ADDOBBI NATALIZI palline ricamate per l’albero

ADDOBBI NATALIZI palline ricamate per l’albero, molto belle, e realizzate interamente dai bambini. L’attività di ricamo del cartoncino è una classica attività di pre-scrittura e favorisce la coordinazione occhio-mano e l’orientamento spaziale. Rientra tra i più classici esercizi di vita pratica nella didattica Montessori.

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Ritagliate nel cartoncino varie forme, disegnate all’interno a matite leggera delle figure geometriche oppure lasciate che il bambino ricami a suo gusto facendo semplicemente dei fori sul cartoncino lungo il perimetro; per forare il cartoncino io ho usato prima n punteruolo da carta:

poi ho allargato i fori ruotando al loro interno uno stecco da spiedini:

Il bambino può ricamare con un ago da lana senza punta:

oppure possiamo indurire l’estremità del filo di lana immergendola nella cera fusa:

e facendo raffreddare:

ADDOBBI NATALIZI palline ricamate per l’albero

Qui trovate un po’ di addobbi, se può essere utile:

ADDOBBI NATALIZI palline ricamate per l’albero

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Pallina di carta per l’albero di Natale

Pallina di carta per l’albero di Natale fai da te, con tutorial fotografico. E’ un progetto adatto anche a bambini della scuola primaria.  Io l’ho realizzata utilizzando pagine di un vecchio libro, ma si può usare anche carta da origami o cartoncino.

Pallina di carta per l’albero di Natale
Materiale occorrente:

– goniometro e righello
– matita
– forbici
– carta
– colla da carta

Pallina di carta per l’albero di Natale
C0me si fa: 

Per preparare il modello, tracciate il cerchio col goniometro e marcate il centro e sei segni equidistanti lungo la circonferenza:

e tracciate i diametri:

col compasso disegnate il cerchio della misura desiderata (consiglio da 2 a 4 cm):

e disegnate all’interno del cerchio un triangolo, così:

ritagliate il modello, riportatelo fino ad ottenere 20 cerchi di carta uguali, quindi piegate lungo i lati dei triangoli interni ai cerchi, così:

Per prima cosa incollate una striscia di 10 cerchi tra loro, in questo modo:

poi chiudete ad anello incollando tra loro le due ali che si trovano alle estremità della striscia, che nella foto vedete segnate con l’asterisco rosso:

preparate poi due “cappelli” formati ognuno da 5 cerchi incollati tra loro:

e procedete incollando questi due cappelli, uno sopra all’anello, ed uno sotto:

con questo risultato:

 Pallina di carta per l’albero di Natale

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addobbi natalizi fai da te – pallina diamante di carta

Addobbi natalizi fai da te – pallina diamante di carta per decorare l’albero di Natale, molto semplice e veloce da realizzare e di grande effetto.

Materiale occorrente:

– due fogli di carta quadrati
– forbici
– matita
– colla da carta

Come si fa:

Piegare il foglio lungo una diagonale, aprire, piegare lungo l’altra diagonale, aprire:

Voltare il foglio e piegarlo a metà lungo la linea orizzontale, aprire, piegarlo lungo la linea verticale, aprire:

Voltare di nuovo il foglio, impugnarlo come mostrato nelle foto, e chiuderlo su se stesso seguendo le pieghe:

Posare il foglio piegato sul tavolo, piegare due triangoli a destra e a sinistra, facendo combaciare il lato esterno con la piega della metà, come mostrato nelle foto, poi aprire:

allargare la parte a destra, aprirla, e richiuderla tenendo i due triangoli che si sono formati all’interno della piega, così:

Ripetere la stessa piega a sinistra, voltare e fare altre due pieghe identiche anche dall’altro lato. Quindi tagliare la parte eccedente in fondo al foglio piegato, così:

posare il triangolo piegato sul tavolo:

e piegarlo un’ultima volta a metà, così:

disegnare queste semplici tracce con la matita:

e ritagliare:

aprire:

preparare due elementi identici:

piegare su ciascun elemento le linguette, così:

e incollare tramite le linguette piegate i due elementi tra loro:

Questo è il risultato finale:

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Stella natalizia facilissima 2

Stella natalizia facilissima 2 – tutorial. Potete usare qualsiasi tipo di carta, anche una pagina di un vecchio libro o della rubrica telefonica danno ottimi risultati. A seconda delle dimensioni scelte, possono decorare una finestra, oppure essere usate per addobbare l’albero di Natale.

Stella natalizia facilissima 2 – tutorial
Materiale occorrente:
– uno foglio quadrato di carta
– forbici
– una matita

Stella natalizia facilissima 2 – tutorial
Come si fa:

per prima cosa piegate il foglio lungo una diagonale, poi aprite e piegate anche lungo la seconda diagonale, quindi posate il triangolo ottenuto sul tavolo; sollevate l’ala destra e quella sinistra tenendo come punto di riferimento la linea della metà:

fate scorrere fino ad avere proporzione tra le due ali:

e piegate:

girate il lavoro:

e tracciate queste semplici linee:

praticate un taglio con le forbici lungo tutte le linee tracciate:

e aprite:

ora piegate verso l’alto tutte le “foglioline”, così:

e verso il basso le punte interne della stella:

Questo è il risultato finale:

Stella natalizia facilissima 2 – tutorial

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Stella natalizia facilissima 1

Stella natalizia facilissima 1 – tutorial. Potete usare qualsiasi tipo di carta, anche una pagina di un vecchio libro o della rubrica telefonica danno ottimi risultati. A seconda delle dimensioni scelte, possono decorare una finestra, oppure essere usate per addobbare l’albero di Natale.

Materiale occorrente:
– uno foglio quadrato di carta
– forbici
– una matita

Come si fa:

per prima cosa piegate il foglio lungo una diagonale, poi aprite e piegate anche lungo la seconda diagonale, quindi posate il triangolo ottenuto sul tavolo,poi sollevate l’ala destra e quella sinistra tenendo come punto di riferimento la linea della metà:

fate scorrere fino ad avere proporzione tra le due ali:

e piegate:

girate il lavoro:

e tracciate queste semplici linee:

praticate un taglio con le forbici lungo tutte le linee tracciate:

e aprite:

ora piegate verso l’alto tutte le “foglioline”, così:

e verso il basso le punte interne della stella:

così:

Questo è il risultato finale:

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Racconto per Santa Lucia

Racconto per Santa Lucia – Una luce fuori dalla foresta

Io ho illustrato il racconto con la lana cardata.

__________________________

C’era una volta una famiglia che viveva in una piccola fattoria ai margini di una grande foresta. Avevano un piccolo frutteto con vecchi alberi di mele, e un orto da coltivare nella bella stagione. Davanti alla casa c’era una grande quercia, con un’altalena per i due bambini. Pietro aveva dieci anni, e la piccola Sofia cinque.


A Pietro e Sofia piaceva tanto il loro cortile, l’altalena, gli alberi di mele su cui arrampicarsi, e la foresta intorno. A volte vi andavano insieme, senza allontanarsi mai troppo, a raccogliere sassi e legnetti per giocare, e anche foglie e altri tesori della natura con i quali inventano ogni giorno nuovi giochi.
Poi c’era anche il loro cane, Rex, a tener loro compagnia e a farli divertire.

Col tempo Pietro prese ad andare nella foresta anche senza la sua sorellina, e spesso portava con sè anche Rex, e Sofia rimaneva spesso da sola.


La cosa non le piaceva per nulla, così cominciò a chiedere ai suoi genitori di regalarle un cane che fosse tutto suo. I genitori dissero che un altro cane non era possibile, ma forse potevano prendere in considerazione di regalarle un gatto. “Però” disse la mamma, “ad una condizione. Dovrai stare attenta a che il gattino rimanga sempre in casa, perchè i gatti domestici e i gatti selvatici che vivono nella foresta non vanno d’accordo tra loro, e sono molti i pericoli che un gattino potrebbe incontrare fuori di casa. Senza contare che poi il gatto potrebbe disturbare i nostri scoiattoli e i nostri uccellini, e questo mi dispiacerebbe molto”.
Sofia scoppiava di felicità all’idea che avrebbe presto avuto un gattino, e promise alla mamma che sarebbe stata molto attenta a non farlo uscire. Così, dopo un paio di settimane, in piena estate, il gattino arrivò. Era una gattina, che chiamarono Stella, per via di un ciuffetto di pelo bianchissimo a forma di stella che aveva proprio in mezzo alla fronte. Appena arrivata, tutta la famiglia la coprì di coccole e di attenzioni. Rex si mostrò in principio un po’ geloso e infastidito, ma presto anche lui fece amicizia con Stella, e dopo pochi giorni i due animali già dormivano insieme sul tappeto di Rex.


Stella era molto felice: amava le attenzioni, amava il cibo, amava la casa. Una cosa soltanto non le piaceva affatto: quando tutti uscivano e la lasciavano sola in casa. Allora saltava vicino alla finestra chiusa, e da lì guardava come giocavano tutti insieme, lavoravano, correvano, anche Rex…
Stella non riusciva a capire perchè lei non avesse il permesso di uscire, così cominciava a grattare il vetro con la zampina e a miagolare. Sofia, appena se ne accorgeva, correva da lei, e tutte le volte chiedeva alla mamma il permesso di portarla fuori, ma la mamma le rispondeva sempre ricordandole il loro accordo: “Il gatto deve rimanere dentro. E poi se si abitua a stare in casa, presto smetterà di chiedere di uscire”.
Ma Stella non smise… Ogni giorno, ogni volta che qualcuno usciva di casa, si metteva alla finestra e iniziava a miagolare pietosamente e incessantemente, e chi rimaneva in casa era costretto ad ascoltare il suo pianto. Era una situazione davvero difficile.

Così, sul finire dell’estate, visto che Stella era un po’ cresciuta, decisero di fare un esperimento e di provare a portarla fuori. Le insegnarono quali fossero i confini del loro cortile, e sperarono che li avrebbe rispettati, come faceva Rex. Era una gioia guardare come la dolce gattina bianca e nera si muoveva all’aperto, annusando il prato e l’aria.
“E’ così felice!” disse Sofia, seguendo la gattina da vicino.
Questa prima uscita di Stella fu breve, ma la gattina ora sembrava contenta. Ma il giorno dopo, appena il papà uscì di casa, subito si mise alla finestra a miagolare perchè voleva andare fuori anche lei. Appena la accontentarono, si mise a correre dietro a Rex, e Sofia rideva a crepapelle a questa scena.


Continuarono a portarla fuori con loro anche per tutto l’autunno. Le uscite divennero sempre più lunghe, e pian piano cominciarono a farla uscire anche da sola. Però stavano sempre attenti a riportarla a casa prima che facesse buio, perchè i pericoli della foresta erano maggiori di notte: linci, gufi ed altri predatori erano tutti cacciatori notturni.
Arrivò l’inverno, e la prima nevicata portò un soffice manto bianco su tutte le cose. Pietro e Sofia si coprirono bene, e portarono fuori con loro anche Rex e Stella.

Giocarono a palle di neve, andarono in slitta, fecero un pupazzo di neve. Quando arrivò il momento di rientrare, cominciarono a chiamare Stella, ma non venne. Cominciarono a cercarla facendo tutto il giro intorno alla casa, poi la cercarono nell’orto, nel frutteto, nel cortile: nessuna traccia del gattino. Cercarono per più di un’ora, ma si era fatto buio, e anche il papà venne ad aiutarli portando la torcia. Non riuscendo a trovarla, tornarono a casa, sperando tutti che presto Stella sarebbe tornata.
Dovete sapere che la nostra gattina non era stata presa da una lince o da un gufo. Non le era capitato nulla di male, ma si era persa. La neve copriva le cose e lei non riusciva a capire come fare per tornare a casa, e così senza rendersene conto si inoltrava sempre più nella foresta, allontanandosi sempre più.


Quello che ancora non vi ho raccontato, è che insieme a Sofia e alla sua famiglia, nella piccola fattoria ai margini della foresta, viveva anche la fata Scintillina.
Scintillina era una brownie, un particolare tipo di fata che ha il compito di vegliare sugli animali, soprattutto sugli animali domestici: le brownie amano i cani, i gatti, i cavalli, le mucche e le pecore, e pensano che essi occupino un posto molto speciale nel mondo. Infatti questi animali sono modelli e maestri per gli uomini, che senza di loro si allontanerebbero dal mondo della natura. Orsi, leoni e lupi possono certamente emozionare le persone, ma è con i cani e con i gatti che gli uomini imparano a godere della brezza estiva, a sentire la bellezza dell’erba rotolandosi, a sentire la danza silenziosa della neve che cade dal cielo. Per questo le brownie hanno tanto a cuore gli animali domestici, e li aiutano in tutti i modi, sussurrando loro alle orecchie qualcosa per impedire che si mettano in pericolo, o per guidarli a trovare le cose perdute (una pantofola o un orecchino) e così, aiutando gli animali, aiutano anche le persone che vivono con loro.
Scintillina viveva nella foresta da molto tempo, e lì aiutava gli scoiattoli, che anche se non sono animali domestici, stanno comunque vicino agli esseri umani, e appena la famiglia di Sofia accolse il cane Rex, cominciò ad occuparsi anche di lui.
Così, quando la piccola Stella giunse nella foresta, Scintillina provò una grande emozione. Vedeva in Stella un grande amore per la natura, per il vento, la pioggia, la neve, gli alberi… ma anche un grande amore per la sua famiglia, soprattutto per Sofia e Pietro. Scintillina capì subito che Stella sarebbe diventata un modello e una grande maestra per la sua famiglia, e che tutti i suoi membri avrebbero imparato molto da questa piccola gattina. Ma vide anche qualcosa di diverso in Stella, qualcosa  di molto comune tra i gatti domestici, ma che avrebbe potuto metterla nei guai: aveva in sè anche un lato selvatico che le faceva desiderare di vagare nella foresta e cacciare per procurarsi il cibo, proprio come facevano i gatti selvatici e le linci.
Scintillina sapeva che avrebbe potuto aiutarla in queste occasioni, sussurrandole all’orecchio buoni consigli, e sapeva che Stella la maggior parte delle volte l’avrebbe ascoltata. Ma sapeva anche se Stella avesse seguito troppo i suoi impulsi selvatici, avrebbe smesso di ascoltare questi consigli, e lei non sarebbe più stata in grado di ascoltarla.
Quella notte, sola nella foresta, Stella sentiva molto forte il richiamo alla natura selvaggia. Non era la prima volta. Era già successo che la gattina avesse sentito l’impulso di saltare addosso a uno scoiattolo nel cortile della fattoria, o afferrare un uccellino coi suoi artigli. Ma questa volta era tutto molto diverso: la neve aveva confuso tutto nel mondo naturale. Gli odori era cambiati, le tracce di scoiattoli e uccelli erano coperte dalla neve. E si era trovata sola in quel luogo proprio inseguendo uno scoiattolo…
Per tutto il tempo della caccia folle di Stella allo scoiattolo, Scintillina aveva cercato di sussurrare alla gattina: “Stai per perderti, torna indietro… torna indietro…”, ma lei non la sentiva. Si era persa nel suo lato selvatico, e tutto quello che poteva vedere e sentire era lo scoiattolo che stava inseguendo, la sola cosa che poteva pensare era di riuscire a raggiungerlo.
E così  Stella si trovò così lontana da casa, che non riusciva più a sentire le voci di Pietro e Sofia che la chiamavano. Era così concentrata nella caccia allo scoiattolo, che non si accorse che il sole stava tramontando e si stava facendo buio.
E improvvisamente lo vide, lo scoiattolo. Si trovava ai piedi di un albero maestoso, senza neve intorno. Ma un istante prima che Stella potesse avventarsi su di lui, apparve in cielo una stella luminosissima che la abbagliò, riverberando sulla neve che si era accumulata tutto intorno. In quel momento in cui Stella era in preda allo stupore e alla confusione, Scintillina riuscì a sussurrare alle sue orecchie: “Guardati intorno, qui c’è solo solitudine… questo è il luogo dove vivono le creature selvagge…”
Stella si guardò intorno: la luce della luna le mostrava un bosco che non aveva mai visto. Si  rese conto di essersi persa, e di non sapere in che direzione si trovasse la sua casa. Poi una nuvola coprì la luna, il buio divenne fittissimo, e la gattina non sapeva cosa fare. Sentì un rumore, e si chiese se non si trattasse dello scoiattolo che stava cacciando, ma ora non aveva più nessuna voglia di continuare l’inseguimento. La natura selvaggia era scomparsa, e era stata sostituita dalla nostalgia di casa.
Scintillina le sussurro: “Seguila…”.
Allora Stella si sentì impaurita, e pensò se non fosse meglio cercare un posto sicuro in cui potersi nascondere.
Ma Scintillina le disse di nuovo: “Seguila…”.
Stella sentì di nuovo un rumore, come se qualcuno stesse correndo davanti a lei. La neve era fredda e il vento faceva rabbrividire. Alzò la testolina, e vide alcune tracce nella neve. Prese a seguirle, trotterellando stretta nelle spalle. Le tracce di tanto in tanto scomparivano nella neve, ma poi riapparivano un po’ più avanti, in modo che Stella potesse continuare a seguirle. Stella saltellava tra alberi e rami caduti, seguendo le tracce, e strada facendo vide una luce in lontananza, davanti a lei. Sembrava qualcosa di magico, un faro, una luce messa lì apposta per aiutare i viaggiatori a trovare la strada. Sembrava una stella.


La gattina smise allora di cercare le tracce nella neve, e si mise a correre in direzione della luce. Presto riuscì a distinguere la forma di una casa, e il colore della porta di ingresso. La luce proveniva dalla veranda, e là in piedi, sotto la luce, c’era Sofia, tutta infagottata e che, tenendo tra le mani una piccola torcia, chiamava: “Stella! Stella! Torna a casa!”.
La sua voce era così triste, così disperata, che Stella si mise a correre e a miagolare più forte che poteva. Sofia la sentì e le corse incontro, la prese tra le braccia e, tenendola stretta a sè, la riportò a casa.
“Stella! Sei tornata! Ho avuto tanta paura. Ti sei fatta male?”


Stella improvvisamente ripensò allo scoiattolo, ed a come l’avesse quasi catturato. Ricordò a come era stata tratta in salvo, a come la voce e le tracce sulla neve l’avessero riportata a casa, e si girò per vedere se riusciva a vedere qualcosa nella foresta. Sperava di riuscire a vedere qualcosa, lo scoiattolo o qualsiasi altra cosa a cui poter gridare “Grazie!”, ma vide solo buio, e sulla neve c’erano solo le impronte delle sue zampine.
Sofia la portò in casa e lei si sentì invadere di tepore e dolci odori. Le diedero da mangiare, la coccolarono, e Sofia la portò a dormire in camera sua, sul suo letto. Sofia si rannicchiò stanca e felice sotto le coperte, e Stella fece le fusa. La gattina provava tantissime sensazioni, in quel momento: si sentiva felice, sentiva il caldo della casa, si sentiva al sicuro. Ma più di tutto, provava una grande gratitudine. Ed emise un miagolio tenero di ringraziamento. Ringraziò le piccole tracce dello scoiattolo che la portarono nella solitudine della foresta, ringraziò la vocina che la aveva incoraggiata a seguirle per uscire dalla foresta, e ringraziò la bambina che la aveva aspettata per tutto il tempo.

(Adattamento da http://www.sparklestories.com/)

SANTA LUCIA coroncina con candele

SANTA LUCIA coroncina con candele in cartoncino colorato, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

Il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, nelle scuole steineriane c’è la bellissima tradizione di fare coi bambini le candele di cera d’api. Anche in famiglia si possono svolgere varie attività che ricordino la luce nel buio dell’inverno, e l’avvicinarsi della grande festa del Natale. Si possono fare o decorare le candele, preparare un centrotavola speciale, confezionare corone di Santa Lucia… Su questa e altre tradizioni puoi leggere qui.

