Poesie e filastrocche: il ragno

Poesie e filastrocche: il ragno. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Ragno (L. Santucci)
Col lucido fil, di bava sottil
un nido d’argento, che oscilla nel vento
si fabbrica il ragno, fra il bosco e lo stagno.
Sussurra il ragnetto “D’impegno mi metto
con questa mia rete, bambini sapete
da sol mi procuro, ne sono sicuro
il letto e la cena: non vale la pena?”.

 

Il ragno
Un ragnetto birichino
stava chiuso in un buchino.
Vide il sole, uscì di lì,
vide un ramo, vi salì.
E pian piano, senza mano,
senza filo, senza ago,
una rete si cucì,
poi tranquillo vi dormì. (C. Bresadola)

 

Il ragno portacroce
Diceva alla libellula
il ragno tessitore:
“Ai tempi miei, da giovane,
ero un contemplatore;
lo sguardo fisso e attonito
al cielo ognor levavo
e di cercarmi i viveri
persin dimenticavo.
Poi giunse crudelissima
la cecità più nera
ed io mi misi a tessere
la tela mia leggera
cercando di ripetere
per chi vive quaggiù
i misteriosi circoli
che un dì vidi lassù”.
Allora la libellula
gli chiese incuriosita:
“E le innocenti vittime
cui suggi sangue e vita?”
Rispose il ragno subdolo:
“Dagli ospiti molesti
io devo pur difendere
i miei cerchi celesti!”. (G. Grohmann)

 

Il ragno e il baco da seta
“Signor baco, per favore,
non mi faccia perder tempo
mentre tesso il fil d’argento.
Guardi quanto ho lavorato
mentre lei si chiude in casa
per non esser disturbato!”
“Signor ragno, non lo sa?
La sua tela è per il vento
la mia casa è tutta seta
io la fo col mio lavoro
e mi faccio prigioniero
per donare un filo d’oro.

 

Ragnatela
Col lucido fil
di bava sottil
un nido d’argento
che oscilla nel vento
si fabbrica il ragno
fra il bosco e lo stagno.
Sussurra il ragnetto:
“D’impegno mi metto.
Con questa mia rete,
bambini, sapete,
da sol mi procuro
(ne sono sicuro)
il letto e la cena:
non vale la pena?” (L. Santucci)

 

Il ragno nel prato
Oh ragno nel prato,
che tessi la tela
con arte sì fina!
Che la rugiada
la ingemma dal cielo
al raggio che tocca
te pure, e ti svela
più brillante
di un velo di regina
a stendere il ponte
del filo sottile
tra stelo e stelo.
Dì tu, come fai,
che ali non hai?
La terra mi è madre
faccio opera umile
il filo a uno stelo sospendo
mi fermo e attendo.
Ed ecco un celeste momento
un alito nuovo di vento
lo lega allo stelo vicino
sul breve mio spazio:
ascendo, lo corro,
e ringrazio. (G. Salvadori)

 

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Poesie e filastrocche: la mosca

Poesie e filastrocche: la mosca. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La mosca
Mi ronza d’attorno insistente
curiosa.
Dovunque si posa:
sul bricco del latte, sul forno
lucente,
sul pane, sul terso bicchiere
che accosto alla bocca
per bere.
E vola nell’aria
(non varia
quel sordo ronzio), sul mio
quaderno si ferma, riposa…
che mosca noiosa! (M. Castoldi)

 

Il toro e la mosca
Postasi una mosca
sulla fronte di un toro,
gli disse con sussiego:
-Se peso troppo dimmelo, ti prego,
ed io volerò via-.
-Quanto a me- disse il toro
-vattene o resta come più ti piace.
Se tu, piccina mia,
non mi avessi avvertito,
che tu ci fossi non avrei sentito-. (Ugo Ghiron)

 

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Poesie e filastrocche sulle lucertole

Poesie e filastrocche sulle lucertole – una raccolta di poesie e filastrocche sulle lucertole, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia  e primaria.

 

Lucertolina
Lucertolina
di primavera,
sei ritornata!
La testolina
hai riaffacciata
sotto la spera
del primo sole
tra le viole… (D. Valeri)

 

Lucertolina
Lucertolina, col primo caldo,
ha messo un abito verde smeraldo,
e gode il sole, lieta ed arzilla,
lì sul balcone della sua villa.
Salve, buongiorno, lucertolina!
Alfin ti vedo, questa mattina!
Si può sapere dove sei staaa
nei meri rigidi dell’invernata?
Risponde pronta Lucertolina,
muovendo rapida la sua testina:
“Appena inverno giunge dai monti
e oscura i limpidi, vasti orizzonti
appena il freddo scende sul cuore
e spoglia l’albero, e uccide il fiore,
Lucertolina, per non soffrire
si chiude in casa e va a dormire.
(D. Patrignoni)

 

 

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Poesie e filastrocche LUCCIOLE

Poesie e filastrocche LUCCIOLE – una raccolta di poesie e filastrocche sulle lucciole, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Lucciole
Lucciole, lucciole, dove andate?
Tutte le porte sono serrate
son serrate al chiavistello
con la punta del coltello.
Lucciole, lucciole venite da me,
vi darò il pan del re
il pan del re e della regina
lucciola lucciola pellegrina. (canto popolare)

 

Luccioletta
Lucciolina, luccioletta
che m’illumini il cammino
dove vai così soletta
col tuo verde fanalino?
Se lo appendi su una siepe
pare un lume da presepe. (Luce)

 

Lucciola
O trepida luce che brilli
sull’erba dell’umido prato,
ti culla un concerto di grilli,
t’ammira un bambino incantato.
Dal cielo, milioni di stelle
t’invitan con loro, stasera;
in alto, fra quelle più belle,
ti innalzi felice e leggera.
O timida lucciola, resta
accanto a noi bimbi! Rimani
coi grilli a far festa,
o luce dai fremiti arcani.
E quando la notte che muore
s’accende dorata ad oriente,
avvinta ad un gambo di fiore,
tu spegni il tuo cuore lucente. (Antonio Libertini)

 

Girotondo delle lucciole
Gira in tondo, gira in tondo,
è più chiaro tutto il campo,
risplendente tutto il mondo.
Bimbi, lesti come il lampo:
son le lucciole arrivate
tra le spighe e i fiordalisi,
e vi annuncian che l’estate
porterà frutti e sorrisi.
Oh, danzate, lucciolette!
Ogni spiga in allegria
il buon pane ci promette:
e per tutti ce ne sia! (A. Rebucci)

 

Lucciole
Accendi il lumino, accendi,
presto, accendi, sorella:
la spiga è bionda e bella,
il papavero aspetta.
La formichina ha fretta,
è rimasta per via;
la coccinella
non sa più dove sia
il fiore, sua casetta.
Fa lume: sali, scendi;
la luna s’è celata,
la notte s’è ammantata
di buio, le è caduta
laggiù una stella.
Presto, accendi, sorella,
fa’ lume, aiuta
il grillo amico all’orlo della tana.
E vicina e lontana
di lucciole per l’aria
ondeggia la luminaria. (D. Rebucci)

 

Lucciola
Ondeggiando – la debole luce
si avvicina – con le sue ali leggere,
fragili,
la lucciola vola.
E luccica,
perchè teme
di restare nelle tenebre
sconosciuta da tutti. (Yu Ce-Nan)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche – galline, pulcini e galletti

Poesie e filastrocche – galline, pulcini e galletti. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La chioccia e la massaia
Mamma chioccia a passettini
porta a spasso i suoi pulcini
ed a tutti a razzolare
presto insegna, ed a beccare.
Co co co, qui c’è un bruchetto
Co co co, lì c’è un insetto.
Veglia il cane in mezzo all’aia
e sorride la massaia
che già sogna altre covate
tutte sempre fortunate.

 

Galletto
Sulla porta del pollaio,
il galletto tutto gaio
col suo bel chicchirichì,
dà il saluto al nuovo dì.

 

Lo sbaglio del gallo
Alla casetta ove posava un gallo
picchiò la luna uscita fuor dal mare.
Vedendo l’aria empirsi di corallo
si scosse il gallo e si buttò a cantare.
Chicchirichì, il sole è qui!
Tanto cantò che udirono le stelle
e risero fra lor del grosso abbaglio
ma un vecchio asino aperse le mascelle
e protestò con un sonante raglio. (L. Schwarz)

 

Coccodè, coccodè
Coccodè, coccodè,
nel pollaio cosa c’è?
Sei pulcini sono nati
neri, bianchi, oppur striati.
Sotto l’ali, la chioccetta
i suoi bimbi chiama e aspetta.
Coccodè, coccodè,
nel pollaio questo c’è. (M. T. Rossi)

 

Nel pollaio
Ecco là: c’è un bel galletto
nel pollaio sopra il tetto
manda allegro al nuovo dì
cinque o sei chicchirichì.
Il pulcino lì vicino
tutto bello birichino
dopo sei chicchirichì
sarà lieto tutto il dì.
Poi ci son le gallinelle
fan le uova belle belle
le depongono per te
mentre cantan coccodè.

 

Galline
Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
che d’arguti galletti ha piena l’aia;
e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo, il granaio; il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze occhi pensosi,
mentre il granoturco sfogliano, e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi. (G. Pascoli)

 

Pulcini
Tre pulcini vanno al campo
con la chioccia al loro fianco,
batton l’ali, corron lieti,
poi ritornan quieti quieti.

 

Co co co
Co co co, che c’è di nuovo?
La gallina ha fatto l’uovo.
Co co co, finchè potrà
la gallina coverà.
Co co co, che cosa è stato?
La gallina ha già covato.
Tic tic tic, un colpo secco
e lo rompe col suo becco.
Ecco aperto l’usciolino:
oh, buondì, signor pulcino!

 

Il pulcino
Il pulcino piccolino
dentro il guscio se ne sta,
ma ben presto, un bel mattino,
all’aperto uscir vorrà.
Picchia il guscio, tac, col becco
ed il guscio si è spaccato.
Un raspar di zampe, ed ecco,
il pulcino giallo è nato! (M. T. Chiesa)

 

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Poesie e filastrocche: coccinelle

Poesie e filastrocche: coccinelle. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La coccinella
Rossa rossa coi puntini,
nere nere le zampette,
con le antenne mini mini
e quattro forme delle alette.
Nel suo infinito desinare…
mangia insetti cattivelli …
non quel che è buono da mangiare…
come lattuga oppur piselli.
Si ferma spesso a impreziosire
quel che trova intorno a sé,
e mentre continua il suo salire
io la osservo e sai perché?
Perche è incantevole ed è bella,
questa rossa coccinella.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi

 

(in costruzione)

 

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Poesie e filastrocche: chiocciole

Poesie e filastrocche: chiocciole. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Chiocciola, chiocciolina
Chiocciola chiocciolina,
porti in spalla la casina.
Lasci invisibile la scia
più sottile che ci sia.
Sei imbronciata e ti spaventi
hai la lingua e tanti denti
microscopici e piccini
che non vedono i bambini.
Le cornette coi tuoi occhi
fai sparire se le tocchi
Le altre antenne per sentire
se nasconderti e sparire.
Se piove attenta …meglio scappare …
perché qualcun ti vuol mangiare
dopo averti catturata
e nella rete conservata
vuole farci un bel sughetto
col prezzemolo al guazzetto.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi

(in costruzione)

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Poesie e filastrocche LE API

Poesie e filastrocche LE API – una collezione di poesie e filastrocche sulle api, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Ape (A. Gentili)
C’era un’ape piccolina, dentro il fiore stamattina
che suggeva che suggeva, mentre il sole risplendeva.
Poi l’ho vista via volare, fino al suo bell’alveare
l’ho sentita che ronzava, forse il miele fabbricava
quel buon miele dolce e biondo, che addolcisce tutto il mondo.

 

Felicità
C’è un’ape
che si posa
su un bottone
di rosa;
lo succhia
e se ne va…
Tutto sommato,
la felicità
è una piccola cosa. (Trilussa)

 

Il calabrone
Questo ispido villoso calabrone
l’ho trovato ubriaco fradicio
di polline e di rugiada,
nella campana di un fiore arancione.
Zampettava qua e là, ronzando
per uscire, ma non trovava più la strada.
Lo tirai fuori, ed ora è lì, che vola
in un raggio di sole tutto d’oro,
come un ubriacone che s’alza dal marciapiede
e s’incammina malsicuro,
borbottando. (Corrado Govoni)

 

L’ape
C’era un’ape piccolina
dentro il fiore, stamattina,
che succhiava, che suggeva,
mentre il sole rispendeva.
Poi l’ho vista via volare,
fino al suo bell’alveare.
L’ho sentita che ronzava,
forse il miele fabbricava.
Quel bel miele dolce e biondo
pei bambini di tutto il mondo. (A. Gentili)

 

L’ape e il fiore

Il fiore disse all’ape affaccendata:
“Sei davvero sfacciata!
Il nettare mi rubi e te ne vai
e un dono, in cambio, non mi lasci mai!”
Disse l’ape sincera:
“Sono operaia della primavera
e tutto il giorno faccio miele e cera.
Ai bimbi piace tanto il miele mio
e la cera che arde piace a Dio.
Se quel che abbiamo non lo diam col cuore,
che diremo al Signore?”
“Prendi quello che vuoi” rispose il fiore.
“M’hai insegnato che cos’è l’amore”. (R. Pezzani)

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche sulla casa

Poesie e filastrocche sulla casa – una raccolta di poesie e filastrocche sulla casa, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Il mio nido
Il mio nido è una casetta:
in quel nido ci ho una fiamma
sempre accesa:
è l’amor della mia mamma
che mi aspetta in dolce attesa. (C. Prosperi)

 

La mia casetta
La mia casetta è piccola,
ma dentro si sta bene.
Di fuori il vento sibila:
lo sento, eccolo, viene.
Ma il vecchio muro mormora:
“O vento, cozzi invano.
Son rozzo, ma son solido…”
E il vento va lontano.
E pioggia e neve e grandine
flagellano le mura
e la casetta impavida:
“Son vecchia, ma sicura…”
Scintilla dolce e tiepida
nel focolar la fiamma
e il sol sempre l’illumina:
quel sole è la mia mamma! (Hedda)

 

La casetta
In un prato, fra l’erbetta
c’è una piccola casetta;
nella casa c’è un lettino
ove dorme un bel bambino.
Presso il bimbo c’è una mamma
che lo ninna e che lo nanna.
E su tutti stende l’ali
per difenderli dai mali,
il buon angelo custode
che sorride e lieto gode. (D. Vignali)

 

Casetta
Una stanza, una cucina,
tre gerani alla finestra,
una mamma e una bambina,
e laggiù la via maestra.
Prati freschi intorno intorno,
gallo, tortore, e un tacchino…
e la fonte, tutto il giorno,
canta e specchia il ciel turchino. (Lamartine)

 

Felicità
Dolci pareti, una fiamma,
sei bimbi, una mamma.
Fuoco e braci nel camino,
passi del più piccino.
Tutto il sole a primavera
e le rondini a schiera.
Sul pane una croce
fuori l’ombra del noce.
Casa mia, felicità;
serenità. (C. Ronchi)

 

Dentro casa
Dolci sere d’inverno dentro casa,
col bricco che sul fuoco sta cantando,
mentre la bora par di furia invasa
e a gran colpi la porta va squassando.
La mamma cuce, il babbo legge un libro,
io, tra di loro, sopra una sedietta,
o gioco o sto a sentir la favoletta,
fino a quando il sonno, piano piano,
non sia venuto a condurmi lontano. (A. Noel)

 

La mia casetta

La mia casetta ha due finestre sole
ma fiorite che sembrano un giardino.
Ci sono tanti garofani e viole
e un po’ di maggiorana e rosmarino.
E dentro, è tutto lindo e tutto bello
e lustro, come sa lustrar la mamma.
Quando crepita allegra nel fornello
gode a specchiarsi anche la fiamma:
Oh, com’è cara questa mia casetta,
dove la mamma tutto il dì lavora;
dove, la sera, ognun di noi s’affretta
e, nell’essere insieme, si ristora! (L. Schwarz)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Citazioni dai testi di Maria Montessori

Citazioni dai testi di Maria Montessori tratti da testi vari.

” Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore. ”
Maria Montessori

“La cultura si deve lasciar prendere attraverso l’attività, con l’aiuto di materiali che permettano al bambino di acquistarla da solo, spinto dalla natura della sua mente che cerca, e diretto dalle leggi del suo sviluppo”.
Maria Montessori

“La cultura è assorbita dal bambino attraverso esperienze individuali in un ambiente ricco di occasioni di scoperta e di lavoro.”
Maria Montessori

“Il bambino è padre dell’umanità e della civilizzazione, è il nostro maestro, anche nei riguardi della sua educazione”
Maria Montessori

“L’educazione comincia alla nascita.”
Maria Montessori

“La prima cosa richiesta ad un insegnante è che abbia la giusta disposizione per il suo compito”.
Maria Montessori / The Secret of Childhood

“L’abilità del maestro di non interferire arriva con la pratica, come tutto il resto, ma non arriva mai facilmente.”
Maria Montessori / La Mente assorbente

“Le radici di ogni pianta cercano, tra le molte sostanze che il suolo contiene, solo quelle di cui la pianta ha bisogno”.
Maria Montessori / La Mente assorbente

“La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio.”
Maria Montessori

“Il più grande segno di successo per un insegnante … è poter dire: “I bambini stanno lavorando come se io non esistessi.”
Maria Montessori

“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo”.
Maria Montessori

“L’umanità che si rivela in tutto il suo splendore intellettuale durante la dolce e tenera età dell’infanzia dovrebbe essere rispettata con una sorta di venerazione religiosa. E ‘come il sole che appare all’alba o un fiore appena sbocciato. L’educazione non può essere efficace se non aiuta il bambino ad aprire se stesso alla vita. “
Maria Montessori

“Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino.”
Maria Montessori

“Non possiamo creare osservatori dicendo ai bambini:” Osservate !”, ma dando loro il potere ei mezzi per tale osservazione, e questi mezzi vengono acquistati attraverso l’educazione dei sensi”
Maria Montessori

“L’ambiente deve essere ricco di motivi di interesse che si prestano ad attività e invitano il bambino a condurre le proprie esperienze”.
Maria Montessori

“I bambini sono esseri umani ai quali si deve rispetto, superiori a noi a motivo della loro innocenza e delle maggiori possibilità del loro futuro”
Maria Montessori

“Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità.”
Maria Montessori

“L’educazione è un processo naturale effettuato dal bambino, e non è acquisita attraverso l’ascolto di parole, ma attraverso le esperienze del bambino nell’ambiente.”
Maria Montessori

“La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice “.
Maria Montessori

“Il bambino diventa una persona attraverso il lavoro.”
Maria Montessori

“La terra è dove sono le nostre radici. I bambini devono imparare a sentire e vivere in armonia con la Terra. “
Maria Montessori

“L’attività individuale è l’unico fattore che stimola e produce sviluppo”.
Maria Montessori

“Le mani sono gli strumenti propri dell’intelligenza dell’uomo”.
Maria Montessori

“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente.”
Maria Montessori

“Queste parole rivelano l’intimo bisogno del bambino, ‘Aiutami a fare da solo’.”
Maria Montessori

“La crescita non è solo un aumento armonioso di dimensioni, ma una trasformazione.”
Maria Montessori

“La crescita deriva dall’attività, non dalla comprensione intellettuale”.
Maria Montessori

“Guardare un bambino rende evidente che lo sviluppo della sua mente passa attraverso i suoi movimenti”.
Maria Montessori

“Il bambino deve vivere in un ambiente di bellezza”.
Maria Montessori

È necessario che l’insegnante guidi il bambino, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l’aiuto desiderato, ma senza mai essere l’ostacolo tra il bambino e la sua esperienza.
Maria Montessori

Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo. (da Educazione per un mondo nuovo)
Maria Montessori

La scrittura può essere acquisita più facilmente dai bambini di quattro anni, che da quelli di sei. Mentre i bambini di sei hanno bisogno di almeno due anni per imparare a scrivere, i bambini di quattro imparano in pochi mesi.
Maria Montessori

«Chi si proponga di aiutare lo sviluppo psichico del bambino, deve partire dal fatto che la mente assorbente del bambino si orienta sull’ambiente; e, specialmente agli inizi della vita deve prendere speciali precauzioni affinché l’ambiente offra interesse e attrattive questa mente che deve nutrirsene per la propria costruzione»
Maria Montessori, La mente del bambino

«Il movimento non è soltanto espressione dell’io, ma fattore indispensabile per la costruzione della coscienza, essendo l’unico mezzo tangibile che pone l’io in relazioni ben determinate con la realtà esterna. Perciò il movimento è un fattore essenziale per la costruzione della intelligenza, che si alimenta e vive di acquisizioni ottenute dall’ambiente esteriore»
Maria Montessori

CANTI DI NATALE – A star will shine at Christmas time

CANTI DI NATALE – A star will shine at Christmas time  – con testo inglese, spartito stampabile, e traccia mp3 scaricabile gratuitamente.


CANTI DI NATALE – A star will shine at Christmas time – testo

For those who meet in joy and peace,

at Christmas time a star will shine.

For those who walk the lonely streets,

a star will shine at Christmas time.

Hearts despair and hope may fade,

at Christmas time a star will shine.

For those who care when faith is strong

a star will shine at Christmas time.

Child was born who changed our lives

at Christmas time a star will shine.

In joy and peace on lonely streets

a star will shine at Christmas time.


CANTI DI NATALE – A star will shine at Christmas time
spartito ed mp3 qui:

CANTI DI NATALE – Su, sopra il tetto

CANTI DI NATALE – Su, sopra il tetto –  con testo, spartito stampabile, e traccia mp3 scaricabile gratuitamente.


CANTI DI NATALE – Su, sopra il tetto
testo

Si sente chiaro lo scalpitar,
chi è che sta per arrivar
giù dal camino per regalar,
giocattoli per il Natal.

Trallalà, chi non andrà.
Trallalà, chi non andrà.
Su sopra i tetti, ta ta ta,
giù dal camino con Babbo Natal.

Prima le calze di mamma là,
Babbo Natale riempirà
forse una bambola che sa parlar,
che sa dormire e camminar.

Trallalà, chi non andrà.
Trallalà, chi non andrà.
Su sopra i tetti, ta ta ta,
giù dal camino con Babbo Natal.

Poi alla festa di John andrem,
guarda un po’ quel che dentro c’è
un bel martello per inchiodar,
anche un pallone per giocar.

Trallalà, chi non andrà.
Trallalà, chi non andrà.
Su sopra i tetti, ta ta ta,
giù dal camino con Babbo Natal.


CANTI DI NATALE – Su, sopra il tetto
spartito ed mp3 qui:

 

CANTI DI NATALE – Su, pastori, alla capanna

CANTI DI NATALE – Su, pastori, alla capanna, con testo, spartito stampabile e traccia mp3. Per bambini della scuola d’infanzia e primaria.


CANTI DI NATALE – Su, pastori, alla capanna
testo

Nelle capanne sparse sui monti
dormono insieme pastori ed agnelle.
La luna brilla nel cielo turchino,
vigila il sonno dopo il lavor.
Ascoltate il divino richiamo.
Venite, venite alla capanna.
Gesù è nato il Redentor.
Venite oh pastori, non tardate.
Gesù è laggiù, il dio d’amor.
A mille a mille brillan le stelle
belan contente le bianche agnel.
Andiam festanti dal pargoletto,
dal bambinello tutto splendor.


CANTI DI NATALE – Su, pastori, alla capanna
spartito ed mp3 qui:

CANTI DI NATALE – Oh, piccola Betlemme

CANTI DI NATALE – Oh, piccola Betlemme – con testo, spartito stampabile, e traccia mp3 scaricabile gratuitamente.

CANTI DI NATALE – Oh, piccola Betlemme
TESTO

1. Oh, piccola Betlemme, silente il cielo sta.
Quel tuo profondo sonno, che pace regna qui.
L’eterna luce splende su tutta la città
e tutte le speranze s’accendono per te.
2. Le stelle del mattino annunciano Gesù,
fulgenti riecheggiando la lode di lassù.
Gesù a Betlemme è nato, è nato il Redentor,
e mentre tutti dormono inneggiano al signor.
3. Oh santo e buon bambino, soccorri a noi mortal
e la tua gioia dona sereno a noi quaggiù.
Udiam i lieti cori che cantano il Natal,
rimani qui con noi, dolcissimo Gesù.

CANTI DI NATALE – Oh, piccola Betlemme
Spartito ed mp3 qui

CANTI DI NATALE – Ninna nanna di Brahms (con testo natalizio)

CANTI DI NATALE Ninna nanna di Brahms  – con testo, spartito sonoro stampabile, e traccia mp3 scaricabile gratuitamente.

CANTI DI NATALE
Ninna nanna di Brahms
Testo

Questa ninna nanna è una delle più celebri composizioni di Brahms: un piccolo Lied che viene utilizzato anche per la festività del Natale.

Buonanotte Bambin,
che dal cielo scendesti
per amore dell’uom
che ingrato peccò.
Gli angioletti dal ciel,
scendon tutti a cantar
le lor dolci canzon,
per cullarti oh Signor.

CANTI DI NATALE
Ninna nanna di Brahms
spartito ed mp3 qui:

CANTI DI NATALE – Noël Noël

CANTI DI NATALE –  Noël Noël – con testo e traccia mp3 scaricabile gratuitamente.

CANTI DI NATALE
 Noël Noël
Testo

Noël Noël, chiara luce nel ciel:
Nella grotta divina è nato Gesù.
Noël Noël Noël Noël
Insieme adoriamo il bimbo Gesù.
Noël Noël, cantan gli angeli in ciel!
Sia pace in terra: è nato Gesù.
Noël Noël Noël Noël
Insieme adoriamo il bimbo Gesù.
Noël Noël: le campane nel ciel
suonano liete e festose: è nato Gesù.
Noël Noël Noël Noël
Insieme adoriamo il bimbo Gesù.

CANTI DI NATALE
Noël Noël
mp3 qui

CANTI DI NATALE Gloria in excelsis

CANTI DI NATALE Gloria in excelsis – con testo, spartito stampabile, e traccia mp3 scaricabile gratuitamente.

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CANTI DI NATALE Gloria in excelsis
TESTO

1. Gli angeli nelle nostre campagne
hanno intonato l’inno del ciel,
mentre l’eco di nostre montagne
ora ripete il dolcissimo suon.
Gloria in excelsis Deo, gloria in excelsis Deo.

2. Oh pastori perchè questa festa,
perchè cantate con tanto fervor?
Chi mai giunse, chi scese tra noi
tanta dolcezza a infonder nei cuor?
Gloria in excelsis Deo, gloria in excelsis Deo.

3. Ora gli angeli annuncian
che è nato il Redentor, il santo signor
e dan voce all’inno beato lieti
osannando il fulgido dì.
Gloria in excelsis Deo, gloria in excelsis Deo.

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CANTI DI NATALE Gloria in excelsis
SPARTITO ed mp3 qui:

La biodanza

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La biodanza in generale

La biodanza è un sistema esperienziale che combina musica, movimento ed esercizi di incontro per sviluppare i potenziali umani di vitalità, creatività, affettività, sessualità e trascendenza.

Il potenziale della vitalità è la sensazione dell’energia vitale, del dinamismo, della motivazione  a vivere e dello slancio vitale. Comprende anche l’autoregolazione organica.

Il potenziale della creatività è la capacità di espressione verbale e non verbale. E’ la capacità di esplorare il mondo con fiducia, di scegliere e di innovare. E’ la funzione che ci rende capaci di rinnovare e rigenerare la nostra vita.

Il potenziale dell’affettività è la capacità di provare amore, solidarietà, generosità, senso di appartenenza e di fratellanza. E’ la capacità di creare unione, vincolo, legame e relazione con la vita. Per Rolando Toro, creatore della Biodanza, l’affettività rappresenta “l’intelligenza della specie”.

Il potenziale della sessualità implica in Biodanza innanzitutto la riconciliazione con il piacere. Il piacere di sentire se stessi, di viversi nel proprio corpo, di ritrovare e riscoprire intimità, abbandono, contatto, sensualità.

