Nomenclature Montessori per le parti del cavallo

Nomenclature Montessori per le parti del cavallo per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

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Set per attività con l’incastro del cavallo

pdf qui:

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo
Nomenclature 3-6 anni

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo
Nomenclature 6-9 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

Il cavallo è un mammifero di medio-grossa taglia, erbivoro, quadrupede che si muove sulla punta dell’unghia. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l’uomo per scopi ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici. La femmina del cavallo, chiamata giumenta, ha un periodo di gestazione dei puledri di circa undici mesi, al termine dei quali il piccolo, una volta partorito, riesce a stare in piedi e a correre da solo dopo pochissimo tempo. Le oltre trecento razze di cavalli si dividono in base alla corporatura e al temperamento.  Non avendo particolari organi di difesa verso i predatori il suo unico mezzo di difesa è la corsa. Perciò tutta la sua evoluzione è stata orientata verso una specializzazione nella corsa. Tanto è vero che un tempo pentadattile, a seguito dell’evoluzione della specie, ora rimane un unico dito sulla punta del quale il cavallo si sposta.

La groppa è la parte del corpo tra le reni anteriormente e la coda posteriormente.

Le zampe posteriori sono formate dalla coscia, la natica (parte posteriore muscolosa e prominente), la grassella (corrispondente alla rotula), la gamba e il garretto (tra la gamba e lo stinco).  Le ossa degli arti si articolano tra di loro consentendo il movimento dell’animale.

Le zampe anteriori sono formate dalla spalla, il braccio, il cubito (tra il braccio e l’avambraccio), l’avambraccio, il ginocchio (tra l’avambraccio e lo stinco), lo stinco, il nodello (articolazione), il pastorale (fra il nodello e il piede), la corona (tra pastorale e zoccolo), il piede. Il piede è protetto esternamente dallo zoccolo.

Lo zoccolo è una scatola cornea che protegge il piede. E’ formato da una parete laterale (muraglia) e una base (suola e fettone). Il pareggio e la ferratura sono le due pratiche di cura tradizionale dello zoccolo del cavallo, svolte dal maniscalco ad intervalli regolari per riprodurre artificialmente, nel cavallo domestico, il naturale consumo e indurimento dello zoccolo, che nel cavallo selvaggio o nel cavallo in libertà è assicurato dal contatto diretto e continuo fra zoccolo e suolo.

La coda del cavallo, oltre alla sua funzione estetica, ha il compito fondamentale di scacciare gli insetti e soprattutto le mosche, e di proteggere i genitali dalla sporcizia proveniente dall’esterno. Per questo motivo, la coda del cavallo deve sempre essere pulita e pettinata.

La criniera è un ammasso di pelo lungo e folto che serve a proteggere la testa e il muso del cavallo dagli agenti atmosferici e dal freddo, mantiene il collo caldo, fa defluire l’acqua quando l’animale non ha riparo dalla pioggia, protegge il cavallo dagli insetti.

La bocca del cavallo è munita di denti, che sono 40 nel maschio e 36 nella femmina. Sulla lingua i cavalli hanno particolari papille gustative che consentono loro di esaminare e discernere i cibi buoni da quelli nocivi alla loro salute; sono inoltre in grado di riconoscere gli alimenti più ricchi di sale, che è particolarmente importante per il loro benessere.

Le orecchie: L’udito del cavallo è piuttosto sviluppato. L’apparato uditivo è simile a quello umano, ma più sensibile ai suoni di frequenza alta, non percepibili dall’uomo. Oltre che con le orecchie il cavallo percepisce le vibrazioni anche con le vibrisse e con gli zoccoli.

Il ciuffo è un ammasso di crini che scende sulla fronte del cavallo e che serve, con il suo movimento, a proteggere gli occhi dagli insetti.

La fronte del cavallo può essere di colore uniforme o con chiazze di pelo bianco che possono essere classificabili a seconda della forma in stella, fiore, palla di neve, lista, striscia. La fronte si trova tra naso, orecchie e tempie, è lunga, larga, liscia e piana.

Testa accoglie nel suo interno gli organi del sistema nervoso centrale, che rappresentano la stazione di partenza di ogni impulso vitale. Inoltre nella testa hanno sede i principali organi di senso. Da un punto di vista estetico la forma della testa del cavallo è molto importante, perchè serve a caratterizzare la razza.

Gli occhi del cavallo sono tra i più grandi fra i mammiferi della terra. Il cavallo ha una capacità visiva notturna molto sviluppata, come il cane e il gatto. Questo permette al cavallo di sfuggire prontamente ai pericolosi attacchi dei predatori della notte; di giorno, questo animale riesce a vedere, oltre il suo campo visivo, il movimento rapido di un oggetto alle sue spalle, ma ha una limitata percezione dei colori, che si limitano soltanto al blu ed al rosso.

Il collo del cavallo riveste una grande importanza nel movimento perché, agendo da bilanciere, assicura stabilità ed equilibrio al cavallo nelle sue diverse andature.

Le narici del cavallo sono molto sensibili. L’olfatto equino è più sviluppato di quello dell’uomo. I cavalli, all’interno del branco, usano il senso dell’olfatto per corteggiare i loro simili; infatti, tramite l’odore emanato dalla giumenta, lo stallone ne riesce a comprendere la sua disponibilità all’accoppiamento; quando viene al mondo un puledro, la mamma annusa attentamente il corpo del suo piccolo per riconoscerlo al momento dell’allattamento e per educarlo. Infine, tramite l’olfatto, il cavallo percepisce il pericolo di un attacco dei predatori carnivori, a causa dell’odore che essi emanano, permettendogli così di sfuggire alla morte.

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Nomenclature Montessori per le parti del cavallo

Nomenclature Montessori per le parti del pesce

Nomenclature Montessori per le parti del pesce per bambini della scuola d’infanzia (immagine, nome, immagine e nome) e per la scuola primaria (immagine, nome, definizione) pronte per il download e la stampa in formato pdf.

Per realizzare l’incastro della rana in proprio trovi il tutorial qui:

Presentazioni ed esercizi qui: 

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce
Set per attività con l’incastro del pesce

pdf qui:

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce
Nomenclature 3-6 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce
Nomenclature 6-9 anni 

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Nomenclature Montessori per le parti del pesce

Se preferite realizzare il materiale in proprio, questi sono i testi utilizzati:

I pesci sono animali acquatici a sangue freddo. Vivono in tutto il pianeta negli oceani, nei mari, nei fiumi, nei laghi e negli abissi. Ne esistono più di 30.000 specie. Il loro corpo è idrodinamico, cioè adatto a muoversi in acqua. I pesci sono vertebrati coperti di squame e dotati di pinne, che respirano attraverso le branchie. Le pinne sono gli organi di locomozione dei pesci, cioè gli organi che permettono il movimento. Si tratta di strutture formate da raggi ossei o cartilaginei collegati da una membrana di pelle.

Le pinne dorsali possono essere da 1 a 3 e a volte possono fondersi con l’anale e la caudale, formando un’unica grande pinna. La pinna dorsale si trova lungo la parte superiore del corpo  del pesce e serve a dare stabilità. Può essere dotata di spine, che servono da difesa contro i predatori.

La pinna pelvica, situata sul ventre del pesce, serve da timone quando il pesce vuole cambiare la direzione del suo movimento.

La pinna caudale è responsabile della principale spinta propulsiva del pesce, è disposta verticalmente rispetto al piano del pesce e si muove da destra verso sinistra e viceversa. Questa caratteristica permette di distinguere a prima vista un pesce da un cetaceo, in cui la pinna caudale è disposta orizzontalmente e si muove dal basso verso l’alto. A seconda della sua forma può essere adatta al nuoto per lunghe distanze oppure alla velocità.

La pinna pettorale si trova sotto all’apertura delle branchie, da entrambi i lati, e funziona da timone per accompagnare il movimento e aumentare la stabilità del corpo del pesce in acqua.

La pinna anale si trova non lontano dall’ano e viene usata per stabilizzare il pesce quando nuota. Non tutti i pesci ne sono dotati, ma in pesci particolari la pinna anale riveste una particolare importanza ai fini del movimento sostituendo la pinna caudale: nel pesce luna, ad esempio, la pinna anale accoppiata alla pinna dorsale consente al pesce di muoversi lentamente ondeggiando.

Il corpo dei pesci è idrodinamico, cioè adatto a muoversi in acqua. Le dimensioni dei pesci variano dai 16 m dello squalo balena ai circa 8 mm della Schindleria brevipinguis, considerato il vertebrato più piccolo del mondo.

Le scaglie. Come tutti i vertebrati, i pesci presentano una pelle composta da due strati: l’epidermide (la parte esterna) e il derma (la parte interna), ma sopra l’epidermide i pesci hanno uno strato in più formato da scaglie. Le scaglie sono formate da un materiale simile alla dentina e sono incastrate una con l’altra come le tegole di un tetto; crescono come crescono unghie e peli. La loro funzione è quella di coprire il corpo del pesce rendendolo liscio e idrodinamico.

La maggior parte dei pesci presenta gli occhi ciascuno su un lato: ciò consente loro di avere un campo visivo di quasi 360° e una visione monoculare (ognuno dei due occhi mette a fuoco indipendentemente dall’altro) e grandangolare, non ad alta definizione ma che permette di controllare l’eventuale avvicinarsi di un pericolo. Gli occhi dei pesci non hanno palpebre, sono mobili e piuttosto grandi.

La testa dei pesci è direttamente attaccata al corpo, senza collo. Contiene la bocca, gli occhi e le narici.

La bocca serve ad assumere il cibo e può avere forme diverse: i pesci che vivono in superficie hanno la bocca rivolta verso l’alto, i pesci che vivono a mezza altezza hanno la bocca parallela al corpo e pesci di fondo hanno la bocca orientata verso il basso. I pesci carnivori hanno i denti.

Le narici nei pesci non hanno funzione respiratoria, ma sono un organo dell’olfatto.  Sono delle rientranze ricoperte di rosette olfattive che percepiscono le particelle odorose. L’acqua è convogliata all’interno e poi estromessa.

La branchia è un organo di respirazione: nei pesci l’acqua ricca di ossigeno entra dalla bocca ed esce dalle branchie carica di anidride carbonica.

I pesci presentano un organo di senso non presente in altri vertebrati: la linea laterale. Essa è costituita da una serie di canalicoli che corrono lateralmente nella testa e nel corpo dell’animale, collegati con l’esterno tramite piccoli pori, e ha la funzione di percepire variazioni di bassissima frequenza, flebili campi elettrici, variazioni di pressione e vibrazioni. Dalla linea laterale queste informazioni raggiungono il cervello.

Nomenclature Montessori per le parti del pesce

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori con cartamodelli e istruzioni. Gli incastri della zoologia comprendono la rana, il cavallo, l’uccello e il pesce.

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori

Materiali:
– cartamodelli
– gomma eva
– forbici e taglierino
– pennarelli colorati
– perline di media grandezza
– colla a caldo
– colla vinilica.

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro del pesce

Stampiamo il cartamodello e riportiamolo sul foglio di gomma con la carta carbone o facendo pressione con una penna o con la punta del taglierino:

decoriamo il pesce senza separarne le parti:

riportiamo i contorni del pesce completo sullo sfondo:

ritagliamo lo sfondo, incolliamo sul retro un cartoncino o un secondo foglio di gomma non ritagliato e inseriamo il pesce. Quindi dividiamo il pesce nelle sue parti:
– testa
– corpo
– pinna caudale
– pinna anale
– pinna pettorale
– pinna dorsale
– pinna pelvica
e incolliamo una perla con la colla a caldo, per permettere la presa a tre dita:

E l’incastro del pesce è  pronto:

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro del cavallo

Procediamo come già mostrato per l’incastro del pesce:

 

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Le parti in cui dividere il cavallo sono:
– testa
– collo
– criniera
– fianco
– zampe anteriori
– zampe posteriori
– coda.

Questo e’ l’incastro del cavallo completo:

 

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro dell’uccello

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Le parti dell’uccello sono:
– testa
– corpo
– ala
– coda
– zampe

Questo e’ l’incastro completo:

 

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Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Incastro della rana

Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori
Le parti della rana sono:
– testa
– zampa anteriore
– zampa posteriore
– zampa posteriore
– corpo

Questo e’ l’incastro completo:

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 Tutorial per realizzare gli incastri della zoologia Montessori

Esperimenti scientifici per bambini: il palloncino-razzo

Esperimenti scientifici per bambini: il palloncino-razzo.

Costruire un palloncino-razzo è molto semplice. Con questo esperimento metteremo a confronto un razzo ad aria con un razzo ad elio.

Materiale:
– 2 palloncini
– bombola di elio
– spago
– nastro adesivo
– 2 cannucce.

Procedimento:
– tagliamo due fili lunghi almeno 5 metri, infiliamo in ognuno una cannuccia e fissiamoli paralleli tra due pareti della stanza, volendo in salita
– gonfiamo un palloncino con aria e tenendolo chiuso con le dita (senza fare il nodo) attacchiamolo ad una delle cannucce


– gonfiamo un palloncino con l’elio

– e sempre tenendolo chiuso con le dita (senza fare il nodo) attacchiamolo all’altra cannuccia


– chiediamo: “Quale dei due razzi sarà il più potente?”

– lasciamo andare i due palloncini e osserviamo. Questi sono i nostri palloncini a termine corsa (quello verde era gonfiato con elio, quello arancio con aria):

Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?

Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano? Probabilmente avrete notato che nel corso di un breve periodo di tempo, i palloncini gonfiati con elio cominciano a perdere la loro capacità di sollevarsi in aria e si sgonfiano.

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Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?
Primo esperimento

Con questo esperimento vogliamo misurare quanto i palloncini a elio cambiano nel corso del tempo.

Introduzione
Sappiamo che i palloncini contenenti elio volano perché l’elio è più leggero dell’aria circostante. In altre parole, il peso dell’aria spostata dal pallone è maggiore del peso del palloncino e il gas all’interno, quindi il palloncino sale verso l’alto.
Questa forza, detta forza di Archimede o forza idrostatica, è esattamente data dalla differenza di peso del pallone e del suo contenuto (più eventualmente il peso dello spago legato ad esso), rispetto al peso del volume dell’aria spostata.
Il lattice di cui sono fatti i palloncini è una membrana permeabile, cioè ha molto piccoli fori che permettono gli atomi di elio di sfuggire. L’elio fuoriesce dai palloncini in lattice più velocemente di quanto non avvenga con i palloncini gonfiati con aria, a causa delle piccole dimensioni degli atomi di elio.
Poiché l’elio intrappolato all’interno di un palloncino in lattice sfugge lentamente, il palloncino inizia a scendere. Arriverà poi ad un punto in cui la forza di gravità e la forza idrostatica saranno uguali, ed a questo punto il palloncino si fermerà a mezz’aria, senza salire né scendere: questa situazione è detta “assetto neutro”.

Materiali:
– cucchiaio di metallo
– bilancia digitale con una precisione di almeno 1 g
– metro da sarto
– 1 palloncino in lattice
– bombola di elio
– spago e forbici
– quaderno.

Esecuzione dell’esperimento
– pesiamo il cucchiaio e registriamo i valori sul quaderno


– gonfiamo il palloncino utilizzando la bombola di elio


– fissiamo il palloncino al cucchiaio per mezzo dello spago, per zavorrarlo
– pesiamo ora il cucchiaio con il palloncino attaccato ad esso e registriamo i valori sul quaderno


– col metro misuriamo il diametro del palloncino
– ripetiamo le misurazioni ogni 2 ore, registrando i dati
– analizziamo i dati
– possiamo anche realizzare un grafico mettendo in relazione tempo e peso e tempo e diametro per vedere se il tasso è costante oppure no.

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Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?
Secondo esperimento

Ipotesi
Abbassare la pressione dell’aria circostante causerà una fuoriuscita di elio dal palloncino a maggiore velocità.

Introduzione
La diffusione è il passaggio di molecole da una zona ad alta densità verso un’area a densità minore.
In questo esperimento le molecole di elio all’interno del palloncino (che sono ad alta densità molecolare) si spostano all’esterno nello spazio aereo intorno al palloncino.
La pressione dell’aria della stanza in cui è condotto l’esperimento, può essere variata ripetendo l’esperimento in stanze che si trovano a piani diversi in un edificio alto.

Materiale:
– 60 palloncini
– bombola di elio
– metro da sarto
– 60 chiodi per tenere abbassati i palloni
– spago per legare i palloncini
– un edificio alto (almeno 60 piani) possibilmente con stanze climatizzate.

Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?

Procedura
Per questo esperimento, la variabile indipendente è la pressione dell’aria ambientale.
Per misurare il diametro esterno del palloncino si utilizzano un righello e due tavole di legno.
Le costanti (variabili di controllo) possono essere la temperatura nella stanza, il livello di umidità e il tipo di gas utilizzato per gonfiare i palloncini.
L’esperimento viene condotto in una stanza climatizzata per mantenere una temperatura e umidità costanti. Essa viene eseguita al piano terra, al 30° e al 60° piano di un edificio, al fine di fornire dati provenienti da ambienti con diversa pressione dell’aria in cui sono immersi i palloncini gonfiati con elio.
L’esperimento inizia al piano terra. Si gonfiano con l’elio 20 palloncini. Tutti i palloncini devono avere lo stesso diametro (ad esempio 300 mm). Si legano a un pezzo di spago e si zavorrano con un chiodo.
Il diametro dei palloncini viene misurato una volta ogni 2 ore ed i risultati sono riportati in una tabella.
Lo stesso procedimento viene ripetuto in una stanza al 30° piano ed in una al 60° piano.

Osservazione
Si osserverà che i palloncini al 60 ° piano si riducono in termini di dimensioni e diametro ad un ritmo più veloce rispetto ai palloncini al piano terra. In altre parole, l’elio fuoriesce più rapidamente dai palloncini situati al piano più alto.

Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?

Conclusione
L’ipotesi si dimostra vera. I piani più alti di un edificio hanno una pressione atmosferica inferiore rispetto a quelli più bassi e quindi una minore densità dell’aria. Questo fa sì che l’elio, che all’interno del palloncino ha una densità maggiore, fugga più rapidamente a causa della diffusione, perchè l’elio è in grado di uscire attraverso i fori microscopici che esistono naturalmente nelle pareti dei palloncini di lattice. Questi piccoli fori sono più grandi degli atomi di elio. È a causa di diffusione che i palloncini si riducono di dimensione nel tempo.

Incastro dell’Italia Montessori – presentazioni ed esercizi

Incastro dell’Italia Montessori – presentazioni ed esercizi per la scuola d’infanzia e primaria. L’incastro utilizzato per le presentazioni è prodotto da Montessori 3D di Boboto.

Dai 3 ai 6 anni facciamo leva sulle caratteristiche della mente per stimolare l’interesse del bambino verso la geografia, gettando le basi per la costruzione di un linguaggio tecnico connesso alla materia di studio. In questo periodo i bambini interiorizzano molte informazioni sulla geografia facilmente e in modo gioioso, ad esempio i termini per indicare le zone di terraferma e quelle d’acqua, i nomi dei continenti, dei paesi, ecc.
Così, quando il bambino avrà bisogno di utilizzare questi termini per i suoi studi, nella scuola primaria, avrà già grande familiarità con essi.
Questi termini saranno inoltre legati ad esperienze di successo e verranno visti dal bambino con simpatia e non con ostilità. Sarà sufficiente un breve riassunto perchè il bambino recuperi ciò che ha imparato quando era più piccolo.
Possiamo dire che mentre nella scuola d’infanzia il bambino entra in contatto con i fatti, nella scuola primaria esplora le ragioni che stanno dietro i fatti e le relazioni tra i fatti.

Nella scuola d’infanzia l’apprendimento quindi si realizza attraverso esercizi pratici, ad esempio con le forme della terra e dell’acqua:

ed esercizi sensoriali, ad esempio con gli incastri del planisfero:

dei singoli continenti, primi fra tutti l’incastro dell’Europa:

e dei singoli paesi, primi fra tutti l’incastro dell’Italia:

La geografia col metodo Montessori viene presentata, come tutte le altre materie d’insegnamento, in risposta a un bisogno del bambino: in questo caso si tratta del bisogno di comprendere la propria posizione nel mondo in relazione alle proprie storie personali e di viaggio.

Partendo dall’incastro del planisfero e progredendo attraverso gli incastri dei vari continenti e poi dei paesi, gli incastri della geografia hanno anche uno scopo secondario, che è quello di perfezionare il controllo motorio in previsione dell’utilizzo degli strumenti di scrittura, la motricità fine e la coordinazione occhio-mano.

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Incastro dell’Italia Montessori
Presentazione 1

Materiali:
– incastro del planisfero Montessori
– globo smerigliato, o globo colorato o mappamondo
– incastro dell’Europa o cartina dell’Europa
– tappeto
– incastro dell’Italia
– carta di controllo muta dell’Italia: si realizza facilmente riportando il contorno degli incastri su un cartoncino bianco.

Presentazione iniziale:

– mostriamo al bambino come prendere l’incastro dal mobiletto e portarlo sul tappeto o sul tavolo. Il piano di lavoro scelto dovrebbe essere parallelo alla parete nord della stanza. Mettiamo l’incastro nell’angolo in altro a destra del piano di lavoro
– con movimenti lenti e curati togliamo gli incastri e mettiamoli in ordine lungo il margine inferiore della tavola
– quando tutti gli incastri sono stati rimossi, rimettiamoli al loro posto con altrettanta lentezza e cura
– invitiamo il bambino a ripetere l’esercizio
– togliamo nuovamente tutti gli incastri e mescoliamoli. Chiediamo al bambino di riposizionarli


– possiamo mostrare al bambino come seguire i contorni dell’incastro tra le mani

e poi quello dello spazio vuoto sulla tavola:

Il pezzo va tenuto con la mano non dominante e i contorni vanno tracciati con la mano dominante.

Presentazione dell’esercizio:
– inviamo i bambini a partecipare alla presentazione e portiamo il materiale sul tappeto
– mostriamo ai bambini il globo e ripetiamo insieme i nomi dei continenti
– mostriamo l’incastro del planisfero, mettendolo sul tappeto accanto al globo colorato
– indicando il globo diciamo: “Questo è il modo in cui vediamo la terra dal cielo. Questa è la terraferma. Questa è l’acqua”
– “Noi viviamo sulla Terra. La Terra è una sfera. Ma per rappresentarla usiamo anche delle mappe, che invece di essere sfere, sono piatte. Infatti è più facile usare mappe piatte, e non a forma di sfera, ad esempio se stiamo facendo un viaggio”. Vi ricordate il planisfero? Ne abbiamo già parlato
– indichiamo l’incastro del planisfero e chiediamo: “Noi in quale continente viviamo?”. Sì, in Europa
– indichiamo l’Europa
– mostriamo l’incastro dell’Europa
– l’Europa è suddivisa in tanti territori più piccoli, gli Stati. Vogliamo nominarli insieme?
– Chiediamo: e noi in quale Stato viviamo? Sì, in Italia
– indichiamo la posizione dell’Italia nell’incastro dell’Europa, nel planisfero e nel globo, poi presentiamo ai bambini l’incastro dell’Italia e la cartina muta
– questa è l’Italia. Anche l’Italia è divisa in tanti territori più piccoli, che chiamiamo regioni. Noi in quale regione viviamo? Lo sapete? Noi viviamo in Calabria
– mostriamo ai bambini la Calabria sull’incastro e sulla cartina di controllo muta
– lentamente, utilizzando i pomoli, togliamo quattro incastri, cioè quattro regioni diverse, senza nominarli
– mettiamo gli incastri a fianco della tavola, sulla cartina muta di controllo
– reinseriamoli al loro posto, uno ad uno
– togliamo altri 4 incastri, sempre senza nominarli, mettiamoli a fianco della tavola e chiediamo a un bambino alla volta di reinserirli in modo corretto
– ripetiamo togliendo 8 incastri
– ripetiamo togliendo tutti gli incastri senza nominarli
– rimettiamo tutti gli incastri nella tavola
– ora togliamo di nuovo 4 incastri e nominiamoli, ad esempi dicendo: “Valle d’Aosta, Toscana, Abruzzo, Calabria”


– ripetere i nomi: “Valle d’Aosta, Toscana, Abruzzo, Calabria”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto la Toscana?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi 4 pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro della Valle d’Aosta?”
– quando i 4 incastri sono fuori chiediamo: “Quale regione vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una regione e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre regioni, finché il bambino ne conoscerà tutti i nomi.

Incastro dell’Italia Montessori
Nomenclatura utilizzata in questa presentazione:
– i nomi delle regioni italiane

Incastro dell’Italia Montessori
Nomenclature che possono essere presentate successivamente:
– i nomi dei capoluoghi di regione (i pomoli dell’incastro sono fissati proprio in corrispondenza del capoluogo di regione)
– i nomi dei mari italiani.

Incastro dell’Italia Montessori
Controllo dell’errore:
– gli incastri e la tavola di controllo.

Incastro dell’Italia Montessori
Scopo:

– preparare allo studio della geografia
– riconoscere visivamente le forme delle regioni italiane
– nomenclatura
– approfondire il concetto di rappresentazione piana del nostro mondo
– condurre il bambino verso l’astrazione
– rafforzare la mano in preparazione della scrittura.

Età:
– dai 5 anni, dopo l’incastro dell’Europa

Incastro dell’Italia Montessori
Estensioni per la scuola d’infanzia
:
– il bambino può costruire la cartina politica dell’Italia all’esterno del bordo della tavola, senza utilizzare la cartina muta di controllo
– mettiamo le regioni dell’incastro dell’Italia in un sacchetto del mistero: il bambino cercherà di identificarle al tatto.

Incastro dell’Italia Montessori
Estensioni per la scuola primaria
:
– abbinare i cartellini dei nomi alle regioni corrispondenti
– abbinare i cartellini dei nomi ai mari corrispondenti
– abbinare i cartellini dei nomi ai capoluoghi di regione corrispondenti
– disegnare le regioni italiane su cartoncini colorati seguendo i contorni degli incastri con la matita e ritagliarli. Comporre la cartina dell’Italia su un cartoncino ed etichettare regioni, capoluoghi di regione, mari italiani
– punteggiare i contorni degli incastri delle regioni su cartoncini colorati
– siccome ritagliare le regioni con le forbici può essere difficile per alcuni bambini, perchè i contorni sono molto irregolari, scegliere di punteggiarli può essere una soluzione migliore. Si può anche optare per una tecnica mista, punteggiando cioè i contorni con punti distanziati di circa 0,5 cm e poi usare i fori come guida per le forbici
– costruire un libretto delle regioni e dei mari italiani usando per i disegni gli incastri e ricercando informazioni varie
– costruire da soli una cartina politica dell’Italia su carta utilizzando per i contorni gli incastri, colorare le regioni con matite colorate, tempera o acquarello, gessi colorati
– tracciare i contorni degli incastri con una matita bianca su un cartoncino di colore scuro. Punteggiare i contorni. Mettere il lavoro sul vetro di una finestra per fare in modo che la luce passi attraverso la punteggiatura
– le cartine realizzate dai bambini possono essere etichettate con cartellini prestampati, cartellini preparati dai bambini, oppure i nomi possono essere scritti direttamente sulla cartina
– attività con le nomenclature e i libretti
– questionario sull’Italia
– questionari sulle regioni italiane (uno per ogni regione).

Trovi tutto il materiale stampabile qui:

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Incastro dell’Italia Montessori

Materiali stampabili per l’incastro dell’Italia Montessori

Materiali stampabili per l’incastro dell’Italia Montessori in formato pdf, che comprendono: cartellini delle regioni, cartellini dei capoluoghi di regione, cartellini dei mari, nomenclature in tre parti delle regioni italiane, nomenclature dei mari italiani in tre parti, questionario sull’Italia e questionari sulle regioni italiane (una per regione).

https://shop.lapappadolce.net/prodotto/materiali-stampabili-per-lincastro-dellitalia-montessori/

Realizzare l’incastro in proprio con cartoncino o gomma crepla (anche chiamata gomma eva, fommy o moosgummy) non è semplice ed i risultati rischiano di essere scadenti, per via dei numerosi incastri e dei contorni piuttosto complessi (anche stilizzando molto).

Per questo motivo ho scelto di non offrire un cartamodello da ritagliare, ed i colori che ho utilizzato per i materiali stampabili sono quelli dell’Incastro dell’Italia di Montessori Material

Se pensate comunque di poter ottenere un buon materiale col ritaglio, basterà copiare i contorni di una cartina politica dell’Italia.

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Le lezioni pronte con le presentazioni del materiale ai bambini e gli esercizi si trovano qui: 

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Materiali stampabili per l’incastro dell’Italia Montessori
Cartellini delle regioni italiane colorati con immagine della regione:

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Cartellini dei capoluoghi di regione colorati con immagine della regione:

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Cartellini dei mari e dei punti cardinali colorati:

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Nomenclature in 3 parti delle regioni italiane colorate (immagine, titolo, definizione):

Nomenclature in 3 parti delle regioni italiane in bianco e nero (immagine, titolo, definizione):

Materiali stampabili per l’incastro dell’Italia Montessori

Questo è il contenuto delle schede, se preferite realizzarle da soli:

Valle d’Aosta. E’ la regione più piccola d’Italia ed è l’unica a non essere suddivisa in province. Il capoluogo di regione è Aosta. Ha due lingue ufficiali: l’italiano e il francese. E’ la regione con la minore densità di popolazione. In questa regione si trovano le montagne più alte d’Italia. Ha un clima alpino. Per la bellezza dei suoi paesaggi il turismo è una voce molto importante della sua economia.
Piemonte. Il suo nome significa “al piede dei monti”, infatti è circondata dalle Alpi e da un tratto dell’Appennino ligure. Le Langhe e il Monferrato sono importanti zone collinari. In questa regione nasce il fiume Po. Il capoluogo di regione è Torino. E’ la seconda regione per superficie dopo la Sicilia. Il suo clima è continentale. Sono molto sviluppate l’agricoltura, il terziario e l’industria.
Lombardia. Il suo nome viene dal popolo dei Longobardi. Il capoluogo di regione è Milano. E’ la regione col maggior numero di abitanti, anche se è la quarta per estensione. Nella regione si trovano le Alpi e le Prealpi e il tratto centrale della Pianura Padana. E’ molto ricca di fiumi e laghi. Il clima è continentale. L’industria è molto fiorente, ma anche agricoltura e allevamento sono importantissimi.
Trentino Alto Adige. Il capoluogo di regione è Trento. Il territorio è montuoso e costituito dalle Alpi e dalle Dolomiti. Numerosi i laghi ed i fiumi. Il clima è piuttosto rigido. L’economia si basa su turismo, alberi da frutto, vite, legname, allevamento. In questa regione troviamo abitazioni particolari: maso e malga. Nella regione si parlano italiano, tedesco, ladino, cimbro e mocheno.
Veneto. In questa regione troviamo le Alpi e le Dolomiti, le Prealpi, la fascia collinare e la Pianura Veneta. Il capoluogo è Venezia. E’ la regione più pianeggiante d’Italia. Bagnata dal Mar Adriatico, la costa è bassa e sabbiosa con lidi e lagune. E’ ricca di fiumi e laghi. Si pratica l’agricoltura, l’allevamento, la pesca; l’artigianato, la piccola industria, il turismo nelle città d’arte e nelle località montane e marittime.
Friuli Venezia Giulia. E’ una delle regioni meno estese. Il capoluogo è Trieste. Oltre all’italiano si parla sloveno, tedesco e ladino. A nord si trovano Alpi e Prealpi. A ridosso della costa troviamo l’altopiano del Carso, coperto di doline. La pianura si affaccia sul Mar Adriatico e presenta zone lagunari. Nella regione soffia la Bora. L’economia si basa su agricoltura e allevamento, industria soprattutto alimentare  e navale e turismo balneare.
Liguria. E’ la terza più piccola regione, dopo Valle d’Aosta e Molise. Il capoluogo è Genova. La regione è formata da una stretta fascia di montagne poco elevate che formano un arco intorno al Golfo di Genova. Il clima è mite. I fiumi sono di modesta importanza e a regime torrentizio. I terreni sono coltivabili grazie ai terrazzamenti. L’economia si basa su terziario, turismo, industria metallurgica e raffinerie, agricoltura.
Emilia Romagna. Il suo capoluogo è Bologna. Circa la metà del territorio è occupato dalla Pianura Padana ed è bagnata dal Mar Adriatico. A sud si trova l’Appennino con monti poco elevati dalla forma arrotondata. E’ attraversata dal fiume Po che sfocia in mare formando le Valli di Comacchio a sud del delta. L’economia si basa su agricoltura e allevamento, industria alimentare, vino, pesca, turismo.
Toscana. Quinta per estensione, il suo capoluogo è Firenze. E’ bagnata dal mar Ligure e dal Mar Tirreno. E’ in prevalenza collinare, e le pianure si trovano solo lungo le coste o vicino ai fiumi. Comprende le isole dell’Arcipelago Toscano. L’economia si basa sulla produzione di vino, allevamento di ovini, industria estrattiva e turismo nelle città d’arte e nelle località balneari.
Marche. Il suo capoluogo è Ancona. E’ bagnata dal Mare Adriatico ed è in prevalenza collinare. Le coste sono basse e sabbiose. Nella regione scorrono molti fiumi, dal corso breve e torrentizio. L’economia si basa su agricoltura, allevamento, pesca, industria alimentare e artigianato specializzato, turismo nelle città d’arte e nelle località balneari.
Umbria. E’ una delle regioni più piccole. Il capoluogo è Perugia. Non è bagnata dal mare ed è interamente formata da montagne (Appennino) e colline. E’ ricca di fiumi.. In questa regione si trova il lago Trasimeno. Si producono vino e olio, insaccati, tartufo nero. L’industria sfrutta le Cascate delle Marmore per la produzione di energia elettrica. Altra risorsa è il turismo religioso e nelle città d’arte.
Abruzzo. E’ la regione del centro-sud più montuosa e comprende le cime più alte dell’Appennino. Il capoluogo è L’Aquila. Bagnata dal Mar Adriatico, le coste sono sabbiose e argillose. E’ la regione con la maggior superficie di ambienti naturali protetti. Il clima è continentale all’interno e mite sulla costa. L’economia si basa su turismo balneare e sport invernali, allevamento e agricoltura, piccola e media industria.
Lazio. Il capoluogo è Roma, che è anche capitale d’Italia. All’interno della regione si trova Città del Vaticano, il più piccolo stato del mondo. Tra l’Appennino e la costa pianeggiante si trova l’Antiappennino e gruppi di colline vulcaniche. E’ bagnata dal Mare Tirreno. L’economia di basa sul terziario per la centralità politica di Roma. Altre attività importanti sono agricoltura, allevamento, turismo.
Molise. Seconda regione più piccola d’Italia, dopo la Valle d’Aosta, il suo capoluogo è Campobasso. E’ in prevalenza montuosa e occupata dall’Appennino. Le coste sono bordate da pianure poco estese. E’ bagnata dal Mare Adriatico. Il clima è continentale all’interno, mite sulla costa. L’economia si basa su agricoltura e allevamento, artigianato e piccola industria.
Puglia. E’ bagnata dal Mar Adriatico e dal Mar Ionio. Il capoluogo è Bari. Verso il mare si estende l’altopiano carsico delle Murge. La pianura più vasta è il Tavoliere delle Puglie. Comprende le Isole Tremiti. E’ una regione povera di acque ed è la meno piovosa d’Italia. L’economia si basa su agricoltura, pesca, industria siderurgica e alimentare, turismo balneare. Famosi i trulli di Alberobello.
Campania. E’ la regione più densamente popolata d’Italia. Il capoluogo è Napoli. A est è occupata dall’Appennino. A ovest, dove è bagnata dal Mar Tirreno, si trovano le pianure costiere. I vulcani della regione sono attivi. La costa forma quattro golfi e comprende le isole dell’Arcipelago Campano. Il clima è mite anche nelle zone montuose. L’economia si basa su allevamento, agricoltura, turismo, piccola industria e artigianato.
Basilicata. Il capoluogo di regione è Potenza. E’ per la maggior parte montuosa e collinare, tranne lungo la costa ionica. E’ bagnata dal mar Ionio e dal Mar Tirreno.. La costa ionica è bassa, quella tirrenica alta e rocciosa. Il clima è mediterraneo sulla costa, continentale all’interno. L’economia si basa su allevamento, piccola industria, artigianato e turismo. A Matera si trovano antiche abitazioni dette “sassi”.
Calabria. Il capoluogo di regione è Catanzaro. La regione è una penisola per la maggior parte montuosa e collinare e bagnata dal mar Ionio e dal Mar Tirreno. Lo stretto di Messina la separa dalla Sicilia. Il clima è rigido nelle zone montane più interne, mite nelle zone vicine alla costa. Si praticano agricoltura e allevamento, l’industria è poco sviluppata, mentre è diffuso il turismo balneare.
Sicilia. E’ l’isola più grande d’Italia e di tutto il Mediterraneo, ed è la più grande regione italiana. Il capoluogo è Palermo. E’ bagnata dal Mar Tirreno, Ionio e di Sicilia. L’Etna è uno dei maggiori vulcani attivi del mondo. Comprende vari arcipelaghi e isole minori. Il clima è molto mite. Produce agrumi, mandorle e vino. Si pratica la pesca, l’artigianato, il turismo.
Sardegna. E’ la seconda isola italiana e del Mediterraneo, dopo la Sicilia. Il capoluogo è Cagliari. A Nord le Bocche di Bonifacio la separano dalla Corsica. Il territorio è per lo più collinare e montuoso, con altopiani e vallate. I fiumi sono torrentizi e i laghi per lo più artificiali. L’economia si basa su allevamento, industria estrattiva, artigianato e turismo balneare. Vi si trovano antiche costruzioni: i nuraghi.

