Psicogrammatica Montessori: aggettivi derivati da nomi propri. Presentazione ed esercizi per la scuola primaria.
Presentazione 1 – aggettivi di nazionalità
Aggettivi derivati da nomi propri – Prerequisiti:
– lezioni introduttive all’aggettivo, – lezione sui nomi comuni e nomi propri, – lezione sui suffissi.
Materiali
– set di cartellini dei nomi propri (carte di controllo); – set di aggettivi da essi derivati; – cartellini titolo: nome proprio, aggettivo qualificativo – simboli grammaticali per nome e aggettivo.
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – ripassiamo insieme quello che sappiamo sui nomi propri – chiediamo ai bambini: “Come chiamiamo una persona che proviene dall’America? Americano. La parola americano è un aggettivo se si trova accanto a un nome (ad esempio caffè americano). Americano è un aggettivo perché descrive il nome, ci dice un particolare importante sulla cosa o la persona nominata. Gli aggettivi di nazionalità si formano in genere aggiungendo un suffisso al nome proprio della nazione” – posizioniamo i cartellini dei titoli lungo il margine superiore del piano di lavoro e aggiungiamo il simbolo grammaticale per il nome e l’aggettivo – formiamo con i cartellini di controllo una colonna, sotto al titolo NOMI PROPRI
– mettiamo i cartellini degli aggettivi in ordine sparso sul piano di lavoro – leggiamo il primo nome proprio. Chiediamo a un bambino di trovare l’aggettivo corrispondente e poniamolo accanto al nome – continuiamo allo stesso modo finché tutte le carte sono state abbinate
– i bambini possono registrare l’esercizio sui loro quaderni di grammatica.
Scopo diretto
– capire come si formano gli aggettivi di nazionalità – sperimentare l’uso dei suffissi – arricchire il vocabolario.
Controllo dell’errore
il set di controllo.
Varianti
– aggettivi derivati da personaggi famosi; – aggettivi derivati da toponimi.
Estensioni
– usare gli aggettivi propri nello studio della geografia – lavorare sulle iniziali maiuscole.
Aggettivi derivati da nomi propri Presentazione 2 – aggettivi derivati da personaggi famosi
Aggettivi derivati da nomi propri Presentazione 3 – aggettivi derivati da toponimi
Psicogrammatica Montessori la famiglia del nome e il verbo. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria, col materiale pronto per il download e la stampa in formato pdf.
– penne nere e rosse – strisce di carta – grafico della famiglia del nome versione 1 o versione 2 – cartellini dei comandi formati da un solo verbo piegati a metà e messi una scatolina o un cestino (salta, saluta, sbadiglia, leggi, cancella, cucina) – grafico della relazione tra verbo e famiglia del nome:
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – ricapitoliamo insieme quello che sappiamo del nome, dell’aggettivo e dell’articolo con le piramidi – ricordiamo la carta illustrata illustrata della famiglia del nome dicendo: “Ricordate che abbiamo parlato della famiglia del nome?”. Mostriamo la carta della famiglia del nome – mostriamo il primo oggetto, ad esempio il TORO – scriviamo su una striscia di carta IL TORO NERO e posizioniamola sotto al toro
– chiediamo: “Che tipo di parola è IL?” E ‘un articolo. “Qual è la funzione dell’articolo?” L’articolo indica il nome. “Che tipo di parola è NERO?” Un aggettivo. “Qual è la sua funzione?” L’aggettivo fornisce informazioni sul sostantivo. “Che tipo di parola è TORO?” Un nome. “Qual è la sua funzione?” Il nome serve a nominare un oggetto. – aggiungiamo i simboli sopra ogni parola
– introduciamo un altro elemento, il bambino. Scriviamo su una striscia IL BAMBINO SIMPATICO. Favoriamo la discussione e aggiungiamo alle parole i simboli grammaticali corrispondenti
– prendiamo il cestino dei comandi e distribuiamoli a sei bambini. Diciamo ai bambini di leggerli senza farli vedere ai compagni. A turno ogni bambino mima il suo comando, mentre gli altri devono indovinare. Assicurarsi che tutti i bambini partecipino attivamente al gioco
– chiediamo ai bambini: “Potete toccare il toro?”. I bambini rispondono di sì. “Potete toccare il bambino?”. I bambini rispondono di sì. – chiediamo: “Potete toccare salta? Saluta? Sbadiglia? Leggi?”. I bambini rispondono di no. – diciamo: “Si possono toccare i nomi ma non i verbi. Abbiamo eseguito le azioni, e ora se ne sono andata. Un verbo è una parola che indica un’azione “ – “Aggiungiamo un verbo alle parole IL TORO NERO. Cosa può fare un toro?” I bambini suggeriscono un verbo, ad esempio CORRE, e noi lo aggiungiamo alla frase:IL TORO NERO CORRE. Facciamo notare che con l’aggiunta del verbo abbiamo una frase completa, quindi modifichiamo l’ortografica con la maiuscola iniziale e il punto fermo finale
– ripetiamo la procedura con l’altra frase
– riprendiamo la carta della famiglia del nome e facciamo notare l’ordine dei simboli riproducendoli con i simboli grammaticali – mostriamo ai bambini il grafico del sole in relazione alla famiglia del nome
– diciamo ai bambini: “Il verbo splende sulla famiglia del nome come il sole splende su di noi, ed è il verbo che dà energia alla famiglia del nome. È il verbo che produce l’azione, l’energia, il movimento – mostriamo la sfera rossa per dare un’idea della costante attività del verbo che rappresenta il sole dà la vita, la luce e il calore” – ripetiamo: “Questa sfera rossa è il nostro simbolo per il verbo perché rappresenta il sole. Questa palla è rotonda e luminosa come il sole (facciamo rotolare la sfera rossa intorno alla famiglia del nome). Il sole dà energia a tutti gli esseri viventi su questa terra. Senza il sole nulla può crescere, nulla può vivere, nulla può muoversi. Proprio come il sole, il verbo dà energia al nome. Senza il verbo, il nome non avrebbe alcun movimento. Il verbo è la fonte di energia che porta la vita alla famiglia del nome”
– aggiungiamo: “Proprio come il triangolo nero è il simbolo del nome perchè è una faccia della piramide, così il cerchio rosso che ricorda la sfera rossa è il simbolo del verbo” – mettiamo il simbolo del verbo sulla parola CORRE:
Presentazione 2 La famiglia del nome e il verbo
Materiali
– piramidi della famiglia del nome e sfera rossa del verbo
– simboli grammaticali
– grafico della relazione tra verbo e famiglia del nome.
Presentazione
– mostriamo ai bambini le piramidi e diciamo: “I nomi che usiamo per persone, cose, animali, luoghi sono stabili, sono antichissimi e sono arrivati fino a noi. I nomi sono come montagne. La famiglia del nome è formata dall’articolo, che ci dice che un nome sta arrivando, dal nome, e dall’aggettivo che ci dice qualcosa di più sul nome. Ecco le nostre montagne. – mostriamo la sfera e diciamo: “Altre parole sono azioni e danno energia, proprio come il nostro sole” – mostriamo i simboli grammaticali e diciamo: “quando ci esercitiamo con la grammatica, per ricordare le piramidi usiamo questi triangoli, e per ricordare la sfera usiamo questo cerchio
– mostriamo il grafico della relazione tra verbo e famiglia del nome e diciamo: “In questa immagine vediamo proprio il sole che illumina e scalda le montagne. Il verbo irradia sulla famiglia del nome. E’ proprio grazie alla presenza di un verbo che abbiamo una frase. Senza verbo le parole non formano una frase”.
Psicogrammatica Montessori la famiglia del nome e il verbo
– due set di cartellini contenenti aggettivi opposti
Presentazione
– radunare un piccolo gruppo di bambini e stendere il tappeto – disporre il set di controllo fuori dal tappeto in una colonna – disporre le altre carte mescolate sul basso del tappeto – dire ai bambini che devono cercare gli opposti – leggere la prima parola nella serie di controllo e chiedere a un bambino di trovare il suo opposto – continuare fino a che tutti i bambini hanno trovato tutti gli opposti – i bambini possono registrare la lezione sul loro quaderno di grammatica
Scopo
– abbinare aggettivi opposti – arricchimento del vocabolario – stimolare il processo di scrittura e lettura.
Punti di interesse
cercare significati opposti
Controllo dell’errore
il set di controllo
Estensioni
– chiedere ai bambini di scrivere frasi usando aggettivi opposti – chiedere ai bambini di registrare le parole in una rubrica per usarle in futuro nella scrittura.
Psicogrammatica Montessori: classificazione degli aggettivi per bambini della scuola primaria.
Carta della classificazione degli aggettivi Quando i bambini hanno lavorato con tutti i tipi di aggettivo, possono classificare una selezione dei cartellini usati inserendoli all’interno della tabella per gli aggettivi:
Tipi di aggettivo – QUALIFICATIVO (descrittivo): proprietà e qualità delle cose e degli esseri viventi (largo, morbido, rosso…) – QUANTITATIVO DETERMINATIVO (NUMERALE): risponde alla domanda “Quanti?”. Può essere: CARDINALE (uno, quattro, tre, quattro, ecc.); MOLTIPLICATIVO (doppio, triplo, quadruplo, ecc.); FRAZIONARIO (mezzo); distributivi (nessuno, altri, ogni) – QUANTITATIVO INDETERMINATIVO: (alcuno, alquanto, tanto, altrettanto, quanto, molto, poco, del, qualche, parecchio, assai, ogni, tutto, nessuno, punto, ciascuno, qualunque, certo, altro, troppo) – DIMOSTRATIVO: indicano un particolare posizione nello spazio (questo, codesto, quello, tale, cotale, quale, altro, stesso, medesimo) – ORDINATIVO: indicano posizione reciproca (primo, secondo, terzo, ecc., ultimo, penultimo, ecc.) – POSSESSIVO: indicano appartenenza (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, proprio, altrui).
______________________
I set di cartellini per la scatola grammaticale II (articolo, nome, aggettivo) includono i seguenti tipi di aggettivo: – IIA aggettivi qualificativi – IIB aggettivi qualificativi e loro opposti – IIC aggettivi quantitativi – IID aggettivi qualificativi (qualità sensoriali) – IIE gradi dell’aggettivo – IIF accordo logico nome/aggettivo.
_____________________________
Le buste dei comandi per gli aggettivi includono i seguenti tipi di aggettivo: – da 1 a 6: qualificativi – 7: quantitativi cardinali – 8: quantitativi indeterminativi – 9 : quantitativi moltiplicativi e frazionari – da 10 a 12: ordinativi – 13 a 16: dimostrativi – da 17 a 20: possessivi.
Esercizio 1 (coi cartellini delle scatole grammaticali)
Materiali
– tabella per la classificazione dell’aggettivo – cartellini scelti tra quelli presenti nelle scatoline di riempimento per la scatola grammaticale II
Esercizio
– mettiamo i cartellini scelti in un cestino e mescoliamoli – mostriamo la tabella per la classificazione dell’aggettivo, leggiamo i tipi di aggettivo e spieghiamo che cosa sono – peschiamo un aggettivo dal cesto, ad esempio GRANDE e chiediamo a un bambino: “Che tipo di aggettivo è?”. Il bambino risponderà che si tratta di una qualità, quindi posizioneremo il cartellino nella colonna corretta – continuiamo allo stesso modo con gli altri aggettivi presenti nel cestino, ad esempio mettendo nella colonna dei QUALIFICATIVI gli aggettivi GRANDE, LISCIO; nella colonna dei QUANTITATIVI gli aggettivi OTTO (numerale), TANTO (indeterminativo); nella colonna dei DIMOSTRATIVI questo, quello; nella colonna degli ORDINATIVI gli aggettivi ULTIMO, SECONDO, NONO; nella colonna dei POSSESSIVI gli aggettivi NOSTRO, MIO.
Obiettivo: – classificazione degli aggettivi.
Controllo dell’errore: – non vi è alcun controllo dell’errore nel materiale.
classificazione degli aggettivi – Estensioni: – i bambini possono continuare questo tipo di attività con altri cartellini degli aggettivi; – i bambini possono scrivere liste di aggettivi di vario tipo.
Esercizio 2 (coi cartellini dei comandi)
Materiali
– tabella per la classificazione dell’aggettivo – cartellini dei comandi per l’aggettivo.
Prerequisiti
– presentazione e uso dei cartellini dei comandi per l’aggettivo.
Esercizio
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini al tavolo o al tappeto – mostriamo le buste dei comandi per l’aggettivo e diciamo: “Abbiamo già letto queste schede, ma oggi cercheremo di fare qualcosa di diverso” – invitiamo un bambino a leggere un comando e ad eseguirlo – mettiamo la scheda del comando e gli aggettivi sul piano di lavoro e parliamo coi bambini per decidere di che tipo sono gli aggettivi usati – mostriamo la tabella per la classificazione degli aggettivi, leggiamo insieme i titoli delle colonne e posizioniamo gli aggettivi nella colonna corretta
– continuiamo allo stesso modo con gli altri aggettivi presenti nelle buste dei comandi, ad esempio mettendo nella colonna dei QUALIFICATIVI gli aggettivi MORBIDO, CHIARO; nella colonna dei QUANTITATIVI gli aggettivi CINQUE, TRE (numerale), TANTO (indeterminativo); nella colonna dei DIMOSTRATIVI QUEL, QUESTO; nella colonna degli ORDINATIVI gli aggettivi QUARTO, DECIMO; nella colonna dei POSSESSIVI gli aggettivi SUO, VOSTRI.
Estensioni
– scrivere le proprie liste di aggettivi e classificarli – creare delle proprie tabelle di aggettivi classificati.
Comandi sui verbi: lezioni accompagnate da esperimenti per bambini della scuola primaria, col materiale pronto per il download e la stampa in formato pdf.
Abbiamo visto che per aiutare i bambini a comprendere la funzione del verbo facciamo loro eseguire delle azioni, sia con le frasi della scatola grammaticale III, sia con le buste dei comandi.
Possiamo anche fare in modo che eseguendo determinate azioni, i bambini apprendano concetti scientifici: invece di eseguire semplici movimenti, l’insegnante eseguirà davanti ai bambini degli esperimenti, che poi i bambini potranno ripetere in autonomia nei giorni successivi, seguendo le indicazioni scritte in comandi specifici
Trovi il materiale pronto per il download e la stampa in fondo all’articolo.
Presentazione 1
Materiali
– comandi degli esperimenti per i verbi – vassoi preparati coi materiali previsti dai comandi
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo – prendiamo il primo comando ed invitiamo un bambino a leggere il comando – eseguiamo l’esperimento davanti al bambini – posizioniamo sotto al comando i cartellini dei verbi corrispondenti – invitiamo i bambini a registrare l’attività sui propri quaderni di grammatica disegnando sulle parole i simboli grammaticali
Scopo diretto
comprendere la funzione del verbo
Scopo indiretto
– sviluppo del vocabolario – comprensione dei testi scritti – capacità di seguire la sequenza di azioni indicate – comprensione di concetti scientifici
Punti di interesse
eseguire gli esperimenti
Controllo dell’errore
i verbi sono scritti su cartellini
Presentazione 2
Materiali
– comandi per gli esperimenti – vassoio col materiale indicato sul comando
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – prendiamo la prima carta dei comandi con i relativi cartellini dei verbi – prendiamo il vassoio col materiale richiesto per l’esperimento – leggiamo il comando e seguiamo le istruzioni, ad esempio:
Metti un cucchiaino di zucchero nell’acqua e mescola finché lo zucchero si è sciolto del tutto. L’acqua deve restare limpida e lo zucchero deve sparire. Ora metti molto zucchero in poca acqua e mescola col cucchiaino; se dopo aver mescolato vedi dello zucchero sul fondo del bicchiere vuol dire che l’acqua è saturata. Infine metti in un bicchiere d’acqua dell’amido e mescola forte col cucchiaino: l’acqua resta bianca perchè l’amido non si scioglie, ma resta sospeso.
– il bambino esegue le tre azioni e posiziona accanto ad ognuno dei tre bicchieri il cartellino del verbo più appropriato – chiediamo ai bambini di discutere le loro osservazioni – ripetiamo indicando ognuno dei bicchieri: “Qui lo zucchero è sciolto. Qui l’acqua è satura. Qui l’amido è in sospensione” – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali sopra le parole – i bambini descrivono l’esperimento e registrano i risultati sui loro quaderni – i bambini eseguiranno in seguito questa attività in modo autonomo.
Scopo diretto
comprendere la funzione del verbo.
Età
dai 7 anni
Comandi sui verbi: lezioni accompagnate da esperimenti Materiali
Comandi sui verbi: lezioni accompagnate da esperimenti Per l’insegnante
In natura la materia si trova molto raramente allo stato puro, anzi le sostanze sono quasi sempre miscelate tra loro. Le miscele sono formate da sostanze diverse mescolate tra loro (ad esempio l’aria, il sangue, l’acqua del mare, le leghe di metalli, un profumo).
I componenti di una miscela possono essere solidi, liquidi o gassosi. Una miscela può essere: – omogenea: se i suoi diversi componenti non possono essere identificati – eterogenea: se i suoi diversi componenti possono essere facilmente identificati (a occhio nudo o col microscopio).
Le miscele eterogenee possono essere: – dispersioni (diametro delle particelle maggiore di 1 micrometro) – colloidi (diametro delle particelle minore di 1 micrometro). Un micrometro è un millesimo di millimetro.
Per separare i componenti di una miscela in laboratorio si possono usare varie tecniche: – filtrazione – decantazione o sedimentazione – centrifugazione – distillazione – cromatografia – estrazione con solvente – setacciatura.
Filtrazione: separazione per mezzo di filtri. Si usa per separare: – liquidi da solidi – solidi da liquidi – solidi da gas.
Decantazione: separazione dei componenti per forza di gravità. Si usa per separare: – solidi da liquidi – solidi da gas – due liquidi immiscibili.
Comandi sui verbi: lezioni accompagnate da esperimenti
Concordanza logica tra nome e aggettivo: presentazione ed esercizi per la scuola primaria. L’esercizio per la concordanza tra nomi e aggettivi consiste nel disporre due gruppi di cinquanta cartellini, venticinque dei quali (gruppo dirigente) sono nomi, e gli altri venticinque aggettivi. Messi in fila i nomi, il bambino cerca tra gli aggettivi, mescolati insieme, quelli che gli sembrano adatti al nome e ve li pone vicino.
A volte la vicinanza di un nome e di un aggettivo in contrasto tra loro desta la più viva ilarità: i bambini provano ad adattare più aggettivi possibili allo stesso nome, e fanno combinazioni che sono molto divertenti.
L’esercizio si può eseguire anche collettivamente: si mettono su una tavola i nomi e su un’altra gli aggettivi. I bambini vanno a scegliere prima un nome e poi un aggettivo. Quando tutti hanno scelto, ciascuno legge forte il suo nome e aggettivo.
Concordanza logica tra nome e aggettivo
Concordanza logica tra nome e aggettivo: esercizio 1
Materiali
– cartellini dei nomi scritti in nero – un ugual numero di cartellini per l’aggettivo in marrone scuro
Presentazione
– invitare un piccolo gruppo di bambini e srotolare il tappeto – mettere sul tappeto i cartellini dei nomi
– distribuire i cartellini degli aggettivi ai bambini – leggere il primo nome, ad esempio ‘torre’. Chiedere ai bambini: “Chi ha un aggettivo che descrive la torre?”
– il bambino che ha l’aggettivo ‘alta’ posiziona il suo cartellino accanto a quello del nome: ‘torre alta’ – continuare in questo modo finché tutti i cartellini saranno posizionati in modo appropriato – il bambino può registrare il lavoro sul suo quaderno di grammatica.
Scopo
– esercitarsi con gli aggettivi – comprendere il senso logico della concordanza tra aggettivo e nome.
Punti di interesse
abbinare i cartellini in modo sensato.
Controllo dell’errore
c’è solo una disposizione che ha senso.
Varianti
– gioco della concordanza illogica: mettiamo sul tappeto i cartellini dei nomi e chiediamo ai bambini di posizionare gli aggettivi. Ne risulteranno abbinamenti senza senso, alcuni molto divertenti, che mostreranno al bambino l’importanza della concordanza tra nomi e aggettivi.
Concordanza logica tra nome e aggettivo – esercizio 2
– invitare un piccolo gruppo di bambini e stendere il tappeto – scegliere un cartellino del nome e metterlo sul tappeto – spargere i cartellini degli aggettivi e chiedere ad ogni bambino di scegliere gli aggettivi che descrivono in modo appropriato il nome – posizionare tutti gli aggettivi appropriati sotto il nome – ripetere per gli altri due nomi – i bambini possono registrare l’esercizio sui loro quaderni di grammatica.
Scopo
– esercitarsi con gli aggettivi – comprendere il senso logico della concordanza tra aggettivo e nome.
Punti di interesse
abbinare i cartellini in modo sensato.
Controllo dell’errore
c’è solo una disposizione che ha senso.
Varianti
– gioco della concordanza illogica: mettiamo sul tappeto i cartellini dei nomi e chiediamo ai bambini di posizionare gli aggettivi. Ne risulteranno abbinamenti senza senso, alcuni molto divertenti, che mostreranno al bambino l’importanza della concordanza tra nomi e aggettivi.
– un oggetto (ad esempio un pennarello rosso) – strisce bianche di carta – matite colorate – carta della famiglia del nome (articolo, nome e aggettivo).