Il potenziale della trascendenza è la funzione umana legata a tutte le sensazioni interiori di pienezza, di espansione, di percezione e di intima comunione con tutte le manifestazioni della vita. E’ la capacità di sentirsi parte dell’umanità, della natura, dell’universo.

La Biodanza nasce ispirandosi alle più recenti scoperte delle neuroscienze e delle scienze umane e offre uno stimolo continuo a muoversi con gioia, a entrare in relazione con gli altri, ad avere il coraggio di esprimersi, a percepire i propri ritmi naturali, a sentire la vita piuttosto che pensarla, ad avere stima di sè  e coscienza della propria identità.

Attraverso l’esperienza del corpo, dell’emozione e dell’incontro con gli altri, viene facilitata una sensibilizzazione profonda verso se stessi, verso l’umanità e verso il mondo che ci comprende.

E’ nata a partire dalla ricerca e dall’esperienza personale di Rolando Toro Araneda, psicologo e antropologo cileno.

Le più recenti scoperte delle neuroscienze e le più innovative teorie della psicologia evolutiva hanno ormai definitivamente stabilito che l’intelligenza umana non è soltanto quella logico-razionale, ma un insieme strutturato di più intelligenze in profonda relazione tra loro che richiedono tutte di essere opportunamente stimolate per arrivare a uno sviluppo armonico e completo della personalità.

Parliamo oggi di intelligenza affettiva, intelligenza interpersonale, intelligenza intrapersonale, intelligenza cinestetica,  intelligenza musicale, intelligenza ecologica ed intelligenza esistenziale.

In biodanza inoltre si ritiene che l’intelligenza affettiva sia il nucleo fondante dell’identità umana, nucleo a partire dal quale si possono poi sviluppare nel modo più sano tutte le altre intelligenze e potenzialità.

La biodanza coi bambini

L’applicazione della biodanza nelle istituzioni educative ha lo scopo di migliorare la qualità della vita all’interno del sistema scolastico attraverso una metodologia esperienziale che favorisce l’integrazione e lo sviluppo dei potenziali sani di ciascuno, con particolare riferimento all’espressione affettiva, creativa e alla comunicazione interpersonale.

La biodanza si propone come educazione biocentrica con lo scopo di integrare l’apprendimento e la conoscenza cognitiva con i linguaggi del corpo e dell’emozione, al fine di facilitare uno sviluppo globale ed armonico del bambino e dell’adolescente.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

CANTI DI NATALE Tacita notte

CANTI DI NATALE Tacita notte con spartito stampabile, file mp3 e testo, per la scuola primaria e d’infanzia.

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CANTI DI NATALE Tacita notte
TESTO

1. Scende dal ciel mistico vel, di silenzio e di mister, santa notte sublime d’amor, c’è chi veglia con l’ansia nel cuor, tra Giuseppe e Maria dorme il bambino Gesù.

2. Santo Natal festa d’amor, di purezza e di bontà, all’annuncio ch’è nato il Signor, sono accorsi alla grotta i pastor, alleluia alleluia, nato è il bambino Gesù.

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CANTI DI NATALE Tacita notte
SPARTITO e mp3 qui:

CANTI DI NATALE Gloria

CANTI DI NATALE Gloria – Canto natalizio ungherese con spartito sonoro stampabile, file mp3 e testo, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

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CANTI DI NATALE Gloria
TESTO

Oggi Cristo è nato, gioia al mondo Ei porta.

L’ombre ha dileguato, e la luce porta.

Gli angioletti in ciel volando,
lieti in coro van cantando,

Gloria! Gloria! Gloria! In excelsis deo.

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CANTI DI NATALE Gloria
SPARTITO e mp3 qui:

Preparare l’ambiente per iniziare a lavorare col metodo Montessori a casa e a scuola

Preparare l’ambiente per iniziare a lavorare col metodo Montessori a casa e a scuola. Un grande vantaggio dato dal costruire i materiali di apprendimento ed organizzarli in proprio a casa come a scuola, è che il bambino può partecipare al lavoro.

Questa è un’esperienza meravigliosa e che sicuramente può diventare parte integrante della programmazione scolastica, insieme a tutte le altre materie di apprendimento.

Il bambino può partecipare alla realizzazione di mensole e scaffali, ad esempio, carteggiando e dipingendo. Può partecipare all’assemblaggio delle parti imparando a prendere misure e via via ad utilizzare correttamente i vari attrezzi.

In classe i materiali sono collocati su scaffali bassi, organizzati per materia, secondo una configurazione generale semplice e ordinata.

Questi scaffali sono a due o tre ripiani: la mensola più alta non dove superare l’altezza dei bambini e deve essere raggiungibile comodamente.

Il materiale viene sempre rimesso nello stesso posto sullo scaffale, in modo da trasmettere affidabilità e la sensazione che il materiale è sempre presente, quando serve.

Tradizionalmente i materiali vengono conservati all’interno di scatole di legno, ma questa soluzione può risultare molto costosa. E’ quindi più semplice utilizzare scatole di cartone, avendo cura di dipingerle o rivestirle cercando di creare un insieme ordinato e coordinato.

L’arredamento tradizionale di una classe Montessori comprende infine riproduzioni di opere d’arte alle pareti, delle piante delle quali il bambino possa occuparsi ogni giorno, ed anche piccoli animali come pesci e criceti.

photo credit: http://parentingsquad.com/

Trasformare i vari ambienti della casa, oltre che lo spazio destinato a fungere da “classe” in funzione di un approccio montessoriano all’istruzione ed all’educazione non è così difficile.

Sia che la vostra casa sia spaziosa e ben attrezzata o invece piccola, con un po’ di sensibilità ed attenzione è possibile creare un ambiente familiare che segue le linee guida indicate da questa pedagogia per aiutare lo sviluppo armonico del bambino.

Le aree di vita comune, come soggiorno, cucina e sala da pranzo dovrebbero contenere anche elementi di arredo a misura di bambino, in modo tale da permettergli di partecipare alla vita domestica essendo indipendente nel gestire le varie situazioni quotidiane: ad esempio prendere un bicchiere da solo quando ha sete, un libro se desidera leggere, ecc…

photo credit: http://www.melanieandersen.com/

A maggior ragione la cucina e la dispensa dovrebbero anch’esse avere arredi a misura di bambino, e gli alimenti dovrebbero essere riposti in basso per permettere al bambino di prepararsi da solo la merenda, ad esempio, oppure di partecipare con gli adulti alla preparazione dei pasti.

photo credit: http://www.melanieandersen.com/

Tenere sempre uno sgabellino o un qualsiasi altro rialzo in prossimità del lavello è un’idea ottima.

Creare mobili bassi, tavolini, librerie, ecc… per le stanze comuni della casa, come per l’area di gioco, permette al bambino di unirsi agli adulti nella pratica delle attività quotidiane e gli consente di avere all’interno di ogni stanza della casa il suo spazio, anche in mezzo a tantissimi oggetti troppo grandi per lui.

Assicurarsi che il bambino sia sempre in grado di avere accesso alle cose che desidera toccare ed usare, ma anche insegnargli come vanno usate correttamente. Ad esempio non aver timore ad insegnare come maneggiare con cura un CD prendendolo con due mani sul bordo (per le sue manine farlo con una mano sola come facciamo noi è impossibile).

Il bagno dovrebbe essere totalmente accessibile per il vostro bambino, e dovrebbe poterlo usare in maniera indipendente. Sgabellini per il lavello e rialzi per il wc sono un must, insieme con gli scaffali bassi per gli oggetti di uso frequente come lo spazzolino da denti. Creare luoghi dedicati per tutti gli oggetti d’uso quotidiano aiuta il bambino a sviluppare e mantenere un senso di ordine nel suo spazio.  Non trascurare anche di installare porta asciugamani, ganci e porta abiti bassi.

Camera da letto
Ripiani bassi, cassetti, grucce del guardaroba basse, creano per il vostro bambino un ambiente gestibile anche in camera da letto, e gli permettono di mantenere, modificare e utilizzare con facilità tutte le sue cose. Non è difficile mantenere un ambiente pulito e ordinato , se tutto (giocattoli, libri, scarpe, ecc…) ha un posto dedicato, accessibile, facile da usare.

Un buon accorgimento è anche predisporre un armadietto o uno scaffale per gli oggetti di uso più frequente (ad esempio scarpe, zainetto, giacca, ecc…) e tutto quello che serve al bambino per uscire di casa. Questo spazio può essere o vicino alla porta della sua camera, oppure alla porta d’ingresso.  Questo lo aiuterà immensamente a prepararsi ogni giorno per andare fuori.

E’ sempre fondamentale ricordare che secondo il metodo Montessori sono i bambini stessi a farsi carico del proprio processo di apprendimento, sperimentando in modo indipendente attraverso un processo fatto di sperimentazione, errore e scoperta.

In casa come a scuola aiuta l’indipendenza e la sperimentazione predisporre l’ambiente in modo tale che il bambino possa partecipare alle attività di vita pratica, ad esempio:

– elementi che richiedono di essere spostati con due mani, come vassoi o piatti da tavola;

– imparare vestirsi e svestirsi da soli con indumenti che presentano cerniere, lacci, bottoni e altre chiusure;

– strumenti per travasare ingredienti da un contenitore all’altro a misura di bambino (soprattutto in cucina)

– uno scolapiatti posto in basso nel quale mettere e togliere le stoviglie, oppure caricare e scaricare la lavastoviglie;

– apparecchiare e sparecchiare la tavola;

– strumenti per la pulizia di casa a misura di bambino (scopa, paletta, spugne, spazzoloni, ecc…)

– occuparsi di piante in vaso o fiori recisi.

Per lo sviluppo sensoriale del bambino, questi sono esempi di attività che possono presentarsi tutti i giorni, a casa come a scuola:

– srotolare i tappeti per lavorare ai materiali di apprendimento;

– piegare tovaglioli e altro in cucina;

– esplorare forme e colori degli oggetti presenti nelle stanze;

– esplorare forma e qualità degli alimenti (frutta, ortaggi, altro…)

– manipolazione di oggetti di dimensioni variabili in scala, ordinandole per altezza, lunghezza, diametro, o tutti e tre.

Quando si inizia a lavorare col metodo Montessori, presto ci si accorge di come ogni attività prettamente scolastica finisce con l’intersecarsi con la vita quotidiana, e si scoprono sempre modi nuovi per esercitarsi e sperimentare.

Tornando invece all’area appositamente dedicata allo studio, ricapitoliamo i punti essenziali dell’ambiente:

– piccoli vassoi che il bambino sia in grado di gestire facilmente

– scatole con coperchio di diverse dimensioni

– tappeti e contenitori idonei a contenerli, ad esempio una mensola bassa dello scaffale, oppure un cesto a bordi alti

– tavolo, scrivania, sedie  a misura di bambino

– scaffali che costituiscano aree separate per le diverse materie del programma scolastico, con tutti i materiali necessari per ogni sezione

– opere d’arte per le pareti

– lavagne bianche con pennarelli colorati

– mensola della natura dove conservare oggetti naturali e reperti (nidi d’uccello, alveari, foglie, sassi, ecc…)

– sgabellini per raggiungere lavandini e altre zone non a misura di bambino

– ripiani bassi

– una buona illuminazione per il lavoro e la lettura

– piante, pesci o piccoli animali.

Se lo spazio che avete a disposizione è molto piccolo, vedrete che l’uso dei tappetini vi sarà molto utile, in quanto il bambino potrà lavorare sul pavimento e poi mettere via tutto alla fine dell’esercizio.

Come già detto, questo tappetino serve a diversi scopi. Inizialmente aiuta il bambino a delineare il suo spazio fisico sul pavimento per il lavoro. Ma questa non è la funzione più importante. La delimitazione dello spazio fisico aiuta la stessa organizzazione di pensiero del bambino, portandolo a concentrarsi all’interno di questo spazio. Inoltre se il materiale a cui sta lavorando è molto ingombrante, questo, a differenza del tavolo, è uno spazio facilmente estensibile, aggiungendo altri tappeti.

L’altra funzione fondamentale è quella di fornire una superficie stabile per la costruzione verso l’alto, ad esempio con la torre rosa (per saperne di più http://www.lapappadolce.net/la-torre-rosa/) o verso l’esterno con materiali quali ad esempio le spolette dei colori.

photo credit: Gonzaga arredi

(per saperne di più http://www.lapappadolce.net/5-spolette-dei-colori/)

Così i bambini  sono in grado di fare propria attraverso la pratica questa capacità mentale di creare un’area di lavoro e lavorare in qualsiasi altro contesto, come un museo nel corso di una visita, una coperta sul prato durante una gita di classe, ecc…

 

Indicazioni montessoriane per il lavoro artistico e manuale

Indicazioni montessoriane per il lavoro artistico e manuale. Attraverso il lavoro manuale e l’arte i bambini perfezionano i loro movimenti,  sperimentano la gioia di creare e sono stimolati intellettivamente alla conoscenza dei principi della tecnica.

Si risveglia la loro capacità di apprezzare il valore artistico degli oggetti: colore, linea, modello, struttura, design e diventano appassionati osservatori del mondo che li circonda.
Dal lavoro manuale e dalla pratica dell’arte i bambini imparano il senso del loro valore delle cose e sperimentano una grande soddisfazione interiore.

La creatività dei bambini si sviluppa a partire dalla conoscenza.
Le potenzialità creative si espandono quando il bambino sviluppa la capacità di osservare, impara ad utilizzare in modo efficace ed efficiente gli strumenti, affina il movimento delle dita, ha la possibilità di ammirare esempi e di fare esperienze dirette.

E’ un errore lasciare i bambini alla loro “ignoranza” nella convinzione che in questo modo li si rende liberi di essere creativi.

La creazione casuale non è arte. La vera creatività è uno sforzo consapevole, pianificato, attuato con finalità definite.

Non dobbiamo aver paura di insegnare ai bambini quello che prima di loro i nostri migliori artisti ed artigiani hanno imparato. Ciò non significa che i bambini non siano in grado di gestire da soli i materiali, solo che devono essere indicate loro quali sono le potenzialità dei materiali stessi.

Noi dobbiamo semplicemente insegnare ai nostri bambini ciò che prima di loro abbiamo imparato, sapendo che ciò ha uno scopo: dopo aver imparato le basi, il bambino può andare lontano e ottenere grande piacere dal lavoro manuale ed artistico realizzando le proprie idee creative. Ma al fine di sviluppare la creatività, è prima necessario un passaggio di conoscenze.

C’è un modo per utilizzare un particolare strumento, per poterne trarre la massima utilità; un uso improprio può danneggiare gli strumenti e soprattutto lasciare il bambino insoddisfatto dal loro uso.
E’ importante dare ai bambini buoni strumenti da utilizzare, e materiali che può controllare e manipolare facilmente.

Le forbici devono tagliare bene; un grande set di matite colorate, nel quale siano presenti molte tonalità diverse di ogni colore, permetterà ai bambini di sviluppare una comprensione più precisa del colore; i pennelli devono essere di buona qualità e devono essere messi a disposizione in una vasta gamma di dimensioni per consentire ai bambini di sviluppare una maggior abilità nella pittura.

L’arredamento e gli strumenti della falegnameria devono essere di dimensioni adeguate alla loro corporatura, ma ben progettati e funzionali.
Un bambino di 5 o 6 anni può trascorrere anche molte ore a martellare chiodi su un blocco di legno, ma dopo questa prima fase in cui gode della semplice sperimentazione della tecnica, desidera fare qualcosa, realizzare un progetto che possa essere completato in tempi relativamente brevi, come un semplice aereo.

Bisogna sempre mostrare ai bambini le tecniche e le procedure che seguono gli artisti e gli artigiani veri nel loro lavoro. Se si vuole insegnare a un bambino la tecnica per la pittura ad acquarello, è bene proporgliela su un foglio leggermente inclinato piuttosto che su un cavalletto verticale, dove il colore scivolerebbe in modo incontrollato e la carta bagnata si arriccerebbe.

Bisogna insegnare ai bambini la cura e la corretta manutenzione degli strumenti: come lavare ed asciugare i pennelli ecc… Quando si cammina con le forbici, bisogna insegnare a tenerle con la punta rivolta verso il basso, quando le di devono passare a un altro, bisogna insegnare a farlo porgendole dalla parte dell’impugnatura.
Per quanto riguarda i lavori realizzati, la loro conservazione è molto importante. I bambini dovrebbero avere delle cartelline abbastanza grandi da contenerli, e queste cartelline possono essere periodicamente portate a casa, per poi essere riportate a scuola.

Normalmente non si espongono i lavori alle pareti dell’aula, perché l’ambiente va mantenuto il più possibile tranquillo e l’attenzione dei bambini deve essere diretta principalmente verso i materiali di apprendimento e gli altri oggetti di particolare interesse.

Anche proteggere l’ambiente di lavoro è molto importante. I bambini devono indossare grembiuli e devono coprire i banchi con i giornali prima di usare la colla o i colori da pittura.

Una volta apprese le tecniche, l’insegnante fornisce modelli che i bambini possono realizzare autonomamente, sfruttando le loro nuove competenze, oppure essi stessi possono realizzare progetti propri. E’ importante che inizialmente i lavori possano essere conclusi in poco tempo, una o due lezioni al massimo.

Oggi il lavoro manuale è spesso considerato inferiore al lavoro dei colletti bianchi, e così anche a scuola il lavoro della mente è considerato superiore all’utilizzo delle mani. Dobbiamo stare attenti a non perpetuare questo atteggiamento.

Oltre alle tecniche artistiche ed artigianali, il lavoro manuale può essere rivolto alla studio della natura, alla fisica, agli studi sociali, alla matematica, alla musica e altro.

Applicato allo studio della natura, il lavoro manuale insegna ad essere osservatori appassionati, a guardare la tela di un ragno e trarre le proprie conclusioni,… Lo studio della geografia è accompagnato dalla realizzazione di mappe e globi, e anche l’arte in generale diventa geografia culturale, ad esempio con la realizzazione di maschere. Molte attività manuali possono arricchire lo studio della matematica.

E’ utile ed interessante raccontare ai bambini le storie di alcuni dei grandi artisti del passato e contemporanei, e portarli a capire come ciascuno di questi artisti ha dovuto imparare tutto quello che stanno imparando loro, prima di creare grandi opere.
Hanno dovuto imparare a macinare i colori, a preparare la tela, a fare schizzi; hanno dovuto trascorrere anni di apprendistato prima che il maestro desse loro l’autorizzazione a dipingere, fosse anche solo una parte di uno sfondo o un albero.

E’ importante avere buoni libri d’arte in aula, in modo che i bambini possano sedersi e guardarli. Bisogna insegnare ai bambini a porre il libro sul tavolo ed a girare le pagine con cura.

E’ una buona idea anche avere una o due belle pitture in aula, appese al livello degli occhi dei bambini.

Naturalmente oggi è possibile visitare tutti i grandi musei nel web. Il computer quindi assiste lo studio dell’arte e può aiutare tutti noi a conoscere ed apprezzare la grande arte, acquisire familiarità con i vari stili artistici, e sviluppare la nostra sensibilità per gli elementi di design.

Nella pratica dell’arte a scuola, è bene mostrare ai bambini begli esempi di opere provenienti da tutto il mondo; questo collega la propria esperienza personale alle espressioni creative di persone provenienti da culture diverse.

La “pedagogia” steineriana e una doverosa premessa

La “pedagogia” steineriana e una doverosa premessa. A tutte le indicazioni date nel sito relative alla Pedagogia steineriana, devo fare una doverosa premessa.

Questa pedagogia, infatti, rientra in un sistema organizzato, messo a punto (i sostenitori preferiscono usare i termini “fondato” o “donato”) da Rudolf Steiner, e che abbraccia praticamente ogni possibile aspetto dell’umano, compresi esoterismo, religione,  misticismo, spiritualismo, occultismo, e che passa per abbigliamento e acconciatura, alimentazione, sessualità, economia, e insomma abbiamo capito…

Le persone che abbracciano questo sistema si definiscono “antroposofi” da “antroposofia”, appunto (o “Scienza dello Spirito”). La definizione di “movimento religioso” non viene però assolutamente accettata dagli antroposofi.

La pedagogia steineriana, si tiene a precisare con estrema fermezza e a garanzia di una certa ortodossia negli ambienti steineriani,  non è un metodo, ma si fonda imprescindibilmente sull’Antroposofia.

Per chi volesse approfondire la questione, esiste una quantità di materiale praticamente sterminato: ci si può fare una piccola idea semplicemente scorrendo il catalogo delle Edizioni Antroposofiche, dove abbondano  le parole occulto, cristico, iniziazione, spirituale, karmico ecc…

Io personalmente, e nel rispetto del credo e del pensiero di tutti, amo della pedagogia  e della didattica, indipendentemente dalla matrice ideologica o religiosa di riferimento,  tutto quello che porta al bambino magia, bellezza, gioia di apprendere. E tutto ciò che è utile a “tirar fuori” il meglio da ognuno, e a rimuovere ostacoli nell’apprendere. E’ l’unico aspetto che mi interessa. Cerco di scegliere con buonsenso, con senso critico sempre vigile, e liberamente.

Se il tale approccio rappresenta una risposta per i bambini  reali che seguo, lo scelgo.

Altrimenti no.

I tratti più illuminati di questa pratica pedagogica, a mio parere, si trovano nel piacere-diritto alla lentezza, nella capacità di attingere alla tradizione popolare europea per riscoprire i ritmi della natura, nel contrastare con la bellezza le tendenze materialistiche e consumistiche che troppo attaccano il  mondo dell’infanzia, nella possibilità di valorizzazione all’interno della scuola non solo i bambini “brillanti” da un punto di vista intellettivo.

E poi ad ognuno le proprie considerazioni…

Del resto non si può nemmeno negare che le Scuole Steineriane, almeno in Italia, svolgono anche un nobilissimo ruolo di “rifugio” (e senza nemmeno la preoccupazione dell’esame di passaggio come avviene nell’homeschooling) per tutti quei bambini che non sono in grado di frequentare con successo o per lo meno senza sofferenza, classi di 30 alunni in questa “nuova” scuola pubblica.

photo credit: http://southerncrossreview.org/68/sagarin-waldorf.htm

Io credo che, volendo portare ai bambini elementi della pratica steineriana, al di fuori della scuola steineriana, si possa decidere con le famiglie dei bambini se festeggiare San Martino, il Natale, ecc… e se la cosa non offende in alcun modo il pensiero o il credo religioso di nessuno, si festeggia. E’ un bel modo per sentire i ritmi delle stagioni, (tutte le festività cristiane affondano le loro radici nella tradizione contadina precristiana-pagana) e soprattutto per scandire l’anno con giorni speciali e più gioiosi degli altri. Ma la stessa cosa si può fare anche in tantissimi altri modi.

Che poi San Michele sia un essere spirituale ecc… o meno, non è cosa della quale si occupa la scuola. Posso non crederlo, ma anche rispettare chi lo crede, se ha altrettanto rispetto.

E’ l’atteggiamento che ho tenuto anche all’interno della scuola steineriana, per un po’ con successo. Poi la convivenza è diventata impossibile, per me e soprattutto per “loro”  😉

 

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Cenni sulla pedagogia Steiner-Waldorf

(testi ad uso “esterno”, privi dei tipici termini steineriani che invece abbonderebbero in una versione per “uso interno”)

La pedagogia Steiner-Waldorf si fonda su un’attenta osservazione delle tappe evolutive del bambino.
Lo sviluppo armonico del bambino come centro di ogni attività didattica è l’obiettivo che viene perseguito, tenendo conto dell’integrità della persona nei suoi aspetti corporei, emozionali ed intellettivi. Le attività proposte vengono quindi indirizzate alle aree motoria, affettiva e cognitiva in modo ritmico ed equilibrato.
L’insegnante ha il compito di aiutare il bambino nell’armonioso sviluppo di tutti i suoi elementi costitutivi, di favorirne la crescita, di aiutarlo ad affrontare e superare gli ostacoli che via via si possono presentare.

Il bambino in età prescolare è un essere che assorbe tutto ciò che gli proviene dall’ambiente e dalle persone che lo circondano: sensazioni, stimoli di varia natura, parole.
In questa età ciò che educa è il modo in cui l’adulto che gli sta vicino, pensa, sente, parla ed agisce. Il gesto esteriore come l’atteggiamento interiore ci chi lo circonda raggiunge il bambino, lasciando una profonda traccia nel suo linguaggio, nei suoi sentimenti e nel suo modo di pensare e di agire.
All’età di sei sette anni il legame immediato ed imitativo del bambino col mondo gradualmente recede e lascia spazio ad una nuova forma di rapporto con la realtà sempre più cosciente.

Al bambino tra i 7 ed i 14 anni le conoscenze devono essere trasmesse attraverso il sentimento e l’esperienza, e  per questo nelle scuole Waldorf viene attribuita grande importanza all’attività artistica e manuale.

L’arte nella scuola Waldorf non è intesa come un’aggiunta di attività didattiche al piano di studi (musica, recitazione, pittura, modellaggio, scultura, ecc…), ma è insita nel modo stesso di presentare tutte le materie di studio. Lavorare per immagini, rintracciare i fili che collegano le cose tra di loro e all’uomo, significa ritrovare ciò che le cose e gli esseri sono ed esprimono prima di venire catalogati, definiti, analizzati. Come la lingua madre si impara ben prima di studiare la grammatica, così tutte le discipline vengono proposte in modo creativo e ricco di immagini per giungere in un secondo tempo alla loro sistematizzazione scientifica.

 

Le caratteristiche didattiche che contraddinguono la scuola Waldorf sono:

il maestro unico, che resta l’insegnante di riferimento della classe per tutti gli otto anni del primo ciclo di istruzione (elementari e medie). Il maestro di classe è dunque colui che assiste a tutte le fasi di crescita di ogni bambino per un lungo arco di tempo, e diventa la guida e il sostegno cui rivolgersi con fiducia, conoscendo il  bambino nel suo contesto biografico e la sua famiglia. Suo compito è anche quello di confrontarsi con gli altri docenti nel Consiglio di Classe e coordinare le attività didattico-educative;

il Collegio Docenti, che si riunisce settimanalmente per valutare i processi di apprendimento dei bambini, il raggiungimento degli obiettivi, e per delineare le strategie e gli interventi pedagogici. Il medico scolastico, oltre alla normale attività sanitaria, affianca gli insegnanti del Collegio nella valutazione del processo evolutivo dei bambini;

insegnamento ad epoche. L’insegnamento delle discipline viene condotto all’interno di una ripartizione a periodi, chiamati “epoche”. Le discipline non si susseguono giornalmente secondo un orario spezzato, ma vengono proposte dall’insegnante una per volta, nella prima parte della mattinata, per un periodo di tempo continuativo che va dalle tre alle quattro settimane (epoca di Storia, epoca di Matematica, epoca di Grammatica, ecc…). Senza la frammentazione si favorisce lo sviluppo della capacità di concentrazione, la comprensione, l’acquisizione e la padronanza da parte del bambino dei contenuti proposti. Dopo le ore di “epoca”, nella seconda parte della giornata si alternano tutti gli altri insegnamenti, comprese alcune ore di esercitazione di Italiano e Matematica, che vanno ad integrare l’insegnamento ad epoche.

assenza di libri di testo. I bambini producono essi stessi i libri di studio, dedicandosi alla costruzione di quaderni dove, sotto la guida del maestro, confluiscono  in forma artistica i contenuti salienti di ogni materia.

ricchezza della proposta didattica. Nella scuola Waldorf viene proposta ai bambini una molteplicità di attività didattico-educative, per permettere uno sviluppo equilibrato di tutte le loro potenzialità: musica strumentale, canto, danza, recitazione, pittura, disegno, modellaggio, lavori manuali, artigianato, agricoltura, ecc… In tal modo l’abituale differenza che si crea nella scuola tra allievi intellettualmente dotati e meno dotati perde molta della sua importanza: ogni bambino, in qualche elemento della sua personalità, possiede delle doti ed è compito dell’insegnante scoprire e valorizzare qualità e capacità di ognuno.

