Racconto illustrato LA STELLA MELA

Racconto illustrato LA STELLA MELA con quattro proposte di esercizi di acquarello steineriano guidato per accompagnare il racconto, con tutorial. E’ un racconto adatto sia all’autunno, sia alla seconda settimana di avvento.

LA MELA STELLA

C’era una volta un giovane, piccolo melo, che ogni notte alzava il suo sguardo verso il cielo , innamorato della bellezza delle stelle. E ogni notte cantava per loro il suo canto d’amore.

tutorial 1

Oh, come desiderava salire lassù, come desiderava toccare una stella, come sognava prenderne una e tenerla sempre con sè! Una sola piccola stella era tutto ciò che sognava, una piccola stella da proteggere, abbracciare, ammirare ed amare dentro di sè…

Una notte che sembrava uguale a tutte le altre notti, successe una cosa straordinaria. Una dolce fatina dei boschi, intenerita dal canto del giovane albero innamorato delle stelle, prese a volare tra le sue fronde piccine e gli sussurrò parole leggere come il vento: “Se saprai crescere forte e generoso, senza dimenticare il tuo sogno,  il tuo desiderio si avvererà…”

tutorial 2

Passarono gli anni, e l’albero crebbe e crebbe ancora. Ogni notte cantava il suo canto d’amore alle stelle, e si faceva sempre più forte e bello. Le stagioni passavano, e ogni anno, dopo una fioritura spettacolare, si caricava di mele lucide e rosse come il suo amore per le stelle, profumate, dolci e golose.

tutorial 3

L’albero ricordava la promessa della bella fata dei boschi, e nemmeno per un attimo dubitò di lei: anche se l’aveva vista una sola volta, la sentiva vicina. Non perse mai la speranza che un giorno l’avrebbe rivista, e che quel giorno avrebbe avuto la sua stella.
Quando la fata finalmente apparve, l’albero si scosse tutto di gioia e disse: “Cara fata, ho fatto tutto ciò che mi hai chiesto, crescere forte e generoso mi ha reso felice, guarda le mie mele! Ma non capisco davvero perchè il mio desiderio non sia ancora stato esaudito… perchè ancora non ho la mia piccola stella che è tutto ciò che sogno… una piccola stella da proteggere, abbracciare, ammirare ed amare dentro di me…”
E la fata rispose: “Oh, caro, ma è da tanto che ho esaudito il tuo desiderio. Guarda dentro di te, nelle tue mele… Senza saperlo sei sempre stato pieno di stelle, non una, ma tante luminosissime bellissime stelle, fatte come le stelle fatte dal cielo”.

Ognuno nasconde dentro di sè la sua piccola stella. Ognuno ha il suo luminosissimo segreto.

Se sei alle prime esperienze con questa tecnica di pittura, qui puoi trovare tutte le indicazioni di base:

tutorial 1

Il piccolo melo che canta alle stelle

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, giallo limone e blu di prussia.

Come si fa

Per prima cosa immergete il foglio nella bacinella d’acqua, e con l’aiuto della spugna stendetelo sul tavolo, evitando bolle ed ondulazioni:

Col blu oltremare fate una bella macchia di colore che rappresenta i desideri dell’albero,  in un punto del foglio:

Ora col giallo limone punteggiate tutto intorno con la luce delle stelle. Un po’ di luce va ad abbracciare i desideri dell’albero:

E i desideri dell’albero (blu oltremare) abbracciano una ad una le stelle:

La notte (il blu di prussia) avvolge tutti, e la luce delle stelle (giallo limone) penetra nell’albero, trasformandolo in verde:

Questa è la pittura asciutta:

Tutorial 2

L’incontro con la fata dei boschi

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, giallo limone e rosso vermiglio.

Come si fa

Dopo aver preparato il foglio come spiegato sopra, punteggiate di luce di stelle (giallo limone), lasciando uno spazio libero, dove più desiderate e ampio quanto lo desiderate:

Nello spazio libero inserite la macchia di blu oltremare che è l’anima del piccolo melo:

E al suo fianco aggiungete la magia della bella fatina dei boschi (rosso vermiglio):

l’anima del giovane albero (blu oltremare) abbraccia tutte le stelle, fino a riempire il cielo:

E la luce delle stelle (giallo limone) abbraccia l’albero e la fata:

Poi questa stessa luce (sempre giallo limone) entra nell’albero e nella fata, trasformandoli in verde e arancione:

Questa è la pittura asciutta:

Tutorial 3

L’albero cresce forte e generoso

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, giallo limone e rosso vermiglio.

