La divisione in sillabe col metodo Montessori

La divisione in sillabe col metodo Montessori : ho raccolto qui qualche idea pratica per affrontare l’argomento coi bambini, con materiale pronto per la stampa in formato pdf. Questo è il contenuto dell’articolo:
– Andare a capo: presentazione ai bambini (prima versione)
– Andare a capo: presentazione ai bambini (seconda versione)
– Esercizio 1
– Esercizio 2
– Esercizio 3 (schede autocorrettive per la divisione in sillabe)
– Schede delle regole della divisione in sillabe.
Tutto il materiale stampabile si trova raggruppato qui:

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Presentazione ai bambini
(prima versione)

Materiale occorrente:
Foglio a righe con margini
Penna rossa
Matita e gomma
Cartellino titolo: ANDARE A CAPO

La divisione in sillabe col metodo Montessori 1

Presentazione:
– Invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione e srotoliamo un tappeto.

– Scriviamo davanti ai bambini un paragrafo a matita, copiandolo o facendoselo dettare da un bambino.

– Quando lo spazio della riga si esaurisce, cioè si arriva al margine, diciamo: -Oh! Non c’è spazio. Forse dovrei scrivere più in piccolo…-.

– Cancelliamo l’ultima parola e tentiamo di far stare la parola entro il margine. Diciamo: -Non mi sembra che vada bene, così…-.

– Cancelliamo di nuovo e invitiamo i bambini a battere le mani per ogni sillaba della parola; nel mio esempio: LUN (battere le mani) GA, TER (battere le mani) RA. Scriviamo quindi LUNe disegnano i trattini in rosso per poi andare a capo con GA.

– Scriviamo il resto della frase.

– Terminato il lavoro diciamo ai bambini: -Quando arrivo al margine del foglio e la parola non può starci intera, ne scrivo una parte, e il resto lo scrivo nella riga sottostante. Per spiegare che ho diviso la parola aggiungo vicino al margine due trattini. Questa operazione si chiama ANDARE A CAPO.-.

Se volete, potete aggiungere che nei testi stampati e se scriviamo al computer, per andare a capo si usa un trattino corto. I programmi di videoscrittura però usano sistemi automatici per adeguare le righe ai margini, e non richiedono quasi più l’uso della divisione in sillabe.

La divisione in sillabe col metodo Montessori – Estensioni:
Nei giorni seguenti fare coi bambini molti esercizi battendo le mani, presentando man mano che si presentano le varie regole della divisione in sillabe.
Creare nei giorni seguenti occasioni pratiche per l’esercizio scritto.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Presentazione ai bambini
(seconda versione)

Materiale:
strisce bianche di carta, penna, forbici, cartellini del titolo (1a sillaba, 2a sillaba, 3a sillaba, 4a sillaba, 5a sillaba), cartellino dell’etimologia della parola sillaba.

 La divisione in sillabe col metodo Montessori 2

Presentazione:
– Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini interessati e diciamo loro che parleremo di come si possono dividere le parole.

– Mettiamoci in cerchio e chiediamo ai bambini di scandire lentamente i propri nomi, battendo le mani quando serve. Questa sarà la prima dimostrazione.

– Poi diciamo: – Ascoltate attentamente questa parola: casa. Battete le mani quando sentite che nella parola può esserci uno stacco.-. Diciamo poi che la parola casa è formata da due parti.

– Scriviamo la parola casa su una striscia di carta, e tagliamola dove abbiamo sentito che c’è uno stacco nel suono.

– Spieghiamo ai bambini che le parti di una parola si chiamano sillabe, poniamo sul tappeto (al centro, sul margine superiore) il cartellino dell’etimologia e diciamo che la parola “sillaba” deriva dal Greco syl (insieme) e lamb (prendo).

– Mettiamo i primi due cartellini sotto al cartellino, leggendoli.

– Poi poniamo sotto di essi le due parti della parola.

– Continuiamo con altre parole di due sillabe, poi passare a parole più lunghe, aggiungendo altri cartellini dei titoli.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 1

Materiale:
cartellini di parole preparati con parole di 1, 2, 3, 4, 5 sillabe; stuzzicadenti. Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (con tabella autocorrettiva):

La divisione in sillabe col metodo Montessori 3

La divisione in sillabe col metodo Montessori 3 tabella autocorrettiva

Presentazione:
– Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini, e cominciamo leggendo loro una parola di due sillabe. Chiediamo quante sillabe contiene.

– Mettiamo il cartellino della parola sul tappeto e poniamo uno stuzzicadenti tra le due sillabe.

– Continuiamo allo stesso modo con altre parole, di due, tre, quattro, cinque sillabe.

– I bambini possono registrare l’esercizio sul quaderno.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 2
Cartellini auto correttivi delle parole

Materiali:
molti cartellini di parole di 1,2,3,4,5 sillabe scritti fronte e retro (da un lato la parola intera, dall’altro la parola divisa in sillabe, per l’autocorrezione). Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (ritagliare e piegare lungo la metà ogni cartellino, per ottenere il fronte-retro):

La divisione in sillabe col metodo Montessori 4

cartellini dei titoli (1 sillaba, 2 sillabe, 3 sillabe, 4 sillabe, 5 sillabe):

titoli per le sillabe

alfabeti mobili di colori diversi:

Presentazione:
– Disporre i cartellini dei titoli sul tappeto (sul margine superiore) e distribuire i cartellini delle parole tra i bambini.

– I bambini posizionano le loro parole sotto il titolo corretto.

– Ogni bambino sceglie una parola e la trascrive con gli alfabeti mobili, alternando i colori tra le sillabe, poi volta il cartellino per verificare se ha diviso la parola correttamente.


La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 3
Schede auto correttive per la divisione in sillabe

Avevo preparato tempo fa queste schede, che contengono parole di difficoltà diversa, e sono pronte in formato pdf per il download e la stampa gratuiti. Le ho sempre trovate molto utili.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Schede delle regole della divisione in sillabe

Le regole per la divisione in sillabe, che tutto sommato non sono molte, possono essere scritte su cartellini di colori diversi. I bambini possono usarle per studiare le parole, per risolvere dubbi, o possono copiarle, se lo desiderano, sui loro quaderni.

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Qui presento due giochi per lavorare alle difficoltà ortografiche in chiave montessoriana, nell’ambito dello studio delle parole:
– I cestini delle difficoltà ortografiche (con cartellini pronti per la stampa in formato pdf)
– Le nomenclature per le difficoltà ortografiche (sempre stampabili in pdf).

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori

Esercizio 1
I cestini delle difficoltà ortografiche

Materiale occorrente
– due alfabeti mobili piccoli in due colori diversi (puoi stamparli da qui) oppure acquistarli

– cestini (o scatoline) contenenti i cartellini delle parole (circa 15 cartellini per cestino al massimo, da variare e riassortire spesso).

Le difficoltà trattate saranno:
Cestino 1: CHE CHI
Cestino 2: GHE GHI
Cestino 3: CIA CIO CIU
Cestino 4: GLI
Cestino 5: GN
Cestino 6: SCE SCI
Cestino 7: GLI eccezione (glicerina, glicine, glicemia, anglicano, ganglio, glifo, negligente, negligenza, geroglifico, glissare,…)
Cestino 8: CQU QQU

Per ognuna di queste difficoltà ortografiche trovi  il materiale pronto da scaricare e stampare gratuitamente in questo articolo.

Presentazione

– Invitiamo i bambini a scegliere uno dei cestini, ad esempio il cestino di gn. Mettiamo il cestino scelto e gli alfabeti mobili sul tappeto.


– Diciamo ai bambini: “Questi cestini contengono parole che hanno suoni speciali. Questi suoni speciali non stanno in una sola lettera, ma in due o in tre. Il cestino che avete scelto, ad esempio, è quello del suono gn. Vi viene in mente una parola che contiene il suono gn?”. Aspettiamo la risposta dei bambini, e se occorre aggiungiamo anche noi qualche parola.


– Chiediamo ad un bambino di prendere i cartellini uno alla volta, e di leggerli a voce alta.

– Decidiamo quale dei due alfabeti mobili vogliamo usare per il suono speciale e scriviamo la combinazione gn in alto al centro del tappeto.

– Ora chiediamo al bambino prendere un cartellino, aprirlo, leggere la parola, richiudere il cartellino e scrivere la parola che ha letto con l’alfabeto mobile.

– Terminata la composizione della parola, invitiamolo a riaprire il cartellino per controllare il suo lavoro.

Estensioni:
– Dopo alcuni di questi esercizi il bambino non avrà più bisogno di utilizzare gli alfabeti mobili, e non è un materiale su cui insistere, nella scuola primaria. Presto  preferirà scrivere le parole contenute nei cestini su fogli o sul quaderno di grammatica, con penne di due colori.

– Con i cartellini di parole preparati per ogni difficoltà ortografica, possiamo riempire vari cestini con parole diverse, ed i bambini possono anche lavorare in coppia o in piccoli gruppi, aiutandosi a vicenda.

– I bambini possono anche decidere di prepararsi un libretto di difficoltà ortografiche, scrivendo sempre le parole in due colori.

– Incoraggiamo i bambini a scrivere frasi o storie utilizzando le difficoltà ortografiche apprese.

– Lavorando in coppia, i bambini possono dettarsi a vicenda le parole.

Oltre ai cestini ed alle nomenclature per le difficoltà ortografiche, possiamo preparare delle liste di parole che i bambini possono utilizzare per compilare delle rubriche.

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Cartellini pronti per i cestini delle difficoltà ortografiche

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori che chi

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori sce sci

 Digrammi e trigrammi col metodo Montessori ghe ghi

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli

 Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli eccezione

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gn

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cia cio ciu

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cqu qqu

Trovi tutti in file insieme qui:

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Esercizio 2
Le nomenclature per le difficoltà ortografiche

Di seguito trovi tutte le carte delle nomenclature per le difficoltà ortografiche pubblicate finora. Per l’uso di queste carte, trovi tutte le indicazioni utili qui:

cua – qua:

cuo-quo:

qq – cqu:

gi:

ghi:

ci:

chi:

consonanti doppie:

Vocali e consonanti col metodo Montessori

Vocali e consonanti nell’ambito dello studio delle parole secondo il metodo Montessori.

Cominciamo il nostro studio delle parole dando le corrette nomenclature relative all’alfabeto, che i bambini hanno già imparato ad usare.

Vocali e consonanti – Materiale:

due alfabeti mobili in due colori diversi:

pdf qui: 

2 carte titolo: vocali e consonanti

Vocali e consonanti – Presentazione:

– mentre un bambino dispone sul tappeto le 26 lettere dell’alfabeto, chiedere ai compagni di nominarle una ad una (le lettere sono tutte di un colore):

– togliamo le vocali e rimettiamole nella scatola. Chiediamo ad un bambino di contare le lettere rimaste.

Diciamo ai bambini: -Queste 21 lettere sono chiamate consonanti- e mettiamo il cartellino del titolo in alto. Facciamo ripetere ai bambini.

– ora rimettiamo le vocali, ma di un colore diverso. Diciamo ai bambini: -Queste cinque lettere, a e i o u, si chiamano vocali. Facciamo ripetere ai bambini.

– prima di rimettere le vocali di colore diverso a posto, e sostituirle nuovamente con quelle del colore originario, posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto, così:

Ora posizioniamo i due cartelli dei titoli in alto, e distribuiamo le lettere (tutte dello stesso colore) tra tutti i bambini, chiedendo loro di metterle sul tappeto divise correttamente in due gruppi:

Ogni bambino mette la sua lettera sotto il titolo appropriato, dopo aver letto a voce alta lettera e titolo:

– al termine i bambini possono registrare il lavoro sui loro quaderni di grammatica:

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria pronti per la stampa, in formato pdf.

Nella scuola primaria cominciamo col presentare un alfabeto mobile, con le lettere molto più piccole di quelle usate nella Casa dei bambini, e in corsivo.

In questo alfabeto, tradizionalmente, ci sono 20 esemplari di ogni lettera, mentre prima ce ne erano 4; inoltre ci sono tre alfabeti completi: uno bianco (gesso), uno nero (inchiostro nero), uno rosso (inchiostro rosso). Quindi abbiamo 60 esemplari per ogni lettera dell’alfabeto. Sono inclusi anche tutti i segni di interpunzione: punto, punto e virgola, virgola, accento, apostrofo, punto esclamativo e punto interrogativo. Le lettere sono fatte di cartoncino rigido.
Altri esemplari portano invece lettere dell’alfabeto secondo la forma dello stampato, e sono disposte nel casellario secondo l’ordine in cui sono le lettere dell’alfabeto nelle macchine da scrivere.

Gli usi di questo alfabeto nella scuola primaria sono molteplici.

Gli alfabeti mobili usati nella Casa dei bambini sono qui: 

Qui di seguito trovi gli alfabeti che ho preparato. Ho scelto i colori nero, rosso e verde (al posto del bianco). Le lettere sono in una copia per alfabeto, di modo che possiate stamparli nelle 20 copie richieste, o nel numero che preferite. Potete scegliere di ritagliare le lettere, oppure di dividerle in caselline. Plastificandole otterrete un materiale più resistente e facile da manipolare.

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto nero

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto rosso

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto verde

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto MAIUSCOLO

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori

Insegnare ai bambini l’uso del dizionario è molto importante nella scuola primaria, e può essere fatto con una serie di attività di ispirazione montessoriana molto semplici ed efficaci. Qui propongo:

  • Gioco dell’ordine alfabetico (7 set)
  • Cesto delle parole
  • Gioco delle parole guida
  • Cartellini dei comandi per l’uso del dizionario

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Gioco dell’ordine alfabetico

Prepariamo un cartellino per il titolo ORDINE ALFABETICO, e vari set di cartellini di parole da mettere in ordine alfabetico. Puoi scaricarli qui:

Set 1: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 2: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 3: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 4: parole dalla A alla Z con lettere mancanti


Set 5: Parole con la stessa lettera iniziale


Set 6: parole con le prime due lettere uguali


Set 7: parole con le prime tre lettere uguali

Mostriamo il dizionario a un piccolo gruppo di bambini. Spieghiamo loro che in questo libro si trovano tutte le parole della nostra lingua ed il loro significato. Ma le parole sono tantissime: come facciamo a trovarne una, in mezzo a tutte queste pagine? Le parole nel dizionario non sono raggruppate a caso, ma sono in ordine alfabetico. L’ordine alfabetico è l’ordine che usiamo per le lettere dell’alfabeto. (Recitare o cantare l’alfabeto).

Mettiamo il cartellino del titolo in alto, ed i cartellini delle parole del primo set sparse su un tavolo o un tappeto. Chiediamo: – Qual è la prima lettera dell’alfabeto?-. Invitiamo i bambini a cercare la parola che inizia con A. e metterla in alto, sotto al cartellino del titolo.

Procediamo allo stesso modo, finché tutte le parole non si troveranno in ordine alfabetico. L’esercizio può essere registrato su di un foglio o sul quaderno.

Fare esercizi simili con gli altri set.

 Set 1 parole dalla lettera A alla lettera Z

Set 2 parole dalla lettera A alla lettera Z

Set 3 parole dalla lettera A alla lettera Z

 Set 4 parole dalla A alla Z con lettere mancanti

 Set 5 Parole con la stessa lettera iniziale

Set 6 parole con le prime due lettere uguali

 Set 7 parole con le prime tre lettere uguali

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Cesto delle parole

Prepariamo un cesto con una selezione di parole prese dai vari set usati negli esercizi precedenti. Ogni bambino sceglie dieci parole a caso e le mette in ordine alfabetico.

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Gioco delle parole guida

Per questo gioco non ho potuto preparare cartellini, perché devono essere fatti col dizionario che avete a disposizione.

Materiali: dizionario, un cartellino delle parole guida, un set di parole che precedono, si trovano in mezzo e seguono le due parole guida.

Presentazione:

Chiedere a un gruppo di bambini: – Chi ricorda come sono organizzate le parole nel dizionario?-.

Aprire il dizionario e dire: – Queste due parole all’inizio e alla fine della pagina sono chiamate parole guida. Esse ci guidano verso la parola che vogliamo trovare. -. (Indicare le due parole guida).

Mettere il cartellino delle parole guida sul tappeto, come titolo, e trovare la pagina corrispondente nel dizionario.

Dare a un bambino il cartellino di una parola, e spiegare che questa parola viene prima della prima parola guida, cioè non è nella stessa pagina. Fate verificare ai bambini, e trovata la parola sul dizionario, posizionare il cartellino sotto e a sinistra rispetto al cartellino delle parole guida.

Procedere col cartellino di una parola che segue le parole guida, e mettere il cartellino sotto e a destra.

Mettere invece i cartellini delle parole che si trovano tra le due parole giuda, sotto il titolo.

In questo modo completate formando tre colonne.

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Cartellini dei comandi per l’uso del dizionario

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI: lettura meccanica, interpretativa, a voce alta.

Nell’articolo puoi trovare vario materiale pronto per il download e la stampa, in formato pdf. Tra questo materiale:

primi esercizi di lettura: scatole degli oggetti, scatole delle illustrazioni, schede delle sei immagini, cartellini di parole da abbinare ad oggetti, gioco di lettura di parole con gli oggetti, cartellini di lettura di parole, gioco alla lavagna per la lettura di frasi, cartellini dei comandi per la lettura di frasi (cinque serie)

esercizi di lettura successivi: la lettura ad alta voce, il primo libro di lettura, comandi per la lettura interpretata (7 serie), comandi per la lettura di poesie, le audizioni.

La lettura comincia, nella scuola d’infanzia, fin da quando i bambini rileggono le prime parole che hanno composto con l’alfabeto mobile, anche se non si tratta di lettura vera e propria, perché manca l’elemento della comprensione: i bambini infatti conoscono già il significato della parola, avendola scritta loro stessi. In questa fase, comunque, l’attenzione del bambino è rivolta alla pronuncia dei suoni della parola scritta, ma questa attenzione lo porterà poi a voler riconoscere le parole scritte da altri.

La buona pronuncia della parola letta ha un grande valore: si può dire che sia lo scopo principale della lettura nella scuola d’infanzia. Tuttavia è difficile raggiunger questo obiettivo, se nel suo sviluppo il bambino ha sviluppato difetti di pronuncia nella lingua orale.  Quando l’intelligenza vuole volare, le sue ali devono essere pronte. Immaginate se il pittore, nel momento in cui giunge l’ispirazione, dovesse mettersi a fabbricare i pennelli!

Secondo Maria Montessori nella lettura intervengono due fatti diversi: l’interpretazione del senso, e la pronuncia ad alta voce della parola scritta. L’osservazione dimostra che i bambini interpretano il senso leggendo mentalmente: l’interpretazione richiede raccoglimento, perché è l’intelligenza che legge.

Durante l’apprendimento della lettura nella scuola d’infanzia, bisogna distinguere tra scrittura e lettura, perché o due atti non sono contemporanei e la scrittura precede la lettura: nella scrittura prevale il meccanismo psico-motorio, mentre la lettura è un lavoro puramente intellettuale.

Quando il bambino che sa scrivere si trova davanti ad una parola che deve interpretare leggendo, tace a lungo, e legge i suoni con la stessa lentezza con cui la scriverebbe.

Ma il senso della parola diventa evidente solo quando essa è pronunciata in modo chiaro e con l’accento corretto. Ora, per trovare l’accento corretto, il bambino deve riconoscere la parola, cioè deve riconoscere l’idea che la parola rappresenta.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI
Primi esercizi di lettura
 

  • Scatole degli oggetti
  • Scatole delle illustrazioni
  • Schede delle sei immagini
  • Cartellini di parole da abbinare ad oggetti
  • Gioco di lettura di parole con gli oggetti
  • Cartellini di lettura di parole
  • Gioco alla lavagna per la lettura di frasi
  • Cartellini dei comandi per la lettura di frasi (cinque serie)

La composizione deve precedere la lettura logica, come la scrittura deve precedere la lettura della parola. Inoltre la lettura, se ha il significato di recepire un‘idea, deve essere mentale e non vocale. Come spiegheremo meglio dopo, la lettura ad alta voce è un compito complesso. Anche una persona adulta che deve leggere un documento in pubblico si prepara per impadronirsi prima del contenuto. Nel bambino che comincia a leggere, la lingua scritta deve essere isolata dall’articolazione dei suoni. La scrittura rappresenta lo strumento per trasmettere il pensiero a distanza, mentre i sensi e il meccanismo muscolare tacciono.

Per la maggior parte dei bambini, la lettura si sviluppa spontaneamente attraverso la pratica nella costruzione delle parole. Ma ogni bambino è diverso. Alcuni hanno bisogno di molti esercizi di composizione di parole, mentre altri abbastanza presto leggono i suoni scritti. Per questa ragione l’insegnante dovrà osservare ogni bambino e giudicare quando è pronto per la presentazione della lettura. Si devono preparare molti materiali in grande varietà, per permettere ai bambini di fare molta pratica tenendo sempre vivo l’interesse con materiale nuovo. Tutti questi materiali possono essere usati in una prima fase per comporre le parole con gli alfabeti mobili, mentre in una seconda fase possono essere usati per la sola lettura.

Non smorzate l’entusiasmo del bambino per l’esercizio correggendo ogni errore. Se un bambino lavora con interesse e capisce quello che sta facendo, è meglio non interferire: migliorerà rapidamente con la pratica. Se invece non capisce quello che sta facendo, ripetere la lezione il giorno successivo, prima che lui abbia il tempo di prendere il materiale da solo. Se sbaglia ripetutamente l’ortografia di una stessa parola, gli può essere mostrata con delicatezza la composizione corretta della parola. Non bisogna chiedere al bambino di leggere le parole che ha composto, anche se sono scritte correttamente, perché quello del leggere è un processo completamente diverso rispetto a quello del comporre le parole.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Scatole degli oggetti

Si tratta di scatole che contengono oggetti attraenti. Le parole corrispondenti agli oggetti devono essere scritte su cartellini, sempre conservati in scatoline.
il cartellino della parola letta viene posto sotto l’oggetto cui corrisponde, e si continua così tutti gli altri cartellini. L’insegnante continua ad aiutare il bambino finché capisce bene l’esercizio, poi lo lascia libero di lavorare da solo. Una volta che ha completato il lavoro con una scatola di oggetti, può scegliere di continuare con un’altra scatola.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Scatole delle illustrazioni

Sono scatole che contengono schede di illustrazioni, e altre scatole per i nomi corrispondenti, sempre scritti su cartellini.

Il bambino prende una scatola di schede illustrate, legge le parole dei cartellini, e le abbina. Fatto ciò, può scegliere di continuare con un’altra scatola.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Schede delle sei immagini

Sono schede che contengono una raccolta di sei immagini ciascuna. I nomi corrispondenti sono scritti su foglietti inseriti in una busta. Sotto ogni immagine c’è lo spazio per inserire il cartellino del nome.

Il bambino prende una grande busta contenente sei foto. Poi prende la busta con le parole, le legge e le abbina alle foto.
L’insegnante mostra al bambino ogni esercizio dedicandogli tutti il tempo necessario, se occorre dando il suo aiuto. L’obiettivo è quello di dare al bambino una varietà di attività dello stesso tipo, mantenendo vivo il suo interesse. Se un bambino ha difficoltà con la lettura, l’insegnante dà ogni giorno un aiuto supplementare, facendo tutto il possibile per suscitare il suo interesse e dargli la sensazione che lui è in grado di leggere. Dopo che i bambini hanno lavorato per un po’ con un dato materiale, nell’aula viene portato materiale nuovo.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Cartellini di parole da abbinare ad oggetti

Prepariamo una serie di foglietti realizzati con comune carta da scrivere. Su ciascuno di questi scriviamo in caratteri grandi e chiari alcune parole di uso frequente, che il bambino conosce di certo. Se la parola si riferisce ad un oggetto, poniamolo sul tavolo del bambino facilitare la sua interpretazione della parola.
Gli oggetti utilizzati in questi giochi possono essere pezzi dell’arredamento della casa delle bambole, palloni, bambole, alberi, greggi di pecore o altri animali, soldatini, ferrovie, e altre figure semplici.

Cominciamo con la lettura dei nomi di oggetti ben noti e presenti. Non importa distinguere tra parole facili e difficili, perché il bambino sa già leggere qualsiasi parola, cioè sa leggere i suoni che la compongono. Lasciamo quindi che il bambino traduca pure la parola scritta in suoni lentamente, e se l’interpretazione è esatta, limitiamoci a dire, “più veloce”.  Di solito Il bambino legge più in fretta la seconda volta, ma spesso ancora senza capire. Ripetiamo: “Più veloce, più veloce.”

Questo è tutto per quanto riguarda l’esercizio di lettura.
Quando il bambino ha letto la parola, egli abbina il foglietto all’oggetto corrispondente, e l’esercizio è finito.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Gioco di lettura di parole con gli oggetti

Su un grande tavolo disponiamo in ordine sparso una grande varietà di giocattoli. Scriviamo i foglietti coi nomi corrispondenti, pieghiamoli a metà e mettiamoli in un cesto. I bambini a turno pescano dal cesto un foglietto, e vanno al proprio tavolo. Quando un bambino legge e comprende il contenuto del suo foglietto, lo consegna alla maestra, e questo diventa la piccola moneta corrente con la quale acquistare il giocattolo nominato.

Quando tutti i bambini partecipanti al gioco hanno conquistato un giocattolo, prepariamo un altro cestino, nel quale invece di oggetti ci saranno i nomi dei compagni che non sanno ancora leggere, e che per questo motivo non hanno ricevuto il giocattolo. I bambini che leggono correttamente il nome, offrono il loro giocattolo all’amico più piccolo.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Cartellini di lettura di parole

Prepariamo centinaia di foglietti scritti, contenenti i nomi dei bambini, nomi di città, di oggetti, di colori e anche di qualità conosciute attraverso gli esercizi sensoriali, e poniamole in scatole aperte che i bambini possono utilizzare liberamente. Vedremo i bambini rapiti da questi foglietti, e presto stimolati a leggere anche insegne dei negozi, scritte sui calendari, ecc… anche senza che sia stato presentato loro lo stampato minuscolo.

Dopo aver ottenuto coi bambini più piccoli che essi riuscissero a leggere, comprendendoli, cartellini contenenti parole e frasi, Maria Montessori pensò che non rimanesse che proporre ai bambini un libro, ma non ne trovò di adatti al suo metodo. Grazie ai risultati raggiunti nelle sue case dei bambini, le furono regalati molti libri illustrati, che furono dati ai bambini: essi sembravano molto interessati a questi libri, ma la Montessori fece degli esperimenti per comprendere meglio la cosa.

Innanzitutto chiese ad un’insegnante di raccontare una delle storie ai bambini, mentre lei osservava fino a che punto essi erano spontaneamente interessati, e vide che l’attenzione dei bambini calava dopo poche parole. Era evidente che i bambini, che sembravano leggere questi libri con tanto piacere, non traevano piacere dal senso, ma soltanto dall’abilità meccanica che avevano acquisito di tradurre i segni grafici in suoni e quindi di riconoscere le singole parole. Inoltre i bambini non avevano nella lettura dei libri la stessa costanza che avevano dimostrato verso i foglietti scritti, perché nei libri incontravano troppe parole a loro sconosciute. Come seconda prova chiese ai bambini di leggere un libro per lei. Diede un libro a un bambino, si sedette accanto a lui, e il bambino cominciò a leggere. Ad un certo punto chiese: “Hai capito quello che stavi leggendo?”, e il bambino rispose: “No.”, mentre l’espressione del suo viso sembrava chiedere una spiegazione della sua domanda.

In realtà, l’idea che la lettura di una serie di parole possa comunicarci i pensieri di altre persone, era una conquista che ancora non poteva essere raggiunta dai bambini, e che si sarebbe realizzata sicuramente nel futuro.
Tra il saper leggere le parole ed il comprendere il senso di un libro, c’è la stessa distanza che esiste tra il saper pronunciare una parola e fare un discorso. Interruppe quindi la lettura di libri ed attese.

Maria Montessori osservò che i bambini, che si sono esercitati ogni giorno a comporre e leggere parole, ad un certo punto arrivano spontaneamente alla composizione di frasi.
Quando questo avviene, è il momento per procedere con la lettura di frasi.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Gioco alla lavagna per la lettura di frasi

La Montessori scrisse alla lavagna: “Mi volete bene?” I bambini stettero in silenzio per un attimo, poi gridarono: “Sì, sì!”. Quindi scrisse: “Allora fate silenzio, e guardatemi. “. I bambini lessero, e fecero silenzio.
Iniziò così tra loro una comunicazione per mezzo del linguaggio scritto.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Cartellini dei comandi per la lettura di frasi

Prepariamo un buon numero di cartellini nei quali scriveremo frasi lunghe che descrivono azioni che i bambini devono svolgere, ad esempio chiudere le tapparelle; aprire la porta d’ingresso; chiedere a otto compagni di lasciare le loro sedie, mettersi in doppia fila al centro della stanza e marciare avanti e indietro in punta di piedi, senza fare rumore; chiedere a tre compagni che cantano bene di andare al centro della stanza, mettersi in fila e cantare con loro una canzone ; ecc…

Per prima cosa stabiliamo un profondo silenzio, poi presentiamo un cesto contenente i vari cartellini piegati a metà. Tutti i bambini che sanno leggere possono prendere un cartellino e leggerlo, poi consegnano il cartellino alla maestra ed eseguono l’azione descritta. Dal momento che molte di queste azioni richiedono l’aiuto degli altri bambini che non sanno leggere, e dal momento che molti richiedono l’uso di oggetti e materiali, si crea un clima di generale attività e di disciplina spontanea.

Il materiale consiste in un set progressivo di carte che invitano il bambino a creare una scena, o che promuovono un’attività osservabile dall’insegnante.
Per la presentazione mostriamo ai bambini dove trovare le carte e spieghiamo che possono lavorare in gruppo o da soli. Diciamo ai bambini che dovranno tenere il cartellino in mano mentre eseguono l’azione.
Il bambino poi sceglie una carta ed esegue l’azione.

Queste sono le serie dei cartellini dei comandi pronte:

  • Prima serie
  • Seconda serie
  • Terza serie
  • Quarta serie
  • Quinta serie

Puoi scaricarle tutte insieme qui:

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI
Esercizi di lettura successivi

 – la lettura ad alta voce
– il primo libro di lettura
– comandi per la lettura interpretata (7 serie)
– comandi per la lettura di poesie
– le audizioni (letture a voce alta dell’insegnante).

La lettura ad alta voce è una cosa diversa dalla lettura mentale. Mentre la lingua orale è legata alla capacità di udire, la lettura è legata alla scrittura. Nella scrittura, in un certo senso, non ci sono suoni da udire o da pronunciare. E’ la persona, sola con se stessa, che entra in contatto con tutti gli uomini del passato, del presente e del futuro in tutti gli angoli della Terra. Non i suoni, ma la scrittura, è ciò che permette questo tipo di comunicazione. La mente, silenziosamente, riceve i messaggi muti contenuti nei testi scritti.

La lettura ad alta voce, quindi, è una mescolanza di due linguaggi, ed è più complessa sia del solo linguaggio orale, sia della sola scrittura.

Per fare in modo che la lettura ad alta voce sia per lo meno comprensibile, è necessario che la mente e l’occhio facciano rapidamente il lavoro di scorrere l’intera frase, mentre la voce ne riproduce i suoni, dando l’espressione che è necessaria a comprenderne il senso. Quando chiediamo ad un bambino nel primo anno della scuola primaria di raggiungere questo risultato, non è difficile capire perché la lettura sia uno degli scogli più ardui da superare.

Questo schema mostra l’insieme dei fatti che riguardano la lettura:

La vera lettura è solo quella interpretativa. La lettura ad alta voce, invece, è un insieme di lettura ed espressione verbale. La lettura ad alta voce permette ad un gruppo di persone di condividere un’esperienza di lettura, ma non è uguale al lavoro mentale che richiede l’ascoltare la viva voce di una persona che racconta qualcosa in prima persona. Sappiamo tutti quanto sia difficile seguire una lettura fatta da altri, e che il saper leggere è un rarissimo pregio. E’ un’arte. Per insegnare la lettura a voce alta, non è particolarmente utile parlare di tono di voce, pause, gesto: ciò che è davvero importante nell’arte di leggere è l’interpretazione viva ed intensa, che porta ad immedesimarsi nella cosa letta. Il bambino deve, mentre legge a voce alta, comprendere profondamente il testo. Per provarci che hanno capito ciò che hanno letto a voce alta, dovremo chiedere loro di ripeterne il contenuto con parole proprie.

Il bambino che è in grado di esprimere col suo racconto, sia pure imperfetto, quello che ha capito della lettura, si trova in uno stadio più avanzato rispetto a chi non è in grado di farlo. Tuttavia anche questi bambini, ascoltandolo, non si tratterranno dal correggerlo per le sue imprecisioni.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Il primo libro di lettura

Anche se consideriamo della massima importanza la lettura interpretata, offriamo al bambino anche un libretto di lettura che può leggere da sì a voce bassa e poi, quando lo ha capito, anche a voce alta, pronunciando le parole con espressione e chiarezza.

Il primo libretto ideato da Maria Montessori era estremamente semplice. Le pagine scritte erano solo quelle che si offrivano ad apertura del libro, cioè le facciate si sinistra erano bianche. Le pagine inoltre, venti in tutto, non sempre riempivano la pagina, che sopra e sotto il testo era adornata da cornicette.

Il libretto conteneva frasi di questo tipo:

  • La mia scuola si chiama “Casa dei Bambini”.
  • Nella “Casa dei Bambini” ci sono per noi tante seggioline e piccoli tavolini.
  • Ci sono pure graziose credenzine: ogni bambino ha il suo cassetto.
  • Piante verdi e mazzolini di fiori sono dappertutto nella nostra bella scuola.
  • Io mi fermo spesso a guardare i quadri appesi alle pareti.
  • Noi facciamo tutto: ci laviamo, mettiamo in ordine gli oggetti, puliamo i mobili, studiamo e impariamo le cose.
  • Sapete come abbiamo imparato a vestirci? Lavorando molto con le nostre dita sui telai per allacciare, slacciare, agganciare, sganciare, abbottonare, sbottonare, annodar, snodare.
  • I cubi della torretta sono dieci e sono di diversa grandezza: io li spargo prima su un tappeto e poi mi diverto a metterli uno sull’altro, scegliendo sempre il più grande.
  • La torretta serve anche a fare un bell’esercizio di equilibrio: si porta in giro per la sala senza farla comporre. Ma spesso non ci si riesce!
  • Anche le aste lunghe mi piacciono: si devono mettere vicino le aste in gradazione, badando a che i pezzi turchini stiano vicini ai pezzi turchini e i pezzi rossi vicini ai rossi. Così si forma una scala a strisce rosse e turchine.
  • Ma una vera scala io la formo con i prismi marrone. Questi prismi sono di grossezza diversa. Io li metto l’uno accanto all’altro, per ordine di grossezza: ed ecco una bella scala di dieci gradini.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori – Comandi per la lettura interpretata

Le letture interpretate si fanno, come i primi esercizi di lettura, con dei cartellini. Il bambino sceglie un cartellino, lo legge mentalmente, e poi esegue l’azione indicata.
Di questi cartellini esistono varie serie, di complessità crescente: frasi con un’azione, frasi con due o più azioni, molte frasi, frasi con una o più subordinate, dialoghi e scene che richiedono la collaborazione di due o più bambini. I testi provengono per la maggior parte da opere letterarie.
Insieme ai cartellini dei comandi possiamo offrire un assortimento di semplici travestimenti: mantelli, cappelli, ecc…

Distribuiamo le carte del primo set ad un piccolo gruppo di bambini. Chiediamo a un bambino di leggere in silenzio e poi di eseguire l’azione, come se fosse un attore sul palcoscenico. Quando il bambino ha eseguito l’azione, gli altri bambini provano a indovinare cosa c’era scritto nel cartellino. Il bambino legge il cartellino, e si continua così per tutti gli altri cartellini.

I bambini eseguono le azioni indicate, ma non con freddezza: mettono una cura artistica nell’espressione del sentimento. Interpretano l’azione e la studiano, provando e riprovando, come per una rappresentazione teatrale, e cogliendo tutte le sfumature delle parole. Per esempio la frase ‘stava a capo chino’ non indica ‘piegò il capo’. Se il bambino ha compreso, resterà a capo chino, con un’espressione più o meno viva, a seconda del sentimento che deve esprimere.

Trovi tutte le sette serie qui:

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Comandi per la lettura interpretata – Serie 1

Comandi per la lettura interpretata – Serie 2

In questa serie abbiamo periodi di due proposizioni coordinate: i bambini eseguono due azioni consecutive, invece di una sola.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 3

Nella terza serie di letture ci sono periodi con più proposizioni coordinate.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 4

le letture consistono in periodi  di due proposizioni, una principale ed una subordinata.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 5

In questa serie prevalgono periodi di più proposizioni subordinate e coordinate. La lettura contiene delle descrizioni più complesse, e l’interpretazione deve corrisponderle in ogni minimo particolare.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 6

in queste letture c’è un’azione drammatica più difficile da interpretare. Spesso occorre pronunciare qualche frase.

Comandi per la lettura interpretata – Serie 7

Letture che richiedono l’interpretazione di due o più persone (scenette, dialoghi,…)

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Comandi per la lettura di poesie

I bambini non si limitano solo a riprodurre le scene, ma in un secondo tempo leggono ad alta voce tutti i brani che hanno rappresentato, con espressione. I bambini tendono a leggere e rileggere moltissime volte i brani, e ne imparano molti a memoria. Per questo possiamo mettere insieme alcune poesie, facendone un libretto. I bambini le leggono mentalmente e ad alta voce, o le imparano a memoria e le recitano.
Possiamo anche preparare dei cartellini di poesie.

La pratica della lettura secondo il metodo Montessori I COMANDI – Le audizioni

Dopo questo lavoro preparatorio con i cartellini dei comandi per la lettura interpretata, i bambini sono in grado di capire ciò che leggono. Hanno infatti superato tutte le difficoltà di comprensione dei periodi, legate alle loro costruzioni, conoscono il significato di moltissime parole, e nel frattempo hanno iniziato lo studio dell’analisi grammaticale. Questo lavoro si trasforma in una forza che porterà ad un movimento intenso e spontaneo.

Ad un certo punto, infatti, esploderà in classe la passione per la lettura. I bambini sentiranno il desiderio di leggere, leggere, leggere. I libri che riusciremo a raccogliere nella biblioteca di classe sembreranno sempre pochi e sarà necessaria qualche visita alle biblioteche pubbliche.

L’insegnante può dedicare del tempo alla lettura a voce alta per i bambini, ad esempio durante le ore di disegno.

Le letture fatte nella prima scuola Montessori sono state: le favole di Andersen, alcune novelle del Capuana, il Cuore di De Amicis, episodi della vita di Gesù, Fabiola, I promessi sposi, La capanna dello zio Tom, la storia del risorgimento italiano, L’educazione del selvaggio dell’Aveyron di Itard.

Il libro della storia del risorgimento non era di quelli che si credono adatti ai bambini, al contrario: era l’opera di Pasquale De Luca, I liberatori. Ciò che caratterizza questo libro sono i documenti del tempo riportati in fac simile e attestanti l’autenticità dei fatti. Ci sono brani di giornali dell’epoca, sentenze di morte, lettere autografate di Pio IX, di Garibaldi, alcuni documenti riprodotti (nota per la somministrazione di colpi di bastoni, stampe allegoriche affisse nei muri alla vigilia delle sommosse, dispacci telegrafici),  e poi medaglie commemorative, inni patriottici dei quali è riportata anche la musica, e ricche illustrazioni.

Questa lettura documentata era così appassionante che i bambini discorrevano animatamente su vari argomenti, giudicando e discutendo; erano indignati di un editto del re di Napoli che ingannava il popolo, fremevano delle ingiustizie e delle persecuzioni, si entusiasmavano degli eroismi, e infine si mettevano d’accordo in tre o quattro e rappresentavano degli episodi con grande drammaticità.

La lettura del libro del De Luca, fu una rivelazione per Maria Montessori, sia per quanto riguarda la lettura, sia per quanto riguarda l’insegnamento della storia. Capì che per insegnare la storia ai bambini, basta dare una verità vivente e documentata.

Un altro libro che fece grande impressione fu la lettura del Selvaggio dell’Aveyron di Itard. Tutti i particolari psicologici dei tentativi educativi, sembravano toccare l’anima dei bambini. Maria Montessori pensò di portare i bambini più grandi in una Casa dei Bambini, e di spiegare loro il metodo pedagogico. Si accorse di come i bambini più grandi erano in grado di seguire lo sviluppo infantile con una sensibilità a prima vista sorprendente. Riflettendo meglio, però, sappiamo che i migliori maestri dei bambini sono i bambini stessi.

Spesso abbiamo dei bambini un’idea fantastica, e li releghiamo ad una specie umana diversa dalla nostra, mentre invece sono i nostri figli, più puri di noi. L’amore, il bello, il vero, li affascina intensamente e rappresentano per loro delle vere necessità della vita.

Queste esperienze dimostrarono a Maria Montessori di aver trovato un metodo per insegnare ai bambini la storia e perfino la pedagogia, attraverso le letture, ma esistono letture di ogni genere, quindi si può insegnare la geografia attraverso i racconti di viaggio, le scienze naturali attraverso racconti sulla vita degli insetti, e così via.

L’insegnante, attraverso le letture che propone ai bambini, può farli entrare in vari campi del sapere. I bambini, così stimolati, potranno poi entrarvi liberamente, dando sfogo alla loro passione per la lettura.

Il bambino ama molto la lettura, e preferisce la lettura di storie vere. Molti studi dimostrano questo fatto.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica

Schede per i primi esercizi di composizione poetica scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Gli esercizi comprendono: Lettura di poesie, poesia ripetitiva, poesia di elenchi, poesia di bugie, poesia con ritornello, poesia in rima,  allitterazioni, Haiku.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica

Lettura di poesie

Quando presentiamo una poesia, offriamone una copia ad ogni bambino su fogli singoli. Leggiamo la poesia a voce alta ai bambini. Chiediamo poi ai bambini di unirsi a noi nella recitazione a voce alta: questa esperienza può essere ripetuta per più giorni consecutivi. In seguito facciamo leggere ai bambini la poesia all’unisono. Diamo poi ai bambini la loro copia, da inserire in un quaderno di poesie, copiare in bella grafia, illustrare ecc…

In questo modo possiamo proporre ai bambini diversi tipi di poesia, di modo che i bambini possano averne molti esempi e sviluppare sensibilità verso questo tipo di composizione, partendo dall’aspetto orale.

Trovi una vasta scelta di poesie qui: https://www.lapappadolce.net/category/italiano/poesie-e-filastrocche/

Schede per i primi esercizi di composizione poetica

Poesia ripetitiva

Materiale occorrente per la presentazione: lavagna cancellabile, gessi o pennarelli.

Riunite un gruppo di bambini, e dite che comporrete una poesia insieme. La poesia sarà ripetitiva: ogni linea dovrà iniziare con le stesse parole.

Ogni bambino contribuisce alla composizione con una linea. Scrivere le linee sulla lavagna in forma poetica.

Chiediamo poi ai bambini di leggere la poesia, facciamo tutti i cambi che desideriamo per creare l’ordine che preferiamo per la nostra composizione.

Quando i bambini sono soddisfatti, copiano la loro poesia sul quaderno delle poesie, o su un foglio in bella grafia. Se lo desiderano la possono illustrare.

In seguito possiamo mettere a disposizione dei bambini delle carte pronte da completare per comporre le loro poesie ripetitive, individualmente o in piccoli gruppi.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia di elenchi

L’esercizio si svolge come il precedente, ma invece di ripetere l’inizio per ogni verso, mettiamo il membro di una data lista, ad esempio nomi di fiori, di alberi, di mammiferi, di pianeti, ecc…

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia di bugie

Diciamo ai bambini che il poeta vuole raccontare bugie divertenti, per allietare i suoi lettori, o per enfatizzare la realtà mostrandola rovesciata (ad esempio: la pioggia sale, il cielo è sempre giallo,ecc…)

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia con ritornello

Diciamo ai bambini che comporremo una poesia in cui una certa frase si ripete a intervalli regolari. Discutiamo sul significato di ritornello, strofa, verso, ripetizione. Usando lo schema, i bambini si cimentano con le loro composizioni poetiche.

Schede per i primi esercizi di composizione poetica
Poesia in rima

Per la composizione di poesie in rima può essere utile mettere a disposizione dei bambini un rimario, ad esempio:

Esistono molti rimari anche online, volendo, ad esempio: http://www.rimario.net/

Introduciamo il libro e diciamo ai bambini che l’autore ha compilato liste di parole che terminano tutte con lo stesso suono. Leggiamo loro qualche pagina d’esempio, di modo che possano farsi l’idea di cosa siano le rime. Diciamo poi delle parole e chiediamo ai bambini di dirci delle rime. Quando i bambini hanno capito, possono dedicarsi alle loro composizioni. Possiamo fornire loro schede che suggeriscano dei soggetti, avendo cura di scegliere parole che rimano facilmente.

Schede per i primi esercizi di composizione in poesia
Allitterazioni

L’allitterazione è la ripetizione degli stessi suoni all’inizio o all’interno delle parole. Per introdurre l’argomento il testo migliore è l’Alfabetiere di Bruno Munari:

che presenta con allitterazioni le lettere dell’alfabeto una ad una. Introduciamo il libro, e diciamo che l’autore ha scritto allitterazioni per ogni lettera dell’alfabeto. Leggiamo le poesie ai bambini, di modo che si possano fare un’idea di cosa sia un’allitterazione.
(Un bel lavoro realizzato dai bambini con questo materiale si trova qui: https://arringo.wordpress.com/

Scriviamo alla lavagna una parola, ad esempio L Lucertola, e chiediamo ai bambini di dirci tutte le parole con L che vengono loro in mente, scriviamole alla lavagna. Sviluppare le parole in una o due frasi, quindi farle copiare ai bambini sui loro quaderni delle poesie, o su fogli da illustrare e decorare.

A questo punto i bambini possono comporre le loro allitterazioni. Possono consultare il dizionario e il dizionario dei sinonimi e dei contrari per cercare parole che iniziano con lo stesso suono.

Schede per i primi esercizi di composizione in poesia
Haiku

La poesia Haiku, nata in Giappone, è stata adottata dai poeti di tutto il mondo. L’italiano è particolarmente adatto agli Haiku, perché la quantità di sillabe presente in ogni parola è equivalente al giapponese, così che il volume di informazioni che si può includere in 5-7-5 sillabe è quasi uguale nelle due lingue.

Materiali: un libro di haiku, lavagna cancellabile e pennarelli, copie di un haiku per ogni bambino e matite.

Questa è una raccolta scritta per i bambini, ad esempio Un gatto nero in candeggina finì… 35 haiku per bambini di ogni età di Pino Pace:

Presentazione:

Riuniamo un gruppo di bambini e diciamo loro che leggeremo delle poesie scritte con uno schema che si chiama Haiku. Prima di iniziare a leggere, chiedere ai bambini di stare attenti, per vedere se riescono a capire di quale schema stiamo parlando.

Leggiamo qualche poesia, poi cominciamo a raccogliere le risposte dei bambini (diranno ad esempio che non ci sono rime, che parlano dalla natura o delle stagioni, ecc…)

Ora diamo ai bambini un Haiku e chiediamo loro di leggere la prima riga, battendo le mani per ogni sillaba. Alla fine della riga, chiediamo di scrivere il numero di sillabe contate. Facciamo lo stesso per tutte e tre le righe: le sillabe sono sempre 5 -7 – 5.

Altre caratteristiche dell’Haiku (informazioni per l’insegnante):

  • Sono ispirati da elementi naturali. Gli haiku contemporanei possono anche non avere per soggetto la natura, ma parlare di ambienti urbani, emozioni, relazioni e argomenti comici.
  • Un Haiku non ha mai titolo
  • Gli Haiku dovrebbero sempre contenere due idee sovrapposte. Le due parti sono grammaticalmente indipendenti, e sono di solito immagini separate. L’idea è creare un distacco tra le due parti per creare un paragone interno. Per questo nell’Haiku è obbligatorio l’inserimento di una pausa tra le due parti.
  • Gli Haiku sono concentrati su dettagli dell’ambiente che si legano alla condizione umana.
  • I poeti giapponesi usavano tradizionalmente l’haiku per catturare e cogliere l’essenza un’immagine naturale effimera, come una rana che salta in uno stagno, la pioggia che cade sulle foglie, o un fiore che si piega nel vento. Molte persone fanno passeggiate solo per trovare l’ispirazione per le loro poesie, definite in giapponese passeggiate ginkgo.
  • Un riferimento alla stagione o al passare della stagione, definito in giapponese “kigo”, è un altro elemento fondamentale. Il riferimento può essere diretto (nome della stagione) o indiretto (foglie che cadono, alberi che fioriscono). In Giappone esiste lo Saijiki, o Antologia delle Quattro Stagioni, che è un dizionario specializzato contenente un elenco completo di tutti i riferimenti stagionali.
  • Gli Haiku sono composti di dettagli osservati dai cinque sensi. Il poeta assiste a un evento e usa le parole per comprimere .Cosa hai notato riguardo al soggetto? Che colori, forme e contrasti hai osservato?Quali erano i suoni del soggetto? Qual era il tono e il volume dell’evento che è appena accaduto? Aveva un sapore o un odore? Come puoi descrivere in modo preciso la sensazione che hai provato?

Metodo (in breve) per comporre Haiku:

  • Leggi molti Haiku.
  • Tieni presenti le regole per la composizione di Haiku: 3 versi (5 – 7 – 5 sillabe; un riferimento stagionale, una pausa).
  • Fissa nella tua mente l’istante che ti ha colpito, la sensazione che hai provato, e descrivila cercando di ricrearlo a livello emotivo in tutti i particolari, senza descrizioni esteriori.
  • Elimina tutte le parole superflue: ti servono veramente tutti gli aggettivi e gli articoli che hai inserito?
  • Definisci la stagione in cui vuoi collocare la tua composizione: cioè inserisci il kigo.
  • Non inserire metafore.
  • Non inserire rime.
  • Cerca la tua pausa ed inseriscila.

Invitiamo i bambini a scrivere il loro primo Haiku, immaginando di essere un elemento della natura, ad esempio un pettirosso.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Le schede comprendono:

  • Gioco di gruppo di scrittura di un paragrafo
  • Questionario per valutare un testo
  • Osservo la mia scrittura
  • Schede per la scrittura di didascalie
  • Cartellini delle frasi da completare
  • Cartellini delle similitudini da completare
  • Schede questionario per la composizione di storie
  • Cartellini di idee per comporre storie
  • Scheda per scrivere dialoghi tra due persone
  • Cartellini di idee per scrivere dialoghi

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Gioco di gruppo di scrittura di un paragrafo

Riuniamo un gruppo di bambini e spieghiamo loro che scriveremo un paragrafo insieme. Un paragrafo è un gruppo di frasi che sviluppano un’idea principale.

Scegliamo un argomento e scriviamolo nella casella del titolo. Poi chiediamo ai bambini di mettere insieme le loro idee sull’argomento, e riempiamo il primo schema.

A questo punto scegliamo cosa vogliamo usare come frase iniziale, cosa per ognuna delle tre frasi centrali, e cosa come frase finale, e riempiamo il secondo schema.

Infine scriviamo il nostro paragrafo.

Il processo di scrittura di un racconto consta di quattro fasi principali:

  1. Fase preparatoria: si generano le idee. E’ la fase dell’esplorazione delle proprie idee e dei propri sentimenti. Senza abusarne, possiamo preparare per i bambini degli incipit che i bambini devono poi completare.
  2. Composizione: è l’attuazione delle idee. I bambini hanno bisogno di tempo, e molti racconti non vanno oltre questa fase.
  3. Rilettura e correzione: durante questa fase il bambino toglie, aggiunge, cambia e corregge. Questa fase non si attua in genere prima degli 8 anni, e non è bene affrettare il processo.
  4. Pubblicazione: si rende pubblico il racconto. La pubblicazione può avvenire in vari formati: libro, libro illustrato, cartellone, rotolo, presentazione video, ecc…

Si possono organizzare delle riunioni tra l’insegnante e un bambino o un gruppo di bambini, per parlare insieme del loro lavoro. Queste riunioni sono parte integrante del processo di scrittura, se il bambino decide di pubblicare il suo scritto. Queste riunioni possono essere di quattro tipi:

  • Riunioni sul contenuto: hanno lo scopo di aiutare lo scrittore a fare chiarezza, discutendo su cosa è davvero importante nella storia.
  • Riunioni sul processo: hanno lo scopo di aiutare il bambino a porsi domande. L’insegnante chiede al bambino di spiegare i perché delle sue scelte; la riunione si conclude con la domanda: “Cosa dovrai fare dopo?”
  • Riunioni sulla redazione: queste riunioni si fanno quando il contenuto è già pronto e non ha bisogno di modifiche.
  • Riunioni di valutazione: queste riunioni hanno lo scopo di aiutare il bambino a comprendere cosa rende buono un testo scritto. I bambini imparano gradualmente a scegliere i propri lavori migliori per la pubblicazione.