Santa Lucia

Materiale occorrente:

cartoncino bianco, verde, rosso, arancio e giallo
matita
forbici
colla da carta o pinzatrice
cartamodello (se volete)

Cartamodello:

Come si fa:

preparate una striscia col cartoncino verde (eventualmente unendo più strisce tra loro) e chiudetela ad anello sulla misura della testa del bambino:

ritagliate le varie parti nel cartoncino fino ad avere 6 candele e un numero a piacere di foglie e bacche:

distribuite le foglie sulla corona (io ho usato la spillatrice):

e poi decorate con le bacche rosse (io le ho incollate a coprire i punti metallici):

questo è il risultato finale:

La corona può essere usata per il gioco durante tutto il periodo natalizio, ma è anche una bella decorazione per la casa e la tavola…

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Addobbi natalizi fai da te – alberello origami

Addobbi natalizi fai da te – alberello origami con tutorial fotografico e video. Adatto a decorare l’albero di Natale, a realizzare festoni e composizioni per la tavola. E’ molto semplice e veloce da realizzare, anche per i bambini della scuola primaria.

Addobbi natalizi fai da te – alberello origami
Materiale occorrente:

– un foglio di carta quadrato
– forbici

Addobbi natalizi fai da te – alberello origami
Come si fa:

Piegare il foglio lungo una diagonale, aprire, piegare lungo l’altra diagonale, aprire:

Voltare il foglio e piegarlo a metà lungo la linea orizzontale, aprire, piegarlo lungo la linea verticale, aprire:

Voltare di nuovo il foglio, impugnarlo come mostrato nelle foto, e chiuderlo su se stesso seguendo le pieghe:

Posare il foglio piegato sul tavolo, piegare due triangoli a destra e a sinistra, facendo combaciare il lato esterno con la piega della metà, come mostrato nelle foto, poi aprire:

allargare la parte a destra, aprirla, e richiuderla tenendo i due triangoli che si sono formati all’interno della piega, così:

Ripetere la stessa piega a sinistra, voltare e fare altre due pieghe identiche anche dall’altro lato. Quindi tagliare la parte eccedente in fondo al foglio piegato e praticare dei taglietti orizzontali lungo il margine destro e sinistro, così:

Partendo dal taglio più in basso, piegare verso il basso ogni linguetta tagliata, stando attenti a piegare solo una faccia, formando tanti triangolini:

sfogliare fino ad avere altre due facce da piegare, e procedere così per tutti le facce:

Questo è il risultato finale:

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Teatrino di Natale IL PASTORELLO

Teatrino di Natale IL PASTORELLO con testo ed un esempio di realizzazione con personaggi e scenografia in lana cardata. E’ un racconto molto semplice e particolarmente adatto ai più piccoli.
Questo modo di presentare i racconti è molto utilizzato nelle scuole steineriane: mentre si racconta si muovono i personaggi davanti ai bambini, facendoli via via apparire dalla scenografia stessa. Alcuni punti del racconto possono essere sottolineati dal suono di campanelli, metallofoni, legnetti, bastoni della pioggia, ecc…

Realizzare personaggi ed animaletti in lana cardata è molto più semplice di quello che può sembrare, e per incantare i bambini non è affatto necessaria la perfezione… Se volete, potere trovare vari tutorial che ho preparato negli anni scorsi, cercando qui

Personaggi:

– il pastorello
– la pecorella Biancaneve
– un uccellino
– uno scoiattolo
– una lepre
– un gufo
– un nano

C’era una volta un pastorello che possedeva un’unica pecora. E poichè era bianca come la neve, la chiamò Biancaneve.

Ogni giorno il pastorello andava con Biancaneve al pascolo, dove si potevano trovare erbe succose ed aromatiche.

Per poterla udire anche da lontano,  le appese al collo un campanello d’oro.

Un giorno se ne andarono al pascolo già al levare del sole, e siccome aveva cominciato a fare caldo, erano entrambi assetati. Udirono venire, dal bosco vicino, un lieve sussurrare. Era proprio acqua? Appena si avvicinarono, videro una sorgente zampillare dalla roccia. Il pastorello si chinò, attinse l’acqua chiara con tutte e due le mani, e bevve, bevve a volontà.

Poi anche la pecorella bevve l’acqua che scorreva sui sassi come un ruscello.

Il pastorello però, tutto ad un tratto si sentì così stanco che non volle più proseguire. Si tolse il berretto ed anche la bisaccia. Si sdraiò lì vicino e si  addormentò.

La pecorella, invece, corse via seguendo il ruscello, lontano,

sempre più lontano…

Quando il ragazzo si svegliò, si guardò intorno e cominciò a gridare, chiamando la sua pecora: “Biancaneve! Biancaneve!”, ma nessuno rispose.

Poi si mise a tracolla la sua bisaccia e si mise in cammino per cercare Biancaneve.

Per tutto il giorno continuò a cercare, fino a sera. Mancava poco al tramonto, e il pastorello  si sedette su una pietra e si mise a piangere.

E mentre così piangeva, udì all’improvviso il canto meraviglioso di un uccellino che cantava la sua canzone della sera, e sembrava volesse consolare il suo pianto.

Appena l’uccellino tacque, il pastorello disse: “Ah, mio piccolo uccellino, io cerco Biancaneve, la mia pecorella”. L’uccellino fece cenno col capo e indicò con il becco la direzione del bosco. Di sicuro voleva dire: “E’ andata di là!” e poi se ne volò via.

Il ragazzo si alzò e riprese il cammino a grandi passi attraverso il bosco, sul muschio tenero e sulle pietre dure, ma ad un tratto sentì scricchiolare qualcosa in un cespuglio.

Era forse una volpe? O addirittura un lupo? Ma no, era un piccolo scoiattolo, che stava cercando una nocciola per la cena.

“Buonasera caro scoiattolo, hai forse visto Biancaneve, la mia pecorella?”

Lo scoiattolo scosse il capo e disse: “No, non so dove sia la tua pecora, ma ti voglio accompagnare dalla lepre. Ha le gambe lunghe e sa arrivare lontano”.

Insieme andarono verso la casa della lepre

La lepre si era trovata, per dormire, un buon rifugio tra i rami di un cespuglio. Lo scoiattolo ritornò nel bosco a cercare nocciole.

Il pastorello salutò la lepre e le chiese: Caro leprotto, non sai dove è andata a finire Biancaneve, la mia cara pecora?”

Anche il leprotto non lo sapeva, però gli disse: “Ti accompagnerò dal gufo che ha grandi occhi e vede anche di notte. Forse saprà consigliarti.

Si inoltrarono nel bosco.  “Questo è il gufo” disse la lepre. Il gufo era appollaiato su un albero alto e con i suoi grandi occhi guardava il pastorello là sotto. La lepre ritornò nel suo nascondiglio.

Il pastorello si fece coraggio e gridò: “Buona sera gufo. Hai forse visto Biancaneve, la mia pecora?”

“No” disse il gufo “Non so dov’è la tua pecora, ma laggiù tra le radici abita un nano del bosco, forse lui ti può aiutare”.

Il pastorello si avvicinò e cercò la porticina tra le radici, bussò e gridò:

“Nano nanetto, stammi a sentire, la porticina vieni ad aprire”.  La porticina si aprì e comparve un omino con una lunga barba.

Teneva in mano una piccola lanterna. “Non so dove sia la tua pecora, però ti voglio accompagnare e farti luce”.

Cammina cammina giunsero ad una buca profonda. Si fermarono ed udirono un tintinnio. Era forse il campanellino d’oro di Biancaneve?

“Beeeh… beeeh… ” faceva la pecorella. “Din din din…” faceva il campanellino.

Il nano del bosco fece luce con la sua lanterna: Biancaneve era giù in fondo, nella buca. Era caduta laggiù, e non sapeva più risalire.

“Aspetta, vengo a prenderti!” disse il pastorello, e scese nella buca.

“Beeeh… beeeh… ” faceva la pecorella. “Din din din…” faceva il campanellino.  Che gioia quando il pastorello, arrampicandosi, vide Biancaneve! La prese e la tenne stretta tra le braccia. Tremava tutta.

Il nano del bosco, con la sua lanterna,  si mise davanti a loro e li accompagnò finchè giunsero a casa.

Finalmente erano arrivati al sicuro e al caldo.

Il pastorello ringraziò il nano per l’aiuto ricevuto, ed il nano potè far ritorno nella sua casa tra le radici del bosco.

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E terminato il racconto, può cominciare il gioco…

 

Racconto per il solstizio di inverno

Racconto per il solstizio di inverno  – La piccola casa senza porte e senza finestre
Un breve racconto adatto anche ai più piccoli, che può essere una bella introduzione per una pittura ad acquarello,

per la preparazione di una torta di mele o della marmellata, oppure, soprattutto coi più piccoli, per attività di stampa su carta o tessuto… La carta stampata può essere usata come carta regalo per i doni natalizi.

La piccola Gaia aveva giocato tutto il giorno con tutti i giochi che aveva nella sua cameretta, e aveva fatto tutti gli altri giochi che conosceva, e ora si stava proprio annoiando.
Così andò dalla mamma e le chiese: “E adesso cosa posso fare?”
La mamma le rispose:  “Ho sentito parlare di una piccola casa rossa senza porte e senza finestre, con una stella dentro. Potresti andare a cercarla…”.

Gaia uscì di casa e in cortile incontrò il suo amico Giovanni. Gli chiese: “Tu per caso sai dove si può trovare una piccola casa rossa senza porta e senza finestre, e con una stella dentro?”
Il bambino rispose: “No, non so proprio dove si trovi questa casa che dici, però potremmo andare a chiederlo al mio papà. Lui è un agricoltore, e conosce un sacco di cose. Adesso è nella stalla, andiamo!”.
Così, Gaia e il suo amico andarono nella stalla, e chiesero al contadino: “Sai dove possiamo trovare una piccola casa rossa senza porta e senza finestre e con una stella dentro?”
“No…” rispose il papà del bambino, “ma potreste provare a chiedere alla nonna. Adesso è nella sua casa sulla collina. E’ molto saggia, sapete, e sa molte cose. Forse vi potrà aiutare”.
Così Gaia e Giovanni si incamminarono su per la collina, e chiesero alla nonna: “Sai dove possiamo trovare una piccola casa rossa senza porta e senza finestre e con una stella dentro?”
“No,” rispose la nonna, “io non lo so, però potreste provare a chiederlo al vento… Lui va dappertutto e vede tante cose. Sono sicura che potrà aiutarvi”.
Allora Gaia e Giovanni uscirono dalla casa della nonna, e chiesero al vento: “Sai dove possiamo trovare una piccola casa rossa senza porta e senza finestre e con una stella dentro?”
Il vento rispose: “Certo, seguitemi!”.
E si mise a soffiare e fischiare. I due bambini cominciarono a corrergli dietro. Il vento guidò i due bambini attraverso la campagna, fino ad un bellissimo frutteto. Si fermò ai piedi di un albero, e disse ai bambini: “Eccola!”.
I bambini ringraziarono il vento, raccolsero la piccola casa rossa senza porta e senza finestre e con una stella dentro e corsero a mostrarla alla mamma di Gaia.
La mamma era in cucina in quel momento, e Gaia entrò dicendo: “Guarda mamma, abbiamo trovato la piccola casa rossa senza porta e senza finestre, però non riusciamo a trovare la stella…”
La mamma sorrise, prese un coltello e tagliò a metà la casa, scoperchiando il tetto.
“Sì!” gridarono felici i bambini, “La stella! Che bella!”

 

(Autore sconosciuto, ne esistono varie versioni anche in rete).

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA per decorare l’albero di Natale o per le finestre, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA
Materiale occorrente:

cartoncino colorato
carta velina colorata
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA
Cartamodello:

Addobbi natalizi fai da te NATIVITÀ STILIZZATA
Come si fa:

è molto semplice. Ritagliate la sagoma nel cartoncino:

riportate e ritagliate nella carta veline le varie parti della sagoma da riempire:

ed incollate sul retro della sagoma:

con questo risultato:

 Addobbi natalizi fai da te NATIVITA’ STILIZZATA

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ACQUARELLO STEINERIANO – La visita del raggio di sole

ACQUARELLO STEINERIANO – La visita del raggio di sole. Un tutorial per proporre ai bambini un’esperienza di pittura alla scoperta dello spettro luminoso, giocando coi colori primari per ricavare i secondari. Il racconto accompagna la realizzazione del quadro e, come spesso dico, il processo è molto più interessante del risultato finale, che pure è notevole.
Questo percorso è particolarmente adatto a questo periodo dell’anno, in particolare intorno al giorno di Santa Lucia e del Solstizio di inverno, essendo una semplice base meditativa sulla luce.


A seconda dell’età del bambino, otterremo composizioni più semplici, o più elaborate, e vedremo nascere per ogni colore infinite tonalità e sfumature.
E’ adatto anche agli adulti.
Se è la prima volta che vi cimentate con questa tecnica di pittura ad acquarello, vi consiglio prima di cominciare di leggere qui: 

ACQUARELLO STEINERIANO – La visita del raggio di sole

Una mattina di un giorno molto speciale, mentre il sole stava per sorgere offrendo al mondo il suo “Buongiorno!”, uno dei suoi raggi decise di andare  a portare agli uomini il suo personale saluto prima di tutti gli altri raggi.
Questo raggio era formato, come lo sono tutti i raggi del sole, da sei raggi più piccoli di colore diverso, ma poichè ognuno indossava un mantello bianco, e si muovevano tutti insieme per mano, sembravano un unico raggio bianco.

Era l’alba, e non appena il raggio prese a scendere dal sole, per portare il suo messaggio d’amore al mondo più in fretta che poteva, attraversò una fessura delle persiane di una finestra: era la finestra della cameretta di Antonio, che se ne stava a dormire al canduccio del suo letto. Entrando nella stanza, il raggio andò a posarsi proprio su un vaso di cristallo che si trovava sulla scrivania, e non appena attraversò quel materiale così puro, sfaccettato e trasparente, tutti i piccoli raggi colorati che lo formavano si tolsero i loro mantelli bianchi e andarono a posarsi sul soffitto della stanza, mano nella mano, formando bellissimo girotondo che danzava coloratissimo proprio sopra al letto di Antonio.
Dei sei piccoli raggi, i tre maggiori si prendevano cura dei tre minori, e li aiutavano in ogni occasione a brillare della loro luce particolare, li aiutavano ad essere se stessi. I tre fratelli maggiori erano il rosso, il giallo e il blu.

(i bambini stendono i tre colori sul foglio, a loro gusto, facendo in modo di  riempirlo, ma evitando che i colori si tocchino tra loro):

Il rosso e il giallo tenevano per mano insieme il piccolo arancio. E il piccolo arancio condivideva il calore del rosso e la luminosità del giallo, stando tra loro, ed era molto felice.

 (i bambini lavano bene il pennello, e senza prendere altro colore, portano un po’ di rosso sul giallo e un po’ di giallo sul rosso):

Con l’altra mano il giallo teneva accanto a sè il piccolo verde, aiutato dal blu. E il piccolo verde condivideva la luminosità del giallo e il fresco del blu, stando tra loro, ed era molto felice.

(i bambini, dopo aver lavato bene il pennello e senza aggiungere altro colore portano un po’ di blu sul giallo e un po’ di giallo sul blu):

Con l’altra mano il blu teneva accanto a sè il piccolo viola, aiutato dal rosso. E il piccolo viola condivideva il calore del rosso e il fresco del blu, ed era molto felice.

(Infine i bambini, come per gli altri colore, fanno incontrare tra loro blu e rosso)

Così rosso, arancio, giallo, verde, blu e viola facevano il loro girotondo luminoso guardando dall’alto il bambino, e non passò molto tempo che Antonio sentì la loro luce sulle palpebre chiuse, e aprì gli occhi per vedere cosa stesse succedendo. Si svegliò pensando: “Ma c’è della luce, deve essere già mattino!”.


Si alzò dal letto, si lavò il viso e le mani, e si vestì. Prima di andare in cucina per la colazione, aprì le persiane della sua cameretta, per far entrare più luce.
Non appena lo fece, i sei raggi colorati scesero velocissimi dal soffitto, attraversarono di nuovo il cristallo del vaso, si rimisero i loro mantelli bianchi, e felici corsero verso il sole, per riunirsi agli altri raggi e aiutarli a rendere luminoso il giorno.
E Antonio guardò fuori e disse “Buongiorno, sole!”, e lo ringraziò per avergli inviato quel raggio a fargli visita nella sua stanza. Era molto contento.

(Adattamento da un racconto di Cornelia Fulton Crary)

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE realizzata in cartoncino colorato e carta velina, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE
Materiale occorrente:

cartoncino colorato
carta velina colorata
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE
Cartamodello:

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE

Come si fa:

riportate il cartamodello sul cartoncino:

e ritagliate. Iniziate poi ad incollare sul retro la carta velina colorata, così:

Questo è il risultato finale:

Se avete bambini più piccoli, mentre vi dedicate a questi addobbi, potete preparare per loro delle semplici sagome di cartoncino (cuori, stelline, alberelli, ecc…), incollare sul retro della carta velina bianca o carta da lucido trasparente, e poi i bambini potranno decorarla incollandovi sopra gli avanzi di carta velina colorata che lascerete sul tavolo a loro disposizione:

Il lavoretto è semplicissimo, ma il risultato bellissimo:

Addobbi natalizi fai da te PALLINA PER L’ALBERO DI NATALE

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Pallina per l’albero di Natale

Pallina per l’albero di Natale realizzata in cartoncino colorato e carta velina, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Pallina per l’albero di Natale
Materiale occorrente:

cartoncino colorato
carta velina colorata
colla da carta
forbici e taglierino
cartamodello

Pallina per l’albero di Natale
Cartamodello:

Pallina per l’albero di Natale

Come si fa:

riportate il cartamodello sul cartoncino colorato:

e ritagliatelo:

incollate sul retro la carta velina colorata:

con questo risultato:

Pallina per l’albero di Natale

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Vetrofania natalizia PRESEPE

Vetrofania natalizia PRESEPE trasparente realizzato con cartoncino e carta velina, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile  in formato pdf.

Vetrofania natalizia PRESEPE trasparente
Materiale occorrente:

cartoncino scuro
carta velina colorata
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Vetrofania natalizia PRESEPE trasparente
Cartamodello:

Vetrofania natalizia PRESEPE trasparente
Come si fa:

ritagliate la sagoma nel cartoncino:

poi procedete ritagliando la carta velina colorata ed incollandola alla sagoma. Io ho iniziato con l’azzurro, così:

poi con le due strisce turchesi in alto:

terminato il cielo, ho ritagliato col taglierino le stelle:

poi ho completato la parte della capanna, incollando le veline sul retro del quadro:

infine ho applicato, incollandolo sul retro, un foglio di carta velina bianca, così:

con questo risultato:

Vetrofania natalizia PRESEPE trasparente

Addobbi natalizi fai da te STELLINA TRASPARENTE

Addobbi natalizi fai da te STELLINA TRASPARENTE realizzata con cartoncino colorato e carta velina: tutorial e cartamodello scaricabile e stampabili in formato pdf.