. due lingue straniere. Sin dal primo anno di scuola primaria si inizia a far vivere ai bambini l’esperienza di due lingue straniere attraverso un approccio inizialmente solo orale, con canti, giochi, filastrocche e girotondi che avvicinano con naturalezza e gioia ai modi, alle espressioni, ai fonemi, che vengono assorbiti ed imitati come avviene con la lingua madre. Negli anni successivi vengono introdotte gradualmente la scrittura, la lettura e l’analisi della lingua;

la comunità-scuola. Nella pedagogia Waldorf viene data grande importanza allo sviluppo del senso comunitario, per esempio con le feste stagionali. Inoltre ci sono le “feste del mese”, dove tutte le classi della scuola, dalla prima all’ottava, propongono agli altri alunni della scuola, ai maestri ed ai genitori, rappresentazioni artistiche di vario genere, rendendoli partecipi del lavoro da ognuno svolto nelle lezioni. Questi incontri sviluppano un sano senso sociale e creano interesse per gli altri. I più piccoli, di fronte all’esibizione dei più grandi, sono pieni di ammirazione e sentonon che anche loro, un giorno, saranno in grado di fare altrettanto; i più grandi possono rivivere esperienze significative del loro passato;

valutazione. I genitori ricevono periodicamente dagli insegnanti una relazione che riguarda il comportamento ed i progressi del bambino in ogni ambito, inserendo non solo gli aspetti non solo prettamente legati al raggiungimento di obiettivi didattici. Al bambino invece viene consegnata una breve storia o una poesia che, con un linguaggio artistico, rispecchia il suo carattere, i talenti, le qualità, e fornisce una qualche chiave che in prospettiva può aiutarlo a progredire. Il documento di valutazione ufficiale, invece, è destinato solo ai genitori.

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Il curricolo nella scuola primaria Waldorf

(per farsi un’idea di quanto espresso nella premessa)

Classe prima: la fase di passaggio fra scuola d’infanzia e scuola primaria

Il bambino nel primo anno di scuola viene accompagnato nell’esperienza delle forme e dei suoni delle lettere dell’alfabeto e dei simboli numerici e nell’acquisire il giusto atteggiamento nei confronti della scuola, adeguandosi alle sane abitudini ed al ritmico lavoro della classe.

I maestri lavorano affinchè i bambini formino un gruppo coeso, che mostra interesse per gli altri e sa ascoltare.

Il primo biennio (classi seconda e terza)
I primi tre anni di scuola hanno un’impronta unitaria. Tutto ciò che è stato avviato in prima classe, viene portato avanti in modo che il bambino si trovi inserito con vivacità e naturalezza negli elementi plastico-pittorici e musicali-linguistici presenti nelle varie materie di insegnamento.

Il secondo biennio (classi quarta e quinta)
Il nono anno rappresenta una cesura importante e richiede da parte degli insegnanti e degli educatori la massima attenzione. E’ l’età in cui per il bambino si compie  il  vero distacco dall’ambiente, fino ad ora ha vissuto con naturalezza. La coscienza di sè aumenta. Questa fase richiede molto tatto e molta saggezza da parte dell’educatore, che deve cercare di salvaguardare i bambini dalle delusioni a cui a quest’età vanno facilmente incontro, soprattutto nei confronti degli adulti.

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Italiano scrittura

In PRIMA CLASSE la scrittura si sviluppa a partire dal disegno pittorico. Dapprima il bambino non ha un rapporto col disegno astratto dei caratteri grafici delle lettere (anche nella storia si può notare come l’umanità abbia sviluppato l’alfabeto da una scrittura ideografica).

Se si mette il bambino a contatto direttamente con la scrittura convenzionale, si provoca in lui un precoce invecchiamento.

La natura umana in divenire richiede che si progredisca dalla forma artistica a quella intellettuale, che l’attività della testa scaturisca dall’attività manuale, vale a dire dalla pittura e dal disegno, alla scrittura e alla lettura. Tramite racconti si caratterizzano da un lato i sentimenti che si esprimono nelle vocali (nella A la meraviglia, nella U la paura, …), dall’altro le consonanti come immagini degli oggetti del mondo esterno (M di monte, V da valle, S da serpente…).

Dal disegno di tali immagini viene poi ricavata la relativa lettera.

Se per esempio per scrivere la F facciamo imitare al bambino la forma di una falce, gli avremo dato una lettera in forma di immagine. Si procede con un ritmo di tre giorni: primo giorno racconto, secondo giorno disegno guidato, terzo giorno lettera.

La mano, scrivendo, deve eseguire qualcosa che l’occhio ha prima guardato con compiacimento, e l’occhio deve guidare la penna con amore. Allora la scrittura sarà bella e caratteristica. Vengono utilizzati quaderni bianchi e senza righe. Prima di impegnare il bambino nell’ortografia, si cura la sensibilità del bambino per la lingua e per le diverse lunghezze dei suoni attraverso il canto e la recitazione.

E’ estremamente importante che le discipline apparentemente più lontane, confluiscano l’una nell’altra in modo unitario.

In SECONDA CLASSE si passa allo stampato minuscolo ed al corsivo. Gradualmente il bambino deve imparare a riassumere ciò che gli è stato raccontato e poi a descrivere brevemente ciò che ha appreso.

Per la scrittura si fa ancora uso delle cerette e delle matite colorate. Si dedica particolare cura alla struttura ed articolazione del linguaggio. La sensibilità per i suoni brevi lunghi accentati deve arrivare ad una certa consapevolezza. L’ortografia si perfeziona soprattutto attraverso l’ascolto.

In TERZA CLASSE si cerca di ampliare la capacità di riferire per iscritto quando è stato visto o letto. L’ortografia viene esercitata attraverso l’articolazione del linguaggio, l’ascolto e il parlare.

In QUARTA CLASSE la capacità acquisita di riferire e riassumere per iscritto deve essere applicata nella composizione di lettere di ogni genere, anche commerciali.

In QUINTA CLASSE il bambino non deve più limitarsi a riferire liberamente ciò che ha sentito o letto, ma deve cominciare a servirsi del discorso diretto.

E’ importante che a quest’età si sviluppi la capacità di distinguere la propria opinione da quella altrui; il bambino deve essere in grado di riferire cose che lui stesso ha pensato, visto e udito o di riportare il parere di altri.

In tutto ciò che scrive ed espone deve imparare a tener conto di questa differenza, deve approfondire l’uso dei segni di interpunzione, delle virgolette, …

 

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Materiale narrativo

Il materiale narrativo per la PRIMA CLASSE verrà scelto tra le fiabe classiche con le loro immagini così vivide, stimolanti per le forze rappresentative e ricche di profondi misteri, o tratto da aspetti evidenti della realtà esteriore. Tutto acquista efficacia se è espresso con un linguaggio chiaro, distinto, pittoresco, colorito. Nella scelta delle poesie si tiene conto della melodia, della rima, del ritmo e della metrica.

In SECONDA CLASSE dalla fiaba si passa alla favola e alle leggende, soprattutto sulla vita e le imprese dei santi cristiani,  uomini alla ricerca della perfezione.

In TERZA CLASSE Nella scelta delle poesie oltre al ritmo ed alla melodia, si cerca la bellezza espressiva, Il racconto in questa classe viene attinto dalle storie dell’Antico Testamento, che rappresentano per la pedagogia steineriana l’inizio della storia culturale del mondo.

In QUARTA CLASSE il materiale di lettura  e narrativa viene attinto dalla mitologia nordica e germanica e dalle imprese degli eroi antichi.

In QUINTA CLASSE la lettura e la narrazione vertono sulla mitologia classica greca.

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Grammatica

In SECONDA CLASSE i primi elementi di Grammatica devono essere integrati in modo piacevole nel racconto, senza far mai mancare una certa nota umoristica.

Si inizia col verbo, che per il bambino è l’elemento più vivo. Se pensa un’azione, il bambino prova subito il desiderio di muoversi; se pensa al verbo “martellare” ad esempio, è portato a compiere il gesto con le braccia. L’aggettivo qualificativo lo lascia più indifferente: le qualità degli oggetti le sperimenta con il sentimento e non col fare (volontà).

I sostantivi poi sono ancora più estranei alla sua natura: freddi, astratti, oggetti del puro pensare. Così la grammatica viene sperimentata umanamente. Si introduce la costruzione della frase, in modo semplice ed evidente, tenendo presente che la grammatica a quest’età deve rappresentare una tacita presa di coscienza di un qualcosa che già è usato istintivamente.

Addentrandosi nelle leggi del linguaggio si tocca la grandezza dell’Io umano che evolve lentamente nella vita.

In TERZA CLASSE il bambino deve avere una visione dell’analisi grammaticale e della costruzione della frase, e imparare l’uso dei segni di interpunzione.

In QUARTA CLASSE deve venir spiegato con chiarezza il significato dei tempi dei verbi e delle coniugazioni e si deve fare in modo che i bambini imparino a sentire istintivamente il rapporto che lega la proposizione alla parola. La lezione di italiano tra i nove e i dieci anni deve soprattutto accentuare l’aspetto plastico e strutturale del linguaggio.

In QUINTA CLASSE il bambino deve imparare a sentire la differenza tra la forma attiva e la forma passiva del verbo.

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Lezioni di vita pratica (o scienze umane integrate)

in TERZA CLASSE con questi argomenti si cerca di  favorire un inserimento cosciente nella realtà circostante. Si può spiegare come avviene la preparazione della calce e il suo uso nelle costruzioni, la coltivazione dei campi, l’aratura e la semina, inoltre si fanno conoscere i vari cereali.

Si fa sentire che l’animale ha bisogno della pianta per nutrirsi, e che la pianta richiede l’apporto dell’animale per la concimazione e del minerale come nutrimento e sostegno.

Si suscita così la sensazione che tutto quanto esiste al mondo è legato da una connessione meravigliosa e si risveglia un senso di riconoscenza verso ciò che sta sopra l’uomo. Da questo aspetto di sentimento si torna però sempre al campo pratico, predisponendo attività pratiche di agricoltura.

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Lingue straniere

in PRIMA CLASSE si sperimenta la lingua parlata, attraverso esercizi di conversazione e servendosi di canzoni, filastrocche e poesie, per formare l’orecchio per il ritmo, la melodia ed il suono della lingua straniera.La grammatica non  viene studiata.

La tendenza all’imitazione, ancora molto marcata a quest’età, e la grande plasmabilità degli organi vocali che  hanno permesso al bambino l’apprendimento della lingua madre, non devono restare inattive e possono venire impiegate per un primo approccio con le lingue straniere.

Nel secondo biennio l’insegnamento prosegue in forma orale, mirando però sempre più alla conversazione, in particolare costruite sulle professioni dell’uomo e sull’ambito familiare. Si imparano inoltre i giorni della settimana, i mesi e le stagioni. In terza classe si introduce la scrittura delle lettere dell’alfabeto e dei primi vocaboli.

In QUARTA CLASSE si inizia la grammatica delle lingue straniere in rapporto al grado di coscienza raggiunto dai bambini. Dalla poesia, che nei primi tre anni era stata il tema quasi esclusivo delle lezioni di lingua, si passa alla prosa. La grammatica viene esercitata in modo induttivo, sevendosi di esempi liberamente scelti e facendo studiare a memoria non gli esempi, ma le regole. Si inizia la coniugazione del verbi. Si inizia anche a scrivere e a tradurre, non però letteralmente ma a senso.

In QUINTA CLASSE si prosegue con l’analisi grammaticale e si danno i primi elementi di sintassi.

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Latino e greco

in QUINTA CLASSE si avvia lo studio delle lingue antiche, allo scopo di rendere viva e sensibile la lingua e la cultura greca e latina.

Fino alla nona classe questa materia è obbligatoria e fondamentale per tutti i ragazzi. In quinta classe si tratta più che altro di una preparazione: i bambini sono introdotti alla lingua antica senza costrizione e senza uno studio sistematico della grammatica.

Devono sentire l’essenzialità del suono, ripetere ed imparare a memoria brevi testi. Prima di capire devono imparare a parlare, ed è sufficiente che sappiano il contenuto di ciò che dicono.

Possibilmente si trattano insieme il latino e il greco, si scelgono frasi brevi riguardanti l’ambiente, oppure motti e proverbi in prosa e in poesia, favolette e brani conosciuti dei Vangeli.

In seguito si introducono poesie assecondando il senso del ritmo che vive nel bambino. Non si usano libri di testo.

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Storia

in PRIMA e SECONDA CLASSE, attraverso racconti e fiabe, vengono messi in risalto i rapporti di successione tra i vari eventi. Vengono proposte esperienze collegate ai ritmi del mondo naturale e in particolare alle stagioni.

In TERZA CLASSE si comincerà lo studio vero e proprio della Storia, dai racconti dell’Antico Testamento (non dalla preistoria).

In QUARTA CLASSE l’apprendimento della storia dovrebbe sfociare dall’osservazione dell’ambiente circostante. Le caratteristiche del luogo vengono descritte nel loro sviluppo storico.

In QUINTA CLASSE viene data la prima vera visione storica, attraverso lo studio della storia e della cultura dei popoli orientali e dei greci.

Prima d’ora si era trattato più di singole storie, di biografie di personaggi importanti e così via. Adesso di cerca di rendere evidente e comprensibile l’essenza particolare delle singole epoche di cultura indivando sintomi storici caratteristici.

L’esposizione deve avere un’accentuazione artistico-immaginativa e rivolgersi sempre alla sensibilità del ragazzo. La storia, descrivendo le gesta e le sofferenze dell’uomo, tende nel bambino a farlo rivolgere verso il suo mondo interiore.

Geografia

in PRIMA CLASSE si portano al bambino conoscenze del proprio paese; questo ha il compito di risvegliare nel bambino ancora sognante l’interesse per l’ambiente con cui deve legarsi in maniera più cosciente. Il maestro deve presentare alla sua coscienza ed alla sua capacità di immaginazione cose già note, come piante animali pietre monti fiumi prati, non con descrizioni astratte, ma secondo un criterio in cui viva la fantasia morale. Cielo nuvole stelle fiori animali pietre e via dicendo, devono esprimere e far sentire vivacemente, come in un dialogo, la loro grandezza, la loro devozione, la dolcezza e la fierezza.
In TERZA CLASSE comincia lo studio della Geografia, partendo dall’ambiente più vicino per ampliare ed approfondire le conoscenze del territorio e delle attività umane come parte integrante dell’ambiente.
In QUARTA CLASSE la geografia scaturisce ancora dall’osservazione dell’ambiente circostante.
In QUINTA CLASSE la conoscenza del proprio paese diviene vera e propria geografia. Si tratta della configurazione del terreno e delle condizioni economiche delle zone più prossime. La geografia fa spaziare per il mondo e risveglia nei bambini  un senso di fraternità per tutte le regioni della terra.

 

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Scienze

nelle prime classi elementi noti quali animali, piante, pietre, vengono presentate ai bambini in forma artistico-immaginativa come preparazione ad un approccio scientifico.

In QUARTA CLASSE i regni della natura vengono osservati e studiati più oggettivamente. La scienza naturale può aver inizio allorchè il bambino ha acquisito di per sè maggiore oggettività. L’essere umano viene presentato per primo, in maniera elementare, ma allo stesso tempo artistica e riverente. Il regno animale viene descritto nel suo rapporto con l’uomo, osservando singoli animali e confrontando il loro organismo con quello umano. Il bambino dovrà sentire che la molteplicità delle forme animali è riunita nell’essere umano con ordine ed armonia.

In QUINTA CLASSE si parla di forme animali meno note. Dall’essere umano e dall’animale si passa alla pianta. La botanica viene svolta in rapporto alla vita della terra, considerata come un organismo vivente unitario. A quest’età il bambino sente fortemente il bisogno di cercare i rapporti di causalità.

E’ un’esigenza che può venire soddisfatta nel  modo migliore se potrà osservare le varie forme vegetali e studiare le loro trasformazioni a seconda delle condizioni del terreno, del clima,…

 

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Aritmetica

in PRIMA CLASSE si inizia con le quattro operazioni entro il venti per arrivare se possibile al cento seguendo un criterio artistico: passare dall’intero alle parti (nell’addizione si parte dalla somma, nella moltiplicazione dal prodotto,…). Nella vita infatti l’uomo, prima di notare i particolari, coglie l’intero.

Il modo in cui il bambino apprende il calcolo è formativo per si cervello e i primi elementi del calcolo influiscono sul futuro modo di pensare dell’adulto, che può diventare incline alla sintesi o tendere ad atomizzare. Vi è poi un aspetto morale nel fatto che il bambino cominci con la distribuzione, per esempio di mele, oppure che accumuli per sè quelle stesse mele.

Il movimento ritmico, la corsa, il salto, il battito delle mani faciliteranno la presa di contatto con il calcolo. Vengono utilizzati quaderni bianchi senza righe, per favorire l’organizzazione spaziale, e viene praticato intensivamente il calcolo orale.

In SECONDA CLASSE le quattro operazioni vengono estese a numeri più elevati e si insiste molto sul calcolo orale. Non si tema di far lavorare la memoria, perchè il calcolo è fondamentale per la sua sana formazione. Quando il bambino ha quasi completato la seconda dentizione, gli si fanno studiare a memoria le tabelline, aiutandolo con movimenti ritmici, battito delle mani, salti,…

Nel periodo che va dalla seconda dentizione alla pubertà la memoria si sviluppa e si rafforza ed è giusto che venga debitamente curata e formata.

In TERZA CLASSE le quattro operazioni vengono esercitate sulla base di numeri più complessi e applicate ai piccoli casi della vita pratica.

In QUARTA CLASSE si passa allo studio delle frazioni ordinarie e decimali.

In QUINTA CLASSE si prosegue con le frazioni e con le frazioni decimali. Il calcolo comprenderà tutti i numeri  interi e decimali.

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Geometria

dal disegno di forme, che è stato coltivato fin dall’inizio della scuola, emerge in QUINTA CLASSE la geometria.

Le forme che finora sono state disegnate in modo artistico, come il triangolo, il quadrato, il cerchio,… devono venir comprese secondo concetti geometrici.

 

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Pittura

pittura e disegno introducono il bambino nel mondo delle forze plastico-formative. Il senso del colore si sviluppa sperimentando il colore puro nei suoi accordi e contrasti e considerando la forma come opera del colore stesso (approccio goetheanistico). All’inizio le linee vengono sperimentate come incontro di superfici di colore.

Nei primi anni i bambini hanno imitato per lo più ciò che il maestro proponeva o mostrava loro.

A partire dalla QUARTA CLASSE lavorano servendosi della loro fantasia creativa. Usando il colore fluido il loro senso del colore si è destato ed ora possono usarlo come mezzo espressivo.

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Disegno di forme

in PRIMA CLASSE il disegno evolve da un lato dalla pittura, dall’altro dall’esperienza stessa del movimento. La linea retta e la linea curva vengono sperimentate camminando o tracciandone plasticamente la forma nell’aria. Deve essere coltivato un senso interiore della forma.

Se il bambino percorre dei cerchi, delle ellissi, delle lemniscate seguendo la curva che si forma, quando poi disegna queste linee sente vivere un altro se stesso nelle linee che traccia, ed impara a comprendere il linguaggio delle forme. La copiatura degli oggetti viene inizialmente evitata.

In QUARTA CLASSE, dopo aver sperimentato negli anni precedenti le forme pure ed aver acquisito il senso della forma curva, semicurva, acuta, ellittica, retta,… arriva il momento di far ritrovare loro tutte queste forme negli oggetti esteriori, di farli copiare dal vero.

 

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Modellaggio

attraverso il modellaggio della cera vergine d’api viene curata ulteriormente l’abilità plastica del bambino. In QUARTA CLASSE comincia la copia dal vero.

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Lavoro Manuale

in PRIMA CLASSE i bambini di entrambi i sessi imparano a lavorare a maglia con i due ferri e ad eseguire semplici lavori di cucito, ricamo e tessitura a telaio. Il lavoro a maglia da un lato favorisce la consapevolezza e l’abilità manuale, dall’altro è un’attività che risveglia e stimola le disposizioni spirituali del bambino. Per suscitare il senso del colore e della forma, si fanno eseguire alla lavagna diversi esercizi coi gessetti colorati.

In SECONDA CLASSE si proseguono i lavori iniziati in prima, poi si passa all’uncinetto. Nella seconda parte della lezione di fanno eseguire oggetti dove i bambini possono manifestare liberamente il loro gusto sia nella preparazione del disegno, che nel ricamo e nella decorazione.

In TERZA CLASSE sia i maschi che le femmine eseguono all’uncinetto lavori più impegnativi come berretti e simili, oltre a confezionare lavoretti collaterali come in seconda.

In QUARTA CLASSE i bambini imparano a cucire con precisione e  a conoscere i vari punti eseguendo, per esempio, una borsa da lavoro ricamata in modo da permettere l’esplicarsi delle qualità artistiche oltre che tecniche. La decorazione dell’oggetto dovrà infatti essere in accordo col suo uso.

In QUINTA CLASSE si confezionano calze e guanti in maglia, animali di stoffa e bambole di ogni tipo.

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Musica

in PRIMA CLASSE per prima cosa i bambini devono avvicinarsi all’esperienza della quinta (scala pentatonica). Si esercita l’orecchio mediante semplici melodie e ritmi, coltivando il sentimento per ciò che è bello e per ciò che non lo è.

Alternando l’ascolto attivo all’interpretazione canora e strumentale, il bambino riesce ad apprendere i brani musicali proposti.

Si cantano canzoncine comprese nelle cinque note e tutti i bambini in gruppo suonano il flauto dolce. Alcuni potranno poi passare al violino e si potranno aggiungere anche gli strumenti a percussione. Grande importanza viene data al canto con accompagnamento di strumenti.

In SECONDA CLASSE alle canzoni comprese nell’intervallo di quinta si aggiugono quelle comprese nell’ottava.

In TERZA CLASSE si inizia la scrittura delle note nella tonalità di do maggiore. Il canto acquista maggiore espansione.

In QUARTA CLASSE si fa sperimentare l’intervallo di terza maggiore e minore. Negli anni precedenti la musica era servita per il canto e per coltivare l’orecchio, ora va elaborata in modo che il bambino impari ad assecondare le esigenze della musica come arte.

Si cerca di far comprendere semplici concetti teorici mediante esercizi di ritmo, melodia ed armonia. Si fanno conoscere attraverso l’ascolto pezzi musicali di pregio particolare. Si prosegue con la lettura delle note e si fanno eseguire canti a due voci e canoni.

In QUINTA CLASSE vengono insegnate le tonalità. Si eseguono canti a due e tre voci e canoni.

photo credit: http://www.cambridge-steiner-school.co.uk/our_community/gallery.html

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Euritmia

l’euritmia è una nuova arte nata nel 1912 dalle indicazioni di Rudolf Steiner. Si può definire poesia e canto resi visibili attraverso il gesto ed il movimento corporeo. Si basa sulla recitazione e sulla musica.

Quando pronunciamo un suono, dentro di noi si crea una sorta di atteggiamento volitivo ed è questo che viene tradotto e reso visibile mediante il movimento euritmico.

Ogni vocale e consonante ha il suo specifico gesto. Anche nel canto si estrinsecano quegli atteggiamenti interiori in corrispondenza delle singole note ed intervalli che a loro volta vengono rappresentati con i movimenti del corpo.

Quando ci di immedesima nella poesia e nella musica e si cerca di seguirne le leggi col movimento, si svolge un’attività che coinvolge l’essere nella sua interezza.

In PRIMA CLASSE il bambino percorre delle forme geometriche o libere seguendo i motivi musicali. Si iniziano i movimenti euritmici relativi alle vocali ed alle consonanti attraverso l’imitazione e servendosi di poesie, filastrocche o brevi fiabe nelle quali sia presente l’elemento ritmico, che si evidenzia alternando passi lunghi e brevi  e si cerca di sviluppare la capacità di ascolto facendo battere il tempo con le mani e con il passo secondo la metrica.

In SECONDA CLASSE si eseguono esercizi del tipo “io-tu” o “noi ci cerchiamo” che hanno la funzione di armonizzare i temperamenti, coltivare l’intelligenza, la vivacità dell’animo, ed un sano senso sociale. Nell’eseguire queste forme ogni bambino deve conoscere esattamente il cammino che deve percorrere e al tempo stesso muoversi in gruppo con gli altri.

In TERZA CLASSE i movimenti corrispondenti ai suoni sono divenuti così sicuri da permettere la rappresentazione di parole e di frasi.

L’euritmia, per il fatto che ogni suono viene espresso con il movimento di tutto il corpo, rappresenta un mezzo efficace per correggere la trascuratezza nello scrivere. Per favorire un rapporto più consapevole con quanto li circonda, rapporto che si risveglia intorno ai nove-dieci anni, si esercita il passo, che li fa sentire saldamente posati a terra.

In QUARTA CLASSE si inizia la rappresentazione degli elementi grammaticali attraverso forme spaziali (verbi e sostantivi).

In QUINTA CLASSE si favorisce il controllo degli arti mediante esercizi con le verghe e l’accentuazione del passo.

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Ginnastica

l’insegnamento della ginnastica inizia in TERZA CLASSE, intesa come proseguimento dell’euritmia. La ginnastica si può definire linguaggio visibile, cioè manifestazione visibile del processo respiratorio che vive in ciò che si esplica quando la respirazione influisce sul sistema sanguigno.

Nel movimento ginnico si ha una irrorazione della muscolatura da parte del sangue con il conseguente irrobustimento e l’acquisto di elasticità di tutto il sistema muscolare.

Eseguendo la ginnastica si sperimentano la statica  e la dinamica, si acquista il senso dello spazio dominato da forze. La volontà si manifesta in modo diretto, mentre nei movimenti euritmici abbiamo piuttosto l’espressione volitiva del sentimento e della vita dell’anima.

Fino ai dieci anni la base fisiologica della ginnastica va vista soprattutto nell’attività del sangue e dei muscoli, e solo dopo i dodici ani si dovrà tenere conto maggiormente della base organica e meccanica del sistema osseo.

La caratteristica degli esercizi adatti ai bambini di terza, quarta e quinta classe sarà dunque la vivacità: si dovrà rcreare un rapporto emotivo e fantasioso tra il bambino e l’esercizio da eseguire.

In QUARTA CLASSE nella ginnastica con attrezzi sono particolarmente indicati la spalliera, la corda, la scala a corda, gli anelli, il cavallo e il salto. Nella ginnastica a corpo libero si prediligono i giochi in cerchio.

In quinta classe cominciano i movimenti indipendenti, fuori dal cerchio, su parole scandite ritmicamente.

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Collegio insegnanti: il colloquio pedagogico

Il modello tradizionale del colloquio pedagogico qui presentato è nato nei Camphill ed è stato creato da un team di medici. Questo modello invece è stato messo a punto da insegnanti.

Il medico agisce attraverso medicamenti, il pegagogo e il terapista agiscono attraverso l’autoeducazione, devono in un certo senso diventare loro stessi medicamento. Il medico si chiede: “Che cosa posso fare per in bambino?”, il maestro si chiede: “Cosa posso fare per me, per aiutare il bambino?”.

Il colloquio termina nel momento in cui ogni partecipante ha trovato un’immagine interiore del bambino (non una terapia); un’immagine archetipica, e questo archetipo ha la caratteristica di essere creativo e vuole manifestarsi.  Dalla creazione di questa immagine archetipica ogni partecipante troverà la sua azione terapeutica per il bambino.

Il colloquio pedagogico si differenzia per età; questo modello si può adottare con bambini in età scolare. L’immagine è quella del labirinto, come cammino di conoscenza, e quindi come percorso figurato del colloquio pedagogico.