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Nomenclature in tre parti delle regioni italiane colorate (immagine della regione, immagine dell’Italia e titolo):


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Nomenclature in tre parti dei mari italiani colorate (cartina dell’Italia, titolo e definizione):

Questo è il contenuto delle schede:

Mar Mediterraneo. Il suo nome significa “in mezzo alle terre”. E’ un mare quasi chiuso, per questo ha acque calme e poco interessate da tempeste violente e forti correnti: La temperatura delle acque è piuttosto alta.. Comunica con l’Oceano Atlantico (Stretto di Gibilterra), col Mar Nero (Stretto dei Dardanelli) e col mar Rosso (Canale di Suez). L’Italia divide il Mediterraneo in Orientale e Occidentale.
Mare Adriatico. Si estende a est della penisola italiana e comunica solo col mar Ionio attraverso il Canale d’Otranto. Ha forma allungata. E’ poco profondo e per questo è il mare più pescoso del Mediterraneo. Le sue coste sono in prevalenza basse e sabbiose.
Mar Ionio. Bagna da un lato le coste est della Sicilia, della Calabria e la Puglia fino al canale d’Otranto; dall’altro la Grecia. E’ il mare più profondo del Mediterraneo. Le coste possono essere basse e sabbiose oppure alte e rocciose.
Mare di Sicilia. Bagna la costa ovest dell’Italia a partire dal Promontorio di Piombino, la parte est della Corsica, la parte nord della Sicilia e la parte est della Sardegna.Ha la forma di un triangolo rettangolo. Le coste sono caratterizzate da golfi e insenature. In questo mare si trovano la maggior parte delle isole italiane.
Mar Tirreno. Bagna la costa ovest dell’Italia a partire dal Promontorio di Piombino, la parte est della Corsica, la parte nord della Sicilia e la parte est della Sardegna. Ha la forma di un triangolo rettangolo. Le coste sono caratterizzate da golfi e insenature. In questo mare si trovano la maggior parte delle isole italiane.
Mar di Sardegna. Bagna le coste ovest della Sardegna e della Corsica e si estende fino alle isole Baleari (Spagna). E’ un mare molto profondo. Le sue coste possono essere a volte alte e a volte basse. Le principali isole sono l’Isola di San Pietro e l’Isola di Sant’Antioco.
Mare Ligure. Bagna la costa della Liguria, la costa della Toscana fino al Promontorio di Piombino, e la costa del Nizzardo. E’ limitato dal Mar di Sardegna, dalla Corsica e dal Mar Tirreno. E’ un mare poco esteso e abbastanza profondo. Le sue coste sono alte e rocciose.

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Indicazioni per realizzare in proprio le mappe di controllo (parlate, mute, bianco e nero e colorate):

mappa di controllo I: una mappa con le regioni colorate e della stessa dimensione dell’incastro dell’Italia
mappa di controllo II: negli stessi colori e delle stesse dimensioni della prima mappa, ed ha in più i nomi delle regioni e dei mari italiani. Completa la mappa un set di cartellini (colorati o in bianco e nero) da usare per etichettare l’incastro dell’Italia
mappa di controllo III: una mappa in bianco e nero. Le regioni italiane sono della stessa dimensione dell’incastro dell’Italia
mappa di controllo IV: uguale alla mappa III ma con l’aggiunta dei nomi. Completa la mappa un set di cartellini da usare con l’incastro dell’Italia.
Le mappe di controllo vengono presentate al bisogno. In seguito possiamo preparare mappe simili ma di dimensioni ridotte da usare per colorare ed etichettare.
Per preparare queste mappe basterà, come già detto, copiare su grandi fogli di carta bianca i contorni del vostro incastro dell’Italia Montessori.

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Cartellini per lo studio dell’Italia

Livello I
In quale continente si trova l’Italia?
In quale emisfero si trova l’Italia?
Con quali stati e mari confina l’Italia?
Qual è la capitale italiana?
Nomina alcune città italiane importanti che conosci.
Disegna e colora la bandiera italiana.
Ricerca il significato dei colori della bandiera italiana.
Disegna una cartina dell’Italia. Segna la capitale e alcune città importanti che conosci.
Disegna alcuni simboli dell’Italia conosciuti in tutto il mondo.
Disegna una cartina dell’Italia includendo la scala chilometrica.
Etichetta gli stati e le acque che confinano con l’Italia.

Livello II
Qual è la regione italiana più grande?
Quale regione italiana è una penisola?
Quale regione italiana è un’isola?
In quale regione italiana vivi?
Quante sono le regioni italiane?
Quali regioni si trovano a est della Lombardia?
Quali regioni si trovano a ovest dell’Abruzzo?
Quali regioni si trovano a nord dell’Emilia Romagna?
Quali regioni italiane non sono bagnate dal mare?
Quali mari bagnano l’Italia a est?
Qual è l’unica regione che confina con la Valle d’Aosta?
Quali mari bagnano l’Italia a ovest?
Quali regioni si trovano a est delle Marche?

Livello III
Quali lingue si parlano in Italia?
Quale moneta si usa in Italia?
Raccogli alcuni francobolli italiani.
Quali sono le religioni più praticate in Italia?
Quale forma di governo c’è in Italia?
Quali sono le principali industrie italiane?

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Cartellini per lo studio delle regioni (un set per ogni regione)

Livello I
Qual è il nome della regione?
In quale stato si trova?
In quale continente si trova?
In quale emisfero si trova?
Da quali mari è bagnata? Se non è bagnata dal mare, a quanti chilometri di distanza si trova dal mare?
Qual è il suo clima?
Disegna una cartina della regione includendo la scala chilometrica.
Etichetta gli stati, le regioni e le acque che confinano con la regione.

Livello II
Usando la scala chilometrica, trova quanto misura la regione nel suo punto più largo e nel suo punto più stretto.
Quanto è popolata la regione?
Quanto misura la sua superficie in chilometri quadrati?
Qual è il capoluogo di regione?
Quante province ha la regione?
Elenca tutte le province della regione.
Elenca almeno altre tre città importanti della regione.
Quali sono le sue catene montuose e le montagne principali?
A quanti metri sul livello del mare si trova il suo punto più alto?
Elenca i principali fiumi e laghi della regione.
Su una cartina della regione da te disegnata, localizza tutti gli elementi che hai nominato nel questionario.

Livello III
Come si chiamano gli abitanti della regione?
Quale lingue e dialetti si parlano nella regione? Trova alcune parole in queste lingue o dialetti.
Quali tipi di vegetazione puoi incontrare nella regione?
Quali animali puoi incontrare nella regione?
Fai un disegno del paesaggio tipico della regione.
Disegna o ricerca immagini degli animali tipici della regione.

Livello IV
Quali sono i principali prodotti agricoli della regione?
Quali sono le industrie più importanti?
Quali sono le attività lavorative più importanti nella regione?
Quali prodotti esporta la regione?
Quali sono i piatti tipici?

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Materiali stampabili per l’incastro dell’Italia Montessori

Trovi tutto il materiale pronto in formato pdf qui:

Esperimenti scientifici per bambini: palloncini a confronto

Esperimenti scientifici per bambini: palloncini a confronto.

Materiali
– bombola di elio
– 4 palloncini
– una bottiglia di plastica vuota senza tappo
– un sacchetto di plastica e un elastico (o un sacchetto con chiusura zip)
– una bottiglia di plastica vuota col tappo
– bicarbonato
– aceto
– spago
– forbici
– graffette metalliche
– una bacinella d’acqua (o la vasca da bagno)
– una bilancia.

Perchè alcuni palloncini possono restare sospesi in aria e altri no? Cos’è che li fa sollevare da terra?

Esperimenti scientifici per bambini: palloncini a confronto

Esperimento
– prendiamo il sacchetto di plastica, immergiamolo nell’acqua in modo che si riempia almeno per metà, quindi spremiamo fuori l’aria e chiudiamolo
– chiediamo a un bambino di sollevare il sacchetto fuori dall’acqua e chiediamo: “Come lo senti? Pesante?”

– chiediamo di immergere di nuovo il sacchetto tenendolo immerso ma senza che tocchi il fondo e chiediamo “Adesso come lo senti? Più pesante o più leggero?”


– sentiamo il sacchetto più leggero quando è immerso in acqua perchè l’acqua della bacinella che si trova sotto al sacchetto sostiene un po’ del suo peso
– se lasciamo andare il sacchetto, l’acqua della bacinella non basta a tenerlo sollevato, ed esso affonda per la forza di gravità che attira gli oggetti verso il basso. L’acqua della bacinella non sostiene l’acqua del sacchetto.

– prendiamo un palloncino e gonfiamolo d’aria. Il palloncino gonfiato d’aria è circondato da aria, come il sacchetto pieno d’acqua è circondato d’acqua. Anche il palloncino non può essere sostenuto e quindi non può restare sollevato

– l’acqua però, come abbiamo visto sentendo il sacchetto più leggero quando immerso, può esercitare una forza dal basso verso l’alto che può portare il peso degli oggetti, e può anche tenerli sollevati. Anche l’aria può farlo, come l’acqua.
– facciamo un’altra prova. Prendiamo la bottiglia vuota chiusa col tappo. E’ molto leggera perchè contiene soltanto aria, ma naturalmente l’aria non tiene sospesa la bottiglia
– mettiamo la bottiglia nella bacinella. Cosa succede? Galleggia sulla superficie, perchè l’acqua da sola è in grado di sostenere il suo peso, con la sua forza dal basso verso l’alto che vince sulla forza di gravità. L’aria contenuta nella bottiglia è più leggera dell’acqua della bacinella, quindi l’acqua può sostenerla
– per sentire questa forza proviamo a tenere immersa la bottiglia con le mani: è molto difficile! La forza dell’acqua spinge la bottiglia verso l’alto e noi dobbiamo spingere un bel po’ verso il basso per vincerla


– prendiamo un palloncino, gonfiamolo con l’elio, chiudiamolo con un nodo e lasciamolo andare
– al palloncino succede la stessa cosa che succede alla bottiglia piena d’aria immersa nell’acqua. L’aria è più pesante e l’elio è più leggero, quindi l’aria solleva l’elio, come l’acqua sostiene l’aria

– se liberassimo il palloncino con elio, il gas al suo interno è così leggero che salirebbe fino a sparire dalla nostra vista. Fin quando salirebbe? Fino ad allontanarsi tanto dalla terra da incontrare dell’aria leggera  quanto lui. A questo punto si fermerebbe, senza salire né scendere. Si troverebbe in una condizione di equilibrio
– possiamo provare a trovare anche noi questo punto di equilibrio aggiungendo dei pesi al nostro palloncino, fino a trovare il punto in cui non sale né scende
– aggiungiamo al palloncino un pezzetto di spago, che avremo prima pesato, poi fissiamo allo spago una graffetta alla volta
– ad un certo punto o saremo così fortunati da trovare il punto di equilibrio, o dovremo togliere del peso accorciando lo spago

– ora proviamo a trovare altri modi per rendere un palloncino più leggero dell’aria, e cerchiamo il loro punto di equilibrio
– prendiamo una bottiglia vuota e versiamo in essa del bicarbonato


– aggiungiamo molto velocemente dell’aceto e fissiamo al collo della bottiglia un palloncino
– il palloncino si riempie di gas e si gonfia sotto i nostri occhi. Di quale gas si tratta? Di anidride carbonica.

Facciamolo gonfiare finché non raggiunge le stesse dimensioni del palloncino gonfiato con l’elio, quindi chiudiamolo con un nodo e aggiungiamo un pezzo di spago
– vedremo che anche questo palloncino si solleverà in aria, e potremo confrontare la velocità in cui lo fa con quella del palloncino pieno di elio. Inoltre potremo trovare il suo punto di equilibrio, come abbiamo fatto col primo palloncino
– possiamo dire che l’anidride carbonica è più leggera dell’aria, ma è più pesante dell’elio.

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio.

Immaginate di afferrare un grappolo di palloncini gonfiati con elio e volare verso il cielo.

Di quanti palloncini avreste bisogno?

E ricordate il film Up?

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio
Materiali
:
– palloncino
– bombola di elio
– spago
– forbici
– graffette metalliche
– bilancia

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio
Esperimento
:
– gonfiamo il palloncino con la bombola di elio, chiudiamolo e chiudiamolo con un nodo
– pesiamo un pezzo di spago e leghiamolo al palloncino (il mio spago pesa 1 g)
– lasciamo andare il palloncino
– pesiamo una graffetta metallica (la mia pesa 2 g)
– aggiungiamo una ad una le graffette allo spago fino a trovare il punto in cui il palloncino può iniziare a sollevarsi

– ora possiamo sapere quanti grammi possono essere sollevati da un palloncino
– consideriamo il peso di un bambino, ad esempio di 30 Kg, e chiediamo: “Quanti palloncini servirebbero per sollevarlo da terra?”

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio
Le mongolfiere possono volare e anche trasportare delle persone per lo stesso principio che fa volare i nostri palloncini: perchè l’aria calda del loro pallone è più leggera dell’aria circostante.
Anche i dirigibili volano proprio come il nostro palloncino, e possono trasportare delle persone, e nel loro pallone contengono proprio elio.
La forza che spinge il nostro palloncino, le mongolfiere e i dirigibili è la forza di Archimede o forza idrostatica. Il volo con questi mezzi è detto volo aerostatico.

Con i bambini più piccoli possiamo invertire l’esperimento e trovare insieme quanti palloncini occorrano per sollevare da terra un pupazzetto.

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio
Materiali:

– un pupazzetto
– bilancia
– bombola di elio
– palloncini
– spago e forbici

Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio
Esperimento
:
– chiediamo ai bambini: “Secondo voi quanti palloncini serviranno a far volare questo orsetto?”. I bambini faranno le loro previsioni
– cominciamo a gonfiare i palloncini e leghiamoli al pupazzetto fino a raggiungere il nostro scopo.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio con indicazioni e lezione di presentazione.

Fare una treccia richiede capacità di pianificare i movimenti, controllo motorio, competenze motorie e visive e la coordinazione occhio-mano. La tavoletta dell’intreccio rende questo compito impegnativo più facile da imparare e divertente da praticare.

Si tratta di una tavoletta di legno cui sono fissate, lungo il margine superiore, tre cordicelle di tre colori diversi. A seconda del produttore ogni nastro può terminare con un nodo oppure con un numero (1, 2, 3).  Tradizionalmente i colori usati per le tre cordicelle sono rosso, giallo e blu. Ecco alcuni esempi:

E’ un materiale che può essere facilmente realizzato anche in proprio. Questi alcuni esempi trovati in rete:

insomma la soluzione più economica e funzionale è incastrare tre cordicelle in un portablocco a molletta:

o fissare tre mollette a un vassoio rettangolare (il mio è di IKEA), come ho fatto io:

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Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Presentazione

Materiali:
– tavoletta dell’intreccio.

Presentazione:
– portiamo la tavoletta dell’intreccio al tavolo, con le cordicelle intrecciate e fermate da una molletta

– togliamo la molletta e mettiamola sul tavolo, a parte

– cominciando dal basso, afferriamo la cordicella centrale con pollice ed indice della mano destra e solleviamola lentamente
– indichiamo con l’indice della mano sinistra in percorso che faremo compiere alla cordicella tenuta con la mano destra

– spostiamo la cordicella a destra o a sinistra (a seconda della direzione che avete indicato prima)

– facciamo passare la cordicella sopra all’altra cordicella e lasciamola
– afferriamo la cordicella centrale con pollice e indice della mano destra e solleviamola delicatamente

– indichiamo con l’indice della mano sinistra in percorso che faremo compiere alla cordicella tenuta con la mano destra
– spostiamo la cordicella a destra o a sinistra (a seconda della direzione che avete indicato prima)
– facciamo passare la cordicella sopra all’altra cordicella e lasciamola

– proseguiamo così per sciogliere completamente la treccia. Al termine diciamo: “Abbiamo sciolto la treccia”

– cominciando dall’alto, separiamo le tre cordicelle con pollice e indice della mano dominante
– mettiamo due cordicelle a sinistra della tavoletta e una a destra
– indichiamo la sinistra e diciamo: “Due cordicelle”

– indichiamo la prima delle cordicelle a sinistra e diciamo: “Prima cordicella”

– afferriamo la cordicella indicata con pollice e indice della mano sinistra

– solleviamo la cordicella e portiamola verso destra, davanti alla cordicella di destra

– indichiamo le cordicelle di destra e diciamo: “Due cordicelle”

– indichiamo la cordicella più a destra e diciamo: “Prima cordicella”
– solleviamo la cordicella indicata con pollice ed indice della mano destra
– solleviamo la cordicella e portiamola verso sinistra, davanti alla cordicella di sinistra

– continuiamo l’intreccio ripetendo la sequenza per tutta la lunghezza delle cordicelle
– fermiamo la treccia con la molletta

– al termine diciamo: “La treccia è completa”, oppure “Le cordicelle sono intrecciate”
– riponiamo la tavoletta dell’intreccio nel suo ripiano sullo scaffale delle attività di vita pratica.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Controllo dell’errore
:
– le cordicelle non risultano intrecciate
– l’aspetto cromatico della treccia non è armonioso.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Età
:
– 4 anni

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Scopi
:
– sviluppo della coordinazione occhio-mano
– imparare a fare le trecce
– controllo della motricità fine in preparazione all’uso degli strumenti di scrittura.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Varianti
:
– intrecciare dei nastri al posto delle cordicelle
– intrecciare i capelli di qualcuno o di una bambola.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Presentazione 2

Con le cordicelle numerate

Materiali:
– tavoletta dell’intreccio con le cordicelle numerate. Per questa presentazione ho usato la tavoletta prodotta da Montessori 3D di Boboto.

Presentazione:
– portiamo la tavoletta dell’intreccio al tavolo

– mettiamo le cordicelle 1 e 3 a sinistra della tavoletta e la cordicella 2 a destra
– afferriamo la cordicella 1 con pollice e indice della mano sinistra
– solleviamo la cordicella 1 e portiamola verso il centro, davanti alla cordicella 2


– solleviamo la cordicella 2 con pollice ed indice della mano destra
– solleviamo la cordicella e portiamola verso sinistra, davanti alla cordicella 3

– solleviamo la cordicella 3 con pollice e indice della mano sinistra
– solleviamo la cordicella 3 e portiamola verso destra, davanti alla cordicella 1

– proseguiamo l’intreccio sollevando e spostando una dopo l’altra le cordicelle 1, 2 e tre

al termine diciamo: “La treccia è completa”, oppure “Le cordicelle sono intrecciate”

– seguendo il percorso inverso disfiamo la treccia
– riponiamo la tavoletta dell’intreccio nel suo ripiano sullo scaffale delle attività di vita pratica.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Controllo dell’errore
:
– le cordicelle non risultano intrecciate

Età:
– dai quattro anni.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Scopi
:
– sviluppo della coordinazione occhio-mano
– sviluppo delle abilità prensili
– imparare a fare le trecce
– controllo della motricità fine in preparazione all’uso degli strumenti di scrittura.

Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio
Varianti
:
– intrecciare dei nastri al posto delle cordicelle
– intrecciare i capelli di qualcuno o di una bambola.

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Attività di vita pratica Montessori – la tavoletta dell’intreccio

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

 Tavole di Seguin PRESENTAZIONI ED ESERCIZI

Tavole di Seguin PRESENTAZIONI ED ESERCIZI per imparare a conoscere i numeri da 11 a 19, da 10 a 90 e da 11 a 99. Le presentazioni prevedono l’utilizzo, insieme alle tavole, di perle colorate, perle dorate e aste numeriche.

Tutto il materiale pubblicato sulle tavole di Seguin (download, presentazioni, tutorial, ecc.) si trova qui: LE TAVOLE DI SEGUIN

Qui puoi trovare anche i file dei cartelli dei numeri

e delle aste numeriche

Per le presentazioni ho utilizzato il mio materiale auto prodotto e le tavole di Seguin realizzate da Montessori 3D di Bobobo.

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 Tavole di Seguin PRESENTAZIONI ED ESERCIZI
La prima tavola di Séguin – numerazione da 11 a 19.

Il materiale è costituito da una serie di nove 10 scritti l’uno sotto l’altro e disposti in una cornice.

Sotto l’ultimo c’è uno spazio vuoto. Allegata a questa tavola c’è una serie di tavolette di grandezza sufficiente per coprire lo zero del 10, che si possono collocare nella cornice, introducendole dal lato destro fornito di apposita scanalatura.

L’esercizio consiste nel collocare la tavoletta dell’1 sopra lo zero del primo 10,

quella del 2 sullo zero del secondo 10 e così via,

fino a che il bambino non arriva a coprire col 9 l’ultimo zero. A partire da questo punto non si può fare altro, se non passare ad una seconda decina.

All’esercizio precedente bisogna associare la conoscenza dei termini. La difficoltà maggiore nella terminologia sta nel passaggio dal 10 al 20. Infatti, la struttura delle parole che si riferisce alla decina ed alle unità nasconde gli elementi che le compongono. Questi elementi, fondendosi, formano parole nuove.

Perciò, questa parte deve essere imparata a memoria mediante esercizi di composizione di parole costruite con cartellini.

La parola dici sarà sempre scritta in rosso, mentre l’altra parte della parola, che indica il gruppo di unità associate alla decina, sarà scritta in nero. Così fino al numero 16 l’unità precede la decina, negli altri (e poi in tutte le decine successive) l’unità segue la decina. In tal modo avremo:

un———–dici
do———–dici
tre———–dici
quattor—–dici
quin———dici
se————dici
—————dici—— a —– s-sette
—————dici—————- otto
—————dici—— a —–n-nove
venti.

Conclude la serie la parola “venti”, termine che si differenzia completamente da quelli che la precedono nella numerazione. Raggiunto il nove, poi, perfino le parole dimostrano che si è concluso il passaggio graduale, per entrare in un nuovo gruppo.

E’ ora necessario unire le conoscenze dei numeri da 11 a 19, fin qui considerati separatamente prima come quantità e poi come simboli. L’appaiamento quantità – simboli si conduce presentando contemporaneamente le perle colorate e i cartelli, per ciascuno dei numeri da 11 a 19. Nelle immagini vediamo il numero 15 con le perle colorate, e con le “perle colorate” stampabili:

Altro esercizio consisterà poi nel lasciare fissa la stessa decina, e sostituendo via via accanto ad essa i gruppi successivi di unità. Questo esercizio può essere eseguito sia con le perle colorate, sia con le aste numeriche:

Ogni volta che si forma una nuova quantità, c’è la relativa composizione del numero. Si pone così il bastoncino da 1 perla vicino a un bastoncino della decina, mentre nel cartello del 10 lo zero viene coperto dal simbolo dell’1. Si prosegue così, sostituendo e unendo fra loro quantità e simboli, lasciando fissa la decina.

Arrivati al 9, non si può continuare con lo stesso procedimento, perchè il bastoncino (o l’asta numerica) che segue il 9 non può che essere una nuova decina. Collochiamo  quindi la nuova decina accanto alla prima.

Per quanto riguarda i cartelli dei numeri, bisogna invece accantonare quelli usati prima e utilizzare il cartello del 20.

Tutti questi esercizi rafforzano il concetto chiave del sistema decimale, che si impernia sul passaggio da una decina all’altra, cioè dal 9 al 10. Dopo il 9, il ponte è stato superato: ha inizio una nuova decina.

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 Tavole di Seguin PRESENTAZIONI ED ESERCIZI
Esercizio 1 – Prima tavola di Séguin

tempo 1: si dispongono le tavolette di Séguin sul tappeto. L’insegnante tiene le tessere dei numeri da 1 a 9 e comincia inserendo quella dell’1 sul primo 10 dicendo: “10 e 1 si chiama undici. Questo è il nostro modo di scrivere 11. Undici.! “

Ripete più volte il nome. Poi mette sul secondo 10 la tessera del 2 dicendo: “10 e 2 si chiama dodici, Questo è il nostro modo di scrivere 12. Dodici.” L’insegnante continua allo stesso modo con tutti gli altri numeri fino al 19.

tempo 2: l’insegnante chiede ai bambini di indicarle le cifre che lei nomina, dicendo ad esempio “Mostrami il 18″ ecc…

tempo 3: l’insegnante indica le cifre non in ordine e il bambino le dice i nomi. Alla fine glieli chiede in ordine da 11 a 19.

Il materiale viene riposto in un luogo accessibile al bambino, in modo che lui possa usarlo ogni volta che lo desidera. Nei giorni successivi possiamo chiedere al bambino di comporre numeri non seguendo l’ordine:

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Tavole di Seguin PRESENTAZIONI ED ESERCIZI
Esercizio 2 – prima tavola di Séguin

collegare le cifre da 10 a 19 alle quantità 

Materiale: tavolette di Séguin dei 10, 9 barrette di perle del 10, un set di barrette di perle colorate da 1 a 9
Scopo: collegare le cifre da 10 a 19 alle quantità

Esercizio:
si sistemano le tavole di Seguin sul tappeto. L’insegnante mette una barretta del 10 e una dell’1 a sinistra del primo 10 della tavoletta dicendo: “10 e 1 è undici”, e chiede al bambino di contare le perle.

Poi prende la tessera mobile dell’1 e la fa scivolare sul primo 10 della tavoletta dicendo “10 e 1 è 11. Questo è il nostro modo di scrivere 11″.

Quindi il bambino mette le barrette a destra del numero 11.


Poi  chiede al bambino di mettere una barretta del 10 e una del 2 a destra del secondo dieci, quindi di comporre sulla tavoletta di Seguin il 12.
Il bambino conta le perline delle barrette.

Questo esercizio prosegue fino al 19.
Come sempre si ripone il materiale in un luogo accessibile al bambino, in modo che lui possa servirsene ogni volta che lo desidera.

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Tavole di Seguin – presentazioni ed esercizi
Seconda tavola di Séguin – numerazione da 11 a 99.

Scopo di questa seconda tavola è quello di verificare, per altra via, lo stesso fenomeno. E’ costituita da due tavole uguali:

la suddivisione in due tavole ha solo lo scopo di rendere più maneggevole il materiale. Sulla prima tavola sono presenti i numeri corrispondenti alle prime 5 decine: 10 20 30 40 50; nell’altra le quattro decine successive 50 60 70 80 90. Il materiale è completato da una serie di nove tavolette con le unità, che si possono inserire nelle tavole per coprire gli zeri.

Ci sono poi, per eseguire l’esercizio, le perle dorate del sistema decimale: 9 decine e 10 unità sciolte.

Per la numerazione da 11 a 99 si procede contemporaneamente con quantità e simboli. Per esempio, per il passaggio dalla seconda alla terza decina, si aggiunge ai due bastoncini dorati una perla e contemporaneamente si copre lo zero del 20 con la tavoletta dell’1, per ottenere il numero 21. Poi, si aggiungerà una seconda perla, sostituendo l’uno col la tavoletta del 2 per ottenere il numero 22.

Arrivati al 29, nel momento stesso in cui si aggiunge la decima perla, si sostituiscono le perle sciolte con una nuova decina: quelle tre decine che, spostandosi in basso, corrispondono al numero 30.

Inserendo e sostituendo, sopra lo zero del 10, una dopo l’altra, le nove cifre delle unità secondo la serie naturale dei numeri, si formano successivamente i numeri 11 12 13 14 15 16 17 18 19.

Giunti a questo punto, bisogna passare al 20, ripercorrendo il procedimento per comporre via via i numeri 21 22 23 24 25 26 27 28 29… e così via, fino ad arrivare al 99.

Giunti al 99 non è più possibile continuare con questo materiale: i riquadri sono insufficienti a contenere il numero 100, che è formato da tre cifre. L’unità che manca, e che non possiamo aggiungere, è una chiave più importante di quella che prima ci permetteva il passaggio da una decina all’altra. Si tratta anche qui di un “semplice uno”, ma questa unità è diversa da quella che ci ha permesso di percorrere una ad una le decine: porta con sè una nuova gerarchia, che richiede per esprimersi di uno spazio maggiore. E’ il passaggio dalle decine alle centinaia.

Le decine che si susseguono l’una all’altra sono le guide. Lo dimostrano le parole stesse, tutte differenti tra loro: dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, settanta, ottanta, novanta. Al contrario, i punti di passaggio da una decina alla successiva, ad eccezione di quelli tra le prime due decine che ha richiesto uno studio a parte, si distinguono con parole uniformi che corrispondono all’unione successiva delle nove unità con ciascuna decina: vent-uno venti-due venti-tre venti-quattro venti-cinque venti-sei venti-sette vent-otto venti-nove.

Questo si ripete via via per ogni nuova decina, allo stesso modo che per la sostituzione delle tavolette: è un’autentica addizione di parole.

Questi esercizi chiariscono e facilitano non solo la comprensione del sistema decimale, ma anche il meccanismo del contare che deve svolgersi sulla base del grande quadro del sistema decimale.