Addobbi natalizi fai da te STELLINA TRASPARENTE
Materiale occorrente:

carta velina colorata
cartoncino colorato
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Addobbi natalizi fai da te STELLINA TRASPARENTE

Cartamodello:

Addobbi natalizi fai da te STELLINA TRASPARENTE

Come si fa:

ritagliate la sagoma della stella, eventualmente ingrandendo o rendendo più piccolo il cartamodello, nel cartoncino colorato:

e incollate le veline colorate seguendo il vostro gusto personale, evitando soltanto che le varie veline si sovrappongano tra loro:

Questo è il risultato finale:

Le stelle possono essere appese all’albero di Natale, applicate alle finestre, oppure unite tra loro a formare un festone:

Addobbi natalizi fai da te STELLINA TRASPARENTE

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San Nicola – vetrofania

San Nicola – vetrofania di cartoncino e carta velina, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

San Nicola – vetrofania
Materiale occorrente:

cartoncino scuro (marrone, nero, blu, grigio)
carta velina azzurra, blu, turchese, rossa, bianca e gialla
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

San Nicola – vetrofania
Cartamodello:

Cartamodello quadro trasparente San Nicola
Come si fa:

ritagliate la sagoma nel cartoncino:

incollate sul retro della sagoma un foglio di carta velina azzurra:

ritagliate sul rovescio le finestre:

e incollate su ognuna la velina gialla:

quindi procedete a “colorare” le nuvole nei cielo, utilizzando carta velina azzurra, blu e turchese, seguendo il cartamodello:

Su un pezzetto di carta velina bianca o da lucido riportate la nuvola che fa da sfondo a san Nicola, e il personaggio col suo cavallo volante:

riportatela sul retro del foglietto trasparente, incollatela sul retro del quadro seguendo il cartamodello:

ritagliate la sagoma e il tondo della luna:

girate il quadro e coprite la luna con carta velina gialla, e San Nicola e il cavallo con carta velina rossa e bianca, seguendo il cartamodello:

Questo è il risultato finale:

Cartamodello quadro trasparente San Nicola

Vetrofania natalizia SAN NICOLA

Vetrofania natalizia – SAN NICOLA, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf. San Nicola si festeggia il 6 dicembre, e per tradizione porta piccole merende e regalini nelle scarpe dei bambini. Qui puoi trovare racconti, canti, informazioni varie, tutorial per realizzare un san Nicola in lana cardata, vetrofanie e molto altro ancora…

Vetrofania natalizia SAN NICOLA
Materiale occorrente:

carta velina rossa e bianca
carta colorata rossa, arancio e gialla
un foglio di carta da lucido trasparente
colla da carta
forbici e taglierino
cartamodello

Cartamodello:

Vetrofania natalizia SAN NICOLA

Come si fa:

Fermate sul cartamodello il foglio di carta da lucido:

Ritagliare e incollare sul foglio trasparente la parte in carta rossa:

la parte in carta arancio:

e la parte in carta gialla:

coprire il tutto con un foglio di carta velina rossa, incollare,  e ritagliare le parti bianche, gialle e rosa del cartamodello. Quindi ritagliare le parti del cartamodello nella velina gialla, rosa e bianca e incollare negli spazi ritagliati nella velina rossa:

per scurire il rosso di alcune parti del modello, ritagliare e incollare sulla vetrofania un unlteriore sagoma ritagliata nella forma che serve nel rosso, così:

Questo è il risultato finale:

Vetrofania natalizia SAN NICOLA

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente in cartoncino e carta velina colorata, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile in formato pdf.

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente
Materiale occorrente:

cartoncino scuro (marrone, nero, blu, grigio)
carta velina di vari colori
cartamodello

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente
Cartamodello:

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente

Come si fa:

Riportate il cartamodello sul cartoncino e ritagliatelo con forbici e taglierino:

Poi riportate via via le tracce tratteggiate del cartamodello sulla carta velina, ritagliatela ed incollatela alla sagoma di cartoncino. Io ho iniziato con le due fasce blu in alto:

poi ho applicato su tutta la sagoma, sul retro, la velina azzurra:

e ho ritagliato dalla velina azzurra la sagoma della capanna:

seguendo il cartamodello ho ritagliato le parti rosse, gialle e arancio:

e le ho incollate sul retro, sempre seguendo il cartamodello. Col taglierino ho ritagliato le stelle:

e per finire ho incollato sul retro della sagoma una velina bianca:

Con questo risultato:

DECORAZIONI NATALIZIE quadretto trasparente

Decorazioni natalizie ANGELO TRASPARENTE

ANGELO TRASPARENTE di carta velina per decorare le finestre a casa e a scuola, con tutorial passo passo e modello scaricabile e stampabile in formato pdf.

Decorazioni natalizie ANGELO TRASPARENTE
Materiale occorrente:

carta velina bianca e gialla
forbici e taglierino
colla da carta
cartamodello

Decorazioni natalizie ANGELO TRASPARENTE
Cartamodello:

il cartamodello è numerato perchè nelle due pagine dopo questa troverete le varie parti, se volete, da ritagliare una ad una:


Decorazioni natalizie ANGELO TRASPARENTE

Come si fa:

ritagliate tutte le parti che compongono l’angelo; le parti 1, 2, 3, 13 e 14 in giallo, tutte le altre in bianco:

e assemblatele tra loro, semplicemente aiutandovi con l’immagine o seguendo il modello della prima pagina. Io ho cominciato unendo le ali tra loro con un goccio di colla:

ho poi aggiunto la veste:

e le braccia:

infine ho incollato le parti gialle: il viso:

i capelli e le mani:

Decorazioni natalizie ANGELO TRASPARENTE

Fiocchi di neve

Fiocchi di neve presentati in chiave montessoriana, per bambini a partire dai quattro anni d’età. Il risultato finale è molto bello, e si ottiene attraverso un esercizio guidato di ritaglio della carta che ne fa un’interessante attività di preparazione alla scrittura.

Secondo il metodo Montessori “Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo”. Rientrano tra queste attività i travasi, le pulizie domestiche, l’igiene personale,  l’uso delle forbici, la piegatura della carta, ecc…

Per quanto riguarda in particolare l’uso delle forbici, per insegnare ai bambini ad usarle nel modo più semplice e naturale, la cosa migliore è preparare un vassoio per la libera attività, contenente un paio di forbici e della carta colorata da tagliare, dei fogli bianchi e colla da carta. Non occorre presentare un progetto, anzi, lasciando l’attività libera il bambino utilizza tutta la sua immaginazione e la sua capacità di concentrazione. E’ un’attività divertente e al tempo stesso rilassante per il bambino, e gli consente di affinare la motilità fine e la coordinazione occhio-mano.
Quando il bambino sa usare le forbici con destrezza, nel vassoio possono essere aggiunti altri materiali da tagliare quali fili, nastri, carta velina, carta di giornale, plastica a bolle, tessuti, ecc…
Successivamente nel vassoio vengono inseriti fogli con tracce da ritagliare, prima senza margini, poi inserendo un’ulteriore difficoltà, che consiste nel fermarsi con le forbici prima di arrivare al margine del foglio:

Fiocchi di neve – presentazioni

Materiale occorrente:

fogli quadrati di carta colorata, preferibilmente da origami
forbici
matita (se si desidera)
colla (se si desidera)

Realizzare questi fiocchi di neve è un’attività che permette ai bambini di sperimentare il concetto di simmetria.

Fiocchi di neve – simmetrie a due

Mostrare ai bambini come piegare a metà il foglio quadrato di carta. Si può scegliere di piegarlo lungo l’altezza:

o lungo la diagonale:

I bambini possono iniziare a ritagliare a mano libera, oppure possono prima disegnare il motivo a matita. E’ importante spiegare in modo chiaro che alcune delle parti di carta, ritagliando, si staccano dal foglio, mentre altre no.

Terminato il lavoro di ritaglio, mostrare bene come aprire il lavoro e distendere la carta. Se lo si desidera, i lavori possono essere applicati su fogli di carta dai colori contrastanti.

Fiocchi di neve – simmetrie a quattro

Mostrare ai bambini come piegare il foglio di carta quadrato in quattro parti, piegando prima lungo una delle diagonali e poi lungo l’altezza del triangolo ottenuto, per ottenere 4 spicchi:


I bambini possono iniziare a ritagliare a mano libera, o preparando prima il disegno con la matita. E’ importante ricordare di lasciare degli spazi non tagliati lungo le piegature.

Quando il ritaglio della carta piegata è terminato,

mostrare ai bambini con chiarezza come aprire i vari “sportellini”, stirando bene con le mani le pieghe.

Fiocchi di neve – simmetrie a sei

Mostrare ai bambini come piegare il foglio quadrato di carta in modo da ottenere 6 spicchi. Con questa piegatura si ottengono bellissimi fiocchi di neve, ne avevo pubblicati una serie qui:

Per la piegatura a sei spicchi, procedere così; pieghiamo il quadrato lungo una delle diagonali, poi pieghiamo in modo da sovrapporre l’angolo A sull’angolo B:

Pieghiamo il triangolo ottenuto in tre, così:

Teniamo presente qual è la piega principale, cioè quella non sfogliabile:

Come sempre, il bambino può scegliere di eseguire dei tagli a mano libera, oppure disegnare delle tracce da seguire:

Fiocchi di neve – simmetrie a otto

Piegare il foglietto quadrato lungo una delle due diagonali:

poi piegare lungo l’altezza del triangolo ottenuto:

ripetere, piegando lungo l’altezza del nuovo triangolo ottenuto:

praticare i tagli a mano libera, o disegnando prima delle tracce da seguire:

aprire:

Fiocchi di neve – simmetrie a dodici

Si ottengo aggiungendo alla piegatura della simmetria a sei, questa ulteriore piegatura:

e procedere come spiegato per gli altri fiocchi di neve:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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IDEA REGALO NATALIZIA Segnalibro di carta

IDEA REGALO NATALIZIA – Segnalibro di carta che può essere realizzato dai bambini a partire dai 4 anni d’età. Il risultato finale è molto bello, e si ottiene attraverso un esercizio guidato di ritaglio della carta che ne fa un’interessante attività di preparazione alla scrittura.

Secondo il metodo Montessori “Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo”. Rientrano tra queste attività i travasi, le pulizie domestiche, l’igiene personale,  l’uso delle forbici, la piegatura della carta, ecc…

Per quanto riguarda in particolare l’uso delle forbici, per insegnare ai bambini ad usarle nel modo più semplice e naturale, la cosa migliore è preparare un vassoio per la libera attività, contenente un paio di forbici e della carta colorata da tagliare, dei fogli bianchi e colla da carta. Non occorre presentare un progetto, anzi, lasciando l’attività libera il bambino utilizza tutta la sua immaginazione e la sua capacità di concentrazione. E’ un’attività divertente e al tempo stesso rilassante per il bambino, e gli consente di affinare la motilità fine e la coordinazione occhio-mano.
Quando il bambino sa usare le forbici con destrezza, nel vassoio possono essere aggiunti altri materiali da tagliare quali fili, nastri, carta velina, carta di giornale, plastica a bolle, tessuti, ecc…
Successivamente nel vassoio vengono inseriti fogli con tracce da ritagliare, prima senza margini, poi inserendo un’ulteriore difficoltà, che consiste nel fermarsi con le forbici prima di arrivare al margine del foglio:

IDEA REGALO NATALIZIA – Segnalibro di carta

Materiale occorrente:

strisce di carta (circa 5cm x 10cm, o più)
forbici
colla.

Come si fa:

Dopo aver mostrato al bambino come piegare la striscia di carta (a metà nel senso della lunghezza),

disegnare a matita leggera delle tracce oblique a distanza regolare, partendo dal lato piegato e fermandosi prima dei margini esterni.

Tagliare lungo le tracce disegnate, tenendo la striscia piegata e partendo dal lato piegato.

Aprire la striscia e piegare uno sull’altro le parti ritagliate:

in questo modo si creano vari motivi geometrici molto interessanti. Le varianti sono infinite, di seguito qualche esempio…

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Segnalibro uno

Per questo segnalibro ho usato la carta marmorizzata fatta in casa

Scelti due tipi di carta contrastanti per colori, ho preparato una striscia bicolore incollando rovescio contro rovescio un foglio sull’altro:

ho piegato la striscia a metà nel senso della lunghezza:

ho disegnato delle tracce oblique regolari a partire dalla piegatura verso il margine:

e ho tagliato:

Ho aperto la striscia:

e ho iniziato a piegare il primo taglio:

e poi via via gli altri:

ho poi incollato il tutto su un terzo foglio di carta, così:

con questo risultato:

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Secondo segnalibro

Dopo aver preparato la striscia bicolore, come spiegato per il primo segnalibro:

ho tracciato linee oblique curve:

che poi ho tagliato:

ho quindi aperto la striscia:

e piegato uno ad uno i tagli:

poi ho voltato il segnalibro:

e l’ho incollato su una terza striscia di carta:

con questo risultato:

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Terzo segnalibro

Dopo aver preparato la striscia a doppio, ho disegnato linee oblique regolari abbastanza larghe e molto inclinate:

le ho tagliate:

ho aperto la striscia:

ho piegato lungo il primo taglio:

poi ho continuato, ma saltando sempre un taglio, così:

ho poi incollato la striscia su un terzo foglio di carta:

con questo risultato:

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Variante al segnalibro: l’alberello di Natale

Con la stessa tecnica si possono realizzare semplici alberi di Natale, che possono poi essere incollati su un biglietto d’auguri o su un foglio di carta per realizzare un quadretto. L’albero naturalmente può essere arricchito con la tecnica del collage aggiungendo tronco e decorazioni, e diventare così un bel regalino fatto a mano per una persona cara.

Piegate a metà un foglio di carta verde, e tagliate i margini esterni a forma di abete. Quindi tracciate le linee oblique, come per il segnalibro, così:

Tagliate lungo le tracce, quindi aprite:

Piegate verso il basso le strisce, una sì e una no, così:

Incollate su un foglio rosso, tagliando le parti eccedenti in basso, con questo risultato:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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DECORAZIONI NATALIZIE stella di strisce di carta

DECORAZIONI NATALIZIE stella tridimensionale di strisce di carta, che vi darà grande soddisfazione a costo praticamente zero. Realizzarla è molto più semplice di quello che può sembrare.

Materiale occorrente:

un foglio A4 da stampante

colla da carta o cucitrice

forbici.

Come si fa

Preparate 20 strisce di carta alte 1 cm, utilizzando l’altezza massima del foglio A4 per la lunghezza

tessete le prime 10 strisce così, fissando gli intrecci con della colla:

preparate due elementi uguali:

sovrapponeteli poi uno sull’altro, senza incollare:

disposti a stella:

Per facilitare la spiegazione, io ho marcato e strisce con numeri e lettere, ma non è affatto necessario.

Cominceremo ad intrecciare sulla striscia 1 le strisce A e poi B:

sul dietro della striscia 1 in alto le due strisce A:

subito sotto a questo intreccio, sempre sul retro della striscia 1, intrecciamo le due strisce B:

Ora passiamo allo stesso modo sulla striscia 3 le strisce C e D:

proseguiamo in modo identico con le altre strisce dispari (la 5 e la 7):

Ora passiamo alle strisce pari. Intrecciamo sulla striscia 2 le strisce A e B:

Fissando prima la A più in alto (e questa volta, a differenza delle strisce dispari, non sul retro ma sul davanti della striscia), così:

e facciamo lo stesso con le altre strisce pari (4, 6 e 8):

Con le forbici eliminiamo i pezzetti in eccedenza, in corrispondenza delle punte delle stelle:

e la vostra stella è pronta:

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Lavoretti per Natale BABBO NATALE ORIGAMI

Lavoretti per Natale BABBO NATALE ORIGAMI semplicissimo e molto grazioso, adatto ai bambini della scuola primaria, può essere usato come decorazione per l’albero di Natale, essere incollato all’interno di un biglietto d’auguri oppure per comporre festoni e mobiles per decorare la casa.

Materiale occorrente:

due fogli quadrati di carta da origami rossa con retro bianco (misure a piacere; io ho diviso in quattro un foglio 15 x 15

colla da carta

Come si fa:

prendete il primo foglio, tenetelo dalla parte colorata e fate due piccoli risvolti (a occhio) lungo il margine sinistro e quello inferiore, così:

voltate il foglio e piegate in questo modo:

a sinistra e poi a destra:

voltate il foglio:

piegate la punta che si trova in basso così:

quindi ripiegatela di nuovo verso il basso, lasciando una distanza di circa 1 cm, così:

voltate, e il primo elemento è già pronto:

prendete ora il secondo foglio, posatelo sul tavolo dalla parte rossa e fate questi due risvolti, questa volta lungo i margini superiore ed inferiore:

voltate dalla parte bianca:

e piegate a metà, così:

aprite:

e tenendo come punto di riferimento la piega della metà, fate una piegatura a sinistra:

e una a destra, così:

poi piegate due triangoli a destra ed a sinistra, così:

infine ripiegate la parte superiore dell’elemento (a occhio):

sulla parte inferiore; ed anche il secondo elemento è completato:

Incollate il primo elemento (testa) sul secondo (corpo), se volete piegate il cappuccio del vostro Babbo Natale verso il basso, e la vostra decorazione è pronta:

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DECORAZIONI NATALIZIE stella origami a 5 punte

DECORAZIONI NATALIZIE stella origami a 5 punte con tutorial fotografico, adatta ai bambini più grandi. Bellissima per decorare l’albero di Natale, biglietti d’auguri e per confezionare festoni e mobiles.

Materiale occorrente:

5 foglietti rettangolari di carta (meglio se da origami). Io ho utilizzato carta da origami in fogli quadrati 15×15 cm (quelli con una faccia colorata e l’altra bianca), che ho diviso a metà (ogni rettangolo misurava quindi 15 x 7,5 cm)

Piegate a metà dal lato lungo:

voltate:

piegate a metà dal lato corto, poi dividete ulteriormente a metà la metà sinistra del foglio, così:

piegate due triangoli in corrispondenza della piegatura centrale, a destra, così:

e ripiegate facendo combaciare la punta con la metà della prima piegatura a sinistra, così:

voltate il lavoro, che è tornato ad essere un rettangolo:

e piegate nuovamente due triangoli nella parte a destra, tenendo come riferimento la metà:

piegate una seconda volta in questo modo:

voltate il lavoro:

ora piegate la base su se stessa, in questo modo:

Piegate allo stesso modo una seconda volta:

e poi una terza:

otterrete questo elemento:

preparatene cinque:

per assemblare la stella infilate una linguetta nel “davanti” e una nel “dietro” di ogni elemento, così:

infilata l’ultima linguetta, la stella è pronta:

Queste sono le stelle viste da dietro:

e queste viste da davanti:

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Biglietto natalizio pop up con albero di Natale

Biglietto natalizio pop up con albero di Natale: anche i bambini più piccoli, con pochissimo aiuto, possono realizzare questo fantastico biglietto d’auguri…

Biglietto natalizio pop up con albero di Natale
come si fa

Per prima cosa disegnate sulla carta verde delle strisce di larghezza crescente (io le ho fatte di 2, 3, 4 e 5 cm; in corso d’opera ho aggiunto in fondo altre due strisce larghe sempre 5 cm):

e ritagliatele:

Pieghettate ogni striscia, possibilmente in modo regolare (circa 1 cm a piega):

Piegate a metà il cartoncino che fungerà da biglietto d’auguri, quindi incollate la prima striscia sulla facciata di sinistra, col margine di destra che coincida con la piega della metà del biglietto:

e procedete allo stesso modo con le altre striscioline pieghettate, così:

mettete della colla sulla piega in alto della prima striscia:

e incollatela sulla facciata di destra del biglietto d’auguri, parallela a quella di sinistra e sempre col margine il più vicino possibile alla piega della metà del biglietto:

Fate la stessa cosa con tutte le altre strisce pieghettate:

Aggiungete una stellina gialla in alto, ed è fatta:

 Biglietto natalizio pop up con albero di Natale

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LAVORETTI PER NATALE candelina con molletta

LAVORETTI PER NATALE candelina con molletta di cartoncino, per decorare un centrotavola o per l’albero di Natale; semplice e molto veloce è un lavoretto adatto anche ai bambini più piccoli.

da un foglio di cartoncino rosso ritagliate due strisce larghe ognuna 3 cm, e incollatele tra loro ad angolo retto:

Piegate le strisce in questo modo, alternando: striscia orizzontale, striscia verticale, ecc…

otterrete una “fisarmonica”.