Come si fa

dopo aver preparato il foglio come spiegato sopra, create una cornice tonda e accogliente intorno ai bordi del foglio, col giallo limone,  e portate un po’ della sua luce all’interno del foglio, creando tante piccole macchie:

il blu oltremare, l’anima e i desideri dell’albero, abbraccia una ad una le macchie luminose, fatte della stessa luce di cui sono fatte le stelle:

Il rosso della promessa della fata dei boschi (rosso vermiglio) entra in ogni spazio di luce, e la luce si diffonde in tutto il blu oltremare, trasformandolo il verde:

Infine i desideri dell’albero (blu oltremare) si vanno a fondere con le luce delle stelle della cornice, trasformandola in una luce verde:

Questa è la pittura asciutta:

Tutorial 4

La stella mela

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, blu di prussia, giallo limone e rosso vermiglio.

Come si fa

Dopo aver tagliato inseme ai bambini una bella mela rossa, per ammirare la stella che contiene, prepariamo il foglio sul tavolo, come già spiegato sopra.

Col giallo limone creiamo al centro del foglio i cinque punti di luce di stelle che abbiamo visto nella mela:

Al centro di ogni punto di luce gettiamo un semino (blu di Prussia):

Congiungiamo tra loro i punti di luce (stando attenti a non toccare i semini) per disegnare la stella, poi prendendo altro giallo limone abbracciamo la stella con un bel tondo:

Che richiudiamo poi in un bel tondo rosso vermiglio:

Intorno alla mela creiamo un bello sfondo col blu oltremare:

E infine illuminiamolo con del giallo limone, trasformando il blu oltremare in verde:

Questa è la pittura asciutta:

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO molto semplice da realizzare e di grande effetto. Può essere utilizzata per realizzare festoni (facendone tante piccole piccole possono ad esempio essere inserite nel filo delle lucette natalizie), oppure può essere riempita di biscotti o di caramelle.

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO – Materiale occorrente

– 15 strisce di cartoncino arancione

– 2 ovali di cartoncino verde

– qualche strisciolina sottile di carta verde e un pezzetto di fil di ferro (oppure uno scovolino verde)

– forbici e colla

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO – Come si fa

Preparate le strisce arancioni, se non avete lo scovolino verde potete rivestire un pezzetto di fil di ferro con della carta verde. L’unico accorgimento è fare un taglio obliquo all’inizio della strisciolina per facilitare l’avvolgimento attorno al fil di ferro:

una alla volta infilate le strisce arancioni nello scovolino (o nel fil di ferro rivestito), in questo modo. Per facilitare il lavoro ai bambini, le strisce arancioni possono essere precedentemente forate in alto e in basso:

infilate tutte le strisce, fissate in questo modo:

Posate il lavoro sul tavolo:

e procedete infilando una ad una le strisce arancioni all’altro capo del fil di ferro:

stabilite a misura (che corrisponderà all’altezza della vostra zucca), eventualmente accorciate il fil di ferro e fermate il lavoro così:

Ora allargate le strisce e vedrete comparire la zucca, praticamente da sola:

fissate con della colla:

Applicate i due ovali verdi uno sopra e uno sotto la zucca:

E il lavoro è terminato:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Attività per Halloween QUADRETTI CON SAGOME DI CARTONCINO

Attività per Halloween QUADRETTI CON SAGOME DI CARTONCINO un progetto molto semplice e che darà grande soddisfazione ai bambini, abbinando il disegno, l’attività di ritaglio della carta, e la pittura.

Le sagome possono essere preparate a partire da un disegno vostro o del bambino. Se non vi sentite abbastanza abili nel disegno, in rete trovate tantissime immagini già pronte; se può esservi utile ho raccolto qui un po’ di links a risorse gratuite.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Mentre per i ritagli più complicati e che richiedono l’uso di sottomano e taglierino possiamo rivolgerci solo ai bambini più grandi, possiamo invece preparare il lavoro anche per i bambini più piccoli, facendoli lavorare al ricalco delle sagome sul cartoncino ed al ritaglio dei contorni esterni con le forbici…

Come si fa

Scelta e disegnata su carta leggera (anche vecchi fogli da stampante) la sagoma che vogliamo realizzare, i bambini possono riportarla sul cartoncino scuro, semplicemente pressando i contorni con una penna a sfera:

e poi passare al ritaglio dei contorni esterni con le forbici:

I bambini più grandi possono provvedere da soli al ritaglio col taglierino anche dei particolari interni della sagoma, per i più piccoli dovrà intervenire l’adulto:

Prepariamo una bella pittura di sfondo, qualcosa di notturno e un po’ magico…

incolliamo la sagoma ritagliata:

completiamo con un po’ di brillantini stampati col dito, ed il quadro è pronto:

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI che possono essere realizzati con fogli di cartoncino, oppure riciclando rotoli di carta igienica o carta da cucina.