Tavole di Seguin – presentazioni ed esercizi
Esercizio 1 – seconda tavola di Seguin

Imparare i nomi dei numeri da 10 a 90 in relazione alle quantità

Materiale: 45 barrette di perle del dieci,
Scopo: imparare i nomi dei numeri da 10 a 90 in associazione alle quantità.

Esercizio:
si procede usando il metodo della lezione in tre tempi. L’insegnante porta sei barrette del 10 al tavolo del bambino e si siede accanto a lui.

Tempo 1: l’insegnante mette una barretta di fronte al bambino. Il bambino le dirà che è il 10.

Allora lei toglie la barretta dal tavolo ed al suo posto mette due barrette dicendo: “Questi sono due 10. Noi chiamiamo due 10 venti”, ripetendo venti più volte.

Poi toglie le due barrette, e al loro posto ne mette tre davanti al bambino “Questi sono tre 10. Noi chiamiamo tre 10 trenta” ripetendo trenta più volte.

Tempo 2: l’insegnante mette i tre gruppi di fronte al bambino e gli chiede di mostrarle quelli che via via indica, in ordine sparso:

“Poi mostrarmi il 30?”
“Mi indichi il 20?”
“Qual è il 10?”
“Se io li rimescolo, poi me li ridici?”
L’insegnante cambia l’ordine delle barrette più volte, e il bambino ripete i nomi correttamente.

Tempo 3: l’insegnante mette davanti al bambino una quantità alla volta e gli chiede di dirle il numero cui corrisponde. Alla fine della lezione l’insegnante dispone le quantità in colonna in ordine crescente e insieme al bambino ne dice i nomi: “Dieci, venti, trenta”.

Nei giorni seguenti ai numeri imparati vengono via via aggiunti tutti gli altri, fino al 90.

Si vanno via via a formare rettangoli sempre più larghi sul modello 10=10×1; 20=10×2; 30=10×3; ecc… Questo concetto non viene verbalizzato, si lascia che il bambino abbia un’impressione visiva della geometria del numero.

 Esercizio 2 – seconda tavola di Seguin

collegare le cifre da 10 a 90

Materiale:
tavolette di Séguin dal 10 al 90
45 barrette di perline colorate del 10.

Scopo: collegare le cifre da 10 a 90 alle quantità, contare da 10 a 90 con quantità e cifre

Esercizio:
le tavolette di Seguin vengono disposte verticalmente sul tappeto, e l’insegnante mostra al bambino come mettere correttamente le barrette di perline alla sinistra delle cifre, cominciando dal 10.

Appena il bambino capisce l’esercizio, può lavorare autonomamente, infatti siccome le barrette di perline sono contate, lui può accorgersi da solo di eventuali errori ed autocorreggersi.

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 Esercizio 3 – seconda tavola di Seguin

Identificare i numeri a 10 a 90 con le tavolette di Séguin

Materiale:
tavolette di Séguin numerate dal 10 al 90

Scopo:
identificare i numeri da 10  a 90

Esercizio: dopo che il bambino ha imparato i nomi dei numeri in relazione alle quantità, può associarli al segno grafico. Si utilizza il metodo della lezione in tre tempi:

tempo 1: l’insegnante indica i numeri uno alla volta in sequenza ripetendone il nome
tempo 2: l’insegnante chiede al bambino di indicarle i numeri che lei nomina in ordine sparso
tempo 3: l’insegnante indica i numeri in ordine sparso, e il bambino le dice il nome.

Al termine della lezione insegnante e bambino insieme, ripetono i nomi dei numeri in sequenza.

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 Esercizio 4 – seconda tavola di Seguin

Contare da 10 a 99 con le tavolette di Séguin e le perle colorate Montessori

Materiale:
tavolette di Séguin dal 10 al 90 e cifre mobili dall’1 al 9;
9 barrette di perline colorate del 10
un set di barrette di perline colorate dall’1 al 9.

Scopo:
costruire quantità e numeri in sequenza da 10 a 99. Questa è la tappa finale di tutto il lavoro svolto per imparare a contare.

Esercizio:
si prepara il materiale sul tappeto. Poi l’insegnante chiede al bambino di mettere una barretta di perline del 10 a sinistra del numero 10.

Poi gli mostra come costruire l’11 mettendo una perlina delle unità a sinistra del numero 10, quindi fa scivolare il numero mobile dell’uno sullo zero dicendo: “10 e 1 è 11, e noi lo scriviamo così, dieci e uno”.

L’insegnante mostra al bambino che per fare il 12 bisogna aggiungere un’altra unità, quindi toglie la tessera dell’1 e mette al suo posto quella del 2.

Insegnante e bambino continuano così a costruire i numeri e le quantità cui corrispondono fino a 19. I numeri mobili non usati si tengono da parte, girati sul rovescio:

“10 e 9 sono 19. Abbiamo una decina e 9 unità”.

Se noi avessimo un’unità in più  (mette una perlina in più) avremmo 10 unità, quindi sarebbero 2 decine”.

Quindi sostituisce le dieci perline con una barretta di perline del 10: “Ora dobbiamo mettere questa decina con le altre, così di barrette ne abbiamo due adesso, quindi siamo a 20, il nostro prossimo numero”.

Si procede così, rispettando i tempi di apprendimento del bambino, fino al 99.

Quando il bambino ha capito l’esercizio, può svolgerlo anche da solo.

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Inserendo e sostituendo, sopra lo zero del 10, una dopo l’altra, le nove cifre delle tavolette secondo la serie naturale dei numeri, si formano successivamente i numeri

11 – 12 – 13 – 14 – 15 – 16 – 17 – 18 – 19

 giunti a questo punto, bisogna passare al 20, ripercorrendo il procedimento per comporre via via i numeri:

21 – 22 – 23 – 24 – 25 – 26 – 27 – 28 – 29

e  così via fino alla fine, il 99. Sono sempre le stesse tavolette che servono da ponte fra il 10 e il 20, così come fra il 20 e il 30, fra l’80 e il 90.
Giunti al 99 non è più possibile continuare con questo materiale: i riquadri sono del tutto insufficienti a contenere il numero successivo, il 100, essendo costituito da tre cifre.
Quell’unità che manca e che non possiamo aggiungere è una chiave più importante di quella che prima ci permetteva il passaggio da una decina all’altra. Si tratta di un semplice uno, ma questa unità non è quella che ci permette di percorrere una ad una le decine: porta invece con sé una nuova gerarchia che richiede per esprimersi uno spazio maggiore. E’ il passaggio dalle decine alle centinaia.
Le decine che si susseguono l’una all’altra sono le guide. Lo dimostrano le parole stesse, tutte differenti fra loro: dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, settanta, ottanta, novanta.
Al contrario, i punti di passaggio da una decina alla successiva, ad eccezione di quelli tra le prime due decine che hanno richiesto uno studio a parte, si distinguono con parole uniformi che corrispondono all’unione successiva delle nove unità con ciascuna decina: vent-uno, venti-due, venti-tre, ecc. Questo si ripete per ogni decina: quaranta-cinque, quaranta-sei, ottanta-tre, ottanta-quattro, ecc. E’ un’autentica addizione di parole.
Gli esercizi descritti chiariscono e facilitano non solo la comprensione del sistema decimale, ma anche il meccanismo del contare che deve svolgersi sulla base del gran quadro del sistema decimale mostrato in principio. I passaggi non sono che dettagli, ponti sempre uguali che collegano un gruppo all’altro.
E’ la serie dall’uno al nove che opera e, una volta appreso in meccanismo, non c’è che da ripeterlo.
Gli ordini gerarchici che rappresentano il fondamento e la guida della numerazione devono venir studiati prima dell’attività di numerare e in se stessi. Poi il contare diverrà un’operazione semplice, con la quale non ci si può confondere.

Esperimenti scientifici per bambini – effetti della temperatura sui gas

Esperimenti scientifici per bambini – effetti della temperatura sui gas. Con questo esperimento vogliamo dimostrare che la temperatura influisce sulla densità, e che questo può influenzare il comportamento dei gas.

Domande:
– Cos’è la densità?
– Cosa dice il principio di Archimede?
– Come la temperatura influenza la densità di un gas?
– Come la densità di un gas influenza il suo comportamento?

Materiali:
– bombola di elio
– due palloncini
– frigorifero o congelatore

Esperimenti scientifici per bambini – effetti della temperatura sui gas

Concetti base:
– l’elio è meno denso dell’aria. La densità di una sostanza è la sua massa per il suo volume e si misura in chili per metri quadri.
Quando diciamo che l’elio è meno denso dell’aria, intendiamo dire che un certo volume di elio pesa meno dello stesso volume di aria.
– la forza di Archimede (o forza idrostatica) che spinge un pallone gonfiato con elio verso l’alto può essere influenzata dalla temperatura, perchè la temperatura di un gas ne modifica la densità.

Procedimento:
– gonfiamo i due palloncini con l’elio, cercando di farli il più possibile della stessa grandezza e fermiamoli con un nodo

– mettiamo uno dei due palloncini in frigorifero o nel congelatore, e lasciamo l’altro a temperatura ambiente


– dopo 20 minuti prendiamo il pallone dal frigorifero, fotografiamo velocemente i due palloni, e liberiamoli possibilmente all’aperto
– osserviamo attentamente: quale dei due palloncini si alza più velocemente?
– Perchè c’è una differenza nel comportamento dei due palloncini?

CANTI DI NATALE – Venite adoriamo (canto popolare)

CANTI DI NATALE Venite adoriamo (canto popolare)  – con testo, spartito stampabile, e traccia mp3 scaricabile gratuitamente

CANTI DI NATALE
Venite adoriamo (canto popolare)
Testo

Venite adoriamo
Il nato bambino,
il figlio divino
per noi s’incarnò.
Sorgete o pastori
che al pari del giorno
coi raggi d’intorno
la notte spuntò.
Venite adoriamo
il nato bambino,
il figlio divino
per noi s’incarnò.
O candida notte
che i giorni fai lieti
già pria dei profeti
di te si parlò.

CANTI DI NATALE
Venite adoriamo (canto popolare)
mp3

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2016/12/Venite-adoriamo.mp3

 

Il cofanetto delle figure geometriche piane come preparazione alla psicogeometria

Il cofanetto delle figure geometriche piane come preparazione alla psicogeometria. Secondo Maria Montessori ogni materia di insegnamento non dovrebbe procedere da sola, in modo lineare e separatamente dalle altre. Al contrario ognuna dovrebbe essere vista come un piccolo rivolo d’acqua che sgorga da una sorgente, si ingrossa, scompare per qualche tempo nascosto sotto le pietre, poi torna fuori più lontano, si unisce con altri rivoletti, si isola ancora e infine diventa un fiume con sponde proprie.

Questo vale anche per la geometria, che si avvia nella Casa dei Bambini (dai 4 ai 6 anni) quando il bambino si trova nel periodo di sviluppo dei sensi, delle coordinazioni motorie e del linguaggio. In questo periodo non interessano le analisi e le definizioni: il bambino assorbe il mondo esterno attraverso le sensazioni e la continua attività motoria che esercita sugli oggetti circostanti. Tenendo presente questa caratteristica peculiare della mente infantile, intorno ai 4 anni si presenta il primo materiale sistematico di forme geometriche piane, che serve a dare la prima rappresentazione sensoriale di esse: gli incastri geometrici piani.
Il vassoio di presentazione bianco e rosso delle immagini è prodotto da Montessori 3D di Boboto.

Ho già pubblicato sull’argomento:
Tutorial per costruire i vassoi delle figure geometriche 


– Cofanetto delle figure geometriche piane Montessori presentazione ed esercizi:

Per la prima presentazione si utilizzano le forme più regolari e contrastanti tra loro: un triangolo equilatero, un cerchio e un quadrato. Si tratta del vassoio di presentazione.

Dopo aver lavorato col vassoio di presentazione vengono gradualmente aggiunte le altre figure, fino a lavorare con più figure differenti insieme: triangolo, rettangolo, pentagono, rombo, trapezio, cerchio.

Infine si danno i vassoi contenenti sei figure che rappresentano varietà e gradazioni della stessa forma:

  • sei triangoli diversi: triangolo rettangolo isoscele, rettangolo scaleno, equilatero, acutangolo isoscele, ottusangolo isoscele, ottusangolo scaleno
  • il quadrato e cinque rettangoli che hanno un lato costante (10 cm) e l’altro degradante di 1 cm fino al rettangolo che ha il lato minore di 5 cm
  • sei poligoni dal pentagono al decagono, tutti costruiti in modo che siano iscritti in un cerchio che ha 10 cm di diametro
  • sei cerchi di cui il maggiore ha diametro di 10 cm e il minore di 5 e gli altri il diametro successivamente degradante di 1 cm dal primo all’ultimo
  • figure varie a contorni curvi: triangolo equilatero, ellisse, ovale, due fiori costruiti sullo stesso quadrato, uno sul lato e uno sull’angolo

Si tratta di incastri che si possono inserire perfettamente in una cornice quadrata, muniti di una manopola per la presa a tre dita. Ogni incastro può essere collocato esattamente solo nella propria cornice. L’esercizio dunque porta a una comparazione continua tra le forme, e a un controllo materiale su identità e differenze.

Che cosa c’è di identico tra la cornice e l’incastro? La linea di contorno. I due oggetti, incastro e cornice, in se stessi sono molto diversi, e in certo modo opposti: la cornice ha dal lato esterno sempre la stessa forma (un quadrato), invece gli incastri hanno contorni esterni diversissimi (triangolo, rettangolo, cerchio, pentagono, ecc.). Il quadrato delle cornici ha però incavi di contorno diversissimi, corrispondenti a quelli degli incastri: ha un vuoto, una mancanza di materia.

Col materiale degli incastri geometrici piani il bambino si dedica a comparazioni tra le figure geometriche ed al loro studio intuitivo, grazie ad esperienze attive fatte di spostamenti, ricerche e tentativi. L’attività del bambino con questo materiale è un’attività complessa: la mano sposta, l’occhio riconosce, la mente giudica.

Per richiamare l’attenzione del bambino sul contorno, facciamo eseguire un esercizio speciale: il bambino deve toccare tutto il contorno dell’incastro e poi il contorno dell’incavo che sta nella cornice.

I movimenti della mano seguono il contorno e questo movimento eseguito lentamente, attentamente e con precisione, dice Maria Montessori, dà un’idea motrice. Il bambino può riconoscere anche grazie al movimento la forma del contorno, e mettere in rapporto la forma rilevata come identica nell’incastro e nella cornice.

Gli esercizi proseguono a occhi bendati: il bambino mette una serie di incastri nelle cornici, toccandone attentamente i contorni e senza l’aiuto della vista.

Il cofanetto delle figure geometriche piane come preparazione alla psicogeometria

In tutti i vassoi previsti nel cofanetto, le figure sono costruite in modo da avere un riferimento alla medesima dimensione lineare: 10 cm. Il triangolo equilatero ha il lato di 10 cm e il cerchio il diametro di 10 cm. Così il triangolo, non essendo inscritto nel cerchio, non può entrarvi, né a maggior ragione il cerchio nel triangolo. Questa impossibilità pratica di sbagliare è il controllo dell’errore insito nel materiale stesso. Grazie a questo principio il bambino, una volta conosciuto l’uso degli oggetti, può procedere senza insegnante.

L’importanza di avere una cornice di incastro non è solo quella di garantire il controllo dell’errore: la cornice richiama anche l’attenzione sulle particolarità che differenziano le varie forme, quando il bambino cerca per tentativi cerca per tentativi la cornice giusta per la piastrella che ha in mano, o prova a incastrarla in diversi sensi.

Il quadrato, ad esempio, si può spostare nei quattro lati ed entra sempre. Il rettangolo, se non si appoggia in modo che i lati maggiori e minori corrispondano, rimane fuori dalla cornice. Il quadrato, tuttavia, non si può rigirare nella cornice tante volte come un poligono e questo, dal pentagono al decagono, fa passi sempre più piccoli nel suo giro. Il cerchio, infine, può girare tutto intorno senza interruzioni.

Il materiale degli incastri geometrici può insomma insegnare la differenza tra le figure senza intervento da parte dell’insegnante, che interviene solo per presentare gli esercizi e per dare i nomi delle forme geometriche attraverso la lezione in tre tempi che si utilizza per tutti i tipi di nomenclatura.

Col materiale degli incastri geometrici nella mente del bambino, grazie all’apprendimento dei concetti della geometria, si sviluppa il senso geometrico. Gli occhi del bambino sono stimolati a sentire l’aspetto geometrico dell’ambiente che li circonda: il piano del tavolo rettangolare, gli esagoni delle mattonelle del pavimento, i cerchi dei piatti, i quadretti dei fazzoletti, le ellissi delle cornici dei quadri … porte, finestre, decorazioni assumono un significato nuovo.

Questa nuova attitudine della mente, questa osservazione spontanea che si manifesta grazie allo sviluppo di una particolare sensibilità interiore, è qualcosa di molto diverso da ciò che consideriamo “apprendimento logico”.

Aggiungere alcune nozioni di una data disciplina, in questo caso della geometria, durante i periodi sensitivi prepara nella personalità attitudini che predispongono la mente a comprendere, depositano germi permanenti di interesse nell’intelligenza.

Il cofanetto delle figure geometriche piane come preparazione alla psicogeometria

Le figure geometriche rappresentate negli incastri vengono ripetute come semplici disegni su tre serie di cartoncini quadrati, che hanno la stessa dimensione delle cornici. Su di esse le figure riproducono:

  • serie 1: gli incastri colorati nella stessa dimensione e colore
  • serie 2: il contorno con una striscia colorata
  • serie 3: una linea sottile.

La linea di contorno, già tante volte percepita dal movimento della mano, viene dunque isolata e resa visibile.

Il cofanetto delle figure geometriche piane come preparazione alla psicogeometria

Le tre serie di cartoncini possono essere realizzate facilmente utilizzando come modello gli incastri.

Gli esercizi con gli incastri geometrici sono primissime esperienze che mettono in rapporto il bambino piccolo, dai tre o quattro anni di età, con le forme geometriche. Le sue conoscenze sono intuizioni d’insieme, che egli riceve attraverso la sua esperienza attiva.

Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini.

Nella scelta dell’abbigliamento dei bambini dovremmo dare grande importanza alla loro libertà di movimento. Può sembrare un’affermazione superflua, però spesso sembra che le uniche preoccupazioni dei genitori riguardano il fatto che i vestiti dei bambini proteggano convenientemente dalla temperatura esterna, che siano puliti, e che soddisfino gli adulti dal punto di vista estetico.

Così i vestiti dei neonati diventano un ostacolo alle loro attività motorie:
– li copriamo con indumenti troppo grandi per loro, con maniche troppo lunghe che coprono le manine,
– li avvolgiamo in una coperta,
creando una situazione di regresso e portandoli a condizioni di movimento peggiori di quelle che hanno sperimentato prima di nascere. Mentre nell’utero erano liberi di muovere le diverse parti del corpo, adesso, invece di trovare più spazio, si trovano intrappolati.
I neonati cercano di lottare contro questa restrizione del loro movimento e la frustrazione produce il pianto.

Questo è un esempio classico di come è possibile, fin dal primo giorno di vita, trasformare le forze della vita tese alla crescita in esperienze sbagliate.

Il neonato ha bisogno di potersi abituare adagio alla sua nuova vita fuori dall’utero. Gli indumenti adatti:
– devono dare il minor fastidio possibile alla pelle;
-devono richiedere il minor numero di spostamenti possibile per essere indossati;
– devono proteggere dagli sbalzi di temperatura.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Il primo mese

Per vestirlo la prima volta e almeno per il primo mese di vita, è consigliabile preparare un camicino di seta o cotone leggerissimo, meglio se confezionato con tessuti già usati: saranno molto più morbidi. Se utilizziamo tessuti nuovi, laviamoli molte volte con sapone di Marsiglia non profumato per ammorbidirli e liberarli dagli additivi usati nelle industrie tessili. Bastano due camicini.

Il camicino sarà senza maniche né abbottonature, le cuciture saranno sottili per non irritare la pelle. Si chiude sul retro per sovrapposizione. Misure:
– incavo della manica: 10 cm di lunghezza
– lunghezza del camicino: 20 cm.

Sopra al camicino potremo mettere una maglietta di lana leggera, mettendo le cuciture all’esterno, cioè col dritto a contatto con la pelle. Anche la maglietta dovrebbe essere aperta dietro: quelle chiuse, che si trovano in commercio, non sono molto agevoli da infilare. In alternativa si possono usare le magliette o i body con chiusura a kimono.

Sopra alla maglietta possiamo usare un coprifasce in cotone per stare in casa e nella stagione calda, in lana per uscire e quando la temperatura ambientale è al di sotto dei 20°C. Basteranno due magliette e due coprifasce di prima misura..

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Nella scelta dei pannolini, quelli lavabili sono preferibili considerando che sono realizzati con materiali naturali che rispettano la pelle del bambino e non ostacolano il movimento..

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Se la scelta cade sui pannolini usa e getta, che presentano il vantaggio di essere più veloci da gestire, bisognerà assicurarsi che non siano troppo larghi per evitare che divarichino eccessivamente le gambe, e non troppo rigidi per evitare irritazioni della pelle. Non è detto che i più costosi risultino essere anche i migliori.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Passano i mesi, e i vestiti continuano ad essere un ostacolo perchè coprono troppo il corpo, e spesso sono troppo grandi e lunghi. Eppure in ogni Paese e in ogni stagione possiamo proteggere i bambini efficacemente dal clima, senza creare ostacolo al loro movimento scegliendo ad esempi:
pantaloni caldi ed elastici, magari corti per lasciare libere le ginocchia, che sono così utili per strisciare e camminare;.

calzini caldi ma non troppo spessi, in modo che i piedi possano muoversi bene, specialmente le dita che sono così importanti per fare pressione sul pavimento e spingersi in avanti;.

tessuti caldi ma leggeri, che aderiscano bene senza la rigidità di molti indumenti di moda (ad esempio i jeans) del tutto inadatti ai bambini piccoli.

I vestiti possono fare molto per aiutare i bambini a raggiungere la coordinazione motoria e l’indipendenza personale, così fondamentali per lo sviluppo di un essere umano felice e integrato.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

Quando il bambino, intorno ai 5 mesi, comincia a muoversi molto cercando oggetti da afferrare, si può lasciare a gambe nude. Non tutti i bambini sopportano il caldo o il freddo allo stesso modo, occorre sempre osservare le loro reazioni e sentire se mani e piedi sono caldi. Alcuni bambini amano stare a gambe nude, ma con calzini o babbucce di lana. Per i bambini freddolosi l’ideale è vestirli con body e tutine che si allacciano sulla schiena, che permettono il cambio del pannolino senza svestire la parte superiore del corpo (più sensibile al freddo).
Evitiamo jeans e altri tessuti rigidi..

Quando, verso i 9 mesi, il bambino comincia a spostarsi sulle ginocchia e sulle mani, proteggiamolo dal freddo del pavimento facendogli indossare calzoncini, tutine o salopette di maglina morbida di cotone o lana leggera, per favorire al massimo i movimenti..

Quando, verso i 12 mesi, comincerà ad alzarsi in piedi, non mettiamogli subito le scarpe: non ne ha bisogno. In questa fase il bambino ha bisogno di esercitare la capacità di equilibrio, la presa del terreno, l’elasticità degli arti inferiori. L’ideale è che possa muoversi a piedi nudi o, se il pavimento è freddo, con i calzini antiscivolo, ma non ha bisogno di suole di cuoio duro. Per l’abbigliamento continuano ad essere molto indicati i calzoncini di maglina morbida, magliette di cotone e golfini morbidi. Osserviamo per capire se è a proprio agio negli abiti che indossa o se si sente infagottato.

Via via che le mani del bambino acquistano sicurezza di movimento e abilità, vorrà vestirsi e spogliarsi da solo. Dai 18 mesi in poi dovremmo prestare attenzione al tipo di chiusura dei suoi vestiti, preferendo bottoni grandi ed evitando bretelle, chiusure troppo complicate, automatici troppo duri, fibbie e tutti gli elementi che costringono il bambino a chiedere aiuto per spogliarsi e vestirsi. Cerchiamo quindi abiti e calzature in cui le abbottonature siano ridotte al minimo. Fin da quando sono molto piccoli è importante compiere movimenti molto lenti sotto i loro occhi, per mostrare ad esempio come si versa l’acqua in un bicchiere, come si trasporta una sedia, come si fa passare un bottone nell’asola, ecc. Impareranno così senza sforzo, grazie alla loro grande capacità di osservazione..

Intorno ai 5 anni un bambino è in grado di imparare a fare i fiocchi (ad esempio per allacciarsi le scarpe) se qualcuno gliene mostra i vari passaggi, muovendo le dita al rallentatore.

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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini

 

Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile

Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile.

La prima legge della dinamica di Newton, detta anche principio d’inerzia o legge di Galileo afferma che “un corpo mantiene il proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, finché una forza non agisce su di esso”.

Pensiamo a quando viaggiamo in automobile: quando l’auto accelera ci sentiamo spinti all’indietro, mentre una frenata improvvisa ci farebbe volare in avanti, se non avessimo le cinture di sicurezza allacciate.

Questo esperimento dimostra il diverso comportamento che può avere un pendolo o un pallone gonfiato con aria, e un pallone gonfiato ad elio all’interno di un’automobile che accelera e rallenta.
Vedremo che il pendolo o il pallone gonfiato ad aria si comportano in modo del tutto prevedibile, cioè oscillano all’indietro quando si accelera e in avanti quando si rallenta. Il palloncino ad elio, invece, non risponde alla legge di Newton sul moto, ma risponde invece al principio di Archimede, essendo l’elio più leggero dell’aria.

Materiale:
– un pendolo o un palloncino
– corda, forbici, nastro adesivo
– automobile
– palloncini
– bombola di elio

Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile

Esperimento:
– fissiamo un palloncino gonfiato con aria (o un pendolo) al tettuccio dell’automobile. Osserviamo che quando l’auto è ferma l’oggetto pende verso il basso
– quando l’auto accelera in avanti, l’oggetto oscilla all’indietro:

– quando l’auto rallenta, l’oggetto oscilla in avanti

– ora gonfiamo un palloncino con la bombola di elio:

– fissiamo sul fondo dell’auto il palloncino e osserviamo che va verso l’alto:

– quando l’auto accelera in avanti, il palloncino a elio oscilla in avanti:

– quando l’auto rallenta, il palloncino ad elio oscilla all’indietro:

Come afferma il principio di Newton, tutti i corpi tendono a rimanere fermi se sono fermi o in movimento se sono in movimento, se una forza non agisce su di loro in modo diverso. Quando l’automobile parte, l’aria contenuta nell’auto, che era ferma, tende a restare ferma, finché la forza data dal movimento dell’auto non agisce su di essa. Quando l’auto accelera in avanti, la densità dell’aria aumenta verso la parte posteriore dell’automobile, quindi la pressione nella parte posteriore dell’auto aumenta. Il pallone a elio, quindi, galleggia sull’aria più densa e si sposta in avanti.

Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile

Quello che succede al palloncino gonfiato con elio è simile a quello che avviene ad una bolla d’aria all’interno di un barattolo pieno d’acqua. Infatti l’elio è più leggero dell’aria, e l’aria è più leggera dell’acqua.
Se teniamo il barattolo in orizzon
tale, la bolla d’aria sale verso l’alto (come il palloncino d’elio), se noi incliniamo il barattolo l’acqua si sposta e spostandosi sposta la bolla d’aria. Questo avviene nel barattolo tenuto in orizzontale in automobile:

Quando si accelera il palloncino va in avanti perchè l’aria contenuta nell’auto si sposta all’indietro. Quando si rallenta il palloncino va indietro perchè l’aria contenuta nell’auto va in avanti.

Allo stesso modo il palloncino va a sinistra se l’auto curva a sinistra, e va a destra se l’auto curva a destra:

Qui il video completo (anche con sottotitoli in italiano): Youtube.

Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede

Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede.

Il principio di Archimede afferma che “ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido (liquido o gas) riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato”.

L’esclamazione “Eureka!” che usiamo per dire che abbiamo avuto una buona idea, è tradizionalmente attribuita ad Archimede. Si narra infatti che egli abbia proprio gridato “Eureka!” quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell’acqua era salito, capì che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immersa. Con questo “Eureka!” che in greco antico significa “Ho trovato!”, Archimede intendeva dire che aveva trovato la soluzione al problema che gli aveva posto il principe di Siracusa Gerone II.

Gerone aveva commissionato a un orefice una corona, e gli aveva consegnato l’oro necessario per realizzarla. Ricevuta la corona finita, però, gli venne il sospetto che l’orefice lo avesse imbrogliato: la corona pesava esattamente quanto l’oro fornito, è vero, ma Gerone pensava che l’artigiano avesse sostituito parte dell’oro con un uguale peso di un metallo meno prezioso. Chiese così ad Archimede se esistesse un metodo per valutare la purezza di un oggetto d’oro.

Basandosi sull’intuizione avuta nella vasca da bagno, Archimede cominciò a ragionare: due materiali diversi, ad esempio un chilo di ferro e un chilo di legno, hanno lo stesso peso ma occupano volumi diversi. Se hanno volumi diversi, questo significa che ricevono spinte diverse se immersi nell’acqua, e queste spinte dipenderanno esclusivamente dal volume del materiale e non dal suo peso. In particolare, siccome l’oro è molto più pesante dei metalli meno nobili, una corona d’oro puro avrà un volume minore di una che contiene anche altri metalli.

Cosa fece dunque Archimede? Appese la corona ad un braccio della bilancia, e all’altro un lingotto d’oro puro con peso pari a quello della corona, e la bilancia risultò ovviamente in equilibrio. La bilancia venne poi immersa in acqua. La corona, che in effetti era in parte composta da metallo più vile (di uguale peso ma maggior volume) aveva un volume maggiore del lingotto d’oro puro,  per questo riceveva una spinta verso l’alto maggiore e la bilancia si spostò dalla parte dell’oro denunciando la frode.

La legge di Archimede non riguarda solo il caso di un corpo immerso in un liquido (oro e acqua), ma anche il caso di un corpo immerso in un gas.

Come sappiamo il metodo scientifico richiede:
– osservazione
– ipotesi
– sperimentazione e raccolta dei dati
– conclusione.

Useremo il metodo scientifico per una serie di casi che riguardano il principio di Archimede applicato ai gas.

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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Primo esperimento

Materiali:
– bombola di elio
– due palloncini della stessa dimensione
– due pezzi di filo

Esperimento:
– gonfiamo un palloncino con elio e uno con aria

– chiudiamo entrambi con un nodo e leghiamo ad ognuno un filo
– lasciamo i palloncini contemporaneamente, tenendo il filo per l’estremità.

Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Osservazioni
:
– il palloncino gonfiato con elio si solleva verso l’alto, e deve essere tenuto per il filo se non si vuole vederlo continuare a salire
– il palloncino gonfiato con sola aria rimane a terra.

Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Conclusioni
:
– il palloncino gonfiato con aria sposta l’aria circostante senza che si crei nessuna forza di spinta verso l’alto, perchè l’aria interna e la massa del palloncino hanno una forza verso il basso che è maggiore della forza di Archimede;
– il movimento verso l’alto del palloncino gonfiato ad aria continuerà per lungo tempo. Fino a quando? Comincerà a rallentare soltanto al altezze notevoli, quando cioè incontrerà strati d’aria più leggera. Quando lasciamo un palloncino gonfiato con elio libero di volare, lo vediamo salire e salire, finché diventa un piccolo punto colorato e poi sparisce alla nostra vista. Sale così in alto nell’atmosfera da diventare non visibile.
Man mano che il palloncino sale incontra aria sempre meno densa. Anche se non possiamo vedere quello che succede, sulla base della fisica sappiamo che il pallone ad un certo punto comincerà a rallentare la velocità della sua salita e poi smetterà di salire. A questo punto le forze discendenti saranno uguali alle forze ascendenti e il palloncino non salirà né cadrà verso il basso. Se potessimo registrare l’altitudine e la velocità di salita del palloncino gonfiato con elio, potremmo calcolare, tenendo conto del volume del palloncino, la densità dell’aria e la quantità di aria spostata.
Possiamo quindi dire che:
– il palloncino riempito con elio continuerà a salire finché la forza dell’aria spostata dal palloncino verso l’alto è superiore alla massa totale del palloncino
– il palloncino cessa di salire quando raggiunge un’altezza in cui la forza di spinta verso l’alto (cioè lo spostamento d’aria causato dal palloncino) è pari alle forze discendenti del palloncino (massa x gravità = peso).

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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Secondo esperimento

Materiali:
– bombola di elio
– due palloncini della stessa dimensione
– due pezzi di filo
– un phon.

Osservazione:
– se c’è un colpo di vento, l’energia cinetica fa sollevare il palloncino gonfiato con aria, ma quando il vento cessa il palloncino torna a scendere.

Conclusioni:
– il palloncino riempito con aria si solleva perchè la forza del vento preme contro il palloncino e supera la forza del suo peso.

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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Terzo esperimento

Materiali:
– bombola di elio
– due palloncini della stessa dimensione
– due pezzi di filo
– un phon.

Se un palloncino viene riempito con aria calda, salirà verso l’alto.

Il palloncino riempito con aria riscaldata sale perchè l’aria calda ha un volume maggiore dell’aria fredda, quindi il palloncino risulterà essere più leggero dell’aria più fredda circostante. Questo è il principio che fa volare le mongolfiere.

