Bicchiere acqua carta penna o pennarello nero o matita.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato in un piccolo gruppo di bambini o nell’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento mostra gli effetti della rifrazione
. disegniamo due frecce, entrambe rivolte verso la stessa direzione
entrambe) attraverso un bicchiere
. se utilizziamo inchiostro indelebile o la matita (o plastifichiamo il foglio su cui abbiamo disegnato) possiamo inserirlo nel bicchiere, quindi aggiungere via via acqua
. altrimenti possiamo porre il foglio dietro al bicchiere
. non funziona solo con le frecce, possiamo usare la nostra creatività. Disegniamo tutto ciò che ci piace e vedere come appare attraverso il vetro
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Osservazioni e conclusioni
Con questo esperimento entriamo in contatto con un concetto della fisica chiamato rifrazione, o flessione della luce. Quando la luce passa attraverso oggetti trasparenti (in questo caso, la parte anteriore del vetro, l’acqua e la parte posteriore del vetro), si rifrange o si piega. Quando il bicchiere è pieno d’acqua, agisce come una lente cilindrica convessa e produce un’immagine invertita. L’immagine invertita può apparire più grande, più piccola o delle stesse dimensioni, a seconda di dove posizioni il foglio di carta o il bicchiere, e dipende anche dal punto di osservazione. Un’altra variabile è il diametro del bicchiere. Importa quanto è lontano il bicchiere d’acqua? Cosa succede se muovi la testa da un lato all’altro? Come cambia la tua immagine? La dimensione dell’immagine è importante? Cosa succede se provi con un bicchiere più largo o più stretto? Cosa succede se avvicini il bicchiere all’immagine? E se lo allontani?
Perchè il cielo è azzurro: un semplice esperimento scientifico per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Scopo dell’esperimento
Dimostrare che il cielo è azzurro perché il colore blu all’interno della luce solare è il più disperso dalle molecole d’aria e viene percepito meglio dai nostri occhi.
Materiali
– un contenitore trasparente (provare vari contenitori) – acqua – sostanza lattiginosa (sapone, latte, latte in polvere, yogurt, cera per pavimenti, ecc.) – una torcia elettrica che emetta luce bianca – una stanza buia.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Età consigliata
A partire dei 5 anni.
Perchè il cielo è azzurro?
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. scegliamo una stanza facilmente oscurabile
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che questo esperimento ci spiega come mai vediamo il cielo azzurro, anche se la luce del sole è incolore ai nostri occhi.
. riempiamo il contenitore trasparente con acqua.
. oscuriamo la stanza
. sciogliamo un po’ di sostanza lattiginosa nell’acqua, per ottenere una soluzione torbida
. puntiamo la torcia verso la soluzione torbida, colpendola di lato
. giochiamo con l’angolazione della torcia fino a veder apparire l’azzurro
. se abbiamo difficoltà, proviamo a guardare il contenitore dall’alto
. chiediamo ai bambini di registrare le loro osservazioni e conclusioni.
Perchè il cielo è azzurro? Osservazioni e conclusioni
La luce “incolore” del sole è in realtà luce bianca: è composta infatti da tutti i colori dell’arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, viola) mescolati insieme.
La luce si piega quando passa attraverso mezzi diversi, in questo caso acqua e aria. Questa flessione della luce è chiamata rifrazione.
I diversi colori della luce solare vengono rifratti da diversi angoli perché hanno lunghezze d’onda diverse.
L’atmosfera della Terra contiene polvere, gocce d’acqua e altre minuscole molecole che non possiamo normalmente vederle a occhio nudo. In una giornata limpida, dunque. la luce del sole che filtra attraverso l’atmosfera si disperde in contrando le particelle contenute nell’aria.
Questa dispersione non è uguale per tutti i colori dello spettro: è molto più forte per i colori che hanno frequenze più alte e lunghezze d’onda più corte: il blu-viola. Quindi i colori violetto e blu si diffondono nell’aria più dei colori giallo rosso verde. Tra il viola e il blu, però, gli occhi umani sono più sensibili al blu.
Possiamo dire, dunque, che il cielo è blu perché il colore blu all’interno della luce solare è quello che si diffonde meglio nell’aria e che viene percepito meglio dai nostri occhi.
In questa dimostrazione la sostanza lattiginosa imita le particelle presenti nell’aria e, come queste, piega la luce (non del sole, ma della torcia).
Materiale didattico sulla seconda guerra di indipendenza: dettati ortografici, letture, poesie per bambini della scuola primaria.
Astuzie di Cavour Al principio della campagna del 1859, per arrestare l’avanzata austriaca, Cavour, allora Ministro della Guerra, diede l’incarico di allagare le campagne tra Vercelli e Novara all’ingegnere Carlo Noè, direttore dei canali statali, scrivendogli: “Caro ingegnere Noè, il suo omonimo salvò il genere umano dalle acque, lei, per mezzo delle acque salvi la Patria”
Gli Austriaci, all’inizio della seconda guerra d’indipendenza, erano convinti di conquistare Torino in pochi giorni. Alcuni loro ufficiali, con tale certezza, fecero inviare dai proprio familiari le lettere direttamente in quella città. Cavour ne venne in possesso e, consegnandole all’ambasciatore prussiano, che sostituiva in quel momento quello austriaco, disse: “Ecco qui alcune lettere destinate a persone che non siamo riusciti a trovare in città: vogliate farle pervenire ai destinatari”.
Le forze in campo Esercito francese: 150 mila uomini. Comandante: Napoleone III, che era anche comandante supremo di tutte le forza alleate. Capo di stato maggiore, il generale Vaillant. Esercito piemontese: 63 mila uomini. Comandante: Vittorio Emanuele II. Capo di stato maggiore, il generale Morozzo della Rocca. Cacciatori delle Alpi: 3500 volontari male armati. Comandante: Giuseppe Garibaldi. La partecipazione di Garibaldi fu voluta dal re contro il parere del ministro della guerra La Marmora. Esercito austriaco: 2oo mila uomini di cui però solo 120 mila il linea. Comandante il generale Ferencz Giulay.
Solferino e San Martino L’alba del 24 giugno, aprendo le sue pupille, vide una cosa meravigliosa: tutte le alture tra il Mincio e il Garda erano coronate dai soldati dell’Austria. Tutto l’esercito austriaco, rafforzato di nuove genti, aveva rivalicato il Mincio; lassù si era schierato, appoggiato dalle retrostanti fortezze. All’alba Francesco Giuseppe contemplava il suo esercito e il generale Schlik disse: “La Maestà Vostra sta per assistere a una grande battaglia e a una grande vittoria”. Vide la torre di Solferino e comprese che il nodo della battaglia era lì. Risalì a cavallo e, accompagnato dalle sue cento guardia dalle criniere bianche, mosse veloce verso Solferino. Nella corsa perse una spallina. Risuonò il comando: “Avanti, cavalleggeri! Viva l’Imperatore!”. Baionette abbassate, senza sparare colpo, al rullo di cento tamburi, i Francesi vanno all’assalto. L’artiglieria nemica folgorava da tutte le parti. Due volte la collina è presa dai Francesi, due volte è ripresa dagli Austriaci. All’ultimo disperato assalto, la posizione è saldamente conquistata. La bandiera giallo-nera apparve, scomparve, riapparve sullo sprone di Solferino. Infine scomparve. Anche l’ufficiale che reggeva quella insegna scomparve. Sulla torre di Solferino sventola il tricolore di Francia. I centro nemico è sfondato; tutte le alture sono prese. Da Cavriana partono gli ultimi colpi di cannone. Sono le quattro e tre quarti. Dodici ore è durato il duello. Alle sette di sera Napoleone III entrava a Cavriana nella casa dove Francesco Giuseppe aveva il suo quartier generale: ma lo aveva dovuto lasciare, perché per poco non era stato fatto prigioniero anche lui. La battaglia di Solferino era terminata; riprendeva come un uragano la battaglia a San Martino. Dalle nove del mattino i soldati italiani erano lanciati in disperati assalti sotto gli occhi del re. “Figlioli” diceva il re, “o si prende San Martino o i Tedeschi faranno fare a noi San Martino!” (Fioei, venta piè San Martin, se no gli aleman a lu fan fè a nui autri!). All’ultimo assalto, con tutte le forze, San Martino è conquistata. Dunque l’Imperatore entrò in quella casa di Cavriana che per breve era stata alloggio dell’altro Imperatore. Quelli che erano con lui dicono che un’espressione di tristezza e di stanchezza profonda era scolpita sul suo volto. Si sedette presso un tavolo coperto da una tovaglia verde, e rimase a lungo immobile e in silenzio. “Sire, l’inseguimento, il coronamento della vittoria!”. Risponde l’Imperatore: “No, la giornata è finita”. Alla luce del lungo tramonto si vedevano le colonne austriache ripassare in buon ordine il Mincio. Napoleone si ritira nelle sue stanze. Vede sulla parete, tracciate a matita, tre parole italiane: “Addio, cara Italia”. Un ignoto ufficiale di Francesco Giuseppe aveva segnato le tre parole profetiche. Quando il sole apparve, l’Imperatore era già con il pensiero a Villafranca. (A. Panzini)
L’ordine del giorno di Vittorio Emanuele II dopo la vittoria di Solferino e di San Martino Soldati! In due mesi di guerra, dalle sponde della Sesia che sono state invase al Po, voi avete corso, di vittoria in vittoria, fino alle rive del Garda e del Mincio. Nella via gloriosa che avete percorso, in compagnia del nostro potente alleato, avete dato ovunque le più grandi prove di disciplina e di eroismo. La Nazione è fiera di voi; tutta l’Italia contra tra le vostre fila i suoi figli migliori, applaude il vostro coraggio e dalle vostre imprese trae fiducia per il suo destino futuro. Ora avete riportato una nuova e grande vittoria, vincendo un nemico grande di numero e protetto da ottime posizioni. Nella giornata ormai famosa di Solferino e di San Martino, avete respinto, combattendo dall’alba fino a notte, i ripetuti assalti del nemico e lo avete costretto a riattraversare il Mincio, lasciando nelle vostre mani il suo campo di battaglia, gli uomini, le armi e i cannoni. Da parte sua l’esercito francese ha ottenuto uguali risultati e ugual gloria dando prova di quel valore che, da secoli, richiama l’ammirazione del mondo. La vittoria è costata gravi sacrifici; ma da questo sangue versato per la più nobile delle cause, l’Europa imparerà come l’Italia sia degna di sedere tra le Nazioni. Soldati! Nelle battaglie precedenti ho spesso avuto occasione di segnalare all’ordine del giorno i nomi di molti di voi. Oggi io porto all’ordine del giorno l’intero esercito. (Vittorio Emanuele, 25 giugno 1859)
Il dramma di Villafranca L’8 luglio Cavour viene a sapere che il generale Fleury, primo scudiero dell’imperatore, è andato a Verona per proporre un armistizio a Francesco Giuseppe. Cavour parte subito da Torino e si precipita dal re, che è alloggiato alla villa Melchiorri, in Monzambano sul Mincio. Appena il sovrano e il ministro si trovano soli, il tono della loro voce è così alto che rimbomba all’esterno della piccola sala della villa: l’argomento della discussione è davvero drammatico. Vittorio Emanuele è obbligato a confessare che, fin dalla vigilia di Solferino, Napoleone III gli ha confidato la decisione di trattare al più presto con l’Austria, dovuta all’attitudine alla minaccia degli Stati tedeschi. E il re si è dimostrato d’accordo dicendo che tutto sommato, questa guerra abbreviata gli farà conquistare almeno la Lombardia. Se la Francia abbandonasse la lotta, il Piemonte potrebbe continuarla da solo? Ad ogni frase Cavour scattava sotto l’impulso della collera crescente, al pensiero di tutto quello che avrebbe potuto fare, di tutte le combinazioni che avrebbe potuto inventare, di tutte le leve che avrebbe potuto manovrare in quei diciotto giorni, se avesse conosciuto i piani di Napoleone III; tutto ciò lo rende furioso… Vittorio Emanuele cerca di contraddirlo, di spiegargli le sue ragioni. Non è meglio concludere la guerra guadagnando la Lombardia, piuttosto che farsi nemica la Francia, col rischio di rientrare a Torino a mani vuote, sotto la minaccia delle baionette austriache e tutta l’Europa che ride di noi? Ma Cavour, che non riesce a trattenersi, grida: “Allora, Sire, abdicate” “Tacete! Ricordatevi che sono il Re!” “Il vero re, in questo momento, sono io!” “Voi il re? Voi non siete che un insolente!” gli urla Vittorio Emanuele, ed esce dalla sala sbattendo la porta.
Napoleone III e Vittorio Emanuele dopo Villafranca Dopo il “tradimento” di Villafranca, Napoleone così spiegò le ragioni del suo comportamento: “Se la rivoluzione varcasse gli Appennini, l’unità d’Italia sarebbe fatta, e io no voglio l’unità, ma soltanto l’indipendenza. L’unità rischia di portare a problemi interni per la questione di Roma, e a problemi esteri perché con l’unità la Francia si ritroverebbe una grande nazione al suo fianco, che potrebbe far diminuire la sua influenza”. Più tardi, Vittorio Emanuela II rispose a Napoleone rinfacciandogli il suo comportamento: “Io sono vincolato dal patto con l’Europa, dal dovere di giustizia, dagli interessi della mia casa e sono vincolato al mio popolo, all’Italia. I Solferino, i San Martino riscattano talvolta i Novara, i Waterloo; ma le apostasie dei principi sono sempre irreparabili. Io sono commosso nel più profondo del mio animo per la fiducia e per l’amore che questo nobile e sventurato popolo ha riposto in me; e, prima di tradirlo, spezzo la spada e getto la corona come fece mio padre”.
Le annessioni La fine della guerra porta alla cessione della Lombardia alla Francia, che la cede a sua volta al Piemonte, in cambio di Nizza e Savoia. Il Veneto rimane ancora sotto l’Austria. Ma durante la guerra molte province sono insorte, hanno cacciato i sovrani, hanno chiesto l’annessione al Piemonte. Dopo la Toscana e Massa Carrara, anche Modena insorge e, ai primi di giugno, costringe il Duca a lasciare la città. Il 13 giugno un movimento popolare sempre più forte travolge la reggenza lasciata dal Duca e proclama l’annessione al Piemonte. A Parma il popolo è insorto fin da maggio: il 2 giugno costringe la Duchessa a fuggire e dichiara l’annessione al Piemonte. Bologna e la Romagna, Stato del Papa, vengono tenute a freno da forti truppe austriache fino all’11 giugno, ma il 12 scoppia un’impetuosa dimostrazione popolare, e il potere passa nelle mani di un governo provvisorio: entro la mezzanotte del 13 tutta la Romagna è insorta e si è liberata del dominio austriaco e clericale. Nella discussione a Zurigo, per il trattato di pace, si propone di rimettere i sovrani sui loro troni. Ma le popolazioni si ribellano, si riuniscono in grandi assemblee e reclamano l’annessione al Piemonte.
Il trattato di pace: Zurigo, 10 novembre 1859 Si firma il trattato di page che pone ufficialmente fine alla guerra. Nel trattato si confermano gli accordi di Villafranca, e si stabilisce che i principi italiani, che erano stati costretti a fuggire, debbono ritornare nei loro Stati. Ma come ciò sarà possibile? Non hanno eserciti propri, né possono contare sull’aiuto dell’Austria, perché questa, nel trattato, si è impegnata a rispettare il principio del “non intervento”. D’altra parte le popolazioni sono decise a votare, per plebiscito, l’annessione al Piemonte. Il trattato prevede che il futuro assetto dell’Italia sarà stabilito in un Congresso che sarà successivamente convocato. Ma è impressione generale che saranno i fatti e l’autodecisione delle popolazioni, che daranno un nuovo volto all’Italia.
In margine al trattato di pace: la restituzione della Corona Ferrea La corona ferrea, con la quale nel Medio Evo venivano incoronati i re d’Italia, e con la quale anche Napoleone fu incoronato “re d’Italia”, era stata tolta dal duomo di Monza, dove era conservata, e portata a Vienna dagli Austriaci, all’inizio della guerra. Ora l’Austria, in virtù del trattato di pace, è obbligata a restituirla. Sembra un presagio.
Vittorio Emanuele II La sera del 23 marzo 1849, dopo che il suo esercito era stato sconfitto dagli Austriaci, il re di Sardegna Carlo Alberto abdicò alla corona in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Era un momento tragico per la storia italiana, ma il ventinovenne re superò questa prova con fermezza e coraggio, rifiutandosi di rinnegare ed abolire lo Statuto che suo padre aveva concesso e giurato. Sinceramente convinto che il regno di Sardegna dovesse diventare il centro della lotta di tutti gli italiani, per l’unificazione e l’indipendenza nazionali, Vittorio Emanuele ebbe la fortuna di trovare in Cavour il geniale ministro che realizzò questo grande programma: e così i patrioti, sia monarchici sia repubblicani, si schierarono con il regno di Sardegna nella lotta all’Austria. Vittorio Emanuele II fu sui campi di battaglia, distinguendosi nel 1859 a Palestro e a San Marino. Appoggiò la spedizione dei Mille e, ricevuto da Garibaldi a Teano il regno delle Due Sicilie appena conquistato, portò nel 1861 la corona dell’Italia unita. Fu ancora sul campo a Custoza (18669 e infine entrò, da re, in Roma libera (1870). Carattere rude e fiero, regnò con lealtà e dignità, meritando il soprannome di “Re galantuomo”. Morì a Torino nel 1878.
Aneddoti Un giorno il D’Azeglio disse al Re: “Ce ne sono stati così pochi nella storia di re galantuomini, che sarebbe veramente bello cominciare la serie”. “Devo fare il galantuomo?”, chiese senza ridere Vittorio Emanuele. “Vostra maestà ha giurato fede allo Statuto, ha pensato all’Italia e non al Piemonte. Continuiamo allora a dare per certo che a questo mondo tanto un re quanto un individuo oscuro non hanno che una sola parola” “Ebbene, il mestiere mi sembra facile” disse sua Maestà. “E il re galantuomo l’abbiamo”, osservò il D’Azeglio.
A volte il re amava confondersi con la folla per sentirne i giudizi direttamente e per essere libero di esprimere i suoi. Nel primo anniversario dello Statuto si travestì da popolano indossando i suoi abiti da caccia, ed entrò di sera in una birreria in piazza San Carlo. Alcuni popolani che erano nel locale festeggiavano la ricorrenza e gridavano: “Viva il re! Viva lo Statuto!”. Il re si sedette ad un tavolo, ordinò, bevve in fretta e poi, prima di uscire, si rivolse ai popolani gridando: “Viva la Repubblica!”. Successe un parapiglia e il Re pensò di non riuscire ad uscirne, quando un operaio prese le sue difese e, siccome non riusciva a calmare i suoi compagni, gli venne l’idea di gridare: “Ma non vedete che è matto?”. (L. Pollini)
Motti arguti Nel 1861 passavo in rassegna le truppe in Piazza d’Armi a Milano. Erano reggimenti di fanteria nei quali abbondavano i soldati lombardi e tra questi non pochi milanesi. Un reggimento stava davanti a me e al mio Stato Maggiore, ed i soldati, come la disciplina prescrive, tenevano gli occhi fissi nei miei. Due di quei soldati, mentre aveva gli occhi rivolti a me, tenevano senza scomporsi una conversazione, che anche se fatta a voce molto bassa, riuscii ad ascoltare parola per parola. “Guarda” diceva uno, “El noster re come l’è bel grass”. E l’altro rispondeva: “El soo anca mi che l’è bel e grass; el se magna una provincia al dì, e te veut minga ch’el sia bel e grass?”
Il “miracolo” di Cavour Cavour si preparava alla guerra, ma secondo i patti di Plombieres non poteva dichiararla lui: doveva aspettare di essere aggredito. Lord Russel disse a Cavour: “Signor Conte, credo che lei stia sprecando le sue energie, perché l’Austria non le dichiarerà mai la guerra.”. “Ma io saprò convincerla”, disse Cavour. Il lord incredulo domandò allora ironicamente quando credeva possibile il miracolo diplomatico. “Intorno alla prima settimana di maggio”, rispose serio serio Cavour. E fu infatti così. (F. Palazzi)
Il compito più difficile Un giorno un gruppo di persone stavano tessendo le lodi di Cavour davanti a Napoleone III. Qualcuno disse: “Sì, è un grande uomo politico; peccato che non sia lui a governare un grande Stato”. Napoleone con molto buon senso rispose: “Credo che il compito di fare grande un piccolo Stato sia molto più difficile che non governare un grande Stato. Lasciatelo fare, Cavour è sulla buona strada”.
Un pensiero di Cavour Cavour amava tanto il lavoro e le persone attive, che gli piaceva dire: “Quando voglio che una cosa sia fatta presto e bene, mi rivolgo alle persone che sono sempre occupate: i disoccupati non hanno mai tempo di far nulla”. (F. Palazzi)
Sovrano popolare Siamo a Torino, nel 1859, alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza. La città è tutta in attesa, fremente di entusiasmo e di speranza. Il popolo, che si era raccolto spontaneamente attorno allo stesso ideale, va una sera a fare una grande dimostrazione patriottica davanti alla dimora del conte Camillo Benso di Cavour, presidente del Consiglio dei Ministri. La mattina dopo Cavour, molto soddisfatto, parla al Re del grande vociare di entusiasmo che gli è giunto dalla strada; ma il sovrano non ha l’aria di stupirsi. “Vostra Maestà è stata già informata?” “Cuntacc!” rispose il re, “Ero anch’io fra il popolo a gridare -Viva Cavour!- “ (Vaccaro, da “Enciclopedia degli aneddoti”)
Il discorso della Corona del 10 gennaio 1859 L’apertura della sessione venne fissata al giorno 10 gennaio 1859. La sera del 7 il conte Cavour ebbe una nuova conferenza col Re, il quale esaminò attentamente il discorso, scrisse di suo pugno alcune variazioni e concordò col suo ministro le parole diventate storiche, il grido di dolore, che erano state accennate e suggerite da Napoleone III… La mattina del 10 gennaio l’aspetto dell’aula di Palazzo Madama era più che mai imponente. I ricordi del passato s’intrecciavano con le speranza e con la fiducia del futuro. Lì Vittorio Emanuele aveva pronunciato il giuramento solenne: lì sì era più volte appellato al buon senso e al patriottismo del parlamento e del suo popolo; lì quella mattina pronunciava le parole ardenti di chi sente nell’animo la gioia di un grande progetto. Quando aprì il foglio di carta che doveva leggere, ci fu un silenzio profondissimo: tutti pendevano dalle sue labbra, il segreto era stato gelosamente custodito, e l’impazienza di sentire ciò che il Re avrebbe detto, era grandissima. Egli gettò uno sguardo intorno all’aula, e poi con voce che, fioca all’inizio, andò via via prendendo vigore e colorito, lesse… Il discorso finiva così: “L’orizzonte, in mezzo a cui sorge il nuovo anno, non è pienamente sereno. Ciò non di meno vi accingerete con la consueta alacrità ai vostri doveri parlamentari. Confortati dall’esperienza del passato, andiamo risoluti incontro all’eventualità dell’avvenire. Questo avvenire sarà felice, riposando la nostra politica sulla giustizia, sull’amore della libertà e della patria. Il nostro paese, piccolo per territorio, ha guadagnato credito nei consigli europei perché grande per le idee che rappresenta e per le simpatie che ispira. Questa condizione non è priva di pericoli, perché mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi. Forti e fiduciosi nel nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e decisi.” Ad ogni periodo il discorso venne interrotto da applausi fragorosi e dalle grida “Viva il Re!”, e alle parole “grido di dolore” eslose un entusiasmo indescrivibile. Senatori, deputati, spettatori si levarono in piedi e lo acclamarono. I ministri di Francia, di Prussia e d’Inghilterra osservavano attoniti e commossi lo spettacolo. L’incaricato degli affari di Napoli aveva il volto bagnato di sudore. (G. Massari)
L’eco a Milano del discorso di Vittorio Emanuele La notizia del discorso giunse a Milano la stessa sera. Ero al teatro della Scala; a un tratto si vide un parlarsi l’un l’altro, con ansietà, con commozione, come di persone che si comunicano una grande notizia; e si osservò una sorpresa insolita anche nei palchi delle autorità e dei generali Austriaci. Quell’elettricità che era nell’aria, che era in tutti, doveva, poche sere dopo, scoppiare rumorosamente in quella stessa sala del teatro. Si rappresentava la Norma di Bellini e, appena fu intonato il coro “Guerra, guerra!” tutto il pubblico scattò in piedi: dai palchi le signore sventolavano i fazzoletti e tutti in coro gridarono “Guerra! Guerra!”e il coro fu fatto ripetere più volte. Gli ufficiali della guarnigione che, come di solito, occupavano le due prime file della platea a loro riservate, non capirono sulle prime la ragione di quel chiasso. Esterrefatti, guardavano, quasi interrogando, nei due palchi riuniti di prima fila, dove stava il generale Giulay con parecchi ufficiali superiori. Questi capirono ben presto di che cosa si trattasse e si misero ad applaudire essi pure “Guerra! Guerra!”. Anzi Giulay stesso ne diede il segnale, battendo ripetutamente la sciabola sul pavimento. Chi avrebbe detto quella sera che la guerra sarebbe proprio scoppiata e che, cinque mesi dopo, egli avrebbe perduto a Magenta una grande battaglia? Il segnale dato da Giulay fu subito seguito da tutti gli ufficiali, che si alzarono in piedi e, fissando il pubblico, applaudirono fragorosamente. Pensate che baccano! Da una parte si gridava entusiasticamente “Viva va guerra! Viva la guerra!, si sventolavano i fazzoletti, si chiedevano nuove repliche al coro; dall’altra si battevano in modo altrettanto provocante le sciabole a terra: il teatro fu attorniato dalla truppa, chiamata in fretta, e Giulay uscì, circondato dagli ufficiali accorsi in sua difesa. Il baccano quella sera durò a lungo: era l’esplosione del desiderio represso di vedere spuntare il primo giorno della guerra. Le parole di Vittorio Emanuele II aveva aveva acceso le polveri. (G. Visconti Venosta)
Napoleone III Luigi Napoleone Bonaparte, nipote del grande imperatore, nacque nel 1808 a Parigi. Irrequieto ed avventuroso, si dedicò sin da giovanissimo alla politica, e nel 1848 fu eletto presidente della Repubblica francese. Nel 1851, con un colpo di stato, si impadronì del potere e l’anno dopo si proclamò imperatore, col nome di Napoleone III. Sotto il suo regno la Francia tornò ad essere una delle massime potenze mondiali, pagando però grandezza e prestigio con la perdita della libertà. Le ambizioni di Napoleone III tramontarono nel 1870 quando, dichiarata la guerra alla Prussia, venne sconfitto e catturato nella battaglia di Sedan. Mentre il suo impero crollava, egli andò esule in Inghilterra, dove morì nel 1873. Napoleone III può essere considerato uno dei protagonisti del Risorgimento italiano. Nel 1849, egli mandò un esercito a soffocare la Repubblica romana; nel 1867, a Mentana, sbarrò a Garibaldi la via per Roma. Questi sanguinosi episodi di ostilità, tuttavia, sono riscattati da quanto Napoleone III fece nel 1859, quando mise a repentaglio la fortuna sua e della Francia per aiutare gli Italiani a liberare la Lombardia. Malgrado tutto dunque, dobbiamo riconoscenza a Napoleone.
Nasce la Croce Rossa Ferdinando Palasciano medico dell’esercito borbonico, aveva sostenuto dieci anni prima di Solferino, che “i feriti di guerra, nel momento in cui rimangono feriti, cessano di essere nemici e vanno raccolti e curati, indipendentemente dall’esercito a cui appartengono”. Per questi suoi principi Ferdinando II l’aveva degradato e imprigionato. Ma la nobile proposta del Palasciano doveva essere raccolta, dieci anni dopo, da un medico svizzero che assistette alla sanguinosissima battaglia di Solferino. In un libro intitolato “Un ricordo di Solferino” egli descrisse la tragica odissea di migliaia di feriti che, senza cure adeguate, senza assistenza, morivano dissanguati sul campo o in ricoveri improvvisati. “Proclamiamo solennemente”, disse “che i feriti di guerra sono sacri e devono essere curati anche dai nemici”. Le sue proposte, alla Conferenza Internazionale di Ginevra (1864) portarono alla nascita della Croce Rossa. Il suo nome è Enrico Dunant.
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Leggende del Piemonte per bambini della scuola primaria.
Leggende del Piemonte – La leggenda di Maino della Spinetta Dopo la battaglia di Marengo (1800), vinta da Napoleone, la maggior parte del Piemonte veniva annessa politicamente alla Francia. La popolazione nutriva un sordo rancore verso i Francesi, che, dopo aver promesso la libertà, si comportavano come arroganti dominatori. Nella provincia di Alessandria l’opposizione aperta si manifestò attraverso le imprese di Maino, detto Spinetta dal luogo in cui nacque. Egli fu il Fra Diavolo e il Passator cortese del Monferrino. Le sue imprese sono circonfuse da un alone di leggenda eroica e patriottica. La fantasia popolare ha trasformato in atti eroici quelli che forse furono solo azioni da brigante. Il Maino aveva raccolto attorno a sé dei giovani che, come lui, mal volentieri accettavano di servire nell’esercito francese. Era coraggioso, astuto, crudele, deciso, audace. I gendarmi gli davano una caccia spietata ed egli reagiva uccidendo, procurandosi vitto e denaro con rapine e ricatti a danno soprattutto degli occupanti e dei ricchi della zona, donando ai poveri quando non gli serviva. L’esito fortunato delle sue imprese lo aveva reso spavaldo, tanto che spesso e volentieri si prendeva gioco dei suoi segugi. Famosa è rimasta la burla, detta “dei cavalli”. Una sera, alcuni gendarmi si trovavano in un’osteria a bere allegramente. I loro discorsi erano caduti sul brigante Maino, che essi denigravano in ogni modo sollecitando appoggio ai loro argomenti da quanti erano presenti; tra essi uno era particolarmente aspro nelle sue invettive contro Maino e si era unito al brigadiere in un brindisi alla sua cattura e alla sua impiccagione. Questo avventore altri non era che lo stesso Maino travestito da boscaiolo. Approfittando di un momento di particolare euforia, uscì nel cortile, si avvicinò ai cavalli dei gendarmi e tagliò le cinghie delle selle, trascurando di proposito la cavalcatura del brigadiere. Quindi rientrò e, attirata su di sé l’attenzione di tutti, gridò: “Signori, il codardo che cercate, il brigante, l’assassino Maino Spinetta, sono io!”. I gendarmi restarono allibiti ed egli, approfittando dell’attimo di confusione seguito alla sua dichiarazione, uscì, balzò sul cavallo del brigadiere e fuggì a briglia sciolta. I gendarmi, ripresisi, uscirono correndo, montarono sui cavalli e si lanciarono all’inseguimento. Dopo pochi istanti tutti caddero rovinosamente a terra tenendosi con le mani le parti dolenti del corpo. Secondo la leggenda, lo stesso Napoleone avrebbe ricevuto Maino a Monza per trattare la sua resa, ma il fuorilegge avrebbe interrotto le trattative perchè l’Imperatore non si impegnava a garantire la vita dei suoi compagni oltre alla sua. La sua fine, come quella di ogni masnadiero che soccombe, fu dovuta al tradimento. Mentre il Maino si trovava ospite di un parente, una spia avvertì i gendarmi che circondarono la casa e gli intimarono la resa. Maino invitò i gendarmi a catturarlo se pur ne erano capaci. Si ingaggiò una impari lotta al termine della quale egli cadde, ferito in ogni parte del corpo.
Leggende del Piemonte – La leggenda di Gagliaudo Federico Barbarossa assediava Alessandria da parecchi giorni. I cittadini erano ridotti alla fame più nera: già circolavano voci sulla resa della città. Un giorno, ai capi dell’esercito che sedevano a consulta per prendere decisioni sulle condizioni della resa, si presentò un rozzo mandriano di nome Gagliaudo, che promise di liberare la città dall’assedio, se gli fossero stati dati un paio di sacchi di grano. Con il grano avuto egli nutrì per alcuni giorni una sua mucca e, quando gli parve ben pasciuta, uscì con essa dalla cerchia delle mura, poi cominciò a batterla selvaggiamente, tanto che questa prese a fuggire in direzione del campo nemico. I soldati si impadronirono della bestia e portarono Gagliaudo con le mani ed i piedi legati davanti all’Imperatore, che prese ad interrogarlo per conoscere e condizioni dei cittadini entro la città. Gagliaudo finse di rivelare di malavoglia all’Imperatore una notizia strabiliante: gli alessandrini avevano tanta abbondanza di cibo che nutrivano con grano perfino le loro bestie. L’Imperatore, adirato, minacciò di morte Gagliaudo se le sue parole non fossero state veritiere, e immediatamente ordinò che la sua mucca fosse squartata. Tanto fu il grano, senza alcuna traccia di biada, che trovarono nello stomaco della bestia, che l’Imperatore disperò di poter prendere Alessandria per fame e decise di togliere l’assedio. Probabilmente il fatto narrato è leggendario e l’Imperatore fu costretto a togliere l’assedio per l’avvicinarsi di un esercito della Lega, che già aveva raggiunto Tortona; tuttavia resta il fatto della magnifica prova delle fortificazioni nella nuova città e del valore dei suoi cittadini.