Esterno (davanti al labirinto)

Immagine esteriore, descrizione del corpo fisico
. atteggiamento del bambino, postura
. movimento: mimica, sguardo, gestualità, controllo del movimento, forza
. figura del movimento: si muove nell’aria, nell’acqua, nella terra
. come manifesta il rifiuto, la dedizione (ridere, piangere)
. come avviene il contatto col mondo esterno
. come si sente nel proprio corpo (senso della vita)
. destrezza
. pesantezza/leggerezza
Linguaggio
. tono
. volume
. articolazione
. espressione
. respiro
Alimentazione
. comportamento prima e dopo il pasto
. sue sensazioni rispetto a gusto, odorato, vista, calore

Elemento animico
(dentro il labirinto, tra le strade, a volte vicino a volte lontano, perchè non c’è una visione oggettiva, si entra nel soggettivo e ogni maestro del Collegio ha un soggettivo diverso)

Comportamento
. attenzione nell’ascoltare, nel capire, nel parlare, incontro con l’io altrui
. pensare: orientamento spazio-temporale, orientamento dei pensieri, saper fare sintesi, memoria, fantasia, intelligenza, intelligenza pratica, capacità di rappresentazione
. sentire: sentire e adattarsi alla realtà, affettività intesa come tono dell’umore o fondamento base del sentimento, entusiasmo, aspetti sociali ( autostima, comportamento sociale, reazione allo stress, paure)
. volontà: istinto, brame, desideri, motivazione (quattro aspetti della volontà); determinazione (portare avanti l’iniziativa), costanza, volontà di apprendere e di vivere.

Insegnante

(è il punto in cui si deve essere arrivati al centro, stare al centro del labirinto col bambino, vedere coi suoi occhi, sentire con la sua anima

. come deve essere il maestro perchè il bambino si possa sentire capito
. come incoraggiare le sue potenzialità
. qual è l’ambiente adatto al  bambino
. quali regole lo fanno star bene
. qual è il quadro più adatto per la sua stanza
. che ruolo proporgli nelle recite e perchè.

Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare

Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare. Il modo migliore per iniziare a lavorare col metodo Montessori non richiede alcun investimento in materiali di apprendimento.

Semplicemente uscite di casa col vostro bambino e fate con lui una bella passeggiata nella natura. Lasciate che sia il bambino stesso a guidarvi nel processo di esplorazione, fermandovi ogni volta che vede qualcosa di interessante.

Invece di incoraggiarlo a continuare a camminare, seguite il suo esempio e fermatevi con lui ad esaminare qualunque cosa catturi la sua attenzione.

Osservate il vostro bambino, il suo modo di interessarsi alle cose e di interagire con esse. Aggiungete pure le vostre osservazioni personali e le vostre domande alle sue, se ne avete, ma sempre senza che queste scavalchino per importanza il processo di esplorazione del bambino.

Tornati a casa, si può iniziare a lavorare rielaborando in chiave artistica, scientifica, ecc… l’esperienza appena vissuta. Si possono catalogare e classificare campioni raccolti, fare ricerche, scrivere o disegnare un resoconto, contare, misurare, e tutto quello che può nascere dal vostro interesse.

Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare

Poniamo invece il caso di essere alle prime esperienze nell’uso dei materiali montessoriani di apprendimento. I punti chiave che possiamo individuare per l’utilizzo di qualsiasi materiale possono essere riassunti così:

1. Vi capiterà spesso di leggere a introduzione delle lezioni per presentare i materiali montessoriani “invitare il bambino a unirsi a voi nell’esercizio”. Questa indicazione  significa letteralmente  chiedere al vostro bambino se gli piacerebbe fare quel dato esercizio con voi.

A scuola gli insegnanti, per incoraggiare i bambini ad intraprendere una data attività, utilizzano queste semplici regole:

a. saper aspettare fino a quando il bambino stesso chieda che gli venga mostrato un particolare materiale;

b. iniziare una lezione di gruppo e renderla aperta, di modo che ogni altro bambino che lo desideri possa unirsi ad essa;

c. permettere e anzi incoraggiare ogni  bambino ad osservare in silenzio la lezione individuale che viene sviluppata dall’insegnante con un altro bambino;

d. disporre il materiale sugli scaffali in  modo attraente, ordinato e pulito, in modo tale che i bambini siano stimolati a chiederlo.

Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare

2. Il gioco libero è importantissimo e va previsto per almeno tre volte al giorno, ma in uno spazio diverso da quello dedicato al materiale di apprendimento.

Se andare all’aperto non è possibile, è importantissimo capire come riorganizzare l’arredamento e l’organizzazione degli spazi interni (casa o scuola) per creare una speciale area giochi al coperto.

3. Per quanto riguarda l’organizzazione del tempo, pur non potendo parlare di “programma di insegnamento” in senso stretto, si consiglia un periodo di lavoro ai materiali di 90 minuti al mattino, e un secondo periodo di uguale durata nella seconda parte della giornata, anche al pomeriggio, per il primo ciclo;

4.  Rispetto alla programmazione delle materie di insegnamento, non preoccupatevi della grande varietà di proposte previste dal curriculum Montessori concentrate in periodi di tempo apparentemente così brevi e apparentemente così poco organizzate, in quanto discriminate dalla libera decisione del bambino. Nella realtà molte scuole, anche Montessori, hanno adottato un “orario scolastico  giornaliero e settimanale” per scandire le lezioni, ma non perchè è un bisogno dei bambini, quanto perchè è un bisogno dei loro genitori vedere che i loro figli a scuola “fanno qualcosa”.

In realtà l’unica programmazione che ha senso comprende un periodo di tempo più ampio della giornata o della settimana: diciamo almeno mensile e trimestrale. Il vostro obiettivo dovrebbe essere dunque saper pianificare lo studio di tutte le materie previste nel medio periodo, mantenendo questa visione d’insieme nello svolgimento della pratica quotidiana.

Se un bambino ad esempio si dedica con passione agli esperimenti di scienza oppure all’arte per un mese intero, non c’è necessità di costringerlo a mettere da parte le pitture e i microscopi e tirare fuori i materiali di apprendimento per la matematica, solo per il gusto di rispettare un programma regolare.

Lavorare col metodo Montessori: consigli per iniziare

Vi capiterà altrettanto spesso di leggere a introduzione delle lezioni per presentare i materiali montessoriani:

1.  “il bambino  porta il tappeto al pavimento e lo srotola” : si tratta di una sequenza che descrive un’unica importantissima azione, e che rappresenta per il bambino stesso il suo creare autonomamente all’interno della casa o della scuola uno spazio delimitato di lavoro, tutto suo, diverso da ogni altro spazio che ne sta al di fuori, e nel quale egli si concentra.  E’ il processo che lo porta, fin da molto piccolo, all’interno del suo stesso processo di apprendimento. E’ quindi molto importante, appunto, chi il bambino impari a portare e srotolare il tappeto sul pavimento in modo autonomo e competente, con concentrazione.

2. “sedersi accanto al bambino, al suo lato non dominante”, non a caso dunque. Non di fronte, perchè vedrebbe ogni immagine a specchio, e dalla parte non dominante del bambino perchè è importante che dalla parte dominante egli abbia la massima libertà di movimento possibile.

3. “presa a tre dita con medio indice e pollice” , è quello che troverete indicato tutte le volte che si tratta di prendere oggetti di piccole dimensioni nella presentazione dei materiali, perché appunto osservando le manine dei bambini piccoli vedrete che loro fanno così spontaneamente, mentre noi adulti, avendo dita più grandi, usiamo spontaneamente due dita soltanto (indice e pollice). Naturalmente  è un’indicazione riservata agli adulti che presentano il materiale, mentre non c’è alcun bisogno di correggere il bambino se lo fa in modo diverso.

La psicomotricità

[wpmoneyclick id=88443 /]La psicomotricità è una scienza che studia l’attività motoria dal punto di vista psicologico. Obiettivo della psicomotricità è approfondire, esaminare e teorizzare l’interazione tra il corpo, inteso dal punto di vista di movimento biologico e l’atto psichico che da individuale diventa sociale.

Il termine “psicomotorio” fu usato per la prima volta intorno al 1870, per indicare le regioni della corteccia cerebrale vicine alle aree propriamente definite motorie, dove si ipotizzava avvenisse l’unione tra movimento e immagine mentale.

In Francia, dove ha preso il via l’applicazione di questo concetto nei primi anni del ‘900, si è provato che aspetti corporei legati al movimento possono colmare e risolvere determinati blocchi cognitivi o relazionali, connessi magari a handicap particolari.

Da questo punto ha preso il via un nuovo modo di concepire il corpo e i suoi movimenti: da una ginnastica “militare” eseguita solo per far irrobustire il corpo, si è passati a una ginnastica che potremmo definire “ armonica”, in grado cioè di tenere conto dei bisogni sia fisici sia anche alle necessità mentali e interiori.

Nella Psicomotricità si trova la confluenza armonica, la sintesi equilibrata di diverse discipline (psichiatria, psicoanalisi, sociologia, pedagogia, etologia, arti teatrali..) tale da permettere una nuova lettura, unificata e globale della persona, nel suo essere e nel suo agire.

La Psicomotricità è l’interdipendenza e la reciprocità costante, all’interno della relazione individuo-ambiente, fra motricità, intelligenza e vita emotivo-affettiva alla cui base sta primariamente il corpo.

La Psicomotricità è centrata sul corpo, sul movimento in quanto esso esprime se stesso ma nel contempo esprime le emozioni e precede e traduce l’intelligenza.

Psicomotricità, ancora, è l’acquisizione della presa di coscienza da parte del bambino delle proprie sensazioni, del proprio movimento, delle varie funzioni psicomotorie come dei comportamenti ed emozioni corrispondenti cosicchè il bambino possa controllare il tutto in quanto attore delle proprie azioni e delle proprie difficoltà senza subirle.

Ciò che è essenziale per la psicomotricità è la costituzione dell’atto psicomotorio, che possiamo definire come la sintesi di più livelli di espressione dell’azione:

• desiderio di agire, che deve essere proprio del bambino
• possibilità di agire, che fa riferimento tanto all’aspetto strumentale e funzionale quanto alla possibilità di agire, permessa e riconosciuta dall’altro
• saper fare, che è dato dalle proprie capacità cognitive e dagli apprendimenti
• voler fare come espressione dell’Io, dell’autonomia, dell’integrazione delle regole
sociali, e ciò permette, attraverso l’esercizio, l’acquisizione di competenze e capacità tali da potersi adattare alla realtà.

L’obiettivo della Psicomotricità è favorire in un bambino l’integrazione e l’armonizzazione di questi differenti aspetti.

La Psicomotricità parte dal presupposto che favorire un reinvestimento del corpo e migliori realizzazioni motorie determina sicuramente una maggiore attenzione, una migliore espressione delle emozioni, una migliore organizzazione del pensiero e delle relazioni interpersonali.

L’attività psicomotoria è un’occasione all’interno della relazione psicomotricista-bambino per ripercorrere lo sviluppo psicomotorio integrando aspetti organizzanti e meno organizzanti a qualsiasi livello e funzione essi si esprimano, al fine di “agire sull’origine neuro-motoria o psichica delle difficoltà” ricostruendo le tappe in modo simbolico o reale.

In questa evoluzione lo psicomotricista deve saper considerare i ritmi del bambino secondo una progressione ben definita:

• fare
• fare facilmente
• fare bene
• fare meglio.

Una motricità libera e nello stesso tempo controllata è espressione di un pensiero libero, creativo e ben partecipato emozionalmente.

E infine la Psicomotricità sviluppa la volontà o perlomeno ne facilita l’esercizio mediante un controllo preciso dell’impulso e della inibizione. Ciò, così, rende più agevole e dunque più piacevole il passaggio all’atto; rende possibile la ripetizione di atti semplici, complessi, alternativi e simultanei.

LA PSICOMOTRICITÀ

Origini L’educazione psicomotoria nasce nei primi anni del novecento come terapia per il trattamento di problemi ” mentali” attraverso l’uso del corpo.

Nasce quindi nei centri di neuropsichiatria infantile, ma da quelli presto fuoriesce per diventare strumento di stimolo e crescita per tutti i bambini.

Laddove prima lo scopo era rieducativo adesso diventa educativo, teso a sostenere e stimolare il bambino in quel lavoro che porta dal fantastico al reale, dall’affettivo al razionale, dall’egocentrismo alla socializzazione in un’ottica non di contrapposizione ostile, ma di differenziazione che permette quindi il riconoscimento e di conseguenza la possibilità di “uso”.

L’educazione psicomotoria nella scuola dell’infanzia deve essere innanzitutto un’esperienza di piacere, non indotta quindi attraverso un atteggiamento autoritario o affettivamente ricattatorio, ma attraverso la proposta e l’ascolto, l’osservazione di ciò che accade, non come asettico “scienziato”, ma come parte attiva della situazione e del gruppo che comprende quindi ora non solo i bambini , ma anche l’insegnante, che calibra e valuta , e varia le sue proposte/risposte in base alle proposte/risposte dei bambini.

In secondo luogo deve trattarsi di un’esperienza attiva di confronto con l’ambiente.

Non si tratta quindi di dare del materiale ai bambini, immaginiamo corde, e di chiedergli di fare, per esempio, dei cerchi che più tardi gli chiederemo di nominare e quindi di disegnare, quanto piuttosto di proporre le nostre immaginarie corde ai bambini che attraverso un gioco libero arriveranno a fare delle scoperte, tra le quali probabilmente anche la possibilità di formare con queste un cerchio, che non è necessariamente cerchio, ma magari è casa, e noi saremo pronti a cogliere ciò che sta accadendo per parlare prima di casa e quindi di cerchio (passaggio dall’affettivo al razionale), per fare giochi dentro le case dove si dorme, si cucina e altro, e fuori dalle case per andare al mercato, e poi, perché no, disegnare la nostra bella casa o la strada che da questa ci ha portati al mercato.”In questo stadio l’attività motoria, in relazione con l’adulto o con altri fanciulli, traduce l’espressione di un bisogno fondamentale di movimento, d’investigazione e di espressione che deve essere soddisfatto. Questa esperienza espressiva del corpo vissuto, carica di tutto un contenuto emozionale, si organizza ad un livello di comportamento sensorio-motorio globale favorevole all’emergenza della funzione di aggiustamento.”

Naturalmente l’insegnante non diventa una sorta di vaso vuoto che i bambini riempiono come meglio credono, lasciati a una libertà che non può fare altro che renderli insicuri, è giusto e necessario invece che l’insegnante abbia dei programmi di proposta a breve e lungo termine, che partono da osservazioni per tendere verso degli obiettivi, ma questi programmi non devono diventare una gabbia per sè e per i bambini, devono essere al contrario il reticolato che ci sorregge ma che muta la sua forma nello spazio a seconda che ci si poggi da una parte , dall’altra, in tanti, in pochi, se c’è vento , se piove o c’è il sole.

Per potersi porre in questa situazione di ascolto e reattività è necessario che l’educatore abbia un bagaglio di informazioni e di possibilità alle quali attingere, più ampio è il bagaglio, più sono i colori che ci portiamo appresso più variopinto è il quadro che potremo dipingere.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Il rito del compleanno nella scuola Montessori con il cerchio dell’anno

Il rito del compleanno nella scuola Montessori con il cerchio dell’anno. I presupposti di base per questo rituale rendono necessaria una collaborazione assolutamente affidabile tra scuola e genitori i quali, insieme al loro bambino, preparano un libro del compleanno.
Dentro vi è incollata una fotografia per ogni anno di vita.
Oltre alla fotografia si aggiungono aneddoti o avvenimenti particolari, concernenti il bambino.

Nel giorno del suo compleanno viene preparato per il bambino il cerchio dell’anno, composto da 12 spicchi con il nome dei mesi.

Nel centro del cerchio c’è un sole.

photo credit: http://montessoribabyzuyan.blogspot.com/

Sul lato esterno dello spicchio del mese in cui il bambino è nato, si mette un piccolo mappamondo.

Vicino al sole viene posta al centro una grossa candela, simbolo della luce della vita.
Sullo spicchio del mese in cui il bambino è nato si dispongono tante piccole candele quanti sono gli anni che compie.
Intorno al sole c’è anche lo spazio per i regali e per una torta di compleanno.

Tutti i bambini del gruppo, con i maestri ed i genitori, siedono attorno al cerchio.
Il festeggiato accende la candela grande a simboleggiare che è venuto alla luce.

Ora prende il mappamondo con due mani e cammina, cominciando dal mese in cui è nato, girando tutto intorno.

photo credit http://www.whattherestimefor.com/

Facendolo racconta gli avvenimenti più importanti del suo primo anno di vita (se il bambino è piccolo, un adulto racconta al suo posto, naturalmente).

Una volta ritornato al mese in cui è nato, il bambino accende la prima candelina, perchè ha compiuto un anno.
Si celebrano allo stesso modo tutti gli altri anni, uno dopo l’altro.
 

via http://www.montessoriprintshop.com/

Infine, tutti fanno gli auguri al festeggiato, cantano una canzone e fanno festa insieme a lui.



 

 

 




Il libro del suo compleanno può essere messo nell’angolo dei libri, per quel giorno, e venir sfogliato dagli altri bambini del gruppo, da soli o con il festeggiato.

 photo credit http://www.rollinghillsmontessori.com/

I bambini imparano in questo modo qualcosa di estremamente importante: la vita di ogni singola persona è interessante per tutti gli altri e ciascuno è parte di un tutto.

L’adulto fornisce il suo contributo personale, dedicando il tempo necessario, con tutto il cuore e con profonda convinzione.

E’ questo un modo per accompagnare il bambino lungo la strada per trovare se stesso.


 

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Disclaimer: “Per redigere questa mia presentazione ho utilizzato i miei album e appunti personali e consultato vari album di altri autori e articoli nel web. Per leggere online o acquistare le copie legali di tali opere consultate segui i link:
– Practical life album di Infomontessori.com
– Practical life album di montessoriteacherscollective (Moteaco)
– Practical life album di Montessorialbum.com
– Introduction to the exercises of practical life di montessoricommons
– Come liberare il potenziale del vostro bambino di Daniela Valente
– Teaching Montessori in the home di Elizabeth G. Hainstock
– The joyfull child di Susan Mayclin Stephenson (part two, age 1-3)
MANUAL 2: MONTESSORI EXERCISES OF PRACTICAL LIFE di Montitute.com
PRACTICAL LIFE teacher manual di khtmontessori
MONTESSORI PRACTICAL LIFE MANUAL di montessoritraining.net
PRACTICAL LIFE MANUAL EARLY CHILDHOOD.PDC di themontessoriparent.com, che ha suggerito l’aggiunta di questo disclaimer in accordo con la sua politica di copyright.
Ho inoltre consultato i testi di riferimento di Maria Montessori per le attività di vita pratica:
Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini
La scoperta del bambino.
Per una bibliografia completa delle opere di Maria Montessori vai qui.

 

Scioglilingua

Scioglilingua per bambini della scuola d’infanzia e primaria. Utili per giocare con le parole, ma anche per la dettatura, in relazione all’esercizio con le difficoltà ortografiche.

Se scopo la casa la scopa si sciupa: ma se non scopo sciupando la scopa, la mia casetta con cosa la scopo?

Pesca fresca chiusa in tasca di chi pesca con la fiasca. Dalla tasca di chi pesca scappa e casca fresca pesca.

Tre fanti duranti scarabernanti entrarono in un fosso durosso scarosso trovarono un’anguilla durilla scarilla scarabernilla la portarono da una vecchia durecchia scarecchia scarabernecchia le dissero: vecchia durecchia scarecchia scarabernecchia ci cuoci questa anguilla dulilla scarilla scarabernilla?

Avevo un quattrino da squattrire, da squattrare, da squattrovolibucare e lo portai al maestro squattrì squattrò squattrovolibucherò de’ quattrini il maestro squattrì squattrò squattrovolibucherò de’ quattrini non c’era.  E mi misi a squattrirlo a quattrarlo a squattrovolibucarlo da solo E lo squattrii, e lo squattrai e lo squattrovolibucai meglio del maestro squattrì squattrò squattrovolibucherò de’ quattrini.

Filo fine dentro il foro, se l’arruffi non lavoro. Non lavoro e il filo fine, fora il foro come un crine.

C’era una volta una ciribiciacola e questa ciribiciacola aveva centocinquanta ciribiciacolini e questi centocinquanta ciribiciacolini ciribiciacolavano salta fuori la ciribiriciacola: taceve voi ciribiciacolini che quando sarete grandi come noi ciribiciacolerete anche voi .

La bella e birbante bambina, ballava bene e con bravura ventisei cavalieri che vivevano a Vivaro vennero vogando velocemente.

Sei seghe segano sei sedie, se siedi su sei sedie segate, caschi.

Tre tozzi di pan secco in tre strette tasche stanno.

Sotto un uscio tutto liscio cadde a striscio un grosso guscio.

In una conca nuotano a rilento tre trote, cinque triglie e tinche cento.

Da te di lor un dar ben s’impone.

Scuro rumor, d’un fuor d’un lor, sol pur or, su vol più su, punto d’orror, giù por non più.

Nasce, cresce, riesce, pasce, sciupa, scialba, lascia, ambascia, poscia, suscita, angoscia.

O scegli o sciogli o folle.

 Il reo ha rubato la porpora al re.

Sopra ogni cima è pace, in ogni vetta, spira appena un soffio, gli uccelli tacciono nel bosco, attendi… in breve, riposo… pur avrai. (Goethe)

Un cavaliere spagnolo superbo e largo: ABRACADABRA un cavaliere scozzese aggressivo: RABADACABRA un uomo viscido cordiale e invitante:  RADACARRABA un uomo che lotta con la massima aggressività: CADARABRABA

Odo fioco in fondo loco, brividi nividi sibili lividi, tumulo tumulo cumulo. La calda fiamma vampa, alta divampa! Brucia distrugge e … muore. Fuochino e fiammella, fratelli fedeli, in fumo e faville, dal bel focolare, su pel fumaiolo, finirono al fin (Giosuè Carducci)

Essenze leggere, di ben messaggere, scendete accorrete, rendete oh celesti, lo spirito immortal. (dal Faust di Goethe)

Acciuffa quel buffo camuffo, di piffero gneffo e sberleffo.

Soffia afferra e sferza, furore di fiamma e fuoco, forte fiero furfante, funesto funebre, fiacco finito, ei fu.

Avvolgi svelto la vela che sventola, se la vela sventola avvolgila svelto, non lasciare che la vela sventoli, ma avvolgila svelto, se avvolgi svelto la vela non sventola, la vela avvolta non può sventolare, non sventola la vela avvolta.

Tremula brina su fronda, fragile trina fiorita, brivido breve di brezza, fresca graffia, brilla vibra, trilla grida, stride strepida stronca.

Nevvero evvero, s’avverte s’avvolge, s’avvalla, ravvolta in ovvia nuvola.

Eva ave, leva avel, lella allel.

Questa pesta cesta cresta, lesta festa scorza scherza, questa tresca pesta cesta cresta, lesta sferza festa scorza scherza.

Se svelto svolta svigna, svolazza sventola svuota svia sviene.

Da dove vuoi va via.

Vede la luce, splende rifulge rischiara, sublime magnifica. Offrile rifugio, affinchè giunga al tuo cuore.

Sai che la bianca biacca, la bianca biacca che tu sai, la bionda biada in fiore sfiocca, sfiocca un fiore di biada bionda, pioggia non piovi più ormai, ormai piove la pioggia non più.

Pave preme pugna, bada brave bando, pena punta, bivio biasimo, nebbia greppia, stoppia sdoppia.

Lene lieve lento, leggero alato.

Folle lepido lercio lurido.

Lancia lanciere il lapillo lontano, lotta ladrone leccardo lacchè.

Lalla linfa lirica libera lippa.

Rapido reca, ruvido rovo, rivo ridente, ramo rovente, roco rumor.

Sguiscia la biscia e sparisce, ravvolta nel fosso scivola via, ravvolta nel fosso sparisce, sguisce la biscia e scivola via.

Lancia ciancia smancia, laccio riccio spiccio, anzi innanzi ronza, danza avanza, razzo rezzo mezzo, lazzi sfrizzi sprizzi.

Sgrida lo scricciolo che, indiscreto e sgraziato, scruta sgretola scrosta e screzia, lo scrigno sullo scranno.

Canta il cuculo, con così scorati accordi, che questi stessi studi, desti costi.

Accoccolato e fiacco raccoglie fieno secco.

Cialda ciambella, ciarla ciociara cionca, ciotolo ciuco ciuffo, ciurma ceffo celia, cella cicala cicogna, cicerchia, credo che cruccio ti crucci.

In cuccagna stanno i cucchi, e scuccagnan tutto il dì, schiccolando chicchie cocchi, cantan contan tutto il dì.

Scorre rapido torrente, di rupe in rupe, scroscia travolge, s’infrange in mille rivi, spargendo intorno, freschi profumati pruzzi.

Clip plap plic glic.

Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli scagliandola, fa in mar mille gorgogli.

Sul tagliere gli agli taglia non tagliare la tovaglia la tovaglia non è aglio se la tagli fai uno sbaglio.

Tre bruni bruchi, tre bruchi bruni.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Indovinelli

Indovinelli – una collezione di indovinelli per la scuola d’infanzia e primaria. Leggete ai bambini lentamente, una frase alla volta, fermandovi dopo ogni frase per consentire ai bambini di tentare la risposta. A descrizione ultimata, più di uno sicuramente dovrebbe avere scoperto di cosa si tratta…

Son quadrupede fedele
della casa buon guardiano.
Vado a caccia al monte a l piano
ed allora son crudele:
non ho un briciolo di pietà…
indovini chi lo sa. (cane)

Trova un nome nella lingua italiana che comincia per “h”. (accademia)

Scende dalla nave prima di ogni marinaio e di ogni passeggero. (ancora)

Siamo tante e laboriose:
amorose
domandiamo un dolce dono,
con la madre ch’è regina,
al gentil piccolo cuore
d’ogni fiore.
Ed il nettare squisito, saporito,
ben più dolce a voi rendiamo.
Sai chi siamo? (api)

Volano, ma non sono aerei.
Hanno le ali, ma non sono uccelli.
Pungono, ma non sono spilli.
Hanno la regina, ma non il re.
Fanno colazione in un fiore.
Sono molto utili, ma non conviene stuzzicarle. (api)

Non son mela, non son pera, ho la forma di una sfera
il mio succo è nutriente, è una bibita eccellente
non procuro il mal di pancia, ho la buccia e son … l’arancia

Son modesto e laborioso,
son paziente ed operoso.
Ho gli orecchi lunghi assai.
Indovina dunque tu:
chi son io? Dimmelo, tu. (L’asino)

Nella foglia un filo d’oro
so trovar per mio lavoro
e mi tesso una casina
tutta seta, bianca e gialla,
senza porta o finestrina.
N’esco fuori poi farfalla
e deposito gli ovini.
Sei dottor se m’indovini. (baco da seta)

Sono duro, sono stretto,
o mio caro scolaretto,
ti fo fare penitenza.
Ma che vuoi? Con la pazienza
tante cose imparerai
qui seduto: non lo sai? (banco)

Sono grasso e paziente
non mi curo mai di niente
con l’aratro rompo il solco
son l’aiuto del bifolco (bue)

Se sai l’indovinello indovinare,
cervello hai fino e te ne puoi vantare.
Orologio ti sembro a prima vista,
chè di sfera e quadrante son provvista;
eppur l’ore che passano non segno,
nè pulsa un cuore dentro il mio congegno.
Ad alte imprese, a portentose gare,
io guido l’uomo per l’immenso mare;
con arcana virtù che in seno io porto,
la via gli addito e lo conduco in porto. (La bussola, di T. Gallori)

Se c’è non si vede e se si vede non c’è (il buio)

Tutti e due stanno sul capo
e son due originali:
sembran proprio tali e quali.
Ma se un p aggiungi a uno
ch’è di sotto, tosto all’opra
lo vedrai passar di sopra. (Capello e cappello)

Siamo lisci oppur ricciuti,
siamo d’oro, rossi o neri;
ci leviam sopra i pensieri
e col tempo siam canuti. (I capelli)

C’è un bosco d’alberelli che è tutto da tagliar
nè scure nè coltelli si posso adoprar (i capelli)

Qual è quell’animale che vorrebbe fare il postino?
(Il canguro con la sua borsa.)