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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Quarto esperimento

Materiali:
– bombola di elio
– un palloncino
– una bacinella colma d’acqua fino all’orlo inserita in una bacinella vuota più grande
– una bilancia.

Con questo esperimento vogliamo misurare il volume del palloncino gonfiato con elio.

Procedimento:
– spingiamo delicatamente il palloncino fino ad immergerlo completamente nell’acqua


– l’acqua che traboccherà si verserà nella seconda bacinella: si tratta dell’acqua che è stata sostituita dal palloncino
– prendiamo l’acqua che si è raccolta nella seconda bacinella e pesiamola


– sapendo che 1 litro d’acqua pesa 1 chilo, possiamo sapere il volume occupato dal palloncino in litri.

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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Quinto esperimento

Con questo esperimento possiamo determinare la potenza di sollevamento di un palloncino gonfiato con elio e dimostrare il principio di Archimede.

Materiali:
– bombola di elio
– un palloncino
– spago e forbici
– carta e penna per registrare i dati
– bilancia
– graffette metalliche

 Esperimento:
– tagliamo un pezzo di spago e pesiamolo: ricordiamo ai bambini che anche lo spago ha un peso e che questo peso lo tira verso il basso a causa della forza di gravità


– pesiamo una graffetta metallica


– leghiamo lo spago al palloncino e lasciamolo andare fino al soffitto

– fissiamo allo spago una graffetta e osserviamo se il pallone comincia a scendere. Registriamo le nostre osservazioni
– continuiamo ad aggiungere una graffetta alla volta finché il palloncino non comincerà a scendere o non avrà toccato terra. Continuiamo a registrare


– cominciamo a tagliare, se occorre, piccoli pezzi di spago finché non avremo trovato il punto di equilibrio, cioè il punto in cui il palloncino non potrà salire né scendere.

Conclusioni:
– un palloncino gonfiato con elio si solleva perchè sposta l’aria
– il peso del palloncino e di tutti gli elementi che abbiamo attaccato ad esso (spago e graffette) esercitano una forza verso il basso, ma questa forza può essere superata dall’elio, che è più leggero dell’aria; in questa condizione il palloncino continua a salire
– il palloncino comincia a scendere quando il suo peso con le aggiunte supera la forza di sollevamento

Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede
Curiosità
:
– ci sono atleti che praticano una particolare attività che consiste nel sollevarsi in aria legati a dei palloni gonfiati con elio, come possiamo vedere qui: http://www.clusterballoon.org/
– mentre la mongolfiera si solleva da terra per riscaldamento dell’aria all’interno del pallone, il dirigibile si solleva proprio come i nostri palloncini perchè contiene gas più leggeri dell’aria, tra i quali proprio l’elio

Per il principio di Archimede, ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato. Il dirigibile, volando immerso nell’aria che avvolge la Terra, ha una spinta ascensionale (P) pari al peso dell’aria che occupa il suo volume (V) meno il peso della sua struttura (Q) e del gas che lo riempie. Siccome l’aria al livello del mare pesa poco più di 1 kg per metro cubo, occorrono grandi volumi di gas leggeri per sollevare anche solo pesi modesti.

Chiamando A il peso specifico del gas interno e B il peso specifico dell’aria, avremo:

P = V (B – A) – Q

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio.

I suoni prodotti dal nostro apparato fonatorio non sono molti, ma con essi possono essere create infinite combinazioni. Dal lontano passato fino al presente attuale, è straordinaria la creatività della mente umana nel cercare e trovare possibilità di comunicare e di conservare la comunicazione, per superare le barriere del tempo e dello spazio.

Da un punto di vista generale si può dire che gli esseri umani hanno meccanismi per l’acquisizione del linguaggio già presenti nella mente dei bambini molto prima che essi imparino a parlare. Questi meccanismi sono definiti da Noam Chomsky come una perfetta conoscenza della grammatica universale già programmata nel cervello dei bambini alla nascita, ma poi ogni individuo userà il linguaggio in un modo che sarà solo suo, partecipando alla creatività della lingua con l’unicità del suo modo personale di comunicare.

Il linguaggio non è ripetizione di parole: le parole sono sostenute dal pensiero e l’uso delle parole sostiene e aumenta il pensiero.

Il linguaggio è lo strumento per comunicare all’esterno e allo stesso tempo consente il dialogo con noi stessi, ci permette di focalizzare i nostri pensieri, esaminarli, di porci domande e darci risposte. Per comunicare veramente con gli altri è molto importante saper parlare a noi stessi.

Purtroppo linguaggio parlato e linguaggio interiore possono dissociarsi: anche i bambini possono imparare a separare i loro pensieri dalle loro parole se fanno l’esperienza che ciò che hanno in mente non è accettato dall’ambiente. A questo punto le parole non servono più a manifestare i propri pensieri, ma piuttosto a coprirli.

Nell’acquisizione della lingua si osservano sempre due periodi principali:
– pre-linguistico: dalla vita prenatale fino ai 12 mesi;
– linguistico: dai 12 mesi ai 3 anni.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Il periodo pre-linguistico

Nel periodo pre-linguistico tutto il lavoro che i bambini compiono con la lingua è nascosto, e le tracce osservabili dall’esterno sono molto poche. Si tratta di un processo silenzioso che va tenuto in serissima considerazione.

neonati, grazie alle memorie accumulate durante la loro vita prenatale, possono riconoscere fin dal primo momento la voce della madre e si girano verso di lei mentre parla, come riconoscono e reagiscono anche alla voce del padre. Queste voci conosciute hanno il potere di calmarlo.
I neonati mostrano poi uno speciale interesse per la voce umana in generale, perchè si trovano nel periodo sensitivo del linguaggio ed essa è il suono preferito dell’ambiente.

Dal punto di vista della produzione del linguaggio da parte dei neonati, dobbiamo riconoscere che il loro pianto varia a seconda delle situazioni e che vi è una grande varietà nella qualità e nella quantità. Se siamo attenti scopriamo in questo modo di comunicare un vero e proprio linguaggio. Inoltre essi accompagnano questo pianto con molti movimenti delle varie parti del corpo che aggiungono la forza e la chiarezza del linguaggio non-verbale alla loro espressione vocale.

Nei primi due mesi di vita una cosa molto interessante del loro pianto è che piangendo mutano il ritmo respiratorio: queste alterazioni possono darci indicazioni su ciò che i bambini desiderano comunicare all’ambiente.

A partire dal terzo mese compare la possibilità di modulare la voce, perchè la laringe comincia a lavorare in modo diverso e raggiunge la normale posizione e la completa mielinizzazione. Si crea un tipo di linguaggio che il bambino utilizza principalmente con la madre nei momenti di intimità e durante le cure materne, quando la relazione è diretta e c’è la possibilità di guardarsi negli occhi.

Verso i tre-quattro mesi i bambini cominciano a riprodurre le vocali in modo chiaro, quasi cantando e con una chiara intenzione di gioco. Se l’ambiente si mostra interessato e risponde, i bambini si impegnano in un dialogo pieno di gioia.

cinque mesi compaiono alcune consonanti, quali M, N, D, che vengono unite alle vocali già usate e che, con la ripetizione, formano parole come MA-MA, DA-DA, NA-NA. Naturalmente i bambini si accorgono subito che MA-MA suscita una grande reazione da parte della madre, e sono incoraggiati a ripetere i suoni e a continuare i loro esercizi vocali con grande passione. Spesso cominciano a farlo da appena svegli, ed è esattamente quello che avviene anche a noi adulti, quando ci svegliamo senza fretta e cominciamo a parlare a noi stessi, anche se noi non lo facciamo ad alta voce.

Esercitandosi continuamente con la voce, i bambini prendono coscienza di avere a loro disposizione gli strumenti preziosi della bocca e della laringe.

sette-otto mesi i bambini sono in grado di rispondere in modo appropriato ad inviti verbali fatti dagli adulti con i quali vivono, quali  “batti le mani”, “fai ciao”, o anche “dammi la mano”, “dammi il piede” quando li vestiamo, e comprendono bene anche il “no”.

Intorno ai dodici mesi se l’ambiente è stimolante e di aiuto, cominciano a pronunciare le prime parole che riguardano di solito le persone della famiglia, il cibo, i saluti. Queste parole sono dette olofrasi perchè ognuna esprime tutta una situazione ed è perciò come un’intera frase. A un anno i bambini usano circa 3 o 4 olofrasi.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Il periodo linguistico

Il periodo linguistico, che va dai 12 mesi ai 3 anni, si divide in due fasi:
– fase locutoria: dai 12 ai 20 mesi,
– fase delocutoria: dai 20 ai 36 mesi.

Nella fase locutoria, dai 12 ai 20 mesi, i bambini usano la stessa parola per molte situazioni diverse, o anche parole diverse per la stessa situazione.

Aumentano le parole e le consonanti usate, ma alcune di esse quali R, S, Z sono per loro difficili da riprodurre.
Le frasi si compongono ora di due parole, ad esempio “Mamma qui”; questo genere di frase è detta frase nucleare. Nella frase nucleare la prima parola è il soggetto e la seconda serve a descrivere tutta la situazione. Quando arriva ad usare tre parole si parlerà di frase nucleare espansa.

Quando il bambino arriva a parlare di situazioni o persone che non sono presenti, siamo di fronte a un grande progresso.
Un progresso ulteriore avviene quando il bambino risponde a parole quando gli viene chiesto qualcosa, mentre prima la risposta era solo motoria, cioè consisteva in un’azione.    ,.A questo punto comincia un vero dialogo, e i bambini mostrano un grande interesse per tutti i nomi, in particolare per quelli difficili.

I bambini dai 20 ai 24 mesi possono imparare facilmente, in due o tre giorni, 15 nomi difficili (razze di gatti, nomi di uccelli, di fiori, di mezzi di trasporto, ecc.) presentati loro attraverso illustrazioni (si consiglia una dimensione 20×20) e provando in questo apprendimento una gioia incredibile.
Siamo nel periodo sensitivo per la nomenclatura, ed è importante che gli adulti ne siano consapevoli e che rispondano adeguatamente alla fame di parole che i bambini hanno in questo periodo. Facendolo doneranno loro un’incredibile ricchezza e precisione di linguaggio.
Conoscere la parola veramente adatta ad una situazione dà una grande sicurezza interiore e consente un giusto controllo sull’ambiente.
Siamo giunti in una fase che Maria Montessori chiamò dell’esplosione del linguaggio.

24 mesi i bambini possono usare circa 200 parole, pronunciate più o meno chiaramente, ma parlano di se stessi utilizzando la terza persona, e non il pronome io.

Nella fase delocutoria, dai 20 ai 36 mesi, i bambini acquisiscono l’uso delle nove parti del discorso e le frasi diventano più lunghe e articolate.
Grazie all’uso e alla comprensione del linguaggio dimostrano un impressionante livello di consapevolezza del mondo esterno e di se stessi: sono in grado di descrivere le emozioni personali e ciò che avviene nell’ambiente, di giudicare correttamente le diverse situazioni, di opporsi ad esse usando con frequenza il “no”.

Fra i 32 e i 36 mesi il bambino dice finalmente “Io”, ed è questo un momento di grande importanza per lo sviluppo umano. Si tratta della nascita di una persona che ha una chiara coscienza del suo posto e del suo ruolo nell’ambiente, e con l’uso del pronome io afferma la propria identità e chiede di essere riconosciuta come l’essere unico e irripetibile che è.
E’ un evento che merita di essere celebrato solennemente, come abbiamo celebrato il suo primo muoversi su due gambe.  Iniziando a camminare il bambino ha affermato la sua identità fisica, che ora completa con l’affermazione della sua identità psicologica, dicendo “io”.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
La parte emozionale del linguaggio

Le tre necessità di base per apprendere ed usare la lingua materna sono:
– poter udire bene;
– avere un apparato fonatorio funzionante;
– avere il desiderio di comunicare.

Il desiderio di comunicare è la parte emozionale del linguaggio. I bambini possono aver assorbito il linguaggio ed essere in grado di parlare, ma possono decidere di non usarlo a causa di fattori di disturbo emotivo. Un buon clima emotivo è la condizione indispensabile per un migliore sviluppo ed uso del linguaggio.

Imparando a dare un nome a ogni oggetto ed ogni informazione i bambini possono fare il passaggio dal concreto all’astratto. Col linguaggio parlato, e poi con quello scritto, i bambini avranno a disposizione lo strumento per ricevere e produrre una conoscenza sempre più grande.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Consigli pratici per aiutare lo sviluppo del linguaggio

– udito: per apprendere il linguaggio è essenziale che il bambino possa udire bene, per questo è molto importante controllare l’udito dei neonati nei primi tempi dopo la nascita. Una prima ricerca si può fare semplicemente battendo le mani o suonando un campanello o chiamando il bambino per nome mentre si sta dietro di lui. Quando abbiamo dei dubbi, informiamone al più presto il pediatra;

– curiamo il modo in cui parliamo: fin dall’inizio dobbiamo parlare al bambino in modo corretto e chiaro, ma lentamente e con voce non troppo forte. Stiamo attenti alle espressioni che usiamo, perchè i bambini capiscono sempre molto più di quello che riescono ad esprimere;

– descriviamogli le nostre azioni: durante il tempo delle cure materne e in qualsiasi altra occasione, descriviamo le azioni che compiamo con lui;

– curiamo il tono: il tono del nostro discorso deve essere serio, come lo è quando parliamo ad una persona in grado di comprendere, per trasmettere al bambino l’importanza che diamo alla comunicazione con lui;

– coltiviamo il linguaggio speciale dell’amore: usiamo naturalmente con lui il linguaggio speciale dell’amore, che ha toni e maniere diverse di usare le parole, e facciamo che i due modelli siano sempre presenti contemporaneamente, perchè i bambini hanno bisogno di impararli tutti e due;

 rispondiamo sempre: appena i bambini cominciano a riprodurre i suoni e noi siamo presenti, dobbiamo rispondere ai loro vocalizzi per stabilire il modello che il linguaggio serve a comunicare con gli altri;

– i nomi delle cose: i bambini devono imparare le parole udite nel contesto della vita reale. Possiamo dire vocaboli mentre tocchiamo le varie parti del loro corpo durante le cure materne, possiamo dire il nome degli oggetti che usiamo mentre prepariamo il cibo per lui, mentre glielo diamo, mentre li vestiamo e li spogliamo. La cosa importante è dire solo il nome, senza ulteriori spiegazioni e aggettivi. Se ad esempio presentiamo il cucchiaio, ripetiamo la parola “cucchiaio” due o tre volte, mostrando l’oggetto. Questo aiuta i bambini a fare ordine ed arrivare presto a comprendere che tutto e tutti hanno un nome;

– non ripetiamo i loro errori: evitiamo di imitare i loro errori nel parlare pensando di poter essere  così meglio compresi dal bambino. In realtà lui ha nella mente il suono corretto della parola che vuole usare, ma lo strumento non è ancora in grado di riprodurlo. Per aiutarli ha più senso ripetere la parola corretta per dire al bambino che abbiamo compreso quello che voleva dire e per rafforzare il modello corretto della parola nella sua mente;

– rispetto: guardiamo con rispetto i risultati raggiunti invece di ridere per gli errori;

 offriamo libri adatti: i libri possono essere un grande aiuto al linguaggio, ma devono essere scelti bene. I bambini credono in tutto ciò che diciamo e noi dobbiamo essere onesti. Perchè, ad esempio, presentare animali che vivono e si comportano come esseri umani? La vita vera degli animali è molto più straordinaria ed interessate per il bambino. I libri giusti possono chiarire e verificare tutto quello che il bambino  ha già imparato nel suo ambiente, e possono aggiungere molte informazioni e preparare i bambini a nuove esperienze. La fantasia arriva più tardi, quando hanno già sperimentato la realtà e l’hanno assorbita, divenendo capaci di distinguere tra ciò che si vede all’esterno e ciò che si pensa all’interno;

– ripetizione: quando leggiamo un libro ai bambini piccoli, essi ci chiedono sempre di leggerlo molte volte. Questa richiesta va esaudita perchè i bambini hanno bisogno di conoscere il libro a memoria per essere in grado di ripeterlo a se stessi. Recitiamo poesie, filastrocche, canzoncine e non stanchiamoci mai di esaudire il desiderio del bambino di riascoltarle, tutte le volte che ce lo chiedono.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
L’apprendimento di più lingue

I periodi sensitivi del cervello umano seguono un orologio biologico interno che deve essere rispettato per aiutare i bambini ad utilizzare il loro potenziale.

Una migliore comprensione tra gli esseri umani per mezzo della conoscenza di più lingue può favorire le relazioni tra paesi e popoli e contribuire alla pace nel mondo.

La seconda (terza, quarta,…) lingua deve essere presente nell’ambiente del bambino nei primissimi anni di vita, cioè una o due persone devono parlare questa lingua ai bambini  ed in presenza dei bambini.
Se in questo periodo potessimo avere due, tre, quattro, cinque persone diverse che parlano ognuna la propria lingua, il bambino potrebbe arrivare ad assorbirle tutte facilmente, senza alcuno sforzo.
L’unica condizione da rispettare è che ciascuna persona parli con lui soltanto in una lingua. Con i bambini dei primi tre anni è assolutamente necessario: le diverse lingue devono provenire sempre dalla stessa persona, perchè per loro il linguaggio è parte della persona, come il suo viso, e non può essere cambiata se non a rischio di creare insicurezza.

Nell’apprendimento di ogni lingua bisogna distinguere tra:
– acquisizione del modello del linguaggio: pronuncia, forma del discorso;
– ricchezza e precisione del vocabolario.
Mentre l’acquisizione del modello avviene in modo perfetto solo nei primi anni di vita, il perfezionamento del vocabolario può continuare per tutta la vita, utilizzando il modello di base.

Una soluzione immediata può essere quella di riunire più volte a settimana alcuni bambini dei primi tre anni un gruppo gioco nel quale si trova una persona che parla con loro la lingua straniera. Con questa soluzione si riduce lo sforzo economico e i bambini arrivano alla scuola d’infanzia conoscendo almeno una seconda lingua.

Altra soluzione è quella di creare occasioni che permettano a bambini di diversa origine geografica di incontrarsi tra loro, per conoscersi, giocare insieme, prevenire diffidenze reciproche, e cominciare a scoprire la straordinaria ricchezza di linguaggi di cui è fornito il genere umano.

Tenendo conto della straordinaria plasticità del cervello dei bambini nei confronti del linguaggio umano, che tende a diminuire progressivamente dopo i 4 -5 anni, se non abbiamo la possibilità di far trascorrere del tempo al bambino piccolo con persone che parlano lingue diverse dalla lingua madre, possiamo svolgere con lui alcune interessanti attività, a partire da 2 – 3 anni. Queste attività possono essere della durata di circa mezz’ora al giorno, ma devono essere praticate con costanza e regolarità.

Esempi:

cd con canzoncine nella lingua straniera: se non conosciamo bene la lingua, possiamo limitarci ad ascoltare le canzoni con lui e memorizzarle insieme, in casa o sfruttando gli spostamenti in auto;

libri con immagini, brevi storielle divertenti, filastrocche nella lingua straniera per arricchire il vocabolario.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio

Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato

Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato.

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.

Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.

La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando gli apprendimenti per cui si sono attivate si sono realizzati.

Tutti gli esseri viventi comunicano, a livelli diversi, ma gli esseri umani sono quelli che tra tutti hanno il maggior potenziale comunicativo e posseggono alcune forme di comunicazione che sono soltanto umane, come il linguaggio articolato e la scrittura.

Poiché la vita non può sostenersi senza comunicare con l’ambiente, la comunicazione deve essere considerata il bisogno fondamentale di ogni essere vivente.

Tutto ciò che viene dalla nostra persona può comunicare molti messaggi all’ambiente, e questo accade anche quando non lo vogliamo. Un miglior uso dei messaggi non verbali sarebbe di grande beneficio per tutte le persone che vivono con noi, specialmente i bambini piccoli, che ancora non possono usare la parola.

I neonati giungono tra le nostre braccia portando con sé il loro passato, cioè il tempo che hanno trascorso nell’utero, e durante questo periodo hanno già sperimentato varie forme di comunicazione.
Hanno quindi a disposizione vari modi di comunicare:
– i movimenti della testa, delle braccia, delle mani, del tronco e delle gambe;
– lo sguardo attento alle persone e agli oggetti che si trovano intorno a lui;
– il sorriso;
– il pianto.

Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato

La comunicazione si manifesta immediatamente, e viene poi ripetuta e arricchita grazie al dialogo con l’ambiente. Nei nove mesi che seguono la nascita il bambino assorbe le parole e con esse la struttura grammaticale e logica della lingua madre, i modi di dire, gli accenti e le inflessioni. Assorbe questi elementi e li fissa per sempre nella sua mente costruendo quella che sarà la sua lingua di base.

Tutte le persone coinvolte nella cura dei neonati devono convincersi che questa comunicazione è possibile ed è importante rispondere ed incoraggiarla per avere uno sviluppo dell’essere umano completo.

Qualsiasi modalità di comunicazione realizzata col bambino gli porta molte informazioni sul mondo esterno, sulle persone con le quali lui stabilisce un rapporto, e su se stesso.

La comunicazione tra bambino e madre è speciale, perchè i neonati dimostrano subito questa preferenza.

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Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato
Consigli pratici

– parlare ai neonati a voce bassa e lentamente: questo produce in loro un incredibile stato di concentrazione e di attenzione al viso della persona che parla, e molto presto appare in risposta un sorriso. I neonati comprendono subito che la voce viene dalla bocca e provano a muovere la loro insieme a quella della madre che parla. Questo è uno dei grandi vantaggi della vita fuori dall’utero: il bambino fa l’esperienza che la voce ha un volto, e il volto umano ha per i neonati uno speciale significato.
Madre e bambino hanno un lungo passato di comunicazione attraverso la voce che arrivava al feto, ma ora il rapporto può arricchirsi della vista, dell’olfatto e del tatto. Valeva la pena venire fuori, perchè la nuova vita conserva i piaceri della prima, e ne offre di nuovi;

– ricercare il contatto dato dal guardarsi reciproco (contatto eye to eye);

– sorridere al neonato.

L’uso della voce, del sorriso e dello sguardo si realizza in modo diverso nelle diverse coppie madre-bambino, e diventa il linguaggio speciale della loro comunicazione.

Lo sforzo che i neonati ed i bambini non ancora capaci di parlare fanno per cercare di comunicare con l’ambiente non è soltanto per chiedere cibo o cure fisiche: queste cose producono il benessere di base, ma non costituiscono mai, a nessuna età, il maggior interesse per il bambino.
Il suo sforzo di comunicazione è teso a produrre risposte emotive e cognitive.

Il neonato impara molto rapidamente a muovere un oggetto con le mani o coi piedi, e si rende conto che la sua azione produce effetti che si possono prevedere. A questo punto sorride, dimostrando di provare piacere intellettivo, correlato al controllo del mondo esterno.
Ma questa scoperta delle proprie capacità si può realizzare solo se il neonato è libero di muoversi e se gli adulti hanno fiducia nelle sue potenzialità, mettendo nell’ambiente materiali adatti a questo scopo. La maggior parte dei neonati e dei bambini piccoli non si trovano mai nella condizione di fare tali esperienze.

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Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita. Il movimento è uno degli aspetti più importanti nello sviluppo dei primi anni di vita. Questo processo determina conseguenze sia fisiche sia psichiche. Possiamo dare un grandissimo aiuto ai bambini, senza bisogno di spendere denaro o di procurarsi materiali particolari, ma semplicemente con la comprensione di ciò che accade in loro durante questa fase evolutiva.

I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.
Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali:
– la sensibilità all’ordine
– la sensibilità al linguaggio umano
– la sensibilità al movimento.
La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando l’apprendimento per cui si sono attivate si sono realizzati.

Il movimento  è una caratteristica essenziale della vita perchè rende possibile raggiungere ciò che è necessario ed evitare ciò che è dannoso.

Il movimento di cui parliamo è il movimento coordinato attraverso il quale la persona può attuare ciò che ha nella mente. E’ il movimento volontario, al servizio di ogni idea e di ogni progetto che l’essere umano ha bisogno di realizzare.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Alla nascita l’essere umano può controllare volontariamente solo la bocca e la gola. Attraverso i muscoli della bocca può attaccarsi al seno e succhiare; attraverso i muscoli della gola può deglutire il latte e piangere per richiamare l’attenzione: i neonati si presentano a noi col movimento volontario minimo per continuare a vivere.
Nei neonati, infatti, anche se le cellule nervose sono tutte presenti, ma gli assoni che vanno ai muscoli portando le informazioni che determinano il movimento volontario non sono ancora ricoperte di mielina. Essi non possono neppure sostenere la testa, e perfino il movimento degli occhi non è ancora ben controllato.
Il tempo necessario per raggiungere abilità motorie simili a quelle che hanno i primati alla nascita, è per gli esseri umani di circa 9 mesi dopo il parto: il tempo appunto della gravidanza esterna.
La mielinizzazione di tutti gli assoni avviene in circa un anno, cominciando dalla parte superiore del corpo e scendendo verso il basso, e l’acquisizione del movimento è molto rapido: in soli 12-14 mesi i neonati passano dalla quasi totale mancanza di coordinazione, a camminare su due gambe. Questa è un’abilità che appartiene solo agli esseri umani.

La coordinazione del movimento viene prima o poi raggiunta da tutti i bambini, ma ogni ostacolo alla libertà di movimento vissuta nei primi anni di vita può avere pesanti conseguenze psicologiche.

Durante lo sviluppo del movimento l’essere umano passa attraverso tre fasi, che ripetono quelle che si sono manifestate nei diversi esseri viventi durante l’evoluzione:
strisciare: movimento tipico dei rettili (cervello senso-motorio);
usare quattro gambe: tipico dei mammiferi (cervello emozionale-cognitivo);
camminare: esclusivo degli esseri umani (corteccia cerebrale).
Nell’essere umano l’equilibrio della posizione eretta è così perfetto che non solo permette un movimento rapido nello spazio, ma libera gli arti superiori dal compito di sorreggere il corpo. Le mani, insieme alla bocca, diventano le parti del corpo umano col maggior numero di neuroni ed assoni a propria disposizione. La maggior parte dell’area corticale che controlla il movimento volontario è destinato alla bocca e alle mani.

L’essere umano si trova alla nascita nella situazione di un rettile, e forse anche poco meno perchè non riesce a controllare la testa e può strisciare solo molto lentamente. Però può succhiare, deglutire, piangere e anche strisciare.
La capacità di strisciare dei neonati dovrebbe essere riconosciuta e aiutata, mentre di solito essi sono messi in una piccola culla, avvolti in una coperta, vestiti in modo tale da impedire ogni movimento volontario.
Non vedendo l’espressione del movimento in loro, pensiamo che ne siano incapaci, e così riduciamo ancora di più la possibilità che si possa manifestare attivamente.
Questo è uno dei più gravi errori educativi di questo periodo, e proviene dall’idea sbagliata che, essendo neonati, ed essendo incapaci di muoversi come gli adulti, non possano muoversi affatto.
Certo, osservare il movimento dei neonati, e dei bambini molto piccoli, è molto difficile, perchè si tratta di un movimento molto lento e che ha bisogno di un certo spazio per poter essere eseguito. Ma ognuno di noi sa che perfino i prematuri vengono trovati spesso contro la parete della culla. Come possono aver raggiunto quel punto dello spazio, se non muovendosi, lentamente ma costantemente, strisciando sul materasso?
Nei neonati sono presenti abilità motorie, ma di qualità diversa da quelle che si svilupperanno in seguito. E’ il pregiudizio, l’idea sbagliata che abbiamo dei neonati, che ci impedisce di essere consapevoli di un qualcosa che si manifesta chiaramente davanti ai nostri occhi.
I neonati e i bambini nei primi mesi di vita smettono di piangere ogni volta che vengono liberati dai vestiti e messi in una situazione che consente loro libertà di movimento e di osservazione dell’ambiente circostante. Una buona parte della tranquillità di un bambino dipende dalla capacità degli adulti di rispondere al suo bisogno di movimento, e da questa dipende anche buona parte della qualità della relazione.
Quando i piccoli si muovono nello spazio, facendo sforzi per strisciare, sono molto attenti e concentrati nella loro attività, ed è facile notare la stretta relazione tra il corpo e la mente che lavorano insieme. Questi bambini stanno imparando molte cose su loro stessi e sul mondo intorno a loro.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Fin dalla nascita i bambini possono strisciare, e se sono lasciati liberi su una superficie solida, fanno movimenti con tutto il loro corpo, ma molto lentamente.
Questo movimento avviene in senso orario ed è possibile osservarlo ogni volta che vi è uno spazio sufficiente: un materasso singolo o una coperta sul pavimento.

Ogni conquista è sempre la combinazione di uno sviluppo interno (la mielinizzazione degli assoni) e di un ambiente esterno che consente di attuare l’esperienza.
Per aiutare il movimento volontario, fin dalla nascita, è sufficiente offrire ai neonati un letto più grande delle culle e dei lettini normalmente utilizzati, e qualche oggetto interessante da osservare, e che serva da stimolo al movimento. E’ molto semplice.
Il processo di mielinizzazione è molto rapido e comincia con i muscoli degli occhi, che già dopo il primo mese possono essere controllati dai bambini.

la cesta del neonato

Gli adulti devono rendersi conto di questo progresso e mettere i bambini nella situazione di poter usare questa abilità. Se i bambini si trovano in un lettino con le sbarre o con altri tipi di contenitori ancora più limitanti, questa capacità non può essere usata né migliorata.
Un letto con uno spazio sufficiente per il movimento e senza ostacoli per la visione, è la prima cosa da preparare per aiutare il movimento volontario.
Questo letto può essere costituito anche dal solo materasso, di misura standard, che viene messo sopra un tappeto o su una base di legno con gli angoli arrotondati.
Ogni volta che si propone ai genitori questa soluzione, viene obiettato che il bambino cadrà dal letto, ma in tanti decenni di esperienza diretta questo non è mai accaduto e non potrà mai accadere se il letto viene usato fin dall’inizio.

101 e più lettini montessoriani 

Come è diversa la situazione di chi può fare da sé ciò di cui ha bisogno, dalla situazione di chi deve sempre chiedere aiuto agli altri!
Maria Montessori sostiene che il grido dei bambini è “Aiutami a fare da me!“, e un letto basso e largo può davvero aiutarli a fare cose notevoli molto presto: una cosa tanto semplice, per un risultato tanto importante.

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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
Le tappe fondamentali dello sviluppo del movimento coordinato

Alla nascita il movimento dei neonati è molto lento, ed essi non arrivano mai al bordo con tutto il corpo: appena sentono che una piccola parte di esso non è più sostenuta, ritornano verso l’interno.
L’informazione dello spazio vuoto, ricevuta attraverso la pelle, viene trasmessa ai centri superiori, analizzata e compresa, col risultato che produrrà una risposta di difesa del bambino che aggiusta la posizione fino a raggiungere nuovamente una posizione nella quale tutto il corpo è di nuovo ben sostenuto.

Alla fine del secondo mese i muscoli del collo possono essere controllati, la testa può sostenersi da  sola, ed inizia il dominio dell’ambiente.

Alla fine del terzo mese i bambini possono controllare i muscoli delle braccia e delle mani e possono usarle per raggiungere intenzionalmente gli oggetti, afferrarli e portarli a sé. La capacità di strisciare è molto migliorata, e se il bambino ha sufficiente spazio per il movimento, può arrivare ad impadronirsi di tutti gli oggetti che mettiamo alla sua portata e che suscita il suo interesse. Una volta afferrato l’oggetto, il bambino può conoscerlo anche attraverso le esperienze sensoriali fatte per mezzo del tatto e delle labbra. Nei primi mesi di vita tutto deve essere conosciuto con l’aiuto di questa importante parte di confine del nostro corpo.

Quando i bambini cominciano a usare le mani, non dobbiamo mai scoraggiare l’uso della sinistra. Il 10% della popolazione ha un mancinismo genetico. Quando offriamo qualcosa ai bambini piccoli, dobbiamo accettare che l’oggetto venga afferrato con la mano da loro scelta.

A cinque mesi i bambini strisciano abilmente, possono dominare bene lo spazio che li circonda e questa capacità è più che sufficiente per scoprire il piacere e la gioia di soddisfare i desideri suscitati dalla curiosità e dall’interesse per tutto ciò che fa parte dell’ambiente.

Verso i cinque-sei mesi, a volte anche prima, siccome le abilità motorie sono molto migliorate il bambino può decidere di uscire dal suo letto  e lo farà… a marcia indietro, mandando fuori per prime le gambe e poi il resto del corpo. E’ un altro importante progresso che porta con sé la libertà di andare a cercare la madre ogni volta che i bambini si svegliano, si ricordano di lei e desiderano vederla.
Questi bambini non hanno più bisogno di piangere per richiamare la sua attenzione, ma sapendo ciò che vogliono (idea nella mente) sono in grado di ottenerlo senza chiedere, per mezzo del loro movimento personale con il quale sperimentano le nuove capacità del loro corpo: il movimento è sempre al servizio di un’idea.

A sei-sette mesi tutti i muscoli del tronco possono essere controllati e diventa possibile sedersi.

Tra il settimo e l’ottavo mese i bambini passano gradualmente dello strisciare al camminare a quattro gambe con tutte le possibili posizioni intermedie. Questi nuovi movimenti mostrano il progredire della mielinizzazione verso la parte inferiore del corpo.