Avevo visto questa decorazione qui e qui.

Troverai molte altre idee sul tema Halloween nel sito, utilizzando le caselle di ricerca.

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI – Materiale occorrente

cartoncino o rotoli di carta igienica o di carta da cucina

matita e taglierino

colla

braccialetti fluorescenti (si acquistano facilmente in rete)

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI – Come si fa

Semplicemente disegnate gli occhi sul cartoncino o sul tubo di cartone scelto, e ritagliateli con il taglierino

formate eventualmente il tubo utilizzando la colla

inserite i braccialetti all’interno fissandoli con la colla o con del nastro adesivo (ne serviranno almeno 6)

ed è fatta

qui alcuni altri esempi

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Lavoretti per Halloween GHIRLANDE ritagliate

Lavoretti per Halloween GHIRLANDE ritagliate – qui abbiamo fatto una ghirlanda ritagliata di ragni, ma ci si può sbizzarrire, seguendo lo stesso principio, con qualsiasi altro soggetto, purchè presenti una simmetria destra-sinistra…

Se non vi sentite abbastanza abili nel disegno, in rete trovate tantissime immagini già pronte; se può esservi utile ho raccolto qui un po’ di links a risorse gratuite.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Sappiamo quanta importanza rivesta, ad esempio nella didattica montessoriana, coinvolgere i bambini piccoli in attività di vita pratica, tra i quali c’è appunto l’uso delle forbici e il ritaglio della carta.  Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo. Anche le attività di vita pratica vanno presentate, proprio come si fa con qualsiasi altro esercizio, e le attrezzature devono essere accessibili al bambino, in modo tale che lui possa scegliere di dedicarvisi liberamente quando lo desidera. Per la presentazione le regole d’oro sono sempre chiarezza, semplicità e concisione… spesso basta solo mostrare l’esempio in silenzio… (Per approfondire: Gli esercizi di vita pratica nella didattica Montessori).

Materiale occorrente

– sagoma del ragno o di qualsiasi altro soggetto scelto, divisa esattamente a metà

– fogli di carta bianca da stampante (benissimo anche pagine di quotidiano)

– colla da carta

– pastelli a cera

– forbici

Come si fa

riportate la mezza sagoma sul primo foglio, quindi piegatelo a fisarmonica in corrispondenza della metà del disegno, così:

aggiungete in questo modo il secondo foglio ed i successivi, a piacere:

Con le cerette colorate passate su tutti i fogli, in modo da colorarli e nello stesso tempo dare più robustezza alla carta:

ritagliate:

e aprite la fisarmonica:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Lavoretti per Halloween TEATRINO DELLE OMBRE

Lavoretti per Halloween TEATRINO DELLE OMBRE da realizzare coi bambini, per inventare infinite storie divertenti e di paura… Attività adatta a bambini del nido, della scuola materna e primaria. Combina all’attività di recitazione, narrazione ed invenzione di storie, l’attività manuale di ritaglio della carta e il disegno e può essere arricchito e variato senza mai stancare. Non da ultimo, è un progetto davvero economico.

 

Materiale occorrente:

cartoncino scuro (meglio nero) non troppo spesso, per facilitare il lavoro di ritaglio da parte dei bambini

stecchini da spiedino

colla

forbici e taglierino

una penna a sfera.

Se non vi sentite abbastanza abili nel disegno, in rete trovate tantissime immagini già pronte; se può esservi utile ho raccolto qui un po’ di links a risorse gratuite.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Mentre per i ritagli più complicati e che richiedono l’uso di sottomano e taglierino possiamo rivolgerci solo ai bambini più grandi, possiamo invece preparare il lavoro anche per i bambini più piccoli, facendoli lavorare al ricalco delle sagome sul cartoncino ed al ritaglio dei contorni esterni con le forbici…

Come si fa

Scelte e disegnate su carta leggera (anche vecchi fogli da stampante) le sagome che vogliamo realizzare, i bambini possono riportarle sul cartoncino scuro, semplicemente pressando i contorni con una penna a sfera:

e poi passare al ritaglio dei contorni esterni con le forbici:

I bambini più grandi possono provvedere da soli al ritaglio col taglierino anche dei particolari interni della sagoma, per i più piccoli dovrà intervenire l’adulto:

Ritagliati tutti gli elementi desiderati, sarà sufficiente incollare sul retro delle sagome un bastoncino da spiedino:

Per l’allestimento bastano un telo e una lampada, ma è molto divertente anche mettere una tovaglia lunga su un tavolo e far semplicemente “spuntare” i personaggi davanti agli spettatori, magari coprendo con un secondo telo l’eventuale libreria di sfondo…

Attività per Halloween QUADRO DI PIPISTRELLI

Attività per Halloween QUADRO DI PIPISTRELLI – questa attività può essere svolta timbrando il colore con la gomma posteriore di una matita, o con le dita, a seconda dell’età dei bambini. Se scegliete di timbrare, tenete conto che il lavoro richiederà molto più tempo e concentrazione.

Materiale occorrente:

un foglio di carta bianca da pittura

pittura a tempera o acrilico (assortimento a scelta)

un piatto

una matita con gomma posteriore (oppure l’indice della mano…)

sagome di cartoncino a scelta (noi abbiamo ritagliato dei pipistrelli, ma ci si può sbizzarrire con fantasmi, zucche, gufi, streghe, ecc…)

una piccola pallina di gommapane, plastilina, playdough o simili

Le sagome

Le sagome possono essere preparate a partire da un disegno vostro o del bambino, oppure potete trovare una vastissima scelta di soggetti a tema in rete. Se può esservi utile, ho raccolto un po’ di links qui.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Come si fa

dopo aver ritagliato le sagome, mettete sul retro di ognuna una pallina della pasta scelta

e fissatele sul foglio creando la composizione desiderata:

preparate i colori su di un piatto, senza diluirli

e procedete con l’attività intingendo la gomma della matita nel colore

e stampando tanti punti intorno alle sagome

in alternativa, come già detto, potete sostituire il dito alla matita:

continuate a timbrare il foglio fino a riempirlo di colore:

quando il colore è abbastanza asciutto, staccate delicatamente le sagome, ed il quadro è pronto:

Sagome Halloween – una raccolta di 100 e più modelli gratuiti

Sagome Halloween – una raccolta di 100 e più modelli gratuiti da stampare, scaricare, o ricalcare direttamente da monitor con un pastello a cera e carta bianca. Le sagome sono molto utili per realizzare decorazioni per la casa e la scuola, per confezionare dolci e merende, per predisporre coi bambini attività di ritaglio della carta e progetti artistici di collage, pittura, per allestire spettacoli col teatrino delle ombre, ecc…

Questi sono alcuni esempi di utilizzo presenti nel sito. Puoi trovare molto altro dando un’occhiata ai links in fondo alla pagina. Se vuoi, puoi aggiungere il tuo link o la tua idea, mi farà molto piacere.

Mentre per i ritagli più complicati e che richiedono l’uso di sottomano e taglierino possiamo rivolgerci solo ai bambini più grandi, possiamo invece preparare il lavoro anche per i bambini più piccoli, facendoli lavorare al ricalco delle sagome sul cartoncino, al ritaglio dei contorni esterni con le forbici, e naturalmente per tutti gli utilizzi che vorranno fare delle sagome ritagliate.

Sappiamo quanta importanza rivesta, ad esempio nella didattica montessoriana, coinvolgere i bambini piccoli in attività di vita pratica, tra i quali c’è appunto l’uso delle forbici e il ritaglio della carta.  Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo. Anche le attività di vita pratica vanno presentate, proprio come si fa con qualsiasi altro esercizio, e le attrezzature devono essere accessibili al bambino, in modo tale che lui possa scegliere di dedicarvisi liberamente quando lo desidera. Per la presentazione le regole d’oro sono sempre chiarezza, semplicità e concisione… spesso basta solo mostrare l’esempio in silenzio… (Per approfondire: Gli esercizi di vita pratica nella didattica Montessori).