Per la valutazione di un testo scritto, può essere di grande aiuto usare un questionario, come questo:

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Osservo la mia scrittura

Questo secondo questionario può essere utile per tutti i tipi di testo, come strumento per l’autocorrezione:

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Schede per la scrittura di didascalie

I bambini scrivono una didascalia in riferimento all’immagine che trovano sulla scheda. Al termine, chiediamo loro di condividere quello che hanno scritto con gli altri, di modo che tutti possano ascoltare anche ciò che hanno scritto i compagni.

Ho preparato una scheda bianca, su cui potete disegnare o incollare le immagini che vi sembrano più indicate per i vostri bambini, ed una serie si schede complete di immagini, pronte.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini delle frasi da completare

Il bambino sceglie una carta da copiare, e completa la frase. I bambini possono usare il dizionario, o chiedere a un amico di aiutarli con l’ortografia.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini delle similitudini da completare

Questo esercizio è indicato per bambini dopo i 9 anni. Il bambino sceglie un cartellino e completa la similitudine. E’ un esercizio molto utile anche come preparazione alla scrittura di poesie.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Schede questionario per la composizione di storie

Due bambini scelgono una scheda della serie, entrambi contribuiscono alla creazione della storia, a solo uno è lo “scriba”.

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini di idee per comporre storie

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Scheda per scrivere dialoghi tra due persone

Schede per i primi esercizi di composizione in prosa

Cartellini di idee per scrivere dialoghi

CARTELLINI DEI COMANDI per i primi esercizi di lettura e composizione

CARTELLINI DEI COMANDI per i primi esercizi di lettura e composizione, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Le serie comprendono:

  • Cartellini di comandi per i primi esercizi di lettura
  • Comandi per la composizione di parole
  • Comandi per la composizione di frasi
  • Comandi per la composizione di liste
  • Comandi per la composizione di una storia

e puoi scaricarli qui:

Troverai invece i cartellini dei comandi per l’analisi grammaticale tra gli esercizi dedicati alla presentazione delle parti del discorso.

Nella scuola d’infanzia, quando il bambino è pronto inizia a leggere spontaneamente ciò che compone con l’alfabeto mobile, ed in questa fase lo aiutiamo a scoprire che ora può conoscere anche il pensiero di altre persone.

L’esercizio dei comandi, che consiste nello scrivere frasi alla lavagna (o su foglietti di carta), davanti ai bambini, senza parlare, è di grande importanza. Se non parliamo, cioè se isoliamo il linguaggio scritto dal linguaggio parlato, il bambino percepisce in modo profondo il valore della scrittura, come vero linguaggio.

Questa esperienza rappresenta il primo avviamento alla scrittura creativa. La scrittura creativa si realizza quando pensiamo in termini di “vi mostro qualcosa che prima non c’era, un pensiero che era nella mia mente e che ora, grazie alla mia scrittura, posso mostrarvi”.

Il nostro compito è aiutare i bambini ad esporre i propri pensieri con chiarezza, ponendo attenzione alla sintassi ed allo stile, per contribuire allo sviluppo completo del bambino, in modo che possa raggiungere il suo massimo potenziale.

Il lavoro di sostegno alle capacità di scrittura dei bambini, nella scuola primaria, è molto articolato.

Lo studio della grammatica e della sintassi riveste grande importanza. Il materiale più interessante per i bambini è rappresentato dalle scatole grammaticali, soprattutto dopo gli 8 anni. Insieme al lavoro con materiali per l’analisi logica, sono strumenti preziosi per valutare le relazioni sintattiche tra le parole, e le sfumature stilistiche. Di grande importanza sono anche le carte dei comandi che introducono le parti del discorso e le loro classificazioni, e che contribuiscono indirettamente alla comprensione del linguaggio da parte del bambino ed al miglioramento della scrittura.

L’esperienza dimostra che, dopo aver presentato ai bambini i primi cartellini dei comandi, si verifica in classe l’esplosione di una nuova attività. I bambini desiderano continuare a scrivere comandi per gli amici, ne inventano e li leggono ai loro compagni, chiedono loro di interpretare i comandi che hanno scritto.

Se la frase non è scritta in modo corretto, l’errore si rileva automaticamente, e il bambino che ha scritto il comando vede eseguire davanti a sé un’azione diversa da quella che aveva in mente. Capisce così di avere espresso il suo pensiero in modo scorretto o inadeguato, e si mette spontaneamente al lavoro per correggere l’errore.

L’uso dei cartellini dei comandi mostra non solo la capacità dei bambini di scrivere in modo spontaneo, ma anche la loro tendenza a scrivere in modo chiaro e comprensibile agli altri. Quando i bambini sono presi da questa passione per l’espressione accurata dei loro pensieri, la chiarezza diventa l’obiettivo dei loro sforzi. Si dedicano con entusiasmo alla ricerca delle parole giuste, e sentono che non ci sono mai troppe parole per costruire con esattezza il proprio pensiero.

Questa è una serie di comandi semplici. I cartellini vanno distribuiti tra i bambini, che vanno al loro banco a leggerli (mentalmente), e li eseguono, mostrando così di averli compresi. Dopo alcuni di questi esercizi, lasciare che i bambini compongano i propri comandi per i compagni. Gli ultimi comandi di questa serie sono quelli inventati nella Casa dei Bambini di Maria Montessori, inventati dai suoi alunni.

LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE

LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE fa parte del quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori.

Per approfondire e accedere a tutto il materiale relativo vai qui:

Qui di seguito trovi due versioni del racconto e l’albero linguistico, scaricabile e stampabile in formato pdf.

La storia viene ulteriormente sviluppata in seguito, con la storia delle origini della lingua italiana e con la storia delle origini della lingua inglese.

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LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
pdf qui: 

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Prima versione

Gli studiosi credono che le lingue attuali siano divise in famiglie. Alcune sono parenti vicine, diciamo sorelle, altre parenti di secondo o terzo grado. Un modo per riconoscere lingue che provengono dalla stessa famiglia linguistica è confrontare le parole che esse usano per chiamare i numeri. Tutti i popoli, infatti, hanno la necessità di contare.

Oggi, circa la metà della popolazione mondiale parla una lingua della famiglia indo-europea, mentre l’altra metà parla lingue di altra provenienza.

La maggior parte delle famiglie linguistiche europee sono legate le une alle altre, ed hanno un’origine comune, una lingua madre chiamata lingua proto-indoeuropea. Le prime persone che parlavano questa lingua, di cui non abbiamo testimonianza, provenivano dalle steppe della Russia, erano pastori nomadi che viaggiavano alla ricerca di pascolo. Si muovevano velocemente perché avevano addomesticato i cavalli, ed avevano carri a ruote trainati da buoi. Come arma avevano delle asce: lo sappiamo perché abbiamo trovato le loro tombe, ed abbiamo scoperto che seppellivano i loro uomini accanto alle loro armi. Le donne venivano sepolte coi loro gioielli d’ambra. Quando questo popolo giunse in Europa, venne in contatto con le popolazioni locali. Si trattava di agricoltori sedentari, che vivevano in villaggi sparsi, e seppellivano i loro morti in grandi tombe megalitiche. Gli uomini con le asce non furono gli unici a raggiungere l’Europa in quel periodo. Abbiamo testimonianze anche del popolo della ceramica campaniforme, proveniente dalla Spagna, che deve questo nome all’uso di fabbricare vasi a forma di campana, e forse conoscevano la tecnica della produzione della birra. Conoscevano anche il bronzo, perché abbiamo trovato coltelli, lance, punte di freccia e gioielli di questo materiale. Probabilmente svolgevano attività di scambio e commercio con gli agricoltori. Questi popoli si mescolarono tra loro, e probabilmente nacque così una lingua comune, che doveva essere il proto-indoeuropeo.

Circa 4.000 anni fa, pare che queste popolazioni cominciarono a muoversi in direzioni diverse, allontanandosi dalle pianure dell’Europa centrale in cui si erano stabiliti in origine. Alcuni si diressero verso Oriente ed altre verso Occidente, e viaggiando incontravano altre popolazioni, che parlavano altre lingue. Così ogni popolazione sviluppò da quella che era una lingua comune, una propria variante. Anche la nostra lingua è nata così.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Seconda versione

È esistita una lingua uguale per tutti gli uomini, che poi si è diversificata? Da dove viene la nostra lingua? Chi l’ha parlata per primo? Come si sentivano gli uomini quando pronunciarono le prime parole? Quanto tempo fa gli uomini hanno cominciato a parlare? Quando l’Italiano è nato, somigliava a quello che parliamo noi?

Secondo gli studiosi, tutte le lingue europee, persiane e indiane, con poche eccezioni, appartengono ad uno stesso gruppo linguistico. Secondo i Filologi questo gruppo di lingue, chiamato gruppo Indo-europeo, si è diffuso a partire da un punto di origine comune, in un dato momento storico. Si pensa che l’antenato delle lingue indo-europee fosse una lingua parlata da un popolo nomade dedito alla pastorizia, che dalla Russia si spostò verso l’Europa centrale, circa 4.000 anni fa.

Chi erano questi pastori nomadi? Cosa trovarono quando arrivarono in Europa?

Non si sa con certezza, ma si ipotizza che 4.000 anni fa l’Europa fosse un territorio poco popolato, dove gli uomini vivevano divisi in villaggi agricoli (non città). Questi agricoltori erano viaggiatori che via via, provenendo da altre zone, si insediavano dove le condizioni erano più favorevoli all’agricoltura, portando con sé la propria cultura, e i propri usi e costumi. Di questa epoca rimangono le costruzioni megalitiche: grandi tombe funerarie per le sepolture comuni, ad esempio. Probabilmente si dedicavano anche agli scambi e al commercio. Conosciamo una popolazione tra queste, chiamata Cultura del vaso campaniforme, per via dei resti di vasi di ceramica a forma di campana che abbiamo rinvenuto.

Ebbene, tutte queste persone vivevano insieme in modo relativamente pacifico, quando sulla scena irruppe la popolazione dei pastori nomadi di cui abbiamo parlato, e che chiamiamo Popolo dell’Ascia. Il Popolo dell’Ascia si muoveva da un luogo all’altro e non era così pacifica. L’ascia era la loro arma caratteristica: si trattava di asce di guerra fatte di rame o di pietra levigata. Poiché sono state trovate alcune delle loro tombe, sappiamo qualcosa del loro culto dei morti. Nelle loro tombe, gli uomini sono sempre distesi sul fianco destro e con la testa rivolta verso est e i piedi ad ovest. Il volto era girato verso sud, le gambe erano piegate e, nel caso degli uomini, davanti ai loro occhi venivano poste le loro asce. Cercando di interpretare questo modo di seppellire i morti, si è pensato che questi uomini adorassero il sole, ma non ne possiamo essere certi.

Gli studiosi pensano che questi uomini, comunque, parlassero una lingua che può essere l’antenato comune delle lingue indo-europee, chiamata Proto-indoeuropeo, la bisnonna della nostra lingua. Questa popolazione era in grado di muoversi molto velocemente perché aveva addomesticato il cavallo e aveva imparato ad utilizzare la ruota. Costruiva quindi carri trainati da cavalli o da buoi.

LA STORIA DELLE FAMIGLIE LINGUISTICHE

THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES It is part of the framework of the MONTESSORI FOUR GREAT LESSON. Below are two versions of the story and the linguistic family tree.

The story is further developed later, with the story of the origins of the Italian language and the history of the origins of the English language.

here: Linguistic Family Tree

MONTESSORI FOUR GREAT LESSON
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES
First version

Researchers think that the present languages are divided into families. Some are close relatives, say sisters, other relatives of second or third degree. One way to recognize that languages come from the same language family is to compare the words they use to call the numbers. All peoples, in fact, need to count.

Today, about half the world’s population speaks a language of the Indo-European family, while the other half speak languages from other sources.

Most language families in Europe are linked to each other, and have a common origin, a native language called Proto-indoeropean.

The first people who spoke this language, we have not evidence, came from the steppes of Russia, were nomads who traveled in search of grazing. They moved quickly because they had domesticated horses, and had wheeled carts pulled by oxen. As weapons they had axes: we know this because we found their graves, and we found that buried their men next to their weapons. Women were buried with their amber jewelry.

When these people came to Europe, he came into contact with local people. They were sedentary farmers, who lived in scattered villages, and buried their dead in large megalithic tombs.

Men with axes were not the only ones to reach Europe in that period. We have also testimonies of the people of ceramics Belldirectly coming from Spain, so named because manufactured vessels bell-shaped, and perhaps knew the technique beer brewing. Also knew the bronze, because we found knives, spears, arrowheads and jewelry of this material. Probably they held exchange activities and trade with the farmers. These peoples were mingled with each other, and was probably born in this way a common language, which was to be the proto-Indo-European.

About 4,000 years ago, it seems that these people began to move in different directions, moving away from the lowlands of central Europe where they were originally established. Some made their way to the East and the other towards the West, traveling and met other people who spoke other languages. So every population grew from what was a common language, its own variant. Even our language was born in this way.

MONTESSORI FOUR GREAT LESSON
THE STORY OF LINGUISTIC FAMILIES
Second version

It existed a language equal for all men, which later diversified? Where it comes from our language? Who has spoken it first? What men felt when they uttered the first words? How long ago people began to talk? When English is born, it resembled the English that we speak?

According to scientists, all European languages, Persian and Indian, with few exceptions, belong to the same language group. According Philologists this group of languages, called the Indo-European group, has spread from a common point of origin, at a given moment in history. It is thought that the ancestor of the Indo-European languages, was a language spoken by a nomadic people devoted to the sheep, who moved from Russia to Central Europe, about 4,000 years ago.

Who were these nomadic shepherds? What they found when they arrived in Europe?

It is not known with certainty, but it is assumed that 4,000 years ago Europe was a sparsely populated territory, where men lived, divided into agricultural villages (not city). These farmers were travelers who gradually, coming from other areas, came to settle where conditions were more favorable to agriculture, taking with them their culture, and their customs and traditions. Of this time remain the megalithic constructions: big funerary tombs for common burials , for example. Probably they dedicated themselves to trade and commerce. We know a population of these, called Bell Beaker Culture, because of the remains of ceramic pots shaped bell that we found.

Well, all these people lived together relatively peacefully, until the population of nomadic shepherds that we talked about, and we call the People of the Axe, burst onto the scene. The People of the Axe, moving from place to place and it was not so peaceful. The ax was their characteristic weapon: it was axes of war made of copper or polished stone. For we have found some of their graves, we know something of their cult of the dead. In their graves, the men are always lying on his right side with the head turned towards east and feet turned towards west. The face was turned towards the south, the legs were bent and, in the case of men, before their eyes were put their axes. Trying to interpret this way of burying the dead, the scientists thought that these men should worship the sun, but we can not be certain.

Researchers think that these men, however, spoke a language which can be the common ancestor of the Indo-European languages, called Proto-indoeropeo, the great-grandmother of our language. This population was able to move very quickly because he had tamed the horse and had learned to use the wheel. Then built carts pulled by horses or oxen.

LA STORIA DEGLI ALFABETI

LA STORIA DEGLI ALFABETI che presento qui è una versione molto dettagliata della storia della scrittura, dalle pitture rupestri all’ebook. Vengono inoltre presentate molte curiosità sulla scrittura e gli alfabeti di tutto il mondo. Nella seconda parte del racconto le lettere vengono presentate una ad una, raccontando di ognuna l’evoluzione storica dal sinaitico ad oggi. Il racconto è accompagnato da nomenclature e dalle schede riassuntive lettera per lettera. La STORIA DEGLI ALFABETI fa parte del quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori; per saperne di più ed accedere a tutto il materiale relativo vai qui:

LA STORIA DEGLI ALFABETI – Materiale utile per la presentazione:

  • Carte illustrate per la storia degli alfabeti

  • Schede della storia delle lettere dell’alfabeto

LA STORIA DEGLI ALFABETI – Racconto:

Gli esseri umani vivono su questo pianeta da migliaia di anni, e fin dall’inizio hanno avuto bisogni di parlare tra loro. A volte possiamo comunicare con gli altri senza emettere suoni: possiamo usare le espressioni facciali, o i gesti, o entrambi. Ma il modo più importante che gli esseri umani hanno di comunicare tra loro è il linguaggio. Originariamente, il linguaggio era esclusivamente orale: le persone, semplicemente, parlavano tra di loro. Ma la lingua parlata non consente di tenere traccia di ciò che è stato detto, e non consente di comunicare con le persone lontane. Così, alla fine, le persone hanno ideato il linguaggio scritto, che consente di fare entrambe le cose.

Tutte le lingue utilizzano simboli: segni o immagini che rappresentano cose reali o idee. Gli antichi Egizi usavano disegni che rappresentavano parole. Potevano fare questi disegni sulla pietra, o su rotoli di papiro. A migliaia di chilometri di distanza, gli antichi Cinesi svilupparono un sistema di scrittura composto da caratteri che significavano parole o idee. Questo popolo utilizza lo stesso sistema ancora oggi.

Talvolta si usano anche disegni che rappresentano una sorta di rebus, un simbolo complesso che contiene sia immagini, sia parole, da decifrare.

I simboli servono spesso anche a dare indicazioni rapide di regole, direzioni, luoghi, come avviene per la segnaletica stradale, i cartelli nei bagni pubblici, ecc…

Oggi la maggior parte di ciò che scriviamo è composto da parole, piuttosto che da disegni. Per migliaia di anni, tuttavia, dalle pitture rupestri agli antichi Egizi, le immagini furono l’unico tipo di scrittura.

Ma è molto difficile disegnare un’immagine di tutto ciò che gli esseri umani possono pensare. Come possiamo fare un disegno di “ieri”, o di “freddo”, o di “possibile”?

Gli uomini, per questo motivo, resero i loro disegni sempre più astratti, e dopo molti secoli, scoprirono anche che potevano utilizzare i loro disegni per rappresentare non le cose che vedevano o toccavano o pensavano, ma i suoni della loro lingua.

Queste “immagini sonore” sono chiamate lettere, simboli che stanno al posto dei suoni che compongono tutte le nostre parole. Così ogni lingua ha bisogno di un numero relativamente ridotto di lettere per essere scritta. Un elenco, fatto secondo un ordine particolare, di tutte le lettere usate per scrivere una data lingua, viene chiamato alfabeto. Nessuno sa precisamente quando o dove gli uomini abbiano per la prima volta costruito un alfabeto, sappiamo che l’alfabeto che usiamo noi oggi ha origine dagli antichi alfabeti usati in Medio Oriente.

Gli scienziati che studiano la storia delle lingue, hanno stabilito che le origini del nostro alfabeto risalgono al 2.000 aC, cioè a più di 4.000 anni fa. Questi scienziati studiano le lingue antiche, ed esaminano le tavolette di argilla e le iscrizioni che vengono rinvenute durante gli scavi archeologici. Poi confrontano quello che trovano in un dato luogo con i reperti trovati in altri luoghi. Spesso è molto difficile capire esattamente cosa significhino i segni di queste iscrizioni antiche. Molti esemplari di antiche scritture sono andati perduti nel corso dei secoli, per cui sono molte le cose che non possiamo dare per certe. Anche oggi gli studiosi continuano ad indagare le antiche iscrizioni, per conoscere meglio la storia del nostro alfabeto.

Come ha fatto un alfabeto nato 4.000 anni fa a diventare l’alfabeto che usiamo oggi? Attraverso le migrazioni dei popoli, il commercio e le guerre di conquista.

Il nostro alfabeto si è evoluto, nel corso di molti secoli, nei paesi del Mediterraneo. L’alfabeto SINAITICO, creato nella penisola del Sinai, ha rappresentato un grande passo avanti nella storia della comunicazione umana. Era più facile da imparare, le immagini erano molto semplificate, e le lettere avevano la stessa funzione che hanno negli alfabeti fenicio, greco e latino. Più tardi si è rivelato utile anche per scrivere lingue diverse, come l’Inglese, lo Spagnolo, il Tedesco, il Polacco, il Turco e perfino l’Hawaiano. Le lettere che utilizziamo oggi derivano quindi dai geroglifici egizi, che sono stati presi in prestito dai popoli della penisola del Sinai, e trasformati in lettere. Queste lettere poi sono state prese in prestito dai Fenici, che le hanno trasmesse ai Greci. I Greci le hanno prestate ai Romani, e questi le hanno trasmesse a noi.

Solo pochi anni fa gli scienziati hanno trovato nella Valle del Nilo una parete rocciosa scolpita con simboli, che avevano circa 4.000 anni. Scoprirono che i simboli non rappresentavano cose o idee, ma suoni. Queste iscrizioni, dunque, rappresentano l’esemplare dell’alfabeto più antico. Le incisioni, probabilmente, non furono eseguite da Egizi, ma dai minatori e dagli altri lavoratori stranieri che provenivano dalla penisola del Sinai.

Il popolo che viveva nella penisola del Sinai aveva regolari scambi commerciali con l’Egitto, quindi aveva familiarità con la loro scrittura geroglifica. Molte delle lettere che essi crearono, pensano gli studiosi, sono basate sui simboli egizi. La loro scrittura si sviluppò intorno al 1.500 aC ed il loro alfabeto era composto da 18 lettere.

I Fenici, che vivevano sulla costa mediterranea nei pressi della penisola del Sinai, adattarono l’alfabeto sinaitico alla propria lingua. Il loro alfabeto si sviluppò tra il 1.000 e l’800 aC, ed aveva 20 lettere. I Fenici erano grandi costruttori di navi ed abili marinai, e vendevano e compravano merci in tutti i Paesi del Mediterraneo. Il loro alfabeto così si diffuse rapidamente nei Paesi con i quali avevano scambi commerciali, inclusa la Grecia.

Intorno all’800 aC i Greci cambiarono la forma della maggior parte delle lettere fenicie, e ne aggiunsero alcune altre. Questo si è dimostrato molto utile, perché la lingua greca era molto diversa da quella fenicia. I Greci portarono il loro alfabeto in tutte le colonie che fondarono nei Paesi del Mediterraneo.

Nel 200 aC i Romani, che vivevano nella penisola italica, presero il posto dei Greci come popolo più potente del Mediterraneo. Ben presto estesero il loro impero al Portogallo, la Spagna, la Francia ed altre regione europee, tra le quali la Gran Bretagna. Ovunque sono arrivati, hanno portato il loro alfabeto con loro.

Ma che suono avevano queste lettere antiche? Non possiamo essere sicuri del suono esatto che le lettere dei primi alfabeti rappresentavano. Gli scienziati ritengono che ALEPH fosse un suono gutturale simile alla pronuncia della nostra H. In generale le consonanti sono pronunciate arrestando o limitando il flusso d’aria mentre parliamo, mentre le vocali si pronunciano senza interferire col flusso dell’aria. Nelle lingue semitiche, come l’antico Sinaitico e il Fenicio o l’Ebraico e l’Arabo moderni, le parole vengono scritte senza vocali. Le vocali vengono pronunciate parlando, ma non vengono trascritte. I popoli semitici, dal senso dalla frase, sono in grado di capire quali siano le vocali da usare.  Ad esempio, se noi scriviamo L BMBN ST CRRND, dovremmo essere in grado di leggere LA BAMBINA STA CORRENDO.

Chi chiamò “alfabeto” l’elenco delle lettere? La parola ALFABETO deriva dal nome delle prime due lettere greche, ALFA e BETA. Non furono i Greci ad aver avuto l’idea di alfabeto, ma ci hanno dato il nome. I Romani all’inizio chiamarono il loro elenco di lettere LITERAE (lettere) o ELEMENTA (elementi), una parola che può derivare dalla sequenza LMN che si trova nel mezzo della lista. Tuttavia, già nel III secolo aC era in uso la parola ALPHABETUM, derivata dalle prime due lettere dell’alfabeto greco, e che divenne poi la nostra parola ALFABETO.

I Greci furono i primi ad usare, per le lettere, dei nomi che non avevano altri significati. Per i Fenici, la parola ALEPH era sia il nome di una lettera, sia la parola per dire BUE; BETH era sia il nome della lettera sia la parola per dire CASA; GIMEL era sia il nome di una lettera, sia un bastone che si usava per cacciare. Invece, per i Greci, le parole ALPHA, BETA, GAMMA, erano solo nomi di lettere che rappresentavano, con la loro iniziale, un suono.  Non avevano altri significati.

I Romani furono i primi a citare le loro lettere, non con il loro nome, ma con il loro suono, come facciamo noi oggi quando invece di dire A BI CI DI E EFFE, diciamo A B C D E F. I Greci invece usavano nominarle come ALFA BETA GAMMA DELTA, ecc…

Nessuno sa perché le lettere dell’alfabeto appaiono nell’ordine in cui le vediamo, ma sappiamo che hanno mantenuto lo stesso ordine dal tempo dei Fenici. L’ordine alfabetico ci aiuta ad organizzare le informazioni. Un dizionario che elenchi migliaia di parole in ordine sparso, sarebbe impossibile da consultare.

Durante le Olimpiadi moderne, la squadra della Grecia, che è stata la sede delle prime Olimpiadi della storia, entra in campo sempre per prima, la squadra del Paese ospitante sempre per ultima, mentre tutte le altre squadre entrano in ordine alfabetico, a seconda della lingua che si parla nel Paese ospitante. Se ad esempio le Olimpiadi si svolgono in un Paese dove si parla Inglese, gli USA entrano quasi per ultimi, come il Regno Unito (United Kingdom). Quando si svolgono in paesi di lingua Francese o Spagnolo, gli USA entrano molto prima, perché in Francese si chiamano ETATS UNIS e in Spagnolo ESTADOS UNIDOS.

Le lingue non condividono tra loro tutti gli stessi suoni. Ci sono suoni che esistono in una lingua, ma non esistono in un’altra. Ad esempio ad un Tedesco, i suoni di v e di w della lingua inglese sembrano identici, ma non lo sono per gli Inglesi. Nel passaggio dell’alfabeto da un popolo all’altro, quindi da una lingua all’altra, avveniva che l’alfabeto straniero non rispondesse a tutte le esigenze della lingua che voleva adottarlo. Ad esempio i Greci, per scrivere il Greco, non avevano bisogno di alcune delle consonanti usate dei Fenici per scrivere il Fenicio. Per questo, ad esempio, i Greci presero dall’alfabeto fenicio ALEPH HE e KHETH, che erano consonanti, e le usarono come vocali per ALFA, EPSILON ed ETA.

Le lingue che si parlano oggi nel mondo hanno più suoni di quelli espressi nei loro alfabeti. Ad esempio l’alfabeto inglese ha 26 lettere, ma si è calcolato che, a seconda dell’accento, la maggior parte degli anglofoni usano più di 40 suoni differenti. Quindi, molte delle nostre lettere rappresentano in realtà più di un suono. Ad esempio, in Italiano, la lettera O si scrive nello stesso modo in ORMA e in ORO, ma i suoni sono diversi: è chiusa in orma ed è aperta in oro.

Molte lingue usano le stesse lettere, ma spesso abbinandole a suoni diversi. Ad esempio lo Spagnolo, il Tedesco e l’Inglese hanno nel loro alfabeto la lettera J. In Inglese questa lettera si chiama JAY e sta per g dolce. In Spagnolo si chiama JOTA e ha un suono simile alla H aspirata. In Tedesco si chiama JOT e ha un suono simile ad Y. Stessa lettera, lingue diverse, suoni diversi. Le persone sono molto brave ad utilizzare lo stesso alfabeto, ma adattandolo ai suoni della propria lingua.

L’alfabeto più diffuso nel mondo oggi è l’alfabeto latino, quello utilizzato dagli antichi Romani molti secoli fa. Quando gli eserciti romani conquistarono l’Europa, i popoli che vivevano in Spagna, Francia, Germania, Italia, Scandinavia ed Inghilterra cominciarono a scrivere nelle loro lingue, ma utilizzando l’alfabeto latino. Questi paesi poi diffusero le loro culture nelle loro colonie che fondarono in Asia, Africa e nelle Americhe, così anche i popoli di questi continenti utilizzarono l’alfabeto latino. Poiché, come abbiano detto, ogni lingua può avere dei suoni che altre lingue non hanno, i vari popoli hanno dovuto inventare dei modi per utilizzare le lettere esistenti nell’alfabeto latino, per rappresentare più suoni differenti. L’Inglese, ad esempio, a volte combina più lettere insieme per rappresentare alcuni dei suoi suoni, ad esempio CH, SH, TH. Succede anche in italiano con SC SCH GL GN ecc… In Italiano, ed anche in Spagnolo R è diverso da RR o L è diverso da LL.

Oltre all’alfabeto latino, si sono diffusi nel mondo altri alfabeti, di origine comune a quello latino, come l’alfabeto ebraico e quello arabo, che derivano dall’alfabeto fenicio, e l’alfabeto cirillico, usato in Russia e in Europa Orientale, che deriva dall’alfabeto greco.

La maggior parte delle scritture moderne si leggono da sinistra a destra. Ma l’antico Greco si scriveva in entrambe le direzioni, in questo modo: la prima riga procedeva da sinistra a destra, poi giunti al margine, la seconda riga proseguiva a ritroso nel senso opposto, con un procedimento a nastro.  Questo modo di scrivere si chiama scrittura BUSTROFEDICA perché aveva un andamento che ricordava il bue che ara i campi (dal greco “bue” e “invertire”).

Leggere il Latino non è per noi così semplice, perché essi usavano solo le lettere maiuscole e non avevano alcun segno di interpunzione, nemmeno gli spazi tra una parola e l’altra. Le frasi, allo stesso modo, non erano separate tra loro. Ad esempio, questa spiegazione sarebbe risultata così:

Siccome era molto difficile leggere una scrittura simile, i Romani stessi, col passare del tempo, si stancarono, e cominciarono a mettere uno spazio tra una parola e l’altra e un punto simile a questo ∙ alla fine di ogni frase.

Gli Egizi hanno inventato un supporto per la scrittura chiamato papiro e che fabbricavano con una pianta che cresceva lungo le sponde del fiume Nilo. La superficie del papiro era molto facile da disegnare. Il papiro però era molto costoso, e le persone, per risparmiare, scrivevano su entrambe le facciate di ogni foglio. Per questo hanno inventato colori che potevano essere lavati dai papiri, per poterli utilizzare più volte. L’inchiostro nero veniva prodotto con fuliggine mischiata a polpa di papiro.

Le popolazioni della penisola del Sinai ed i Fenici usavano invece delle tavolette di argilla. Disegnare immagini perfette sulla creta molle non è facile, e questo può essere uno dei motivi per cui gli alfabeti si sono sviluppati proprio in queste regioni.

I Romani usavano sia rotoli di papiro, sia tavolette d’argilla. Spesso scolpivano le loro iscrizioni nella pietra, soprattutto sulle pareti degli edifici pubblici e sui monumenti. Molti Romani usavano anche portare con sé delle piccole tavolette di legno spalmate di cera, per scrivere. Riscaldando la cera potevano fare TABULA RASA, cancellare quello che avevano scritto prima, e scrivere qualcosa di nuovo.

A partire dal Medioevo si iniziò a scrivere su pelli di animali appositamente preparate, e chiamate pergamene. La più preziosa era la velina. Sia la pergamena comune, sia la velina, erano materiali estremamente costosi, e questo limitava la quantità di scritti realizzabili.

La carta, inventata in Cina nel I secolo aC, non raggiunse l’Europa prima del XII secolo dC. Fino a quando non furono messi a punto sistemi di produzione in serie, cosa che avvenne molti secoli dopo, la carta era un lusso riservato a pochi.

Con l’invenzione della stampa, sempre più persone hanno imparato a leggere e scrivere. Siccome scrivere ogni lettera staccata richiede più tempo, per una scrittura a mano più veloce si è ideato il corsivo. Nel corsivo la forma delle lettere è cambiata per permettere di collegarle tra loro, senza dover staccare la penna dal foglio tra le lettere della stessa parola. Il corsivo è stato inventato in Italia nel Medioevo.

I Romani incidevano spesso messaggi nella pietra. Essi scoprirono che l’aggiunta di un breve trattino alle estremità delle lettere aiutava a scriverle più ordinato e proporzionato. Questo trattino è chiamato SERIF, che in Francese significa LINEA.

In tempi moderni, con l’evoluzione della stampa e soprattutto con la scrittura al computer, sono comparsi nuovi stili tipografici di scrittura (detti FONT) e nuovi caratteri. Le persone preferiscono usare quelli più semplici e stilizzati, per questo molti FONT hanno eliminato i trattini dell’alfabeto latino, e per questo si chiamano SANS SERIF, che in Francese significa SENZA LINEA.

Quando scriviamo al computer, per prima cosa possiamo scegliere il font che desideriamo. In secondo luogo possiamo scegliere di scrivere coi caratteri normali, oppure di usare (per tutto il testo o solo per isolare alcune parole o frasi), il CORSIVO, il GRASSETTO, o il SOTTOLINEATO.

Nel CORSIVO, in genere le lettere sono inclinate verso destra ed appaiono più leggere.

Per evidenziare le parole si usa il GRASSETTO. I caratteri in grassetto sono più pesanti e più scuri delle lettere stampate coi caratteri normali.

Anche il SOTTOLINEATO, che fa apparire una riga continua al di sotto dei caratteri, è un modo di evidenziare parole o frasi.

Prima di Johannes Gutenberg, che visse nella metà del 1.400, la scrittura era eseguita solo a mano. Gutenberg portò due importanti innovazioni. Una fu l’invenzione dei caratteri mobili, cioè di piccoli timbri di metallo per ogni lettera dell’alfabeto. L’altra fu la macchina da stampa, che permetteva di realizzare centinaia di copie di un libro da una stessa matrice.

La stampa e la tipografia cambiarono molto poco nel corso del tempo, fino al XIX secolo, quando vennero inventate macchine che potevano impostare automaticamente i caratteri di un’intera riga o anche di un’intera pagina. Nel XX secolo la stampa si è così evoluta che oggi interi libri, sia composti da caratteri tipografici, sia da immagini, come ad esempio i libri d’arte, vengono composti al computer e stampati grazie ad enormi macchinari automatizzati.

Gli alfabeti sono utilizzati in tutto il mondo. Secondo alcune stime, più di tre quarti delle lingue del mondo utilizzano alfabeti, e circa il 60% della popolazione mondiale parla lingue che hanno un alfabeto scritto. Milioni di persone nel mondo, per lo più in Asia, usano simboli basati su immagini, che sono chiamati LOGOGRAMMI (simboli di parole) o IDEOGRAMMI (scrittura di idee).

Molte lingue indiane usano un alfabeto chiamato DEVANAGARI. Questo alfabeto utilizza lettere che appaiono molto diverse da quelle dell’alfabeto latino, ma in alcune di esse gli scienziati vedono delle somiglianze con le lettere dell’alfabeto fenicio.

In tutte le altre parti del mondo, domina l’alfabeto latino. Sviluppato in origine dai popoli della penisola del Sinai, l’alfabeto è stato adottato ed elaborato dai Fenici e dai Greci, e si è trasmesso fino a noi grazie ai Romani, lungo una lunga storia di scambi commerciali, guerre di conquista e migrazioni. Con l’alfabeto latino si scrivono decine di lingue diverse. Anche molte delle lingue che non usano le lettere latine, hanno alfabeti che mostrano somiglianze con quello latino, a dimostrare che sono tutti un regalo che ci è stato fatto dai popoli del Medio Oriente.

Che vantaggi ha usare un alfabeto?

Per prima cosa, è un sistema semplice da imparare. Per imparare l’Italiano, ad esempio, abbiamo bisogno di imparare solo 21 lettere, per imparare l’Inglese ne occorrono 26. Per imparare la scrittura cinese è necessario, invece, conoscere alcune centinaia di segni diversi. Inoltre scrivere o stampare le lettere dell’alfabeto è più semplice che riprodurre centinaia di simboli singoli diversi.

Nell’era dell’elettronica, inoltre, le testiere dei nostri computer sono molto semplici e veloci da usare, grazie al fatto che i nostri alfabeti hanno bisogno di poche lettere. Così l’alfabeto, creato molto tempo fa in Medio Oriente, rende un buon servizio anche oggi, favorendo la comunicazione e rendendola facile ed efficace.

Se confrontiamo tra loro le prime due lettere degli alfabeti di diverse lingue tra loro, possiamo accorgerci che alcune lettere sono simili per forma, ed alcune, pur essendo diverse per forma, hanno nomi molto simili.

Lo studio delle lingue antiche è una scienza. Come in tutte le scienze, le nuove scoperte possono portare a nuove conclusioni. Gli scienziati possono essere in disaccordo sul significato di simboli che risalgono a più di 3.000 anni fa.

Questa tabella mostra, per ogni lettera, sia ciò che gli scienziati danno per certo, sia ciò che è ancora oggetto delle loro investigazioni.

LETTERA A
Nell’antichità, il bue era nei paesi del Medio Oriente un animale prezioso. Veniva usato per tirare l’aratro e preparare i campi di grano e di cotone, e per trasportare l’acqua che serviva ad irrigare i campi. I buoi, inoltre, fornivano la carne per nutrirsi e le pelli per vestirsi e costruire le tende. Il nome semitico di questo utilissimo animale era ALEPH, e la sua immagine divenne la prima lettera dell’alfabeto sinaitico. Originariamente, infatti, questa lettera sembrava una testa di bue. Quando i Greci presero in prestito questa lettera, la chiamarono ALPHA.

LETTERA B
A prima vista, la lettera B non sembra un bel posto in cui vivere, ma in origine rappresentava proprio questo: BETH, cioè casa. L’antica parola beth delle lingue del Medio Oriente si trova nel nome di alcune città, ad esempio BETHLEMME che significa “casa del pane”.
La lettera nell’alfabeto sinaitico rappresenta probabilmente la piantina di una casa con una sola stanza. Nell’alfabeto fenicio aveva una punta verso alto, indicando forse una tenda.
Nell’alfabeto greco, la lettera all’inizio aveva due punte, e si chiamava BETA. Poi cominciarono ad arrotondare le punte facendo somigliare la lettera a quella che noi usiamo oggi.

LETTERE C e G
Nel mondo delle lettere, G è parente stretta di C. Infatti, nell’alfabeto sinaitico e in quello fenicio, la lettera C era un modo di scrivere il suono G. Il suo nome era GIMEL. Alcuni linguisti credono che derivasse da una parola che significa “bastone da lanciare”, uno strumento usato per cacciare gli animali. Altri, invece, fanno risalire la parola al nome del cammello. La forma della lettera fenicia ricorda una gobba di cammello. Altri ancora, facendo riferimento alla forma che ha nell’alfabeto sinaitico, suggeriscono che la parola significasse angolo. Quando i Greci hanno preso in prestito questa lettera, l’hanno chiamata GAMMA e l’hanno utilizzata per il suono G. I Romani hanno aggiunto una linea e ne hanno arrotondato la forma. In origine, la usavano sia per il suono G sia per il suono K. Non sappiamo perché l’abbiano fatto, perché l’alfabeto greco aveva già una lettera per il suono K. La nuova lettera aveva una forma molto simile alla C, ma con l’aggiunta di una linea posta di traverso, per non confondere le due lettere tra loro. Uno scrittore romano riferisce che fu un maestro, ex schiavo, di nome Spurio Carvilio, ad aver introdotto la lettera G nell’alfabeto latino, intorno al 240 aC, ma la notizia non può essere considerata certa.

LETTERA D
Gli studiosi sono abbastanza certi del fatto che la nostra lettera D ha avuto origine dalla lettera DALETH dei Fenici, parola che nella loro lingua significava PORTA. Quello che non è chiaro è perché la lettera somigli così poco a una porta. Alcuni studiosi affermano che il carattere fenicio rappresenta un pannello decorato di una porta di legno. Altri pensano che rappresenti una pelle animale che serviva a coprire l’ingresso a una tenda. Un’altra idea è che la forma della lettera Daleth deriva dalla lettera D dell’alfabeto sinaitico, chiamata DAG, che era un pesce. Dopo 4.000 anni, è difficile affermare una qualsiasi cosa con certezza. Qualunque sia stata l’origine del segno, i Greci trasformarono la porta fenicia in triangolo equilatero e la chiamò DELTA. Noi oggi usiamo questa parola per indicare il pezzo di terra, o meglio di limo, che si forma alla foce dei fiumi. In un certo senso, il delta è la porta del fiume.

LETTERA E
L’origine della lettera E è incerta. Il simbolo sinaitico somiglia ad una persona che tiene le braccia alte verso il cielo, e forse indica una persona che sta pregando. Può anche significare, semplicemente, ALTO. La maggior parte degli studiosi di oggi credono che il disegno rappresenti una persona che esprime sorpresa. Il simbolo fenicio per la lettera E sembra completamente diverso, e alcuni lo interpretano come FINESTRA. Qualunque sia il suo significato, si trattava di una consonante, sia nel Sinaitico sia nel Fenicio. Quando fu presa in prestito dai Greci, divenne la vocale EPSILON, che aveva il suono della e breve. I Greci usavano  una lettera diversa per il suono della E lunga.

LETTERE F U V W Y
Cinque delle nostre lettere, F, U, V, W e Y provengono tutte dalla lettera VAU dell’alfabeto sinaitico. Durante i suoi viaggi attraverso i secoli, alla lettera VAU successero cose molto interessanti. Nella penisola del Sinai la consonante VAU era scritta con una curva o un cerchio posti sopra un’asta, ed aveva probabilmente il suono V. I Fenici cambiarono la parte superiore della lettera, la chiamarono WAW e si pensa la pronunciassero W. I Greci la trasformarono in due lettere separate nel loro alfabeto: spostando la parte superiore su di un lato crearono la lettera DIGAMMA, che era una consonante dal suono W. Il suono era piuttosto raro nella lingua greca, per cui questa lettera non era molto usata, ed alla fine fu eliminata dal loro alfabeto; arrotondando la parte superiore della lettera fenicia, crearono una vocale, UPSILON, che rappresenta il suono U.
I Romani presero in prestito sia DIGAMMA sia UPSILON. Con digamma crearono una consonante che rappresentava il suono F. Poi eliminarono il gambo dell’upsilon e la usarono come consonante per il suono  V e come vocale per il suono U. Dopo molti secoli, i Romani cominciarono a scrivere questa lettera col fondo arrotondato: era più facile incidere V sulla pietra, ma era più facile scrivere U con l’inchiostro sulla pergamena. Così, per molti secoli, le persone usavano indifferentemente il simbolo U e il simbolo V. Successivamente si usò U solo come vocale e V solo come consonante. Il suono W della lingua inglese nel Medioevo si scriveva UU (doppia U); poi divenne W. I Romani inoltre mantennero l’upsilon originale del Greco. Probabilmente aveva un suono I consonantico, spesso confuso con I vocalico. Oggi l’Inglese usa la Y come consonante nelle parole come YOU e YET, e come vocale nelle parole come BABY o MY.

LETTERA H
La lettera H è nata come consonante, si è trasformata in una vocale, e ora è di nuovo consonante. Nell’alfabeto sinaitico si chiamava KHETH, che significa treccia o corda attorcigliata. Era pronunciata come consonante, simile all’attuale H della lingua inglese.
I Fenici modificarono il simbolo, e il nome della KHETH nella loro lingua significava recinto (anche se per noi somiglia più ad una scala), mantenendo il suono H.
I Greci chiamarono la lettera ETA, che aveva il suono di E aperta.
I Romani presero la lettera ETA greca, ma siccome avevano già un simbolo per il suono E sia chiuso sia aperto, la usarono per il suono H, che a loro mancava, e così la H tornò ad essere una consonante.
Nell’evoluzione della forma, la lettera, sia nell’alfabeto greco sia in quello latino, ha aperto il recinto.

LETTERE I e J
Come la C e la G, anche le lettere I e J sono strettamente legate tra loro. Entrambe provengono dalla lettera YOD dell’alfabeto sinaitico e fenicio, dove aveva il significato di MANO o BRACCIO. Nelle forme antiche di questa lettera si intuiscono facilmente le dita di una mano. La YOD era una consonante, con un suono probabilmente simile a quello inglese nella parola Yard o a quello italiano nella parola IATO.
I Greci la chiamarono IOTA e le diedero una forma più semplice. Poiché era una consonante di cui i Greci non avevano bisogno, la usarono come vocale per il suono I.
I Romani usarono questa lettera per due suoni distinti. Uno era un suono vocalico probabilmente simile alla I in CIBO, mentre l’altro era un suono consonantico, simile a YET in Inglese.
Durante il Medioevo le persone dei paesi anglofoni cominciarono a pronunciare questa lettera con G dolce, come nell’Inglese JET e nell’Italiano GELO.
Intorno al XVI secolo dC le persone di lingua Inglese iniziarono a scrivere un piccolo uncino al termine della lettera I quando aveva funzione di consonante, e così nacque la J separata dalla I.
Molte lingue usano le stesse lettere, ma spesso abbinandole a suoni diversi. Ad esempio lo Spagnolo, il Tedesco e l’Inglese hanno nel loro alfabeto la lettera J. In Inglese questa lettera si chiama JAY e sta per g dolce. In Spagnolo si chiama JOTA e ha un suono simile alla H aspirata. In Tedesco si chiama JOT e ha un suono simile ad Y. Stessa lettera, lingue diverse, suoni diversi. Le persone sono molto brave ad utilizzare lo stesso alfabeto, ma adattandolo ai suoni della propria lingua.

LETTERE Q e K
Sia l’alfabeto sinaitico sia quello fenicio aveva due tipi di suoni K. Anche se i suoni erano simili, le lettere che li rappresentavano erano molto diverse.
Una delle due lettere per rappresentare il suono K era chiamata KAPH, che significava “palmo della mano” ed aveva il suono più simile alla K dell’Inglese e alla c dura dell’Italiano.
L’altra lettera era chiamata QOPH, ed aveva suono simile alla Q attuale. Non siamo sicuri sul significato della parola QOPH; il suo simbolo somigliava al nodo fatto su una corda, o ad una scimmia, o alla cruna di un ago.
I Greci presero in prestito la KAPH, la chiamarono KAPPA, e trasformarono la sua forma rendendola simile alla K attuale.
Anche i Romani la adottarono, anche se la usavano raramente, perché la C latina era usata sia per il suono C dolce, sia per il suono C duro.
In alcune regioni della Grecia era stata introdotta anche la lettera KAPH, che venne chiamata KOPPA. I Romani adottarono anche questa lettera e la trasformarono in Q. La usavano solo davanti  alla U, come facciamo ancora noi in Italiano, e come avviene in Inglese per parole come QUIET, QUEEN ecc…

LETTERA L
In un certo senso, la lettera L è connessa alle lettera A. ALEPH, oppure A, era il bue. Per guidare i buoi, i popoli della penisola del Sinai usavano uno speciale pungolo che chiamavano LAMED. Il simbolo di questo bastone è all’origine della nostra lettera L.
I Fenici spostarono la curva verso il basso. I Greci trasformarono la curva in angolo. L’angolo ebbe varie direzioni con l’andare dei secoli, sia nell’alfabeto greco, sia in quello latino, fino ad assumere la forma attuale.

LETTERA M
La parola acqua ci fa pensare immediatamente sete, lavarsi, lavare, nuotare, cucinare. Cosa c’entra l’acqua con la lettera M? Anche se non il collegamento non ci appare immediato, la lettera M e l’acqua sono, possiamo dire, la stessa cosa. Il popolo della penisola del Sinai ed i Fenici chiamavano questa lettera MEM, che significava appunto ACQUA.  In entrambi gli alfabeti, la forma di questa lettera rappresenta delle onde. Poiché sappiamo che i Fenici furono grandi navigatori, non stupisce che essi abbiano usato le onde del mare per simboleggiare l’acqua.

LETTERA N
Guardando il simbolo dell’alfabeto sinaitico per la parola NUN, cosa pensi significhi? Un serpente? Un pesce? Un fulmine? I popoli che vivevano lungo le rive del Mar Rosso e del Mar Mediterraneo certamente avevano alla base della loro alimentazione il pesce. Gli scienziati pensano che la lettera nell’alfabeto sinaitico, e ancor più quella dell’alfabeto fenicio, assomiglino ad un pesce, o alla testa di un pesce. Infatti in queste lingue NUN significa pesce. E’ anche possibile che presso le popolazioni della penisola del Sinai, il nome della lettera fosse NAMESH, che significa serpente, e che i Fenici l’abbiano trasformata in NUN, che significa pesce, per rendere il simbolo più simile alla loro lettera M, MEM, che significa acqua. Forse nel corso dei secoli, la lettera ha finito quindi per assumere la forma di pesce a causa della stretta relazione tra le lettere M ed N nell’alfabeto. Le due lettere stanno una accanto all’altro, ed entrambe rappresentano suoni nasali, cioè che vengono pronunciate facendo passare aria attraverso il naso.

LETTERE O P R S
LE popolazioni della penisola del Sinai ed i Fenici ricavavano i simboli per l’alfabeto da disegni di oggetti della vita quotidiana. Quattro delle nostre lettere, O, P, R ed S, provengono dai nomi di parti del viso.

LETTERA O
La lettera O proviene dal nome AYIN, che significa OCCHIO. Quando i Greci adottarono questa lettera, la arrotondarono e la trasformarono da consonante a vocale, dandole il nome di OMICRON.

LETTERA P
La lettera P proviene dal nome PE, che significa BOCCA. All’inizio la lettera greca somigliava molto a quella fenicia. I romani presero questa forma e la trasformarono rendendola simile alla P odierna.

LETTERA R
La lettera R proviene dal nome RESH che significa TESTA. I Greci chiamarono questa lettera THO, e la scrivevano come la P. I romani aggiunsero, in seguito, una coda, che la rese simile all’attuale R.

LETTERA S
SHIN era probabilmente la parola usata nella penisola del Sinai per indicare i DENTI. In Fenicio, SHIN aveva un suono simile a SC italiano e SH inglese, ma i Greci la utilizzarono per il suono S. Per quanto riguarda la forma, la girarono sul lato opposto. I Romani ne arrotondarono le punte, per renderla simile alla S attuale.

LETTERA T
La lettera T, in origine, somigliava molto alla nostra X. Il suo nome presso le popolazioni della Penisola del Sinai, TAU, forse significa RUOTA. La sua forma deriva, probabilmente, dai raggi di una ruota. Può anche essere che TAU significhi invece semplicemente SEGNO. Anche oggi, infatti, le persone che non hanno imparato a scrivere usano un segno simile per firmare.
La lettera dell’alfabeto fenicio è quasi uguali a quella dell’alfabeto sinaitico.
I Greci spostarono la linea trasversale all’inizio della lettera. Questa è l’unica lettera greca che ha mantenuto lo stesso nome che aveva già nell’alfabeto fenicio, TAU.
I romani trasferirono la lettera nel loro alfabeto senza ulteriori modifiche, è così è rimasta anche ai giorni nostri.

LETTERA X
La lettera X è arrivata fino ai nostri giorni, proveniente dagli alfabeti dei popoli della penisola del Sinai e fenicio, ma è stata oggetto di qualche confusione presso i Greci ed i Romani.
L’alfabeto fenicio aveva la lettera SHIN, che rappresentava il suono SC italiano o SH inglese. Nell’alfabeto sinaitico la lettera originale si chiamava SAMEKH, nome che significa PESCE o LISCA DI PESCE. Presso i Fenici assunse il significato di PILASTRO o SUPPORTO INTERNO.
I greci, come abbiamo già detto, avevano già la lettera SHIN per la lettera S, per il suono S. Nella loro lingua avevano però un altro suono, il suono KS (simile al KS nell’Inglese BOOKS), che nella lingua fenicia non era presente, e per rappresentarlo usarono la lettera SAMEKH, cambiando il suo suono da SH a KS. Chiamarono questa lettera XI, mantenendo la sua forma simile a quella della lettera fenicia.
I Romani presero in prestito la lettera X dai Greci, e la lettera è così arrivata fino ai giorni nostri.