A otto mesi il camminare a quattro gambe è perfetto.

A nove mesi è possibile sollevarsi e raggiungere la posizione eretta se c’è a portata di mano qualcosa di adatto per aggrapparsi.

Intorno ai dodici-tredici mesi i bambini cominciano a camminare.

L’aspetto tragico di questo sviluppo è il fatto che, generalmente, quanto più i bambini diventano capaci di muoversi, tanto più vengono limitati nella loro attività, e passano dalla culla all’infant-seat, alla carrozzina, al seggiolone e al box. I mesi passano, ma per i bambini non arriva mai la possibilità di essere liberi nel movimento e di poter ripetere le attività necessarie a migliorarlo…

Con lo sviluppo del movimento coordinato si produce un cambiamento nella relazione con la madre, perchè vi è un tempo adatto per ogni tipo di relazione.
Con la nascita si guadagna uno spazio di vita più grande e le poche settimane della vita simbiotica servono da transizione tra le due situazioni.
Dopo questo periodo l’interesse per il mondo esterno e la gioia del movimento attivo offrono ai bambini la gratificante occasione di imparare come gli esseri possono stare in compagnia delle persone che amano, lavorando insieme invece di essere tenuti sempre tra le braccia.
Naturalmente i momenti del cibo e delle cure materne rimangono i momenti per un rapporto intimo, ma sono alternati ad altri tempi, nei quali i bambini godono della libertà di movimento nello spazio. Abbiamo così il modello di relazione presente tra le persone sane e felici: una grande gioia nell’intimità e una grande gioia nella libertà del lavoro personale.

Dare uno spazio per il movimento è importante per i genitori e per i bambini, perchè in questa decisione è contenuta l’idea di una vita familiare orientata verso la collaborazione delle persone che vivono insieme.
Per fare ogni movimento è necessario averne dentro la “formula cinetica“, che viene assorbita attraverso la vista, e che permette ai bambini di riprodurlo. Quando l’idea è chiara, i bambini ripetono l’azione e l’allenamento continua fino a quando il risultato viene raggiunto. E quando il corpo risponde all’idea che era nella mente, è una gioia grandissima per i bambini, e il nuovo movimento entra a far parte delle abilità motorie personali per essere ripetuto e perfezionato con l’uso.

Ogni movimento è quindi prima appreso attraverso l’osservazione, e poi riprodotto, ma non si tratta di imitazione passiva: i bambini piccoli si trovano nel periodo sensitivo per il movimento.
La possibilità di osservare gli adulti che svolgono le loro attività consente ai bambini di vedere bene questi movimenti. La stimolazione proveniente dalla presenza degli adulti e la spinta interna alla crescita hanno bisogno di libertà di movimento, cioè di uno spazio che favorisca il lavoro della mielinizzazione, dell’osservazione e dell’imitazione, che portano al movimento volontario.

Mielinizzazione e osservazione sono sempre presenti nei bambini, ma spesso manca la possibilità dell’imitazione, in quanto i bambini non hanno uno spazio nel quale essere liberi di agire.
Con ogni nuovo movimento aumentano le connessioni tra i neuroni (dendriti) e si sviluppano vie nervose sempre più specializzate, ma non vanno dimenticate anche le implicazioni psicologiche legate al movimento, perchè tutto ciò che accade all’essere umano produce sempre cambiamenti sia a livello fisico sia a livello psichico.

La parte fisica del movimento è rappresentata da:
mielinizzazione degli assoni;
formazione delle connessioni tra i neuroni (dendriti)
rafforzamento delle ossa e dei muscoli.
Per favorire il movimento, oltre alla possibilità di osservare ed esercitarsi, abbiamo bisogno di:
– cibo che contenga i grassi necessari, per favorire la mielinizzazione;
– luce del sole per fissare la vitamina D che permette l’uso del calcio e del fosforo.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

La parte psicologica del movimento è rappresentata da tutte le informazioni che i bambini muovendosi ricevono riguardo:
– alla propria persona
– all’ambiente in cui vivono.

Quando un bambino si muove con uno scopo il bambino riceve informazioni sull’ambiente:
– riceve uno stimolo dall’ambiente (visivo, uditivo, …)
– si determina in lui un interesse e una spinta ad andare verso l’oggetto fonte dello stimolo;
– compie un lavoro muscolare per raggiungerlo;
– quando l’ha raggiunto porta al cervello informazioni su di esso;
– elabora i nuovi dati e se non è disturbato nel suo lavoro i dati si trasformano in conoscenza, che sarà conservata nella sua mente ed usata ogni volta che servirà.
Attraverso questo processo aumenta la sua ricchezza personale di essere umano.

Questa esperienza gli porta importantissime informazioni sulla propria persona:
– la fiducia di base in se stesso: il bambino libero nel movimento sente di poter seguire le proprie idee ed i propri interessi. Ne riceve la sensazione che quando desidera qualcosa può muoversi per averla, e questa sensazione produce un Io forte e un essere umano capace di affrontare i problemi della vita. Al termine della vita simbiotica i bambini acquisiscono la fiducia di base nell’ambiente, mentre la fiducia di base in se stessi si acquisisce verso i nove mesi, quando i bambini arrivano a muoversi bene a quattro zampe e hanno già passato tanto tempo sperimentando nell’ambiente il potere del loro movimento libero.
Fiducia di base nell’ambiente e fiducia di base in se stessi sono le due gambe psicologiche che servono al bambino per camminare nella vita;
– la sicurezza di sé: è la sensazione interna di poter contare sulle proprie capacità personali di risolvere i problemi. Una volta acquisita questa sicurezza, rimarrà per sempre. Gli scopi cambieranno dal raggiungere una palla colorata ai compiti di scuola, ma la situazione psicologica rimarrà la stessa, e anche quando i primi tentativi non avranno successo, la sua sicurezza di sé lo spingerà a ritentare fino al successo, avendolo sperimentato.
Ogni volta che priviamo i bambini piccoli del loro movimento attivo, minacciamo le fondamenta dello sviluppo del loro Io, con effetti a lungo termine imprevedibili;
– il senso di indipendenza e di autonomia: il bambino,  diventando sempre più capace di agire per soddisfare le proprie necessità senza aiuto esterno, sente di saper provvedere a ciò di cui ha bisogno;
– la stima di sé: permettere al bambino di partecipare alla vita dell’ambiente gli dà valore come persona. Egli diventa non solo colui che usa il mondo, ma colui che produce nel mondo. In questo modo l’informazione “io posso fare” si trasforma in “io posso fare cose importanti”;
– la partecipazione sociale: i lavori manuali che il bambino compie non appena le sue mani glielo permettono, e quando sarà in grado di camminare le attività di vita pratica, rendono la sua presenza importante per gli altri. Questo gli farà provare un senso di responsabilità. Con l’attività manuale il bambino raggiunge un livello più alto di intelligenza e i bambini che si sono serviti delle loro mani hanno un carattere più forte.
Per i bambini è importante vivere con gli adulti per avere l’opportunità di vedere i loro movimenti e ascoltare i loro discorsi, e per preparare ai bambini l’ambiente più indicato per lo sviluppo del movimento non c’è bisogno di comprare oggetti: si tratta di comprendere il valore del movimento libero e quanto sia importante per i bambini avere il corpo sempre in condizione di muoversi nello spazio. Negando questo bisogno al bambino, produciamo in lui un’esperienza fisica di restrizione che diventa anche psicologica e si manifesta come sensazione di incapacità a realizzare i propri desideri ed a seguire i propri interessi.

Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita

Consigli pratici per organizzare lo spazio di movimento:
– un angolo di libertà: i bambini non hanno bisogno di avere a disposizione tutta la casa, basta un angolo di libertà in soggiorno o in cucina;
 tappeto o coperta: oltre al letto basso e grande, è importante che il bambino abbia uno spazio sul pavimento con un tappeto o una coperta dove possa stare il più a lungo possibile, evitando ogni contenitore;
– specchio: nell’angolo di libertà è bene mettere uno specchio che aiuti i bambini a vedere come viene eseguito il movimento;
– sostegno: verso il settimo mese provvediamo lo spazio di una sbarra fissata al muro, o di uno sgabello pesante al quale sia possibile aggrapparsi per sollevarsi in piedi. Vanno bene anche i normali mobili di casa, come il divano o una poltrona;
– giocattoli: nel piccolo spazio a disposizione dei bambini devono essere messi oggetti di facile uso e le difficoltà da superare non devono essere troppo grandi. Anche se offriamo una palla colorata, dobbiamo fare attenzione che la sua grandezza sia tale che le mani dei bambini possono afferrarla e tenerla bene. Tutto ciò che viene dato deve essere scelto con grande attenzione perchè il movimento deve sempre permettere l’esperienza che “si può”.

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Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale

Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale. L’allattamento misto prevede l’uso contemporaneo di latte materno e latte artificiale. Ci si può trovare in questa circostanza per un’insufficiente quantità di latte materno, o perchè la madre non è presente quando è l’ora del pasto del neonato.

Quando il latte materno è scarso bisogna ricordare che la sua produzione è legata alla stimolazione fisiologica prodotta dalla suzione. Per questo motivo è importante che ogni volta che i bambini devono mangiare vengano prima attaccati al seno, perchè avendo fame succhieranno con più vigore.
Se il latte è poco si devono attaccare i bambini prima ad un seno e poi all’altro, e quando tutto il latte materno è stato preso, si dà subito la necessaria quantità di latte artificiale già preparato nel biberon, per completare il pasto. Il latte materno e quello artificiale si mescolano nello stomaco e rendono il pasto complessivamente più digeribile. Questa tecnica è detta “allattamento misto complementare“: in questo modo non solo viene mantenuta la stimolazione naturale alla produzione del latte, ma viene anche mantenuto il contatto fisico.

Quando invece la madre non è presente al momento del pasto, è necessario dare poppate completamente artificiali e poppate di latte materno, con la tecnica chiamata “allattamento misto alternato“. Non è un metodo raccomandabile, salvo speciali circostanze, perchè la stimolazione del seno risulta essere molto ridotta e si può andare presto incontro a una sempre minore produzione di latte, che poi finisce con l’indurre la madre a smettere di allattare.

L’allattamento misto deve sempre essere sostenuto, ed è necessario incoraggiare le madri a continuarlo, ricordando loro che anche pochi minuti di suzione al seno hanno una grande importanza per tutti i benefici fisici e psicologici che ne ricava sia la madre sia il bambino. Se la madre riesce veramente a comprendere che anche una piccola quantità del suo latte è preziosa, allora le sarà possibile sedersi con calma insieme al suo bambino per offrire il seno, e può anche accadere che la produzione del latte aumenti.

In alcuni casi è invece necessario ricorrere all’allattamento artificiale, cioè a dare al neonato soltanto latte artificiale.

Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale

Consigli pratici per l’allattamento artificiale:

– si deve occupare del pasto la stessa persona: è molto importante che il latte sia sempre dato da una persona (nei primi mesi la madre);

– posizione del bambino: altrettanto importante è che il bambino sia tenuto in una posizione simile a quella di chi è attaccato al seno, con il viso orientato verso la madre e il biberon tenuto in modo da non interferire con la possibilità di guardarsi l’un l’altro;

– coprire il biberon: siccome il biberon può riflettere la luce è consigliabile coprirlo con la mano o con un fazzoletto, per evitare che il suo scintillio possa deviare l’attenzione del bambino o lo costringa a tenere gli occhi chiusi a causa del riflesso

– il ciuccio: quando teniamo i bambini con noi per un tempo aggiuntivo, dopo il pasto artificiale, può essere necessario fornire al bambino anche un tempo aggiuntivo per succhiare. Alcuni bambini, con la loro bocca aperta e con i movimenti di suzione, mostrano chiaramente di essere alla ricerca di qualcosa da succhiare. In questo caso possiamo usare il ciuccio, ma solo mentre i bambini sono con noi, nelle nostre braccia. Quando sono arrivati a soddisfare il loro desiderio, il succhiotto va tolto esattamente come si fa col seno. Se lasciamo il ciuccio sempre nella loro bocca può diventare una parte del loro corpo, dando l’informazione “il piacere viene da qualcosa da succhiare” invece che “il piacere viene da una persona che sta insieme a me”.

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Montessori da zero a tre anni – l’allattamento misto e artificiale

 

Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno

Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno; il senso del gusto, caratteristiche del latte materno, aspetti fisici e psicologici, consigli pratici per favorire l’allattamento al seno…

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Il senso del gusto

Le papille gustative compaiono nell’embrione all’ottava settimana di gestazione, e alla tredicesima, quando il feto comincia a succhiare e inghiottire, le sue papille gustative sono completamente sviluppate. Le papille gustative sono presenti ai lati, sul retro e sulla punta della lingua, sul palato molle e nella parte superiore della gola.

Il senso del gusto è quello che compare per primo, e continua a svilupparsi per un lungo periodo. Nella prima infanzia ci sono ben 4.500 papille gustative a supportare l’esperienza sensoriale del bambino. Le prime esperienze gustative stimolano l’ulteriore sviluppo delle connessioni nervose  del senso del gusto.

Nel secondo trimestre di gestazione in ogni papilla gustativa si sviluppano delle cellule epiteliali allungate (40), che hanno la funzione di recettori del gusto e permettono di riconoscere solo quattro sapori base: dolce, salato, amaro, aspro. Le cellule recettive si attivano solo per uno dei quattro sapori. Le cellule recettive del gusto si attivano chimicamente quando nella bocca entrano in contatto con le molecole di cibo; avvenuto il contatto trasformano il segnale in 4 distinti segnali elettrici (o nervosi) che corrispondono ai 4 sapori base. L’impulso elettrico fa rilasciare alle cellule recettive i neurotrasmettitori che eccitano i dendriti dei neuroni del gusto arrivando alla base del cranio.

Il midollo alla base del tronco cerebrale è il luogo dove i neuroni primari del gusto trasmettono il segnale proveniente dalle cellule recettive. Il midollo cerebrale attiva i riflessi di salivazione, deglutizione e di movimento della lingua in risposta ai segnali provenienti dai neuroni primari del gusto.

Lo sviluppo del senso del gusto continua con le connessioni nervose muovendosi dal midollo nella parte inferiore del tronco cerebrale al ponte e al talamo nella parte superiore del tronco cerebrale.

Dal ponte le connessioni neurologiche raggiungono l’amigdala  e l’ipotalamo, che controlla il desiderio e il piacere legato al cibo. Dal talamo nella parte superiore del tronco cerebrale le connessioni nervose raggiungono la corteccia cerebrale al confine tra lobo frontale e lobo temporale.

Il feto esercita il senso del gusto a partire dal terzo trimestre di gestazione. Il liquido amniotico gli permette di entrare in contatto col sapore dolce e forse anche con l’amaro.

Il sapore del liquido amniotico è influenzato dalla dieta della madre, come lo è il sapore del suo latte: entrambi i sapori sono quindi legati alle preferenze alimentari individuali e connesse alla cultura di appartenenza della madre.  La somiglianza tra il sapore del liquido amniotico e il sapore del latte materno crea una continuità di esperienza gustativa tra feto e neonato.

Le esperienze gustative nell’utero attivano gli impulsi nervosi sviluppando il senso del gusto. Il neonato è in sintonia col sapore dolce del latte, in particolare col latte umano che è più dolce del latte vaccino. Il neonato preferisce i sapori dolci, e può distinguerne diversi tipi.

I recettori del sapore dolce presenti nelle papille gustative sono collegate con la parte inferiore del tronco cerebrale che rilascia endorfine che producono uno stato di piacere e benessere, e bloccano la trasmissione di stimoli dolorosi al cervello.

I sapori aspro e amaro sono percepiti negativamente.

La coscienza del sapore nel neonato è possibile perchè la mielinizzazione dei canali nervosi del gusto dal midollo al talamo e dal talamo alla corteccia cerebrale è già completa prima della nascita.

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
L’allattamento al seno

La preparazione del latte nel seno comincia all’inizio della gravidanza e alla fine del periodo embrionale (terzo mese di gravidanza) la ghiandola è pronta. In questo stesso momento la placenta è abbastanza sviluppata e comincia a produrre ormoni che bloccano la produzione del latte.
Alla nascita la placenta viene espulsa e il neonato stimola ulteriormente la produzione del latte succhiando il capezzolo. Nella produzione del latte abbiamo una collaborazione tra madre e bambino.

Il latte materno non ha sempre la stessa composizione. I primi 4-5 giorni si tratta di un latte molto speciale, detto colostro, che non contiene grassi, ha pochi carboidrati e tantissime proteine. Le proteine contenute nel colostro sono sette molte di più rispetto al latte materno, e ad esse sono legati gli anticorpi. Un litro di colostro contiene:
– proteine: 90 g
– grassi: 0 g
– carboidrati: 5-10 g.

La prima protezione del neonato non è metterlo in ambienti separati e asettici, ma semplicemente dargli ciò che la vita ha già predisposto per lui: il colostro. Ogni madre possiede gli anticorpi delle malattie del luogo dove vive.

Un’altra importante funzione del colostro è quella di stimolare il movimento dell’apparato digerente e l’eliminazione delle prime feci del neonato, dette meconio.

E’ molto importante attaccare il neonato al seno materno subito dopo la nascita e nei giorni seguenti. Anche dopo un taglio cesareo, quando il neonato è più sonnolento, è possibile attaccarlo dopo 2-3 ore. Pochi giorni di colostro possono evitare molte allergie. Bastano cinque giorni per fornire al bambino un patrimonio di salute.

Nei giorni successivi compaiono gradualmente i grassi, per stimolare la produzione della bile e del succo pancreatico. Un litro di latte materno contiene:
– proteine: 13 g
– grassi: 40 g
– carboidrati: 68 g.
Nel latte materno è inoltre presente un importante aminoacido, la taurina, che concorre allo sviluppo del sistema nervoso.

Alla nascita il bambino non ha denti, ma essi sono tutti già pronti, preparati nella vita prenatale, e rimangono all’interno delle gengive fino al quinto-sesto mese, per non interferire con l’allattamento. L’intensa attività muscolare necessaria per la suzione promuove la crescita delle ossa facciali, preparando mandibola e mascella a contenere tutti i denti.

La suzione al seno richiede una partecipazione attiva da parte del bambino, e tutto il suo impegno, ed è molto diverso ciò che avviene con l’allattamento artificiale. Lo sforzo della suzione ha un effetto immediato (dato dal piacere del cibo) e un effetto a lungo termine (prepara lo spazio necessario ad accogliere la dentizione permanente).

Il latte materno è l’alimento più completo per la nutrizione del neonato e del bambino piccolo. Il latte materno contiene i nutrienti, le vitamine, i minerali, gli enzimi, gli anticorpi, i fattori di crescita e gli ormoni necessari per il primo sviluppo. Il neonato e il bambino piccolo sono protetti dalle malattie infettive grazie ad anticorpi, enzimi, cellule immunitarie come i linfociti, i macrofagi e i granulociti neutrofili contenuti nel latte materno.

Il bambino allattato al seno ha una minore incidenza di infezioni dell’apparato respiratorio, digerente, urinario e uditivo rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale.

La composizione del latte cambia continuamente fornendo al neonato e al bambino la miscela di componenti più adatta a rispondere ai bisogni di crescita in un dato momento.

L’allattamento materno può anche avere un impatto negativo sul neonato, ad esempio se la madre assume droghe o se ha contratto particolari infezioni.

Il neonato guida l’assunzione di liquidi attraverso il seno materno con la forza e la durata della sua suzione.

Lo sviluppo nervoso e sensoriale del neonato è il precedente indispensabile per lo sviluppo cognitivo del bambino. L’allattamento al seno influenza lo sviluppo del linguaggio, della motricità fine, delle abilità sociali.

La taurina è un aminoacido che si trova nel latte materno, che ha effetti sullo sviluppo del cervello e dell’occhio, e che è implicato in altre funzioni biologiche del neonato. La taurina non è sintetizzata dal neonato, quindi deve essere fornita con la dieta.

I lipidi sono acidi grassi che si trovano nel latte materno e che sono indispensabili al processo di mielinizzazione degli assoni e dei dendriti. L’acido linoleico è quello più coinvolto nella mielinizzazione. Come la taurina, anche l’acido linoleico non è sintetizzato dal neonato e deve essere assunto con la dieta. Taurina e acido linoleico sono coinvolti nello sviluppo dell’occhio e non si trovano nel latte vaccino né nel latte di soia.

L’allattamento al seno o con latte artificiale fonda l’attaccamento e il legame affettivo tra il bambino e l’adulto. Cullando il bambino tra le braccia gli trasmettiamo calore e senso di sicurezza.

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Aspetti psicologici dell’allattamento al seno

Il guardarsi occhi negli occhi facilita ulteriormente l’attaccamento. Il neonato ha la capacità di mettere a fuoco oggetti che si trovino ad una distanza compresa fra 18 e 30 cm, che è circa la distanza tra lui e il volto di chi lo allatta.

Lo stato di rilassamento dell’adulto comunica un messaggio d’amore e piacere durante l’esperienza dell’allattamento, attraverso lo sguardo e il tocco. La presenza di estranei, il dondolamento, il coinvolgimento in conversazioni ma anche parlare al bambino lo distraggono durante la suzione. Il bambino non è equipaggiato da un punto di vista neurologico per rispondere a più stimoli sensoriali contemporanei, soprattutto mentre mangia.

Lo sguardo dell’adulto dovrebbe essere sempre rivolto al volto del neonato, anche se frequentemente, soprattutto all’inizio del pasto, chiude gli occhi mentre succhia. Lui chiude gli occhi come se la soddisfazione e il piacere del mangiare fosse già una stimolazione sensoriale sufficiente. Ad un certo punto del pasto il piccolo apre gli occhi e il contatto visivo tra lui e l’adulto riprende. Quando l’adulto parla al bambino, il bambino muove la sua lingua in sincronia con lui. Durante l’allattamento il bambino non è in grado di fare questo e mangiare contemporaneamente. Il tempo dell’allattamento dovrebbe quindi essere un tempo da dedicare alla comunicazione non verbale, fatta solo di sguardi e contatto fisico.

Il capezzolo o la tettarella del biberon devono essere offerti al bambino avvicinandoli alle sue labbra, e il neonato li prenderà in bocca se ha fame. Il riflesso di suzione si avvia a seguito del movimento volontario di apertura della bocca. Quando è sazio, il neonato spinge la lingua verso l’esterno espellendo il capezzolo o la tettarella.

Il processo di alimentazione è sotto il controllo del neonato che è il miglior giudice per quanto riguarda i propri bisogni, e deve essere aiutato ad identificarli al meglio. La bocca è un confine tra corpo e mondo esterno e deve essere gestita da ogni essere umano in prima persona ed essere rispettata.

Il bambino comunica di aver fame in molti modi, dalla lieve agitazione al pianto disperato. Qualunque sia la modalità comunicativa che il bambino mette in atto, è importante che l’adulto sia pronto a rispondergli. La risposta pronta insegna al bambino che si può fidare del mondo esterno per soddisfare i suoi bisogni fondamentali.

Allo stesso tempo è importante per il bambino imparare ad identificare i bisogni e compiere gli sforzi necessari a comunicarli. Questo evita di provare una sensazione di impotenza che troppo spesso si riscontra nel comportamento dei bambini piccoli.

Le esigenze fisiche del neonato vengono soddisfatte quando egli comunica attraverso segnali quali l’agitazione o il pianto. L’allattamento dovrebbe iniziare immediatamente dopo il segnale di bisogno. L’adulto impara a leggere i segnali e a rispondere in modo appropriato al bambino.

Nelle prime settimane di vita l’allattamento non segue uno schema regolare. Col trascorrere delle settimane il bambino agisce sempre più secondo uno schema prevedibile, il bisogno di cibo comincia a presentarsi in modo ritmico, grazie a un processo di autoregolazione interno. Gli intervalli regolari tra i pasti si instaurano spontaneamente. L’adulto può incoraggiare questa autoregolazione tenendo a mente o anche registrando gli intervalli di tempo tra i pasti, e anticipando la ragionevole durata degli intervalli fornendo al neonato uno schema. Se il bambino manifesta agitazione o piange prima del tempo che abbiamo previsto, possiamo considerare che il motivo non sia la fame, ma che stia cercando soddisfazione a un bisogno diverso dal cibo.

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Il succhiotto o ciuccio

Dal punto di vista igienico ricordiamo che il succhiotto dovrebbe essere sterilizzato dopo ogni uso e naturalmente, che non deve essere usato da più bambini.

Il succhiotto è dannoso per lo sviluppo del palato se usato in eccesso e per periodi di tempo prolungati. Il succhiotto tenuto in bocca durante il sonno può produrre soffocamento e vomito.

L’uso del succhiotto ha conseguenze sullo sviluppo del linguaggio. La produzione di suoni, balbettii e vocalizzi di qualsiasi genere diminuisce quando la bocca del bambino è occupata dal ciuccio. Inoltre il bambino piccolo muove la bocca in sincronia con quelle degli adulti che gli parlano, e il succhiotto inibisce questi movimenti.

Il succhiotto viene usato come sostituto delle tecniche di auto-rilassamento che sono tra gli obiettivi di sviluppo che devono essere raggiunti dai bambini durante la loro crescita. Il succhiotto consente al bambino di bypassare questo importante stadio di sviluppo sociale ed emotivo. Per tutta la vita, si verificheranno situazioni stressanti nelle quali le tecniche di auto-rilassamento saranno necessarie, mentre il ciuccio insegna al bambino che lo stress è affrontato meglio attraverso la soddisfazione orale.

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 Consigli pratici per l’allattamento al seno

– soprattutto nei primi giorni madre e neonato devono stare sempre nella stessa area: il neonato deve abituarsi molto gradualmente al nuovo ambiente, e per farlo non deve subire spaventi né cambiamenti improvvisi;

l’ambiente deve essere protettivo: almeno nel primo periodo l’ambiente deve essere molto silenzioso, la luminosità deve essere minima, e il bambino dovrebbe essere toccato il meno possibile, per aiutarlo ad entrare molto lentamente nella realtà della sua nuova situazione fuori dall’utero;

– l’ambiente in cui il bambino mangia deve essere tranquillo e pacato per favorire l’attaccamento e l’instaurarsi di un legame positivo tra il neonato e l’adulto durante il pasto. Anche nel nido il pasto non dovrebbe essere somministrato ai bambini nella zona delle attività;

– la camera da letto del bambino piccolo dovrebbe essere provvista di una sedia per l’adulto che dà il cibo.  Una sedia comoda aiuta l’adulto a mantenere il corpo rilassato. Non è particolarmente consigliabile la sedia a dondolo, perchè il dondolamento può distrarre il bambino dal suo importante lavoro di suzione;

– un buon cuscino per allattamento può aiutare a mantenere rilassate le braccia mentre il bambino succhia, aiutando a sostenere il peso; è un piccolo investimento che può rivelarsi utile per vari scopi

– non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca. L’aiuto al neonato deve limitarsi ad avvicinare il suo volto al seno materno in modo da consentirgli di sentirne il contatto con la pelle e l’odore, ma non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca;

– l’attaccamento al seno deve avvenire in modo attivo da parte del bambino: il latte (e poi qualsiasi altro cibo) deve sempre essere offerto con amore, messo di fronte a chi lo riceve, ma mai “dentro” perchè tutte le aperture del nostro corpo sono i nostri confini con il mondo esterno, e dobbiamo sempre essere in grado di controllarle per sentirci sicuri;

– il bambino ha la libertà di scegliere quando succhiare: il neonato, che ci sembra così incapace, possiede un’eccellente capacità di autoregolazione, che basta assecondare con fiducia. Il suo orologio interno stabilisce quando è pronto per affrontare la fatica di succhiare, quando è necessario riposare e quando dormire;

– l’allattamento deve avvenire solo quando il bambino è ben sveglio e ha veramente fame, perchè la suzione richiede da parte sua un forte lavoro muscolare. Inoltre il pianto del neonato non significa sempre che la richiesta si riferisca al cibo: il bambino ha molti altri bisogni fisici e psichici da soddisfare. La scarsità di latte preso dal bambino non viene mai messa in relazione al fatto che il momento del pasto è sbagliato, ma viene sempre attribuita ad una scarsa produzione di latte da parte della madre. Si decide allora di dare un’aggiunta di latte artificiale col biberon, fino a quando la madre si convince di non essere capace di produrre il latte oppure il bambino preferisce la bottiglia di plastica;

– è il bambino a decidere quando il suo pasto è terminato. E’ assolutamente necessario che il neonato possa rimanere attaccato al seno fino a quando, volontariamente, apre la bocca e si distacca dal seno mentre tutto il suo corpo raggiunge un rilassamento molto evidente che indica che il lavoro muscolare è finito e che lui ha raggiunto la completa soddisfazione. Così facendo diamo al neonato l’informazione che lui ha la possibilità di controllare il suo bisogno vitale di ricevere cibo. E’ uno spettacolo meraviglioso vedere un bambino che ha avuto il tempo necessario per raggiungere questa condizione privilegiata del completo appagamento fisico e psicologico: la bocca si stacca dal capezzolo e si distende in un sorriso, la testa si allontana dal seno e tutto il corpo  è in quello stato di rilassamento che è tipico della  felicità totale.
Non ha senso seguire quel consiglio sbagliato che vuole il neonato attaccato a ogni capezzolo per un numero preciso di minuti, ed è sbagliato dal punto di vista biologico e dal punto di vista psicologico.
Dal punto di vista biologico, il latte materno non ha la stessa composizione per tutta la durata della poppata: all’inizio contiene più acqua, sali minerali e proteine; dopo diventa più denso per il maggiore contenuto di grassi. Perchè l’alimentazione del neonato sia bilanciata, dobbiamo permettergli di vuotare completamente ogni mammella, così da ricevere anche la parte grassa del latte. Così facendo si ottiene anche che l’ipofisi della madre riceva il segnale che il seno è vuoto e che debba quindi essere riempito.
Dal punto di vista psicologico, è proprio nella seconda parte della poppata che il bambino sperimenta il piacere più completo insieme alla madre. Infatti il neonato riceve la quantità di cibo necessario a placare la fame biologica nei primi minuti della poppata, mentre nel tempo che segue può godere del cibo e della presenza della madre;

– l’allattamento deve avvenire ad orario libero, ma non in ogni momento: è un pregiudizio infondato che i neonati debbano mangiare ogni volta che sono svegli, per poi tornare a dormire. Un neonato non dorme affatto 20 ore al giorno, come anche la pediatria sosteneva fino in tempi recenti: questo non è applicabile neppure alla vita prenatale, quindi come può esserlo dopo? Non dobbiamo mai dimenticare che il neonato è dotato di 100 miliardi di cellule cerebrali, è molto interessato a stabilire una nuova relazione con la madre e con gli altri esseri umani, ed è desideroso di conoscere il mondo esterno. La maggior parte dei neonati piange perchè si trova in uno stato di deprivazione sensoriale: i neonati sono spesso annoiati  e cercano di richiamare la nostra attenzione per essere presi un braccio, sentire la nostra voce e stare insieme a noi. Eliminiamo dunque il pregiudizio che il neonato sappia solo mangiare e dormire e osserviamolo: noteremo lo sforzo costante che fa col suo corpo per muoversi e vedere ciò che lo circonda; che è attento alla voce umana ed in particolare a quella materna; che è interessato a tutti i suoni ambientali. Scopriremo allora che godono del latte solo quando ne hanno veramente bisogno, e che possono godere di molte altre cose diverse dal latte, cose che desiderano, come la nostra presenza, la musica, il canto, la visione di oggetti interessanti;

– il cibo non è la più importante fonte di soddisfazione fornita dall’ambiente: pur essendo una componente fondamentale e piacevole della vita, a tutte le età ed anche nel neonato, il cibo non deve mai diventare la più importante fonte di stimolazione e soddisfazione offerta dall’ambiente;

– il momento del pasto è un’occasione sociale: quando ad ogni richiesta dei bambini rispondiamo mettendo loro qualcosa in bocca, diamo inizio senza rendercene conto a un modello di relazione molto pericoloso, perchè il cibo perde la sua caratteristica di occasione per la vita sociale e diventa una gratificazione in sé, senza essere mediatore del rapporto con una persona. Durante l’allattamento la madre deve stare seduta comodamente in un luogo tranquillo e offrire il seno guardando il bambino. Se diamo il seno leggendo un libro, parlando al telefono o con un’altra persona o guardando la televisione, diamo al neonato soltanto il cibo biologico per alimentare il suo corpo, ma gli neghiamo il cibo psicologico che è necessario per alimentare la relazione;

– gli intervalli tra una poppata e l’altra sono diversi per ogni neonato: non possono essere stabiliti da regole esterne, ma vanno appresi osservando il singolo bambino. Bisogna solo sapere che il latte umano ha bisogno di circa 2 ore e mezzo per essere digerito, quindi questo può essere preso come intervallo minimo. Gli intervalli più lunghi devono sempre essere rispettati se il bambino dorme o non sembra ancora interessato al cibo;

– la quantità di latte succhiata dal bambino varia da poppata a poppata: altro elemento da ricordare è che il latte materno varia nell’arco della giornata: la quantità è maggiore al mattino, va poi calando nel primo pomeriggio ed aumenta di nuovo verso sera. Non è sensato pretendere che il neonato mangi sempre la stessa quantità di latte, sempre agli stessi intervalli. Quello che è veramente importante è verificare la quantità di latte assunta nelle 24 ore, ma questa quantità può essere raggiunta con un numero diverso di pasti: generalmente con l’allattamento ad orario libero il numero di poppate risulta sempre inferiore rispetto a quella stabilita dalla routine ed imposta dall’esterno;

– diamo il pasto notturno senza offrire troppo luce e stimolazione esterna: le ricerche sulla correlazione tra sonno e pasti nelle prime settimane di vita dimostrano che i neonati allattati ad orario libero prendono il latte in media 5 o 6 volte al giorno, fanno il loro ultimo pasto verso le 8 di sera e dormono poi fino a circa le 3 del mattino. A quest’ora (così scomoda per noi adulti) si svegliano e vogliono mangiare. Se offriamo il latte senza troppa luce e stimolazione esterna, il neonato si riaddormenterà e dormirà fino al mattino seguente. Questo ritmo dura soltanto per 6-8 settimane, cioè solo durante il periodo della vita simbiotica. Poi il bambino entra naturalmente nel ritmo solare giorno-notte, senza più svegliarsi fino al mattino. Questo ritmo di autoregolazione funziona sempre, se all’inizio rispettiamo il ritmo naturale del neonato. Anche in questo caso i genitori devono essere ben informati, per evitare che si facciano un’idea sbagliata della vita che condurranno col loro bambino. Il neonato ha bisogno di un periodo di tempo per sperimentare il ritmo solare e entrare poi nel nostro ritmo di vita, che segue la luce del sole. Dando durante il pasto notturno la rassicurazione  della presenza materna e del latte, eviteremo la pericolosa associazione notte=angoscia dell’abbandono. Accettare questo inconveniente per queste poche settimane è il modo migliore per aiutare il bambino ad entrare felicemente nella routine della nostra vita;

– l’allattamento richiede tempo e pazienza: la madre deve essere aiutata a stare tranquilla con il suo bambino al momento di dare il latte. La fretta deve essere sempre evitata.

