed il gatto,
quatto quatto,
impaurito se ne andò.
Il topino
il suo codino
dentro il buco ritirò. (A. Cuman Pertile)

 

Il gatto
Sulla sedia accoccolato
fa l’ipocrita, il ghiottone,
tu lo credi addormentato
ma non dorme, quel sornione!
Tutto vede, a tutto è attento,
e prepara il tradimento. (E. Berni)

 

Musotondo
Il mio gatto Musotondo
verdi ha gli occhi e il pelo biondo.
Col nasetto impertinente
canzonar sembra la gente.
E’ una birba a tutta prova
che ogni dì ne fa una nuova:
proprio adesso il bricconcello
s’è cacciato in un cappello.
Vi si affaccia da padrone
quasi fosse il suo balcone.
E da lì contempla il mondo
il mio gatto Musotondo. (L. Schwarz)

 

Il mio gattino
Fufi, ha nome il mio micetto;
è carino e assai furbetto,
il suo pelo è bianco e nero,
un musin poco sincero.
Con lui gioco di sovente,
mi diverto lungamente;
lui si lascia, poverino,
prender anche pel codino.
La pazienza perde presto
sol se troppo son molesto;
ed allor che fa il micino?
Sa allungare lo zampino.
Quando dormo nel lettino
mi si accosta pian pianino;
s’accovaccia, poi m’annusa,
poi si mette a far le fusa.
Quando mamma via lo caccia,
perchè ha fatto il malandrino,
egli corre fra le braccia
del suo caro  padroncino. (D. Vignali)

Preghiera del gatto
Signore,
sono il gatto.
Non che abbia qualcosa da chiederti!
No…
Non chiedo nulla a nessuno;
ma,
se per caso, in qualche granaio del cielo,
tu avessi un topolino bianco,
o un piattino di latte,
conosco qualcuno che lo gradirebbe.
Non maledirai un giorno
tutta la razza canina?
Se così fosse direi:
così sia.
(C. Bernos de Gasztold)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche sul fuoco

Poesie e filastrocche sul fuoco – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La fiamma
Io sono la fiamma,
di rosso vestita
che fischia e scoppietta,
che sibila ardita
che lesta serpeggia,
che alzandosi fugge
io sono la fiamma,
che tutto distrugge.
Io sono la fiamma,
che sprizza faville
che aspira, s’innalza,
che schizza scintille
che scalda, che cuoce,
che splende, che fuma
io sono la fiamma,
che tutto consuma.
G. Noseda

 

Fiamma
… e la fiamma guizza e brilla
e sfavilla
e rosseggia balda audace,
e poi sibila e poi rugge
e poi fugge
scoppiettando da la brace…
da Congedo di G. Carducci

 

Il fuoco
Con la tua viva fiamma
con le tue rosse braci,
fuoco della mia caa
tanto tanto mi piaci.
La tua voce piccina
mi tiene compagnia:
rallegra, la tua luce,
la casettina mia.
Mi racconta del bosco
le serene storielle,
quando i rami sognavano
col sole e con le stelle.
Tu mi scaldi le mani
i piedi infreddoliti,
mi cuoci i cibi buoni
asciughi i miei vestiti.
Ti voglio bene, fuoco,
della casetta mia
che mi doni tepore
dolcezza ed allegria.
T. Romei Correggi

 

Cantilena
Un legno non fa fuoco
e due ne fanno poco;
con tre fai un fuocherell,
con quattro l’hai più bello.
Che se poi tu ci metti
del bosco due ciocchetti,
che vivida fiammata,
che bella la vampata!
Che soave colore
che ti consola il cuore!
E salgono le faville
al cielo a mille a mille
a cercare le stelline,
lontane sorelline.
E. Camillucci

 

Il fuoco
Com’è gaio, com’è bello
nel camino il fuocherello!
Giallo, rosso, a lingue, a sprazzi,
tutto fiamme, tutto razzi!
Par che dica: “Su, piccino,
vieni, vieni qui vicino!”.
“No no no, non ci verrò:
che tu bruci io ben lo so!
Perciò caro focherello,
che scoppietti allegro e bello,
ti saluto con la mano
ma da te sto ben lontano!”
Hedda