LETTERA Z
La lettera Z è l’unica ad essere stata eliminata dall’alfabeto, per essere poi reintrodotta. Per i popoli della penisola del Sinai e per i Fenici, ZAYIN significava ARMA o PUGNALE.
I Greci chiamarono questa lettera ZETA e ne cambiarono la forma, collegando la parte superiore ed inferiore con un tratto diagonale.
I Romani non hanno mai usato davvero la ZETA dei Greci. Non avevano parole che contenessero il suono Z, ad eccezione di pochissimi vocaboli di origine greca, ma per queste poche parole pensarono che il suono S fosse abbastanza simile al suono Z da poterlo sostituire. Nel 312 aC un funzionario di nome Caecus ordinò di rimuovere la Z dall’alfabeto. Originariamente il suo posto nell’alfabeto era dopo la F, così la G venne inserita al suo posto. Intorno al 100 dC i Romani presero in prestito, per la propria lingua, molte parole greche che prima non usavano, ed hanno così scoperto che la Z poteva essere loro utile. Hanno così aggiunto la Z alla fine dell’alfabeto, dove è rimasta.
Una curiosità: nell’alfabeto inglese, la Z è l’unica lettera ad avere un nome diverso in USA e in Gran Bretagna. In USA la Z si chiama ZEE, mentre in Gran Bretagna si chiama ZED.

LA STORIA DELLA SCRITTURA per la quarta grande lezione Montessori

LA STORIA DELLA SCRITTURA fa parte del grande quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE Montessori che tratta della nascita della scrittura e del linguaggio. Per saperne di più ed accedere a tutto il materiale relativo vai qui: 

Qui di seguito puoi trovare la storia della scrittura in tre versioni, con nomenclature illustrate scaricabili e stampabili in formato pdf.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLA SCRITTURA
Prima versione

 Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo della storia della scrittura (facoltativa)
– Immagini per la storia della scrittura

LA STORIA DELLA SCRITTURA

Racconto:

Raccontiamo questa storia posando una carta illustrata dopo l’altra, lungo una linea del tempo fatta con una corda intervallata da mollette da bucato, oppure semplicemente posandole in sequenza sul tavolo o su di un tappeto, una dopo l’altra.

PITTURE RUPESTRI circa 15.000 aC. Gli esseri umani vivevano sulla Terra da circa 4 milioni di anni. Avevano imparato a controllare il fuoco, a costruire strumenti di lavoro, a proteggersi dal cattivo tempo. Questi uomini avevano il desiderio di condividere con gli altri le cose che vedevano, così cominciarono a dipingere grandi scene sulle pareti delle grotte e delle caverne. Possiamo imparare molto sugli animali importanti per questi uomini, studiando queste immagini.

PITTOGRAMMI circa 7.500 aC. Col passare del tempo, gli esseri umani cominciarono ad utilizzare una combinazione di immagini per raccontare le loro storie. Utilizzavano le immagini come se fossero simboli, simboli che rappresentavano una parola. Il disegno di una ciotola accanto al disegno di una bocca, ad esempio, significava “mangiare”. Per disegnare usavano colori naturali: sangue secco, bacche, carbone, sassi polverizzati.

SCRITTURA CUNEIFORME circa 3500 aC. Gli abitanti di Sumer crearono una grande civiltà. Non avevano molti alberi sul loro territorio, così impararono ad usare l’argilla per preparare delle tavolette sulle quali era possibile scrivere.  Le tavolette, una volta scritte, venivano cotte al sole. Per scrivere usavano uno strumento appuntito, chiamato stilo. La loro scrittura è chiamata scrittura cuneiforme, che significa a forma di cuneo. I Sumeri vivevano in Mesopotamia, tra i due fiumi Tigri ed Eufrate.

SCRITTURA DELLA CIVILTA’ DELLA VALLE DELL’INDO 3.500 aC. Questa civiltà si sviluppò sulle rive del fiume Indo, tra la Penisola Arabica e l’India attuali. Utilizzarono un sistema di scrittura che comprendeva circa 250 simboli.  Incidevano questi simboli su lastre di pietra morbida. Questa scrittura non è ancora stata decifrata; chissà, forse un giorno proprio uno di voi riuscirà a risolvere questo mistero storico… Mentre le civiltà sumere ed egizie continuarono a prosperare, la civiltà della valle dell’Indo si è estinta.

GEROGLIFICI EGIZI circa 3200 aC. Gli Egizi hanno utilizzato per scrivere i geroglifici. Inizialmente i geroglifici venivano incisi su pietra. L’uso dei geroglifici era molto difficile da imparare: essi venivano anche chiamati “scrittura degli dei”. Le poche persone che sapevano scrivere i geroglifici e decifrarli erano chiamati scribi. Potevano diventare scribi soltanto gli uomini, mentre le donne non potevano andare a scuola. Col tempo gli Egizi impararono a fabbricare dei fogli utilizzando la pianta del papiro, e invece di scrivere su questi fogli con i pennelli, cominciarono ad usare strumenti appuntiti intinti nei colori. Questi fogli di papiro, una volta scritti, venivano conservati in rotoli, che erano i libri degli Egizi. I geroglifici egizi potevano rappresentare una parola oppure un suono, come le lettere che usiamo oggi. Scrivevano da sinistra a destra, da destra a sinistra, dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso.

IDEOGRAMMI DELLA DINASTIA SHANG 2.000 aC. La Dinastia Shang è la seconda dinastia cinese, e si sviluppò nella valle del fiume Giallo, nella Cina nordorientale. Per la scrittura, questa civiltà utilizzava circa 3.000 simboli (ideogrammi), che potevano rappresentare nomi o verbi. La scrittura cinese odierna non è molto diversa da questa prima scrittura, e questo è dovuto al fatto che il popolo cinese rimase a lungo isolato dal resto del.

SCRITTURA FENICIA 1.600 aC. I Fenici vivevano sulle coste del Mar Mediterraneo. Erano mercanti che navigavano in tutti i territori circostanti per vendere avorio, spezie, incenso, ornamenti e vetro. Il loro nome deriva dal nome di un colorante rosso porpora che usavano per tingere i tessuti, che ricavavano da un mollusco, e della cui estrazione erano l’unico popolo a possedere il segreto. Per registrare tutte le loro attività commerciali, i Fenici sentirono il bisogno di inventare un sistema di scrittura semplice e veloce. Poiché nei loro viaggi erano entrati in contatto con Sumeri ed Egizi, e con i loro sistemi di scrittura, presero in prestito le idee di questi due popoli. Il loro primo alfabeto era composto da circa 80 simboli, ma via via lo semplificarono fino a ridurlo a 22. Ognuno di questi 22 simboli rappresentava un suono, o più precisamente il suono di una consonante, perché l’alfabeto fenicio non aveva.

ALFABETO GRECO 800 aC. I Greci appresero la scrittura dai Fenici, ma poiché i due popoli parlavano lingue diverse, i Greci dovettero aggiungere all’alfabeto fenicio delle nuove lettere, e il loro alfabeto era composto da 24 lettere. La parola “alfabeto” deriva dalle prime due lettere dell’alfabeto greco, che erano alpha e beta. A differenza dei Fenici, nell’alfabeto greco c’erano anche le vocali, inoltre i Greci usavano mettere gli spazi tra le parole, avevano introdotto nella scrittura alcuni segni di interpunzione, e furono in primi a scrivere esclusivamente da sinistra verso.

ALFABETO LATINO 100 aC. I Romani furono una grande civiltà e riuscirono a conquistare territori vastissimi. I Romani presero in prestito l’alfabeto greco, ma modificando la forma delle lettere per rendere la scrittura più semplice e veloce. Queste lettere, che hanno più di duemila anni, somigliamo molto alle nostre lettere maiuscole. I Romani, invece di conservare i loro scritti in rotoli, cominciarono ad utilizzare i libri.

MEDIOEVO nel Medioevo i monaci copiavano a mano i libri, utilizzando una bella calligrafia e riproducendo alcune lettere in caratteri molto decorati, chiamati lettere miniate. Scrivevano con le penne d’oca e utilizzavano fogli ricavati dalle pelli di animali chiamati pergamene.

CINA Nel 900 aC i Cinesi avevano fatto molte scoperte e inventato molte cose, molto prima degli Europei, ma le due culture ebbero poche occasioni di contatto. I Cinesi avevano inventato la prima macchina da stampa, che utilizzava inizialmente singoli ideogrammi intagliati nel legno. Le pagine venivano stampate componendo i segni intagliati insieme. Più tardi presero ad intagliare su un unico pezzo di legno l’intera pagina. In questo modo potevano realizzare molte copie della stessa pagina, anche se il legno, con l’uso, tendeva a deteriorarsi. Intorno al 105 dC i Cinesi misero anche a punto la tecnica della fabbricazione della carta, utilizzando polpa di legno.

CARLO MAGNO fu un grande conquistatore del Medioevo. Egli aveva collezionato ad Alessandria moltissimi libri, e diede al monaco Alcuino, nel 780 dC, l’incarico di occuparsene. Sfortunatamente la Biblioteca di Alessandria non è sopravvissuta fino ai nostri giorni, poiché è stata distrutta da un incendio. Alcuino fissò molte delle regole ortografiche sull’uso delle lettere maiuscole e sulla punteggiatura, che usiamo ancora oggi.

USO DELLA STAMPA IN EUROPA 1400 dC. Johann Gutenberg, un tedesco, fu il primo europeo a mettere a punto una tecnica per la fabbricazione della carta e una macchina da stampa che permetteva di realizzare copie dei libri in modo più veloce. Entrambe le scoperte erano già state fatte dai Cinesi, ma essi non le avevano condivise con gli altri popoli. Grazie a Gutenberg, ora i libri potevano essere prodotti in un giorno, mentre i monaci, scrivendoli a mano, impiegavano molti mesi. I caratteri tipografici, inizialmente realizzati in legno, vennero poi prodotti in bronzo.

STELE DI ROSETTA nel 1799 AD alcuni soldati napoleonici, durante la campagna d’Egitto trovarono una lastra di pietra che recava un’iscrizione in tre alfabeti: geroglifico, demotico e greco. Siccome siamo in grado di leggere il greco antico, fu possibile decifrare anche il testo nelle altre scritture.  Gli studiosi impiegarono circa 40 anni, ma alla fine il segreto dei geroglifici era svelato. Leggere ciò che un popolo scriveva, ci dà molte informazioni su di esso, e ci mostra ciò che gli uomini del tempo pensavano e come vivevano.

EPOCA MODERNA Oggi la parola scritta può viaggiare da una parte all’altra del mondo in pochi secondi. I computer e i satelliti hanno reso possibile lo scambio di notizie in tempo reale. Le lingue possono essere tradotte da macchine.  Una grande quantità di informazioni possono essere contenute in spazi piccolissimi, come le chiavette di memoria usb. Intere enciclopedie possono essere contenute in pochi centimetri di spazio, e forse un giorno la scrittura su carta sarà considerata nello stesso modo in cui noi oggi consideriamo le pitture rupestri.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLA SCRITTURA

Seconda versione

 Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo della storia della scrittura (facoltativa)

LA STORIA DELLA SCRITTURA
Racconto:

L’alfabeto che usiamo sembra essersi sviluppato dalla scrittura dei Fenici, come abbiamo raccontato ieri.  La storia dell’uomo, della quale abbiamo fonti scritte, copre un tempo di circa 5.000 anni. Non è molto tempo, vero?

Possiamo dire che la scrittura è stata immaginata dagli uomini molto tempo prima dei Fenici, infatti abbiamo delle splendide pitture rupestri risalenti al Paleolitico, ad esempio quelle di Lasco e di Altamira. Ma non siamo del tutto certi che queste pitture rupestri servissero a comunicare informazioni, ad esempio sulla caccia o sulla coltivazione delle piante utili all’uomo. Alcuni studiosi pensano che ci sia una connessione tra questi dipinti ed il luogo in cui sono stati trovati: queste grotte hanno un’acustica particolare, e forse c’era un legame tra la pittura e la musica. Antropologi, archeologi, paleontologi e gli altri studiosi stanno ancora formulando ipotesi al riguardo.

In America, le prime tribù di nativi comunicavano tra di loro attraverso disegni, e così erano in grado di capirsi tra loro anche parlando lingue diverse. Così facciamo ancora oggi, quando abbiamo necessità di farci capire da qualcuno, ma parliamo lingue diverse. Anche i bambini, prima di imparare a scrivere, usano spesso il disegno a questo scopo. Anche oggi, nel mondo, possiamo trovare molti tipi di messaggi scritti con immagini e non con alfabeti: ad esempio i cartelli stradali, gli stemmi delle squadre sportive, le bandiere degli Stati, le emoticon che usiamo quando scriviamo messaggi dal computer o dal telefono.

Tornando però alla scrittura di messaggi attraverso le immagini, nel passato accaddero due cose molto importanti: in primo luogo le immagini furono sempre più semplificate e codificate, fino a trasformarsi in segni più che disegni; in secondo luogo i primi disegni rappresentavano una parola intera, ma poi apparvero segni che servivano a rappresentare non nomi, ma suoni (sillabe e suoni singoli).

Sembra che il primo sistema di scrittura vero e proprio si sia sviluppato all’interno della civiltà sumera. I Sumeri vivevano nelle regioni meridionali della Mesopotamia, tra il 4.000 e il 3.000 aC. Questo territorio era ricchissimo di argilla, ed essi la usarono per fabbricare delle tavolette che incidevano con i caratteri che componevano il loro alfabeto. Per tracciare questi segni usavano un bastoncino appuntito, chiamato stilo. Poiché questi segni sembrano dei cunei, la scrittura dei Sumeri è nota come scrittura cuneiforme. Venne utilizzata per un periodo molto lungo. Quando i Sumeri furono conquistati degli Assiri e dai Babilonesi, anche i conquistatori, pur parlando lingue diverse (di origine semitica), continuarono ad usarla. La scrittura cuneiforme si diffuse in tutto il Medio Oriente e fu utilizzata anche dagli Ittiti e dai Persiani, anche se parlavano anch’essi lingue diverse.

Tempo dopo gli Egizi iniziarono a registrare messaggi utilizzando un codice composto da immagini. All’inizio utilizzavano come supporto le pietre, poi impararono a fabbricare una sorta di carta utilizzando la pianta del papiro, che cresceva abbondante sulle rive del fiume Nilo. L’utilizzo di pennelli su papiro rendeva semplice l’operazione, e i disegni si semplificarono notevolmente nel tempo. Finendo col somigliare per il modo di fluire, alla scrittura corsiva.

Gli Egizi utilizzavano questa scrittura a scopi religiosi, e si parla perciò di scrittura sacra. Nella sua forma meno complicata e più fluente si chiama anche scrittura ieratica o sacerdotale.

Intorno al 700 aC si cominciò ad utilizzare un’altra variante di scrittura, nota come scrittura demotica, che significa “scrittura per il popolo”.

L’alfabeto che utilizziamo oggi nella maggior parte dell’Europa Occidentale è sicuramente derivato da quello sviluppato dai Fenici e diffuso grazie ai Greci prima, ed ai Romani poi.

Sappiamo che i Fenici furono grandi navigatori e che si muovevano con imbarcazioni a vela lungo tutto il Mediterraneo, acquistando e vendendo merci. Sappiamo che entrarono in contatto con i Greci, e pensiamo che i Greci abbiano iniziato ad utilizzare l’alfabeto dei Sumeri intorno al 900 aC.

I segni dell’alfabeto dei Fenici si sono probabilmente sviluppati a partire dai geroglifici egizi, ma si sono molto evoluti nel tempo, perché le lettere che usiamo oggi sono molto diverse dalle lettere fenicie.

I Greci aggiunsero all’alfabeto fenicio i simboli per le vocali, perché nell’alfabeto fenicio non erano presenti, mentre per i Greci le vocali erano indispensabili. I Greci scrivevano tutte le lettere in maiuscolo, e non c’erano spazi tra le parole.

Quando i Romani acquisirono l’uso dell’alfabeto greco, il loro contributo principale fu quello di rendere più belli i segni, aggiungendo linee curve e abbellimenti.

L’evoluzione dell’alfabeto portò poi ad aggiungere le lettere minuscole alle maiuscole.

Col tempo si praticò ovunque l’arte della bella scrittura (calligrafia). Famosi, ad esempio, gli scrivani irlandesi.

La loro scrittura è stata sviluppata ulteriormente dal vescovo Alcuino, che viveva a Tours, in Francia, alla corte di Carlo Magno. Alcuino lavorò allo sviluppo di un alfabeto che poteva essere scritto facilmente e velocemente. Si basò sulla calligrafia degli scrivani irlandesi, ma semplificò i suoi segni, rendendoli semplici da scrivere. Questo alfabeto prende il nome di “scrittura carolina”, dal nome di Carlo Magno. Era una scrittura molto chiara e leggibile, e per questo si diffuse in tutta Europa. Coincide con il minuscolo che usiamo ancora oggi.

Verso la fine del Medioevo si erano sviluppati, nei vari Paesi, vari stili di scrittura. Uno di questi era il gotico, nome che significa “lettera nera”.

Nel X secolo nacque in Italia il corsivo, che ebbe grande diffusione e entro il XVI secolo si era diffuso ormai anche in Francia e Inghilterra.

Gli stili di scrittura continuarono ad evolvere, finché si arriva all’invenzione dei caratteri di stampa, che apre una nuova epoca della storia umana, con grandi cambiamenti che riguardano anche i modi di pensare.

La stampa dei caratteri di scrittura è molto simile a quello che facciamo quando stampiamo con la patata. I libri antichi seguivano esattamente lo stesso concetto: l’immagine della lettera veniva riprodotta in rilievo, a specchio perché risultasse corretta una volta stampata sulla carta, su blocchi di legno. Le lettere in rilievo venivano composte e stampate sulla carta, con l’inchiostro, per formare la pagina. Questa invenzione rendeva più semplice riprodurre i libri, rispetto al precedente metodo di scrittura a mano, ma, certo, il procedimento era ancora molto lungo e laborioso.

Sullo stesso concetto delle prime stampe si basa anche un particolare modo di firmare che si usava in questo periodo. Poiché allora poche persone sapevano leggere e scrivere, e pochi sapevano scrivere anche solo il proprio nome, per firmare si usavano i sigilli. Si trattava di immagini o simboli in rilievo, fatti di metallo, che venivano montati su manici di legno o su anelli da portare al dito, e che si usavano per imprimere il segno sulla ceralacca.

Le tecniche di stampa intanto si sono sempre più evolute, ed i Cinesi diedero un grande contributo a renderla più veloce. Pensiamo che gli Europei abbiamo imparato a fare la carta da questo popolo, ma molti dettagli della vicenda restano oscuri.

La prima carta veniva prodotta a partire dalla pianta di riso, poi, per un lungo periodo, sono stati utilizzati gli stracci. L’uso delle fibre di legno risale a poco più di 100 anni fa.

L’uso dei caratteri mobili sostituì quello delle tavolette scolpite a rilievo in blocchi di legno, e questa fu un altro notevole progresso.

Infine le lettere mobili furono realizzate in metallo e in molte copie, in modo da poter comporre un’intera pagina in una sola volta, e farne più copie.

Oggi, accanto alla scrittura stampata su carta, abbiamo a disposizione anche testi non stampati, che leggiamo da computer, tablet, telefoni e altri supporti. Possiamo stampare testi da casa, grazie alle stampanti collegate ad essi. Abbiamo anche a disposizione vari stili tipografici diversi. In genere la nostra calligrafia è più semplificata e personale di quanto lo fosse nelle epoche precedenti.

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
LA STORIA DELLA SCRITTURA

Terza versione

  Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo della storia della scrittura (facoltativa)

LA STORIA DELLA SCRITTURA
Racconto:

Ricordate l’alfabeto greco, la storia del bue e della Casa e di come l’alfabeto è arrivato fino a noi, che abbiamo imparato a scrivere con le lettere smerigliate?

Quando si iniziò ad utilizzare la scrittura, alcuni popoli scrivevano  su cortecce d’albero, alti sulla creta, altri sulla pietra, altri sulle pelli degli animali, sulla cera, e perfino sulla sabbia.

I Sumeri utilizzavano una scrittura detta CUNEIFORME, perché i segni avevano forma di cunei. Sappiamo che essi imprimevano questi segni su tavolette di argilla morbida, che poi facevano cuocere al sole. Queste tavolette si sono conservate nel tempo, e possiamo ammirarle ancora oggi.

Gli Egizi usavano i GEROGLIFICI, nome che venne dato a questa scrittura dai Greci, e che significa “scrittura sacra”, poiché credevano che venisse usata soltanto a scopi religiosi. In realtà gli Egizi usavano due tipi di scrittura:

  • IERATICA, che utilizzavano i sacerdoti per scrivere su edifici e monumenti. Non tutti erano in grado di leggerla, poiché era molto complicata;
  • DEMOTICA, che si usava nella vita di tutti i giorni, ed era molto più semplice. Veniva scritta su fogli di papiro utilizzando delle cannucce come penne.

I Fenici possono essere considerati  i veri inventori dell’alfabeto (scriviamo una frase qualunque omettendo le vocali, ad esempio FNC NN SVN L VCL – i Fenici non usavano le vocali). Riuscite a leggere quello che ho scritto? I Fenici avevano 22 lettere nel loro alfabeto, che rappresentavano i suoni della loro lingua, ma non avevano vocali, perché nella loro lingua potevano comunicare anche senza di esse. Grazie al loro alfabeto semplice e veloce, potevano tenere registri commerciali molti accurati.

I primi Greci scrivevano con un sistema chiamato scrittura BUSTROFEDICA perché aveva un andamento che ricordava il bue che ara i campi (dal greco “bue” e “invertire”). La scrittura non aveva una direzione fissa: la prima riga procedeva da sinistra a destra, poi giunti al margine, la seconda riga proseguiva a ritroso nel senso opposto, con un procedimento a nastro. I Greci aggiunsero al loro alfabeto le vocali.

I Romani presero l’alfabeto greco e lo modificarono per soddisfare meglio le proprie esigenze. Semplificarono i segni, anche perché usavano scolpire testi sulle pietre di monumenti ed edifici. Scrivevano tutto in caratteri maiuscoli.

Nel medioevo, i monaci irlandesi che avevano imparato ad usare l’alfabeto latino, trascorrevano molto del loro tempo copiando i testi antichi. La loro era una scrittura a carattere soprattutto sacro, e per questo curavano molto la bellezza dei loro segni. Grazie a loro le lettere si modificarono: i segni diventarono più piccoli ed arrotondati, così era possibile scrivere molte parole su ogni pagina ed abbellirle con decorazioni preziose. Questo stile di scrittura venne chiamato “minuscolo”.

Il monaco Alcuino, alla corte di Carlo Magno, insegnò questo stile di scrittura agli studiosi di corte, a Tours, in Francia. Questo stile subì varie trasformazioni, ed è stata poi chiamata scrittura CAROLINA, dal nome dell’imperatore. La scrittura carolina si diffuse a tutti i Paesi d’Europa, ed ogni nazione sviluppò da essa uno stile proprio, ad esempio i gotico, e il corsivo italico.

L’arte degli stili di scrittura a mano si chiama CALLIGRAFIA.

LA STORIA DELLA SCRITTURA

LA STORIA DEL BUE IN CASA

LA STORIA DEL BUE IN CASA rientra nel quadro della QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI e narra della nascita della scrittura presso le civiltà del Mediterraneo.

Per avere il quadro completo della quarta grande lezione e consultare tutto l’altro materiale vai qui: 

Qui trovi il racconto e le carte illustrate relative, scaricabili e stampabili in formato pdf.

LA STORIA DEL BUE IN CASA – Materiale utile per la presentazione:

Immagini:

  1. un’immagine che le persone avrebbero potuto usare per raccontare una storia, senza usare l’alfabeto
  2. tavolette sumere
  3. geroglifici
  4. alfabeto fenicio
  5. alfabeto greco
  6. alfabeto latino

LA STORIA DEL BUE IN CASA – Racconto:

Per moltissimo tempo, quando le persone volevano lasciare un messaggio agli altri, disegnavano la scena che volevano raccontare sulla pietra (mostrare la carta 1).

Poi, a Sumer, gli uomini hanno cominciato, per registrare i loro messaggi, a incidere dei segni sulla creta molle, utilizzando uno strumento appuntito chiamato stilo. Le tavolette di creta, una volta incise, venivano cotte al sole, e diventavano dure. In questo modo venivano scritti veri e propri libri, ed esistevano intere biblioteche di testi scritti con questo stile di scrittura, chiamato scrittura cuneiforme. Cuneiforme significa “a forma di cuneo”. Potete immaginare la meraviglia che provarono i primi studiosi che scoprirono questo tesoro (mostrare la carta 2).

Un altro gruppo di persone che viveva in Egitto, usava invece scolpire o dipingere dei bellissimi segni sulla pietra. Essi poi scoprirono una pianta chiamata papiro, una canna che cresce sulle sponde del fiume Nilo, ed impararono ad usarla per fabbricare dei fogli, sui quali scrivevano con un inchiostro che ricavavano dalla fuliggine, utilizzando dei pennelli (mostrare la carta 3).

Per leggere questi messaggi è necessario conoscere il significato esatto di ognuno dei disegni. Questi disegni sono chiamati geroglifici (parola che significa “scrittura sacra scolpita”). Era sacra perché pochi erano in grado di leggerla.

Nello stesso periodo esisteva un altro gruppo di uomini, i Fenici. Questo popolo viaggiava in lungo e in largo per il Mar Mediterraneo, su barche a vela, per vendere argento, gioielli, spezie, seta e porpora di Tiro, un colorante rosso molto speciale, che ricavavano da una specie particolare di mollusco, e che veniva usato per tingere i tessuti. I Fenici erano molto abili nel commercio, vendevano le loro merci, prendevano il ricavato e velocemente salpavano verso altri territori, per mettere a frutto al meglio il loro commercio. Viaggiavano continuamente, entrando così in contatto con molti popoli e molte lingue diverse. Quando incontrarono gli Egizi furono molto impressionati dalla loro scrittura, e pensarono che poteva essere molto utile disporre di un metodo per registrare le cose comprate e vendute, e poter così calcolare quanto era stato il guadagno. La scrittura degli Egizi, però, era molto complicata, e scrivere in quel modo richiedeva troppo tempo, così decisero di utilizzare un sistema più semplice e veloce. Si accorsero che gli Egizi, oltre ad usare geroglifici che simboleggiavano oggetti o idee, avevano dei geroglifici che rappresentavano soltanto suoni, i suoni prodotti mentre si pronunciano le parole. Pensarono così che sarebbero bastati una ventina di questi segni per avere a disposizione tutti i suoni, e quindi poter scrivere tutte le parole. I segni che usarono i Fenici per scrivere somigliavano ad oggetti d’uso quotidiano (mostrare la carta 4).

Qui possiamo vedere i loro primi due segni. Il primo si presenta come la testa di un bue, e rappresenta il suono “Aleph”. Il secondo sembra una casa, e rappresenta il suono “Beth”.

Anche agli antichi Greci l’idea dei Fenici piacque molto, ed anch’essi vollero usarla per scrivere le cose che ritenevano importante registrare. Rinunciarono a far somigliare le loro lettere a buoi o a case, e le lettere cominciarono ad assumere un aspetto diverso (mostrare la carta 5).

Queste sono le prime due lettere hanno usato: sono ”Alpha’ e “Beta”, le prime due lettere dell’Alphabeta, parola greca che significa appunto alfabeto. I Greci usavano le lettere per scrivere testi poetici e teatrali, e per registrare le proprie idee sulla vita.

 I Romani, che vennero dopo i Greci, pensarono anch’essi che un alfabeto fosse davvero molto utile: si poteva usare per scrivere i progetti per costruire le strade, per inviare messaggi nei territori lontani, per coordinare il lavoro di tutti i soldati e i governatori del vasto territorio che controllavano. Poiché i Romani amavano anche scrivere messaggi sui monumenti e sugli edifici che costruirono, semplificarono molto le lettere, in modo che fossero facili e veloci da scrivere (mostrare la carta 6).

Così, i segni inventati dai Fenici sono stati utilizzati da molti uomini e si diffusero in tutto il mondo, fino ad arrivare a noi. Sono gli stessi delle nostre lettere smerigliate.

Quando impariamo a conoscere le lettere che compongono l’alfabeto, possiamo scrivere le nostre idee e dire agli altri ciò che pensiamo. Possiamo leggere messaggi scritti da persone che non abbiamo mai incontrato, che vivono dall’altra parte del mondo, o che sono vissuti nel passato.

Possiamo inviare messaggi ai nostri amici mentre siamo in vacanza, o scrivere biglietti d’auguri per augurare loro un buon compleanno.

Anche se l’invenzione dell’alfabeto è avvenuta molto tempo fa, l’ho usata per raccontare questa storia a voi, oggi!

LA STORIA DEL BUE IN CASA

THE STORY OF THE OX IN THE HOUSE is part of the FOURTH GREAT MONTESSORI LESSON and tells of the birth of writing in the Mediterranean civilizations.

Here is the story and picture cards related, downloadable and printable for free in pdf format.

THE STORY OF THE OX IN THE HOUSE

Useful material for the presentation:

Pictures:

  1. an image that people could use to tell a story without using the alphabet
  2. Sumerian tablet
  3. hieroglyphs
  4. Phoenician alphabet
  5. greek alphabet
  6. Roman alphabet

THE STORY OF THE OX IN THE HOUSE

Story:

For a very long time, when people wanted to leave a message to others, they drew the scene who wanted to tell on the stone (show the card 1).

Then, in Sumer, the men began for recording their messages, to engrave marks on soft clay, using a sharp tool called stylus. The clay tablets, once recorded, were cooked in the sun, and became hard. In this way they were written real books, and there were entire libraries of texts written in this style of writing, called cuneiform writing. Cuneiform means “wedge-shaped”. You can imagine the wonder that the first scientists who discovered this treasure felt (show the card 2 and the card 3).

Another group of people who lived in Egypt, used instead to carve or paint some beautiful marks on the stone. They then discovered a plant called papyrus, a reed that grows on the banks of the Nile River, and learned to use it to manufacture sheets, on which they wrote with an ink that took from the soot, using brushes (show card 4, card 5  and card 6).

To read these messages you must know the exact meaning of each drawings. These drawings are called hieroglyphics (a word that means “sacred writing carved”). It was sacred because few people were able to read it.

In the same period there was another group of people, the Phoenicians. This people traveling the length and breadth of the Mediterranean Sea, on sailboats, to sell silver jewelry, spices, silk and Tyrian purple, a very special red dye, which they extracted from a particular species of mollusk, and thatwas used to dye fabrics. The Phoenicians were very skilled in the trade, they were selling their goods, they took the money and quickly sailed towards other territories, to build on the best of their trade.

They are traveling constantly, thus entering into contact with many people and many different languages. When they met the Egyptians were very impressed by their writing, and thought it could be very useful to have a method for recording the things bought and sold, and be able to calculate how much was the gain.

The writing of the Egyptians, however, was very complicated, and write in that way required too much time, so they decided to use a simpler and faster system. They realized that the Egyptians, as well as using hieroglyphs that symbolized objects or ideas, they had hieroglyphics representing only sounds, the sounds produced while the words are pronounced. So they thought that would have been enough twenty of these signs to have all the sounds, and then be able to write all the words. The signs that the Phoenicians used to write were like everyday objects (show the card 7).

Here we can see their first two signs. The first looks like the head of an ox, and it represents the sound “Aleph”. The second feels like a home, and it represents the sound “Beth”.

Even the ancient Greeks really liked the idea of the Phoenicians, and also wanted to use it to write down things they considered important to record. They gave up to look like their letters to oxen or homes, and letters began to take on a different look (show the card 8).

These are the first two letters that they used: they are ” Alpha ‘and’ Beta ‘, the first two letters dell’Alphabeta, a Greek word which means alphabet. The Greeks used the letters to write poems and plays, and to record their ideas on life.

The Romans, who came after the Greeks, they too thought that an alphabet was indeed very useful: it could be used to write projects to build roads, to send messages to distant lands, to coordinate the work of all the soldiers and governors of the vast territory they controlled. Because the Romans also loved to write messages on the monuments and buildings that they built, they simplified a lot the letters, so that they were quick and easy to write (show card 9).

Thus, the signs invented by the Phoenicians have been used by many people and spread around the world, up to us. They are the same as our movable alphabets.

When we learn the letters of the alphabet, we can write our ideas and tell others what we think. We can read messages written by people who have never met, who live halfway around the world, or who have lived in the past. We can send messages to our friends while we’re on vacation, or write greeting cards to wish them a happy birthday.

Even if the invention of the alphabet was made a long time ago, I used it to tell this story to you… today!

Fiaba cosmica della storia della scrittura

Fiaba cosmica della storia della scrittura Montessori, in tre versioni. Per avere il quadro completo della quarta grande lezione e consultare tutto l’altro materiale vai qui: 

Fiaba cosmica della storia della scrittura

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Fiaba della lingua scritta (o della comunicazione attraverso i segni)
Prima versione

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Materiale utile per la presentazione:

– linea del tempo per la fiaba cosmica della storia della scrittura (facoltativa)


– carte illustrate per la fiaba cosmica della storia della scrittura (facoltative)

Fiaba cosmica della storia della scrittura. Pdf qui: 

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Racconto:

Qualche settimana fa, abbiamo raccontato la storia della nascita dell’Universo. Al termine del racconto, ricorderete che la Terra era formata. In un’altra storia avviamo visto che l’equilibrio non era completo, ed è comparsa la vita a risolvere questo problema. Apparve una grande varietà di animali e piante, che col tempo popolarono i mari, la terraferma ed il cielo. Abbiamo visto molti di questi esseri viventi sulla nostra linea del tempo. Al termine di questa linea, il nostro pianeta era pronto ad accogliere l’essere umano. Abbiamo raccontato una storia che parlava di quando è arrivato sulla Terra e di ciò che faceva, fin dalla sua prima comparsa. Abbiamo poi srotolato la lunga fascia nera, che aveva al termine una striscia speciale. Abbiamo poi visto un’altra fascia, quella della mano, e abbiamo parlato del lavoro che gli uomini da sempre svolgono sulla Terra.

Oggi racconteremo un’altra storia sugli esseri umani, una storia molto speciale.

Non sappiamo esattamente quando si è svolta, sappiamo che è avvenuta molto tempo fa, e sappiamo di certo che è una storia vera.

Quando i primi uomini e le prime donne vennero sulla Terra, avevano dei bisogni da soddisfare. Ad esempio avevano bisogno di cibo. Per questo cominciarono ad esplorare l’ambiente intorno a loro per trovare cose da mangiare. Era un tempo molto lontano, e non c’erano negozi di generi alimentari o fattorie. Quando qualcuno trovava qualcosa di buono, la notizia si diffondeva anche agli altri. E la notizia si diffondeva anche nel caso di cose disgustose o velenose.

Durante le loro esplorazioni, capitava che questi uomini a volte si allontanassero molto dal loro rifugio. Per diffondere le notizie riguardo a ciò che era buono da mangiare ed a ciò che non lo era, a qualcuno (non sappiamo chi) venne un’idea: disegnerò questa cosa per lasciare un messaggio di quello che ho scoperto. Per molto tempo le persone fecero questo: riproducevano con immagini le cose che volevano condividere con gli altri.

Questo sistema fu usato per lunghissimo tempo, finché un gruppo di esseri umani, chiamati Egizi, cominciò a disegnare immagini più dettagliate delle cose. Questi segni venivano da sempre disegnati sulle pietre, ma gli Egizi pensarono che ci fosse bisogno di un sistema più semplice e veloce per lasciare agli altri uomini dei messaggi. Scoprirono così un metodo per fabbricare dei fogli, utilizzando una pianta che cresceva abbondante sulle rive del loro grande fiume. Con questo tipo speciale di foglio, era possibile disegnare i segni con dei pennelli, e questo metodo fu adottato poi per lunghissimo tempo. In seguito qualcuno ebbe l’idea di rendere il lavoro ancora più veloce e semplice: invece di usare i pennelli, si poteva usare uno strumento più appuntito, una sorta di penna, per tracciare i segni.

Con le immagini che gli Egizi usavano per scrivere i loro messaggi, però, c’era un problema: non sempre si potevano decifrare con certezza i messaggi, perché una stessa immagine poteva voler dire cose diverse. Ad esempio un tavolo poteva voler dire tavolo, oppure gamba, oppure mangiare. Come facevano le persone che guardavano il disegno, a capire il messaggio?

Un altro gruppo di uomini, chiamati Fenici, viveva molto tempo fa sulle sponde del Mediterraneo. Mentre gli Egizi vivevano lungo le rive del fiume Nilo, e vivevano di agricoltura, i Fenici erano commercianti e marinai, e viaggiavano con le loro navi raggiungendo molti Paesi, trasportando argento, vetro e cristalli, profumi, gioielli e ornamenti preziosi. Raggiunti Paesi lontani con le loro navi, offrivano queste cose alle persone che volevano comprarle. Tra le loro merci più preziose c’era un tessuto che nessun altro popolo sapeva fabbricare: un tessuto tinto con la porpora di Tiro. Questo tessuto era così prezioso che veniva usato solo da re ed imperatori. Tutti desideravano acquistare le merci vendute dai Fenici, e il tessuto tinto con porpora di Tiro era la merce più desiderata di tutte. Ma non è questo il motivo per cui i Fenici sono un popolo molto importante nella storia dell’umanità. Essi fecero una cosa ancora più importante. I Fenici conoscevano la scrittura tramite disegni degli Egizi, e sapevano che il significato di questa scrittura non era sempre chiaro. Siccome erano un popolo dedito totalmente al commercio e alla navigazione, non avevano il tempo di mettersi a disegnare tutte quelle immagini per lasciare i loro messaggi. Avevano bisogno di un modo più semplice per registrare la merce che compravano e vendevano. Così ebbero un’idea davvero intelligente. Decisero di utilizzare solo le immagini che gli Egizi usavano per riprodurre i suoni, modificarono un po’ queste immagini, e decisero di tenere solo alcune di esse.

La cosa interessante è che con poche immagini che significavano un determinato suono, era molto più facile scrivere ciò che si voleva comunicare. I Fenici scoprirono quello che voi stessi avete scoperto quando avete cominciato ad usare le lettere smerigliate e gli alfabeti mobili. Hanno trovato un modo per rendere la scrittura semplice e veloce.

La nostra storia non finisce però con i Fenici. Un altro popolo, i Greci, presero i simboli fenici, ne modificarono la forma, e usarono i nuovi segni per scrivere. L’alfabeto ideato dai Greci passò poi ad un altro popolo, i Romani, che modificano ulteriormente i loro segni. Le lettere che noi usiamo oggi per scrivere assomigliano molto a quelle usate dai Romani.

Quindi le lettere che usiamo oggi per scrivere, sono nate grazie ai Fenici, il primo popolo che utilizzò dei segni per riprodurre i suoni. Questi segni ci aiutano a comunicare con le persone che sono lontane da noi e non possono sentire la nostra voce, e per comunicare con tutte le persone che verranno dopo di noi.

Fiaba cosmica della storia della scrittura

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Fiaba della lingua scritta (o della comunicazione attraverso i segni)
Seconda versione

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Materiale utile per la presentazione:

linea del tempo    per la fiaba cosmica della storia della scrittura (facoltativa)

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Racconto:

Ricordate quando abbiamo parlato di come si è formata la Terra? E quando abbiamo parlato della comparsa dei viventi? Le piante si sono trasferite sulla terraferma, gli anfibi hanno emesso il primo suono e la Terra ha udito per la prima volta una voce, poi sono arrivati gli animali e infine, quando la Terra fu pronta, arrivarono gli esseri umani. Poi abbiamo parlato anche di questi esseri umani: donne, uomini e bambini come noi. Abbiamo parlato dei loro doni speciali e di ciò che hanno fatto.

Oggi parleremo in particolare di una cosa che gli esseri umani sono riusciti a fare molto tempo fa, ma solo dopo essere vissuti sulla Terra molto, molto a lungo.

Gli scienziati pensano che l’essere umano, fin dalla sua prima comparsa, fosse in grado di parlare con suoni e risate. Già i primi uomini impararono a dare nomi agli oggetti per comunicare agli altri ciò che volevano, o per mettere in guardia gli altri dai pericoli, ad esempio dalla presenza di animali feroci, o per far sapere agli altri dove trovare cibo, o buoni posti in cui rifugiarsi. La sera poi raccontavano agli altri le cose interessanti che avevano visto durante il giorno, e confortavano i loro bambini, se qualcosa li aveva spaventati.

Ma questo lo potevano fare solo con le persone che erano presenti davanti a loro. Come sappiamo, però, l’uomo ha un cuore in grado di provare amore anche per persone che non sono presenti davanti a loro, addirittura possono provare amore per persone mai incontrate.

Per lasciare messaggi a persone che non erano presenti in quel momento, gli uomini all’inizio usarono i sassi, disponendoli secondo certi schemi, poi iniziarono a fare dei disegni. Questo è ciò che può essere successo.

C’era una volta un ragazzo che non aveva un nome. Era usanza del suo popolo scegliere un nome adatto ai ragazzi, solo quando essi avessero compiuto un atto coraggioso.

Nel paese dove il ragazzo viveva, venne una grande siccità. Il fiume cominciò a prosciugarsi, e presto non ci fu più nulla da mangiare. Le piante erano appassite e gli animali selvatici erano scappati. Le persone dovettero abbandonare la loro terra, alla ricerca di acqua.

Il ragazzo aveva un cane, e alcuni uomini della sua tribù volevano ucciderlo per cibarsene, ma il ragazzo lo difese dicendo che il cane era un buon cacciatore e che lui e il suo cane insieme sarebbero riusciti a trovare del cibo per tutti. Così il ragazzo e il suo cane andarono sulle montagne a cercare qualcosa da mangiare.

Dopo molti giorni di esplorazione, si fecero molto deboli per la fame e la sete. Poi il ragazzo vide tre cervi. Lui ed il cane inseguirono uno di essi ed arrivarono in un canyon. Nel canyon nascosto c’erano acqua, erba, e molti altri cervi.

Il ragazzo tagliò una striscia di corteccia di betulla e vi incise la descrizione della sua scoperta. Poi legò la striscia al cane e l’animale tornò al villaggio.

Alcuni giorni dopo, tutta la gente della tribù arrivò al canyon, guidata dal cane. Tutti onorarono il ragazzo e gli diedero nome: “Ragazzo che ha reso felice e sana la sua gente trovando un ricco branco di cervi e acqua”.

Quando il ragazzo crebbe, diventò il capo del suo popolo, e tutti lo chiamarono “Ricco branco”.

Fiaba cosmica della storia della scrittura

QUARTA GRANDE LEZIONE MONTESSORI
Fiaba della lingua scritta (o della comunicazione attraverso i segni)
Terza versione

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Materiale utile per la presentazione:
– Linea del tempo della comunicazione attraverso i segni versione 1

Fiaba cosmica della storia della scrittura – Racconto:

Pochi giorni fa vi ho raccontato una storia che parlava della Terra e di come si è formata. Abbiamo poi parlato di come sono apparsi gli animali e le piante. Abbiamo poi raccontato la storia della comparsa degli esseri umani.

La storia che voglio raccontarvi oggi è iniziata quando gli esseri umani vivevano già da molto tempo sulla Terra. Non c’è modo di sapere esattamente quando si è svolta, sappiamo soltanto che successe molto tempo fa. E soprattutto sappiamo che si tratta di una storia vera.

I primi uomini e le prime donne che vissero sulla Terra avevano bisogno di molte cose, ad esempio di un riparo, di vestiti e di cibo. A quel tempo, naturalmente, non esistevano negozi di generi alimentari o di abbigliamento. E non c’erano case in cui andare ad abitare. Ma sappiamo che, anche così, la Terra era pronta per accogliere gli esseri umani, quando sono comparsi. Il dono che essi possedevano di una mente più grande di quella di tutti gli altri animali, capace di pensare ed immaginare, li aiutò a cercare e trovare tutto ciò di cui avevano bisogno.

Forse per comunicare tra loro le soluzioni che via via trovavano per soddisfare i loro bisogni, all’inizio usavano gesti, o una combinazione di gesti e suoni (mimare alcuni gesti accompagnati da suoni per indicare ai bambini qualcosa).

Questo sistema funzionava abbastanza bene, ed essi lo usarono per lungo tempo. Alla fine, però, si presentarono nuove sfide.

Se una persona trovava qualcosa di buono da mangiare, ad esempio uno stagno ricco di pesci, e nessun altro era lì, non potevano usare suoni o gesti, perché in quel momento non c’era nessun altro. Così si chiesero: “Come faccio a raccontare quello che ho trovato?”. Probabilmente la prima persona non è riuscita a risolvere il problema, ma ad un certo punto qualcuno ci riuscì. Non sappiamo chi fosse, né quando ebbe questa intuizione, ma sappiamo che ad un certo punto, qualcuno pensò che poteva “fotografare” lo stagno ricco di pesci, cioè realizzare un’immagine dipinta di esso, un’immagine che raccontasse la storia della scoperta dello stagno. Con i suoni e con i gesti non sarebbe stato possibile.

Ad esempio un cacciatore che aveva visto dieci bisonti nei pressi di una data roccia, disegnava un bisonte, e sotto ad esso disegnava dieci aste.

Il tempo passava, e gli uomini continuarono a disegnare. I loro dipinti erano meravigliosamente belli, e si possono ammirare anche oggi.

A un certo punto della storia, circa 5.000 anni fa, si sviluppò una civiltà chiamata Civiltà Egizia. Gli Egizi vivevano lungo le rive del fiume Nilo, in Africa del Nord. Questo popolo usava tantissimo i messaggi illustrati: alcuni li scolpivano sulla pietra, altri li dipingevano sulla pietra, altri li dipingevano su fogli di carta. Le pietre le prendevano dal suolo che abitavano, mentre la carta la fabbricavano con la pianta del papiro, una canna che cresce abbondante sulle rive del Nilo. All’inizio dipingevano su questa carta utilizzando i pennelli, ma poi preferirono uno strumento appuntito intinto nei colori, come una penna (mostrare dei geroglifici).

Come potrete immaginare, decifrare questi messaggi non era così facile, soprattutto perché la stessa immagine poteva significare cose diverse. Ad esempio l’immagine di una gamba poteva significare:

– gamba (cioè esattamente la cosa disegnata)

– correre, perché le gambe si usano per correre (cioè un’idea connessa alla cosa disegnata)

– rapidamente (cioè una qualità connessa alla cosa disegnata).

Nello stesso periodo di tempo in cui gli Egizi vivevano sulle rive del Nilo, un altro gruppo di uomini, chiamati Fenici, vivevano in un’altra regione del Nord Africa, sulle sponde del Mar Mediterraneo. I Fenici erano abili navigatori, e viaggiavano verso tutte le terre intorno al Mediterraneo vendendo le loro merci, soprattutto avorio, spezie, incenso, argento, ornamenti e vetro. Avevano anche una merce molto speciale, che solo loro possedevano: un tessuto pregiatissimo tinto di porpora. Essi scoprirono che un particolare mollusco conteneva nel suo guscio particelle di un colorante rosso brillante, e lo utilizzarono come colorante per tingere i tessuti. Per ottenere questo colorante occorrevano milioni di molluschi, che venivano poi lavorati per estrarne il prezioso colorante. Poiché era molto difficile da ottenere, e solo i Fenici erano in grado di estrarlo, questo colorante era molto costoso. Solo le famiglie reali o quelle molto ricche potevano permettersi di tingere i loro vestiti con questo bel colore. Ed i Fenici tennero il segreto della sua fabbricazione gelosamente al sicuro. Ma il segreto della porpora di Tiro non è il motivo per cui il popolo dei Fenici è così importante nella storia dell’uomo. I Fenici, infatti, seppero fare una cosa ancora più importante per tutti noi.

I Fenici vendevano e compravamo merci anche dagli Egizi, e così conobbero il loro modo di registrare messaggi attraverso i geroglifici. Però, essendo un popolo di commercianti, essi avevano bisogno di un modo più rapido e preciso di scrittura. Così presero in prestito dai geroglifici egizi solo le immagini che essi usavano per rappresentare i suoni della lingua, e non quelli che rappresentavano parole o idee, e ne semplificarono la forma, per renderli più veloci da scrivere. Queste immagini erano poche, ma bastavano per registrare tutte le cose che per loro erano importanti, come la merce comprata e venduta, le somme di denaro, e così via.

I Fenici scoprirono quello che avete scoperto voi quando avete imparato ad  usare le lettere smerigliate e gli alfabeti mobili, cioè l’uso di segni che rappresentano suoni, con i quali si possono comporre le parole.

Anche se possiamo dire che i Fenici furono i primi ad usare quello che noi conosciamo come “alfabeto”, per noi è difficilissimo riconoscerne le lettere. Quindi la storia non finisce qui.

I primi ad usare la parola “alfabeto” furono i Romani, e le lettere romane sono quelle che noi possiamo riconoscere più facilmente. Le lettere dell’alfabeto smerigliato sono quasi le stesse dell’alfabeto romano.

I Fenici furono i primi ad aver avuto l’idea di scrivere i suoni. Non c’era più bisogno di disegnare le immagini degli oggetti, bastavano i segni dei suoni.

Noi oggi continuiamo ad usare la loro idea. Quando scriviamo un racconto, registriamo le lettere che formano il suono delle parole che vogliamo scrivere. Quando leggiamo, riconosciamo i suoni delle lettere che formano le parole. Questa storia potrebbe averla scritta un antico Fenicio, e noi ora potremmo leggerla.

Fiaba cosmica della storia della scrittura

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura preparate per il racconto e lo studio della quarta lezione cosmica montessoriana.

Ne ho preparate due versioni, entrambe scaricabili e stampabili in formato pdf.

Questo è tutto il materiale che compone la lezione, in sequenza:

  • Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura (2 versioni )
  • Fiaba della storia della scrittura (3 versioni con nomenclature illustrate )
  • Storia del bue in casa (con nomenclature illustrate )
  • Storia della scrittura (tre versioni, con nomenclature illustrate )
  • Storia degli alfabeti (con nomenclature illustrate e schede che mostrano la storia delle lettere dell’alfabeto dalla A alla Z)
  • Storia del linguaggio verbale
  • Storia delle famiglie linguistiche (2 versioni, con albero linguistico scaricabile )
  • Storia della lingua italiana
  • storia della lingua inglese

(trovi tutto il materiale qui: 

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura
Linea del tempo della storia della scrittura

versione 1

Questa linea del tempo mostra l’evoluzione della scrittura dalle pitture rupestri ad oggi, analizzando in particolare la forma e la funzione dei vari sistemi. Le didascalie sono molto concise e riguardano: pittogrammi, ideogrammi, alfabeti, carta e stampa.

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura
Linea del tempo della storia della scrittura

versione 2

Questa linea del tempo è più dettagliata della precedente, e dà informazioni sui popoli e la storia dei vari popoli, con didascalie piuttosto estese.

pdf qui: Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura
versione 1 e versione 2

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura

Dopo aver stampato il materiale, è sufficiente unire i fogli tra loro per formare una striscia continua che può servire per la narrazione delle varie storie, o può essere appesa in aula.

Linee del tempo illustrate per la storia della scrittura

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI riguarda la storia della comparsa dei viventi sulla Terra, esclusa la storia dell’evoluzione umana, che viene trattata nella terza lezione. Qui trovi tre diverse versioni della fiaba cosmica relativa, linee del tempo e carte scaricabili e stampabili in formato pdf, idee e materiali vari per i giorni successivi.

Il primo giorno di scuola, i bambini ascoltano la PRIMA GRANDE LEZIONE che è la base della grande lezione sulle origini dell’Universo. Come già anticipato qui, il complesso svolgersi della grande lezione prosegue con dimostrazioni, ricerche, esperimenti, attività artistiche e manuali, toccando nel corso degli anni varie materie ed argomenti di studio: Astronomia, Meteorologia, Chimica, Fisica, Geologia, Geografia. Tutto il piano è inquadrato nella grande cornice dell’Educazione Cosmica.