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Handling: toccare il bambino con le mani

Handling: toccare il bambino con le mani. La caratteristica più straordinaria delle cure materne al neonato, è che presentano al bambino il mondo esterno, rendendoglielo comprensibile. Il tempo che il bambino trascorre con la madre è il tempo in cui riceve informazioni che riguardano tutti gli aspetti della vita: il cibo, il linguaggio, l’attività sociale, il piacere del contatto con gli altri.

Nell’handling il contatto non è stretto e completo come nell’holding, ma avviene principalmente attraverso le mani. In tutte queste occasioni madre e bambino stanno insieme in modo diverso, e la loro interazione può assumere tantissime varianti.

Il lavoro delle mani è di solito svolto mentre il bambino si trova appoggiato su una superficie di fronte alla persona che dà le cure. Questa situazione è ideale per una migliore conoscenza reciproca, perchè l’adulto può guardare il bambino e il bambino può vedere meglio l’adulto.
I momenti delle cure materne devono essere sentiti come occasioni privilegiate per passare del tempo insieme, ma non è possibile provare questa sensazione se non si è consapevoli delle reali e straordinarie capacità dei neonati.

Handling: toccare il bambino con le mani – Consigli pratici:
descrivere le nostre azioni: mentre ci occupiamo delle cure materne dovremmo sempre descrivere verbalmente le nostre azioni al neonato, parlandogli in modo semplice e breve;
nominare le parti del corpo: quando tocchiamo le varie parti del corpo dovremmo dirne il nome;
chiedere collaborazione: in tutto quello che facciamo con lui dovremmo sempre sollecitare la sua collaborazione.

E’ importante credere nella capacità di collaborazione dei neonati: essa è possibile fin dal momento della nascita, ma richiede di accettare di dare più tempo alle cure e di avere una grande fiducia nei bambini, considerandoli intelligenti e sempre desiderosi di interagire con noi. Imparando a dare le cure materne con la collaborazione del neonato gli invieremo l’informazione: “Tu sei qui con me, è un piacere stare insieme e fare le cose insieme”, e il tempo delle cure materne si trasformerà in un’esperienza sociale.

Handling: toccare il bambino con le mani

Le cure materne producono nel bambino l’integrazione psicosomatica interna, cioè aiutano l’unione di corpo e mente, l’unità dei due versanti dell’ “Io”.
L’unità dell’Io avviene per tappe:
1. integrazione: come detto, di realizza nel periodo della vita simbiotica;
2. personalizzazione: l’unione tra corpo e mente si rinforza, i bambini distinguono sempre meglio ciò che è interno da ciò che è esterno a loro, il loro schema corporeo si fa più preciso e dettagliato.

Mediante le funzioni del corpo tutta la persona del bambino si unifica e raggiunge la capacità di associare i bisogni fisici al piacere di soddisfarli in maniera umana.
La persona in via di sviluppo all’interno del bambino, ciò che viene chiamato “Io”, può diventare più o meno forte in relazione alla capacità della madre di soddisfare le sue aspettative. I suoi bisogni si presentano con una certa frequenza ogni giorno, ed egli, giorno dopo giorno, sperimenta il suo potere di richiamare l’attenzione della persona dalla quale si aspetta di essere aiutato. Se il bambino sente che i suoi bisogni ricevono una risposta adeguata riceve l’informazione: “Ho bisogno, chiedo e ricevo dall’esterno”.
Poiché ciò che arriva alla mente attraverso il corpo, durante il tempo delle cure materne, è buono, il corpo è in armonia con la mente, e le due parti diventano sempre più collegate tra loro con reciproca soddisfazione: si raggiunge l’unità psicosomatica.

Facciamo un esempio, la fame:
– è un bisogno che comincia a livello fisico: diminuzione della quantità di zucchero nel sangue, sensazione di stomaco vuoto;
– la situazione viene processata a livello psichico: i bambini si svegliano e piangono per ricevere aiuto;
– se la risposta è pronta, ricevono il seno della madre, che procura non solo cibo, ma anche presenza amorosa, relazione umana, stimolazione sensoriale; in questo modo ricevono il cibo per il corpo e il cibo per la mente;
– se la risposta non arriva, o se bisogna aspettare troppo a lungo, l’angoscia può diventare insostenibile, e i bambini possono decidere di ritirarsi all’interno di sé e dormire, perchè questa è la sola cosa in loro potere, se l’ambiente non risponde. La necessità di aiuto esterno viene superata con la negazione del bisogno e con la separazione dall’ambiente, che si è mostrato deludente. Siamo in una situazione di divisione tra il corpo e la mente: la mente infatti si procura una soddisfazione irreale ritirandosi all’interno.

Quando le delusioni si ripetono continuamente, i bambini imparano a chiedere sempre meno, oppure a chiedere in modo violento: in entrambi i casi l’unità psicosomatica non viene raggiunta e l’Io rimane diviso. Questo Io non può sentirsi forte né sicuro, perchè sente di non aver potere sull’ambiente e i suoi bisogni non sono soddisfatti. La vita allora diventa difficile e lo sforzo di crescere in un ambiente ostile occupa molte delle energie che dovrebbero essere impiegate, invece, per lo sviluppo armonico di sé.

Dobbiamo meditare profondamente sul fatto che durante la gravidanza e la prima infanzia lo sviluppo della mente dell’essere umano è sempre molto più avanzato rispetto a quello del suo corpo. Questa condizione mette i bambini in uno stato di impotenza e solo una madre attenta e sensibile ai loro bisogni fisici e psichici può salvarli.

I bambini hanno grandi capacità mentali, che non sono però sostenute dal loro fisico, e solo la madre, identificandosi con loro, può comprendere e risolvere i loro problemi.

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Handling: toccare il bambino con le mani

 

Holding: tenere il neonato tra le braccia

Holding: tenere il neonato tra le braccia. Tutte le cure materne verso il neonato si svolgono per mezzo di azioni che richiedono di prenderlo in braccio e di toccarlo con le mani, ma per holding si intende qualcosa di più del semplice fornire un sostegno fisico al suo corpo.

Per il bambino stare tra le braccia della madre significa essere accettato; tra le sue braccia riceve l’informazione che c’è un posto sicuro nel nuovo ambiente, dove si può vivere senza alcun pericolo. Questa informazione gli arriva se la madre si identifica con lui, comprende i suoi desideri e risponde ad essi come se fossero i propri.

L’holding ricostruisce un’unità madre-bambino simile a quella della gravidanza.

Un modo molto speciale di tenere in braccio il bambino è il momento dell’allattamento, se si fa il passaggio dal tenere il bambino solo per farlo mangiare, al tenerlo per stare in intimità con lui, per vivere il rapporto d’amore che c’è tra noi e lui, per condividere l’affetto e il piacere del contatto. Questa occasione che si ripete più volte al giorno, giorno dopo giorno, costruisce nel bambino il suo programma base per la capacità di amare come adulto.

Il programma base per la capacità di amare futura è positivo se il bambino ha ricevuto informazioni corrette rispetto allo stare insieme alla persona che si ama e dalla quale si è amati, cioè se c’è:
– attaccamento senza violenza;
– intimità senza perdita di identità;
– accettazione;
– rispetto.

E’ estremamente difficile poter vedere la connessione che esiste tra la difficoltà di amare dell’adulto e ciò che è avvenuto all’inizio della sua vita, cioè come è stato tenuto in braccio da sua madre, eppure sappiamo tutti che non sempre i bambini ricevono informazioni positive per la costruzione del proprio programma base.

E’ frequente che i genitori si lamentino perchè i bambini piangono, e che si chiedano come si può calmare e far smettere il pianto di un bambino. La risposta è questa: i bambini soffrono di inedia mentale ed hanno ragione. Sono mentalmente denutriti, tenuti prigionieri in spazi limitati e pieni di ostacoli per l’esercizio delle loro facoltà. L’unico rimedio al pianto dei bambini è farli uscire dalla loro solitudine e permettere loro di entrare nella società.” scrive Maria Montessori nel 1949, ed è ancor oggi difficile far accettare la visione dei neonati come esseri umani molto intelligenti e con una mente ben funzionante.

Quando teniamo in braccio un bambino, dobbiamo essere consapevoli di avere tra le braccia un progetto di vita speciale, che ha bisogno del nostro aiuto per svilupparsi in modo completo. Nel tenere il bambino dobbiamo essere capaci di trasmettergli la nostra gioia per questo momento di intimità con lui, il nostro amore, il nostro rispetto, la nostra ammirazione per la sua umanità.

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Holding: tenere il neonato tra le braccia

 

Montessori da 0 a 3 anni: la vita simbiotica nelle prime 6-8 settimane

Montessori da 0 a 3 anni: la vita simbiotica nelle prime 6-8 settimane. Nelle prime 6-8 settimane dopo il parto, tra madre e bambino si vive un rapporto di bisogno reciproco molto stretto; in questo periodo questi due esseri viventi ricevono e danno l’uno all’altro qualcosa di assolutamente necessario per la loro vita e per questo si parla di vita simbiotica.

La madre offre, con la sua presenza continua, la sicurezza dei punti di riferimento acquisiti nella vita prenatale, consente l’attaccamento e fornisce il cibo adatto al neonato.

Il neonato, con la sua persona, rassicura la madre rispetto al fatto che ciò che è uscito dal suo corpo non è perduto, condivide con la madre il legame preferenziale che c’è tra loro, aiuta il corpo della madre attraverso la suzione al seno, che produce in lei contrazioni dell’utero che servono a ristabilirne dimensioni e posizioni normali, prevenendo il rischio di emorragie ed infezioni.

Nei primi otto, dieci giorni il neonato ha bisogno di grande quiete e della costante vicinanza della madre: voci sommesse, luci attenuate e indirette, gesti leggeri e gentili. L’ambientamento deve essere il più possibile graduale e delicato, ascoltando i suoi ritmi, rispondendo al suo desiderio di contatto, cercando di comprendere i suoi segnali. A poco a poco il territorio comincia ad ampliarsi: il papà, il fratellino, la luce della finestra, quella della lampada…

Durante la vita simbiotica, in particolare, ci sono tre momenti di incontro fondamentali tra mamma e neonato:
– holding: tenere il neonato tra le braccia;
– handling: toccare il bambino con le mani per dare le cure necessarie (lavarlo, cambiarlo, vestirlo);
– allattamento.

Se questi tre modi di incontrarsi si svolgono in modo positivo, dopo sole 6-8 settimane di vita, il bambino sarà già molto diverso rispetto a com’era a partire dalla nascita: avrà infatti realizzato un’integrazione base tra il suo corpo e la sua mente. Questo passaggio prende il nome di “nascita psicologica“.

Negli esseri umani, dunque, la nascita psicologica non coincide esattamente con la nascita biologica, e per avvenire ha bisogno del contatto umano diretto. Ciò che accade in queste poche settimane è destinato a durare per tutto il resto della vita. E’ nostra responsabilità aiutare con ogni possibile azione e attenzione il bambino durante questo periodo.

Durante il breve periodo della vita simbiotica, cioè nelle 6-8 settimane dopo la nascita biologica il neonato costruisce una prima e fondamentale visione dell’ambiente che lo circonda e della sua presenza in esso.

Quando questa visione dell’ambiente che lo ha accolto fuori dall’utero è positiva, il bambino acquisisce la fiducia di base nell’ambiente, perchè ha sperimentato che in questo ambiente tutti i suoi bisogni possono essere soddisfatti. La fiducia di base produce esseri umani ottimisti, che percepiscono il mondo come un posto bello, e che credono fermamente che, in ogni situazione, c’è la possibilità di ricevere aiuto.

Con questa fiducia di base il bambino è capace di affrontare le situazioni nuove, non ha timore a staccarsi per brevi periodi dalla madre e si sente sicuro anche quando è lontano da lei.
Attraverso le esperienze di holding e di handling il bambino ha inoltre definito i limiti del suo corpo, e questo è un altro elemento fondamentale per potersi sentire sicuro nell’ambiente. La separazione tra il sé e il non-sé gli consente di agire nell’ambiente per continuare a conoscerlo.

Per poter ricevere il latte e le necessarie cure fisiche il bambino deve attaccarsi alla madre più volte al giorno, e vivere ripetutamente un’esperienza di separazione/attaccamento: scopre così i vantaggi della nuova vita e viene rassicurato sul fatto che le cose importanti del suo passato prenatale, i suoi punti di riferimento, sono sempre presenti. Questa dinamica è dettata dalla saggezza della vita, che ha predisposto tutte le strategie che possono aiutare il bambino a progredire facilmente e senza traumi nel suo sviluppo.

Separazione e attaccamento, nel loro alternarsi, sono i due aspetti dello sviluppo del bambino e di ogni essere umano, ed insieme contribuiscono alla sua progressiva indipendenza.

Il padre può dare un aiuto fondamentale al neonato e alla madre durante il periodo simbiotico. Quando preparato, conosce l’importanza del rapporto personale che deve stabilirsi tra madre e bambino, e la presenza e il sostegno del padre che comprende la situazione sono di estrema importanza.

Nessuno, nemmeno il padre può sostituire la madre nel suo lavoro con il neonato, ma il padre può proteggere l’intimità di questa coppia. In molti paesi europei i padri hanno diritto ad un congedo di paternità di alcuni giorni alla nascita di un figlio, ma l’ideale sarebbe pianificare un’interruzione dal lavoro di due o tre settimane, magari rinunciando alle vacanze estive.

Quando le prime due o tre settimane dopo il parto sono ben protette dalla presenza del padre, sarà più semplice organizzare la nuova vita familiare insieme ed evitando lo stress.

Oltre che svolgere questa funzione protettiva, il padre durante il periodo simbiotico partecipa in modo diretto alla vita del neonato e la arricchisce di molte esperienze tattili, olfattive, uditive e visive, facendogli il bagno, ad esempio, o prendendolo in braccio per cullarlo, parlargli, cantare.
Una sufficiente stimolazione tattile proveniente dal padre e dalla madre può essere di grande aiuto per migliorare le relazioni umane.

Al termine del periodo simbiotico, dopo solo due mesi di vita, il bambino è completamente diverso dal neonato che abbiamo ricevuto alla nascita, e sarà quindi necessario fare con lui cose diverse: la madre stessa non è più necessaria nello stesso modo perchè la simbiosi si è conclusa e i due partner devono trovare una nuova modalità di vita in comune. La loro relazione progredisce e porta entrambi ad una maggiore libertà personale.

Il padre, che è presente in modo attivo nella vita del bambino, ne facilita la naturale evoluzione verso l’indipendenza perchè evita un attaccamento troppo forte alla madre.

Al termine del periodo simbiotico si parla di nascita psicologica, perchè si conclude col taglio del cordone ombelicale psicologico che è appunto la simbiosi. E quando la simbiosi finisce, la fiducia di base nell’ambiente deve essere stata raggiunta.

Quando parliamo di “tappe di separazione” utilizziamo un termine che può avere una connotazione negativa, mentre ha una luce assolutamente positiva: ogni livello di separazione è come il passaggio da una porta che permette di entrare in una realtà più bella, ricca ed articolata.

Mentre la vita ha programmato con la più grande attenzione tutte le fasi necessarie allo sviluppo, gli adulti, pieni di buone intenzioni, sembrano fare ogni sforzo per ritardarlo.

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Montessori da 0 a 3 anni: la vita simbiotica nelle prime 6-8 settimane

 

Esercizi di grammatica per la CLASSE SECONDA

Esercizi di grammatica per la CLASSE SECONDA in scheda pronti per il download e la stampa in formato pdf. Gli esercizi comprendono la frase, la frase minima, il gruppo del soggetto, il gruppo verbale, espansioni e riduzioni. Il materiale è composto da 20 pagine:

Il materiale pronto si trova qui:

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Esercizi di grammatica per la CLASSE SECONDA

Esercizi di aritmetica per la classe seconda

Esercizi di aritmetica per la classe seconda in schede pronte per il download e la stampa in formato pdf: addizione, sottrazione, moltiplicazione, numerazioni, maggiore e minore, calcolo veloce, ecc. Il materiale è composto da 24 pagine:

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Esercizi di aritmetica per la classe seconda

Classificazione delle preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Classificazione delle preposizioni – Psicogrammatica Montessori.

Al momento opportuno (non c’è una regola per questa presentazione, ma è comunque un lavoro parallelo) si presenta ai bambini la tavola delle preposizioni semplici e degli articoli per la formazione delle preposizioni articolate. Questa tavola rappresenta un punto di arrivo al termine di tutto il lavoro svolto sulle preposizioni con le scatole grammaticali e i comandi.

PDF qui:

In realtà le tavole sono due:
– una muta, corredata da cartellini mobili;
– una parlata, che serve come controllo.

Il principio base è sempre quello di rendere autonomo il bambino nel suo lavoro, dopo avergli data una corretta presentazione del materiale che desidera usare.

In aggiunta alla tabella delle preposizioni semplici e articolate possiamo preparare la tabella della classificazione delle preposizioni che comprende:
– preposizioni semplici
– preposizioni articolate
– preposizioni improprie
– locuzioni preposizionali (o preposizioni composte).

PDF qui:

I lavori paralleli sono molto importanti e permettono al bambino di arrivare facilmente e in modo autonomo a stabilire connessioni e relazioni logiche.
Ad esempio lo studio analitico sulle preposizioni precede e conduce alla scoperta dell’analisi logica. Il segno funzionale della preposizione è ricchissimo di significati che si scoprono a poco a poco: possesso, materia, qualità, compagnia, unione, mezzo, misura, specificazione e apre quindi la strada ai complementi che dipendono, come si sa, quasi tutti dal verbo tramite preposizioni (nella nuova grammatica vengono chiamati espansioni).

Gli esercizi sull’ingranaggio delle parti possono ora essere diretti a far conoscere e ad usare forme grammaticali che lo studio delle singole parole prima non permetteva.
Così si scopre ad esempio che le forme verbali o alcuni pronomi possono essere usati come complemento oggetto o di termine; che una proposizione introduce a un complemento oppure che privata del nome cui si accompagna diventa avverbio.

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 Classificazione delle preposizioni

Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori

Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori. Esercizi con la scatola grammaticale e i cartellini per lo studio della preposizione, per bambini della scuola primaria.

Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio della preposizione. La presentazione della scatola grammaticale IV è la stessa di quella fatta per le scatole I, II e III. Anche in questo caso l’esercizio consiste nel comporre delle frasi analizzandole grazie ai cartellini colorati delle parole:
– rossi per i verbi
– marrone chiaro per gli articoli
– neri per i nomi
– marrone scuro per gli aggettivi
– viola per le preposizioni.

La scatola grammaticale IV ha cinque comparti, ognuno contrassegnato dalla relativa parte del discorso che contiene, e un comparto più grande per le frasi.
I cartellini di riempimento classici sono divisi in quattro serie, ciascuna di sei frasi.

Nei cartellini delle frasi si trovano due o tre azioni opposte da eseguire concretamente, ad esempio COLLOCA IL LIBRO SOTTO AL QUADERNO e COLLOCA IL LIBRO SOPRA AL QUADERNO, che vengono ricomposte con i cartellini colorati:

Le preposizioni, avendo creato cambiamenti di relazione tra gli oggetti, assegnano due diversi significati alla frase.  I cartellini permettono di analizzare il valore e il significato delle preposizioni e le caselle della scatola grammaticale con i relativi titoli ribadiscono il nome delle parti del discorso e aiutano il bambino nella ricostruzione delle frasi. Una volta che l’insegnante ha presentato il materiale al bambino, egli potrà esercitarsi da solo.

Questi esercizi sono stati a volte criticati perchè secondo alcuni danno una linea troppo tracciata. In realtà sono solo un’indicazione di partenza: le serie che esplorano le principali possibilità della preposizione sono infatti soltanto quattro. Non hanno nulla di ridondante e non sono mai staccate da un’azione reale. Le quattro serie permettono di esercitarsi con l’analisi grammaticale a livello intuitivo e si riferiscono a:
– relazioni di posizione reciproca nello spazio
– relazioni di appartenenza, di materia, di uso
– relazioni di direzione e di provenienza del moto.

Trovi i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa, e le indicazioni per realizzarli in proprio, se preferisci, qui:

Il tutorial per realizzare le scatole grammaticali è qui:

Qui una presentazione generale delle scatole grammaticali:

Qui infine i simboli grammaticali stampabili:

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Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Presentazione 1

Materiali:
– scatola grammaticale IV
– cartellini di riempimento serie A
– simboli  grammaticali.

Introduzione orale (per bambini che non hanno avuto esperienze precedenti)
– invitiamo i bambini a:
“Andare davanti alla finestra”,
“Mettersi sotto il tavolo”,
“Stare in piedi accanto a un amico”,
“stare in piedi dietro alla lavagna”
e simili, per fare in modo che essi abbiano un’esperienza fisica delle parole che mostrano una relazione tra due cose (in questo caso, tra di loro e qualcosa/qualcun altro).

Introduzione col materiale:
– prendiamo il materiale e con l’aiuto dei bambini mettiamo i cartellini scelti nella scatola grammaticale in modo corretto (i bambini lo sanno già fare avendo lavorato con le scatole grammaticali precedenti)
– invitiamo un bambino a leggere la prima frase e comporla con i cartellini delle parole, quindi chiedergli di eseguire l’azione indicata

– ripetere con la seconda frase e le eventuali altre successive, sostituendo le parole necessarie (cioè le preposizioni)

– per ogni parola facciamo domande ai bambini, per portarli a riconoscere ogni parte del discorso e scegliere il simbolo grammaticale corretto per ognuna, ad esempio:
“Quale parola  ti ha indicato il nome dell’oggetto di cui avevi bisogno?”
“Quale parola ti ha indicato se era un oggetto specifico oppure uno fra tanti?”
“Quale parola ti ha detto cosa fare con l’oggetto nominato?”
“Quale parola ti ha spiegato il rapporto che doveva esserci tra gli oggetti?”

– procedere allo stesso modo con tutti gli altri cartellini presenti nella scatola grammaticale
– dopo aver presentato il materiale in questo modo, nei giorni successivi i bambini potranno esercitarsi con gli altri set in modo indipendente.

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Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Presentazione 2

Materiali:
– scatola grammaticale IV
– cartellini di riempimento serie A
– tabella dei simboli grammaticali di primo livello
– scatola dei simboli grammaticali.

Presentazione del materiale:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– ricordiamo quello che abbiamo imparato su nomi, articoli, aggettivi, preposizioni e verbi con l’aiuto della tabella dei simboli grammaticali
– mettiamo sul piano di lavoro la scatola grammaticale e la scatola dei cartellini di riempimento scelta
– chiediamo ai bambini di riempire la scatola grammaticale
– inviamo un bambino a scegliere un cartello delle frasi dalla scatola grammaticale e a leggerlo, ad esempio: POSA LA MATITA DAVANTI AL TEMPERINO, POSA LA MATITA DIETRO AL TEMPERINO, POSA  LA MATITA A LATO DEL TEMPERINO
– chiediamo al bambino di riprodurre le frasi con i cartellini delle parole:

– il bambino esegue le azioni descritte. La sostituzione di una preposizione con un’altra modifica la frase

– togliamo i tre cartellini delle preposizioni e invitiamo i bambini a leggere la frase. La frase non ha senso senza preposizioni
– rimettiamo le preposizioni al loro posto
– proviamo a spostare le famiglie dei nomi nella frase, ad esempio: POSA IL TEMPERINO DAVANTI ALLA MATITA, e notiamo che la frase continua ad avere senso
– proviamo a spostare la preposizione, ad esempio DAVANTI IL TEMPERINO ALLA MATITA. Notiamo che la frase continua ad avere un senso, ma non suona molto bene
– rimettiamo la frase nell’ordine originale, che è il migliore
– consultando la tabella dei simboli grammaticali ricordiamo i simboli usati per articolo, aggettivo, nome, verbo e preposizione e chiediamo al bambino di mettere il simbolo grammaticale su ogni parte del discorso

– invitiamo il bambino a rimettere il materiale usato nella scatola grammaticale. Il bambino facendolo nomina la parte del discorso, ad esempio dicendo: “Posa è un verbo”, “Il è un articolo”, “temperino è un nome”, ecc.
– rimettiamo nella scatola i simboli grammaticali
– al termine della presentazione del materiale i bambini possono registrare l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali su ogni parola, a mano libera o con l’aiuto degli stencil
– ora i bambini possono esercitarsi con la scatola grammaticale IV in modo autonomo.

Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Scopo:

comprendere la funzione della preposizione.

Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Età:

dai 6 agli 8 anni

Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Nota:

in aggiunta a questa presentazione, a partire dagli 8 anni, possiamo introdurre i vari tipi di preposizione, cioè:
– le preposizioni semplici
– le preposizioni articolate
– le preposizioni proprie: semplici o articolate, sono usate per esprimere la relazione con un oggetto
– le preposizioni improprie: sono preposizioni che possono essere anche avverbi o pronomi
– le locuzioni proposizionali: sono formate da più di una parola.

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Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Presentazione 3

Materiali:
– scatola grammaticale IV
– cartellini di riempimento a scelta
– simboli grammaticali.

Presentazione orale della preposizione:
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini a partecipare all’esercizio
– diciamo ad ogni bambino di eseguire un’azione, ad esempio: “Vai davanti alla finestra”, “Siedi sul tavolo”, “Nasconditi sotto al tavolo”, “Vai dietro alla tenda” ecc… per permettere loro di fare l’esperienza fisica relativa a queste parole, le preposizioni, che servono a mostrare la relazione tra le cose (in questo caso tra se stessi e qualcosa o qualcun altro).

Presentazione del materiale:
– mostriamo ai bambini la scatola grammaticale IV e chiediamo loro di inserirvi i cartellini che abbiamo scelto, come hanno fatto con le altre scatole
– chiediamo a un bambino di leggere la prima frase del primo cartellino e ricomporla coi cartellini delle parole
– chiediamo al bambino di eseguire l’azione descritta, ad esempio PRENDI LA SCATOLA CON LE MATITE COLORATE
– ripetiamo con la seconda frase sostituendo CON con SENZA e facciamo eseguire l’azione.
– ripetiamo con la terza frase, sostituendo SENZA con INSIEME ALLE
– chiediamo: “Quali parole ti hanno indicato i nomi degli oggetti di cui avevi bisogno?” Il nome. Mettiamo il simbolo sui nomi
_ “Quali parole ti hanno detto indicato che stava per arrivare un nome? Gli articoli. Mettiamo il simbolo sugli articoli.
– “Quale parola ti ha detto cosa fare con la penna e la matita?” Il verbo. Mettiamo il simbolo sul verbo.
– “Quali parole ti hanno detto in quale rapporto erano la penna e la matita?” Le preposizioni. Mostriamo il simbolo della preposizione, se necessario, e mettiamolo sulle preposizioni
– ripetiamo l’esercizio con gli altri cartellini delle frasi
– arrivati all’ultima frase, ricapitolare sempre le parti del discorso e mettere su ogni parola il simbolo grammaticale corrispondente
– al termine della presentazione diciamo: “CON è una preposizione, così come SENZA e INSIEME ALLE. Le preposizioni mostrano il rapporto tra la scatola e le matite colorate”
– dopo la presentazione del materiale i bambini potranno esercitarsi con la scatola grammaticale IV in modo autonomo.

Esercizio autonomo:
– il bambino sceglie un cartellino della frase, lo legge ed esegue l’azione come descritta
– compone la prima frase usando i cartellini colorati delle parole
– compone la seconda ed eventualmente la terza frase (cambiando solo la preposizione) ed esegue le azioni come descritte
– aggiunge i simboli grammaticali sulle parole dell’ultima frase.

Scopo:
– fare pratica con l’uso della preposizione
– comprendere il senso logico della preposizione nella frase.

Controllo dell’errore:
– c’è solo una disposizione che ha senso
– il colore dei cartellini.

Varianti: 
– accordi illogici.

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Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori
Presentazione 4

Materiale:
– scatola grammaticale IV
– cartellini di riempimento per la scatola grammaticale IV
– un cilindro e un prisma.

Presentazione:
– invitiamo un bambino al tavolo o al tappeto e portiamo il materiale sul piano di lavoro
– diciamo al bambino che lavoreremo insieme con le preposizioni
– con l’aiuto del bambino mettiamo i cartellini nei comparti della scatola grammaticale, come abbiamo fatto per le altre scatole
– prendiamo la prima striscia delle frasi, mettiamola sul piano di lavoro e chiediamo al bambino di leggere a voce alta
– invitiamo il bambino a ricomporre la prima frase utilizzando i cartellini delle parti del discorso, formando ad esempio la scritta IL PRISMA SOTTO IL CILINDRO e chiediamo al bambino di mettere gli oggetti come indicato dai cartellini
– chiediamo al bambino di mettere il corretto simbolo grammaticale su ogni parola
– ripetere utilizzando la secondo frase
– ricordiamo al bambino che le parole SOTTO E SOPRA sono chiamate preposizioni, parole che mostrano il rapporto tra due parole in una frase
– chiediamo al bambino di scrivere due o tre frasi, ciascuna contenente almeno un preposizione, nel suo quaderno di grammatica, disegnando i simboli grammaticali appropriati su ogni parola
– nei giorni successivi il bambino si eserciterà in modo autonomo con la scatola grammaticale e i cartellini di riempimento, come mostrato nella presentazione.

Scopo:
– fare pratica con l’uso delle preposizioni.

Età:
dai 6 anni.

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Scatola grammaticale IV esercizi – Psicogrammatica Montessori

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori. Agli esercizi individuali di analisi, eseguiti con l’aiuto delle scatole grammaticali, seguono (o possono essere svolte parallelamente) le lezioni e i comandi sulle preposizioni.

Questi esercizi vengono proposti dall’insegnante a un gruppo di bambini alla volta. Il tema è espresso da due o tre preposizioni scritte su cartellini di colore viola e da un comando scritto. I comandi sono testi che contengono due o tre proposizioni particolarmente espressive.

Prima di distribuire i comandi, l’insegnante può dare piccole lezioni sulla preposizione per spiegarne il significato, scegliendo se possibile due o tre preposizioni ogni volta. Le lezioni dovrebbero sempre essere attive e pratiche e piene di azione. Il bambino capirà così la relazione che si stabilisce grazie a questa o quella preposizione tra gli oggetti (nomi) e le azioni (verbi) che vengono eseguite.

Date queste spiegazioni, l’insegnante distribuisce i comandi ai bambini che li eseguono.

Quando si propongono i comandi, si notano da parte dei bambini grande partecipazione, movimento, desiderio di interpretare la consegna il meglio possibile. Sembra di assistere a una piccola drammatizzazione. Tutto questo accende l’immaginazione al punto che i bambini stessi cominciano a scambiarsi comandi tra loro e a inventarne.

Il materiale è formato da 15 buste, ognuna delle quali contiene una  o più carte del comando e cartellini viola sui quali sono scritte le preposizioni usate nel comando.
Il bambino legge ed esegue il comando.
Alcuni comandi richiedono la cooperazione tra due o più bambini, mentre altri possono eseguiti in modo indipendente.

Qui il mio modello per confezionare le buste:

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori
Presentazione

Materiale:
– buste dei comandi per la preposizione

Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– prendiamo la prima busta dei comandi ed estraiamo il comando e i cartellini delle preposizioni
– leggiamo il comando ed eseguiamo l’azione, enfatizzando i nostri movimenti, ad esempio “Vai a prendere una scatola piena di perle. Vai a prendere un bicchiere di acqua. Tocca un pezzo di velluto.”
– il bambino prende i cartellini delle preposizioni e ripete ogni azione
– al termine della presentazione i bambini possono registrare l’attività sui loro quaderni di grammatica, usando le matite colorate per disegnare i simboli grammaticali su ogni parola, a mano libera o utilizzando gli stencil.
– dopo la presentazione i bambini possono lavorare con i comandi in modo autonomo.