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Ed ecco la raccolta

Sagome Halloween – una raccolta di 100 e più modelli gratuiti

1

 1. gatto di strega, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

2

2. zucca, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

3

3. topi, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

4

4. gufo, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

5

5. pipistrello,  qui

6

6. bosco e pipistrelli,  qui

7

7. batto nel bosco,  qui

8

8. albero e luna piena,  qui

9

9. teschio,  qui

10

10. zucca,  qui

11

11. pipistrello,  qui

12

12. castello stregato, qui

13

13. ragno, qui (apri il link e clicca su spider templates)

14

14. femori incrociati, qui (apri il link e clicca su bones templates)

15

15. teschio stilizzato, qui (apri il link e clicca su Skull & Crossbones)

16

16. castello, qui (apri il link e clicca su Haunted houses)

17

17. castello, qui (apri il link e clicca su Haunted houses)

18

18. castello, qui (apri il link e clicca su Haunted houses)

19

19. teschio, qui (apri il link e clicca su Halloween Garland Silhouette Cutouts)

20

20. gufo e zucca,  qui (apri il link e clicca su Halloween Garland Silhouette Cutouts)

21

21. pipistrello, qui (apri il link e clicca su Halloween Garland Silhouette Cutouts)

22

22. gattino, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

23

23. fantasma, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

24

24. zucca, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

25

25. ragno, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

26

26. castello delle streghe, qui

27

27. mostro, qui

28

28. mostro, qui

29

29. mostro, qui

30

30. mostro, qui

31

31. mostro, qui

32

32. albero e pipistrello, qui

33

33. castello di streghe e pipistrello, qui

34

34. teschio con femori incrociati, qui

35

35. la morte, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

36

36. la strega, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

37

37. corvo, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

38

38.gufo, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving template)

39

39. pipistrelli, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

40

40. gatto arrabbiato, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

41

41. fantasmi, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

42

42.mostro, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

43

43. mostro, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

44

44.mostro, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

45

45. varie sagome e personaggi, anche per un teatrino delle ombre, qui

46

46.strega sulla scopa, qui

47

47.strega sulla scopa, qui

48

48. teschio, qui

49

49. teschio, qui

50

50. fantasma, qui

51

51. ragno, qui

52

52. gufo, qui

53

53. strega, qui

54

54. streghe, qui

55

55. castelli, qui

56

56. albero rinsecchito, qui

57

57. gatto, qui

58

58. bara, qui

59

59. cappello di strega, qui

60

60. pentolone, qui

61

61. sangue, qui

62

62. castello, qui

63

63. castello, qui

64

64. tombe, qui

65

qui

66

66. strega, qui

67

67. cimitero con gatto e strega, qui

68

68. strega  volante, qui

69

69. castello, qui

70

70. mano con pugnale, qui

71

71. castello, qui

72

72. Frankenstein, qui

73

73. gatto con zucca e pipistrelli, qui

74

74. luna e pipistrelli, qui

75

75. paesaggio pauroso, qui 

76

76. bosco pauroso, qui

77

77. zucca, qui

78

78. paesaggio pauroso, qui 

79

79. pipistrello, qui

80

gatto, qui

81

81. pipistrelli, qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

82

82. strega sulla scopa, qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

83

83. zucca,  qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

84

84. fantasma, qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

85

85. pipistrelli, qui

86

86. cappello di strega, qui

87

87, piede di strega, qui

88

88. varie sagome, anche per teatrino delle ombre, qui

89

89. corvo, qui

90

90. gatto, qui

91

91. gufo sull’albero, qui

92

92. pipistrello, qui

93

93. cimitero, qui

94

94. gatto, qui

95

95. zombie, qui

96

96. zucca, qui

97

97. chiesa con cimitero, qui

98

98. staccionata, qui

99

99. sagome varie, anche per teatrino delle ombre, qui

100

100. ragno, qui (molti altri ragni seguendo il link)

101

101. castello, qui

102

102. sagome varie, qui

103

103. sagome varie, qui

104

104. paesaggio pauroso, qui

105

105. gatto, qui

106

106. teschi, qui

107

107. zucca, qui

108

108. quattro quadretti da ritagliare, qui

109

109. mostri simpatici, qui

110

110. ancora mostri simpatici, qui

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Mele caramellate Spiderman


Mele caramellate Spiderman per la festa di Halloween 
– la ricetta classica per caramellare le mele, e le istruzioni per decorarle come la maschera dell’Uomo Ragno. I bambini le apprezzeranno moltissimo, e possono collaborare partecipare alla preparazione del dolce.

Ingredienti e materiale occorrente:

– mele: di forma simmetrica e regolare, meglio piccole e rosse (soprattutto se si vuole evitare l’uso del colorante alimentare)

– bastoncini di legno: potete usare per ogni mela una bacchetta cinese, oppure un mazzetto di almeno quattro stecchini per spiedini

una tavoletta di cioccolata da sciogliere a bagnomaria in una siringa per dolci

 – per il caramello:  500 g di zucchero, un cucchiaino di miele, 100 ml di acqua tiepida, 1 bustina di vanillina, colorante alimentare rosso,  una piccola stecca di cannella e 4 chiodi di garofano. Può essere molto utile un termometro da cucina, ma non è indispensabile.