Psicogrammatica Montessori: la famiglia del nome – Presentazione: – prepariamo il materiale e invitiamo un gruppo di bambini. Mettiamo le piramidi sul piano di lavoro in modo che i bambini le possano vedere nell’ordine articolo, nome e aggettivo, da sinistra a destra:
– scriviamo su una striscia di carta IL PENNARELLO ROSSO – un bambino legge e mette l’oggetto accanto alla striscia:
– ricordiamo ai bambini il significato delle tre piramidi, cominciando dal nome e continuando poi con l’aggettivo e con l’articolo. Possiamo dire:
“Maria Montessori ha inventato questi simboli per farci comprendere la grammatica. La piramide è una forma molto stabile, con una base ampia. I nomi sono parole molto stabili. Sono anche le parole più antiche che gli uomini abbiano mai pronunciato. Le piramidi egizie sono le costruzioni più antiche, e i nomi sono le parole più antiche. Le piramide sono riuscite a resistere agli attacchi del tempo e della natura. Anche i nomi si sono conservati per centinaia e centinaia di anni. Maria Montessori ha scelto di dare al nome il simbolo della piramide di colore nero, perchè il nero è il colore del carbone. Anche il carbone è antichissimo, e si è formato sulla terra milioni di anni fa. La piramide media blu rappresenta l’aggettivo. Ha la stessa forma del simbolo del nome per mostrare la relazione che esiste tra il nome e l’aggettivo, ma è più piccola. Ricordate che l’aggettivo è una parola che si aggiunge al nome per descriverlo? Questo significa che quando vogliamo dire qualcosa il nome è la parola più importante, e per questo la piramide del nome è la più grande. La piramide piccola azzurra rappresenta l’articolo. Anch’esso ha la stessa forma del simbolo del nome per mostrare la relazione che esiste tra il nome e l’articolo, ma è molto più piccola. L’articolo ci dice che sta per arrivare un nome e ci dice qualcosa sul numero e sul genere del nome. Ricordate che articolo significa piccolo ramo o piccolo braccio? L’articolo è come un piccolo braccio attaccato al grande nome, così la sua piramide è molto più piccola”:
– Ora presentiamo i simboli grammaticali. Mostriamo come le facce della piramidi siano triangolari. Sovrapponiamo i triangoli alle facce delle piramidi corrispondenti. Spieghiamo che usiamo i simboli per sostituire le piramidi quando lavoriamo con la grammatica:
– Ora mostriamo come aggiungere i simboli grammaticali alla frase IL PENNARELLO ROSSO. Chiediamo: “Qual è il nome?”. I bambini risponderanno PENNARELLO. Mettiamo il triangolo nero sulla parola. Chiediamo: “Qual è l’aggettivo?”. I bambini risponderanno ROSSO. Mettiamo il simbolo blu sulla parola e diciamo: “L’aggettivo ci dice qualcosa delle qualità del nome”. Infine chiediamo: “Qual è l’articolo?”. I bambini risponderanno IL. Mettiamo il simbolo azzurro sulla parola e diciamo: “L’articolo ci dice che sta arrivando un nome, se è maschile o femminile e se è singolare o plurale”:
– dopo aver presentato ai bambini i simboli grammaticali, mostriamo loro la carta della famiglia del nome, che mostra da sinistra a destra una bambina piccola (con un vestito azzurro) che tiene per mano la mamma (con un vestito nero) e una ragazza con un vestito blu:
Psicogrammatica Montessori: la famiglia del nome Presentazione 2
– matite colorate – carta della famiglia del nome.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi lavoreremo con nomi articoli e aggettivi, facendo qualcosa di nuovo” – mostriamo la carta “Famiglia del nome” ai bambini. La carta mostra una madre, una ragazza e una bambina che si tengono per mano – invitiamo i bambini a commentare la carta. La madre ha una gonna nera a forma di triangolo. La ragazza ha una gonna blu a forma di triangolo e la bambina una gonna azzurra a forma di triangolo – invitiamo i bambini a mettere in relazione l’immagine con i simboli dell’articolo, del nome e dell’aggettivo. Diciamo: “Questi tre simboli rappresentano il nome, l’aggettivo e l’articolo. Il nome, la parola più importante, è come la mamma. Le due figlie sono legate a lei, ed è la mamma che decide la loro posizione. La figlia più grande è “aggiunta” a lei, come l’aggettivo è “aggiunto” al nome. La figlia più piccola non può camminare da sola, dipende da sua madre e da sua sorella. Quindi le due sorelle prendono una data posizione rispetto alla mamma, come aggettivo e articolo prendono una data posizione rispetto al nome” – invitiamo i bambini a confrontare le gonne dei personaggi della carta con i simboli grammaticali:
– prendiamo i simboli grammaticali e posizioniamoli sul piano di lavoro nello stesso ordine usato nella carta: articolo, nome, aggettivo – diciamo: “Proprio come le due figlie, l’articolo e l’aggettivo non possono esistere senza la presenza del nome (cioè della madre). Tuttavia l’articolo può esistere anche senza l’aggettivo. L’ordine dei nostri simboli grammaticali, quindi, è molto simile all’ordine di questa famiglia, la famiglia del nome” – i bambini possono registrare questa attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli sulle parole a mano libera o usando gli stencil.
Scopo: – comprendere la relazione esistente tra articolo, aggettivo e nome; – usare i simboli grammaticali per articoli, aggettivi e nomi.
Età: dai 6 anni.
Psicogrammatica Montessori: la famiglia del nome Presentazione 3
Prerequisiti
lezioni di presentazione su nome articolo e aggettivo
Materiali
– prima carta della famiglia del nome (articolo, nome, aggettivo) – seconda carta della famiglia del nome (articolo, aggettivo, nome) – simboli grammaticali
– mostriamo la prima carta ai bambini e diciamo: “Questa carta mostra la mamma con una gonna nera, la bambina piccola con la gonna azzurra e la bambina più grande con la gonna blu” – mostriamo i simboli grammaticali e diciamo: “Questi tre triangoli mostrano il nome, l’articolo e l’aggettivo”:
– continuiamo dicendo: “Il nome è come la mamma, perché è la parola più importante. L’articolo è come la bambina piccola: deve essere portata in braccio dalla mamma perché non sa camminare da sola. L’aggettivo è come la bambina più grande, che sta vicina alla mamma ma può camminare da sola – diciamo: “Di solito la mamma tiene in braccio la piccola mentre la sorella grande le cammina a fianco”. Posizioniamo sul piano di lavoro i simboli grammaticali nell’ordine seguito sulla carta 1 e diciamo: “L’aggettivo è indipendente, come un bambino della scuola primaria, ma l’articolo dipende dal sostantivo, come un bambino piccolo dipende dalla madre.” – “Questo è l’ordine delle parole più usato quando parliamo, ad esempio quando diciamo LA CASA GRANDE.”
– scriviamo LA CASA GRANDE su una striscia di carta e mettiamola sotto ai simboli
– Continuiamo dicendo: “Può anche succedere che a volte la bambina grande voglia aiutare la mamma, tenendo lei la sorellina”. Mostriamo ai bambini la seconda carta
– prendiamo altri tre simboli grammaticali e mettiamoli nell’ordine illustrato nella seconda carta. “A volte, quando parliamo, usiamo le parole anche in quest’ordine, come quando diciamo LA PRIMA VOLTA” – scriviamo su una striscia di carta la frase e mettiamola sotto ai simboli
– diciamo: “Questi sono i modi corretti per ordinare le parole. Se non rispettiamo questo ordine, la frase non ha senso” – con le forbici dividiamo le parole della prima frase e mostriamo varie combinazioni, spostando anche i simboli
– fare lo stesso con la seconda frase, poi rimettere tutto nell’ordine corretto – il bambino può disegnare la famiglia del nome sul suo quaderno di grammatica.
Note: dopo il primo lavoro sul nome raccontiamo la storia della piramide nera.
Psicogrammatica Montessori: la famiglia del nome Presentazione 4 – spostamenti
– cartellini in bianco – matite o pennarelli colorati (nero, azzurro, blu) – forbici – stencil dei simboli grammaticali (facoltativi).
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi lavoreremo coi nomi, gli articoli e gli aggettivi, facendo qualcosa di nuovo” – mostriamo ai bambini la carta della famiglia del nome – diciamo: “Questo è l’ordine che di solito usiamo per articoli, nomi e aggettivi” – su un cartellino in bianco scriviamo IL FIORE GIALLO usando l’azzurro per l’articolo, il nero per il nome e il blu per l’aggettivo – invitiamo i bambini a leggere la frase e chiediamo: “Secondo voi la frase suona bene?”. I bambini risponderanno di sì. L’orecchio del bambino, guidato dalla sensibilità per il linguaggio, funge da controllo per l’errore – i bambini posizionano i tre simboli grammaticali sulle parole
– togliamo i simboli grammaticali e tagliamo la striscia per dividere le parole. Chiediamo: “Cosa succede se cambiamo l’ordine delle parole?” – invitiamo un bambino a spostare i cartellini in tutti i modi possibili e a leggere ogni volta la frase:
– chiediamo: “Quale frase suona bene?”. Solo la frase originale: IL FIORE GIALLO. Il bambino capisce intuitivamente qual è la frase corretta – invitiamo un bambino a spostare di nuovo l’ordine delle parole spostando anche i simboli grammaticali. Confrontiamo l’ordine dei simboli con quelli presenti sulla carta della famiglia del nome. Diciamo: “La carta della famiglia del nome mostra l’ordine corretto per articolo nome e aggettivo. Se si cambia questo ordine, l’intero senso della frase cambia” – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare sulle parole i simboli grammaticali, a mano libera o utilizzando gli stencil.
Scopo: – comprendere l’ordine logico delle parole nelle frasi per quanto riguarda articoli nomi e aggettivi.
Età: dai 6 anni
Psicogrammatica Montessori: la famiglia del nome Presentazione 5
Questa presentazione ha lo scopo di connettere le regole grammaticali che guidano il linguaggio a contesti ben conosciuti dai bambini, come la vita familiare.
Facendo leva sulle competenze di ascolto e comprensione dei bambini, possiamo usare una carta illustrata e raccontare la storia della famiglia del nome per far comprendere le relazioni esistenti nella frase tra articolo, nome ed aggettivo.
Psicogrammatica Montessori: la famiglia del nome – Racconto “Quando usiamo un nome, esso è preceduto quasi sempre da un articolo. L’articolo e il sostantivo stanno insieme, proprio come un bambino piccolo sta con la sua mamma. Quindi possiamo pensare a queste parole come i membri di una famiglia. Anche l’aggettivo fa parte di questa famiglia, che è la FAMIGLIA DEL NOME. L’aggettivo a volte è presente e a volte no, infatti possiamo dire IL LIBRO. Però possiamo anche dire IL LIBRO ROSSO, usando una parola che descrive il libro o indica una sua qualità. Questa parola è appunto un aggettivo. L’aggettivo non ha bisogno di stare sempre con la mamma: a volte esce coi suoi amici, va a scuola e fa altre cose. L’articolo, il nome e l’aggettivo sono i membri della FAMIGLIA DEL NOME.
Psicogrammatica Montessori: flessione dell’aggettivo per bambini della scuola primaria. Gli esercizi per la flessione portano i bambini a conoscere una notevole quantità di aggettivi. Il materiale comprende due serie di venti aggettivi maschili (20 + 20) e di venti femminili (20 + 20) nei due numeri singolare e plurale (per un totale di 80 cartellini, 40 singolari e 40 plurali).
Una metà dei cartellini, legata a parte, serve a dirigere la collocazione dell’altra metà.
Con questi cartellini si fanno esercizi individuali e collettivi.
Ad esempio si distribuiscono tra tutti i bambini le forme plurali degli aggettivi, mentre un bambino legge uno ad uno gli aggettivi singolari, attendendo per ciascuno la risposta del bambino che ha l’aggettivo corrispondente.
Psicogrammatica Montessori: giochi logici per l’aggettivo per bambini della scuola primaria. Il gioco del detective coi triangoli (indovina l’aggettivo) con tutto il materiale scaricabile e stampabile in formato pdf.
__________________ Psicogrammatica Montessori: giochi logici per l’aggettivo
Presentazione 1 Il gioco del detective coi triangoli
Materiali: – cartellini in bianco (o cartellini pronti) – penna nera. – i 63 triangoli per il gioco del detective e i 63 cartelli dei comandi (puoi scaricarli qui: cartelli per il gioco del detective)
I triangoli hanno: – tre colori: rosso blu e giallo – tre dimensioni: grande medio e piccolo – tre tipi di angolo: rettangolo, acuto e ottuso – tre tipi di lati: equilatero, isoscele e scaleno.
Questi sono i miei cartellini pronti per il download e la stampa, comprensivi dei 63 cartelli dei comandi, in stampato minuscolo o corsivo:
Presentazione
– mettiamo tutti i triangoli in ordine sparso sul piano di lavoro
– diciamo ai bambini: “Io tra tutti questi voglio solo un triangolo specifico. Riuscirete ad indovinare quale voglio?”
– un primo bambino sceglie un triangolo e ce lo porge. Diciamo: “No, mi dispiace. Il triangolo che voglio io non è di questo colore”.
– grazie all’indizio del colore, il bambino riuscirà a scartare tutti i colori sbagliati, nell’esempio dopo il rosso il blu:
– e a conservare tutti i triangoli del colore corretto. Se ad esempio il colore corretto è GIALLO, scriviamo su un cartellino l’aggettivo GIALLO (oppure usiamo il cartellino pronto)
– a questo punto la caccia va avanti, eliminando via via alcuni triangoli che non presentano gli aggettivi richiesti:
– ogni volta che il bambino individua una qualità corretta, scriviamo un cartellino (oppure usiamo i cartellini pronti) e aggiungiamolo agli altri:
– alla fine, quando rimane soltanto un triangolo, gli aggettivi coprono tutte le sue caratteristiche: IL TRIANGOLO GIALLO ISOSCELE PICCOLO ACUTANGOLO
– chiediamo ai bambini di porre il simbolo grammaticale corretto sopra ogni cartellino:
Nota: ogni volta che viene dato un nuovo indizio i triangoli che non rispondono alla descrizione vengono rimossi dal piano di lavoro. Il bambino può misurare i lati dei triangoli col righello e gli angoli col goniometro.
Scopo: – comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi.
Età: dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Presentazione 2 Il gioco del detective coi triangoli
Materiali
– i 63 triangoli per il gioco del detective – cartellini pronti per il gioco del detective) – 63 carte dei comandi per il gioco del detective – simboli grammaticali – strisce bianche di carta e matite colorate – stencil dei simboli grammaticali (facoltativo) – una lente di ingrandimento – righello e goniometro (facoltativi).
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi lavoreremo con gli articoli i nomi e gli aggettivi, facendo qualcosa di nuovo” – ricordiamo l’ordine delle parole, che di solito è formato da articolo, nome e aggettivo e poniamo in quest’ordine i simboli grammaticali lungo il margine superiore del piano di lavoro – diamo la lente di ingrandimento a un bambino e diciamo: “Userai la lente di ingrandimento per risolvere il mistero del triangolo perduto. Come un detective, seguirai gli indizi per risolvere il mistero”
– mettiamo sul piano di lavoro tutti i triangoli in ordine sparso. Diciamo: “Da qualche parte in questo mucchio di 63 triangoli si nasconde il triangolo perduto”
– scriviamo il primo indizio, cioè IL TRIANGOLO sulla striscia di carta. Il bambino con la lente di ingrandimento sceglie un triangolo. Diciamo: “Grazie, questo è un triangolo, ma non è il triangolo perduto”
– diamo al bambino un altro indizio aggiungendo l’aggettivo ROSSO
– rimuoviamo dal piano di lavoro tutti i triangoli che non sono rossi, e il bambino sceglierà un triangolo tra questi. Quando ce lo porge diciamo: “Grazie, questo è un triangolo rosso, ma non è il triangolo perduto” – aggiungiamo un nuovo indizio: IL TRIANGOLO ROSSO GRANDE – rimuoviamo dal piano di lavoro tutti i triangoli che non sono grandi
– aggiungiamo un nuovo indizio: IL TRIANGOLO ROSSO GRANDE RETTANGOLO – rimuoviamo tutti i triangoli che non sono rettangoli
– aggiungiamo l’ultimo indizio: IL TRIANGOLO ROSSO GRANDE RETTANGOLO SCALENO. Finalmente avremo trovato il triangolo perduto
– quando il bambino ha individuato il triangolo perduto, come tutti i detective, dovrà scrivere un rapporto. Ogni bambino, quindi, registrerà la descrizione del triangolo perduto sul suo quaderno di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali, a mano libera o utilizzando gli stencil.
Psicogrammatica Montessori: giochi logici per l’aggettivo – Nota: ogni volta che viene dato un nuovo indizio i triangoli che non rispondono alla descrizione vengono rimossi dal piano di lavoro. Il bambino può misurare i lati dei triangoli col righello e gli angoli col goniometro.
Psicogrammatica Montessori: giochi logici per l’aggettivo – Scopo: – comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi.
Psicogrammatica Montessori: giochi logici per l’aggettivo – Età: dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Esercizio 3 Il gioco del detective coi triangoli – esercizio individuale
Materiali
– i 63 triangoli del gioco del detective – i comandi per il gioco del detective – i cartellini preparati per nome, articolo, aggettivo – simboli grammaticali.
Esercizio
– si mettono i triangoli in ordine sparso sul piano di lavoro – il bambino sceglie un comando, lo legge e lo pone sul piano di lavoro:
– a questo punto compone la frase con i cartellini, ponendo sotto al comando articolo e nome e in seguito un aggettivo alla volta:
– per ogni aggettivo compie una selezione tra i triangoli, eliminando di volta in volta quelli che non rispondono all’aggettivo scritto sul cartellino:
– al termine il bambino aggiungerà su ogni cartellino il simbolo grammaticale appropriato
– il bambino può registrare l’esercizio sul suo quaderno di grammatica.
Nota
ogni volta che viene dato un nuovo indizio i triangoli che non rispondono alla descrizione vengono rimossi dal piano di lavoro. Il bambino può misurare i lati dei triangoli col righello e gli angoli col goniometro.
Scopo
– comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi.
Età
dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Esercizio 4 Il gioco del detective coi triangoli – esercizio collettivo
Materiali
– i 63 triangoli del gioco del detective – i 63 comandi per il gioco del detective.
Esercizio
– mettiamo tutti i triangoli in ordine sparso su un ampio piano di lavoro – distribuiamo tutti i comandi tra tutti i bambini (ogni bambino può avere più di un comando) – ogni bambino dovrà individuare i propri triangoli e toglierli dal tavolo – al termine dell’esercizio non dovrebbe rimanere nessun triangolo sul piano di lavoro.
Nota
ogni volta che viene dato un nuovo indizio i triangoli che non rispondono alla descrizione vengono rimossi dal piano di lavoro. Il bambino può misurare i lati dei triangoli col righello e gli angoli col goniometro.
Scopo
– comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi.
Età
dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Psicogrammatica MontesPresentazione 5 Il gioco del detective coi triangoli
Prerequisiti
– lezioni sull’aggettivo, – lezioni di geometria sui tipi di triangoli.
Materiali
– 63 cartellini che descrivono ogni triangolo (comandi per il gioco del detective); – simboli grammaticali; – la scatola dei triangoli per il gioco del detective.
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini e stendiamo il tappeto – mettiamo i triangoli sul tappeto e spieghiamo ai bambini che dovranno cercare i triangoli perduti – leggiamo la prima carta, ad esempio TROVA IL TRIANGOLO EQUILATERO BLU PICCOLO – formiamo un gruppo di tutti i triangoli equilateri eliminando gli altri
– poi facciamo un gruppo di tutti i triangoli equilateri blu eliminando gli altri
– infine teniamo solo quello piccolo – mettiamo il comando sotto al triangolo – aggiungiamo su ogni parola il simbolo grammaticale corrispondente – i bambini possono disegnare il triangolo sui loro quaderni di grammatica, scrivere la didascalia ed aggiungere i simboli grammaticali.
Punti di interesse
– conoscere i vari attributi dei triangoli, – classificare i triangoli in base agli attributi, – giocare ad essere un detective.
Controllo dell’errore
ogni triangolo ha una suo cartellino.
Varianti
– il bambino può tracciare e ritagliare dei triangoli aggiuntivi in cartoncino.
Nota
ogni volta che viene dato un nuovo indizio i triangoli che non rispondono alla descrizione vengono rimossi dal piano di lavoro. Il bambino può misurare i lati dei triangoli col righello e gli angoli col goniometro.
Scopo
– comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi – fare pratica con gli aggettivi – fare pratica con i concetti geometrici.
Età
dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Presentazione 6 Il gioco del detective coi triangoli
Materiali
– i 63 triangoli del gioco del detective – i cartellini dei nomi, degli articoli e degli aggettivi per il gioco del detective
Esercizio
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi lavoreremo con gli articoli, i nomi e gli aggettivi, facendo una nuova attività” – mettiamo tutti i triangoli e i cartellini sul piano di lavoro – invitiamo i bambini a classificare i cartellini in sei colonne, come segue:
– invitiamo il bambino a prendere un cartellino da ogni colonna e a formare con questi cartellini una riga
– invitiamo il bambino a cercare il triangolo che corrisponde alle qualità indicate dai cartellini
– il bambino troverà il triangolo giusto come ha fatto col gioco del triangolo perduto fatto nelle presentazioni precedenti: se il triangolo è rosso, eliminerà dal mucchio tutti i triangoli non rossi; se è grande eliminerà tutti i triangoli che non lo sono, ecc.
– al termine il bambino rimetterà i cartellini al loro posto e un altro bambino potrà svolgere lo stesso esercizio, scegliendo i cartellini che preferisce.
Scopo
– comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi – fare pratica con gli aggettivi – fare pratica con i concetti geometrici.
Età
dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Presentazione 7 Il gioco del detective coi triangoli
Materiali
– i 63 triangoli del gioco del detective – i 63 cartelli dei comandi per il gioco del detective – matite colorate – stencil dei simboli grammaticali (facoltativo).
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi lavoreremo con gli articoli, i nomi e gli aggettivi, facendo una nuova attività” – disponiamo tutti i triangoli in ordine sparso sul piano di lavoro – distribuiamo i comandi tra i bambini – invitiamo ogni bambino a leggere il suo comando e a trovare il triangolo indicato – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica, disegnando sulle parole i simboli grammaticali a mano libera o usando gli stencil.