 

Dinanzi al caminetto

Io la sera intera
spendo con gran diletto
dinanzi al caminetto.
Danzan le fiamme sugli enormi alari
volubili e scherzose e suonan liete
la stanza empiendo di giocondi e vari
riflessi, mentre sopra la parete
si muovono inquiete
l’ombre e i profili neri
dei mobili severi. (V. Bettelloni)

 

Caminetto

Ancora non accesa è la lucerna
ma la stanzetta è tutta chiara, e brilla
a tratti con la fiamma che sfavilla
come un’occhiata lucida materna.
E mentre il vento strepita di fuori
e batte alle finestre con dispetto,
noi c’indugiamo presso il caminetto
che allegramente scalda i nostri cuori.
I cuori scalda e illumina la faccia
china nell’ombra sugli antichi alari,
ed incoraggia i lieti conversari
ed i pensieri lugubri discaccia. (M. Moretti)

 

Le monachine

Siedono i bimbi intorno al focolare,
e pigliano diletto
coi visi rubicondi a riguardare
le monachine, mentre vanno a letto.
“Oh monachine scintillanti e belle
che il camin nero inghiotte,
volate forse a riveder le stelle?
Buona notte, faville, buonanotte.
Mandano i tizzi un vago scoppiettio
mentre che voi partite:
forse è una voce di gentil desio
che vi prega a restare, ma voi salite,
ma voi salite frettolose a schiere,
però che è giunta l’ora
e ritarda le stelle a rivedere
e a sè vi chiama una miglior dimora.
“Dove li avete i candidi lettini
a cui volate a frotte?
Forse tra i coppi, accanto agli uccellini?
Buona notte, faville, buonanotte.
Siedono i bimbi intorno al focolare,
assorti in tal pensiero:
le monachine seguono a volare
su per la cappa del camino nero. (E. Panzacchi)

 

Poesie e filastrocche sul fuoco – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche ACQUA

Poesie e filastrocche ACQUA – una raccolta di poesie e filastrocche sull’acqua, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La goccia (G. Noseda)

Io sono la piccola
garrula goccia
che sgorga timida
fuor dalla roccia
sono la gocciola
fresca e lucente
che scende querula
lungo il torrente
sono la tremula
splendente stilla
che mite e placida
nel lago brilla
e con innumeri
gocce sorelle
nell’ampio oceano
specchio le stelle.

 

Acqua (E. Minoia)
Acqua fresca che saltelli,
canticchiando sopra i massi
ti salutan gli alberelli,
ristorati quando passi.
E son liete l’erbe e i fiori,
di specchiarsi nel tuo seno
mentre in altro ti sorride,
il bel ciel terso e sereno.

 

Amo (G. Noseda)
Amo il bel fuoco ardente,
e rosso, che scintilla
che s’alza arditamente,
che scalda, guizza e brilla.
La luce amo, splendente,
di qua, di là, d’intorno
che chiara e trasparente,
mi rende bello il giorno.
Amo l’acqua fluente,
azzurra tersa e viva
distesa dolcemente
tra l’una e l’altra riva.
Amo la terra bruna che,
madre di noi tutti
nel grembo suo ci aduna,
e nutre dei suoi frutti.

 

La canzone dell’acqua
Sotto il ponte, l’acqua chiara
fa una conca, tutta cielo;
vi si specchiano, ridendo,
due casette e un pino nero.
Ma, correndo, l’acqua canta
le novelle ai pesciolini,
quelli verdi e quei d’argento,
che s’inseguon più piccini:
“Nasco, su, da una sorgente
fra due sassi di montagna;
son ruscello e poi torrente,
son cascata e poi fiumana;
ma di correre ho gran fretta,
perchè il mar, laggiù, m’aspetta.
Il gran mar con le tempeste,
le balene e i pescicani
e le navi che van leste
ai paesi più lontani. (M. Mazza)

 