La seconda grande lezione tratta dell’origine della vita. La lezione porta alla costruzione della Linea del tempo della vita: un lungo cartellone con immagini e didascalie su microorganismi, piante ed animali che sono vissuti e vivono sulla terra. Si enfatizza la grande diversità delle forme viventi, e l’importanza del contributo di ognuna per il mantenimento della vita del pianeta. Questa lezione coinvolge nel tempo queste materie:

  • Biologia: cellule, organismi pluricellulari, regni della natura, campioni, dissezioni, osservazioni, uso del microscopio
  • Botanica: studio delle piante, classificazioni, funzione, parti delle piante (seme, fiore, frutto, foglie, tronco, radice), tipi di piante
  • Ambienti naturali: localizzazione, caratteristiche, catena alimentare, simbiosi, adattamento all’ambiente, ecosistemi, conservazione
  • Vita antica: ere geologiche, evoluzione della specie, estinzione, fossili, scavi archeologici
  • Animali: classificazioni, bisogni, similitudini e differenze, nutrizione, igiene,
  • Regni delle monere, dei protisti e dei funghi: cosa sono, classificazione, osservazione

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI – carte illustrate

Presentazione e materiali (per tutte le versioni della seconda fiaba cosmica Montessori):

– TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI: servono innanzitutto per costruire le linee del tempo, e sono un materiale molto utile da consultare in tutto il periodo successivo, sia ai bambini, sia agli insegnanti. Trovi quelle che ho preparato qui, scaricabili e stampabili in formato pdf: 

– LINEE DEL TEMPO: potete chiamare i bambini in cerchio ad ascoltare la storia, mostrando via via illustrazioni (o oggetti). E’ la modalità più semplice, e facilmente praticabile anche se insegnate in una scuola non montessoriana. In alternativa potete utilizzare una del tempo. Qui trovi linee del tempo semplici, da realizzare in proprio o coi bambini:

– LINEE DEL TEMPO: pronte da scaricare e stampare in formato pdf (anche da utilizzare durante il racconto). Qui: 

– OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE: è un classico materiale per visualizzare la linea del tempo della comparsa dei viventi nelle scuole Montessoriane, dopo aver presentato la seconda lezione. Trovi la mia versione qui: 

 

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

FIABA COSMICA ‘LA COMPARSA DELLA VITA’

 prima versione

Materiale:

  • Una linea del tempo (facoltativa) e le carte illustrate per la prima versione del racconto.

carte seconda lezione versione 1
Elenco delle carte illustrate e delle dimostrazioni (se preferite prepararle voi):

  1. Immagini di batteri. Mostrando le foto, sottolinea che i batteri reali sono milioni di volte più piccoli rispetto alla foto.
  2. Mostra ai bambini come posizionare le mani sul torace per sentire come si espande nell’inspirazione e si ritira nell’espirazione.
  3. Immagini, modelli o campioni di spugne, alghe, anemoni, meduse…
  4. Immagini di trilobiti.
  5. Preparare su un vassoio una pallina di pasta di sale e un oggetto (ad esempio una foglia o un modellino di insetto di plastica). Premere l’oggetto saldamente nella pasta, spiegando che è la stessa cosa che avvenne quando si sono formati i trilobiti fossili: gli strati di terra premevano su di essi. Estrarre con cautela l’oggetto e invitare gli studenti a guardare l’impronta.
  6. Immagine, modello, o campione di un pesce. Chiedere ai bambini di identificare le parti del corpo del pesce (pinne, coda, scaglie, occhi, branchie).
  7. Chiedere ai bambini di mettersi a coppie e di sentire a turno le vertebre della spina dorsale con le mani.
  8. Immagine della prima vita sulla terra: piante.
  9. Immagini, modelli, o campioni di insetti. Invitare i bambini a identificare le parti del corpo dell’insetto (testa, occhi, esoscheletro, torace, addome, antenne, zampe).
  10. Immagine o modello di un anfibio (rana, rospo, o salamandra). Invitare i bambini a identificare le parti del corpo degli anfibi (testa, corpo, zampe, branchie, pelle, spina dorsale).
  11. Immagine di una felce, felce in vaso e fotografia di una felce fossile.
  12. Immagini o modelli di rettili. Chiedere ai bambini di identificare le parti del corpo del rettile (pelle, testa, narici, occhi, collo, corpo, zampe, coda).
  13. Immagine o modello di un dinosauro.
  14. Immagini di conifere, o una piccola conifera in vaso e un paio di rami e pigne di diverse conifere. Schiacciare una foglia di conifera e invitare i bambini a sentirne l’odore.
  15. Immagini di piante da fiore, o pianta fiorita in vaso.
  16. Immagine o modello di un uccello primitivo.
  17. Immagini o modelli di mammiferi primitivi e moderni.
  18. Tre mappe: Pangea; Laurasia e Gondwana; continenti attuali. Descrivere le masse mutevoli dei continenti, e spiegare come i continenti di oggi si sono stati formati dalla Pangea. Far notare come le forme dei continenti sembrano incastrarsi come un puzzle.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La comparsa della vita sulla Terra

Appena la Terra si fu formata, insieme agli altri pianeti e alle stelle del nostro sistema solare, non era che una palla incandescente di gas. Nel corso di milioni di anni la palla di gas si raffreddò, e si formarono diversi strati di materia. Raffreddandosi, molti dei gas passarono allo stato liquido, così la terra attraversò una fase in cui era rivestita di liquidi e roccia fusa. Meteoriti si schiantavano sella terra, vulcani vomitavano gas e lava incandescente. Il cielo terrestre conteneva molti gas e non era blu, come oggi, ma rossastro come oggi possiamo vederlo al tramonto.

A quel tempo la Terra era ancora troppo calda per consentire la vita di piante o animali, e dovettero passare altri milioni di anni perché la superficie terrestre si raffreddasse ulteriormente, portando alla formazione di una crosta rugosa e screpolata. L’acqua al di sotto di questa crosta usciva in superficie attraverso le fessure della crosta solida, così sopra la Terra si formò il vapore acqueo ed apparvero le prime nuvole. Quando dalle nubi iniziò a cadere la pioggia, la Terra era ancora così caldo che le gocce evaporavamo immediatamente, ma quando infine la Terra fu sufficientemente fredda, la pioggia caduta cominciò a rimanere superficie del pianeta, formando un gigantesco oceano.

Tutta questa massa d’acqua era mescolata a particelle di roccia. Gli scienziati ritengono che queste particelle davano all’oceano un colore verdastro, simile a quello delle olive. Questo gigantesco oceano copriva quasi completamente la Terra, mentre una minima porzione era costituita da roccia: gli scienziati ritengono che questa roccia fosse di color rosso ruggine.

Quanto ci apparirebbe strana questa Terra primordiale! Non c’erano alberi, erba o fiori. Nessun animale viveva su di essa: non c’erano rane, cani, ragni, serpenti, elefanti. Non c’erano esseri umani. E se non c’erano esseri umani, non c’erano case ed edifici, automobili, e tutte le altre invenzioni dell’uomo. Immaginate il mondo senza persone o animali di qualsiasi tipo! La Terra formata da roccia rossa e oceano verde, doveva essere un posto davvero molto strano…

…eppure, non visto, nel profondo del gigantesco oceano che la copriva, qualcosa di nuovo e meraviglioso stava accadendo.

In qualche modo, e anche gli scienziati più intelligenti di oggi non sanno esattamente come, una piccola parte di materia ha preso vita. Questa prima materia vivente era molto più piccola di un granello di sabbia, così piccola da essere invisibile ad occhio nudo. Per poterla vedere, ci sarebbe voluto un potente microscopio, ma naturalmente, a quel tempo, non c’erano microscopi e non c’erano persone che potessero usarli! Il piccolo pezzo di materia vivente nell’oceano si sviluppò molto tempo prima della prima vita forma di vita sulla terraferma. Era una forma di vita piccola e semplice, senza gambe, senza occhi e senza bocca; non aveva stelo o tronco; era simile ad una gelatina, ma era viva. Al giorno d’oggi, ci sono milioni e milioni di queste minuscole forme di vita sulla Terra: le chiamiamo ‘batteri’. I primi batteri apparsi sulla Terra erano tuttavia molto speciali, perché trovarono miracolosamente il modo per vivere e moltiplicarsi nell’oceano, anche se quel primo oceano era pieno di minerali e gas che oggi avvelenerebbero qualsiasi forma di vita. (Dimostrazione 1)

Per milioni di anni, non ci fu sulla Terra che questa prima semplicissima forma di vita.   Dopo molto tempo, un particolare gruppo di questi batteri, i batteri blu-verdi chiamati ‘alghe blu-verdi’ ha cominciato a svilupparsi nelle zone meno profonde dell’oceano, dove la luce del sole riusciva a riscaldare l’acqua. In queste acque calde e poco profonde, le alghe blu-verdi hanno trovato il modo di produrre del cibo per se stesse, utilizzando le tre cose di cui erano circondate: l’energia dalla luce del sole, l’acqua dall’oceano, e l’anidride carbonica dall’aria. Oggi questo processo è chiamato ‘fotosintesi’, ed è utilizzato dalle piante. Non appena le alghe blu-verdi hanno cominciato a produrre questo alimento per se stesse, hanno anche iniziato a produrre un nuovo gas. Questo nuovo gas in parte si riversava nell’oceano, ma per la maggior parte saliva verso il cielo, con l’evaporazione dell’acqua: fu l’inizio di quello che ora chiamiamo ‘atmosfera terrestre’, cioè di quella coltre d’aria che circonda la superficie della (Terra. Il nuovo gas prodotto dalle alghe fu importante e specialissimo, perché è il gas che tutti gli animali della Terra, in futuro, avrebbero usato per respirare. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 2) .

Il suo nome è ossigeno. Nell’epoca di cui stiamo parlando, tutta la vita presente sul nostro pianeta si trovava nell’oceano. Dopo i batteri, si sono lentamente sviluppate molte altre forme di vita, molte specie di piante e creature marine:  alghe, spugne, anemoni di mare, meduse, vermi, ed altro. Questi essere furono per lunghissimo tempo gli unici abitanti del pianeta, e si trovavano tutti in acqua. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 3)

Poi, un giorno, una nuova ed affascinante creatura apparve nell’oceano: era diversa da qualsiasi altra forma di vita venuta prima di lei, perché aveva una testa, un corpo, una coda, delle zampe. Non aveva le ossa, ma invece aveva un duro guscio esterno, simile ad una corazza. Questo guscio è chiamato ‘esoscheletro’, che significa che la parte più dura del corpo della creatura si trova all’esterno invece che all’interno. La nuova ed affascinante creatura cresceva velocemente, e presto ce ne furono migliaia di tipi diversi: alcuni avevano occhi e nuotato nell’acqua; alcuni non avevano occhi e strisciavano sui fondali dell’oceano; alcuni non erano più grandi di una capocchia di uno spillo; alcuni erano grandi come un lavello della cucina. Se la creatura era in pericolo, si arrotolava su se stessa formando una palla. Erano i ‘trilobiti’, creature diverse da qualsiasi altra cosa al mondo. Per questo i trilobiti sono diventati tanto famosi, così famosi che l’epoca di cui stiamo parlando è chiamata dagli studiosi ‘Età della Trilobiti’ (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 4).

I trilobiti vissero nell’oceano per un periodo molto lungo, poi, a poco a poco, morirono tutti, per ragioni che nessuno oggi capisce veramente. Quando tutti i membri di una data specie muoiono, gli scienziati dicono la specie è estinta: i trilobiti si estinsero. Ma, se si sono estinti, come è possibile che noi oggi possiamo parlare di loro? Perché i trilobiti hanno lasciato segni della loro esistenza. Quando morirono, i corpi dei trilobiti si coprirono di strati di sabbia e roccia. Nel corso del tempo, questi strati di sabbia e roccia sono diventati così pesanti che il corpo dei trilobiti si è impresso nella roccia. Le impronte di piante o animali impresse nella antichissime rocce sono chiamate fossili, e da sempre le persone hanno trovato molto affascinante la scoperta e lo studio di questi reperti, che mostrano com’erano le piante e gli animali del passato.  (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 5).

Pensate che, prima dell’estinzione, i trilobiti presenti nell’oceano erano la forma di vita più numerosa di qualsiasi altra. Poi arrivò un nuovo tipo di animale: aveva un corpo lungo, ma era privo di zampe. La sua pelle era dura e squamosa. Questi nuovi animali nuotavano facilmente nell’oceano, perché avevano dei lembi che fuoriuscivano dal loro corpo e li aiutavano a seguire la loro direzione o fermarsi: le pinne.  Essi riuscivano a respirare sott’acqua attraverso una serie di alette, le branchie. Questi animali furono i primi pesci della Terra. Nel corso del tempi i pesci divennero molto abbondanti, tanto che l’epoca di cui stiamo parlando si chiama Età dei pesci. Come sappiamo, i pesci esistono ancora oggi ne nostri oceani, mari, laghi e fiumi, e alcuni di essi sono ancora molto simili ai pesci dell’antichità (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 6).

I primi pesci comparsi sul nostro pianeta sono da considerarsi molto importanti, perché si trattò dei primi animali che avessero le ossa, la parte più dura del corpo, all’interno e non all’esterno, come era per i trilobiti. L’insieme delle ossa di un essere vivente è chiamato scheletro. Uno scheletro è una sorta  di telaio attorno al quale è costruito il corpo. Ma c’è un altro motivo che ci deve far considerare i primi pesci esseri molto speciali: essi sono stati i primi ad avere un osso lungo che percorreva la loro schiena. Noi oggi chiamiamo quest’osso ‘spina dorsale’, e tutti gli animali che lo possiedono sono chiamati vertebrati (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 7).

Mentre il primo oceano terrestre si popolava con un numero sempre maggiore di pesci, qualcosa di nuovo ed eccitante stava per accadere anche sulla terraferma: alcune delle alghe, che vivevano nelle zone poco profonde dell’oceano, cominciano a crescere sul terreno fuori dall’acqua. Forse avvenne che il livello dell’acqua si abbassò ulteriormente, lasciando alcune alghe nella sabbia umida, esse vi si attaccarono , e nel tempo si trasformarono in piante capaci di vivere fuori dall’acqua. Sulla terraferma, queste piante raccoglievano il nutrimento necessario dalla luce del sole e dall’umidità dalla sabbia: fu la prima forma di vita sulla superficie della Terra! (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 8).

Presto si svilupparono molti tipi di piante, di forme e dimensioni diverse. Anche oggi, ci sono piante così piccole da essere invisibili, e piante enormi, come gli alberi. Dopo la comparsa delle piante, iniziò sul nostro pianeta un periodo molto intenso ed emozionante: nuove forme di vita sorsero ovunque sulla Terra. Dopo la diffusione delle piante, comparve il primo animale. Esso era molto piccolo, e produceva uova. Aveva un esoscheletro come i trilobiti, una testa, una parte centrale chiamata torace, una parte posteriore chiamata addome, e tre coppie di zampe. Sulla esta aveva grandi occhi sporgenti, e due piccole parti filiformi che spuntavano all’esterno. L’animale utilizzava queste due piccole parti filiformi per percepire le cose: noi oggi le chiamiamo ‘antenne’. Poiché non aveva spina dorsale, era un invertebrato. Comparvero col tempo innumerevoli varietà di questo animale: alcuni strisciavano, altri avevano due paia di ali che consentivano loro di volare. Questi animali stupefacenti, che sono apparsi sulla Terra subito dopo la comparsa delle piante terrestri, sono chiamati insetti. Oggi gli insetti sono la forma di vita più numerosa del pianeta. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 9)

Nel periodo in cui apparvero gli insetti, si sviluppò un altro tipo di animale, un essere davvero molto strano, che si spostò a vivere dall’acqua alla terraferma. Nell’oceano, infatti, viveva un pesce che aveva sviluppato enormi pinne. Col tempo queste pinne si trasformarono in corte zampette, che l’animale usò per muoversi,  trasferendosi dall’acqua alla terraferma. Arrivati qui, questi pesci con le zampe trovarono cibo delizioso in grande quantità: gli insetti! Da allora condussero una doppia vita: potevano vivere nell’oceano come i pesci, e talvolta uscire dall’acqua e vivere in superficie come gli animali.  Anche oggi esistono animali con queste caratteristiche, e li chiamiamo ‘anfibi’. Nel corso del tempo si svilupparono molte varietà di anfibi, di forma e dimensione varia; alcuni di essi erano grandi circa come un bambino di sei anni! Gli anfibi avevano la pelle liscia ed umida, e attraverso questa pelle erano in grado di respirare, mentre quando nuotavano sott’acqua respiravano con le branchie.  Gli anfibi sono molto importanti, perché furono i primi animali terrestri dotati di spina dorsale, cioè i primi vertebrati. Rospi, rane e salamandre sono anfibi. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 10).

Nel periodo in cui comparvero gli insetti e gli anfibi, si verificarono altri eventi molto importanti. Il grande blocco di terra che emergeva dall’oceano si ruppe in due giganteschi pezzi, chiamati continenti. Questi continenti, galleggiando molto lentamente, andarono via via alla deriva nel gigantesco oceano, finchè un giorno non urtarono uno contro l’atro. La forza dello scontro fu tale che rimasero bloccati insieme, formando un supercontinente chiamato dagli studiosi Pangea. Dove i due continenti si sono uniti, la terra si è accartocciata ed ha creato una lunga fila di montagne: una catena montuosa. Questa prima catena montuosa esiste ancora nel mondo di oggi e si trova in Russia. Anche in questa lontana epoca, crescevano sulla superficie della Terra molti tipi di piante. In particolare, enormi felci sono cresciute nelle zone ombreggiate ed umide che noi oggi chiamiamo paludi. Le felci producono un particolare tipo di seme, la spora, ed ogni spora può far crescere una nuova pianta; così le felci divennero così numerose che enormi foreste di felci si distribuirono su tutta la superficie terrestre. Le felci esistono ancora oggi: crescono nei boschi e nelle foreste, e vengono anche coltivate in vaso come piante da appartamento. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 11).

Queste foreste di felci hanno avuto grandissima importanza per la storia della Terra: quando una foresta di felci invecchiava e moriva, un’altra cresceva sui suoi resti.  Nel corso del tempo si accumularono strati su strati di materia organica che si trasformavano in un ricco suolo. Senza questo contributo delle piante, la superficie terrestre sarebbe rimasta di sola nuda roccia. Nel corso di un periodo di tempo lunghissimo, inoltre, gli strati più profondi di felci morte si trasformarono in un nuovo tipo di minerale, di colore nero, che oggi chiamiamo carbone.   Nello stesso periodo in cui si diffusero le felci, sulla Terra comparve un’altra splendida creatura: un animale anfibio che, progressivamente, aveva smesso del tutto di vivere nell’acqua. Forse gli piaceva stare asciutto, più di quanto non gli piacesse essere bagnato! Nel corso del tempo, la creatura perse le branchie, e quindi non poteva più respirare sott’acqua. Si trattava di un vertebrato che deponeva uova, e vivendo sulla superficie terrestre sviluppò una pelle spessa, secca e ruvida. Amava stare a scaldarsi al sole. Oggi chiamiamo queste creature ‘rettili’(LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 12).

I rettili prosperarono, e presto ce ne furono di diversi tipi: c’erano così tanti rettili che oggi chiamiamo questo periodo Età dei rettili. Avvenne poi una cosa molto strana: alcuni di questi rettili hanno cominciato a crescere, crescere e crescere, fino a diventare giganteschi. Alcuni crebbero alti quanto un palazzo di cinque piani e lunghi quanto tre autobus in fila! Questi giganteschi rettili erano così pesanti che la terra tremava quando camminavano o correvano. Avevano lunghe e potenti code, che li aiutava a bilanciare l’immenso peso. Se attaccati da altri animali, questi giganteschi rettili utilizzavano le code anche come arma di difesa. Avevano un collo molto lungo, che serviva loro per raggiungere le foglie sulle cime degli alberi, delle quali si nutrivano. Questi giganteschi rettili erano i dinosauri. Alcuni di essi camminavano su quattro zampe, alcuni su due gambe; alcuni avevano le ali e potevano volare. Alcuni dinosauri erano erbivori, cioè si nutrivano di piante, mentre altri erano carnivori, cioè mangiavano anfibi e rettili più piccoli. Nel corso del tempo si svilupparono centinaia di diversi tipi di dinosauri. Ossa di dinosauro, scheletri, denti e fossili sono stati trovati in tutto il mondo, e oggi possiamo ammirarli nei musei. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 13).

I dinosauri dominarono la superficie della Terra per milioni di anni, ma poi scomparvero per sempre. Gli scienziati hanno formulato varie ipotesi sulla loro estinzione. Alcuni ritengono che un meteorite gigantesco, una roccia proveniente dallo spazio, cadde sulla Terra. L’enorme schianto del meteorite avrebbe creato un grande quantità di polvere nell’atmosfera terrestre, e questa polvere avrebbe modificato il clima del pianeta, impedendo alla luce solare di raggiungere la Terra. Questo avrebbe provocato la morte di molte piante, e di conseguenza di molti animali erbivori. Diminuendo gli erbivori, anche i carnivori si sarebbero trovati senza cibo. Questi scienziati ritengono che sopravvissero solo gli animali che si nutrivano di piante in decomposizione, così la vita continuò: alcuni animali ed alcune piante sopravvissero, e ne apparvero di nuovi.  Una nuova pianta che iniziò a crescere in questa epoca fu un albero con foglie ad ago e semi contenuti in un cono. Questi alberi sono oggi chiamati ‘conifere’, ed esistono ancora oggi in tutto il mondo (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 14) .

Un’altra nuova pianta che apparve nella stessa epoca, era particolarmente bella, perché aveva delle parti molto colorate: i fiori. I fiori attiravano gli insetti, soprattutto dei nuovi insetti alati, che noi oggi chiamiamo farfalle. Le farfalle e altri insetti trasportavano il polline, la polvere prodotta dai fiori, facendolo viaggiare da un fiore all’altro. A volte il vento li aiutava in questo lavoro. Le piante che ricevevano il polline di altre piante, potevano generare una pianta nuova, e così ci furono presto molte varietà di piante da fiore. Oggi le piante da fiore sono le più numerose sulla Terra, rendono il nostro mondo bello, e molte di esse producono alimenti, come frutta e noci.  (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 15).

Dopo che i dinosauri si furono estinti, apparve un nuovo tipo di animale, capace di volare. C’erano già molti insetti volanti a quel tempo, ma questo animale era molto più grande di un insetto: in verità alcuni esemplari erano grandi come un uomo. Aveva ali, piume, e una bocca molto buffa: lunga, dura e a punta. Era un vertebrato e deponeva le uova. Questo nuovo animale era il primo uccello apparso sulla Terra. Oggi molti scienziati ritengono che questo primo uccello si sia sviluppato dai grandi rettili volanti. (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 16).

Un altro nuovo tipo di animale che apparve dopo l’estinzione dei dinosauri era un vertebrato con un cervello più grande di tutti gli altri animali apparsi prima sulla Terra. Aveva un rivestimento peloso per mantenere caldo il corpo, e produceva latte per nutrire i suoi piccoli. Di questo nuovo animale si svilupparono presto molte varietà: alcuni piccoli come un dito, altri grandi come una casa. La maggior parte di essi stava a quattro zampe, mentre alcuni sono andati a vivere nell’oceano, e uno ha addirittura scelto di volare come un uccello. Alcuni si nutrivano di piante, ed altri si animali. Noi oggi chiamiamo questi animali ‘mammiferi’. Il topo, il rinoceronte, l’elefante, il cavallo, il canguro, il gatto, il pipistrello, il cane, la balena, il cammello e la scimmia sono tutti mammiferi. Questi animali prosperarono sulla Terra e divennero presto molto numerosi, così numerosi che quest’epoca della Terra è conosciuta come Età dei mammiferi.  (LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Dimostrazione 17)

Nel frattempo, il grande supercontinente che abbiamo chiamato Pangea, si diviso in due grandi masse separate, che galleggiavano sulla vastità dell’oceano.  Questi due supercontinenti sono oggi chiamati Laurasia e Gondwana. A poco a poco, anche questi due supercontinenti hanno cominciato a rompersi e ad andare alla deriva sull’oceano. Lentamente, nel corso di milioni di anni, si formarono sette nuovi continenti, che sono quelli che esistono oggi.  Le piante e gli animali vivevano sui due supercontinenti si separarono, e  alcuni scienziati ritengono che questa separazione potrebbe essere uno dei motivi per cui oggi, alcuni animali e alcune piante si trovano solo su alcuni continenti (Dimostrazione 18).

La Terra era ormai ricca di vita: piante di tutte le forme, colori e dimensioni vivevano sulla terraferma e nell’acqua; pesci, delfini e altre creature marine nuotavano negli oceani; anfibi come rane e salamandre vivevano in parte in acqua e in parte in superficie; alcuni insetti, come gli scarafaggi, si stabilivano sulla terra, mentre altri, come le farfalle, volavano in aria; rettili, come tartarughe e serpenti, strisciavano; uccelli, come gabbiani e uccelli canori, volavano nei cieli; mammiferi, come le scimmie e le enormi creature chiamate mammut lanosi, che somigliavano agli elefanti di oggi, vagavano per la terra. Prima che si sviluppasse la vita, la Terra era un pianeta roccioso, con un cielo rossastro e un oceano verde oliva. Dopo la comparsa della vita, ha cominciato a cambiare colore: le piogge cambiarono il colore dell’oceano da verde a blu, e non appena l’ossigeno aumentò nell’atmosfera, il cielo diventò azzurro.  Anche la superficie terrestre cominciò a cambiare: si raffreddò e si copri di ricco terriccio, piante verdi, fiori colorati, frutti, e molti tipi di animali. Piante ed animali vivevano sul nostro pianeta in armonia, ed in un modo o nell’altro si aiutavano a vicenda a prosperare. Gli insetti aiutavano le piante trasportando il polline; le piante rilasciavano ossigeno nell’atmosfera per permettere la vita degli animali; gli animali producevano anidride carbonica per permettere la vita delle piante; le piante morte e in decomposizione fornivano terreno fertile per favorire la crescita di nuove piante, che poi avrebbero nutrito gli animali; alcuni di questi animali erano il cibo di altri.

Ci sono stati molti cambiamenti nel clima terrestre, nel corso di milioni di anni. Ogni volta che il tempo è cambiato, molti animali e piante sono morti, perché il loro ambiente era diventato a troppo caldo, troppo freddo, troppo umido o troppo secco, ed essi non potevano cambiare abbastanza in fretta da adattarsi al cambiamento. Ma molte piante e animali sono sopravvissuti a questi cambiamenti della Terra. E un altro animale, un mammifero molto speciale, non era ancora apparso sulla Terra. Questo mammifero avrebbe camminato su due gambe, sarebbe stato molto, molto intelligente ed avrebbe inventato moltissime cose. Noi oggi chiamiamo questo mammifero ‘uomo’, ma il racconto di come gli esseri umani vennero sulla Terra è tutta un’altra storia.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

FIABA COSMICA ‘LA COMPARSA DELLA VITA’

 seconda versione

Materiali:

  • Linea del tempo (facoltativa)
  • Immagini per la linea del tempo versione 2

carte seconda lezione versione 2

In alternativa ho preparato la linea del tempo pronta per la stampa in formato pdf (illustrata e muta con immagini da aggiungere durante il racconto:

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI 

Ricordate la storia di come si è formata la Terra? Oggi ascolteremo la storia della Terra che prende vita con le piante e gli animali. Ripensiamo a quando nacque la Terra: da una goccia di luce e calore senza regole. Poi, ogni particella ha cominciato ad obbedire alle sue leggi, la Terra si è raffreddata e stabilizzata in base a queste leggi, e si sono formate l’acqua, l’aria e la roccia. La Terra divenne una perla illuminata dal sole, e il sole non riusciva a smettere di ammirarla. Un giorno, mentre la guardava, si accorse che c’era qualcosa di diverso in quell’ordine meraviglioso che si era stabilito: stava per accadere qualcosa, forse stavano per arrivare dei problemi… infatti, stava piovendo da lunghissimo tempo sulla Terra, e l’acqua piovana, attraversando l’aria si mischiava con diversi gas (anidride carbonica, anidride solforosa, protossido d’azoto), e questo la trasformava in una pioggia acida, che travolgeva le rocce e la lava gettandone grandi parti nell’oceano. Si scatenavano così terribili tempeste e parti di roccia corrosa dalla pioggia si gettavano nell’oceano: il mare si stava riempendo di sali minerali, mentre la superficie solida della Terra sembrava destinato a scomparire. L’ordine che era stato creato sembrava davvero in pericolo! Quale poteva essere la causa? Chi era il colpevole? Il sole si rivolse all’acqua e disse: “E’ colpa tua, che sciogli la roccia e la getti nell’oceano!”

Ma l’acqua rispose: “Sono innocente! Io non sto facendo altro che obbedire alle leggi: quando mi scaldo divento vapore e salgo, ma quando ho freddo ritorno liquida e cado. Siccome sono un liquido, io posso spingere solo verso il basso e di lato, ma non verso l’alto, e ogni volta che incontro un vuoto lo occupo. Cosa posso fare? Non ho scelta! E’ colpa della mia sorella aria, casomai, che mi porta in giro di qua e di là e mi fa cadere sulla rocca. E’ colpa sua, parla con lei!”

Allora il sole si rivolse all’aria, ma l’aria disse: “A me è stato dato il compito di fare da coperta alla Terra, in modo che non abbia mai freddo, e devo coprirla sempre. Mi piace il mio compito, ma la Terra ha una grande pancia, e cosa succede alla testa e ai piedi? Che rimangono sempre fuori! Per questo sono sempre in movimento: quando vado sull’acqua, la coperta scopre la schiena; corro a coprire la schiena, e si scoprono i piedi. Quando incontro le zone piatte è anche facile, ma quando mi imbatto in una montagna è diverso: è difficile scalare le montagne, e sono così stanca che per farcela mi devo alleggerire, e così lascio un po’ dell’acqua che porto con me. Non ho mai tempo da perdere, ho un lavoro importante da compiere. E’ colpa di quelle rocce! Perché la pelle deve per forza avere una superficie così rugosa? Le rocce non hanno considerazione per nessuno. Non si spostano per lasciarmi passare, a volte sono così calde che quando mi avvicino sono costretta a salire al cielo per non bruciare. Quando sono troppo alte, poi, mi fanno congelare.”.

Il sole andò dalle rocce, e le rocce risposero: “Perché dai la colpa a noi? Noi non facciamo nulla, ce ne stiamo solo sedute al nostro posto. Quando il sole splende su di noi ci scaldiamo, ma non siamo noi a volere questo calore. Siamo fatte così. Tu, sole, vuoi dare la colpa a noi, ma la verità è che è tutta colpa tua!”.

Così il sole andò via. Non voleva essere incolpato, ma così il problema non fece che peggiorare. Perché, vedete, era colpa di tutti. Tutti si stavano comportando come dovevano, seguendo ognuno le proprie leggi, ma l’ordine generale era minacciato, e presto la Terra non sarebbe più stata una magnifica perla nello spazio. Bisognava fare qualcosa… ma cosa?

Fortunatamente successe una cosa davvero meravigliosa: apparve qualcosa di nuovo sulla Terra, qualcosa di così piccolo da essere invisibile. Erano piccole particelle che avevano ricevuto un dono speciale, un potere in grado di salvare la Terra. Questo dono era la vita. Anche loro dovevano obbedire alle loro leggi, ma erano leggi diverse da quelle delle particelle precedenti: esse dovevano mangiare e crescere, ma non tutte lo stesso cibo. Inoltre dovevano riprodursi, cioè creare esseri simili a se stesse.

Le prime microscopiche particelle viventi si svilupparono nell’oceano. Mangiavano continuamente, e così facendo riuscirono a ripulire l’acqua dai sali minerali che vi erano disciolti. Con questi sali alcuni esseri costruivano attorno al loro corpo una conchiglia, e quando morivano questi gusci cadevano sul fondo del mare, tenendo i sali intrappolati con loro. Il tempo passava, e si accumularono strati su strati di queste conchiglie. Questi strati erano come le pagine di un libro: alcune queste pagine si sono scritte prima che noi uomini apparissimo sulla Terra, e ci sono state lasciate perché noi possiamo leggerle e sapere cosa è successo nei tempi più remoti.

Le prime creature viventi erano formate da una sola cellula, che da sola faceva tutto ciò che c’era da fare: mangiare, respirare, crescere, liberarsi degli scarti. Questi esseri microscopici, vagando nell’oceano, pulirono le acque, impiegando moltissimo tempo. Poi sembra che alcune di queste creature abbiano pensato: “Potremmo fare molto meglio di così! Uniamoci tra di noi, e formiamo insieme un’unica creatura più grande!”. Così si organizzarono e apparvero nell’oceano esseri formati da molte cellule, che continuavano ad alimentarsi, crescere e moltiplicarsi, come facevano le loro antenate.

Passò dell’altro tempo, e queste creature pensarono: “Perché, invece di fare tutte la stessa cosa, non ci dividiamo i compiti? Alcune di noi potrebbero occuparsi solo del cibo, alcune solo della respirazione, altre solo del movimento, e così via”. Così fecero, e nelle acque del nostro pianeta apparvero creature nuove, dotate di zampe, bocca, cuore, polmoni: creature con organi specializzati. Quando apriamo il grande libro della Terra alla prima pagina, vi troviamo tutte queste creature: esseri unicellulari, esseri pluricellulari, ed esseri muniti di organi (Aprire la linea del tempo dei viventi al Periodo Cambriano).

Ecco l’ameba, una creatura unicellulare senza guscio (indichiamo l’ameba disegnata sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essa la carta dell’immagine dell’ameba).

Ed eccone un altro, chiamato flagellato, con due piccole fruste che gli servivano per muoversi. (indichiamo il flagellato disegnato sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine).

Questa creatura è costituita da un gruppo di cellule. (indichiamo la spugna disegnata sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essa la carta dell’immagine).

Anemoni di mare simili a questa (indichiamo l’anemone disegnata sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essa la carta dell’immagine)vivevano ferme in un luogo. Per procurarsi il cibo, muovevano nell’acqua queste parti lunghe e sottili del loro corpo, e le piccole creature che vagavano nell’acqua lì attorno venivano trascinate nelle loro bocche.

C’erano poi delle creature molto particolari, che in questo antico oceano si trovavano in grandissima quantità (indichiamo i trilobiti disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), e che oggi chiamiamo trilobiti. Erano creature molto avanzate per il loro temo, e ne crebbero di diverse forme e dimensioni. Oggi sono estinti, ma vissero per un lunghissimo periodo di tempo negli oceani che ricoprivano il nostro pianeta.

(Apriamo ora la linea del tempo sul Periodo Ordoviciano)

Col passare del tempo, apparvero sulla Terra creature sempre più varie e si verificò ogni sorta di trasformazione negli esseri viventi. Guardate qui! Questa creatura è detta cefalopode (indichiamo il cefalopode sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine), ed aveva le zampe attaccate alla testa.

(Apriamo la linea del tempo della vita sul Periodo Siluriano)

Passò dell’altro tempo, ed ecco apparire altri strani esseri: questi, ad esempio, sembrano fiori su uno stelo (indichiamo i crinoidi disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), e sono chiamati crinoidi, o gigli di mare, anche se si tratta di animali e non di piante. Essi stavano fermi in un luogo, come gli anemoni di mare, ed erano composti da un corpo molle e gelatinoso racchiuso in una serie di anelli duri, formati da sali minerali. Mentre lo stelo stava ancorato al fondale dell’oceano, le sue braccia fluttuavano nell’acqua per raccogliere il cibo, cioè per intrappolare le minuscole creature che nuotavano lì attorno. Quando i crinoidi morivano, il loro gambo crollava e cadeva sul fondo. Le acque era colme di vita, in questo periodo…

(Aprire la linea del tempo della vita al periodo Siluriano e Devoniano)

Arrivarono poi esseri viventi che, invece di mangiare altre creature, erano in grado di produrre il proprio nutrimento attraverso la luce del sole ed i sali minerali contenuti nell’acqua. Forse, alcune delle creature che vivevano nell’oceano, ad un certo punto avranno pensato: “Chissà come sarà la vita fuori dall’acqua!”, e così si spostarono verso le rive dell’oceano, e le onde e le maree le trasportarono sulla terraferma. Rimasero lì un po’, finchè di nuovo l’oceano le attirò a sé con le sue onde, ma venne il giorno in cui una di loro disse: “Oh, come è bello stare qui, invece che nell’acqua!” e decise di rimanere per sempre in superficie. Lì trovò molto sole e molta aria, e l’aria conteneva tutta l’anidride carbonica di cui aveva bisogno per produrre il proprio cibo e nutrirsi, così si attaccò al suolo, da cui traeva anche sali minerali ed acqua. (indichiamo le piante palustri disegnate sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esse la carta dell’immagine)

E così, per la prima volta, una pianta apparve sulla Terra! E quando le piante morivano, lasciavano i loro corpi lì, preparando il terreno per altre le forme di vita a venire.

(Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Devoniano)

La vita a questo punto della storia si stava spostando sulla terraferma. E mentre le piante si diffondevano, apparvero nostro pianeta due nuovi tipi di esseri viventi: uno era il polipo del corallo che, nell’oceano, ha contribuito alla costruzione della superficie terrestre mangiando e trasformando i sali minerali disciolti nell’acqua; l’altro era un animale che aveva nel suo corpo una sorta di canna rigida. Fino ad allora, la parte più dura del corpo degli animali si trovava al di fuori del corpo, questo animale è stato il primo dotato di spina dorsale, cioè il primo vertebrato. Si trattava di un pesce, ma molto diverso dai pesci che conosciamo noi: era enorme ed aveva placche durissimo che lo rivestivano come una corazza (indichiamo i pesci corazzati senza mascelle disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine)

Alcuni di questi pesci corazzati vivevano nelle profondità dell’oceano senza muoversi, aspettando con le bocche aperte che arrivasse del cibo da inghiottire; altri invece presero a nuotare e presto svilupparono pinne mobili che li aiutava nel movimento.

(Aprire la linea del tempo della vita sul periodo Carbonifero)

Nell’era successiva la superficie terrestre prese a salire, e luoghi che prima erano occupati dall’oceano, ora cominciarono a prosciugarsi. Poi la terra ha cominciato a salire. I pesci che vivevano in queste aree si trovarono fuori dall’acqua. Immaginate di essere una di queste creature: avete bisogno di acqua, ma l’acqua sta sparendo! Questi pesci, che ne avevano bisogno, cominciarono a pensare a cosa fare, ora che si trovavano sulla terraferma: si trattava di cambiare o morire. Così decisero di costruire un sacco all’interno del loro corpo, che contenesse una scorta d’acqua, in modo che, quando l’acqua mancava, essi erano comunque in grado di respirare. Così si svelò agli esseri viventi il segreto della respirazione, e sulla terra comparvero gli anfibi (indichiamo gli anfibi disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), animali che vivono in parte in acqua e in parte in superficie. Le pinne, una volta avvenuto il passaggio sulla terraferma, non erano di alcuna utilità, così si trasformarono diventando zampe.

Qualcosa di meraviglioso accadde con la nascita degli anfibi: si udì il suono della prima voce sul nostro pianeta. Una voce sulla Terra! Prima che arrivassero gli anfibi, il silenzio sul nostro pianeta era interrotto solo dal rumore della pioggia sulle rocce, o dal rombo del tuono. Immaginate che emozione sarebbe stata, aver potuto sentire il primo suono sulla Terra!

E nel frattempo anche alcune piante avevano lasciato l’oceano, e si erano sviluppate sulla superficie terrestre in una grande varietà di forme e dimensioni, producendo il cibo loro necessario attraverso l’aria e la luce del sole (indichiamo muschi e felci arboree disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine).

C’erano anche numerosi insetti, che rappresentavano una fonte abbondante di cibo per gli anfibi (indichiamo gli insetti disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), che grazie a questo avevano una vita felice sulla terraferma, se solo non ci fosse stato un piccolo problema: la loro pelle li costringeva a vivere in prossimità dell’acqua, mentre loro cominciavano a desiderare la libertà. Volevano viaggiare, essere indipendenti! Volevano mangiare anche le piante e gli insetti che crescevano lontani dell’acqua… ma come fare?

(Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Permiano)

Lentamente sono riusciti a sviluppare un tipo nuovo di pelle, che non si asciugava, e per le proprie uova hanno inventato il guscio. Ora non c’era più alcun problema! E sulla superficie terrestre comparvero i rettili, animali con una pelle in grado di sopportare il calore del sole, e un guscio duro per le proprie uova, per impedire loro di asciugarsi (indichiamo i rettili disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine). Ora questi animali poteva muoversi liberamente, e spostasi sulla Terra ovunque volessero.

E poi cosa successe? Poiché sulla superficie terrestre c’erano grandi quantità di anfibi e di piante, i rettili poterono prosperare, aumentando di numero, ma anche di dimensioni. Nulla poteva fermare queste creature, ed essi diventarono signori e padroni della Terra, prendendo possesso dell’oceano, della terraferma e perfino dell’aria.

 (Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Mesozoico)

Ecco l’immagine di una di queste creature: (indichiamo l’Apatosauro disegnato sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine).

Sapete quanto era grande questa creatura? Era lunga venti metri! La sua testa era grande come il corpo di un uomo. E c’era qualcosa di molto singolare in questo gigante: aveva un cervello nella testa, e un cervello alla base della coda, in modo che i messaggi provenienti dalla coda non avessero bisogno di viaggiare fino alla testa. Potete immaginare come la Terra venisse scossa da queste enormi creature che si muovevano sulla sua superficie. Per quanto riguardava il cibo, poi, questi animali avevano a disposizione tutto ciò di cui avevano bisogno.

Poiché gli animali più piccoli non avevano nessuna possibilità di competere con questi giganti, essi si rifugiarono nelle zone più fredde della superficie terrestre, cioè dove l’ambiente era sfavorevole per la vita dei rettili. Col passare del tempo, per proteggersi meglio dal freddo, essi svilupparono un rivestimento sulla loro pelle, fatta di piume o peli, che serviva a mantenere il sangue caldo: nacquero i primi uccelli ed i primi mammiferi (indichiamo l’Archaeopteryx e il canguro preistorico disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine).

Che cosa dire delle loro uova? Essi non potevano lasciarle fuori al freddo, così impararono lentamente a trattenerle nel proprio corpo. Solo gli uccelli non poterono farlo, perché per loro era impossibile portare nel loro corpo il peso delle uova e volare, così essi hanno imparato a costruire i nidi ed a covarle, alimentando i cuccioli finchè essi non sono in grado di procurarsi il cibo da soli.

(Aprire la linea del tempo della vita sul Periodo Cenozoico)

I mammiferi (indichiamo i mammiferi del Cenozoico disegnati sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad essi la carta dell’immagine), come abbiamo detto, impararono a tenere le uova all’interno del proprio corpo ma, cosa ancor più straordinaria, presero a nutrire i cuccioli con il proprio latte! Questo fu un fatto assolutamente nuovo: nessuna specie animale l’aveva fatto prima! Tutti gli altri animali, dopo aver deposto le uova le abbandonano, e quando nascono i piccoli, provvedono da subito a se stessi. Invece i piccoli degli uccelli e dei mammiferi rimangono coi genitori per un periodo più o meno lungo, fino a che non diventano autonomi.

Passò del tempo, e il clima della Terra subì un cambiamento: cominciò a fare sempre più freddo. I dinosauri cominciarono a scomparire dalla faccia del pianeta, anche se nessuno sa davvero come questo sia avvenuto, ed i mammiferi presero il sopravvento. Sono cresciuti e si sono moltiplicati, occupando tutta la terraferma; erano animali giganti: ippopotami giganti, elefanti giganti, maiali giganti… (indichiamo il grande erbivoro dell’Oligocene disegnato sulla linea del tempo, o sovrapponiamo ad esso la carta dell’immagine).

Anche se faceva davvero molto freddo, ed enormi lastre di ghiaccio ricoprivano la superficie terrestre, i grandi mammiferi riuscirono a prosperare a lungo, spostandosi continuamente in cerca di cibo e di un clima più mite, ma alla fine anch’essi si estinsero.

Al termine di questo periodo di glaciazione, poi, accadde qualcosa di molto interessante: comparve un nuovo tipo di creatura. Non aveva denti affilati per sbranare le prede, né enormi artigli per combattere, né una folta pelliccia per proteggersi, ma aveva qualcosa che nessun altro animale possedeva: un cervello più grande e luminoso, che aveva in sé il potere di pensare ed immaginare. Ed insieme al cervello, questa creatura portava dentro di sé anche una quantità enorme d’amore.  Questa nuova creatura è l’essere umano. (indichiamo l’uomo alla fine della linea del tempo della vita).

L’essere umano è una creatura diversa dagli altri animali, perché può andare oltre l’amore per la propria prole ed amare tutto ciò che la circonda, ed estendere questo amore anche a tutto ciò che non vede.

Vedete, era come se tutto quello che è successo (muovete la mano facendola scorre lungo tutta la linea del tempo di vita) doveva accadere per permettere la comparsa dell’uomo sulla Terra.

Gli esseri umani non avrebbero avuto nessuna possibilità di sopravvivere se fossero arrivati qui (indica il Periodo Cambriano), o qui (indicate il periodo Siluriano). Alla fine, però, tutto era pronto.

Se la Terra avesse una voce, avrebbe detto ai primi uomini: “Ho disteso tappeti di erba per i vostri piedi, in modo che voi possiate camminare su un terreno morbido. Ho messo fiori tra i miei capelli e mi sono ricoperta di gioielli per il vostro piacere. Ho riempito la credenza di latte, carni, frutta e verdura, per farvi mangiare. Giù in cantina ho accumulato il carbone e il ferro. Ora è tutto pronto, ed è tempo per voi, esseri umani, di venire da me. “.

Ed eccoci qui: tutto questo (muovete la mano facendola scorre lungo tutta la linea del tempo di vita) è stato preparato per noi, ed ora siamo parte della storia.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

FIABA COSMICA ‘LA COMPARSA DELLA VITA’

terza versione

Presentazione

Se decidiamo di usarne una, posiamo la linea del tempo, ancora chiusa, sul pavimento, e raccogliamo i bambini attorno ad essa. Apriamola solo quel tanto che basta a mostrare i batteri. Se qualche bambino si lamenta perché non vede bene, ricordiamo che il cartellone verrà appeso ad una parete, e ci resterà per tutto l’anno scolastico. Se i bambini nel corso della narrazione pongono molte domande, si può dividere il racconto in più giorni, e magari ricapitolarla per intero alla fine.

carte seconda lezione versione 3

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI  – Materiale:

  1. linea del tempo (facoltativa)
  2. una bottiglia di ammoniaca
  3. Immagine della Rodinia
  4. Immagine di batteri
  5. Immagine di cianobatteri
  6. Immagine di Ediacarani
  7. Aprire la linea del tempo sul Paleozoico
  8. Indicare il periodo Cambriano
  9. Immagine di alghe
  10. Immagine di amebe
  11. Immagine di organismi unicellulari
  12. Immagine di radiolari e foramiferi
  13. Immagine delle spugne
  14. Immagine di idre
  15. Immagine di platelminti
  16. Immagine di trilobiti
  17. Immagine di molluschi
  18. Immagine di echinodermi
  19. Immagine di anellidi
  20. Immagine del Pikaia
  21. Indicare il periodo Ordoviciano
  22. Immagine di cistoidi
  23. Immagine di coralli
  24. Immagine del NautIloide
  25. Immagine del Gondwana
  26. Indicare il periodo Siluriano
  27. Immagine di pesci corazzati
  28. Immagine di scorpioni di mare
  29. Immagine di trilobiti
  30. Immagine dei primi vegetali terrestri
  31. Indicare il periodo Denoviano
  32. Immagine di felci e funghi
  33. Immagine di insetti
  34. Immagine di anfibi
  35. Immagine della Laurasia
  36. Indicare il periodo Carbonifero
  37. Immagine di foreste di felci
  38. Immagine di libellule fossili
  39. Immagine di rettili
  40. Indicare il periodo Permiano
  41. Immagine di Terapsidi
  42. Immagine della Pangea
  43. Indicare il periodo Mesozoico
  44. Immagine di Pterosauri
  45. Indicare il periodo Giurassico
  46. Immagine di conifere
  47. Immagine di uccelli preistorici
  48. Immagine di Sauropodi
  49. Immagine della Laurasia e del Gondwana
  50. Indicare il periodo Cretaceo
  51. Immagine di piante da fiori
  52. Immagine di Adrosauridi
  53. Immagine di Stegosauri
  54. Immagine di Anchilosauri
  55. Immagine di Triceratopo
  56. Immagine di Tirannosauro
  57. Indicare il periodo Cenozoico
  58. Frammentazione della Pangea
  59. Immagini di mammiferi primitivi

In alternativa ho preparato una linea del tempo pronta per la stampa, in formato pdf, illustrata o muta con immagini  da inserire durante il racconto:

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI 

Vi ricordate com’era la Terra al termine della nostra prima storia? La terra è nata nell’eone dell’ADEANO, circa 4,5 miliardi di anni fa. All’inizio era solo una massa vorticosa di polvere e particelle, ma ben presto si sono creati gli elementi e la forza di gravità, e si è formata la crosta terrestre. La Terra si è poi raffreddata, l’acqua è evaporata ed è ricaduta in forma di pioggia, e questa pioggia ha riempito tutte le cavità che incontrava, mentre molti vulcani continuavano con le loro eruzioni spaventose. Il cielo era del tutto diverso da quello che ammiriamo oggi: era di colore arancione e non offriva nessuna protezione dai raggi del sole; inoltre l’aria era composta da metano, idrogeno, ammoniaca, anidride carbonica, azoto e zolfo, tutte sostanze estremamente puzzolenti. Questo (aprire una bottiglia di ammoniaca) vi darà una vaga idea di come poteva puzzare, ma immaginate di aggiungervi odore di uovo marcio e di zolfo… Tutte queste sostanze che si trovavano nell’aria, rendevano la pioggia molto acida, e in grado di sciogliere i minerali presenti nelle rocce. A noi la pioggia non sembra un fenomeno tanto potente, a meno che non viviamo nelle zone del mondo in cui ancora si verificano grandi inondazioni, ma in realtà è potentissima, ed i sali di cui era composta la roccia si riversarono nell’oceano. L’acqua sulla superficie terrestre si mescolò agli elementi presenti nell’aria ed ai sali, mentre tempeste gigantesche infuriavano su tutto il pianeta. Gli scienziati pensano che, quando una tempesta elettrica colpì quest’acqua densa e scura, si verificò l’evento più incredibile che sia mai avvenuto, e proprio nell’oceano si svilippò un semplice alimento, una specie di brodo, anche se non c’era proprio nessuno che potesse nutrirsene.  Poi apparve la vita.

Siamo nel Proterozoico. Durante il Proterozoico le superfici rocciose della Terra si erano mosse ed incontrate tra loro, formando un supercontinente chiamato Rodinia, che galleggiava in un unico immenso oceano chiamato Panthalassa.  La vita in questo eone era microscopica e molto semplice, ma da subito seguì le leggi dei viventi, che tutti avrebbero seguito dopo di lei, per sempre: mangiare, crescere, riprodursi. Questa microscopica forma di vita restò tutta sola sulla Terra per più di un miliardo di anni, ma in questo tempo riempì l’oceano e, nutrendosi delle sostanze disciolte nell’acqua, la ripulì progressivamente. Chiamiamo questi primi viventi Procarioti o Monere. Non importa che siano passati 4000 milioni di anni dalla loro prima comparsa: questi minuscoli organismi vivono ancora oggi. L’evento più importante del Proterozoico fu che l’atmosfera si caricò di ossigeno, grazie ai procarioti, soprattutto cianobatteri, e per le numerose glaciazioni. Cosa sono i Cianobatteri? I batteri sono organismi molto resistenti, i più antichi viventi della Terra. Alcuni di essi, col tempo, cambiarono abitudini, preferendo alimento diverso da quello offerto dal denso oceano: la luce solare. Questi organismi sono unicellulari e a volte vivono in colonie. I Cianobatteri sono organismi unicellulari che si riproducono dividendosi in due, e che producono ossigeno, e sono anche chiamati alghe azzurre. Lentamente crearono una nuova atmosfera così ricca di ossigeno, che non piaceva ai primi Procarioti, anzi per loro era proprio tossica, così essi si nascosero sotto i Cianobatteri, che crescevano in forma di enormi tappeti galleggianti sulla superficie dell’oceano. Possiamo dire che i Cianobatteri hanno protetto i loro fratelli. Infine questi tappeti galleggianti si sono induriti formando grandi Stromatoliti che si allinearono lungo i bordi dei nuovi continenti: si trattava delle prime barriere coralline. Gli Stromatoliti hanno riempito gli oceani della Terra fino a circa 600 milioni di anni fa, poi sono lentamente scomparsi. Quale può essere stata la causa? Nello stesso periodo in cui si sono evoluti i Cianobatteri, è apparsa nell’oceano una nuova forma di vita, più complicata: gli Eucarioti, organismi che oggi appartengono a più regni (Protisti, Piante, Funghi e Animali), ma che in un primo momento erano solo grandi organismi unicellulari del regno dei Protisti. Gli organismi Eucarioti erano in grado di mangiare organismi viventi più piccoli, ma in realtà questi organismi più piccoli continuavano a vivere all’interno degli organismi più grandi, quindi non si trattava proprio di mangiare. Gli organismi più piccoli, dall’interno, li aiutavano.