Scopo:
– comprendere la funzione della preposizione.

Età: dai 6-7 anni

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Questo è il materiale originale, proposto da Maria Montessori (prima serie di comandi per la preposizione):
Tema 1: vicino, accosto, lontano.
– Uno di voi venga in mezzo alla sala. Gli altri gli vadano pian piano vicino; aspettino un poco e poi gli vadano accosto; ancora un poco e poi fuggano lontano da lui.
Tema 2: in, dentro, fuori.
– Alzatevi, andate nella sala vicina e tornate subito al posto. Poi alzatevi ancora e andate a chiudervi dentro la sala vicina; aspettate alquanto e poi uscite fuori dalla sala in punta di piedi.
Tema 3: di là da, di qua da, oltre.
– Lasciate il posto e formate circolo di là dalla porta che mette nell’altra sala; dopo un poco rientrate e formate circolo di qua dalla porta.
– Tutti i bambini vadano a disporsi in fila oltre la porta che mette nel salone.
Tema 4: tranne, eccetto.
– Tutti i bambini, tranne due, si alzino e girino tra i tavolini in punta di piedi.
– Tutti i bambini, eccetto due, si alzino e girino intorno ai tavolini in punta di piedi.
Tema 5: di fianco, di fronte, avanti.
– Disponetevi l’uno di fronte all’altro.
– Disponetevi l’uno di fianco all’altro.
– Disponetevi l’uno avanti l’altro, col viso rivolto dalla stessa parte.
Tema 6: dirimpetto, dietro.
– Formate due file nella sala grande, l’una dirimpetto all’altra; e dopo l’una si disponga dietro all’altra.
Tema 7: su, secondo, lungo.
– Uscite dal posto, formate una fila e camminate sul filo segnato in terra; tornate indietro camminando secondo il filo.
– Uscite dal posto, formate una fila, e disponetevi lungo la parete.
Tema 8: fra, in mezzo a.
– Girate fra i tavoli; poi raccoglietevi e continuate a girare in mezzo alla sala.
Tema 9: da, a, fino a.
– Alzatevi, uscite dal posto e appressatevi alla finestra; aspettate un momento e poi tutti insieme tornate dalla finestra al posto.
– Disponetevi in fila e poi chinatevi in avanti fino a toccare il pavimento con la punta delle dita.
Tema 10: attorno, intorno.
– Fate un giro attorno alla sala; poi disponetevi intorno al tavolo più grande.
Tema 11: verso, contro.
– Alzatevi e andate con la seggiola verso la parete più libera; sedete alquanto, poi alzatevi di nuovo e mettete la sedia contro la parete.
Tema 12: attraverso, per.
– Uscite per la porta che dà nel corridoio, e rientrate per quella che dà nel salone.
– Formate quattro gruppi uguali, agli angoli del salone; poi i gruppi degli angoli si scambino i posti passando attraverso la sala.
Tema 13: di.
– Scambiatevi i posti in gran silenzio; Luigi prenda il posto di Carlo, Carlo il posto di Gino e così via. Poi tornate ciascuno al vostro posto senza far rumore.
Tema 14: con, senza.
– Fate un giro sul filo con i bicchieri pieni di acqua colorata: e fate un secondo giro senza i bicchieri pieni di acqua colorata.
Tema 15: per.
– Afferrate un oggetto ad occhi chiusi e toccatelo per riconoscerlo.
– Preparatevi per lavorare.

comandi per la preposizioni

PDF QUI:

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

Questa è una seconda serie di comandi rivisitati:
Tema 1: di.
Vai a prendere una scatola piena di perle.
Vai a prendere un bicchiere di acqua.
Tocca un pezzo di velluto.
Tema 2: vicino a, accanto, lontano da
– Cammina e mettiti fermo al centro della stanza. Chiama due bambini e chiedi loro di mettersi  vicino a te. Poi chiedi a uno di loro di mettersi accanto a te a destra, e all’altro accanto a te a sinistra. Infine chiedi ai due bambini di andare lontano da te.
Tema 3in, dentro, fuori
Alzati dalla sedia e vai nella stanza accanto. Resta in quella stanza un attimo e poi torna in questa.
Vai in punta di piedi nella stanza vicina. Resta dentro la stanza per un po’. Infine vai fuori dalla stanza e torna in questa.
Tema 4a destra di, a sinistra di, al di là di
Metti una sedia a destra della libreria. Ora sposta la sedia a sinistra della libreria. Infine vai dove vuoi al di là della porta.
Tema 5tranne, eccetto
Tutti i bambini tranne due camminano in punta di piedi intorno alla stanza.
Tutti i bambini eccetto due tornano a sedere ai loro posti.
Tema 6: cona fianco, di fronte a, davanti a
Chiedi a un amico di venire con te. Camminate e poi fermatevi stando uno di fianco all’altro. Camminate e poi fermatevi stando uno di fronte all’altro. Camminate e poi fermatevi davanti alla finestra.
Tema 7davanti a, dietro di
Chiedi a due bambini di camminare e fermarsi davanti a te. Chiedi agli altri bambini di camminare e fermarsi dietro di te.
Tema 8: su, verso, lungo
Metti una matita sul tavolo.
Metti cinque matite lungo il bordo del tavolo. Ora disperdi le matite verso il  centro del tavolo.
Tema 9tra, in mezzo a
Mettiti in piedi tra due tavoli.
Mettiti in piedi in mezzo ai tuoi compagni di classe.
Tema 10da, a, fino a
Alzati e cammina dal tuo posto alla finestra; attendi un momento poi continua fino al muro.
Tema 11: intorno
Cammina intorno al tavolo per due volte. Poi fai un giro intorno alla sedia una volta prima di sederti.
Tema 12: verso, contro
Prendi la tua sedia e spostala di tre passi verso il muro.
Metti tre sedie in fila contro il muro.
Tema 13: attraverso, per
Lancia una gomma per la stanza. Raccoglila da dove è caduta e cerca di lanciarla attraverso la porta in corridoio.
Tema 14con, senza
Cammina per la stanza con la tua sedia in mano. Cammina per la stanza senza la sedia.
Tema 15: per, in modo da, 
Lava le mani per non sporcare il panno. Poi chiudi gli occhi e senti il panno in modo da poterlo riconoscere.

Comandi per le preposizioni – Psicogrammatica Montessori

La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI: presentazioni ed esercizi. I miei cartellini disponibili per il download e la stampa, in stampato minuscolo e in corsivo, sono qui:


La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

Gioco 1

Prerequisiti:
– lezione introduttiva sulla preposizione

Materiale:
– cartellini pronti con preposizioni e oggetti delle preposizioni (composti da nome e aggettivo, e articolo se non sono da abbinare a preposizioni articolate)

Presentazione:
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– formiamo una colonna verticale con i cartellini delle preposizioni
– distribuiamo i cartellini degli oggetti tra tutti i bambini
– leggiamo la prima preposizione, ad esempio SOTTO e chiediamo: “Chi ha un cartellino che può andare bene per preposizione SOTTO?”
– un bambino risponde, ad esempio dicendo IL LETTO GIALLO
– mettiamo il cartellino a fianco della preposizione, leggiamo e aggiungiamo i simboli grammaticali
– continuiamo finché non avremo usato tutti i cartellini
– al termine dell’esercizio i bambini potranno registrare l’attività sui loro quaderni di grammatica, disegnando con le matite colorate  i simboli grammaticali, a mano libera o con l’aiuto degli stencil.

Frasi:
sotto il letto giallo
nel secondo cassetto
sopra la sedia rossa
sul tavolino basso
in un barattolo piccolo
lungo il viale alberato
dietro la casetta rossa
sulla mensola larga
nel portamatite giallo
davanti alla stazione ferroviaria.


La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

Gioco 2

Materiale:
– strisce di carta bianca
– pennarello nero e verde
– scatola dei simboli grammaticali.

Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto e diciamo: “Oggi scopriremo più da vicino come le preposizioni sono messe all’interno delle frasi”
– su una striscia scriviamo la solita frase IL FIORE ROSSO NEL VASO TRASPARENTE (scrivendo in nero tutte le parole tranne NEL che scriveremo in verde)
– con le forbici tagliamo la frase in tre parti, in modo tale da isolare la preposizione
– chiediamo a un bambino di spostare i cartellini cercando tutte le combinazioni possibili tra di essi, e chiediamo se la frase mantiene il suo senso:
NEL VASO TRASPARENTE IL FIORE ROSSO
IL FIORE ROSSO VASO TRASPARENTE NEL
VASO TRASPARENTE NEL IL FIORE ROSSO
NEL IL FIORE ROSSO VASO TRASPARENTE
– chiediamo a un altro bambino di rimettere i cartellini nell’ordine originale e di aggiungere ad ogni parola il simbolo grammaticale appropriato
– continuiamo l’attività nello stesso modo con frasi diverse
– discutiamo coi bambini il fatto che anche quando le parole compaiono in ordine diverso, a volte la frase ha senso, mentre altre volte questo non succede. A volte la frase ha senso, ma il suo significato cambia rispetto alla frase originale
– chiediamo ai bambini di copiare le frasi sui loro quaderni di grammatica, disegnando su ogni parola il simbolo grammaticale corrispondente con le matite colorate, a mano libera o con l’aiuto degli stencil.

Scopo: comprendere la posizione delle preposizioni nelle frasi.

Età: dai 6 anni.


La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

Gioco 3

Materiali:
– una palla

Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini a partecipare al gioco
– prendiamo la palla e mettiamola sul tavolo
– chiediamo ai bambini: “Dove si trova la palla?”
– i bambini rispondono: “La palla è sul tavolo”
– chiediamo a un bambino di scrivere la frase e mettiamola sul piano di lavoro
– continuiamo così spostando la palla e componendo nuove frasi, ad esempio: la palla è sotto la sedia, la palla è sulla testa di Antonio, la palla è nell’armadio, la palla è fuori dalla porta, la sedia è tra Gaia e Alma, la palla è davanti alla lavagna, ecc.
– quando tutti i bambini del gruppo hanno avuto la possibilità di comporre una frase possiamo chiedere loro di registrare l’esercizio sui loro quaderni di grammatica.


La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

Gioco 4

Materiale:
– cartellini pronti contenenti la famiglia del nome-soggetto (articolo e nome) e la famiglia del nome-oggetto (preposizione, articolo, nome, aggettivo)
– cartellini in bianco
– penna rossa
– simboli grammaticali.

Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– formiamo una colonna con i cartellini- soggetto
– mettiamo i cartellino-oggetto in ordine sparso lungo il margine inferiore del piano di lavoro
– chiediamo a un bambino di leggere il primo cartellino- soggetto e di scegliere un oggetto da abbinare
– leggiamo i due cartellini insieme e chiediamo al bambino di dirci un verbo che può completare la frase
– scriviamo il verbo in rosso su un cartellino bianco e mettiamolo tra i due cartellini, ad esempio formando la frase: IL BAMBINO E’ NASCOSTO SOTTO IL TAVOLO MARRONE
– chiediamo: “Cosa abbiamo costruito?”. Una frase
– mettiamo insieme ai bambini i simboli grammaticali appropriati su ogni parola
– continuiamo con gli altri cartellini

Prerequisiti:
– lezioni di introduzione alla preposizione
– lezioni introduttive alla composizione di frasi con preposizioni.

Scopo:
– esercitarsi con le frasi e le preposizioni
– ricordare che per creare una frase è necessario un verbo
– fare pratica di scrittura, lettura e composizione.

Controllo dell’errore:
– il materiale è preparato in modo che ci sia solo una disposizione che ha senso.

Varianti:
– creare disposizioni illogiche.

Estensioni:
– lavorare con lettere maiuscole e punto fermo.

Frasi:
molti giocatori di tennis – si sfidano – sul campo da gioco
mio padre – giuda – lungo l’autostrada
il giardiniere – lavora – nella serra
la piccola pallina colorata – rotola – sul pavimento
l’insegnante – gioca – con i bambini piccoli
il pagliaccio – recita – per divertire gli invitati
il passeggero – viaggia – in seconda classe
l’acqua – scorre –  attraverso le tubature
molta pioggia fredda – cade – dal cielo grigio
un uomo anziano – cammina – col bastone
gli uccelli migratori – si radunano –  tra le querce maestose
l’aeroplano – vola – tra le nuvole
quattro abili fantini – trottano – sui loro cavalli
i soldati – marciano – verso la vecchia caserma
quaranta noccioline tostate – si trovano – nel barattolo
il mio migliore amico – legge – con i suoi fratelli.


La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

Gioco 5

Materiali:
– cestino con una serie di oggetti preparati
– cartellini di frasi preparate con preposizioni

Esercizio:
– i bambini leggono i cartellini e abbinano i cartellini agli oggetti secondo le indicazioni date nelle frasi.

La posizione della preposizione nella frase PSICOGRAMMATICA MONTESSORI

L’inventario di classe per la preposizione – Psicogrammatica Montessori

L’inventario di classe per la preposizione – Psicogrammatica Montessori

L’inventario di classe per la preposizione
Materiali:

– cartellini in bianco
– pennarello nero e verde
– scatola dei simboli grammaticali.

L’inventario di classe per la preposizione
Presentazione
:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Conosciamo già bene gli articoli, i nomi, gli aggettivi e i verbi. Oggi conosceremo meglio le preposizioni con un nuovo gioco”
– diciamo: “Per questo gioco con le preposizioni ora cercheremo due oggetti che abbiamo in classe e che possiamo mettere in relazione tra loro”
– scriviamo su una cartellino, ad esempio, LA PIANTA VERDE SULLO SCAFFALE BASSO
– mettiamo il cartellino sul piano di lavoro e chiediamo ai bambini di leggerlo e di andare a indicare l’oggetto descritto
– chiediamo ai bambini di mettere i simboli grammaticali su ogni parola del cartellino

– invitiamo i bambini a continuare l’esercizio scrivendo i propri cartellini e procedendo come abbiamo mostrato
– al termine del gioco i bambini possono registrare le frasi sui loro quaderni di grammatica, disegnando i simboli grammaticali su ogni parola con le matite colorate
– i bambini possono svolgere questa attività in gruppo quando lo desiderano, senza la partecipazione dell’insegnante.

L’inventario di classe per la preposizione
Scopo:

– comprendere la funzione della preposizione.

L’inventario di classe per la preposizione – Età:
– dai 6 anni.

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L’inventario di classe per la preposizione

Canto: Me compare Giacometo

Canto: Me compare Giacometo. Con testo, spartito stampabile in formato pdf e traccia audio. Per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Canto: Me compare Giacometo – Testo

Me compare Giacometo
el gaveva un bel galletto;
quando el canta el verze el beco
el fa proprio innamorar.
Quando el canta el canta el canta
el verze el beco, el beco, el beco
el fa proprio, proprio, proprio innamorar.

Un bel giorno la parona
per far festa a gl’invitati
la ghe tira el colo al galo:
la lo mette a cusinar.
La ghe tira tira tira
el col al galo, galo, galo:
la lo mette, mette, mette a cusinar.

Le galline tutte matte
per la perdita del gallo
le ga rotto anche el ponaro
da la rabbia che le ga.
Le ga rotto, rotto, rotto
anche el ponaro naro naro
da la rabbia rabbia rabbia che la ga.

Traccia audio: Me compare Giacometo

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2016/09/Me-compare-Giacometo.mp3

IL CANE e il LUPO dettati ortografici e letture

IL CANE e il LUPO dettati ortografici e letture per bambini della scuola primaria.

I canidi

L’aspetto diverso dei vari cani ci dice che essi derivano non da un solo ceppo, ma che hanno diverse origini. Fra i lontanissimi progenitori abbiamo lo sciacallo, il lupo e la volpe, che appartengono anch’essi ai canidi.
Il cane, risultato di vari incroci, è stato addomesticato dall’uomo di cui è diventato il più fedele compagno; i capostipiti invece, l’uomo non desidera averli nemmeno come vicini di casa. Infatti il lupo, se può, sbrana le pecore e la volpe va matta per i galletti teneri.
Cane, lupo, volpe hanno dentatura fortissima e sono carnivori. A forza di stare con l’uomo, il cane si è abituato a mangiare di tutto, dalla verdura alla polenta, ma se tornasse ad essere libero e potesse riprendere la sua selvatichezza, dimenticherebbe ben presto queste abitudini. Ce lo dice la sua dentatura fortissima, atta ad afferrare la preda e a mangiare carne.

Cani generosi

Uno dei cani più belli e più gagliardi è il cane di Terranova che, abilissimo nuotatore, ha tratto fuori dall’acqua parecchie persone salvando loro la vita. Ma il primato spetta al cane San Bernardo. Parecchi uomini che, sulle Alpi, erano stati sepolti sotto la neve, o che erano caduti in un crepaccio insidioso, o che si erano smarriti fra la nebbia  o che erano stramazzati, esausti di fame o di stanchezza, sono stati salvati da un cane San Bernardo.
(Reichelt)

Il cane

Dove non troviamo questo caro e fedele amico dell’uomo? Di istinto acuto, può fare di tutto. Difende la casa dai ladri e il padrone dagli assalti dei malintenzionati. E’ bravissimo a caccia: sa stanare le bestie e rincorrerle, senza tuttavia impadronirsi di quelle buone carni. Ci sono i benefattori dell’umanità: i cani San Bernardo che con il loro fiuto finissimo riuscivano a ritrovare i viandanti sepolti sotto la neve, cosa che accadeva spesso, quando non c’erano ancora strade per valicare le montagne.

Il cane, amico dell’uomo

Quale amico più fedele e servizievole del cane? Convenientemente addestrato, fa da guida al cieco che, per suo merito, può evitare i pericoli della strada; se è un cane da compagnia, diventa amico dell’uomo a cui vorrebbe star sempre vicino. Vi sono cani da caccia che collaborano col padrone nella cattura della selvaggina, cani da guardia che custodiscono fedelmente la roba del padrone e la difendono dai malintenzionati.

Il cane

Chiamato l’amico dell’uomo, il cane è un animale intelligente, fedele e coraggioso. Fa la guardia alla casa e al bestiame, ordina il gregge, guida i ciechi, insegue i ladri, difende le persone, scova la selvaggina.
Ha i denti robusti, l’odorato e l’udito molto sviluppati. Il corpo del cane è coperto di pelo o mantello che varia come colore e come lunghezza. Il cane ha quattro zampe con le dita munite di unghie fatte ad artiglio. Secondo le razze, i cani sono barboncini, cani lupo, pastori, levrieri, pechinesi, San Bernardo, bracchi, bassotti, …
Il cane abbaia, ringhia, guaisce e latra.
Alla famiglia del cane, cioè dei canidi, appartengono la volpe, astuta cacciatrice di polli, che vive allo stato selvatico, il lupo e lo sciacallo.

Gli antenati del cane

Non si sa esattamente da quale animale derivi il cane domestico. Forse dal lupo, dallo sciacallo, dalla volpe. Il lupo, famelico crudele e prepotente non conosce che la preda; lo sciacallo è un animale falso e vile che si nutre preferibilmente di animali già morti. La volpe è astuta, ladra, paziente e risoluta nella caccia. Ma il cane ha perduto questi difetti ed ha acquistato quelle virtù che lo fanno amico dell’uomo.

Il lupo
Il lupo comune ha una pelliccia dal colore di fondo grigiastro. D’estate il pelame ha delle pezzature fulve ed è più chiaro di quello invernale. Il lupo ricorda un po’ i cani da pastore, ma lo si riconosce per la sua coda pendente verso il basso e gli occhi obliqui. Si nutre di mammiferi e di uccelli, di carogne e di frutti succosi. D’inverno, quando è affamato assale cervi, cavalli e altri animali domestici, ma raramente attacca l’uomo.
I lupi si tengono soprattutto nei boschi;  d’inverno si riuniscono in branchi ed errano per le pianure.
E’ un animale tipico dell’emisfero boreale.
Ne esistono varie razze, tra le quali il lupo bianco o lupo polare della Groenlandia e della Siberia settentrionale, e il lupo nero della Florida.
Il coyote è meno grande del lupo e vive nel Nord America. Si nutre soprattutto di carogne, ma divora anche lepri, conigli, pecore, capre e uccelli.
(H. Hvass; da “Mammiferi nel mondo”; ed. Colderini)

Vero o falso?

Il cane è quadrupede.
Il cane è carnivoro.
Il cane non è fedele.
Il cane è domestico.
Il cane è bipede.
Le razze dei cani sono poche.
Il cane quando è arrabbiato scodinzola.
Il cane abbaia quando vede gente che non conosce.

Il cane fedele

Un ladro, penetrato di notte nell’atrio di una casa, procedeva quatto quatto, quando, d’improvviso, si trovò davanti a un cane che faceva da portinaio. Il malandrino tremò, ma non si perdette di coraggio.
Tratto di tasca un bel pezzo di pane bianco, lo perse senza fiatare al guardiano, nella speranza che quello stesse zitto anche lui.
“Eh no” disse il cane, “tu, col tuo dono, vuoi impedirmi di dare l’allarme. Ma la sbagli di grosso! Io non mi lascio corrompere, perchè non voglio permettere che tu approfitti del mio silenzio”.
” si mise ad abbaiare.

Il cane

La prima amicizia fra l’uomo e il cane, si rinsaldò certamente, per ragioni di utilità. L’uomo dell’antichità aveva bisogno di un amico che lo difendesse, che lo aiutasse nella caccia, che lo amasse. Il cane fece tutto questo. Difese la sua roba, gli fu perfino compagno nella cattura degli animali, ma soprattutto lo amò.

Pitò e Pitù

Quando il gattino entrò in casa, Pitò, il bassotto, già vi regnava da padrone. Il gattino naturalmente si chiamò Pitù.
Ma Pitò, sempre cucciolo, non vide di buon occhio il nuovo arrivato. Fino a quel momento, tutte le carezze e tutti i bocconcini buoni erano stati suoi; e ora doveva fare a metà.
Guardò male il nuovo venuto, gli mostrò i denti e ringhiò.
Pitù gli rispose con un soffio terribile e uno schiaffetto meno terribile.
Le cose in seguito non migliorarono. Poi accadde che in autunno il bassotto si ammalò di certi doloracci alle zampe: non poteva più muoversi, e si annoiava da morire.
Pitù cominciò a girargli intorno; Pitò lasciò fare.
Pitù scherzò con la coda; la coda parve soddisfatta.
Un bel giorno il gattino gli gettò le zampine intorno al collo; il bassotto gli lavò il muso con una linguata.
Poi si addormentarono vicini
(B. Gerin)

L’orso e il cane

C’era una volta un contadino che aveva un buon cane da guardia; ma, col passare degli anni, il cane si fece vecchio e, la notte, invece di fare la guardia dormiva sempre.
Il contadino, che era molto povero, stufo di mantenere la bestia inutile, scacciò il povero vecchio cane.
Questo se  ne andò nel bosco e si stese sotto un albero. Passò un orso: “Cosa fai qui?” gli chiese.
“Sono venuto qui a morire.” rispose il cane malinconicamente, “Il mio padrone mi ha scacciato”.
“Vuoi che ti aiuti?” propose l’orso.
“Facciamo così: io vado alla casa del tuo padrone, gli ruberò il bambino e lo porterò qui nel bosco. Tu allora glielo riporterai e il tuo padrone, riconoscente, ti riprenderà in casa.
E così avvenne.
Immaginatevi lo spavento  e il dolore dei genitori quando si accorsero che il loro bambino era stato rubato!
Ma ecco, ad un tratto, il cane sbucò dal folto degli alberi reggendo delicatamente il bambino fra i denti, per le fasce.
I padroni gli si fecero incontro, ripresero il bambino che strillava a perdifiato, e colmarono il vecchio cane di baci e carezze.
“Resterai sempre con noi” gli disse la padrona; e il cane ricominciò la vita di prima.
Ogni tanto però andava nel bosco a fare visita al suo amico orso, che gli aveva salvato la vita.

Cani 
Liebe sta nell’altana, accovacciato. Ode me e mi corre incontro. Mi salta gioiosamente al collo.  Con occhi supplici mi interroga: “Padrone, mi vuoi bene?”.  E. dopo che ha ricevuto la carezza eccolo a dimostrare la sua gioia correndo intorno all’ampia altana. Quindi si ricorda di avere appetito e pone il muso nella scodella: a mangiare, perché è contento della carezza che ha ricevuto.
(L. Bartolini)

Cani
E’ Lilla la cagna scozzese: muso aguzzo, grandi occhi buoni, pelame fulvo di leonessa. Non si difende, perché ama tutti: l’inquietano soltanto le grida dei monelli contro i quali latra instancabilmente.
(C. Tumati)

Cani
Aveva un bel mantello rasato e lucido, a fondo bianco spruzzato di nero, con una larga chiazza nera sul dorso e due simmetriche dalle tempie a mezza fronte.  Di più,  le due caratteristiche fiamme fulve ai sopraccigli, che gli conferivano quel cipiglio aggressivo, che distingue anche fra gli uomini gli intuitivi dai semplicemente intelligenti. Bastava infatti che tu lo guardassi, che lui puntando su te quegli occhi di fiamma, capiva il tuo pensiero.
(G. Zorzi)

Cani
Che squallido, sinistro personaggio, l’accalappiacani. Tragico e meschino. Un misero boia in pantofole, privo della terribilità che ingrandisce il vero carnefice. E che raccapricciante spettacolo, la crudeltà scema degli sfaccendati che per la strada fanno cerchio e ridono sulla sofferenza di una bestiola mezzo soffocata dal laccio!
(B. Corra)

Trovi altri dettati ortografici qui: DETTATI.

IL CANE dettati ortografici e letture – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.

CAVALLO, ASINO, MULO: dettati ortografici, poesie e letture

CAVALLO, ASINO, MULO: dettati ortografici, poesie e letture per bambini della scuola primaria.

Il cavallo

Il cavallo è il più nobile animale della fattoria: è slanciato, ha la testa allungata, gli occhi grandi e le orecchie a punta di cartoccio. Scuote la folta criniera, dondola la coda lucida; ma zampe sottili e robuste, terminanti in un piede con un solo dito, protetto dallo zoccolo.
Talvolta, mentre gli si mettono i finimenti, il cavallo sbuffa, nitrisce, scalpita e allarga le froge.
Tra i denti canini e i molari c’è uno spazio vuoto che porta il nome di barra, utile per appoggiarvi il morso: è questo l’arnese di cui si è servito l’uomo per domarlo.
Il mantello o pellame che ricopre il cavallo è molto vario. Il cavallo si dice baio quando ha il mantello rosso – castano, la criniera e la coda nere; sauro quando è più scuro o più chiaro del baio, ma con la criniera e la coda dello stesso colore del mantello; morello, storno quando è grigio macchiettato di bianco; roano quando ha il mantello bianco e grigio.
La durata della vita di un cavallo non supera i trent’anni.
Il cavallo veniva impiegato nei lavori agricoli e come mezzo di trasporto.
Alla famiglia degli equini appartengono anche l’asino e il mulo.

Il cavallino
L’altro giorno, alle pendici di Monte Mario, trovai un cavallino. Un cavallino nato da un mese, un mese appena; accosto alla cavalla, che era con una lunga criniera chiara; una madre bellissima e, dietro, andava a passi lenti il cavallo padre. Anzi, prima era il pastore che, con una lunga canna di comando sulle spalle, apriva il dolce e innocente corteo, poi era il cavallo padre e la cavalla madre, i quali andavano quasi di pari passo affiancati, poi era il cavallino. Padre e madre andavano fiutando l’erba, pregustando il vicino pascolo. Ma, il cavallino, non faceva altro che saltare. I cavallini hanno la testa a triangolo, piccina; la mascella vi disegna un archetto ben profondo; hanno la coda corta, ciuffosa,  ad anelli neri come le treccine delle ragazze di pochi anni. Hanno la sella vergine, snella, benissimo marcata ai lombi e già esuberante per quanto sia poco tempo che sono nati. Hanno le zampe lunghe, nocchiute; ma lo zoccolo l’hanno piccino, e non stanno mai fermi..
(L. Bartolini)

L’asino

L’asino somiglia al cavallo, ma ha il corpo più piccolo (supera di poco l’altezza di un metro); la sua testa è grossa e pesante; le orecchie sono lunghe, la criniera è ruvida con peli dritti; la coda è liscia, rivestita di peli solo all’estremità. Il mantello dell’asino può essere di colore grigio, bianco pezzato o scuro. La sua voce è sgraziata e rumorosa: si dice raglio e si distingue nettamente dal nitrito.
L’asino si nutre di fieno e di erba fresca. E’ un animale paziente e laborioso. Veniva utilizzato per il traino, per la soma e per la sella.

Il mulo

E’ figlio dell’asino e della cavalla. Si distingue dal cavallo per la forma del capo, per le orecchie più lunghe, per la coda simile a quella dell’asino. Il colore del mantello è come quello del cavallo.
Il mulo raglia come l’asino.
Il mulo è robusto come il cavallo, paziente e laborioso come l’asino; tira spesso e facilmente calci terribili. Nei percorsi di montagna è superiore all’asino e anche al cavallo per la sicurezza con la quale cammina nei luoghi più pericolosi.

Il cavallo nella storia

Il cavallo fu più di una volta l’elemento determinante di eventi storici molto importanti. I cavalli fiancheggiarono le legioni romane in battaglia, i destrieri medioevali furono i fedeli compagni dei cavalieri nelle loro imprese straordinarie, i veloci corsieri trasportarono le popolazioni asiatiche ai confini dell’Europa. La conquista delle Americhe fu agevolata dalle poche centinaia di cavalli che gli esploratori e i conquistatori vi importarono dall’Europa.

Il cavallo

Il cavallo fu chiamato il figlio del vento perchè fino alla scoperta del motore, questo nobile animale fu il mezzo di trasporto più veloce che si conoscesse. Il cavallo fu domato dall’uomo fin dall’epoca più antica. In principio gli uomini gli davano la caccia per nutrirsi della sua carne, poi quando videro che poteva essere utilizzato per la velocità della sua andatura, lo addomesticarono e i cavalli divennero tra i servitori più preziosi dell’uomo.

Il figlio del vento

Io sono il cavallo. E sono bello. Sono agile. E veloce. E generoso. E forte. E coraggioso. E non sono, ovviamente, modesto. La modestia la lascio al mio parente, l’asino. Fu lui ad essere domato per primo e ciò dipese, quasi certamente, dalla sua mancanza di fiducia nei meriti della specie a cui apparteneva.
Ma l’asino non ama l’uomo, lo subisce. China la testa, presto volenteroso la sua schiena al carico e si sottomette docilmente alle stanghe. E l’uomo, che non ama gli umili, che non ha alcun rispetto per i sottomessi, non solo si serve di lui, ma lo beffeggia. Lo burla per le sue lunghe orecchie e chiama asini i suoi simili che non brillano per sapere.

Soltanto dopo aver domato l’asino, l’uomo volse la sua attenzione al cavallo. Il cavallo era un animale fiero, veloce, orgoglioso e l’uomo disse: “Lo domerò!”. Fu, per lui, un puntiglio d’onore. Domare un cavallo significava sentirsi più uomo, re del creato, quello per cui il creato era stato fatto.
Branchi di cavalli galoppavano per le steppe, nelle pianure, nei deserti, criniere al vento, occhi lucenti, garretti veloci, froge frementi. L’uomo  li vedeva passare nei lontani orizzonti quando procedeva, lento, sulle piste, guidando carovane di asini carichi di masserizie. Andava per le sue migrazioni, attirato dall’ignoto, verso le terre sconosciute, campi più pingui, fiumi più profondi  e foreste più folte. Ma il passo dell’asino era troppo lento per il suo desiderio e fu così che l’uomo, un giorno, cede un cappio con una lunga liana e catturò un cavallo.

Inutili i nitriti di dolore, di ribellione, di furore dell’animale prigioniero. Egli era l’uomo, il re, il dominatore, il despota. Il cavallo dovette cedere, anche se si ribellò, lo scavalcò, lo calpestò con i suoi duri zoccoli. Alla fine, schiumante di rabbia impotente, dovette quietarsi. L’uomo conobbe l’ebbrezza della velocità. Chiamò il suo destriero figlio del vento. Lo carezzò, lo strigliò, lo nutrì e gli mise il morso.
Il cavallo finì per non ribellarsi più a quel peso estraneo che sentiva sulla groppa. Imparò a conoscere lo strattone delle briglie e piegò la sua natura fiera alla volontà dell’uomo.
Divenne il suo fido compagno non soltanto nella corsa, ma anche nel combattimento. L’uomo ormai era progredito e faceva la guerra. Come fare la guerra, a quei tempi, senza il cavallo? Noi cavalli abbiamo sempre amato la battaglia. Il grido dei combattimenti ci esalta, lo strepitio delle armi ci inebria.
Incuranti del pericolo, portammo i cavalieri nella mischia e li facemmo diventare coraggiosi anche se non lo erano. Fummo bardati di ferro e di cuoio, portammo elmo e corazza come il cavaliere che ci montava. Giocammo con lui nei tornei e nelle giostre e lo seguimmo nella caccia. Un’epoca gentile e generosa prese il nome da noi: la cavalleria. Per l’uomo fummo un elemento indispensabile delle sue gesta gloriose. Dice un proverbio arabo: “Allah creò il cavallo e disse: ti ho fatto senza pari. Volerai senza lai e combatterai senza spada”.
(Mimì Menicucci)

Il cavallo

Il più importante fra gli equini è il cavallo. Ha la testa piccola, eretta, allungata; orecchie aguzze mobilissime, occhi vivaci. Il cavallo è uno degli animali che hanno prestato maggiori servizi all’uomo, ma ai nostri giorni sta perdendo di importanza, di fronte ai prodigi della meccanica che ne ha ristretto l’impiego.