Tagliate l’eventuale cartoncino in eccesso dopo l’ultima piegatura e fissatela con della colla:

Ritagliate una fiammella più piccola nel cartoncino giallo chiaro:

ed una più grande nel cartoncino giallo scuro, e incollatele. Ricordate di calcolare anche una linguetta in basso (da tagliare in due) nella fiammella giallo scuro, che servirà per fissarla alla candela. Con una penna a sfera nera disegnate lo stoppino:

Fissate:

se volete con due piccoli ritagli di cartoncino rosso potete nascondere le linguette gialle:

Nel cartoncino verde ritagliate la base circolare (o nella forma che preferite) ed incollatevi la candela:

Infine incollate il tutto ad una molletta di legno per bucato:

ed è fatta:

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DECORAZIONI NATALIZIE stelline di cartoncino

DECORAZIONI NATALIZIE stelline di cartoncino molto semplici e veloci da realizzare, possono essere utilizzare per decorare l’albero di Natale o per realizzare mobiles e festoni natalizi, per decorare i pacchetti regalo, ecc…

 

Questo è lo schema delle piegature e dei tagli da praticare sulle strisce di cartoncino:

Se non volete usare lo schema, dividete in 5 parti la striscia di cartone (piegature) più un pezzettino che fungerà da linguetta per incollare. Poi praticate i tagli lungo la striscia a distanza regolare: due tagli in alto per il primo e il secondo segmento, uno in alto e uno in basso nel segmento centrale, due in basso nei segmenti quattro e cinque.

Fate le cinque piegature richieste lungo la striscia:

Incastate per primo nel segmento centrale l’ultimo segmento a destra:

così:

formate quindi la prima punta della stella, così:

La seconda:

e via via le altre:

Infine incollate la linguetta sull’estremità libera opposta per ottenere la quinta punta della stella.

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Decorazioni natalizie – un mobile di cartoncino

Decorazioni natalizie – un mobile di cartoncino con abeti tridimensionali, stelle e cuori. Il tutorial fotografico è completato dai modelli scaricabili in formato pdf.

 

Il mobile è formato da 6 abeti (per ogni abete tagliare 4 forme), una stella grande (tagliare 2 forme), 5 stelle piccole (tagliare 10 forme) e 3 cuori (tagliare 6 forme):

Gli abeti possono essere tagliati 4 a 4: formate un “libretto” di 4 fogli di carta verde piegati a metà e infilati uno nell’altro. Copiare il modello facendolo combaciare con la metà piegata e ritagliare:

Per ogni alberello incollare così le  4 sagome una sull’altra:

Poi aprire e incollare l’ultima mezza sagoma sulla prima mezza:

Questo è un alberello aperto:

Per comporre il mobile seguite questo schema: nel filo centrale stella grande (una davanti e una dietro il filo, per tutte le stelle e i cuori), abete, cuore, stella piccola, abete; nei due fili a destra e sinistra del filo centrale: stella piccola, abete, cuore; nei fili esterni stella piccola e abete:

 Decorazioni natalizie – un mobile di cartoncino

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Lanterna di carta per San Martino

Lanterna di carta per San Martino in due versioni, una più semplice e una un po’ più elaborata, con tutorial fotografico e modello stampabile gratuitamente in formato pdf. E’ un altro classico della scuola steineriana, dopo la lanterna di cartapesta e la lanterna a stella.
Entrambe le versioni sono di grande effetto e richiedono pochissimo tempo per la realizzazione.


Prima versione

Se anche non volete usare il modello, si tratta come vedete di piegare un margine superiore e laterale destro di circa 2 cm per chiudere la lanterna, e di un margine inferiore più largo per la base. Quindi si divide in foglio in quattro parti uguali (escluso il margine) e si tracciano le diagonali di ogni rettangolo ottenuto:


Le linee in rosso sono da tagliare:

tutte le altre linee da piegare:

si procede quindi alla chiusura della forma, così:

e si ripiega verso l’interno il margine superiore:

ora si deve soltanto dare forma alla lanterna spingendo verso l’interno i rombi che corrispondono ai quattro spigoli laterali della lanterna:



Seconda versione

potete usare il modello, o un foglio a vostra scelta, di forma rettangolare. Io ho usato una pittura:

segnate un margine laterale così, piegando la carta (un paio di centimetri circa):

voltate (io ho tracciato a matita le piegature per facilitare la spiegazione):

Piegate il foglio a metà, escludendo il margine:

poi dividete ogni metà ancora in due, così:

otterrete quattro rettangoli uguali:

piegate ora a metà nel senso della lunghezza:

e poi ogni metà ancora in due:

otterrete questa griglia:

dividete la parte superiore (prima fila di rettangoli) in tre, nel senso della lunghezza, lasciate liberi i rettangoli della quarta fila di rettangoli, e tracciate le diagonali di ogni rettangolo della seconda e della terza:

tagliate in questo modo e piegate la carta lungo ogni linea tracciata:

incollate le linguette:

e il fondo della lanterna:

rivoltate verso l’interno il margine superiore:

quindi spingete verso l’interno ogni rombo che si trova in corrispondenza dei quattro spigoli del parallelepipedo:

e questo è il risultato:

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Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 6

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 6 con modelli scaricabili e stampabili in formato pdf. Il quadretto può essere messo alla finestra, davanti ad una candelina, oppure può essere inserito in una lanterna di cartone.

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 6

Questo è il disegno a contorni, se preferite ritagliare il quadro dal cartoncino nero (le parti tratteggiate sono indicazioni per il ritaglio e lo strappo delle veline colorate):

trasparente 6

Questa è la sagoma in nero, già pronta per la stampa e il ritaglio:

trasparente nero 6

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 6
come si fa

Dopo aver ritagliato il quadro, potete utilizzare lo schema a tratteggio per le veline:

Io ho preparato prima le lanterne, e poi i tre cerchi concentrici della luce:

poi ho preparato le stelle e la luna:

e infine il cielo, prima con veline ritagliate:

e poi con striscioline strappate:

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 6

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Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 5

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 5 con modelli scaricabili e stampabili in formato pdf. Il quadretto può essere messo alla finestra, davanti ad una candelina, oppure può essere inserito in una lanterna di cartone.

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 5
materiale

Questo è il disegno a contorni, se preferite ritagliare il quadro dal cartonicino nero (le parti tratteggiate sono indicazioni per il ritaglio e lo strappo delle veline colorate):

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 5 – trasparente solo contorni

Questa è la sagoma in nero, già pronta per la stampa e il ritaglio:

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 5 –  nero

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 5
come si fa:

Dopo aver ritagliato il quadro, potete utilizzare lo schema a tratteggio per le veline.

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Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4 con modelli scaricabili e stampabili in formato pdf. Il quadretto può essere messo alla finestra, davanti ad una candelina, oppure può essere inserito in una lanterna di cartone.

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4
modelli:

Questo è il disegno a contorni, se preferite ritagliare il quadro dal cartonicino nero (le parti tratteggiate sono indicazioni per il ritaglio e lo strappo delle veline colorate):

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4 – solo contorni

Questa è la sagoma in nero, già pronta per la stampa e il ritaglio:

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4 – nero


Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4
come si fa

Dopo aver ritagliato il quadro, potete utilizzare lo schema a tratteggio per le veline.

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 4

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Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 3

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 3 con modelli scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Il quadretto può essere messo alla finestra, davanti ad una candelina, oppure può essere inserito in una lanterna di cartone.

Questo è il disegno a contorni, se preferite ritagliare il quadro dal cartonicino nero (le parti tratteggiate sono indicazioni per il ritaglio e lo strappo delle veline colorate):

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 3
modello solo contorni

Questa è la sagoma in nero, già pronta per la stampa e il ritaglio:

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 3
modello nero

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Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 2

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 2 con modelli scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf. Il quadretto può essere messo alla finestra, davanti ad una candelina, oppure può essere inserito in una lanterna di cartone.

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 2
modelli

Questo è il disegno a contorni, se preferite ritagliare il quadro dal cartonicino nero (le parti tratteggiate sono indicazioni per il ritaglio e lo strappo delle veline colorate):

solo contorni

Questa è la sagoma in nero, già pronta per la stampa e il ritaglio:

nero

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 2
come si fa

Dopo aver ritagliato il quadro, potete utilizzare lo schema a tratteggio per le veline.

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Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 1

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 1 con modelli scaricabili e stampabili in formato pdf. Il quadretto può essere messo alla finestra, davanti ad una candelina, oppure può essere inserito in una lanterna di cartone.

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 1
modelli

Questo è il disegno a contorni, se preferite ritagliare il quadro dal cartoncino nero (le parti tratteggiate sono indicazioni per il ritaglio e lo strappo delle veline colorate):

solo contorni

Questa è la sagoma in nero, già pronta per la stampa e il ritaglio:

nero

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 1
come si fa

Dopo aver ritagliato il quadro, potete utilizzare lo schema a tratteggio per le veline:

la procedura più semplice è ricavare per prime la luna e la luce per la lanterna, e le due nuvolette bianche intorno ai due elementi:

quindi incollarle tra loro, e poi nel quadretto:

completando con le veline azzurre e marroni stappate a striscioline irregolari:

Lavoretti per San Martino QUADRO TRASPARENTE 1

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Lanterna per San Martino con sagome ritagliate

Lanterna per San Martino con sagome ritagliate disponibili per il download e la stampa in formato pdf.

Lanterna per San Martino con sagome ritagliate
modelli

Questo è il disegno a contorni, se preferite riportare la sagoma sul cartoncino nero e poi ritagliarla:

Lanterna per San Martino con sagome ritagliate solo contorni

Queste sono le sagome già pronte per la stampa e il ritaglio:

 

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Lanterna per San Martino con sagome ritagliate

Lanterna per San Martino con sagome ritagliate

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Racconti per Halloween

Racconti per Halloween alcuni dolci e scherzosi, altri più paurosi, da scegliere a seconda dell’età e del temperamento dei bambini: la storia di Stingy Jack, barzellette su cimiteri, scheletri e altro, storie di streghe e streghette, rane e ranocchi, gatti neri, alcune fiabe classiche tra quelle raccolte dai fratelli Grimm e da Italo Calvino, e molto altro ancora.

La storia di Stingy Jack

Le zucche intagliate con facce macabre o buffe e illuminate da candele sono il simbolo principale dei giorni di Halloween. Queste zucche intagliate vengono chiamate “Jack O’Lantern”, nome che deriva da un racconto popolare irlandese che ha per protagonista Stingy Jack. La pratica di intagliare le zucche deriva proprio da questo racconto, anche se in Irlanda le zucche non venivano coltivate. Le antiche culture celtiche in Irlanda intagliavano infatti non zucche, ma rape, la vigilia di All Hallow, e ponevano un tizzone al loro interno per allontanare gli spiriti maligni. Gli immigrati irlandesi portarono la tradizione in America, e presto divenne parte integrante dei festeggiamenti di Halloween.

Tanto tanto tempo fa viveva in Irlanda un uomo: il suo nome era Stingy Jack. Stingy Jack non era solo un imbroglione, ma anche un bugiardo e un ladro, e aveva la cattiva abitudine di bere troppo.
Una notte  Stingy Jack si trovava svenuto per il troppo bere in aperta campagna, e mentre la sua anima fluttuava libera, il Diavolo venne a reclamarla. Stingy Jack, che si considerava più furbo anche del Diavolo, non si spaventò per nulla, e divertito gli disse:  “Ti darò la mia anima, ma perchè prima non ci concediamo un ultimo bicchierino insieme?”
Ora, siccome anche al diavolo piace farsi un bicchierino ogni tanto, non se la sentì proprio di rifiutare l’ultimo desiderio della sua vittima.  Andarono al pub preferito di Jack e bevvero insieme, ma Jack alla fine non aveva i soldi per pagare, e disse al Diavolo: “Perché non ti trasformi in una moneta, visto che sei il Diavolo, così possiamo pagare e finalmente il barista ci permetterà di uscire dal pub… Pensa che divertimento sarà poi vedere questo buon barista litigare col buon popolo cristiano di questa città quando vedrà la moneta sparire… “
L’idea di provocare dei buoni cristiani e farli litigare tra loro per niente, naturalmente al diavolo piacque molto, così si trasformò davvero in moneta. Appena l’ebbe fatto, però, Jack afferrò la moneta e immediatamente se la mise in tasca insieme al piccolo crocefisso che teneva sempre con sè.
Il Diavolo si trovò così intrappolato e impotente nella tasca di Jack, ed era davvero infuriato. Però Jack sapeva che non c’è modo di sfuggire al diavolo, e che il suo vantaggio non sarebbe durato a lungo, così gli propose un affare: “Ti libererò se tu accetti di non tornare a prendere la mia anima prima di dieci anni”. Il Diavolo, non avendo altra scelta, naturalmente accettò.
Passarono i dieci anni, e il Diavolo si ripresentò a Jack per reclamare la sua anima, ma ancora lui si considerava il più furbo tra i due. “Va bene”, disse “ma prima di morire desidero tantissimo mangiare una di queste mele profumate. Saliresti sull’albero a cogliermene una?”
Ora, siccome anche al diavolo ogni tanto piace addentare una mela profumata appena colta dall’albero, non se la sentì proprio di rifiutare l’ultimo desiderio della sua vittima.
Ma una volta sopra, Jack incise sulla corteccia dell’albero delle croci tutto intorno: ancora una volta Jack era riuscito a farlo prigioniero!
Jack gli propose un nuovo affare: ” Ti libererò se prometti di lasciarmi in pace per sempre!”
E il Diavolo, che ne aveva ormai davvero abbastanza di questo vecchio imbroglione, accettò.
Passarono così molti anni, e quando Stingy Jack morì, salì alle porte del Paradiso, ma lì venne rifiutato per la sua vita di inganni e cattiverie. Non sapendo dove altro andare, andò dunque alle porte dell’Inferno. Ma anche il Diavolo, ricordandosi di avergli promesso che mai avrebbe preso la sua anima, gli negò di entrare.
Jack si spaventò: non aveva nessun posto dove andare, e si vedeva condannato a vagare per sempre nel buio e nel vuoto tra Paradiso e Inferno. Non potendo andare ne in un posto ne nell’altro, chiese al diavolo dove doveva andare. Il diavolo gli rispose soltanto: “Torna da dove sei venuto”.
Così Jack fu costretto a tornare sulla terra, ma la via del ritorno era molto buia… allora il diavolo ebbe pietà di lui e, anche se non lo accolse nel suo regno, gli regalò uno dei tizzoni ardenti dell’Inferno, perchè potesse servigli ad illuminargli la via.
Jack intagliò una rapa, che era il suo cibo preferito, vi mise il tizzone dentro, e portò la lanterna sempre con sè.
Se il diavolo non ti vuole e il Cielo ti allontana, sei condannato a vagare nelle tenebre, con una rapa soltanto ad illuminare la tua via…

Nel folklore irlandese Jack Stingy divenne presto “Jack della Lanterna” prima, e poi semplicemente “Jack O’Lantern”.
In Irlanda ed in Scozia, la gente credeva che gli spiriti e i fantasmi possono entrare nel mondo dei vivi una volta l’anno: il giorno di Halloween. Spiriti e fantasmi, infatti, sono molto attratti dalla bellezza della vita terrena. Secondo le loro credenze, chi non voleva essere visitato da queste entità, doveva mettere del cibo fuori dalla porta, per placarle. In seguito si cominciò ad intagliare questo cibo (rape, patate, barbabietole) facendo delle proprie versioni della lanterna di Jack e mettendole sui davanzali delle finestre o davanti alla porta, per allontanare Stingy Jack e gli altri spiriti.
In Inghilterra si usano ancora grandi barbabietole.
Gli immigrati provenienti da questi paesi, e che hanno portato la tradizione della Jack O’ Lantern negli Stati Uniti, scoprirono che le zucche, tipico frutto autunnale americano, erano perfette per le lanterne: più morbide e facili da intagliare delle rape della loro patria. 

Barzelletta: il cimitero
Una mattina una venditrice porta a porta di prodotti per la casa bussò alla casa di un un signore, e gli chiese di vedere sua moglie. L’uomo, che era una persona tranquilla e di poche parole, rispose che la moglie non era in casa.
“Beh” continuò la venditrice, “posso aspettarla qui?”.
Il signore la fece accomodare in salotto e lei attese lì per più di tre ore. Un po’ preoccupata richiamò l’uomo  e gli chiese: “Ma potrei sapere dov’è andata, sua moglie?”
“E’ andata al cimitero”
“E quando pensa che tornerà?”
“Non lo so” rispose l’uomo, “E’ lì da undici anni, ormai”.

La leggenda del ponte della testa della sposa
C’è un ponte ad Hannover, in Germania chiamato ‘Der Kopf der Braut’, che significa “ponte della testa della sposa”.
Una leggenda del XV secolo narra che, nel giorno delle loro nozze, il Conte von Kesselstatt e la sua sposa Gretchen dovevano imboccare il ponte con la loro carrozza a cavalli, seguiti dal corteo nuziale. Ma la strada era bloccata da una vecchia.
Il Conte ordinò alla vecchia di sgombrare il  ponte immediatamente, per farli passare.
E poiché la vecchia non si muoveva, il Conte von Kesselstatt fu preso dall’ira e la colpì con la frusta. La vecchia, che in realtà era una strega, si rannicchio di lato e lanciò una maledizione sulla carrozza.
Così, quando finalmente il corteo della festa nuziale riuscì a salire sul ponte, i cavalli che tiravano la carrozza degli sposa si impennarono, e la giovane Gretchen fu sbalzata fuori dalla carrozza e finì nel fiume sottostante.
Sembra certo che annegò nel fiume, ma i resti di Gretchen non furono mai ritrovati.
Tuttavia, si dice che capita ad Halloween di vedere una sposa senza testa, in piedi sulle rocce in mezzo al fiume. Alcuni dicono che sta cercando ancora la sua testa perduta.

Bertie la rana e la notte di Halloween
Era il giorno della vigilia di Halloween. Bertie la rana e i suoi amici sguazzavano nell’acqua, proprio come fanno in qualsiasi giorno dell’anno, ma quello non era affatto un giorno qualunque, e certamente la notte non sarebbe stata una notte come tutte le altre. Ma per il momento tutto normale: Sadie il cigno ammirava tranquillamente il suo riflesso nello stagno, Colin la carpa fischiettava, Bartie la rana e Tim il girino giocavano. Mentre stavano giocando, Tim vide la principessa Beatrice e i bambini del palazzo che stavano raccogliendo zucche giganti dall’orto.
“Che cosa sono quelle grandi cose, Bertie?” chiese.
“Quelle? Sono ortaggi.”
“Oh, non sapevo che gli ortaggi fossero così spaventosi!”
“Caro il mio piccolo amico” disse Bertie “E’ perchè sono le zucche, e sono state scelte per essere spaventose. I bambini le hanno raccolte per intagliarle e mettere candele al loro interno, in modo che diventino le lanterne di Halloween e che sembrino mostri spaventosi”.
“Oh” disse Tim “Che paura!”. Perchè Tim era un girino davvero molto piccolo, anche per la media dei girini, e si spaventava molto facilmente.