E questo miscuglio di due organismi insieme ha prodotto numerosi cambiamenti. Alcuni di questi organismi hanno cominciato a vivere insieme, prima formando colonie, poi unendo le loro cellule e dividensosi i compiti: alcune si occupavano del cibo, altre della respirazione, altre del movimento. Gli scienziati hanno chiamato queste forme di vita più complesse Ediacarani. Gli scienziati ritengono che potessero gonfiarsi fino a raggiungere dimensioni enormi: quindi potrebbero aver assorbito ossigeno e sostanze nutritive direttamente dall’acqua, oppure ancora, può darsi che si nutrissero di Stomatoliti. Può essere che siano stati loro i responsabili della scomparsa degli Stomatoliti.

Siamo ora nell’Era del Paleozoico. Paleozoico (aprire la linea del tempo sul Paleozoico) significa ‘vita antica’, infatti, la maggior parte delle forme di vita della Terra si sono sviluppate durante questa era geologica, che si suddivide in sei periodi: Cambriano, Ordoviciano, Siluriano, Denoviano, Carbonifero e Permiano. L’era del Paleozoico comincia 542 milioni di anni fa, poco dopo la prima divisione del supercontinente Rodinia in supercontinenti più piccoli, alla fine di un’era glaciale. Molte forme di vita, tra cui gli Edicariani, si estinsero. In questa era, apparvero i primi fossili.

Il periodo Cambriano (indicare il Cambriano) è noto come il tempo dell’esplosione della vita: gli scienziati hanno calcolato in questo periodo l’apparizione di oltre 900 specie di viventi. Il loro lavoro è ora molto facilitato, perché i nuovi animali apparsi sulla Terra avevano sviluppato delle corazze (o conchiglie) che ricadendo sul fondo dell’oceano si trasformavano in fossili, e questo ha permesso uno studio più accurato. Quasi tutte queste forme di  vita erano invertebrati, cioè non avevano una spina dorsale interna, e vivevano tutti nell’oceano, anche se alcuni batteri probabilmente si erano già avventurati sulla terraferma. Molti di questi animali, tutti eucarioti, ci sarebbero stati familiari, al giorno d’oggi. All’inizio di questo periodo, le forme di vita presenti nell’oceano erano batteri, alghe e spugne. Si svilupparono le Alghe unicellulari che si comportano come le piante, cioè si nutrono dei raggi solari e rilasciano come scarto l’ossigeno. C’erano le Amebe che per nutrirsi circondano e inglobano il cibo. C’erano i cianobatteri, che si moltiplicarono molto velocemente, e rilasciarono nell’oceano grandi quantità di ossigeno. C’era l’Euglena, anche lei un protista essendo un po’ animale e un po’ pianta, perché si nutre sia con la fotosintesi con le particelle organiche. C’erano poi il Paramecium, un organismo microscopico unicellulare con migliaia di piccoli peli sul corpo; i radiolari e i foramiferi, di cui possiamo studiare i fossili, perché rivestiti da una conchiglia. Le Alghe rosse sono tra gli organismi eucarioti più antichi della Terra. Le spugne (o poriferi) furono probabilmente tra i primi animali che visseso nel periodo Cambriano. Si tratta di molti minuscoli organismi che lavorano insieme come se fossero un organismo unico. Infatti, se prendiamo una spugna viva e la facciamo passare attraverso un colino, vedremo che essa si divide, ma una volta passata attraverso le maglie, tenderà a ricongiungersi finchè ad un certo punto tutti gli organismi che la compongono torneranno di nuovo uniti formando una spugna sola. Ovunque nell’oceano le cellule cooperavano tra loro.  I celenterati (o cnidari) furono probabilmente i primi animali in grado di muoversi. Appartengono ai celenterati le odierne meduse, i coralli, le idre e gli anemoni di mare. Hanno due strati di cellule diverse, nervi e muscoli, che lavorano insieme per permettere il movimento. Essi non si muovono con uno scopo, però, ma solo per fluttuare nell’acqua, in qualsiasi direzione capiti. Essi hanno anche cellule specializzate all’interno dei loro tentacoli, che possono pungere una preda, però non sono dei cacciatori veri e propri: stanno semplicemente ad aspettare sul fondo marino finchè non è la preda stessa ad arrivare. Le Idre erano l’organismo più evoluto di questo periodo: erano carnivori che usavano i tentacoli per catturare la preda e spingerla nella bocca. I vermi piatti (o platelminti) furono probabilmente i primi cacciatori attivi: avevano tre strati di cellule, un cervello molto semplice, e un cordone nervoso che attraversa il loro corpo nel senso della lunghezza. Hanno simmetria bilaterale come noi, una testa e una coda. Non hanno occhi, ma hanno le cellule sensibili alla luce, chiamati ocelli, e sono in grado di muoversi e cercare attivamente il cibo. I crostacei (o artropodi marini) furono, nel Cambriano, gli animali marini di maggior successo. Sono crostacei gli odierni granchi, i gamberi, le aragoste. Artropodi significa ‘dal piede snodato’, che indica il fatto che questi animali possono piegare le loro zampe. Tutti gli artropodi hanno corpi divisi in segmenti, e sono rivestiti da un’armatura protettiva chiamata esoscheletro. Quando crescono, devono uscire dal guscio, costruirne uno più grande ed entrarvi. Hanno sviluppato un’incredibile varietà di cellule specializzate: antenne, artigli, ali, corazze, bocca. I Trilobiti furono gli artropodi che riempirono i mari durante il Paleozoico. Il loro corpo era formato da tre segmenti, e ne esistevano di moltissime varietà diverse. Nel Cambriano la maggior parte di essi viveva sul fondo dell’oceano, e non nuotavano. Probabilmente si trattava di predatori che si nutrivano di animali più piccoli, forse erano spazzini, cioè mangiavano animali morti. Alcuni di essi avevano occhi simili agli insetti e ai crostacei odierni. I molluschi furono gli animali capaci si sviluppare la miglior difesa contro tutti questi nuovi predatori: hanno costruito una conchiglia intorno ai loro corpi molli. Sono molluschi di oggi le vongole, le lumache, lumache, i calamari e i polpi. Le loro conchiglie sono gusci dotati di camere riempite con acqua e aria, che possono essere regolate per farli scendere o salire in acqua. Gli echinodermi sono le odierne stelle marine, i gigli di mare, i ricci di mare, i cetrioli di mare. Questi animali si sono sviluppati assumendo una forma molto particolare, costituita da cinque parti radiali che si dipartono da un centro, e non hanno cervello. Le loro cinque zampe sono ricoperte da piedi tubolari, che usano per muoversi e per fare leva quando devono aprire i loro molluschi preferiti. I loro corpi dono rivestiti da placche fisse, spesso spinose e ricoperte da una pelle sottile. La maggior parte di questi animali hanno un potere molto speciale: la rigenerazione. Significa che sono in grado di riprodurre un arto, una volta che l’hanno perso. Gli anellidi sono, ad esempio, i lombrichi.  Possiamo pensare che si tratti di animali umili, ma in realtà sono incredibilmente potenti ed utili, in quanto smomovo il terreno ripulendolo delle scorie, e svolgendo questo lavoro rilasciano anidride carbonica, elemento prezioso per la crescita delle piante. Il corpo degli anellidi è composto da bande a forma di anello, chiamati segmenti. Hanno un sistema per la circolazione del sangue e dell’ossigeno, una bocca e un ano. Gli anellidi si muovono strisciando, ed i fondali del periodo Cambriano erano pieni di questi piccoli animali scavatori. I cordati furono altri animali marini molto importanti del periodo Cambriano. Erano simili all’odierna anguilla, e la loro importanza sta nel fatto che si trattava di animali che possedevano una canna rigida che percorreva nel senso della lunghezza il loro corpo, all’interno, per proteggere il nervo principale che discendeva dal cervello verso la periferia. Il cordato più importante del Cambriano fu il Pikaia, che gli scienziati considerano nostro antenato, e che è vissuto 500 milioni di anni fa. Dopo il periodo Cambriano, ogni epoca successiva ha portato qualche nuovo cambiamento, che ha permesso ad alcune specie di sopravvivere, mentre ha portato altre all’estinzione.

Nell’Ordoviciano (indicare il periodo Ordoviciano), iniziato 500 milioni di anni fa, i Cistoidi cominciarono a governare le acque terrestri. Vivevano verso le rive, in acque poco profonde, e si tenevano strettamente ancorati alle rocce. Avevano gusci duri intorno al corpo, ed hanno contribuito alla formazione delle spiagge sulle rive dei mari. Apparvero anche numerosi Coralli in quest’epoca, che costruirono enormi barriere coralline. Apparvero poi nuovi e feroci predatori, i Cefalopodi, che devono questo nome al fatto che avevano le braccia sulla testa. Alcune conchiglie cefalopodi erano molto simili alle conchiglie odierne, e dovevano essere splendidamente colorate. Uno di loro, il Nautiloide, crebbe fino a raggiungere i 9 metri di lunghezza: aveva tentacoli muniti di ventose appiccicose, e un becco durissimo che usava per rompere i gusci delle prede. Durante l’Ordoviciano i continenti a sud si erano uniti in un supercontinente chiamato Gondwana e ci fu un’altra grande glaciazione. Alla fine del periodo Ordoviciano ci furono estinzioni di massa che portarono alla scomparsa della metà degli organismi multicellulari che vivevano nel mare.

Durante il periodo Siluriano (indicare il periodo Siluriano) la Gondwana continuò a spostarsi a sud, mentre intorno all’Equatore si formò un supercontinente chiamato Euramerica, attraverso lo scontro dell’Europa con il Nord America. La forza dell’urto portò alla formazione delle lunghe catene montuose che vanno dalla costa orientale degli USA alla Norvegia. Dopo le estinzioni di massa dell’Ordoviciano la vita riprese. Il clima caldo e umido favorì la vita marina. Nell’oceano apparvero i primi pesci, che non avevano mascelle ed aspiravano il cibo dai fondali. Questi primi pesci erano coperti di placche ossee di protezione. Alla fine del periodo Siluriano sviluppano mascelle e pinne e si ricoprirono di piccole squame sovrapposte, come i pesci odierni. I predatori più feroci erano artropodi chiamati scorpioni di mare. Il più grande misurava fino a 6 metri di lunghezza ed aveva pinze molto taglienti, zampe sulla testa, davanti alla bocca, e per muoversi utilizzava la coda e delle braccia laterali. Aveva occhi molto grandi. In risposta, i trilobiti, che riempivano ancora l’oceano a quel tempo, svilupparono corazze ancora più dure e probabilmente impararono ad appallottolasi per proteggersi. Al termine del Periodo Siluriano la Terra era ancora un luogo molto ostile: i vulcani erano ancora in eruzione, e sulla superficie terrestre imperversavano forti venti, mentre i raggi solari erano fortissimi. La terraferma era costituita da sola roccia. Si verificò allora un altro grande evento che avrebbe cambiato per sempre la Terra: alghe marroni, rosse e verdi prosperavano nelle acque poco profonde lungo le coste, formando enormi letti che a volte le onde portavano a riva, dove morivano. Col tempo alcune delle alghe verdi hanno sviluppato un sistema per proteggersi dalla disidratazione, creandosi un rivestimento ceroso chiamata cuticola, che aveva delle piccole apertura che permettevano di assorbire comunque anidride carbonica ed espellere ossigeno. In seguito hanno sviluppato radici che servivano a tenerle ancorate al suolo ed a trarre da esso sali minerali ed acqua. Questi primi vegetali terrestri non erano molto alti, anzi erano simili agli odierni muschi, eppure hanno iniziato a trasformare molto lentamente la superficie terrestre.

Nel periodo Devoniano (indicare il periodo Denoviano) le piante si erano già molto evolute, sviluppando steli rigidi che permettevano loro di elevarsi dal suolo, radici e foglie. C’erano enormi foreste di felci, e comparvero anche i funghi. Le piante hanno cominciato a lavorare la roccia con le proprie radici, e quando morivano i loro resti si mescolavano a funghi e batteri formando strati su strati di materiale terroso, che lentamente ricoprì la superficie terrestre. I piccoli artropodi presto cominciarono ad uscire dall’oceano per approfittare di tutto questo nuovo cibo che si era creato sulla terraferma e si svilupparono i primi insetti.

I pesci intanto avevano continuato ad evolversi, ed avevano popolato tutto l’oceano. C’erano pesci dotati di armatura ossea, pesci con la pelle squamosa, pesci con o senza mascelle, pesci con cartilagine o con ossatura interna. Alcune specie svilupparono delle pinne dotate di muscoli, chiamate pinne lobate, a differnza delle pinne della maggior parte dei pesci che sono invece ossee. Questi pesci particolari avevano anche una vescica natatoria che li aiutava a salire e scendere nell’acqua. Questi pesci, trovandosi in superficie, trasformarono le loro pinne carnose in zampe, e le vesciche natatorie in polmoni, e così nacquero gli anfibi, animali in grado di vivere sia sulla terraferma sia nell’acqua. Anche gli anfibi si sono evoluti in forme diverse: alcuni erano enormi e vivevano la maggior parte della loro vita in acqua, mentre i più piccoli vivevano principalmente in superficie, ma sempre vicino all’acqua, nutrendosi di insetti. Nel Denoviano, mentre il Gondwana continua a dominare l’emisfero sud, dall’unione di Euramerica e Siberia si formò la Laurasia. Si formarono i monti Appalachi in America e le catene montuose in Gran Bretagna e Scandinavia.

Il periodo Carbonifero (indicare il periodo Carbonifero) è così chiamato proprio perché è stata l’epoca in cui nel sottosuolo si è creato il carbone. In superficie si erano sviluppate foreste di felci alte anche 150 metri, e gli insetti sciamavano ovunque: c’erano ragni, scarafaggi, cavallette, coleotteri e millepiedi. Alcuni insetti svilupparono le ali, e ronzavano tra le piante per sfuggire ai predatori. Le libellule potevano raggiungere i 70 centimetri. Presto arrivarono anche farfalle e falene. Però in quell’epoca non c’erano ancora animali sufficienti ad abbattere la grande quantità di materia vegetale morta che si accumulava ai piedi delle foreste, così tutta questa materia cominciò ad accumularsi in strati che lentamente si trasformarono in carbone. Avvenne poi che alcuni anfibi si stancarono di vivere vicino all’acqua: volevano andare più lontano per cacciare gli insetti e trovare piante da mangiare. Così questi animali svilupparono una pelle che non si asciugava sotto i raggi cocenti del sole, e iniziarono a rivestire le loro uova con un guscio duro: nacquero così i rettili. Al termine del Carbonifero apparvero le prime piante che si riproducevano attraverso semi, e non spore. I semi, trasportati dal vento, erano in grado di viaggiare molto lontano, e così anche le zone più aride dei continenti si rivestirono di una folta vegetazione.

Il periodo Permiano (indicare il periodo Permiano) inizia dunque con la diffusione dei rettili. I primi avevano zampe laterali ed erano piccoli mangiatori di insetti, però erano già in grado di vivere lontano dall’acqua. Al termine di questo periodo, enormi rettili vagavano sulla Terra: alcuni avevano sviluppato enormi vele sulla schiena, ed alcuni erano ferocissimi carnivori, mentre altri erano tornati al mare ed avevano sviluppato nuovamente le pinne. I Terapsidi furono i primi ad avere zampe che crescevano sotto al corpo, e non lateralmente. Questo permetteva loro di muoversi più velocemente. Tenendo il torace alto e libero di espandersi, non avevano bisogno di fermarsi per respirare. Alcuni divennero animali a sangue caldo, cioè erano in grado di regolare la loro temperatura corporea senza l’aiuto del sole: questo significava che potevano essere attivi per periodi di tempo più lunghi. Avevano una dentatura simile a quella dei mammiferi odierni, ed avevano inoltre sviluppato la capacità di respirare anche durante la masticazione, così non dovevano più ingoiare il cibo intero. Alcuni erano dotati di pelliccia. Ormai gli esseri viventi aveno popolato ogni angolo della Terra. Ogni animale svolgeva un suo particolare compito. I predatori perfezionavano le loro tecniche di caccia, le prede le loro strategia di difesa. Poi avvenne qualcosa sul nostro pianeta, che cambiò tutto. Gli scienziati non sanno ancora esattamente cosa sia successo, ma le ipotesi sono molte: forse enormi eruzioni vulcaniche hanno avvelenato l’atmosfera; forse si è schiantato sulla Terra un enorme meteorite che ha causato un brusco cambiamento climatico; forse gli animali non sono stati in grado di adattarsi alle grandi montagne che si sono create in questo periodo. Non si sa. Ad ogni modo, ci fu una grande estinzione, la più grande che sia mai avvenuta sulla Terra. Questa estinzione di massa ha coinvolto sia gli ambienti terrestri, sia gli ambienti marini, facendo scomparire i trilobiti, tutti i grandi anfibi e alcune specie dei piccoli. Sparirono anche molte piante acquatiche. Durante il Permiano tutte le terre emerse si erano riuniti una grande massa continentale chiamata Pangea.

L’era successiva è nota col nome di Mesozoico (indicare il periodo Mesozoico), che significa vita media. Il Mesozoico si suddivide in Triassico, Giurassico e Cretaceo.

La fine del Permiano aveva lasciato molte zone della Terra disabitate, e gli esseri sopravvissuti all’estinzione di massa si sono evoluti molto rapidamente: comparvero i dinosauri. Già nel Permiano alcuni rettili avevano sviluppato delle membrane di pelle che utilizzavano per planare tra gli alberi, ma ora comparvero i primi animali muniti di ali vere e proprie, e in grado di volare: gli Pterosauri.

Nel Giurassico (indicare il periodo Giurassico) il clima tornò ad essere più piovoso, e si formarono enormi foreste di conifere e felci, come nel Carbonifero.  Sulla superficie terrestre si erano formati laghi e fiumi, ed agli oceani che dividevano i continenti si erano aggiunti mari meno profondi. Sorsero grandi barriere coralline, popolate di polpi e calamari. Gli insetti si erano evoluti molto rapidamente, ed erano apparse api, mosche, formiche, vespe. Gli Pterosauri volavano ancora nei cieli, ma verso la fine di questo periodo apparvero gli uccelli veri e propri, col becco senza denti, e ricoperti di piume. I rettili dominavano ancora la Terra. Nei mari e negli oceani enormi rettili marini vivevano a fianco di squali e pesci. Sulla terraferma i dinosauri più comuni erano i Sauropodi: enormi animali dal collo lungo, che trascorrevano le loro giornate sgranocchiando le foglie che trovavano sugli alberi ad alto fusto.  Apparvero tartarughe e coccodrilli, ma anche nuovi giganti carnivori, dinosauri che camminavano sulle due zampe posteriori, mentre quelle anteriori erano munite di potenti artigli. Nel Giurassico il supercontinente della Pangea si divise in un supercontinente del nord, la Laurasia, e uno a sud, la Gondwana.

Nel Cretaceo (indicare il periodo Cretaceo) comparvero negli oceani aragoste, granchi e gamberi. Sulla terraferma comparvero i serpenti e nei cieli uccelli marini che si nutrivano di pesce. Nel regno vegetale fecero la loro apparizione i fiori, che gli insetti aiutarono a diffondere in ogni luogo della terra, trasportando il loro polline: oggi esistono circa 250.000 specie di piante da fiore, mentre le altre sono in tutto 50.000, e questo dimostra il successo di questo tipo di pianta rispetto alle altre. Gli Adrosauridi erano i dinosauri più diffusi. Vivevano in branchi. C’erano poi gli Stegosauri e gli Anchilosauri, tutti animali che avevano corpi dalle forme molto elaborate, con punte e strane corni sporgenti, e molto diversi dai dinosauri del Giurassico. Verso la fine del Cretaceo comparve anche il Triceratopo. Il predatore più temibile era il Tirannosauro. Poi successe nuovamente qualcosa che per noi rimane avvolto nel mistero, e tutti i dinosauri si estinsero, insieme a molte altre specie di piante ed animali, mentre quelle che sopravvissero cambiarono per adeguarsi al nuovo ambiente. Ricordate ad esempio i rettili che erano diventati a sangue caldo? Ebbene, questi animali divennero marsupiali in grado di produrre il latte per nutrire i piccoli.

Il Cenozoico (indicare il periodo Cenozoico), nome che significa ‘nuova vita’ è diviso in due periodi: Terziario e Quaternario. In questa era si completò la frammentazione della Pangea: Nord America e Groenlandia si separarono dall’Eurasia. L’Australia e l’India cominciarono a spostarsi verso Nord-Est. L’Antartide si separò dall’Australia. L’India entrò in collisione con l’Asia portando alla formazione della catena dell’Himalaya. In questo periodo pesci e squali furono i più grandi carnivori marini. Sulla terraferma i mammiferi cominciarono a colmare le lacune lasciate dall’estinzione dei dinosauri. La maggior parte dei primi mammiferi erano mangiatori di piccoli insetti, per lo più notturni, perché al tempo dei dinosauri era il modo più sicuro per vivere. Ora che i dinosauri erano scomparsi, poterono proliferare e ne comparvero di tipi molto diversi: alcuni vivevano sugli alberi, come gli scoiattoli odierni; alcuni avevano zanne e corna; alcuni tornaro a vivere nell’oceano prendendo il posto dei dinosauri marini. Divennero uccelli comuni sulla Terra pinguini, anatre, gabbiani, aironi, pellicani, e successivamente pappagalli, piccioni, picchi, corvi e falchi. Un altro gruppo di mammiferi assunse enorme importanza: i mammiferi placentati. Il loro successo è dovuto al fatto che la loro prole ha una maggiore percentuale di sopravvivenza degli altri, e per questo si diffusero in tutte le zone della Terra. Oggi esistono più di 4000 specie di mammiferi placentati, che si sono adattati a tutte le zone climatiche: dalle più secche alle più umide, dalle più fredde alle più calde, dall’aria all’acqua.  In questo periodo apparvero sulla Terra talpe, serpenti velenosi, conigli, cammelli, topi, ratti, cavie, istrici e avicole, e alla fine di questo periodo anche gatti, cani ed orsi. Tra i mammiferi terrestri più grandi c’era il lupo gigantesco (Megistoterio): la sua testa era due volte più grande come un orso grizzly. Il Diatryma era invece un uccello carnivoro, incapace di volare, alto fino a due metri. Quando il primo elefante apparve, somigliava più che altro ad un grande maiale dal naso lungo, ed il primo cavallo era circa delle dimensioni di una volpe.

Infine, comparve sulla terra un nuovo essere, che camminava su due gambe ed era diverso da tutte le forme di vita comparse prima di lui, dando inizio ad una nuova storia: la nostra. Ma quello lo racconteremo un altro giorno. E sai una cosa? Ci sono degli scienziati che affermano che viviamo ancora nell’era dei batteri, la prima forma di vita che abbiamo incontrato nella linea del tempo dei viventi, perché sulla Terra ci sono più batteri che qualsiasi altra forma di vita. È un peccato che non ne riconosciamo l’importanza: nessuna vita sarebbe comparsa sulla Terra, e nulla sarebbe esistito, senza di loro.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI 

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI  – Lezioni chiave

  • I regni della natura.
  • Classificazioni per regno, tipo, classe e ordine dei viventi.
  • Rocce sedimentarie.
  • Biomes
  • I Continenti (cartografia)
  • Le cellule
  • Le grandi estinzioni
  • Il tempo geologico (eoni, ere, periodi, epoche)

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Idee per i giorni seguenti:

  • Far comporre ai bambini la linea del tempo dei viventi.
  • Presentare l’orologio delle ere geologiche.
  • Presentare il calendario della Terra.

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Carte per il linguaggio

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI Carte operative (comandi)

  • Esperimenti scientifici
  • Attività artistiche e manuali
  • Questionari in scheda per le ricerche (un esempio, relativo ai dinosauri, qui:

LA SECONDA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

 

Linee del tempo per la comparsa dei viventi stampabili

Linee del tempo per la comparsa dei viventi stampabili in formato pdf. Questo materiale può essere utile durante la presentazione della seconda grande lezione Montessori,

e può essere poi  appeso come cartellone nella stanza.

Ho preparato due linee, ed ognuna comprende:
– la linea del tempo completa di immagini e didascalie
– una linea del tempo muta, da far completare ai bambini
– i cartellini delle immagini con le didascalie da inserire nella linea del tempo muta.

Linee del tempo per la comparsa dei viventi
PRIMA LINEA DEL TEMPO

Linee del tempo per la comparsa dei viventi

– linea del tempo con immagini
– linea del tempo bianca
– immagini per la linea del tempo.

Linee del tempo per la comparsa dei viventi
SECONDA LINEA DEL TEMPO

Linee del tempo per la comparsa dei viventi

– linea del tempo 2 con immagini
– linea del tempo 2 muta
– linea del tempo 2 immagini.

Linee del tempo per la comparsa dei viventi

NOMENCLATURE MONTESSORI Ere geologiche e comparsa dei viventi

NOMENCLATURE MONTESSORI Ere geologiche e comparsa dei viventi. Questo materiale è molto utile per memorizzare i concetti presentati nella seconda grande lezione Montessori, e per stimolare lo studio e la ricerca, anche utilizzando le linee del tempo.

Queste nomenclature sono composte da:
– una carta con immagine e titolo insieme
– una carta con la sola immagine
– un cartellino con il solo titolo
– una carta con descrizione scritta e titolo insieme
– una carta con la sola descrizione
– un cartellino con il solo titolo.

NOMENCLATURE MONTESSORI Ere geologiche e comparsa dei viventi

Sono nomenclature adatte ai bambini a partire dalla scuola primaria, e differiscono da quelle usate nella Casa dei bambini, che non hanno descrizioni scritte, ma solo immagini e titoli. Per saperne di più puoi leggere qui:

e qui:

Trovi i disegni da riprodurre o da colorare qui: 

NOMENCLATURE MONTESSORI Ere geologiche e comparsa dei viventi

PRECAMBRIANO

_____________________

PALEOZOICO

_________________________

MESOZOICO

____________________________

CENOZOICO

NOMENCLATURE MONTESSORI Ere geologiche e comparsa dei viventi

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra – Una breve didascalia dell’Era geologica e dei viventi apparsi nel periodo, e l’immagine (cliccare sulle miniature per aprire il file). Questa attività può essere proposta dopo il racconto della seconda grande lezione Montessori.

Trovi qui le schede delle nomenclature in tre parti preparate con questo materiale:

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  ADEANO4.600.000.000 – 3.800.000.000 di anni fa 

La terra è nata in questa Era, circa 4 miliardi e 600 milioni di anni fa. All’inizio era solo una massa vorticosa di polvere, elementi e particelle, ma ben presto si è creata la forza di gravità e si è formata la crosta terrestre. Le eruzioni vulcaniche hanno immesso nell’atmosfera gas velenosi.

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  ARCHEANO: 3.800.000.000 – 2.500.000.000 di  anni fa 

Risalgono a questo periodo le più antiche rocce terrestri databili. Gli organismi appartenenti ai Procarioti (o Monere) sono stati i primi ad apparire sulla Terra. Il regno dei Procarioti ha più organismi di qualsiasi altro. I Procarioti sono così piccoli, eppure siamo a conoscenza della loro esistenza grazie alle impronte fossili. Per poterli vedere occorre il microscopio. I procarioti hanno un’enorme importanza per la Terra e per la sua storia.

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  STROMATOLITI:

Una nuova forma di vita apparve alla fine di questa era: i Protisti. Erano organismi unicellulari, ma avevano la clorofilla. Si nutrivano con la luce solare, l’acqua e l’anidride carbonica emessa dei procarioti, e come prodotto di scarto rilasciavano ossigeno. I Protisti a volte vivevano in colonie. Abbiamo evidenze fossili di CIANOBATTERI, anche chiamati alghe blu-verdi, che vivevano in grandi formazioni chiamate STROMATOLITI. Gli stromatoliti hanno dominato il mondo per i successivi 2 miliardi e mezzo di anni.

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  BATTERI:

I batteri sono organismi molto resistenti. Ancora oggi sopravvivono al congelamento, a temperature medie e all’ebollizione. I batteri si nutrivano dei sali minerali e dei rifiuti organici disciolti nell’acqua dell’Oceano. Sono gli organismi che vivono da più tempo sulla Terra.

PROTEROZOICO: 2.500.000.000 542.000.000 di anni fa

Ultima era del Precambriano. La parola deriva del greco ‘protero’ che significa precoce, e ‘zoico’ che significa vita. La crosta terrestre si era formata. C’erano ancora molti vulcani in eruzione e terremoti. Entro la fine di questa era, la crosta terrestre era fresca e ci fu la prima glaciazione. Si è sviluppata la vita.

EUCARIOTI:

1.750.000.000 di anni fa. La più antica evidenza fossile di microorganismi dotati di nucleo (eucarioti).

ALGHE:

I più antichi organismi pluricellulari di cui abbiamo evidenze fossili furono le alghe. Queste alghe a volte vengono classificate tra i Protisti ed a volte tra le Piante. Le alghe sono molto importanti anche oggi, perché da sole svolgono circa la metà di tutta la fotosintesi. Esse quindi forniscono alla Terra la maggior parte del suo ossigeno. Sono anche una parte importante della catena alimentare acquatica.

FOSSILI DI EDIACARA:

670.000.000 di anni fa I fossili trovati in questa località australiana sono molto importanti per studiare questa era geologica. Nelle sue rocce tenere si sono impresse le testimonianze fossili di invertebrati marini preistorici, tra cui i più antichi VERMI e le più antiche MEDUSE.

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  DICKINSONIA:

Dominio: Eucariota
Regno: Animalia.
Organismo marino estinto grande dai 4 mm a 1,4 metri. Era formato da segmenti che emergevano da una fossa centrale. I segmenti erano separati da una membrana a formare una simmetria a scorrimento. I segmenti erano camere riempite di liquido a pressione più alta di quella circostante.

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  CICLOMEDUSA:

Dominio: Eucariota
Regno: Animalia
Organismo marino estinto. I fossili sono strutture circolari del diametro che va da pochi cm a circa 20. Al centro di questa forma vi era un bozzo circolare, attorno al quale erano presenti fino a cinque anelli di crescita. I suoi fossili sono numerosi in Australia, Norvegia, Inghilterra, Russia, Cina, Canada e Messico.

TRIBRACHIDIO

Dominio: Eucariota
Regno: Animalia
E’ un organismo marino estinto che aveva la forma di un disco piatto del diametro di circa 5 cm. All’interno del disco aveva tre braccia ricurve che si dipartivano dal centro e si allungavano fino al bordo del corpo. Questa simmetria tripartita è quasi unica tra gli animali, che di solito hanno una simmetria bilaterale o radiale. Filamenti sparsi si estendevano al limite delle braccia.

DINOFLAGELLATE

Regno: Protisti
Phylum: Dinofita
Sono alghe microscopiche: la più grande ha un diametro di 2 mm. Sono uno dei più importanti gruppi del fitoplancton. Hanno varie forme e presentano due flagelli con peli laterali. Furono le prime ad essere protette da una sostanza legnosa simile alla cellulosa. Di colore bruno rossastro, vivono nelle acque costiere, più calde, e sono la causa delle maree rosse.

HYDRA

Regno: Animalia
Phylum: Cnidaria
E’ l’organismo più evoluto di questo periodo. E’ un carnivoro che usa i propri tentacoli per catturare la preda, e poi la spinge nella bocca. La sua bocca è anche il suo ano. Si riproduce per gemmazione: sul corpo si formano delle piccole gemme che poi si staccano per formare nuovi individui.

EUGLENA

Regno: Protista
Phylum: Euglenozoa
Organismo unicellulare dal corpo molle. Gli scienziati sono certi che visse in questo periodo, anche se non ci sono fossili. Ha un organo simile ad un occhio che serve a rilevare la luce. Essendo sia animale sia pianta, appartiene ai Protisti. Può nutrirsi della luce (fotosintesi), o mangiare particelle di cibo che trova disciolte nell’acqua. Vive ancora oggi nelle acque torbide e stagnanti.

PARAMECIUM

Regno: Protista
Phylum: Ciliophora o Ciliati
E’ un organismo microscopico unicellulare che gli scienziati ritengono vivesse sulla Terra anche in quest’epoca. Ha migliaia di piccoli peli sul suo corpo, che utilizza per muoversi. Si nutre di batteri, ma anche attraverso la fotosintesi, e per questo è un Protista. Può muoversi molto rapidamente. Vive ancora oggi, nelle acque dolci e stagnanti.

RADIOLARI
Regno: Protista
Classe: Rhizopoda
Sappiamo che vissero nei primi mari della Terra, perché hanno bellissimi scheletri silicei, coperti da proiezioni aghiformi, che sono arrivati a noi in forma fossile. Non superano il millimetro e oggi fanno parte del plancton marino di tutti gli oceani.

FORAMINIFERI

Regno: Protista
Classe: conchiglie porose
Sono organismi microscopici. La loro cellula è protetta e rivestita esternamente da un guscio, che può raggiungere i 14 cm di diametro. Abitano tutti gli ambienti marini e si sono adattati a molti modi di vita. Sono una parte importante dell’ecosistema marino perché sono fonte di cibo per molti altri organismi. I loro numerosi fossili sono molto importanti per i geologi.

DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  AMEBA

Regno: Protista
Classe: Sarcodini
Si tratta di un organismo unicellulare caratterizzati dal fatto che cambia forma.  Si muove utilizzando gli pseudopodi (falsi piedi). Il suo movimento è molto lento. Per nutrirsi circonda il cibo fino ad inglobarlo all’interno del suo corpo. Vive ancora oggi fondo di raccolte d’acqua ricche di sostanze nutritive. Non ha lasciato alcun fossile in quanto è un organismo dal corpo molle.

CIANOBATTERI

Dominio: Procarioti
Regno: Batteri
Sono organismi unicellulari che si riproducono dividendosi in due e che si nutrono attraverso la fotosintesi.  I batteri sono stati i precursori di tutte le forme di vita terrestri. Questi organismi, chiamati anche alghe azzurre, producono ossigeno che immettono nell’atmosfera. Sono sempre unicellulari e possono vivere come cellule singole o riuniti in colonie di forme diverse.

CLOROFITE

Regno: Plantae
Sono un gruppo di alghe unicellulari, che vivono in colonie anche molto grandi, e sono dette alghe verdi. Si pensa che da esse si siano evolute le piante superiori perché possiedono clorofilla e accumulano amido. Nella parete cellulare ci può essere cellulosa.

ALGHE ROSSE

Regno: Plantae
Phylum: Rhodophyta
Si tratta di organismi eucarioti tra i più antichi della Terra. Poiché costruivano strutture calcaree, possiamo studiarne i fossili. Avevano un fusto, una sorta di radici e molti rami. Vivono ancora oggi nei mari caldi.

 ALGHE BRUNE

Regno: Chromista
Classe: Phaeophyta
Sono alghe che esistono ancora oggi e che hanno varie forme e dimensioni. Possiamo studiarle perché hanno lasciato tracce fossili. Sono organismi complessi che preferiscono acque fredde e ben ossigenate. I Sargassi appartengono a questo gruppo.

PALEOZOICO: 542.000.000 – 245.000.000 di anni fa  La parola viene dal greco che significa vecchio e ‘zoico’ che significa vita. Questa Era si compone di sei periodi ed è la più lunga nella linea del tempo. Tutti i viventi si trovavano nell’oceano che copriva la maggior parte della superficie terrestre. Non c’era ozono nell’atmosfera ed i raggi ultravioletti del Sole raggiungevano la Terra.

CAMBRIANO: 542.000.000 –  488 .000.000 di anni fa

Il nome deriva dal nome latino del Galles (Cambria), dove furono trovati i primi fossili  di questo periodo. Cominciato alla fine di una grande glaciazione , in questo periodo il clima era mite e tutta la vita si svolgeva nell’Oceano. Ci fu una grande esplosione di vita in questo periodo, e molti dei microrganismi presenti sulla Terra oggi, comparvero allora. Erano presenti alche esseri più grandi, anche se si trattava soltanto di semplici invertebrati.

BRACHIOPODI

Regno: Animalia
Phylum: Brachiopoda
Sono invertebrati marini dotati di conchiglia a due valve. Oggi sono poco diffusi in quanto vivono nelle zone rifugio, cioè in ambienti a scarsa popolazione e competizione.

FLAGELLATI

Regno: Protista
Phylum: Ciliophora
Sono organismi microscopici, molto vari per forma e dimensioni. Hanno tutti uno o più prolungamenti, simili a lunghi peli, chiamati flagelli, che utilizzano per muoversi.

VOLVOX

Regno: Plantae
Phylum: Chlorophyta
Si tratta di alghe verdi unicellulari sferiche e munite di due flagelli, che formano colonie, anch’esse sferiche. Le cellule si muovono in modo coordinato grazie al movimento coordinato dei flagelli. Le cellule sono dotate di fotorecettori che consentono alla colonia di nuotare verso la luce. Vivono in una varietà di habitat di acqua dolce.

VAUXIA

Regno: Animalia
Phylum: Porifera
E’ un genere estinto di spugna munito di uno scheletro fatto di silice, una sostanza che si trova nella sabbia. Erano animali unicellulari che vivevano in colonie e si nutrivano estraendo i nutrienti dall’acqua.

KUTORGINA

Regno: Animalia
Phylum: Brachiopodi
Questo brachiopode estinto non poteva muoversi e la sua conchiglia restava ancorata a superfici dure, come le rocce dei fondali marini.

TETRACORALLI

Regno: Animalia
Phylum: Cnidaria o Celenterati
Furono tra i primi coralli ad apparire sulla Terra. Si sono poi estinti al termine del Paleozoico.  Vivevano in acqua calda e poco profonda, solitari o in colonie. Avevano tentacoli per catturare il cibo. Secernevano gusci di calcio, di cui sono rimasti numerosi fossili.

ANEMONI

Regno: Animalia
Phylum: Cnidaria o celenterati
Sono celenterati, una parola che significa ‘intestino vuoto’. Hanno la bocca al di sotto dei loro corpi e si riproducono sessualmente. Pungono le loro prede con i tentacoli.

BRIOZOI

Regno: Animalia
Phylum: Briozoi
Si tratta di invertebrati acquatici che vivono in colonie a forma di tubi, ancorate al fondale, che somigliano al muschio. Un piccolo animale, grande al massimo mezzo millimetro e munito di tentacoli, vive in ogni tubo. Questo animale è più evoluto del corallo, in quanto ha la bocca separata dall’ano. Si ciba di plancton e di particelle organiche che cattura filtrando l’acqua.

CRINOIDI

Regno: Animalia
Phylum: Echinodermata
Assomigliavano agli odierni gigli di mare, avevano un peduncolo formato da segmenti e una corona formata da cinque braccia flessibili, di solito ramificate. Bocca ed ano si trovavano rivolti verso l’alto. Erano filtratori passivi che si nutrivano di Protisti, larve di invertebrati, piccoli crostacei e detriti organici, che catturavano con le braccia e spingevano verso la bocca.

AYSHEAIA PEDUNCULATA

Regno: Animalia
Phylum: Lobopodia
Animale marino estinto simile al lombrico, col corpo composto da anelli, ma con 20 piccole zampe rivolte verso il basso. Era lungo circa 8 cm. Sulla testa aveva due corna, che probabilmente servivano a spruzzare un liquido puzzolente per allontanare i predatori. Si nutriva di spugne.

CISTOIDI

Regno: Animalia
Phylum: Echinodermata
Echinodermi estinti che vivevano ancorati ai fondali marini.  Avevano braccia che facevano ondeggiare avanti e indietro per raccogliere il cibo dall’acqua.

OLOTURIA (cetriolo di mare)

Regno: Animalia
Phylum: Echinodermata
Diffusi sui fondali marini di tutto il mondo, nel corso di questi 600 milioni di anni ad oggi sono cambiati pochissimo. Hanno un corpo cilindrico allungato con bocca e ano situati alle estremità opposte. L’endoscheletro è ridotto a spicole calcaree immerse nel derma, e di conseguenza il corpo è elastico.

SCENELLA

Regno: Animalia
Phylum: Molluschi
Animale estinto dotato di conchiglia bivalve con pochi ornamenti concentrici. Era delle dimensioni di circa 5 millimetri e se ne sono trovati numerosissimi fossili.

ALGHE BRUNE

Regno: Protista
Phylum: Phaeophyta
In questo periodo queste alghe unicellulari si sono evolute in grandi colonie di organismi pluricellulari, tanto da poter raggiungere la lunghezza di 180 metri. Vivono nelle acque costiere. I Sargassi appartengono a questo gruppo.

TRILOBITI

Regno: Animalia
Phylum: Artropodi
Questi artropodi rappresentavano i due terzi di tutta gli esseri viventi acquatici del periodo. Erano artropodi, perché avevano zampe snodate. Il loro nome significa ‘tre lobi’, perché avevano il corpo diviso in tre segmenti che correvano longitudinalmente lungo il corpo. Ne esistevano di vario tipo.

MARRELLA

Regno: Animalia
Phylum: Artropodi
Era un animale piccolo e dalle forme eleganti: non superava i 2 centimetri di lunghezza. E’ anche detto “granchio dai merletti”. Aveva due paia di antenne mobili e grandi spine sul corpo. I suoi fossili sono molto numerosi.

MYLLOKUNMINGIA

Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Si tratta del più antico fossile di vertebrato, che è anche il più antico fossile di pesce. E’ stato trovato in Cina. Era un piccolo pesce, lungo 28 millimetri e alto 6. Aveva una pinna dorsale e un paio di pinne ventrali. La testa aveva cinque o sei branchie. Non aveva mascella.

LANCELET

Regno: Animalia
Phylum: Cordata
Si tratta di piccoli cordati simili ai pesci che vivono nei mari di tutto il mondo, nella fascia temperata e nei mari tropicali. Sono molto utili per lo studio dell’evoluzione dei vertebrati.

CONODONTI

Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Sono un misterioso gruppo di animali vissuti nel Paleozoico ed estinti nel Giurassico. Erano lunghi dai 4 ai 40 cm, avevano un corpo vermiforme allungato e una testa bulbosa. Si tratta di vertebrati molto primitivi.

SPUGNE

Regno: Animalia
Phylum: Porifera
Si tratta di organismi pluricellulari, con corpi ricchi di pori e canali che permettono all’acqua di circolare attraverso di essi. Hanno uno scheletro calcareo o siliceo. Attraverso il costante flusso di acqua attraverso i loro corpi ottengono cibo e ossigeno. In questo periodo comparvero le silicee o cornee.

ANOMALOCARIDE

Regno: Animalia
Phylum: Lobopodia
Animale estinto. Lungo circa 60 cm, era uno dei più grandi animali del periodo. Era un predatore: le due grandi spine ai lati della bocca servivano a catturare le prede, che poi venivano inghiottite. Probabilmente si nutriva di trilobiti.

ORDOVICIANO 488.000.000 – 443.000.000 di anni fa 

I primi fossili di questo periodo sono stati trovati in Galles, a Ordovices. Vissero molti tipi di alghe  e Protisti, che hanno lasciato enormi giacimenti di conchiglie e materia organica che si è trasformata in giacimenti di petrolio. I fossili di invertebrati marini di questo periodo sono molto comuni, e si trovano in tutti i continenti. Erano ancora molto numerosi TRILOBITI e BRACHIOPODI. Ci fu anche una grande diffusione di CEFALOPODI, calamari che vivevano in lunghe conchiglie.

RECEPTACULITES
Regno: Piante
Divisione: Clorofita
Erano probabilmente alghe calcaree, e per il loro aspetto sono anche dette “corallo girasole”. Sono un genere estinto.

SCORPIONE DI MARE


Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
Gruppo estinto di artropodi tipici dei mari e delle acque dolci del Paleozoico. I più grandi superavano i due metri di lunghezza. Erano predatori di pesci primitivi. Avevano un carapace piatto e un corpo diviso in dodici segmenti. La coda era lunga e sottile e terminava con un aculeo. Sono anche chiamati Euripteridi.

ENDOCERAS


Regno: Animalia
Phylum: Molluschi
Si tratta di un mollusco cefalopode estinto apparso in questo periodo. Aveva un rivestimento esterno a forma di corno ed era gigantesco: lungo anche 13 metri, aveva tentacoli lunghi più di 4 metri. Durante la riproduzione deponeva circa 200 uova. I suoi fossili sono stati trovati in Inghilterra.

MACLURITOIDEA


Regno: Animalia
Phylum: Molluschi
Classe: Gastropoda
Si tratta di una lumaca, ora estinta, che esisteva in diverse varietà. Aveva il guscio a spirale, ed era quasi certamente sedentaria: viveva sui fondali e si nutriva filtrando l’acqua.

STELLE MARINE


Regno: Animalia
Phylum: Echinodermata
Classe: Asteroidea
Presenti in tutti i mari del mondo, hanno una simmetria raggiante su cinque braccia. Le sue prede preferite sono piccoli crostacei e molluschi, tra cui ricci e cozze. Con le sue forti zampe, riesce ad aprire il guscio anche delle conchiglie più resistenti.

CALIMENE


Regno: Animali
Classe: Trilobiti
Era un trilobite che viveva sui fondali marini e si cibava di piccoli organismi presenti nel fango. Per difendersi dai predatori, poteva appallottolarsi su se stesso: alcuni fossili, infatti, mostrano questo animale avvolto a palla. In questo periodo, comunque, i trilobiti stavano lentamente diminuendo.

GRAPTOLITE


Regno: Animalia
Phylum: Hemichordata
Sono fossili molti comuni. Il loro nome “scrittura di pietra” deriva dalla loro forma, simile alla scrittura cuneiforme. Estinti nel Carbonifero, vivevano in colonie. Avevano un corpo molle, vermiforme, e vivevano in teche disposte su uno o due file lungo i rami della colonia. Dalle teche partiva un filamento col quale l’animale si fissava a un galleggiante.

MUSCHI E LICHENI


Durante questo periodo troviamo numerose spore, prima evidenza fossile di vita vegetale terrestre. Queste prime piante erano molto piccole, erano legate alla vicinanza all’acqua, e potevano crescere solo in ambienti molto umidi.

OSTRACODERMI


Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Il loro nome significa “con pelle a conchiglie”. Sono pesci estinti, primitivi e senza mascella, che erano ricoperti da un’armatura di piastre ossee. Erano lunghi meno di 30 cm, erano molto lenti e probabilmente vivevano sui fondali. Usavano le branchie unicamente per la respirazione, e non per l’alimentazione.

SILURIANO

443.000.000 – 416.000.000 anni fa Il nome di questo periodo deriva da quello di un antico popolo, i Siluriani, che viveva nel Galles. Le eruzioni vulcaniche ed i terremoti l’hanno reso un periodo molto violento ed ostile alle forme di vita. Il livello delle acque mutò e si crearono mari poco profondi. Il clima era molto umido e le piante si diffusero in numero massiccio, liberando tantissimo ossigeno nell’atmosfera, ed intorno alla Terra si creò lo strato di ozono che la protegge dai raggi più nocivi del Sole.

PSILOFITO


Regno: Plantae
Phylum: Psilophyta
È stata una delle prime piante a vivere sulla terraferma, così destinata a cambiare la faccia della Terra. Non aveva foglie o radici, e per questo si parla di pianta nuda. Non avendo un sistema circolatorio, dipendeva dall’acqua. Era alta poche decine di centimetri.

POLMONATI
Regno: Animalia
Phylum: Molluschi
Classe: Gastropoda
Si tratta di molluschi che avevano gusci a spirale e che potevano vivere sulla terraferma. Presentano un piede forgiato a suola che secerne un muco che determina il movimento del mollusco.

PTERIGOTO


Regno: Animalia
Phylum: artropodi
Il più grande artropode di tutto il Paleozoico. Era un gigantesco scorpione di mare, che raggiungeva i 3 metri di lunghezza, e che mangiava tutto quello che incontrava, soprattutto era ghiotto di trilobiti. Mangiava però anche i pesci corazzati. Le sue mascelle erano in grado di sgretolare anche le corazze più dure. Si crede che sia l’antenato dello scorpione odierno.

DALMANITE


Regno: Animalia
Phylum: Artropode
Era il trilobite più comune di questo periodo, prima della estinzione di tutti i trilobiti, causata forse dai pesci carnivori o forse dalla comparsa di artropodi più grandi. Era lunga circa 5 cm.

MIRIAPODI


Regno: Animalia
Phylum: Artropode
Sono una specie di artropodi dall’elevato numero di zampe, suddivisi in millepiedi e centopiedi. Hanno una capsula cefalica e un tronco allungato con numerosi segmenti, ciascuno recante un paio di zampe. Furono i primi animali terrestri.

PNEUMODESMUS


Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
Subphylum: Myriapoda
E’ una specie di millepiede che comparve sulla Terra nel primo Siluriano. Rinvenuto in Scozia, è il più antico fossile di animale terrestre.

OSTEOSTRACI


Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Sono un grande gruppo di vertebrati fossili simili a pesci, vissuti dal Siluriano al Denoviano. I loro fossili si rinvengono in tutto il mondo, e ne esistono più di 200 specie diverse. Sono anche detti “pesci corazzati” perché posseggono rivestimenti ossei. Si nutrivano dei molluschi che vivevano nei fondali fangosi delle coste marine, dei laghi e dei fiumi.

COOKSONIA


Regno: Plantae
La più antica pianta terrestre vascolare conosciuta, visse tra il Siluriano e il Devoniano. Le piante vascolari hanno tessuti interni per lo scambio di liquidi e gas. I tessuti vascolari forniscono anche un supporto interno, così le piante possono innalzarsi dal suolo. Queste piante primordiali non avevano foglie, e non erano più alte di un paio di centimetri. Avevano uno stelo a forma di Y e capsule per le spore.

DEVONIANO

416.000.000 – 359.000.000 di anni fa E’ anche chiamato “Età dei pesci”.  Il nome deriva da Devon, dove sono stati trovati i primi fossili. Le piante hanno continuato a prosperare e alla fine di questo periodo esistevano enormi foreste di felci. Ci furono grandi eruzioni vulcaniche. L’acqua si riscaldò e ridusse la sua quantità di ossigeno. I mari si ritirarono, e i pesci sopravvissuti si adattarono in modo straordinario: iniziarono ad usare le loro corte pinne per muoversi sulla terraferma alla ricerca di acqua, e svilupparono dei polmoni primitivi. Questo li ha portati lentamente a diventare animali terrestri.

CORALLI


Regno: Animalia
Phylum: Cnidari o Celenterati
I coralli amavano molto i mari poco profondi di questo periodo e formarono grandi isole coralline, tanto che alcuni scienziati chiamano questo periodo anche Età dei coralli. Tra le tante varietà c’era il Caninia.

LICOFITE
Regno: Plantae
Phylum: Lycophyta
Le piante hanno avuto un periodo difficile prima di adattarsi alla vita sulla terraferma. Le paludi, prosciugandosi, diventavano deserti; poi venivano di nuovo inondate e le piante acquatiche tornavano. Le nuove piante terrestri avevano spore e non avevano radici, ma erano dotate di foglie primitive attaccate ad un gambo.

ASTEROXYLON


Regno: Plantae
Divisione: Sporophyta
Pianta licofita estinta. I suoi resti fossili sono stati ritrovati nel famoso giacimento di Rhynie Chert. Cresceva nei pressi di una sorgente termale ricca di silice. Aveva spore e non aveva radici, ma era dotata di foglie primitive attaccate ad un gambo.

ARCHEOPTERIDE


Regno: Plantae
Divisione: Progimnosperme
Pianta estinta. Fu uno dei primi alberi comparsi sulla Terra. Poteva superare i 10 metri. Le foglie erano cuneiformi e aveva capsule che racchiudevano le spore.

OFIURIDEI


Regno: Animalia
Phylum: Echinodermata
Anche detti “stelle serpentine” somigliano alle stelle marine, ma hanno un disco centrale più sviluppato e utilizzano le punte per il movimento. Hanno braccia molto lunghe e fragili, ma che possono ricrescere in qualsiasi momento, nel caso in cui si rompano.

TRILOBITI


Regno: Animalia
Phylum: trilobiti
Questi animali continuarono a prosperare, in questo Periodo, in numerose varietà diverse, con dimensioni che variavano dai venti ai cinque centimetri. Accanto a loro prosperavano anche molti artropodi.

RAPIDISTI


Regno: Animalia
Phylum: Cordati
In questo periodo alcuni pesci avevano sviluppato polmoni e scheletri ossei che permettevano loro di muoversi sulla terraferma quando gli stagni si prosciugavano. Questi pesci avevano pinne carnose, muscolari, e sono anche chiamati “pesci pinnati”. Alcuni potevano raggiungere i 2 metri di lunghezza. Questi pesci vivevano per lo più in ambiente marino e presto avrebbero dominato le acque.