L’asino

Perchè tanto disprezzo per questo animale così buono, così utile? L’asino è per natura molto paziente, tranquillo quanto il cavallo è fiero, ardente, impetuoso; sopporta con costanza e, forse, con coraggio, la fatica; è sobrio sia nella quantità che nella qualità del cibo, si accontenta delle erbe più dure e disgustose che il cavallo e gli altri erbivori lasciano e sdegnano; è invece delicatissimo per l’acqua: non vuole bere che quella più limpida.
(Buffon)

Il ciuchino del mugnaio
“Arri là!”. Passa il ciuchino
del  mugnaio con la sacca,
avviandosi al mulino
pel viottolo, alla stracca.
“Arri là!”. La testa bassa,
annusando per la strada,
par che cerchi mentre passa,
il mastello con la biada.
“Arri là!”.  Ma per carezza,
soffermandosi, ha buscata
una stretta di cavezza
e un’amabile legnata.
“Arri là!”.  Come protesta
all’offesa dignità,
il ciuchino alza la testa:
“Ah!… ih ah! ih oh! ih ah!
(Dante Dini)

Il muletto
Lontano lontano lontano
si sente suonare un campano.
E’ un muletto per un sentiero
che si arrampica su su su!
Che tra i faggi piccolo e nero,
si vede e non si vede più!
Ma il suo campanaccio si sente
suonare continuamente.
(G. Pascoli)

L’asino e la speranza
Cieco, zoppo, brutto, vecchio
tira avanti un asinello.
Ma un allegro campanello
che gli suona nell’orecchio
lo rincuora e lo consola
raccontandogli una storia:
– C’era un tempo un contadino
che trattava l’asinello
con i calci e col randello,
e dicendogli: “In cammino!”
gli metteva sempre troppa
legna od altra cosa in groppa.
Ma Giuseppe falegname
l’asinello si comprò
e gli diede fieno e strame,
tutto a nuovo lo ferrò,
riservandogli l’onore
di portar nostro Signore.
Lo curò da ogni male,
lo strigliò da capo a piè
e gli mise al pettorale
un campano come me,
che a sentirlo mentre andava
tutto il mondo si voltava.
Soffri, dunque, rassegnato.
Verrà il giorno anche per te
che Giuseppe dal mercato
ti vorrà portar con sé.
Non importa se sei brutto
avrai fieno e strame asciutto.-
L’asinello zoppicando
gode il suon che l’accarezza.
Per sentirlo a quando a quando
scuote allegro la cavezza,
e, nutrito di speranza,
meno vecchio e stanco avanza.
(Renzo Pezzani)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Incastro della rana Montessori

Incastro della rana Montessori con presentazioni ed esercizi per bambini della scuola d’infanzia.

E’ possibile realizzare l’incastro in proprio con feltro, cartoncino o gomma eva. Questo è il mio tutorial con cartamodelli pronti:

Il materiale degli incastri degli animali è composto da 5 incastri principali:
– un pesce
– una tartaruga (per la classe dei rettili)
– una rana (per la classe degli anfibi)
– un cavallo (per la classe dei mammiferi)
– un uccello.
Si tratta quindi degli animali tipici di una determinata classe di vertebrati.

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Incastro della rana Montessori
Presentazione 1
(presentazione del materiale)

Scopo:
– introdurre i nomi delle parti del corpo caratteristiche degli animali (uno per ogni classe di vertebrati)
– dare informazioni particolari sulle diverse parti del corpo degli animali
– consentire al bambino di confrontare la morfologia degli animali con quella degli esseri umani

Presentazione
– invitiamo un bambino a lavorare con noi all’esercizio
– andiamo allo scaffale della zoologia e, se lo abbiamo a disposizione,  indichiamo il cofanetto per gli incastri degli animali:

MATERIALIMONTESSORI.IT

– diciamo: “Questo è il cofanetto degli incastri degli animali, e questi sono gli incastri degli animali”
– mostriamo al bambino come prendere dal cofanetto l’incastro della rana e tenerlo correttamente per portarlo al tavolo o al tappeto
– arrivati al posto diciamo: “Questo è l’incastro della rana. Su questo incastro noi possiamo vedere le parti del corpo della rana”
–  attiriamo l’attenzione del bambino sugli incastri, e diciamo che si tratta di un materiale molto utile a tutti e che lo maneggeremo  con delicatezza e cura
– mostriamo al bambino come prendere i pezzi in modo corretto utilizzando i pomoli, per rimuoverli dalla tavola


– prendiamo il primo incastro e posiamolo sul tappeto


– chiediamo al bambino di rimuovere i rimanenti incastri e metterli sul tappeto


– dopo aver rimosso tutti i pezzi, prendiamone uno per i pomoli e mostriamo al bambino come riposizionarlo correttamente nell’incastro
– invitiamo il bambino a proseguire l’attività con gli altri incastri
– quando il lavoro è concluso, riponiamo l’incastro della rana nel cofanetto degli incastri degli animali, se lo abbiamo a disposizione, oppure sullo scaffale della zoologia
– incoraggiamo il bambino a prendere dal cofanetto gli incastri degli animali e lavorare con essi ogni volta che lo desidera.

Età: a partire dai 4 anni.

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Incastro della rana Montessori
Presentazione 2
(nominare le parti del corpo della rana)

Materiale
– incastro della rana
– cartellini della parte della rana pronti (oppure cartellini in bianco e penna nera).

Nomenclatura usata: testa, tronco, zampe anteriori, zampe posteriori. In seguito si aggiungono: occhi, narici, orecchie, bocca, collo, dita.

Presentazione:
– invitiamo un bambino che ha già lavorato cofanetto degli animali e chiediamogli di aiutarci a stendere il tappeto e a portare l’incastro della rana sul piano di lavoro
– togliamo i primi tre incastri nominandoli, cioè dicendo ad esempio: “testa, tronco, zampe posteriori”


– ripetere i nomi: “testa, tronco, zampe posteriori”
– chiediamo ai bambini di rimetterli al loro posto, nominandoli, cioè dicendo: “Per favore, rimetteresti a posto il tronco?”
– quando tutti gli incastri sono di nuovo al loro posto, chiediamo a un bambino di prendere gli stessi tre pezzi, uno per uno, nominandoli, ad esempio dicendo: “Per favore, toglieresti l’incastro della testa?”
– fatto questo chiediamo: “Quale parte del corpo della rana vorresti rimettere al suo posto?”. Il bambino risponderà col nome di una parte e rimetterà l’incastro corrispondente al suo posto
– ripetiamo questa lezione in tre tempi con le altre parti del corpo della rana, finché il bambino conoscerà i nomi di tutti e sei gli incastri
– se lo riteniamo efficace, mentre introduciamo i nomi delle parti del corpo possiamo darne una breve descrizione, ad esempio dicendo: ” Queste sono le zampe posteriori. Le zampe posteriori sono molto più grandi e più forti di quelle anteriori. Servono alla rana per fare grandi salti, e in questo modo le rane possono spostarsi per lunghe distanze.”
– oppure: “Questa è la testa della rana. Ha due grandi occhi, un naso e una bocca. All’interno della bocca la rana ha una grande lingua appiccicosa. Per nutrirsi la rana lancia la sua lingua fuori dalla bocca e cattura gli insetti.”
– oppure: “Questo è il tronco o corpo della rana. Nel tronco ci sono organi importanti come come lo stomaco,  il cuore, il fegato.”
– se il bambino mostra vivo interesse per questo genere di presentazioni, continuiamo nei giorni seguenti, finché non avrà acquisito familiarità con i nomi delle parti del corpo della rana
– per l’esercizio della lettura e della scrittura togliamo un incastro alla volta dalla tavola e componiamo la parola corrispondente con l’alfabeto mobile


– se il bambino è in grado di leggere, scriviamo sui cartellini in bianco i nomi delle parti del corpo ed abbiniamoli agli incastri, oppure introduciamo i cartellini pronti e i fogli di controllo

Età: a partire dai 4 anni

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Incastro della rana Montessori
Attività che possiamo proporre con l’incastro della rana

Le attività legate all’utilizzo dell’incastro della rana possono essere di discriminazione visiva, di discriminazione tattile,  di nomenclatura, di preparazione alla scrittura, di lettura; possono coprire varie fasce d’età:
– discriminazione visiva: lavorare con gli incastri; assemblare il corpo della rana su un foglio di controllo; gioco del “Cosa manca”
– discriminazione tattile: gioco del “Cosa manca”, borse del mistero, assemblaggio alla cieca
– preparazione alla scrittura: ricreare l’incastro col ritaglio
– sviluppo del linguaggio: gioco del detective, fogli di controllo e cartelli, nomenclature, definizioni.

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Incastro della rana Montessori
Lavorare con gli incastri

E’ l’attività più ovvia. Il bambino più piccolo può avere bisogno di procedere per più tentativi ed errori, mentre i più grandi sono in grado di mettere facilmente i pezzi negli incastri.

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Incastro della rana Montessori
Assemblare il corpo della rana su un foglio di controllo

Una volta che un bambino sa maneggiare gli incastri con facilità nella cornice, può provare a costruire il corpo della rana utilizzando un foglio di controllo.
I fogli di controllo in commercio prevedono un foglio muto con cartellini mobili e un foglio parlato: 

naturalmente questo è un materiale che si può realizzare facilmente in proprio, riportando i contorni degli incastri e preparando i cartellini necessari.

I fogli di controllo che ho preparato io, pronti per il download e la stampa, sono qui:

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Incastro della rana Montessori
Gioco: “Cosa manca?”

– mettiamo l’incastro della rana completo davanti al bambino
– chiediamo al bambino di voltarsi o di chiudere gli occhi (oppure bendiamolo), togliamo un pezzo dalla tavola e nascondiamolo
– chiediamo al bambino di guardare e di dirci il nome della parte mancante
– il gioco può essere reso più difficile, togliendo due pezzi invece di uno; oppure chiedendo di rispondere non a voce, ma scrivendo o disegnando la parte mancante
– si potrebbe anche chiedere di riconoscere al tatto la parte mancante (cioè tenendo gli occhi chiusi o con la benda sugli occhi).

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Incastro della rana Montessori
Incastro alla cieca

Il bambino può ricomporre l’incastro della rana con gli occhi bendati. Ricordate che è più semplice, all’inizio, se tutti gli incastri sono posizionati ordinatamente a lato della tavola, prima di bendare il bambino.

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Incastro della rana Montessori
Borsa del mistero

– scegliamo un pezzo dell’incastro della rana e mettiamolo in una piccola borsa del mistero
– il bambino tastando la borsa (oppure bendato) identifica la parte del corpo della rana
– si possono anche inserire nella borsa più pezzi alla volta, o anche tutti.

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Incastro della rana Montessori
Ricreare l’incastro col ritaglio

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura, e si può rendere più interessante tracciando con la matita i pezzi e poi ritagliandoli, oppure tracciando i pezzi direttamente col punteruolo.

Materiale:
– incastro della rana
– fogli di carta colorata (verdi oppure in vari colori)
– foglio di carta bianca
– matita
– punteruolo o forbici
– colla da carta

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo della rana
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carta colorato e mostriamo come tracciarne il contorno con il punteruolo. Possiamo scegliere di punteggiare interamente il contorno:

oppure di fare fori distanti tra loro di circa mezzo centimetro, che serviranno come guida per le forbici:

– con l’aiuto dei bambini ritagliamo tutte le parti della rana nello stesso modo
– al termine componiamo la rana sul foglio di carta
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: testa, tronco, zampe anteriori, zampe posteriori.

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Incastro della rana Montessori
Ricreare l’incastro col disegno e preparare fogli di controllo da soli

Tracciare il contorno degli incastri è una valida attività di pre-scrittura.  Creare il disegno completo dell’incastro è più impegnativo rispetto al collage, perché richiede che il bambino posizioni correttamente i pezzi sul foglio bianco prima di tracciarli.

Materiale:
– incastro della rana
– foglio di carta
– matita e matite colorate.

Scopo:
– approfondire la conoscenza delle parti del corpo della rana
– esercitare l’occhio e la mano in preparazione alla scrittura.

Presentazione:
– chiediamo ai bambini di portare al tavolo il materiale
– chiediamo a un bambino di scegliere un incastro e di darcelo
– mettiamo l’incastro scelto dal bambino sul foglio di carte e mostriamo come tracciarne il contorno con la matita


– togliamo l’incastro e coloriamo usando lo stesso colore dell’incastro originale
– prendiamo un altro incastro e posiamolo sul foglio nella stessa posizione in cui si trova nella tavola originale. Tracciamone i contorni e coloriamolo
– continuiamo allo stesso modo finché non avremo disegnato tutta la rana
– incoraggiamo il bambino a ripetere l’esercizio da solo
– se il bambino sa già scrivere, può aggiungere al disegno la nomenclatura.

Nomenclatura usata: testa, tronco, zampe anteriori, zampe posteriori.

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Incastro della rana Montessori
Caccia al tesoro (o gioco del detective)

Una volta che il bambino conosce il nome di ogni parte del corpo della rana, è possibile utilizzare i pezzi per giocare al detective:
– togliamo tutti i pezzi dall’incastro e mettiamoli a lato della tavola
– diciamo: “Sto cercando… sto cercando… un pezzo che inizia con la lettera C”
– se i bambini non indovinano aggiungiamo un suono
– quando hanno indovinato mettiamo il pezzo nell’incastro
– possiamo giocare anche con le lettere finali o centrali.

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Incastro della rana Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo 

– i bambini abbinano la scheda immagine+titolo all’immagine singola e al nome singolo
– identificano la parte corrispondente sull’incastro, prendono il pezzo e lo pongono sulle carte corrispondenti.

Le carte delle nomenclature sono disponibili qui:

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Incastro della rana Montessori
Scrivere i cartellini appropriati

Se il bambino sa scrivere le prime parole, può esercitarsi a scrivere dei propri cartellini per l’incastro della rana. In questa fase, naturalmente, non importa se qualche parola non è scritta correttamente.
Se il bambino è nella fase in cui riconosce i suoni, ma non sa gestire praticamente gli strumenti di scrittura, può utilizzare gli alfabeti mobili.

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Incastro della rana Montessori
Nomenclature in tre parti immagine, titolo, definizione

Materiale
– carte delle nomenclature delle parti della rana (titolo, immagine, definizione)
– incastro della rana.

Presentazione:
– mettiamo sul piano di lavoro tutte le carte delle immagini
– distribuiamo tra i bambini (o mettiamo in ordine sparso sul piano di lavoro) i titoli
– chiediamo a un bambino quale parte del corpo della rana è evidenziato nella prima immagine. Il bambino abbina all’immagine il titolo, quindi pone su di esso l’incastro corrispondente
– proseguiamo allo stesso modo per tutte le parti del corpo della rana
– se i bambini sanno già leggere bene, distribuiamo le carte delle definizioni e chiediamo loro di abbinarle a titoli e immagini


– se i bambini non sanno leggere bene, leggiamo noi una ad una le definizioni e discutiamo coi bambini dove è corretto metterle.

Scopo:
– introdurre il nome e le definizioni delle parti del corpo della rana
– aggiungere informazioni particolari relative all’anatomia della rana.

Le carte delle nomenclature sono disponibili qui:

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Incastro della rana Montessori

 

Esercizi di approfondimento sulla preposizione ed estensioni – Psicogrammatica Montessori

Esercizi di approfondimento sulla preposizione ed estensioni – Psicogrammatica Montessori.

Esercizi di approfondimento sulla preposizione ed estensioni
1. Esercizi di compilazione degli schemi
Prepariamo per i bambini lunghe strisce di carta con i simboli grammaticali posizionati in un determinato ordine.

I bambini inventano delle frasi seguendo lo schema, o anche brevi racconti.

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Esercizi di approfondimento sulla preposizione ed estensioni
2. Caccia alla preposizione

I bambini cercano le preposizioni all’interno dei loro libri di lettura.

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Esercizi di approfondimento sulla preposizione ed estensioni

Introduzione alla preposizione – Psicogrammatica Montessori da 6 a 9 anni

Introduzione alla preposizione – Psicogrammatica Montessori da 6 a 9 anni. Presentazioni ed esercizi per la scuola primaria.

Preposizioni e congiunzioni sono parti del discorso che servono a collegare, a mettere in rapporto tra loro le altre parole (o gruppi di parole) ed hanno entrambe funzione di collegamento.
All’apparenza insignificanti, possono essere paragonate ai cardini di una porta composta di stipiti e di battenti, la quale però non potrebbe aprirsi né chiudersi se non ci fossero quei piccoli perni che fanno da collegamento e che le permettono appunto di funzionare. Di qui il nome “segni funzionali”, o connettivi, in quanto collegano e mettono in rapporto tra loro elementi del discorso.
Senza le preposizioni e le congiunzioni avremmo soltanto parole slegate: sono loro che assicurano in un testo la connessione, la coesione nelle frasi e tra le frasi, i legami tra le famiglie (i sintagmi nominali e verbali). Queste parole piccole, invariabili, sono perciò molto importanti.

Già nella casa dei bambini, con lezioni di tipo intuitivo date dopo l’avvio della lettura, si aiutano i bambini a cogliere la differenza di valore tra le parole, per arrivare a comprendere la funzione del nome, del verbo, dell’aggettivo, dell’articolo, come pure degli aiutanti.

Giunti nella scuola primaria questi giochi vengono ripresi, lavorando molto intensamente su semplicissimi comandi (o consegne) che si scrivono e si leggono davanti ai bambini, presentando poi i simboli grammaticali.
Sempre con giochi, animati da oggetti interessanti, si presenta il plurale dei nomi e la differenza tra articolo determinativo e indeterminativo.
Si presenta quindi la preposizione, preparando oggetti significativi, come ad esempio un vaso e un mazzo di fiori (magari artificiali, per avere un materiale sempre pronto a disposizione dei bambini). I fiori devono essere diversi tra loro e di vario colore, in modo che ci sia ricchezza di nomi e aggettivi.

Prendiamo dal mazzo un fiore, ad esempio una rosa rossa. Come prima azione viene naturale mettere il fiore nel vaso: IL FIORE ROSSO DENTRO IL VASO TRASPARENTE.
Su strisce di carta già preparate scriviamo le tre parti, ovvero le due famiglie relative ai due oggetti e la preposizione.

Come si vede, ci si muove in senso opposto alle grammatiche tradizionali che iniziano dalle preposizioni semplici e passano poi alle articolate e poi alle improprie, e trattano per ultime le locuzioni propositive.
Qui, dato che si vuole mettere in evidenza la funzione, si danno prima le preposizioni più evidenti, quelle che meglio esprimono la situazione.
Si potrebbe temere di creare confusione nel bambino perché la parola dentro è anche un avverbio. Ma invece, così facendo, si dà al bambino una chiave molto esatta di riconoscimento: la parola prende valore dalla funzione.
Nel nostro caso unisce due parti nominali come un ponte, mentre ha diversa funzione se usata come modificante del verbo (ad esempio in ‘correre dentro’).
Il simbolo, aiuto sensoriale per memorizzare la funzione di collegamento, è costituito da una sorta di parentesi in cartoncino verde che può essere messa così:

– ricorda un ponticello romano, diceva la Montessori

oppure così:

– fa pensare a una barchetta/traghetto tra due sponde.

In seguito si possono provare tutte le diverse posizioni che il fiore può assumere rispetto al vaso: davanti a, dietro, vicino a, accanto a, lontano da, fuori del, sopra, sotto, e così via.

Ogni cambiamento di relazione tra i due oggetti fiore-vaso è sottolineato da un nuovo foglietto con la preposizione scritta in verde ad evidenziarla, mentre le due famiglie non cambiano, né cambia il simbolo.

I bambini adoperano per conto loro questi o altri oggetti: non mancano certo di inventiva per trasferire in altre situazioni il concetto di preposizione.

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Introduzione alla preposizione
Presentazione 2

Prerequisiti: presentazione del nome, dell’articolo, dell’aggettivo e del verbo

Introduzione alla preposizione – Materiali:
– sedia in miniatura
– bambolina
– simboli grammaticali

– cartellini: sedia, bambola (in nero); la (azzurro); sulla, vicino alla, lontano dalla, sotto alla, sopra alla, davanti alla, dietro alla (verde).

Presentazione:
– invitiamo un piccolo gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– mettiamo la sedia sul piano di lavoro e aggiungiamo i cartellini
– mettiamo la bambola sul piano di lavoro e aggiungiamo il cartellino
– mettiamo la bambola sulla sedia e aggiungiamo la preposizione tra i cartellini

– spostiamo la bambola sotto alla sedia e sostituiamo il cartellino della preposizione

– continuiamo così con tutte le altre preposizioni

– diciamo ai bambini che sulla, vicino alla, lontano dalla, sotto alla, sopra alla, davanti alla, dietro alla, sono tutte preposizioni e che ci dicono dove si trovano le cose o le persone
– mostriamo il simbolo della preposizione e diciamo: “Il simbolo della preposizione è un ponte verde che ricorda uno di quei ponti che collegano le due rive di un fiume. Infatti la preposizione si usa per collegare tra loro i nomi”
– mettiamo i simboli grammaticali sui cartellini
– al termine della presentazione i bambini possono registrare lo schema sui loro quaderni di grammatica.

Introduzione alla preposizione – Scopo:
– comprendere la funzione delle preposizione
– conoscere il simbolo della preposizione
– conoscere la posizione della preposizione tra le parole.

Introduzione alla preposizione – Controllo dell’errore:
– la relazione nello spazio tra bambola e sedia
– il codice colore dei cartellini.

Introduzione alla preposizione – Varianti:
– lo stesso esercizio con gli elementi della fattoria Montessori
– aggiungiamo alla bambola un altro personaggio o alla sedia un altro oggetto.

Introduzione alla preposizione – Estensioni:
– mettiamo un oggetto in varie posizione nella classe e chiedere a i bambini di scrivere delle frasi per ogni preposizione usata
– svolgiamo esercizi simili con la fattoria Montessori.

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Introduzione alla preposizione – Psicogrammatica Montessori da 6 a 9 anni
Presentazione 3

Introduzione alla preposizioneMateriali:
– tre o quattro oggetti identici diversi per colore (fiori, o matite, o altro) e un contenitore adatto agli oggetti scelti (vaso, portapenne, o altro)
– simboli grammaticali

– vassoio con strisce bianche di carta e penna nera.

Introduzione alla preposizione – Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– mettiamo sul piano di lavoro il vassoio con le strisce e la penna
– scriviamo su delle strisce IL PENNARELLO GIALLO, IL PENNARELLO ROSSO, IL PENNARELLO VERDE
– diamo una striscia a tre bambini diversi; ogni bambino leggerà la sua ed andrà a prendere l’oggetto descritto
– mettiamo ogni pennarello sulle parole corrispondenti
– scriviamo su un’altra striscia di carta: BICCHIERE TRASPARENTE
– diamo la striscia a un altro bambino, che la leggerà e andrà a prendere l’oggetto
– mettiamo la striscia in linea con le prime, lasciando uno spazio, e mettiamo il bicchiere sul suo cartellino:

– scriviamo su una striscia NEL, mettiamolo nello spazio lasciato e chiediamo a un bambino di leggere tutte le parole: IL PENNARELLO GIALLO IL PENNARELLO ROSSO IL PENNARELLO VERDE NEL BICCHIERE TRASPARENTE
– chiediamo ai bambini: “I pennarelli sono nel bicchiere?”. Risponderanno di no
– chiediamo a un bambino di risolvere la situazione:

– scriviamo su una striscia ACCANTO AL, mettiamolo al posto della preposizione precedente e chiediamo a un bambino di leggere tutte le parole: IL PENNARELLO GIALLO IL PENNARELLO ROSSO IL PENNARELLO VERDE ACCANTO AL BICCHIERE TRASPARENTE
– chiediamo ai bambini: “I pennarelli sono accanto al bicchiere?”. Risponderanno di no
– chiediamo a un bambino di risolvere la situazione:

– ripetiamo con altre preposizioni
– chiediamo ai bambini di mettere i simboli grammaticali che conoscono sulle parole chiedendo:
“Quali sono le parole che servono a nominare gli oggetti?”. I nomi. “Qual è il simbolo dei nomi?”. “Il triangolo nero”
“Qual è la parola che ci dice che sta arrivando un nome?”. L’articolo. “Qual è il simbolo degli articoli?”. “Il triangolo piccolo azzurro”
“Qual è la parola che ci dice una qualità del nome?”. L’aggettivo. “Qual è il simbolo degli aggettivi?”. Il triangolo blu medio
– poi chiediamo: “Qual è la parola che ci ha fatto cambiare la posizione dei pennarelli rispetto al bicchiere?”. I bambini la indicano
– diciamo: “Questa parola che ha fatto modificare la posizione dei pennarelli si chiama preposizione. Il suo simbolo è questo piccolo ponte verde”
– mostriamo il simbolo della preposizione e mettiamo sulla parola
– diciamo: “La parola che ci mostra la relazione tra un nome e un altro si chiama preposizione”
– diciamo: “La preposizione è una parola che ci mostra la relazione che le parole hanno tra loro”
Scriviamo il cartello dell’etimologia e diciamo: “La parola preposizione viene dal latino praepositionem, che significa ‘mettere prima’, perchè quando nominiamo una cosa la usiamo prima di qualcos’altro, ad esempio diciamo PENNARELLO e mettiamo la preposizione prima di BICCHIERE”
– mettiamo il cartello dell’etimologia sul piano di lavoro
– diciamo: “Il simbolo della preposizione è il ponte verde, perchè collega le parole come un ponte su un fiume, ad esempio è un ponte tra PENNARELLO e BICCHIERE. E’ il simbolo scelto per indicare la stretta relazione tra questi due oggetti”
– aggiungiamo il simbolo sulla preposizione:

– al termine i bambini possono registrare l’esercizio sui loro quaderni di grammatica.

Scopo:
– comprendere la funzione della preposizione.

Controllo dell’errore: l’insegnante.

Età: dai 5 – 6 anni d’età.

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Introduzione alla preposizione
Presentazione 4

Introduzione alla preposizione – Materiale:
– simboli grammaticali

– una scatolina con qualche perla colorata
– cartellini di comandi con preposizioni.

Introduzione alla preposizione – Introduzione orale:
– prendiamo la scatola e spostiamo le perle  fuori dalla scatola, rimettiamole dentro, mettiamole sopra la scatola, davanti, dietro ecc… e chiediamo ogni volta ai bambini: “Dove sono le perle?”

Introduzione alla preposizione – Presentazione:
– scriviamo su dei cartellini alcuni comandi con le preposizioni, ad esempio: METTI LE PERLE NELLA SCATOLA, METTI LE PERLE DIETRO ALLA SCATOLA, ecc…
– mettiamo un comando sul piano di lavoro, chiediamo a un bambino di leggerlo ed eseguire l’azione
– procediamo allo stesso modo con altri comandi
– mettendo i simboli grammaticali sulle parole, man mano che le nominiamo diciamo: “Finora abbiamo parlato degli articoli, dei nomi, degli aggettivi e dei verbi. Oggi abbiamo usato una nuova parte del discorso molto interessante, che può essere nel, sulla, sotto alla, accanto a ecc…
Questa nuova parte del discorso si chiama preposizione e ci mostra come un nome è in relazione alle altre parti del discorso”
– “Il simbolo per la preposizione è questa mezzaluna verde, che rappresenta un ponte. Infatti le preposizioni sono come un ponte che mette in relazione una parola con le altre”.

Quando dare la lezione:
In genere le preposizioni si presentano dopo il verbo.

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Introduzione alla preposizione

Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI. Verso i 7 – 9 mesi il cerchio formato dalle braccia della madre e riprodotto dalla culla si dilata: il bambino a terra si rotola, punta sulle mani, alza la testa, ride alla propria immagine riflessa allo specchio e a chiunque lo guardi sorridendo, porta gli oggetti vicino alla bocca, tenta di stare seduto, esplora gli oggetti che gli vengono offerti e molto presto comincia a prenderli da solo.

Se il bambino ha trascorso i primi mesi nella cesta, intorno ai 7 – 9 mesi dovrebbe poter dormire in un letto basso e comodo. Questo nuovo letto può essere usato fino almeno ai 3 anni.

Il lettino montessoriano è tutto il contrario dei lettini con le sbarre, che si usano proprio per impedire ai bambini di uscire dal letto da soli quando il tempo del sonno è terminato.
Se l’ambiente è ben organizzato, privo di pericoli e con giochi a disposizione, molti bambini si alzano dal letto e cominciano a giocare di loro iniziativa, a tutto vantaggio dell’indipendenza e della concentrazione, senza che il risveglio venga programmato dall’adulto.
Il bambino non cadrà mai da un letto così, inoltre se nel sonno avrà qualche paura, lasciando accesa una piccola luce che lo aiuti ad orientarsi, potrà raggiungere da solo la stanza dei genitori, o semplicemente saprà di poterlo fare.
Durante il giorno il lettino può essere luogo per la lettura, il gioco degli incastri, le capriole e le coccole. L’unico inconveniente di questo letto è che è un po’ più faticoso da rifare rispetto ai letti di altezza normale.

Il letto può essere simile a un tatami perchè i piccoli stanno molto volentieri per terra:

Il letto può essere facilmente costruito in proprio. In rete esistono molti progetti per costruire un perfetto lettino montessoriano con poca spesa. Le indicazioni da seguire, in ogni caso, sono queste:

– dovrebbe essere piuttosto largo: indicativamente le dimensioni totali potrebbero essere 130 x 150 cm
– può bastare una tavola posata su un tappeto. Considerate che se il bambino si muove molto durante il sonno, mettere la tavola di legno direttamente sul pavimento, o su un tappeto o un pezzo di moquette, evitando di rialzarla può essere davvero la scelta migliore;
– facciamo in modo che la tavola sia ben levigata, in modo da non presentare schegge o spigoli vivi. Il legno può essere lucidato con cere naturali, evitando le vernici sintetiche. Si trovano in commercio cere naturali per legno di ottima qualità, ma possiamo anche sciogliere della cera d’api grattugiata nella trementina, fino ad ottenere un liquido limpido (circa 50 grammi di cera in mezzo litro di trementina);
– per chi preferisce che la tavola sia sollevata dal pavimento, non dovrebbe esserlo per più di 10 cm, 15 cm al massimo, in modo che il letto possa essere facilmente raggiungibile dal bambino che comincia a camminare. La tavola può essere rialzata dal pavimento fissando al fondo cubi di legno 8 cm x 8 cm x 8 cm ai quattro angoli della tavola, o bacchette di sezione 8 cm x 8 cm, per formare un telaio intorno alla tavola posato sul pavimento per sollevarla;
– sulla tavola metteremo il materasso, scelto delle dimensioni corrispondenti. Dovrebbe essere imbottito di fibre vegetali o pura lana, tipo futon, per assicurare il minimo della morbidezza necessaria a conciliare il sonno, alto 7-8 cm, al massimo 10;
– se abbiamo scelto di rialzare la tavola, il letto comprensivo di materasso non sarà più alto di 20 cm;
– il cuscino è inutile, perchè i bambini piccoli difficilmente lo usano per posare il capo, e inoltre cambiano spesso posizione nel sonno;
– se il bambino viene a trovarsi troppo spesso fuori dal letto durante il sonno, possiamo circondare il materasso con cuscini ampi e bassi, non di piuma e non troppo morbidi;
– certi bambini sono più sensibili di altri all’orientamento terrestre: se il vostro bambino si sveglia di frequente o dorme male, la situazione potrebbe risolversi posizionando la testata del letto orientata verso nord.

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Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI
Esempi

Per quanto riguarda i lettini montessoriani presenti sul mercato, la tendenza è di aggiungere le sponde (che non sono così indispensabili), e le misure superano in media l’altezza consigliata di 20 cm, mentre sono molto ridimensionati per ampiezza e lunghezza. Bisognerebbe considerare, oltre ai bisogni di movimento e autonomia del bambino, che lettini più ampi consentono la condivisione dello spazio con noi, permettendo di sdraiarsi accanto al bambino a sfogliare un libretto, ad esempio.
Come sempre quando si parla di materiali Montessori, i prezzi possono essere anche piuttosto impegnativi…

Il lettino Woodly costa € 575, senza materasso, e misura 126 x 66 x 30 cm:

viene consigliato per bambini da 7 mesi fino al metro di altezza, in seguito propongono letti bassi come questo (misure 200 x 120 cm)  € 1.290 con futon:

Questo è il lettino di Mithaly, misure 125 x 66 x 31,5 cm, impilabile, costa € 310 (materasso e cuscino inclusi):

Per vedere altri modelli in vendita e vari tutorial per realizzare un perfetto lettino montessoriano con pochissima (o nessuna) spesa, ho collezionato 100 e più idee qui:

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Il letto ideale per il bambino – MONTESSORI DA ZERO A 3 ANNI

 

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