Leggende del Piemonte – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.
Problemi ed esercizi vari sui poligoni per la classe quarta della scuola primaria.
Esercizi (alla lavagna e sul quaderno) – Misura il lato di alcuni quadrati che hai disegnato e calcolane il perimetro. – Ci sono quattro aiuole quadrate: la prima ha il lato di m 5,5; la seconda di m 6,3; la terza di m 7 e la quarta di m 8. Calcola i perimetri delle quattro aiuole. – Disegna un quadrato e un rombo i cui lati misurino cm 5. – Disegna alcuni rombi, misura il lato di ciascuno e calcolane il perimetro. – Disegna quattro rombi: il primo con il alto di cm 3.5; il secondo con il lato di cm 5; il terzo con il lato di cm 8; il quarto con il lato di cm 19. Calcola il perimetro di ciascuno. – Disegna due segmenti, uno di cm 12 e l’altro di cm 8 in modo che si taglino a metà. Ora congiungi le estremità dei segmenti. Quale poligono ottieni? Misura con esattezza 2 lati e calcola il perimetro del poligono ottenuto. – Disegna alcuni rettangoli; misurane, con la tua riga, la lunghezza e la larghezza e calcola il perimetro di ciascuno.
Disegna quattro rettangoli: il primo con i lati di 8 cm e di 5 cm; il secondo con i lati di cm 11 e cm 7; il terzo con i lati di cm 9,5 e cm 4,7; il quarto con i lati di cm 13 e cm 15. Calcola il perimetro di ciascuno.
Misura i due lati del piano della cattedra e calcola il suo perimetro.
Fra le cose che ti circondano a scuola, trova esempi di rettangoli. Misura due lati e calcola il perimetro.
Quali sono i perimetri del foglio sul quale scrivi, del tuo libro di lettura chiuso e aperto, del piano del banco?
Disegna un parallelogramma; misurane due lati e calcolane il perimetro.
Esercizi per la classificazione di triangoli e quadrilateri, adatti alla classe quarta della scuola primaria.
Classificazione dei triangoli
Stabilisci se è possibile costruire un triangolo con tre strisce di carta aventi le misure sotto indicate. In caso affermativo specifica accanto come risulta il triangolo rispetto ai lati.
Con le strisce lunghe: cm 10, cm 12, cm 15, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Con le strisce lunghe: cm 4, cm 7, cm 11, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Con le strisce lunghe: cm 8, cm 8, cm 10, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Con le strisce lunghe: cm 18, cm 10, cm 10, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Con le strisce lunghe: cm 14, cm 14, cm 14, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Con le strisce lunghe: cm 3, cm 4, cm 5, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Con le strisce lunghe: cm 3, cm 3, cm 4, si può costruire un triangolo?_________ Come?________________________
Quadrilateri Prendiamo quattro strisce di cartoncino e colleghiamo i loro estremi in modo che nessuna striscia intersechi le altre. Otteniamo una figura con quattro lati e quattro angoli detta quadrilatero o quadrangolo.
Il quadrilatero non è una figura rigida e indeformabile come il triangolo: si può trasformare in altri quadrilateri aventi gli stessi lati ma non gli stessi angoli, e quindi di forma diversa.
I segmenti che congiungono due vertici opposti del quadrilatero si chiamano diagonali. In ogni quadrilatero si possono tracciare due diagonali. Nella figura ABCD è un quadrilatero: AC e BD sono le diagonali; A, B, C, D sono i vertici; il lato AB ha per opposto il lato CD; il lato AD ha per opposto il lato BC.
Rappresentiamo con un grafico l’intera famiglia dei quadrilateri:
Il perimetro dei quadrilateri si trova sommando la misura dei rispettivi lati.
Classificazione dei quadrilateri
Prendi quattro strisce di cartone forate agli estremi e collegandole tra loro mediante dei ferma-campione, costruisci un quadrilatero articolato. Con quattro strisce prese a caso, è sempre possibile costruire un quadrilatero?
Stabilisci se con quattro strisce aventi le misure sotto indicate puoi costruire un quadrilatero:
cm 6, cm 4, cm 5, cm 10. Si può costruire un quadrilatero? ______________
dm 2, cm 8, cm 6, cm 5. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 6, cm 9, dm 1, dm 2. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 3, cm 3, cm 3, cm 3. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 3, cm 3, cm 3, cm 10. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 5, cm 5, cm 4, cm 4. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 3, cm 4, cm 3, cm 4. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 20, cm 8, cm 8, cm 4. Si può costruire un quadrilatero? ______________
cm 6, cm 10, cm 5, cm 3. Si può costruire un quadrilatero? ______________
Costruisci con 4 strisce un quadrilatero articolato quindi disponilo in modo da ottenere un trapezio.
Quando un quadrilatero si chiama trapezio?
Costruisci un rettangolo servendoti di 4 strisce a due a due uguali. Come devono essere disposte le 4 strisce per ottenere un rettangolo? Tenendo fisso un lato esercita una leggera pressione su uno dei lati ad esso consecutivi: che cosa ottieni? il rettangolo costruito e le figure ottenute nella trasformazione hanno lo stesso perimetro?
Costruisci un quadrato servendoti di quattro strisce uguali; tenendo fisso un lato ed esercitando una leggera pressione su uno dei lati ad esso consecutivi, il quadrato si trasforma in tanti rombi. Il quadrato costruito ed i rombi hanno lo stesso perimetro?
Come si chiamano i quadrilateri che hanno i lati a due a due paralleli? Come sono inoltre tra loro i lati paralleli?
Quali sono i quadrilateri che hanno le diagonali uguali?
Quali sono i quadrilateri che hanno le diagonali perpendicolari tra loro?
Disegna un trapezio isoscele, un trapezio rettangolo, un trapezio scaleno e traccia le loro diagonali. In quale dei tre trapezi disegnati le diagonali sono uguali?
Disegna un trapezio isoscele, un trapezio rettangolo ed un trapezio scaleno e traccia le distanze tra le basi, cioè le altezze dei trapezi. In quale dei tre trapezi disegnati l’altezza coincide con un lato?
Perimetro dei quadrilateri
Qual è il perimetro di questo parallelogramma?
m (5+3+5+3) = m 16 (perimetro del parallelogramma)
Oppure: m (5+3) x 2 = m 16 (perimetro del parallelogramma)
Qual è il perimetro di questo quadrato?
m (7×4) = m 28 (perimetro del quadrato)
Qual è il perimetro di questo rettangolo?
m (5+3+5+3) = m 16 (perimetro del rettangolo)
Oppure: m (5+3) x 2 = m 16 (perimetro del rettangolo)
Qual è il perimetro di questo rombo?
m (7×4) = m 28 (perimetro del rombo).
Troviamo il perimetro del nostro banco, della nostra aula, del corridoio, del cortile, ecc. (lavoro a gruppi).
Il trapezio Costruito un quadrilatero con le quattro strisce di cartone, possiamo disporle in modo che due di esse risultino parallele: otterremo così un trapezio.
Il trapezio infatti è un quadrilatero che ha due paralleli. I due lati paralleli AB e DC (vedi figura) si dicono basi del trapezio; la distanza EF tra le due basi si dice altezza del trapezio. Se i lati obliqui (i due lati non paralleli) sono uguali, il trapezio si dice isoscele: se uno dei lati non paralleli fra di loro è perpendicolare alle basi, il trapezio si dice rettangolo; esso ha due angoli retti.
Il parallelogrammo Se nel trapezio costruito con le quattro strisce di cartone teniamo fissa la posizione delle basi e di un lato obliquo, e permettiamo all’altro lato obliquo di ruotare attorno ad un estremo della base minore, otteniamo tanti trapezi. Ad un certo punto il lato mobile si dispone parallelamente al lato opposto: il trapezio si è trasformato in un quadrilatero particolare che ha i lati a due a due paralleli: il parallelogrammo.
Il parallelogrammo è infatti un trapezio particolare ed ha: – i lati opposti paralleli ed uguali – gli angoli opposti uguali a due a due – le diagonali che si tagliano scambievolmente per metà.
Il rettangolo Il parallelogrammo è una figura mobile. Esercitando una leggera pressione su un lato, tenendo fermo uno dei lati ad esso adiacenti, il parallelogrammo si trasforma in tanti parallelogrammi diversi. Osserva che gli angoli variano di ampiezza, rimanendo però uguali a due a due, finché, ad un certo punto, diventano tutti uguali e retti; otteniamo così un rettangolo, cioè un parallelogramma con tutti gli angoli uguali, retti.
Il rettangolo è un parallelogramma particolare avente: – i lati opposti uguali e paralleli – gli angoli tutti uguali e retti – le diagonali uguali che si dimezzano scambievolmente.
Il rombo Abbiamo visto che il parallelogramma con tutti gli angoli uguali è il rettangolo. Il parallelogrammo con tutti i lati uguali è il rombo. Le diagonali dividono il rombo in quattro triangoli rettangoli uguali. Il rombo è un parallelogramma particolare con: – i lati tutti uguali a due a due paralleli – gli angoli opposti uguali – le diagonali perpendicolari che si dimezzano scambievolmente.
Il quadrato Il rombo, come tutti i quadrilateri, è una figura mobile. Esercitando una leggera pressione su un lato e tenendo fermo uno dei lati ad esso adiacenti, esso si trasforma in tanti rombi diversi. Ad un certo punto i lati si dispongono perpendicolarmente tra loro: abbiamo così ottenuto un quadrato, cioè un rombo con tutti gli angoli retti. Il quadrato è un rombo particolare che ha: – i lati tutti uguali, a due a due paralleli – gli angoli tutti uguali e retti – le diagonali uguali, perpendicolari fra loro, che si dimezzano scambievolmente.
Problemi – Un presepe ha la base quadrata il cui lato è di m 3. Qual è il perimetro della base del presepe? – Disegna un rettangolo con le dimensioni di cm 8 e cm 4. Quanti centimetri misura il perimetro? – Disegna un quadrato con il lato di cm 8. Quanti centimetri misura il perimetro? – Luisa ricama su una tovaglietta un rombo con il lato di cm 25. Quale sarà la lunghezza del ricamo? – Calcola il perimetro di un parallelogramma che ha un lato di cm 20 e l’altro di cm 16.
Nomi di genere maschile e femminile: esercizi per la classe quarta, pronti per il download e la stampa in formato pdf.
I nomi di persona, di animale e di cosa possono essere di genere maschile o di genere femminile. Sono di solito maschili i nomi che si riferiscono a persona o animali maschi (bambino, gatto,…). Sono di solito femminili i nomi che si riferiscono a persone e ad animali femmine (bambina, gatta,…). Alcuni nomi di persona si adattano al genere maschile e al genere femminile (nipote, insegnante, custode, ciclista, artista, pianista,…).
Il mio materiale pronto è disponibile per il download e la stampa solo per gli abbonati:
Questo è il contenuto:
Distingui i nomi di genere maschile, di genere femminile, di genere comune per il maschio e la femmina: lepre, pappagallo, violinista, fiorista, scoiattolo, omicida, erede, scimmia, cantante, colera, eco, dinamo, radio, consorte, falco, sire, rondine, fiume, scorpione, bidente, corvo, parente, zebra, ciclista, pianista, custode, nipote, insegnante, atleta, mosca, pulcino, Enea, lumaca, guardia, Piave, Senna, bagnante, Milano, oca, balena, pettirosso, studente.
Indica il diverso significato dei seguenti nomi: – l’arco – l’arca – il baleno – la balena – il banco – la banca – il buco – la buca – il colpo – la colpa – il fosso – la fossa – il lotto – la lotta – il mento – la menta – il mostro – la mostra – il pasto – la pasta – il pianto – la pianta – il porto – la porta.
Nomi di genere maschile e femminile: esercizi per la classe quarta
Esercizi vari di geometria per la classe quarta pronti per il download e la stampa in formato pdf: angoli, linee rette, curve, parallele, perpendicolari, segmenti, figure piane…
Esercizi vari di geometria per la classe quarta – puoi scaricarli qui:
Questo è il contenuto:
Prendi due strisce di cartoncino, collegale ad un estremo mediante un ferma-campione e costruisci: – un angolo retto – un angolo acuto – un angolo ottuso – un angolo piatto – un angolo giro.
Prendi due strisce di cartoncino, collegale mediante un ferma-campione in un punto diverso dagli estremi. Quanti angoli ottieni? Come sono tra loro? Quando i quattro angoli sono uguali?
Gli angoli formati dalle lancette di un orologio da polso e dall’orologio di un campanile quando segnano le ore 2 sono uguali? E quando segnano le ore 6? E quando segnano le ore 8?
Quando due angoli sono uguali? L’uguaglianza degli angoli dipende dalla lunghezza dei loro lati?
Disegna tre angoli acuti di diversa ampiezza ed indicali mediante delle lettere.
Disegna un angolo retto, un angolo piatto ed un angolo giro. Qual è l’ampiezza di ciascuno di essi?
A quanti angoli retti corrisponde un angolo giro? Ed un angolo piatto?
Disegna un angolo convesso ed uno concavo.
Rispondi mettendo una crocetta nelle caselline corrispondenti (nel caso che l’angolo non sia né convesso né concavo non metterai alcuna crocetta):
Elenca alcuni esempi di segmenti perpendicolari che noti guardandoti attorno.
Elenca qualche esempio di segmenti paralleli che noti guardandoti attorno.
Quali corpi limitati da superfici curve conosci? E da superfici piane?
Disegna 8 corpi che vedi nella tua casa, che abbiano solo superfici piane.
Disegna 5 corpi che abbiano sia superfici piane sia superfici curve.
Misura le dimensioni del tuo astuccio.
Misura le dimensioni della lavagna della tua classe.
Misura la lunghezza e la larghezza di una pagina del tuo quaderno.
Misura la lunghezza e la larghezza delle carte geografiche appese in classe.
Rispondi mettendo una crocetta nella casellina corrispondente.
I SUINI: dettati ortografici e letture per bambini della scuola primaria.
Il cinghiale
Occhio vivace, garretti asciutti, dorso agile, trotto veloce e nervoso, cotenna spessa e dura, zanne robuste e acuminate, il cinghiale è un lottatore di grande coraggio. Ben diverso da lui è il placido grasso maiale discendente dal cinghiale che ancora vive in libertà nelle macchie e nelle foreste paludose.
Il maiale
Nulla resta in questo animale dell’aggressività, della forza, della furberia di uno dei suoi antenati, il cinghiale. Da una parte, sensi affinati, muscoli scattanti, riflessi rapidi, coraggio ed intelligenza; dall’altra la tranquillità, in nutrimento facile, e quindi la sonnacchiosità, la petulanza ottusa, i riflessi tardi e il grasso.
Il maiale
E’ grasso, tardo, non pensa che a mangiare e a grufolare. Ma è un animale prezioso. Nulla si butta via del maiale. Con la carne si confezionano saporite salsicce, salami e prosciutti; il grasso serve per cucinare e per rendere saporite le vivande; gli intestini, seccati, servono a fare corde di strumenti musicali; con le setole si fabbricano spazzole, pennelli e scope.
Il maiale
Il contadino lo chiama il suo salvadanaio, perché quello che mette vi ritrova. Ma vi mette patate, ghiande, farina, crusca, bucce e brodaglie; ricava i prosciutti, le squisite salsicce, i salami saporiti, il condimento per le sue minestre.
Il porcellino dell’Orthobene Si trattava di assistere al sacrificio del maiale e manipolarne le carni e i grassi fumanti. Veniva giù in marzo, coi caldi venti orientali, l’arzillo adolescente maialino; scendeva dai cari boschi di lecci dell’Orthobene con una grossa ghianda ancora ficcata nella zanna rabbiosa, coi piedi legati, sul cavallo del servo che lo portava in arcioni e invano tentava di placarne le proteste. La gabbia dove veniva ficcato, sebbene alta e spaziosa, non lo consolava di certo: erano, i primi giorni, grugniti che spaventavano persino il prode gallo del cortile; e tentativi di smuoverne le sbarre e persino il grande truogolo di granito che forse gli ricordava le pietre della patria perduta. Allora, in un fresco turchino giorno del primo inverno, arrivavano due valentuomini: uno smilzo e nero, con un berretto frigio sulla testa rapata e le maniche della camicia rimboccate sulle braccia pelose; sembrava il boia; l’altro un pacioccone roseo e lucido: erano due celebri macellai. (G. Deledda)
(IN COSTRUZIONE)
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IL POLO NORD: dettati ortografici, letture e altro materiale didattico per bambini della scuola primaria.
IL POLO NORD: La costruzione di un igloo
Lavorando con abilità e precisione Ernenek, un eschimese, si mise a costruire un igloo. Inarcandosi contro la bufera, con la punta del coltello tracciò sulla banchisa un cerchio largo quanto egli era alto. Poi, rimanendo entro questo cerchio, con la mandibola di squalo che aveva a bordo, segò grossi cubi di ghiaccio che depose attorno a sé sulla linea tracciata. Erigendo e scavando contemporaneamente, tagliò di sotto ai propri piedi altri cubi e li sovrappose in spirali che andavano man mano restringendosi, finché un blocco solo bastò per suggellare la volta. Intanto Asiak, sua moglie, al di fuori, sferzata dal vento, riduceva il nevischio in polvere sottile con la pala di cuoio gelato e lo gettava contro la parete dell’igloo crescente, otturandone le fessure fra un blocco e l’altro.
L’igloo terminato sporgeva di un metro appena dalla superficie dell’oceano sferico e compatto per non offrire presa alla bufera; il resto era affondato nella banchisa.
Al centro del soffitto Ernenek praticò un piccolo foro per il fumo, costruì il sofà di neve, poi il tunnel sinuoso che permetteva l’accesso all’aria, ma non al vento, e capace di albergare la muta di cani. Mentre Asiak trascinava in casa provviste ed utensili domestici e ricopriva il sofà con pelli di caribù, egli uscì per seppellire la slitta. Poi rientrò, battendosi con cura la neve di dosso. Nel buio accesero la lanterna, diedero fuoco all’esca di funghi secchi per mezzo della selce ed accesero lo stoppino di muschio. Man mano che il grasso di balena di liquefaceva nel vaso, la fiamma cresceva, facendo luccicare la parete circolare e diffondendo calore.
Con due fiocine conficcate nella parete sopra la lucerna, improvvisarono un asciugatoio sul quale stesero i loro vestiti esterni, che erano bagnati. Si tolsero gli stivaloni maceri e spaccati, li asciugarono e li ripararono con l’ago di balena che portavano tra i capelli e con nervo di caribù.
L’asciugatoio, la lampada, il mucchio di carne, la pietra focaia, il blocco di neve potabile e tutte le altre masserizie erano disposti secondo un ordine più antico della storia, tramandato dalla notte dei tempi di padre in figlio; ogni oggetto a portata di mano, perchè lo si potesse trovare facilmente anche al buio e perchè si potessero compiere tutte le faccende senza abbandonare il sofà. Questo igloo era identico all’igloo che avevano lasciato e al loro igloo a venire, e tutti gli arnesi erano fatti sulla sua misura. La scure di selce era corta e il coltello d’uso domestico, d’osso di caribù, era circolare, così da richiedere solo un movimento del polso anziché del gomito, che sarebbe stato imbarazzante in un ambiente tanto ristretto.
Ora c’erano cento cose da fare: la lanterna era da pulire regolarmente perchè non facesse fumo, gli indumenti sull’asciugatoio dovevano essere rivoltati di continuo, gli strappi andavano riparati e le pelli, una volta asciutte, andavano raschiate e masticate finché riacquistassero la loro morbidezza. (Hans Ruesch)
IL POLO NORD: Viaggio sulla banchisa
Il freddo induriva lo strato di grasso sui visi e il fiato si condensava in piccoli ghiaccioli intorno alle narici e alle ciglia; quando sputavano, la saliva si congelava a mezz’aria e se ne udiva il ticchettio sulla banchisa. Appena notavano che la punta del naso o delle dita avevano perduto sensibilità, saltavano giù dalla slitta e trottavano finché si fossero riscaldati. Solo Papik, il bambino, intabarrato nella giubba della madre Asiak, solidamente legato contro il dorso di lei, godeva del tepore del corpo materno.
Sonnecchiavano a turno in piena corsa; solo quando la muta dava segni di stanchezza Ernenek ordinava al capofila di fermarsi e gettava l’ancora.
Approfittava della sosta per scaricare la slitta e per pescare. Era impossibile portare provviste sufficienti per tante bocche in un viaggio così lungo ed era necessario procacciarsi il cibo cammin facendo. Ciò non era facile d’inverno. Soltanto in vicinanza dei promontori e intorno agli iceberg la crosta gelata era meno spessa, abbastanza sottile per essere segata, poi occorreva molta pazienza e un gran chiaro di luna per riuscire a trafiggere qualche trota color sangue o qualche salmone color sole.
Intanto i cani si raggomitolavano dove si erano fermati e in breve tempo non erano che piccoli cumuli di brina. Ogni tanto al risveglio Ernenek sminuzzava loro un po’ di carne o di pesce gelato a gran colpi di scure ed essi afferravano al volo le schegge e le inghiottivano senza curarsi di masticare le ossa e le lische; ma per evitare che impigrissero non venivano mai nutriti a sazietà, e infatti tiravano sempre di gran lena, con le code in alto.
D’inverno, il cielo, spazzato dalla gelida tramontana, era quasi sempre terso, e sotto la volta scintillante di astri, fra cui la Stella Polare splendeva centrale e suprema, l’aria era fragrante di ossigeno. Il litorale, che non si doveva mai perdere di vista, era allora nettamente stagliato nel cielo sfolgorante e la terraferma e le isole gettavano ombre d’un blu intenso nel paesaggio spettrale di madreperla.
Talvolta si sentiva il ghiaccio fremere o fendersi per i moti del mare sottostante, e allora Ernenek si teneva pronto a frenare la muta. Se i crepacci, in cui si udiva gorgogliare l’acqua, erano stretti, la muta li superava d’un balzo e la slitta proseguiva senza difficoltà; ma se erano troppo larghi bisognava costeggiarli, a volte per tratti lunghissimi, prima di riprendere la rotta. (Hans Ruesch)
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Complemento di tempo col metodo Montessori. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria e frasi col complemento di tempo.
Per l’insegnante:
il complemento di tempo esprime le diverse circostanze di tempo dell’azione o della condizione indicata dal verbo. Vi sono due tipi fondamentali di complemento di tempo:
– tempo determinato, indica il momento in cui si verifica l’azione o la circostanza espressa dal verbo; risponde alle domande quando? per quando? a quando? in quale momento o periodo? come negli esempi: Arrivò alle sei. Ci vediamo questa sera. Gli ho scritto domenica. Mi svegliai a notte inoltrata. L’ho conosciuto durante la guerra. Rinviamo alla prossima volta. Il complemento di tempo determinato è retto dalle preposizioni e locuzioni preposizionali in, a, di, per, su, con, tra, durante, al tempo di, prima di, ecc. Si trova spesso senza preposizione: Ho studiato due ore. Il complemento di tempo determinato può essere espresso anche da un avverbio (ieri, oggi, mai ecc.) o da una locuzione avverbiale (una volta, di quando in quando, un tempo ecc.) per cui si ha un complemento avverbiale di tempo: Un tempo eravamo buoni amici. Ieri siamo andati in discoteca.
– tempo continuato: indica per quanto tempo dura l’azione o la circostanza espressa dal verbo; risponde alle domande quanto? per quanto tempo? in quanto tempo? da quanto tempo? come negli esempi: Rimango qui per due settimane. Lo conosco da molti anni. Piovve tutto il giorno. Ti aspetto fino alle dieci. Finirò in pochi giorni. La partita durò due ore. Il complemento di tempo continuato può essere espresso anche da un avverbio (lungamente, sempre ecc.) o da una locuzione avverbiale (per sempre, a lungo ecc.) per cui si ha un complemento avverbiale di tempo: Lo ricorderà per sempre. Ha aspettato a lungo. Ride sempre.
Nota: – inizialmente presentiamo ai bambini il complemento di tempo senza distinguere tra tempo determinato e continuato.
___________________ Presentazione al primo livello per il complemento di tempo
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1a un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?… una freccia nera con la scritta: chi? che cosa una freccia arancio con la scritta: quando? (per il complemento di tempo).
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio DURANTE IL PRANZO ALMA MI HA RACCONTATO TUTTO. – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “HA RACCONTATO” – mettiamo il verbo HA RACCONTATO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “ALMA” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande e colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera con le domande chi è che?… che cosa è che?… – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: ” TUTTO” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio e poniamolo a destra del predicato – colleghiamo il predicato al complemento oggetto per mezzo della freccia nera con le domande ‘chi? che cosa?’ – chiediamo: “Quali sono i complementi indiretti?”. I bambini rispondono: “MI, DURANTE IL PRANZO” – diciamo “Sì, questi due complementi sono indiretti perchè completano la frase”. – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo la parola MI sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere MI, cioè A ME?”. I bambini rispondono: “A chi?” – mettiamo la freccia arancio con la domanda ‘a chi? a che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio – mettiamo le parole DURANTE IL PRANZO sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere DURANTE IL PRANZO ?”. I bambini rispondono: “quando?” – mettiamo la freccia arancio con la domanda ‘quando?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 1
(nei giorni successivi):
Con la tabella 1:
___________________ Presentazione al secondo livello per il complemento di tempo
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1b un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…/soggetto una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi? che cosa/complemento oggetto o diretto una freccia arancio stampata fronte/retro con la scritta: quando?/complemento di tempo.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio GIOVANNI HA RICEVUTO LA RISPOSTA DUE GIORNI FA – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: ” HA RICEVUTO” – mettiamo il verbo HA RICEVUTO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “GIOVANNI” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “LA RISPOSTA” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio – colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta SOGGETTO – colleghiamo il complemento oggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta COMPLEMENTO OGGETTO – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: ” DUE GIORNI FA – mettiamo DUE GIORNI FA sul cerchio piccolo arancio – diciamo “Sì, DUE GIORNI FA è un complemento indiretto perchè completa la frase. I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere ‘DUE GIORNI FA’?”. I bambini rispondono: “quando?” – mettiamo la freccia arancio con la domanda ‘quando?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– diciamo: “La domanda ‘quando?’ si riferisce a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TEMPO. – voltiamo la freccia in modo che compaia la scritta COMPLEMENTO DI TEMPO – diciamo: “Il complemento di tempo risponde alla domanda: ‘quando?’
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 2
(nei giorni successivi):
Con la tabella 2:
___________________ Presentazione al terzo livello il complemento di tempo
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1c un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: soggetto una freccia nera con la scritta: complemento oggetto una freccia arancio con la scritta: complemento di tempo.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro materiale previsto per la presentazione – scegliamo una frase, ad esempio L’ALBERGO OFFRE LA COLAZIONE AGLI OSPITI DALLE OTTO ALLE NOVE – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “OFFRE” – mettiamo il verbo OFFRE sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “L’ALBERGO“ – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “LA COLAZIONE“ – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio – chiediamo: “Quali sono i complementi indiretti?”. I bambini rispondono: “AGLI OSPITI, DALLE OTTO ALLE NOVE“ – diciamo “Sì, AGLI OSPITI e DALLE OTTO ALLE NOVE sono complementi indiretti perchè completano la frase. I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole AGLI OSPITI sul cerchio piccolo arancio – colleghiamo con le frecce nere il predicato al soggetto e al complemento oggetto – indichiamo AGLI OSPITI e chiediamo: “A quale domanda risponde?”. I bambini dicono: “a chi?’ – diciamo: “La domanda ‘a chi?‘ si riferisce a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TERMINE – colleghiamo il predicato al complemento di termine – mettiamo le parole DALLE OTTO ALLE NOVE sul cerchio piccolo arancio – indichiamo DALLE OTTO ALLE NOVE e chiediamo: “A quale domanda risponde?”. I bambini dicono: “quando?’ – diciamo: “La domanda ‘quando?‘ si riferisce a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TEMPO – colleghiamo il predicato al complemento di tempo
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 3 (nei giorni successivi):
Con la tabella 3:
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Scopo: – comprendere la costruzione della frase – comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – lavorare coi complementi indiretti – introdurre il complemento di tempo.
Età: – dai 9 ai 12 anni.
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Frasi col complemento di tempo
Determinato: Durante il pranzo Alma mi ha raccontato tutto. Ogni anno festeggio il Natale con la mia famiglia. Giovanni ha ricevuto la risposta due giorni fa. Dopo la partita le giocatrici fanno la doccia. Partirò in giugno. I soccorsi arrivarono il giorno dopo. D’estate si consumano bevande fredde. Francesca arriverà da un momento all’altro. Lo zio arrivò alle sei. Ci vediamo questa sera. Gli ho scritto domenica. Mi svegliai a notte inoltrata. L’ho conosciuto durante la guerra. Rinviamo alla prossima volta. Dopo pranzo mi prende la sonnolenza. Stamattina mi sono svegliata alle otto. Restituite i libri entro questa settimana. A Capri in inverno il clima è mite. Passi a chiamarmi, domattina? Oggi sono andata a scuola. Ieri ho visto tua madre. Alle 19.30 andrò al cinema. Questa mattina sono svegliata alle sei. Domani andrò in gita a Firenze. Il 14 febbraio è san valentino. Questa sera torno a mezza notte. Oggi ho ricevuto la mia pagella. L’Unione Europea è nata nel 1993. Tra poco il garzone ci porterà le pizze. Stamperò al più presto il documento. A Pasqua ti regalerò un grosso uovo con la sorpresa. Nella notte dei cani randagi hanno distrutto il giardino. D’estate gioco con i miei amici Luca e Marco. Il corso finirà tra due settimane. Usciremo tra poco. Nel 1492 Cristoforo Colombo attraversò l’Atlantico e raggiunse l’America. Tra cinque minuti suonerà la campanella. Ieri sono andata al mare. Domani andrò in montagna. Lunedì andrò a ritirare le analisi. Abbiamo invitato Luisa e Marco la settimana scorsa. Avevamo appuntamento alle dieci. Halloween cade nel mese di Ottobre. Oggi non sono andata a scuola. Nel 2002 abitavo a Milano. Abbiamo cercato il gattino per tutto il pomeriggio. Ieri sera ci siamo divertiti tantissimo. Ieri notte si è verificato un grave incidente lungo la statale. Al tempo dei miei nonni non c’era il computer. Di sera mi piace ascoltare il gracidio delle rane. Antonio ha sposato Lucia nel 1999. Tornerò per l’ora di pranzo. Farò i compiti dopo la merenda. La festa inizierà all’arrivo di Michele. Il film comincia alle nove. L’anno prossimo mi trasferirò a Casablanca. Ha viaggiato di notte. Comincerà a notte inoltrata. Arriveranno in serata. Ci andremo fra maggio e giugno. Sono uscito verso le sette. Telefonami intorno alla mezzanotte. Presto ti darò mie notizie. Ieri ho visitato l’orto botanico con i miei compagni e insegnanti. Con te mi diverto sempre. Mio fratello si alza presto e prepara la colazione. Un tempo le automobili non esistevano. Il 10 agosto possiamo ammirare le stelle cadenti. Charles Dickens nacque nel 1812 e morì nel 1870. Più tardi i miei amici ed io usciremo, mangeremo una pizza e vedremo un film. Ieri mio fratello ha presentato la sua fidanzata a mamma e papà. Nel 1907 Joseph Kipling ricevette il premio Nobel. Tre anni fa mio zio ha adottato un cagnolino. A Natale mangiamo il panettone con i canditi. Tre anni fa la signora Linda ha conosciuto suo marito. La sera leggo un libro con i miei fratelli. Quella notte Andrea aveva fatto un brutto sogno. Presto rinuncerò a questo incarico. Ieri il nonno ha dipinto il cancello. Fra due giorni lo rivedrò e gli racconterò l’accaduto. Alle cinque mio papà finisce il lavoro. Devi curarti al più presto! La prima Barbie fu creata nel 1959. I bambini fanno sempredomande. Presto arriveranno i miei genitori. Il mio cane ruba sempre i biscotti. La mia sorellina guarda ogni mattina i cartoni animati. Nel pomeriggio Daniele mi porterà una torta. Oggi la maestra ci ha assegnato un compito. Non crederò mai alle tue parole. Il 6 gennaio la befana porta i doni ai bambini. Nel XIII secolo Gengis Khan creò un vastissimo impero. Presto comincerà il corso di canto. Tra poco cominceranno le vacanze. Verrà l’anno prossimo. Arrivò nel pomeriggio. L’editore pubblicherà il libro l’anno venturo. Farà gli esercizi dopo la merenda. Domani visiteremo la città antica. Ieri hanno incontrato il dottor Rossi. Sono nato nel 1980. Mi sono svegliata all’alba. Mi sono alzato col sole. Siamo arrivati intorno alle tre. Il venerdì vado in palestra. La lezione c’è ogni sabato. Prendo il treno due volte al giorno. Vado in montagna una volta all’anno.