L’acqua
Ora sonante e torbiba
precipito dal monte,
or limpida e freschissima
zampillo dalla fonte.
Nel basso piano immobile,
talora imputridita,
coi miasmi pestiferi
insidio la tua vita.
Ed or con veste candida,
bella figlia del cielo,
il suol ricopro e gli alberi
del soffice mio velo.
Così, irrequieta, instabile,
muto forma e colore;
son limpida, son solida,
sono tenue vapore. (E. Berni)

 

L’acqua
Acqua pura di sorgiva
chi ti tocca ti sente viva,
chi ti porta via col secchio
porta il cielo in uno specchio.
Beve luce chi ti beve,
eri nuvola, eri neve,
eri canto di fontana
eri squillo di campana.
Sei la gioia del giardino
sei la forza del mulino.
Pellegrina affaccendata
tornerai dove sei nata. (R. Pezzani)

 

Acqua
Sempre indocile, trepida, infantile,
con che dolcezza timida ti lagni
nella discreta pace di un cortile!
Ma lietamente garrula, tra spini
d’agreste fosso, il misero accompagni
per ombre solitarie di cammini. (F. Pastonchi)

 

Fontanella
Perchè stasera la fontanella
piange con tanta malinconia?
Eppure è nata di già una stella
e farle un poco di compagnia.
E non è molto che la comare
venne ad attingere l’ultima secchia,
non fece quindi che chiacchierare
allegramente con ogni vecchia.
La luna, invece, tanto curiosa,
nella sua lunga pallida via,
di sopra i tetti vide, ogni cosa,
sa d’ogni pena, lieve che sia.
E sa che, quando l’aria dorata
a poco a poco si fa più scura,
forse sentendosi abbandonata,
la fontanella quasi ha paura. (Guazzoni)

 

La fontanina
Sola, ai piedi del monte
tutto verde di aberi,
sta una piccola fonte
che sa molti segreti.
Sa i segreti dei grilli
e i sospiri dei fiori,
d’ogni uccello sa i trilli
e d’ogni alba i colori.
Nelle notti d’argento
mormora una canzone
e ridice col vento
le novelle più buone.
Sembra, il suo mormorio
gentile, una preghiera
che salga verso Dio
da un’anima sincera. (T. Stagni)

 

Filastrocca della fontana
Fontanella d’acqua ricciuta,
dico a tutti che t’ho bevuta:
ho bevuta quest’acqua matta,
cielo caduto, neve disfatta,
questa luce limpida e pronta
che un po’ canta e un po’ racconta. (R. Pezzani)

 

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche: Le quattro stagioni

Poesie e filastrocche: Le quattro stagioni. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

I doni
Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
ghirlandette di farfalle
campanelle di villucchi,
quali azzurre quali gialle
e poi rose a fasci e a mucchi.
E l’estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliegie lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
qualche bacca porporina
nidi vuoti rame spoglie,
e tre gocciole di brina
e un pugnel di morte foglie.
E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
un fastel d’aridi ciocchi
un fringuello irrigidito,
e poi neve neve a fiocchi
e ghiaccioli grossi un dito.
La tua mamma vien ridendo
vien ridendo alla tua porta;
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo, ritto, un fiore;
ma tu dormi e non lo vedi. (A. S. Novaro)

Le stagioni

Diceva primavera: “Io porto amore
e ghirlande di fiori e di speranza”.
Diceva estate: “Ed io, col mio tepore,
scaldo il seno fecondo all’abbondanza”.
Diceva autunno: “Io spando a larga mano
frutti dorati alla collina e al piano”.
Sonnecchiando diceva inverno annoso:
“Penso al tanto affannarvi e mi riposo”.

Le quattro stagioni
Di fior si smaltano prati e giardini
attorno un’aura spira leggera;
gioite: arriva per voi, bambini, la primavera.
Ma già nel campo matura il grano,
dal sol le viottole sono infocate;
cantan cicale… suda il villano:
ecco l’estate.
Cade il settembre: le viti spoglie
furon dell’uve di licor piene,
l’aria rinfresca, cadon le foglie:
l’autunno viene.
Le notti allungano, s’infosca il cielo;
dal freddo il fiore spira consunto;
sulla campagna domina il gelo:
l’inverno è giunto. (E. Panzacchi)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche – Il giorno e la notte