Come si fa
Per prima cosa laviamo e asciughiamo le mele scelte, togliamo il picciolo e inseriamo in ognuna il bastoncino di legno.
Mettiamo in una pentola dai bordi alti lo zucchero e il miele. Aggiungiamo l’acqua tiepida, mescolando con cura. Aggiungiamo il colorante rosso (se vogliamo), e le spezie.


Mettiamo la pentola sul fuoco e continuiamo a cuocere, sempre mescolando. Se avete a disposizione un termometro, la ricetta classica indica di far raggiungere al caramello una temperatura di 150 gradi. Se non avete il termometro, continuate a cuocere fino ad ottenere un composto molto denso, lucido e trasparente.
Quando vi sembra di aver ottenuto una buona consistenza, togliete il pentolino dal fuoco, eliminate cannella e chiodi di garofano, e immergete le mele nel caramello, una alla volta, facendole sgocciolare con movimenti rotatori.

Lo strato del caramello non dovrebbe essere troppo spesso. Se presenta imperfezioni o vi sembra troppo sottile, potete ripetere l’operazione una seconda volta.

Mentre le mele raffreddano e il caramello solidifica, sminuzzate la tavoletta di cioccolata, riempite una siringa da dolci e immergetela a bagnomaria per sciogliere la cioccolata.

Quando il caramello si è ben rappreso, ritagliate da una mela avanzata gli occhi dell’Uomo Ragno e posizionateli in questo modo, fissandoli con una goccia di cioccolata fusa:

E procedete con la decorazione, fino a completare la maschera:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Recita per bambini – Gli alberi fioriti

Recita per bambini – Gli alberi fioriti : una piccola recita adatta a bambini della scuola d’infanzia e primaria sulla primavera.

Mandorlo: Che lungo sonno ho fatto!

Pesco: Anch’io ho dormito a lungo…

Melo: Ho sognato freddo e gelo. Mi pareva di dover morire…

Pesco: Non era un sogno. Nel dormiveglia ho udito il vento sibilare e la pioggia scrosciare.

Mandorlo: Un giorno, ho socchiuso un occhio e ho visto tutto bianco. Mi sembrava di essere fiorito.

Melo: Era la neve.

Mandorlo: Amici, non sentite questo verso?

Cuculo: Cu cu, cu cu, cu cu!

Melo: E’ il cuculo! Se è arrivato lui, è arrivata la primavera!

Pesco: Sentite che tepore?

Mandorlo: Vedete il sole com’è chiaro? Sembra lavato da poco.

Melo: Anche la pioggia è tiepida. Fa piacere riceverla.

Mandorlo: Io direi che è giunto il momento di fiorire…

Melo: E se poi tornasse qualche giornataccia di freddo?

Pesco: E se facesse ancora la brina?

Mandorlo: Come siete paurosi!

Pesco: Non siamo paurosi. Siamo prudenti.

Melo: Se la brina uccide i nostri fiori, addio frutti… addio mele!

Pesco: Addio pesche!

Cuculo: Cu cu, cu cu, cu cu!

Mandorlo: Lo so bene che è un pericolo, ma non udite il cuculo? Pare che ci inviti a fiorire!

Pesco: E’ vero. Anch’io sento il desiderio di salutare il sole con i miei fiori rosa.

Melo: Se fiorite voi, fiorirò anch’io.

Cuculo: Cu cu, cu cu, cu cu!

Mandorlo: Coraggio, fratelli. Le mie gemme si schiudono.  Aprite anche voi le corolle alla luce: uno, due, tre!

Pesco: Come sei bello, fratello mandorlo, tutto bianco! Voglio fiorire anch’io! Uno, due, tre!

Melo: Come sei bello, fratello pesco, tutto rosa! Voglio fiorire anch’io! Uno, due, tre!

Un bambino: Gli alberi sono fioriti! Sembrano nuvole leggere e profumate. Che bellezza!

(Batte le mani di felicità)

Racconto di Natale IL PANE

Racconto di Natale IL PANE

In un castello situato su un’altura abitava un re. Da lassù egli poteva rivolgere lo sguardo lontano e vedere tutta la terra. Il re aveva un figlio, che ogni giorno se ne stava per lunghissimo tempo alla finestre del castello. Che cosa poteva cercare il suo sguardo nelle lontananze del mondo? Cercava gli uomini, e osservava come vivevano, come operavano e come si trovavano nel bisogno.
Un giorno disse a suo padre: “Gli uomini soffrono la miseria e la fame, lasciami andare da loro a portare del pane”.