Proprio in quel momento Colin la carpa, che era un pesce molto scontroso, fece un guizzo molto rumoroso alle spalle di Tim, così forte che Tim lanciò un urlo e si nascose sott’acqua. E Colin disse: “Halloween è proprio il giorno giusto per spaventare le piccole e stupide creature!”
Quando Tim tornò timidamente alla superficie, Bartie continuò a spiegargli tutto su Halloween: “E’ il giorno più allegro dell’anno. Quando ero un principe andavo sempre per le case a fare Dolcetto o Scherzetto! Bussavo alle porte e dicevo: “Dolcetto o scherzetto?”, e se le persone  non mi davano caramelle o cioccolata, potevo far loro uno scherzo o un piccolo dispetto. Ma la maggior parte delle persone avevano un po’ paura degli scherzi, e mi davano una qualche delizia. Così ogni Halloween è stato un giorno goloso.”
“Fantastico!” disse il piccolo Tim, “Posso fare anch’io dolcetto o scherzetto, Bartie? Prometto che sarò davvero, davvero spaventoso, e la gente ci darà un sacco di melma verde e altre cose deliziose!”
E così Bertie decretò che quell’anno tutti gli abitanti dello stagno avrebbero festeggiato la notte di Halloween. Sadie, Bertie e Tim pensarono a lungo a che costume indossare. Poi Tim ebbe una brillante idea (cosa molto insolita per lui).

“Perché non andiamo come un cigno, una rana e un girino?” disse.
E così fecero. Sadie camminava davanti, e Bartie dietro, con Tim sulla schiena. Sadie bussava alle porte con il suo becco, e alla fine della serata avevano raccolto una valanga di dolci: orsetti di gomma, e caramelle e biscotti, e cioccolata… solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Quando ne ebbero così tanti che Sadie non riusciva più a portarne sulle sue ali e Berti nella sua grande bocca di rana, decisero di far ritorno allo stagno. Una fitta nebbia si era alzata sull’acqua e tutto intorno, e si intravvedevano tre sagome muoversi nel buio. Sembravano tre esseri umani, ma… lo erano davvero? Dopo tutto, era Halloween.
“Ohhh!” disse Tim, “Cosa sono quelle strane creature? Sono … sono mostri spaventosi? “
“Vediamo…” disse Bertie, “Direi che, in base alle mie grandi conoscenze in fatto di magia e mistero… direi che… ehm… quelli dovrebbero essere una strega adulta e due streghette bambine…”
“Ooooooooh!”

Improvvisamente una delle due streghette gridò, “Dolcetto o scherzetto?” In quello stesso istante, Colin la carpa balzò fuori dall’acqua con una mosca morta in bocca, proprio davanti alla figura più alta che, come si scoprì poi,  era la bella principessa Beatrice, che si era travestita da strega per la festa.
“Ecco il tuo regalo!” disse Colin, e depositò la mosca ai suoi piedi.
La principessa Beatrice, che oltre ad essere molto bella e dolce, era anche molto sensibile e paurosa, e per di più non aveva mai sentito una carpa parlare, fece un salto e gridò: “Aaahhh! Ahhhh! “
E prese a correre più veloce che poteva verso il palazzo, con le due streghette che la seguivano a ruota.
“Ah! Così impara a venire qui a chiedermi dolcetti!”, borbottò Colin.

Rifletté Bertie: “Ah, magari fosse stata una strega vera! Allora sì che gli avrebbe lanciato un bell’incantesimo…”
Ma Bertie non sapeva che, proprio in quel momento, una strega malvagia stava volando sulla sua scopa, davanti alla luna piena, e che quella strega cattiva altri non era che la matrigna della principessa Beatrice.
Dal momento che per lei era stato un Halloween piuttosto noioso, e che ancora non aveva trovato nessuno da trasformare in rana o in rospo, fu molto felice di sentire Bertie chiedere i servigi di una strega malvagia vera, di primo grado, ufficiale e certificata!
“Whooooosh!” Planò radente la superficie dello stagno, lasciando dietro di sè un’enorme scia di melma verde, e strillò: “Ah ah ah haaaa! Che quelli che si lamentano diventino di pietra!”, poi risalì con la sua scopa verso il cielo notturno.

Quando se ne fu andata, e tutto fu di nuovo tranquillo, il piccolo Tim disse: “Che cosa spaventosa!”
“Sciocchezze,” rispose Bertie, quindi tutti gli abitanti dello stagno andarono a dormire felici, e nessuno di loro fece incubi. Solo Bertie si sentiva un po’ male, perchè aveva mangiato troppe caramelle.
Quando la mattina seguente il sole cominciò a salire sul palazzo, e allungare i suoi raggi caldi autunnali sopra lo stagno, Sadie il cigno stava ammirando una nuova fontana, che non aveva notato prima.
“Oddio,” disse, “il pesce di pietra con l’acqua che gli esce dalla bocca somiglia tale e quale a Colin. Ma chi può aver costruito una fontana in suo onore?”
“Sì,” disse Bertie, “Riconoscerei quel brutto muso ovunque… ma aspetta…. sai cosa? Penso che sia davvero Colin!”
“Non essere sciocco,” disse Sadie in un primo momento, ma poi ci ripensò: “Oh, penso che tu abbia ragione. Non pensate che la strega malvagia di ieri notte forse ha trasformato davvero Colin in pietra? “
“Suppongo di sì”, disse Bertie. “Guardate quello che ha fatto a me. Mi ha fatto diventare un bel principe. “
Anche se i piccoli girini e tutti gli abitanti dello stagno avevano trascorso una bella giornata, libera dai dispetti di Colin e dalle sue continue lamentele, Bertie cominciò a sentirsi un po’ in colpa. Dopo tutto, era stato lui ad aver chiesto l’aiuto della strega malvagia. Ma non intendeva certo questo… Noi tutti diciamo cose che non intendiamo dire veramente, quando siamo un po’ irritati.
Così pensò ad un piano, e quella notte decise di andare a far visita alla strega. Era un po’ spaventato, perchè dopo tutto la strega era molto malvagia davvero. Attese a lungo davanti alla sua porta, sentendosi piuttosto nervoso. Alla fine chiamò: “Dolcetto o scherzetto?” La strega cattiva venne fuori, e prima che potesse rispondere, Bartie fece un gran salto e le riempì la bocca di melma verde, poi corse via più veloce che poteva.
“Grrrrr! Bertie!” gridò la strega.

Bertie si nascose e stette ad aspettere un po’ di tempo, poi si avvicinò di nuovo alla casa della strega, bussò forte, e di nuovo gridò; “Dolcetto o scherzetto?”. Poi spinse uno skateboard sullo zerbino, la strega uscì, scivolò rovinosamente, cadde per terra e battè la testa. Bartie corse via come un fulmine.
“Grrr! Adesso basta! Ti prendo, Bertie. Sei andato troppo oltre, piccola sporca rana! “
La strega, che era anche la matrigna di Beatrice, aspettava ogni sera il re che veniva da lei per darle la buonanotte. E anche quella sera, il re arrivò e bussò alla porta. Ma quella notte la regina aprì la porta e si sporse gridando: Ti trasformerò in un verme, stupido pezzo di melma verde!”
Subito si accorse di avere davanti suo marito, e cercò di scusarsi in ogni modo: “Oh, scusate Vostra Altezza Reale… Non volevo… “
Il re camminava nervosamente, avanti e indietro, lungo il corridoio, borbottando tra sè e chiedendosi come fosse possibile che sua moglie si fosse mostrata così diversa da come lui la conosceva, come avesse potuto essere così maleducata e volgare con lui. Si meritava che le venisse tagliata la testa per questo affronto.
La cattiva matrigna aveva davvero paura, ma proprio in quel momento, Bartie rispuntò fuori e disse dolcemente: “Ehm… dolcetto o scherzetto?”. E disse alla strega che avrebbe spiegato lui tutto al re, se lei accettava di tornare allo stagno e sistemare la faccenda di Colin.
La cattiva matrigna si rese conto di essere stata sconfitta, e accettò. Bartie la cavò dagli impicci con suo marito,  e lei tornò allo stagno e trasformò Colin di nuovo in un pesce.
Tutti gli abitanti dello stagno furono molto contenti di vedere Colin nuotare di nuovo intorno a loro, perchè anche se era un po’ burbero, era pur sempre loro amico, e gli amici sono importanti.

La luce azzurra
C’era una volta un re che aveva un soldato al suo servizio, e quando questi invecchiò e non potè più lavorare, lo mandò via senza dargli nulla. Il soldato non sapeva come campare; se ne andò tutto triste e camminò per tutto il giorno, finché‚ a sera giunse in un bosco.

Vi entrò e poco dopo vide una luce che lo guidò, e giunse a una casa dove abitava una strega. Egli la pregò di dargli un giaciglio per la notte, qualcosa da mangiare e da bere; ella rifiutò, ma poi disse: -Ti ospiterò per misericordia, però tu domani devi vangare il mio giardino-. Il soldato promise di farlo e così fu alloggiato.
Il giorno dopo vangò il giardino della strega e lavorò fino a sera. Ella voleva mandarlo via, ma egli disse: -Sono tanto stanco, lasciami rimanere ancora una notte!-. La strega non voleva, ma poi finì coll’accettare: il giorno dopo, però, il soldato doveva spaccarle un carro pieno di legna.

Così il secondo giorno il soldato spaccò la legna, e alla sera aveva lavorato tanto che non se la sentì nuovamente di andarsene e le chiese asilo per la terza volta. Il giorno dopo egli doveva, però, ripescare dal pozzo la luce azzurra. La strega lo portò così al pozzo, lo legò a una lunga corda, ed egli vi si calò.
Quando fu sul fondo, trovò la luce azzurra e fece segno alla vecchia per risalire. La strega lo tirò su, ma quando egli fu vicino all’orlo, così vicino che poteva toccarlo con la mano, ella volle prendergli la luce azzurra per poi lasciarlo ricadere sul fondo. Ma egli si accorse delle sue cattive intenzioni e disse: -No, non ti do la luce azzurra se prima non ho toccato terra con tutti e due i piedi-. Allora la strega s’infuriò, lo lasciò cadere nel pozzo con la luce e se ne andò.

Il soldato era tutto triste, là sotto in quel pantano umido al buio, e pensava già alla sua fine. Per caso gli venne fra le mani la sua pipa, ancora mezzo piena, e pensò: “Sarà il tuo ultimo piacere!.” L’accese alla luce azzurra e si mise a fumare. Quando il fumo si sparse un poco nel pozzo, apparve d’un tratto un omino nero che gli chiese: -Padrone, cosa comandi?-. Il soldato rispose: -Cosa devo comandarti?-. L’omino replicò: -Devo fare tutto quello che vuoi-. -Allora, prima di tutto, aiutami a uscire dal pozzo!- L’omino nero lo prese per mano e lo condusse fuori, portando con sè la luce azzurra. Poi il soldato disse: -Adesso ammazzami la strega-. Dopo aver fatto anche questo, l’omino gli mostrò l’oro e i tesori della vecchia, e il soldato li prese caricandoseli sulle spalle. Poi l’omino disse: -Se hai bisogno di me, non hai che da accendere la pipa alla luce azzurra-.
Il soldato si recò quindi in città, nella migliore locanda, si fece fare bei vestiti, e ordinò all’oste di arredargli una camera il più sfarzosamente possibile. Quando fu pronta, il soldato chiamò l’omino nero e disse: -Il re mi ha cacciato facendomi patire la fame, poiché‚ non potevo più servirlo; questa sera portami qui la principessa: mi farà da serva ed eseguirà i miei ordini-. L’omino disse: -E’ cosa rischiosa-. Tuttavia andò a prendere la principessa; la sollevò dal suo letto mentre dormiva, la portò al soldato, ed ella dovette obbedirgli e fare ciò che egli le ordinava.

Al mattino, prima che il gallo cantasse, l’omino la riportò indietro. Quando la principessa si alzò, disse al padre: -Questa notte ho fatto un sogno strano: mi è parso di esser stata portata via e di aver servito un soldato, cui dovevo fare da serva-. Allora il re disse: -Fa’ un buchino nella tasca e riempila di ceci: il sogno potrebbe essere vero, e in questo caso i ceci usciranno e lasceranno una traccia sulla strada-. La fanciulla seguì il consiglio, ma l’omino aveva udito le parole del re e, quando si fece sera e il soldato gli ordinò di andare a prendere di nuovo la principessa, egli sparse ceci per tutta la città, e quei pochi che caddero dalla tasca della principessa non lasciarono nessun segno. L’indomani, la gente mondò ceci per tutto il giorno.

La principessa tornò a raccontare al padre ciò che le era successo, e il re disse: -Tieni con te una scarpa, e nascondila là dove ti trovi-. L’omino nero udì ogni cosa e, quando il soldato gli ordinò di andare a prendere di nuovo la principessa, gli disse: -Questa volta non posso più esserti di aiuto: ti andrà male se ti scoprono-. Ma il soldato non sentì ragione. -Allora domani mattino presto dovrai fuggire, quando l’avrò riportata a casa- disse l’omino. La principessa tenne con sè una scarpa e la nascose nel letto del soldato.

La mattina seguente, quand’ella si trovò nuovamente presso il padre, questi fece cercare la scarpa di sua figlia per tutta la città, e la trovarono dal soldato. Egli, benché‚ avesse lasciato la stanza, fu presto raggiunto e gettato in prigione. Così ora giaceva in catene e, per giunta, nella fuga precipitosa aveva dimenticato il meglio, la luce azzurra e l’oro, e non aveva in tasca che un ducato. Mentre, tutto triste, se ne stava alla finestra della prigione, vide passare uno dei suoi camerati, lo chiamò e disse: -Se mi vai a prendere il fagottino che ho lasciato alla locanda, ti darò un ducato-. Quello andò e in cambio di un ducato gli portò la luce azzurra e l’oro. Il prigioniero accese la sua pipa e chiamò l’omino nero che disse: -Non temere! Va’ tranquillamente dal giudice, e accada quello che vuole; bada solo di prendere con te la luce azzurra-.

Il soldato fu sottoposto a giudizio e condannato a morte. Quando lo condussero fuori, chiese al re un’ultima grazia. -Quale?- domandò il re. -Di fare ancora una pipata per via.- -Puoi farne anche tre se vuoi- rispose il re. Allora il soldato tirò fuori la sua pipa e l’accese alla luce azzurra, ed ecco subito comparire l’omino nero. -Uccidi tutti quanti- disse il soldato -e il re fallo in tre pezzi.- Allora l’omino incominciò a far fuori la gente intorno, sicché‚ il re chiese grazia e per avere salva la vita diede al soldato il regno e sua figlia in sposa.

Un omicidio ad Halloween
C’era stato un omicidio in Texas, a Halloween, e vennero chiamati  gli agenti dell’FBI ad investigare sul caso.
Hitchcock, uno degli ufficiali, vide che c’era qualcosa scritto col sangue, sul muro. Sembrava il numero ‘7734’, ma non ne era sicuro, quindi scattò molte foto.
Quando Hitchcock tornò al laboratorio sviluppò la pellicola della scena del crimine, ma non riusciva a fare alcun progresso per decifrare il significato di quel numero. Nella speranza di trovare finalmente l’ispirazione, prese le fotografie e le portò a casa. Si sedette in soggiorno e le sparpagliò sul tavolo. Proprio in quel momento sua moglie entrò nella stanza e, dalla parte opposta del tavolo chiese: “Perchè hai fotografato tante volte la parola HELL (inferno)?)
Così Hitchcock vide che capovolgendo i numeri 7734 si legge la parola HELL.

Lo scheletro dal dottore – barzelletta
Un famoso medico manda un suo assistente a ritirare uno scheletro in un negozio specializzato, dove lo aveva ordinato perchè gli serviva per le sue lezioni ai praticanti.
Quando l’assistente fa ritorno con lo scheletro tenuto goffamente tra le mani, la sala d’aspetto del medico si è già riempita di pazienti. Appena varca la porta, si accorge che tutti lo guardano con aria interrogativa.
“Lo sto portando dal medico” dice con un sorriso.
E un’anziana signora gli risponde con simpatia: “Ma caro, non ti sembra troppo tardi per lui, per il medico?”.

La zucca
C’era una volta una zucca che viveva in una fattoria, con un agricoltore molto gentile e tantissime altre zucche come lei.
Il contadino era un buon uomo che amava molto le sue zucche: parlava sempre gentilmente, se ne prendeva cura, ed insegnava loro tutto quello che serve per essere buone. Ogni mattino cantava una dolce canzone alle sue zucche, e dopo pranzo le invitava a prendere il sole con lui. Quando il sole cominciava a calare, ogni sera il contadino distribuiva ad ognuna della buona acqua  e loro bevevano, molto lentamente (per le zucche bere l’acqua con le loro radici è come per noi bere con la cannuccia). Poi, quando arrivava il momento di andare a dormire, dava loro la buonanotte e augurava loro di dormire bene per crescere grandi e forti.

La nostra zucca aveva sempre fatto tutto quello che il contadino le aveva detto: quando era il momento di prendere il sole, l’aveva fatto; quando era il momento di bere l’acqua, l’aveva succhiata lentamente come lui aveva detto, e quando calava la notte la zucca sorrideva e lasciava che il suo corpo si rilassasse dolcemente, fino ad addormentarsi.
Era una bella vita, e la zucca era molto felice, perchè l’agricoltore la amava molto. E fu davvero felice quando lui le disse che era una zucca buona, speciale e bella.

Finchè le zucche erano piccine, erano molto buone e si volevano bene tra loro: era tutto perfetto. Ma quando le zucche cominciarono a crescere, le cose cambiarono: ognuna di loro cominciò a gareggiare con le altre per chi fosse la più grande, la più arancione, la più forte. Tutte, tranne la nostra zucca, che invece rimase piccola e verde; e quando le altre zucche cominciarono a rimanere sveglie fino a tardi, a non voler più passare il pomeriggio a prendere il sole e a rifiutarsi di bere lentamente l’acqua la sera,  la nostra piccola zucca verde continuava a essere buona. Lei obbediva sempre al contadino, anche quando tutte le altre non lo facevano, e presto esse cominciarono a prenderla in giro.

“‘Ooh, c’è la piccola bimba buona! Lei non fa mai nulla di male … lei è così buoooona!”, dicevano.
Quando era stato l’agricoltore a dirle che era buona, le era sembrato così bello. Ma ora glielo stavano dicendo in un modo molto diverso, e lei non si sentiva affatto orgogliosa… provava imbarazzo e tristezza. Ma perchè se la prendevano così con lei? Nei giorni che seguirono, la vita della nostra zucca fu molto dura. Tutte le altre zucche ridevano di lei mentre se ne stava immobile e silenziosa a prendere il sole e loro invece saltavano di qual e di là e non la smettevano di parlare tra loro. E quando era il momento di bere l’acqua, lei continuava a bere lentamente come le aveva consigliato il contadino, mentre le altre trangugiavano la loro il più velocemente possibile, per avere più tempo per giocare.

Giorno dopo giorno le zucche continuavano a crescere. Il contadino le guardava e diceva: “Avremo delle torte deliziose quest’anno…”, e le zucche erano molto orgogliose, ed erano molto contente di diventare torte squisite, anche se sapevano che per una di loro poteva esserci un destino ancora migliore.
Tutte loro avevano sentito la storia della zucca seme: ogni anno l’agricoltore sceglieva una zucca molto speciale, l’unica zucca che non cucinava. Questa zucca era sempre la più grande  e la più bella.  L’agricoltore la sceglieva, prendeva da lei tutti i semi e li piantava nel terreno per il raccolto dell’anno successivo.
Il più grande sogno della nostra zucca era di essere scelta, ma in fondo sapeva che non sarebbe mai successo. Dopo tutto quello che aveva fatto per essere buona, dopo aver lavorato così duramente facendo tutto per bene, era ancora la zucca più piccola di tutte. Ed era anche l’unica ad essere rimasta verde: tutte le altre zucche erano ormai arancioni, mentre lei sembrava ancora una zucca bambina e acerba.