EUSTENOTTERO


Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Grosso pesce d’acqua dolce, estinto. Lungo fino a 1,2 m, è il più famoso dei rapidisti. Infatti aveva pinne carnose e si ritiene che sia il precursore degli anfibi e di tutti gli altri tetrapodi. Doveva essere uno dei massimi predatori del suo habitat.

NAUTILUS


Regno: Animalia
Phylum: Molluschi
Ha un guscio molto pesante, a spirale logaritmica, che ha al suo interno delle camere d’aria usate per salire o scendere nell’acqua. E’ molto forte: ha lunghi tentacoli che usa per catturare le sue prede, e un becco simile a quello del pappagallo. Creduto estinto fino al 1829, è ora considerato un fossile vivente. Vive nell’Oceano Pacifico e nell’Oceano Indiano.

SQUALI


Regno: Animalia
Phylum Chordata
I pesci corazzati avevano sviluppato un’armatura per proteggersi dai predatori.  Anche se dotati di pinne, l’armatura era troppo pesante, e vivevano nascosti tra le alghe aspettando le prede. Poi i pesci ebbero la necessità di diventare più veloci, e comparvero questi nuovi pesci, come il Cladoselache, che non avevano armatura, ma una cartilagine interna e grandi pinne. Il Cladoselache raggiungeva i 4 metri ed è stato il nuotatore più veloce del Periodo.

RHYNIOGNATHA


Regno: Animalia
Classe: Insecta
E’ il più antico insetto fossile conosciuto. L’unico reperto è conservato al Museo di Storia Naturale di Londra. Aveva mandibole tipiche degli insetti alati, quindi forse le ali si erano già sviluppate in questo periodo, ma non ne abbiamo tracce fossili. Somigliava a un collembolo.

TRIGONOTARBITA


Regno: Plantae
E’ uno degli alberi più antichi, ora estinto. Le più antiche foreste erano costituite da piante di questo genere.  Aveva l’aspetto di una gigantesca palma alta circa 10 m, dalle fronde simili a quelle delle felci.  Non aveva vere e proprie foglie, e si riproduceva per spore. Le radici profonde degli alberi mutarono il paesaggio, stabilizzando il suolo e formando terriccio. L’aumento della fotosintesi modificò il ciclo del carbonio terrestre.

WATTIEZA


Regno: Plantae
E’ uno degli alberi più antichi, ora estinto. Le più antiche foreste erano costituite da piante di questo genere.  Aveva l’aspetto di una gigantesca palma alta circa 10 m, dalle fronde simili a quelle delle felci.  Non aveva vere e proprie foglie, e si riproduceva per spore. Le radici profonde degli alberi mutarono il paesaggio, stabilizzando il suolo e formando terriccio. L’aumento della fotosintesi modificò il ciclo del carbonio terrestre.

GIMNOSPERME
Regno: Plantae
Il nome significa “seme nudo”. E’ un gruppo di piante vascolari (tracheobionta) che producono semi non protetti da un ovario, e sono tutte piante legnose. Comprende le Pinofite, le Ginkofite, le Cicadofite e le Gnetofite. Apparvero al termine di questo periodo e si svilupparono in tutti i periodi successivi.

ACANTOSTEGA


Regno: Animalia
Superclasse: Tetrapoda
E’ uno dei primi vertebrati terrestri con zampe riconoscibili. Anatomicamente era intermedio tra i pesci dalle pinne lobate e i primi tetrapodi pienamente capaci di camminare sulla terra. E’ il progenitore degli anfibi.

CARBONIFERO

359.000.000 – 299.000.000 di anni fa Il termine è usato in Europa, mentre negli Stati Uniti il periodo si divide in ‘Periodo del Mississipi’ e ‘Periodo della Pensylvania’ . Prende il nome da ‘carbonio’, che è l’elemento principale del carbone. I mari avanzavano e si ritiravano a fasi alterne. Si formavano grandi foreste e immense paludi. Alla fine del periodo enormi foreste si estinsero e iniziò una nuova era glaciale. Il carbone si formò ovunque. In questo periodo apparvero nuovi insetti, i primi anfibi, e in seguito i primi rettili.

CONIFERE


Regno: Plantae
Divisione: Pinophyta
Tra i primi alberi di questo gruppo ci fu la Lebachia, ora estinta. Era alta più di 10 metri e simile al cipresso. Aveva foglie aghiformi, però i semi non erano ancora coni. Erano le piante che meglio potevano resistere ai climi asciutti. Le conifere fossili includono molte forme differenti.

ANNULARIA
Regno: Plantae
Classe: Equisetopsida
Questi vegetali estinti, di cui abbiamo molti fossili, avevano strutture radianti ed erano molto simili agli odierni equiseti.

LEPIDODENDRON


Regno: Plantae
Phylum: Lycophyta
Il nome deriva dal greco e significa “albero a scaglie”. Erano piante primitive, vascolari, arboree, che superarono i 30 m di altezza con tronchi di diametro superiore al metro. Avevano tronchi alti e spessi, e alla sommità una corona di rami che si biforcavano e portavano grappoli di foglie simili a fili d’erba, disposti a spirale. I Licopodi moderni sono i muschi.

ILONOMO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Noto come il più antico rettile mai scoperto, era simile ad una lucertola. Era lungo circa 20 cm, corpo allungato e lunghe zampe da corridore ai lati del corpo. Probabilmente cacciava insetti e altri piccoli animali.

ARTHROPLEURA


Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
E’ un genere di millepiedi che superava i 2 m di lunghezza. E’ uno dei più grandi invertebrati comparsi sulla terraferma. I suoi predatori dovevano essere pochi, fino alla comparsa degli anfibi di grossa taglia. Si estinse nel Permiano.

MEGANEURA


Regno: Animalia
Classe: Insecta
Ora estinta, ricordava moltissimo una libellula, ma di dimensioni gigantesche: aveva un’apertura alare superiore ai 75 cm. Era un predatore che si cibava di piccoli anfibi e altri insetti.

PALEODITTIOTTERI


Regno: Animalia
Classe: Insecta
Apparvero in questo periodo migliaia di tipi di insetti, che sciamarono attraverso le foreste. I primi insetti erano minuscoli e privi di ali. Gli insetti più evoluti avevano piccole ali sulla schiena, e furono i precursori degli insetti alati. Apparvero poi insetti, ora estinti, che avevano grandi dimensioni e un paio di ali aggiuntive.

SCARAFAGGI


Regno: Animalia
Classe: Insecta
Oggi ne esistono più di 4.000 specie diverse e apparvero in questo periodo. Avevano ali che potevano essere ripiegate, per potersi nascondere a terra. Alcuni raggiungevano i 10 centimetri.

GLOSSOPTERIDE


Regno: Plantae
I resti di queste piante sono stati fondamentali come prova per la teoria della deriva dei continenti.  Era una pianta che poteva raggiungere i 6 metri di altezza. Le sue foglie avevano una forma simile ad una lingua, e deve il suo nome a questo.

ITTIOSTEGA


Regno: Animalia
Phylum Chordata
E’ considerato il primo passo dei vertebrati verso la vita terrestre, ed aveva caratteri intermedi tra pesci ed anfibi. Possedeva zampe che non usava tanto per camminare quanto per farsi strada tra le piante palustri, e aveva sette dita per zampa.

DIPLOVERTEBRONTE


Regno: Animalia
Phylum Chordata
Anfibio estinto della lunghezza di circa 60 cm. Viveva sulle rive di fiumi e laghi. La coda e il corpo non erano molto allungati. Ne esistevano varie specie. Era un predatore e si nutriva di piccoli pesci e invertebrati. E’ vicino all’origine dei rettili.

MOSTRO DI TULLY

Regno: Animalia
Phylum: incerto
Misterioso animale invertebrate a corpo molle. Aveva un corpo allungato, lungo circa 5 cm, e n paio di pinne nella parte posteriore del corpo. La parte anteriore terminava con una proboscide dotata di otto piccoli denti aguzzi. Aveva un paio di peduncoli nella parte inferiore, che forse sostenevano due occhi (o altri organi di senso).

PERMIANO

299.00.000 251.000.000 anni fa Vi furono grandi eruzioni vulcaniche, le paludi si prosciugarono e si elevarono le catene montuose. Vi fu una nuova era glaciale. Molti animali e piante si estinsero. Le grandi felci scomparvero. Si avviavano all’estinzione anche i trilobiti ed i pesci corazzati. Il clima globale si fece più secco e si svilupparono i rettili, che divennero i grandi animali terrestri dominanti. Caratteristici di questo periodo erano i sinapsidi col dorso a vela. I primi fossili sono stati trovati nel Perm, una provincia russa vicina ai monti Urali. Il clima del Permiano era più favorevole alle forme di vita terrestri, e per questo i rettili ebbero il sopravvento.

MESOSAURO


Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Genere estinto, era ungo circa un metro. Fu uno dei primi rettili che ritornarono a vivere in acqua da quando gli anfibi fecero la loro comparsa. Si era adattato alla vita subacquea sviluppando zampe palmate e un corpo idrodinamico e flessibile. Aveva una lunga fila di denti molto fini, per cui probabilmente si nutriva di plancton, e i denti avevano funzione di filtro.

DICINODONTI


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Grande gruppo vissuto in questo periodo. I fossili si trovano in tutti i continenti. La maggior parte aveva un grande becco leggermente ricurvo, come quello di una tartaruga. Il nome significa “due denti da cane”, perché avevano due zanne superiori. Al contrario dei CINODONTI, erano erbivori. Avevano un corpo a botte e zampe corte e forti.

INSETTI


Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
Questi animali svilupparono in questo periodo la crescita con metamorfosi, che poteva essere incompleta (uovo, ninfa e stadio adulto) o completa (uovo, larva, pupa, stadio adulto). Mentre la ninfa ha una vita molto simile a quella dell’adulto, la vita della larva è completamente diversa da essa. Oggi il novanta per cento di questi animali segue la metamorfosi completa.

ERIOPE


Regno: Animalia
Classe: Amphibia
Era un anfibio gigante che si aggirava tra paludi e laghi e che passava la maggior parte del suo tempo sulla terraferma, come oggi le rane. Superava i 2 m di lunghezza, aveva zampe corte e forti, un corpo massiccio e la coda corta. La testa era larga e piatta. Aveva una dentatura formidabile ed era un feroce predatore. Si nutriva di pesci e di piccoli anfibi.

MYOBATRACHUS


Regno: Animalia
Classe: Amphibia
Erano minuscoli anfibi non più grandi di 3 centimetri. Avevano la testa larga, con grandi occhi. Il corpo era molto tozzo. Le zampe posteriori erano più lunghe di quelle anteriori.

CICLOTOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Amphibia
E’ stato il più grande anfibio mai vissuto: poteva raggiungere i tre metri di lunghezza. Era un grande predatore semiacquatico. Aveva una testa vagamente triangolare e denti fitti e aguzzi. Passava la maggior parte del tempo immerso appena sotto la superficie dell’acqua, praticamente invisibile. Si nutriva di pesci e di altre prede più grandi, tendendo loro agguati, come gli odierni coccodrilli.

LABIDOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Rettile estinto, simile alle iguane odierne. Misurava circa 75 centimetri ed aveva un capo grosso, una coda piuttosto corta e un corpo massiccio. Probabilmente si nutriva di vegetali coriacei o di insetti coriacei, avendo una forte dentatura adatta a triturare.

DIMETRODONTE


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
spesso confuso con i dinosauri, ma in realtà appartiene ai rettili che ha dato origine ai mammiferi. Era un feroce carnivoro che superava i 3 m di lunghezza. Aveva una vela dorsale formata da espansioni delle vertebre unite da una membrana di pelle. La vela serviva per regolare la temperatura corporea. Aveva denti di due misure: simili agli incisivi e ai canini. Questa differenziazione è tipica dei mammiferi e non è presente nei rettili.

CYNOGNATHUS


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Il suo nome significa ‘mascella di cane’. Era un rettile carnivoro lungo fino a 2 metri, mentre in altezza non superava i 70 centimetri. Forse era provvisto di baffi, come il cane e il gatto. Mentre i rettili respirano tra un boccone e l’altro, questo animale aveva due canali di respirazione separati, uno che partiva dal naso e uno che partiva dalla bocca. In questo modo poteva mangiare e respirare contemporaneamente, come i mammiferi.

CICADOFITE
Regno: Plantae
Phylum: Cycadophyta
Il Permiano fu un periodo molto secco, e le grandi foreste che dipendevano dall’acqua per la loro sopravvivenza, si estinsero. Presero così il sopravvento le Conifere e le Cicadofite, piante che assomigliano alle palme, ma non producono fiori. I semi sono contenuti in coni, come per le conifere.

EDAFOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Tetrapode fossile vissuto nel Permiano. Era un grosso erbivoro. Somiglia al Dimetrodonte, ma è molto diverso dal suo “cugino” carnivoro. Il cranio era più piccolo, e aveva piccoli denti a scalpello davanti, e smussati sul palato, per triturare il fogliame. Le sue vele erano poi più basse e robuste. Le sue dimensioni andavano dal metro ai 3,2 m.

LICHENOPE


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Era un rettile-mammifero. Il suo nome significa “aspetto di lupo”. Era lungo circa 1 m, aveva zampe lunghe e snelle con forti artigli, testa grossa armata di denti aguzzi, alcuni dei quali erano vere e proprie zanne. Le zanne servivano a pugnalare le prede e strapparne le carni. Poteva aggredire animali molto più grandi di lui: piccoli dicinodonti e rettili.

MESOZOICO: 251.000.000 – 65.500.000 di anni fa. Il termine deriva dal greco ‘meso’ che significa media e ‘zoico’ che significa vita. La vita in questo periodo si spostò decisamente sulla terraferma, seguendo gli insetti e le piante, gli anfibi ed i rettili che avevano preparato l’ambiente adatto e fornito il cibo. Si era anche creata un’atmosfera ricca di ossigeno. Questa è l’epoca dei dinosauri e si divide in Triassico, Giurassico e Cretaceo. E’ detta anche età dei rettili.

TRIASSICO 251.00.000 – 199.000.000 di anni fa. Questo periodo ha segnato l’inizio dell’era Mesozoica. Prende il nome dal fatto che da questo momento in poi troviamo rocce formate da tre strati. In questo periodo il supercontinente Pangea si divise in tre continenti. Molti vulcani erano in piena attività, e molti anfibi morirono a causa del clima caldo e secco, che era invece molto favorevole ai rettili.

LISTROSAURO


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Dopo la grande estinzione di massa l’animale più comune era un sinapside (anche detti rettili-mammiferi) appartenente ai Dicinodonti: il LISTROSAURO. Trovato in continenti diversi, fornisce la prova che essi sono stati collegati tra loro. Lungo circa 1 m, somigliava un po’ ad un maiale. Fu l’erbivoro più diffuso sul pianeta.

DINOSAURI
Regno: Animalia
Classe: Reptilia
La parola deriva dal greco e significa ‘lucertola terribile’. Sono un gruppo di rettili molto diversificato che comparve nel Triassico e si estinse alla fine del Mesozoico (estinzione K-T) con l’eccezione del ramo dei TEROPODI che, evolvendosi, avevano già portato alla comparsa degli UCCELLI, considerati perciò dinosauri viventi. I dinosauri si separarono dal ramo degli ARCOSAURI duranti il Triassico.

EORAPTOR


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
E’ il più antico dinosauro fossile, trovato in Argentina. Era lungo circa 1 m. Il suo nome significa ‘cacciatore dell’alba’. Era un carnivoro bipede: le zampe anteriori erano più corte (circa metà delle posteriori). Probabilmente si nutriva di piccoli rettili e insetti, ma anche di vegetali. Era un veloce corridore.

FABROSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Piccoli erbivori bipedi. Erano veloci corridori. Avevano zampe posteriori estremamente allungate e una coda rigida e lunga.

ITTIOSAURI


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Nei mari apparvero rettili marini simili al delfino per le pinne, la coda e la pinna dorsale. Superavano i 7 m di lunghezza, non avevano branchie e respiravano l’aria attraverso le narici. Non andavano mai sulla terraferma e davano alla luce piccoli vivi in acqua. Il più grande, lo SHONISAURUS, era lungo 55 m.

MAMMIFERI
Regno: Animalia
Superclasse: Tetrapoda
Classe: Mammalia
Classe di vertebrati a diffusione cosmopolita. Conta più di 5.400 specie viventi, di forma variabile e dimensioni dai pochi cm agli oltre 30 m. Di questa classe fa parte l’essere umano. Le caratteristiche di questa classe sono: presenza di pelo e allattamento della prole.

MEGAZOSTRODO


Classe: Synapsida
Infraclasse: Mammaliaformes
E’ considerato il più antico mammifero. Ricordava vagamente il toporagno In tutto il Mesozoico i mammiferi rimasero piuttosto piccoli. E’ un anello di collegamento tra i CINODONTI e i mammiferi propriamente detti. Era lungo circa 12 cm e si nutriva di piccoli rettili e insetti. Aveva i sensi dell’olfatto e dell’udito molto sviluppati e probabilmente era un animale notturno.

CINODONTI


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Ordine: Therapsida
Avevano quasi tutte le caratteristiche dei mammiferi, ma deponevano ancora le uova. E’ probabile che fossero a sangue caldo, e che fossero coperti di pelo.

POSTOSUCO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Infraclasse: Archosauria
Era uno dei più grossi predatori vissuti duranti il Triassico e riusciva a intimorire senza troppe difficoltà i piccoli dinosauri come il Celofisio. Era lungo 5 – 6 metri. Era quadrupede e riusciva difficilmente ad alzarsi sulle zampe  posteriori. Usava così la tecnica dell’agguato.

FITOSAURI


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Infraclasse: Archosauria
Rettili estinti simili ai coccodrilli, ma non strettamente imparentati con essi. Avevano la gola e la schiena protette da pesanti placche ossee. Non trascinavano la coda, come invece fanno i coccodrilli. Avevano le narici poste in alto, davanti agli occhi. Potevano stare immersi in agguato lasciando emergere solo le narici.

CELOFISIO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Piccolo dinosauro carnivoro. Il nome significa “forma cava”, perché aveva ossa cave. Era lungo fino a 3 m e alto poco più di 1 m. Aveva una struttura leggera ed agile, fatta per la velocità. Si nutriva di lucertole, anfibi e insetti.

PLATEOSAURUS


Regno: Animalia
Classe: Archosauria
Superordine: Dinosauria
Era un erbivoro precursore dei sauropodi (collo lungo). Era lungo fino a 9 m. Solitamente procedeva a quattro zampe nutrendosi dei vegetali che crescevano a terra, ma a volte si ergeva sulle zampe posteriori per raggiungere i rami alti.

PROGANOCHELIDE


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
È una delle più antiche tartarughe marine scoperte. Era lunga circa un metro. Aveva un becco corneo privo di denti, e siccome non poteva ritirare la testa e la coda nel carapace, queste erano rivestite di spine.

CYMBOSPONDYLUS


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Ordine: Ichthyosauria
Rettile marino estinto dell’ordine degli Ittiosauri, lungo fino a 9 m. E’ anche chiamato” lucertola di mare”: aveva un corpo snello e lungo con pinne e coda. Poteva emergere dall’acqua per respirare ossigeno attraverso i polmoni. Nuotava dimenando il corpo da destra a sinistra, come le anguille e i serpenti marini, suoi diretti discendenti.

AMMONITE


Regno: Animalia
Phylum: Mollusca
Gruppo di cefalopodi estinti. Sono animali di ambiente marino che avevano una conchiglia esterna formata di carbonato di calcio. La conchiglia era divisa in camere, di cui il mollusco abitava solo l’ultima. Le altre erano camere d’aria riempite di gas, per controllare il galleggiamento. Era simile quindi ai nautiloidi tuttora viventi. Erano carnivori.

BELEMNITI


Regno: Animalia
Phylum: Mollusca
Cefalopodi marini estinti, lontani parenti di polpi, seppie e calamari. Avevano una conchiglia interna di forma conica o cilindrica. Non avendo pesanti gusci esterni erano veloci nuotatori. Erano carnivore e si nutrivano di crostacei e pesci.

GINKGO


Regno: Plantae
Phylum: Ginkgophyta
In questo periodo conifere e cicadofite erano abbondanti sugli altipiani, mentre felci ed equiseti vivevano nelle pianure, nelle vicinanze dei laghi e dei fiumi. L’albero del Ginkgo, che esiste ancora oggi ed è considerato un fossile vivente, apparve in questo periodo. Si tratta di una conifera, che ha foglie che in inverno ingialliscono e cadono. E’ un albero molto resistente.

GIURASSICO
199.000.000 – 145.500.000 di anni fa. Dopo la grande estinzione della fine del Triassico, i dinosauri diventano gli animali terrestri dominanti. Il clima lentamente tornò ad essere tropicale ed umido. Apparvero paludi, laghi e corsi d’acqua, e crebbero fitti boschi. I rettili, in questa grande abbondanza alimentare, raggiunsero dimensioni incredibili. Il periodo è, infatti, famoso per la grande varietà di dinosauri che ha invaso tutti gli ambienti disponibili.

DILOFOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Superordine: Dinosauria
E’ un buon esempio di primo dinosauro giurassico. Era un carnivoro lungo fino a 7 m e alto 4 m. Aveva creste ossee doppie alla sommità della testa. Era molto agile e si spostava correndo sulle zampe posteriori.

ARCHAEOPTERIX


Regno: Animalia
Classe: Aves
Il suo nome significa ‘ala antica’. E’ il più antico uccello. Era carnivoro. Poteva arrivare ad una lunghezza massima di 0,5 m, ma aveva un’apertura alare di circa 2 m. Le penne erano già molto evolute. Possedeva molti tratti dei dinosauri carnivori, come i denti nel becco e la lunga coda. Non era un buon volatore: forse planava semplicemente tra i rami degli alberi.

SEISMOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Superordine: Dinosauria
E’ stato uno dei più grandi dinosauri sauropodi, forse il più grande animale terrestre di tutti i tempi. Aveva una lunghezza di circa 38 metri e un peso di 80 tonnellate. Viste le enormi dimensioni si decise di chiamarlo “rettile terremoto”, perché sicuramente, camminando, faceva tremare la terra.

CENTROSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Grossi dinosauri carnivori comparsi alla fine del Giurassico. Assomigliavano al rinoceronte unicorno.

ALLOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Era lungo fino a 12 m e alto circa 4 m. Nonostante la mole era molto agile e veloce, e riusciva a cacciare anche i sauropodi. Per questo motivo è chiamato il “leone dei Giurassico”. Era un classico teropode, con caratteristiche simili a quelle degli uccelli: sterno e vertebre del collo spugnose e cave, zampe artigliate.

STEGOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Dinosauri erbivori con tipiche piastre ossee distribuite lungo il dorso fino alla coda. Anche se il dorso era ben protetto, i fianchi erano vulnerabili. Era lungo circa 20 metri, aveva una testa piccola e mascelle deboli. Nella coda aveva un secondo cervello, che governava le zampe posteriori, e che era 20 volte più grande di quello che aveva nel cranio.

LIOPLEURODONTE

Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Rettile marino estinto e ottimo nuotatore. Raggiungeva i 9 metri di lunghezza. Aveva una grande testa, collo corto, corpo cilindrico e zampe a forma di pagaia. Era un predatore carnivoro che si nutriva di ittiosauri, cefalopodi e grossi pesci.

AEGER
Regno: Animalia
Phylum: Arthropoda
Subphylum: Crustacea
Crostaceo fossile molto simile a un gamberetto, ora estinto. Non superava gli 8 cm di lunghezza e si nutriva di piccoli animali delle acque costiere.

PTEROSAURI


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Uno dei più importanti ordini estinti di rettili, e i primi vertebrati in grado di volare. Il nome significa “lucertole alate”. Le ali erano molto diverse da quelle degli uccelli: avevano il quarto dito della mano allungato in modo sproporzionato e una membrana di pelle che univa questo dito con i piedi. Probabilmente vivevano sulle alte scogliere e piombavano sull’acqua per cacciare pesci e piccoli animali marini, che afferravano coi denti lunghi e affilati.

PTERODATTILO
Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Ordine: Pterosauria
Il suo nome significa “dito alato” ed è un genere di rettili volanti (pterosauri). Aveva un’apertura alare di 2,5 m. Come tutti gli pterosauri aveva ali formati da una membrana e ossa cave. Era molto leggero e poteva planare con facilità, anche se non poteva volare a lungo.

PLESIOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Gruppo di rettili acquatici estinti. Avevano un corpo largo, coda corta, collo lungo e zampe trasformate in pinne. Raggiungevano i 15 m di lunghezza e si nutrivano di pesci ed altre creature marine. Forse deponeva le uova sulla terraferma.

BRACHIOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Enorme erbivoro lungo 24 metri. Poteva allungare il collo ad un’altezza di 12 metri da terra. Poteva pesare più di 85 tonnellate, ma il suo cervello pesava soltanto 200 grammi. Per mantenere la sua mole trascorreva la sua esistenza mangiando.

MORGANUCODONTE


Regno: Animalia
Superclasse: Tetrapoda
Classe: Synapsida
Piccolo tetrapode, spesso classificato tra i mammiferi primitivi, è uno dei più conosciuti tra i mammaliformi. Della taglia di un topo, era rivestito di pelo, era a sangue caldo, ed era un animale notturno che si cibava di uova, insetti e altri invertebrati.

CRETACEO 145.500.000 – 65.500.000. In questo periodo ci furono grandi eruzioni vulcaniche e si formarono le Montagne Rocciose, le Ande, le montagne dell’Antartide e del Nord-Est Asiatico. Entro la fine di questo periodo, i Continenti avevano ormai assunto un aspetto simile a quello odierno, il clima però continuava ad essere mite e caldo, e piante ed animali continuarono a moltiplicarsi. Questo periodo è anche chiamato Età dei Dinosauri, perché fu il periodo in cui questi animali dominavano la Terra.

ANGIOSPERME


Regno: Plantae
Superdivisione: Spermatophyta
Apparvero in questo periodo alberi simili al noce, al rovere, all’olmo, all’acero e alla magnolia. Quando le prime piante da fiore comparvero, ci fu un’esplosione di vita vegetale. Cespugli ed arbusti fornirono una migliore protezione per gli animali che vivevano sulla terraferma. I viburni, ad esempio, erano piante che somigliano all’odierno caprifoglio. La superficie della Terra si era finalmente rivestita di colori.

ARCHAEFRUCTUS
Regno: Plantae
Divisione: Angiospermae
E’ un genere estinto di erbacee acquatiche da seme, ed è una delle prime piante da fiore (angiosperme). Non aveva sepali e petali, ma possedeva carpelli e stami.

TENONTOSAURUS


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Era un grande dinosauro erbivoro. Di forma pesante, aveva un’andatura quadrupede. Il collo era piuttosto lungo e aveva una coda muscolosa e lunghissima, che sfiorava i 4,5 m, mentre in totale l’animale era lungo circa 8 m. Forse la usava come strumento di difesa.

SAUROPOSEIDON


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
E’ stato forse l’animale più alto di tutti i tempi, raggiungendo i 18 m. Era simile al Brachiosauro, ma meno robusto: lungo circa 30 metri, pesava al massimo 70 tonnellate. E’ stato uno degli ultimi sauropodi. Era erbivoro.

CARNOTAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Era un grosso dinosauro carnivoro. Il suo nome significa “toro mangia carne”, perché era provvisto di corna. Misurava circa 9 m di lunghezza, era alto circa 3 m e pesava circa 3 tonnellate. Aveva un’andatura bipede.

SPINOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Superordine: Dinosauria
Dinosauro carnivoro. Il suo nome significa “rettile spinoso”. Poteva raggiungere i 18 m di lunghezza. Forse utilizzava la sua vela (alta circa 2 m) nel corteggiamento, oppure per regolare la temperatura corporea. Non era un grande predatore, ed era più adatto alla pesca e alla necrofagia (cioè si nutriva di resti di animali morti).

LAMBEOSAURO


Regno: Animalia
Superordine: Dinosauria
Famiglia: Hadrosauridae
Era un dinosauro erbivoro della famiglia degli Adrosauridi (dinosauri a becco d’anatra). Questo animale aveva una strana cresta ossea sulla testa. Aveva centinaia di piccoli denti aguzzi per frantumare aghi di pino, ramoscelli legnosi e semi. Quando si usuravano, venivano sostituiti.

MAIASAURA


Regno: Animalia
Superordine: Dinosauria
Famiglia: Hadrosauridae
Era un dinosauro erbivoro. Il suo nome significa “buona madre lucertola” perché con esso sono stati trovati nidi fossili con uova e cuccioli di varie età. Aveva il becco degli adrosauridi e una piccola cresta sopra gli occhi. Era lungo circa 9 m, mentre le uova erano grandi come quelle di struzzo. Dovevano quindi crescere molto in fretta. Viveva in branchi.

PROTOCERATOPS


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Il suo nome significa “primo muso fornito di corno”. Era un dinosauro erbivoro di piccole dimensioni (Lungo meno di 2 m e alto 1 m). Aveva una testa imponente, corazzata, con un becco a pappagallo. Era un quadrupede discretamente veloce. E’ l’antenato di tutti i Ceratopsidi. Forse vivevano in branchi o gruppi familiari.

VELOCIRAPTOR


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Era un carnivoro bipede piumato con una lunga coda e un artiglio ricurvo su ogni zampa posteriore, che usava nella caccia. Misurava circa 3 m di altezza ed era lungo 6 m. Il fossile più famoso è stato trovato in Mongolia: si tratta di uno scheletro fissato mentre sta combattendo con un PROTOCERATOPS.

STIRACOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Dinosauro erbivoro, il suo nome significa “lucertola fornita di punte”. Misurava 5,5 m di lunghezza ed era alto circa 2,5 m. Fa parte dei Ceratopi (famiglia di dinosauri con la testa corazzata). La sua vistosa testa serviva come deterrente contro potenziali predatori. Viveva in branchi.

TYRANNOSAURUS REX


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
E’ stato il più grande carnivoro mai esistito: era lungo fino a 13 m e pesava fino a 7 tonnellate.  Camminava su due enormi zampe, ed utilizzava la coda lunga e possente per aiutarsi a bilanciare il peso. Non era molto veloce. Era un carnivoro opportunista, cioè mangiava sia prede vive, sia resti di animali morti.

ANCHILOSAURI


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Furono gli animali terrestri più corazzati di tutti i tempi. Questi erbivori raggiungevano i 7 metri di lunghezza, e per una protezione ottimale stavano accucciati a terra. Avevano spine taglienti ed appuntite ai lati dal corpo, e una coda che terminava con un osso, per difendersi. I denti non erano forti e potevano nutrirsi solo di piante. Avevano zampe ungulate.

QUETZALCOATLO

Regno: Animalia
Classe: Reptilia
E’ uno dei più grandi rettili volanti scoperti. Il nome deriva da una divinità Maia, Quetzalcóatl, che aveva l’aspetto di un serpente piumato. Aveva un’apertura alare di 18 metri, pari cioè a quella di un aeroplano. Aveva il collo molto lungo. Probabilmente poteva alzarsi in volo e planare, ma cacciava a terra, forse poggiando su tutte e quattro le zampe.

ARGYROLAGUS


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Era un piccolo mammifero marsupiale. Aveva una tasca dove teneva i piccoli per allattarli durante la crescita. Aveva grandi zampe per saltare, orecchie grandi e una coda molto lunga. Era lungo circa 40 cm.

GRIFEA


Regno: Animalia
Phylum: Mollusca
Classe: Bivalvia
Mollusco estinto, imparentato con l’attuale ostrica. Viveva distesa sul lato per poter aprire e chiudere il guscio.

TRICERATOPO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Erano dinosauri molto ben attrezzati per la battaglia: avevano due corna, lunghe un metro, sopra ciascuno degli occhi, e se attaccati erano molto aggressivi. Avevano un becco corneo ed erano erbivori. Raggiungeva i 9 metri di lunghezza.

TILOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Famiglia: Mosasauridae
Rettile marino estinto. Aveva corpo allungato, coda potente e grandi piedi palmati. I suoi denti potevano ricrescere, come quelli degli squali odierni. Aveva la mascella simile a quella dei serpenti di oggi, che poteva spalancare enormemente per ingoiare le prede.

CENOZOICO 65.500.000 anni fa – oggi E’ anche detto Età dei Mammiferi.  Il nome deriva dal greco ‘ceno’ che significa recente, e zoico che si significa ‘vita’. I dinosauri si erano estinti e la superficie terrestre era coperta di piante da fiore. Era il momento più propizio per lo sviluppo dei mammiferi, che presero così in consegna la Terra. I primi erano molto piccoli, ma ben presto le loro dimensioni aumentarono. In Europa si divide in PALEOGENE (65,5 – 23,030 milioni di anni fa) e NEOGENE (23,030 milioni di anni fa – oggi).

PALEOGENE 65.500.000 – 23.030.000 di anni fa L’Europa e l’Asia erano in questo periodo separati dall’America come lo sono ora, ma continuava ad esistere un ponte di terra, probabilmente dove ora si trova lo Stretto di Bering. Si formarono l’Himalaya e le Alpi. L’Antartide scivolò dove si trova oggi e cominciò a ricoprirsi di ghiacci.  In tutti gli altri continenti il clima era ancora caldo e tropicale, e la successiva era glaciale cominciò a preannunciarsi solo alla fine di questo periodo. I mammiferi presero possesso della Terra.

CONDILARTRI


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine di mammiferi placentati primitivi, poco specializzati, con dieta mista o erbivora, e dita provvista di piccoli zoccoli (anche nelle forme carnivore). Le nuove teorie però dimostrano che questo ordine è un raggruppamento improprio, molte delle famiglie che ne facevano parte sono state elevate al rango di Ordini a sé stanti.

PANTODONTI


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Gruppo di mammiferi arcaici, tra i più antichi erbivori, che si svilupparono dopo l’estinzione dei dinosauri. In principio di piccola taglia, e forse onnivori, divennero grandi animali completamente erbivori.

 TEILHARDINA


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Primates
Primate estinto appartenente simile al tarso. E’ tra i più antichi primati. Era molto piccola e pesava circa 100 g.

EOIPPO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Perissodattili
Famiglia: Equidae
Mammifero erbivoro estinto appartenente ai perissodattili. E’ uno degli equidi più antichi. Era alto meno di mezzo metro e non somigliava molto a un cavallo. Aveva il dorso arcuato, il muso corto e la coda lunga.

DIATRYMA


Regno: Animalia
Classe: Aves
Genere di uccelli preistorici carnivori alti circa 2 m. Vivevano nelle pianure e dal momento che non esisteva nessun altro grande predatore, non aveva rivali e si nutriva prevalentemente di piccoli mammiferi. Erano incapaci di volare. Poteva correre molto velocemente su due zampe, e utilizzava i piedi, dotati di artigli, per colpire la preda.

INDRICOTHERIUM


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Perissodattili
Superfamiglia: Rhinocerotoidea
Genere estinto di mammiferi che comprendeva giganteschi rinoceronti privi di corno. Più grande mammifero terrestre conosciuto: era alto 5,5 m e lungo 8 m. Era erbivoro. Dopo l’estinzione non ha lasciato discendenti.

ESPEROCIONE


Regno: Animalia
Ordine: Mammalia
Famiglia: Canidae
Mammifero carnivoro (o forse onnivoro) estinto, appartenente alla famiglia dei canidi. Era lungo 80 cm, aveva un corpo basso e allungato e zampe esili e corte. La coda era molto lunga e flessibile. Ricordava più una donnola che un cane.

BRONTOTERIO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Perissodactyla
Genere estinto di mammifero perissodattilo. Era erbivoro.  Raggiungeva i 2,5 m di altezza. Sul muso aveva un corno a forma di V, simile a una fionda. Si estinse quando si diffusero le praterie, perché questa nuova vegetazione era dura e poco digeribile per lui.

PROAILURO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Famiglia: Felidae
Mammifero carnivoro estinto appartenente ai felidi. Aveva un corpo allungato molto simile a quello di un gatto odierno.

MAGNOLIE


Regno: Plantae
Famiglia: Magnoliaceae
Genere di piante che comprende oltre 80 specie arboree e arbustive. Sono state tra le prime angiosperme comparse sulla Terra. Il Paleogene è stato un periodo caldo e umido, con climi tropicali e subtropicali anche nelle regioni più settentrionali. Le magnolie erano molto comuni.

BASILOSAURUS


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Cetacea
Il suo nome significa “sauro imperatore”- E’ un genere estinto di cetaceo, lungo come una balena odierna (circa 18 m). Aveva un corpo serpentiforme e una testa relativamente piccola.  Si nutriva di pesci, granchi e calamari.

MEGATERIO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Pilosa
Genere estinto di mammiferi che comprendeva varie specie di bradipi terricoli giganti. Il suo nome significa “grande bestia”: era lungo fino a 6 m e pesava 4 tonnellate. Aveva un manto lanoso a pelo lungo. Era erbivoro e si nutriva delle foglie degli alberi.

EPICAMELO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Famiglia: Camelidae
E’ un parente estinto del cammello. Aveva zampe molto lunghe e un lungo collo che forse veniva ripiegato a S come quello dei cigni. Raggiungeva i 3 m. Era molto veloce. Era un erbivoro che brucava le foglie più alte degli alberi.

LITOPTERNA


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Gruppo di Mammiferi estinti.  Si sono evoluti in modo indipendente e si sono trovati soltanto in Sud America ed erano una via intermedia tra i cammelli ed i cavalli.

UINTATERIO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Dinocerata
Mammifero erbivoro estinto lungo 4 m e alto 2 m. Ricordava vagamente un rinoceronte, anche se non era strettamente imparentato con esso. Aveva due grandi canini superiori, vagamente simili a quelli della tigre dai denti a sciabola.

CORIFODONTE


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Sottordine: Pantodonta
Era molto simile all’ippopotamo odierno. Raggiungeva gli otto metri di lunghezza, e aveva zampe simili a quelle degli elefanti. I maschi avevano zanne che usavano nei combattimenti e per abbassare i rami delle piante. Vivevano vicino ai corsi d’acqua.

MOERITERIO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Proboscidea
Era simile a un tapiro, lungo 3 m., e non può essere considerato un antenato vero e proprio dell’elefante. Aveva una corta proboscide e brevi zanne, ma i denti fanno pensare che si nutrisse di piante acquatiche.

NOTARCTO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Primates
Primate preistorico molto simile a un lemure attuale. Era lungo circa 40 cm (esclusa la coda) e pesava circa 4 kg. Aveva incisivi, canini e molari. Mani e piedi erano dotati di pollici grandi e opponibili. Gli occhi erano nella parte anteriore della testa. Doveva essere un ottimo arrampicatore. Si nutriva delle foglie degli alberi. La lunga coda era prensile.

PALEOMASTODONTE

Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Proboscidea
Tra i più antichi animali con proboscide e antenato degli elefanti. Aveva il corpo tozzo e zanne sulla mascella superiore ed inferiore; quelle inferiori servivano probabilmente per scavare nel fango alla ricerca di cibo. Raggiungeva i 2 metri di altezza e poteva pesare fino a 2 tonnellate.

CREODONTI


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine estinto di mammiferi carnivori. Furono i carnivori terrestri dominanti per 20 milioni di anni. Somigliavano ai carnivori odierni: alcuni assomigliavano a gatti, altri a cani, a donnole, a orsi, e altro ancora.

ARTIODATTILI


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine di animali imparentati con ippopotamidi, suini, ruminanti, bovini e cetacei. Sono erbivori. La loro caratteristica è di avere un numero pari di dita. La zampa è retta dal terzo e quarto dito (mentre nei perissodattili il peso è sostenuto solo dal terzo dito). Le specie di questo ordine presenti in Italia oggi sono : camoscio, capra, muflone, stambecco, cinghiale, daino, capriolo e cervo.

IRACOTERIO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Perissodactyla
Era lungo circa 60 cm e alto 20 cm. Aveva quattro dita munite di zoccolo nelle zampe anteriori, mentre le posteriori avevano tre dita. Aveva una spina dorsale arcuata e le zampe posteriori simili a quelle del coniglio. Era un erbivoro brucatore, che si nutriva di foglie soffici, frutti e noci.

NEOGENE 23.030.000 di anni fa – oggi. E’ la seconda parte del Cenozoico. All’inizio di questa Era il clima è tra i più caldi ed asciutti di sempre, e si sviluppano grandi praterie. E’ difficile da immaginare, ma prima di questo periodo la superficie terrestre non era coperta da ERBE, ma da piccole felci e altre piante.  Si sono verificate in questo periodo quattro ere glaciali, separate da periodi interglaciali con temperature più calde. Oggi La Terra ora si trova in un periodo interglaciale.

PRATERIA: E’ un’area di terra con vegetazione composta da piante basse (soprattutto graminacee) ed erbe più o meno alte a seconda delle precipitazioni. Generalmente ci sono pochi alberi. Possono essere tropicali, temperate, umide, montane, polari, xeriche, naturali, seminaturali o coltivate.

ERBA: Con questo termine si indicano piante basse con fusto verde e non legnoso. Solitamente sono piante annuali, ma ne esistono anche di biennali e di perenni, che dopo l’appassimento della parte aerea, rinascono l’anno dopo grazie alla sopravvivenza della radice. Le più conosciute sono: ambrosia, cicoria, gramigna, trifoglio, verbena. Ci sono poi quelle aromatiche.

SMILODONTE


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Carnivora
Famiglia: Felidae
E’ il membro più noto delle tigri dai denti a sciabola, grandi felini dai lunghissimi canini superiori. Era lungo 2 m e alto 1,2 m. Si alimentavano di prede cacciate e carcasse. Cacciava tutti i grandi animali dell’epoca, compresi i mammut. Si nascondeva da pozze d’acqua, dove le sue prede erbivore andavano a bere.

UOMO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Primates
Famiglia: Hominidae
Nel Neogene apparvero sulla Terra i primi ominidi progenitori dell’Homo Sapiens, che è il nome scientifico della specie umana. Gli umani hanno un cervello molto strutturato, capace di un pensiero sviluppato sotto forma di creatività, ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. Ha la postura eretta che rende liberi gli arti superiori.

MAMMUT LANOSO


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Proboscidea
Specie estinta di elefante, che viveva nei freddi climi del nord.  I maschi avevano lunghe zanne ricurve verso l’alto e all’indietro. Avevano una pelliccia lunga e folta, e al contrario degli elefanti odierni, orecchie e coda molto piccole. Non erano giganteschi, solo poco più grandi degli elefanti africani di oggi: circa 5 metri di lunghezza e 6 tonnellate di peso.

PERISSODATTILI


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Superordine: Ungulata
Sono un ordine di mammiferi al quale appartengono il cavallo (e le forme affini), i rinoceronti e i tapiri. La caratteristica distintiva di questo gruppo di ungulati è la presenza di arti con dita dispari (il nome significa, infatti, “dita dispari”). Dovuta alla scomparsa di alcune di esse, che ha prodotto arti con asse portante sul terzo dito.

ELEFANTE


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine: Proiboscidea
I progenitori di questo animale comparvero nel Paleogene ed erano il Moeriterio e il Deinoterio. Sono animali grigi di grande mole, con orecchie grande e mobili, due zanne prominenti e una proboscide, derivata dalla fusione di naso e labbro superiore. Sono erbivori.

PRIMATI


Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Ordine di mammiferi placentati che comprende tarsi, lemuri, scimmie e l’uomo moderno.  Tutti i primati hanno 5 dita su ogni zampa con un pollice opponibile, una dentatura non specializzata, visione a colori e binoculare (cioè occhi rivolti in avanti). Tra i più antichi primati c’erano la TEILHARDINA e il NOTARCTO.

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DISEGNI DA COLORARE La comparsa dei viventi sulla Terra  

NOMENCLATURE MONTESSORI DINOSAURI per la scuola primaria

NOMENCLATURE MONTESSORI DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI  per la scuola primaria. Ho preparato le nomenclature sui dinosauri, e un set di carte dei comandi, cioè un piccolo questionario a schede per il lavoro individuale, l’approfondimento e la ricerca. Il materiale fa parte del lavoro sulla seconda grande lezione Montessori.

Qui trovi i disegni da colorare: 

Qui invece un set di nomenclature sui dinosauri preparate per la fascia d’età 3-6 anni: 

NOMENCLATURE MONTESSORI DINOSAURI

NOMENCLATURE MONTESSORI DINOSAURI

NOMENCLATURE MONTESSORI DINOSAURI
Carte dei comandi sui dinosauri (questionario)

NOMENCLATURE MONTESSORI DINOSAURI

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI: una breve didascalia e l’immagine (cliccare sulle miniature per aprire il file). L’attività fa parte del lavoro successivo al racconto della seconda grande lezione Montessori.

Trovi qui le schede delle nomenclature in tre parti preparate con questo materiale, e le carte dei comandi (questionario) sull’argomento: 

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI LABIDOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Comparsa: Permiano
Rettile estinto, simile alle iguane odierne. Misurava circa 75 centimetri ed aveva un capo grosso, una coda piuttosto corta e un corpo massiccio. Probabilmente si nutriva di vegetali coriacei o di insetti coriacei, avendo una forte dentatura adatta a triturare.

DIMETRODONTE


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Comparsa: Permiano
spesso confuso con i dinosauri, ma in realtà appartiene ai rettili che ha dato origine ai mammiferi. Era un feroce carnivoro che superava i 3 m di lunghezza. Aveva una vela dorsale formata da espansioni delle vertebre unite da una membrana di pelle. La vela serviva per regolare la temperatura corporea. Aveva denti di due misure: simili agli incisivi e ai canini. Questa differenziazione è tipica dei mammiferi e non è presente nei rettili.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI CYNOGNATHUS


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Comparsa: Permiano
Il suo nome significa ‘mascella di cane’. Era un rettile carnivoro lungo fino a 2 metri, mentre in altezza non superava i 70 centimetri. Forse era provvisto di baffi, come il cane e il gatto. Mentre i rettili respirano tra un boccone e l’altro, questo animale aveva due canali di respirazione separati, uno che partiva dal naso e uno che partiva dalla bocca. In questo modo poteva mangiare e respirare contemporaneamente, come i mammiferi.

EDAFOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Comparsa: Permiano
Tetrapode fossile vissuto nel Permiano. Era un grosso erbivoro. Somiglia al Dimetrodonte, ma è molto diverso dal suo “cugino” carnivoro. Il cranio era più piccolo, e aveva piccoli denti a scalpello davanti, e smussati sul palato, per triturare il fogliame. Le sue vele erano poi più basse e robuste. Le sue dimensioni andavano dal metro ai 3,2 m.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI LISTROSAURO


Regno: Animalia
Classe: Synapsida
Comparsa: Triassico
Dopo la grande estinzione di massa l’animale più comune era questo sinapside (anche detti rettili-mammiferi) appartenente ai Dicinodonti. Trovato in continenti diversi, fornisce la prova che essi sono stati collegati tra loro. Lungo circa 1 m, somigliava un po’ ad un maiale. Fu l’erbivoro più diffuso sul pianeta.

DINOSAURI
Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Comparsa: Mesozoico
La parola deriva dal greco e significa ‘lucertola terribile’. Sono un gruppo di rettili molto diversificato che comparve nel Triassico e si estinse alla fine del Mesozoico (estinzione K-T) con l’eccezione del ramo dei TEROPODI che, evolvendosi, avevano già portato alla comparsa degli UCCELLI, considerati perciò dinosauri viventi. I dinosauri si separarono dal ramo degli ARCOSAURI duranti il Triassico.

EORAPTOR


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Triassico
E’ il più antico dinosauro fossile, trovato in Argentina. Era lungo circa 1 m. Il suo nome significa ‘cacciatore dell’alba’. Era un carnivoro bipede: le zampe anteriori erano più corte (circa metà delle posteriori). Probabilmente si nutriva di piccoli rettili e insetti, ma anche di vegetali. Era un veloce corridore.

FABROSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Triassico
Piccoli erbivori bipedi. Erano veloci corridori. Avevano zampe posteriori estremamente allungate e una coda rigida e lunga.

ITTIOSAURI


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Comparsa: Triassico
Nei mari apparvero rettili marini simili al delfino per le pinne, la coda e la pinna dorsale. Superavano i 7 m di lunghezza, non avevano branchie e respiravano l’aria attraverso le narici. Non andavano mai sulla terraferma e davano alla luce piccoli vivi in acqua. Il più grande, lo SHONISAURUS, era lungo 55 m.

POSTOSUCO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Infraclasse: Archosauria
Comparsa: Triassico
Era uno dei più grossi predatori vissuti duranti il Triassico e riusciva a intimorire senza troppe difficoltà i piccoli dinosauri come il Celofisio. Era lungo 5 – 6 metri. Era quadrupede e riusciva difficilmente ad alzarsi sulle zampe  posteriori. Usava così la tecnica dell’agguato.

FITOSAURI


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Infraclasse: Archosauria
Comparsa: Triassico
Rettili estinti simili ai coccodrilli, ma non strettamente imparentati con essi. Avevano la gola e la schiena protette da pesanti placche ossee. Non trascinavano la coda, come invece fanno i coccodrilli. Avevano le narici poste in alto, davanti agli occhi. Potevano stare immersi in agguato lasciando emergere solo le narici.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI CELOFISIO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Triassico
Piccolo dinosauro carnivoro. Il nome significa “forma cava”, perché aveva ossa cave. Era lungo fino a 3 m e alto poco più di 1 m. Aveva una struttura leggera ed agile, fatta per la velocità. Si nutriva di lucertole, anfibi e insetti.

PLATEOSAURUS


Regno: Animalia
Classe: Archosauria
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Triassico
Era un erbivoro precursore dei sauropodi (collo lungo). Era lungo fino a 9 m. Solitamente procedeva a quattro zampe nutrendosi dei vegetali che crescevano a terra, ma a volte si ergeva sulle zampe posteriori per raggiungere i rami alti.

CYMBOSPONDYLUS


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Ordine: Ichthyosauria
Comparsa: Triassico
Rettile marino estinto dell’ordine degli Ittiosauri, lungo fino a 9 m. E’ anche chiamato” lucertola di mare”: aveva un corpo snello e lungo con pinne e coda. Poteva emergere dall’acqua per respirare ossigeno attraverso i polmoni. Nuotava dimenando il corpo da destra a sinistra, come le anguille e i serpenti marini, suoi diretti discendenti.

DILOFOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Giurassico
E’ un buon esempio di primo dinosauro giurassico. Era un carnivoro lungo fino a 7 m e alto 4 m. Aveva creste ossee doppie alla sommità della testa. Era molto agile e si spostava correndo sulle zampe posteriori.

SEISMOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Giurassico
E’ stato uno dei più grandi dinosauri sauropodi, forse il più grande animale terrestre di tutti i tempi. Aveva una lunghezza di circa 38 metri e un peso di 80 tonnellate. Viste le enormi dimensioni si decise di chiamarlo “rettile terremoto”, perché sicuramente, camminando, faceva tremare la terra.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI CENTROSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Giurassico
Grossi dinosauri carnivori comparsi alla fine del Giurassico. Assomigliavano al rinoceronte unicorno.

ALLOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Giurassico
Era lungo fino a 12 m e alto circa 4 m. Nonostante la mole era molto agile e veloce, e riusciva a cacciare anche i sauropodi. Per questo motivo è chiamato il “leone dei Giurassico”. Era un classico teropode, con caratteristiche simili a quelle degli uccelli: sterno e vertebre del collo spugnose e cave, zampe artigliate.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI STEGOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Giurassico
Dinosauri erbivori con tipiche piastre ossee distribuite lungo il dorso fino alla coda. Anche se il dorso era ben protetto, i fianchi erano vulnerabili. Era lungo circa 20 metri, aveva una testa piccola e mascelle deboli. Nella coda aveva un secondo cervello, che governava le zampe posteriori, e che era 20 volte più grande di quello che aveva nel cranio.

LIOPLEURODONTE

Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Comparsa: Triassico
Rettile marino estinto e ottimo nuotatore. Raggiungeva i 9 metri di lunghezza. Aveva una grande testa, collo corto, corpo cilindrico e zampe a forma di pagaia. Era un predatore carnivoro che si nutriva di ittiosauri, cefalopodi e grossi pesci.

PTEROSAURI


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Comparsa: Giurassico
Uno dei più importanti ordini estinti di rettili, e i primi vertebrati in grado di volare. Il nome significa “lucertole alate”. Le ali erano molto diverse da quelle degli uccelli: avevano il quarto dito della mano allungato in modo sproporzionato e una membrana di pelle che univa questo dito con i piedi. Probabilmente vivevano sulle alte scogliere e piombavano sull’acqua per cacciare pesci e piccoli animali marini, che afferravano coi denti lunghi e affilati.