Il re, che amava molto il proprio figlio, gli diede la sua benedizione per il lungo viaggio. Il figlio si spogliò dei suoi abiti regali, indossò tunica e scarpe da viaggio, prese con sè la bisaccia con il pane e si pose il cappello sul capo. Poi si mise in viaggio.
Il cammino era arduo, ma il figlio del re non si concesse riposo: pensava solo alla miseria degli uomini e voleva giungere da loro il più presto possibile.

Finalmente arrivò alle case dove abitavano gli uomini. Bussò subito alla prima casa, ma la porta era chiusa a chiave. Guardò attraverso la finestra. Dentro sedeva un uomo, il capo tra le mani, e si poteva udire come si lamentava della sua triste povertà.
Il figlio del re diede qualche colpetto al vetro della finestra e gridò: “Aprimi, io voglio aiutarti!”.
Ma l’uomo non sollevò nemmeno lo sguardo e continuò a lamentarsi dicendo: “Nessuno mi potrà aiutare…”
La porta rimase chiusa e il figlio del re dovette proseguire.

Anche alla casa seguente la porta era chiusa a chiave. Attraverso la finestra potè vedere una donna che con zelo stirava la sua biancheria. “Aprimi!”, gridò il figlio del re “C’è un ospite qui fuori che vuole farti visita…”
Ma la donna aumentò ancora di più il suo zelo e gridò: “Non mi serve alcun ospite, io devo sempre e solo lavorare per poter nutrire i miei bambini!”. E la porta rimase chiusa.

Il figlio del re andò così bussando di casa in casa, ma ovunque trovò porte chiuse.
Alla fine giunse ad una casupola, che era la più povera di tutte.
Gli abitava Gianni, lo spaccalegna, con sua moglie. Aveva già visto il viandante che scendeva lungo la via e disse a sua moglie: “Si sta facendo notte, vogliamo dargli rifugio?”.
La donna era d’accordo, ed entrambi si affacciarono sulla porta. Salutarono il viandante e lo invitarono a passare la notte con loro.

Il viandante entrò volentieri nella casupola. La donna gli offrì il posto a tavola, lo spaccalegna gli si sedette accanto, mentre la moglie preparava la cena.
“Per fortuna abbiamo ancora una piccola crosta di pane”, mormorò tra sè la donna “e la nostra cara capra che ci dà il latte, così posso cuocere una zuppa…”
Spezzettò il pane nella pentola, vi mise un pizzico di sale, vi versò un po’ di acqua bollente e poi il  latte.
“Ecco” disse all’ospite, mentre posava la pentola da cui usciva un caldo vapore “questa zuppa calda vi farà bene, dopo il lungo viaggio”.

Si sedettero insieme e gustarono con gioia la calda zuppa.
Lo spaccalegna era così povero che nella sua casupola aveva solo un letto per sua moglie. Per se stesso aveva un pagliericcio. Durante la cena la donna pensò tra sè: “Il viandante sarà stanco, gli voglio offrire il mio letto, così che possa stare al caldo e riposarsi…”.
“Qui” disse all’ospite, dopo che ebbero terminato di mangiare, e mostrò l’angolo dove era situato il letto “è il vostro giaciglio per la notte”.

Allo spaccalegna piacque che la moglie offrisse il suo letto al viandante. Prese dallo stanzino ancora della paglia per un altro letto, augurarono insieme al viandante la buonanotte e anche loro si coricarono.
Al mattino la donna si alzò di buonora. Voleva mungere la sua capra prima che l’ospite si svegliasse, poichè quel latte era l’unica cosa che poteva offrirgli per colazione. L’ultimo tozzo di pane l’aveva già usato per la zuppa la sera prima.

Presto l’intera capanna fu desta. La moglie dello spaccalegna posò la brocca del latte sulla tavola e disse un po’ rattristata: “Purtroppo questo è tutto quanto vi posso offrire per colazione: non abbiamo nemmeno più un pezzettino di pane per voi”.
Allora il viandante aprì la sua bisaccia e posò sulla tavola un intero pane. Fu una gioia, e per lo spaccalegna e sua moglie fu come se non avessero mai mangiato un pane così buono.
Il viandante ringraziò per l’ospitalità e proseguì il suo cammino.