Sono il ritratto del mondo;
tuttavia il mio  mare
non ebbe mai acqua
e i miei campi
non hanno messi;
non ho casa e ho grandi città.
Io riduco ad un punto
mille opere diverse:
non ho quasi nulla
e sono l’universo. (cartina geografica)

Viene già dalla montagna
questa buona morettina:
la sua bella testolina
era come un riccio d’oro.
Ma discesa dai suoi monti
fra di noi, quell’imprudente,
fu veduta dalla gente
che la volle cucinar… castagna

Alto il padre, aspra la madre,
nero il figlio, bianco il nipote.
Il padre di legno, la madre di spina…
ma la nipote, che dolce farina!  (la castagna)

Son piccina, rotondetta,
son dolcina, son moretta,
son di razza montanina,
dell’autunno sono regina,
son dei bimbi la cuccagna,
e mi chiamano castagna

I miei frutti il riccio chiude,
il mio tronco ha scorza rude,
i miei rami son possenti,
le mie foglie son lucenti… castagno

La mia casa sta riposta,
del gran fiume sulla riva,
e l’entrata è ben nascosta,
sotto l’acqua di una diga,
che da solo ho costruito
con sapiente e buon lavoro.
Bimbo penso avrai capito,
che si parla del … castoro.

Casina stretta casina storta,
non ha finestre ma solo una porta
casina storta casina stretta,
ha tanti piani e nessuna scaletta (chiocciola)

Qual è quella cosa che ha la testa sotto le scarpe? (il chiodo)

Rossa rossetta
in tavola fu messa
in tavola fu mangiata
e la coda le fu strappata.
(ciliegia)

Tutti mi prendono per il collo,
ma non sono ne una gallina ne una bottiglia. (cravatta)

L’orologio che ho più caro viene sempre insieme a me
è un oggetto molto caro e si carica da sè (il cuore)

 

Sta nel mare, ma la gente lo ritiene intelligente.
Non è uomo, non è pesce, ma saltar ben gli riesce.
Sulla groppa con gran lena, spesso porta una sirena.
Questo dicon le leggende, quando narran sue vicende.
Alle navi sta vicino, è il simpatico … delfino.

Una fila di fratini tutti bianchi e piccolini
stanno sempre a chiacchierare ed a ridere e mangiare (i denti)

Stanno in compagnia nella rossa scuderia
tanti bianchi cavallini, sull’attenti che carini
trenta e tutti d’un colore, li indovina il buon dottore (i denti)

Quali sono quelle cose di cui,
in una  famiglia di quattro persone,
ce ne sono ottanta? Le dita.

Fresca, verde e ben fiorita
o seccata o inaridita
sono igienico alimento
per il gregge e per l’armento. (erba)

Or sull’erba ed or su un fiore
mi rincorri e non mi cogli.
Sono un libro di due fogli
del più splendido colore. (farfalla)

Qual è quella cosa che ci tiene in vita,
che non si vede d’estate
e si vede solo d’inverno? Il fiato.

Fuori verde, dentro rosso,
come frutto non son grosso,
ma nemmen tanto piccino,
sono un frutto settembrino.
Dolce, buono, saporito,
anche scuro son gradito.
Ma chi son non te lo dico.
Indovina, sono il … fico.

Curiosa come l’occhio di un bambino
se la spalanchi di primo mattino
il sol che nasce vi fa capolino.
(la finestra)

Son piccin, piccin, piccina,
ho nel bosco la casina
del lavoro sono amica
e mi chiamano … formica

Mi metton sotto terra
ed io rispunto su,
mi battono, mi pestano,
da non poterne più.
Mi mettono nel forno,
ed io me n’esco fuor
fragrante e saporoso,
bel premio del lavor. (Il chicco di frumento)

Io sono l’oscuro figlio
di un padre luminoso;
disprezzo la terra
e mi innalzo verso il cielo.
Se mio padre è amato,
nessuno sopporta me,
perchè io faccio piangere
anche le persone più felici. (fumo)

Un cappello, un gambo lungo,
pare un ombrello, si chiama … fungo.

Nasco all’ombra in mezzo al bosco,
e talvolta so di tosco.
Son grassoccio, son carnoso,
profumato e saporoso.
Col mio gambo ed il cappello,
rassomiglio ad un ombrello. (fungo)

E’ piumata, è discreta
vive in pace, buona e cheta
la massaia la tien cara
perchè sa che le prepara
un bel dono prezioso
nutriente, assai gustoso:
indovina indovinare
chi il suo nome sa trovare? (gallina)

Sono pigro e ghiotto un poco:
amo il sole, l’ozio e il fuoco.
Mi ravvolgo agile e bello
nel mio morbido mantello.
Piglio i sorci, sai chi sono?
Dillo, dunque, bimbo buono (Gatto)

Ha un bel nome.
E’ un fiore alto e robusto.
Si trova in campagna e raramente in qualche giardino di città.
Di esso, non si mangiano che i semi.
I suoi petali sono simili a quelli di una grossa margherita.
La su “testa” si muove e il nome descrive proprio tale movimento.
E’ il (girasole)

Indovina indovinare,
io non fo che saltellare,
giù fra l’erba, e quando è sera
a mia musica leggera
spando intorno: son tranquillo,
buono e lieto. Sono il (grillo)

Vivo nei campi, sono un insetto
di giorno taccio, di notte trillo, mi chiamo … grillo

Una pera che ogni giorno
puoi vederti in casa, attorno,
ha la pelle molto dura
anche se è vecchia, matura.
Ha dei semi luminosi,
e mangiarla tu non osi
perchè polpa non ne ha.
Bimbo mio, che mai sara? (Lampadina)

Nera e dritta sta sul muro, il suo corpo è freddo e duro
ma assai spesso viene usata, ed allora trasformata
che disegni colorati di caratteri cifrati
divien bella e interessante, per i bimbi assai importante
cancellata non si lagna, l’utilissima… lavagna

Se lo mangi strizzi gli occhi, non così quando li tocchi
aspro ha il succo e profumato, vien da tutti spesso usato
puoi trovarlo a ogni stagione, giallo ovale il buon … limone

Tiro, tiro, tiro,
eppur braccia non ho.
Sibilo oppur sospiro,
eppur bocca non ho.
E giro, giro, giro,
eppur piedi non ho. (locomativa)

 

Alta alta, fine fine,
io somiglio ad un paletto
e non ho rami nè spine;
solo il corpo stretto stretto.
Questo corpo, son sincera,
non è poi di molto tristo;
ma ho l’anima sì nera
che di pari non ne ho visto.
L’uom lo sa, e mi taglia il collo
con l’intento dichiarato
di rapire il mio midollo
sin che tutto è consumato.
Me lo toglie, e quanti segni
eleganti ne sa fare!
Ma anche tu, per i tuoi disegni,
bimbo, me lo vuoi rubare! (matita)

Son graziosa son piccina,
son dei prati la regina
la mia veste è tanto bella,
ch’io somiglio ad una stella
son dai bimbi preferita
e mi chiamo … margherita

Qual è il mare più dolce? (marmellata)
E il mare più duro? (marmo)
E il mare più sicuro? (marciapiedi)

Tonda, liscia e profumata;
rossa, gialla oppur rosata;
ne daremo una fettina,
a chi bene la indovina mela

Ho uno scrigno di rubini,
sono grossi e sono fini,
sono tutti d’un colore,
chi indovina è un gran dottore. (la melagrana)

Sono dodici fratelli,
certi brutti certi belli;
il secondo è piccolino,
chi lo sa è un indovino… mesi

Per Capodanno sono arrivati:
erano dodici, li ho contati.
Sono sicuro che viaggeranno
uno alla volta, per tutto l’anno.
Era il secondo più piccolino:
dimmelo, dunque, bravo indovino.(mesi)

C’è una cosa bianca
come un’oca;
oca non è.
Sparge le foglie,
albero non è. Neve

Sono bella e immacolata
come il velo di una fata,
scendo bianca, lieve e molle
sulle vette e sulle zolle.
Scendo lenta giù dal cielo:
tutto avvolgo nel mio velo… neve

Al riparo d’un cappotto verde e amaro,
d’un vestito di buon legno,
sotto lieve camicina,
sta la polpa bianca e fina,
buona fresca e buona secca.
Te lo dico sottovoce,
ho parlato della….. noce.

Scorro il cielo lieve lieve.
Sono bianca o grigia o greve;
l’aria fredda, che dispetto,
mi trasforma in rubinetto.
Allor acqua mando giù
finchè in ciel non ci son più. (nuvola)

Nasco dal mare, nasco dal fiume,
volo nel cielo ma non ho piume
dal sol che nasce, dal sol che muore,
libera ed alta prendo colore
quando son stanca di camminare,
piango un pochino e ritorno al mare. (la nuvola)

 

Ho due tonde finestrelle, sempre aperte sopra il mondo
se le chiudo è buio fondo, se le riapro vedo te
vedo i fiori, il ciel, le stelle, vedo il monti, vedo il mare
si fa presto a indovinare (gli occhi)

Ho due perle belle assai, che tu prender non puoi mai
son lo specchio in mezzo al viso, del celeste Paradiso. (gli occhi)

Cupolina nera e tonda,
giostra mia, tu sei gioconda
col tuo manico di legno
che ti serve da sostegno.
Ma se piove tanto tanto,
giostra mia, sei tutta un pianto… ombrello

Cammino, cammino
in ogni momento,
e il tempo che passa
a tutti rammento.
Se stanco alla fine
un poco ristò
un giro di chiave
e… ancora me ne vò.
(orologio)

Qual è quella cosa per la quale
mezzogiorno e mezzanotte
sono la stessa cosa? Orologio

Qual è quella cosa che per essere fresca deve essere calda? Il pane.

Pesca e ripesca,
qual è la cosa che più è calda,
più è fresca? (il pane)

Indovina indovinare
io non faccio che ciarlare
dalla gruccia a destra e a manca
ed ognun di me si stanca:
sono rosso, verde e giallo,
e mi chiamo (pappagallo)

Ho la coda maestosa
ricca di riflessi a iosa
ho la coda bella e occhiuta
chi di voi non l’ha veduta? (pavone)

Io rimbalzo giù dai tetti
coi miei mille martelletti.
Batto ai vetri, son noiosa,
ma pur servo a qualche cosa.
Chè ristoro piante e fiori
e più belli fo i colori.
Sciolgo in ciel la nube scura
e fo l’aria bella e pura. (pioggia)

Dita non ho, ma batto
ai vetri della finestra;
scopa non ho, ma lavo
bene la via maestra.
Son lieta, eppur di me
tremano fiori e fronde.
Uccellino non sono
ma canto nelle gronde,
e per andar sui tetti
metto gli zoccoletti. (pioggia)

Al principio della notte,
esco coi fratelli a frotte.
Io non son topo nè uccello,
sono poco o punto bello.
Ho due ali in pelle schietta,
e svolazzo in fretta in fretta.
Util son per la campagna,
pur qualcun di me si lagna.
Hanno torto, non è bello,
ma vi serve il … pipistrello.

siam verdi e piccini, siam fatti a pallini
stiam dentro a una cuccia verdina verduccia
siam tutti fratelli, ci chiaman … piselli

Quattro gambe e non cammina:
ci riposa la nonnina.
(la poltrona)

Ho la veste verdolina
dello stagno son regina
è noioso  il mio cantare
indovina indovinare. (Rana)

Mi somiglia nel viso e nell’aspetto
ma non ha voce e il mio color non ha,
vediamo un po’ se qualche scolaretto
indovinare in mio nome saprà.
(ritratto)

All’inverno vado via
ma poi torno a casa mia,
mangio mosche ed altri insetti:
chi mai sono o bambinetti? (rondine)

Va per l’aria a primavera, è veloce, bianca e nera
la sua coda è biforcuta, dimmi bimbo l’hai veduta?
Va per l’aria lieve e snella, è la prima … rondinella

O in due o in quattro o in otto
lungo le strade andiamo:
sempre ci rincorriamo
e mai ci raggiungiamo! (ruote)

Si trova in casucce modeste
e dentro ai palazzi si trova;
di pietra o di marmo ha la veste.
“La salgo o la discendo?” Sì, prova! (scala)

Hanno gambe, ma non camminano.
Hanno schiena, ma non hanno testa.
Qualche volta zoppicano.
Non si mangiano.
Possono essere di legno di plastica o di metallo.
Possono essere rozze o di lusso.
Piacciono ai gatti e ai cani, ma gli altri animali non sanno cosa farsene.
Ce ne sono in ogni casa.
Quando è l’ora di pranzo stanno intorno alla tavola, ma non mangiano. (sedie)

Indovina bambinello:
io ti faccio brutto o bello,
sorridente oppur piangente,
come sei o come vuoi.
Indovinami, se puoi.
(specchio)

Io, sebben non sia pittore,
fo ritratti a tutte l’ore.
Ne fo al brutto, ne fo al bello:
indovina indovinello. Lo specchio

Chi sono le quattro sorelle
che si vogliono bene,
ma quando l’una viene
quell’altra se ne va? Le stagioni

Qual è quella cosa che vive
passando da un buco all’altro?
(Non è il topo, non è la chiave… è la stringa delle scarpe)

Ho una veste assai pesante, molto dura ed ingombrante
sembra quasi una corazza, ce l’ha tutta la mia razza
il mio andare è calmo e lento, goffo tutto il movimento
vivo spesso nei giardini, faccio d’erba i miei spuntini
volentier mangio lattuga, il mio nome è … tartaruga

Sotto il sole, sotto le stelle
stan come rosse pecorelle
quando son giornate brutte
se una piange, piangon tutte. (tegole)

Tonda tonda è la casetta…
Che ci fate, dolce mammetta?
Scaldo e imbecco i miei piccini,
or sentiamo se indovini. (uccelli nel nido)

Io conosco  un botticino
tutto pieno d’un buon vino;
questo vino, dico franco,
non è nero e non è bianco.
Chi sa dir che vino è?
Co co, co co, coccode! (uovo)

Vengo cotto in più di un modo,
se son duro sono sodo
tu mi mangi solo rotto,
che sia crudo oppure cotto
di star dritto non mi provo,
nè seduto, sono … l’uovo

A Natale son più corte, ma dai bimbi molto amate
e la loro gioia è forte, in sì splendide giornate
poi si fanno brevi e rare, sempre accolte in esultanze
ma in estate, ai monti e al mare, si fan lunghe le … vacanze

Mi piace far dispetti, piegare gli alberetti
far volare i cappelli, rovesciare gli ombrelli
sollevo polveroni, ma scaccio i nuvoloni
i panni al sole stesi e alle finestre appesi
asciugo in un momento
sono il monello …vento

E’ noioso e fastidioso
quando fischia impertinente
nelle orecchie della gente,
quando passa da padrone
sollevando il polverone,
quando ruba a questo e a quello
il cappello. (vento)

Urla, soffia, fischia e geme
e non ha bocca;
investe, scuote, urta e preme
e non si tocca;
spazza i piani, spazza i cieli
e non è scola (vento)

E’ uno strumento delicato
ed è un fiore profumato.
Indovina che cos’è. La viola

Qual è il fiume che non scherza mai? Il Serio

Qual è il fiume che può essere letto indifferentemente dalla prima o dall’ultima lettera? L’Adda

Qual è il monte a cui tutti aspirano? Il Gran Paradiso

Qual è il Colle sotto cui ci si può riposare? Il Colle di Tenda

Qual è il fiume d’Italia che se facesse il barbiere non avrebbe clienti? Il Tagliamento

Qual è il fiume più sonoro? Il Don

Qual è la linea ferroviaria più dolce? Lecco – Crema

Sono monte ardito e fiore gentile. Rosa

 Bella donna d’alto palazzo,
bianca son, nera mi faccio,
casco in terra e non mi sfaccio;
vado in chiesa e lume faccio. (la candela)

C’è una vecchiaccia
su una finestraccia;
le ciondola un dente,
e chiama tutta la gente. (la campana)

C’è un botticino
che mesce due sorte di vino. (l’uovo)

Uccellin che passa il mare
tiene strette le sue ali
tiene stretti l’ali e il becco
parla italiano, francese, tedesco. (la lettera)

Cosa fa una gallina quando va da un marciapiede all’altro?
Attraversa la strada.

Qual è quell’animale che cammina con i piedi sul capo?
Il pidocchio.

Come si deve prendere un pollo per ucciderlo?
Vivo.

Che fanno tre polli su di un muro?
Un numero dispari.

Perchè le oche attraversano la strada camminando una dietro all’altra?
Per andare dall’altra parte.

Chi abbaia più forte di un cane?
Due cani.

Che cos’è un asino?
Un cavallo che non ha terminato gli studi

Qual è quell’animale che vivo ha le budella in corpo e morto il corpo nelle budella?
Il maiale.

Un elefante cade in un lago. Come lo tiri fuori?
Bagnato.

A che famiglia appartiene l’oca?
A quella che la compera.

Qual è l’animale più veloce?
Il pidocchio perchè è sempre in testa.

Perchè il baco da seta è furbo?
Perchè mangia la foglia.

Una scimmia si arrampica su di un albero e si siede su una foglia. Cosa fa?
Cade.

Cosa fa una gallina quando va da un marciapiede all’altro?
Attraversa la strada.

Cosa fa un asino cieco al sole?
Ombra.

Perchè le cicale non dormono d’estate?
Perchè sono destate.

Cosa fa una gallina quando va da un marciapiede all’altro?
Attraversa la strada.

Qual è l’animale che ha il pelo di gatto, gli occhi di gatto, i baffi di gatto, la coda di gatto, la voce di gatto… ma non è un gatto?
La gatta.

Più piccola sono e più si ha paura di incontarmi
La passerella sul burrone.

Durante la vita bevo acqua salata, dopo la morte acqua dolce. Chi sono?
La spugna.

Tutti mi prendono per il collo, ma non sono una bottiglia.
La cravatta.

Lo si può battere, ma non picchiare.
Il tempo musicale.

Vola e non è un uccello, vola velocissimo e non è un aeroplano, può rodere e non è un tarlo.
Il pensiero.

Sono inseparabili, ma il secondo che è innocuo spaventa molto più del primo che è più pericoloso.
Il lampo e il tuono.

Se c’è non si vede e se si vede non c’è. Cos’è?
Il buio.

Che cos’è che attraversa il prato senza muoversi?
Il sentiero

Qual è la città più pericolosa ed esplosiva?
Granata

Qual è la città che detta la maniera di vestire?
Foggia

Qual è la città più profumata?
Colonia

Qual è la città che ha sei occhi?
Treviso

Qual è la città dove le persone stanno sempre sedute^
Assisi

Qual è la città la città più mattiniera?
Alba

Qual è la città più luminosa?
Lucerna

Qual è la città più religiosa?
Monaco

Qual è la città preferita dagli animali?
Prato

Qual è la città più perseverante?
Costanza

Qual è la città che senza il cuore diventa triste?
Tri – e- ste

Qual è la città italiana che proibisce l’oro?
Or – vieto

Qual è la città  più ghiotta?
Lecco

Indovinelli – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Metodo Montessori: metodologia di insegnamento, dal capitolo IV – Il metodo Montessori

Metodo Montessori: metodologia di insegnamento, dal capitolo IV – Il metodo Montessori. Considerato il fatto che, grazie al clima di libertà nel quale sono immersi a scuola, i bambini possono manifestare le loro tendenze naturali, e che a tal fine abbiamo preparato l’ambiente ed i materiali (gli oggetti con cui il bambino lavora), l’insegnante non deve limitare la sua azione all’osservazione, ma deve continuare a sperimentare.

In questo metodo la lezione corrisponde ad un esperimento continuo.

Nei primi giorni di scuola l’insegnante non può dare lezioni collettive. Tali lezioni saranno comunque sempre molto rare anche in seguito, dal momento che i bambini non sono liberi nel loro apprendere se hanno l’obbligo di rimanere al loro posto tranquilli e pronti ad ascoltare l’insegnante, e di vedere cosa sta facendo. Le lezioni collettive sono di importanza molto secondaria, e sono state quasi del tutto abolite nelle scuole Montessori.

CARATTERISTICHE DELLE LEZIONI INDIVIDUALI: Concisione, semplicità ed oggettività.

La lezione, quindi, è individuale, e la brevità deve essere una delle sue principali caratteristiche.  Più saremo stati capaci di eliminare da essa tutte le parole inutili, più perfetta sarà la lezione. E nel preparare le lezioni l’insegnante deve prestare particolare attenzione a questo punto, e contare e pesare il valore delle parole che sta per utilizzare col bambino.

Un’altra qualità caratteristica della lezione è la sua semplicità. Essa deve essere spogliata di tutto ciò che non è verità assoluta: le parole dovrebbero essere attentamente scelte ed essere le più semplici che è possibile trovare, e naturalmente devono fare riferimento alla verità.

La terza qualità della lezione è la sua oggettività. La lezione deve essere presentata in modo tale che la personalità dell’insegnante deve scomparire. Deve rimanere in piena evidenza solo l’oggetto a cui si vuole richiamare l’attenzione del bambino. Questa lezione, breve e semplice, deve essere considerata dall’insegnante come una spiegazione dell’oggetto e dell’uso che il bambino può fare di esso.

Durante la lezione,  la guida fondamentale deve essere il metodo di osservazione, metodo che include la piena comprensione della libertà del bambino. L’insegnante deve osservare se il bambino si interessa all’oggetto, come è questo interesse, per quanto tempo si protrae, ecc.., anche notando l’espressione del suo viso.

Ma deve sempre fare molta attenzione a non offendere il principio di libertà.

Infatti, se si porta il bambino a compiere uno sforzo innaturale, tale situazione impedirà l’osservazione scientifica dell’attività spontanea del bambino.

Se dunque la lezione, per quanto preparata secondo le regole di   semplicità, brevità e verità non è compresa dal bambino, cioè non è da lui accettata come una spiegazione dell’oggetto, il maestro dovrà:

– in primo luogo,  non insistere ripetendo la lezione;

– in secondo luogo, non fare sentire il bambino come se avesse commesso un errore, o come se non fosse capace di comprendere, perché così facendo lo spingerebbe a fare uno sforzo per capire, e quindi a modificare quello stato naturale che dovrebbe essere l’oggetto dell’osservazione psicologica del maestro.

Un piccolo esempio può illustrare meglio questo punto

Supponiamo che l’insegnante voglia insegnare ad un bambino i due colori rosso e blu, e che quindi voglia attirare l’attenzione del bambino verso tale oggetto. Dice, dunque: -Guarda questo-. Poi, mostrandogli il rosso: -Questo è il rosso.-, alzando leggermente il tono di voce e pronunciando la parola “rosso” lentamente e chiaramente. Poi mostrerà il secondo colore dicendo: -Questo è il blu-. Infine, per assicurarsi che il bambino abbia capito, gli dice: -Dammi il rosso…- , -Dammi il blu…-. Supponiamo che il bambino in questa ultima fase della lezione faccia un errore. L’insegnante non ripete e non insiste, sorride, dà al bambino una carezza amichevole e porta via i colori.

Gli insegnanti di solito sono molto sorpresi da tanta semplicità. Spesso dicono: “Ma tutti sanno fare una lezione così!”  E in  effetti è un po come l’uovo di Colombo… ma la verità è che non è affatto vero che tutti sanno come fare le cose in modo semplice, che tutti siano in grado di creare una lezione con tanta semplicità.

Misurare la propria attività, rendere il proprio insegnamento conforme ai principi di chiarezza, brevità e verità, è nella pratica una questione molto difficile.

Spesso, senza renderci conto, investiamo i bambini con parole inutili e addirittura false. Poniamo l’esempio di un insegnante che sceglie di utilizzare il metodo della lezione collettiva, e che inizia la sua lezione in questo modo per presentare i colori rosso e blu: -Bambini, riuscite a indovinare quello che ho in mano?-. Questo insegnante naturalmente sa bene che i bambini non possono indovinare, e quindi attira la loro attenzione per mezzo di una menzogna. Poi dice: -Guardare il cielo… Guardate il mio grembiule… Sapete di che colore è? Non vi sembra dello stesso colore del cielo? Molto bene allora, guardare questo colore che ho in mano. E’ dello stesso colore del cielo e del mio grembiule. E’ blu. Ora guardatevi intorno e vedete se è possibile trovare qualcosa di blu anche nella nostra stanza…  E sapete di che colore sono le ciliegie?  E la brace nel camino?-. Ecc…

Ora, nella mente del bambino, dopo aver fatto lo sforzo inutile di cercare di indovinare l’oggetto nelle mani dell’insegnante, dopo che intorno a tale oggetto è ruotata una confusione di idee varie (il cielo, il grembiule, le ciliegie, ecc…), sarà difficile estrarre da tutta questa confusione il riconoscimento dei due colori blu e rosso. Tale lavoro di selezione è quasi impossibile per la mente di un bambino che non è ancora in grado di seguire un lungo discorso.

Ricordo di essere stata presente ad una lezione di aritmetica, dove ai bambini veniva insegnato che due e tre fanno cinque. A tal fine, l’insegnante aveva fatto uso di perline colorate. Aveva preparato due perline sulla riga superiore, poi su una linea inferiore  tre perline, e infine ancora più in basso cinque perline. Non ricordo molto chiaramente lo sviluppo di questa lezione, ma ricordo che l’insegnante aveva ritenuto necessario porre accanto alla fila di due perline una piccola ballerina di cartone con una gonna blu, che aveva battezzato col nome di uno dei bambini della classe, dicendo: -Questa è Mariettina-. E poi, accanto alle altre tre perle una ballerina vestita di un colore diverso, “Gigina”. Non so esattamente come l’insegnante sia poi arrivata alla dimostrazione della somma, ma di certo ha parlato a lungo con questi piccoli danzatori, spostandoli su, giù, ecc…  Se ora io ricordo i ballerini più chiaramente del processo di aritmetica, come deve essere stato con i bambini? Se da un tale metodo sono stati in grado di apprendere che due più tre fa cinque, devono aver fatto un enorme sforzo mentale!

In un’altra lezione un’insegnante voleva dimostrare ai bambini la differenza tra rumore e suono. Ha iniziato raccontando una lunga storia. Poi, all’improvviso, qualcuno in combutta con lei ha bussato rumorosamente alla porta. L’insegnante si è fermata e si è messa a gridare: -Che cosa è successo! Che problema! Bambini, sapete cosa ha fatto questa persona alla porta? Non posso più andare avanti con la mia storia, non la ricordo più. Dovrò lasciarla incompiuta. Sapete cosa è successo? Avete sentito? Avete capito? Quello era un rumore, un rumore. Oh! Avrei preferito giocare con questo piccolo bambino ( riprendendo un mandolino che aveva vestito in una copertina). Sì, caro bambino, avrei proprio preferito giocare con te. Vedete questo bambino che ho in mano fra le mie braccia?-  Diversi bambini hanno risposto: -Non è un bambino-. Altri dicevano: -E’ un mandolino-. Ma l’insegnante ha continuato: -”No, no, è un bambino. Volete che ve lo dimostri? Mi sembra che il bambino stia piangendo. O, forse sta parlando, forse sta per dire papà o mamma.- Quindi ha messo la mano sotto la coperta e ha toccato le corde del mandolino. -Ecco! Avete sentito il bambino piangere? Avete sentito bussare alla porta? -Poi ha scoperto il mandolino e ha cominciato a suonarlo dicendo: -Questo è il suono-.

Supporre che il bambino da una  lezione come questa possa arrivare a capire la differenza tra rumore e suono, è ridicolo.

Il bambino avrà probabilmente l’impressione che o la maestra ha voluto giocare uno scherzo alla classe, oppure che è una persona un po’ matta, perché ha perso il filo del suo discorso quando  interrotta dal rumore, e perché ha scambiato un mandolino per un bambino.

Certamente, è la figura della maestra che si è impressa nella mente del bambino attraverso una tale lezione, e non l’oggetto della lezione stessa.

Questi esempi dimostrano che per un maestro preparato secondo i metodi tradizionali, è molto difficile arrivare a tenere lezioni semplici.