Poesie e filastrocche – Il giorno e la notte: una raccolta di poesie e filastrocche sul tema “il giorno e la notte”: le ore del giorno, la sera, l’alba, la luna, le stelle, il sole, ecc…

Le ore del giorno
Quando l’alba si avvicina
canta il gallo alla gallina
chicchirichiiiii!
Or che il sole s’è levato
ronza l’ape sopra il prato
zzzzzz!
e c’è pure l’agnellino
bruca e bela, poverino
beeeh!
Ecco l’ora meridiana
canta allegra la campana
din don!
Sulla strada l’asinello
sta incontrando suo fratello
ih oh!
Quando il sole si allontana
gracidando va la rana
cra cra!
Or la luna sale in cielo
trilla il grillo sullo stelo
cri cri!
Brilla solo un lumicino,
dorme quieto ogni bambino.

La sera
Tutt’intorno alla casa,
c’è un giardino di ciliegi.
Tutt’intorno ai ciliegi,
ronzano i calabroni.
Tornano gli aratori con l’aratro.
Le fanciulle camminano cantando.
Aspettano, le madri, con la cena.
Sotto i ciliegi,
la famiglia siede a mensa.
S’accende
la stella del vespro. La figlia
porta la cena in tavola. La madre
le vorrebbe insegnare… Ma non può.
L’usignolo le tronca la parola.
La madre dispone,
vicino alla casa,
i più piccoli figli.
Li fa addormentare.
Si addormenta con loro. Tutto tace.
Soltanto le fanciulle
non tacciono. E l’usignolo. (T. Scevcenko)

Canto d’uccellino
In cima a un’antica pianta,
nel roseo del ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta, cinguetta;
povera piccola gola,
ha in tutto una nota sola
e quella ancora imperfetta.
Perchè cinguetta? Che cosa
lo fa parer sì giulivo?
S’allegra d’essere vivo
in quella luce di rosa. (A. Graf)

L’alba sale
L’alba sale. Batte
qualche porta, qualche imposta;
i primi carri del latte
traballano, fanno sosta.
L’alba sale…
… e in alto, ancor più in alto, come un fiore
sullo stelo
tra le aiuole
delle nuvole, il sole, il sole, il sole! (N. Oxilia)

L’alba
Tutta dolce, tutta bianca,
l’alba sale il cielo azzurro…
Corre un fremito, un sussurro
sulla terra non più stanca;
ogni fiore si ridesta,
gli uccellini fanno festa…
Sorge a un tratto il sole d’oro;
bimbi ed uomini, al lavoro! (E. Bossi)

 

Le stelle
“Mammina, contiamo le stelle?”
“Oh, bimbo! E come vuoi fare?”
“Io scelgo lassù le più belle,
vedrai che son bravo a contare.
Ne ho scelte già dieci, già venti…
il cielo ne è tutto fiorito…
Le colgo… e in pochi momenti
le perdo… non ho mai finito!” (G. Fanciulli)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche LE ORE E L’OROLOGIO

Poesie e filastrocche LE ORE E L’OROLOGIO – una collezione di poesie e filastrocche per la scuola d’infanzia e primaria.

Il cucù malato
C’è un gran pendolo lassù,
dove vive quel cucù
che ogni giorno col suo verso
dà la sveglia all’universo.
Ma stamane ha il mal di gola,
ha perduto la parola,
e non può cantar l’ora
a chi dorme, a chi lavora;
sorge il sole rosso e giallo,
ma beato dorme il gallo;
con la sua mandolinata
apre il grillo la giornata;
come scocca mezzogiorno,
nonno gufo imbocca il corno;
quando poi la notte cala,
stride allegra la cicala,
e la luna sonnolenta,
chiude gli occhi e si addormenta. (M. Punter)

Senza orologio
Senza orologio s’indovinan l’ore
da certi segni messi dal Signore.
Se cala il sole, si capisce bene
che tra pochi minuti il babbo viene.
Al primo canto ch’esce dal pollaio
si svegliano il pastore e l’operaio.
Quand’entra il sole dalla mia finestra
m’alzo perchè m’aspetta la maestra.
Quando con la cartella a casa torno
è da poco suonato mezzogiorno;
mangio e, quand’ho finito di studiare
scocca l’ora precisa di giocare.
Sempre così: l’ora che fa piacere
suona quand’uno ha fatto il suo dovere.
(F. Socciarelli)