Scopo
– comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’uso degli articoli qualificativi – fare pratica con gli aggettivi – fare pratica con i concetti geometrici.
Età
dai 7 ai 9 anni. Il bambino deve conoscere la classificazione geometrica dei triangoli in base ai lati e agli angoli.
Psicogrammatica Montessori: giochi logici per l’aggettivo
Psicogrammatica Montessori: i gradi dell’aggettivo. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Psicogrammatica Montessori: i gradi dell’aggettivo Presentazione 1
Materiali
– aste della lunghezza o corde di diverse misure
Introduzione orale
– invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi per la presentazione – mettiamo le aste (o le corde) sul piano di lavoro in ordine crescente – chiediamo a un bambino di darci un’asta (corda) LUNGA e mettiamola al centro del piano di lavoro – invitiamo un altro bambino a darci un’asta (corda) PIÙ’ LUNGA. Chiediamogli di verificare e rimettiamola a posto – ripetiamo con altri bambini – chiediamo a un altro bambino di darci un’asta (corda) PIÙ’ CORTA, verifichiamo e rimettiamola a posto.
Presentazione
– aste della lunghezza o corde di diverse misure – cartellini dei titoli per i gradi dell’aggettivo – cartellini in bianco e matita
– invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi per la presentazione – mettiamo le aste (o le corde) sul piano di lavoro in ordine crescente – chiediamo a un bambino di darci un’asta (corda) LUNGA e mettiamola sul piano di lavoro. Scriviamo su un cartellino LA CORDA LUNGA – invitiamo un altro bambino a darci un’asta (corda) PIÙ LUNGA. Chiediamogli di verificare, poniamola accanto alla prima e scriviamo su un cartellino LA CORDA PIÙ’ LUNGA – mettiamo sul margine superiore del piano di lavoro i due cartellini dei titoli GRADO POSITIVO e GRADO COMPARATIVO.
Psicogrammatica Montessori: i gradi dell’aggettivo Presentazione 2
Materiali
– aste rosse della lunghezza o tre nastri o corde in tre diverse lunghezze – strisce di carta e matita
Esperienza chiave
– invitare un gruppo di almeno tre bambini ad unirsi a noi nell’esercizio – diamo a un bambino la prima corda (o asta) e chiediamo di metterla sul piano di lavoro. Chiediamo a un altro bambino di prendere la corda (o asta) più lunga, e al terzo bambino di prendere quella lunghissima, mettendole in ordine crescente – diciamo: “Questa corda (o asta) è lunga, questa è più lunga rispetto a questa. Quando abbiamo due oggetti da confrontare, nel nostro caso le corde (aste) la parola LUNGA che usiamo per la prima corda (asta) si chiama AGGETTIVO POSITIVO. Per la seconda corda (asta) diciamo che è PIÙ’ LUNGA: questo è l’AGGETTIVO COMPARATIVO” – “la terza corda (asta) è la più lunga di tutte, quindi diciamo che è LUNGHISSIMA. Questa parola si chiama AGGETTIVO SUPERLATIVO”.
Estensioni
– cartellini per i gradi dell’aggettivo IIE – carte dei comandi per l’aggettivo – scrivere le proprie liste di aggettivi su tre colonne per i tre gradi – creare elenchi di nomi e aggettivi.
fo – arcistufo. Denso – più denso – densissimo. Generoso – più generoso – generosissimo. Interessante – più interessante – interessantissimo. Piacevole – più piacevole – piacevolissimo.
Grado positivo, comparativo e superlativo Presentazione 1
Prerequisiti
– lezione introduttiva agli aggettivi, – studio delle parole sui suffissi, – lezione sui suffissi per gli aggettivi.
Materiali
– cartellini degli aggettivi di grado positivo, comparativo e superlativo – cartellini dei titoli: aggettivo, positivo, comparativo, superlativo – alfabeti mobili in due colori o cartellini bianchi e penna nera, azzurra e blu – simboli grammaticali.
Presentazione
– invitare un piccolo gruppo di bambini e stendere il tappeto – chiedere ai bambini di elencare molti aggettivi. Spiegare che questi aggettivi sono di grado positivo – dire ai bambini che quando noi compariamo un nome ad un altro generalmente usiamo un aggettivo per fare questo. Quando lo facciamo la forma dell’aggettivo cambia – fare un esempio dicendo: “Se io voglio comparare Susanna a Gaia in base alla loro età, devo dire che Susanna è più grande di Gaia. Come è cambiato l’aggettivo?” – scrivere con gli alfabeti mobili SUSANNA E’PIÙGRANDEDIGAIA. Dire ai bambini: “Quando compariamo due nomi, di solito usiamo più … di. L’aggettivo diventa di grado comparativo” – continuare l’esempio per spiegare che se voglio comparare una terza persona con Susanna e Gaia, potremo dire, ad esempio, che Antonio è il più grande. – scrivere con gli alfabeti mobili ANTONIO E’IL PIÙGRANDE. Dire ai bambini: “In questo caso l’aggettivo diventa di grado superlativo” – disporre i cartellini titolo sul tappeto – scegliere e abbinare i cartellini degli aggettivi nei tre gradi – i bambini possono registrare l’esercizio sui loro quaderni di grammatica.
Scopo
– imparare come si usa l’aggettivo per comparare i nomi – uso dei suffissi per i gradi dell’aggettivo
Controllo dell’errore
ogni aggettivo positivo ha un suo comparativo e superlativo
Varianti
usare la lista di aggettivi che i bambini hanno creato all’inizio della lezione, cambiando ognuno in un comparativo e in un superlativo
Estensioni
chiedere ai bambini di scrivere frasi usando gli aggettivi in ogni grado.
Presentazione 2
Materiali
– tre serie di cartellini per gli aggettivi nei gradi positivo, comparativo e superlativo – scheda di controllo.
Esercizi preliminari
– ripassare con i bambini i gradi degli aggettivi utilizzando i materiali sensoriali, ad esempio le aste rosse della lunghezza (corta, cortissima, più corta di, meno corta di)
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – poniamo lungo il margine superiore del piano di lavoro i cartellini dei titoli e diciamo ai bambini: “Questi sono i gradi dell’aggettivo” – posizionare i cartellini sotto ai titoli in modo corretto.
Controllo dell’errore
ogni aggettivo positivo ha un suo comparativo e superlativo.
Scopo
– rendere il bambino consapevole del corretto utilizzo degli aggettivi – ampliare il vocabolario – incoraggiare i bambini ad esplorare il linguaggio attraverso lo studio delle parole.
Età al Presentazione
dai sei anni.
Psicogrammatica Montessori: i gradi dell’aggettivo
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi lavoreremo con i nomi, gli articoli e gli aggettivi. Oggi con i nomi, gli articoli e gli aggettivi faremo qualcosa di nuovo.” – invitiamo i bambini a nominare un oggetto presente in classe e ad usare l’articolo e l’aggettivo più adatti. Chiediamo al bambino di spiegarci perchè ha scelto quell’articolo e quell’aggettivo – scriviamo su tre cartellini in bianco separati le parole scelte dal bambino, usando l’azzurro per l’articolo, il nero per il nome e il blu per l’aggettivo. – chiediamo al bambino di mettere i tre cartellini sul piano di lavoro nell’ordine corretto – invitiamo il bambino a mettere su ogni parola il simbolo grammaticale corrispondente – invitiamo il bambino a rileggere la frase – ripetiamo l’esercizio con gli altri bambini – i bambini possono registrare l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali su ogni parola – il bambino nei giorni successivi può svolgere l’attività in modo autonomo.
Scopo
– comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere l’ordine logico delle parole nella frase.
Età
dai 6 anni.
Psicogrammatica Montessori l’inventario di classe per l’aggettivo
Psicogrammatica Montessori: esperienze chiave sull’aggettivo per bambini della scuola primaria.
Materiali
– tre fiori di tre diversi colori – cartellini bianchi – penna nera, azzurra e blu.
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo lavorato a lungo con i nomi e gli articoli” – “Oggi faremo altre attività con i nomi e gli articoli, e con altre parole” – mettiamo i fiori formando una fila orizzontale sul tavolo o sul tappeto – scriviamo IL FIORE su un cartellino bianco scrivendo IL in azzurro e FIORE in nero – invitiamo il bambino a leggere il cartellino. Diciamo a un bambino: “Dammi il fiore” – quando il bambino ci dà il fiore, diciamo: “Grazie, questo è un fiore bellissimo, ma non è il fiore che volevo…” – quando il bambino di dà un altro fiore, diciamo ancora: “Grazie. Questo è un altro bellissimo fiore, ma non è ancora il fiore che volevo. Non riesci a darmi il fiore che voglio perchè non mi sto spiegando abbastanza bene. Dovrei aggiungere qualche altra informazione” – aggiungiamo al cartellino dove abbiamo scritto IL FIORE l’aggettivo per il colore del terzo fiore (quello che il bambino non ci ha dato), ad esempio GIALLO – invitiamo il bambino a leggere il cartellino e darci il fiore indicato – diciamo al bambino: “Come hai fatto a capire quale fiore darmi?”. Il bambino risponderà che è successo grazie alla parola che indicava il colore del fiore – diciamo: “Non potevi sapere quale fiore darmi finché io non ho aggiunto una nuova informazione accanto al nome. Quando ho aggiunto una parola che descriveva meglio il nome, mi hai potuto dare il fiore che volevo. Le parole che aggiungono informazioni sui nomi o che li descrivono si chiamano aggettivi – scriviamo i cartellini per gli altri due fiori, comprensivi di articolo nome e aggettivo – invitiamo i bambini a leggere i cartellini e posizionare il fiore indicato accanto al cartellino – indichiamo gli aggettivi presenti nei tre cartellini e diciamo: “Queste parole ROSSO, ARANCIO GIALLO aggiungono informazioni ai nomi o li descrivono. Le parole che aggiungono informazioni sui nomi o che descrivono i nomi sono chiamate AGGETTIVI. Le parole ROSSO, ARANCIO, GIALLO sono aggettivi perchè descrivono il nome FIORE” – aggiungiamo: “La parola AGGETTIVO viene dal latino ADIECTIVUS che significa “aggiunta”. L’aggettivo aggiunge significati, descrizioni o qualità al nome – posizioniamo i cartellini dei titoli ‘ESPERIENZA CHIAVE PER L’AGGETTIVO’ e ‘AGGETTIVO: dal latino adiectivus = aggiunta’ – i bambini possono registrare l’attività sui loro quaderni di grammatica.
– invitiamo un gruppo di bambini e chiediamo loro di allestire la fattoria
– mostriamo le scatole dei simboli grammaticali e mettiamole aperte sul piano di lavoro
– formiamo sotto ad ogni scatola una colonna di cartellini che intendiamo usare con gli oggetti della fattoria, corrispondenti alle parti del discorso indicate dai simboli grammaticali
– chiediamo ai bambini di scegliere un cartellino del nome e di posizionarlo accanto all’oggetto corrispondente
– scegliamo il cartellino dell’articolo corretto da abbinare al nome e posizioniamolo accanto al nome
– scegliamo il cartellino l’aggettivo più adatto ed aggiungiamolo al nome
– quando si tratterà di scegliere l’aggettivo, tra i bambini potranno sorgere disaccordi, e spesso entrambi i bambini avranno ragione. Ad esempio un bambino sceglie “un uomo forte”, mentre un altro preferisce “un uomo alto”. In questi casi metteremo accanto all’uomo i cartellini “il forte alto uomo”.
Scopo
– esercitarsi nell’uso degli aggettivi – arricchimento del vocabolario – esercitarsi con la lettura.
Psicogrammatica Montessori: il gioco della fattoria per l’aggettivo
Scatola grammaticale II – spostamenti. Mentre il bambino si esercita con la scatola grammaticale II utilizzando articoli, nomi e aggettivi, l’insegnante può richiamare le regole grammaticali per la posizione degli aggettivi, effettuando alcuni spostamenti dei cartellini.
Di solito l’aggettivo segue il nome. Se è posto prima del nome, è meno appariscente; se è posto dopo, assume più importanza e ha una forza differente.
Mettiamo che il bambino abbia composto la seguente frase con i suoi cartellini:
L’insegnante può scambiare le parole così:
Allo stesso modo, per le altre frasi:
Il senso del linguaggio e l’abitudine fanno scegliere al bambino la posizione corretta dell’aggettivo.
In frasi come queste: – il leggero rumore – il dolce sapore l’aggettivo messo prima del nome rende il significato vago, figurato, emotivo o generico.
Mettendo invece l’aggettivo dopo il nome, il senso della frase diventa chiaro descrittivo e preciso: – il sapore dolce – il rumore leggero.
Psicogrammatica Montessori: aggettivi quantitativi. Presentazioni ed esercizi per la scuola primaria, con i cartellini pronti per il download e la stampa.
Esercizio 1 Cartellini degli aggettivi numerali cardinali e ordinativi
Materiale
– cartellini degli aggettivi numerali cardinali ed ordinativi.
Esercizio
– selezioniamo i cartellini che intendiamo usare coi bambini e separiamoli per mezzo di elastici, dividendo i cartellini degli aggettivi numerali cardinali dagli aggettivi ordinativi
– formiamo sul piano di lavoro una colonna per gli aggettivi numerali cardinali – mettiamo i cartellini degli aggettivi ordinativi in ordine sparso
– invitiamo i bambini a fare gli abbinamenti corretti.
Esercizio 2 Comandi degli aggettivi numerali cardinali e ordinativi
Esercizio 3 Cartellini degli aggettivi numerali cardinali e dei numeri romani
Materiale
– cartellini degli aggettivi numerali cardinali e dei numeri romani
Esercizio
– selezioniamo i cartellini che intendiamo usare coi bambini e separiamoli per mezzo di elastici, dividendo i cartellini degli aggettivi numerali cardinali dai numeri romani – formiamo sul piano di lavoro una colonna per gli aggettivi numerali cardinali – mettiamo i cartellini dei numeri romani in ordine sparso – invitiamo i bambini a fare gli abbinamenti corretti.
Esercizio 4 Cartellini degli aggettivi ordinativi e dei numeri romani
Materiale
– cartellini degli aggettivi ordinativi e dei numeri romani
Esercizio
– selezioniamo i cartellini che intendiamo usare coi bambini e separiamoli per mezzo di elastici, dividendo i cartellini degli aggettivi ordinativi dai numeri romani – formiamo sul piano di lavoro una colonna per gli aggettivi ordinativi – mettiamo i cartellini dei numeri romani in ordine sparso – invitiamo i bambini a fare gli abbinamenti corretti.
Psicogrammatica Montessori: aggettivi possessivi. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Per gli aggettivi possessivi si consigliano lezioni collettive. Si presentano in modo semplice gli aggettivi mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, mia, miei, mie, ecc.
Poi si fanno esercizi orali indicando gli oggetti e facendoli indicare ai bambini, usando in modo corretto gli aggettivi possessivi.
Infine si presentano ai bambini i cartelli per i comandi che contengono gli aggettivi possessivi (busta 17, 18, 19, 20) :
– invitare un piccolo gruppo di bambini e chiedere a un bambino di leggere un comando ed eseguirlo (o farlo eseguire da un compagno) – posizionare i cartellini degli aggettivi corrispondenti sul tavolo – posizionare i simboli grammaticali sugli aggettivi – il bambino può registrare gli aggettivi ed i simboli sul proprio quaderno di grammatica.
Scopo
– esercitarsi con gli aggettivi possessivi – sviluppare il vocabolario – comprendere i testi scritti ed seguire i comandi.
Varianti
i bambini posso scrivere dei loro comandi da far eseguire agli altri bambini.
Psicogrammatica Montessori: aggettivi dimostrativi. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Per gli aggettivi dimostrativi si consigliano lezioni collettive. Si presentano in modo semplice gli aggettivi questo questa questi queste (vicino a noi), codesto codesta codeste e codesti (vicino a voi), quello quella quegli quei quelle (lontano da voi).
Poi si fanno esercizi orali indicando gli oggetti e facendoli indicare ai bambini, usando in modo corretto gli aggettivi dimostrativi.
Infine si presentano ai bambini i cartelli per i comandi che contengono gli aggettivi dimostrativi (busta 13, 14, 15, 16) :
Prerequisiti
– lezione sugli aggettivi dimostrativi – presentazione del materiale.
– invitare un piccolo gruppo di bambini e chiedere a un bambino di leggere un comando ed eseguirlo (o farlo eseguire da un compagno) – posizionare i cartellini degli aggettivi corrispondenti sul tavolo – posizionare i simboli grammaticali sugli aggettivi – il bambino può registrare gli aggettivi ed i simboli sul proprio quaderno di grammatica.
Scopo
– esercitarsi con gli aggettivi dimostrativi – sviluppare il vocabolario – comprendere i testi scritti ed seguire i comandi.
Varianti
i bambini posso scrivere dei loro comandi da far eseguire agli altri bambini.
Psicogrammatica Montessori: aggettivi ed esperimenti per bambini della scuola primaria.
Maria Montessori indicò lo studio degli aggettivi come un’opportunità per presentare ai bambini alcune proprietà fisiche dei corpi. I bambini leggono i comandi, eseguono dei semplici esperimenti, e scrivono le loro osservazioni. Come per le buste dei comandi, le schede degli esperimenti sono accompagnate da cartellini marroni sui quali sono scritti gli aggettivi usati nella scheda. I materiali necessari per gli esperimenti devono essere preparati in anticipo dall’insegnante.
____________________
Psicogrammatica Montessori: aggettivi ed esperimenti
Busta 1 Riempire una brocca graduata con acqua fino al limite. Riempire di acqua una seconda brocca, ma non fino al limite. Osservare la forma che assume la superficie dell’acqua nelle due brocche e mettere l’aggettivo più appropriato scelto tra: concavo, convesso.
Busta 2 Prendere un filtro di carta, un pezzo di tessuto, una spugna e vedere se l’acqua può passare attraverso di essi. Scegliere l’aggettivo appropriato per ogni oggetto tra questi: permeabile,impermeabile, poroso.
Busta 3 Prendere un pezzo di vetro trasparente, un foglio di carta nera, un foglio di carta oleata; guardare la luce che passa attraverso di essi e scegliere per ognuno l’aggettivo più appropriato tra questi: trasparente, opaco, traslucido.
Busta 4 Confronta il peso dell’acqua col peso dell’alcool colorato; poi confronta il peso dell’acqua e dell’olio; dell’acqua e del sughero; dell’acqua e del piombo. Dire per ogni caso qual è l’elemento più pesante e quello più leggero.
Psicogrammatica Montessori: aggettivi ed esperimenti
Il bambino come risposta deve produrre un piccolo lavoro scritto, ad esempio: “L’acqua è più pesante dell’olio”.
I bambini eseguiranno i piccoli esperimenti indicati nei comandi ed impareranno a maneggiare brocche, filtri, imbuti, ecc; a versare delicatamente le ultime gocce d’acqua per la preparazione della superficie concava e convessa; a versare delicatamente l’alcol colorato o l’olio sull’acqua, ecc.
In questo modo fanno un primo passo pratico nello studio delle scienze.
Psicogrammatica Montessori: aggettivi ed esperimenti
Psicogrammatica Montessori COMANDI PER GLI AGGETTIVI per la scuola primaria.
Il materiale dei comandi per gli aggettivi è formato da 20 buste, ognuna delle quali contiene una scheda per i comandi e cartellini marroni per gli aggettivi contenuti nella scheda.
Il bambino legge ed esegue il comando.
Questo gioco può essere fatto in gruppo, con un bambino che legge a voce alta e un altro che esegue l’azione descritta. I comandi si riferiscono ai materiali sensoriali ed a quelli per la matematica, ma se non si hanno a disposizione possiamo riscriverne altri che implichino l’uso degli oggetti che abbiamo a disposizione.
Psicogrammatica Montessori COMANDI PER GLI AGGETTIVI
Esempio di busta:
Psicogrammatica Montessori COMANDI PER GLI AGGETTIVI Materiale pronto
Questi sono i cartellini pronti.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo – mostriamo le buste dei comandi per l’aggettivo. Spieghiamo che si tratta di 20 buste chiamate “Comandi per l’aggettivo”, numerate da 1 a 20″.
– apriamo la prima busta, mostriamo la scheda del comando e facciamola leggere a un bambino – poniamo la scheda sul tavolo – mostriamo i cartellini degli aggettivi e diciamo che questi cartellini servono a ricordare gli aggettivi contenuti nella scheda. Diciamo: “Queste parole, gli aggettivi, ci dicono come sono gli oggetti, il loro colore, la trama, la dimensione, la quantità o l’appartenenza” – poniamo i cartellini accanto alla scheda
– chiediamo a un bambino di leggere ed eseguire il comando – discutiamo ciò che il bambino ha fatto e poniamo l’attenzione sui cartellini degli aggettivi – mostriamo al bambino come rimettere le carte nella busta – invitiamo i bambini a ripetere da soli l’esercizio con un’altra busta, restando a disposizione per eventuali parole sconosciute.
Prerequisiti:
– lezione sugli aggettivi – presentazione del materiale.
Materiali
– comandi sugli aggettivi – simboli grammaticali.
Esercizio
– invitare un piccolo gruppo di bambini e chiedere a un bambino di leggere un comando ed eseguirlo (o farlo eseguire da un compagno) – posizionare i cartellini degli aggettivi corrispondenti sul tavolo – posizionare i simboli grammaticali sugli aggettivi – il bambino può registrare gli aggettivi ed i simboli sul proprio quaderno di grammatica.
Scopo
– esercitarsi con gli aggettivi – sviluppare il vocabolario – comprendere i testi scritti ed seguire i comandi
Varianti
i bambini posso scrivere dei loro comandi da far eseguire agli altri bambini.
vostri posti e voi andrete ai loro posti. Nel frattempo loro si alzeranno e poi verranno qui a prendere i nostri posti.