Continuato: Ripassammo la parte per quindici giorni. Ci fermeremo per tre notti. Il negozio chiude fino al 28 di agosto. Lo aveva aspettato solo pochi minuti. Per alcuni giorni nessuno lo vide. E’ arrivato nel pomeriggio. Rimango con voi per due settimane. Lo conosco da molti anni. Piovve tutto il giorno. Ti aspetto fino alle dieci. Finirò in pochi giorni. La partita durò due ore. Rimase due ore sotto la pioggia. Per tre giorni non mi riconobbe. Rimase per un’ora seduta su una panchina. L’epidemia durò parecchi mesi. Ho abitato a Firenze per tre anni. Questo ragazzo dorme sempre. Mi ha parlato a lungo di te. L’albergo offre la colazione dalle otto alle nove. Ieri Marco ha studiato per tre ore. Resto in città per tutta l’estate. Lo spettacolo durò. Lucia ha guardato la televisione per tutto il pomeriggio. Aspetto una tua risposta da stamattina. Durante la partita abbiamo mangiato dieci sacchetti di patatine.. Il tempo è stato bello fino alle dieci. Ho corso per due ore. Abito in questo quartiere fin dalla nascita. Ho fatto la dieta per un mese. Starà con voi per due settimane. Per quanto tempo dovrò sopportarti ancora? Ho provato la canzone dalle dieci alle undici. La polizia ha interrogato il sospettato per tre ore. L’attaccante ha commesso un fallo durante la partita. Ieri sono rimasta a lungo con la nonna. Ti ho aspettato finora! Si fermeranno da noi per dieci giorni. Durante tutta la settimana ha telefonato tre volte. Il tempo non migliorerà fino a martedì. Lo ricorderà per sempre. Ha aspettato a lungo. Ride sempre. Per sei giorni Gaia non ha voluto parlare con me. Andrea aveva completato il compito in breve tempo. Giustiniano regnò per 38 anni. Ho taciuto per tanto tempo. Non posso uscire fino a domenica. Ho nuotato per un’ora. La pioggia cadde per tre giorni. L’ho frequentato per alcuni mesi. Nevica da ieri sera e le scuole sono chiuse. Mio fratello ha fatto i capricci per mezz’ora. Lo sto leggendo da alcuni giorni. Da allora non è capitato nessun incidente. Ti ho aspettato per un’ora. Le previsioni annunciano nevicate per tre giorni 17. Piovve tutto il week-end. Resterò fino a venerdì. Guidò per tutto il viaggio. Resterò fino a domani. L’ho ascoltato tutto il pomeriggio. Abbiamo studiato Geografia per tre ore. Mi sono addormentato durante la lezione. Ho riposato due ore circa. Stanno discutendo da un’ora.
Il complemento di mezzo e strumento col metodo Montessori: presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Per l’insegnante:
il complemento di mezzo e strumento indica l’essere o la cosa per mezzo di cui si fa o avviene qualcosa; risponde alle domande per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? come negli esempi: Con il tuo aiuto risolverò la questione. Vengo con l’aereo. Si nutrono di erbe. Scrivo a macchina. Ho spedito il pacco per mezzo di un corriere.
Il complemento di mezzo e strumento è retto dalle preposizioni con, per, a, in, di, da, mediante, o dalle locuzioni preposizionali per mezzo di, per opera di, grazie a, ecc. Bisogna far attenzione a non confondere il complemento di mezzo con quello di compagnia e unione, anch’esso introdotto dalla preposizione con. Se possiamo sostituire nella frase la locuzione per mezzo di, siamo di fronte ad un complemento di mezzo, altrimenti ad un complemento di compagnia o unione: Mangio con la forchetta. (per mezzo della forchetta); Bevo il latte con il caffè. (complemento di unione).
Si ha specificatamente: – il complemento di mezzo quando la parola esprime persona o cosa, per opera della quale si compie l’azione; – il complemento di strumento quando invece la parola indica un oggetto o uno strumento. Il complemento di mezzo può essere di senso figurato, come negli esempi: Quella ragazza vive solo di sogni, è ora che metta i piedi per terra. Ha combattuto con le unghie e con i denti e alla fine ha ottenuto ciò che voleva.
Si noti inoltre che le espressioni a mano, a vela, a benzina, a vento, a motore e simili, benché abbiano assunto un valore avverbiale, indicano propriamente complementi di mezzo. Sono inoltre complementi di mezzo alcune locuzioni specifiche introdotte dalla preposizione semplice a e dipendenti da nomi; per esempio: Vorrei cambiare la mia cucina a gas con una elettrica. I primi motori a reazione sono stati davvero innovativi per l’industria aerospaziale.
Se il mezzo o lo strumento è indicato da una proposizione, questa si chiama proposizione strumentale, come negli esempi: Dormendo le forze si ritemprano. Con il viaggiare si accresce la cultura.
A volte un complemento di strumento e mezzo può essere introdotto da una proposizione subordinata strumentale che utilizza il verbo nella forma del gerundio. Esempio : Il fornaio sfamò le persone cucinando tantissimo pane”
___________________ Il complemento di mezzo e strumento Presentazione al primo livello
Materiale: – frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1a un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?… una freccia nera con la scritta: chi? che cosa una freccia arancio con la scritta: per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? (per il complemento di mezzo e strumento).
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio GIOVANNI PULISCE I VETRI CON L’ACETO – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “PULISCE” – mettiamo il verbo PULISCE sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “GIOVANNI” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande e colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera con le domande chi è che?… che cosa è che?… – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “I VETRI” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio e poniamolo a destra del predicato – colleghiamo il predicato al complemento oggetto per mezzo della freccia nera con le domande ‘chi? che cosa?’ – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “CON L’ACETO” – diciamo “Sì, CON L’ACETO è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole CON L’ACETO sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere CON L’ACETO?”. I bambini rispondono: “per mezzo di che cosa?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘per mezzo di chi? per mezzo di che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 1 (nei giorni successivi):
Con la tabella 1:
___________________ Il complemento di mezzo e strumento Presentazione al secondo livello
Materiale: – frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1b un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…/soggetto una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi? che cosa/complemento oggetto o diretto una freccia arancio stampata fronte/retro con la scritta: per mezzo di chi? per mezzo di che cosa?/complemento di mezzo e strumento.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio FRANCESCA HA TAGLIATO UNA MELA CON IL COLTELLO – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “HA TAGLIATO” – mettiamo il verbo HA TAGLIATO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “FRANCESCA” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “UNA MELA” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio – colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta SOGGETTO – colleghiamo il complemento oggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta COMPLEMENTO OGGETTO – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “CON IL COLTELLO” – mettiamo CON IL COLTELLO sul cerchio piccolo arancio – diciamo “Sì, CON IL COLTELLO è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole CON IL COLTELLO sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere ‘CON IL COLTELLO’?”. I bambini rispondono: “PER MEZZO DI CHE COSA?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘per mezzo di chi? per mezzo di che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– diciamo: “Le domande ‘con chi? con che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI MEZZO E STRUMENTO. – voltiamo la freccia in modo che compaia la scritta COMPLEMENTO DI MEZZO E STRUMENTO – diciamo: “Il complemento di mezzo e strumento risponde alle domande: ‘per mezzo di chi? per mezzo di che cosa?’
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 2 (nei giorni successivi):
Con la tabella 2:
___________________ Il complemento di mezzo e strumento
Presentazione al terzo livello
Materiale: – frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1c un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: soggetto una freccia nera con la scritta: complemento oggetto una freccia arancio con la scritta: complemento di mezzo e strumento.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro materiale previsto per la presentazione – scegliamo una frase, ad esempio GLI OPERAI SOLLEVARONO IL CARICO CON LA GRU – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “SOLLEVARONO” – mettiamo il verbo SOLLEVARONO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “GLI OPERAI” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “IL CARICO” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “CON LA GRU” – diciamo “Sì, CON LA GRU è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole CON LA GRU sul cerchio piccolo arancio – colleghiamo con le frecce nere il predicato al soggetto e al complemento oggetto – indichiamo CON LA GRU e chiediamo: “A quale domanda risponde?” – diciamo: “Le domande ‘per mezzo di chi? per mezzo di che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI MEZZO E STRUMENTO – colleghiamo il predicato al complemento di mezzo e strumento
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 3 (nei giorni successivi):
Con la tabella 3:
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Scopo: – comprendere la costruzione della frase – comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – lavorare coi complementi indiretti – introdurre il complemento di mezzo e strumento.
Età: – dai 9 ai 12 anni.
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Frasi per il complemento di mezzo e strumento
Il cane fu colpito con un bastone. Ci parlammo per telefono. Sollevarono mediante la gru il pesante carico. Si mise in contatto con noi tramite un amico. Per opera di tuo fratello ho salvato la barca. Partimmo tutti in macchina. Ha scritto con la penna. Ho demolito il muretto col piccone. S’è fatto la barba col rasoio. Sta lavorando con la vanga. Lo riconobbi dalla voce. Il satellite era stato lanciato in orbita mediante un potentissimo missile. Tenevano i contatti per mezzo di ambasciatori. Con le sue sfuriate inasprisce di più la gente. Verrò in autobus o con un taxi. Con gli antibiotici mi è passata la febbre. Prova a pulirlo con l’aceto. Verremo in macchina con Marco e Andrea. Potete risolvere il problema con un semplice ragionamento. Viveva con i risparmi che aveva accumulato in lunghi anni di lavoro. Arrivarono tutti in auto; solo uno giunse a piedi. Siamo stati avvisati dall’allarme. Giunto davanti al cancello, l’aprì con il telecomando. La casetta se l’era costruita lui, con le sue mani. Chi giocava a calcio, chi in bicicletta. Grazie al cacciatore, Cappuccetto Rosso si è liberato del lupo. Per mezzo del latte i neonati crescono sani. Sono venuto con l’autobus. Mi ha colpito con una freccia. L’ha disegnato con una matita. Andrò in Italia in aereo. Andiamo in macchina. Con il tuo aiuto posso completare il progetto. Vado a scuola con la moto. Taglio la carta con le forbici. Vado spesso a cavallo. Con l’autobus ho raggiunto in un’ora la città. Grazie al cielo sei salvo. E’ coi giusti ingredienti che vengono fatti i dolci migliori. Col casco la tua sicurezza sulle due ruote è assicurata. Andrò in Italia in aereo. Andiamo in macchina. Con il tuo aiuto posso completare il progetto. Questo ritratto l’ha disegnato con una matita. In Calabria arano i campi ancora con i buoi. Di solito vado a scuola col motorino. Ho mandato una lettera a Mario per mezzo di Antonio. I pompieri hanno salvato il gatto per mezzo di una scala. Sono andato a scuola con la macchina. Mi hanno rotto il naso con un pugno. Ho tagliato una mela con il coltello. Dovremo attraversare il fiume in zattera. Ho fissato la libreria al muro con il trapano. Ho passato l’esame grazie al tuo aiuto. Grazie alla dieta, Luisa ha perso cinque chili. Se puoi, preferirei essere pagato in contanti. Siamo saliti in quota con una modernissima cabinovia. Non ci crederai ma il marito di Rossella è arrivato al porto in elicottero. Quando esci ricordati di chiudere a chiave. Il tavolo degli sposi era decorato con magnifiche composizioni floreali. Siamo usciti in bicicletta, ma, a metà strada, ci ha sorpresi un forte acquazzone. Ho saputo la notizia tramite internet. Di nascosto ho ripreso l’esame di Marco con l’Ipod. Con l’aiuto di mia sorella ho potuto scoprire i tradimenti di mio marito. Mio padre uccise la vipera a bastonate. Facile vincere così, con una barca a motore! Con la violenza difficilmente si ottiene qualcosa. Misurai a occhio la distanza dall’acqua e mi tuffai dallo scoglio. Luca arrivò in tempo con il treno. Laura ha superato l’esame per mezzo del professore. Il cane salvò il padrone abbaiando in strada. La mamma rimproverò il figlio con grida molto alte. Il pellegrino con la borraccia dell’acqua visse ancora a lungo. La riuscita dell’esame arrivò per mezzo del Preside della scuola. La nave evitò di affondare con l’ancora fissata sul fondale. L’insegnante ha punito l’intera classe con molti compiti. Il rappresentante di abiti raggiunse casa seguendo il tom tom. Il malato è stato guarito per mezzo dell’intercessione della Madonna. Arrivi prima se vai via campagna. Sei riuscita a mettere in pratica la ricetta di quella torta continuando a leggere il libro di cucina.
Il complemento di compagnia e unione col metodo Montessori. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
___________________ Il complemento di compagnia e unione
Presentazione al primo livello
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1a un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?… una freccia nera con la scritta: chi? che cosa una freccia arancio con la scritta: con chi? con che cosa? (per il complemento di compagnia e unione).
Per l’insegnante
Il complemento di compagnia e quello di unione indicano rispettivamente l’essere animato (compagnia) o inanimato (unione) con cui si è o con cui si fa qualcosa. Il complemento di compagnia risponde alle domande: “Con chi? In compagnia di chi?”, come negli esempi: Il maestro parla con gli scolari. Eravamo in compagnia di amici. Eravamo tra amici. Parte insieme con noi. Parte assieme a noi.
Il complemento di unione risponde alle domande: “Con che cosa? Unitamente a che cosa?” come negli esempi: Sono uscito con l’ombrello. Arrivò con un mazzo di rose. Ho mangiato un risotto con i funghi. Ho mangiato il pane con la marmellata. Ha mischiato il vino con l’acqua. Oggi si mangia la minestra con i fagioli.
Attenzione a non confonderlo con il complemento di mezzo, ad esempio: Sono uscito con pochi soldi (complemento di unione) L’ho comprato con pochi soldi (complemento di mezzo). Fai attenzione a non confondere questi complementi con il complemento di mezzo, anch’esso introdotto dalla preposizione con. Se puoi sostituire nella frase che stai analizzando la locuzione per mezzo di, sei di fronte ad un complemento di mezzo, altrimenti ad un complemento di compagnia o unione: – mangio con la forchetta (ovvero per mezzo della forchetta); – bevo il latte con il caffè (ovvero complemento di unione).
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio IL NONNO PASSEGGIA CON IL BASTONE – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “PASSEGGIA” – mettiamo il verbo PASSEGGIA sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “IL NONNO”
– mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande e colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera con le domande chi è che?… che cosa è che?… – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “CON IL BASTONE” – diciamo “Sì, CON IL BASTONE è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole CON IL BASTONE sul cerchio piccolo arancio
– chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere CON IL BASTONE?”. I bambini rispondono: “con che cosa?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘con chi? con che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Il complemento di compagnia e unione con la stella logica 1 (nei giorni successivi):
Il complemento di compagnia e unione – Con la tabella 1:
___________________ Il complemento di compagnia e unione Presentazione al secondo livello
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1b un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…/soggetto una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi? che cosa/complemento oggetto o diretto una freccia arancio stampata fronte/retro con la scritta: con chi? con che cosa?/complemento di compagnia e unione.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio PAOLO BALLA UN TANGO ASSIEME A MARIA
– chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “BALLA” – mettiamo il verbo BALLA sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “PAOLO” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “UN TANGO” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio
– colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta SOGGETTO – colleghiamo il complemento oggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta COMPLEMENTO OGGETTO
– chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “ASSIEME A MARIA” – mettiamo ASSIEME A MARIA sul cerchio piccolo arancio – diciamo “Sì, ASSIEME A MARIA è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione”
– diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole ASSIEME A MARIA sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere ‘ASSIEME A MARIA’?”. I bambini rispondono: “CON CHI?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘con chi? con che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– diciamo: “Le domande ‘con chi? con che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI COMPAGNIA E UNIONE. Parliamo di compagnia se si tratta di un essere animato, di unione se si tratta di un oggetto inanimato – voltiamo la freccia in modo che compaia la scritta COMPLEMENTO DI COMPAGNIA E UNIONE – diciamo: “Il complemento di compagnia e unione risponde alle domande: ‘con chi? con che cosa?’
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Il complemento di compagnia e unione – Con la stella logica 2 (nei giorni successivi):
Il complemento di compagnia e unione – Con la tabella 2:
___________________ Presentazione al terzo livello
Materiale: – frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1c un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: soggetto una freccia nera con la scritta: complemento oggetto una freccia arancio per il complemento di compagnia e unione con la scritta: complemento di compagnia e unione.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro materiale previsto per la presentazione – scegliamo una frase, ad esempio ANTONIO E FILIPPO HANNO MANGIATO LA CARNE CON LE PATATINE
– chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “HANNO MANGIATO” – mettiamo il verbo HANNO MANGIATO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “ANTONIO E FILIPPO” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “LA CARNE” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio
– chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “CON LE PATATINE” – diciamo “Sì, CON LE PATATINE è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole CON LE PATATINE sul cerchio piccolo arancio
– colleghiamo con le frecce nere il predicato al soggetto e al complemento oggetto – indichiamo CON LE PATATINE e chiediamo: “A quale domanda risponde?” – diciamo: “Le domande ‘con chi? con che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI COMPAGNIA E UNIONE. Questo è il complemento di compagnia e unione” – colleghiamo il predicato con il complemento di compagnia e unione
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Il complemento di compagnia e unione – Con la stella logica 3 (nei giorni successivi):
Con la tabella 3:
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Scopo: – comprendere la costruzione della frase – comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – lavorare coi complementi indiretti – introdurre il complemento di termine.
Età: – dai 9 ai 12 anni.
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Frasi per il complemento di compagnia e unione
Il nonno passeggia con il bastone. Paolo balla assieme a Maria. Isabella è con il cane. Lisa è uscita con l’ombrello. Il contadino arrivò con il cappello in mano. Passò il confine con un drappello di soldati. Ho mangiato la polenta con contorno di funghi. Le sue parole non avevano nessuna relazione con il discorso di prima. Francesca si trovava spesso con Maria. Domani vado a Bologna con Marco e Andrea. Con te andrei in capo al mondo. Insieme a tre pesci rossi ho portato a casa una vaschetta. Esco spesso con Giovanni. Mario andò avanti con gli invitati. Non andava d’accordo con suo marito. Insieme con la vita ho letto anche le opere del Carducci. Divideva la responsabilità della direzione con il fratello. Stasera mangerò insalata con le patate al forno. Domenica giocheremo a calcio con il tuo pallone. Abbiamo mangiato il latte con il pane. I biscotti con il latte sono la mia colazione. Oggi devi uscire con il maglione a causa del forte vento. Cappuccetto Rosso vive con la mamma in una casa ai limiti del bosco. Cappuccetto Rosso pranza insieme alla nonna. Il cacciatore sopraggiunse con un fucile. La nonna era a letto con la febbre. Paolo esce col nonno tutti i giorni. Paolo esce con l’ombrello. Giovanna gioca con Rachele. Marco esce con gli occhiali da sole. Giada esce sempre con il suo coniglietto di pezza. Mirko esce con la sua nuova cravatta blu. Lucia va a spasso con il cane. Marta ride con Claudia. Silvia Gioca con Laura. Il mio cane gioca spesso col mio gatto. Giada da un mese esce con Carlo. Luca la mattina va a scuola con Giorgio. Mia madre non va mai a fare la spesa con mio padre. Mio nonno ama giocare con i suoi nipotini. Il barcaiolo è affondato assieme alla barca. Dormo con il mio pupazzo. Vado in palestra con la mia amica. Studio con il mio ragazzo. Esco con i miei compagni di scuola. Vado a correre con un mio collega. Andremo da Vittorina con il nostro gatto. Vorrei andare in Italia con lei. Mi piace condire la pizza con olio piccante. Non so se mia suocera verrà con suo marito. Antonio e Filippo hanno mangiato la carne con le patatine. Se verranno i vicini con i bambini, gli dirai che non ci sono. Andrò al municipio con la carta d’identità da rinnovare. Il pesce va gustato con vino bianco. Ci torneremo insieme a loro. Guardalo! Gianni è in dolce compagnia con questa signorina!
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria. Il prerequisito per questa attività è che i bambini abbiano lavorato con i pronomi personali in analisi grammaticale e con il complemento di termine in analisi logica.
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento
Per l’insegnante
Le forme del pronome personale in funzione di complemento sono due, ben distinte tra loro: – una forma tonica o forte, che dà al pronome un particolare rilievo; – una forma atona o debole, che nel discorso si appoggia al verbo.
La forma debole (atona) si usa solo per indicare il complemento di termine (a chi?): Telefonerò a voi domani = Vi telefonerò domani. Porta le fotocopie a noi = Portaci le fotocopie. I pronomi personali con valore di complemento di termine si possono mettere: – prima del verbo (e staccati dal verbo) se il verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale gli dico se gli dicessi gli direi – dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è all’infinito, all’imperativo o al gerundio dirgli digli dicendogli.
Per quanto riguarda la collocazione, notiamo che loro, a differenza degli altri pronomi deboli, si mette prima del verbo. La collocazione anteposta al verbo è assai rara nella lingua d’oggi; può verificarsi occasionalmente nel linguaggio burocratico in presenza di un participio: Le competenze loro spettanti. Le pene loro comminate.
Loro può inoltre essere interposto tra ausiliare e participio: Si recarono al ristorante che era stato loro indicato. e, più in generale, tra verbo reggente e verbo retto: Il rifornimento di carburante ha fatto loro perdere il vantaggio acquisito.
Nell’italiano di oggi è sempre più frequente l’uso di gli al posto di loro: Li invitai a casa e gli offrii un aperitivo. (al posto di offrì loro)
La forma forte (tonica) si usa per tutti i complementi introdotti da una preposizione: Vengo con te. Abbiamo parlato molto di voi. Questo regalo è per lei. Alla 3a persona si usa sé (invece di lui/lei) quando il pronome si riferisce al soggetto della frase: Michele pensa solo a sé. (sé è Michele stesso, quindi la frase vuol dire che Michele pensa solo a sé stesso, e non agli altri, perché è un egoista) Michele pensa solo a lui. (lui non è Michele ma un’altra persona, per esempio suo figlio, suo fratello, un suo amico…).
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___________________ Analisi logica Montessori pronomi personali complemento Presentazione al primo livello
Materiale: – frasi preparate – strisce di carta – penna nera e rossa – tabella dei pronomi personali complemento – scatola per l’analisi logica Montessori C1a un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?… una freccia nera con la scritta: chi? che cosa una freccia arancio con la scritta: a chi? a che cosa? (per il complemento di termine).
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio VI PRESTO LE MIE CHIAVI – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “PRESTO” – mettiamo il verbo PRESTO sul cerchio rosso
– chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “IO (soggetto sottinteso)” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “LE MIE CHIAVI” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio
– chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “VI, che significa A VOI” – diciamo “Sì, VI è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo la parola VI sul cerchio piccolo arancio – colleghiamo soggetto e complemento oggetto con le loro frecce nere
– chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere VI, cioè A VOI?”. I bambini rispondono: “A chi?”. Scriviamo A VOI tra parentesi su un cartellino e mettiamolo sotto alla parola VI
– mettiamo la freccia arancio con le domande ‘a chi? a che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento – Con la stella logica 1 (nei giorni successivi):
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento – Con la tabella 1:
___________________ Analisi logica Montessori pronomi personali complemento Presentazione al secondo livello
Materiale:
– frasi preparate – strisce di carta – penna nera e rossa – tabella dei pronomi personali complemento – scatola per l’analisi logica Montessori C1b un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…/soggetto una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi? che cosa/complemento oggetto o diretto una freccia arancio stampata fronte/retro con la scritta: a chi? a che cosa? / complemento di termine.
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio MI PIACEREBBE LA MAGLIETTA VIOLA. – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “PIACEREBBE” – mettiamo il verbo PIACEREBBE sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “LA MAGLIETTA VIOLA” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta SOGGETTO – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “MI, che significa A ME” – mettiamo MI sul cerchio piccolo arancio e aggiungiamo le parole A ME scritte tra parantesi
– diciamo “Sì, MI è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere ‘A ME’?”. I bambini rispondono: “A chi?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘a chi? a che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio – diciamo: “Le domande ‘a chi? a che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TERMINE. Si chiama complemento di termine perchè indica l’essere o la cosa su cui termina l’azione – voltiamo la freccia in modo che compaia la scritta COMPLEMENTO DI TERMINE – diciamo: “Il complemento di termine risponde alle domande: ‘a chi? a che cosa?’ – invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Analisi logica Montessori pronomi personali complemento – Con la stella logica 2 (nei giorni successivi):
Analisi logica Montessori per i pronomi personali complemento – Con la tabella 2:
___________________ Presentazione al terzo livello
Materiale: – frasi preparate – strisce di carta – penna nera e rossa – tabella dei pronomi personali complemento – scatola per l’analisi logica Montessori C1c un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: soggetto una freccia nera con la scritta: complemento oggetto una freccia arancio con la scritta: complemento di termine.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro materiale previsto per la presentazione – scegliamo una frase, ad esempio REGALIAMOLE UN PROFUMO – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “REGALIAMO” – separiamo REGALIAMO da LE e mettiamo il verbo REGALIAMO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “NOI, soggetto sottinteso” – scriviamo NOI su un cartellino bianco e mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “UN PROFUMO” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “LE, che significa A LEI” – diciamo “Sì, A LEI è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole LE (A LEI) sul cerchio piccolo arancio – colleghiamo con le frecce nere il predicato al soggetto e al complemento oggetto – indichiamo LE e chiediamo: “A quale domanda risponde?” – diciamo: “Le domande ‘a chi? a che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TERMINE. Si chiama complemento di termine perchè indica l’essere o la cosa su cui termina l’azione – colleghiamo il predicato al complemento di termine
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 3 (nei giorni successivi):
Con la tabella 3:
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Scopo: – comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – lavorare coi complementi indiretti – lavorare col complemento di termine e i pronomi personali complemento indiretto.
Età: – dai 9 ai 12 anni.
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Frasi col pronome personale complemento di termine
Scrissero una lettera alla mamma. – Le scrissero una lettera. Marco ha chiesto informazioni ad un passante. – Marco gli ha chiesto informazioni. Alma ha mandato un messaggio alla mamma. – Alma le ha mandato un messaggio. I miei fratelli hanno regalato un tablet al nonno. – I mie fratelli gli hanno regalato un tablet. Gli amici non recano danno agli altri. – Gli amici non recano loro danno. Lei confida alla sua amica i suoi segreti. – Lei le confida i suoi segreti. Francesca ha regalato i suoi sci ad Antonio. – Francesca gli ha regalato i suoi sci. Questo libro appartiene a me. – Questo libro mi appartiene. Gli dirò tutto. Mi piacerebbe la maglietta viola. Le hai già parlato? Chiedici scusa. Vi presto le mie chiavi. Vi mostro il mio computer. Mi restituisci i soldi? Regaliamole un profumo.
Il complemento di termine col metodo Montessori. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Il complemento di termine col metodo Montessori Presentazione al primo livello
Materiale: – frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1a un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?… una freccia nera con la scritta: chi? che cosa una freccia arancio con la scritta: a chi? a che cosa? (per il complemento di termine).
Per l’insegnante:
il complemento di termine indica l’essere o la cosa su cui “termina l’azione”, cioè a cui è diretta l’azione espressa dal verbo. Risponde alle domande: “A chi? A che cosa” come negli esempi: – la lettera fu recapitata al destinatario; – ho fatto un regalo a Giorgio; – questo vestito a me non piace.
Il complemento di termine col metodo Montessori – Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio
– scegliamo una frase, ad esempio MARIA HA PRESTATO IL SUO LIBRO AD ANDREA – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro
– chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Ha prestato” – mettiamo il verbo HA PRESTATO sul cerchio rosso
– chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “Maria” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande
– chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “Il suo libro” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio
– chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “Ad Andrea” – diciamo “Sì, AD ANDREA è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole AD ANDREA sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere AD ANDREA’?”. I bambini rispondono: “A chi?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘a chi? a che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Il complemento di termine col metodo Montessori – Con la stella logica 1 (nei giorni successivi):
Il complemento di termine col metodo Montessori – Con la tabella 1:
___________________ Il complemento di termine col metodo Montessori
Presentazione al secondo livello
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1b un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…/soggetto una freccia nera stampata fronte/retro con la scritta: chi? che cosa/complemento oggetto o diretto una freccia arancio stampata fronte/retro con la scritta: a chi? a che cosa? / complemento di termine.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio – scegliamo una frase, ad esempio MARCO HA CHIESTO INFORMAZIONI AD UN PASSANTE – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro
– chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Ha chiesto” – mettiamo il verbo HA CHIESTO sul cerchio rosso
– chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “Marco” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande
– chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “Informazioni” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio
– colleghiamo il soggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta SOGGETTO:
– colleghiamo il complemento oggetto al predicato con la freccia nera ponendola prima dalla parte delle domande e poi voltandola dalla parte della scritta COMPLEMENTO OGGETTO:
– chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “Ad un passante” – mettiamo AD UN PASSANTE sul cerchio piccolo arancio- diciamo “Sì, AD UN PASSANTE è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole AD UN PASSANTE sul cerchio piccolo arancio – chiediamo: “Quale domanda dobbiamo fare per poter rispondere ‘AD UN PASSANTE’?”. I bambini rispondono: “A chi?” – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘a chi? a che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo, in modo che punti verso il cerchio arancio
– diciamo: “Le domande ‘a chi? a che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TERMINE. Si chiama complemento di termine perchè indica l’essere o la cosa su cui termina l’azione – voltiamo la freccia in modo che compaia la scritta COMPLEMENTO DI TERMINE – diciamo: “Il complemento di termine risponde alle domande: ‘a chi? a che cosa’
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Con la stella logica 2 (nei giorni successivi):
Con la tabella 2:
___________________ Il complemento di termine col metodo Montessori
Presentazione al terzo livello
Materiale:
– frasi preparate – scatola per l’analisi logica Montessori C1c un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: soggetto una freccia nera con la scritta: complemento oggetto una freccia arancio con la scritta: complemento di termine.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro materiale previsto per la presentazione – scegliamo una frase, ad esempio IL CANE HA RIPORTATO LA PALLA ALLA BAMBINA – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro
– chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Ha prestato” – mettiamo il verbo HA RIPORTATO sul cerchio rosso – chiediamo: “Qual è il soggetto?”. I bambini rispondono: “IL CANE” – mettiamo il soggetto sul cerchio nero grande – chiediamo: “Qual è il complemento oggetto?”. I bambini rispondono: “LA PALLA” – mettiamo il complemento oggetto sul cerchio nero medio – chiediamo: “Qual è il complemento indiretto?”. I bambini rispondono: “ALLA BAMBINA” – diciamo “Sì, ALLA BAMBINA è un complemento indiretto perchè completa la frase. Abbiamo detto che i complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto e che la prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione” – diciamo: “I complementi indiretti, che servono a completare la frase aggiungendosi a predicato, soggetto e complemento oggetto sono molti. Ogni complemento indiretto risponde a delle domande diverse.” – mettiamo le parole ALLA BAMBINA sul cerchio piccolo arancio – colleghiamo con le frecce nere il predicato al soggetto e al complemento oggetto – indichiamo ALLA BAMBINA e chiediamo: “A quale domanda risponde?” – diciamo: “Le domande ‘a chi? a che cosa?’ si riferiscono a un complemento indiretto che chiamiamo COMPLEMENTO DI TERMINE. Si chiama complemento di termine perchè indica l’essere o la cosa su cui termina l’azione – colleghiamo il predicato al complemento di termine – invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto
– ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Il complemento di termine col metodo Montessori – Con la stella logica 3 (nei giorni successivi):
Il complemento di termine col metodo Montessori – Con la tabella 3:
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Il complemento di termine col metodo Montessori
Scopo:
– comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – lavorare coi complementi indiretti – introdurre il complemento di termine.
Età:
– dai 9 ai 12 anni.
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Frasi col complemento di termine
Marco ha chiesto informazioni ad un passante. Il contadino dava il fieno al cavallo. La signora restituì il portafoglio al suo proprietario. Francesca ha passato il sale a Filippo. Alma ha mandato un messaggio alla mamma. Il direttore ha offerto un buon lavoro a Sofia. Antonio bada alla sua sorellina. I miei fratelli hanno regalato un tablet al nonno. Gli amici non recano danno agli altri. Cappuccetto Rosso porta un cestino alla nonna. Lei confida alla sua amica i suoi segreti. L’insegnante ha prestato il suo dizionario a Gaia. Il nonno ha preparato una torta a suo nipote. Massimo stava raccontando una barzelletta a Riccardo. La mamma faceva coraggio a sua figlia. Alberto ha prestato il cd a mio fratello. Anna ha passato il compito a Marco. Nessuno ha spiegato a Giovanna il suo errore. Il cane ha riportato la palla alla bambina. Alma offre un fiore a Gaia. Francesca ha regalato i suoi sci ad Antonio. Federico ha chiesto la matita a Maria. Lo zio ha spedito una email ad un suo vecchio amico. Questo libro appartiene a me. Il cacciatore sparò al lupo. Davide porta una rosa a Martina. L’uccellino porta il cibo al suo piccolo. Maria telefonerà a Luca. I miei genitori non hanno partecipato a quella riunione. I miei cugini hanno regalato un cagnolino alla nonna. Anna ha spedito una cartolina a Francesco. Claudio dovrebbe dedicarsi allo studio. Luigi ha chiesto un favore a Margherita. Gaia ha consegnato il compito al professore. Noi abbiamo scritto una lettera ai nostri amici. Io ho dettato gli appunti alla mia migliore amica. Noi faremo un dono alla sua signora. Il giornalista diede un calcio alla sedia. La sposa ha regalato a Marta il suo bouquet. La piccola Alma assomiglia alla nonna materna. I cani abbaiano alla luna. Io ho offerto dei biscotti aimiei amici. Elena ha donato i suoi vestiti vecchi all’associazione. La mamma ha applicato delle toppe al mio maglione. Questo cagnolino è affezionato al suo padrone. Il regista ha presentato il nuovo film agli spettatori La mia amica è molto attenta alla moda.