Un giorno il contadino le si avvicinò e le disse: “Mi ricordi tanto tua madre… è sorprendente…”. La piccola zucca non capiva, ma sentiva che il contadino la amava, e questo la rendeva felice. La piccola zucca verde sorrise e decise che anche se lei non era per nulla speciale, era contenta così, perchè comunque era stata buona ed il contadino era contento di lei.
Proprio in questo periodo, finalmente anche lei cominciò a colorarsi di arancione. Fu un gran bel cambiamento: le piaceva molto il nuovo colore! E finalmente le altre  zucche smisero di prenderla in giro… a dire il vero adesso erano tutte di nuovo sue amiche ed erano gentili con lei. La zucca era davvero molto contenta, ma non smise mai di esser buona, e anche quando le altre zucche la invitavano a giocare con loro durante il tempo da dedicare a prendere il sole, lei rispondeva “No, grazie, io devo fare quelle che dice il contadino”, le zucche non ridevano più di lei.

Si chiese il perchè…
Passò del tempo, e finalmente giunse il giorno della festa del raccolto: quel giorno la zucca seme sarebbe stata scelta.
“Sappiamo tutte chi sarà la zucca seme di quest’anno” dicevano le zucche, ed erano tutte d’accordo.
“Chi? Chi?” chiese la nostra zucca. Ma nessuno le rispose. Erano tutte impegnate a bere a più non posso, in modo da diventare più dolci e succose possibile per le torte del contadino.
Finalmente il contadino uscì di casa, seguito dagli altri raccoglitori. Sorridendo si avvicinò alla nostra zucca, la liberò dalle radici e la prese in braccio dicendo: “E’ arrivato il tuo momento, piccola mia”. La zucca si sentiva molto felice. Pensò che il contadino desiderava fare la prima torta proprio con lei, e ne era orgogliosa.

Il contadino la portò a casa, e la zucca si guardò intorno e ripensò a sua madre, che l’anno prima era stata la zucca seme: “Lei è stata qui, proprio come me adesso. Vorrei tanto che fosse ancora qui con me…” E pensando alla sua mamma, le venne da piangere. “Oh mamma, mi dispiace non averti resa orgogliosa di me… mi dispiace di non essere stata scelta come zucca seme”. Il contadino camminava davanti ad un muro pieno di immagini di tutte le zucche seme scelte anno dopo anno. La zucca vide tutti i suoi antenati, fino a sua nonna, e poi sua madre, e poi… ancora sua madre? Ma no, quella non era una foto, era uno specchio! Lei era proprio tale e quale alla sua mamma, e improvvisamente le venne un nuovo pensiero…

Il contadino la portò in cucina e la mise sul tavolo. Sorridendo le disse: ” Sei stata scelta perchè sei stata buona e obbediente. Sapevo che saresti cresciuta più grande e splendente di tutte le altre, perchè eri buona dentro, e quando una zucca è buona dentro, un giorno porterà tutto il suo bene anche fuori da sè.”

Il diletto Orlando
C’era una volta una donna che era una strega e aveva due figlie: una, brutta e cattiva, era la sua figlia; l’altra, buona e bella, era la figliastra. Ed ella tanto amava la prima, quanto odiava la seconda.
Un giorno la figliastra aveva un bel grembiule che piaceva all’altra, tanto che quest’ultima, invidiosa, andò dalla madre e disse: -Quel grembiule deve essere mio-. -Sta’ tranquilla, bimba mia, lo avrai- disse la vecchia. -La tua sorellastra ha meritato la morte da un pezzo, e questa notte, mentre dorme, verrò a tagliarle la testa. Bada solo di coricarti dietro e spingila ben bene sul davanti.-

La povera fanciulla sarebbe stata perduta se, per caso, non si fosse trovata in un angolo da cui potè sentire tutto. Quando fu l’ora di andare a dormire, lasciò che si coricasse prima la sorella cattiva, e che si mettesse dietro, come desiderava; ma non appena questa fu addormentata, la sollevò e la mise sul davanti vicino al bordo del letto, prendendo il suo posto dall’altra parte. Durante la notte entrò quatta quatta la vecchia: nella mano destra aveva una scure, mentre con la sinistra tastava se c’era qualcuno sul davanti; poi afferrò la scure con ambo le mani e spiccò la testa alla propria figlia.

Quando se ne fu andata, la figliastra si alzò, corse dal suo innamorato, che si chiamava Orlando, e bussò alla sua porta. Quand’egli uscì, gli disse: -Ascolta, mio diletto, dobbiamo fuggire più in fretta possibile: la matrigna voleva uccidermi, ma ha colpito sua figlia. Quando si fa giorno e vede ciò che ha fatto, siamo perduti-. Orlando disse: -Però dobbiamo portarle via la bacchetta magica, altrimenti, se c’insegue, non possiamo salvarci-.
La fanciulla prese la bacchetta magica, poi afferrò la testa della morta e lasciò cadere a terra tre gocce di sangue, una davanti al letto, una in cucina, una sulla scala. E fuggì con l’innamorato.

Al mattino, quando la strega si alzò, chiamò sua figlia per darle il grembiule, ma quella non venne. Allora gridò: -Dove sei?-. -Qui sulla scala che spazzo!- rispose una goccia di sangue. La vecchia uscì ma non vide nessuno sulla scala e gridò di nuovo: -Dove sei?-. -Qui in cucina che mi scaldo!- rispose la seconda goccia di sangue. La vecchia andò in cucina, ma non trovò nessuno; allora gridò per la terza volta: -Dove sei?-. -Ah, sono qui nel letto che dormo!- disse la terza goccia di sangue.

Ella entrò nella camera e si accostò al letto. E cosa vide? Sua figlia era immersa in una pozza di sangue e lei stessa le aveva tagliato la testa. La strega andò su tutte le furie, si precipitò alla finestra e, poiché‚ vedeva assai lontano, scorse la fanciulla che fuggiva con il suo diletto. -Avete già fatto un bel pezzo di strada- gridò -ma non servirà a nulla: vi raggiungerò lo stesso!-
Infilò i suoi stivali delle sette leghe e, dopo aver fatto un paio di passi, li aveva già raggiunti. Ma la fanciulla, ben sapendo che li avrebbe inseguiti, con la bacchetta magica trasformò il suo diletto Orlando in un lago e se stessa in un’anitra che nuotava in mezzo al lago. La strega si fermò sulla riva e cercò di attirare l’anitra gettandole briciole di pane; ma essa non si lasciò sedurre e, alla sera, la vecchia dovette tornarsene a casa senza avere concluso nulla.

La fanciulla e il suo innamorato ripresero il loro aspetto umano e camminarono tutta la notte, fino allo spuntar del giorno. Allora ella si trasformò in un bel fiore in mezzo a una siepe di spine, e il diletto Orlando in un violinista. Dopo poco tempo giunse la strega a grandi passi e disse al violinista: -Caro violinista, posso cogliere quel bel fiore?-. -Certamente- egli rispose -intanto io suonerò.- E mentre la vecchia si introduceva di furia fra le spine cercando di raggiungere il fiore, che ben conosceva, il violinista si mise a suonare ed ella, volente o nolente, dovette ballare, poiché‚ era una danza incantata. Egli continuò a suonare, e la strega fu costretta a ballare senza posa; le spine le strapparono le vesti di dosso, la punsero e la scorticarono, finché‚ alla fine ella giacque a terra morta.

Liberatisi della strega, Orlando disse: -Ora andrò da mio padre a preparare le nozze-. -Intanto io resterò qui ad aspettarti- rispose la fanciulla -e perché‚ nessuno mi riconosca, mi voglio tramutare in una pietra rossa.- Così Orlando se ne andò, e la fanciulla rimase nel campo ad aspettarlo, trasformata in pietra rossa.
Ma quando Orlando arrivò a casa, fu ammaliato da un’altra e scordò la sua vera fidanzata. La poverina attese a lungo, ma vedendo che non tornava, divenne triste e si tramutò in un fiore pensando che qualcuno l’avrebbe calpestata. Ma avvenne che un pastore pascolasse con le sue pecore in quel campo; scorse il fiore e, poiché‚ era tanto bello, lo colse, lo portò con sè e lo mise nel suo armadio dicendo: -Non ho mai trovato un fiore così bello-.
Ma da quel giorno ne capitarono delle belle in casa del pastore! Quando si alzava al mattino, tutte le faccende di casa erano già sbrigate: la stanza era spazzata e spolverata, il fuoco acceso, il secchio riempito al suo posto; e a mezzogiorno, quando rincasava, in tavola era già servito un bel pranzetto. Egli non capiva come fosse possibile, poiché‚ non vedeva mai anima viva; e anche se gli piaceva essere servito così bene, finì coll’impaurirsi e andò a chiedere consiglio a un’indovina. Ella disse: -C’è sotto una magia: domani mattina, all’alba, guarda bene se non si muove nulla nella stanza; se vedi qualcosa, buttaci sopra in fretta un panno bianco: l’incanto si romperà-.

Il pastore fece come gli era stato detto, e il mattino seguente vide aprirsi l’armadio e uscirne il fiore. D’un balzo egli vi gettò sopra un panno bianco. Subito cessò la magia: davanti a lui c’era una bella fanciulla, colei che si era presa cura della sua casa. Ed era tanto bella che il pastore le domandò se voleva diventare la sua sposa, ma ella rifiutò perché‚ voleva rimanere fedele al diletto Orlando; tuttavia promise di non andar via e di continuare a occuparsi della casa.
Intanto si avvicinava il giorno in cui Orlando doveva maritarsi e, secondo un’antica usanza, furono avvertite tutte le ragazze del paese, perché si presentassero a cantare in onore degli sposi.
La fedele fanciulla, quando udì che il suo diletto Orlando stava per sposare un’altra, si rattristò tanto che credette le si spezzasse il cuore, e non voleva andarci; ma alla fine vi fu costretta. Quando toccò a lei cantare, si tirò indietro, finché‚ si trovò a essere l’ultima; allora non potè più sottrarsi e cantò.

Ma all’udirla Orlando saltò in piedi e gridò: -Questa è la vera sposa e non ne voglio altra!-.
Egli l’aveva riconosciuta dalla voce, e tutto ciò che aveva dimenticato gli era ritornato in cuore. Così la fanciulla fedele sposò il suo diletto Orlando, e il dolore si mutò in gioia.

Katie la strega
C’era una volta una bambina di nome Katie. Katie aveva sette anni, e viveva in una bella casa con la sua mamma e il suo papà, il suo fratellino piccolo Joey e un cane chiamato Muffin. Fin qui tutto normale, tranne una cosa: erano streghe… beh, ad eccezione del papà e del fratellino, che non erano streghe, ma maghi. E del cane Muffin, che non era una strega, ma una Cstrega, che sarebbe un cane che lancia incantesimi. Comunque essere una strega non era così male. Alla mamma bastava fare una smorfia col naso, e tutta la casa era in ordine. A papà bastava un gesto del bastone, e il prato si tagliava da sè. A Muffin bastava battere un zampa per riempire la ciotola e far piovere dal cielo un cane con cui giocare. Avevano insegnato qualche magia anche a Katie. Sapeva come fare per ottenere che i compiti si facessero da soli, e riordinava la sua stanza semplicemente toccandosi un orecchio.

C’era solo una cosa che a Katie proprio non piaceva: Halloween.
Una volta all’anno, quando le foglie cadevano dagli alberi, e le notti si facevano più lunghe, tutti i bambini della sua scuola cominciavano a sentirsi eccitati e non parlare d’altro che dei preparativi per la festa. E si preparavano costumi da strega davvero orribili, con nasi storti, verruche, capelli neri e manici di scopa.
Katie aveva provato a spiegare a scuola che si sbagliavano: “Le streghe non sono così! La mia mamma ad esempio è molto bella…”, ma tutti  i bambini si erano messi a ridere. E quando Katie tornò a casa quel giorno, era davvero molto triste. Piangeva e piangeva e piangeva. E quando la mamma le chiese cosa fosse successo, disse: “Tutti odiano le streghe. E soprattutto le odiano a Halloween. “

La mamma cercò di spiegarle che anche se ad alcune persone le streghe non piacciono, era molto bello esserlo, soprattutto quando il detersivo faceva tutto da solo le pulizie di casa.
“Io non voglio più avere niente a che fare con la stregoneria!”, gridò Katie arrabbiata.
La notte di Halloween, tutti i bambini della sua scuola si erano dati appuntamento per il Dolcetto o Scherzetto, ma Katie non voleva andare con loro. Lei aveva deciso che non voleva avere niente a che fare con la stregoneria. Mai, mai, e poi mai ….

Fu la sua mamma a convincerla ad andare, perchè è molto difficile per una strega restare fuori dalla notte di Halloween. Per convincerla le sussurrò qualcosa all’orecchio. Volete sapere cosa? Lo saprete molto presto…
Katie andò a raggiungere gli altri bambini, e alcuni di loro cominciarono a ridere di lei dicendo: “Katie non ha bisogno di travestirsi, perchè lei è già una strega!”. Katie ci restava molto male e si sentiva tanto imbarazzata, ma decise di non dire nulla.
Alla prima casa ricevettero tantissimi dolcetti al limone. Alla seconda, una confezione gigante di caramelle, alla terza pacchi e pacchi di patatine. E alla quarta un pacco gigante di biscotti al cioccolato.
Ma nella quinta casa viveva un uomo chiamato Mister Bones. E a Mister Bones non piacevano i bambini. Certamente non vedeva perchè dovesse essere gentile con loro e regalare dolcetti. “Andate via, stupidi bambini!” urlò quando loro bussarono alla sua porta. “Dolcetto o scherzetto?” gridarono i bambini. “Beh, se per voi è lo stesso, credo che prenderò lo scherzetto” disse Mister Bones, e un sorriso orribile gli si dipinse sul volto “Perchè voi siete soltanto degli stupidi bambini e non mi fate certo paura”.

“Ma uno di noi è una vera strega” disse Amelia, la più grande del gruppo.
“Sì! Sì! Katie è una vera strega” gridarono tutti insieme.
Ma Mister Bones cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi. “Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito!”, disse.
Allora Katie fece un passo avanti.
“Non sei così spaventosa” disse il signore “Sei solo una stupida bambina”.
Katie ricordò quello che la mamma le aveva sussurrato all’orecchio: era un incantesimo speciale. Quindi in quel momento, Katie pronunciò le parole magiche toccandosi contemporaneamente un orecchio.
Tutti i bambini rimasero senza fiato per lo stupore: improvvisamente Mr Bones non era più Mr Bones, ma un soffice criceto marroncino, chiuso nella sua gabbietta, e che girava come un matto sulla ruota.

Tutti ridevano a crepapelle. Katie si avvicinò alla gabbia e disse: “E’ divertente essere un criceto, Mr Bones?” La piccola creatura scosse la testa, e Katie diede qualche colpetto alla ruota, per farla muovere ancora più velocemente. Poi recitò le parole magiche e Mr Bones si trasformò di nuovo in essere umano.
“Vado subito a prendervi dei dolcetti” disse, molto velocemente e nervoso. E tornò con tonnellate di barrette di cioccolata, bibite gassate, biscotti…
“E mi raccomando, tornate anche l’anno prossimo: avrò cose ancora più buone per voi.” Quindi tornò dentro casa, spaventatissimo.
Mentre percorrevano il resto della strada, tutti i bambini della città avevano saputo che quella notte c’era con loro una strega vera, e quella notte ricevettero ancora più dolci e biscotti del solito, e anche qualche giocattolo.
Katie divenne la ragazza più popolare della sua classe.
“Sai, forse non è poi così male essere una strega, dopotutto”, disse quando tornò a casa. “E penso che d’ora in poi festeggerò sempre Halloween”.

In viaggio verso il Monte Brocken, Germania
C’era una volta c’era un giovane che si era impegnato a sposare una bella ragazza. Ma presto egli si fece sospettoso sia verso la sua fidanzata, sia verso la madre di lei. E in effetti erano entrambe streghe. Arrivò il giorno in cui tutte le streghe si radunano sul monte Brocken, e le due donne salirono sul fienile, presero una piccola ampolla di vetro, ne bevvero un sorso ognuna, e scomparvero.

Lo sposo, che le aveva seguite nel fienile e si era nascosto a spiarle, fu tentato di bere anche lui dall’ampolla. La raccolse, ne bevve un sorso, e improvvisamente si trovò sul monte Brocken, dove vide la sua fidanzata e sua madre con tutte le altre streghe, che ballavano attorno al diavolo, che stava al centro. Quando la danza si concluse, il diavolo ordinò a tutti di prendere un bicchiere e di bere, e immediatamente tutti volarono via, nelle quatto direzioni del vento.

Lo sposo si ritrovò solo sull’alta vetta, e rischiava di morire congelato, perchè era una notte molto fredda. Non aveva portato l’ampolla con sè, quindi non restava altro da fare che scendere dal monte a piedi. La discesa fu lunga e faticosa, ma finalmente riuscì a tornare dalla fidanzata.
Appena tornato, la sua fidanzata era molto arrabbiata con lui, ed anche la madre lo rimproverò severamente per aver bevuto dall’ampolla. Così madre e figlia decisero insieme di trasformare il giovane in asino.
Il povero sposo ora era un asino, e si trascinava infelice da una casa all’altra del villaggio, piangendo il suo triste: “Ih ohhh, Ih ohhh”…

Un uomo ebbe molta pena di lui, lo portò nella sua stalla, e gli offrì un po’ di fieno, ma naturalmente l’asino non voleva mangiare fieno, e fu così cacciato a calci.
Girovagò ancora a lungo, e un giorno decise di tornare alla casa della sua fidanzata, la strega. Arrivò davanti alla porta, e si mise a ragliare lamentosamente. La fidanzata, comprendendo che si trattava del suo ex sposo, e vedendolo così mal ridotto, con la testa bassa e le orecchie in giù, si pentì di quello che aveva fatto e disse: “Io ti aiuterò, ma tu devi fare esattamente come ti dico. Appena ci sarà al villaggio il battesimo di un bambino, tu devi fare in modo che un po’ dell’acqua battesimale ti bagni la schiena e così sarai di nuovo trasformato da asino ad essere umano”.

L’asino seguì le indicazioni della fidanzata. La domenica successiva, c’era un battesimo. L’asino si mise davanti alla porta della chiesa e aspettò. Quando la cerimonia terminò, il sagrestano si fece sulla porta per gettare l’acqua avanzata, ma c’era l’asino a sbarrargli la strada. “Vattene, vecchio asino!” gridò il sagrestano, ma l’asino non si mosse. Allora il sagrestano si arrabbiò e versò l’acqua sulla schiena della bestia.
Immediatamente l’asino tornò un essere umano. Corse dalla sua fidanzata, la sposò, e visse con lei per sempre, felice e contento.

Una storia di fantasmi dell’Alabama
Il vecchio agricoltore Sam Gibb non credeva ai fantasmi. Neanche un po ‘. Tutti in città parlavano di una vecchia casetta nel bosco e ne erano ossessionati, dicevano fosse stregata, ma Sam Gibb si limitava a ridere ogni volta che la gente ne parlava.
Così un giorno il fabbro sfidò Sam Gibb a passare una notte da solo nella casetta stregata: se fosse rimasto lì fino all’alba, il fabbro gli avrebbe comprato un intero carro di angurie.