PTERODATTILO
Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Ordine: Pterosauria
Comparsa: Giurassico
Il suo nome significa “dito alato” ed è un genere di rettili volanti (pterosauri). Aveva un’apertura alare di 2,5 m. Come tutti gli pterosauri aveva ali formati da una membrana e ossa cave. Era molto leggero e poteva planare con facilità, anche se non poteva volare a lungo.

PLESIOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Comparsa: Giurassico
Gruppo di rettili acquatici estinti. Avevano un corpo largo, coda corta, collo lungo e zampe trasformate in pinne. Raggiungevano i 15 m di lunghezza e si nutrivano di pesci ed altre creature marine. Forse deponeva le uova sulla terraferma.

BRACHIOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Giurassico
Enorme erbivoro lungo 24 metri. Poteva allungare il collo ad un’altezza di 12 metri da terra. Poteva pesare più di 85 tonnellate, ma il suo cervello pesava soltanto 200 grammi. Per mantenere la sua mole trascorreva la sua esistenza mangiando.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI TENONTOSAURUS


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Era un grande dinosauro erbivoro. Di forma pesante, aveva un’andatura quadrupede. Il collo era piuttosto lungo e aveva una coda muscolosa e lunghissima, che sfiorava i 4,5 m, mentre in totale l’animale era lungo circa 8 m. Forse la usava come strumento di difesa.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI SAUROPOSEIDON


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
E’ stato forse l’animale più alto di tutti i tempi, raggiungendo i 18 m. Era simile al Brachiosauro, ma meno robusto: lungo circa 30 metri, pesava al massimo 70 tonnellate. E’ stato uno degli ultimi sauropodi. Era erbivoro.

CARNOTAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Era un grosso dinosauro carnivoro. Il suo nome significa “toro mangia carne”, perché era provvisto di corna. Misurava circa 9 m di lunghezza, era alto circa 3 m e pesava circa 3 tonnellate. Aveva un’andatura bipede.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI SPINOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Dinosauro carnivoro. Il suo nome significa “rettile spinoso”. Poteva raggiungere i 18 m di lunghezza. Forse utilizzava la sua vela (alta circa 2 m) nel corteggiamento, oppure per regolare la temperatura corporea. Non era un grande predatore, ed era più adatto alla pesca e alla necrofagia (cioè si nutriva di resti di animali morti).

LAMBEOSAURO


Regno: Animalia
Superordine: Dinosauria
Famiglia: Hadrosauridae
Comparsa: Cretaceo
Era un dinosauro erbivoro della famiglia degli Adrosauridi (dinosauri a becco d’anatra). Questo animale aveva una strana cresta ossea sulla testa. Aveva centinaia di piccoli denti aguzzi per frantumare aghi di pino, ramoscelli legnosi e semi. Quando si usuravano, venivano sostituiti.

MAIASAURA


Regno: Animalia
Superordine: Dinosauria
Famiglia: Hadrosauridae
Comparsa: Cretaceo
Era un dinosauro erbivoro. Il suo nome significa “buona madre lucertola” perché con esso sono stati trovati nidi fossili con uova e cuccioli di varie età. Aveva il becco degli adrosauridi e una piccola cresta sopra gli occhi. Era lungo circa 9 m, mentre le uova erano grandi come quelle di struzzo. Dovevano quindi crescere molto in fretta. Viveva in branchi.

PROTOCERATOPS


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Il suo nome significa “primo muso fornito di corno”. Era un dinosauro erbivoro di piccole dimensioni (Lungo meno di 2 m e alto 1 m). Aveva una testa imponente, corazzata, con un becco a pappagallo. Era un quadrupede discretamente veloce. E’ l’antenato di tutti i Ceratopsidi. Forse vivevano in branchi o gruppi familiari.

VELOCIRAPTOR


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Era un carnivoro bipede piumato con una lunga coda e un artiglio ricurvo su ogni zampa posteriore, che usava nella caccia. Misurava circa 3 m di altezza ed era lungo 6 m. Il fossile più famoso è stato trovato in Mongolia: si tratta di uno scheletro fissato mentre sta combattendo con un PROTOCERATOPS.

STIRACOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Dinosauro erbivoro, il suo nome significa “lucertola fornita di punte”. Misurava 5,5 m di lunghezza ed era alto circa 2,5 m. Fa parte dei Ceratopi (famiglia di dinosauri con la testa corazzata). La sua vistosa testa serviva come deterrente contro potenziali predatori. Viveva in branchi.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI TYRANNOSAURUS REX


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
E’ stato il più grande carnivoro mai esistito: era lungo fino a 13 m e pesava fino a 7 tonnellate.  Camminava su due enormi zampe, ed utilizzava la coda lunga e possente per aiutarsi a bilanciare il peso. Non era molto veloce. Era un carnivoro opportunista, cioè mangiava sia prede vive, sia resti di animali morti.

ANCHILOSAURI


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Furono gli animali terrestri più corazzati di tutti i tempi. Questi erbivori raggiungevano i 7 metri di lunghezza, e per una protezione ottimale stavano accucciati a terra. Avevano spine taglienti ed appuntite ai lati dal corpo, e una coda che terminava con un osso, per difendersi. I denti non erano forti e potevano nutrirsi solo di piante. Avevano zampe ungulate.

QUETZALCOATLO

Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Comparsa: Cretaceo
E’ uno dei più grandi rettili volanti scoperti. Il nome deriva da una divinità Maia, Quetzalcóatl, che aveva l’aspetto di un serpente piumato. Aveva un’apertura alare di 18 metri, pari cioè a quella di un aeroplano. Aveva il collo molto lungo. Probabilmente poteva alzarsi in volo e planare, ma cacciava a terra, forse poggiando su tutte e quattro le zampe.

TRICERATOPO


Regno: Animalia
Classe: Reptilia
Superordine: Dinosauria
Comparsa: Cretaceo
Erano dinosauri molto ben attrezzati per la battaglia: avevano due corna, lunghe un metro, sopra ciascuno degli occhi, e se attaccati erano molto aggressivi. Avevano un becco corneo ed erano erbivori. Raggiungeva i 9 metri di lunghezza.

TILOSAURO


Regno: Animalia
Classe: Sauropsida
Comparsa: Cretaceo
Famiglia: Mosasauridae
Rettile marino estinto. Aveva corpo allungato, coda potente e grandi piedi palmati. I suoi denti potevano ricrescere, come quelli degli squali odierni. Aveva la mascella simile a quella dei serpenti di oggi, che poteva spalancare enormemente per ingoiare le prede.

DISEGNI DA COLORARE DINOSAURI E ALTRI RETTILI PREISTORICI

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi

Linee del tempo per la comparsa dei viventi tutorial: con strisce di carta colorata. Le linee del tempo possono  essere usate durante la narrazione della seconda fiaba cosmica, o per lo studio. I tutorial e le tabelle che seguono servono a realizzare linee del tempo per la comparsa dei viventi sulla Terra (dall’Adeano al Cenozoico) lunghe 1,8 metri, 4,6 metri, 9,24 metri o 60 metri. Possono essere preparate dai bambini.

Materiali utili per accompagnare le linee del tempo:

– modelli di pianeti del sistema solare: il tutorial per realizzare i modelli dei pianeti in scala, con la pasta di sale, è qui:

– cartellini coi nomi delle ere geologiche: puoi scaricarli e stamparli in formato pdf qui:

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi
Linea del tempo lunga 60 metri

Un esercizio montessoriano classico è quello dell’Orologio delle Ere,

ma soprattutto i bambini più piccoli possono trovare difficile fare il collegamento tra durata delle ere e quadrante. Un sistema di visualizzazione più efficace è quello di costuire un nastro (o una corda) del tempo utilizzando le proporzioni ere/ore per dividerlo. Ne ricaveremo una striscia lunga 60 metri.

             

Questo grafico mostra la stessa scala presentata nell’orologio delle ere:

Potete realizzare questa linea del tempo utilizzando del nastro, oppure incollando tra loro strisce di carta colorata, come ho fatto io:

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi
Corda del tempo lunga 9,24 metri

La scala è 1 cm = 5 milioni di anni. La linea del tempo comincia 4.600.000.000 di anni fa.

In questa tabella trovate le indicazioni di lunghezza e colore per ogni era geologica:

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi
Linea del tempo lunga 4,6 metri 

Scala: 1 cm = 10 milioni anni.

In questa tabella trovate le indicazioni di lunghezza e colore per ogni era geologica:

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi
Corda del tempo lunga 4,6 metri

Questa linea del tempo è simile alla precedente, ma più dettagliata. Questa è la tabella con le indicazioni di lunghezza e colore per ogni era geologica:

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi
Corda del tempo lunga 1,771 m + 14 m facoltativi per il Precambriano

Scala:
1 miliardo di anni = 3 m
100 milioni di anni = 30 cm
10 milioni di anni = 3 cm
1 milione di anni = 3 mm

Seguire la seguente tabella:

Linee del tempo di carta per la comparsa dei viventi

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI L’orologio delle ere geologiche si inserisce nel contesto della seconda grande lezione.

Il bordo nero dell’orologio rappresenta la linea del tempo, che l’orologio mostra semplicemente in un modo diverso.

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI Descrizione del materiale
Si tratta di un quadrante d’orologio diviso in dodici. Ogni frazione è di un colore particolare. I colori classici sono:
– Nero: assenza di vita (Adeano)
– Giallo: comparsa della vita (Archeano)
– Blu: la vita negli oceani (Proterozoico)
– Marrone: la terra e i rettili (Paleozoico)
– Verde: la vegetazione e la vita (Mesozoico)
– Rosso: il giungere di qualcosa di nuovo (Cenozoico)

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

Orologi delle ere pronti

Ho preparato due versioni leggermente diverse tra loro:

Orologio delle ere classico, dove si considera l’età della Terra di 3.000 milioni di anni. Un’ora equivale a 250 milioni di anni, un minuto equivale a circa 4 milioni di anni e un secondo a circa 70.000 anni. Non è il più accurato, ma è quello che permette ai bambini di calcolare facilmente la durata delle ere sull’orologio:

anche considerando, più correttamente, che l’età della Terra è di circa 4.600 milioni di anni, otteniamo lo stesso identico orologio. In questo caso un’ora equivale a 375 milioni di anni. E’ l’orologio che ho preparato, pronto per il download e la stampa:

Orologio delle ere doppio: è composto da due quadranti (0-12 e 12-24). Il primo è per il Precambriano (dalle 0 alle 12), il secondo per tutte le ere successive (dalle 12 alle 24). Troverete anche questo materiale, pronto per il download e la stampa, dopo le indicazioni per la presentazione:

Può essere molto utile aggiungere al materiale degli OROLOGI DELLE ERE GEOLOGICHE le TABELLE DELLE ERE GEOLOGICHE. Queste tabelle stimolano la ricerca e spesso i bambini desiderano usarle per creare dei propri orologi delle ere, facendo calcoli e utilizzando compasso e goniometro. Potete scaricarle qui: 

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

Presentazione dell’OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE ai bambini:

Quando presentiamo l’orologio delle ere geologiche per la prima volta, possiamo metterlo su un cavalletto, in modo che sia all’altezza degli occhi dei bambini. Le proporzioni presenti sulla linea del tempo sono le stesse presenti sull’orologio.

Ti ricordi quanti anni ha la Terra? Circa 4 miliardi e 600 milioni di anni. Lo abbiamo visto sulla nostra linea del tempo. Ora vogliamo rappresentare di nuovo tutto questo tempo, ma utilizzando questo orologio speciale. Prima di tutto vediamo se questo è davvero come il quadrante di un orologio. (Mostrare un orologio)

Sul quadrante dell’orologio si vedono dodici ore. Però questo è un orologio molto speciale, perché rappresenta l’età della Terra, e la Terra non ha dodici ore di vita, ma 4.600.000.000 anni.

Con l’orologio normale contiamo le ore del giorno, con questo orologio contiamo tutta la vita della Terra divisa in dodici  (come le ore) e in sessanta (come i minuti). Così nell’orologio speciale un’ora è lunga 375 milioni di anni, e  un minuto è lungo 6.250.000 di anni.  Per  facilitare i conti, siccome 375 è quasi 400, possiamo contiamo le ore della Terra, ma invece di contare 1, 2, 3 ecc… contiamo 400 milioni, 800 milioni, 1 miliardo e 200 milioni…

Questo orologio rappresenta l’età della Terra. È la durata della Terra. Il nostro pianeta ha vissuto varie fasi. Torniamo a quando nacque (indichiamo l’Adeano sull’orologio). Qui è quando la Terra era un piccolo globo di luce e calore che girava nello spazio e lentamente si raffreddava (tracciare col dito l’arco nero).

Quando si è raffreddata abbastanza, si è formata la crosta terrestre: la Terra aveva allora già un miliardo di anni, e si preparava ad entrare in una nuova fase. Ti ricordi? Ci furono grandi piogge, e si formarono gli oceani, le rocce e i vulcani. Si formarono i fiumi e i mari. Via via si accumularono strati di materiali rocciosi, e questo è durato per lunghissimo tempo. Poi, a un certo punto, apparve la vita. Non sappiamo dove esattamente, ma sappiamo che in questo grande arco di tempo giallo (l’Adeano) apparve la vita. I fiumi e i vulcani continuarono a trasportare strati su strati di roccia, e si formarono anche le montagne. (tracciare col dito tutto l’arco giallo). Quando le prime forme di vita si manifestarono, la Terra aveva già più di 3 miliardi di anni: comparvero i cianobatteri, che riempirono di ossigeno l’aria e l’acqua (tracciare col dito l’arco giallo).

Nel periodo che segue, questo spicchio azzurro, appaiono tantissime forme di vita nuove: alghe e molti invertebrati marini, tra cui vermi e meduse. Siamo arrivati a 300 milioni di anni fa, e sull’orologio siamo già oltre le 10.00 (tracciare col dito l’arco azzurro).

Arrivati qui siamo nel Paleozoico, e appaiono nei mari brachiopodi, coralli, spugne, molti artropodi tra cui i trilobiti, e molti cefalopodi con conchiglia; in seguito arrivano i pesci. Sulla terraferma appaiono le prime piante simili a licheni, poi le prime piante vascolari e infine i grandi alberi. Arrivano gli insetti, poi gli anfibi e infine i primi rettili. L’orologio ha superato le 11.00

Arrivati qui siamo nel Mesozoico, quando i dinosauri dominavano la Terra, c’era una vegetazione ricchissima con pini e cipressi, ma compaiono anche le piante da fiore. A questo punto siamo arrivati a 65 milioni di anni fa, e quando il Mesozoico termina il nostro orologio segna già le 11.45.

Entriamo nel Cenozoico, dove a dominare non sono più i rettili, ma i mammiferi. Abbondano uccelli e piante da fiore, ed ora l’orologio indica le 11.59 e 45 secondi. Mancano solo 15 secondi per arrivare ad oggi! Si tratta di un periodo piccolissimo, che non possiamo indicare precisamente sull’orologio, (contiamo i 15 secondi a voce alta) ma è qui che troviamo una nuova creatura: l’essere umano. Si formano ripetutamente enormi lastre di ghiaccio che coprono la Terra, si sciolgono, coprono di nuovo la Terra, e di nuovo si sciolgono. Ma in quanto tempo? Tutto in questi 15 secondi!

E nell’ultimo decimo di secondo dell’orologio della Terra, c’è tutto il progresso fatto dagli esseri umani, che hanno iniziato a studiare la Terra, l’Universo, se stessi; che attraversano oceani e continenti; che volano nei cieli con gli aeroplani.

L’orologio segna le 12 e non conosciamo il resto, perché il resto è il futuro.

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

Note sulla lezione

I bambini non devono obbligatoriamente conoscere tutti i nomi delle ere geologiche, possono anche soltanto farsi l’immagine di periodi in cui non c’era vita, e periodi in cui la vita è comparsa sulla Terra, però noi non ignoriamo che questi nomi esistano, e li usiamo nel modo più naturale possibile.

Infine mostriamo ai bambini il materiale che accompagna l’orologio delle ere geologiche:

  • le tabelle, che mostrano le ere geologiche in ore e le ere geologiche in minuti e secondi.
  • l’orologio mobile, composto da un quadrante vuoto, gli spicchi (da comporre al suo interno), e le relative etichette.
  • i bambini, poi, possono confrontare l’orologio delle ere con la linea del tempo della comparsa dei viventi.

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE – prima versione

Per la presentazione e la consultazione:
– orologio delle ere geologiche
– legenda
– cartellini delle ere


– frecce descrittive con triangoli colorati

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI
Materiale per l’esercizio individuale (orologio delle ere mobile):
– orologio bianco su cui comporre gli elementi
– spicchi colorati da ritagliare

– (i cartellini sono gli stessi)
– frecce descrittive con triangoli bianchi
– triangoli colorati da aggiungere alle frecce descrittive.

puoi scaricare tutto questo materiale qui:

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE – seconda versione

Primo quadrante:
– orologio delle ere
– legenda
– cartellini
– frecce descrittive con triangoli colorati

Secondo quadrante:
– orologio delle ere
– legenda
– cartellini
– frecce descrittive con triangoli colorati

Primo quadrante, materiale per l’esercizio individuale (orologio delle ere mobile):
– orologio bianco su cui comporre gli elementi
– spicchi colorati da ritagliare
– (i cartellini sono gli stessi)
– frecce descrittive con triangoli bianchi
– triangoli colorati da aggiungere alle frecce descrittive.

Secondo quadrante, materiale per l’esercizio individuale (orologio delle ere mobile):
– orologio bianco su cui comporre gli elementi
– spicchi colorati da ritagliare
– (i cartellini sono gli stessi)
– frecce descrittive con triangoli bianchi
– triangoli colorati da aggiungere alle frecce descrittive.

puoi scaricare tutto questo materiale qui:

OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE MONTESSORI

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA utili per la preparazione della seconda grande lezione Montessori:

– la TABELLA 1 è abbastanza dettagliata, contiene l’indicazione di Eone, Era, Periodo, tempo espresso in milioni di anni fa, e gli eventi biologici più importanti. L’ordine seguito è dal più recente al più antico. E’ scaricabile in bianco e nero, e a colori;

– la TABELLA 2  mostra eoni, ere e periodi dai più recenti ai più antichi. Ogni rettangolo, numero o lettera rappresenta 1 milione di anni;

– la TABELLA 3 mostra le ere geologiche, il tempo espresso in milioni di anni fa, gli eventi più significativi, e il tempo espresso su scala del calendario e delle ore del giorno. E’ una tabella utile sia per preparare carte in tre parti, sia per preparare linee del tempo e orologi delle ere geologiche;

– la TABELLA 4 mostra alcuni degli eventi più significati della comparsa della vita sulla Terra, e il tempo espresso su scala delle ore del giorno (con quadranti);

– la TABELLA 5  mostra alcuni degli eventi più significativi della storia della comparsa dei viventi sulla Terra, e il tempo espresso su scala dei giorni dell’anno (con fogli di calendario);

– la TABELLA 6 è la tabella più dettagliata, ed è molto utile per preparare le carte in tre parti per la linea del tempo e altri cartelloni murali.

– la TABELLA 7 è un riassunto della tabella 6.

Tutte le tabelle sono preparate nei colori usati per l’OROLOGIO DELLE ERE GEOLOGICHE, e cioè:
– Nero: assenza di vita (Archeano)
– Giallo: comparsa della vita (Adeano)
– Blu: l’acqua (Proterozoico)
– Marrone: la terra (Proteozoico)
– Verde: la vegetazione e la vita (Mesozoico)
– Rosso: il giungere di qualcosa di nuovo (Cenozoico).

Puoi scaricarle qui:

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 1

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TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 2

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 3

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 4

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 5

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 6

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

TABELLA 7

TABELLE DELLA COMPARSA DEI VIVENTI SULLA TERRA

Le nomenclature Montessori per bambini dopo i sei anni

Le nomenclature Montessori per bambini dopo i sei anni hanno caratteristiche e funzioni diverse da quelle usate nella scuola d’infanzia.

Le carte delle nomenclature Montessori in tre parti, per i bambini dai 3 ai 6 anni, sono costituite da:

  • Una carta che contiene l’immagine e la parola che la nomina
  • Una carta muta (solo immagine)
  • Il cartellino della parola

Avevo già parlato delle carte delle nomenclature per la scuola d’infanzia qui:

Il bambino deve quindi semplicemente abbinare l’immagine alla parola ed utilizzare le carte complete come guida, e per controllare il proprio lavoro.

Le carte in tre parti, o carte delle nomenclature, si utilizzano per imparare i nomi di oggetti o di parti di oggetti.

Questo è un esempio di carte delle nomenclature usate coi bambini da 3 a  6 anni.

Le carte delle nomenclature, dunque, servono ad assegnare i nomi alle cose, e sono spesso utilizzate per la costruzione del vocabolario comune e del vocabolario tecnico relativo alle varie aree disciplinari. La semplicità di questo materiale è evidente; resta da sottolineare che contengono la possibilità di autocontrollo dell’errore, che permette al bambino di lavorare senza interferenze da parte dell’insegnante.

Le nomenclature Montessori per bambini dopo i sei anni

Tradizionalmente, per creare le schede delle nomenclature si utilizzavano esclusivamente disegni fatti a mano. Oggi invece, si preferisce usare disegni semplici e stilizzati nelle carte che servono a nominare le parti di un oggetto (ad esempio le parti del vulcano), mentre si utilizzano sempre più fotografie a colori o in bianco e nero per altri tipi di nomenclature, ad esempio per classificare i tipi di piante da fiore. Le fotografie aiutano i bambini a riconoscere gli oggetti studiati nell’ambiente circostante, mentre le immagini stilizzate rendono più facile ai bambini isolare le parti importanti dell’immagine, senza essere distratti da sfondi e altri particolari.

Ci sono poi le carte dei comandi, che sono carte che servono a dar seguito e ad approfondire i contenuti presentati durante le lezioni. I bambini lavorano con questo tipo di carte per mettere in pratica ciò che hanno imparato: come suggerisce il nome stesso, le carte dei comandi invitano i bambini a fare qualcosa usando quello che hanno imparato, dimostrando così di avere padronanza di determinati concetti. Le carte dei comandi, per i bambini fino ai 6 anni, vengono usate come esercizi di lettura: il bambino legge una carta che gli indica di fare una certa cosa, ed il fatto che la faccia ci mostra che ha compreso ciò che ha letto. Esempi di carte dei comandi per la scuola d’infanzia possono essere di questo tipo:

  • portami una matita rossa
  • soffiati il naso
  • stendi un tappeto
  • toccati il gomito destro con il pollice sinistro.

Le carte Montessori in tre parti per i bambini dopo i 6 anni, sono invece composte da:

  • Una carta che contiene un’immagine
  • Un cartellino che contiene la parola o le parole che nominano l’immagine
  • Una carta che contiene la definizione di ciò che è mostrato nell’immagine

Per il controllo dell’errore e la guida, si possono utilizzare o una carta che contiene immagine, nome e definizione, oppure un libretto che raccoglie nomi, immagini e definizioni di tutto il set di carte con cui si lavora.

Il lavoro con questo tipo di carte non è quello di abbinare semplicemente le parole alle immagini, ma è di imparare e cercare le informazioni, padroneggiarle, e trarne stimolo per approfondimenti e ricerche.

Quello dell’abbinare le carte tra loro è solo un obiettivo intermedio.

Con queste carte si possono organizzare anche giochi tipo memory, dove lo scopo però non sarà quello di ricordare la posizione delle carte voltate, ma quello di stimolare l’interesse dei bambini verso il materiale.

Quando si preparano le carte delle nomenclature, si lavora per set, cioè attorno ad argomenti specifici, preparando le carte in tre parti ed il libretto guida. Questo libretto è anche il modello che il bambino userà per creare il proprio quaderno delle definizioni.

Alle elementari, le carte delle nomenclature vengono usate dopo che il bambino ha seguito una lezione su un concetto particolare. Ad esempio, dopo la prima grande lezione, il bambino vorrà saperne di più sui vulcani; quindi metteremo, tra i materiali per la geografia, le carte delle nomenclature sulle parti del vulcano.

Le carte in tre parti sono uno tra i materiali di lavoro che più caratterizzano una scuola elementare montessoriana, e che più la differenziano dalle altre scuole. Invece di utilizzare libri di testo e schede fisse da compilare, i bambini che utilizzano le carte in tre parti devono impegnarsi attivamente nel materiale. Sono esteticamente belle, ed incoraggiano l’apprendimento dei concetti, piuttosto che dirigere le energie verso il correre dietro ad un risultato, come avviene con l’uso delle schede.

Le carte dei comandi dopo i sei anni servono a promuovere le capacità di pensiero e di applicazione dei contenuti appresi.

Ad esempio, le carte dei comandi per la zoologia possono contenere comandi di questo genere:

  • Confronta un animale col cuore con tre camere con uno col cuore con quattro camere
  • Etichetta i diversi tipi di sistemi digestivi.

Oppure, per la geografia:

  • Prevedi cosa accadrebbe se la calotta polare si sciogliesse.

Le carte dei comandi, dunque, offrono ai bambini un modo di applicare e ampliare le loro conoscenze in modi sempre nuovi ed interessanti, che consente loro di interiorizzare le conoscenze e memorizzarle nella memoria a lungo termine. Le proposte possono essere varie e individualizzate in base agli interessi dei bambini, e questo rende l’apprendimento più significativo per ogni bambino.

Nel preparare queste carte, tenete a mente tutta la gamma di argomenti che è possibile includere. Le carte dei comandi incoraggiano i bambini ad esplorare liberamente il piano di studi ed il mondo circostante.

Trovi tutte le carte Montessori delle nomenclature e dei comandi pubblicate, e pronte per il download e la stampa qui.

Tutti i materiali Montessori stampabili qui.


Le nomenclature Montessori per bambini dopo i sei anni

La prima grande lezione Montessori

La prima grande lezione Montessori

Il primo giorno di scuola, i bambini ascoltano la fiaba cosmica che è la base della grande lezione sulle origini dell’Universo. Come già anticipato qui, 

il complesso svolgersi della grande lezione prosegue con dimostrazioni, ricerche, esperimenti, attività artistiche e manuali, toccando nel corso degli anni varie materie ed argomenti di studio: Astronomia, Meteorologia, Chimica, Fisica, Geologia, Geografia. Tutto il piano è inquadrato nella grande cornice dell’Educazione Cosmica.

Questo articolo contiene:

narrazione breve della prima fiaba cosmica;
prima versione della grande lezione Montessori: questa versione si basa sul testo originale rielaborato in chiave laica, con l’aggiunta di indicazioni per la presentazione, le carte delle immagini (scaricabili in pdf) e le indicazioni per le dimostrazioni scientifiche che accompagnano la narrazione;
Il Dio senza mani: testo della fiaba cosmica originale di Maria Montessori;
terza versione della grande lezione Montessori: questa versione è più estesa e contiene dimostrazioni, esperimenti scientifici e riferimenti alla chimica ed alla fisica. Include la tavola periodica degli elementi (in versione illustrata e semplificata) e numerose immagini dell’Universo;
testo per recita sulla nascita dell’Universo, con indicazioni per vari lavori artistici e manuali di accompagnamento;

La prima grande lezione Montessori – Spunti di lavoro per i giorni seguenti:
ricerca: lezione esempio per avviare il lavoro di ricerca e set di carte questionario per le ricerche;
lezioni chiave: materiali pronti e links per ogni argomento (20 argomenti)
– carte tematiche:
11 set di carte tematiche in tre parti per il linguaggio;
– vari set di carte guida per esperimenti scientifici legati alla prima grande lezione;
– vari set di carte guida per lavori artistici e manuali legati alla prima grande lezione;

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo

NARRAZIONE BREVE DELLA PRIMA FIABA COSMICA

All’inizio della storia dell’Universo, nella notte dei secoli, c’era solo il nulla, il buio cosmico totale. Un buio immenso e assoluto, senza possibilità di luce. In questo immenso buio apparve un puntino. Era un puntino di luce, pieno di energia e di calore. Il calore si manifestò così potente, che le sostanze che noi ora conosciamo come oro, ferro, roccia, acqua, ecc… erano inconsistenti come l’aria, erano gas.

In questo calore, in questa luce, c’era tutto e c’era niente: era una nube di luce e calore e intorno c’era lo spazio vuoto e freddo, il freddo cosmico inconcepibile. Questa nube di luce  e calore cominciò a muoversi nello spazio, espandendosi, e nell’espandersi lasciava cadere piccole gocce di luce. Quelle gocce formarono le stelle. Le gocce, vagando nello spazio in forma ordinata e compatta, crearono una spirale che era in movimento perpetuo e in espansione. C’era, e c’è ancora, la lotta tra la forza d’attrazione e la forza d’espansione, che ha creato l’equilibrio perfetto. Una delle tante gocce di luce sparse nell’Universo è il nostro sole. I corpi celesti che ruotano incessantemente intorno al sole, sono tenuti insieme dalla forza di attrazione gravitazionale. La Terra, il nostro pianeta, fa parte del sistema solare, ed era anch’essa una goccia di luce piccolissima, migliaia di volte più piccola del sole. La Terra ruota intorno al sole e muovendosi gira su se stessa ad una velocità sempre uguale.

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo

Prima versione

Questa è una versione modificata della fiaba originale di Maria Montessori “Il Dio senza mani”, la prima grande storia raccontata ai bambini della sua scuola elementare. Conserva il linguaggio originale, ma adattando i termini ed i riferimenti alla religione cattolica con altre di respiro più ampio, dando al racconto un tono laico.

La prima grande lezione Montessori – Materiale:

– Disponete su un tappeto i seguenti oggetti, in questo ordine:

  1. un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 1 (forza di attrazione) contenente: una ciotolina di pezzetti di carta o coriandoli, una brocca piena d’acqua e una ciotola che presenti una superficie ampia
  2. un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 2 (modello di liquidi) contenente: un vaso trasparente e una ciotola di perle o biglie
  3. un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 3 (stati della materia e calore) contenente: 3 piatti di metallo, una fonte di calore, ghiaccio, filo di stagno per saldature, un oggetto di ferro (ad esempio un chiodo)
  4. un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 4 (il peso dei liquidi) contenente: un bicchiere trasparente riempito con acqua colorata di blu, una ciotola di miele e una d’olio e una brocca o un bicchiere più grande per mescolarli
  5. un vulcano, coperto molto bene con un panno nero, già riempito con bicarbonato di sodio e colorante in polvere rosso, e una brocca piena di aceto mescolato ad un po’ di sapone per piatti. (vedi tutorial qui: vulcano in eruzione)

– Carte illustrate da tenere a portata di mano su di un vassoio, o da inserire secondo lo schema della narrazione tra gli oggetti messi sul tappeto, voltate, da mostrare durante la narrazione.

  1. Immagine che mostra la differenza di dimensioni tra Sole e Terra
  2. Immagine della danza degli elementi
  3. Immagine della Terra formata da vulcani e nubi
  4. Immagine della Terra formata da vulcani ed acqua

 La prima grande lezione Montessori – il set completo qui:

La prima grande lezione Montessori – Istruzioni per le dimostrazioni

  • DIMOSTRAZIONE 1 (forza di attrazione): riempire la ciotola con l’acqua, attendere che si fermi, quindi sparpagliare i pezzetti di carta sulla superficie dell’acqua ed osservare
  • DIMOSTRAZIONE 2 (Modello di liquido): versare le biglie nel vaso e scuoterlo per far scivolare le sfere le une sulle altre e osservare
  • DIMOSTRAZIONE 3 (Stati della materia e calore): 3 piatti di metallo, una fonte di calore, ghiaccio, filo di stagno per saldature, un oggetto di ferro (ad esempio un chiodo)
  • DIMOSTRAZIONE 4 (il peso dei liquidi): ho qui 3 liquidi di peso diverso. Verso l’acqua colorata, poi il miele e vedo come scende sul fondo. Verso l’olio e lo vedo galleggiare. Questa è la forza fisica che esercita il peso. Posso agitare questa miscela, e prima della fine della giornata si sarà sistemata di nuovo con la più pesante in basso e il più leggero in alto. I liquidi si distribuiscono a strati in base al loro peso.

La prima grande lezione Montessori
La nascita dell’Universo

Molto prima che i nostri antenati abbiano potuto guardare il cielo per la prima volta, prima che l’uomo stesso sia esistito sulla terra, prima che sia esistita la terra, prima che sia esistito il sole, prima che sia esistita la luna, e molto prima che tutte le stelle luminose siano arrivate a brillare nel cielo, ci fu un grande nulla, il vuoto.  C’era solo il caos, e le tenebre coprivano questo abisso: un’immensità di spazio, senza inizio e senza fine, indescrivibilmente buio e freddo. Chi può immaginare tutta questa immensità, tutta questa oscurità, tutto questo freddo? Quando noi pensiamo al buio, pensiamo alla notte, ma la nostra notte è luminosa come il sole di mezzogiorno, confrontata a quella prima oscurità. Quando pensiamo al freddo, pensiamo al ghiaccio. Ma il ghiaccio è caldo, se lo confrontiamo col freddo dello spazio che ci separa dalle stelle…

All’improvviso, in questo vuoto incommensurabile di freddo e oscurità, apparve per la prima volta la luce: fu qualcosa di simile a una grandissima nube di fuoco, che comprendeva in sé tutte le stelle che sono in cielo. L’intero universo era in quella nuvola, e tra le stelle più piccole, c’era anche il nostro mondo.  A dire la verità non si trattava ancora di stelle: nel tempo di cui stiamo parlando esistevano soltanto la luce e il calore.  E questo calore era così intenso, che tutte le sostanze che conosciamo – il ferro, l’oro, la terra, le pietre, l’acqua – esistevano come gas ed erano inconsistenti come l’aria. Tutte queste sostanze, tutti i materiali di cui sono composti la terra, e le stelle, e perfino voi ed io, erano fusi insieme in un vasto e fiammeggiante ammasso che aveva una luce ed un calore così intensi, che al confronto il nostro sole sembra un pezzo di ghiaccio.

Questa nube gassosa ardeva nel gelido nulla, troppo grande da immaginare, ma infinitamente più vasto della nube. La massa di fuoco era poco più grande di una goccia d’acqua nell’oceano dello spazio, ma questa goccia conteneva in sé la terra e tutte le stelle. Poiché la nube ardente si muoveva nello spazio, piccole gocce cominciarono a staccarsi da essa, come quando teniamo in mano un bicchiere d’acqua e lo facciamo oscillare, e vediamo che dall’acqua si staccano delle gocce e volano via.

Le innumerevoli schiere di stelle che vediamo brillare nel cielo notturno, sono come queste piccole gocce, ma mentre le gocce d’acqua che si staccano dal bicchiere cadono, le stelle sono in continuo movimento nello spazio e non si incontrano mai. Esse sono a milioni di chilometri l’una dall’altra. Alcune stelle sono così lontane da noi, che la loro luce impiega milioni di anni per raggiungerci.

Sapete quanto velocemente viaggia la luce? (Dare ai bambini il tempo di fare le loro ipotesi.) 100 chilometri all’ora? 200? 1000? No, è molto più veloce. La luce viaggia alla velocità di 300.000 chilometri, ma non all’ora… al secondo! Immaginate quanto è veloce! Viaggiare a 300.000 chilometri al secondo, significa che in un secondo potremmo fare sette volte il giro intorno al mondo. E sapete quanto è grande il mondo? 40.000 chilometri. Se dovessimo guidare a 100 chilometri all’ora, tutto il giorno e tutta la notte, senza mai fermarci, impiegheremmo più di dieci giorni per coprire quella distanza. Eppure la luce la copre sette volte in un secondo. Schiocchi le dita, e la luce ha già fatto sette volte il giro del mondo.

Ora, riuscite ad immaginare quanto lontane possono essere le stelle, se la loro luce impiega un milione di anni per raggiungerci? E pensate che ci sono così tante stelle in cielo, che gli scienziati hanno calcolato che se ognuna fosse un granello di sabbia, e se le mettessimo tutte insieme, il loro numero sarebbe superiore al numero di granelli di sabbia di tutte le spiagge del nostro pianeta messe insieme.

Una di queste stelle, uno di questi granelli di sabbia tra quelle migliaia di miliardi di granelli di sabbia, è il nostro Sole, e una milionesima parte di questo granello è la nostra Terra. Un granello invisibile del nulla.

Ora voi potreste pensare che il sole non è poi così grande, ma considerate che è lontanissimo da noi. La luce del sole impiega circa 8 minuti per raggiungere la terra, e se dovessimo percorrere la distanza dalla terra al sole a 100 chilometri all’ora impiegheremmo circa 106 anni. Così il sole, essendo tanto lontano da noi può apparirci piccolo, mentre in realtà è un milione di volte più grande della terra: è così grande che una delle sue fiamme potrebbe contenere 22 volte la terra. (Mostrare ai bambini la carta 1:  differenza di dimensioni tra Sole e Terra).

Quando quella prima forza di calore e di luce si è manifestata, ogni particella contenuta nella nube era troppo piccola per poter diventare materia. Queste piccole particelle erano come il fumo, come il vapore, così l’universo cominciò a dettare le sue leggi. Per la prima legge quando le particelle si raffreddano si devono avvicinare le une alle altre, così da occupare meno spazio.

Le particelle, allora come oggi, obbediscono alle leggi dell’universo, così molto lentamente, un pezzetto alla volta, la nube ardente cominciò a raffreddarsi ed a muoversi più lentamente nello spazio. Le particelle continuarono ad avvicinarsi e ad aggregarsi tra di loro, occupando sempre meno spazio, e pian piano assunsero diversi stati, che l’uomo ha chiamato gassoso, liquido e solido. Tutti sappiamo cosa vuol dire solido, o liquido, o gas: questa differenza dipendeva da quanto le particelle erano riuscite a raffreddarsi e ad avvicinarsi tra loro.

Ma c’erano altre leggi alle quali le particelle obbedivano, e così anche oggi: ognuna di loro provava un amore particolare per alcune particelle, e una fortissima antipatia per alcune altre. Così capitò che alcune si attraevano ed altre si respingevano, proprio come avviene agli esseri umani. Fu così che le particelle formarono gruppi diversi. (DIMOSTRAZIONE 1 sulla forza di attrazione).

Osservate come alcuni pezzi di carta si attraggono, mentre altri si allontanano l’uno dall’altro. E’ proprio in questo modo che le particelle si combinarono tra loro in modo diverso, formando elementi diversi.

Allo stato solido, le particelle si aggrappano così strettamente le une alle altre, che separarle è quasi impossibile. Esse formano un corpo che non modifica la sua forma, a meno che non applichiamo una forza su di esso. Se rompiamo una sostanza solida, i vari pezzi che otteniamo contengono le particelle aggrappate tra loro allo stesso modo in cui lo erano prima. Se ad esempio stacchiamo un frammento da una roccia, sia la roccia sia il frammento saranno di roccia. E questa è la legge che vale per i solidi.

Per i liquidi, l’universo stabilì leggi diverse, che dicono alle loro particelle: “Nei liquidi dovete stare unite, ma non troppo vicine le une alle altre, così sarete libere di muovervi e scorrere, e insieme non avrete una forma fissa. Insieme fluirete e vi diffonderete, riempiendo ogni vuoto, ogni fessura che incontrate nel vostro percorso. E avrete la forza di spingere verso il basso e verso i lati, ma non verso l’alto”.   Ecco perché ancora oggi noi possiamo mettere le mani nell’acqua, ma non possiamo metterle nella roccia. (DIMOSTRAZIONE 2: modello di un liquido).

E per i gas, la legge fu questa: “Le vostre particelle non saranno del tutto aggrappate tra loro e potranno sempre muoversi liberamente in tutte le direzioni”.

Le particelle non diventarono sostanze solide liquide o gassose tutte nello stesso momento. A seconda della temperatura, alcuni gruppi di particelle si aggregavano, mentre altre stavano ad aspettare una temperatura più bassa per farlo. (DIMOSTRAZIONE 3: stati della materia e calore)

 “Vieni è meraviglioso!” dicevano le particelle le une alle altre. “Se diventiamo calde ci allarghiamo, e ci allarghiamo ancora, diventiamo leggere e voliamo verso l’alto. Se ci raffreddiamo, diventiamo compatte e ci tuffiamo di nuovo giù!” E così facevano: quando si scaldavano salivano verso l’alto come le bollicine nell’acqua minerale, e quando si raffreddavano cadevano come granelli di sabbia che affondano nello stagno, rispondendo alle leggi dell’universo. (Mostrare ai bambini la carta 2:  la danza degli elementi)

E grazie alla loro obbedienza, la Terra gradualmente si trasformò da una palla di fuoco, al pianeta che abitiamo. Queste particelle, che sono così piccole che è impossibile vederle o anche solo immaginarle, erano così numerose ed hanno lavorato così bene insieme, che hanno prodotto il mondo.  La loro danza è proseguita per centinaia, migliaia, milioni di anni. Infine, le particelle si stabilizzarono, e una dopo l’altra presero riposo. Alcuni gruppi di fermarono allo stato liquido, altri allo stato solido. Quelli che provavano attrazione reciproca si univano a formare nuove sostanze. Le sostanze più pesanti si andarono a depositare vicino al cuore della Terra, e quelle più leggere si misero a galleggiare sopra di esse, come l’olio che galleggia sull’acqua. (DIMOSTRAZIONE 4: il peso dei liquidi)

Sulla loro superficie si formò una sottile pellicola, simile a quella che si forma facendo bollire il latte e lasciandolo poi raffreddare. La Terra, con questa nuova pelle, aveva assunto una forma, però gli elementi che si trovavano al di sotto di essa erano ancora molto caldi, e si sentivano intrappolati. Volevano Uscire. E d’altra parte, cosa altro potevano desiderare? In fondo stavano solo obbedendo, come sempre, alla legge dell’Universo, che aveva stabilito per loro: “Quando vi scalderete, vi espanderete”. Ma sotto la pelle che avvolgeva la Terra, mancava lo spazio per espandersi, e cominciarono a premere e premere, finchè si fecero varco tra eslosioni di immensa potenza, bucando la pellicola esterna. (Vulcano)

L’acqua che si era formata sulla superficie della Terra si trasformò in vapore e cominciò a salire verso l’alto. La massa incandescente che premeva sotto la pellicola superficiale esplose dal centro della terra, trasportando con sé immense nuvole di cenere. Un velo di gas, cenere e minerali avvolse completamente la Terra. Sembrava quasi che il nostro pianeta volesse impedire al Sole di vedere quello che stava combinando. (Mostrare ai bambini la carta 3:  vulcani e nubi)

Quando le esplosioni cessarono, tutti gli elementi ripresero pian piano a raffreddarsi. Così i gas divennero liquidi, e i liquidi divennero solidi. La Terra, nel raffreddarsi, era diventata molto più piccola e si era fatta rugosa come una vecchia mela lasciata nella credenza: le pieghe erano le montagne, e i solchi gli oceani.  Infatti le rocce, raffreddandosi, precipitarono per prime dalla nube che avvolgeva la terra, mentre l’acqua arrivò dopo, cadendo e riempiendo ogni spazio vuoto che trovava sul suo cammino. Piovve e piovve per lunghissimo tempo, ed è così che si formarono gli Oceani. Sopra all’acqua ed alle rocce rimase sospesa l’aria. La nube scura era scomparsa. (Mostrare ai bambini la carta 4:  vulcani e acqua).

Quando la nube scura si dileguò, il sole fu di nuovo in gradi di sorridere alla sua bella figlia, la Terra, e vide rocce, acqua ed aria.

I solidi, i liquidi ed i gas, oggi, come ieri, come milioni di anni fa, obbediscono alle leggi dell’Universo, nello stesso modo. La Terra gira intorno su se stessa e danza intorno al Sole. E oggi, come milioni di anni fa, la Terra e tutti gli elementi ed i composti che la formano, assolvono i loro compiti. Anche se ogni elemento è unico e diverso dall’altro, sono tutti collegati l’uno all’altro, e noi siamo collegati a loro.

Gli elementi, le rocce, gli alberi, l’acqua, l’aria e noi, esseri umani, siamo tutti fatti di stelle, costruiti con quel materiale che si staccò dalla prima grande nube di luce e calore che cominciò a vagare nel gelido vuoto.

Il cosmo è dentro di noi, di noi che eravamo Uno all’alba dell’Universo. E anche noi, come tutto, obbediamo alle sue leggi e svolgiamo in nostro compito, che è quello di essere il mezzo che l’Universo ha di conoscere se stesso.

Guardiamo con umiltà al fiume ed alle nuvole, alle montagne e agli alberi. Guardiamo con gratitudine al cielo, e diciamo: “Grazie. Siamo tutti unici e tutti figli allo stesso modo della terra e del cielo. Siamo tutti simili, tutti rari e preziosi. Grazie”.

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo

Il Dio senza mani – Versione originale

Così come è scritta, la versione originale presenta una netta prospettiva giudaico-cristiana. Se non è la vostra prospettiva, come già detto, o se nel vostro gruppo di bambini convivono studenti provenienti da famiglie atee o Hindu, Shinto, Testimoni di Geova, Musulmane, o di qualsiasi altra fede, a mio parere, si può utilizzare la versione data sopra, o sostituire la parola ‘Dio’ con la parola ‘vita’ o ‘ forza della Vita’, o ‘Legge dell’Universo’, senza nulla togliere alla lezione. Ribadito questo, per noi adulti, può valere la pena  conoscere anche questa versione per il suo valore di documento storico.  Mario Montessori ha condiviso questa storia, pubblicata nella rivista dell’AMI del dicembre 1958, presentandola come racconto da fare ai bambini, in una sola seduta, entro la prima settimana di arrivo degli studenti nelle classi elementari.

Fin dall’inizio, gli esseri umani erano a conoscenza del’esistenza di Dio. Potevano sentirlo, ma non potevano vederlo, e da sempre si sono chiesti, nelle loro diverse lingue, chi fosse e dove si trovava. Domandavano ai loro saggi: “Chi è Dio?”. E i saggi rispondevano: “E’ il più perfetto degli esseri”.
“Ma che aspetto ha? Ha un corpo come noi?”.
“No, non ha un corpo. Non ha occhi per vedere, non ha mani per lavorare, non ha piedi per camminare, ma vede e sa tutto, anche i nostri pensieri più segreti”.
“E dove sta?”
“Sta in cielo e sulla Terra. Egli è ovunque”.
“E cosa può fare?”
“Ciò che vuole”
“Ma cosa ha fatto, effettivamente?”

“Ciò che ha fatto, è tutto ciò che è accaduto. Egli è il Creatore e il Maestro che ha fatto tutto, e tutto ciò che ha fatto obbedisce alla sua volontà. Egli si prende cura di tutti e a tutti provvede, e mantiene la sua creazione in ordine ed armonia. In principio c’era solo Dio. E dal momento che completamente perfetto e completamente felice, non c’era nulla di cui avesse bisogno. Eppure, per sua bontà, decise di creare e di porre in essere tutto ciò che è visibile e tutto ciò che è invisibile. Uno dopo l’altro fece la luce, le stelle, il cielo e la terra, con le sue piante ed i suoi animali. Per ultimo fece l’uomo. L’uomo, come gli animali, è stato fatto con sostanze della terra, ma Dio lo ha reso diverso dagli animali e simile a se stesso, perché gli respirò dentro un’anima immortale”.

A questa risposta, molti pensarono che questo racconto fosse solo una fantasia dei saggi. “Come potrebbe, qualcuno che non ha occhi e non ha mani, fare le cose? Se è uno spiroto che non può essere visto, o toccato, o sentito, come può aver fatto le stelle che brillano in cielo, il mare che è sempre in moto, il sole, le montagne e il vento? Come può uno spirito creare gli uccelli e i pesci e gli alberi, i fiori e il profumo che diffondono intorno a loro? Forse sarebbe stato in grado di fare le cose invisibili, questo si, ma come può aver creato il mondo visibile? Certo, è una bella storia, ma come fanno i saggi a dire che è ovunque e vede dentro di noi? Dicono che è il Maestro a cui tutto e tutti obbediscono, ma perché dovremmo crederci? Se noi che abbiamo le mani non siamo in grado di fare queste cose, come potrebbe esserci riuscito qualcuno che non le ha? E come possiamo credere che gli animali, le piante o i sassi obbediscono a Dio? Gli animali selvatici non fanno quello che si chiede loro, come possono essere obbedienti a Dio? E come possono i venti, il mare, le montagne? Possiamo gridare e urlare e agitare le braccia verso di loro, ma loro non ci possono sentire, non sono vivi e non possono obbedirgli. Dio c’è e basta.”
Sembra davvero che Dio ci sia e basta. A noi che abbiamo le mani, ma non possiamo fare le cose che fa lui, può sembrare che ci sia e basta. Ma come vedrete, tutte le cose che esistono, che abbiano vita o meno, e anche se non fanno nulla a parte esserci, obbediscono alla volontà di Dio. Le Creature di Dio non sanno che stanno obbedendo. Alle cose inanimate basta esistere. Ai viventi basta sopravvivere. Eppure ogni volta che un venticello fresco vi accarezza la guancia, se potessimo sentire, sentiremmo la sua voce dire: “Obbedisco al Signore”. Quando il sole sorge al mattino e sparge i suoi colori sul mare cristallino, il sole ed i suoi raggi stanno sussurrando: “Mio Signore, obbedisco”. E quando vediamo un uccello in volo, o la frutta che cade da un albero, o una farfalla in equilibrio su un fiore, gli uccelli e il loro volo, l’albero e il frutto e il suo cadere a terra, la farfalla e il fiore e il suo profumo, tutti ripetono le stesse parole: “Ti sento, mio Signore, e ti obbedisco”.

All’inizio c’era il caos e l’oscurità regnava sull’abisso. Dio disse: “Sia la luce”, e la luce fu. Prima di allora c’era solo uno spazio immenso e profondo, senza inizio e senza fine, indescrivibilmente buio e freddo. Chi può immaginare tutta questa immensità, tutta questa oscurità, tutto questo freddo? Quando noi pensiamo al buio, pensiamo alla notte, ma la nostra notte è luminosa come il sole di mezzogiorno, confrontata a quella prima oscurità. Quando pensiamo al freddo, pensiamo al ghiaccio. Ma il ghiaccio è caldo, se lo confrontiamo col freddo dello spazio che ci separa dalle stelle…

In questo vuoto incommensurabile e oscuro è stata creata la luce. Era qualcosa di simile a una grandissima nube di fuoco, che comprendeva in sé tutte le stelle che sono in cielo.

L’intero universo era in quella nuvola, e tra le stelle più piccole, c’era anche il nostro mondo.  A dire la verità non si trattava ancora di stelle: nel tempo di cui stiamo parlando esistevano soltanto la luce e il calore.  E questo calore era così intenso, che tutte le sostanze che conosciamo – il ferro, l’oro, la terra, le pietre, l’acqua – esistevano come gas ed erano inconsistenti come l’aria. Tutte queste sostanze, tutti i materiali di cui sono composti la terra, e le stelle, e perfino voi ed io, erano fusi insieme in un vasto e fiammeggiante ammasso che aveva una luce ed un calore così intensi, che al confronto il nostro sole sembra un pezzo di ghiaccio.

Questa nube gassosa ardeva nel gelido nulla, troppo grande da immaginare, ma infinitamente più vasto della nube. La massa di fuoco era poco più grande di una goccia d’acqua nell’oceano dello spazio, ma questa goccia conteneva in sé la terra e tutte le stelle. Poiché la nube ardente si muoveva nello spazio, piccole gocce cominciarono a staccarsi da essa, come quando teniamo in mano un bicchiere d’acqua e lo facciamo oscillare, e vediamo che dall’acqua si staccano delle gocce e volano via.

Le innumerevoli schiere di stelle che vediamo brillare nel cielo notturno, sono come queste piccole gocce, ma mentre le gocce d’acqua che si staccano dal bicchiere cadono, le stelle sono in continuo movimento nello spazio e non si incontrano mai. Esse sono a milioni di chilometri l’una dall’altra.  Solo. Alcune stelle sono così lontane da noi, che la loro luce impiega milioni di anni per raggiungerci.

Sapete quanto velocemente viaggia la luce? (dare ai bambini il tempo di fare le loro ipotesi.) 100 chilometri all’ora? 200? 1000? No, molto più veloce. La luce viaggia alla velocità di 300.000 chilometri, ma non all’ora… al secondo! Immaginate quanto è veloce! Viaggiare a 300.000 chilometri al secondo, significa che in un secondo potremmo fare sette volte il giro intorno al mondo. E sapete quanto è grande il mondo? 40.000 chilometri. Se dovessimo guidare a 100 chilometri all’ora, tutto il giorno e tutta la notte, senza mai fermarci, impiegheremmo più di dieci giorni per coprire quella distanza. Eppure la luce la copre sette volte in un secondo. Schiocchi le dita, e la luce ha già fatto sette volte il giro del mondo.