I complementi indiretti col metodo Montessori – quinta presentazione. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Materiale: – strisce di carta bianca – penna nera
dalla scatola dei simboli per per l’analisi logica Montessori C1a:
– cerchi rossi con la scritta PREDICATO – cerchi neri grandi (per il soggetto) – cerchi neri medi (per il complemento oggetto o diretto) – cerchi arancio piccoli (per i complementi indiretti)
– frecce nere con le domande chi è che?… che cosa è che?… (per il soggetto) – frecce nere con le domande chi? che cosa? (per il complemento oggetto o diretto)
– frecce arancio con le domande: – …chi? … che cosa? (per i complementi indiretti in generale) – a chi? a che cosa? (per il complemento di termine) – di chi? di che cosa? (per il complemento di specificazione) – per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? (per il complemento di mezzo o strumento) – come? in che modo? in che maniera? (per il complemento di modo o maniera) – dove? (per il complemento di luogo) – quando? (per il complemento di tempo) – perchè? per quale motivo? per quale causa? (per il complemento di causa) – con chi? con che cosa? (per il complemento di compagnia e unione) – da chi? da che cosa? (per il complemento di agente e causa efficiente) – per quale fine? per quale scopo? (per il complemento di fine o scopo) – da chi? da che cosa? da dove? (per il complemento di origine o separazione) – fatto di che cosa? di quale materia? (per il complemento di materia)
Trovi il materiale pronto per la stampa qui:
Note: – nelle presentazioni successive si consiglia di introdurre un solo simbolo e una sola freccia alla volta; – per i complementi indiretti (frecce arancio) le frecce pronte riguardano i complementi più importanti, ma può succedere che i bambini incontrino complementi indiretti diversi. In questo caso i bambini stessi potranno creare delle nuove frecce con le domande che servono. Nel mio materiale ho cercato di preparare quanti più complementi possibile, prevedendo di introdurre sempre un complemento alla volta.
Complementi indiretti col metodo Montessori Presentazione
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase. Abbiamo imparato a riconoscere il soggetto, il predicato, il complemento oggetto e i complementi indiretti. Vi ricordate cosa abbiamo detto dei complementi indiretti?”. Ricapitoliamo insieme quello che sappiamo – scriviamo su una striscia di carta una frase, ad esempio ALMA PREPARA I BISCOTTI ed analizziamola insieme dicendo: “ALMA è il soggetto, PREPARA il predicato e I BISCOTTI il complemento oggetto o diretto”
– diciamo: “Abbiamo detto che i complementi indiretti completano la frase in vari modi e non ricevono l’azione direttamente. Proviamo a completare la frase” – aggiungiamo: ALMA PREPARA I BISCOTTI CON LA NONNA NELLA SUA CUCINA QUESTO POMERIGGIO
– chiediamo: “Cos’è CON LA NONNA?”. I bambini rispondono: “Un complemento indiretto” – mettiamo la freccia arancio che abbiamo usato per i complementi indiretti in generale con le domande ‘…chi? …che cosa?’ sul piano di lavoro, sotto alla frase, a sinistra
– diciamo: “Nei giorni scorsi abbiamo usato questa freccia per i complementi indiretti ed i simbolo del cerchio piccolo arancio” – diciamo: “nei prossimi giorni impareremo ad usare queste frecce arancio per i complementi indiretti, che contengono domande più specifiche, e per ogni complemento indiretto useremo un cerchio piccolo arancio”. Mostriamo in questa fase solo le frecce che rientrano nella stella logica che useremo nei seguenti esercizi:
– “per il complemento indiretto della nostra frase, ad esempio, la domanda corretta sarebbe ‘con chi? con che cosa?’ – mettiamo sotto alla frase, a sinistra, la freccia arancio con le domande ‘con chi? con che cosa?’ – tagliamo dalla frase CON LA NONNA e mettiamo le parole a fianco del simbolo arancio
– diciamo: “Anche NELLA SUA CUCINA è un complemento diretto, ma richiede una domanda diversa” – mettiamo la freccia arancio con la domanda ‘dove?’ e il simbolo arancio piccolo in colonna sotto al primo. Tagliamo le parole NELLA SUA CUCINA e mettiamole a fianco del simbolo
– diciamo: “Anche QUESTO POMERIGGIO è un complemento indiretto, ma risponde alla domanda ‘quando?’ – mettiamo la freccia arancio con la domanda ‘quando?’ e il simbolo arancio in colonna sotto agli altri. Mettiamo al fianco del simbolo le parole QUESTO POMERIGGIO
– diciamo: “Su ognuna di queste frecce arancio c’è una domanda per un complemento indiretto che possiamo incontrare in una frase” – incolonniamo le restanti frecce arancio affiancandole ad un cerchio piccolo arancio – indichiamo la freccia arancio per i complementi indiretti in generale, e poi indichiamo le frecce arancio per i singoli complementi indiretti e leggiamole
– diciamo: “Nei prossimi giorni conosceremo più da vicino ogni complemento indiretto” – non serve registrare l’attività sui quaderni di grammatica.
Complementi indiretti col metodo Montessori Scopo
– comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti – introdurre le nuova frecce arancio per i complementi indiretti da usare al posto della freccia arancio con la scritta COMPLEMENTI INDIRETTI o le domande …chi? … che cosa?
Note:
– dopo questa presentazione si consiglia di introdurre un solo cerchio arancio e una sola freccia arancio nuova alla volta. – ci sono tre presentazioni per ogni complemento: prima: si usa la freccia con scritta soltanto la domanda (simboli C1a) seconda: si usa la freccia con la domanda scritta su una facciata e il nome del complemento sull’altra (simboli C1b) terza: si usano le frecce con scritto soltanto il nome del complemento (simboli C1c)
ANALISI LOGICA – materiale stampabile e stella logica Montessori, per conoscere i complementi indiretti e analizzare la frase semplice e complessa.
Scatola C1a per l’analisi logica
Le frecce riportano soltanto le domande che i bambini usano per analizzare la frase. Per comporre la stella logica 1 (su foglio A 3) basta ritagliare gli elementi e incollarli sul foglio seguendo il modello:
Le stelle logiche in commercio per il livello 1 sono così:
simboli muti:
– cerchi rossi con la scritta PREDICATO – cerchi neri grandi (per il soggetto) – cerchi neri medi (per il complemento oggetto o diretto) – cerchi arancio piccoli (per i complementi indiretti) – cerchi azzurri piccoli (per il complemento di specificazione) – triangoli azzurri (per l’attributo e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un aggettivo) – triangoli neri (per l’apposizione e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un sostantivo)
frecce nere:
– chi è che?… che cosa è che?… (per il soggetto) – chi? che cosa? (per il complemento oggetto o diretto) – con quale caratteristica? (per apposizione e per il complemento predicativo e il nome del predicato nominale quando sono rappresentati da un sostantivo)
– per i complementi più importanti, frecce arancio con le domande:
– …chi? … che cosa? (per i complementi indiretti in generale) – a chi? a che cosa? (per il complemento di termine) – per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? (per il complemento di mezzo o strumento) – come? in che modo? in che maniera? (per il complemento di modo o maniera) – dove? (per il complemento di luogo) – quando? (per il complemento di tempo) – perchè? per quale motivo? per quale causa? (per il complemento di causa) – con chi? con che cosa? (per il complemento di compagnia e unione) – da chi? da che cosa? (per il complemento di agente e causa efficiente) – per quale fine? per quale scopo? (per il complemento di fine o scopo) – da chi? da che cosa? da dove? (per il complemento di origine o separazione) – fatto di che cosa? di quale materia? (per il complemento di materia)
– per gli altri complementi indiretti frecce arancio con le domande:
– dove? in quale luogo? (per il complemento di stato in luogo) – dove? verso dove? (per il complemento di moto a luogo) – da dove? da quale luogo? (per il complemento di moto da luogo) – per dove? attraverso quale luogo? (per il complemento di moto per luogo) – quando? a quando? per quando? in quale periodo? (per il complemento di tempo determinato) – per quanto tempo? in quanto tempo? da quanto tempo? (per il complemento di tempo continuato) – di chi? di che cosa? (per il complemento di abbondanza o privazione) – di chi? di che cosa? a proposito di chi? a proposito di che cosa? (per il complemento di argomento) – di che cosa? per che cosa? a che cosa? con che cosa? (per il complemento di colpa e pena) – nonostante chi? nonostante che cosa? (per il complemento concessivo) – di chi? di che cosa? di quale nome? (per il complemento di denominazione) – quanto? a che distanza? (per il complemento di distanza) – ogni quanto? in quale proporzione o distribuzione? (per il complemento distributivo) – senza chi? senza che cosa? eccetto chi? eccetto che cosa? (per il complemento di esclusione) – a quanti anni? di quanti anni? (per il complemento d’età) – per che cosa? limitatamente a che cosa? (per il complemento di limitazione) – di chi? di che cosa? quanto chi? quanto che cosa? come chi? come che cosa? (per il complemento di paragone) – tra chi? tra che cosa? (per il complemento partitivo) – di che qualità? come? (per il complemento di qualità) – quanto? di quanto? per quanto? (per il complemento di quantità o misura) – tra chi? tra quali cose? (per il complemento di rapporto o relazione) – al posto di chi? al posto di cosa? invece di chi? invece di che cosa? (per il complemento di sostituzione o scambio) – quanto? a quanto? (per il complemento di stima e prezzo) – per chi? per che cosa? a vantaggio o a danno di chi? a vantaggio o a danno di che cosa? (per il complemento di vantaggio e svantaggio)
frecce azzurre:
– – di chi? di che cosa? (per il complemento di specificazione) – con quale caratteristica? (per l’attributo e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un aggettivo)
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Scatola C1b per l’analisi logica
E’ anche detta scatola ponte perchè le frecce riportano le domande che i bambini usano per analizzare la frase da un lato e il nome dell’elemento della frase dall’altro. Per comporre la stella logica 2 (su foglio A3) basta ritagliare gli elementi e incollarli sul foglio seguendo il modello:
simboli muti:
– cerchi rossi con la scritta PREDICATO – cerchi neri grandi (per il soggetto) – cerchi neri medi (per il complemento oggetto o diretto) – cerchi arancio piccoli (per i complementi indiretti) – cerchi azzurri piccoli (per il complemento di specificazione) – triangoli azzurri (per l’attributo e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un aggettivo) – triangoli neri (per l’apposizione e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un sostantivo)
frecce nere (stampate fronte e retro):
– chi è che?… che cosa è che? /soggetto – chi? che cosa? / complemento oggetto – con quale caratteristica?/ apposizione – con quale caratteristica?/ complemento predicativo (quando è un sostantivo) – con quale caratteristica?/ nome del predicato (quando è un sostantivo)
– per i complementi più importanti, frecce arancio stampate fronte e retro:
– …chi? … che cosa? /complementi indiretti – a chi? a che cosa? / complemento di termine – per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? / complemento di mezzo o strumento – come? in che modo? in che maniera? / complemento di modo o maniera – dove? / complemento di luogo – quando? /complemento di tempo – perchè? per quale motivo? per quale causa? / complemento di causa – con chi? con che cosa? / complemento di compagnia e unione – da chi? da che cosa? / complemento di agente e causa efficiente – per quale fine? per quale scopo? / complemento di fine o scopo – da chi? da che cosa? da dove? / complemento di origine o separazione – fatto di che cosa? di quale materia? / complemento di materia
– per gli altri complementi indiretti frecce arancio stampate fronte e retro:
– dove? in quale luogo? / complemento di stato in luogo – dove? verso dove? / complemento di moto a luogo – da dove? da quale luogo? / complemento di moto da luogo – per dove? attraverso quale luogo? / complemento di moto per luogo – quando? a quando? per quando? in quale periodo? / complemento di tempo determinato – per quanto tempo? in quanto tempo? da quanto tempo? / complemento di tempo continuato – di chi? di che cosa? / complemento di abbondanza o privazione – di chi? di che cosa? a proposito di chi? a proposito di che cosa? / complemento di argomento – di che cosa? per che cosa? a che cosa? con che cosa? /complemento di colpa e pena – nonostante chi? nonostante che cosa? / complemento concessivo – di chi? di che cosa? di quale nome? / complemento di denominazione – quanto? a che distanza? / complemento di distanza – ogni quanto? in quale proporzione o distribuzione? / complemento distributivo – senza chi? senza che cosa? eccetto chi? eccetto che cosa? / complemento di esclusione – a quanti anni? di quanti anni? / complemento d’età – per che cosa? limitatamente a che cosa? / complemento di limitazione – di chi? di che cosa? quanto chi? quanto che cosa? come chi? come che cosa? / complemento di paragone – tra chi? tra che cosa? / complemento partitivo – di che qualità? come? / complemento di qualità – quanto? di quanto? per quanto? / complemento di quantità o misura – tra chi? tra quali cose? / complemento di rapporto o relazione – al posto di chi? al posto di cosa? invece di chi? invece di che cosa? / complemento di sostituzione o scambio – quanto? a quanto? / complemento di stima e prezzo – per chi? per che cosa? a vantaggio o a danno di chi? a vantaggio o a danno di che cosa? / complemento di vantaggio e svantaggio
frecce azzurre stampate fronte e retro:
– con quale caratteristica? / attributo – con quale caratteristica? / complemento predicativo (quando è un aggettivo) – con quale caratteristica? / parte nominale del predicato (quando è un aggettivo) – di chi? di che cosa? / per il complemento di specificazione
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Scatola C1c per l’analisi logica col metodo Montessori
Le frecce riportano soltanto i nomi degli elementi della frase. Per comporre la stella logica 3 (su foglio A3) basta ritagliare gli elementi e incollarli sul foglio seguendo il modello:
simboli:
– cerchi rossi con la scritta PREDICATO – cerchi neri grandi (per il soggetto) – cerchi neri medi (per il complemento oggetto o diretto) – cerchi arancio piccoli (per i complementi indiretti) – cerchi azzurri piccoli (per il complemento di specificazione) – triangoli azzurri (per l’attributo e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un aggettivo) – triangoli neri (per l’apposizione e per il complemento predicativo e la parte nominale del predicato quando sono rappresentati da un sostantivo)
frecce nere:
– soggetto – complemento oggetto – apposizione – complemento predicativo (quando è un sostantivo) – nome del predicato (quando è un sostantivo)
– per i complementi più importanti, frecce arancio:
– complementi indiretti – complemento di termine – complemento di mezzo o strumento – complemento di modo o maniera – complemento di luogo – complemento di tempo – complemento di causa – complemento di compagnia e unione – complemento di agente e causa efficiente – complemento di fine o scopo – complemento di origine o separazione – complemento di materia
– per gli altri complementi indiretti frecce arancio:
– complemento di stato in luogo – complemento di moto a luogo – complemento di moto da luogo – complemento di moto per luogo – complemento di tempo determinato – complemento di tempo continuato – complemento di abbondanza o privazione – complemento di argomento – complemento di colpa e pena – complemento concessivo – complemento di denominazione – complemento di distanza – complemento distributivo – complemento di esclusione – complemento d’età – complemento di limitazione – complemento di paragone – complemento partitivo – complemento di qualità – complemento di quantità o misura – complemento di rapporto o relazione – complemento di sostituzione o scambio – complemento di stima e prezzo – complemento di vantaggio e svantaggio
frecce azzurre:
– attributo – complemento di specificazione – complemento predicativo (quando è un aggettivo) – parte nominale del predicato (quando è un aggettivo).
Analisi logica Montessori: quarta presentazione dei complementi indiretti. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Analisi logica Montessori: quarta presentazione dei complementi indiretti
Materiale: – frasi preparate – Scatola per l’analisi logica Montessori B1d un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: SOGGETTO una freccia nera con la scritta: COMPLEMENTO OGGETTO O DIRETTO una freccia arancio con la scritta: COMPLEMENTI INDIRETTI.
Analisi logica Montessori: quarta presentazione dei complementi indiretti pdf qui:
Analisi logica Montessori: quarta presentazione dei complementi indiretti Presentazione: – invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale elencato sopra – scegliamo una frase, ad esempio MARTA INDOSSA LA SCIARPA COL BERRETTO – chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Indossa” – chiediamo a un bambino di ritagliare la parola dalla frase – mettiamo il cerchio rosso al centro del piano di lavoro e mettiamo il verbo INDOSSA sul cerchio rosso
– diciamo: “Chi è che indossa?”. I bambini rispondono: “Marta”. Diciamo: “Marta è il soggetto” – diciamo: “Ora metteremo la parola MARTA sul simbolo del soggetto, il cerchio nero grande” – mettiamo il cerchio grande nero a sinistra del cerchio rosso. Mettiamo la freccia nera SOGGETTO tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio nero
– chiediamo: “Marta indossa cosa?”. I bambini rispondono: “La sciarpa” – diciamo: “Ora metteremo le parole LA SCIARPA sul simbolo del complemento oggetto o diretto, cioè sul cerchio nero medio” – mettiamo il cerchio nero medio a destra del cerchio rosso e mettiamo il complemento oggetto LA SCIARPA sul cerchio medio nero – mettiamo la freccia nera COMPLEMENTO OGGETTO O DIRETTO tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio medio nero
– chiediamo: “Marta indossa la sciarpa con che cosa?”. I bambini rispondono: “COL BERRETTO” – diciamo “COL BERRETTO è il complemento indiretto” – mettiamo le parole COL BERRETTO sul simbolo che rappresenta i complementi indiretti, cioè il cerchio arancio piccolo” – mettiamo il cerchio arancio piccolo un po’ più in alto rispetto al cerchio rosso e a destra – mettiamo la freccia arancio COMPLEMENTI INDIRETTI tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Analisi logica Montessori: quarta presentazione dei complementi indiretti Scopo: – comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – introdurre la nuova freccia con la scritta COMPLEMENTI INDIRETTI.
Dalla scatola ci serviranno: un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: “chi è che?… che cosa è che?…” su una facciata e la scritta SOGGETTO sull’altra una freccia nera con la scritta: “chi? che cosa?” su una facciata e la scritta COMPLEMENTO OGGETTO O DIRETTO sull’altra una freccia arancio con la scritta: “…chi? …che cosa?” su una facciata e la scritta COMPLEMENTI INDIRETTI sull’altra.
Presentazione: – invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale elencato sopra – scegliamo una frase, ad esempio ANTONIO HA PREPARATO UNA TORTA PER CARLOTTA
– chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Ha preparato” – chiediamo a un bambino di ritagliare la parola dalla frase – mettiamo il cerchio rosso al centro del piano di lavoro e mettiamo il verbo HA PREPARATO sul cerchio rosso
– diciamo: “Chi è che ha preparato?”. I bambini rispondono: “Antonio” – diciamo: “Ora metteremo la parola ANTONIO sul simbolo del soggetto, il cerchio nero grande” – mettiamo il cerchio grande nero a sinistra del cerchio rosso. Mettiamo la freccia nera con le domande ‘chi è che?… che cosa è che?…’ tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio nero e voltiamola dalla parte in cui è scritto SOGGETTO
– chiediamo: “Antonio ha preparato cosa?”. I bambini rispondono: “Una torta” – diciamo: “Ora metteremo le parole UNA TORTA sul simbolo del complemento oggetto o diretto, cioè sul cerchio nero medio” – mettiamo il cerchio nero medio a destra del cerchio rosso e mettiamo il complemento oggetto UNA TORTA sul cerchio medio nero – mettiamo la freccia nera con le domande ‘chi? che cosa?’ tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio medio nero e voltiamola dalla parte in cui è scritto COMPLEMENTO OGGETTO O DIRETTO
– chiediamo: “Antonio ha preparato una torta per chi?”. I bambini rispondono: “Per Carlotta” – diciamo “PER CARLOTTA è un complemento indiretto” – mettiamo le parole PER CARLOTTA sul simbolo che rappresenta i complementi indiretti, cioè il cerchio arancio piccolo” – mettiamo il cerchio arancio piccolo un po’ più in alto rispetto al cerchio rosso e a destra – mettiamo la freccia arancio con le domande ‘…chi? …che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo in modo che punti verso il cerchio arancio, poi voltiamo la freccia dal lato che porta la scritta COMPLEMENTO INDIRETTO
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Analisi logica Montessori: terza presentazione dei complementi indiretti Scopo: – comprendere la costruzione della frase – comprendere la relazione che c’è tra il predicato (verbo) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – introdurre la nuova freccia con la scritta COMPLEMENTI INDIRETTI.
Analisi logica Montessori: terza presentazione dei complementi indiretti Età: – dai 9 ai 12 anni.
_________________ Analisi logica Montessori: terza presentazione dei complementi indiretti
un cerchio rosso con la scritta PREDICATO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) una freccia nera con la scritta: “chi è che?… che cosa è che?…” una freccia nera con la scritta: “chi? che cosa?” una freccia arancio con la scritta: “…chi? …che cosa?”
Analisi logica Montessori: seconda presentazione dei complementi indiretti Presentazione: – invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale elencato sopra – scegliamo una frase, ad esempio LA NONNA HA REGALATO UNA PALLA A GAIA
– chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Ha regalato” – chiediamo a un bambino di ritagliare la parola dalla frase – mettiamo il cerchio rosso al centro del piano di lavoro e mettiamo il verbo HA REGALATO sul cerchio rosso
– diciamo: “Chi è che ha regalato?”. I bambini rispondono: “La nonna” – diciamo: “Ora metteremo le parole LA NONNA sul simbolo del nome che rappresenta la persona che esegue l’azione, il cerchio nero grande” – mettiamo il cerchio grande nero a sinistra del cerchio rosso. Mettiamo la freccia nera con le domande ‘chi è che?… che cosa è che?…’ tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio nero
– chiediamo: “La nonna ha regalato cosa?”. I bambini rispondono: “Una palla” – diciamo: “Ora metteremo le parole UNA PALLA sul simbolo del nome che rappresenta la cosa che riceve l’azione, cioè sul cerchio nero medio” – mettiamo il cerchio nero medio fino a destra del cerchio rosso e mettiamo il complemento oggetto UNA PALLA sul cerchio medio nero – mettiamo la freccia nera con le domande ‘chi? che cosa?’ tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio medio nero
– chiediamo: “La nonna ha regalato una palla a chi?”. I bambini rispondono: “A Gaia” – diciamo: “GAIA è un complemento indiretto. Il complemento oggetto è diretto perchè riceve l’azione direttamente. I complementi indiretti completano la frase in vari modi e non ricevono l’azione direttamente. I complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto. La prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione. Il simbolo per i complementi indiretti è un piccolo cerchio arancio” – diciamo: “Ora metteremo il cerchio arancio piccolo un po’ più in alto rispetto al cerchio rosso e a destra” – mettiamo il cerchio arancio piccolo come abbiamo indicato e mettiamo la freccia arancio con le domande ‘…chi? …che cosa?’ tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Analisi logica Montessori: seconda presentazione dei complementi indiretti Scopo: – comprendere la relazione che c’è tra verbo (azione) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – introdurre le nuove domande da usare per i complementi indiretti.
Età: – dai 9 ai 12 anni.
________________________________________ Analisi logica Montessori: seconda presentazione dei complementi indiretti
Analisi logica Montessori: prima presentazione dei complementi indiretti. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Materiale: – Scatola per l’analisi logica Montessori B1a:
Dalla scatola useremo: un cerchio rosso con la scritta VERBO un cerchio nero grande (per il soggetto) un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto) un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti) due frecce nere mute una freccia arancio muta – frasi pronte.
Analisi logica Montessori: prima presentazione dei complementi indiretti Presentazione: – invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto – diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato – diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi” – mettiamo sul piano di lavoro il materiale elencato sopra – scegliamo una frase, ad esempio ALICE MOSTRA UN DISEGNO A FRANCESCA
– chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro – chiediamo: “Qual è il verbo?”. I bambini rispondono: “Mostra” – chiediamo a un bambino di ritagliare la parola dalla frase – facciamo scivolare il cerchio rosso verso il centro del piano di lavoro e mettiamo il verbo MOSTRA sul cerchio rosso
– diciamo: “Chi è che mostra?”. I bambini rispondono: “Alice” – diciamo: “Ora metteremo la parola ALICE sul simbolo del nome che rappresenta la persona che esegue l’azione, il cerchio nero grande” – facciamo scivolare il cerchio grande nero fino a posizionarlo a sinistra del cerchio rosso. Mettiamo una freccia nera tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio nero
– chiediamo: “Alice mostra cosa?”. I bambini rispondono: “Un disegno” – diciamo: “Ora metteremo le parole UN DISEGNO sul simbolo del nome che rappresenta la cosa che riceve l’azione, cioè sul cerchio nero medio” – mettiamo il cerchio nero medio a destra del cerchio rosso e mettiamo il complemento oggetto UN DISEGNO sul cerchio medio nero. Mettiamo una freccia nera tra i due cerchi, in modo che punti verso il cerchio medio nero
– chiediamo: “Alice mostra un disegno a chi?”. I bambini rispondono: “A Francesca” – diciamo: “Il cerchio nero piccolo è il simbolo che rappresenta la persona che riceve l’azione indirettamente. Francesca è un complemento indiretto. Il complemento oggetto è diretto perché riceve l’azione direttamente. I complementi indiretti completano la frase in vari modi e non ricevono l’azione direttamente. I complementi indiretti sono spesso preceduti da un complemento oggetto o diretto. La prima parola di un complemento indiretto è spesso una preposizione. Il simbolo per i complementi indiretti è un piccolo cerchio nero” – diciamo: “Ora metteremo il cerchio arancio piccolo un po’ più in alto rispetto al cerchio rosso e a destra” – mettiamo il cerchio arancio piccolo come abbiamo indicato e mettiamo una freccia arancio tra il cerchio rosso e il cerchio arancio piccolo in modo che punti verso il cerchio arancio
– invertiamo l’ordine delle parti della frase in tutte le possibili combinazioni. Solo l’ordine di partenza risulterà quello corretto – ricostruiamo la frase – i bambini lavoreranno con il materiale da soli dopo la presentazione – i bambini registrano l’attività sui loro quaderni di grammatica – nei giorni seguenti i bambini comporranno loro frasi e le analizzeranno col materiale.
Analisi logica Montessori: prima presentazione dei complementi indiretti – Scopo: – comprendere la relazione che c’è tra verbo (azione) e le famiglie del nome del soggetto, del complemento oggetto o diretto e dei complementi indiretti. – introdurre i complementi indiretti.
Età: – dai 9 ai 12 anni.
_____________________ Analisi logica Montessori: prima presentazione dei complementi indiretti
L’analisi delle proposizione e del periodo col metodo Montessori si realizza con materiali che seguono lo stesso principio dei casellari usati per l’analisi grammaticale. Nelle presentazioni troverete via via tutto il materiale Lapappadolce pronto per il download e la stampa . Se preferite acquistare il materiale in legno, in italiano è in vendita da Montessori 3D di Boboto.
Con l’analisi grammaticale i bambini imparano a riconoscere le nove parti del discorso e quale funzione specifica ognuna di queste parti ricopre all’interno del discorso.
Con l’analisi logica il bambino impara a riconoscere le componenti sintattiche presenti nella frase semplice, cioè il soggetto, il predicato, i complementi, l’attributo e l’apposizione, distinguendo le parti principali (soggetto e verbo) e tutti gli elementi secondari. Ma lo studio dell’analisi logica non serve solo ad identificare i componenti della frase, serve soprattutto a comprendere le relazioni che esistono tra di essi. Il bambino comincerà a chiedersi: “Le parole seguono un ordine logico?” “Qual è il modo più chiaro per esprimere quel pensiero?”.
Con l’analisi sintattica della frase complessa (analisi del periodo) il bambino impara infine a identificare le varie specie di proposizioni che compongono la frase complessa (proposizione principale, coordinata, subordinata, ecc.)
Per l’analisi della proposizione e del periodo al posto dei cartellini si utilizzano strisce di carta nelle quali sono scritti i periodi e le proposizioni da analizzare, e che Maria Montessori ha creato in serie determinate. La proposizione si divide in parti, e ciascuna di queste parti si pone in spazi appositi, sulla guida delle domande o delle specificazioni scritte negli spazi stessi.
L’analisi della proposizione e del periodo si focalizza sulle relazioni che le parole hanno tra loro quando sono inserite in una frase. Le parole hanno un loro significato, quando prese singolarmente, e una loro particolare funzione come parte del discorso. Inserite in una frase le relazioni che si creano tra le parole influenzano il loro significato. Attraverso l’analisi della proposizione e del periodo si esaminano queste relazioni.
Grazie agli esercizi di analisi logica il bambino interiorizza con precisione i concetti base della grammatica:
una frase è un’unità di senso compiuto inserita in una situazione comunicativa
una frase è composta da una o più proposizioni
la frase composta da una sola proposizione è detta frase semplice
una proposizione è un’unità sintattica di base costituita almeno da un soggetto e un predicato
unendo due o più proposizioni si ottiene una frase complessa o periodo.
Lavorando col materiale dell’analisi logica e del periodo, i bambini imparano come riconoscere e formare frasi e periodi.
Come sempre avviene nello studio nell’area linguistica col metodo Montessori, una struttura che è già assorbita dai bambini in forma inconsapevole e spontanea attraverso la lingua parlata, diventa consapevole ed esplicita.
L’analisi della proposizione e del periodo col metodo Montessori
L’analisi della proposizione e del periodo consta di tre fasi: – analisi della lettura: forniamo al bambino delle frasi da leggere ed analizzare nelle sue componenti e relazioni. Si comincia con l’analisi di frasi semplici, e la terminologia “soggetto”, “predicato verbale” e “oggetto diretto” non viene data; il bambino impara tuttavia a riconoscere questi elementi attraverso domande quali: “Qual è l’azione?”, “Da chi è svolta l’azione?” – costruzione di frasi: il bambino compone delle frasi e poi le analizza mettendo le varie parti in relazione tra loro – analisi logica e del periodo: si analizzano la frase semplice e il periodo, utilizzando la terminologia corretta (predicato, soggetto, complemento oggetto, ecc.). In questa fase l’analisi diventa più astratta e si arriva, al termine del lavoro, a determinare le relazioni esistenti fra i diversi componenti della frase e del periodo.
L’analisi della lettura e la costruzione di frasi conducono all’analisi logica attraverso un processo fatto di tappe successive. Solo quando il bambino si muove con sicurezza con la frase semplice potremo introdurre gradualmente i complementi. Il processo di comprensione dell’analisi della proposizione e del periodo avviene attraverso due livelli principali: – al primo livello, dai 6 ai 9 anni, il bambino acquisisce una comprensione intuitiva del significato di soggetto, predicato verbale e complemento oggetto e della loro posizione nella frase semplice. Le presentazioni iniziano con frasi molto semplici, composte soltanto da nome e verbo, fino a frasi più articolate composte da una famiglia del nome (soggetto), verbo e complemento oggetto. Ogni componente è analizzata in base alla sua funzione all’interno della frase; – al secondo livello, dai 9 ai 12 anni, la conoscenza di soggetto, predicato verbale e complemento oggetto viene approfondita attraverso molti esercizi pratici. Si introducono i complementi indiretti, il complemento predicativo, l’attributo, l’apposizione… Il bambino analizza frasi sempre più complesse. Ogni parte della frase è analizzata in base alla funzione che svolge.
L’analisi della proposizione e del periodo col metodo Montessori
L’analisi della proposizione e del periodo si introduce durante lo studio del verbo in analisi grammaticale, perchè l’analisi grammaticale del verbo e l’analisi logica trovano un perfetto accordo. A partire da questo momento, l’analisi grammaticale e l’analisi logica vengono condotte parallelamente. L’analisi logica e del periodo condotta parallelamente all’analisi grammaticale aiuta a comprendere meglio la funzione delle parole, ad esempio a capire come un verbo all’infinito può avere funzione di soggetto, un pronome personale può avere la funzione di oggetto diretto, e così via.
Il bambino avrà bisogno di molto esercizio prima di muoversi con sicurezza nell’analisi logica.
Lo studio della grammatica aiuta il bambino a migliorare le proprie abilità di scrittura, lettura e verbalizzazione. La capacità di lettura e di comprensione di testi scritti dipende dalla precisa interpretazione delle parole, e lo studio dell’analisi logica e del periodo forniscono un grandissimo aiuto in questa direzione.
I complementi vengono introdotti, come già detto, dopo i 9 anni. Il bambino deve aver raggiunto una buona capacità di comprensione delle relazioni grammaticali tra le parole e conoscere bene soggetto, predicato verbale e complemento oggetto prima di iniziare a lavorare con frasi complesse e complementi, al secondo livello.