Sam era felice: l’anguria era il  suo frutto preferito, e ne era golosissimo. Così accettò, si armò di coraggio, di tabacco e di pipa, e si diresse verso la casetta nel bosco, per trascorrervi la notte.
Entrò in quella che era null’altro che una vecchia capanna di legno, accese il fuoco nel camino, sì accese la pipa, e si accomodò su di una vecchia sedia a dondolo, con il giornale del giorno prima.

Mentre leggeva, sentì uno scricchiolio… alzò lo sguardo dal giornale e vide che una piccola creatura scura e ruvida, con gli occhi rossi incandescenti, stava seduta su una sedia accanto a lui. Aveva una lunga coda biforcuta, due corna sulla sua testa, artigli al posto delle unghie, e denti aguzzi che spuntavano attraverso le sue grandi labbra.
“Non c’è nessuno qui stasera, tranne te e me,” disse la creatura al vecchio Sam Gibb. Aveva una voce simile al sibilo delle fiamme.

Il cuore di Sam quasi smise di battere dalla paura.
Balzò in piedi e rispose: “Tra un minuto qui non ci sarà più nessuno!” e si gettò sulla prima apertura della stanza che potesse portare all’esterno: la finestra. Così nella foga di scappare pestò la coda della creatura. Sam Gibb correva così veloce che superò due conigli inseguiti da un coyote. Ma nonostante questo, non passò molto tempo prima di sentire il battere di piccoli zoccoli sul terreno, e la creatura scura con gli occhi rossi lo aveva già catturato.
“Per essere un vecchio, hai una buona velocità nella corsa” disse la creatura.
“Oh, ma posso correre molto più veloce di così!” gli rispose Sam Gibb. E dicendolo si divincolò e riprese a correre come un fulmine, lasciando la creatura nella polvere.
Correndo passò davanti alla fucina. Il fabbro era venuto fuori per vedere da dove venisse quello strano rumore che si sentiva. “Non importa per i cocomeriiiiii” gridò Sam Gibb senza rallentare la sua corsa folle.
Il vecchio Sam Gibb corse fino a casa e si nascose sotto il letto per il resto della notte. Dopo di che, divenne un convinto sostenitore dell’esistenza dei fantasmi, e si rifiutò di andare da qualunque parte si trovasse vicina alla vecchia casa nel bosco.

Il mostro di Bear Lake
Se andate a Bear Lake, nello Utah, in una giornata tranquilla, vi potrà capitare di  intravedere il mostro. Questo essere si presenta come un enorme serpente marrone, ed è lungo quasi 90 metri. Ha le orecchie che sporgono ai due lati della testa magra, e una bocca abbastanza grande da mangiare un uomo.
Secondo alcuni, ha piccole gambe che si muovono velocissime quando si avventura sul terreno. Ma in acqua, attenzione! Può nuotare più veloce di un cavallo al galoppo:  fa un miglio al minuto, nelle giornate buone.
A volte il mostro si diverte nascondersi vicino ai nuotatori e a soffiare acqua contro di loro, e quelli che non corrono al più presto a riva, li mangia.

Ho sentito un taglialegna raccontare di aver avvistato il mostro una sera, mentre camminava lungo le rive del lago, e di aver provato a sparargli col suo fucile. L’uomo era un ottimo tiratore, ma non uno dei suoi proiettili ha toccato quel mostro.
Spaventato si è dato a correre come un fulmine ed è arrivato a casa più veloce che poteva. Nella cosa perse il fucile, e l’uomo sostiene di aver visto il mostro mangiarglielo.
A volte, dopo che il mostro è rimasto tranquillo per un periodo abbastanza lungo, la gente comincia a dire che se ne è andato via per sempre.

Alcune persone, anche, ripescano un vecchio racconto che narra di come Pecos Bill, dopo aver sentito parlare del mostro di Bear Lake, scommise con alcuni mandriani che lo avrebbe sconfitto. Secondo le dicerie popolari, la lotta durò per giorni,  e tutto intorno a Bear Lake si generò un uragano. Alla fine, Bill si gettò il mostro su una spalla e volò via alla ricerca del posto più lontano che poteva trovare al mondo, gettandolo infine a Loch Ness, dove il mostro vive ancora oggi.

Il messaggio del gatto nero
Sono tornato a casa tardi la sera dopo il lavoro e ho trovato mia moglie Ethel in cucina con una grossa gatta gialla alle calcagna.
“E chi è questa?” chiesi gioviale. “Questa è la nostra nuova gatta,” disse Ethel, dandomi un abbraccio e un bacio per darmi il benvenuto a casa.
“E’ apparsa davanti alla porta della cucina e voleva entrare. Nessuno dei vicini sapeva da dove veniva, quindi credo che sia nostra. Sarà bello avere un po ‘di compagnia in casa. “
Mi chinai e diedi una grattatina sotto il mento alla gattina gialla, che fece le fusa e si stirò. “Beh, credo che il nostro reddito può bastare anche per sfamare una bocca in più”,” dissi.

Mio figlio aveva ormai ereditato il mio lavoro, e mia moglie ed io ci stavamo godendo una piacevole vecchiaia. Però mi piaceva tenermi occupato, e così dedicavo un paio d’ore al giorno al taglio e al trasporto della legna che serviva al mulino.
Sono andato a mungere la mucca, e quando sono tornato, Ethel aveva dato alla gatta un po’ di panna in un piattino.
Ci siamo seduti sulla veranda dopo cena, e la gatta si è seduta con noi. “Sei una bella gattina,” dissi. E lei fece le fusa.
“Donald…”, disse Ethel: sembrava preoccupata. Mi voltai a guardarla. “I vicini hanno reagito in modo piuttosto strano quando ho detto loro della gatta. Loro pensano che si tratti di un fantasma o una strega, o un essere del genere trasformato in un gatto e mi hanno detto di sbarazzarsi di lei.”

“Una strega?” chiesi, e risi di cuore. “Sei una strega, gattina?” La gatta sbadigliò e si stirò. E non del tutto convinta, anche Ethel si mise a ridere con me. Siamo rimasti seduti a guardare il tramonto, poi abbiamo deciso di andare a dormire.
La gatta è diventata rapidamente una membro della nostra famiglia. Ogni mattina, appena svegli, ci faceva le fusa e ogni volta che tornavo dalla stalla supplicava un po’ di panna. Durante il giorno seguiva Ethel per tutta la casa, come a supervisionare il suo lavoro, e di notte sedeva accanto al fuoco, mentre noi leggevamo ad alta voce.
I giorni cominciarono ad accorciarsi, man mano che l’autunno si avvicinava, e spesso capitava che io restassi fuori fino al tramonto per il taglio e il trasporto della legna al mulino.
Una notte nel mese di ottobre, non avevo terminato di caricare la legna che già si stava scendendo buio. Quindi mi affrettai come potei e iniziai a prendere la via del ritorno, nella speranza di tornare a casa prima che calasse del tutto la notte, perchè non avevo portato con me la lanterna.

Dietro una curva vidi un gruppo di gatti neri in piedi in mezzo alla strada. Erano quasi invisibili nella crescente oscurità. Mentre mi avvicinavo, mi accorsi che portavano una barella. Mi fermai e mi strofinai gli occhi. Era impossibile. Quando guardai di nuovo, però,  la barella era ancora lì, e c’era un gatto morto sopra.
Rimasi sbalordito. “Deve essere uno scherzo della luce”, pensai tra me e me.
Poi uno dei gatti gridò: “Signore, informi zia Kan che Polly Grundy è morta.”
La bocca mi si spalancò, ero in stato di shock. Scossi la testa non potendo credere alle mie orecchie. “Che cosa ridicola!”, pensai, “I gatti non parlano”.

Mi affrettai e passai oltre l’incredibile corteo funebre, facendo attenzione a guardare da un’altra parte. “Devo essere lavorato troppo”, mi dissi. Ma non potevo fare a meno di chiedermi: “Ma chi è la zia Kan? E perché quel gatto vuole che io dica a questa zia Kan che Polly Grundy è morta? Polly Grundy è forse il gatto sulla barella?”
Improvvisamente, mi trovai di fronte un piccolo gatto nero. Era lì, dritto di fronte a me. Mi fermai lo guardai, e anche lui mi guardava con i suoi  grandi occhi verdi che sembravano brillare nella luce morente.
“Ho un messaggio per la zia Kan,” disse il gatto. “Dille che Polly Grundy è morta.”

Detto questo, il gatto tornò indietro, a raggiungere il corteo che avevo superato.
Ero completamente sconcertato. Era una cosa inquietante: gatti parlanti e una Polly Grundy morta. E chi era la zia Kan?
Mi affrettai, camminando più veloce che potevo. Intorno a me, il bosco era sempre più buio. Non volevo restare in quel posto buio, per di più con dei gatti parlanti! Non che io credessi davvero che i gatti avevano parlato. “E ‘stato tutto uno strano sogno a occhi aperti causato dal troppo lavoro”, mi dicevo ancora.
Dietro di me, però, sentii distintamente i gatti gridarmi in coro: “Vecchio! Ricordati di dire alla zia Kan che Polly Grundy è morta! “
Non ne potevo più. Accelerai ancor di più il passo, e non mi fermai fino a quando non raggiunsi la sicurezza della mia veranda. E solo lì mi fermai a riprendere fiato. Non volevo spiegare a Ethel che vedendo e sentivo cose impossibili: di sicuro avrebbe chiamato il medico.

Quando mi fui  sufficientemente ricomposto, entrai in casa e cercai di agire normalmente, anche se avrei dovuto sapere che non avrebbe funzionato. Ethel e io eravamo sposati da 30 anni, e mi conosceva dentro e fuori. Lei non disse nulla fino a che non terminai tutte le mie solite faccende serali. Poi portò in tavola la cena, e ci sedemmo a mangiare davanti al fuoco acceso.  Dopo qualche boccone mi disse: “Dimmi tutto, Donald.”
“Non voglio preoccuparti,” risposi io, riluttante a parlare di ciò che avevo visto e sentito sulla via del ritorno, poco prima.
La gatta gialla se ne stava sdraiata accanto al fuoco. Alzò lo sguardo quando sentì la mia voce, e venne a sedersi accanto alla mia sedia. Io le offrii un boccone di cibo, che lei accettò con grazia.
“Mi preoccupo di più se non mi dici nulla,” disse Ethel.
“Penso che forse c’è qualcosa di sbagliato nel mio cervello,” risposi io, lentamente. “Mentre stavo tornando a casa, mi è sembrato di vedere un gruppo di gatti neri che trasportavano una barella con un gatto morto sopra. Poi ho creduto di sentire i gatti parlare con me. Mi hanno chiesto di dire a zia Kan che Polly Grundy è morta. “
La gatta gialla balzò sul davanzale della finestra gridando: “Polly Grundy è morta? Allora io sono la Regina delle Streghe!”

Rizzò la coda, e la finestra si spalancò di botto, poi spiccò un salto e scomparve nella notte, per non tornare mai più.
Svenni dalla paura, ed Ethel ha dovuto rovesciarmi un intero secchio d’acqua sulla testa per farmi riprendere.
‘La buona notizia “, mi ha detto quando rinvenni, ” è che non c’è niente di sbagliato nel tuo cervello. La cattiva notizia è che il nostro gatto ci ha appena lasciati per diventare la Regina delle Streghe. Dovremo trovare un altro gatto. “
“Oh no,” dissi subito. “Ne ho abbastanza dei gatti.”
Abbiamo preso un cane. 

Ucceltrovato
C’era una volta un guardaboschi che andò a caccia nella foresta e, come vi giunse, gli sembrò di sentir gridare un bambino piccolo. Seguì la direzione delle grida e giunse infine a un grande albero sul quale vi era un piccino. La madre si era addormentata con il bambino in grembo ai piedi dell’albero e un uccello rapace l’aveva visto, gli era piombato addosso e, presolo nel becco, l’aveva portato sull’albero.
Il guardaboschi salì a prenderlo e pensò: “Porterai il bambino a casa e lo alleverai insieme alla tua Lena-. Lo portò a casa e i due bambini crebbero insieme. Ma quello che avevano trovato sull’albero e che era stato rapito da un uccello fu chiamato Ucceltrovato. Ucceltrovato e Lena si volevano bene, tanto ma tanto che, se non si vedevano, diventavano tristi.

Ma il guardaboschi aveva una vecchia cuoca che una sera prese due secchi e incominciò a recarsi alla fonte; ma non ci andò una volta sola, bensì più volte. Lena la vide e disse: -Senti un po’, vecchia, perché‚ porti tanta acqua?-. -Se non lo dici a nessuno, te lo dirò.- E quando Lena promise che non l’avrebbe detto a nessuno, la cuoca rispose: -Domattina presto, quando il guardaboschi sarà a caccia, scalderò l’acqua; e quando bollirà ci butterò dentro Ucceltrovato per farlo cuocere-.

La mattina dopo il guardaboschi si alzò di buon’ora per andare a caccia. Quando fu uscito i bambini erano ancora a letto, e Lena disse a Ucceltrovato: -Se non mi lasci, neppure io ti lascerò-. Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai-. Allora Lena disse: -Ti dirò che ieri sera la vecchia portava in casa tanti secchi d’acqua; allora le chiesi perché‚ e lei mi rispose che me l’avrebbe detto se io non l’avessi rivelato a nessuno. Io promisi che non avrei fiatato con nessuno, allora ella disse che questa mattina, dopo che il babbo fosse partito per la caccia, intendeva far bollire il paiolo, buttarti dentro e cuocerti. Alziamoci, presto, vestiamoci e scappiamo insieme-. Così i due bambini si alzarono, si vestirono in fretta e scapparono.

Quando l’acqua bollì in pentola, la cuoca andò nella camera da letto per prendere Ucceltrovato e buttarvelo dentro. Ma quando entrò e si avvicinò ai letti, i bambini non c’erano più; allora le venne una gran paura e disse fra sè: -Cosa dirò mai, quando il guardaboschi torna a casa e vede che non ci sono più i bambini? Presto, bisogna rincorrerli e riacciuffarli!-.
La cuoca mandò tre servi a inseguire di corsa i bambini. Ma questi erano seduti al margine del bosco e, quando videro i tre servi venire di corsa da lontano, Lena disse a Ucceltrovato: -Se non mi lasci, neppure io ti lascerò-. E Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai-. Allora Lena disse: -Diventa un rosaio e io una rosellina!-. E quando i tre servi arrivarono davanti al bosco, non c’era che un rosaio con una rosellina, ma di bambini neanche l’ombra. Allora dissero: -Qui non c’è niente da fare- e se ne ritornarono a casa dicendo alla cuoca che non avevano visto nient’altro che un rosaio e una rosellina.

Allora la vecchia li rimproverò aspramente e disse: -Babbei! Avreste dovuto spezzare il rosaio, cogliere la rosellina e portarla a casa: sbrigatevi a farlo!-.
Così, per la seconda volta, i servi dovettero andare a cercarli. Ma i bambini li videro venir da lontano e Lena disse: -Ucceltrovato, se non mi lasci, neppure io ti lascerò!-. E Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai!-. Allora Lena disse: -Diventa una chiesa, e io la lumiera!-. Quando giunsero i tre servi, non c’era altro che una chiesa e, dentro, una lumiera. Dissero fra loro: -Cosa stiamo a fare qui? Torniamocene a casa!-.
Quando furono a casa la cuoca domandò se non avessero trovato nulla, ed essi risposero che no, null’altro che una chiesa con dentro una lumiera. -Stupidi!- urlò la cuoca -Perché non avete distrutto la chiesa e portato a casa la lumiera?-

Questa volta la vecchia cuoca si mise lei stessa in cammino e andò alla ricerca dei bambini con i tre servi. Ma i bambini videro venire di lontano i tre servi con la cuoca che barcollava dietro a loro. Allora Lena disse: -Ucceltrovato, se non mi lasci, neppure io ti lascerò!-. E Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai!-. Disse Lena: -Diventa uno stagno e io l’anitra nello stagno-. Quando la cuoca arrivò e vide lo stagno, si distese sulla riva e voleva berlo tutto. Ma l’anitra accorse a nuoto, la prese con il becco per la testa e la tirò in acqua: e così la vecchia strega dovette annegare.
Poi i bimbi se ne tornarono a casa tutti contenti e, se non sono morti, sono ancora viventi.

Un Halloween australiano
Questa storia è accaduta qualche anno fa, il 31 ottobre, a Brisbane. E anche se sembra un racconto di Alfred Hitchcock, è una storia vera.
John Bradford, uno studente dell’Università di Sydney, stava facendo un’escursione a piedi, quando fu sorpreso da un temporale improvviso. Si stava facendo anche buio, quindi decise di spostarsi sulla strada principale sperando di trovare un passaggio. Camminava faticosamente, ma non passava nemmeno un’auto, e il temporale era così forte che non riusciva a vedere a pochi metri da sè. Finalmente vide una macchina venire lentamente verso di lui. L’auto fortunatamente si fermò subito, e John vi montò dentro, senza nemmeno pensarci. Salì, chiuse la portiera, e solo allora si rese conto che non c’era nessuno al volante e l’auto si muoveva, ma il motore era spento!

L’auto si muoveva lentamente. John guardò la strada, e vide che si stava avvicinando una curva. Spaventato,iniziò a pregare, implorando per la propria vita. Poi, poco prima della curva, una mano sbucò dal finestrino e girò il volante.
John, paralizzato dal terrore, osservava come la mano apparisse ogni volta c’era una curva, per poi sparire nel nulla.
Quando vide in lontananza le luci di un pub brillare nella notte, raccolse tutte le sue forze, aprì la portiera e si gettò fuori dall’auto. Bagnato fino alle ossa e senza fiato, arrivò al pub, vi si gettò dentro e chiese due bicchieri di tequila. Poi iniziò a raccontare la terribile avventura che gli era capitata.
Si fece il silenzio più totale, quando tutti nel pub si resero conto che il ragazzo stava piangendo… e non era ubriaco.
Circa 15 minuti più tardi, altri due ragazzi entrarono nel pub, anch’essi fradici di pioggia e senza fiato.
Si guardarono intorno, videro John Bradford che ancora stava singhiozzando, e uno disse all’altro: ‘Guarda, Bruce. C’è l’idiota che ci è salito in macchina mentre la stavamo spingendo!”.

I musicanti di Brema
Un uomo aveva un asino che lo aveva servito assiduamente per molti anni; ma ora le forze lo abbandonavano e di giorno in giorno diveniva sempre più incapace di lavorare. Allora il padrone pensò di toglierlo di mezzo, ma l’asino si accorse che non tirava buon vento, scappò e prese la via di Brema: là, pensava, avrebbe potuto fare parte della banda municipale.

Dopo aver camminato un po’, trovò un cane da caccia che giaceva sulla strada, ansando come uno sfinito dalla corsa. “Perché‚ soffi così?” domandò l’asino. “Ah,” rispose il cane, “siccome sono vecchio e divento ogni giorno più debole e non posso più andare a caccia, il mio padrone voleva accopparmi, e allora me la sono data a gambe; ma adesso come farò a guadagnarmi il pane?” – “Sai?” disse l’asino. “Io vado a Brema a fare il musicante, vieni anche tu e fatti assumere nella banda.” Il cane era d’accordo e andarono avanti.

Poco dopo trovarono per strada un gatto dall’aspetto molto afflitto. “Ti è andato storto qualcosa?” domandò l’asino. “Come si fa a essere allegri se ne va di mezzo la pelle? Dato che invecchio, i miei denti si smussano e preferisco starmene a fare le fusa accanto alla stufa invece di dare la caccia ai topi, la mia padrona ha tentato di annegarmi; l’ho scampata, è vero, ma adesso è un bel pasticcio: dove andrò?” – “Vieni con noi a Brema: ti intendi di serenate, puoi entrare nella banda municipale.” Il gatto acconsentì e andò con loro.

