Il metodo globale nell’insegnamento dell’aritmetica in prima classe

Il metodo globale nell’insegnamento dell’aritmetica in prima classe. Anche l’aritmetica, come qualsiasi altro insegnamento, deve far leva su ciò che il bambino già sa; deve servirsi, per la costruzione del suo edificio, dei fondamenti che sono stati posti dall’esperienza quotidiana che ha già insegnato molto al bambino.

Quando il bambino viene a scuola non ignora totalmente i numeri e ciò che essi rappresentano. Sente dire continuamente: “Questo costa tanto, quest’altro non si può comperare perchè costa troppo, ecc…” E non ignora nemmeno cosa significhi fare i conti. Sarà questa quindi la base sulla quale costruiremo il nostro edificio.

Facendo le nostre raccolte, abbiamo infinite occasioni per contare: questo rametto ha tre foglie, il riccio contiene tre castagne, Mario ha trovato due pinoli, Luigi ne ha trovati otto, Piero ha trovato due bacche. Possiamo mettere insieme pinoli e bacche per sapere quanti pinoli ci sono in tutto, o quante bacche? Non possiamo contarli tutti insieme! Ed ecco nascere il concetto che si possono addizionare soltanto quantità omogenee. Nelle nostre esplorazioni all’aperto, durante le quali facciamo le raccolte, contiamo sempre.

Metodo globale non significa che presenteremo tutti i numeri insieme, così come abbiamo fatto con le lettere dell’alfabeto. Il metodo globale nell’aritmetica ha un altro significato.

Il numero 4 per il bambino non è 1 ghianda + 1 ghianda + 1 ghianda + 1 ghianda. E’ un gruppo di 4 ghiande. Dalla sintesi, come ha già fatto per le lettere dell’alfabeto, arriverà all’analisi. Intanto saprà, e arriverà a saperlo da solo durante la sua attività scolastica quotidiana, che ha raccolto 3 bacche; che il suo compagno, avendone raccolte 4, ne ha 1 più di lui. Nessun insegnamento regolare di aritmetica nei primi tempi. Lasceremo, invece, che il bambino si familiarizzi con i numeri, con le quantità, che faccia le sue esperienze personali. Ed ecco che il bambino disegna. Ha raccolto 3 castagne. Le disegna su una scheda.  C’è un rametto con 5 foglie. Lo disegna su una scheda.

E ancora: disegna 3 palline, 4 palloncini… Il bambino generalmente non sbaglia, e se sbaglia l’insegnante glielo dice. Il bambino torna al suo posto, sembra distrarsi, quasi non guarda più la scheda, ma è una distrazione soltanto apparente: poi disegnerà esattamente 4 palloncini. Per quale procedimento segreto è pervenuto a correggere il suo errore? Ci siamo fatti la stessa domanda quando abbiamo parlato dell’alfabeto. Ed ecco che gli diamo una scheda su cui sono disegnate alcune farfalle, con un numero scritto, grande, da una parte. E subito, la scomposizione. Non una scomposizione astratta, ma qualcosa che il bambino dovrà creare con le sue stesse mani, col colore.

Il colore e il disegno sono di potente ausilio alla comprensione del numero perchè implicano, oltre tutto, quall’attivismo che noi auspichiamo specie nell’aritmetica. In genere, per dare al bambino le prime nozioni aritmetiche, si usano gruppi di oggetti che egli allinea, toglie, addiziona, divide, ecc… Noi invece facciamo di preferenza disegnare e colorare. Secondo noi, disegnando e colorando, il bambino è attivo ancor più che manovrando oggetti. Gli oggetti, infatti, sono già lì, esistenti e compiuti; con il disegno il bambino deve creare gli oggetti stessi; c’è un’ulteriore attività. E, dopo il disegno, il colore.

Il gioco delle dita

E’ un gioco che si è dimostrato di una grande efficacia.  L’insegnante mostra le dita delle mani aperte. Quante sono? Dieci. Tutti, o quasi tutti, lo sanno. Se qualcuno non lo sa lo impara sentendo gli altri. Una mano sola quante dita? Questo lo sanno proprio tutti: cinque. Ed ecco che l’insegnante fa vedere cinque dita di una mano e due dell’altra, mostrandole contemporaneamente. Per dare all’esercizio l’aspetto di un gioco, l’insegnante nasconde poi le mani dietro la schiena e chiede: “Quante dita in tutto?”. Qualche bambino risponde esattamente, qualche altro tace, qualcuno sbaglia. Non importa. L’insegnante ripete il gioco con altre combinazioni di dita. I bambini si divertono e intanto imparano a vedere il numero nella sua composizione e scomposizione. E soprattutto a vederlo globalmente. Ecco il significato della parola globale nell’insegnamento dell’aritmetica. Per dare l’idea del 4, noi non facciamo contare 1 2 3 4. Per il bambino, gli oggetti che allinea per formare il 4 sono 1 1 1 1 uguale 4, perchè quando con la sua manina prende 1 pallina e dice 1 va bene, ma quando prende la seconda pallina e viene invitato a dire 2 non capisce quel 2. Per lui, quella è ancora 1 pallina. Alla fine della sua numerazione, però, quando avrà contato 1 1 1 1,  avrà globalmente il concetto di 4 palline. Se il bambino invece contasse secondo la serie naturale dei numeri, quando conta la terza pallina e dice3, dovrebbe nella sua mente tener presenti tutte e tre le palline che ha contato, altrimenti che senso ha quel 3?