L’analisi della proposizione e del periodo col metodo Montessori Materiale Montessori per l’analisi logica e del periodo
Il materiale Montessori, come vedremo in dettaglio nelle presentazioni, si compone di frasi pronte, tabelle, simboli e tavole.
Per quanto riguarda simboli e tavole, le principali sono:
– simboli della scatola 1 che comprendono: cerchi grandi neri muti per il soggetto cerchi medi neri muti per il complemento oggetto cerchi grandi rossi muti per il predicato verbale cerchi grandi rossi con la dicitura VERBO per il predicato verbale frecce nere mute per le presentazioni frecce nere mute su una facciata e parlate sull’altro con la dicitura chi è che…? che cosa è che…? per il soggetto frecce nere mute su una facciata e parlate sull’altro con la dicitura chi?… che cosa…? per il complemento oggetto
– tavola 1
– simboli della scatola 2 che comprendono: cerchi grandi neri muti per il soggetto cerchi medi neri muti per il complemento oggetto cerchi grandi rossi muti per il predicato verbale cerchi grandi rossi con la dicitura VERBO PREDICATO per il predicato verbale frecce nere mute per le presentazioni frecce nere con la dicitura chi è che…? che cosa è che…? su una facciata e la dicitura SOGGETTO sull’altra, per il soggetto frecce nere con la dicitura chi?… che cosa…? su una facciata e la dicitura COMPLEMENTO OGGETTO sull’altra, per il complemento oggetto
– tavola 2
– simboli della scatola 3 cerchi grandi neri muti per il soggetto cerchi medi neri muti per il complemento oggetto cerchi grandi rossi con la dicitura PREDICATO per il predicato verbale frecce nere mute su un lato e con la dicitura SOGGETTO sull’altra, per il soggetto frecce nere mute su una facciata e la dicitura COMPLEMENTO OGGETTO sull’altra, per il complemento oggetto
– tavola 3
Seguono le scatole per l’analisi logica avanzata e le varie versioni della stella logica:
La stella logica evolve via via fino ad una versione avanzata, dove al posto delle domande si trovano le denominazioni.
Il materiale per l’analisi logica avanzata si compone di: – cerchi rossi per il predicato – cerchi neri grandi per il soggetto – cerchi neri medi per il complemento oggetto o diretto – cerchi neri piccoli per i complementi indiretti in generale – cerchi arancio piccoli per i complementi indiretti – triangoli azzurri per attributo e apposizione – frecce nere per il soggetto, il complemento oggetto o diretto e i complementi indiretti in generale – frecce azzurre per attributo e apposizione – frecce arancio per i complementi indiretti
Nelle presentazioni troverete via via tutto il materiale pronto per il download e la stampa.
Se preferite acquistare il materiale in legno, in italiano è in vendita da Montessori 3D di Boboto.
Procedimento: – tagliamo due fili lunghi almeno 5 metri, infiliamo in ognuno una cannuccia e fissiamoli paralleli tra due pareti della stanza, volendo in salita – gonfiamo un palloncino con aria e tenendolo chiuso con le dita (senza fare il nodo) attacchiamolo ad una delle cannucce
– gonfiamo un palloncino con l’elio
– e sempre tenendolo chiuso con le dita (senza fare il nodo) attacchiamolo all’altra cannuccia
– chiediamo: “Quale dei due razzi sarà il più potente?”
– lasciamo andare i due palloncini e osserviamo. Questi sono i nostri palloncini a termine corsa (quello verde era gonfiato con elio, quello arancio con aria):
Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano? Probabilmente avrete notato che nel corso di un breve periodo di tempo, i palloncini gonfiati con elio cominciano a perdere la loro capacità di sollevarsi in aria e si sgonfiano.
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Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano? Primo esperimento
Con questo esperimento vogliamo misurare quanto i palloncini a elio cambiano nel corso del tempo.
Introduzione Sappiamo che i palloncini contenenti elio volano perché l’elio è più leggero dell’aria circostante. In altre parole, il peso dell’aria spostata dal pallone è maggiore del peso del palloncino e il gas all’interno, quindi il palloncino sale verso l’alto. Questa forza, detta forza di Archimede o forza idrostatica, è esattamente data dalla differenza di peso del pallone e del suo contenuto (più eventualmente il peso dello spago legato ad esso), rispetto al peso del volume dell’aria spostata. Il lattice di cui sono fatti i palloncini è una membrana permeabile, cioè ha molto piccoli fori che permettono gli atomi di elio di sfuggire. L’elio fuoriesce dai palloncini in lattice più velocemente di quanto non avvenga con i palloncini gonfiati con aria, a causa delle piccole dimensioni degli atomi di elio. Poiché l’elio intrappolato all’interno di un palloncino in lattice sfugge lentamente, il palloncino inizia a scendere. Arriverà poi ad un punto in cui la forza di gravità e la forza idrostatica saranno uguali, ed a questo punto il palloncino si fermerà a mezz’aria, senza salire né scendere: questa situazione è detta “assetto neutro”.
Materiali: – cucchiaio di metallo – bilancia digitale con una precisione di almeno 1 g – metro da sarto – 1 palloncino in lattice – bombola di elio – spago e forbici – quaderno.
Esecuzione dell’esperimento – pesiamo il cucchiaio e registriamo i valori sul quaderno
– gonfiamo il palloncino utilizzando la bombola di elio
– fissiamo il palloncino al cucchiaio per mezzo dello spago, per zavorrarlo – pesiamo ora il cucchiaio con il palloncino attaccato ad esso e registriamo i valori sul quaderno
– col metro misuriamo il diametro del palloncino – ripetiamo le misurazioni ogni 2 ore, registrando i dati – analizziamo i dati – possiamo anche realizzare un grafico mettendo in relazione tempo e peso e tempo e diametro per vedere se il tasso è costante oppure no.
_______________________ Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano? Secondo esperimento
Ipotesi Abbassare la pressione dell’aria circostante causerà una fuoriuscita di elio dal palloncino a maggiore velocità.
Introduzione La diffusione è il passaggio di molecole da una zona ad alta densità verso un’area a densità minore. In questo esperimento le molecole di elio all’interno del palloncino (che sono ad alta densità molecolare) si spostano all’esterno nello spazio aereo intorno al palloncino. La pressione dell’aria della stanza in cui è condotto l’esperimento, può essere variata ripetendo l’esperimento in stanze che si trovano a piani diversi in un edificio alto.
Materiale: – 60 palloncini – bombola di elio – metro da sarto – 60 chiodi per tenere abbassati i palloni – spago per legare i palloncini – un edificio alto (almeno 60 piani) possibilmente con stanze climatizzate.
Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?
Procedura Per questo esperimento, la variabile indipendente è la pressione dell’aria ambientale. Per misurare il diametro esterno del palloncino si utilizzano un righello e due tavole di legno. Le costanti (variabili di controllo) possono essere la temperatura nella stanza, il livello di umidità e il tipo di gas utilizzato per gonfiare i palloncini. L’esperimento viene condotto in una stanza climatizzata per mantenere una temperatura e umidità costanti. Essa viene eseguita al piano terra, al 30° e al 60° piano di un edificio, al fine di fornire dati provenienti da ambienti con diversa pressione dell’aria in cui sono immersi i palloncini gonfiati con elio. L’esperimento inizia al piano terra. Si gonfiano con l’elio 20 palloncini. Tutti i palloncini devono avere lo stesso diametro (ad esempio 300 mm). Si legano a un pezzo di spago e si zavorrano con un chiodo. Il diametro dei palloncini viene misurato una volta ogni 2 ore ed i risultati sono riportati in una tabella. Lo stesso procedimento viene ripetuto in una stanza al 30° piano ed in una al 60° piano.
Osservazione Si osserverà che i palloncini al 60 ° piano si riducono in termini di dimensioni e diametro ad un ritmo più veloce rispetto ai palloncini al piano terra. In altre parole, l’elio fuoriesce più rapidamente dai palloncini situati al piano più alto.
Esperimenti scientifici per bambini: perchè dopo un po’ i palloncini a elio si sgonfiano?
Conclusione L’ipotesi si dimostra vera. I piani più alti di un edificio hanno una pressione atmosferica inferiore rispetto a quelli più bassi e quindi una minore densità dell’aria. Questo fa sì che l’elio, che all’interno del palloncino ha una densità maggiore, fugga più rapidamente a causa della diffusione, perchè l’elio è in grado di uscire attraverso i fori microscopici che esistono naturalmente nelle pareti dei palloncini di lattice. Questi piccoli fori sono più grandi degli atomi di elio. È a causa di diffusione che i palloncini si riducono di dimensione nel tempo.
Esperimenti scientifici per bambini: palloncini a confronto.
Materiali – bombola di elio – 4 palloncini – una bottiglia di plastica vuota senza tappo – un sacchetto di plastica e un elastico (o un sacchetto con chiusura zip) – una bottiglia di plastica vuota col tappo – bicarbonato – aceto – spago – forbici – graffette metalliche – una bacinella d’acqua (o la vasca da bagno) – una bilancia.
Perchè alcuni palloncini possono restare sospesi in aria e altri no? Cos’è che li fa sollevare da terra?
Esperimenti scientifici per bambini: palloncini a confronto
Esperimento – prendiamo il sacchetto di plastica, immergiamolo nell’acqua in modo che si riempia almeno per metà, quindi spremiamo fuori l’aria e chiudiamolo – chiediamo a un bambino di sollevare il sacchetto fuori dall’acqua e chiediamo: “Come lo senti? Pesante?”
– chiediamo di immergere di nuovo il sacchetto tenendolo immerso ma senza che tocchi il fondo e chiediamo “Adesso come lo senti? Più pesante o più leggero?”
– sentiamo il sacchetto più leggero quando è immerso in acqua perchè l’acqua della bacinella che si trova sotto al sacchetto sostiene un po’ del suo peso – se lasciamo andare il sacchetto, l’acqua della bacinella non basta a tenerlo sollevato, ed esso affonda per la forza di gravità che attira gli oggetti verso il basso. L’acqua della bacinella non sostiene l’acqua del sacchetto.
– prendiamo un palloncino e gonfiamolo d’aria. Il palloncino gonfiato d’aria è circondato da aria, come il sacchetto pieno d’acqua è circondato d’acqua. Anche il palloncino non può essere sostenuto e quindi non può restare sollevato
– l’acqua però, come abbiamo visto sentendo il sacchetto più leggero quando immerso, può esercitare una forza dal basso verso l’alto che può portare il peso degli oggetti, e può anche tenerli sollevati. Anche l’aria può farlo, come l’acqua. – facciamo un’altra prova. Prendiamo la bottiglia vuota chiusa col tappo. E’ molto leggera perchè contiene soltanto aria, ma naturalmente l’aria non tiene sospesa la bottiglia – mettiamo la bottiglia nella bacinella. Cosa succede? Galleggia sulla superficie, perchè l’acqua da sola è in grado di sostenere il suo peso, con la sua forza dal basso verso l’alto che vince sulla forza di gravità. L’aria contenuta nella bottiglia è più leggera dell’acqua della bacinella, quindi l’acqua può sostenerla – per sentire questa forza proviamo a tenere immersa la bottiglia con le mani: è molto difficile! La forza dell’acqua spinge la bottiglia verso l’alto e noi dobbiamo spingere un bel po’ verso il basso per vincerla
– prendiamo un palloncino, gonfiamolo con l’elio, chiudiamolo con un nodo e lasciamolo andare – al palloncino succede la stessa cosa che succede alla bottiglia piena d’aria immersa nell’acqua. L’aria è più pesante e l’elio è più leggero, quindi l’aria solleva l’elio, come l’acqua sostiene l’aria
– se liberassimo il palloncino con elio, il gas al suo interno è così leggero che salirebbe fino a sparire dalla nostra vista. Fin quando salirebbe? Fino ad allontanarsi tanto dalla terra da incontrare dell’aria leggera quanto lui. A questo punto si fermerebbe, senza salire né scendere. Si troverebbe in una condizione di equilibrio – possiamo provare a trovare anche noi questo punto di equilibrio aggiungendo dei pesi al nostro palloncino, fino a trovare il punto in cui non sale né scende – aggiungiamo al palloncino un pezzetto di spago, che avremo prima pesato, poi fissiamo allo spago una graffetta alla volta – ad un certo punto o saremo così fortunati da trovare il punto di equilibrio, o dovremo togliere del peso accorciando lo spago
– ora proviamo a trovare altri modi per rendere un palloncino più leggero dell’aria, e cerchiamo il loro punto di equilibrio – prendiamo una bottiglia vuota e versiamo in essa del bicarbonato
– aggiungiamo molto velocemente dell’aceto e fissiamo al collo della bottiglia un palloncino – il palloncino si riempie di gas e si gonfia sotto i nostri occhi. Di quale gas si tratta? Di anidride carbonica.
Facciamolo gonfiare finché non raggiunge le stesse dimensioni del palloncino gonfiato con l’elio, quindi chiudiamolo con un nodo e aggiungiamo un pezzo di spago – vedremo che anche questo palloncino si solleverà in aria, e potremo confrontare la velocità in cui lo fa con quella del palloncino pieno di elio. Inoltre potremo trovare il suo punto di equilibrio, come abbiamo fatto col primo palloncino – possiamo dire che l’anidride carbonica è più leggera dell’aria, ma è più pesante dell’elio.
Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio Materiali: – palloncino – bombola di elio – spago – forbici – graffette metalliche – bilancia
Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio Esperimento: – gonfiamo il palloncino con la bombola di elio, chiudiamolo e chiudiamolo con un nodo – pesiamo un pezzo di spago e leghiamolo al palloncino (il mio spago pesa 1 g) – lasciamo andare il palloncino – pesiamo una graffetta metallica (la mia pesa 2 g) – aggiungiamo una ad una le graffette allo spago fino a trovare il punto in cui il palloncino può iniziare a sollevarsi
– ora possiamo sapere quanti grammi possono essere sollevati da un palloncino – consideriamo il peso di un bambino, ad esempio di 30 Kg, e chiediamo: “Quanti palloncini servirebbero per sollevarlo da terra?”
Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio Le mongolfiere possono volare e anche trasportare delle persone per lo stesso principio che fa volare i nostri palloncini: perchè l’aria calda del loro pallone è più leggera dell’aria circostante. Anche i dirigibili volano proprio come il nostro palloncino, e possono trasportare delle persone, e nel loro pallone contengono proprio elio. La forza che spinge il nostro palloncino, le mongolfiere e i dirigibili è la forza di Archimede o forza idrostatica. Il volo con questi mezzi è detto volo aerostatico.
Con i bambini più piccoli possiamo invertire l’esperimento e trovare insieme quanti palloncini occorrano per sollevare da terra un pupazzetto.
Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio Materiali: – un pupazzetto – bilancia – bombola di elio – palloncini – spago e forbici
Esperimenti scientifici per bambini: volare coi palloncini a elio Esperimento: – chiediamo ai bambini: “Secondo voi quanti palloncini serviranno a far volare questo orsetto?”. I bambini faranno le loro previsioni – cominciamo a gonfiare i palloncini e leghiamoli al pupazzetto fino a raggiungere il nostro scopo.
Esperimenti scientifici per bambini – effetti della temperatura sui gas. Con questo esperimento vogliamo dimostrare che la temperatura influisce sulla densità, e che questo può influenzare il comportamento dei gas.
Domande: – Cos’è la densità? – Cosa dice il principio di Archimede? – Come la temperatura influenza la densità di un gas? – Come la densità di un gas influenza il suo comportamento?
Materiali: – bombola di elio – due palloncini – frigorifero o congelatore
Esperimenti scientifici per bambini – effetti della temperatura sui gas
Concetti base: – l’elio è meno denso dell’aria. La densità di una sostanza è la sua massa per il suo volume e si misura in chili per metri quadri. Quando diciamo che l’elio è meno denso dell’aria, intendiamo dire che un certo volume di elio pesa meno dello stesso volume di aria. – la forza di Archimede (o forza idrostatica) che spinge un pallone gonfiato con elio verso l’alto può essere influenzata dalla temperatura, perchè la temperatura di un gas ne modifica la densità.
Procedimento: – gonfiamo i due palloncini con l’elio, cercando di farli il più possibile della stessa grandezza e fermiamoli con un nodo
– mettiamo uno dei due palloncini in frigorifero o nel congelatore, e lasciamo l’altro a temperatura ambiente
– dopo 20 minuti prendiamo il pallone dal frigorifero, fotografiamo velocemente i due palloni, e liberiamoli possibilmente all’aperto – osserviamo attentamente: quale dei due palloncini si alza più velocemente? – Perchè c’è una differenza nel comportamento dei due palloncini?
Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile.
La prima legge della dinamica di Newton, detta anche principio d’inerzia o legge di Galileo afferma che “un corpo mantiene il proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, finché una forza non agisce su di esso”.
Pensiamo a quando viaggiamo in automobile: quando l’auto accelera ci sentiamo spinti all’indietro, mentre una frenata improvvisa ci farebbe volare in avanti, se non avessimo le cinture di sicurezza allacciate.
Questo esperimento dimostra il diverso comportamento che può avere un pendolo o un pallone gonfiato con aria, e un pallone gonfiato ad elio all’interno di un’automobile che accelera e rallenta.
Vedremo che il pendolo o il pallone gonfiato ad aria si comportano in modo del tutto prevedibile, cioè oscillano all’indietro quando si accelera e in avanti quando si rallenta. Il palloncino ad elio, invece, non risponde alla legge di Newton sul moto, ma risponde invece al principio di Archimede, essendo l’elio più leggero dell’aria.
Materiale:
– un pendolo o un palloncino
– corda, forbici, nastro adesivo
– automobile
– palloncini
– bombola di elio
Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile
Esperimento:
– fissiamo un palloncino gonfiato con aria (o un pendolo) al tettuccio dell’automobile. Osserviamo che quando l’auto è ferma l’oggetto pende verso il basso
– quando l’auto accelera in avanti, l’oggetto oscilla all’indietro:
– quando l’auto rallenta, l’oggetto oscilla in avanti
– ora gonfiamo un palloncino con la bombola di elio:
– fissiamo sul fondo dell’auto il palloncino e osserviamo che va verso l’alto:
– quando l’auto accelera in avanti, il palloncino a elio oscilla in avanti:
– quando l’auto rallenta, il palloncino ad elio oscilla all’indietro:
Come afferma il principio di Newton, tutti i corpi tendono a rimanere fermi se sono fermi o in movimento se sono in movimento, se una forza non agisce su di loro in modo diverso. Quando l’automobile parte, l’aria contenuta nell’auto, che era ferma, tende a restare ferma, finché la forza data dal movimento dell’auto non agisce su di essa. Quando l’auto accelera in avanti, la densità dell’aria aumenta verso la parte posteriore dell’automobile, quindi la pressione nella parte posteriore dell’auto aumenta. Il pallone a elio, quindi, galleggia sull’aria più densa e si sposta in avanti.
Esperimenti scientifici per bambini: portiamo un palloncino a elio in automobile
Quello che succede al palloncino gonfiato con elio è simile a quello che avviene ad una bolla d’aria all’interno di un barattolo pieno d’acqua. Infatti l’elio è più leggero dell’aria, e l’aria è più leggera dell’acqua.
Se teniamo il barattolo in orizzon
tale, la bolla d’aria sale verso l’alto (come il palloncino d’elio), se noi incliniamo il barattolo l’acqua si sposta e spostandosi sposta la bolla d’aria. Questo avviene nel barattolo tenuto in orizzontale in automobile:
Quando si accelera il palloncino va in avanti perchè l’aria contenuta nell’auto si sposta all’indietro. Quando si rallenta il palloncino va indietro perchè l’aria contenuta nell’auto va in avanti.
Allo stesso modo il palloncino va a sinistra se l’auto curva a sinistra, e va a destra se l’auto curva a destra:
Qui il video completo (anche con sottotitoli in italiano): Youtube.
Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede.
Il principio di Archimede afferma che “ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido (liquido o gas) riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato”.
L’esclamazione “Eureka!” che usiamo per dire che abbiamo avuto una buona idea, è tradizionalmente attribuita ad Archimede. Si narra infatti che egli abbia proprio gridato “Eureka!” quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell’acqua era salito, capì che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immersa. Con questo “Eureka!” che in greco antico significa “Ho trovato!”, Archimede intendeva dire che aveva trovato la soluzione al problema che gli aveva posto il principe di Siracusa Gerone II.
Gerone aveva commissionato a un orefice una corona, e gli aveva consegnato l’oro necessario per realizzarla. Ricevuta la corona finita, però, gli venne il sospetto che l’orefice lo avesse imbrogliato: la corona pesava esattamente quanto l’oro fornito, è vero, ma Gerone pensava che l’artigiano avesse sostituito parte dell’oro con un uguale peso di un metallo meno prezioso. Chiese così ad Archimede se esistesse un metodo per valutare la purezza di un oggetto d’oro.
Basandosi sull’intuizione avuta nella vasca da bagno, Archimede cominciò a ragionare: due materiali diversi, ad esempio un chilo di ferro e un chilo di legno, hanno lo stesso peso ma occupano volumi diversi. Se hanno volumi diversi, questo significa che ricevono spinte diverse se immersi nell’acqua, e queste spinte dipenderanno esclusivamente dal volume del materiale e non dal suo peso. In particolare, siccome l’oro è molto più pesante dei metalli meno nobili, una corona d’oro puro avrà un volume minore di una che contiene anche altri metalli.
Cosa fece dunque Archimede? Appese la corona ad un braccio della bilancia, e all’altro un lingotto d’oro puro con peso pari a quello della corona, e la bilancia risultò ovviamente in equilibrio. La bilancia venne poi immersa in acqua. La corona, che in effetti era in parte composta da metallo più vile (di uguale peso ma maggior volume) aveva un volume maggiore del lingotto d’oro puro, per questo riceveva una spinta verso l’alto maggiore e la bilancia si spostò dalla parte dell’oro denunciando la frode.
La legge di Archimede non riguarda solo il caso di un corpo immerso in un liquido (oro e acqua), ma anche il caso di un corpo immerso in un gas.
Come sappiamo il metodo scientifico richiede: – osservazione – ipotesi – sperimentazione e raccolta dei dati – conclusione.
Useremo il metodo scientifico per una serie di casi che riguardano il principio di Archimede applicato ai gas.
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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Primo esperimento
Materiali: – bombola di elio – due palloncini della stessa dimensione – due pezzi di filo
Esperimento: – gonfiamo un palloncino con elio e uno con aria
– chiudiamo entrambi con un nodo e leghiamo ad ognuno un filo – lasciamo i palloncini contemporaneamente, tenendo il filo per l’estremità.
Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Osservazioni: – il palloncino gonfiato con elio si solleva verso l’alto, e deve essere tenuto per il filo se non si vuole vederlo continuare a salire – il palloncino gonfiato con sola aria rimane a terra.
Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Conclusioni: – il palloncino gonfiato con aria sposta l’aria circostante senza che si crei nessuna forza di spinta verso l’alto, perchè l’aria interna e la massa del palloncino hanno una forza verso il basso che è maggiore della forza di Archimede; – il movimento verso l’alto del palloncino gonfiato ad aria continuerà per lungo tempo. Fino a quando? Comincerà a rallentare soltanto al altezze notevoli, quando cioè incontrerà strati d’aria più leggera. Quando lasciamo un palloncino gonfiato con elio libero di volare, lo vediamo salire e salire, finché diventa un piccolo punto colorato e poi sparisce alla nostra vista. Sale così in alto nell’atmosfera da diventare non visibile. Man mano che il palloncino sale incontra aria sempre meno densa. Anche se non possiamo vedere quello che succede, sulla base della fisica sappiamo che il pallone ad un certo punto comincerà a rallentare la velocità della sua salita e poi smetterà di salire. A questo punto le forze discendenti saranno uguali alle forze ascendenti e il palloncino non salirà né cadrà verso il basso. Se potessimo registrare l’altitudine e la velocità di salita del palloncino gonfiato con elio, potremmo calcolare, tenendo conto del volume del palloncino, la densità dell’aria e la quantità di aria spostata. Possiamo quindi dire che: – il palloncino riempito con elio continuerà a salire finché la forza dell’aria spostata dal palloncino verso l’alto è superiore alla massa totale del palloncino – il palloncino cessa di salire quando raggiunge un’altezza in cui la forza di spinta verso l’alto (cioè lo spostamento d’aria causato dal palloncino) è pari alle forze discendenti del palloncino (massa x gravità = peso).
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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Secondo esperimento
Materiali: – bombola di elio – due palloncini della stessa dimensione – due pezzi di filo – un phon.
Osservazione: – se c’è un colpo di vento, l’energia cinetica fa sollevare il palloncino gonfiato con aria, ma quando il vento cessa il palloncino torna a scendere.
Conclusioni: – il palloncino riempito con aria si solleva perchè la forza del vento preme contro il palloncino e supera la forza del suo peso.
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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Terzo esperimento
Materiali: – bombola di elio – due palloncini della stessa dimensione – due pezzi di filo – un phon.
Se un palloncino viene riempito con aria calda, salirà verso l’alto.
Il palloncino riempito con aria riscaldata sale perchè l’aria calda ha un volume maggiore dell’aria fredda, quindi il palloncino risulterà essere più leggero dell’aria più fredda circostante. Questo è il principio che fa volare le mongolfiere.
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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Quarto esperimento
Materiali: – bombola di elio – un palloncino – una bacinella colma d’acqua fino all’orlo inserita in una bacinella vuota più grande – una bilancia.
Con questo esperimento vogliamo misurare il volume del palloncino gonfiato con elio.
Procedimento: – spingiamo delicatamente il palloncino fino ad immergerlo completamente nell’acqua
– l’acqua che traboccherà si verserà nella seconda bacinella: si tratta dell’acqua che è stata sostituita dal palloncino – prendiamo l’acqua che si è raccolta nella seconda bacinella e pesiamola
– sapendo che 1 litro d’acqua pesa 1 chilo, possiamo sapere il volume occupato dal palloncino in litri.
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Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Quinto esperimento
Con questo esperimento possiamo determinare la potenza di sollevamento di un palloncino gonfiato con elio e dimostrare il principio di Archimede.
Materiali: – bombola di elio – un palloncino – spago e forbici – carta e penna per registrare i dati – bilancia – graffette metalliche
Esperimento: – tagliamo un pezzo di spago e pesiamolo: ricordiamo ai bambini che anche lo spago ha un peso e che questo peso lo tira verso il basso a causa della forza di gravità
– pesiamo una graffetta metallica
– leghiamo lo spago al palloncino e lasciamolo andare fino al soffitto
– fissiamo allo spago una graffetta e osserviamo se il pallone comincia a scendere. Registriamo le nostre osservazioni – continuiamo ad aggiungere una graffetta alla volta finché il palloncino non comincerà a scendere o non avrà toccato terra. Continuiamo a registrare
– cominciamo a tagliare, se occorre, piccoli pezzi di spago finché non avremo trovato il punto di equilibrio, cioè il punto in cui il palloncino non potrà salire né scendere.
Conclusioni: – un palloncino gonfiato con elio si solleva perchè sposta l’aria – il peso del palloncino e di tutti gli elementi che abbiamo attaccato ad esso (spago e graffette) esercitano una forza verso il basso, ma questa forza può essere superata dall’elio, che è più leggero dell’aria; in questa condizione il palloncino continua a salire – il palloncino comincia a scendere quando il suo peso con le aggiunte supera la forza di sollevamento
Esperimenti scientifici per bambini – palloncini a elio e legge di Archimede Curiosità: – ci sono atleti che praticano una particolare attività che consiste nel sollevarsi in aria legati a dei palloni gonfiati con elio, come possiamo vedere qui: http://www.clusterballoon.org/ – mentre la mongolfiera si solleva da terra per riscaldamento dell’aria all’interno del pallone, il dirigibile si solleva proprio come i nostri palloncini perchè contiene gas più leggeri dell’aria, tra i quali proprio l’elio
Per il principio di Archimede, ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato. Il dirigibile, volando immerso nell’aria che avvolge la Terra, ha una spinta ascensionale (P) pari al peso dell’aria che occupa il suo volume (V) meno il peso della sua struttura (Q) e del gas che lo riempie. Siccome l’aria al livello del mare pesa poco più di 1 kg per metro cubo, occorrono grandi volumi di gas leggeri per sollevare anche solo pesi modesti.
Chiamando A il peso specifico del gas interno e B il peso specifico dell’aria, avremo:
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori utilizzando le tre tavole.
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
Le neuroscienze ci dicono che la comprensione della matematica presenta aspetti sia geometrico-percettivi sia simbolico-linguistici ed è necessario allenare il cervello a usare contemporaneamente entrambe le aree cerebrali.
Spesso la matematica è presentata ai bambini in modo puramente “linguistico”, come una lista di istruzioni da memorizzare. La memoria linguistica è molto potente e durevole, quindi i bambini inizialmente imparano con poco sforzo, ma quando la quantità di formule da memorizzare diventa eccessiva, la matematica diventa per loro materia arida e incomprensibile.
Per questo è necessario insegnare la matematica prima di tutto attraverso stimoli di tipo percettivo-sensoriale, soprattutto attraverso le mani, perché le aree cerebrali che ci permettono i movimenti fini sono molto vicine a quelle che ci fanno percepire le forme geometriche e le quantità approssimate.
Il materiale usato per la presentazione è offerto da:
I due testi fondamentali per l’insegnamento della matematica col metodo Montessori sono “Psicoaritmetica” e “Psicogeometria”, pubblicati per la prima volta nel 1934 in spagnolo quando l’autrice, a causa delle persecuzioni del fascismo, si trovava in esilio a Barcellona. Le tesi esposte nelle due pubblicazioni, messe a confronto con le recenti scoperte delle neuroscienze, evidenziano marcati elementi di sintonia e attualità.
Prendiamo ad esempio il teorema di Pitagora: la sua formulazione “linguistica” recita che “in un triangolo rettangolo l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti”. Lo sforzo per la memoria linguistica è modesto, dunque si tende a partire dall’enunciato del teorema, presentando la sua dimostrazione, e poi si fanno seguire gli esercizi. L’idea montessoriana è diversa, ed è molto semplice: bisogna partire dalle “cose”, cioè dalle rappresentazioni concrete degli oggetti geometrici.
“Non fu dalle cose, che i primi geometri trassero le loro conoscenze? Non furono corrispondenze e relazioni tra cose, che stimolarono qualche mente attiva e interessata a formulare degli assiomi e quindi dei teoremi?“ “Il modo con cui un concetto è stato compreso per la prima volta dagli esseri umani è il modo naturale per presentare quel concetto ai bambini”. Maria Montessori
Sulla base di questa idea Maria Montessori introdusse nei due testi un’enorme quantità di materiali, che con la loro muta eloquenza permettono ai bambini di scoprire, in modo indipendente, la geometria e l’aritmetica.
“Nella scuola tradizionale lo studio del teorema di Pitagora rappresenta spesso un grosso scoglio da superare per i bambini, tanto che era chiamato “il ponte degli asini” (asino, si sa, era l’epiteto usato per gli studenti meno brillanti). Quando interrogati, gli studenti dovevano illustrare la dimostrazione del teorema disegnandola alla lavagna. Quelli che erano in grado di farlo avevano memorizzato sia il teorema sia la sua dimostrazione, ma erano in pochi quelli che l’avevano realmente compreso. Disegnando linee i bambini riproducono parallelogrammi equivalenti a quadrati, e rettangoli equivalenti a parallelogrammi e spiegano le ragioni dell’equivalenza. Le linee sulla lavagna si moltiplicano e alla fine il tutto diventa un labirinto che rispecchia il labirinto che c’è nella mente del bambino. Anche se il postulato che recita: ‘Il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui sue altri lati’ è ben fissato nella mia mente, devo confessare che la prima volta che lo ho realmente compreso è stata quando ho visto la dimostrazione fatta con gli incastri delle tavole di Pitagora a bambini di 8 anni. Ma nella mente di tutte le persone a cui l’ho chiesto, il famoso teorema si riferisce soltanto ai quadrati. Nessuna altra figura geometrica gode dello stesso privilegio. Noi siamo in grado di utilizzare tutte le figure, purché esse siano equivalenti. Questo è un esempio di cosa succede quando il bambino è liberato dalla schiavitù dei libri di testo e il suo potenziale intellettivo è stimolato e aiutato attraverso chiavi di conoscenza che gli permettono di investigare e creare con gioia ed entusiasmo. I contenuti del programma scolastico sono coperti, ma se ne aggiungono molti altri ancora, e tutto con la piena comprensione e la gioia di imparare di una mente che ricerca e che vede le relazioni tra le cose. Ciò accade non solo per quanto riguarda la geometria, ma anche per quanto riguarda il resto della matematica. Non è questo anche l’obiettivo dei sostenitori della nuova matematica?“ Mario Montessori – Communications 1 (1969)
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
Il materiale per il teorema di Pitagora è composto da 3 tavole con pezzi ad incastro blu, rossi, gialli e bianchi.
Le tre tavole rappresentano tre casi del teorema: – primo caso (TAVOLA I): i due cateti sono uguali – secondo caso (TAVOLA II): i due cateti stanno in proporzione 3:4 tra loro – terzo caso (TAVOLA III): caso generale (la dimostrazione Euclidea).
La tavola 1 serve ad una dimostrazione del teorema a livello principalmente sensoriale.