Ricordo che, dopo aver spiegato il materiale in modo dettagliato, ho chiamato uno dei miei maestri per insegnare, per mezzo degli incastri geometrici, la differenza tra un quadrato e un triangolo. Il compito del docente era semplicemente quello di inserire un quadrato e un triangolo di legno negli spazi vuoti fatti per riceverli, e mostrare al bambino come  seguire con il dito i contorni dei pezzi di legno e delle cornici in cui si inseriscono, dicendo: -Questo è un quadrato… questo è un triangolo-.

L’insegnante che avevo chiamato ha iniziato facendo toccare al bambino il quadrato e dicendo: -Questa è una linea, questa un’altra…, un’altra…, e un’altra.  Vi sono quattro linee. Contale con l’indice e dimmi quante sono. E gli angoli, conta gli angoli, sentili col tuo indice. Vedi, ci sono anche quattro angoli. Guarda bene questo pezzo. Si tratta di un quadrato. ”

Ho corretto l’insegnante, dicendogli che in questo modo non stava insegnando al bambino a riconoscere una forma, ma gli stava dando un’idea di lati, di angoli, di numero, e che questa era una cosa molto diversa da quella che doveva insegnare al bambino attraverso questa lezione. Non è la stessa cosa.

E’ infatti possibile per il bambino avere un’idea della forma del quadrato senza saper contare fino a quattro. I lati e gli angoli sono astrazioni che di per sé non esistono; ciò che esiste è questo pezzo di legno di una determinata forma. Le spiegazioni elaborate del maestro non solo confondono la mente del bambino, ma creano ancora maggior distanza tra il concreto e l’astratto, tra la forma di un oggetto e la matematica.

Non crediamo che il bambino sia troppo immaturo per apprezzare la forma nella sua semplicità; non è affatto uno  sforzo per lui guardare una finestra quadrata o una tavola, o riconoscere le forme negli oggetti nella sua vita quotidiana. Per richiamare la sua attenzione su una determinata forma basta tenere presente che il bambino ha già ricevuto un’impressione di quella forma nel suo quotidiano, ed ora si tratta soltanto di fissarne l’idea. E’ come se, mentre stiamo guardando distrattamente la riva di un lago, un artista improvvisamente ci dice: -Com’è bella la curva che prende la costa, là, sotto l’ombra di quella rupe.-

Ed a queste parole, ciò che stavamo guardando distrattamente, si imprime nella nostra mente come se fosse stata illuminata da un improvviso raggio di sole, e noi sperimentiamo la gioia di questa consapevolezza. Il nostro dovere nei confronti del bambino è proprio questo: gettare raggi di luce sul suo cammino.

Per quanto riguarda la psicologia infantile, c’è ancor oggi una grandissima quantità di pregiudizi che allontanano da una conoscenza reale dell’argomento.  Abbiamo, fino ad oggi,  voluto dominare il bambino con la forza, con l’imposizione di leggi esterne.

E così i bambini hanno vissuto accanto a noi senza che noi potessimo conoscerli. Ma se riusciamo ad eliminare totalmente  l’artificialità nella quale li abbiamo avvolti, e la violenza attraverso cui abbiamo scioccamente pensato di educarli, allora essi ci riveleranno tutta la verità della natura infantile.

Maria Montessori

Poesie e filastrocche PAESE QUARTIERE CITTA’

Poesie e filastrocche PAESE QUARTIERE CITTA’ – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Dalla mia finestra 

M’affaccio alla finestra,
e vedo un mondo intero.
C’è una casetta bianca
e c’è un camino nero…
C’è un pezzetto di prato
e un alberello verde,
c’è, in alto, in alto, il cielo
e l’occhio ci si perde;
vi passano le nuvole,
la luna, il sol, le stelle…
nel mio piccolo mondo,
oh, quante cose belle!  (L. Schwarz)

Il mercato
Quanta gente c’è al mercato
c’è chi va per curiosare,
ma finisce per comprare.
C’è chi invece ha il tornaconto
d’ottenere un po’ di sconto
e combina pure lui
un acquisto non previsto.
Al mercato puoi trovare:
camiciole, pentolini,
scarpe, fiori, calzettini,
melanzane, cipolline
e insalate riccioline…
Quanti suoni, che colori!
Che gazzarra mamma mia;
ho la testa frastornata,
io ritorno a casa mia.
(Elpidio)

Paese 

Tre case di mattoni;
una chiesa per le orazioni;
una torre con due campane,
un forno per il pane;
la gallina che canta l’uovo
una scuola col tetto nuovo;
un vasetto con un fiore,
un giardino per chi vuole…
è un paese, ve l’ho detto,
che starebbe in un fazzoletto. ( R. Pezzani )

 

 Villaggio di montagna 

Sulla cima d’un monte verde
c’è un villaggio di poche case
che dipinto sembra nel cielo.
E’ un paese sospeso in aria
or si vede, or non si vede:
tra le nuvole si disperde.
Ma la sera, che luminaria!
C’è la luna che si dondola
sulla punta del campanile
ed è là: sembra una gondola,
a far lume a quel villaggio (G. Noventa)

 

Paesino

Paesino chiomato di vento,
fra i castagni che fan girotondo,
gaio squittire, l’estate, ti sento
col bel cuore pulito e giocondo.
La chiesina sul fianco ti sta
con tre campane rotonde e piccine
che han la dolcezza della bontà,
dentro le gole turchine, turchine. (I. Dell’Era)

 

Notte in paese

Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura;
ma il cuor piccino non ha paura,
anzi è preso da un dolce incanto.
Cosa c’è che lenta si leva
per il cielo vasto e d’oro?
C’è una luna di rosa e d’oro,
che sembra un fiore di primavera.
Cosa c’è nell’aria quieta,
come un pianto grave e soave?
C’è la campana che prega l’Ave
e accarezza ogni pena segreta.
Che cos’ha per compagnia
la piazzetta solitaria?
Ha la fontana che sempre varia
la sua canzone di fantasia. (D. Valeri)

 

Paese
Tu, per me, sei tanto bello
paesello di campagna
stretto attorno al campanile:
hai due file di cipressi
tre campane
vive come melegrane,
tante azzurre campanelle
e di notte mille stelle.
Verso sera sul sagrato
porti bimbi in girotondo,
sei piccino,
ma per me sei come il mondo.
Sei piccino:
basta un lampo
perchè il campo tremi d’oro;
basta un soffio di levante
perchè il pioppo tocchi il moro.
Così bello, così bianco
non mi stanco di guardarti,
mi vien voglia di baciarti,
paesello,
paesello! (L. Davanzo)

 

Rio Bo

Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde ponticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla… ma però…
c’è sempre sopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso…
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata!
Chi sa
se nemmeno ce l’ha
una grande città. (A. Palazzeschi)

 

Alba in un paese di montagna

Rintocchi assonnati
dell’Ave Maria
nell’aria pungente.
Attorno
l’antico silenzio
e odore di pane
appena sfornato.
Seduto sul muro
del piccol sagrato
un candido vecchio
immerso nel ciel mattinale
attende paziente
che suoni la messa. (C. Gaioni)

 

Villaggio cinese

Tre capannucce formano
l’estatico villaggio;
s’incrocian tre straducole
sul ponticel di faggio;
si cela lo scoiattolo
ch’ode un bambu frusciar,
ruba oro e incenso agli alberi
l’onda e li reca al mar. (Yu – Tsuen)

 

Paese

Noi percorremmo tutto il paese nell’ora
che tornano gli asini col carico di legna
dalle cime profumate della Serra.
Raspavano le orecchie pelose contro le grezze
muraglie delle case, e tinniva, attaccata al collo,
la campanella della capretta che il vecchio
trascina al buio come un cane. Qualcuno
ci disse buona notte seduto davanti alla porta.
Le strade sono così strette e gli arredi
stanno così addossati alle soglie che noi
sentimmo friggere, al nascere della luna,
i peperoni calati nell’olio. (L. Sinisgalli)

 

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche: I gatti

Poesie e filastrocche: I gatti. Una raccolta di poesie e filastrocche sui gatti, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Il giornale dei gatti
I gatti hanno un giornale
con tutte le novità
e sull’ultima pagina
la “Piccola Pubblicità”.
“Cercasi casa comoda
con poltrone fuori moda:
non si accettano bambini
perchè tirano la coda”.
“Cerco vecchia signora
a scopo compagnia.
Precisare referenze
e conto in macelleria.”
“Premiato cacciatore
cerca impiego in granaio”.
“Vegetariano scapolo,
cerca ricco lattaio.”
I gatti senza casa
la domenica dopopranzo
leggono questi avvisi
più belli di un romanzo:
per un’oretta o due
sognano ad occhi aperti,
poi vanno  a prepararsi
per i loro concerti. (G. Rodari)

Il mio gattino
Com’è bello il mio gattino,
tutto nero e vellutato,
bianco solo ha il bel nasino
come fosse incipriato.
Ha due baffi… oh che baffoni!
E gli occhietti? …che bricconi!
Lo vedeste! M’è d’attorno
a scherzare tutto il giorno;
e se, stanca, m’allontano,
torna presto, piano piano.
Quando, attenta, fo il dovere,
mi disturba… ch’è un piacere:
e la penna, che va in fretta
vuol fermar con la zampetta. (P. Marcati)

Ninna nanna
Sui tetti è il gatto nero,
che sta sopra pensiero.
Dall’alto del camino
si affaccia un topolino,
ma vede il gatto e scappa,
va giù dentro la cappa.
Si salva il topolino
e dorme il mio bambino. (C. Del Soldato)

Il codino traditore
Il codino
di un topino
fuor da un buco un dì spuntò.
Venne il gatto
quatto quatto,
e coi denti l’afferrò.
Il topino,
poverino,
pianse forte e si lagnò.
Proprio in quella,
questa è bella,
un gran cane capitò.
Ed il gatto,
quatto quatto,
impaurito se ne andò.
Il topino
il suo codino
dentro il buco ritirò. (A. Cuman Pertile)

 

Il gatto
Sulla sedia accoccolato
fa l’ipocrita, il ghiottone,
tu lo credi addormentato
ma non dorme, quel sornione!
Tutto vede, a tutto è attento,
e prepara il tradimento. (E. Berni)

 

Musotondo
Il mio gatto Musotondo
verdi ha gli occhi e il pelo biondo.
Col nasetto impertinente
canzonar sembra la gente.
E’ una birba a tutta prova
che ogni dì ne fa una nuova:
proprio adesso il bricconcello
s’è cacciato in un cappello.
Vi si affaccia da padrone
quasi fosse il suo balcone.
E da lì contempla il mondo
il mio gatto Musotondo. (L. Schwarz)

 

Il mio gattino
Fufi, ha nome il mio micetto;
è carino e assai furbetto,
il suo pelo è bianco e nero,
un musin poco sincero.
Con lui gioco di sovente,
mi diverto lungamente;
lui si lascia, poverino,
prender anche pel codino.
La pazienza perde presto
sol se troppo son molesto;
ed allor che fa il micino?
Sa allungare lo zampino.
Quando dormo nel lettino
mi si accosta pian pianino;
s’accovaccia, poi m’annusa,
poi si mette a far le fusa.
Quando mamma via lo caccia,
perchè ha fatto il malandrino,
egli corre fra le braccia
del suo caro  padroncino. (D. Vignali)

Preghiera del gatto
Signore,
sono il gatto.
Non che abbia qualcosa da chiederti!
No…
Non chiedo nulla a nessuno;
ma,
se per caso, in qualche granaio del cielo,
tu avessi un topolino bianco,
o un piattino di latte,
conosco qualcuno che lo gradirebbe.
Non maledirai un giorno
tutta la razza canina?
Se così fosse direi:
così sia.
(C. Bernos de Gasztold)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Poesie e filastrocche sul fuoco

Poesie e filastrocche sul fuoco – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La fiamma
Io sono la fiamma,
di rosso vestita
che fischia e scoppietta,
che sibila ardita
che lesta serpeggia,
che alzandosi fugge
io sono la fiamma,
che tutto distrugge.
Io sono la fiamma,
che sprizza faville
che aspira, s’innalza,
che schizza scintille
che scalda, che cuoce,
che splende, che fuma
io sono la fiamma,
che tutto consuma.
G. Noseda

 

Fiamma
… e la fiamma guizza e brilla
e sfavilla
e rosseggia balda audace,
e poi sibila e poi rugge
e poi fugge
scoppiettando da la brace…
da Congedo di G. Carducci

 

Il fuoco
Con la tua viva fiamma
con le tue rosse braci,
fuoco della mia caa
tanto tanto mi piaci.
La tua voce piccina
mi tiene compagnia:
rallegra, la tua luce,
la casettina mia.
Mi racconta del bosco
le serene storielle,
quando i rami sognavano
col sole e con le stelle.
Tu mi scaldi le mani
i piedi infreddoliti,
mi cuoci i cibi buoni
asciughi i miei vestiti.
Ti voglio bene, fuoco,
della casetta mia
che mi doni tepore
dolcezza ed allegria.
T. Romei Correggi

 

Cantilena
Un legno non fa fuoco
e due ne fanno poco;
con tre fai un fuocherell,
con quattro l’hai più bello.
Che se poi tu ci metti
del bosco due ciocchetti,
che vivida fiammata,
che bella la vampata!
Che soave colore
che ti consola il cuore!
E salgono le faville
al cielo a mille a mille
a cercare le stelline,
lontane sorelline.
E. Camillucci

 

Il fuoco
Com’è gaio, com’è bello
nel camino il fuocherello!
Giallo, rosso, a lingue, a sprazzi,
tutto fiamme, tutto razzi!
Par che dica: “Su, piccino,
vieni, vieni qui vicino!”.
“No no no, non ci verrò:
che tu bruci io ben lo so!
Perciò caro focherello,
che scoppietti allegro e bello,
ti saluto con la mano
ma da te sto ben lontano!”
Hedda

 

Dinanzi al caminetto

Io la sera intera
spendo con gran diletto
dinanzi al caminetto.
Danzan le fiamme sugli enormi alari
volubili e scherzose e suonan liete
la stanza empiendo di giocondi e vari
riflessi, mentre sopra la parete
si muovono inquiete
l’ombre e i profili neri
dei mobili severi. (V. Bettelloni)

 

Caminetto

Ancora non accesa è la lucerna
ma la stanzetta è tutta chiara, e brilla
a tratti con la fiamma che sfavilla
come un’occhiata lucida materna.
E mentre il vento strepita di fuori
e batte alle finestre con dispetto,
noi c’indugiamo presso il caminetto
che allegramente scalda i nostri cuori.
I cuori scalda e illumina la faccia
china nell’ombra sugli antichi alari,
ed incoraggia i lieti conversari
ed i pensieri lugubri discaccia. (M. Moretti)

 

Le monachine

Siedono i bimbi intorno al focolare,
e pigliano diletto
coi visi rubicondi a riguardare
le monachine, mentre vanno a letto.
“Oh monachine scintillanti e belle
che il camin nero inghiotte,
volate forse a riveder le stelle?
Buona notte, faville, buonanotte.
Mandano i tizzi un vago scoppiettio
mentre che voi partite:
forse è una voce di gentil desio
che vi prega a restare, ma voi salite,
ma voi salite frettolose a schiere,
però che è giunta l’ora
e ritarda le stelle a rivedere
e a sè vi chiama una miglior dimora.
“Dove li avete i candidi lettini
a cui volate a frotte?
Forse tra i coppi, accanto agli uccellini?
Buona notte, faville, buonanotte.
Siedono i bimbi intorno al focolare,
assorti in tal pensiero:
le monachine seguono a volare
su per la cappa del camino nero. (E. Panzacchi)

 

Poesie e filastrocche sul fuoco – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche ACQUA

Poesie e filastrocche ACQUA – una raccolta di poesie e filastrocche sull’acqua, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La goccia (G. Noseda)

Io sono la piccola
garrula goccia
che sgorga timida
fuor dalla roccia
sono la gocciola
fresca e lucente
che scende querula
lungo il torrente
sono la tremula
splendente stilla
che mite e placida
nel lago brilla
e con innumeri
gocce sorelle
nell’ampio oceano
specchio le stelle.

 

Acqua (E. Minoia)
Acqua fresca che saltelli,
canticchiando sopra i massi
ti salutan gli alberelli,
ristorati quando passi.
E son liete l’erbe e i fiori,
di specchiarsi nel tuo seno
mentre in altro ti sorride,
il bel ciel terso e sereno.

 

Amo (G. Noseda)
Amo il bel fuoco ardente,
e rosso, che scintilla
che s’alza arditamente,
che scalda, guizza e brilla.
La luce amo, splendente,
di qua, di là, d’intorno
che chiara e trasparente,
mi rende bello il giorno.
Amo l’acqua fluente,
azzurra tersa e viva
distesa dolcemente
tra l’una e l’altra riva.
Amo la terra bruna che,
madre di noi tutti
nel grembo suo ci aduna,
e nutre dei suoi frutti.

 

La canzone dell’acqua
Sotto il ponte, l’acqua chiara
fa una conca, tutta cielo;
vi si specchiano, ridendo,
due casette e un pino nero.
Ma, correndo, l’acqua canta
le novelle ai pesciolini,
quelli verdi e quei d’argento,
che s’inseguon più piccini:
“Nasco, su, da una sorgente
fra due sassi di montagna;
son ruscello e poi torrente,
son cascata e poi fiumana;
ma di correre ho gran fretta,
perchè il mar, laggiù, m’aspetta.
Il gran mar con le tempeste,
le balene e i pescicani
e le navi che van leste
ai paesi più lontani. (M. Mazza)

 

L’acqua
Ora sonante e torbiba
precipito dal monte,
or limpida e freschissima
zampillo dalla fonte.
Nel basso piano immobile,
talora imputridita,
coi miasmi pestiferi
insidio la tua vita.
Ed or con veste candida,
bella figlia del cielo,
il suol ricopro e gli alberi
del soffice mio velo.
Così, irrequieta, instabile,
muto forma e colore;
son limpida, son solida,
sono tenue vapore. (E. Berni)

 

L’acqua
Acqua pura di sorgiva
chi ti tocca ti sente viva,
chi ti porta via col secchio
porta il cielo in uno specchio.
Beve luce chi ti beve,
eri nuvola, eri neve,
eri canto di fontana
eri squillo di campana.
Sei la gioia del giardino
sei la forza del mulino.
Pellegrina affaccendata
tornerai dove sei nata. (R. Pezzani)

 

Acqua
Sempre indocile, trepida, infantile,
con che dolcezza timida ti lagni
nella discreta pace di un cortile!
Ma lietamente garrula, tra spini
d’agreste fosso, il misero accompagni
per ombre solitarie di cammini. (F. Pastonchi)

 

Fontanella
Perchè stasera la fontanella
piange con tanta malinconia?
Eppure è nata di già una stella
e farle un poco di compagnia.
E non è molto che la comare
venne ad attingere l’ultima secchia,
non fece quindi che chiacchierare
allegramente con ogni vecchia.
La luna, invece, tanto curiosa,
nella sua lunga pallida via,
di sopra i tetti vide, ogni cosa,
sa d’ogni pena, lieve che sia.
E sa che, quando l’aria dorata
a poco a poco si fa più scura,
forse sentendosi abbandonata,
la fontanella quasi ha paura. (Guazzoni)

 

La fontanina
Sola, ai piedi del monte
tutto verde di aberi,
sta una piccola fonte
che sa molti segreti.
Sa i segreti dei grilli
e i sospiri dei fiori,
d’ogni uccello sa i trilli
e d’ogni alba i colori.
Nelle notti d’argento
mormora una canzone
e ridice col vento
le novelle più buone.
Sembra, il suo mormorio
gentile, una preghiera
che salga verso Dio
da un’anima sincera. (T. Stagni)

 

Filastrocca della fontana
Fontanella d’acqua ricciuta,
dico a tutti che t’ho bevuta:
ho bevuta quest’acqua matta,
cielo caduto, neve disfatta,
questa luce limpida e pronta
che un po’ canta e un po’ racconta. (R. Pezzani)

 

 

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Canto: La rondinella

Canto: La rondinella. Con testo, spartito stampabile (per flauto dolce e canto) e traccia mp3. Per bambini della scuola primaria.

Testo

Son qui sulla gronda,
che canto gioconda,
gli occasi e i mattini,
di porpora e d’or,
che tesso ai piccini,
la casa superba,
con muschi con erba,
con larve di fior.

Su prore ed antenne,
posando le penne,
fra il marzo ed il maggio,
mi reco dal mar,
e scordo il viaggio,
pensando al mio nido,
se un portico fido,
se un embrice appar.

Gran Dio se ti piacque,
recarmi sull’acque,
se l’esca segreta,
trovar mi fai tu,
deh rendimi lieta,
d’un raggio di sole,
pel nido e la prole,
non cerco di più.

Spartito stampabile e file mp3 qui:

Poesie e filastrocche: Le quattro stagioni

Poesie e filastrocche: Le quattro stagioni. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

I doni
Primavera vien danzando,
vien danzando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
ghirlandette di farfalle
campanelle di villucchi,
quali azzurre quali gialle
e poi rose a fasci e a mucchi.
E l’estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliegie lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien l’autunno sospirando,
sospirando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
qualche bacca porporina
nidi vuoti rame spoglie,
e tre gocciole di brina
e un pugnel di morte foglie.
E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
un fastel d’aridi ciocchi
un fringuello irrigidito,
e poi neve neve a fiocchi
e ghiaccioli grossi un dito.
La tua mamma vien ridendo
vien ridendo alla tua porta;
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo, ritto, un fiore;
ma tu dormi e non lo vedi. (A. S. Novaro)

Le stagioni

Diceva primavera: “Io porto amore
e ghirlande di fiori e di speranza”.
Diceva estate: “Ed io, col mio tepore,
scaldo il seno fecondo all’abbondanza”.
Diceva autunno: “Io spando a larga mano
frutti dorati alla collina e al piano”.
Sonnecchiando diceva inverno annoso:
“Penso al tanto affannarvi e mi riposo”.

Le quattro stagioni
Di fior si smaltano prati e giardini
attorno un’aura spira leggera;
gioite: arriva per voi, bambini, la primavera.
Ma già nel campo matura il grano,
dal sol le viottole sono infocate;
cantan cicale… suda il villano:
ecco l’estate.
Cade il settembre: le viti spoglie
furon dell’uve di licor piene,
l’aria rinfresca, cadon le foglie:
l’autunno viene.
Le notti allungano, s’infosca il cielo;
dal freddo il fiore spira consunto;
sulla campagna domina il gelo:
l’inverno è giunto. (E. Panzacchi)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Poesie e filastrocche – Il giorno e la notte

Poesie e filastrocche – Il giorno e la notte: una raccolta di poesie e filastrocche sul tema “il giorno e la notte”: le ore del giorno, la sera, l’alba, la luna, le stelle, il sole, ecc…

Le ore del giorno
Quando l’alba si avvicina
canta il gallo alla gallina
chicchirichiiiii!
Or che il sole s’è levato
ronza l’ape sopra il prato
zzzzzz!
e c’è pure l’agnellino
bruca e bela, poverino
beeeh!
Ecco l’ora meridiana
canta allegra la campana
din don!
Sulla strada l’asinello
sta incontrando suo fratello
ih oh!
Quando il sole si allontana
gracidando va la rana
cra cra!
Or la luna sale in cielo
trilla il grillo sullo stelo
cri cri!
Brilla solo un lumicino,
dorme quieto ogni bambino.

La sera
Tutt’intorno alla casa,
c’è un giardino di ciliegi.
Tutt’intorno ai ciliegi,
ronzano i calabroni.
Tornano gli aratori con l’aratro.
Le fanciulle camminano cantando.
Aspettano, le madri, con la cena.
Sotto i ciliegi,
la famiglia siede a mensa.
S’accende
la stella del vespro. La figlia
porta la cena in tavola. La madre
le vorrebbe insegnare… Ma non può.
L’usignolo le tronca la parola.
La madre dispone,
vicino alla casa,
i più piccoli figli.
Li fa addormentare.
Si addormenta con loro. Tutto tace.
Soltanto le fanciulle
non tacciono. E l’usignolo. (T. Scevcenko)

Canto d’uccellino
In cima a un’antica pianta,
nel roseo del ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta, cinguetta;
povera piccola gola,
ha in tutto una nota sola
e quella ancora imperfetta.
Perchè cinguetta? Che cosa
lo fa parer sì giulivo?
S’allegra d’essere vivo
in quella luce di rosa. (A. Graf)

L’alba sale
L’alba sale. Batte
qualche porta, qualche imposta;
i primi carri del latte
traballano, fanno sosta.
L’alba sale…
… e in alto, ancor più in alto, come un fiore
sullo stelo
tra le aiuole
delle nuvole, il sole, il sole, il sole! (N. Oxilia)

L’alba
Tutta dolce, tutta bianca,
l’alba sale il cielo azzurro…
Corre un fremito, un sussurro
sulla terra non più stanca;
ogni fiore si ridesta,
gli uccellini fanno festa…
Sorge a un tratto il sole d’oro;
bimbi ed uomini, al lavoro! (E. Bossi)

 

Le stelle
“Mammina, contiamo le stelle?”
“Oh, bimbo! E come vuoi fare?”
“Io scelgo lassù le più belle,
vedrai che son bravo a contare.
Ne ho scelte già dieci, già venti…
il cielo ne è tutto fiorito…
Le colgo… e in pochi momenti
le perdo… non ho mai finito!” (G. Fanciulli)

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Giochi di gruppo divertenti

Giochi di gruppo divertenti, per bambini della scuola d’infanzia e primaria, adatti al gioco a scuola ma anche ad animare i pomeriggi in compagnia, le festine di compleanno, ecc…

Il combattimento dei galli
Dividere i bambini in due squadre uguali. Tracciare sul terreno due righe distanti 5 metri circa tra loro. Disporre le due squadre sulle due righe e numerare i giocatori a coppie cioè un numero uno in entrambe le squadre, poi un numero due, ecc. Quindi l’insegnante chiamerà un numero. I due bambini chiamati, assumendo la posizione di gambe piegate e busto eretto, bracci flesse e mani all’altezza delle spalle verso l’avversario, si avvicinano al centro del campo a piccoli saltelli; giunti di fronte cercheranno di squilibrarsi a vicenda dandosi piccole spinte con mani contro mani.
Vincerà chi riuscirà a far sedere il compagno. Il punto andrà alla squadra del vincitore. Poi l’insegnante chiamerà un altro numero e così via fino all’esaurimento delle coppie. Vincerà la squadra che al termine del gioco avrà totalizzato un maggior numero di punti.

La rivincita dei topi
Si dividono i bambini in due squadre, e il campo in tre zone:
– la prima zona, da una parte, è la casa dei topi
– la seconda zona, nel mezzo, è il territorio di caccia
la terza zona, dalla parte opposta alla prima, è la casa dei gatti.
Nel mezzo del territorio di caccia si mettono una decina di sassi, o di birilli, o di palle, insomma oggetti facilmente afferrabili: sono le esche.
Si estrae a sorte chi deve cominciare per primo: ammettiamo che vengano estratti i topi.
Primo tempo:
Al via i topi escono dalla casa e vanno alla conquista delle esche, ma i gatti si precipitano per impedirlo. Se un gatto tocca un topo senza esca lo cattura. Se il topo ha già l’esca in mano, con il topo viene catturata anche la sua esca. I prigionieri devono rimanere nella casa dell’avversario finchè un compagno non li venga a liberare, toccandoli. Il prigioniero preso con l’esca, può scappare riportandosi via l’esca stessa. Ognuno è in salvo quando rientra nella propria casa. Il cacciatore di turno non può liberare i compagni prigionieri presi nel turno precedente.
Secondo tempo:
Mentre il gioco è in corso di svolgimento, dopo due minuti, il capogioco grida: “Cambio!” e i topi si rivoltano. Da cacciati diventano cacciatori. Però adesso i gatti possono prendere direttamente le esche che i topi non sono riusciti a prendere. Il topo che tocca il gatto lo cattura con le stesse modalità di cui sopra.
Terzo tempo (e successivi):
Dopo due minuti, nuovo cambio e così via.
Vince la squadra che riesce, alla fine del gioco, ad avere in casa il maggior numero di esche.