 

 

L’orologio
Trotto sempre: uguale il passo,
e non porto cavaliere.
Ho due lance a bilanciere:
l’una innalzo, l’altra abbasso,
l’una e l’altra incrocio spesso,
l’una corre e l’altra appresso.
E ne roteo un’altra ancora,
che non sa cos’è dimora.
Tondo è il campo della lotta,
bianco e liscio a perfezione,
neri i segni alla mia botta;
trotto e picchio, e non mi scotta
polso e cuor nella tenzone:
chè non ho lancia di cerro,
e nel petto ho un cuor di ferro.
Trotto e picchio: non ho scorte,
ma al mio passo guardan tutti:
ch’io segno, nel cammino
fatto a regola di danza,
per ognuno il suo destino,
per ognuno la speranza. (V. Bosari)

 

 

Il vecchio pendolo
Vecchio pendolo tarlato
è già un secolo che batti
e conosci tanti fatti
del romantico passato;
la tua nenia che non varia
questa notte s’è arrestata,
e l’ho invan ricaricata;
la tua nenia che non varia
s’è spezzata! Ahimè, si sa
ogni cosa quaggiù muore;
del metallico tuo cuore
il tic tac più non s’udrà. (U. Magnani)

L’orologio
Montavo sopra una sedia, poggiavo il mento sul davanzale della finestra, e guardavo l’orologio. Grande, bianco. Un fantasma in forma di disco. Tutt’in giro strani segni, che cominciavano da una semplice asta, poi raddoppiavano, si moltiplicavano, si complicavano… Due lance, una più corta e tocca, l’altra più lunga sottile e ardita, veramente la lancia di un cavaliere paladino, infisse al centro del disco, si spostavano lungo la periferia tra quei segni. La minore… si spostava con molta lentezza; svogliata, riluttante a seguire lo slancio dell’altra, l’arma bellissima del guerriero, che a scatti e salti inseguiva quei segni e a uno a uno li superava, senza mai inciampare.
(M. Saponaro)

 

Poesie e filastrocche LE ORE E L’OROLOGIO – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie per salutarsi prima della campanella

Poesie per salutarsi prima della campanella in uso nella scuola steineriana, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Di lavorare ho terminato
riposi adesso quel che ho imparato
e viva nel profondo del mio cuore
per darmi luce, saggezza e amore
perch’io sia buono nel profondo
per tutti gli uomini e per il mondo.

 

Chiocciola
Chiocciolina chiocciolina
vieni dentro alla casina
che se dentro tu verrai
bello il mondo sognerai.
si parte in cerchio per mano, l’insegnante lascia la mano di un bambino e guida la fila a formare una spirale verso l’interno
Chiocciolina chiocciolina
vieni fuor dalla casina
che se fuori tu verrai
bello il mondo tu vedrai.
il bambino più esterno, il “capofila” guida tutti a sciogliere la spirale e si riforma il cerchio.

 

Chi entra in questa casa porti amore
chi vi sta dentro cerchi conoscenza
chi ne esce porti pace nel suo cuore

 

Perchè siamo scesi dal cielo?
Non era più bello restare
tra nuvole d’oro, fra stelle,
fra gli angeli in coro a cantare?
spirale verso l’interno, per mano
Sì, certo, ma è solo qui in terra
che io posso imparare
a voler diventare
un libero uomo
capace di fare.
spirale verso l’esterno, per mano, poi cerchio

 

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche del mattino

Poesie e filastrocche del mattino, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Alba nel mio giardino
O l’alba luminosa del mio giardino…
il sole brilla, gli uccelli cantano…
io scendo in giardino, e sono felice e contento
quanti fiori odorosi… quanta freschezza!
Che bellezza nel mio giardino…
i meli hanno già le foglie verdi
con dei piccoli fiori bianchi che si aprono.
Il fico alza le foglie larghe nell’aria.
Le acque zampillano da ogni parte.
Le farfalle si posano leggere sui fiori.
Ah! che gioia entrare in quel giardino! (Agur)

Io sono
Io sono
cammino
più forte che posso
io salto, io salto, io salto
e m’arresto.