Ora, riuscite ad immaginare quanto lontane possono essere le stelle, se la loro luce impiega un milione di anni per raggiungerci? E pensate che ci sono così tante stelle in cielo, che gli scienziati hanno calcolato che se ognuna fosse un granello di sabbia, e se le mettessimo tutte insieme, il loro numero sarebbe superiore al numero di granelli di sabbia di tutte le spiagge del nostro pianeta messe insieme.

Una di queste stelle, uno di questi granelli di sabbia tra quelle migliaia di miliardi di granelli di sabbia, è il nostro sole, e una milionesima parte di questo granello è la nostra terra. Un granello invisibile del nulla.

Ora voi potreste pensare che il sole non è poi così grande, ma considerate che è lontanissimo da noi. La luce del sole impiega circa 8 minuti per raggiungere la terra, e se dovessimo percorrere la distanza dalla terra al sole a 100 chilometri all’ora impiegheremmo circa 106 anni. Così il sole, essendo tanto lontano da noi può apparirci piccolo, mentre in realtà è un milione di volte più grande della terra: è così grande che una delle sue fiamme potrebbe contenere 22 volte la terra.

Quando la volontà di Dio mise in essere le stelle, non c’era nessun particolare che non avesse già previsto. Ad ogni pezzo di universo, ad ogni  granello che potremmo credere troppo piccolo per la materia, è stata data una serie di regole da seguire.  Alle piccole particelle che erano come il fumo, come il vapore, che possono essere distinte solo come luce e calore e si muovono a una velocità fantastica, ha detto: “Quando sarete fredde vi avvicinerete tra di voi diventando più piccole”. E così esse, mentre si raffreddavano, si spostavano sempre più lentamente, aggrappandosi le une alle altre in modo sempre più ravvicinato e occupando meno spazio. Le particelle hanno assunto diversi stati che l’uomo ha chiamato stato solido, stato liquido e stato gassoso. Se una cosa fosse un gas o un liquido o un solido, in quel momento dipendeva  da quanto caldo o freddo esso fosse.

Poi Dio diede altre istruzioni. Ogni particella provava un amore particolare per alcune particelle, e una fortissima antipatia per alcune altre. Così capitò che alcune si attraevano ed altre si respingevano, proprio come avviene agli esseri umani. Fu così che le particelle formarono gruppi diversi.

In questo modo, dunque, le particelle si combinarono tra loro e si formarono diverse sostanze.  Allo stato solido, Dio ha previsto che le particelle si aggrappino così strettamente le une alle altre, che separarle è quasi impossibile. Esse formano un corpo che non modifica la sua forma, a meno che non applichiamo una forza su di esso. Se rompiamo una sostanza solida, i vari pezzi che otteniamo contengono le particelle aggrappate tra loro allo stesso modo in cui lo erano prima. Se ad esempio stacchiamo un frammento da una roccia, sia la roccia sia il frammento saranno di roccia.  Invece, ai liquidi Dio disse: “ Voi dovrete stare uniti, ma non troppo vicini, in modo tale che non avrete una forma vostra, ma potrete rotolare una particella sull’altra”.

Per i liquidi, l’universo stabilì leggi diverse, che dicono alle loro particelle: “Nei liquidi dovete stare unite, ma non troppo vicine le une alle altre, così sarete libere di muovervi e scorrere, e insieme non avrete una forma fissa. Insieme fluirete e vi diffonderete, riempiendo ogni vuoto, ogni fessura che incontrate nel vostro percorso. E avrete la forza di spingere verso il basso e verso i lati, ma non verso l’alto”.   Ecco perché ancora oggi noi possiamo mettere le mani nell’acqua, ma non possiamo metterle nella roccia.  E ai gas Egli disse: “Le vostre particelle non saranno del tutto aggrappate tra loro e potranno sempre muoversi liberamente in tutte le direzioni”.

Ma poiché le particelle erano individui molto diversi tra loro, non diventarono sostanze solide liquide o gassose tutte nello stesso momento. A seconda della temperatura, alcuni gruppi di particelle si aggregavano, mentre altre stavano ad aspettare una temperatura più bassa per farlo.

Mentre le particelle si aggregavano obbedendo alle leggi di Dio, una di quelle gocce che si era staccata dalla nube ardente, e che sarebbe diventata il nostro mondo, cominciò a girare su se stessa e intorno al Sole, nel gelido spazio. Col passare del tempo, sulla superficie esterna di questa massa iniziò una danza, che chiameremo la danza degli elementi: le particelle dello strato più esterno si raffreddavano per prime e diventavano più piccole.  Stringendosi insieme si schiacciavano contro lo strato inferiore, che era rimasto molto più caldo, si scaldavano di nuovo, e tornavano ad espandersi verso l’esterno. Come angioletti, portavano fuori dalla terra un secchio di caldo, e tornavano alla terra con un secchio di freddo.

“Vieni è meraviglioso!” dicevano le particelle le une alle altre. “Se diventiamo calde ci allarghiamo, e ci allarghiamo ancora, diventiamo leggere e voliamo verso l’alto. Se ci raffreddiamo, diventiamo compatte e ci tuffiamo di nuovo giù!” E così facevano: quando si scaldavano salivano verso l’alto come le bollicine nell’acqua minerale, e quando si raffreddavano cadevano come granelli di sabbia che affondano nello stagno, rispondendo alle leggi di Dio. E grazie alla loro obbedienza, la Terra gradualmente si trasformò da una palla di fuoco, al pianeta che abitiamo. Queste particelle, che sono così piccole che è impossibile vederle o anche solo immaginarle, erano così numerose ed hanno lavorato così bene insieme, che hanno prodotto il mondo.  La loro danza è proseguita per centinaia, migliaia, milioni di anni. Infine, le particelle si stabilizzarono, e una dopo l’altra presero riposo. Alcuni gruppi si fermarono allo stato liquido, altri allo stato solido. Quelli che provavano attrazione reciproca si univano a formare nuove sostanze. Le sostanze più pesanti si andarono a depositare vicino al cuore della Terra, e quelle più leggere si misero a galleggiare sopra di esse, come l’olio che galleggia sull’acqua.

Sulla loro superficie si formò una sottile pellicola, simile a quella che si forma facendo bollire il latte e lasciandolo poi raffreddare. La Terra, con questa nuova pelle, aveva assunto una forma, però gli elementi che si trovavano al di sotto di essa erano ancora molto caldi, e si sentivano intrappolati. Volevano Uscire. E d’altra parte, cosa altro potevano desiderare? In fondo stavano solo obbedendo, come sempre, alla legge divina, che aveva stabilito per loro: “Quando vi scalderete, vi espanderete”. Ma sotto la pelle che avvolgeva la Terra, mancava lo spazio per espandersi, e cominciarono a premere e premere, finchè si fecero varco tra esplosioni di immensa potenza e grandi combattimenti e lotte, bucando la pellicola.

L’acqua che si era formata sulla superficie della Terra si trasformò in vapore e cominciò a salire verso l’alto. La massa incandescente che premeva sotto la pellicola superficiale esplose dal centro della terra, trasportando con sé immense nuvole di cenere.

Un velo di gas, ceneri e minerali avvolse completamente la Terra, in modo che nessuno potesse vedere quali tremende lotte stessero avvenendo al suo interno. Il sole si vergognava di loro!

Alla fine, i combattimenti cessarono. Appena si furono tutti raffreddati, sempre più gas diventarono liquidi e sempre più liquidi diventarono solidi. La Terra, nel raffreddarsi, era diventata molto più piccola e si era fatta rugosa come una vecchia mela lasciata nella credenza: le pieghe erano le montagne, e i solchi gli oceani.  Infatti le rocce, raffreddandosi, precipitarono per prime dalla nube che avvolgeva la terra, mentre l’acqua arrivò dopo, cadendo e riempiendo ogni spazio vuoto che trovava sul suo cammino. Piovve e piovve per lunghissimo tempo, ed è così che si formarono gli Oceani. Sopra all’acqua ed alle rocce rimase sospesa l’aria. La nube scura era scomparsa.

Quando la nube scura si dileguò, il sole fu di nuovo in grado di sorridere alla sua bella figlia, la Terra, e vide rocce, acqua ed aria.

I solidi, i liquidi ed i gas, oggi, come ieri, come milioni di anni fa, obbediscono alle leggi di Dio, nello stesso modo. La Terra gira intorno su se stessa e intorno al Sole. E oggi, come milioni di anni fa, la Terra e tutti gli elementi ed i composti che la formano, assolvono i loro compiti e sussurrano con una sola voce: ‘Signore, sia fatta la tua volontà; noi ti obbediamo”.

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo

terza versione

La prima grande lezione Montessori
Materiale:

– Disponete su un lungo tappeto i seguenti oggetti, in questo ordine:

un palloncino nero gonfiato e riempito con brillantini o coriandoli, e uno spillo

del ghiaccio su un vassoio

una bella grande candela, e i fiammiferi

un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 1 contenente: pezzi di carta in un contenitore (si possono anche raccogliere i coriandoli del palloncino, dopo che è stato scoppiato, come alternativa), una brocca piena d’acqua e una ciotola possibilmente lunga e rettangolare

una ciotola con della sabbia

un mappamondo

un metro

un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 2 contenente: un bicchere trasparente riempito con acqua colorata di blu, una ciotola di miele e una d’olio e una brocca o un bicchiere più grande per mescolarli

un vassoio contenente i frammenti grandi e piccoli di un sasso rotto

un vassoio per la DIMOSTRAZIONE 3 contenente: una brocca d’acqua e una ciotola di perle o biglie

uno spray (profumo o deodorante)

un vulcano, coperto molto bene con un panno nero, già riempito con bicarbonato di sodio e colorante in polvere rosso, e una brocca piena di aceto mescolato ad un po’ di sapone per piatti:

La prima grande lezione Montessori – Carte illustrate
da tenere a portata di mano su di un vassoio, o da inserire secondo lo schema della narrazione tra gli oggetti messi sul tappeto, voltate, da mostrare durante la narrazione.

  1. Immagine di un Universo Primordiale 1
  2. Immagine di un Universo Primordiale 2
  3. Immagine di galassie con stelle scintillanti
  4. Tavola periodica degli elementi
  5. Immagine di una Supernova
  6. Immagine della materia che fuoriesce da una Supernova
  7. Immagine del Sole
  8. Immagine che mostra la differenza di dimensioni tra Sole e Terra
  9. Immagine di Protopianeti
  10. Immagine di Pianeti
  11. Immagine del Sole
  12. Immagine del Sistema Solare
  13. Immagine di un vulcano
  14. Immagine della Terra formata da vulcani ed acqua
  15. Una bella immagine della Terra.

La prima grande lezione Montessori
il set completo qui:

La prima grande lezione Montessori – Istruzioni per le dimostrazioni

La prima grande lezione Montessori – DIMOSTRAZIONE 1 (forza di attrazione): riempire la ciotola con l’acqua, attendere che si fermi, quindi sparpagliare i pezzetti di carta sulla superficie dell’acqua ed osservare.

La prima grande lezione Montessori – DIMOSTRAZIONE 2 (il peso dei liquidi): ho qui 3 liquidi di peso diverso. Verso l’acqua colorata, poi il miele e vedo come scende sul fondo. Verso l’olio e lo vedo galleggiare. Questa è la forza fisica che esercita il peso. Posso agitare questa miscela, e prima della fine della giornata si sarà sistemata di nuovo con la più pesante in basso e il più leggero in alto. I liquidi si distribuiscono a strati in base al loro peso.

altra versione dell’esperimento qui:

  • DIMOSTRAZIONE 3 (Modello di liquido): versare le biglie nel vaso e scuoterlo per far scivolare le sfere le une sulle altre e osservare

La prima grande lezione Montessori – Preparazione della stanza

Se ne avete la possibilità, chiedete un aiuto per portare i bambini a fare una passeggiata di una ventina di minuti all’aperto (non gioco libero in giardino), mentre voi vi dedicate alla preparazione del materiale sul tappeto. Potete, per aumentare il senso di stupore e mistero, tenere la stanza in leggera penombra e scegliere una musica di sottofondo (ad esempio concerti per arpa). Per facilitare l’esperienza del buio, quando serve, potete chiudere le tapparelle della stanza e tenere accesa una lampada, da spegnere e riaccendere con comodità.

La prima grande lezione Montessori – La nascita dell’Universo

C’era solo grande spazio che non ha avuto inizio e senza fine. Tutto era buio; così buio che la nostra notte più buia sembrerebbe come il sole brillante. Era così freddo che il ghiaccio sembra calda.

Che cosa avete visto durante la vostra passeggiata? (I bambini risponderanno: alberi, la luce del sole, l’erba, gli uccelli, ecc… lasciate che partecipino il più possibile). E di notte invece cosa si vede? (le stelle, la luna, il buio, ecc…)

Questa è la storia di come tutto è venuto ad essere. (Prendo tra le mani il palloncino nero e lo muovo lentamente avanti e indietro mentre parlo).  Ebbene, in principio non c’era nulla. Non c’erano persone, non c’erano città, né animali, né uccelli, né insetti; la Terra stessa non esisteva.  Non c’era niente. Non c’erano le acque a riempire i mari, gli alberi a riempire le foreste, l’aria a riempire il cielo. Non c’era la Terra, non c’era il Sole, non c’erano le stelle e non c’era la Via Lattea. (poso il palloncino). C’era solo un grande spazio che non aveva inizio né fine. Tutto era buio, così buio che la nostra notte più buia apparirebbe al confronto un sole brillante. Ed era freddo, così freddo che al confronto il ghiaccio sembrava il fuoco di un caminetto. (Per dar vita a questa immagine di buio e freddo assoluti  possiamo far buio nella stanza, e far toccare in silenzio un pezzo di ghiaccio). (Senza riaccendere la luce)Pensate che gran freddo doveva esserci, in questo buio nulla, se il ghiaccio misura – 40°m mentre quel freddo si aggirava sui -273°… Ma forse qualcosa c’era: un respiro sospeso di attesa, come quando aspettiamo che un racconto cominci, o come quando prepariamo una sorpresa per qualcuno, e non vediamo l’ora di farla. C’era la sensazione che qualcosa stesse per accadere… questa era la cosa singolare.  (Accendere la candela) Aprite gli occhi… così è nato il nostro Universo. Prima non c’era niente ed era molto freddo, poi c’era tutto ed era molto caldo. C’era la luce, per la prima volta.

Improvvisamente, in un attimo di grande energia, una forza ha portato in essere l’intero Universo. In questo momento sono apparse le particelle di luce e materia. (prendere tra le mani il palloncino e forarlo con un gesto improvviso con lo spillo).

Infatti questa candela rappresenta la prima luce che proveniva da particelle di materia (protoni, neutroni, elettroni e antiparticelle) che scontrandosi tra loro generavano particelle di luce (fotoni).(accendere la luce)

La nostra storia iniziò proprio allora. Con questo Universo molto piccolo e molto caldo. (mostrare ai bambini la carta 1- universo primordiale 1)

In questo universo primordiale le particelle si muovevano nel caos all’impazzata, urtandosi l’una con l’altra. Erano libere e selvagge e non obbedivano ad alcuna legge. Quando si scontravano, si annientavano a vicenda con uno scoppio di energia chiamato luce. Questa l’immagine di ciò che probabilmente doveva essere l’Universo primordiale: nuvole di materia, attraversata da lampi di luce. (mostrare ai bambini la carta 2- universo primordiale 2)

Il nostro Universo rischiava di sparire più rapidamente di come era apparso, se nel frattempo non si fosse raffreddato a contatto col gelido vuoto. Appena cominciò a raffreddarsi, le particelle iniziarono a rispondere alle leggi della materia. Una forza cominciò ad unire le particelle tra loro, e protoni, neutroni ed elettroni , unendosi , formarono atomi di idrogeno e di elio. Questi elementi avrebbero presto trasformato il primo caotico universo. Infatti, le particelle unite in atomi smisero di scontrarsi tra di loro e non generarono più i fotoni. L’Universo divenne buio e calmo. Erano passati cinque miliardi di anni. (spegnere la candela)

Nei 5 miliardi di anni successivi, alcune particelle hanno continuato a unirsi, mentre altre hanno sviluppato la capacità di resistere alla forza. (Esperimento della carta nell’acqua: versare l’acqua nella ciotola rettangolare, aggiungere i pezzi tagliati di carta lentamente e guardare come, senza muovere la ciotola o soffiare,  alcuni pezzetti si incontrano rispondendo alla forza di attrazione, mentre altri si respingono per forza contraria).

Tutto si rimise in movimento. Quando l’Universo si generò, non era un qualcosa di liscio come un pallone; era piuttosto simile ad come la coperta o ad un lenzuolo sul letto spiegazzato. Le particelle di materia cominciarono a farsi attirare da queste varie rughe, e in corrispondenza di esse di formarono delle nubi, da cui si sono generate le prime galassie. Nelle galassie, c’erano zone che catturavano tantissime particelle, e queste particelle, una volta catturate, cominciavano a girare una intorno all’altra. Così la temperatura tornò a salire, finchè non ci fu una nuova grandissima esplosione di luce, proprio come avvenne la prima volta, e così nacquero le prime stelle. (Riaccendere la candela). L’Universo ha cominciato a brillare in tutto se stesso, e cento miliardi di galassie hanno riempito il suo spazio. Erano trascorsi un miliardo di anni. (Mostrare ai bambini la carta 3: galassie con stelle scintillanti)

Le prime galassie, le galassie ellittiche, sono la più antiche dell’Universo. Vennero poi le galassie a spirale. Queste nubi di gas hanno stelle che continuano a nascere anche oggi, e sono molto speciali. Ci sono oltre un miliardo di galassie nell’universo, e solo un centinaio di milioni di queste sono a spirale.

Una galassia molto particolare è poi la Via Lattea. Quando guardiamo il cielo vediamo milioni di stelle, ma tutte appartengono soltanto alla nosta galassia, la Via Lattea appunto. Però anche le stelle della nostra Galassia non sono vicine, anzi, sono così distanti che la luce di alcune di esse impiega milioni di anni per raggiungerci. E ci sono così tante stelle nella nostra galassia che gli scienziati hanno calcolato che se ogni stella fosse un granello di sabbia, e se le mettessimo tutte insieme, il loro numero sarebbe superiore al numero di granelli di sabbia di tutte le spiagge del nostro pianeta messe insieme. (mettiamo un po ‘di sabbia su un dito e cerchiamo di contare quante stelle sarebbero).

Quando la nostra galassia si formò, conteneva una stella molto speciale. Era un’enorme stella che si preparava a trasformarsi.

Una stella è come una fabbrica che lavora per trasformare tutto l’idrogeno che contiene in elio:  la luce che vediamo è formata dai fotoni di luce che si sprigionano all’interno della stella a causa di questo lavoro. Quando tutto l’idrogeno è trasformato in elio, la stella si espande verso l’esterno. Questa espansione produce molto calore e dà alla stella l’energia che serve per trasformare l’elio in carbonio, e durante questo lavoro la stella brilla di una luce ancora più intensa. Quando poi tutto l’elio si è trasformato in carbonio, la stella si espande un’altra volta, e acquista l’energia che le serve per permettere al carbonio di formare l’ossigeno.  E così via, seguendo lo stesso processo si formeranno tutti gli altri elementi, fino al neon, al sodio, al magnesio, all’alluminio, al silicio e al ferro. (mostrare ai bambini la carta 4: Tavola periodica degli elementi).

Questo è un grafico che mostra tutti gli elementi presenti ora sulla Terra. Ogni elemento ha avuto origine nelle stelle, ed per questo che gli scienziati dicono che tutto è fatto di polvere di stelle.

Quando, al termine di questo lavoro di costruzione degli elementi, una stella ha consumato tutta la sua energia, si espande per un’ultima volta diventando una Gigante Rossa, e poi esplode: la stella diventa una Supernova.  (mostrare ai bambini la carta 5: una Supernova)

Questa è una foto di una supernova. Tutti gli elementi all’interno della stella vengono sparati nello spazio insieme a grandi quantità di polveri e gas. (mostrare ai bambini la carta 6:  La materia che fuoriesce da una supernova).

Tutti questi materiali che provengono da una supernova prendono il nome di materia interstellare. In seguito la galassia raccoglie di nuovo questa materia interstellare che si unisce fino a far nascere una nuova stella. Ed è proprio così che, quattro miliardi di anni fa, si è formato il nostro Sole. (mostrare ai bambini la carta 7:  il Sole).

Il Sole è solo una stella di media grandezza, eppure è un milione di volte più grande della Terra. (Mostrare ai bambini il mappamondo).

 Ma se è così grande, come mai a noi che lo guardiamo sembra piccolo? (Attendere le risposte dei bambini) Perché è lontanissimo da noi, così lontano che la sua luce impiega 8 minuti per raggiungerci sulla Terra. E pensate che la luce viaggia velocissima: 300.000 chilometri al secondo. Immaginate di che velocità parliamo! La luce viaggia così veloce che può fare 7 volte il giro del mondo in un secondo. Se noi potessimo fare tutto il giro del mondo in automobile, viaggiando a 100 chilometri all’ora, senza mai fermarci a riposare, impiegheremmo 11 giorni e 11 notti per compiere il giro sette volte. E la luce può fare tutto questo in un secondo! (Cerco di muovere la mano in tutto il mondo come gli studenti scattano un secondo.) Potete schioccare le dita e la luce ha già fatto il giro della terra sette volte. (mostro ai bambini il metro).

Ecco perché il sole non ci appare poi così grande: è così lontano che la sua luce impiega 8 minuti per raggiungere noi, e se noi volessimo raggiungere lui, viaggiando al 100 chilometri all’ora, impiegheremmo circa 106 anni. Così il sole, che essendo tanto lontano da noi può apparirci piccolo, in realtà è un milione di volte più grande della Terra: è così grande che una fiamma proveniente dal sole potrebbe contenere 22 Terre. (mostrare ai bambini la carta 8: immagine che mostra la differenza di dimensioni tra Sole e Terra).

Inoltre pensate: se la luce impiega 8 minuti per raggiungerci, questo significa che ogni volta che guardiamo il Sole, stiamo guardando 8 minuti indietro nel passato.

Questo è il motivo per cui il telescopio Hubble può vedere il passato: perché è così potente che le immagini che riceve provengono da un passato lontanissimo. E così possiamo vedere le immagini dei proto pianeti e dei pianeti si sono generati da essi. (mostrare ai bambini la carta 9:  protopianeti e la carta 10: pianeti).

Il nostro sole si è generato 5 miliardi di anni fa, e continuerà a brillare per almeno altri 5 miliardi di anni prima che la sua energia si esaurisca.

Cinquanta milioni di anni fa, come abbiamo visto, a seguito dell’esplosione di una Supernova, nella nostra galassia si è dispersa un’enorme quantità di materiale interstellare, che poi si è concentrato in grumi che si sono via via ingigantiti. Uno di questi grumi sarebbe diventato il nostro Sole. (mostrare ai bambini la carta 11: il Sole).

Quando nacque, questa nube di fuoco era un milione di volte più grande di quello che è oggi, ma non così grande da diventare una Gigante Blu ed esplodere. La sua dimensione era abbastanza grande da garantirgli energia a disposizione per lunghissimo tempo. Intorno al sole, altri grumi più piccoli si erano formati, ed il sole cominciò ad esercitare su di loro la sua forza di attrazione. Tutti questi grumi formati da particelle di materia hanno cominciato a seguire le leggi dello spazio, e hanno cominciato a girare ed a muoversi lungo un percorso fisso. Così sono nati i pianeti del nostro sistema solare, e così anche la perla blu, che doveva diventare la Terra, iniziò il suo viaggio. (mostrare ai bambini la carta 12: il Sistema Solare).

In principio, tutti i pianeti erano gassosi. Gli elementi prima si stringevano l’uno all’altro, raggiungevano temperature elevatissime, e poi si espandevano nello spazio per raffreddarsi. Una volta raffreddati tornavano a contrarsi strigendosi di nuovo verso il centro. E tutto ricominciava daccapo. Questo processio di espansione e contrazione continuò per milioni di anni, fino alla nascita dei pianeti. (mostrare nuovamente ai bambini la carta 9:  protopianeti e la carta 10: pianeti).

Mano a mano, gli elementi più freddi e pesanti affondavano verso il centro, mentre gli elementi più caldi e leggeri vi galleggiavano sopra.

Ma guardiamo un po’ più da vicino la nostra Terra. Quando ha iniziato a formarsi, non si trattava che di gas vorticosi. Appena cominciò il suo moto su se stessa e intorno al Sole, nel gelido spazio, cominciò a raffreddarsi e a diventare più piccola. Le particelle del bordo esterno si freddavano e occupavano meno spazio, e stringendosi si avvicinavano al centro incandescente della Tera.  In questo modo tornavano a scaldarsi, a diventare più leggere e ad occupare più spazio, dirigendosi di nuovo verso il bordo esterno, a contatto con lo spazio gelido. Questa danza è continuata per centinaia di milioni di anni. Infine, le particelle furono abbastanza fredde da stabilizzarsi. Quelle più pesanti affondarono e formarono il nucleo, quelle un po’ più leggere formarono il mantello, e quelle più leggere di tutte rimasero all’esterno, e lentamente formano una crosta.

La prima grande lezione Montessori – DIMOSTRAZIONE 2:

Le leggi fisiche sono molto potenti e tutte le particelle vi obbediscono. Le particelle che formavano la Terra nel corso del suo processo di formazione, avevano assunto tre diversi stati: solido, liquido e gassoso. Così è anche oggi: ogni particella che esiste sulla Terra o è un solido, o un liquido o un gas. Allo stato solido, le particelle si aggrappano così strettamente le une alle altre, che separarle è quasi impossibile. Esse formano un corpo che non modifica la sua forma, a meno che non applichiamo una forza su di esso. Se rompiamo una sostanza solida, i vari pezzi che otteniamo contengono le particelle aggrappate tra loro allo stesso modo in cui lo erano prima. Se ad esempio stacchiamo un frammento da una roccia, sia la roccia sia il frammento saranno di roccia. (Mostrare ai bambini il sasso  spaccato). E questa è la legge che vale per i solidi.

Nello stato liquido, le particelle si tengono insieme, ma non così strettamente. Non hanno forma propria, ma riempiono ogni vuoto che trovano. Esse spingono lateralmente, e verso il basso, ma non verso l’alto. Questo è il motivo per cui siamo in grado di mettere la nostra mano nell’acqua, ma non all’interno di una roccia. (DIMOSTRAZIONE: modello di un liquido con biglie o perle)

Le particelle dei gas non sono del tutto aggrappate le une alle altre e possono sempre muoversi liberamente in tutte le direzioni. (spruzzare il deodorante). Tutte le particelle nello spazio obbediscono a queste leggi. (Aspettiamo che tutti gli odori del gas svaniscano).

La Terra, ora composta da nucleo, mantello e crosta, aveva assunto una forma propria, però i metalli liquidi e incandescenti che si trovavano nel nucleo erano sottoposti a una pressione fortissima.  Questa roccia fusa voleva espandersi, ma la crosta bloccava la sua strada. Così scoppiò! (Versare l’aceto nel vulcano)

Vulcani esplosero su tutta la Terra, e una grande nuvola avvolse tutto il pianeta. (Mostrare ai bambini la carta 13:  vulcano).

Questa nube nascose il Sole, e così la Terra potè di nuovo raffreddarsi. Man mano che questo avveniva, dalla nube gli elementi presero a scendere in forma di pioggia. Quando l’acqua cadeva sulla terra assumeva la forma di vapore, formando sulla Terra le nuvole. Intanto nel pianeta sempre più gas diventavano liquidi, e sempre più liquidi diventavano solidi, così si riformò una crosta rocciosa, che la pioggia incessante potè raggiungere. La Terra, nel raffreddarsi, era diventata molto più piccola e si era fatta rugosa come una vecchia mela lasciata nella credenza: le pieghe erano le montagne, e i solchi gli oceani. Si formarono piscine di acqua, poi stagni, poi laghi, poi immensi oceani. Pioveva e pioveva e pioveva: tempeste immense infuriavano sulla terra, e l’acqua riempì tutte le cavità che incontrava. A volte, però, gli elementi fusi presenti nel nucleo, sotto la crosta terrestre, continuavano a esplodere in superficie. (mostrare ai bambini la carta 14: la Terra formata da vulcani ed acqua). 

Quando la nube scura si dileguò, il Sole fu di nuovo in grado di irraggiare la Terra, e vide rocce, acqua ed aria. Tutto era bello e il pianeta era pronto ad accogliere la vita, ma di questo parleremo un altro giorno. (mostrare ai bambini la carta 15: una bella immagine della Terra).

(Lasciare i vassoi per gli esperimenti a disposizione dei bambini, per tutto il tempo in cui vediamo che suscitano il loro interesse).

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo: testo per recita

(adattamento dalla poesia “La storia della Terra” di Vera Edelstadl)

Costumi e oggetti di scena:

– sfere di gas: piatti di carta con le fiamme di carta crespa arricciata o nastri. Su questi piatti scriviamo in alto in alcuni “granito” e in alcuni “ferro”, in modo che quando i bambini si inginocchiano le parole siano visibili.
– Vulcani: si possono fare con coni dai quali spuntano le stelle filanti sollevando una bacchetta.
– Sole: una torcia inserita in un sole di cartoncino.
– Vapore: ghiaccio secco o una pentolino termico di acqua bollente. (Il bambino prima si siede e poi lo apre).
– Meteore: palline di carta stropicciata.
– Luna: un’immagine della luna.
– Pioggia: un foglio di carta trasparente o una tovaglia di carta tagliata a listarelle, tenuta da un bambino, o da due bambini che prima entrano e poi la dispiegano insieme dai due lati.
– Nube scura: i bambini si coprono con dei teli scuri, tenendoli davanti a sé con le mani in alto.
– Fulmini: fulmini di cartone.
– Tuono: si può fare coi piatti.
– Primo sfondo: la Terra allo stadio di pianeta gassoso.
– Secondo sfondo: la Terra prima della comparsa della vita.
– Per il finale serve inoltre la linea del tempo della vita o un poster.

Scena 1

Primo bambino: Circa cinque miliardi di anni fa, la Terra e tutti i gli altri pianeti si sono formati. Vorticose sfere di gas incandescente
(entrano i bambini muovendosi e girando sul palco)
iniziarono a girare follemente nello spazio
(entrano le sfere di gas muovendosi vorticosamente tutto intorno).

Secondo bambino: Vortici di metallo e roccia fusa formarono una palla incandescente
(le sfere di gas  girando si portano al centro della scena e formano una sfera)
Che prese a girare insieme ai gas
(le sfere di gas girano in cerchio)
poi si stabilono nella loro forma definitiva
(le sfere di gas si inginocchiano formando una linea e tenendo la testa bassa)

Terzo bambino: Il granito galleggiò in lato, il ferro sprofondò nel nucleo
(i bambini granito si alzano, i bambini ferro rimangono inginocchiati)
Infine, il granito si raffreddò fino a formare una solida crosta di pietra.

Scena 2

Primo bambino (entrano i vulcani): I vulcani eruttaroro, lanciando pugnali fiammeggianti;
(i vulcani zampillano)
Il Sole gettò i suoi raggi cocenti
(entra il sole)
La Terra bruciava con ardente calore; l’acqua evaporò tornando ad essere un gas
(entra il vapore)

Secondo bambino: Le meteore cominciarono a piovere dal cielo; privo di atmosfera
(le meteore vengono gettate contro lo sfondo)
Una delle più grandi può aver contribuito a formare la Luna che circonda la Terra oggi
(entra un bambino con l’immagine della Luna)

Scena 3

Primo bambino: La Terra si era raffreddata abbastanza da permettere alla pioggia di cadere.
(entra la pioggia)
Nubi nere avvolsero la Terra, che sprofondò nelle tenebre
(entrano i bambini coi panni scuri e coprono lo sfondo)
I fulmini aprivano fessure frastagliate squarciando la nube
(si lanciano i fulmini e si fa il rumore dei  tuoni)
(si fa calare il secondo sfondo)
Non c’era nessuna vita sulla Terra: solo  acqua e nuda crosta, e nient’altro.
(i bambini indicano lo sfondo)
Poi un giorno le piogge si fermarono
(i bambini nube escono)
La nube scura scomparve e la luce potè di nuovo splendere.
(entra il Sole, brilla, poi se ne va)

Scena 4

Primo bambino: Ancora non c’era vita sulla Terra; solo la crosta rocciosa e oceani inquieti
Ma negli oceani, le condizioni per accoglierla era pronte, e l’Adeano stava per finire.
Ma questa è un’altra storia…
(due bambini distendono il poster della comparsa della vita)

Secondo bambino: Grazie per essere venuti. Speriamo che il nostro spettacolo vi sia piaciuto.

La prima grande lezione Montessori

SPUNTI DI LAVORO PER I GIORNI SEGUENTI

Con brevi lezioni chiave, aperte, diamo una certa quantità di informazioni sugli argomenti toccati e su altri ad essi connessi. Per acquisire il vocabolario tecnico specifico e sperimentare i concetti presentiamo i materiali e i set di carte tematiche.

Quando i bambini hanno acquisito le conoscenze di base, possiamo chiamarli in cerchio, mettere sul tappeto davanti a loro una grande quantità di libri e materiali, e parlare loro della ricerca. Spieghiamo che una delle attività più emozionanti della scuola elementare è la ricerca. “Ricerca” significa che un bambino sceglie un argomento, legge un libro o due su di esso, e prende appunti su quello che secondo lui è importante. Dopo che il bambino ha scoperto tutto quello che può me lo dice.  Anche le ricerche al computer sono un ottimo lavoro.

Prendiamo poi un libro e ne leggiamo un paragrafo. Lo chiudiamo e chiediamo ai bambini cos’era importante in quello che abbiamo letto. Il libro non dovrebbe essere ne troppo semplice ne troppo difficile da riassumere. Scriviamo un semplice riassunto insieme, quindi chiediamo ai bambini più grandi di scegliere un argomento per il giorno, mentre per i più piccoli predisponiamo noi un argomento, che i bambini svolgeranno in gruppo col nostro aiuto.

Il primo argomento di ricerca per i più grandi può ad esempio essere il Sistema Solare, che è abbastanza ampio da risultare vario e stimolante per tutti.  Le ricerche possono comprendere anche materiale stampato dal web, che spesso i bambini portano da casa. In queste occasioni, soprattutto se le pagine sono molte, diciamo ai bambini di sottolineare le parti più interessanti con un evidenziatore, invece di prendere appunti. Possiamo anche fornire ai bambini una scheda o un piccolo libretto che contiene delle domande guida.

Al termine di ogni ricerca, quando tutti hanno più o meno finito di copiare o riassumere le informazioni trovate, ci sediamo in cerchio. Leggiamo le domande ad alta voce, e chiediamo se ci sono dei volontari, così i bambini leggono quello che hanno scritto. Poi parliamo di ciò che ognuno di loro ha trovato. Possiamo chiedere se qualcuno ha trovato qualcosa di particolarmente eccitante (di solito i bambini hanno con sé i libri scelti). Questa è un’occasione per parlare di quello che hanno scoperto, di ciò che attira il loro interesse, e ci aiuta ad espandere il loro studio in quella direzione.

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo

Lezioni chiave, da presentare per avviare i lavori di ricerca

  1. Le rocce (possiamo anche scegliere di parlare solo delle rocce ignee, rimandando la trattazione delle rocce sedimentarie alla seconda grande lezione, aggiungendo le roccia metamorfiche e il ciclo delle rocce)
  2. La composizione della Terra
  3. Formazione degli Oceani
  4. Formazione delle montagne
  5. La luna
  6. La composizione degli altri pianeti
  7. Linea del tempo della nascita dell’Universo
  8. Mitologie della creazione, letture e riassunti in classe
  9. I viaggi spaziali
  10. Mappe dei vulcani esistenti (anello di fuoco)
  11. Come i continenti si sono spostati nel tempo
  12. Lettura di racconti su Pompei (o altre storie di eruzioni), che porti alla composizione di racconti da leggere alla classe
  13. Mitologia relativa ai vulcani da leggere in classe (Pele, i miti delle Hawaii, ecc…)
  14. Corda del sistema solare
  15. Le orbite
  16. Dimensioni dei Pianeti e distanza dal Sole
  17. Preparare un grafico per ogni pianeta e uno complessivo: rotazione del pianeta su se stesso, dimensioni, numero di lune, tempo di rotazione intorno al sole, distanza dal sole, peso
  18. La terra e il cielo
  19. Il ciclo vitale delle stelle
  20. Racconti sui nomi delle stelle

LA PRIMA GRANDE LEZIONE MONTESSORI

La nascita dell’Universo

CARTE TEMATICHE, di prossima pubblicazione

Set di carte tematiche per il linguaggio

  1. Set sui vulcani
  2. Set sulle rocce (il ciclo delle rocce e classificazione)
  3. Set sull’acqua
  4. Set sulla Luna
  5. Set sulla Terra
  6. Set sul Sole e le stelle
  7. Set sugli elementi chimici
    Set sulla tettonica a placche
    Set sulle esplorazioni spaziali
    Set sull’Universo
    Set sui pianeti

Set di carte per esperimenti scientifici

1. Esperimenti su attrazione e gravità

2. Esperimenti sui tre stati della materia

Set di carte per lavori artistici e manuali

Set di carte questionario per le ricerche

La prima grande lezione Montessori

IL PAESE DI GRAMMATICA racconto e schede didattiche

IL PAESE DI GRAMMATICA racconto e schede didattiche sulle nove parti  del discorso, per bambini della scuola primaria, con simboli grammaticali Montessori.

Ho elaborato questo materiale prendendo spunto da un classico della letteratura americana per l’infanzia usato per presentare le nove parti del discorso: “Grammar Land” di M. L. Nesbitt 1878, adattandolo alla grammatica italiana e modificando gli elementi un po’ troppo datati per i bambini di oggi.

La storia si svolge nell’aula di tribunale del Paese di Grammatica, davanti al Giudice di Grammatica e ai suoi due assistenti, l’avvocato Analisi e il dottor Sintassi. In caso di necessità interviene la Critica, che è la polizia del luogo.  Poiché gli abitanti del paese non riescono a vivere in armonia, vengono convocati uno ad uno, e alle riunioni partecipano anche i bambini della Contea degli Studenti, che offrono quando occorre il loro aiuto.

Ho scelto di completare il racconto inserendo i simboli grammaticali montessoriani, che avevo già presentato qui La psicogrammatica Montessori,

ma il racconto si presta anche ad essere usato in chiave steineriana, presentandone una puntata alla volta ed accompagnando il racconto a disegni alla lavagna, e disegni riassunti ed esercizi sui quaderni. Avevo già preparato racconti di questo genere, ad esempio la Storia di Misbrigo, Preciso e Giulivo.

In questo blog trovate un esempio di lavoro svolto in questo modo (in inglese) Homeschooling Waldorf.

Per quanto riguarda i simboli grammaticali montessoriani, la psicogrammatica Montessori, o filosofia della grammatica, rappresenta un notevole aiuto che possiamo offrire ai bambini per orientarsi nei vari ambiti del linguaggio.
Nella lingua italiana ci sono nove parti del discorso, e nella didattica montessoriana ognuna è rappresentata da un suo simbolo.

I simboli per le nove parti del discorso non sono certo stati scelti a caso. Maria Montessori associò al nome la forma della piramide. Il simbolo grammaticale per il nome è quindi il triangolo nero. La piramide è solida e stabile ed è una costruzione molto antica. Anche i nomi sono solidi e stabili e molto antichi: probabilmente furono le prime parole usate dagli esseri umani, per capirsi fra loro. Il nero rappresenta la materia e il carbone, altro elemento antichissimo.
Al verbo associò l’immagine di una sfera rossa. Il simbolo grammaticale per il verbo è dunque un cerchio rosso. Il rosso simboleggia l’energia, e la sfera e movimento e dinamicità.
Tra nome e verbo inserì le altre sette parti del discorso, i cui simboli dovevano rendere chiara una data relazione o con il verbo, o con il sostantivo.
L’intera parentela tra le parti del discorso nella psicogrammatica montessoriana è legata alla coppia nome/verbo. Il significato psicologico e filosofico di questo approccio alla grammatica è particolarmente chiaro nel racconto inventato da Maria Montessori e raccontato dal figlio Mario durante un convegno a Francoforte nel 1954, per spiegare ai bambini la funzione delle parole (puoi leggere il racconto qui: )


Tornando a considerare le nove parti del discorso nel loro insieme avremo:
famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome. Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola;
famiglia del verbo: avverbio, verbo. La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome. L’avverbio è una sfera arancione più piccola.
I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio.
particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni. La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa.
La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde. L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo.
Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria, queste conoscenze sfociano nell’analisi grammaticale vera a propria.
Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione, e nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare nei bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione.

Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. La Fiaba per le parti del discorso di Maria Montessori, già citata, è particolarmente indicata per i bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria. Si può anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica.
Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.

Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente:
– nome
– articolo
– aggettivo
– pronome
– verbo
e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con:
– modi, tempi e forme verbali
– preposizioni
– avverbi
– congiunzioni
– interiezioni.
Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura.
Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.

Il racconto presentato di seguito è diviso in un’Introduzione e 15 capitoli. Al termine di ogni capitolo troverete una scheda didattica che contiene i compiti che via via vengono assegnati ai bambini della Contea degli Studenti dal Giudice di Grammatica. Potete scaricare tutte le schede didattiche pronte qui:

Palla di vischio per baci di Capodanno

Palla di vischio per baci di Capodanno di carta, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Baciarsi sotto il vischio è una tradizione legata a tutto il periodo natalizio; in Italia e Francia, in particolare, i baci sotto il vischio si scambiano a Capodanno. Se vuoi saperne di più di questa tradizione, puoi leggere qui: 

Rametto di vischio di carta – materiale occorrente:
carta colorata in vari toni diversi di verde
carta bianca
una pallina dell’albero di Natale
forbici
colla
cartamodello.

Rametto di vischio di carta – cartamodello:
Questo è il cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf:

Rametto di vischio di carta – come si fa:

Ritagliate le varie parti del cartamodello e riportate sulla carta colorata: le foglie e i rametti per le bacche, in bianco i grappolini di bacche:

La quantità di elementi dipende dalla grandezza della pallina che avete scelto; io ho ritagliato 25 rametti piccoli, 20 rametti grandi e 20 bacche (ritagliando insieme più foglietti sovrapposti, il lavoro diventa molto veloce):

Per le bacche incollate i rametti verdi sul mazzolino bianco, così:

e poi forate le bacche per ottenere un aspetto più realistico:

Piegate le foglioline verdi lungo la metà:

Quindi iniziate ad incollare i rametti lunghi partendo dal fondo della pallina a salire:

E completate aggiungendo i rametti piccoli e le bacche:

Questo è il lavoro finito, pronto per essere appeso sullo stipite di una porta, o per essere donato ai vostri ospiti durante la festa di Capodanno:

Mazzolino di vischio di carta tutorial

Mazzolino di vischio di carta tutorial con cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

Baciarsi sotto il vischio è una tradizione legata a tutto il periodo natalizio; in Italia e Francia, in particolare, i baci sotto il vischio si scambiano a Capodanno. Se vuoi saperne di più di questa tradizione, puoi leggere qui: 

Mazzolino di vischio di carta tutorial
Materiale occorrente:

carta in vari toni di verde
perline bianche
un nastro
forbici
colla a caldo per fissare le perline
pinzatrice
cartamodello

Mazzolino di vischio di carta tutorial
Cartamodello:

Mazzolino di vischio di carta tutorial – come si fa:

ritagliate le tre parti del cartamodello, riportele su su sei fogli di carta verde e riitagliate, in modo da ottenere sei rametti di vischio. Con la pinzatrice fissate i tre elementi che compongono ogni rametto, così:

Prendete il nastro, formate un’asola in alto e pinzate lungo il nastro i sei rametti:

Con degli altri nastri fate un fiocco in alto:

Piegate le foglioline di vischio lungo la metà, così:

Incollate le perline bianche, possibilmente raggruppate a tre a tre, come nel vischio vero, e il vostro mazzolino è pronto per essere appeso sullo stipite di una porta, o per essere donato ai vostri ospiti durante la festa di Capodanno:

Tanti baci!

 Mazzolino di vischio di carta tutorial

Rametto di vischio di carta tutorial

Rametto di vischio di carta tutorial con cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Baciarsi sotto il vischio è una tradizione legata a tutto il periodo natalizio; in Italia e Francia, in particolare, i baci sotto il vischio si scambiano a Capodanno. Se vuoi saperne di più di questa tradizione, puoi leggere qui: 

Rametto di vischio di carta – materiale occorrente:
carta colorata in due toni diversi di verde
perline bianche o pasta modellabile bianca
un nastrino
forbici
colla
cartamodello.

Rametto di vischio di carta – cartamodello:
Questo è il cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf:

Rametto di vischio di carta – come si fa:

Ritagliate il cartamodello e riportatelo sul primo foglio di carta verde scelto. Decorate con un nastro in alto:

Piegate le foglie del vostro vischio lungo la metà, così:

Applicate le bacche bianche (o le perline)

Riportate il cartamodello anche sul secondo foglio verde e ritagliate:

incollate il secondo rametto sul retro,  il vostro vischio è pronto per essere appeso sullo stipite di una porta, o per essere donato ai vostri ospiti durante la festa di Capodanno:

Tanti baci!

 

Biglietto di auguri per l’anno nuovo

Biglietto di auguri per l’anno nuovo con rametti di vischio: tutorial e modello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Baciarsi sotto il vischio è una tradizione legata a tutto il periodo natalizio; in Italia e Francia, in particolare, i baci sotto il vischio si scambiano a Capodanno. Se vuoi saperne di più di questa tradizione, puoi leggere qui: 

Materiale occorrente:
– cartoncino o carta colorata verde e bianca
– matita verde scuro e nera
– carta a scelta per lo sfondo e il biglietto
– un nastrino rosso o del colore che preferite
– forbici, colla da carta, eventualmente pinzatrice
– cartamodello

Cartamodello:

Questo è il cartamodello per i rametti di vischio da ritagliare:

Come si fa:

Scegliete la carta che desiderate usare per lo sfondo e ritagliate nel cartoncino verde i due rametti di vischio, seguendo il cartamodello:

Incollate sulla carta scelta i due rametti, incrociandoli così:

Aggiungete il nastro (con la colla o con la spillatrice) e fate un fiocchetto:

ritagliate un po’ di bacche bianche e disegnate un puntino con la matita nera. Con la matita verde, invece, ripassate i contorni dei rametti che avete incollato:

Incollate le bacche ai rametti:

Quindi incollate il tutto su un cartoncino piegato a metà, e il vostro biglietto d’auguri per l’anno nuovo è pronto:

Se volete cercate gli articoli sul Capodanno già pubblicati, tra i quali una raccolta di poesie e filastrocche che potrà esservi utile per completare il biglietto…

VETROFANIA NATALIZIA I re magi

VETROFANIA NATALIZIA I re magi che viaggiano verso Betlemme, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

VETROFANIA NATALIZIA I re magi
Materiale occorrente:

cartoncino scuro per la sagoma
carta velina colorata
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

VETROFANIA NATALIZIA I re magi
Cartamodello:

VETROFANIA NATALIZIA I re magi

Come si fa:

ritagliate la sagoma nel cartoncino, seguendo il cartamodello:

quindi, sempre seguendo il cartamodello e se volete l’immagine del lavoro finito, incollare sul retro della sagoma le varie veline colorate, così:

io ho preparato prima il cielo, e poi il deserto:

dopo aver ritagliato le stelle nel cielo, ho incollato sul retro un foglio di velina bianca:

Con questo risultato:

Vetrofania natalizia

Vetrofania natalizia Maria con bambino con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

Vetrofania natalizia Maria con bambino
Materiale occorrente:

carta velina colorata
un foglio di cartoncino colorato
un foglio trasparente di carta da lucido
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello.

Vetrofania natalizia Maria con bambino
Cartamodello:

Vetrofania natalizia Maria con bambino
Come si fa:

per prima cosa ritagliate la cornice nel cartoncino colorato:

poi, dopo aver incollato sul retro della cornice il foglio di carta da lucido trasparente, ritagliare ed incollare la carta velina colorata, seguendo il cartamodello ed aiutandosi con la foto del lavoro finito. Io ho iniziato col mantello blu:

per scurire alcune zone del mantello, basta ritagliare le parti interessate in un secondo pezzo di velina dello stesso colore, ed incollarlo seguendo il modello:

ho poi aggiunto le parti rosa e rosse, e i capelli di Maria:

ho poi incollato lo sfondo verde chiaro su tutta la parte trasparente:

e ho ritagliato intorno alla cornice e intorno all’immagine, così:

con la stessa tecnica ho completato il quadro, con questo risultato:

 Vetrofania natalizia Maria con bambino

Vetrofania natalizia PASTORI che seguono la stella

Vetrofania natalizia PASTORI che seguono la stella in cartoncino e carta velina colorata, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

Vetrofania natalizia PASTORI che seguono la stella
Materiale occorrente:

carta velina colorata
cartoncino scuro per la sagoma
colla da carta
forbici e taglierino
cartamodello.

Vetrofania natalizia PASTORI che seguono la stella
Cartamodello:

Il cartamodello contiene le indicazioni per la forma e il colore delle veline da ritagliare ed incollare alla sagoma:

Questo è il risultato finale:

Vetrofania natalizia PASTORI che seguono la stella

SANTA LUCIA coroncina con candele

SANTA LUCIA coroncina con candele in cartoncino colorato, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

Il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, nelle scuole steineriane c’è la bellissima tradizione di fare coi bambini le candele di cera d’api. Anche in famiglia si possono svolgere varie attività che ricordino la luce nel buio dell’inverno, e l’avvicinarsi della grande festa del Natale. Si possono fare o decorare le candele, preparare un centrotavola speciale, confezionare corone di Santa Lucia… Su questa e altre tradizioni puoi leggere qui.

Santa Lucia

Materiale occorrente:

cartoncino bianco, verde, rosso, arancio e giallo
matita
forbici
colla da carta o pinzatrice
cartamodello (se volete)

Cartamodello:

Come si fa:

preparate una striscia col cartoncino verde (eventualmente unendo più strisce tra loro) e chiudetela ad anello sulla misura della testa del bambino:

ritagliate le varie parti nel cartoncino fino ad avere 6 candele e un numero a piacere di foglie e bacche:

distribuite le foglie sulla corona (io ho usato la spillatrice):

e poi decorate con le bacche rosse (io le ho incollate a coprire i punti metallici):

questo è il risultato finale:

La corona può essere usata per il gioco durante tutto il periodo natalizio, ma è anche una bella decorazione per la casa e la tavola…

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA per decorare l’albero di Natale o per le finestre, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA
Materiale occorrente:

cartoncino colorato
carta velina colorata
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA
Cartamodello:

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA
Come si fa:

è molto semplice. Ritagliate la sagoma nel cartoncino:

riportate e ritagliate nella carta veline le varie parti della sagoma da riempire:

ed incollate sul retro della sagoma:

con questo risultato:

 Addobbi natalizi fai da te NATIVITA’ STILIZZATA

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Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE realizzata in cartoncino colorato e carta velina, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE
Materiale occorrente:

cartoncino colorato
carta velina colorata
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE
Cartamodello:

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE

Come si fa:

riportate il cartamodello sul cartoncino:

e ritagliate. Iniziate poi ad incollare sul retro la carta velina colorata, così:

Questo è il risultato finale:

Se avete bambini più piccoli, mentre vi dedicate a questi addobbi, potete preparare per loro delle semplici sagome di cartoncino (cuori, stelline, alberelli, ecc…), incollare sul retro della carta velina bianca o carta da lucido trasparente, e poi i bambini potranno decorarla incollandovi sopra gli avanzi di carta velina colorata che lascerete sul tavolo a loro disposizione:

Il lavoretto è semplicissimo, ma il risultato bellissimo:

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE

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Pallina per l’albero di Natale

Pallina per l’albero di Natale realizzata in cartoncino colorato e carta velina, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Pallina per l’albero di Natale
Materiale occorrente:

cartoncino colorato
carta velina colorata
colla da carta
forbici e taglierino
cartamodello

Pallina per l’albero di Natale
Cartamodello:

Pallina per l’albero di Natale

Come si fa:

riportate il cartamodello sul cartoncino colorato:

e ritagliatelo:

incollate sul retro la carta velina colorata:

con questo risultato:

Pallina per l’albero di Natale

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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