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
TAVOLA I i due cateti sono uguali
Per la prima dimostrazione abbiamo una cornice che corrisponde a uno spazio complesso, cioè: – un triangolo rettangolo isoscele bianco – lo spazio corrispondente ai quadrati costruiti sui tre lati:
Nel centro è collocato il triangolo bianco. Il resto del materiale è costituito dal quadrato diviso in otto triangoli a mezzo delle due diagonali e delle due mediane:
La dimostrazione del primo caso è estremamente intuitiva. In questo incastro:
– i due quadrati dei cateti sono divisi per mezzo della diagonale in due triangoli – il quadrato dell’ipotenusa è diviso in quattro triangoli per mezzo di due diagonali.
Gli otto triangoli sono tutti uguali tra loro, quindi: – i triangoli dei due cateti possono entrare nel quadrato dell’ipotenusa – i quattro triangoli dell’ipotenusa possono riempire i due quadrati dei cateti.
Gli spostamenti sono molto divertenti, anche perchè i triangoli dei due cateti hanno lo stesso colore, mentre i quattro triangoli dell’ipotenusa hanno un colore diverso. E’ facile vedere che i triangoli gialli e gli altri blu, fanno tra loro un quadrato col lato uguale al cateto di quello posto nel centro della cornice. Gli altri 4 triangoli rossi, disposti in modo che i vertici siano tutti uniti al centro e le ipotenuse al di fuori, formano un quadrato, il cui lato corrisponde all’ipotenusa del triangolo che sta nella cornice. Così gli 8 triangoli si possono collocare nella cornice riempendo tutto lo spazio, e dimostrando questo primo caso del teorema di Pitagora. Con questa dimostrazione siamo partiti da un fatto noto, cioè il teorema di Pitagora, e da una cornice vuota che lo rappresenta; e abbiamo dimostrato il teorema riempiendo i vuoti della cornice.
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La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
TAVOLA I – Presentazione 1 Esplorazione sensoriale del teorema di Pitagora
Mostriamo il materiale dicendo: – “Le figure a destra della tavola mostrano i quadrati dei due lati del triangolo rettangolo isoscele, divisi a metà dalla linea diagonale, così da formare 2 triangoli interni per ogni quadrato, uno giallo e uno blu” – “Il quadrato dell’ipotenusa è diviso da due linee diagonali , così da formare 4 triangoli interni rossi” – “Gli 8 triangoli totali (2 gialli, 2 blu e 4 rossi) sono tutti identici, quindi con i triangoli gialli e blu dei quadrati dei cateti possiamo riempire lo spazio occupato dai 4 triangoli rossi del quadrato dell’ipotenusa”
– “Viceversa possiamo usare i 4 triangoli rossi per occupare lo spazio dei quadrati blu e giallo dei cateti”.
La sostituzione di questi differenti pezzi mobili è molto interessante, anche perchè presentano colori differenti. L’esercizio inoltre ricorda gli esercizi di equivalenza fatti con gli incastri delle frazioni.
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La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
TAVOLA I – Presentazione 2
Materiale: – tavola del teorema di Pitagora I
Presentazione: – osserviamo lo schema di figure a destra della tavola – rimuoviamo il triangolo bianco e chiediamo ai bambini: “Che tipo di triangolo è?”. E’ un triangolo rettangolo isoscele
– rimettiamo al suo posto il triangolo bianco indichiamo i quadrati. Chiediamo ai bambini: “Cosa sono?” Sono quadrati – diciamo ai bambini: “Oggi conosceremo insieme la relazione tra quadrati e triangoli.” – indichiamo i lati del triangolo e facciamo notare che i quadrati adiacenti ai lati del triangolo hanno la loro stessa lunghezza – Chiediamo: “Quale lato del triangolo ha la stessa lunghezza del triangolo grande rosso?” L’ipotenusa – indichiamo l’ipotenusa e diciamo: “L’ipotenusa ha la stessa lunghezza del quadrato rosso” – esaminiamo i pezzi per mostrare le loro equivalenze
– passiamo allo schema di figure a sinistra della tavola e diciamo: “Questi sono gli stessi quadrati divisi da diagonali. Ci sono molte equivalente tra le figure dello schema” – rimuoviamo interamente il quadrato rosso (formato da 4 triangoli) e incoraggiamo i bambini a notare che è equivalente alla somma dei quadrati gialli e blu combinati – nota altre equivalenze, ad esempio che il quadrato giallo è metà del quadrato rosso, come ne è la metà anche il quadrato blu
– al termine dell’esperienza, diamo la regola: “Nel triangolo rettangolo, la somma del quadrato costruita sui cateti è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa”.
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La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
TAVOLA I – Presentazione 3
Introduzione: – diamo ai bambini qualche semplice informazione su Pitagora, dicendo che fu un grande matematico dell’Antica Grecia, nato nell’isola di Samo nel 500 aC. Egli fondò la sua scuola a Crotone (Italia meridionale), che era allora parte della Magna Grecia – troviamo Pitagora nella linea del tempo. Questa breve introduzione è molto utile perchè richiama il nome del materiale, cioè la tavola del teorema di Pitagora; inoltre il collegamento con la storia fa sentire ed apprezzare ai bambini il proprio legame con gli uomini del passato.
Presentazione
Primo passaggio: sostituzione dei pezzi: – iniziamo con la tavola contenente tutti i pezzi già disposti nel modo corretto per dare una prima forte impressione
– togliamo tutti i pezzi dal primo schema
– prendiamo i pezzi dell’altro schema e mettiamoli nelle cornici del primo, cioè muoviamo i pezzi da un lato all’altro
Secondo passaggio: – dallo schema nel quale i quadrati sono divisi dalle diagonali formando i triangoli colorati, togliamo i triangoli gialli e quelli blu. Chiediamo a un bambino di riempire i due quadrati dello schema a sinistra utilizzando i quattro triangoli rosso che formano il quadrato grande
– i triangoli rossi che erano sull’ipotenusa del triangolo bianco sono stati distribuiti in due quadrati posati sugli altri due lati (cateti) del triangolo bianco
– ora con i triangoli blu e gialli riempiamo lo spazio lasciato libero dai triangoli rossi: tutto ciò che era costruito sui cateti ora si trova sull’ipotenusa.
Applicazione del teorema: – la somma dei quadrati costruiti sui cateti di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa dello stesso triangolo.
Note: – i triangoli dello schema sono tutti triangoli isosceli.
Scopo diretto: – introduzione sensoriale al materiale – preparazione per gli incastri seguenti
Età: – dagli 8 anni.
Teorema di Pitagora col metodo Montessori TAVOLA II i due cateti sono in proporzione 3:4
Nell’incastro i tre quadrati sono riempiti con quadratini di tre diversi colori. Il loro numero è: – nel quadrato del cateto minore 3² = 9 – nel quadrato del cateto maggiore 4² = 16 – nel quadrato dell’ipotenusa 5² = 25. In questo caso speciale calcolando le lunghezze dei lati per se stesse, si ha il numero di quadrati che riempiono le superfici, cioè: 3 x 3 = 9 quadrati 4 x 4 = 12 quadrati 5 x 5 = 25 quadrati e quindi 25 = 16 + 9.
Siccome i quadratini relativi al quadrato di ogni lato sono di colore diverso, si possono disporre a disegni vari i quadratini corrispondenti ai due cateti, nel quadrato dell’ipotenusa. Allora gli spazi relativi ai quadrati dei due cateti restano riempiti coi quadratini relativi all’ipotenusa, e rimanono di colore uguale i quadrati dei cateti.
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori Tavola II – Presentazione 1
Il gioco degli spostamenti è evidente: – i due quadrati dei cateti possono essere riempiti completamente con i quadratini dell’ipotenusa, diventando dello stesso colore – il quadrato dell’ipotenusa può essere composto in due colori creando bei disegni.
Così rimane materialmente ed esteticamente dimostrata la relazione pitagorica cambiando i quadratini mobili negli spazi della cornice che si trova nel materiale.
Tavola II – Presentazione 2
Materiale: – tavola del teorema di Pitagora II
Presentazione: – rimuoviamo dalla tavola il triangolo bianco e chiediamo ai bambini: “Che tipo di triangolo è?” E’ un triangolo rettangolo scaleno – diciamo: “Questa è un’altra dimostrazione della teoria di Pitagora”. – diciamo: “In questa tavola i quadrati sono divisi in quadratini tutti uguali. Possiamo usarla per verificare che la somma dei quadrati dei lati è uguale al quadrato dell’ipotenusa. “ – chiediamo l’aiuto dei bambini per inserire tutti i quadratini blu e gialli nella cornice quadrato grande e i quadratini rossi nelle cornici dei quadrati medio e piccolo:
– chiediamo ai bambini cos’hanno scoperto e chiediamo se quello che abbiamo fatto con i quadratini colorati può essere scritto – facciamolo insieme:
– dopo essersi esercitati con la tavola i bambini possono risolvere problemi detti a voce, ad esempio possiamo dare la misura dell’ipotenusa e di un lato di un triangolo, e i bambini devono trovare la lunghezza dell’altro lato.
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori – Nota: Si tratta della terna pitagorica. Una terna pitagorica è una terna di numeri naturali , , tali che . Il nome viene dal teorema di Pitagora, da cui discende che ad ogni triangolo rettangolo con lati interi corrisponde una terna pitagorica e viceversa.
Tavola II – Presentazione 3
Materiale: – tavola del teorema di Pitagora II
Presentazione: – mostriamo il materiale e diciamo: “Qui i numeri magici sono 3, 4 e 5” – “In questa figura i tre quadrati sono riempiti con piccoli quadratini tutti uguali e in differenti colori” – con questo materiale il gioco delle sostituzioni viene spontaneo, per cui basta invitare il bambino a sperimentare il materiale in tutte le possibili combinazioni – facciamo notare che i due quadrati costruiti sui due cateti (giallo e blu) possono essere interamente riempiti con i quadratini rossi del quadrato costruito sull’ipotenusa
– facciamo notare anche che i quadratini giallo e blu insieme possono riempire lo spazio occupato dal quadrato rosso – facciamo notare che il triangolo bianco centrale è un triangolo rettangolo scaleno.
________________________ La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori – Tavola II – Presentazione 4
Materiali: – tavola del teorema di Pitagora II: tavola nella quale i lati del triangolo sono in proporzione 3:4. In questo caso c’è un solo schema sulla tavola. Il triangolo bianco è un triangolo rettangolo scaleno.
Presentazione: – per prima cosa contiamo i pezzi. Questa tavola aggiunge elementi di aritmetica agli elementi sensoriali. Evidenziamo che il triangolo bianco centrale è un triangolo scaleno – togliamo dallo schema tutti i quadratini gialli e tutti i quadratini blu. Proviamo a riempire gli spazi vuotati con i quadratini rossi – al termine ci troveremo con lo spazio per il quadrato dell’ipotenusa vuoto. Riempiamo questo spazio con i quadratini gialli e con quelli blu – nel fare questa operazione si possono ottenere combinazioni di giallo e blu molto interessanti
– contiamo i quadratini. Possiamo scrivere il conteggio così:
– la somma dei quadrati costruiti sui lati di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa dello stesso triangolo.
Teorema di Pitagora col metodo Montessori TAVOLA III caso generale
In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. Il materiale che serve a questa dimostrazione Il terzo incastro è di difficile descrizione e si presta a un notevole esercizio intellettuale. Il materiale originale prevedeva una tavola 44 x 24 cm, con quattro incavi rettangolari ai due lati e al centro la cornice che, per la sua determinazione di forma, presenta appunto un teorema già stabilito, che bisogna dimostrare.
I pezzi mobili possono formare varie combinazioni per dimostrare vari principi del teorema, e cioè: – due quadrilateri aventi base uguale e altezza uguale sono equivalenti – due figure equivalenti a una terza figura sono equivalenti tra loro. Occorre dimostrare che la somma dei due rettangoli equivale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. La dimostrazione materiale si fa con lo spostamento delle figure.
Nell’incastro in posizione normale:
– il quadrato dell’ipotenusa è diviso in due rettangoli – il secondo lato è determinato dalle divisioni dell’ipotenusa, su cui cade l’altezza del triangolo abbassata dal vertice opposto.
Nel materiale troviamo anche due romboidi che presentano: – un lato uguale al lato del quadrato piccolo – un lato uguale al lato del quadrato grande – un lato uguale all’ipotenusa.
L’altezza minore dei due romboidi corrisponde all’altezza (o lato minore) dei rettangoli.
L’altezza maggiore corrisponde ai lati dei quadrati dei cateti:
Non è necessario che il bambino conosca già tutte queste corrispondenze dimensionali: vedrà dei pezzi a incastro rossi blu e gialli, e semplicemente li sposterà inserendoli negli incavi della tavola.
A far ragionare il bambino sul teorema è il suo agire materialmente inserendo i pezzi mobili sui fondi della tavola, e non la conoscenza astratta delle corrispondenze dimensionali dei lati e delle altezze delle figure geometriche. In questo modo l’esercizio diventa molto semplice e interessante, e il materiale si presta dare diverse dimostrazioni.
TAVOLA III – Presentazione 1
– Partiamo dall’incastro riempito normalmente:
– togliamo prima i due rettangoli dell’ipotenusa e mettiamoli nei lunghi incavi laterali della tavola – facciamo scorrere verso il basso il triangolo bianco fino a che l’ipotenusa tocca il lato inferiore del quadrato. Rimane vuoto, al di sopra del triangolo, uno spazio che evidentemente equivale al quadrato. Questo spazio vuoto equivale evidentemente al quadrato. Esso ha la forma di uno strano poligono a sei lati, però prolungando la linea corrispondente all’altezza del triangolo, subito si capisce che lo spazio si può dividere in due romboidi, uno maggiore e uno minore. – riempiamo lo spazio rimasto coi due romboidi giallo e blu: le due figure riempiono perfettamente lo spazio.
Vediamo così che è sempre lo stesso spazio riempito: – prima con 1 triangolo + 2 rettangoli – poi con 1 triangolo + 2 romboidi.
Questo dimostra che la somma dei due rettangoli (quadrato dell’ipotenusa) è equivalente alla somma dei due romboidi.
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TAVOLA III – Presentazione 2
Consideriamo poi i romboidi invece dei rettangoli, per dimostrare la loro equivalenza coi due quadrati sui cateti: – cominciamo dal quadrato maggiore e partiamo dall’incastro in posizione normale:
– consideriamo lo spazio occupato dal triangolo e dal quadrato maggiore: per farlo togliamo i pezzi e vuotiamolo – riempiamo lo spazio vuotato con il triangolo e il quadrato grande in posizione normale – ora togliamo il quadrato del cateto maggiore (giallo) – facciamo scorrere nello spazio vuoto il triangolo, fino a che il vertice del suo angolo retto si incastra nello spazio di un angolo retto lasciato vuoto dal quadrato: il cateto maggiore corrisponde al lato sterno del quadrato perchè tutti i lati del quadrato spostato sono uguali al cateto maggiore – è evidente che lo spazio che resta vuoto dopo aver inserito il triangolo è equivalente al quadrato portato via. Questo spazio vuoto ha la forma di un romboide: uno dei suoi lati corrisponde all’ipotenusa e l’altro al lato del quadrato, cioè al cateto maggiore del triangolo – inseriamo nello spazio il romboide grande giallo:
– allo stesso modo possiamo considerare anche lo spazio occupato dal triangolo e dal quadrato minore: per farlo togliamo prima il quadrato del cateto minore – facciamo scorrere nello spazio vuoto il triangolo, fino a che il vertice del suo angolo retto si incastra nello spazio di un angolo retto lasciato vuoto dal quadrato: il cateto minore corrisponde al lato sterno del quadrato perchè tutti i lati del quadrato spostato sono uguali al cateto minore – è evidente che lo spazio che resta vuoto dopo aver inserito il triangolo è equivalente al quadrato portato via. Questo spazio vuoto ha la forma di un romboide: uno dei suoi lati corrisponde all’ipotenusa e l’altro al lato del quadrato, cioè al cateto minore del triangolo – inseriamo nello spazio il romboide piccolo blu:
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TAVOLA III – Presentazione 3
Con queste attività vogliamo dimostrare le equivalenze tra i romboidi e i rettangoli e tra i romboidi e i quadrati, utilizzando gli incavi lunghi che si trovano ai lati della tavola. Questi incavi dimostrano che i pezzi hanno la stessa altezza.
– Partiamo dall’incastro in posizione normale:
– togliamo i due rettangoli che insieme riempiono uno spazio uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa e mettiamoli insieme con i rombi negli incavi di sinistra (i maggiori nell’incavo più largo e i minori in quello più stretto):
Vediamo come le figure incastrate hanno uguale altezza. Basterà poi far combaciare i pezzi secondo la base per verificare l’uguaglianza: dunque le figure sono a due a due equivalenti.
Torniamo poi nella disposizione normale dell’incastro e procediamo allo stesso modo con i quadrati:
Negli spazi paralleli di destra si possono disporre il quadrato grande in fila col romboide grande, disposto però in un altro senso (cioè il senso dell’altezza maggiore). Allo stesso modo si possono mettere nell’incavo minore di destra il quadrato piccolo e il romboide piccolo: quadrato e romboide hanno la stessa altezza e affiancandoli possiamo verificare che hanno base uguale. Dunque i quadrati e i romboidi sono equivalenti. I rettangoli e i quadrati, equivalenti ai romboidi, sono perciò equivalenti tra loro. Il teorema risulta dimostrato.
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TAVOLA III – Presentazione 4
Materiali: – tavola del teorema di Pitagora III
Presentazione: – rimuoviamo i rettangoli rossi dal telaio – facciamo scorrere il triangolo bianco verso il basso e posizioniamo il parallelogramma giallo e blu nel telaio. Facciamo notare ai bambini che i parallelogrammi sono equivalenti ai rettangoli rossi. Rimettiamo i pezzi com’erano nella posizione iniziale – rimuoviamo il quadrato giallo e facciamo scorrere verso l’alto il triangolo bianco. Mettiamo il parallelogramma giallo nello spazio vuoto. Facciamo notare ai bambini che il parallelogramma giallo è equivalente al parallelogramma giallo. Rimettiamo i pezzi com’erano nella posizione iniziale – rimuoviamo il quadrato blu e facciamo scorrere verso l’alto il triangolo bianco. Inseriamo nello spazio vuoto il parallelogramma blu. Facciamo notare ai bambini che il parallelogramma blu è equivalente al quadrato blu. Rimettiamo i pezzi com’erano nella posizione iniziale – diciamo: “Ora sappiamo che i lati di una figura con lati uguali e base uguale sono equivalenti.” – mostriamo quanto abbiamo detto posizionando il quadrato giallo accanto al parallelogramma giallo confrontando base e altezza – diciamo ai bambini: “Dal momento che le figure gialle sono equivalenti e il parallelogramma giallo è equivalente al rettangolo rosso, possiamo dire che il quadrato giallo e il rettangolo rosso sono equivalenti?”. Sì – dimostriamo che il quadrato blu è equivalente al parallelogramma blu. – diciamo ai bambini: “Poiché il quadrato blu e il parallelogramma blu sono equivalenti, cosa possiamo dire del quadrato blu e del piccolo rettangolo rosso?” Sono equivalenti.
_________________________ Tavola III – Presentazione 5
La tavola III, per essere precisi, non dimostra tanto il teorema di Pitagora quanto la teoria di Euclide. Si tratta del famoso teorema delpons asinorum (ponte degli asini) della geometria euclidea che afferma: “Gli angoli opposti ai due lati uguali di un triangolo isoscele sono congruenti“. Si tratta, in sostanza, del contenuto della proposizione 5 nel libro I degli Elementi di Euclide. Per prima cosa i bambini noteranno che il triangolo centrale dello schema della tavola è un triangolo rettangolo scaleno, uguale a quello usato nella tavola II.
I principi già studiati o suggeriti attraverso gli esercizi sensoriali con le altre tavole e che dimostrano il teorema sono: – due quadrilateri che hanno base uguale e altezza uguale sono equivalenti – due figure equivalenti a una terza figura sono equivalenti tra loro – il quadrato formato sull’ipotenusa è diviso in due rettangoli. La divisione è fatta prolungando perpendicolarmente la linea che va dall’apice del triangolo bianco all’ipotenusa – nel materiale sono compresi anche due romboidi, ognuno dei quali ha un lato uguale rispettivamente al quadrato grande e al quadrato piccolo dei lati del triangolo bianco, e l’altro lato uguale all’ipotenusa – le altezze minori dei due romboidi corrispondono alle rispettive altezze (lati corti) dei rettangoli – il lato maggiore corrisponde rispettivamente al lato del quadrato grande e del quadrato piccolo dei lati del triangolo.
Non è necessario che il bambino conosca tutte queste corrispondenze. Egli vede i pezzi colorati di un inserto e semplicemente lo sposta, mettendolo nelle cornici. Questa attività è ciò che dà al bambino l’opportunità di ragionare sul teorema, e non l’idea astratta delle corrispondenze e delle relazioni tra le figure.
__________________ TAVOLA III – Presentazione 6
Con questa tavola porteremo avanti due dimostrazioni: – dimostrazione A, basata sul movimento della mano usata per scambiare i pezzi nelle cornici; questo porterà all’applicazione del concetto di equivalenza, in particolare l’equivalenza tra rettangoli e parallelogrammi e l’equivalenza tra quadrati e parallelogrammi – dimostrazione B, basata sulle relazioni tra le linee nelle figure equivalenti.
Dimostrazione A: – rimuoviamo i rettangoli rossi dalla cornice centrale. Proviamo a mettere i parallelogrammi giallo e blu (che si trovano nelle cornici laterali) al loro posto. Ai primi tentativi non ci riusciremo, ma se facciamo scivolare verso il basso il triangolo bianco il gioco è fatto. Questo dimostra l’equivalenza tra i rettangoli rossi e i parallelogrammi giallo e blu – rimettiamo tutti i pezzi al loro posto. Ora lavoriamo con le figure blu – proviamo a mettere il parallelogramma blu al posto del quadrato blu: non è possibile – muoviamo il triangolo bianco verso l’alto e verso destra nello spazio del quadrato blu. Ora il parallelogramma blu potrà essere inserito senza problemi – facciamo lo stesso con i pezzi gialli abbiamo così dimostrato la qualità transitiva dell’equivalenza: A=B B=C A=C proprietà transitiva
Dimostrazione B: – prendiamo il più piccolo dei rettangoli rosi e mettiamolo nella cornice di sinistra con il parallelogramma blu. Lo spazio è lungo abbastanza per i due pezzi. La larghezza della cornice rappresenta rappresenta le altezze delle due figure: le due altezze quindi sono uguali – mettiamo le due figure fianco a fianco per dimostrare che le basi sono uguali. Due parallelogrammi che hanno la stessa altezza e la stessa base sono equivalenti – facciamo la stessa cosa con il rettangolo rosso grande e il parallelogramma giallo. Rettangoli e parallelogrammi con la stessa altezza e la stessa base sono equivalenti – ripetere l’attività con i parallelogrammi e i quadrati blu e giallo. Ora useremo le cornici di destra – mettendo i pezzi nelle cornici dimostreremo che le altezze sono le stesse – controlliamo anche la lunghezza delle basi delle due figure affiancando i due pezzi tra loro – parallelogrammi e quadrati con la stessa altezza e la stessa base sono equivalenti
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori – Conclusione: – prendiamo le figure blu e il rettangolo rosso più piccolo – il parallelogramma blu ha la stessa altezza e la stessa base del quadrato e del rettangolo rosso. Quindi il quadrato e il rettangolo sono equivalenti – prendiamo le figure gialle e il rettangolo rosso più grande: esse sono equivalenti.
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori – Scopo: – comprendere il teorema – risolvere problemi in modo pratico (dopo i 10 anni)
La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori – Età: – a livello sensoriale, dopo aver presentato le altre due tavole del teorema di Pitagora (8 anni) – per applicazioni a problemi geometrici a partire dai 10 anni.
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La dimostrazione del teorema di Pitagora col metodo Montessori
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture per la scuola primaria.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture I microbi
L’insetto divora il fiore, l’uccello divora l’insetto, il bue divora l’erba e il leone divora il bue. L’uomo uccide l’insetto, uccide l’uccello e il bue e il leone. Egli è dunque il solo, l’invincibile padrone del mondo. No, davvero: creaturine microscopiche celate nell’aria, nell’acqua, nella polvere, senza artigli e senza denti, penetrano nei suoi polmoni, nelle sue viscere, nel suo sangue e possono farlo ammalare o anche morire. Il vincitore del leone e di tutte le fiere è divorato da uno stuolo invisibile di animaletti che si chiamano microbi. (P. Mantegazza)
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Norme di igiene
Se molti, con un ingrandimento microscopico, potessero vedere le miriadi di germi che brulicano nel sudiciume, si laverebbero le mani cento volte al giorno. L’ultima conseguenza della poca pulizia della pelle è l’accumularsi di piccolissime squamette cornee. La pelle perde giornalmente miliardi di queste squame che, se non vengono eliminate da una buona lavatura, si accumulano con un effetto assai poco piacevole a vedersi. Per evitare conseguenze, che nei casi migliori si limitano a una brutta figura, ma che possono arrivare a malattie gravissime, come ad esempio il tifo, ecco che cosa è necessario fare. Lavarsi il viso e specialmente le mani più spesso che si può: sempre dopo aver toccato il terriccio, oggetti sporchi, e prima di mangiare. Tenere sempre le unghie corte e scrupolosamente pulite, lavandole con gli appositi spazzolini a setole dure. Anche i piedi devono essere lavati tutte le sere, sia perchè sono una parte del corpo delicata, sia perchè, nonostante siano protetti dalle calze e dalle scarpe, si impolverano e si sporcano facilmente. I capelli devono essere lavati e spazzolati di frequente.
Dobbiamo mangiare cibi sani, non avariati; se consumiamo cibi crudi, ben puliti; se cotti che siano cotti al punto giusto. Evitare il più possibile i cibi conservati o quelli troppo elaborati; intingoli troppo grassi o troppo piccanti. Il mangiare sia insomma semplice e naturale. In secondo luogo, l’alimentazione deve essere varia. Deve comprendere in giuste proporzioni questi alimenti: pane, latte e formaggio, carne e pesce, condimenti (grassi), verdure, frutta. Infatti i sali minerali e le vitamine sono contenuti nelle verdure e nella frutta. In terzo luogo l’alimentazione non deve essere ne scarsa ne eccessiva. Meglio di tutto è bere acqua di rubinetto. Da usare con moderazione sono il caffè ed altre bevande eccitanti come il tè, che se usati in quantità eccessiva possono arrecare danno al sistema nervoso ed al fegato.
Respiriamo con in naso e non con la bocca. Il passaggio dell’aria per il naso non è diritto e aperto, ma invece straordinariamente tortuoso. Potremmo credere che questo sia dannoso, invece è un vantaggio grandissimo. Costringe l’aria a passare entro un largo tubo riscaldato dal sangue, per cui l’aria stessa viene riscaldata; anche una buona quantità di vapore acqueo può aggiungersi all’aria, se non ne contiene a sufficienza, cosa assai utile perchè l’aria secca è irritante. Inoltre questo tortuoso passaggio agisce da filtro per l’aria. Una grande quantità di impurità è arrestata, così l’aria arriva ai polmoni riscaldata e umida, ed assai purificata. Esperimenti fatti mediante un tubo passante per la bocca dimostrano che l’aria filtrata nel passaggio per il naso non contiene microbi, mentre prima ne poteva contenere delle migliaia. Ne consegue che è nostro dovere respirare col naso. Il passaggio dell’aria è più facile per la bocca perchè la bocca non si prende la cura di filtrarla. Poche cose sono importanti per la salute quanto quella di respirare per il naso e non per la bocca.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Come si difende il corpo
Ogni giorno il nostro corpo è invaso da miliardi di germi, molti dei quali possono provocare malattie e perfino la morte. Ciò nonostante ci conserviamo sani. Innumerevoli batteri e virus riescono a penetrare nel nostro organismo con il cibo che mangiamo, o con l’aria che respiriamo, o attraverso qualche ferita della pelle. Eppure ci conserviamo sani. Alcuni germi si stabiliscono permanentemente nella bocca, nel naso, nella gola o negli intestini, dove possono moltiplicarsi in modo incredibile. Ciò nonostante ci conserviamo sani. Che cosa ci protegge da questi assalti? A poco a poco, durante secoli di studi, gli scienziati sono riusciti a scoprire che cosa accade. La nostra salute è protetta, essi affermano, da una serie ingegnosa di difese, disposte in profondità, come le linee successive di un esercito trincerato per respingere l’invasore. Supponiamo, ad esempio, che una particella di polvere carica di microbi penetri nell’occhio. Con tutta probabilità non c’è alcun motivo di preoccuparsi. La superficie del globo oculare è costantemente bagnata da un liquido lacrimale, il quale contiene un antisettico detto lisozima, che uccide i batteri. I germi che penetrano dal naso devono passare attraverso una complicata rete filtrante. La superficie delle vie nasali è mantenuta umida da un liquido mucoso che trattiene i germi. Se questi causano un’irritazione, sono espulsi con lo sternuto. Cosa avviene nel nostro corpo quando ci facciamo una ferita, sia pure un graffio? Dalla ferita alcuni microbi patogeni (cioè generatori di malattie) penetrano nel corpo. Il pericolo è tremendo perchè i batteri si moltiplicano con spaventosa rapidità e in breve tempo potrebbero invadere tutto l’organismo e anche ucciderlo. Ma il nostro corpo si mette subito in allarme e un meraviglioso sistema di difesa entra immediatamente in azione. Migliaia e migliaia di globuli bianche (leucociti) accorrono, attaccano i batteri, li circondano e li distruggono. Questo, quando i globuli bianchi (leucociti) contrattaccano in tempo e i batteri non sono troppo numerosi e virulenti. Se invece i batteri resistono e riescono a moltiplicarsi uccidono le cellule dei tessuti. Allora i globuli bianchi non solo devono combattere i batteri, ma devono distruggere anche le cellule morte che potrebbero divenire pericolose per il corpo umano. In questa lotta tremenda, che ha come posta finale la salvezza o un grave danno per il corpo umano, molti globuli bianchi muoiono e si trasformano in pus. Ma da ogni parte accorrono sempre più numerosi rinforzi: i globuli bianchi arrestano così l’invasione; la bloccano in un punto (il foruncolo) impedendo che l’infezione si diffonda in tutto il sangue. In breve le cellule riparano i danni provocati dalla ferita e nel corpo cessa lo stato di allarme. Molte volte però i batteri, appena entrano nel nostro organismo, emettono delle sostanze velenose, le tossine. Il tetano e la difterite sono alcune fra le malattie provocate da tossine batteriche. Il sangue allora, o meglio il siero del sangue, fabbrica subito del soldati capaci di attaccare le tossine nemiche: le antitossine. Questi anticorpi, così vengono chiamate le antitossine, combattono le tossine e spesso le vincono. Molte volte però il sangue non riesce a fabbricare subito le antitossine. Ci vuole tempo. E le tossine batteriche hanno tutto il tempo per attaccare e vincere. Il corpo è costretto allora ad una lotta che può durare anche delle settimane. Per aiutare il corpo nella lotta contro i batteri, i medici vaccinano, ossia iniettano nel sangue degli anticorpi (antitossine) già preparati, così il sangue ha già le antitossine pronte e può vincere l’attacco nemico.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Tre personaggi nel mondo dei microbi
I microbi vengono portati in casa dal pulviscolo dell’aria, dalle nostre scarpe, dai vestiti e dalle mani. Essi si insediano sui cibi e vi crescono. Esponiamo, per esempio, all’aria, per mezz’ora, una fetta di banana, di mela o di patata lessa, una fetta di pane fresco e del succo di frutta; mettiamo poi tutti questi cibi al caldo e al buio e osserviamoli giorno per giorno. Dopo due o tre giorni vedremo un’infinità di microbi. Alcuni si presenteranno in macchie di soffice peluria, altri in piccoli ammassi filiformi. Alcuni saranno prima bianchi e poi diventeranno blu, verdi, neri o bruni. Nella miriade di microbi che crescono sui cibi troviamo rappresentate le tre specie più comuni: i batteri, le muffe e i lieviti. La prima specie, quella dei batteri, comprende gli esseri viventi più piccoli e più numerosi che esistano sulla terra, sono così piccoli che molte migliaia di essi potrebbero stare sulla capocchia di uno spillo… Le muffe, la seconda specie, sono relativamente più grandi dei batteri. Tutti ne conosciamo: certamente abbiamo visto le muffe verdi-azzurre che si formano sui limoni o sulle arance, quelle brune della frutta e quelle che crescono sul pane… La terza specie di microbi è costituita dai lieviti. Noi conosciamo il lievito del pane, e sappiamo che esiste in pani, oppure secco, in polvere. Ebbene: ogni pane di lievito è costituito di parecchi milioni di organismi viventi. Essi sono più grandi dei batteri, ma ancora così piccoli che si possono vedere solo ingranditi al microscopio, e quando sono riuniti a milioni. (M. E. Selsam)
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture I batteri sono microscopici
Lasciamo un bicchiere di vino esposto all’aria per molti giorni. Assaggiandolo, alla fine dell’esperimento, ci accorgeremo che si è trasformato in aceto. Nel bicchiere si sarà inoltre formata una mucillagine di sapore acre. Lasciamo un bicchiere di latte in ambiente caldo per qualche giorno. Spesso solo dopo un giorno noteremo che il latte si è coagulato, separandosi in due parti: una massa biancastra compatta e un liquido acido, di colore paglierino. La trasformazione del vino in aceto (acido acetico) e la coagulazione del latte (con formazione di acido lattico) è opera dei batteri, organismi tanto piccoli da non poter nemmeno essere osservati al microscopio, se non con particolari tecniche e ad ingrandimenti fortissimi. Le loro grandezze si aggirano addirittura sui millesimi di millimetro! Molti batteri vivono nell’intestino degli uomini e degli animali ed aiutano a digerire i cibi. Ma sono anche batteri quelli che invadono il nostro corpo, facendoci ammalare.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Forme dei batteri
I batteri hanno forme svariatissime, che danno loro il nome: cocchi, a forma di sfera; bacilli, a forma di bastoncino; vibrioni, a forma di virgola; spirilli, foggiati a spirale, ecc… Le loro cellule possono essere nude oppure provviste di ciglia, di forma e disposizione diverse secondo i casi. (M La Greca, R. Tomaselli)
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Difesa dai batteri infettivi
La prima difesa contro i batteri che sono causa di malattie infettive è l’isolamento dell’individuo ammalato: poi la disinfezione che viene praticata lavando accuratamente le mani con saponi antibatterici. In caso di ferite è utile intervenire subito con disinfettanti, utilizzando poi, per le fasciature, bende e garze sterilizzate. La sterilizzazione è un procedimento che permette di uccidere qualsiasi batterio; essa viene praticata tenendo gli oggetti d’uso chirurgico in uno speciale apparecchio, detto autoclave, a grande pressione di vapore caldissimo. Sapete che i chirurghi si vestono, prima delle operazioni, in modo particolare, coprendo le mani con guanti e la bocca con mascherine di tela; questi indumenti, sterilizzati prima dell’uso, impediscono la trasmissione dei batteri che vivono ovunque, (anche sulle mani e nella bocca) alle ferite provocate sull’ammalato con l’intervento chirurgico, causandone l’infezione. La migliore precauzione per evitare il più possibile il pericolo di infezioni o di malattie infettive è, comunque, la pulizia personale, che deve essere scrupolosa e almeno giornaliera, e quella degli ambienti in cui si vive.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture La pastorizzazione
Per essere ben certi che il latte sia sano, cioè che non contenga batteri nocivi, bisogna farlo bollire, perchè il caldo rende innocui i batteri. Ma c’è un inconveniente: se noi facciamo bollire il latte, insieme ai batteri vengono distrutte anche alcune sostanze preziosissime per l’uomo, le vitamine. Esse sono contenute in buon numero nel latte e l’ebollizione le annienta. Il latte perde così molto del suo valore nutritivo. L’ideale sarebbe distruggere i batteri conservando intatte le vitamine. Questo è possibile grazie alla pastorizzazione. Occorrono due recipienti, uno più grande, che riempiamo d’acqua che facciamo bollire, un altro più piccolo, dove mettere il latte, da immergere nel primo. Quando l’acqua bolle, il latte, pur scaldato a lungo, non bolle. In questo modo otteniamo che il latte, scaldato, non vada a male, ma nel contempo conserva ancora le preziose vitamine, perchè non ha raggiunto l’ebollizione.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture Pasteur
Perché questo procedimento è chiamato pastorizzazione? Perchè il primo ad intuire l’esistenza dei batteri nell’aria fu uno scienziato francese di nome Pasteur, vissuto circa centocinquanta anni fa. A quel tempo i fabbricanti di vino si lamentavano spesso che il prodotto si guastava e diveniva aceto. Pasteur dimostrò che l’inacidimento era dovuto alla moltiplicazione dei batteri caduti nel vino mentre veniva imbottigliato. Pertanto consigliò ai fabbricanti di scaldare il vino fino a raggiungere la temperatura sufficiente a distruggere qualunque batterio vi fosse caduto. Perciò il procedimento viene chiamato pastorizzazione dal nome del suo ideatore.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture I virus
Mentre i batteri ci minacciano con i veleni che fabbricano, i virus attaccano direttamente le cellule dell’organismo. Forse secernono un enzima che apre una fessura nella parete della cellula. Una volta dentro, cominciano a consumare l’alimento che avrebbe dovuto nutrire la cellula. I virus si riproducono con rapidità prodigiosa divorando tutto, e poi abbandonano la cellula morta o moribonda per andare all’assalto di un’altra. Dato il loro modo di attacco i virus hanno un enorme vantaggio sui batteri. Vivendo all’interno della cellula, sono largamente immuni dalla controffensiva delle forze protettive naturali dell’organismo, così come da quella degli antibiotici. Ma quando migrano da una cellula distrutta a una nuova, possono essere attaccati dagli anticorpi circolanti nel sangue.