La corsa dei cavalli zoppi
Tutti i giocatori si dispongono a quattro zampe, dietro una linea di partenza. Procedono, quindi, avendo l’obbligo di correre, mantenendo sollevata la gamba destra. Chi non riesce, è temporaneamente squalificato. Il cavallo claudicante che riesce a portare a termine la corsa, raggiungendo la linea del traguardo, è proclamato vincitore e riceve il gran premio… una zolletta di zucchero!

Le streghe in corsa
I giocatori ricevono in consegna una bacchetta; un piccolo attrezzo di uso individuale, che si realizza adoperando un manico di scopa, opportunamente levigato. Quindi, si dispongono allineati alla partenza. Al via, si muovono tutti insieme per compiere il tratto che di divide dal traguardo, stando a cavalcioni della bacchetta, sostenuta con una mano davanti, e l’altra dietro; proprio come si legge nelle fiabe per bambini.
Se uno dei giocatori assume una posizione diversa da quella descritta, ha l’obbligo di uscire dal gioco.
Giunti al traguardo, i bambini-streghe, invertiranno la corsa, tornando verso la linea di partenza.
Chi arriverà per primo, sarà proclamato strega-campione, o campione delle streghe.

Corsa mista
Si tratta di un percorso diviso in cinque tratti, segnati con paletti, sassi, teli o sedie. Si può giocare solo per divertirsi, o trasformarlo in una gara a squadre, tracciando due percorsi identici uno accanto all’altro.
1. il primo tratto è corsa libera
2. il secondo tratto, un po’ più breve, è da percorrere su un piede solo
3. il terzo tratto va percorso a salti di rana
4. quarto tratto a salti a piedi uniti
5 l’ultimo tratto è di nuovo a corsa libera.

La volpe
Alle due estremità del terreno dove si gioca, ma a una certa distanza dal muro, viene tracciata una linea col gesso.
Lo spazio tra la riga e il muro si chiama casa. Nelle due case la volpe non può entrare; il resto del terreno èaperta campagna, e qui sta la volpe, che cerca di acchiappare tutti i polli che passano, correndo da una casa all’altra.
Quando la volpe acchiappa un pollo, deve tenerlo stretto il tempo di contare fino a dieci; se ci riesce il prigioniero diventa un’altra volpe e così sono in due a rincorrere i polli, che passano correndo da una casa all’altra. Naturalmente più volpi ci sono e più è difficile passare, ma una volta partiti da una casa, i polli non possono tornare indietro.

Arancia o limone
Due bambini si mettono di fronte, si prendono per le mani ed alzano le braccia ad arco: uno è l’arancia e l’altro è il limone (decidono segretamente prima e non lo dicono agli altri giocatori).
Gli altri bambini, in fila per mano, passano sotto l’arco mentre i due recitano la filastrocca: Noi siamo i fruttaioli, vendiamo i frutti buoni, ognun dica che vuole, l’arancia o il limone?
Alla parola limone l’arco si abbassa è un bambino rimane prigioniero, allora gli viene chiesto sottovoce se vuole essere arancia o limone, lui risponde sottovoce e va a mettersi dietro a quello dei due che ha preferito.
Il giro continua, finchè ad uno ad uno i bambini sono tutti prigionieri.
Allora col gesso si traccia una linea sul terreno; i limoni si mettono da una parte, le arance dall’altra, schiena a schiena.
I limoni tenendosi uniti l’uno all’altro, cercano di spingere le arance, che a loro volta spingono i limoni. Vince la squadra che riesce a passare la linea di confine.

Fuoco nel bosco (per giocatori dispari)
I bambini formano due cerchi, con un ugual numero di giocatori. Un altro bambino sta in mezzo ai due cerchi concentrici. Quelli che formano il cerchio interno stanno seduti (o inginocchiati); gli altri, che formano il cerchio esterno, stanno in piedi.
Il bambino  in mezzo al cerchio interno, grida: Il bosco brucia, correte! e tutti i bambini del cerchio esterno corrono più veloci che possono, finché il bambino in mezzo dice: Fermi!
Allora quelli che corrono e quello che ha gridato cercano di trovarsi un posto dietro a un bambino seduto. Chi non arriva in tempo resta fuori, ed è obbligato a dare il cambio al bambino in mezzo al cerchio.

I nemici
Per questo gioco occorre un certo numero di oggetti che costituiscano il bottino: oggetti che saranno divisi in parti uguali tra i due partiti.
La squadra è divisa appunto in due parti uguali ed il campo disponibile viene diviso in due territori da una linea mediana, mentre due linee di fondo, parallele alla linea mediana ed alla medesima distanza, sono tracciate ai lati estremi del campo; oltre queste linee di fondo sono sistemati gli oggetti di cui sopra, mentre i giocatori delle due squadre si trovano ciascuno sul proprio campo.
Al via i giocatori tentano di attraversare il territorio nemico per raggiungere il bottino e riportarne una parte (un oggetto a testa per ogni viaggio) nel proprio territorio.
Un giocatore che viene toccato in territorio nemico, diviene prigioniero e deve essere accompagnato da chi lo ha catturato oltre la linea di fondo, dove rimane fino a quando un compagno non lo liberi, attraversando indenne la line di fondo stessa.
Il giocatore che arriva indenne oltre il fondo del campo nemico, ha il diritto di riportare con sé o parte del bottino o un prigioniero ed il gioco resta sospeso per il tempo necessario a questa operazione, riprendendo non appena questi e l’eventuale compagno liberato hanno raggiunto il proprio territorio.
Vince la squadra che per prima riesce a catturare l’intero bottino. Il gioco può anche essere svolto a punti, assegnando due punti  per ogni frazione del bottino ed un punto per ogni prigioniero e quindi giocato a tempo.

La gimcana
Questo gioco richiede alternativamente spettatori e giocatori. Stabiliamo 4 o 5 identici percorsi con i seguenti punti obbligati:
1. girare due volte intorno a un sasso
2. scavalcare una sedia
3. colpire un birillo con una palla
4. passare sotto un bastone di scopa in bilico su due supporti, a circa 50 cm da terra
5. dare un calcio a  una palla
6. correre al traguardo.
Ogni errore comporta la ripetizione.

Gatto e topo
I bambini formano un cerchio ben serrato,  chinati a terra (non inginocchiati), meno uno che è il gatto. La palla è il topo.
Al comando “Gioco!”, i bambini si passano la palla facendola rotolare a terra e se la rimandano l’uno con l’altro, cercando sempre di mandarla a un compagno lontano dal gatto. La palla, prima di essere rimandata, deve sempre essere fermata con ambo le mani.
Il gatto intanto correrà nel cerchio cercando di toccare la palla con le mani, e quando ci sarà riuscito prenderà posto nel cerchio, sostituito come gatto dall’ultimo che l’ha lanciata.

Il combattimento dei galli

Dividere la scolaresca in due squadre uguali. Tracciare sul terreno due righe distanti 5 metri circa tra loro. Disporre le due squadre sulle due righe e numerare gli alunni a coppie, cioè un numero uno in entrambe le squadre, poi un numero due, ecc… L’insegnante chiamerà un numero. I due alunni chiamati, assumendo la posizione di gambe piegate e busto eretto, braccia flesse e mani all’altezza delle spalle verso l’avversario, si avvicinano al centro del campo a piccoli saltelli; giunti di fronte cercheranno di squilibrarsi a vicenda dandosi piccole spinte con mani contro mani. Vincerà chi riuscirà a far sedere il compagno. Il punto andrà alla squadra del vincitore. Poi l’insegnante chiamerà un altro numero e così via fino all’esaurimento delle coppie. Vincerà la squadra che al termine del gioco avrà totalizzato un maggior numero di punti.

Il lupo e la pecora

Fra i bimbi si sceglie un lupo. Gli altri vengono suddivisi in pecore e cani, ma il lupo ignora la parte rappresentata dai compagni. Il lupo sta in agguato. I cani fanno la guardia alle pecore, pronti a difenderle. E’ naturalmente vietato belare o abbaiare, e il lupo dovrà distinguere gli animali dal loro atteggiamento. D’improvviso il lupo aggredisce il gregge e tenta di catturare una pecora. Se riesce, la fa prigioniera, ma se invece afferra un cane, il cane vince. In questo caso il cane che ha vinto diventa lupo, le pecore eventualmente prigioniere tornano in libertà e il gioco ricomincia, dopo aver cambiato però le parti ai partecipanti al gioco, all’insaputa del nuovo lupo. Se un lupo non sbagliasse mai, sarebbe dichiarato vincitore assoluto.

Al soccorso

E’ il gioco comune di rincorrersi in un campo determinato del quale non si possono oltrepassare i confini, con la variante che il cacciatore non può prendere il compagno quando questo si sarà legato per mano con un altro. Quando la brigata è molto numerosa, sarà meglio disporre i giocatori in coppie, legati mano in mano, e si designerà una coppia come cacciatrice. Quando i cacciatori corrono il pericolo di essere raggiunti, gridano al soccorso: allora la coppia che è a loro più vicina cerca di riunirsi ad essa e salvarla. Il gioco riesce molto più interessante quanto più breve è il turno di gioco, e questo si otterrà quanto più velocemente i giocatori toccati daranno la caccia agli altri.

Bandiera

Si divide la classe in due squadre numerate progressivamente; sul campo si segnano tre linee parallele ed equidistanti. Sulle due linee esterne si dispongono in riga le due squadre. Sulla linea centrale si pone l’insegnante che, con una bandiera o un fazzoletto in mano, chiama un numero: esempio il numero 3. I numeri 3 delle due squadre si muovono di corsa e devono cercare di prendere il fazzoletto. Chi lo prende cerca di raggiungere il suo posto evitando di farsi prendere dal numero 3 dell’altra squadra. Se raggiungerà il suo posto, la sua squadra guadagnerà un punto. Se verrà toccato, il punto passerà all’altra squadra.

Lancio della palla

Quando i bambini giocano alla palla, posso farlo designando il nome di chi deve, volta per volta, raccoglierla. Il primo getta la palla e grida, ad esempio: “Marco!”. Soltanto il compagno che si chiama Maro prenderà la palla, e la lancerà a sua volta, gridando il nome di un altro, il quale, quando sia riuscito ad afferrarla, continuerà allo stesso modo. La palla però non va lanciata verso il bambino chiamato, ma verso l’alto, quanto più alto è possibile. Tanto meglio se al gioco assiste anche un arbitro che possa decidere la validità del lancio, se la palla è lanciata male. Quando il bambino nominato lascia cadere la palla, è escluso dal gioco. Viene escluso anche il giocatore che tocca la palla quando non è stato chiamato il suo nome. Infine sono dichiarati vincitori i due che rimangono ultimi nel campo.

Tempesta! Tempesta!

I giocatori sono seduti su delle sedie e formano un grande cerchio. Essi scelgono ciascuno il nome di un pesce o di un altro abitante del mare. Un giocatore, che rappresenta Nettuno, è seduto per terra in mezzo al cerchio;  quando decide di farlo grida, ad esempio: “Sardina e Tonno, cambiate!”. Immediatamente i due giocatori chiamati dovranno cambiare sedia, mentre Nettuno si alza e tenta di raggiungere una delle sedie. Se ci riesce, prende il nome del pesce e l’altro diventa Nettuno. Ma se non raggiunge nessun posto, torna al centro e chiama altri due pesci.  Si tanto in tanto Nettuno esclamerà: “Tempesta! Tempesta!”. Allora tutti i pesci si devono alzare insieme e cercare di cambiare sedia, e Nettuno ne approfitterà per tentare di trovarne una da occupare.

Chi tardi arriva, male alloggia

Tutti i giocatori tranne uno si dispongono in cerchio, con la fronte al centro. Quello rimasto fuori cammina all’esterno del cerchio e, quando lo crede opportuno, tocca sul dorso un giocatore, dicendo: “Vieni con me”, e continua il giro nella stessa direzione, ma di corsa, tentando di raggiungere il posto del giocatore toccato, prima che questi, proveniente anche lui di corsa, ma dalla direzione opposta, vi giunga. Quello dei due che rimane senza posto riprende il gioco.
Variante:
– al comando del capogioco “Cambio!” i due giocatori fanno dietro-front, correndo nella nuova direzione.

La quercia e il castoro

Immaginiamo un vecchio albero che abbia nel suo tronco un grosso buco, nel quale sia facile nascondersi.
Dividiamo i bambini in due gruppi, di cui uno costituisce il bosco di querce, e l’altro i castori; i castori devono essere di un’unità superiore rispetto alle querce.
Il gruppo delle querce si dispone in ordine sparso, ed ognuno  forma unendo le braccia un cerchio orizzontale davanti a sè (il buco nel tronco della quercia).
I castori, nel frattempo, si riuniscono in gruppo, ed al “Via!” dato dall’arbitro corrono per riuscire ad entrare in un buco di una quercia. Uno di loro resterà fuori.
L’arbitro ordinerà ogni tanto: “Cambio!”, e tutti i castori dovranno scambiarsi di quercia, mentre il castoro rimasto fuori tenterà di appropriarsi anche lui di una quercia lasciata libera, infilandosi tra le braccia messe a cerchio di un compagno.

Corri e passa

I bambini si dispongono in due file, una di fianco all’altra, e a una certa distanza si mettono due paletti (sedie, cestini o bandierine) che fungono da boa.
Al “Via!” il primo bambino di ciascuna fila, che ha nelle mani una piccola palla, parte di corsa, gira attorno alla bandierina, passa la palla al proprio compagno, prosegue la corsa e va a porsi in coda alla fila. Il gioco termina qualdo la palla ritorna nelle mani del bambino che ha iniziato il gioco, e vince la squadra che impiega il minor tempo a terminare il gioco.

Ai cantoni

Si faceva ordinariamente fra cinque giocatori, e si chiamava “ai quattro cantoni”. Quattro giocatori si collocavano ai quattro angoli della palestra o del campo da gioco, e si cambiavano il posto, mentre il quinto cercava di occupare uno qualunque dei posi lasciati vuoti.
Potendosi fare anche con un numero maggiore di giocatori, il gioco si dice “ai cantoni”. Qualora non si abbiano degli ostacoli precisi da indicare, i quali del resto in molti casi sono piuttosto pericolosi, si tracciano sul terreno, a distanze il più possibili uguali fra loro, tanti piccoli cerchi quanti sono i giocatori, meno uno.
I giocatori che sono in marcia, oppure liberi per il piazzale o per la palestra, al comando: “Gioco!” vanno di corsa ad occupare un posto: uno rimarrà fuori e dovrà poi procurarsi un posto, intanto che gli altri cercheranno di scambiarselo tra loro nel momento in cui presumono di poterlo fare senza perderlo.
Il gioco è interessante solo se chi lo dirige saprà renderlo molto movimentato, richiamando i partecipanti ora in marcia libera, ora in fila, per dare di sorpresa il comando “Ai cantoni… via!”

La Befana

Si traccia un rettangolo sul terreno. Con altre due linee parallele ai lati minori,  si formano tre rettangoli, due più piccoli alle estremità e uno maggiore al centro. In uno dei rettangoli minori si collocano i giocatori, e nell’altro la Befana.
Al comando: “Gioco!” la Befana esce di corsa dalla sua casa, cercando di toccare qualcuno dei suoi compagni, i quali pure di corsa, attraversano il campo per mettersi in salvo nella casa lasciata libera dalla Befana.
Se la Befana non riesce a toccare nessuno, va a mettersi nella casa opposta alla prima e si rifà il gioco. Se invece riesce, il compagno toccato diventa esso pure Befana, si lega mano in mano col primo, e il gioco continua.
A ogni ripresa di gioco, il numero delle Befane cresce, e si forma così una catena che non deve rompersi.
Solo le Befane che sono agli estremi della catena possono far prigionieri i compagni, i quali, non riuscendo più a  fuggire di lato, possono tentare di passare sotto le braccia delle Befane.
Il gioco finisce quando rimangono liberi uno o due giocatori, che saranno i vincitori.

Rosso e nero

Due squadre, “rossa” e “nera”, con ugual numero di componenti, si piazzano, schiena contro schiena, da una parte e dall’altra di una riga. Di fronte a ciascuna squadra, a 10 metri, una linea indica il limite del campo.
Al grido di “Rossa!” i componenti della squadra che porta questo nome, corrono verso la loro linea, inseguiti dagli avversari che cercano di prenderli.
La denominazione “rossa” e “nera” può essere sostituita con due nomi di animali, piante, ecc…

Il pallone nelle file

Si dispongono i bambini su quattro file uguali. Ogni capofila tiene con le due mani un pallone.  Al comando “Gioco!” ciascun capofila, volgendosi a sinistra, porge con le due mani la palla al compagno che gli sta dietro, e così di seguito fino all’ultimo. Dall’ultimo bambino il pallone deve ritornare al primo nella stessa maniera, ma dal lato opposto. Vince la squadra (o fila) che fa viaggiare il pallone con maggior rapidità.

La corsa con tre gambe

Ciascun giocatore, servendosi di un fazzoletto, lega una delle proprie gambe a quella del compagno che gli sta vicino. Si formeranno così le coppie.
Sarà bene segnare subito, sul terreno, una linea di partenza, e ad una certa distanza, quella di arrivo.
Si inizia la corsa.
La coppia che toccherà la meta senza fare ruzzoloni sarà dichiarata vincitrice.

Cacciatore  e lepre

Fissati i limiti oltre i quali nessuno dei giocatori può andare, il capo dice che il ragazzo Tizio è il cacciatore, mentre tutti gli altri sono le lepri.
Al comando “Caccia!” il cacciatore cerca di prendere uno dei compagni e, riuscendovi, egli diventa lepre, mentre l’altro entra nella sua funzione di cacciatore.
Coloro che fanno da lepre, quando si vedono in pericolo, possono difendersi dal cacciatore assumendo una data posizione, che le prime volte sarà fissata da chi dirige, ma in seguito potrà essere lasciata alla libera scelta dei ragazzi fra una serie di posizioni ginniche imparate. Condizione essenziale della validità della difesa è la correttezza delle posizioni assunte.
Questo gioco riesce utilissimo perchè oltre a far correre tutta la brigata, fa ripetere ai ragazzi alcune posizioni che al momento opportuno, per salvarsi, essi cercheranno di assumere nella forma più perfetta.
Se il capo si accorge che le lepri, per non essere prese, si muovono poco, può dividere il campo in due parti, avvertendo che al suo comando “Cambia!” le lepri devono passare da una parte all’altra.

Fuori e dentro

Dispongo gli alunni in due gruppi su due righe distanti 5 metri l’una dall’altra. Ogni bambino ha un numero. Ed ora braccia in fuori a doppio intervallo, fronte al centro.
I numeri 1 di ogni gruppo vanno a disporsi a 5 metri della propria riga, pronti per la partenza.
Al via partiranno veloci, entrando e uscendo a zig-zag nel proprio gruppo, passando sotto gli archi formati dalle braccia unite dei compagni.
Il primo arrivato in questa posizione porta un punto al proprio gruppo.
I numeri successivi fanno la stessa cosa. Risulta, alla fine, vincitore il gruppo che ha totalizzato più punti.

L’uovo nel cappello
I berretti o i cappelli dei giocatori sono posti tutti in fila in terra ai piedi di un muro. Vanno un tantino puntellati e messi in modo da potervi gettare bene la palla dentro. I giocatori si mettono in fila a distanza di otto passi dal muro e uno di loro lancia la palla in un cappello. Allora scappano tutti, meno quello a cui appartiene il cappello in cui la palla è caduta.
Egli deve prendere la palla più velocemente che può, e tirarla ad uno dei fuggiaschi.
Se lo colpisce, cede il turno, ma se invece non riesce a colpire nessuno, un sassolino viene messo nel suo cappello, a titolo di cattivo punto. Chi raccoglie il maggior numero di sassolini paga pegno.

Pronti per andare
All’ordine per due, per tre, per quattro, i bambini sono impegnati a sistemarsi immediatamente dietro o davanti al maestro a seconda dell’ordine stabilito.
Si deve evitare che ci siano rigide posizioni per cui si senta dire “questo è il mio posto!…”, “Il tuo è più dietro!…” ecc. Ogni alunno deve trovare immediatamente posto anche rispetto alla posizione che occupa quando riceve l’ordine.

Caccia a cavallo

Disporre i bambini in coppia, sul cerchio, in modo che uno funga da cavallo e l’altro da cavaliere. I cavalieri sono seduti a cavalcioni sopra il bacino (non all’altezza delle reni) dei cavalli che si pongono in ginocchio, a quattro zampe (mani in completo appoggio sul suolo, braccia distese, ginocchia in appoggio e gambe leggermente divaricate). I cavalieri sono in possesso di un pallone e si fanno dei passaggi. Se il pallone cade a terra, i cavalieri fuggono velocemente verso il rifugio, mentre gli allievi che fungono da cavalli si rialzano rapidamente e cercano di colpire con la palla un cavaliere che non sia ancora entrato nel rifugio. In caso di riuscita, il gioco riprende a ruoli invertiti, altrimenti si ricomincia  con i medesimi incarichi assegnati all’inizio.

Corsa dei cavalieri appiedati
Gli allievi sono disposti come nel gioco precedente. Ad un segnale dell’insegnante i cavalieri scendono da cavallo e compiono un giro completo di corsa, nel senso indicato, cercando di raggiungere il più rapidamente possibile i loro cavalli, montandovi sopra. L’alunno che per ultimo raggiunge la sua cavalcatura viene eliminato dal gioco, insieme con il cavallo.

Salto dei grilli
Tracciare due righe parallele distanti 5 metri. Le due squadre si dispongono in fila indiana sulle due righe. Il capofila, capitano del suo gruppo, al “via!” darà l’estremità di un bastone lungo 1,50 al secondo della propria fila, ed insieme, tenendolo orizzontale, lo faranno saltare ai restanti del loro gruppo. Nel saltare il bastone ognuno deve rimanere al proprio posto.
Arrivati all’ultimo il capitano si ferma in coda, mentre il socio, tornato all’inizio della fila porgerà il bastone a colui che si trova al primo posto; farà saltare con lui i compagni  e quindi si fermerà in cosa. E così via.
Il gioco termina allorchè il capitano verrà a ritrovarsi come capofila. La vittoria al gruppo che per primo termina l’operazione.

La capra
Una corda è attaccata ad un albero o a un palo. All’altro capo è allacciato, con giro alla cintura, un bambino. Tutti gli altri giocatori cercano di raggiungere l’albero o il palo senza essere toccati ca colui che è legato, il quale gira attento intorno al perno. Il primo che viene preso va a sostituire il compagno allacciato e il gioco riprende.

Corsa cronometrata
La funzione di cronometrare il tempo è assegnata, in questo gioco, ad un pallone.
Si divide la classe in due squadre, formate ognuna da un ugual numero di giocatori.
Una squadra viene disposta su di un cerchio (di ampiezza variabile a seconda dell’età dei giocatori) ed è quella dei lanciatori; l’altra viene disposta in fila (squadra dei corridori), dietro una linea di partenza ed alla distanza di circa 3 metri dal cerchio.

Il capitano della squadra dei lanciatori ha a sua disposizione una palla, ed ognuno dei componenti di detta formazione deve trovarsi in un cerchio piccolo (pedana dei lanciatori).

Al via, parte il numero uno dei corridori, mentre il capitano dei lanciatori inizia il gioco passando la palla al compagno vicino che, a sua volta, la trasmette al successivo. Il corridore, nel frattempo, compie l’intero giro del cerchio e consegna il fazzoletto al numero 2, che inizia la sua corsa.

Quando la palla è ritornata, dopo una serie di passaggi, nelle mani del capitano, si conta “un’ora”.
Il gioco prosegue finchè l’ultimo corridore ha compiuto il suo giro riconsegnando il fazzoletto al numero 1. In quel momento si arresta anche la palla e si calcolerà quanti passaggi sono stati effettuati (minuti) dopo l’ultima ora completa.

Per esempio, potremo avere 7 ore e 6 minuti, cioè sette giri completi della palla più sei passaggi.
Si invertono i compiti delle due squadre e al termine del gioco si raffrontano i due tempi ottenuti. Vince la squadra che ha impiegato il minor tempo. Qualora nel corso dei passaggi la palla cadesse a terra, il giocatore, dopo averla raccolta, non potrà passarla al compagno prima di essere ritornato nel suo cerchio (pedana dei lanciatori).

Colin Maillard
E’ pressappoco l’equivalente del gioco italiano chiamato “mosca cieca”. Il suo curioso nome deriva dal Colin, un valoroso  muratore che nel Medioevo era un prode cittadino di Liegi. In guerra, alla difesa della sua città, usava come unica arma il suo grande mazzuolo, col quale vibrava grandi colpi.
Un giorno, in battaglia, una freccia lo colpì togliendogli la vista. Il bravo Colin non si ritirò dal combattimento ma a tentoni continuò a cercare i nemici, cercando di individuare i bersagli prima di tirar giù grandi colpi di maglio. Da “maglio”, ecco il nome di Maillard, cioè “Colin che batte la mazza”.
Si gioca, naturalmente con Colin, bendato, fra un gruppo di giocatori che cerca di evitarlo (il campo di gioco deve però essere circoscritto, non deve cioè permettere di allontanarsi troppo). Invece del pericoloso maglio, Colin ha in mano un tubo o un rotolo di cartoncino. Può colpire con esso chi gli è attorno, ma se tocca con la mazza qualcuno, deve anche dirne il nome. In genere, cercherà di toccarli invece con le mani: chi è preso deve fermarsi, immobile, e Colin deve cercare di sapere chi è prima di ricorrere al maglio!

Il fuggitivo
Si gioca su un percorso rettilineo. Un giocatore è il fuggiasco della steppa, e dietro a lui corre la muta dei lupi (gli altri giocatori), con solo 20 metri di distacco. Gli inseguitori devono riuscire a toccare il fuggitivo, ma questo ha il mezzo di salvarsi prima; porta in mano alcune pallottole di carta o sassolini o palline da ping pong e può lanciarle quando sta per essere raggiunto. In questo caso, l’inseguitore che è in testa è obbligato a fermarsi e può proseguire la corsa solo  quando ha raccolto quanto è stato gettato.
Il numero delle palline da gettare deve essere proporzionato alla lunghezza del percorso e al numero degli inseguitori, in modo tale che vi siano uguali possibilità per l’uno o per gli altri di vincere.

La quintana
Questo tipico gioco italiano, ricordo delle tradizioni cavalleresche del Medioevo, può essere imitato coi bambini, coi mezzi a nostra disposizione. Non ardenti destrieri, quindi, né lance o armature… ma una buona imitazione.
La quintana prevedeva che, nell’arena, un cavaliere al galoppo riuscisse ad infilare un anello cogliendolo con la punta della lancia.
Ci occorre un anello del diametro di 10-15 centimetri; se ne potrà trovare una dai vari giochi di plastica; la materia di cui è composto non importa e, con due colpi di compasso e un’accurata opera di  ritaglio, se ne può produrre uno anche da un pezzo di cartone robusto o compensato.
Come lancia useremo un lungo bastone, magari un manico di scopa.
Appendiamo l’anello a mezz’aria. Si può giocare sia in palestra sia fuori, ma attenzione che dietro l’anello e vicino ad esso non ci sia nulla di fragile!
A gruppi di due, i giocatori impersonano per ciascuna coppia un cavaliere e… un cavallo, scambiandosi magari di ruoto a turno. Il cavallo fa salire il cavaliere a cavalcioni, il cavaliere impugna la “lancia” e, quando è il suo turno, caracolla sulla linea di partenza e si dirige verso l’anello cercando di infilarlo in corsa. E’ assolutamente proibito fermarsi, neppure per un istante. Vince chi infila l’anello al passaggio.
Al termine, vince la coppia che nei turni disputati ha infilato l’anello più volte.