Psicogrammatica Montessori COMANDI PER GLI AGGETTIVI
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale II esercizi per la scuola primaria per l’uso dell’aggettivo in relazione al nome e all’articolo.
Il materiale della SCATOLA GRAMMATICALE II comprende varie serie di cartellini della frase di colore marrone scuro e varie serie di cartellini delle parole di diverso colore: – marrone chiaro per gli articoli – nero per i nomi – marrone scuro per gli aggettivi che si scelgono a seconda dell’esercizio che si vuole proporre e si collocano nella scatola grammaticale II:
Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo). I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).
Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la soluzione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissimealternative in cartoneo anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (ARTICOLO, NOME, AGGETTIVO). Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.
Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.
I materiali previsti per la scatola grammaticale II sono:
– scatola grammaticale II (qui il tutorial per costruirla: Costruire le scatole grammaticali) – una scatolina aperta marrone chiaro per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole – 6 scatoline di riempimento color marrone chiaro contrassegnate IIA, IIB, IIC, IID, IIE, IIF. Si tratta di set di cartellini preparati per parole, frasi, titoli (colori, qualità opposte, dimensioni opposte, stati d’animo opposti, forma, quantità, qualità sensoriali, gradi dell’aggettivo, concordanza nome-aggettivo,…)
Tutto il materiale pronto per il download e la stampa si trova qui:
Secondo le indicazioni di Maria Montessori il bambino legge una frase, prende gli oggetti che vi sono indicati, e poi compone la frase coi cartellini delle parole. Ad esempio, se il cartellino della frase contiene questa indicazione: ‘il colore verde – il colore turchino – il colore rosso’, il bambino prende tre spolette (verde, turchina e rossa) dalla scatola delle spolette dei colori, e le mette sul tavolo. Poi compone la frase la frase ‘il colore verde‘ e pone la spoletta verde accanto alla frase.
Quindi, lasciando sul tavolo i due primi cartellini, cambia solo quello relativo all’aggettivo, e sostituisce ‘verde’ con ‘turchino’, e infine cambia la spoletta verde con quella turchina.
In ultimo ripete la procedura con il colore rosso.
(Nel mio esempio ho utilizzato dei pennarelli al posto delle spolette dei colori. Per realizzarle in proprio trovate il tutorial qui: Costruire le spolette dei colori Montessori).
Esercizio 2
Materiale
– scatola grammaticale II – scatola di riempimento scelta – simboli grammaticali
Esercizio
– invitare un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – mettere i cartellini scelti nelle varie caselle della scatola grammaticale in modo corretto
– leggere la scheda della definizione per l’articolo e assicurarsi che il bambino capisca la funzione della nuova parte del discorso – leggere un cartellino delle frasi e posizionarlo lungo il margine superiore del piano di lavoro – leggere e ricreare la prima frase con i cartellini delle parole
– leggere e ricreare la seconda frase con i cartellini delle parole. Per comporre la seconda frase sarà necessario rimuovere l’aggettivo nella prima frase e sostituirlo
– mostrare ai bambini come mettere i simboli grammaticali sulle parole – ripetere questa procedura coi rimanenti cartellini delle frasi – quando i bambini hanno compreso l’esercizio possono esercitarsi individualmente con altri set di cartellini
Esercizio 3
Materiale
– scatola grammaticale II – scatola di riempimento scelta – simboli grammaticali
Esercizio
– invitare un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – chiedere a un bambino di mettere i cartellini scelti nelle varie caselle della scatola grammaticale in modo corretto
– chiedere a un bambino di prendere un cartellino delle frasi, di leggerlo e di metterlo sul piano di lavoro – chiedere di cercare i cartellini delle parole che formano la prima frase e di posizionarli accanto alla frase – leggere la prima frase, ad esempio “lo specchio pulito” – leggere la seconda frase, ad esempio “lo specchio sporco”. – sostituire il cartellino “pulito” col cartellino “sporco” – chiediamo ai bambini: “Quale parola ci dice com’è lo specchio di cui si parla?” – mostriamo il simbolo per aggettivo, il triangolo medio blu, e ricapitoliamo insieme ai bambini tutto quello che sappiamo degli aggettivi. Mettiamo il simbolo sull’aggettivo – chiediamo ai bambini quale simbolo dobbiamo usare per il nome e quale per l’articolo.
Esercizio 4
Materiali
– scatola grammatica II – set di cartellini per la scatola grammaticale II – simboli grammaticali.
Introduzione Orale
– invitiamo un gruppo di bambini a partecipare all’esercizio – chiediamo ad ogni bambino di portarci un oggetto, utilizzando solo articolo e nome – ogni volta che un bambino torna da noi con un oggetto, diciamo: “Mi dispiace, ma non è quello che voglio. Io voglio un … (ripetendo il nome dell’oggetto che ci ha portato) – ripetiamo finché il bambino sta al gioco, quindi riproponiamo la domanda aggiungendo un aggettivo: “Portami un … rosso” – quando il bambino ci porta l’oggetto, diciamo: “Questo è proprio quello che volevo. Come hai fatto a capirlo?”. Il bambino ci risponderà che l’ha capito perchè gli abbiamo detto il … rosso.
Esercizio
– mostriamo ai bambini la scatola grammaticale II e la scatola dei cartellini preparati – invitiamo un bambino a riempire correttamente la scatola con i cartellini delle parole e delle frasi – scegliamo un primo cartellino delle frasi e mettiamolo sul tavolo – invitiamo il bambino a leggere la prima frase e comporla coi cartellini – invitiamo il bambino a portare al tavolo l’oggetto indicato dalla frase – invitiamo il bambino a leggere la seconda frase e chiediamogli: “L’oggetto che hai portato va bene per questa frase?” – prendiamo il cartellino dell’aggettivo che nella seconda frase è diverso dalla prima e poniamolo sotto al primo – il bambino andrà a prendere l’oggetto adatto al secondo aggettivo e lo metterà accanto al cartellino – discutiamo il lavoro fatto: “Quale parola ci ha fatto capire quale oggetto portare?” Il nome. Mettiamo il simbolo del nome sul cartellino corrispondente. “Quale parola ci ha fatto capire se l’oggetto era uno specifico o uno tra tanti?”. L’articolo. Mettiamo il simbolo dell’articolo sul cartellino corrispondente. “Quale parola ci ha spiegato come era fatto più precisamente l’oggetto?”. L’aggettivo. Mettiamo il simbolo dell’aggettivo sul cartellino corrispondente. – ripetiamo l’esercizio con altri cartellini ed altri oggetti.
Psicogrammatica Montessori: scatola grammaticale II esercizi
Psicogrammatica Montessori: funzione dell’aggettivo. Presentazioni ed esercizi per la scuola primaria.
Presentazione 1
Materiale
– tre fiori dello stesso tipo ma di colori diversi – cartellini con articolo in azzurro, aggettivi in blu e nomi in nero: “il fiore rosso”, “il fiore giallo”, “il fiore arancio” – scatola dei simboli grammaticali.
Presentazione:
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – disponiamo i fiori fuori dal piano di lavoro e chiediamo a un bambino: “Per favore mi porti il fiore?” – quando il bambino ce lo porta diciamo: “Mi dispiace, questo fiore è molto bello ma non è quello che voglio. Io desidero il fiore rosso” – il bambino ci dà il fiore rosso, lo mettiamo sul piano di lavoro e lo affianchiamo con il cartellino “il fiore rosso” – facciamo la stessa cosa per il fiore giallo e per il fiore arancio – ogni volta chiediamo al bambino che ci porta un fiore di dirci come ha fatto a capire che quello era proprio il fiore giusto. – diciamo: “Per ricevere proprio il fiore che volevo ho avuto bisogno di descriverlo, di spiegare quale era tra gli altri fiori. Le parole che spiegano come sono le cose, cioè che le descrivono, si chiamano aggettivi” – mostriamo il triangolo medio blu e diciamo ai bambini che è il simbolo dell’aggettivo – aggiungiamo i simboli grammaticali sopra ad ogni parola – i bambini possono registrare la presentazione sui loro quaderni di grammatica.
Scopo
– imparare la funzione dell’aggettivo – stimolare l’interesse dei bambini verso la grammatica – introdurre il simbolo per l’aggettivo.
Punti di interesse
– riconoscere diversi aggettivi per i fiori – imparare nuovi simboli grammaticali.
Controllo dell’errore
le parole sono scritte nei colori che corrispondono ai simboli.
Altre attività con gli aggettivi
Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli aggettivi. E’ un lavoro che si fa normalmente utilizzando il materiale sensoriale (spolette dei colori, tavolette tattili ecc…), e durante le attività di vita pratica. Poniamo durante la giornata domande del tipo: è pulita? Di cosa è fatta? Mi descrivi i tuoi vestiti? Possiamo poi fare dei giochi, tipo comandi, dicendo ai bambini: “Alzino le mani i bambini coi capelli biondi”, “si accuccino sotto il banco tutti i bambini che hanno scarpe scure”, ecc.
Prepariamo una scatola degli oggetti contenente molti oggetti che in qualche modo sono legati tra loro, con la possibilità di differenziarli con gli aggettivi qualificativi per dimensione, colore, ecc. Prepariamo una serie di cartellini di frasi che descrivono ciascun oggetto, ad esempio: la poltrona grande azzurra, il cane piccolo marrone, l’uomo alto anziano, ecc.
Prepariamo poi i cartellini delle parole che compongono ciascuna delle frasi che abbiamo preparato, divisi in nomi, articoli, aggettivi. I cartellini possono essere messi in buste o scatoline separate che recano il simbolo appropriato.
Ogni gruppo di cartellini preparati, deve fare naturalmente riferimento alle frasi e agli oggetti di un determinato set. I bambini devono comporre le frasi prendendo nomi, articoli e aggettivi appropriati, e abbinare ad essi l’oggetto che descrivono.
Per rinforzare l’uso dei simboli grammaticali, possiamo chiedere ai bambini: “Qual è la parola che ci dice il nome dell’oggetto che voglio?”. Posizioniamo il triangolo nero sulla parola “piatto”. “Quali sono le parole che ci spiegano meglio quale tipo di piatto?”. Posizioniamo un triangolo blu sulla parola “giallo” e un altro triangolo blu sulla parola “piccolo”. “Qual è la parola che ci dice che sta per arrivare un nome? Che ci dice se c’è un piatto o ce ne sono tanti?”. Posizioniamo un triangolino azzurro sulla parola “il”.
Esercizi scritti e simboli. Incoraggiamo il bambino a scrivere frasi per descrivere vestiti, oggetti preferiti o altro, e poi ad aggiungere alle parole i simboli grammaticali (disegnandoli o usando i simboli di cartoncino pronti), o usando simboli pronti di carta da incollare.
Caccia agli aggettivi. Chiediamo ai bambini di cercare gli aggettivi in un libro di lettura, a sottolinearli oppure ad elencarli su un foglio.
Logico Gioco con l’aggettivo. Prepariamo dei set di cartellini composti da una decina di cartellini neri per i nomi, e una decina di cartellini blu per gli aggettivi. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate, che recano ciascuna il proprio simbolo grammaticale. Il bambino prende i nomi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, sul tappeto. Poi prende gli aggettivi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, a destra della colonna dei nomi. Si formeranno così abbinamenti nome-articolo casuali. I bambini li leggono (di solito si formano abbinamenti divertenti). Poi lascia al loro posto gli aggettivi appropriati, e raccoglie quelli che non lo sono. Rilegge uno alla volta gli aggettivi, e li abbina al nome più adatto.
Esercizi di scrittura di aggettivi. Diamo al bambino un cartellino del nome e una serie di cartellini di aggettivi. Il bambino copia il nome sul quaderno, poi aggiunge ad esso quanti più aggettivi possono essere appropriati.
Psicogrammatica Montessori: funzione dell’aggettivo Presentazione 2
Materiali
– un set di oggetti (ad esempio bottoni di varie forme, dimensioni e colori) – cartellini con gli articoli in azzurro, gli aggettivi in blu e i nomi in nero – simboli grammaticali.
Presentazione
– raduniamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto e sistemiamo gli oggetti sul piano di lavoro – leggiamo un cartellino e mettiamolo accanto all’oggetto corrispondente – invitiamo i bambini a leggere gli altri cartellini ed a posizionarli accanto agli oggetti corrispondenti – aggiungiamo ai cartellini i simboli grammaticali relativi ad ogni parola contenuta – i bambini possono registrare lo schema sul loro quaderno di grammatica.
Scopo
– fare pratica con l’uso degli aggettivi – arricchire il vocabolario – fare pratica con la lettura e la comprensione dei testi scritti
Punti di interesse
descrizione di oggetti differenti
Controllo dell’errore
le parole sono scritte nel colore che corrisponde al simbolo grammaticale
Estensioni
– chiedere ai bambini di prendere collezioni di oggetti da descrivere ed etichettare – chiedere ai bambini di scrivere liste di aggettivi relativi a un dato soggetto: gli altri devono indovinare di cosa si tratta come se si trattasse di un indovinello.
Psicogrammatica Montessori: funzione dell’aggettivo Presentazione 3
– mostriamo ai bambini la fattoria allestita, portando alla loro attenzione le caratteristiche di ogni animale o oggetto e utilizzando il maggior numero possibile di aggettivi – mostriamo ai bambini il vassoio dei simboli grammaticali e sediamoci intorno al tavolo o al tappeto – scriviamo il nome di un animale della fattoria su un foglietto di carta, accompagnato dall’articolo, scegliendone uno presente in più esemplari (ad esempio “il cavallo”) – chiediamo a un bambino di leggere il cartellino e di andare a prendere l’animale – Il bambino ci porta un cavallo di sua scelta, ad esempio quello nero, allora diciamo: “Questo cavallo è molto bello, ma non è quello a cui stavo pensando… non ti ho dato informazioni sufficienti” – scriviamo su un altro cartellino un aggettivo riferito al cavallo, ad esempio “marrone”. Ora il bambino saprà di dover portare il cavallo marrone – quando il bambino ci consegna il cavallo marrone diciamo: “Sì, è proprio il cavallo che volevo” – mettiamo i cartellini “marrone” e “il cavallo” sul piano di lavoro e affianchiamoli con l’oggetto corrispondente
– chiediamo a un bambino di leggere i cartellini: “Marrone il cavallo” e chiediamo: “Suona bene? No… infatti noi non diciamo “marrone il cavallo”, ma diciamo “il cavallo marrone”
– sistemiamo i cartellini e controlliamo che suoni bene – mostriamo i simboli grammaticali e diciamo ai bambini che li useremo per contrassegnare le parole – mostriamo il triangolo grande nero del nome, e diciamo che lo useremo per la parola che serve a nominare l’oggetto. Mettiamo quindi il simbolo sulla parola “cavallo” – mostriamo poi il triangolo medio blu scuro dell’aggettivo e diciamo che serve per la parola che ci dice com’è l’oggetto: Posizioniamo il simbolo sulla parola “marrone” – mostriamo il triangolo piccolo azzurro dell’articolo e diciamo che serve ad avvisarci che sta arrivando un nome. Posizioniamo il simbolo sulla parola “il”
– ripetiamo l’esercizio con altri elementi della fattoria.
Presentazione 4
Materiale
– fattoria Montessori – simboli grammaticali – strisce preparate contenenti nomi di oggetti della fattoria con articoli e aggettivi.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diamo a un bambino la prima striscia, chiediamogli di leggerla e di andare a prendere dalla fattoria allestita l’oggetto indicato – chiediamo al bambino di mettere sul piano di lavoro la striscia e l’oggetto, e di porre su ogni parola (articolo, nome, aggettivo) il simbolo grammaticale corretto – fare altri esempi, e quando i bambini hanno compreso l’esercizio, permettere loro di eseguirlo autonomamente, in gruppo o da soli.
Variante
– i bambini possono scrivere su cartellini in bianchi altre strisce e quindi svolgere l’esercizio come fatto con le strisce pronte.
Scopo diretto
– rendere il bambino consapevole delle singole parole lette – comprendere la funzione dell’aggettivo – comprendere la posizione dell’aggettivo nella frase.
Controllo di errore
il controllo dell’errore è affidato all’adulto.
Età
dai 6 anni.
Presentazione 5
Materiale
– fattoria o altro ambiente in miniatura (castello, casa delle bambole, o altro); – cartellini dei nomi scritti in nero; cartellini degli articoli scritti in azzurro; cartellini dell’aggettivo scritti in blu; – simboli grammaticali
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini ad allestire l’ambiente in miniatura – scegliere un cartellino del nome, leggerlo e posizionarlo accanto all’oggetto corrispondente – scegliere l’articolo corretto e metterlo davanti al nome – scegliere l’aggettivo corretto e metterlo dopo il nome – aiutare i bambini a leggere e posizionare gli altri cartellini – al termine i bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni di grammatica.
Scopo
– fare pratica con l’uso degli aggettivi – arricchire il vocabolario – fare pratica di lettura e migliorare la comprensione dei testi scritti.
Punti di interesse
– allestire l’ambiente in miniatura, – etichettare correttamente gli oggetti.
Controllo dell’errore
le parole sono nei colori che corrispondono ai simboli.
Variazioni
– etichettare oggetti presenti in classe, – usare altri ambienti in miniatura.
Estensioni
– chiedere ai bambini di fare nuove etichette in aggiunta a quelle fornite – scrivere un nome di un oggetto in miniatura su un foglio, come titolo, e poi scrivere sotto quanti più aggettivi si trovano per quel nome.
Psicogrammatica Montessori: funzione dell’aggettivo
Psicogrammatica Montessori: l’inventario di classe per l’articolo per bambini della scuola primaria
Materiale
– cartellini bianchi – penne nere e azzurre.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi svolgeremo insieme una nuova attività con i nomi e gli articoli. Quali articoli conosciamo?”. I bambini rispondono nominando gli articoli determinativi e indeterminativi. “Cosa ci indicano gli articoli?”. Un uno una ci indicano un oggetto qualunque tra un gruppo di oggetti uguali tra loro. Il lo la un singolo oggetto su cui non si può sbagliare. I gli le ci indicano tutti gli oggetti uguali di un gruppo su cui non si può sbagliare – invitiamo i bambini a nominare un oggetto presente in classe usando l’articolo appropriato. Ogni volta il bambino ci spiega il perchè della scelta dell’articolo – scriviamo l’articolo in azzurro e il nome in nero su due cartellini separati, e posizioniamo articolo e nome sul tavolo o sul tappeto – invitiamo i bambini a leggere i cartellini – continuiamo l’esercizio nominando altri oggetti – i bambini proseguono poi in modo indipendente scrivendo da soli i cartellini man mano che scelgono gli oggetti presenti in classe.
Scopo diretto
– comprendere la funzione dell’articolo – comprendere la funzione degli articoli determinativi e indeterminativi.
Età
dai 6 anni.
Psicogrammatica Montessori: l’inventario di classe per l’articolo
Psicogrammatica Montessori: esperienze chiave sull’articolo per bambini della scuola primaria.
Psicogrammatica Montessori: esperienze chiave sull’articolo Altre possibilità di presentazione
Materiale
– una selezione di oggetti, alcuni in gruppi identici, altri singoli (ad esempio 3 bottoni, 1 dado, 2 perle, 3 spaghi, 1 matita) – penna nera e azzurra – cartellini dei nomi per ogni oggetto e cartellini per gli articoli appropriati per ogni nome – cartellini dei titoli: “ESPERIENZA CHIAVE SULL’ARTICOLO”, “ETIMOLOGIA: ARTICOLO dal latino ARTICULUS = piccola mano) – cartellini bianchi.
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi faremo insieme qualche attività con i nomi e altre parole” – mettiamo gli oggetti a gruppi sul tavolo o sul tappeto: 3 bottoni, 1 tazza, 2 perle, 3 pennarelli, 1 matita – diciamo: “Ora vi chiederò di darmi esattamente quello che vi chiederò. Ascoltate attentamente” – Diciamo a un bambino: “Dammi UN bottone”, enfatizzando la parola un. Posizioniamo i cartellini un e bottone a sinistra sul tavolo o sul tappeto. Mettiamo il bottone che ci ha dato il bambino accanto ai cartellini – chiediamo a un altro bambino: “Dammi UN bottone”, sempre enfatizzando la parola un. Posizioniamo i cartellini a sinistra del tappeto ed accanto il bottone scelto, formando una colonna – ora chiediamo: “Dammi LA tazza” enfatizzando la parola la. Posizioniamo i cartellini la e tazza in una colonna diversa, a destra dei bottoni e aggiungiamo la tazza – continuiamo con gli altri oggetti, usando gli articoli singolari determinativi o indeterminativi a seconda del caso – diciamo ai bambini: “Alzate la mano se sapete dirmi quale regola abbiamo usato per distribuire gli oggetti in queste due colonne” – “In una colonna abbiamo un uno una, nell’altra il lo la davanti ai nomi” – chiediamo: “Quanti bottoni ci sono?”. Tre. “Quale parola abbiamo messo davanti alla parola bottone?”. Un. “Quando c’era più di un oggetto, avete dovuto scegliere quale oggetto darmi. Quando c’è più di un oggetto, c’è da fare una scelta, così usiamo le parole un uno una” – diciamo: “Quante tazze ci sono?”. Una. “Quante matite?”. Una. “Quale parola abbiamo messo davanti ai nomi?” La. “Quando c’è solo un oggetto, non abbiamo una scelta da fare. Quando c’è solo un oggetto usiamo le parole il lo la” – invitiamo i bambini a portare altri oggetti sul tavolo o sul tappeto. Chiediamo: “Qual è il nome dell’oggetto? Quanti ce ne sono? Usiamo un uno una o il lo la?” – scriviamo gli articoli in azzurro e i nomi in nero sui cartellini bianchi. Posizioniamo gli oggetti e i cartellini nelle colonne appropriate – chiediamo: “Dove mettiamo le parole un uno una il lo la?”. Davanti al nome – “Le parole un uno una il lo la si chiamano articoli. Li abbiamo scritti in azzurro. La parola articolo deriva dal latino articulus che significa piccola manina o piccolo rametto. L’articolo è come un rametto attaccato al grande albero, che è il nome” – “Questa è la nostra lezione chiave sull’articolo” – mostriamo i cartellini dei titoli e posizioniamoli lungo il margine superiore del tavolo o del tappeto – i bambini leggono i titoli a voce alta – i bambini registrano il lavoro sui loro quaderni di grammatica.