I MICROBI materiale didattico, dettati ortografici e letture L’inventore del vaccino
Una delle più spaventose epidemie che flagellavano l’umanità era, una volta, il cosiddetto ‘vaiolo nero’. In venticinque anni, nella sola Europa, su una popolazione di 150 milioni di abitanti, si ebbero 15 milioni di vittime. Pensate al beneficio immenso che arrecò all’umanità l’uomo che sconfisse questo flagello. Oggi tutti noi sappiamo cos’è la vaccinazione, ma nel 1700 essa non si conosceva. Fu un medico di campagna che la praticò per primo: Edoardo Jenner. E’ appunto nella sua pratica di medico di campagna che fa preziose osservazioni, che lo condurranno alla felice scoperta del vaccino contro il vaiolo. Un giorno in una fattoria, una massaia gli dice: “Io non prenderò mai più il vaiolo, perchè l’ho già preso una volta da una mucca”. Questa era un’osservazione che Jenner aveva fatto più di una volta nelle sue visite ai contadini: molti di essi, che si erano contagiati con una pustola presa da una mucca, diventavano immuni. Quando una mungitrice della campagna, una certa Clara Nelmes, di infetta una mano, toccando una mucca malata di vaiolo, Jenne studia il caso, fa eseguire da suo nipote degli accurati disegni della parte malata della mucca e dell’arto infetto della contadina. Col pus vaccina (le mucche si chiamano anche vaccine) un contadino ed espone i risultati dei suoi riuscitissimi esperimenti all’Accademia delle Scienze di Londra. Da principio incontra l’ostilità di tutti, non esclusi quelli della campagna. Nessuno vuole sottoporsi ai suoi esperimenti, anzi lo considerano un uomo pericoloso che vuole diffondere il morbo. Ma davanti all’evidenza dei fatti, il pubblico si arrese: il nome di Jenner diventò celebre in tutto il mondo. Egli morì sereno nel 1823, felice di aver strappato alla morte e alla deturpazione milioni di persone.
A completamento dell’esercitazione sui canoni, sarà divertente ed educativo per i bambini eseguire il solo ritmo, sempre a canone, ad esempio il canto Fra Martino. Il disegno ritmico del canto è il seguente:
I bambini eseguiranno il ritmo con una leggera percussione della mano e di una matita sul banco, e proveranno un grande interesse all’intrecciarsi dei ritmi.
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare. Il giorno dell’Ascensione, la Repubblica di Venezia celebrava “lo sposalizio del mare”, rito che risaliva al tempo in cui il doge Orseolo II aveva conquistato la Dalmazia.
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare – Personaggi: – il papà – il figlio – la folla veneziana.
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare – Testo
Figlio: Padre mio, in mezzo a tanta folla sono quasi soffocato; e poi, non vedo nulla.
Papà: Come vuoi che faccia? Tutto il popolo veneziano è qui, lungo il suo mare. Tutti vogliono vedere. Solo i malati sono rimasti nelle proprie case. La giornata di maggio è bellissima è Venezia esulta di colori e di gioia.
Figlio: Anch’io sono Veneziano. Ho il diritto anch’io di vedere qualcosa di così bella festa.
Papà: Giusta risposta, piccolo uomo. Fai un altro sforzo; e se riuscirai a forare questa ressa, saliremo su una scalinata di marmo, da cui anche tu vedrai lo spettacolo sul mare… Per piacere, fate largo al piccolo veneziano… Grazie, signori. Molto gentili… Eccoci sulla scalinata.
Figlio: Oh, padre mio! Che spettacolo stupendo! Quante gondole! E quante navi!
Papà: La vita di Venezia sono le sue navi. Per esse Venezia è la regina dell’Adriatico.
Figlio: Ma cosa vedo! Oh, meraviglia! Una nave d’oro che si avvicina alla riva. E i rematori, non li ha?
Folla: Viva la Serenissima! Viva San Marco!
Papà: La nave che vedi è il Bucintoro, un naviglio splendido, scintillante d’oro e di porpora, che rappresenta la potenza di Venezia sul mare e che esce solo in occasione di solenni cerimonie. I remi escono da sottocoperta, proprio perchè non si vedano i rematori. Sembra che si muova, agile e solenne, da sé.
Figlio: E quei vecchi dall’aspetto dignitoso e serio che siedono sui seggi lungo il lati della nave, chi sono?
Papà: Sono i Senatori della Repubblica. E ora osserva bene: il Bucintoro sta mettendosi di fianco a noi. Ecco il Patriarca, sotto lo stendardo col leone alato, che leva alto il braccio per benedire l’Adriatico. E’ il giorno dell’Ascensione, o figliolo: tutta Venezia prega, insieme col suo Patriarca, affinché sul mare le navi di San Marco rechino la prosperità alla nostra Repubblica… Ma ora, ecco, sì… è lui. Sì, si vede bene!
Figlio: Chi?
Papà: Il doge! E’ seduto a poppa del Bucintoro, sul trono.
Figlio: Il doge! Che fortuna! Non avrei mai creduto di vederlo!
Folla: Il doge! Il doge! Viva San Marco!
Papà: Ascolta. Squillano le trombe. Ora il doge si alza. Osserva quel che fa.
Figlio: Ha gettato qualcosa nel mare.
Papà: Sì: un anello. E’ il rito con cui Venezia sposa il mare; e significa questo: il destino della Repubblica è legato al mare, solo al mare. Il doge ha detto: “Noi ti sposiamo, o mare nostro, in segno di vero e perpetuo amore”.
Figlio: E’ bello tutto ciò. Anch’io voglio bene al mare. Anch’io un giorno voglio navigare.
Papà: Figliolo, a un genitore veneziano non potresti esprimere un desiderio più bello.
(da Recitiamo la scuola, R, Botticelli)
Recite per bambini: Lo sposalizio del mare – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
La vera storia di Valentino: racconto dell’Emilia Romagna per la scuola primaria.
Questa è la storia di Valentino.
Chi non lo conosce, Valentino? E’ l’ultimo dei figli di Giovanni Arrighi, detto il Mére.
Il Mére era il colono del Carrara, e la Chiara era sua moglie.
Vivevano da poveri, si sa, ma a Castelvecchio e a Barga li conoscevan tutti per quel che erano: gente alla buona, onesta, senza chiacchiere.
Un giorno, dunque, il Mére disse alla moglie: “Oh Chiara, non ti sembra che quel moccioso abbia bisogno di essere rivestito?”
“Eh, lo so anch’io, purtroppo!” rispose, un po’ seccata la buona donna. “Qualcosa gli ci vuole, ma…” e continuò a rimestare nel paiolo la semola da dare alla Bianchina.
“Ma qualcosa gli ci vuole!…” ripeté il Mére tentennando il capo. Ma, lì per lì, non seppe neppure lui come risolverla.
Palanche non ne aveva. Bisogni, in casa, ce n’erano tanti da cavare gli occhi. E tre figlioli da tirar su: Tonino, Carolina, Valentino.
Qualche tempo prima il padrone gli aveva detto: “Ho deciso di vendere tutto, Mére: campi e casa. C’è il professor Pascoli che sarebbe disposto a comperare. Tu, intanto, se ha bisogno di qualcosa, dagliela pure: latte, formaggio, uova. Dopo, semmai, ci rifaremo. Hai inteso?”
E il Mére: “Ho inteso”.
“Tanto ci rifaremo, Chiara: hai inteso?”
“Sì, ho inteso, ho inteso. Ma intanto non abbiamo una palanca per far cantare un cieco. Fra un mese e mezzo è Pasqua. Ed io come glieli compro una giacchetta ed un paietto di calzoni al Valentino?”.
Poi ci ripensò meglio; si sa, il bisogno spinge.
Ed ecco che una bella mattina, quando il Mére era già nei campi a legar viti, la Chiara spazientita spacca il salvadanaio, conta gli spiccioli, si aggiusta alla vita il pannello delle feste e, via, se ne va a Barga, dal Carrara che gestiva un negozio di pannine.
“Sor padrone, ho bisogno di qualcosa”.
“Sono contento di servirvi, Chiara. Di che cosa avete bisogno?”
“Due cencetti per Pasqua. Da spendere poco, vè! Che le panche, da casa nostra, se ne son ite!”
“Ma non vi preoccupate, scegliete pure!”
La Chiara scelse e pagò fino all’ultimo centesimo. Poi andò dalla Filomena, che cuciva anche donne e per ragazzi.
“Zitta, non lo dire, veh! E’ una sorpresa” e tirò fuori la stoffa acquistata dal Carrara. “Vorrei che tu ci facessi un vestitino al mio Valentino. Due zoccoletti, prima di Pasqua, glieli comprerò. Ho due galline: se non mi coveranno tanto presto…” (Voleva dire: faranno delle uova, le venderò, ci comprerò gli zoccoli).
Invece tutti sappiamo come andò a finire. Le galline chiocciarono, la Chiara non potè più vendere un uovo…
e tu, magro contadinello, restasti a mezzo, così, con le penne, ma nudi i piedi come un uccello.
Venne il giorno di Pasqua. Sole meraviglioso, voli, trilli di rondini.
Valentino uscì di casa, scese le scale, arrivò sulla piazzetta un po’ impacciato nei movimenti a causa del vestito nuovo.
“Oh, Valentino, vestito di nuovo!” si udì esclamare.
Si arrestò di colpo. Voltò gli occhi a destra, a sinistra, in alto. Guardò verso la casa del professore: il poeta affacciato alla finestra sorrideva. Il ragazzo abbassò il capo, diventò rosso rosso. Poi, via, di corsa a rifugiarsi in casa.
Il Pascoli invece, rimase a lungo a guardare dalla finestra, muto.
Lungo i borri dell’Orso, tra le siepi dei biancospini fioriti penduli sull’acqua trasparente, le allodole, le cince, i pettirossi cinguettavano lieti alla primavera. Proprio come il bimbo del Mére e della Chiara, proprio come Valentino: lui pure saltava, correva, ignaro se al mondo potesse esistere una felicità più grande della sua.
Così nacque una delle più delicate poesie del Pascoli.
Oggi, dei protagonisti di questa storia è rimasto soltanto Valentino Arrighi, ma è emigrato in America: a Cincinnati (Ohio), dove ha famiglia e dove… viaggia in automobile.
(G. Mirola)
La vera storia di Valentino: racconto dell’Emilia Romagna – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Da quanti secoli quell’obelisco giaceva, mezzo interrato, vicino alla Basilica di San Pietro? Era venuto dall’Egitto, perchè in quel paese, antichissimamente, gli obelischi servivano a segnare le ore con la loro lunga ombra. Infatti gli obelischi erano altissimi e strettissimi massi di granito, terminanti a punta. Sulle facce rivelavano incise quelle strane figurine che costituivano la scrittura degli antichi Egizi. Riusciva dunque difficile far reggere in piedi un obelisco. E infatti l’obelisco, che si trovava vicino a San Pietro, giaceva da secoli e secoli sdraiato per terra e nessuno si era sentito la capacità e il coraggio di rimetterlo dritto. Il granito pesa moltissimo, tanto è vero che, a poco a poco, l’obelisco era affondato nella terra, dalla quale affiorava soltanto una faccia, tutta piena di scrittura figurata. Ma nel 1584 papa Sisto V chiamò il suo architetto, che si chiamava Domenico Fontana, e gli disse: “Avete veduto quel bellissimo obelisco, che giace vicino alla sagrestia di San Pietro? E’ nostro desiderio raddrizzarlo proprio nel mezzo della piazza”. “Sarà fatto, Santità” rispose l’architetto. Misurò l’obelisco. Ne calcolò il volume e quindi il peso. Studiò macchine speciali, con ruote a ingranaggio e grosse funi di canapa, e quando gli parve d’essere sicuro del fatto suo, si presentò al papa e gli disse: “Santità, io sarei pronto per la manovra, ma ho paura”. “Che cosa vi spaventa?” chiese Sisto V. “Mi spaventa la folla,” disse l’architetto. “La notizia si è sparsa per tutta Roma, e il giorno della manovra sulla Piazza San Pietro accorrerà una gran folla”. “Certamente” disse il papa “Anche noi ci saremo, con tutti i Cardinali. Che noia vi daremo?”. “Mi darà noia il clamore, che coprirà la mia voce. I miei ordini non verranno uditi. Poi ci sarà chi griderà una cosa e chi un’altra. Invece io ho bisogno del più assoluto silenzio. Gli ordini devono venire soltanto da me, durante la difficilissima manovra”. Sisto V era un papa molto energico e severo. Tutti lo temevano, perchè sapevano come fosse rigoroso contro coloro che disobbedivano. Fece un editto, nel quale si ordinava il più assoluto silenzio. Chi avesse alzato la voce, durante la manovra di innalzamento, sarebbe stato punito con la morte. Il papa Sisto non scherzava. Perciò i cittadini , nel giorno fissato, affluirono in Piazza San Pietro a bocca chiusa. S’intendevano a gesti e sembravano tanti sordomuti. Il papa aveva fatto mescolare alla folla molte guardie svizzere, con l’ordine di arrestare chi gridasse anche una sola parola. Nel silenzio, l’architetto Fontana cominciò a dare gli ordini per la manovra. Le funi si tesero, le ruote cigolarono e l’obelisco, lentissimamente, cominciò ad alzarsi da un lato. Tutti trattenevano il fiato, anche il papa e i Cardinali, attenti alla pericolosa operazione. Sempre nel più assoluto silenzio, si udiva la voce dell’architetto, che seguitava a dare ordini. E l’obelisco continuava ad inclinarsi sempre di più, a drizzarsi sempre meglio. Eccolo quasi verticale. Un ultimo strattone delle funi e l’obelisco sarebbe andato a posto, perfettamente dritto. Ma le funi tese sono giunte alla fine del loro tratto e non si muovono più. Le ruote degli argani sembrano inchiodate. Tutta la grande macchina è ferma. L’architetto Fontana ha sbagliato i calcoli e l’obelisco rimane leggermente inclinato. Com’è possibile lasciarlo così? Il papa guarda severamente l’architetto. L’architetto, costernato, guarda il papa. Tutto il lavoro fatto è dunque inutile? Allora si ode una voce alzarsi dalla piazza. E’ la voce distinta, chiara, d’un uomo solo, che sembra abituato al comando e che grida: “Acqua alle funi!”. Il papa volge lo sguardo irato verso il punto della piazza dal quale si è levata quella voce gagliarda e imperiosa. Le guardie accorrono per arrestare il ribelle agli ordini papali. Ma l’architetto si batte la fronte e ordina di stare tutti fermi. Fa portare secchi d’acqua, con i quali bagna davvero le funi. E le funi, con l’umidità, si accorciano, e quell’accorciamento è sufficiente per mandare a posto l’obelisco. Intanto le guardie svizzere avevano arrestato l’autore del grido. Era un capitano marittimo di Sanremo, e si chiamava Bresca. Condotto dinanzi al papa, tutti attendevano la sua condanna. Invece Sisto V gli disse benignamente: “Chi sei?” “Sono il capitan Bresca” “Di dove sei?” “Di Sanremo” “Perchè hai gridato?” “Perchè noi marinai conosciamo bene le corde di canapa e sappiamo che quando sono bagnate si ritirano” “Conoscevi l’editto che prometteva la morte a chi avesse gridato?” “Sì, ma noi marinai liguri siamo abituati a sfidare la morte pur di fare un’opera buona!”. La risposta piacque al papa, il quale, non solo perdonò il bravo marinaio ligure, ma lo volle premiare. “Che cosa desideri?” “Santità, prima di tutto la vostra benedizione”. Dopo averlo benedetto, Sisto V chiese al capitano Bresca: “Vuoi altro?” “Santità, l’onore per me e per i miei discendenti di fornire le palme al Palazzo Apostolico. Sulla riviera ligure crescono le più belle palme d’Italia.” Il papa si stupì. Quel bravo capitano di mare non chiedeva, ma voleva dare. E allora Sisto V volle essere generoso con lui. Lo nominò Capitano dell’Armata pontificia. Gli diede il privilegio di issare sulla sua nave la bandiera papale. Così il capitano Bresca ebbe più onori dell’architetto Fontana e riportò, per sè e per la sua famiglia, un titolo di benemerenza e d’onore. (P. Bargellini)
Leggende della Liguria Le galline dell’isola Gallinara
L’isola Gallinara, questo già lo sai, sorge nel mare di Albenga, poco ad ovest della città. Quello che forse non sai è il perchè, ancora oggi, la solitaria isoletta porta questo singolare nome. “Perchè era abitata dalle galline!” mi pare di sentirti esclamare. Bravo, proprio cosi! Essa era abitata da galline, da galline selvatiche. Ascolta ora quel che avvenne… Si sa che le galline sono alquanto pettegole. A volte il loro chiacchiericcio era talmente alto e petulante da essere udito perfino dalla costa per giornate e giornate intere. Ti figuri gli abitanti? Ad un certo punto ebbero i loro nervi così fuori posto da non poterne più e cominciarono a imprecare contro quelle bestiacce e chi le aveva create. Proprio così. Tu dirai che non è giusto. Sono d’accordo con te, ma questa, purtroppo, è la verità. Ma quelle bestemmie non rimasero sulla costa ligure e tanto meno sulla terra. Arrivarono nientemeno che all’orecchio del buon Dio, il quale maledì l’isola e fece sì che da allora, nessuna gallina mai più ci vivesse. Passarono gli anni… Un giorno giunse ad Albenga l’abate francese Martino; scorse l’isola e la volle visitare. Innamoratosi della grande solitudine e della profonda pace che vi regnavano, la scelse per sua dimora e vi si stabilì. Martino era un santo e le preghiere che egli quotidianamente innalzava a Dio arrivavano diritte al Creatore, nel Regno dei Cieli. Spesso, dunque, Martino, nelle sue orazioni invocava il buon Dio, affinché permettesse nuovamente alle galline di ritornare a vivere nell’isola. Inutilmente, però, in quanto Dio non si lasciò commuovere nemmeno dalle parole del santo. E da allora le galline non vi fecero più ritorno. Di esse rimase soltanto il ricordo… nel nome dell’isola. Il buon abate, ad ogni modo, se non riuscì a far tornare le galline, potè invece operare un altro miracolo. Devi sapere che, anche in Liguria, esiste una certa pianta chiamata elleboro. Essa possiede una certa sostanza velenosa. Ebbene, San Martino riuscì a togliere ogni traccia di veleno all’elleboro che cresceva sulla Gallinara. Difatti sull’isola oggi cresce soltanto una varietà di quella pianta, non velenosa.
Leggende della Liguria La trave del tesoro
Un giorno d’ottobre dell’anno 1202 giunse a Portovenere, portato dalle onde, un grosso tronco. Era un normale tronco d’albero, anche se di grandezza non comune. I Portovenerini, vedendolo così lungo e grosso, si dissero: “Di questo tronco ce ne faremo una bella riserva di legna da ardere per quest’inverno”. Detto fatto, ritornarono con asce e picconi, e giù colpi da orbo che avrebbero spaccato una montagna. Non fu così per il tronco; infatti per quanto gli dessero non riuscirono neppure a scalfirlo. Un fatto simile non era mai successo nella storia di Portovenere e dintorni; per cui l’impressione fu assai grande. Qualcuno disse: “Dev’essere certamente una cosa sacra! Per conto mio questo è un miracolo”. E la voce del miracolo corse veloce per tutto il paese. La curiosità, però non diminuì, nei Portovenerini, anzi aumentò. Decisero allora di spaccare quel singolare tronco con ogni delicatezza. Così, infatti, cominciarono a fare. Ed ecco che ai primi colpi (erano quasi carezze) la misteriosa trave si aprì dolcemente, come uno scrigno, mostrando agli stupefatti abitanti immagini, quadri, arredi sacri e quattro cofanetti d’avorio tutti istoriati a penna, in rosso e nero. Da dove mai veniva quel tronco? E chi aveva mandato la trave misteriosa? Nessuno ha mai saputo rispondere a queste domande: ma i quattro cofanetti (unici in Italia di così prezioso e delicato lavoro in avorio) sono ancora nella chiesa di San Lorenzo, a Portovenere.
Leggende della Liguria per la scuola primaria – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Il cavaliere e la mosca – racconto sul Medioevo. Un uomo dei nostri giorni si trova trasportato al tempo dei cavalieri erranti, ed è costretto a fare un lungo viaggio con l’armatura addosso. Ed ecco quanto gli capita…
Cominciava a far caldo, senza alcun dubbio, e stavo facendo una lunghissima tirata, senza ombra affatto. Cose di sui sulle prime non mi importava niente, cominciarono ad importarmi sempre più, via via che il tempo passava. Le prime dieci o quindici volte che avrei voluto il fazzoletto, avevo tirato avanti e avevo detto: “Pazienza, non fa nulla”, e non ci avevo pensato più. Ma ora era diverso; era un assillo continuo e non me lo potevo levar dalla mente; e così alla fine, perdetti la pazienza e dissi: “Accidenti a chi ha fatto quest’armatura senza tasche!”. Capirete, aveva il fazzoletto in fondo all’elmo, insieme ad altre cosette; ma era uno di quegli elmi che uno non si può levare da solo. E così, ora, il pensiero che fosse lì, tanto vicino e ciononostante irraggiungibile, rendeva la cosa anche più difficile da sopportare. Quel pensiero distoglieva la mia mente da qualsiasi altra cosa e la concentrava sull’elmo a immaginare il fazzoletto, a dipingersi il fazzoletto; era quanto mai irritante sentirsi gocciolare il sudore dentro gli occhi e non essere in grado di raggiungere il fazzoletto.
Decisi che la prossima volta mi sarei portato dietro una borsetta, qualunque fosse l’effetto e checché dicesse la gente: il benessere prima e lo stile poi.
E così, seguitavo ad arrancare e di tanto in tanto arrivavo a una distesa polverosa e la polvere si alzava in nugoli e mi entrava nel naso e mi faceva starnutire e piangere; e, naturalmente, dicevo cose che non avrei dovuto dire; non lo nego. Non sono migliore degli altri. Pareva che non si dovesse incontrare nessuno, in quella solitaria landa, neppure un orco; e dato il mio umore in quel momento, ciò era un bene per l’orco; vale a dire, per l’orco che avesse avuto un fazzoletto. La maggior parte dei cavalieri non avrebbe pensato che a prendergli l’armatura; per conto mio, mi sarebbe bastato arrivare al suo moccichino e poi si sarebbe potuto tenere tutto il suo armamentario.
Intanto, lì dentro faceva sempre più caldo. Capirete, il sole dardeggiava e riscaldava il ferro; più andavo avanti e più il peso del ferro mi gravava addosso: ogni minuto che passava mi pareva di pesare una tonnellata di più. E bisognava cambiar mano ogni momento e passare la lancia da una parte all’altra; non potevo reggerla a lungo con una mano sola.
Insomma, sapete che quando si suda a quel modo, a torrenti, viene il momento in cui… beh, in cui tutto ti dà prurito. Tu sei dentro, le tue mani sono fuori, e in mezzo c’è il ferro.
Non è una cosa da nulla, checché paia. Prima in un punto, poi in un altro, il prurito continua a diffondersi e a dilagare e alla fine tutto il territorio è occupato e potete immaginare come ci si sente. E quando fui arrivato al punto di non poterne più, una mosca entrò di fra le sbarre e mi si posò sul naso: la visiera si era inceppata e io non potevo alzarla; potevo soltanto scuotere la testa che nel frattempo si era arroventata, e la mosca (beh, sapete come agisce la mosca quando è sicura del fatto suo) si curava dei miei scuotimenti giusto quel tanto che bastava per cambiare posto dal naso al labbro e da labbro all’orecchio, ronzando e ronzando tutto in giro e continuando a posarsi e a pungere in un modo che una persona già tribolata come lo ero io non poteva assolutamente sopportare. Non mi restava che buttarmi a capofitto nel primo stagno che avrei incontrato: e così feci. Che refrigerio, ragazzi!
(da “Un americano alla Corte di Re Artù”, di Mark Twain)
Il cavaliere e la mosca – racconto sul Medioevo – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria.
Paese di collina.