Terra-Mare
I partecipanti al gioco si dividono in due gruppi equilibrati disposti su due file parallele faccia a faccia, distanti fra loro tre metri.
Dietro a ciascuna squadra a 10-15 metri si traccia una linea sul terreno; da una parte sarà terra, dall’altra sarà mare.
Il capo gioco si pone tra i due gruppi. Quando pronuncia “terra”, i fanti cercheranno di raggiungere la “terra” inseguiti dai marinai. Se la squadra che li insegue riesce a toccare almeno un avversario segna un punto; al contrario il vantaggio sarà assegnato alla squadra segnalata dall’arbitro.
Il capo gioco nomina ora l’uno ora l’altro gruppo, senza tuttavia seguire un ordine fisso. Vince la squadra che totalizza un punteggio determinato, o un maggior numero di punti in un tempo fissato.
Variante:
durante l’azione, convenzionalmente, un fischio dell’arbitro potrà invertire la direzione dell’inseguimento. Se la quadra A insegue B, al segnale il gruppo B cercherà di raggiungere il gruppo A.

L’assalto
A 50 metri circa dalla linea dove si sono schierati i giocatori si mette una bandiera o un oggetto qualsiasi; dietro a questo un ragazzo: la sentinella, con le spalle rivolte verso i compagni.
Al via tutti cercheranno di avvicinarsi alla bandiera velocemente, ma con cautela, perchè ad un fischio improvviso dell’arbitro, a sentinella si gira di scatto e cerca di sorprendere qualcuno in movimento: se ci riesce lo rimanda alla linea di partenza a iniziare l’assalto.
Ad un nuovo fischio la sentinella si gira ed ognuno riprende l’attacco, ma sempre con cautela. perchè il cenno può giungere da un momento all’altro.
Vince chi tocca per primo la bandiera senza lasciarsi sorprendere in movimento.
Il tragitto può essere reso difficile con alcuni ostacoli: passaggi obbligati, corde tese da saltare, ecc.
E’ ovvio che i giocatori potrann avanzare anche quando la sentinella sta osservando: basta non farsi notare.

La geometria euclidea

La geometria euclidea. Lui era un eccentrico matematico, ingegnere civile meccanico e militare che lavorò come geometra della Regina Vittoria alle Isole Falkland. Ma scrisse anche Freedom to Ireland (da protestante), pubblicato a Boston.

Fu anche inventore di apparecchiature meccaniche quali il byrnegrafo, uno strumento per moltiplicare, dividere e comparare linee, angoli, figure piane e solidi.

Ha scritto numerosissimi testi su argomenti vari, tra i quali, soprattutto,  The first six books of the elements of Euclid : in which coloured diagrams and symbols are used instead of letters for the greater ease of learners, 1847″ definito dall’American Scientist il più bel libro di matematica di tutti i tempi. Altre difinizioni? Uno dei libri vittoriani più originale e straordinario, il trionfo di Whittingham ( lo stampatore), uno dei libri più belli del secolo, … e bello è bello, anche secondo me.

Si trova nel web (diritti d’autore scaduti) qui , oppure si può comprare la ristampa (cofanetto di velluto nero della  Taschen), anche in formato ebook.

E’ un superbo esempio di book design vittoriano, notevole per il suo approccio sperimentale al colore e al disegno,  usati al posto delle lettere  nelle dimostrazioni: come recita il titolo stesso si tratta dei “Primi sei libri degli elementi di Euclide, nei quali diagrammi colorati e simboli sono usati al posto  delle lettere per facilitare l’apprendimento”.

Colori e forme si sostituiscono al linguaggio tradizionale della geometria. Oliver Byrne concepì questa edizione di Euclide come un sistema completamente nuovo per imparare la geometria e determinò che usando i colori invece delle lettere uno studente può imparare le teorie di Euclide in meno di un terzo del tempo.

 

Byrne era anche un insegnante, e il libro, trattando dei primi sei volumi degli “Elementi di geometria” di Euclide,  copriva tutti gli argomenti del curriculum di  studi matematici di base degli studenti del tempo. In realtà c’è della poesia nel fatto che da un punto di vista di didattica della matematica è un libro assolutamente inutile, e da un punto di vista più generale  pure anacronistico, venuto già dopo Lobacevskij e Janos Bolyai.

 

Lo scopo dichiarato del libro  era quello di ridurre al minimo il testo scritto, e dare una forma visuale alle informazioni.

Il risultato? Composizioni geometriche sorprendentemente moderne: una combinazione di blu brillante, rosso, giallo completamente integrati col nero della stampa in tutto il libro.

Gli unici elementi che possono riportare alla sua vera età, in alcune pagine, sono le lettere iniziali dei paragrafi, tipicamente di epoca vittoriana.

 

Colpisce oggi perchè appare come un precursore del De Stijl, ad esempio.

E’  il primo caso, così possiamo dire oggi,  di uso sofisticato della metafora visuale  per trasmettere informazioni.

Riflette anche i grandi progressi della stampa nel diciannovesimo secolo, un periodo nel quale l’uso dei colori si è notevolmente incrementato grazie alle numerose innovazioni tecnologiche e produttive.

Realizzato alla Chiswick Press  per William Pickering, il libro deve moltissimo anche all’abilità di un grandissimo stampatore, Charles Whittingham.  Uno bravo.

Il registro di stampa dei colori primari è privo di difetti e  la composizione su ogni singola pagina è da considerarsi unica nel panorama editoriale del tempo.

Il processo di stampa è stato molto complicato, se si considerano non solo le aree di colore, ma anche tutti i particolari interni ad esse, ed il fatto che era assolutamente necessario che il posizionamento dei blocchi per le stampe successive fossero registrati in modo perfetto, così che angoli e linee combaciassero senza difetti.

E Whittingham non solo realizzò tutto questo, ma anche compose pagine elegantissime ed equilibrate.

Il libro è stato riscoperto grazie all’interesse di studiosi come Mc Lean (Victorian book design’ del 1963) e Tufte (‘Envisioning Information’ del 1990).

Un libro davvero insolito.   E davvero bello, Euclide a parte. Di fatto precorre i tempi dell’arte. E basta guardarlo. Anche se si è trattato di un incidente.

Augustus De Morgan, matematico, scrisse di Byrne una critica ferocissima  (A Budget of Paradoxes) descrivendolo come una sorta di fachiro, inventore di macchine  fraudolente,  persona dedita alla quadratura del cerchio, scrittore di libri sulle macine e inutili testi di matematica. Al meglio, secondo De Morgan, l’Euclide di Byrne è un libro curioso.

Ma inutile e curioso,  non significa certo che non possa essere attraente e bellissimo, e il libro di Byrne potrebbe essere candidato come peggior libro di geometria e libro più bello.

L’approccio che Byrne tentò fu in fondo quello di semplificare la geometria attraverso l’arte. Piet Mondrian, che fu uno dei primi a praticare un’arte  non rappresentativa, usò disegni geometrici per riclassificare tutti i dati dell’esperienza all’interno delle sensazioni suscitate dai colori e dalle forme.

Mondrian utilizzò strumenti per re-identificare la natura che sono gli stessi che Euclide sviluppò per classificare la struttura del mondo.

Questo è il suo “Composizione con rosso, giallo e blu” del 1930, ma prima di lui altri artisti furono pionieri della non-rappresentazione e creatori di un’estetica matematica rivolta alla liberazione degli oggetti: citiamo primo fra tutti Kandinsky, ma anche Umberto Boccioni (1912), Frank Kupka (1913), Olga Rozanova (1913), Liubov Popova (1914), Felix del Marle (1914). Ma soprattutto Kasimir Malevich.

Malevich comincia questo lavoro intorno al 1910, e risalgono al 1913 opere quali “Samovar”, nel quale l’oggetto è sezionato e si muove in luoghi diversi.

Ma è nel 1915 che, con “Black and red Square” arriviamo alla totale rimozione della rappresentazione dell’oggetto.

Arriviamo all’invisibilità, all’arte di scegliere intenzionalmente di oscurare il soggetto noto.

“Il mio lavoro non ha uno scopo meramente illustrativo” scrive Byrne , ” e i colori non sono introdotti con propositi di intrattenimento, ma per assistere la mente nell’atto di cercare la verità, per incrementare l’immediatezza della comprensione e il consolidamento delle conoscenze.”

photo credit: http://www.math.ubc.ca/~cass/euclid/byrne.html

Noccioli di ciliegia, pula di farro e semi di lino

Noccioli di ciliegia, pula di farro e semi di lino. I noccioli di ciliegia sono da sempre utilizzati per le loro proprietà curative, grazie alla capacità di accumulare il caldo o il freddo e di rilasciarli molto lentamente, poiché ogni nocciolo ha al suo interno una naturale camera d’aria.

Il legno dei noccioli di ciliegia è così un ottimo conduttore termico e mantiene la temperatura a lungo senza però trattenere umidità.

Quindi sia il caldo sia il freddo rilasciati sono assolutamente secchi.

Un’antica tradizione che vive ancora oggi per curarsi in modo semplice ed in armonia con la natura.

Questi cuscini consentono una distribuzione uniforme del calore e del freddo.

Sono prodotti con materiali naturali al 100% e sono biodegradabili.

Sono molto adatti anche ai bambini.

Sono prodotti naturali, che si impongono per la loro geniale semplicità e durano molti anni.

I cuscini di noccioli di ciliegia sono inoltre un ottimo supporto che esercita funzione di massaggio.

La loro semplicità d’uso permette di utilizzarli in vari momenti della giornata: possiamo approfittare del loro calore mentre guardiamo la tv, stiamo al computer, leggiamo un libro o mentre siamo comodamente sdraiati.

 

 

Cuscino con noccioli di ciliegia: uso caldo

Introdurre il cuscino per 10 o 15 minuti nel forno preriscaldato a 100°,se si vuole salvaguardare la stoffa da eventuali bruciature, lo si può avvolgere in un foglio di carta alluminio.

Utilizzando il forno a microonde sono sufficienti  2 o 3 minuti a temperatura media, ponendo il cuscino nel forno così com’è…

Si può anche utilizzare un termosifone.

Se si utilizza una stufa, porre il cuscino in una pirofila coperta per il tempo desiderato.

In ogni caso controllare la temperatura prima di usare con i bambini.

Ha un effetto rilassante in caso di tensioni, dolori cervicali, mal di schiena, crampi addominali, nervosismo e stress, disturbi del sonno, dolori mestruali, cefalee da tensione, colpo della strega, sciatalgie, dolori dovuti a stress, traumi, stanchezza, cattiva postura, o più semplicemente in sostituzione della borsa di acqua calda.

Ottimo nel trattamento dei dolori cervicali causati da raffreddamenti da aria condizionata.

Si usa in sostituzione della borsa per l’acqua calda, per riscaldare mani e piedi.

Utile per il riscaldamento dei muscoli prima dei massaggi. Ottimo per riscaldare la carrozzina o il lettino dei bambini.

Aromaterapia: le qualità dei noccioli di ciliegia caldi si associano stupendamente alle virtù dell’aromaterapia.
Porre l’olio essenziale scelto sul cuscino già riscaldato.

Cuscino con noccioli di ciliegia: uso freddo.
Introdurre il cuscino per almeno 2 ore nel congelatore, avendo cura di proteggerlo all’interno di un sacchetto di nylon per evitare che il tessuto si bagni.

È utile in caso di emicrania, vene varicose, punture di insetti, infiammazioni, stiramenti, distorsioni, slogature, contusioni, gonfiore, mal di denti.

Ottimo in caso di febbre in sostituzione della borsa del ghiaccio. Utile contro i colpi di calore e molto piacevole per regalarsi un po’ di refrigerio durante i caldi giorni d’estate.

Conservazione e lavaggio dei cuscini.

I cuscini ai noccioli di ciliegie sono prodotti puramente naturali.

Conservateli perciò in un luogo fresco e asciutto. Pulite i cuscini di tanto in tanto riscaldandoli per 3 minuti nel forno a microonde oppure per 15 minuti nel forno preriscaldato a 100° C.

Possono essere lavati anche immergendo il cuscino per un’ora in acqua fredda, quindi procedendo col lavaggio a mano o in lavatrice a 40° con sapone neutro.

Bisogna che poi vengano asciugati molto bene.

 

 

Esempi di applicazione della termoterapia con noccioli di ciliegia

Dolori della colonna vertebrale
Luogo di applicazione: zona sacrale
Indicazioni terapeutiche: tensioni muscolari e dolori nella zona sacrale
Obiettivo della terapia: rilassamento della muscolatura e alleviamento dei dolori
Metodo di trattamento: applicare il cuscino ai noccioli di ciliegie caldo, da 1 a 3 volte al giorno, per 10 minuti in posizione comoda e rilassata supina o addominale.

Tensioni della zona cervicale
Luogo di applicazione: zona cervicale e muscoli adiacenti
Indicazioni terapeutiche: tensioni muscolari in caso di sovraccarico e postura errata
Obiettivo della terapia: rilassare e allentare la muscolatura
Metodo di trattamento: applicare il cuscino ai noccioli di ciliegie caldo, da 1 a 3 volte al giorno per 10 minuti in posizione comoda e rilassata.

Distorsioni e contusioni
Luogo di applicazione: parte del corpo lesa.
Indicazioni terapeutiche: lesioni tipo distorsioni, contusioni e strappi muscolari, nella fase acuta (da 0 a 3 giorni)
Obiettivo della terapia: diminuzione del dolore, evitare il gonfiore delle parti molli
Metodo di trattamento: applicare il cuscino ai noccioli di ciliegie freddo per 10 minuti. Ripetere l’applicazione in caso di forte gonfiore.
Si consiglia di tenere contemporaneamente la parte interessata in posizione elevata e immobilizzata.

Crampi addominali
Luogo dell’applicazione: regione addominale
Indicazioni terapeutiche: crampi addominali in assenza di febbre e vomito
Metodo di trattamento:  applicare il cuscino ai noccioli di ciliegie caldo, da 1 a 3 volte al giorno, per 10 minuti sulla pancia in posizione comoda, semiseduta e rilassata con le gambe piegate verso l’addome.
Per il trattamento di neonati o bambini piccoli è consigliato un periodo d’applicazione massimo di 5 minuti.
È possibile ripetere più volte l’applicazione.

Per procurarsi i noccioli di ciliegia, la via più semplice è l’acquisto online da cherrystones.it

acquistare il cotone biologico e altri tessuti biologici alternativi http://www.insolititessuti.com/

Tutorial per realizzare un cuscino con noccioli di ciliegia qui: https://www.lapappadolce.net/

Per la quantità di noccioli in relazione alle dimensioni, considerate che se imbottite troppo, il cuscino risulterà troppo rigido e perderà la sua caratteristica di adattabilità al corpo e la sua funzione di massaggio; indicativamente:

un sacchetto di noccioli di ciliegia 25x25cm pesa circa 700g;

un sacchetto di noccioli di ciliegia  33x28cm,  1kg;

una fascia imbottita con noccioli di ciliegia,   20x65cm, pesa 800g;

se preferite confezionarla in maglina, senza cuciture per distribuire in modo fisso i noccioli, un tubo  lungo 150cm pesa 900g: l’elasticità del tessuto consente di legarsela a tutte le parti del corpo che necessitano di applicazioni calde o fredde.

Piccoli sacchettini imbottiti con noccioli di ciliegia (15x15cm), sono particolarmente comodi per essere usati in sostituzione del ghiaccio nei piccoli incidenti domestici e per abbassare la febbre: basta tenerne qualcuno sempre pronto nella ghiacciaia, all’interno di un sacchetto di plastica. Consigliatissimo se avete bambini in casa…

Pula di farro – pula di farro e fiori di lavanda


 

Il cuscino in pula di farro è consigliato a tutti, in particolare è indicato per emicranie e mal di testa, mal di schiena, disturbi del sonno, della gravidanza, dolori mestruali, reumatismi, terapia del dolore della cervicale, contrazioni muscolari in genere, problemi di irrorazione sanguigna, disturbi della colonna vertebrale ed infiammazioni.

Il cuscino non è soggetto alla formazione di acari per via della composizione stessa della pula, consentedone l’utilizzo anche a chi soffre di allergie.

La pula di farro per imbottire viene utilizzata intera: nel processo di estrazione del chicco non viene battuta e rotta.
Questo permette di avere un cuscino morbido e molto resistente nel tempo.

La pula intera produce un effetto cuscinetto ed è come avere tante molle massaggianti. Infatti, dopo la lavorazione, la pula rimane integra e vuota al suo interno formando una miriade di piccolissimi cuscini d’aria con elevate caratteristiche di elasticità, che assecondano ogni movimento, consentendo alla muscolatura di distendersi ed al sangue di irrorare meglio i tessuti.

Per l’elevata porosità dell’imbottitura il cuscino in pula di farro non causa sudorazione, lasciando inalterata la temperatura corporea. Quando l’imbottitura è arricchita coi fiori di lavanda, favorisce ancora di più il rilassamento.

Come  i noccioli di ciliegia, anche i cuscini di pula di farro possono essere riscaldati o refrigerati.
Grazie alla natura di cui è composta, la pula di farro è in grado di assorbire e trattenere il calore e di rilasciarlo lentamente.

Possono essere posti nel forno a microonde a media temperatura (1-2 minuti), oppure sul calorifero o  vicino ad una fonte di calore.

I cuscini devono essere periodicamente sprimacciati per riattivare le fibre della pula e gli aromi.

Non vanno lavati, ma devono essere esposti al sole o messi periodicamente qualche minuto nel forno a microonde.

Questi cuscini sono molto utili anche a casa, ad esempio  per migliorare la seduta dei divani o appoggiati al guanciale per leggere comodamente a letto.
Sono particolarmente indicati come sostegno posturale, anche perchè con la pressione si adattano alla forma del corpo e consentono di trovare facilmente la posizione ideale.

Per questo sono particolarmente apprezzati da chi pratica lo yoga, sia in forma di neckroll per il rilassamento e il massaggio, sia in forma di cuscino mezzaluna per sostenere il coccice ed abbassare il livello delle caviglie, che possono essere portate vicino al corpo mantenendo la colonna vertebrale in posizione eretta.

Per  acquistare:

– la pula di farro e i fiori di lavanda www.cherrystones.it

– il cotone biologico e altri tessuti biologici alternativi
http://www.insolititessuti.com/ ;

Semi di lino, semi di lino e fiori di lavanda

I semi di lino, confezionati in piccoli sacchetti rettangolari, possono essere usati come maschere per gli occhi: col loro peso calmante riposano gli occhi, soprattutto se usati freddi e abbinati ai fiori di lavanda.

Il lino è conosciuto da tempi antichissimi e da sempre viene impiegato anche per scopi curativi, per l’applicazione sia interna sia esterna: i semi di lino erano utilizzati già dagli antichi medici che seguivano la dottrina di Ippocrate.

 

L’applicazione dei cuscini con semi di lino caldi risulta particolarmente utile in caso di bronchiti, raucedini ed eccesso di catarro.

I semi di lino però non vanno mai riscaldati eccessivamente, perchè rischiano di perdere il loro preziosissimo olio.Nel caso di piccole coliche nei neonati, possono essere applicati tiepidi sul pancino per dare sollievo.

Le applicazioni calde con semi di lino sono da sempre usate anche per risolvere più velocemente ascessi, foruncoli ed infiammazioni cutanee.

Come i noccioli di ciliegia possono essere utilizzati in sostituzione della borsa dell’acqua calda o del ghiaccio.

Per acquistare i semi di lino biologici www.tibiona.it .

Per acquistare il cotone biologico e altri tessuti biologici alternativi
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Altre idee per confezionare cuscini con noccioli di cilegia, pula di farro e semi di lino:

 

 

 

 

 

 

La lana cardata

La lana cardata. La lana è una fibra tessile naturale. Gli animali da cui si ricava sono:
– la pecora merinos: razza definita in Spagna intorno al XII secolo a partire da un lavoro secolare di selezione. Attualmente allevata in modo estensivo in Australia, Sud America e Sudafrica, produce una lana molto fine e pregiata;
– la pecora di razze indigene: hanno pelo più grossolano, usato tradizionalmente per la confezione di materassi e tappeti; la capra d’Angora, allevata in Turchia, Sudafrica, Stati Uniti dalla quale si ottiene la lana mohair;
–  la capra del Cashmere, originaria del Kashmir (Tibet) diffusa anche in India, Cina, Iran, Afghanistan dalla quale si ricava una lana molto pregiata; l’alpaca, un tipo di lama che vive sulle Ande;
– la vicuña o vigogna, altro tipo di lama delle Ande peruviane;
– il cammello, sia quello asiatico sia i dromedari africani;
–  il coniglio d’angora, che produce l’angora.
Esiste inoltre anche la lana refino, di origine britannica, dotata di notevole elasticità, calore e traspirabilità.

La fibra di lana è costituita da una sostanza proteica, la cheratina, ed ha una lunghezza tra i 2 e i 40 cm.
Nell’analisi microscopica si può notare che longitudinalmente si presenta con delle caratteristiche scaglie che ne ricoprono la superficie esterna, mentre la sua sezione è di tipo circolare, e presenta numerose ondulazioni elastiche, origine della caratteristica arricciatura.

Scarsa invece la resistenza alle sollecitazioni meccaniche, caratteristica che viene sfruttata per produrre il feltro.
Infatti, manipolando la lana in presenza di acqua  acida o basica, (la lana presenta un carattere anfotero, cioè si comporta come una base in presenza di acidi, e come un acido in presenza di basi), le scaglie prima si aprono e poi  si saldano fra di loro richiudendosi e producendo un tessuto non tessuto  meno morbido della lana, ma altamente resistente ed impermeabile, e che può essere facilmente modellato.

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La lana cardata
La materia prima si ottiene attraverso le operazioni di tosatura, ovvero di taglio del pelo, che per le pecore avviene in primavera.
La lana che se ne ottiene viene definita lana vergine. La finezza (o diametro delle fibre) è l’elemento di maggiore rilievo per valutare la qualità di una lana e, come la lunghezza, dipende dalla zona di prelievo del vello (fianchi, ventre, spalle ecc..).
La lana di prima qualità è quella che ricopre il dorso dell’animale, perchè è più morbida e composta da fibre più sottili, resistenti ed elastiche.
L’industria inoltre riutilizza la lana ricavata dagli scarti di produzione; si parla in questo caso di lana rigenerata.
Prima di essere utilizzata la lana appena tosata deve essere lavata, anche per eliminare parzialmente la sostanza untuosa che la riveste, la lanolina.
Si procede quindi all’eventuale tintura, che è il momento più impegnativo e lungo di tutta la lavorazione, ma anche uno dei più creativi, soprattutto se si utilizzano tinture naturali.

Dopo il lavaggio e la tintura, la lana deve essere cardata, cioè pettinata: anticamente la cardatura avveniva  utilizzando proprio i cardi. Lo scopo di questa operazione è quello di pulire la lana dalle impurità rimaste, sciogliere i nodi, districare ed allineare le fibre.

Perchè i laboratori di lana cardata coi bambini

La lana cardata colorata, in tedesco marchenwolle, (lana delle fiabe) ed in inglese magic woll, è un materiale di una straordinaria espressività, che porta davvero ad immergersi in un mondo magico e fiabesco.

La lana cardata colorata o naturale che utilizziamo è di due tipi principali: in vello o in matassa.

La lana cardata conta numerosissime varietà, ma essenzialmente le “grandi famiglie” sono due: la lana in vello e la lana in matassa.

Questa è la lana in matassa, che si presenta con fibre lisce e lunghe, ed è adatta in particolare al modellaggio di angeli, personaggi, per tutti i lavori da realizzare con la tecnica ad avvolgimento, ed è molto bella anche per realizzare quadri, ma si presta poco all’infeltrimento.

Questa è la lana cardata in vello, presenta fibre corte e ricce, ed è particolarmente adatta all’infeltrimento, pur essendo bellissima anche utilizzata per il modellaggio “a secco”.

La  sua manipolazione è un’esperienza sensoriale che coinvolge il tatto e la vista, ma non solo.

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E’ leggera, soffice, colorata, senza confini, i suoi colori vanno sempre ma proprio sempre d’accordo tra loro e col mondo che sta attorno, permette di esplorare il colore libero dalla forma, dagli intellettualismi, è facile e coinvolge l’anima.

E’ impossibile che possano nascere cose brutte, e soprattutto per i bambini questo ha un altissimo valore pedagogico, ed arricchisce sia quei bambini abituati a guardare “quelli bravi” da lontano, sia “quelli bravi” che possono finalmente anche loro liberarsi della loro etichetta.

Le immagini di seguito si riferiscono ad  attività svolte coi bambini, anche se l’obiettivo del lavoro insieme non è tanto il “prodotto finito”, quanto la qualità del processo e il coinvolgimento del bambino nell’esperienza….Ci si trova, poi si partecipa al racconto di una fiaba, e quindi si passa alla sperimentazione…

Durante questo genere di laboratorio con la lana cardata i bambini possono ad esempio realizzari dei quadri ispirati dal racconto di una fiaba. La settimana successiva riceveranno il loro libro con la copertina in lana cardata fatta da loro e la storia intervallata da pagine bianche per disegnare.

Durante il laboratorio, tutto il materiale è disposto al centro del tavolo, e i bambini collaborano tra loro alla ricerca del “colore giusto” che serve a un compagno…

Preparato l’ambiente, l’intervento degli adulti durante il processo creativo dei bambini è praticamente nullo.

Fare il feltro coi bambini è un’esperienza molto intensa. Qui potete ammirare alcuni dei capolavori dei nostri piccoli grandi artisti, realizzati durante i laboratori…Ecco alcuni esempi di  “lavori finiti”:

 

Pezze di feltro realizzate durante un laboratorio che ha coinvolto bambini di età compresa tra i quattro e i sei anni con la tecnica dell’infeltrimento con acqua e sapone. Il processo è lungo e anche abbastanza faticoso (soprattutto nella fase della follatura), però la soddisfazione finale  è più che proporzionata al lavoro fatto…

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Al termine di un laboratorio, dove i bambini avevano realizzato delle pezze di feltro, le ho cucite su delle borsette in stoffa, che ora loro usano per la merenda di scuola, per i giochi da portare in auto durante i viaggi lunghi, ecc…

Altri esempi:

E’ molto importante che quello che i bambini realizzano abbia un valore e una possibilità d’uso. Quello che fanno i bambini non è mai un passatempo, ma è sempre un’attività sensata, e noi li vogliamo rispettare.

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Oggetti in lana cardata per i bambini

Ghirlande in lana cardata
molto poetiche,  con soggetti ispirati alle immagini delle fiabe, al ciclo degli stagioni, agli esseri magici (gnomi, fatine, maghi e streghette, Madre Terra, …)  alle feste dell’anno (Natale, San Martino, Mago Gelo, Pasqua,…), ai lieti eventi (nascite).

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Si possono anche realizzare inserendo un carillon e prendendo spunto per il soggetto delle fiabe e dei racconti della buonanotte.  Il carillon è nascosto all’interno dell’oggetto e tirando la cordicella si può sentire un suono molto addolcito dalla presenza della lana, che accompagna il bambino tra il bacio della buonanotte e la nanna.

Animali vari:

Mobiles

realizzati in lana cardata colorata, spesso combinata con rami di nocciolo contorto o altri materiali naturali. I soggetti traggono spunto unicamente dalla fantasia o dalle indicazioni dei bambini. I mobiles sono composizioni con figure che si muovono spontaneamente, e in modo lento e imprevedibile, essendo appese su fili trasparenti; i vari elementi che lo compongono riescono così a mostrarsi sempre uguali eppure sempre sottilmente diversi. Si tratta  di immagini molto adatte al modo che i bambini hanno di percepire il mondo: per questi li trovano molto interessanti e se ne lasciano naturalmente affascinare.

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Gnomi

Questi in particolare sono pensati come decorazioni per la casa, e non come giochi: cosa che li rende un po’ intoccabili e ancora più magici. Hanno varie dimensioni, da quelli più grandi (gli Gnomi della Casa) che di notte nascondono quello che nelle case non si trova più (chissà, forse le forbici della cucina…), a quelli più piccoli, che magari regalano pietre preziose nelle notti di luna piena, se il bambino si ricorda di lasciar loro qualche briciola di pane.

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Bamboline da viaggio, da portare a tracolla:

Quadri per la cameretta:

Il presepe…

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