Scopo diretto
– comprendere la funzione degli articoli – comprendere la funzione degli articoli indeterminativi e determinativi singolari.
Età
dai 6 ai 9 anni (esperienza da ripetere ogni anno).
Altre esperienze con gli articoli
Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli articoli. Ad esempio diciamo loro “Mostrami UNA sedia”, “Indicami GLI spazzolini da denti. Indicami LO spazzolino da denti che usi tu”. Facciamo anche notare, ad esempio, che diciamo IL cavallo e non LO cavallo, e vari altri esempi simili, ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Prepariamo una scatola degli oggetti, contenente numerosi oggetti. Alcuni di questi oggetti saranno in un unico esemplare, altri in più esemplari identici (singolare e plurale, determinativi e indeterminativi). La scelta degli oggetti deve essere accurata: cominceremo con oggetti che cominciano con le consonanti, poi, per introdurre l’uso degli articolo apostrofato, aggiungeremo anche oggetti che cominciano per vocale. Selezioniamo con altrettanta attenzione maschili e femminili. Per ogni scatola che prepariamo per il bambino, scriviamo anche i cartellini: – dei nomi degli oggetti – degli articoli da abbinare – cartellini di controllo (che contengono il giusto abbinamento articolo – nome).
Per presentare l’esercizio ai bambini, mettiamo sul tappeto la scatola degli oggetti e, a un lato del tappeto, formiamo una colonna dei nomi e una colonna degli articoli, in ordine casuale.
Togliamo il primo oggetto (o gruppo di oggetti identici) dalla scatola, e mettiamolo sul tappeto, quindi scegliamo il nome adatto e aggiungiamo davanti ad esso l’articolo.
A seconda degli obiettivi che vogliamo raggiungere con l’esercizio, facciamo gli esempi necessari per dare ai bambini le indicazioni necessarie (ad esempio su singolare e plurale, o su determinativo e indeterminativo).
Quando il bambino è pronto, può proseguire da solo. Al termine del lavoro aggiungerà allo schema i cartellini di controllo.
Il gioco può essere variato. Ad esempio possiamo scrivere dei piccoli comandi al momento, per far indovinare al bambino l’oggetto che vogliamo prendere dalla scatola, oppure possiamo commettere “errori” nell’abbinare articolo e nome, e il bambino dovrà correggerci.
Esercizi con carte illustrate e cartellini possono essere preparati nello stesso modo, sostituendo appunto alla scatola degli oggetti carte illustrate appositamente preparate per i bambini.
Esercizi di compilazione di elenchi. Incoraggiamo i bambini a compilare elenchi (articolo e nome) di oggetti presenti nella classe o nella Fattoria. La Fattoria è un materiale piuttosto costoso, che si presta a molte attività nell’area linguistica. Può essere sostituita da una casa di bambola; io faccio così, in effetti, aggiungendo molti animali di plastica e gruppi di oggetti:
Questa è una fattoria, completa di cartellini, che ho preparato in versione stampabile:
La fattoria (o la casa di bambole, lo zoo, il negozio, la strada) sono giochi che incoraggiano lo sviluppo del linguaggio verbale e contribuiscono, accompagnati da cartellini appositamente preparati, a comprendere la grammatica e la sintassi.
Psicogrammatica Montessori: il gioco della fattoria per l’articolo. Presentazioni ed esercizi per la scuola primaria.
Esercizio 1
Materiale
– cartellini preparati con nomi di oggetti della fattoria – cartellini degli articoli determinativi e indeterminativi da abbinare ai nomi – fattoria.
Esercizio
– dopo aver presentato ai bambini l’articolo introdurre il cestino con i cartellini preparati e dire ai bambini che possono leggerli e abbinarli agli oggetti della fattoria – il cestino include nomi ed articoli determinativi e indeterminativi, e il bambino sceglie l’indeterminativo per oggetti singoli, e il determinativo per gli oggetti multipli. Il cesto contiene anche il cartellino del titolo “Articolo” – al termine dell’esercizio il bambino può copiare lo schema sul suo quaderno di grammatica.
Prerequisiti
lezione su nomi e articoli
Età
6 anni
Esercizio 2
Materiali
– ambiente in miniatura (fattoria, castello, casa delle bambole o altro) – cartellini dei nomi scritti in nero e degli articoli scritti in azzurro – simboli grammaticali.
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini a sistemare gli oggetti dell’ambiente in miniatura – scegliamo un cartellino del nome, leggiamolo e posizioniamolo accanto all’oggetto corrispondente – scegliamo il corretto cartellino dell’articolo e mettiamolo davanti al nome – aiutiamo i bambini a leggere e posizionare gli altri cartellini – i bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni di grammatica.
Scopo diretto
esercitarsi coi nomi e gli articoli.
Scopo indiretto
– sviluppo del vocabolario, – comprensione del significato e della funzione di nomi e articoli.
Punti di interesse
– preparare l’ambiente in miniatura, – etichettare gli oggetti.
Controllo dell’errore
gli articoli sono scritti in blu e i nomi in nero.
Variazioni
– etichettare gli oggetti della stanza, – usare altri ambienti in miniatura.
Estensioni
chiedere ai bambini di fare nuovi cartellini in aggiunta a quelli forniti.
Esercizio 3
Materiale
– fattoria Montessori (o casa delle bambole o altro ambiente in miniatura) – cartellini preparati con i nomi degli oggetti scritti in nero – cartellini degli articoli corrispondenti ai nomi scelti scritti in azzurro – penna nera e azzurra – cartellini in bianco.
Esercizi
– invitiamo un gruppo di bambini intorno alla fattoria – chiediamo loro di sistemare i cartellini dei nomi accanto agli oggetti corrispondenti – diciamo ai bambini: “Oggi lavoreremo insieme coi nomi e gli articoli. Quali articoli conosciamo?”. I bambini rispondono. “Un uno una ci dicono che ci sono molti oggetti uguali e che ne vogliamo indicare uno qualunque tra questi. Il lo la ci dicono che siamo certi dell’oggetto che vogliamo indicare, perchè ce ne è solo uno” – invitiamo i bambini a leggere i cartellini degli articoli e a posizionarli accanto ai nomi in modo corretto – quando tutti i cartellini sono posizionati, chiediamo ai bambini di leggerli insieme ai nomi, discutendo le scelte fatte. – diciamo: “Tutte le parole scritte in azzurro sono articoli. Un articolo è una piccola parola, come una manina che indica un nome” – il bambino registra gli articoli e i nomi sul suo quaderno di grammatica – il bambino può esercitarsi da solo con altri cartellini ed oggetti della fattoria.
Scopo diretto
– comprendere la funzione dell’articolo – comprendere la funzione degli articoli determinativi e indeterminativi.
Età
dai 6 anni.
Psicogrammatica Montessori: il gioco della fattoria per l’articolo
Psicogrammatica Montessori: articoli determinativi e indeterminativi, presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Presentazione 1
Materiali
– una raccolta di oggetti, ad esempio 3 bottoni, 2 mollette, 3 spaghetti, 2 arance – pennarello nero e azzurro – strisce di carta bianca.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi faremo insieme un esercizio coi nomi e gli articoli. Quali articoli conosciamo?”. (I bambini rispondono; dovrebbero conoscere un, uno, una, il, lo, la, i, gli, le). Continuiamo con la nostra ricapitolazione, coinvolgendo sempre i bambini: “Un, uno e una ci dicono che ci sono molti oggetti uguali e che noi ne vogliamo uno qualsiasi tra questi. Usiamo il, lo, la quando c’è solo un oggetto. Usiamo i gli le quando vogliamo un determinato gruppo di oggetti.” – Sistemiamo gli oggetti sul tavolo o sul tappeto: 3 bottoni, 2 mollette, 3 spaghetti in tre colonne distinte – diciamo: “Oggi faremo qualcosa di diverso con questi oggetti. Guardate attentamente e alzate la mano quando avete capito perchè gli oggetti sono ordinati in questo modo”. – sulle strisce bianche scriviamo ‘un bottone’ tre volte usando l’azzurro per gli articoli e il nero per i nomi. Invitiamo i bambini a leggere i cartellini e posizioniamoli sotto agli oggetti sul tavolo o sul tappeto – su altre strisce bianche scriviamo le parole ‘una molletta’ due volte usando sempre l’azzurro per gli articoli e il nero per i nomi. Invitiamo i bambini a leggere i cartellini e posizioniamoli sotto agli oggetti sul tavolo o sul tappeto – ripetiamo la procedura anche con gli spaghetti e poi con le arance – Quando i bambini hanno intuito la regola diciamo: “Quando il nome è maschile usiamo un e uno. Quando il nome è femminile usiamo una, ma quando il nome comincia per vocale una diventa un’ con l’apostrofo. – Invitiamo i bambini a dirci altri nomi che richiedono l’articolo un, uno, una, un’. Scriviamoli sulle strisce bianche e posizioniamole nelle colonne corrispondenti. – Il bambino può copiare lo schema sul suo quaderno di grammatica.
Scopo diretto
– comprendere la funzione dell’articolo – comprendere la funzione degli articoli un, uno, una, un’
Età
dai 6 anni.
Presentazione 2
Materiali
– una raccolta di oggetti, ad esempio: 5 bottoni, 2 spaghetti, 3 perle, 1 righello, 1 tazza, 1 spago – una penna nera e una azzurra – strisce di carta bianca – cartellini dei titoli: articolo determinativo; articolo indeterminativo.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Oggi faremo altri esercizi coi nomi e gli articoli. Quali articoli conosciamo?”. (I bambini rispondono; dovrebbero conoscere un, uno, una, il, lo, la, i, gli, le). “Cosa ci dicono gli articoli?”. “Un, uno e una ci dicono che ci sono molti oggetti uguali e che noi ne vogliamo uno qualsiasi tra questi. Usiamo il, lo, la quando c’è solo un oggetto. Usiamo i gli le quando vogliamo un determinato gruppo di oggetti.” – sistemiamo gli oggetti in gruppi sul tavolo o sul tappeto: 5 bottoni, 2 spaghetti, 3 perle, 1 righello, 1 tazza, 1 spicchio – invitiamo i bambini a posizionare i cartellini appropriati accanto agli oggetti – chiediamo ai bambini: “Quando mettiamo il cartellino davanti a un bottone, sappiamo precisamente accanto a quale bottone metterlo?”. I bambini risponderanno di no. “Abbiamo 5 bottoni tra cui scegliere e uno vale l’altro” – chiediamo ai bambini: “Quando mettiamo il cartellino accanto alla tazza, sappiamo con esattezza quale tazza etichettare?”. I bambini risponderanno di sì, perchè c’è una sola tazza. “Abbiamo una sola tazza, quindi la tazza è un oggetto determinato, sappiamo con certezza di che tazza parliamo” – “La è un articolo determinativo, come il e lo. L’articolo determinativo si usa quando indichiamo un oggetto preciso, perchè è l’unico. Anche i gli le sono determinativi, e servono a indicare un gruppo di oggetti precisi. Il lo la sono articoli determinativi singolari, i gli le sono articoli determinativi plurali” – posizioniamo il cartellino ARTICOLI DETERMINATIVI sulla colonna che comprende la tazza, il righello e lo spicchio – diciamo ai bambini: “Un uno una sono chiamati articoli indeterminativi. Indicano che ci sono molti oggetti uguali e non sappiamo quale vogliamo in particolare” – posizioniamo il cartellino ARTICOLI INDETERMINATIVI sulla colonna dei bottoni, degli spaghetti, delle perle – invitiamo i bambini a leggere i cartellini dei titoli e i cartellini che contrassegnano gli oggetti in ogni colonna – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando la penna azzurra per gli articoli e la penna nera per i nomi.
Scopo diretto
– comprendere la funzione dell’articolo; – comprendere la funzione degli articoli determinativi e indeterminativi.
Età
dai 6 ai 9 anni.
Presentazione 3
Materiali
– oggetti in gruppi di uno o più, con nomi che iniziano con vocali e consonanti – penna nera e azzurra – strisce di carta.
Presentazione
– mettiamo tutti gli oggetti insieme sul tappeto e diciamo ai bambini: “Guardate quanti oggetti! Proviamo a metterli in ordine” – chiediamo a un bambino, “Puoi darmi il fiore?”. Chiediamo: “Cosa mi hai portato?” e il bambino risponderà: “Il fiore” – chiediamo a un altro bambino di darci una mela. Il bambino può scegliere una qualsiasi delle mele. Chiediamo: “Cosa mi hai portato?”. Il bambino risponderà “Una mela”. – poi chiediamo a un altro bambino di darci un fagiolo, e il bambino può scegliere uno qualsiasi dei fagioli. Chiediamo: “Cosa mi hai portato?”. Il bambino risponderà “Un fagiolo” – proseguiamo così con tutti gli oggetti, scrivendo su un cartellino per ogni oggetto quello che ci dicono i bambini: il fiore, una mela, un fagiolo, ecc. – chiediamo: “Vi ricordate come si chiamano queste piccole parole che stanno davanti ai nomi?”. I bambini risponderanno che si tratta di articoli – diciamo: “Quando mi avete dato il fiore, c’era un fiore solo, e si capiva bene quale fiore volevo. Quando ho chiesto una mela, invece, c’erano molte mele tra cui scegliere, e non potevate essere sicuri di quale mela darmi. Potevate scegliere una mela qualsiasi” – “Il è un articolo determinativo. Lo usiamo per le cose determinate, come il fiore. Una e un sono articoli indeterminativi, che usiamo per le cose indeterminate, come una mela tra tante o un fagiolo tra tanti”.
Presentazione 4
Materiale
– cartellini di nomi, articoli determinativi e indeterminativi da abbinare – simboli grammaticali – cartellini dei titoli (nome, articolo determinativo, articolo indeterminativo).
Presentazione
– mettiamo un cartellino alla volta sul tappeto, chiediamo al bambino di leggere la parola a voce alta e di identificare la parte del discorso – invitiamo il bambino ad abbinare un articolo con un nome -proseguendo nell’esercizio il bambino si accorgerà del fatto che alcuni abbinamenti possono essere fatti in più modi diversi, mentre altri no – invitiamo il bambino a mettere i simboli grammaticali sui cartellini appropriati – invitiamo il bambino a usare i cartellini dei titoli appropriati per i determinativi e gli indeterminativi.
Presentazione 5
Materiali
– set di otto oggetti: 4 che cominciano per vocale e 4 che cominciano per consonante – cartellini degli articoli scritti in azzurro.
Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – mettiamo gli oggetti sul piano di lavoro, invitiamo i bambini a ordinarli e etichettarli coi cartellini dei nomi – mettiamo davanti a ciascun nome l’articolo appropriato e chiediamo ai bambini di dirci in base a quale regola abbiamo fatto gli abbinamenti – leggiamo ogni cartellino del nome e dell’articolo e quando i bambini hanno compreso, spieghiamo che quando i nomi femminili iniziano per vocale una diventa un’, ma un maschile è sempre senza apostrofo. Lo e la davanti a vocale diventano l’ – i bambini possono scrivere la regola sul loro quaderno di grammatica, e possono copiare lo schema. – imparare le regole ortografiche per gli articoli apostrofati
Presentazione 6 . Introduzione orale
Chiediamo ai bambini: “Chi è responsabile del governo?”. Il primo ministro. “Abbiamo solo un primo ministro in carica alla volta, quindi diciamo il primo ministro”. “Quante regine ci sono in Inghilterra?” Una. “Diciamo la regina, perché c’è una sola regina, non possiamo sbagliare”. “Quante lavagne abbiamo in classe?” Una. “Allora diciamo la lavagna”. “Quante sedie abbiamo in classe?”. Molte. “Allora diciamo una sedia se ne vogliamo indicare una qualsiasi tra quelle che abbiamo”. “E quanti tavoli abbiamo?” Molti. “Allora diciamo un tavolo”. “Un, uno, una sono chiamati articoli indeterminativi, perchè si usano per qualsiasi oggetto tra un gruppo di oggetti uguali”. “Il lo la si chiamano articoli determinativi perchè si usano per indicare un oggetto con certezza”.
Psicogrammatica Montessori: articoli determinativi e indeterminativi
– diciamo ai bambini: ” Se io dico ‘portami righello’, ‘mangia mela’ oppure ‘riordina scaffale’ suona bene?” – scriviamo queste parole con la penna nera: portami righello, mangia mela, riordina scaffale (lasciando uno spazio per l’articolo)
– i bambini dovrebbero notare da soli che mancano gli articoli, in caso contrario chiediamo se secondo loro manca qualcosa – diciamo: “Sì, avete ragione. Prima del nome manca una parola per far suonare bene la frase” – scriviamo su cartellini corti, in azzurro, gli articoli il, la, lo ed aggiungiamoli alle frasi precedentemente scritte.
– leggiamo le frasi: “Portami il righello. Mangia la mela. Riordina lo scaffale.” – diciamo: “Queste piccole parole che vanno prima del sostantivo sono dette articoli. La parola articolo deriva dal latino articulus che significa piccolo membro, piccolo braccio. In articolo è un po’ come una manina che sta davanti al nome per indicarlo. – mostriamo ai bambini i simboli grammaticali per il nome e l’articolo. Facciamo notare che l’articolo si riferisce al nome, quindi ha la stessa forma, ma il simbolo è più piccolo e di colore diverso. Usiamo un triangolo nero per il nome e un piccolo triangolo piccolo azzurro per l’articolo.
Presentazione 2
Materiale
– molti oggetti e gruppi di oggetti (ad esempio 3 bottoni, 5 mollette, 1 perla, 1 bicchiere, 1 forchetta, 3 fusilli);
– cartellini per ogni oggetto con l’articolo corretto (i nomi sono scritti in nero e gli articoli in azzurro). Gli oggetti individuali avranno un cartellino con l’articolo determinativo. I gruppi di oggetti avranno un cartellino con l’articolo indeterminativo per ognuno degli oggetti (es. un bottone, un bottone, un bottone); – carte titolo: articolo determinativo, articolo indeterminativo; – scatola dei simboli grammaticali.
Presentazione
– Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – mettiamo gli oggetti sul tappeto – chiediamo a un bambino di darci un bottone, enfatizzando la parola un. Affianchiamo col cartellino corrispondente. Poi chiediamo anche ad un secondo e ad un terzo bambino di darci un bottone
– continuiamo così per gli altri gruppi di oggetti multipli
– ora chiediamo a un bambino di darci un oggetto singolo, ad esempio il bicchiere. Spieghiamo che in questo caso possiamo chiedere il bicchiere, perché c’è un solo bicchiere. È determinato, cioè è certo, che questo è il bicchiere che stiamo chiedendo. – continuiamo chiedendo gli altri oggetti individuali – possiamo ogni tanto fingere di sbagliare ad usare gli articoli, ad esempio dicendo: “Dammi una forchetta… No, scusami, dovevo dire dammi la forchetta”, sottolineando così il nostro errore. – spieghiamo che quando abbiamo chiesto un oggetto tra quelli presenti in gruppo, abbiamo usato gli articoli un una uno averne uno qualsiasi tra quelli del gruppo. L’oggetto che abbiamo chiesto era indeterminato: uno o l’altro andava bene, non ne chiedevamo uno specifico. Quando invece c’era un solo oggetto di un certo tipo, abbiamo usato gli articoli il lo la. Anche quando vogliamo un determinato gruppo vogliamo qualcosa di determinato, e possiamo chiedere i bottoni, le mollette, i fusilli. – spieghiamo ai bambini che le parole scritte in azzurro sono articoli. L’articolo è una parola corta che indica che dopo di lui ci sarà un nome. Il simbolo è un piccolo triangolo azzurro. Ha la stessa forma del simbolo del nome perché non è così importante da avere una forma diversa da lui. La parola articolo viene dal latino articulus che significa piccolo arto. – aggiungiamo allo schema i cartellini degli articoli e dei nomi
– mettiamo sul margine superiore del tappeto i due cartellini dei titoli e chiediamo ai bambini di spostare i cartellini dei nomi e degli articoli nella colonna corretta
– il bambino può registrare lo schema nel suo quaderno di grammatica.
Scopo diretto: introdurre la funzione dell’articolo.
Scopo indiretto: coltivare l’interesse verso la grammatica, introdurre il simbolo per l’articolo.
Punti di interesse: – il simbolo dell’articolo, – imparare quando e perché si usano gli articoli determinativi e quelli indeterminativi.
Estensioni: – raggruppare oggetti presenti nella stanza e fare cartellini di articoli e nomi per ognuno – cercare gli articoli in un racconto o in una poesia.
Presentazione 3
Proponiamo ai bambini una lista di nomi scritti alla lavagna. Con l’aiuto dei bambini aggiungiamo davanti ad ogni nome l’articolo, che può essere determinativo o indeterminativo a seconda di quelli che suggeriscono i bambini. Possiamo contrassegnare gli articoli col triangolino azzurro e i nomi col triangolo nero. Quando la lista è completa e ogni nome è preceduto da un articolo, facciamo notare ai bambini che abbiamo articoli come un, uno e una, e altri articoli come il lo la i gli le. Possiamo dire ai bambini che usiamo un uno e una quando il nome è uno tra tanti, il lo la quando il nome è uno in particolare, i gli le quando il nome si riferisce a tanti, cioè quando si tratta di un nome plurale. Cosa fanno gli articoli? Ci dicono che sta per arrivare un nome.