Le Marche sono un paese di collina e vogliono la vista scoperta da tutti i lati. In piccolo spazio troverete una moltitudine di città e cittadelle situate su per giù nella medesima posizione, su lunghe colline piuttosto alte a cui sorride il mare da una parte, con la vista assidua del promontorio di Ancona, e il lontano, aereo Appennino dall’altra. Il mare arriva dappertutto come la sua luce. Se ci si affaccia dall’alto, lo si vede insinuarsi, occhieggiare fin sotto le pendici dei colli più apparentemente discosti; si scoprono le coste marchigiane formatesi, al dire dei geologi, per emersione e quindi sicure dalla malaria, ma non altrettanto in antico, dalle incursioni piratesche, le quali spiegano il perchè di tante torri in luogo di campanili. Torri che, isolate oppure vigilanti sull’abitato, si rispondono da tutti i monti, segnalano a valle i passi obbligati, e danno a questo idilliaco paese un aspetto difensivo e guerresco. (V. Cardarelli)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Ecco le dolci Marche
I campi sono così gonfi di vegetazione che il trifoglio in fiore trabocca, in primavera, sulle scarpate della ferrovia. Quale ampiezza di linee in questo paesaggio trasfigurato da una luce che è tutta un sogno, un sospiro! L’Adriatico iridescente e trinato ricorda la pittura veneziana e anche il vetro di Murano. Vorrei essere pittore per dipingere quel caos, quello spruzzo di colori, che è Fano vista da Pesaro: i quercioli e il grano piegati dalla bora; la terra bruna e leggiadra su cui spiccano le pianticelle di pomodoro, di aglio e di cipolla che si coltivano nei frugalissimi orti del litorale. I pescatori lavorano il mare come i contadini la terra. Al carro tinto di rosso e di turchino, ai buoi infiocchettati, rispondono al largo le vele colorate. Il mare arriva da per tutto con la sua luce. (V. Cardarelli)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Pesaro
Questa, signori, è la piccola città. Vedete? Da una parte è il mare: non somiglia a nessun altro, perchè due colli, l’Ardizio e il San Bartolo, ne delimitano la proprietà… Le ore più vere della nostra piccola città sono quelle dell’alba quando i pescatori di telline sono centro metri dentro il mare coi calzoni rimboccati fino al ginocchio ché l’acqua non arriva più in su… Fra poche ore la nostra spiaggia avrà tutti i colori balneari: i rossi, il turchino, il giallo; sono le tende, gli ombrelloni, i capanni. La vita della nostra piccola città scorre serena; gli abitanti, tranquilli, non si stupiscono di nulla; gli avvenimenti, spesso notevoli, toccano tutte le tonalità: quelle persone che vengono a gruppi verso di noi, sono uscite ora dal teatro; nel salone del Conservatorio provano ancora il concerto che si farà domani… Ora sono andati tutti a riposare: è questa l’ora in cui i viali odorano di mare e biancospino e i portali trecenteschi delle nostre chiese hanno l’armonia di lunghi accordi d’organo… Questa, signori, è la piccola città vecchia, stravecchia, gotica, medievale, malatestiana, tra il mare, il Catria, Urbino e il forte di Gradara. Nelle vie scure e deserte, sulle vecchie case cariate dal vento di mare, gioconda, grande, magnifica, rimane la magica melodia di Gioacchino Rossini. (M. Cocco)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Ascoli, dolce terra
E’ una città di torri, di ponti romani, di frati vestiti di nero, di campane minute e verdognole che chiamano alle funzioni i fedeli con un timbro conventuale e trafelato. Penso che sarebbe sufficiente un colpo di vento, di libeccio, a far suonare senza l’aiuto dell’uomo tutte queste campane a vela attaccate a campanili che sembrano blocchi di fango essiccato. Ogni sera, dopo la calata del sole, decine di chiese che hanno il colore delle fortezze assorbono la poca luce restante. E se vi approssimate alle zone più popolari e più buie, a stento riuscite a notare alle finestre donne affacciate tra vasi di garofani, magari sopra cinquecentesche lunette e formelle di terracotta rappresentanti o un’ostia col calice o un’agnella… Qui la vita si protrae fino a tarda ora pure nelle anguste rue, traducendosi in vivace bisbiglio che proviene da terrazzi nascosti. A mano a mano che vi avvicinate ai viali alberati lungo le scoscese sponde del Tronto, v’avvolge il profumo dolce e oleoso dei tigli in fioritura. (D. Zanasi)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Macerata
Scura al pari di una certosa sulla cime di un colle; gremita di chiese seicentesche a pietra viva, a mattoni aggettati: piena di misticismo, di motivi elegiaci, di religiosi stupori… Città così ruvida e amabile, strade anguste e disagevoli come sentieri di ronda. Macerata in certi temporaleschi tramonti d’estate ha incendi purpurei… Un panorama spazioso e abbastanza profondo, aperto sopra una tondeggiante cavalcata di colli che degradano all’orizzonte. La stazione è in fondo al viale e ora è dipinta di azzurro, di un azzurro vivace che con la sua tinta e con l’aiuto della fontana lì accanto cerca di rimediare alla scarsa frequenza dei treni che vanno a Portocivitanova. Le voci, sia pur sommesse, riecheggiano col medesimo stupore di un grido in una cattedrale vuota. (D. Zanasi)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Urbino… ventoso
Il padre si trascinò dietro il figliolo tra le belle case bramantesche, nelle vie che si disegnavano in vaghe ondulazioni, nelle piccole vie che si restringevano sempre e poi si infossavano, su scalette che si arrampicavano, fra casucce silenziose dalle quali spuntava qualche bel ciuffo verde; o gli indicava dall’alto una cascata di gradinate che si rotolava nell’altra via o la mole panoramica del Palazzo Ducale che si scorgeva sempre, come una veduta animata, coi suoi due torricini e le due piccole cuspidi da castello di carta. Aspre erano le salite, precipiti le discese. Ritornarono in piazza, rigirarono intorno alla fontana. Poi sdrucciolarono giù quasi correndo sul selciato sonoro fino a un ripiano inferiore dove la città finiva e aveva dinanzi il panorama delle sue colline e dei suoi monti: vaste ondulazioni azzurre, colline blande, monti aguzzi. (M. Moretti)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria La piazza del Sabato del villaggio
Recanati. E’ già quasi il tramonto, il paese si scuote dal suo torpore del pomeriggio. Le case sono chiare e pulite: poche le botteghe, rari i passanti: una grande quiete, come se il paese si raccogliesse in un tardo rispetto. Il palazzo Leopardi è poco lontano dalla piazzetta ombrosa. Mi pare di dover camminare in punta di piedi, per non far rumore, come quando si entra in chiesa e non c’è nessuno. Un breve tratto ed ecco la piccola piazza signoreggiata dalla casa del Poeta. Anche la piazza è chiusa fra il fianco grigio d’una chiesa e il muro del “paterno giardino” unito al palazzo: spuntano dietro ad esso fiori e fogliame. Dinanzi al palazzo, la piazza che scende in lieve declivio è chiusa da quattro o cinque casette basse, con le porte e le finestre chiuse. Su quella di mezzo è scritto in una targa i marmo: Piazza del Sabato del villaggio. (G. Civinini)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Contadini marchigiani
Quei miti e laboriosi contadini marchigiani, che gente tenace! Dormono in campagna loro. E non si lasciano vedere in paese che nelle mattine di festa, quando salgono su per la messa o a far la spesa. Radi i loro casolari sorgono, qua e là, a grandi distanze. Ivi è il “contadino”. S’è fatto dei suoi campi di grano e di granoturco, dove l’estate fanno il nido le calandre, un paradiso, questo instancabile concimatore. Le stalle sono ampie e ricche di molto bestiame. La vita scorre non senza le liete usanze contadinesche: le gite di notte da un casolare all’altro, le veglie, i canti, le danze sull’aia fin oltre la mezzanotte, nel tempo che si mondano i raccolti… L’ordine e l’allegria regnano in casa, sotto l’autorità d’una massaia rispettata come una regina. Sui campi comanda lui, il contadino. Gentilezza di costumi, religione, contentezza del proprio stato, sono le sue doviziose divinità familiari. (V. Cardarelli)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria Pesca nelle coste marchigiane
Sotto un bel cielo marchigiano appena toccato dalle nuvole, si lasciò il canale murato per il mare mosso da un po’ di garbino. Una giornata di pesca nell’Adriatico, ma era il mio sogno! Il lido si allontanava. A otto chilometri dalla costa il ridente litorale tra Fano ed Ancona spiegava il suo anfiteatro di basse colline ondulate, un poco velate, con San Ciriaco là in fondo e il Conero e Sinigallia nel messo, macchia rosea e felice posata nel verde. Di lì a poco venne gettata la rete in mare, la lunga rete a imbuto che chiamano tartana. Dopo qualche ora, verso le tre, gli uomini trassero la rete. Puntando i piedi contro la balaustra e tirando a ritmo con un oh! issa! trassero in coperta la gran borsa greve di fango. Sgocciolava da tutte le parti e dentro, nella mota giallastra, si muoveva, in un infinito brulichio, tutto il viscido cosmo delle profondità inviolate. Ora si ritorna a tutto motore verso terra.. Si vola, e mentre scuffiate d’acqua dai fianchi della barca si rovesciano sul ponte, all’ombra delle vele schioccanti i nostri compagni trascelgono il pesce dal mucchio fangoso. Le triglie in una corba, calamari, razze e sogliole nell’altra. (C. Linati)
Dettati ortografici, letture e poesie sulle MARCHE per la scuola primaria. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA per la scuola primaria.
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Toscana gentile
Il paesaggio dell’Italia centrale annuncia subito clima più mite e mare vicino. L’ulivo che nell’Italia settentrionale appare soltanto lungo la riviera ligure e lungo le sponde eccezionalmente privilegiate dei laghi lombardi, in Toscana riveste ampiamente le pendici inferiori dell’Appennino e poi il suo caratteristico di pallido verde e di grigio argenteo. Tra gli ulivi svettano i cipressi agili e scuri, che al paesaggio toscano danno il tocco più elegante. E poi i vigneti, i famosi vigneti di Toscana, il cui succo va per l’Italia e per il mondo negli stapaesani fiaschi impagliati e attinge la dignità dei prodotti di gran classe. Poiché la gente è solita dare ad ogni paese un epiteto semplice e riassuntivo, la Toscana è gentile. L’epiteto si addice bene ai costumi del popolo toscano, di moderato benessere e di educata affabilità, all’eleganza del suo parlare spontaneo e arguto. Ma l’attributo di gentilezza va inteso soprattutto nel suo senso più antico e più schietto di nobiltà. Tutto qui mostra la più felice e armonica fusione fra genio istintivo e raffinatezza del gusto, fra fantasia e misura. Questo segreto ci svelano la poesia di Dante e Petrarca, l’umorismo del Boccaccio, la prosa ragionatrice di Galileo, l’architettura del Brunelleschi, la struttura delle città, ciascuna delle quali, piccola o grande che sia, è regina.
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Cielo toscano
Chi entra in Toscana si accorge subito di entrare in un paese dove ognuno è contadino. Ed esser contadini da noi non vuol dire soltanto saper vangare, zappare, arare, seminare, potare, mietere, vendemmiare: vuol dire soprattutto mescolare le zolle alle nuvole, fare tutt’una cosa del cielo e della terra. In nessun luogo, il cielo è così vicino alla terra come in Toscana; e lo ritrovi nelle foglie, nell’erba, negli occhi dei buoi e dei bambini, nella fronte liscia delle ragazze. Uno specchio il cielo toscano, così vicino che lo appanni col fiato: monti e poggi le nuvole, e tra quelli le ombrose valli, i prati verdi, i campi dai solchi dritti (e quando è terso vedi nel fondo, come in un’acqua limpida, le case, i pagliai, le strade, le chiese). Ad ogni colpo di zappa l’aria si mescola alla terra, e subito dalle zolle spunta una peluria d’erba verde e azzurra, nascono larve di cicale e allodole improvvise. Basta toccarla, per sentir che la nostra terra è piena di bollicine d’aria, e in certi giorni si gonfia e lievita, par che da un momento all’altro debbano nascere forme di pane. E’ una materia leggera e pura, per poterne far statue e uomini… (C. Malaparte)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Tra colli digradanti
Rivedo il mio dolce paese di Toscana, là dove è più bello, più sereno, più consolante, in Valdarno. Rivedo la verde pianura ad aiuole quasi di giardino, tutte alberate, che a mano a mano si libera come ridendo dalle strette dei colli digradanti e di quando in quando è rinserrata come in un nuovo abbraccio dai colli che risalgono e le si stringono sopra. Corre diritta nel mezzo la bianca strada maestra; scendono per una traccia di salici e canne i fiumiciattoli dai soavi nomi e con dolci mormorii corrono via sotto i ponticelli leggiadri giù all’Arno. Una processione lunga lunga di pioppi, le cui cime ondeggianti perdono figura e mobilità nella caligine biancastra del vespero autunnale, segna e seguita la corrente del fiume. E la pianura e i colli sono popolati di case rustiche, bianche o dipinte, con le due scale esterne che salgono a congiungersi nel verone impergolato sul quale è un’insegna gentilizia o una Madonna. Al pian terreno è la tinaia, il frantoio e le stalle; l’aia in faccia e a sinistra due o tre pagliai non anche manomessi, con un pentolino sullo stollo. Ai piedi dei pagliai si accucciano i cani. Dietro ha il monte ripido; e sul monte una fila di cipressi gracili e austeri dentellano del loro verde cupo l’orizzonte settentrionale tinto in colore di perla. Anche più indietro è una torre o un castello. Il sole calante batte nelle vetrate del piano superiore della villa, e quelle paiono incendiarsi come al riflesso di uno scudo incantato. (G. Carducci)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Passeggiate fuori porta
Tutto quel che c’è di poetico, di malinconico, di grigio e di solitario in me l’ho avuto dalle campagne di Toscana, dalla campagna ch’è intorno a Firenze. Mio padre mi portava ogni domenica, fin da bambino, fuori porta. Il babbo sapeva certe strade solitarie, deserte, fuori mano dove si camminava adagio adagio. Di sopra ai muri, in cui la strada era incassata, si spenzolavano i rami convulsionari dei bigi ulivi, o sfilavano i rosai nani, poveri e non curati, i rosai con le rose fradice e sbiancate che cascavano foglia a foglia giù nella zanella a marcire. Quante miglia rasente a quei muri! Muri bassi, quasi muriccioli che invitavano la gente a sedere; muri umidi, toppati di licheni bigi e di fungaie verdi, colle scolature nere e luccicanti delle feritoie; muri altissimi con alberi grossi, neri e fronzuti in alto. Ogni tanto i muri si aprivano e succedevano le siepi vive, alte, prunose, bianche di brina e di neve in inverno, bianche di fiori in primavera, nere di more alla fine dell’estate. E più lontano ancora, sparivano muri e siepi, e la strada solinga e massicciata tra i cipressi o gli abeti e avevo là sotto le valli solcate e i prati bagnati e i fondi di nebbia e l’illusione dell’infinito. (G. Papini)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Colline fiorentine
Per coloro che non conoscono Firenze o la conoscono poco, dirò come essa sia una città molto graziosa e bella, circondata strettamente da colline armoniosissime… E’ pregio inestimabile di queste colline l’essere disseminate di ville, di castelli costruiti nei punti più suggestivi, volti in tutti i sensi, di tutte le epoche, d’ogni stile, e che mai ne turbano l’armonia; circondati da parchi e giardini che invece di produrre un’atmosfera di irrealtà da sogno o da fiaba, per virtù di certa severità e raffinatezza, riescono a darci l’illusione della realtà più semplice, di intimità domestica, di nobiltà sicura, di sobrietà e saggezza. Alle ville e ai castelli si aggiungono le ville più piccole, le villette, le case, i casolari, i paesi e borgate che la varietà del suolo lascia apparire in un complesso che rende insaziabile l’occhio dell’osservatore per il numero inesauribile delle scoperte. (A. Palazzeschi)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Firenze
Era una di quelle belle giornate di freddo asciutto e di luce cruda che fan risaltare la bellezza realistica e insieme trascendentale di Firenze. Via Tornabuoni, illuminata dal sole, svelava le forme e lo spirito del Rinascimento, parlava il linguaggio dell’architettura di allora, si propagava nell’armonia miracolosa della pietra divenuta canto: Palazzo Strozzi, nel fondo Palazzo Antinori. Festosa l’aria, e così l’aspetto della gente. E il senso del Natale: al principio del muricciolo di Palazzo Strozzi, sull’angolo del chiassolo, la mostra di alberi di Natale, di agrifogli coi pallini rossi, ciocche di vischio dalle lacrime ceree. (B. Cicognani)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Arezzo
Dal muretto dell’orto della casa del Vasari, presso il tondo dell’acqua tra gli alberi da frutto, l’occhio riposato raccoglie in prospettiva i digradanti tetti di Arezzo, misura in basso gli spazi delle vie e delle piazze col nitido rilievo d’una incisione. Finché la campana grossa e vicina di Santa Maria in Gradi, e quella leggera di San Vito poi, e via via dell’Annunziata, di San Domenico, di San Lorentino e tutte le campane non riempiono il cielo e volgono la giornata. (P. Pancrazi)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Siena
Siena, da sotto il mio ciliegio, pareva un arco che non si poteva aprire più, e le sue case, giù per le strade a pendio, parevano frane che mi mettevano paura; con i tetti legati dalle edere cresciute su per le mura di cinta, le mura che non si apriranno mai. Ed io allora andavo a guardare la città da un’altra parte, quasi da quella opposta, dalla Porta Ovile. E vedevo i suoi orti squadrati entrare, con un angolo più alto degli altri, tra le case più rade; oppure, l’uno appresso all’altro, farsi largo e posto, ma fermati da una fila di cipressi la cui ombra oscurava il verde dell’erba; e qualche pesco fiorire e maturare accanto alle campane di una chiesetta, e qualche olivo chinarsi dietro tutta la campagna soave che impallidiva lontano, rasente i monti chiarissimi, talvolta più luminosa del sole. E se guardavo la città dall’altra altura, da Vignanone, le voci degli uccelli si allargavano nell’azzurro come il vento. Le rose dei giardini, senza colore e senza profumo, la cingevano tutta: le finestre erano aperte. Da parecchie miglia lontano, io vedevo invece le sue torri come tizzi ritti che si spegnevano nella cenere del crepuscolo. (F. Tozzi)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Grosseto nell’Ottocento
Grosseto era una cittadina malinconica e serena, fatta di case che al primo entrarci odoravano di sigaro, di polvere, di spigo e di mele cotogne, come cassetti di vecchi mobili, chiusa in una cerchia rugginosa di vecchie mura bastionate e arborate come quelle di Lucca. Sotto le grandi acacie la domenica suonava la banda, e la gente ci portava a spasso il vestito delle feste, da mezzo pomeriggio fino al che il solito tramonto palustre affocato e torbido scendeva ad arrossare la piatta campagna sottostante dall’orizzonte brumoso agli spigoli del gran bastione stemmato con l’arma dei Medici. E quando veniva aprile, per certe strade deserte ed erbose, di là dalla vecchia chiesa di San Francesco, l’odore delle acacie fiorite scendeva ventate giù dalle mura, e dava al cuore. Le case avevano le grondaie piene d’ortiche e le persiane tutte verdi. E pareva che anche i muri avessero messo le foglie. (G. Civinini)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Fiera di quaresima a Firenze
Banchi e banchi, uno accanto all’altro, in due file dirimpettaie che si estendono nella lunghezza del quartiere e che straripano di frittelle, di torrone, di schiacciata tipica e di zucchero filato. E i brigidini. Il brigidino è l’attrazione della fiera. Lo si impasta e cuoce sotto i vostri occhi. Lo si mangia tiepido e croccante. E’ in virtù del suo richiamo che la gente affolla la fiera. Il brigidino è una cosa da nulla, appena un’ostia di più grandi dimensioni, pure ha una consistenza, una fragranza, un sapore che si scioglie in bocca. I carretti ne sono pieni, dapprima, ma via via che l’ora monta e la folla cresce, si formano le code in attesa davanti ai banchi dal fornelletto sul treppiede, ove l’esperto brigidinaio rigira le sue “schiaccie”. I venditori sono tutti vestiti di bianco, con in testa copricapi da cuochi di grande albergo. Magnificano la merce a squarciagola, persuaso ognuno di essere eletto da Santa Brigida in persona a custode del segreto per la confezione del biscotto. (V. Pratolini)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Alpi Apuane
La mia ora per amarle, era la mattina; la mia stagione la primavera. Lassù, lassù, dal verde cupo delle pinete sul mare, al più chiaro verde dei castagneti a mezza costa, alle alture già nude e sovrane, le grandi moli si levano audacemente; e sagomavano altissime l’orizzonte, attendevano nel celeste pallido delle cime che trascoloravano. E a un tratto la luce alitava dietro di loro: come una diffusa nebbia chiara, già orlava d’un tremito splendente le loro creste; poi, con una irruenza improvvisa, il sole balzava, raggiava maestoso e terribile, le velava d’una cortina di fulgore, ascendeva sicuro. La cortina si spegneva e le Apuane cominciavano le loro variazioni di colori e di rilievi; si disegnavano catena contro catena, in una diversità di azzurri che rivelavano le valli tra le fiancate di rupe; passavano dal più denso cobalto, ai glauchi più lattei, ai più ferrei grigi; fino a stare, nel meriggio, bianche e calcinate nella severità abbagliante; per ripigliare poi via via fino a sera i passaggi dal celeste all’azzurro, all’amaranto al viola; e bruciare, accendendosi d’un tratto in certi miracolosi tramonti, come spaventevoli torce senza fumo; e spegnersi del tutto, svanire; riapparire aeree, nell’ultimo crepuscolo; e, se c’era la luna, biancheggiare indefinibili come sogni, nella vastità sonnolenta. (E. Cozzani)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Il Valdarno
Di quelle passeggiate pomeridiane e vespertine mi restano molti ricordi; vaghi i più, e dove si mescolano il colore dei campi e dei cieli di quel mio caro Valdarno; l’incanto di certi solicelli distesi per piagge solitarie e tacite, di certi tramonti piedi di frulli di uccelli, con qualche voce di bifolco o qualche muggito o belato: lo splendore e il profumo delle siepi fiorite, la bianchezza della strada polverosa, dove d’improvviso piombano i primi radi goccioloni di una pioggia estiva che ci faceva correre verso casa a ripararci sotto un ponticello o in un capanno di contadini. Taluni ricordi invece molto distinti e vivi, come quello di un bel ramo di mele lazzarole verdi e rosse rubato da noi in un campo per farne un presente al maestro. (A. Soffici)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Maremma
Sono nato e cresciuto in Maremma, a poca distanza dal mare, in un paese urbano e campagnolo, rustico e civile, che ha serbato intatto il secolare orgoglio della sua piccola cerchia antica, torreggiante e murata, e tiene la qualità di forestiero per indice di villania. Circondato da un territorio amplissimo e diverso d’aspetti e di natura, qui grasso e ferace, onusto di biade, di frumento, di vigne, di orti e di canneti, là isterilito e impraticabile per i sassi affliggenti della vecchia Etruria ventosa che biancheggiano un po’ da per tutto. E’ esposto a mare e monte, e ne sorveglia le strade, rifiata lo scirocco e la tramontana, ma i venti variano e passano su di esso come le eterne stagioni, né dal tempo dei tempi sono buoni di raccontargli più nulla. Il suo costume non cambia. (V. Cardarelli)
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA Il mutevole volto della Maremma
La varietà del paesaggio è una caratteristica comune a tante province d’Italia e a tanti altri luoghi del mondo, ma nel Grossetano essa è veramente spiccata e colpisce il visitatore: sulla costa, folte pinete si alternano a larghi arenili, strette insenature rocciose lasciano il posto a tratti rettilinei con laghi costieri; e una vasta laguna, limitata dai caratteristici tomboli, separa un’isola dal continente; nell’entroterra si allarga un’ampia pianura; poi, ecco gruppi collinosi complessi e frazionati, qualche volta rivestiti dalle colture e dalla vegetazione, altre volte con nude pareti impervie; nell’interno si elevano vere, imponenti montagne. Incontriamo luoghi dove il tempo sembra essersi fermato ai secoli del Medioevo e alle più remote età degli Etruschi e, a poca distanza da essi, centri in continuo e rapido sviluppo. Provincia di Grosseto e Maremma si possono considerare sinonimi, perchè il Grossetano ne comprende i nove decimi, lasciando a Livorno il tratto da Cecina a Follonica.
Dettati ortografici, letture e poesie sulla TOSCANA. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture per la scuola primaria.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture I direttori d’orchestra del nostro corpo Abbiamo visto come gli esseri viventi si nutrono, assimilando, digerendo, trasformando e ossidando gli alimenti. Essi inoltre si muovono e stabiliscono rapporti vari con il mondo esterno. Ma in quale modo questi processi vengono regolati e diretti? Si sa che elementi di controllo importantissimi sono gli ormoni. Essi sono sostanze secrete da particolari ghiandole, dette endocrine, (dal greco endon = dentro, e crinein = secernere) perchè non possiedono un canale escretore, ma versano direttamente nel sangue le loro secrezioni. Ciò è possibile perchè le cellule che costituiscono il loro tessuto si incrociano e si aggrovigliano con i vasi sanguigni.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture I messaggeri chimici Le ghiandole endocrine, che nel loro insieme costituiscono il sistema endocrino, sono situate nel corpo in punti differenti: l’ipofisi e l’epifisi sono nel cranio, intimamente collegate con il cervello; la tiroide e le paratiroidi sono nel collo; il timo nella parte superiore del torace. Nella cavità addominale si trovano invece le surrenali, il pancreas endocrino (nella massa del pancreas digestivo) e le ghiandole della riproduzione. Le loro secrezioni, dette ormoni, agiscono come messaggeri chimici, regolando l’attività dei tessuti: mantengono a livello esatto la quantità dei sale, di glucosio e delle altre sostanze necessarie e impediscono al sangue di diventare troppo acido o troppo alcalino, così da essere sempre in grado di trasportare l’ossigeno e l’anidride carbonica. Nel corpo umano c’è una specie di armonico equilibrio cui concorrono tutte le ghiandole, per cui ogni perturbazione di una di esse si ripercuote sul funzionamento delle altre.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture – Ipofisi ed epifisi L’ipofisi o ghiandola pituitaria, è la più importante delle ghiandole a secrezione interna, perchè oltre ai vari compiti che diremo, essa esercita anche un controllo sull’attività di tutte le altre ghiandole: infatti, con ormoni particolari detti stimuline, può eccitarne la secrezione. L’ipofisi è un piccolo organo situato sotto la base dell’encefalo. Si distinguono i esso tre parti, ciascuno dei quali esercita una particolare funzione. Il lobo anteriore agisce sulla crescita. Il lobo posteriore esercita la sua azione soprattutto sulla pressione arteriosa, aumentandola, e sulla contrattilità dei muscoli lisci. Del lobo intermedio sappiamo che esercita un’azione particolare sul colore della pelle dei pesci e degli anfibi. L’epifisi o ghiandola pineale ha la grossezza di un pisello ed è in intimi rapporti con la massa cerebrale. Ha anch’essa una funzione regolatrice della crescita.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture – La tiroide e le paratiroidi La tiroide, che è situata nel collo, regola il metabolismo basale delle cellule, che è una funzione molto importante. Si chiama infatti basale la velocità con cui il corpo consuma ossigeno ed espelle anidride carbonica. Questa velocità aumenta con l’aumentare della superficie corporea, per cui 10 bambini del peso di 7 chilogrammi l’uno usano molto più ossigeno per l’attività basale delle loro cellule che un uomo di 70 chili. Di regola l’attività della tiroide coincide esattamente con i bisogni del corpo; quando essa invece fabbrica un’eccessiva quantità di ormoni, allora la combustione delle cellule avviene a una velocità esagerata e ciò causa un metabolismo basale superiore alla media, eccessiva magrezza e nervosismo. Si ha il cosiddetto ipertiroidismo: chi ne è affetto si riconosce per lo sporgere eccessivo dei bulbi oculari. Nel caso contrario, il metabolismo basale scende al di sotto della media e i sintomi sono torpore e sonnolenza, e si parla di ipotiroidismo. Le paratiroidi sono strettamente unite alla tiroide e per questo se ne ignorò a lungo non solo la funzione, ma anche l’esistenza. Esse sono invece molto importanti, perchè l’ormone che secernono regola l’utilizzazione del calcio nel corpo.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture – Il timo Il timo è una ghiandola che si trova dietro lo sterno, lateralmente alla trachea, nella parte più alta del torace. La sua funzione è in rapporto con l’accrescimento corporeo. Nell’uomo raggiunge il suo massimo sviluppo verso i tre anni, per diminuire progressivamente, cosicchè intorno ai dodici anni non è più riconoscibile.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture – Le ghiandole surrenali Le ghiandole surrenali sono anche dette capsule perchè sembrano avvolgere la parte superiore dei reni; esse sono due, simmetricamente disposte come gli organi da cui prendono nome. In queste ghiandole si può distinguere una parte esterna o corticale, di colore giallo-bruno, e una parte interna o midollare, bianco-rosa, le cui funzioni sono nettamente distinte. La parte midollare secerne un ormone detto adrenalina, la quale mantiene costante il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa. Gli esperimenti hanno dimostrato che quando un animale è infuriato o spaventato, il tasso (cioè la quantità) di adrenalina nel sangue cresce immediatamente: questo eccesso di adrenalina lo prepara alla fuga o alla lotta e al tempo stesso fa salire la pressione sanguigna e accelera i battiti del cuore. La parte corticale del surrene secerne vari ormoni, tra cui di particolare importanza i cosiddetti corticosteroidi, che hanno un’importanza capitale per l’organismo in quanto regolano il metabolismo (cioè il ricambio) dei glicidi, dei sali, dell’acqua.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture – Il pancreas endocrino Il pancreas, che come abbiamo visto invia nell’intestino le sue secrezioni, funziona anche come ghiandola endocrina. Nella sua massa sono presenti dei gruppi di cellule grigiastre, dette isole pancreatiche o isole di Langerhars (da nome dello scopritore) che versano nel sangue un ormone particolare: l’insulina. Ciò avviene quando il tasso di glucosio nel sangue sale al di sopra del normale. La malattia causata dall’insufficiente produzione di insulina è detta diabete. Nei malati di diabete il glucosio si accumula nel sangue. Un malato di diabete può perciò venire curato mediante somministrazione di insulina.
IL SISTEMA ENDOCRINO materiale didattico e letture – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
L’alimentazione nel tempo: dopo aver visto come mangiamo noi e quali siano i cibi in uso oggi, è naturale chiedersi “Ma prima di adesso, come e che cosa si mangiava?”. E noi, seguendo brevemente questa corsa nel tempo, avremo modo di tornare su argomenti già toccati, completeremo quanto è stato detto, riporteremo la conversazione sugli usi e abitudini dei tempi passati, amplieremo, in una parola, la conoscenza del mondo presente e passato.
L’alimentazione nel tempo – I primi uomini All’apparizione dell’uomo sulla faccia della terra, quasi sicuramente i primi uomini furono vegetariani e si nutrirono dei frutti e delle piante spontanee, poi anche di carne. Come avranno fatto a scegliere il cibo? Obbedendo agli impulsi naturali, come fanno tuttora gli animali. Prima ghiande crude e acqua, poi vino e grano. Quando fu scoperto il fuoco, le carni vennero cotte direttamente sul fuoco e come piatti vennero usate conchiglie e zucche vuote. Sapete come si faceva bollire l’acqua? Non ponendola sul fuoco, ma mettendo dentro l’acqua pietre arroventate sul fuoco! Al tempo delle palafitte, gli uomini mangiavano una specie di polente di farina di ghiande, piselli, lenticchie, nocciole, noci e altri frutti selvatici, come mele, pere, susine e ciliegie. Non ci meravigli l’uso delle ghiande! Anche oggi, presso alcuni popoli, vengono mangiate, sia crude che lessate o arrostite, come si usano da noi le castagne.
L’alimentazione nel tempo – Vino, birra, shaosing Se il vino fu un’invenzione molto antica, non meno antico è l’uso di preparare la birra, bionda o bruna. A Babilonia era già nota nell’anno 2800 aC e veniva preparata con la fermentazione dell’orzo, più o meno come si usa anche oggi. Il shaosing è invece una bevanda alcolica, ottenuta con la fermentazione del riso, in uso presso i Cinesi da millenni. Inoltre gli antichi bevevano l’idromele, una bevanda fatta di acqua e miele.
L’alimentazione nel tempo – Allevamento e arboricoltura In tempi successivi l’uomo imparò ad allevare animali per mangiarne la carne, o per ottenere il latte. Oltre ai bovini e agli ovini, veniva allevato il maiale (nell’Odissea, per esempio, ad Ulisse che tornava dopo vent’anni, il porcaro fedele preparò due giovinetti porcellini, li abbronzò li spartì, negli appuntati spiedi l’infisse: indi, arrostito il tutto, caldo e fumante… glieli offrì. Siamo a circa tremila anni fa). Inizia anche la coltivazione degli alberi da frutta e dell’olivo; si mangiavano le olive o se ne ricavava l’olio; usato come condimento ma anche per spalmarsene il corpo, per rinforzarlo e renderlo più robusto.
L’alimentazione nel tempo – Presso i Greci e i Romani Dobbiamo distinguere i pasti normali e i banchetti propriamente detti; i primi venivano consumati in piedi, specialmente quello del mattino e del mezzogiorno (erano semplici spuntini); il pasto principale era quello della sera. Cosa mangiavano? Ciò che mangiamo noi, tranne alcuni alimenti giunti in Europa molto più tardi, come vedremo: una specie di polenta di farro cotta in acqua salata; oppure un miscuglio di formaggio fresco, miele e uova; o cervello di animali condito con vino e aromi. Il pane era di tre qualità: bianco (con fior di farina), integrale (con farina e crusca) o di sola crusca e tritello. Ma veniva cotto sotto la cenere calda, fino all’epoca imperiale, quando venne introdotto a Roma l’uso del forno, come possiamo vedere negli scavi di Pompei. Mangiavano poi pani dolci (preparati con farina, miele e uva passa; oppure con farina, miele e mandorle, quindi una specie di marzapane) e legumi verdi o secchi, insalata (specialmente lattuga) e frutta. Le carni preferite erano quelle di bovini, specialmente arrosto; in primavera i pesci e in autunno gli uccelli; ma anche le carni di maiale, lepre e coniglio erano gradite; e ancora: uova di pavone, fagiano, gallina, oca e anatra. Di pesci se ne conoscevano circa 150 specie: le più pregiate erano anguille, murene, salmone, trote e tonno. Le carni potevano essere lessate, in umido o in arrosto; sulla tavola si potevano vedere polpette, salsicce, braciole, salse, fritti vari. Nei banchetti, poi l’apparato era ben più complicato: i commensali stavano quasi sdraiati sui divani, si usavano, come sempre, le dita per prendere i cibi e si pulivano con mollica di pane, che veniva poi gettata a terra per i cani e i galletti! Quasi sempre, durante i pasti, il vino veniva allungato con acqua; dopo il pasto si mangiavano cibi per stuzzicare la sete, come formaggio e gallette salate. Posate? Ignota la forchetta (che compare in alcune case signorili solo 500 anni fa), poco usato L’alimentazione nel tempo – il coltello, qualche volta usato il cucchiaio; vasellame di terracotta, nelle case dei poveri, piatti e coppe d’argento e d’oro in casa dei ricchi. Durante i banchetti, rallegrati da musica, danze e canti, l’ospite curava che vi fossero piatti a sorpresa: uccelli ripieni di carne di maiale, animali ripieni di carni di altri animali, e talvolta decine di portate, tanto da chiederci: “Ma dole mettevano tutta quella roba?”. Qualche banchetto passato alla storia? Uno di Vitellio: 2000 pesci e 7000 uccelli; quello di Eliogabalo: ventidue carrelli di vivande diverse; quello di Trimalcione: la più strana lista di vivande che sia mai stata concepita, e per numero di portate e per la loro presentazione e confezione! Non so chi di noi oggi sarebbe capace di mangiare tanto e cose così strane, senza morire!
L’alimentazione nel tempo – Nel Medioevo e nel Rinascimento I Barbari, discesi in Italia dal 400 in poi, mangiavano come uomini primitivi e, diremmo oggi, senza alcuna educazione. Usavano trasformare in coppe da bere anche il cranio dei nemici vinti in battaglia; i loro banchetti erano autentiche orge obbrobriose. Nei castelli feudali il banchetto durava fino a sei ore e le portate arrivavano fino a 18: carne e cacciagioni, uccelli, pesci, dolci, frutta varia e vino abbondante. Si stava seduti a tavola su sgabelli e il vasellame era sempre più prezioso. Durante il Rinascimento troviamo cose nuove: i maccheroni (1247), la mortadella di Bologna (1376), polenta di mais o granoturco, pomodoro, patate, tacchino, cioccolato, caffè, tè, dopo la scoperta dell’America, e, finalmente, i gelati, nella cui preparazione brillarono toscani e siciliani. Il vasellame è eseguito da cesellatori e orafi; Benvenuto Cellini modella una saliera in oro massiccio con figure mitologiche per il re di Francia! Un pittore di quest’epoca, Paolo Caliari, detto il Veronese, è il più celebre per le grandi tele di banchetti: La cena in casa del Fariseo, Le nozze di Cana, La cena di Levi; esse ci permettono di immaginare lo sfarzo delle mense del 1500 attraverso le rappresentazioni pittoriche.
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