Poi i tre fuggiaschi passarono davanti a un cortile; sul portone c’era il gallo del pollaio che strillava a più non posso. “Strilli da rompere i timpani,” disse l’asino, “che ti piglia?” – “Ho annunciato il bel tempo,” rispose il gallo, “perché‚ è il giorno in cui la Madonna ha lavato le camicine a Gesù Bambino e vuol farle asciugare; ma domani, che è festa, verranno ospiti, e la padrona di casa, senza nessuna pietà, ha detto alla cuoca che vuole mangiarmi lesso, così questa sera devo lasciarmi tagliare il collo. E io grido a squarciagola finché‚ posso.” – “Macché‚ Cresta rossa,” disse l’asino, “vieni piuttosto con noi, andiamo a Brema; qualcosa meglio della morte lo trovi dappertutto; tu hai una bella voce e, se faremo della musica tutti insieme, sarà una bellezza!” Al gallo piacque la proposta e se ne andarono tutti e quattro.

Ma non potevano raggiungere Brema in un giorno e la sera giunsero in un bosco dove si apprestarono a passare la notte. L’asino e il cane si sdraiarono sotto un albero alto, mentre il gatto e il gallo salirono sui rami, ma il gallo volò fino in cima, dov’egli era più al sicuro. Prima di addormentarsi guardò ancora una volta in tutte le direzioni, e gli parve di vedere in lontananza una piccola luce, così gridò ai compagni che, non molto distante, doveva esserci una casa poiché‚ splendeva un lume. Allora l’asino disse: “Mettiamoci in cammino e andiamo, perché‚ qui l’alloggio è cattivo.” E il cane aggiunse: “Sì, un paio d’ossa e un po’ di carne mi andrebbero anche bene!” Perciò si avviarono verso la zona da cui proveniva la luce e, ben presto, la videro brillare più chiara e sempre più grande, finché‚ giunsero davanti a una casa bene illuminata dove abitavano i briganti.

L’asino, che era il più alto, si avvicinò alla finestra e guardò dentro. “Cosa vedi, testa grigia?” domandò il gallo. “Cosa vedo?” rispose l’asino. “Una tavola apparecchiata con ogni ben di Dio e attorno i briganti che se la spassano.” – “Farebbe proprio al caso nostro,” disse il gallo. “Sì, sì; ah, se fossimo là dentro!” esclamò l’asino. Allora gli animali tennero consiglio sul modo di cacciar fuori i briganti, e alla fine trovarono il sistema. L’asino dovette appoggiarsi alla finestra con le zampe davanti, il cane saltare sul dorso dell’asino, il gatto arrampicarsi sul cane, e infine il gallo si alzò in volo e si posò sulla testa del gatto. Fatto questo, a un dato segnale incominciarono tutti insieme il loro concerto: l’asino ragliava, il cane abbaiava, il gatto miagolava e il gallo cantava; poi dalla finestra piombarono nella stanza facendo andare in pezzi i vetri. I briganti, spaventati da quell’orrendo schiamazzo, credettero che fosse entrato uno spettro e fuggirono atterriti nel bosco. I quattro compagni sedettero a tavola, si accontentarono di quello che era rimasto e mangiarono come se dovessero patir la fame per un mese.

Quando ebbero finito, i quattro musicisti spensero la luce e si cercarono un posto per dormire comodamente, ciascuno secondo la propria natura. L’asino si sdraiò sul letamaio, il cane dietro la porta, il gatto sulla cenere calda del camino e il gallo si posò sulla trave maestra; e poiché‚ erano tanto stanchi per il lungo cammino, si addormentarono subito. Passata la mezzanotte, i briganti videro da lontano che in casa non ardeva più nessun lume e tutto sembrava tranquillo; allora il capo disse: “Non avremmo dovuto lasciarci impaurire” e mandò uno a ispezionare la casa. Costui trovò tutto tranquillo andò in cucina ad accendere un lume e, scambiando gli occhi sfavillanti del gatto per carboni ardenti, vi accostò uno zolfanello perché‚ prendesse fuoco. Ma il gatto se n’ebbe a male e gli saltò in faccia, sputando e graffiando. Il brigante si spaventò a morte e tentò di fuggire dalla porta sul retro, ma là era sdraiato il cane che saltò su e lo morse a una gamba; e quando attraversò dl corsa il cortile, passando davanti al letamaio, l’asino gli diede un bel calcio con la zampa di dietro; e il gallo, che si era svegliato per il baccano, strillò tutto arzillo dalla sua trave: “Chicchiricchì!” Allora il brigante tornò dal suo capo correndo a più non posso e disse: “Ah, in casa c’è un’orribile strega che mi ha soffiato addosso e mi ha graffiato la faccia con le sue unghiacce e sulla porta c’è un uomo con un coltello che mi ha ferito alla gamba; e nel cortile c’è un mostro nero che mi si è scagliato contro con una mazza di legno; e in cima al tetto il giudice gridava: ‘Portatemi quel furfante!’ Allora me la sono data a gambe!” Da quel giorno i briganti non si arrischiarono più a ritornare nella casa, ma i quattro musicanti di Brema ci stavano così bene che non vollero andarsene. E a chi per ultimo l’ha raccontata ancor la bocca non s’è freddata.

La figlia del sole
A un Re e a una Regina, finalmente, dopo averlo tanto aspettato, stava per nascere un bambino. Chiamarono gli astrologhi per sapere se sarebbe nato un maschio o una femmina, e qual era il so pianeta. Gli astrologhi guardarono le stelle e dissero che nascerebbe una bambina, e che era destinata a far innamorare di sè il Sole prima di compiere i vent’anni, e ad avere dal Sole una figlia. Il Re e la Regina, a sapere che la loro figlia avrebbe avuto una figlia dal Sole, che sta in cielo e non si può sposare, ci rimasero male. E per trovare un rimedio a quella sorte, fecero costruire una torre con finestre così alte che il Sole stesso non potesse arrivare fino in fondo. La bambina fu chiusa lì dentro con la balia, perchè stesse fino ai vent’anni senza vedere il Sole nè esser da lui vista.

La balia aveva una figlia della stessa età della figlia del Re, e le due bambine crebbero insieme nella torre. Avevano quasi vent’anni quando un giorno, parlando delle belle cose che dovevano esserci al mondo fuori da quella torre, la figlia della balia disse: “E se cercassimo di arrampicarci alle finestre mettendo una sedia sopra l’altra? Vedremmo un po’ cosa c’è fuori!”

Detto fatto, fecero una catasta di sedie così alta che riuscirono ad arrivare alla finestra. S’affacciarono e videro gli alberi e il fiume e gli aironi in volo, e lassù le nuvole, e il Sole. Il Sole vide la figlia del Re se ne innamorò e le mandò un suo raggio. Dal momento in cui quel raggio la toccò, la ragazza attese di dare alla luce la figlia del Sole.
La figlia del Sole nacque nella torre, e la balia, che temeva la collera del Re, la avvolse ben bene con fasce d’oro da regina, la portò in un campo di fave e ve l’abbandonò. Di lì a poco la figlia del Re compì i vent’anni, e il padre la fece uscire dalla torre, pensando che il pericolo fosse passato. E non sapeva che tutto era già successo, e la bambina del Sole e di sua figlia in quel momento stava piangendo, abbandonata in un campo di fave.

Da quel campo passò un altro Re che andava a caccia: sentì i vagiti, e si impietosì di quella bella creaturina lasciata tra le fave. La prese con sè e la portò da sua moglie. Le trovarono una balia e la bambina fu allevata a palazzo come fosse figlia di quel Re e di quella Regina, insieme al loro figlio, più grandetto di lei ma di poco.
Il ragazzo e la ragazza crebbero insieme e, divenuti grandi, finirono per innamorarsi. Il figlio del Re voleva a tutti i costi averla in sposa, ma il Re non voleva che suo figlio sposasse una ragazza abbandonata e la fece andar via da palazzo confinandola in una casa lontana e solitaria, con la speranza che suo figlio la scordasse. Non s’immaginava nemmeno che quella ragazza era la figlia del Sole, ed era fatata e sapeva tutte le arti che gli uomini non sanno.

Appena la ragazza fu lontana, il Re cercò una fidanzata di famiglia reale per il figlio e combinarono le nozze.
Il giorno delle nozze, furono mandati i confetti a tutti i parenti, amici e familiari, e siccome nell’elenco dei parenti, amici e familiari c’era anche quella ragazza trovata nel campo delle fave, andarono gli Ambasciatori a portare i confetti anche a lei.
Gli Ambasciatori bussarono. La figlia del Sole scese ad aprire, ma era senza testa. “Oh, scusate” disse, “mi pettinavo, e ho dimenticato la testa sulla toletta. Vado a prenderla”. Andò su con gli Ambasciatori, si rimise la testa sul collo e sorrise.

“Cosa vi do, per regalo di nozze?” disse; e portò gli Ambasciatori in cucina. “Forno, apriti!” disse, e il forno s’aprì. La figlia del Sole fece un sorriso agli Ambasciatori. “Legna, va’ nel forno!” e la legna prese e andò nel forno. La figlia del Sole sorrise ancora agli Ambasciatori, poi disse: “Forno accenditi a quando sei caldo chiamami!” Si voltò agli Ambasciatori e disse: “Allora, cosa mi raccontate di bello?”
Gli Ambasciatori, coi capelli ritti sul capo, pallidi come morti, stavano cercando di ritrovar parola, quando il forno gridò: “Sora padrona!”

La figlia del Sole disse: “Aspettate,” ed entrò nel forno rovente con tutto il corpo, ci si voltò dentro, tornò fuori e aveva in mano un bel pasticcio ben cotto e dorato. “Portatelo al Re per il pranzo di nozze”.
Quando gli Ambasciatori giunsero a palazzo, con gli occhi fuor dalle orbite, e raccontarono con un fil di voce le cose che avevano viste, nessuno ci voleva credere. Ma la sposa, ingelosita di quella ragazza (tutti sapevano che era stata l’innamorata del suo sposo) disse: “Oh, sono cose che facevo sempre anch’io, quand’ero a casa”.
“Bene,” disse lo sposo, “allora le farai anche qui per noi”.

“Eh, sì, certo, vedremo,” cercava di dire la sposa, ma lui la condusse subito in cucina.
“Legna, va’ nel forno,” diceva la sposa, ma la legna non si muoveva. “Fuoco, accenditi,” ma il forno restava spento. Lo accesero i servitori, e quando fu caldo, questa sposa era tanto orgogliosa che volle entrarci dentro. Non d’era ancora entrata che era già morta bruciata.

Dopo un po’ di tempo, il figlio del Re si lasciò convincere a prendere un’altra moglie. Il giorno delle nozze, gli Ambasciatori tornarono dalla figlia del Sole a portarle i confetti. Bussarono, e la figlia del Sole, invece d’aprire la porta, passò attraverso il muro e venne fuori. “Scusate,” disse, “c’è la porta che non s’apre dal di dentro. Mi tocca sempre passare attraverso il muro e aprirla da fuori. Ecco, ora potete entrare”.
Li portò in cucina e disse: “Allora, che cosa preparo di bello, al figlio del Re che si sposa? Su, su, legna, va’ nel fuoco! Fuoco, accenditi!” E tutto fu fatto in un attimo, davanti agli Ambasciatori che sudavano freddo.
“Padella, va’ sul fuoco! Olio, va’ nella padella! E quando friggi chiamami!”

Dopo poco l’olio chiamò: “Sora padrona, friggo!”
“Eccomi,” fece sorridendo la figlia del Sole, mise le dita nell’olio bollente e le dita si trasformarono in pesci: dieci dita, dieci pesci fritti bellissimi, che la figlia del Sole incartò lei stessa perchè intanto le dita le erano ricresciute, e diede agli Ambasciatori sorridendo.
La nuova sposa, quando intese il racconto degli Ambasciatori stupefatti, anche lei gelosa e ambiziosa, cominciò a dire: “Uh, bella roba, vedeste io, che pesci faccio!”
Lo sposo la prese in parola e fece preparare la padella con l’olio bollente. Quella superba ci cacciò le dita e si scotto così forte che le venne male e morì.
La Regina madre se la prese con gli Ambasciatori: “Ma che storie venite a raccontare! Fate morire tutte le spose!”
Comunque, trovarono una terza sposa al figlio e il giorno delle nozze tornarono gli Ambasciatori a portare i confetti.

“Uh, uh, sono qui!” disse la figlia del Sole quando bussarono. Si guardarono intorno e la videro per aria. “Facevo quatto passi su una tela di ragno. Ora scendo,” e scese giù per la tela d’un ragno a prendere i confetti.
“Stavolta, davvero, non so che regalo fare,” disse. Ci pensò su, poi chiamò: “Coltello, vieni qui!” Venne il coltella, lei lo prese e si tagliò un orecchio. Attaccata all’orecchio c’era una trina d’oro che le veniva fuori dalla testa, come fosse aggomitolata nel cervello e lei continuava a cavarla fuori che sembrava non finisse mai. Finì la trina, e lei si rimise a posto l’orecchio, gli diede un colpettino col dito e tornò come prima.
La trina era tanto bella che a Corte tutti volevano sapere da dove veniva, e gli Ambasciatori, nonostante il divieto della Regina madre, finirono per raccontare la storia dell’orecchio.
“Uh,” fece la nuova sposa, “io ho guarnito tutti i miei vestiti di trine che mi facevo a quella maniera”.
“Te’ il coltello, prova un po’!” le fece lo sposo.

E quella scriteriata si tagliò un orecchio: invece della trina le venne fuori un lago di sangue, tanto che morì.
Il figlio del Re continuava a perdere mogli, ma era sempre più innamorato di quella ragazza. Finì per ammalarsi, e non rideva più nè mangiava; non si sapeva come farlo vivere.
Mandarono a chiamare una vecchia maga che disse: “Bisogna fargli prendere una pappa d’orzo, ma d’un orzo che in un’ora sia seminato, nasca, sia colto e se ne faccia la pappa.
Il Re era disperato perchè orzo così non ne n’era mai visto. Allora pensarono a quella ragazza che sapeva fare tante cose meravigliose e la mandarono a chiamare.
“Sì, sì, orzo così e così, ho capito,” disse lei, e detto fatto, seminò l’orzo, l’orzo nacque, crebbe, lo colse, e ne fece una papa prima ancora che fosse passata un’ora.

Volle andare lei in persona a porgere la pappa al figlio del Re che se ne stava a letto a occhi chiusi. Ma era una pappa cattiva, e appena lui ne ebbe inghiottito un cucchiaio lo sputò e finì in un occhio della ragazza.
“Come? A me sputi in un occhio la pappa d’orzo, a me figlia del Sole, a me nipote di Re?”
“Ma tu sei la figlia del sole?” disse il Re che era lì vicino.
“Io sì”
“E sei nipote di Re?”
“Io sì”
“E noi che ti credevamo trovatella! Allora puoi sposare nostro figlio!”
“Certo che posso!”
Il figlio del Re guarì all’istante e sposò la figlia del Sole che da quel giorno diventò una donna come tutte le altre e non fece più cose strane.

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Fonti:

Fiabe italiane, raccolte da Italo Calvino, 3 volumi, edizioni Oscar Mondadori

http://www.grimmstories.com

http://www.bellaonline.com

http://www.history.com

http://www.pumpkinnook.com

http://www.hauntedbay.com

http://www.guy-sports.com

http://americanfolklore.net

http://www.storynory.com

Acquarello steineriano LA ZUCCA DI HALLOWEEN

Acquarello steineriano LA ZUCCA DI HALLOWEEN Si tratta di un’attività di pittura guidata, accompagnata da un semplice racconto che serve a presentare i colori. E’ un’attività adatta anche ai bambini più piccoli. Se non mostrerete loro esempi, e non direte che dipingeranno proprio una zucca, per loro sarà davvero una sorpresa vederla apparire sul foglio.

Se sei alle prime esperienze con questa tecnica di pittura, qui puoi trovare tutte le indicazioni di base:

Materiale occorrente:
una bacinella d’acqua e una spugna
pennello
un vaso d’acqua per pulire il pennello ed una spugnetta per asciugarlo
colori ad acquarello giallo oro, rosso vermiglio e blu oltremare

Queste sono le indicazioni da dare ai bambini:

fai un bel punto luminoso al centro del foglio:

e fallo crescere, ma stai attento a lasciargli un po’ di spazio sopra e sotto, per non farlo sentire stretto stretto:

adesso sopra e sotto non più crescere, ma possiamo ingrandirlo ancora un po’ a destra.

e un po’ a sinistra:

Ma che bello questo giallo! Per farlo brillare ancora di più, ora possiamo costruirgli attorno una casetta leggera leggera col blu:

Partiamo dai bordi del foglio e pian piano ci avviciniamo alla luce gialla, ma stiamo molto attenti a non far toccare tra loro i colori:

Dalla sua ciotolina, il rosso vermiglio guarda il foglio e dice alla luce gialla: “Mi piacerebbe venire a scaldarti un po’!”

(ora molti bambini avranno capito che si tratta di una zucca)

Allora il giallo dice: “Caro rosso, ma adesso ho troppo caldo! E poi non mi si vede più! fatemi qualche porticina e qualche finestra!”

L’arancione naturalmente è d’accordo, e lascia al giallo qualche forellino per uscire…

(Mostrate ai bambini come rimuovere l’arancione dalla zucca usando il pennello pulito e asciutto, per disegnare occhi e bocca della zucca di Halloween. L’operazione è molto semplice: usare il pennello pulito e ascuitto per iniziare a rimuovere il colore nella zona scelta,  e lavarlo e asciugarlo ogni volta che occorre per proseguire)

Castello dei mostri per Halloween

Castello dei mostri per Halloween – Un tutorial passo passo per creare il castello di mostri.

Mentre i bambini più grandi possono cimentarsi anche nel ritaglio dei dettagli, i più piccoli si divertiranno tantissimo a ritagliare i contorni, ricalcare, incollare, e soprattutto ad inventare i mostruosi abitanti del castello.

Materiale occorrente

un cartoncino nero per il castello, carta e cartoncino colorati a scelta per sfondo e decorazioni

forbici e taglierino

colla da carta

un pastello a cera e un foglio di carta bianca da stampante, se si vuole ricalcare la sagoma dal monitor del computer, oppure potete stampare la sagoma che ho preparato in formato pdf

pennarelli o pastelli a scelta per disegnare i mostri

Come si fa

Per prima cosa bisogna preparare la sagoma del castello, disegnandola da sé, oppure utilizzando un modello (in rete se ne trovano davvero tantissimi) stampandolo o ricalcandolo con un pastello a cera dal monitor del computer:

se volete utilizzare il mio, è questo:

Riportiamo poi la sagoma sul cartoncino nero. Anche i bambini più piccoli possono riuscirci calcando le linee con una penna a sfera sulla sagoma, in modo tale che i segni restino impressi sul cartoncino nero:

Ora passiamo al ritaglio della sagoma: i contorni esterni con le forbici, per le finestrelle occorrerà usare il taglierino, quindi può essere necessario l’aiuto di un adulto

Ora passiamo al ritaglio della sagoma: i contorni esterni con le forbici, per le finestrelle occorrerà usare il taglierino, quindi può essere necessario l’aiuto di un adulto

Potete incollare direttamente il vostro castello su un fondo colorato, così:

Oppure potete preparare il castello incollando sul rovescio delle toppe di carta di colori diversi in corrispondenza di porta e finestre:

E poi incollarlo su un fondo colorato, con questo risultato:

Ora non resta che popolare il castello delle sue strane creature.

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