Presentazione 4
Materiali
– matita e strisce di carta bianca (oppure cartellini pronti per nomi, articoli e titoli) – una selezione di piccoli oggetti, alcuni singoli ed altri multipli
Prerequisiti
il bambino deve saper leggere senza difficoltà i cartellini
Presentazione
– radunare gli oggetti sul tavolo o sul tappeto. Formare con gli oggetti una colonna verticale – chiamare un piccolo gruppo di bambini al tavolo o al tappeto. Chiedere ai bambini di darci un oggetto singolo, ad esempio dicendo: “Per favore, dammi la tazza”; “Per favore, dammi la scatola”, enfatizzando gli articoli. – Poi chiedere ai bambini di darci un oggetto tra quelli presenti in quantità multipla, dicendo ad esempio: “Per favore, dammi il pennarello”, ma rapidamente aggiungiamo: “Scusami, ho fatto la domanda sbagliata. Dovevo dire per favore, dammi un pennarello, perchè ce ne è più di uno”. – Ripetere questo esempio più volte, con altri oggetti. – Scrivere il nome degli oggetti con i rispettivi articoli sulle strisce di carta. I bambini leggono a turno i cartellini e li posizionano accanto agli oggetti corrispondenti. – Porre all’attenzione dei bambini gli articoli dicendo: “Queste piccole parole un, uno, una, il, lo, la, i, gli, le sono chiamate articoli. La parola ‘articolo’ deriva dal latino articulus, che significa piccola parte o piccolo membro. L’articolo è una piccola parola che sta sempre vicina ad un nome”. Posizionare il cartellino del titolo “articolo” lungo il margine superiore del tavolo o del tappeto.
Presentazione 5
Materiale
– una scatola o un cesto contenente una selezione di piccoli oggetti della fattoria, alcuni singoli ed altri multipli – due serie di cartellini preparati, che indicano gli oggetti selezionati per la presentazione: il primo set è formato da cartellini per articolo+nome insieme, il secondo set è formato da articoli e nomi su cartellini separati
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto e mostriamo gli oggetti nel cestino – estraiamo un oggetto alla volta (anche in caso di oggetti multipli) e chiediamo ai bambini di nominarli. – facciamo notare ai bambini che alcuni oggetti sono unici, altri oggetti sono in più esemplari – distribuiamo tra i bambini i cartellini nome+articolo – ogni bambino legge il suo cartellino, trova l’oggetto e posiziona il cartellino accanto all’oggetto – diciamo, ad esempio: “Sì, questo è un cespuglio” (se ci sono più cespugli) oppure “Sì, questo è il cespuglio” se c’è un cespuglio solo. – quando tutti gli oggetti sono etichettati, mettiamoli in ordine con i cartellini corrispondenti formando due colonne (indeterminativi e determinativi) – leggiamo coi bambini i cartellini delle due colonne e diciamo che quando parliamo di un elemento singolo usiamo il lo la, quando parliamo di un elemento tra tanti usiamo un uno una. – ritiriamo i cartellini e distribuiamo tra i bambini i cartellini dei nomi, facendoli posizionare accanto agli oggetti, poi i cartellini degli articoli. – una volta fatto, i bambini possono leggere di nuovo le colonne I bambini possono ripetere questa lezione con le etichette preparate.
Psicogrammatica Montessori: funzione dell’articolo
– comprendere la funzione degli articoli – comprendere la funzione degli articoli indeterminativi e determinativi singolari e plurali.
Età
dai 6 anni
Materiali
– una selezione di oggetti singoli (1 barile, 1 scatola) – una selezione di gruppi di oggetti uguali tra loro (4 cespugli, 3 maialini, 2 rane) – penna nera e blu – cartellini bianchi.
Io ho usato il materiale della Fattoria Montessori:
– invitiamo un gruppo di bambini intorno al tavolo o al tappeto;
– diciamo loro: “Oggi faremo qualche esercizio coi nomi e gli articoli. Quali articoli conosciamo? (i bambini rispondono). Cosa ci dicono gli articoli? Un uno e una ci dicono che ci sono molti oggetti e che ne vogliamo uno tra questo. Il lo la ci dicono che vogliamo un oggetto determinato, o che c’è un solo oggetto. I gli e le ci dicono che vogliamo un insieme di oggetti uguali”;
– sistemare gli oggetti e i gruppi di oggetti sul tavolo o sul tappeto;
– diciamo: “Oggi faremo qualcosa di nuovo con questi oggetti”;
– su un cartellino bianco scriviamo il nome del primo gruppo di oggetti preceduto dall’articolo (un oggetto alla volta):
– diciamo ai bambini: “C’è un modo più semplice per indicare tutti questi cespugli”. Prendiamo un cartellino scritto e correggiamo un cespuglio con i cespugli. Invitiamo i bambini a leggere il nuovo cartellino.
– ripetere con gli altri nomi plurali
– diciamo ai bambini, indicando i plurali: “Cosa abbiamo potuto notare di questi nomi? Sono tutti plurali. Quando il nome è plurale usiamo gli articoli determinativi i gli le. Usiamo invece un uno una per indicare un oggetto qualunque fra tanti. Usiamo il lo la per indicare un oggetto determinato.”
Il bambino può copiare lo schema sul suo quaderno di grammatica.
In seguito può svolgere un’attività simile utilizzando altri elementi della fattoria e i cartellini preparati (nomi e articoli).
Presentazione 2
Prerequisiti
introduzione alla funzione dell’articolo
Materiali
– scatola di oggetti multipli; – cartellini per ogni oggetto o gruppi di oggetti con l’articolo corretto (nomi scritti in nero e articoli in azzurro) Gli oggetti individuali hanno l’articolo determinativo, i gruppi di oggetti hanno per ogni singolo oggetto del gruppo l’articolo indeterminativo; – simboli grammaticali per il nome e l’articolo; – cartellini di titoli (singolare e plurale).
Presentazione
– chiamiamo un piccolo gruppo di bambini intorno al tappeto; – invitiamoli a sistemare gli oggetti sul tappeto e a posizionare accanto i nomi e gli articoli corrispondenti, accompagnati dai simboli grammaticali; – chiediamo a un bambino di leggere ogni cartellino del primo gruppo di oggetti e di darceli (un maialino, un maialino, un maialino); – diciamo ai bambini che c’è un modo più rapido per chiedere di darci i maialini insieme. Sostituire i tre cartellini col cartellino “i maialini”;
– ripetiamo con altri gruppi di oggetti. Diciamo ai bambini che quando vogliamo nominare un gruppo di oggetti usiamo il plurale dell’articolo determinativo; – i bambini possono registrare la disposizione sui loro quaderni di grammatica.
Scopo diretto: imparare l’uso dell’articolo determinativo con i nomi plurali Scopo indiretto: capire il senso della grammatica nel linguaggio orale
Punti di interesse: – il simbolo per l’articolo; – imparare quando e perché usare un uno una, il lo la i gli le.
Controllo dell’errore: gli articoli sono scritti in azzurro e i nomi in nero
Presentazione 3
Materiale
– un temperino e un gruppo di cucchiaini – cartellini dei nomi – cartellini degli articoli – simboli grammaticali per il nome e l’articolo; – cartellini di titoli (singolare e plurale).
Presentazione
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– prendiamo il temperino e chiediamo: “Quanti temperini ci sono?”, Il bambino dirà: “Uno solo”.
– diciamo ai bambini: “Ricordate che abbiamo detto che quando c’è un solo oggetto la parola è singolare”, e mettiamo accanto al temperino i cartellini dell’articolo e del nome (il temperino)
– chiediamo a un bambino: “Quanti cucchiaini ci sono?”. Il bambino risponderà: “Tre”.
– Mettiamo i cucchiaini sul tappeto e diciamo: “Ricordate che abbiamo detto che, quando ci sono due o più oggetti la parola è plurale, e il nome e l’articolo si modificano. Mettiamo accanto ai cucchiaini i cartellini corrispondenti.
Presentazione 4
Scopo diretto
– rendere il bambino consapevole del corretto utilizzo di vocaboli comuni; – contribuire ad ampliare il vocabolario del bambino – incoraggiare il bambino ad esplorare il suo linguaggio attraverso lo studio delle parole e la grammatica.
Età di presentazione
sei anni
Materiali
– raccolta di oggetti con un numero variabile di membri per ciascuna voce (da1 a 4) – cartellini di nomi e articoli – cartellini dei titoli (singolare, plurale)
Presentazione
– Diciamo ai bambini: “Guardate quante cose diverse! Mi potete aiutare a tirarle fuori? “.
– Iniziamo con un oggetto singolo (cane). Chiediamo “Cane o cani?”
– Ripetiamo con gli altri gruppi di oggetti, formando una colonna per i singolari e una per i plurali. Chiediamo sempre di ogni nome le due forme (singolare e plurale).
– Diciamo: “Quando abbiamo un solo oggetto il nome e l’articolo sono al singolare, quando abbiamo più di un oggetto il nome e l’articolo sono al plurale.”
– Posizioniamo in alto i cartellini dei titoli.
– Chiediamo ai bambini di mettere accanto agli oggetti i cartellini degli articoli e dei nomi.
Presentazione 5
Materiali
– un cestino contenente oggetti singoli e gruppi di oggetti uguali – cartellini di nomi e articoli singolari e plurali corrispondenti – cartellini dei titoli (singolare e plurale)
Presentazione
– Tiriamo fuori dal cestino gli oggetti, singoli o a gruppi, e per ognuno chiediamo : “Devo dire agnellino o agnellini?”, “Devo dire rastrello o rastrelli?” ecc.
– Diciamo: “Quando abbiamo un solo oggetto usiamo il singolare, quando abbiamo più oggetti usiamo il plurale.”. Mettiamo in alto i cartellini dei titoli.
– Prendiamo i cartellini dei nomi, mischiamoli, leggiamo il primo e chiediamo: “E’ uno o più di uno?”.
– mettiamo il cartellino sotto il titolo giusto. Poi chiediamo: “Che articolo usiamo?” e affianchiamo l’articolo al nome.
– ripetiamo facendo partecipare all’attività tutti i bambini.
Psicogrammatica Montessori: il plurale degli articoli
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture per la scuola primaria.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture I microbi
L’insetto divora il fiore, l’uccello divora l’insetto, il bue divora l’erba e il leone divora il bue. L’uomo uccide l’insetto, uccide l’uccello e il bue e il leone. Egli è dunque il solo, l’invincibile padrone del mondo. No, davvero: creaturine microscopiche celate nell’aria, nell’acqua, nella polvere, senza artigli e senza denti, penetrano nei suoi polmoni, nelle sue viscere, nel suo sangue e possono farlo ammalare o anche morire. Il vincitore del leone e di tutte le fiere è divorato da uno stuolo invisibile di animaletti che si chiamano microbi. (P. Mantegazza)
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Norme di igiene
Se molti, con un ingrandimento microscopico, potessero vedere le miriadi di germi che brulicano nel sudiciume, si laverebbero le mani cento volte al giorno. L’ultima conseguenza della poca pulizia della pelle è l’accumularsi di piccolissime squamette cornee. La pelle perde giornalmente miliardi di queste squame che, se non vengono eliminate da una buona lavatura, si accumulano con un effetto assai poco piacevole a vedersi. Per evitare conseguenze, che nei casi migliori si limitano a una brutta figura, ma che possono arrivare a malattie gravissime, come ad esempio il tifo, ecco che cosa è necessario fare. Lavarsi il viso e specialmente le mani più spesso che si può: sempre dopo aver toccato il terriccio, oggetti sporchi, e prima di mangiare. Tenere sempre le unghie corte e scrupolosamente pulite, lavandole con gli appositi spazzolini a setole dure. Anche i piedi devono essere lavati tutte le sere, sia perchè sono una parte del corpo delicata, sia perchè, nonostante siano protetti dalle calze e dalle scarpe, si impolverano e si sporcano facilmente. I capelli devono essere lavati e spazzolati di frequente.
Dobbiamo mangiare cibi sani, non avariati; se consumiamo cibi crudi, ben puliti; se cotti che siano cotti al punto giusto. Evitare il più possibile i cibi conservati o quelli troppo elaborati; intingoli troppo grassi o troppo piccanti. Il mangiare sia insomma semplice e naturale. In secondo luogo, l’alimentazione deve essere varia. Deve comprendere in giuste proporzioni questi alimenti: pane, latte e formaggio, carne e pesce, condimenti (grassi), verdure, frutta. Infatti i sali minerali e le vitamine sono contenuti nelle verdure e nella frutta. In terzo luogo l’alimentazione non deve essere ne scarsa ne eccessiva. Meglio di tutto è bere acqua di rubinetto. Da usare con moderazione sono il caffè ed altre bevande eccitanti come il tè, che se usati in quantità eccessiva possono arrecare danno al sistema nervoso ed al fegato.
Respiriamo con in naso e non con la bocca. Il passaggio dell’aria per il naso non è diritto e aperto, ma invece straordinariamente tortuoso. Potremmo credere che questo sia dannoso, invece è un vantaggio grandissimo. Costringe l’aria a passare entro un largo tubo riscaldato dal sangue, per cui l’aria stessa viene riscaldata; anche una buona quantità di vapore acqueo può aggiungersi all’aria, se non ne contiene a sufficienza, cosa assai utile perchè l’aria secca è irritante. Inoltre questo tortuoso passaggio agisce da filtro per l’aria. Una grande quantità di impurità è arrestata, così l’aria arriva ai polmoni riscaldata e umida, ed assai purificata. Esperimenti fatti mediante un tubo passante per la bocca dimostrano che l’aria filtrata nel passaggio per il naso non contiene microbi, mentre prima ne poteva contenere delle migliaia. Ne consegue che è nostro dovere respirare col naso. Il passaggio dell’aria è più facile per la bocca perchè la bocca non si prende la cura di filtrarla. Poche cose sono importanti per la salute quanto quella di respirare per il naso e non per la bocca.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Come si difende il corpo
Ogni giorno il nostro corpo è invaso da miliardi di germi, molti dei quali possono provocare malattie e perfino la morte. Ciò nonostante ci conserviamo sani. Innumerevoli batteri e virus riescono a penetrare nel nostro organismo con il cibo che mangiamo, o con l’aria che respiriamo, o attraverso qualche ferita della pelle. Eppure ci conserviamo sani. Alcuni germi si stabiliscono permanentemente nella bocca, nel naso, nella gola o negli intestini, dove possono moltiplicarsi in modo incredibile. Ciò nonostante ci conserviamo sani. Che cosa ci protegge da questi assalti? A poco a poco, durante secoli di studi, gli scienziati sono riusciti a scoprire che cosa accade. La nostra salute è protetta, essi affermano, da una serie ingegnosa di difese, disposte in profondità, come le linee successive di un esercito trincerato per respingere l’invasore. Supponiamo, ad esempio, che una particella di polvere carica di microbi penetri nell’occhio. Con tutta probabilità non c’è alcun motivo di preoccuparsi. La superficie del globo oculare è costantemente bagnata da un liquido lacrimale, il quale contiene un antisettico detto lisozima, che uccide i batteri. I germi che penetrano dal naso devono passare attraverso una complicata rete filtrante. La superficie delle vie nasali è mantenuta umida da un liquido mucoso che trattiene i germi. Se questi causano un’irritazione, sono espulsi con lo sternuto. Cosa avviene nel nostro corpo quando ci facciamo una ferita, sia pure un graffio? Dalla ferita alcuni microbi patogeni (cioè generatori di malattie) penetrano nel corpo. Il pericolo è tremendo perchè i batteri si moltiplicano con spaventosa rapidità e in breve tempo potrebbero invadere tutto l’organismo e anche ucciderlo. Ma il nostro corpo si mette subito in allarme e un meraviglioso sistema di difesa entra immediatamente in azione. Migliaia e migliaia di globuli bianche (leucociti) accorrono, attaccano i batteri, li circondano e li distruggono. Questo, quando i globuli bianchi (leucociti) contrattaccano in tempo e i batteri non sono troppo numerosi e virulenti. Se invece i batteri resistono e riescono a moltiplicarsi uccidono le cellule dei tessuti. Allora i globuli bianchi non solo devono combattere i batteri, ma devono distruggere anche le cellule morte che potrebbero divenire pericolose per il corpo umano. In questa lotta tremenda, che ha come posta finale la salvezza o un grave danno per il corpo umano, molti globuli bianchi muoiono e si trasformano in pus. Ma da ogni parte accorrono sempre più numerosi rinforzi: i globuli bianchi arrestano così l’invasione; la bloccano in un punto (il foruncolo) impedendo che l’infezione si diffonda in tutto il sangue. In breve le cellule riparano i danni provocati dalla ferita e nel corpo cessa lo stato di allarme. Molte volte però i batteri, appena entrano nel nostro organismo, emettono delle sostanze velenose, le tossine. Il tetano e la difterite sono alcune fra le malattie provocate da tossine batteriche. Il sangue allora, o meglio il siero del sangue, fabbrica subito del soldati capaci di attaccare le tossine nemiche: le antitossine. Questi anticorpi, così vengono chiamate le antitossine, combattono le tossine e spesso le vincono. Molte volte però il sangue non riesce a fabbricare subito le antitossine. Ci vuole tempo. E le tossine batteriche hanno tutto il tempo per attaccare e vincere. Il corpo è costretto allora ad una lotta che può durare anche delle settimane. Per aiutare il corpo nella lotta contro i batteri, i medici vaccinano, ossia iniettano nel sangue degli anticorpi (antitossine) già preparati, così il sangue ha già le antitossine pronte e può vincere l’attacco nemico.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Tre personaggi nel mondo dei microbi
I microbi vengono portati in casa dal pulviscolo dell’aria, dalle nostre scarpe, dai vestiti e dalle mani. Essi si insediano sui cibi e vi crescono. Esponiamo, per esempio, all’aria, per mezz’ora, una fetta di banana, di mela o di patata lessa, una fetta di pane fresco e del succo di frutta; mettiamo poi tutti questi cibi al caldo e al buio e osserviamoli giorno per giorno. Dopo due o tre giorni vedremo un’infinità di microbi. Alcuni si presenteranno in macchie di soffice peluria, altri in piccoli ammassi filiformi. Alcuni saranno prima bianchi e poi diventeranno blu, verdi, neri o bruni. Nella miriade di microbi che crescono sui cibi troviamo rappresentate le tre specie più comuni: i batteri, le muffe e i lieviti. La prima specie, quella dei batteri, comprende gli esseri viventi più piccoli e più numerosi che esistano sulla terra, sono così piccoli che molte migliaia di essi potrebbero stare sulla capocchia di uno spillo… Le muffe, la seconda specie, sono relativamente più grandi dei batteri. Tutti ne conosciamo: certamente abbiamo visto le muffe verdi-azzurre che si formano sui limoni o sulle arance, quelle brune della frutta e quelle che crescono sul pane… La terza specie di microbi è costituita dai lieviti. Noi conosciamo il lievito del pane, e sappiamo che esiste in pani, oppure secco, in polvere. Ebbene: ogni pane di lievito è costituito di parecchi milioni di organismi viventi. Essi sono più grandi dei batteri, ma ancora così piccoli che si possono vedere solo ingranditi al microscopio, e quando sono riuniti a milioni. (M. E. Selsam)
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture I batteri sono microscopici
Lasciamo un bicchiere di vino esposto all’aria per molti giorni. Assaggiandolo, alla fine dell’esperimento, ci accorgeremo che si è trasformato in aceto. Nel bicchiere si sarà inoltre formata una mucillagine di sapore acre. Lasciamo un bicchiere di latte in ambiente caldo per qualche giorno. Spesso solo dopo un giorno noteremo che il latte si è coagulato, separandosi in due parti: una massa biancastra compatta e un liquido acido, di colore paglierino. La trasformazione del vino in aceto (acido acetico) e la coagulazione del latte (con formazione di acido lattico) è opera dei batteri, organismi tanto piccoli da non poter nemmeno essere osservati al microscopio, se non con particolari tecniche e ad ingrandimenti fortissimi. Le loro grandezze si aggirano addirittura sui millesimi di millimetro! Molti batteri vivono nell’intestino degli uomini e degli animali ed aiutano a digerire i cibi. Ma sono anche batteri quelli che invadono il nostro corpo, facendoci ammalare.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Forme dei batteri
I batteri hanno forme svariatissime, che danno loro il nome: cocchi, a forma di sfera; bacilli, a forma di bastoncino; vibrioni, a forma di virgola; spirilli, foggiati a spirale, ecc… Le loro cellule possono essere nude oppure provviste di ciglia, di forma e disposizione diverse secondo i casi. (M La Greca, R. Tomaselli)
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Difesa dai batteri infettivi
La prima difesa contro i batteri che sono causa di malattie infettive è l’isolamento dell’individuo ammalato: poi la disinfezione che viene praticata lavando accuratamente le mani con saponi antibatterici. In caso di ferite è utile intervenire subito con disinfettanti, utilizzando poi, per le fasciature, bende e garze sterilizzate. La sterilizzazione è un procedimento che permette di uccidere qualsiasi batterio; essa viene praticata tenendo gli oggetti d’uso chirurgico in uno speciale apparecchio, detto autoclave, a grande pressione di vapore caldissimo. Sapete che i chirurghi si vestono, prima delle operazioni, in modo particolare, coprendo le mani con guanti e la bocca con mascherine di tela; questi indumenti, sterilizzati prima dell’uso, impediscono la trasmissione dei batteri che vivono ovunque, (anche sulle mani e nella bocca) alle ferite provocate sull’ammalato con l’intervento chirurgico, causandone l’infezione. La migliore precauzione per evitare il più possibile il pericolo di infezioni o di malattie infettive è, comunque, la pulizia personale, che deve essere scrupolosa e almeno giornaliera, e quella degli ambienti in cui si vive.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture La pastorizzazione
Per essere ben certi che il latte sia sano, cioè che non contenga batteri nocivi, bisogna farlo bollire, perchè il caldo rende innocui i batteri. Ma c’è un inconveniente: se noi facciamo bollire il latte, insieme ai batteri vengono distrutte anche alcune sostanze preziosissime per l’uomo, le vitamine. Esse sono contenute in buon numero nel latte e l’ebollizione le annienta. Il latte perde così molto del suo valore nutritivo. L’ideale sarebbe distruggere i batteri conservando intatte le vitamine. Questo è possibile grazie alla pastorizzazione. Occorrono due recipienti, uno più grande, che riempiamo d’acqua che facciamo bollire, un altro più piccolo, dove mettere il latte, da immergere nel primo. Quando l’acqua bolle, il latte, pur scaldato a lungo, non bolle. In questo modo otteniamo che il latte, scaldato, non vada a male, ma nel contempo conserva ancora le preziose vitamine, perchè non ha raggiunto l’ebollizione.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Pasteur
Perché questo procedimento è chiamato pastorizzazione? Perchè il primo ad intuire l’esistenza dei batteri nell’aria fu uno scienziato francese di nome Pasteur, vissuto circa centocinquanta anni fa. A quel tempo i fabbricanti di vino si lamentavano spesso che il prodotto si guastava e diveniva aceto. Pasteur dimostrò che l’inacidimento era dovuto alla moltiplicazione dei batteri caduti nel vino mentre veniva imbottigliato. Pertanto consigliò ai fabbricanti di scaldare il vino fino a raggiungere la temperatura sufficiente a distruggere qualunque batterio vi fosse caduto. Perciò il procedimento viene chiamato pastorizzazione dal nome del suo ideatore.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture I virus
Mentre i batteri ci minacciano con i veleni che fabbricano, i virus attaccano direttamente le cellule dell’organismo. Forse secernono un enzima che apre una fessura nella parete della cellula. Una volta dentro, cominciano a consumare l’alimento che avrebbe dovuto nutrire la cellula. I virus si riproducono con rapidità prodigiosa divorando tutto, e poi abbandonano la cellula morta o moribonda per andare all’assalto di un’altra. Dato il loro modo di attacco i virus hanno un enorme vantaggio sui batteri. Vivendo all’interno della cellula, sono largamente immuni dalla controffensiva delle forze protettive naturali dell’organismo, così come da quella degli antibiotici. Ma quando migrano da una cellula distrutta a una nuova, possono essere attaccati dagli anticorpi circolanti nel sangue.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture L’inventore del vaccino
Una delle più spaventose epidemie che flagellavano l’umanità era, una volta, il cosiddetto ‘vaiolo nero’. In venticinque anni, nella sola Europa, su una popolazione di 150 milioni di abitanti, si ebbero 15 milioni di vittime. Pensate al beneficio immenso che arrecò all’umanità l’uomo che sconfisse questo flagello. Oggi tutti noi sappiamo cos’è la vaccinazione, ma nel 1700 essa non si conosceva. Fu un medico di campagna che la praticò per primo: Edoardo Jenner. E’ appunto nella sua pratica di medico di campagna che fa preziose osservazioni, che lo condurranno alla felice scoperta del vaccino contro il vaiolo. Un giorno in una fattoria, una massaia gli dice: “Io non prenderò mai più il vaiolo, perchè l’ho già preso una volta da una mucca”. Questa era un’osservazione che Jenner aveva fatto più di una volta nelle sue visite ai contadini: molti di essi, che si erano contagiati con una pustola presa da una mucca, diventavano immuni. Quando una mungitrice della campagna, una certa Clara Nelmes, di infetta una mano, toccando una mucca malata di vaiolo, Jenne studia il caso, fa eseguire da suo nipote degli accurati disegni della parte malata della mucca e dell’arto infetto della contadina. Col pus vaccina (le mucche si chiamano anche vaccine) un contadino ed espone i risultati dei suoi riuscitissimi esperimenti all’Accademia delle Scienze di Londra. Da principio incontra l’ostilità di tutti, non esclusi quelli della campagna. Nessuno vuole sottoporsi ai suoi esperimenti, anzi lo considerano un uomo pericoloso che vuole diffondere il morbo. Ma davanti all’evidenza dei fatti, il pubblico si arrese: il nome di Jenner diventò celebre in tutto il mondo. Egli morì sereno nel 1823, felice di aver strappato alla morte e alla deturpazione milioni di persone.