Altri esercizi

Preparare una scatolina nella quale saranno raccolti alcuni cartoncini su ognuno dei quali c’è scritto un numero. Il bambino ne pesca uno e dovrà disegnare, sulla scheda, un numero di oggetti corrispondente. Se pesca un 3, dovrà disegnare 3 palline, 3 puntini, 3 pere, ecc… Quando il bambino si sarà familiarizzato abbastanza con i numeri, allora potremo procedere alla loro scrittura, abbinando sempre al numero scritto la quantità di oggetti corrispondente.

L’uso delle schede

L’uso delle schede secondo il metodo globale e della scuola attiva: schede di ricerca, schede di esercizio e schede di recupero.

 

La scheda è un cartoncino formato cartolina sul quale è incollata un’illustrazione o enunciato un esercizio, ad esempio.

La scheda non va assegnata come compito da svolgere in un momento prestabilito. Il lavoro sulle schede segue sempre l’attività quotidiana, la affianca, secondo il principio di insegnamento individualizzato a cui la scuola si ispira.

Possiamo fare una sommaria distinzione fra:
schede di ricerca
schede di esercizio
schede di recupero.

La scheda di ricerca, viene compilata in seguito a ricerche personali del bambino o a ricerche di gruppo. Col sistema delle schede, i bambini non non personaggi passivi, seduti ordinatamente sui banchi, in supino ascolto di ciò che l’insegnante dice.

Non sono il “vaso da riempire”. Sono individui operanti che si avviano a quel lavoro di ricerca personale che darà ottimi frutti non soltanto nel lavoro scolastico, ma nella formazione spirituale e intellettuale del bambino.

Facciamo un esempio.
Un argomento di ricerca potrà scaturire da un avvenimento o dall’esplorazione dell’ambiente. Posto l’argomento, gli alunni sono invitati a fare ricerche personali, le quali però, saranno predisposte nel senso che ogni bambino o ogni gruppo ha un lavoro specifico da compiere.

Prendiamo ad esempio che l’argomento scelto sia “il bue”. Un gruppo sarà incaricato di riferirne osservando l’animale: il bue è un quadrupede, erbivoro, ruminante, ha uno zoccolo fatto così e così, ecc… Un altro gruppo può avere l’incarico di trovare tutti i nomi che possono riferirsi al bue: mucca, vitello, manzo, toro, bove, giovenca, vacca…stalla, stalliere, fieno, paglia, pungolo, giogo,…aratro, erpice, carro,… Altri bambini dovranno riferire le qualità del bue: placido, mansueto, lavoratore, erbivoro,… Altri ancora rispondere alla domanda: “cosa fa il bue?” (ara, mugge, trascina l’aratro, rumina,…)

Naturalmente i bambini, specie quelli di prima classe, dovranno essere seguiti e sostenuti in questo lavoro, per sviluppare in loro la capacità di dedicarsi alla ricerca autonoma che darà i suoi frutti negli anni successivi. Mettiamo che un bambino abbia fatto questa osservazione: “il bue mangia l’erba”. L’insegnante lo avvierà alla ricerca di altri animali erbivori, consiglierà di osservare bene il bue quando mangia, ed ecco che salterà fuori l’espressione: “il bue è ruminante”. E quindi la ricerca di altri ruminanti.

Quello che importa non è soltanto il risultato pratico del lavoro, ma quell’abitudine all’osservazione e alla ricerca personale che è il fondamento stesso dell’acquisizione intelligente del sapere.

Ma perchè questo lavoro non si può fare meglio sul quaderno, specie se l’esercizio è lungo e in una scheda non ci può entrare? Perchè la scheda invita all’ordine nella ricerca, per prima cosa; poi, trovando posto in uno schedario, permette non soltanto la consultazione, ma soprattutto l’arricchimento delle notizie in seguito ad ulteriori ricerche.

L’esercizio compiuto sul quaderno, vi resta così come è stato fatto in principio, ormai definito, completato (anche se incompleto), e soprattutto superato. Le ulteriori ricerche potranno costituire materia di un’altra esercitazione, staccata, avulsa dalla prima, e mancheranno così quel coordinamento, quell’ordine, quella sistematicità che soltanto la scheda, in quanto parte di uno schedario, potrà avere.

Schede di esercizio

Le schede di esercizio sono schede su cui è indicato un esercizio di applicazione sulle conoscenze già acquisite o da acquisire. Questo esercizio, soprattutto per quel che riguarda la prima classe, sarà corredato da illustrazioni.

L’efficacia delle schede di esercizio è anche nel fatto che ogni bambino ha un esercizio diverso dagli altri o lo può eseguire nei momenti di lavoro libero, in quanto non si tratta di un’occupazione collettiva.

Questo lo sprona, lo sollecita a compilare la scheda nel miglior modo possibile.

Per il bambino non esiste il facile e il difficile. Esiste quello che può fare e quello che non può fare; ma oltretutto, preferisce ciò che lo interessa.

Schede di recupero.

Differiscono dalle schede di esercizio soltanto perchè sono schede impiantate appositamente dall’insegnante allo scopo di farle compilare da quel dato bambino.

Non sarà il bambino a doversi adattare a un esercizio che potrebbe essere inadeguato alle sue possibilità, ma sarà l’esercizio che si adatterà a lui.

Non tutti i bambini sono allo stesso livello.

Mettiamo che ce ne sia uno che abbia difficoltà ad usare il chi e che. Se questa difficoltà non si riscontra più nel resto della classe, sarà inutile fare tutta una serie di esercitazioni collettive che finirebbe per annoiare ed ottenere scarsi risultati.

Vi sono però delle schede di esercizio appositamente preparate dall’insegnante per quel singolo bambino, ed ecco che, piano piano, questi potrà superare la difficoltà che lo inceppa. Il bambino sarà “recuperato” e potrà essere in breve alla pari con gli altri.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

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