Io salto sul muro
raggiungo la torre
e suono le campane
che suonano a stormo.
Lontano ed ampio
ampio e alto
ancora più ampio
io sono.

Scuoletta
La scuoletta tutta bella
del paese piccolino
fa suonar la campanella
ch’è al muretto del giardino.
Chiama, squilla, canta, invita!
Non lo vedi che, a star cheta,
la catena è arruginita?
Hedda

Campanella
Cara voce, campanellina
che dormivi dimenticata
finalmente ti sei svegliata
e rallegri la mattina.
Pallido il sole; giù dai rami
qualche foglia lenta vola;
campanellina della scuola
ma tu canti, ma tu chiami.
Scolarine, scolaretti,
già si affrettano ai cancelli
così lieti, così belli:
uno stuolo d’uccelletti.
D. Rebucci

Io vengo dalle stelle
Io vengo dalle stelle
che proteggono i miei pensieri
io vengo dalla terra
che sostiene i miei passi
io offro il mio cuore
al mondo intero.

Cose belle
Nell’aria gli uccellini,
nell’acqua i pesciolini
in terra i frutti e i fiori,
di splendidi colori
in cielo tante stelle,
ah, quante cose belle.

C’è gioia
C’è gioia nell’acqua che scorre
nel vento che corre
nel fuoco che brilla
nel canto che trilla
c’è gioia nel fiore che sboccia
in tutto è la gioia, la vita
che freme infinita
che ride, che chiama
che palpita ed ama.

Nel cielo stellato
Nel cielo stellato,
che guardo ammirato
nel sasso nel fiore,
ti vedo o Signore
nell’essere mio,
ti sento buon Dio
mi accendi nel cuore,
per tutto l’amore.

Ammirare il bello
Ammirare il bello,
difendere la verità
venerare ciò che è nobile,
decidere il bene
ciò conduce l’uomo,
alle mete nella vita
al giusto nelle sue azioni,
alla pace nel suo sentire
alla luce nel suo pensare,
e gli insegna a confidare
nel governo divino
in tutto ciò che è
nell’universo
in fondo all’anima.
(Rudolf Steiner)

Le montagne
Le montagne sono silenziose e immobili.
Nel loro silenzio, nella loro quiete
parlano della tua grandezza
aiutami ad essere quieto e silenzioso
come una montagna
seduto in silenzio
per ascoltare la tua voce.

Il sole
“Dimmi bel sole”
chiede il bambino
“Che fai levandoti presto al mattino?”
Risponde il sole: “Spengo le stelle
che della notte sono fiammelle.
Fasci di rose spargo sul mare
tutta la terra vado a destare.
Bacio coi raggi fiori e uccellini
batto ai balconi
sveglio i bambini”

Del sol l’amata luce
Del sol l’amata luce,
il giorno a me rischiara
dell’anima la forza,
agli arti dà vigore
nello splendor solare,
onoro o Dio la forza
che tu benevolmente,
nell’anima ponesti
che io sia laborioso,
di apprendere desioso
nascon così da te,
la luce ed il vigore
fluisca ognor a te,
riconoscenza e amore.
(Rudolf Steiner)

Sole che porti la notte e il giorno
Sole che porti la notte e il giorno
lieto saluto il tuo ritorno
sotto il tuo raggio crescon le piante
sotto il tuo raggio sbocciano i fiori
tutti vestiti di bei colori
nella tua luce vola l’uccello
pascon sui monti pecora e agnello
l’ape ronzando raccoglie i succhi
per dare il miele a tutti, a tutti
ed io bambino, t’apro il mio cuore
perchè v’accenda luce e calore
come te sole, forte e giocondo
vorrei irradiarli in questo mondo.

Pura
Pura come l’oro più fino
forte come la roccia
limpida come il cristallo
sia l’anima mia.
(Silesio)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

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