A completamento dell’esercitazione sui canoni, sarà divertente ed educativo per i bambini eseguire il solo ritmo, sempre a canone, ad esempio il canto Fra Martino. Il disegno ritmico del canto è il seguente:
I bambini eseguiranno il ritmo con una leggera percussione della mano e di una matita sul banco, e proveranno un grande interesse all’intrecciarsi dei ritmi.
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare. Il giorno dell’Ascensione, la Repubblica di Venezia celebrava “lo sposalizio del mare”, rito che risaliva al tempo in cui il doge Orseolo II aveva conquistato la Dalmazia.
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare – Personaggi: – il papà – il figlio – la folla veneziana.
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare – Testo
Figlio: Padre mio, in mezzo a tanta folla sono quasi soffocato; e poi, non vedo nulla.
Papà: Come vuoi che faccia? Tutto il popolo veneziano è qui, lungo il suo mare. Tutti vogliono vedere. Solo i malati sono rimasti nelle proprie case. La giornata di maggio è bellissima è Venezia esulta di colori e di gioia.
Figlio: Anch’io sono Veneziano. Ho il diritto anch’io di vedere qualcosa di così bella festa.
Papà: Giusta risposta, piccolo uomo. Fai un altro sforzo; e se riuscirai a forare questa ressa, saliremo su una scalinata di marmo, da cui anche tu vedrai lo spettacolo sul mare… Per piacere, fate largo al piccolo veneziano… Grazie, signori. Molto gentili… Eccoci sulla scalinata.
Figlio: Oh, padre mio! Che spettacolo stupendo! Quante gondole! E quante navi!
Papà: La vita di Venezia sono le sue navi. Per esse Venezia è la regina dell’Adriatico.
Figlio: Ma cosa vedo! Oh, meraviglia! Una nave d’oro che si avvicina alla riva. E i rematori, non li ha?
Folla: Viva la Serenissima! Viva San Marco!
Papà: La nave che vedi è il Bucintoro, un naviglio splendido, scintillante d’oro e di porpora, che rappresenta la potenza di Venezia sul mare e che esce solo in occasione di solenni cerimonie. I remi escono da sottocoperta, proprio perchè non si vedano i rematori. Sembra che si muova, agile e solenne, da sé.
Figlio: E quei vecchi dall’aspetto dignitoso e serio che siedono sui seggi lungo il lati della nave, chi sono?
Papà: Sono i Senatori della Repubblica. E ora osserva bene: il Bucintoro sta mettendosi di fianco a noi. Ecco il Patriarca, sotto lo stendardo col leone alato, che leva alto il braccio per benedire l’Adriatico. E’ il giorno dell’Ascensione, o figliolo: tutta Venezia prega, insieme col suo Patriarca, affinché sul mare le navi di San Marco rechino la prosperità alla nostra Repubblica… Ma ora, ecco, sì… è lui. Sì, si vede bene!
Figlio: Chi?
Papà: Il doge! E’ seduto a poppa del Bucintoro, sul trono.
Figlio: Il doge! Che fortuna! Non avrei mai creduto di vederlo!
Folla: Il doge! Il doge! Viva San Marco!
Papà: Ascolta. Squillano le trombe. Ora il doge si alza. Osserva quel che fa.
Figlio: Ha gettato qualcosa nel mare.
Papà: Sì: un anello. E’ il rito con cui Venezia sposa il mare; e significa questo: il destino della Repubblica è legato al mare, solo al mare. Il doge ha detto: “Noi ti sposiamo, o mare nostro, in segno di vero e perpetuo amore”.
Figlio: E’ bello tutto ciò. Anch’io voglio bene al mare. Anch’io un giorno voglio navigare.
Papà: Figliolo, a un genitore veneziano non potresti esprimere un desiderio più bello.
(da Recitiamo la scuola, R, Botticelli)
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Psicogrammatica Montessori: classificazione dei nomi. Presentazione ai bambini, esercizi e i cartellini pronti per il download e la stampa.
Grazie a tutto il lavoro eseguito con le scatole grammaticali, i bambini hanno incontrato e sperimentato un vastissimo repertorio di parole della lingua italiana: tutti gli articoli, le preposizioni, gli avverbi, i pronomi, le congiunzioni e le interiezioni; e molti nomi, aggettivi e verbi.
Può quindi seguire, a questo punto, un lavoro di classificazione di queste parole, che saranno come sempre scritte su cartellini colorati secondo il codice dato per le scatole grammaticali (e che, verbo e nome a parte, sono volutamente di colore diverso rispetto ai simboli grammaticali): – nome: nero – verbo: rosso – articolo: marrone chiaro – aggettivo: marrone scuro – pronome: verde – preposizione: viola – avverbio: rosa – congiunzione: giallo – interiezione: azzurro.
I bambini posizioneranno i cartellini all’interno di tabelle preparate appositamente per la classificazione di ogni parte del discorso.
Psicogrammatica Montessori: classificazione dei nomi
La classificazione segna la preparazione ad uno studio teorico della lingua che si amplierà nel periodo di studi successivo (dopo i 9 anni).
Per il mio materiale ho preparato una serie di cartellini dei titoli accompagnati dai simboli grammaticali avanzati,
che possono essere utilizzati per creare le tabelle che desideriamo presentare ai bambini (i titoli possono essere incollati su grandi fogli di carta oppure si possono usare degli schemi-esempio che i bambini possono riprodurre sul tappeto o sul tavolo).
Psicogrammatica Montessori: classificazione dei nomi
Per quanto riguarda i cartellini dei nomi, ho preparato una serie di nomi che coprono tutte le voci delle classificazioni, che dovranno essere scelti dall’insegnante e proposti insieme ai titoli scelti ai bambini.
In alternativa possiamo usare, naturalmente, i cartellini già presenti nelle scatole usate per gli esercizi sul nome eseguiti precedentemente.
Classificazione del nome
Dopo che il bambino ha lavorato in vari modi a classificare e categorizzare i nomi per numero, genere e tipo prepariamo un materiale che serva a ricapitolare quanto appreso.
Obiettivo
classificazione dei nomi.
Punti di interesse
organizzare i cartellini secondo uno schema dato.
Quando dare la lezione
almeno al termine del lavoro sul nome, o anche dopo aver lavorato a tutte e otto le scatole grammaticali.
Materiali
– cartellini dei nomi – cartellini dei titoli organizzati in tabella – schema per la composizione della tabella.
Presentazione
Ricapitoliamo coi bambini tutto quello che sappiamo dei nomi.
Mostriamo al bambino lo schema per comporre la tabella scelta, e componiamola insieme.
Invitiamo i bambini a mescolare i cartellini dei nomi, quindi a procedere con la classificazione all’interno della tabella.
Un nome può essere inserito in più di una categoria e sarà necessaria una discussione coi bambini. Il ragionamento che sta sotto la scelta di classificare un nome in un modo piuttosto che in un altro è più importante dell’arrivare ad una risposta “esatta”.
Psicogrammatica Montessori: classificazione dei nomi
La vera storia di Valentino: racconto dell’Emilia Romagna per la scuola primaria.
Questa è la storia di Valentino.
Chi non lo conosce, Valentino? E’ l’ultimo dei figli di Giovanni Arrighi, detto il Mére.
Il Mére era il colono del Carrara, e la Chiara era sua moglie.
Vivevano da poveri, si sa, ma a Castelvecchio e a Barga li conoscevan tutti per quel che erano: gente alla buona, onesta, senza chiacchiere.
Un giorno, dunque, il Mére disse alla moglie: “Oh Chiara, non ti sembra che quel moccioso abbia bisogno di essere rivestito?”
“Eh, lo so anch’io, purtroppo!” rispose, un po’ seccata la buona donna. “Qualcosa gli ci vuole, ma…” e continuò a rimestare nel paiolo la semola da dare alla Bianchina.
“Ma qualcosa gli ci vuole!…” ripeté il Mére tentennando il capo. Ma, lì per lì, non seppe neppure lui come risolverla.
Palanche non ne aveva. Bisogni, in casa, ce n’erano tanti da cavare gli occhi. E tre figlioli da tirar su: Tonino, Carolina, Valentino.
Qualche tempo prima il padrone gli aveva detto: “Ho deciso di vendere tutto, Mére: campi e casa. C’è il professor Pascoli che sarebbe disposto a comperare. Tu, intanto, se ha bisogno di qualcosa, dagliela pure: latte, formaggio, uova. Dopo, semmai, ci rifaremo. Hai inteso?”
E il Mére: “Ho inteso”.
“Tanto ci rifaremo, Chiara: hai inteso?”
“Sì, ho inteso, ho inteso. Ma intanto non abbiamo una palanca per far cantare un cieco. Fra un mese e mezzo è Pasqua. Ed io come glieli compro una giacchetta ed un paietto di calzoni al Valentino?”.
Poi ci ripensò meglio; si sa, il bisogno spinge.
Ed ecco che una bella mattina, quando il Mére era già nei campi a legar viti, la Chiara spazientita spacca il salvadanaio, conta gli spiccioli, si aggiusta alla vita il pannello delle feste e, via, se ne va a Barga, dal Carrara che gestiva un negozio di pannine.
“Sor padrone, ho bisogno di qualcosa”.
“Sono contento di servirvi, Chiara. Di che cosa avete bisogno?”
“Due cencetti per Pasqua. Da spendere poco, vè! Che le panche, da casa nostra, se ne son ite!”
“Ma non vi preoccupate, scegliete pure!”
La Chiara scelse e pagò fino all’ultimo centesimo. Poi andò dalla Filomena, che cuciva anche donne e per ragazzi.
“Zitta, non lo dire, veh! E’ una sorpresa” e tirò fuori la stoffa acquistata dal Carrara. “Vorrei che tu ci facessi un vestitino al mio Valentino. Due zoccoletti, prima di Pasqua, glieli comprerò. Ho due galline: se non mi coveranno tanto presto…” (Voleva dire: faranno delle uova, le venderò, ci comprerò gli zoccoli).
Invece tutti sappiamo come andò a finire. Le galline chiocciarono, la Chiara non potè più vendere un uovo…
e tu, magro contadinello, restasti a mezzo, così, con le penne, ma nudi i piedi come un uccello.
Venne il giorno di Pasqua. Sole meraviglioso, voli, trilli di rondini.
Valentino uscì di casa, scese le scale, arrivò sulla piazzetta un po’ impacciato nei movimenti a causa del vestito nuovo.
“Oh, Valentino, vestito di nuovo!” si udì esclamare.
Si arrestò di colpo. Voltò gli occhi a destra, a sinistra, in alto. Guardò verso la casa del professore: il poeta affacciato alla finestra sorrideva. Il ragazzo abbassò il capo, diventò rosso rosso. Poi, via, di corsa a rifugiarsi in casa.
Il Pascoli invece, rimase a lungo a guardare dalla finestra, muto.
Lungo i borri dell’Orso, tra le siepi dei biancospini fioriti penduli sull’acqua trasparente, le allodole, le cince, i pettirossi cinguettavano lieti alla primavera. Proprio come il bimbo del Mére e della Chiara, proprio come Valentino: lui pure saltava, correva, ignaro se al mondo potesse esistere una felicità più grande della sua.
Così nacque una delle più delicate poesie del Pascoli.
Oggi, dei protagonisti di questa storia è rimasto soltanto Valentino Arrighi, ma è emigrato in America: a Cincinnati (Ohio), dove ha famiglia e dove… viaggia in automobile.
(G. Mirola)
La vera storia di Valentino: racconto dell’Emilia Romagna – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Psicogrammatica Montessori: i nomi collettivi. Presentazione ai bambini, esercizi e i cartellini pronti per il download e la stampa.
Prerequisiti
– presentazione del nome – presentazione di nomi concreti e astratti – presentazione del numero e del genere del nome.
Età
6 anni
Controllo dell’errore
cartellini di controllo.
Scopo diretto
– uso corretto dei nomi collettivi e individuali; – arricchimento del lessico; – incoraggiare l’interesse per lo studio delle parole e l’analisi grammaticale.
Presentazione – versione 1
Materiale
– carte illustrate di gruppi e membri relativi (o oggetti in miniatura) – cartellini dei titoli: nome, individuale, collettivo – cartellini di nomi collettivi e individuali pronti; cartellini di controllo.
Invitiamo il bambino ad identificare l’oggetto singolo e ricapitoliamo con lui quello che sappiamo del nome.
Poniamo sotto all’immagine il cartellino del nome individuale.
Introduciamo l’immagine del gruppo formato da più membri del primo elemento.
Poniamo sotto all’immagine il cartellino del nome collettivo.
Diciamo ai bambini che il primo nome è un nome individuale, mentre il secondo è un nome collettivo.
Posizioniamo lungo il margine superiore dell’area di lavoro i cartellini dei titoli e componiamo lo schema con i bambini utilizzando il restante materiale preparato.
Al termine rileggiamo i cartellini, aggiungendo i cartellini di controllo.
Presentazione – versione 2
Materiali
– cartellini preparati – cartellini in bianco – cartellini dei titoli: nome, individuale, collettivo – penna nera
Presentazione
Raccogliamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto.
Diciamo loro: “Nei giorni scorsi abbiamo parlato delle parole che si usano per nominare le cose. Vi ricordate come si chiamano queste parole? Sì, si tratta dei nomi. I nomi sono le parole che servono a nominare le cose che ci circondano”.
Posizioniamo i cartellini dei titoli vicino al margine superiore dell’area di lavoro.
Leggiamo il primo cartellino di un nome. Posizioniamo il cartellino sotto al titolo “nome”. Leggiamo il nome collettivo corrispondente. Posizioniamo il cartellino sotto al titolo “nome collettivo”.
Formiamo una colonna di nomi sotto al titolo “nomi”. Chiediamo ai bambini di leggere i cartellini.
Distribuiamo i cartellini dei nomi collettivi tra i bambini (un cartellino per ogni bambino). Invitiamoli a leggere ognuno il proprio.
Leggiamo il primo nome. Diciamo: “Chi di voi ha il cartellino col nome collettivo che usiamo per un gruppo di questi oggetti?”. Il bambino legge il suo cartellino e lo posiziona correttamente all’interno dello schema che si va componendo nell’area di lavoro.
Continuiamo in questo modo con i cartellini rimanenti, distribuendone uno per bambino.
Al termine dell’esercizio verifichiamo lo schema con i cartellini di controllo.
I bambini possono poi aggiungere altri nomi e nomi collettivi relativi utilizzando i cartellini in bianco.
I bambini leggeranno infine lo schema completo e potranno copiarlo sui propri quaderni di grammatica.
Nei giorni seguenti i bambini potranno ripetere l’esercizio individualmente.
Esercizio di classificazione dei nomi in individuali e collettivi
Materiali
– cartellini dei nomi individuali e collettivi con cartellini di controllo (vari set)
In una prima fase offriamo un set alla volta, tenendo divisi i nomi individuali dai nomi collettivi. Il bambino formerà prima la colonna dei nomi individuali, quindi li abbinerà ai nomi collettivi. Lo stesso esercizio può essere ampliato lavorando con più set insieme.
In seguito possiamo offrire ai bambini i cartellini dei nomi individuali e collettivi mescolati tra loro.
Psicogrammatica Montessori: i nomi collettivi
Nei giorni seguenti
– incoraggiare il bambino a fare le sue liste di nomi individuali e collettivi; – incoraggiare il bambino a comporre frasi, racconti e poesie utilizzando le nuove parole imparate; – incoraggiare i bambini a svolgere ricerche con l’aiuto di libri e dizionari.
Psicogrammatica Montessori: dove vivono gli animali. Presentazione ai bambini, esercizi e i cartellini pronti per il download e la stampa.
Obiettivi diretti
– comprendere la funzione del nome; – arricchire il vocabolario – comprendere le relazioni esistenti tra i nomi.
Età
6 anni.
Materiali
– cartellini preparati – cartellini da compilare – cartellini dei titoli: animale, dove vive – cartellini di controllo – penna nera.
Presentazione
Raccogliamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto.
Diciamo loro: “Nei giorni scorsi abbiamo parlato delle parole che si usano per nominare le cose. Vi ricordate come si chiamano queste parole? Sì, si tratta dei nomi. I nomi sono le parole che servono a nominare le cose che ci circondano”.
Posizioniamo i cartellini dei titoli vicino al margine superiore dell’area di lavoro.
Leggiamo il primo cartellino di un nome di animale. Posizioniamo il cartellino sotto al titolo “animale”. Leggiamo il nome del luogo dove abita. Posizioniamo il cartellino sotto al titolo “dove vive”.
Formiamo una colonna di nomi di animali sotto al titolo “animali”. Chiediamo ai bambini di leggere i cartellini.
Distribuiamo i cartellini dei luoghi dove vivono gli animali tra i bambini (un cartellino per ogni bambino. Invitiamoli a leggere ognuno il proprio.
Leggiamo il primo nome di animale. Diciamo: “Chi di voi ha il cartellino col nome del luogo dove vive questo animale?”. Il bambino legge il suo cartellino e lo posiziona correttamente all’interno dello schema che si va componendo nell’area di lavoro.
Continuiamo in questo modo con i cartellini rimanenti, distribuendone uno per bambino.
Al termine dell’esercizio verifichiamo lo schema con i cartellini di controllo.
I bambini possono poi aggiungere altri nomi di animali e di luoghi utilizzando i cartellini in bianco.
I bambini leggeranno infine lo schema completo e potranno copiarlo sui propri quaderni di grammatica.
Nei giorni seguenti i bambini potranno ripetere l’esercizio individualmente.
Psicogrammatica Montessori: dove vivono gli animali
Psicogrammatica Montessori: nomi di animale. Presentazione ai bambini, esercizi e i cartellini pronti per il download e la stampa.
Scopo diretto
– arricchire il vocabolario riguardo ai nomi di animali per genere e numero – approfondire la conoscenza dei nomi collettivi – arricchire il vocabolario relativo ai nomi dei cuccioli.
Scopi indiretti
– migliorare le competenze di lettura di semplici parole – offrire un’ampia scelta di suoni e digrammi, e fonogrammi – sviluppare la capacità di cercare le parole nel dizionario.
Prerequisiti
– lezioni di presentazione del nome – lezioni sui nomi collettivi, sul genere del nome e sul numero del nome.
Controllo dell’errore
tavola di controllo
Materiali
– cartellini dei titoli: nomi di animale, maschi, femmine, cuccioli, gruppi – cartellini dei nomi preparati (vari set di 10 animali sviluppati nelle cinque categorie, cioè 50 cartellini per set) – dizionario – tavola di controllo.
Presentazione
Invitiamo il bambino al tavolo o al tappeto per iniziare insieme una nuova attività.
Mostriamo al bambino la scatola dei cartellini e la tavola di controllo e diciamo:”Questi cartellini contengono i nomi di alcuni animali, che possono essere maschi, femmine, cuccioli e gruppi di animali. Possiamo usare il dizionario per cercare quelli che non conosciamo. Per verificare se abbiamo svolto correttamente l’esercizio, potremo confrontare il nostro lavoro con la tavola di controllo”.
Disponiamo ordinatamente lungo il margine superiore del nostro spazio di lavoro i cinque cartellini dei titoli e facciamoli leggere al bambino.
Offriamo al bambino un cartellino di un nome. Se il bambino lo conosce, lo posiziona sotto al cartellino dei titolo corrispondente. Se il bambino non conosce il nome usiamo il dizionario per cercarne il significato, quindi inseriamo il cartellino nello schema.
Dopo aver posizionato un cartellino lungo una colonna, lasciamo sempre liberi gli spazi in orizzontale per le altre colonne, in modo tale da poter completare lo schema correttamente.
Quando il bambino ha posizionato correttamente i 50 cartellini del set, mostriamogli come utilizzare la tavola di controllo per verificare il suo lavoro.
Estensioni
– al termine dell’esercizio il bambino può copiare lo schema sul suo quaderno di grammatica – nei giorni seguenti il bambino potrà lavorare col materiale autonomamente, utilizzando anche gli altri set preparati – il bambino può scrivere frasi e storie utilizzando i nomi di animali presentati nei set, o anche nomi di animali scelti da lui – l’insegnante o il bambino possono creare parole crociate o altri giochi di parole che utilizzino nomi di animali.
Per l’insegnante
Esistono numerosi termini specifici che si riferiscono a gruppi di animali di particolari tipi. Per esempio: – un gruppo di uccelli in volo viene in genere chiamato stormo; – un gruppo di pesci è generalmente detto banco. Il termine branco viene usato per gli animali di grosse dimensioni, domestici o meno. Frequentemente è usato in riferimento a gruppi di carnivori (per esempio un branco di lupi); – un branco di mammiferi erbivori è detto mandria; – gregge è iltermine più usato per indicare gruppi di ovini da allevamento; – un gruppo stanziale di animali viene spesso detto una colonia; – armento (dal latino armentum) è un branco di grossi animali domestici; – torma indica un insieme disordinato di animali (o persone).
Da quanti secoli quell’obelisco giaceva, mezzo interrato, vicino alla Basilica di San Pietro? Era venuto dall’Egitto, perchè in quel paese, antichissimamente, gli obelischi servivano a segnare le ore con la loro lunga ombra. Infatti gli obelischi erano altissimi e strettissimi massi di granito, terminanti a punta. Sulle facce rivelavano incise quelle strane figurine che costituivano la scrittura degli antichi Egizi. Riusciva dunque difficile far reggere in piedi un obelisco. E infatti l’obelisco, che si trovava vicino a San Pietro, giaceva da secoli e secoli sdraiato per terra e nessuno si era sentito la capacità e il coraggio di rimetterlo dritto. Il granito pesa moltissimo, tanto è vero che, a poco a poco, l’obelisco era affondato nella terra, dalla quale affiorava soltanto una faccia, tutta piena di scrittura figurata. Ma nel 1584 papa Sisto V chiamò il suo architetto, che si chiamava Domenico Fontana, e gli disse: “Avete veduto quel bellissimo obelisco, che giace vicino alla sagrestia di San Pietro? E’ nostro desiderio raddrizzarlo proprio nel mezzo della piazza”. “Sarà fatto, Santità” rispose l’architetto. Misurò l’obelisco. Ne calcolò il volume e quindi il peso. Studiò macchine speciali, con ruote a ingranaggio e grosse funi di canapa, e quando gli parve d’essere sicuro del fatto suo, si presentò al papa e gli disse: “Santità, io sarei pronto per la manovra, ma ho paura”. “Che cosa vi spaventa?” chiese Sisto V. “Mi spaventa la folla,” disse l’architetto. “La notizia si è sparsa per tutta Roma, e il giorno della manovra sulla Piazza San Pietro accorrerà una gran folla”. “Certamente” disse il papa “Anche noi ci saremo, con tutti i Cardinali. Che noia vi daremo?”. “Mi darà noia il clamore, che coprirà la mia voce. I miei ordini non verranno uditi. Poi ci sarà chi griderà una cosa e chi un’altra. Invece io ho bisogno del più assoluto silenzio. Gli ordini devono venire soltanto da me, durante la difficilissima manovra”. Sisto V era un papa molto energico e severo. Tutti lo temevano, perchè sapevano come fosse rigoroso contro coloro che disobbedivano. Fece un editto, nel quale si ordinava il più assoluto silenzio. Chi avesse alzato la voce, durante la manovra di innalzamento, sarebbe stato punito con la morte. Il papa Sisto non scherzava. Perciò i cittadini , nel giorno fissato, affluirono in Piazza San Pietro a bocca chiusa. S’intendevano a gesti e sembravano tanti sordomuti. Il papa aveva fatto mescolare alla folla molte guardie svizzere, con l’ordine di arrestare chi gridasse anche una sola parola. Nel silenzio, l’architetto Fontana cominciò a dare gli ordini per la manovra. Le funi si tesero, le ruote cigolarono e l’obelisco, lentissimamente, cominciò ad alzarsi da un lato. Tutti trattenevano il fiato, anche il papa e i Cardinali, attenti alla pericolosa operazione. Sempre nel più assoluto silenzio, si udiva la voce dell’architetto, che seguitava a dare ordini. E l’obelisco continuava ad inclinarsi sempre di più, a drizzarsi sempre meglio. Eccolo quasi verticale. Un ultimo strattone delle funi e l’obelisco sarebbe andato a posto, perfettamente dritto. Ma le funi tese sono giunte alla fine del loro tratto e non si muovono più. Le ruote degli argani sembrano inchiodate. Tutta la grande macchina è ferma. L’architetto Fontana ha sbagliato i calcoli e l’obelisco rimane leggermente inclinato. Com’è possibile lasciarlo così? Il papa guarda severamente l’architetto. L’architetto, costernato, guarda il papa. Tutto il lavoro fatto è dunque inutile? Allora si ode una voce alzarsi dalla piazza. E’ la voce distinta, chiara, d’un uomo solo, che sembra abituato al comando e che grida: “Acqua alle funi!”. Il papa volge lo sguardo irato verso il punto della piazza dal quale si è levata quella voce gagliarda e imperiosa. Le guardie accorrono per arrestare il ribelle agli ordini papali. Ma l’architetto si batte la fronte e ordina di stare tutti fermi. Fa portare secchi d’acqua, con i quali bagna davvero le funi. E le funi, con l’umidità, si accorciano, e quell’accorciamento è sufficiente per mandare a posto l’obelisco. Intanto le guardie svizzere avevano arrestato l’autore del grido. Era un capitano marittimo di Sanremo, e si chiamava Bresca. Condotto dinanzi al papa, tutti attendevano la sua condanna. Invece Sisto V gli disse benignamente: “Chi sei?” “Sono il capitan Bresca” “Di dove sei?” “Di Sanremo” “Perchè hai gridato?” “Perchè noi marinai conosciamo bene le corde di canapa e sappiamo che quando sono bagnate si ritirano” “Conoscevi l’editto che prometteva la morte a chi avesse gridato?” “Sì, ma noi marinai liguri siamo abituati a sfidare la morte pur di fare un’opera buona!”. La risposta piacque al papa, il quale, non solo perdonò il bravo marinaio ligure, ma lo volle premiare. “Che cosa desideri?” “Santità, prima di tutto la vostra benedizione”. Dopo averlo benedetto, Sisto V chiese al capitano Bresca: “Vuoi altro?” “Santità, l’onore per me e per i miei discendenti di fornire le palme al Palazzo Apostolico. Sulla riviera ligure crescono le più belle palme d’Italia.” Il papa si stupì. Quel bravo capitano di mare non chiedeva, ma voleva dare. E allora Sisto V volle essere generoso con lui. Lo nominò Capitano dell’Armata pontificia. Gli diede il privilegio di issare sulla sua nave la bandiera papale. Così il capitano Bresca ebbe più onori dell’architetto Fontana e riportò, per sè e per la sua famiglia, un titolo di benemerenza e d’onore. (P. Bargellini)
Leggende della Liguria Le galline dell’isola Gallinara
L’isola Gallinara, questo già lo sai, sorge nel mare di Albenga, poco ad ovest della città. Quello che forse non sai è il perchè, ancora oggi, la solitaria isoletta porta questo singolare nome. “Perchè era abitata dalle galline!” mi pare di sentirti esclamare. Bravo, proprio cosi! Essa era abitata da galline, da galline selvatiche. Ascolta ora quel che avvenne… Si sa che le galline sono alquanto pettegole. A volte il loro chiacchiericcio era talmente alto e petulante da essere udito perfino dalla costa per giornate e giornate intere. Ti figuri gli abitanti? Ad un certo punto ebbero i loro nervi così fuori posto da non poterne più e cominciarono a imprecare contro quelle bestiacce e chi le aveva create. Proprio così. Tu dirai che non è giusto. Sono d’accordo con te, ma questa, purtroppo, è la verità. Ma quelle bestemmie non rimasero sulla costa ligure e tanto meno sulla terra. Arrivarono nientemeno che all’orecchio del buon Dio, il quale maledì l’isola e fece sì che da allora, nessuna gallina mai più ci vivesse. Passarono gli anni… Un giorno giunse ad Albenga l’abate francese Martino; scorse l’isola e la volle visitare. Innamoratosi della grande solitudine e della profonda pace che vi regnavano, la scelse per sua dimora e vi si stabilì. Martino era un santo e le preghiere che egli quotidianamente innalzava a Dio arrivavano diritte al Creatore, nel Regno dei Cieli. Spesso, dunque, Martino, nelle sue orazioni invocava il buon Dio, affinché permettesse nuovamente alle galline di ritornare a vivere nell’isola. Inutilmente, però, in quanto Dio non si lasciò commuovere nemmeno dalle parole del santo. E da allora le galline non vi fecero più ritorno. Di esse rimase soltanto il ricordo… nel nome dell’isola. Il buon abate, ad ogni modo, se non riuscì a far tornare le galline, potè invece operare un altro miracolo. Devi sapere che, anche in Liguria, esiste una certa pianta chiamata elleboro. Essa possiede una certa sostanza velenosa. Ebbene, San Martino riuscì a togliere ogni traccia di veleno all’elleboro che cresceva sulla Gallinara. Difatti sull’isola oggi cresce soltanto una varietà di quella pianta, non velenosa.
Leggende della Liguria La trave del tesoro
Un giorno d’ottobre dell’anno 1202 giunse a Portovenere, portato dalle onde, un grosso tronco. Era un normale tronco d’albero, anche se di grandezza non comune. I Portovenerini, vedendolo così lungo e grosso, si dissero: “Di questo tronco ce ne faremo una bella riserva di legna da ardere per quest’inverno”. Detto fatto, ritornarono con asce e picconi, e giù colpi da orbo che avrebbero spaccato una montagna. Non fu così per il tronco; infatti per quanto gli dessero non riuscirono neppure a scalfirlo. Un fatto simile non era mai successo nella storia di Portovenere e dintorni; per cui l’impressione fu assai grande. Qualcuno disse: “Dev’essere certamente una cosa sacra! Per conto mio questo è un miracolo”. E la voce del miracolo corse veloce per tutto il paese. La curiosità, però non diminuì, nei Portovenerini, anzi aumentò. Decisero allora di spaccare quel singolare tronco con ogni delicatezza. Così, infatti, cominciarono a fare. Ed ecco che ai primi colpi (erano quasi carezze) la misteriosa trave si aprì dolcemente, come uno scrigno, mostrando agli stupefatti abitanti immagini, quadri, arredi sacri e quattro cofanetti d’avorio tutti istoriati a penna, in rosso e nero. Da dove mai veniva quel tronco? E chi aveva mandato la trave misteriosa? Nessuno ha mai saputo rispondere a queste domande: ma i quattro cofanetti (unici in Italia di così prezioso e delicato lavoro in avorio) sono ancora nella chiesa di San Lorenzo, a Portovenere.
Leggende della Liguria per la scuola primaria – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Psicogrammatica Montessori: nomi di persona, cosa, luogo. Presentazione ai bambini, esercizi e i cartellini pronti per il download e la stampa.
Prerequisiti
lezioni di presentazione del nome
Scopo diretto
comprendere la funzione del nome; conoscere le classificazione dei nomi in nomi di persona, di luogo e di cosa.
Scopo indiretto
stimolare l’interesse dei bambini sull’analisi grammaticale e sul nome.
Punti di interesse
– classificare il nome – imparare che ci sono diversi tipi di nome.
Controllo dell’errore
ogni set contiene un numero dato di cartellini.
Età
6 anni.
Materiali
– cartellini dei nomi di persona, di luogo, di cosa – cartellini dei nomi da compilare – cartellini dei titoli: nomi, di persona, di luogo, di cosa – penna nera.
Presentazione
Raccogliamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto.
Diciamo loro: “Ormai conosciamo molte cose sulle parole che servono a chiamare gli oggetti. Queste parole come sono chiamate? Sì, sono i nomi.”
“Oggi diremo qualcosa di nuovo sui nomi”.
Presentiamo ai bambini le categorie di “persona”, “luogo” e “cosa” ai bambini dicendo: “Persone, luoghi e cose sono nomi, perchè servono a nominare qualcosa o qualcuno”.
Mettiamo sul tavolo o sul tappeto i cartellini dei titoli, in alto.
Invitiamo i bambini a leggere i nomi dei cartellini preparati e posizionarli ognuno sotto il titolo corrispondente, formando tre colonne.
Invitare i bambini a cercare altri nomi di persona, luogo e cosa. Scrivere i nomi sui cartellini in bianco e darli ai bambini, perchè possano classificarli.
Rileggere i nomi presenti in ogni colonna.
I bambini possono registrare gli elenchi dei nomi presentati sul loro quaderno di grammatica.
Nei giorni seguenti i bambini potranno svolgere l’esercizio autonomamente.
Estensioni
– i bambini possono compilare propri elenchi di nomi di cosa, luogo, persona; – classificare ulteriormente i nomi, ad esempio per i nomi di cosa stilare elenchi di nomi di vestiario, di mobili, di attrezzi ecc.
Psicogrammatica Montessori: nomi di persona, cosa, luogo
Il gioco dell’inventario della classe per il nome per approfondire lo studio del nome col metodo della psicogrammatica Montessori.
Scopo diretto
comprendere la funzione del nome
Età
6 anni
Materiali
– cartellini bordati di nero da compilare – penna nera – cartellini preparati coi nomi degli oggetti presenti in classe.
Presentazione
Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto.
Diciamo: “Fino ad ora abbiamo imparato molte cose sulle parole che usiamo per chiamare gli oggetti. Come si chiamano le parole che usiamo per nominare gli oggetti? Sì, sono i nomi. I nomi sono parole che servono a nominare.”
“Oggi etichetteremo coi loro nomi gli oggetti che si trovano nella nostra classe”.
Invitiamo un bambino a nominare un oggetto presente in classe. Con la penna nera scriviamo il nome su di un cartellino. Invitiamo il bambino a leggere il cartellino ed a posizionarlo accanto all’oggetto nominato.
Facciamo altri esempi, finché i bambini non saranno in grado di proseguire il lavoro autonomamente.
A quel punto forniamo loro una serie di cartellini preparati coi nomi degli oggetti presenti in classe: i bambini li useranno per etichettarli.
Al termine dell’esercizio potranno compilare elenchi dei nomi degli oggetti presenti in classe sui loro quaderni di grammatica.
Il gioco della fattoria Montessori per il nome, presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria, per sperimentare la funzione del nome nella frase. Per la costruzione della fattoria e stampare i cartellini previsti per il gioco, trovi tutto qui.
Prendiamo un cartellino, leggiamolo e posizioniamolo accanto all’oggetto corrispondente. Queste parole che usiamo per chiamare le cose che ci circondano sono nomi.
Al termine i bambini possono registrare l’esercizio sul loro quaderno di grammatica.
Diciamo ai bambini che tutte le parole scritte sui cartellini che useremo per l’esercizio, servono a nominare gli oggetti della fattoria.
Il gioco della fattoria Montessori per il nome Versione 2
Mostriamo ai bambini il gioco della fattoria e spieghiamo loro che lo useremo per lavorare sul linguaggio.
Mostriamo i cartellini delle parole che servono a nominare gli oggetti della fattoria, e presentiamo il cartellino del titolo su cui avremo scritto “NOMI”.
Ricordiamo coi bambini le lezioni di presentazione del nome.
I bambini leggeranno i cartellini dei nomi e li abbineranno agli oggetti corrispondenti, portandoli sotto al cartellino del titolo.
Al termine dell’esercizio i bambini scriveranno sui loro quaderni di grammatica il titolo in alto e in seguito l’elenco dei nomi trovati.
Prerequisiti
lezioni sulla funzione del nome.
Età
6 anni
Scopo diretto
fare pratica sulla funzione del nome
Scopo indiretto
sviluppo del lessico; lettura e comprensione.
Punti di interesse
allestire la fattoria; etichettare correttamente gli oggetti.
Controllo dell’errore
i nomi sono scritti tutti su etichette nere.
Estensioni
i bambini possono scrivere nuove etichette di nomi (particolari o sinonimi) per gli oggetti già presenti nel gioco; i bambini possono aggiungere elementi alla fattoria ed etichettarli.
Il gioco della fattoria Montessori per il nome Versione 3
Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini attorno al gioco della fattoria.
Invitiamo i bambini ad allestire la fattoria.
Ogni oggetto della fattoria ha un nome. I nomi sono scritti su questi cartellini. Tutte le parole che usiamo per chiamare le cose sono nomi. Un nome è una parola che serve a nominare le cose.
Invitiamo i bambini a posizionare i cartellini dei nomi accanto agli oggetti corrispondenti. I bambini prendono un cartellino, lo leggono, quindi lo usano per etichettare un oggetto.
Al termine dell’esercizio i bambini copiano l’elenco dei nomi usati sui loro quaderni di grammatica.
Nei giorni seguenti i bambini svolgeranno con cartellini selezionati l’esercizio in modo indipendente.
Prerequisiti
lezioni sulla funzione del nome.
Età
6 anni
Scopo diretto
fare pratica sulla funzione del nome
Scopo indiretto
sviluppo del lessico; lettura e comprensione.
Punti di interesse
allestire la fattoria; etichettare correttamente gli oggetti.
Controllo dell’errore
i nomi sono scritti tutti su etichette nere.
Estensioni
i bambini possono scrivere nuove etichette di nomi (particolari o sinonimi) per gli oggetti già presenti nel gioco; i bambini possono aggiungere elementi alla fattoria ed etichettarli.
Gioco della fattoria Montessori: la mia versione stampabile completa di tutti gli elementi (attrezzi, personaggi, animali, elementi architettonici,…) e dei cartellini per gli esercizi coi simboli grammaticali.
Gioco della fattoria Montessori
La fattoria Montessori tradizionale è un materiale piuttosto costoso, ma così versatile ed utile che non bisogna farsi scoraggiare. Naturalmente la versione originale è davvero molto bella, ma ci si può ingegnare in tantissimi modi per allestire una bellissima fattoria. In rete molte mamme blogger si sono cimentate nell’impresa (consiglio la ricerca nel web per “Montessori grammar farm”).
Set di animali della fattoria di plastica o legno si trovano facilmente, a varie fasce di prezzo. Per gli elementi architettonici si trovano delle bellissime soluzioni in cartone, molto economiche, ad esempio:
Non proprio economici, ma si possono collezionare un po’ alla volta, ci sono gli elementi della serie “Vita nella fattoria” Schleich, con vari accessori.
La difficoltà, preparando la fattoria in proprio, è quella di dover preparare il materiale di accompagnamento (cartellini dei nomi e delle altre parti del discorso e frasi per l’analisi logica e grammaticale) in base agli elementi presenti nella nostra fattoria.
Per questo ho preparato una fattoria stampabile, da colorare e allestire praticamente a costo zero, con il materiale di accompagnamento pronto.
Basta stampare gli elementi:
Ritagliare lasciando un margine e una base diritta:
Colorare e poi scegliere se incollarli su mattoncini da costruzione di legno o plastica, oppure aggiungere una linguetta in cartone o cartoncino:
Gioco della fattoria Montessori
Il lavoro con la fattoria si abbina all’uso dei simboli grammaticali, per questo la prima serie di cartellini segue i colori dei simboli grammaticali, e non quelli delle scatole grammaticali:
Col metodo Montessori abbiamo a disposizione una vastissima gamma di attività diverse per presentare ai bambini le parti discorso. Alcuni possono essere sorprendenti, e la fattoria è uno di questi.
La fattoria può essere usata nella Casa dei Bambini per il lavoro sull’arricchimento del linguaggio orale, sulla scrittura e la lettura; è utilissima per presentare le parti del discorso sia nella fascia d’età 3-6, sia in quella 6-9 anni; consente di esercitare l’analisi logica e grammaticale.
Userò la fattoria nei prossimi articoli per fare esempi di presentazioni delle parti del discorso, aggiungendo frasi e cartellini per l’analisi logica e grammaticale.
E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!