Il pane però lo lasciò sulla tavola, per lo spaccalegna e sua moglie. Così lo spaccalegna potè prenderne con sè un grosso pezzo quando andò nel bosco a lavorare.
Anche la donna se ne tagliò un altro pezzettino e fece ancora un piccolo spuntino prima di riporlo nella madia. Quel pane era proprio una bontà.
Ad un tratto sentì un bambino piangere là fuori. Il bambino aveva fame e non aveva niente da mangiare. Allora la moglie dello spaccalegna gli portò un pezzo del suo buon pane. Il bambino tornò presto felice e ne avanzò un pezzetto per il suo fratellino, che era con lui.
Sulla via c’erano altri bambini e tutti vollero un po’ di quel pane che la moglie dello spaccalegna aveva dato al primo bambino, poichè affamati lo erano tutti quanti.

La moglie dello spaccalegna vide dalla finestra ciò che stava accadendo là fuori. Chiamò i bambini e con il suo grosso coltello tagliò una fetta di pane dopo l’altra e le distribuì. E sempre più bambini entravano nella casetta, e ognuno ne voleva un pezzetto.
La moglie dello spaccalegna sorrise e disse: “Vedo già che mi toccherà affettare tutto il pane!”
Ma che meraviglia fu quando si accorse che, nonostante continuasse ad affettare il pane, questo tornava intero!
Presto tutti i bambini corsero fuori, gustandosi il loro pezzo di pane. La gente chiese loro da chi lo avessero avuto.

“Cosa? Dalla moglie dello spaccalegna? Ma non è possibile! Non hanno da mangiare neppure per loro stessi!”.
Erano tutti curiosi, molto curiosi, e corsero dalla donna per farsi raccontare da chi avesse avuto tutto quel pane. La donna raccontò del viandante che avevano ospitato e che prima di partire aveva donato loro il pane.
Nella casa dello spaccalegna, da allora in poi, non ci fu più miseria.
C’era sempre pane a sufficienza; così anche la gente del paese poteva averne, quando rimaneva senza.

Adattamento da un racconto natalizio in uso nella scuola Waldorf, autore ignoto.

Fare libri con i bambini – LIBRO SPAZIALE

Fare libri con i bambini – LIBRO SPAZIALE. Si tratta di un libretto nato come regalo per il compleanno del papà, ma che si basa sull’interpretazione delle macchie e dei colori della carta marmorizzata fatta nei giorni precedenti.

Trovi il tutorial per fare la carta marmorizzata qui: 

Fare libri con i bambini – LIBRO SPAZIALE

MATERIALE OCCORRENTE

carta marmorizzata
matite colorate
forbici
colla da carta
una ciotolina per disegnare i cerchi
carta azzurra, blu o nera

Fare libri con i bambini – LIBRO SPAZIALE

COME SI FA

Sfogliando la nostra carta marmorizzata, troviamo quelle macchie e quei colori che secondo il bambino rappresentano o ricordano uno stato d’animo o un particolare di una persona, o una cosa che piace alla persona (nel nostro caso al papà) e via via scriviamo sul retro del foglio un appunto, per non dimenticare.

Fatta la scelta della carta, ritagliamo i vari pianeti, e dei pianeti più piccoli per la copertina e le decorazioni delle pagine:

A questo punto possiamo incollare i pianeti sulle pagine:

e riportare sotto ad ogni pianeta il nome scelto dal bambino:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

CARTA MARMORIZZATA tutorial

CARTA MARMORIZZATA tutorial per realizzarla facilmente coi bambini. E’ una classica attività manuale, semplice e di grande effetto. La carta ottenuta si presta a vari utilizzi, soprattutto perchè oltre al grande impatto decorativo, questa carta assume la robustezza della carta oleata. Particolarmente interessante è, coi bambini anche piccoli, giocare a interpretare le macchie.

Coi bambini più grandi possiamo parlare di peso specifico per spiegare come si crea l’effetto marmorizzato sulla carta: l’olio è più leggero dell’acqua; inoltre mentre il colore è solubile con l’essenza di trementina e con l’olio di semi, è insolubile in acqua.

Dopo aver realizzato i primi fogli, si apre la sperimentazione: è molto interessante verificare come i differenti colori si accostano tra loro, e come, in una certa misura, è possibile dominare la casualità con la quale le macchie si imprimono sulla carta, sia creando una certa tavolozza galleggiante prima di appoggiare il foglio, sia muovendo le macchie creando vortici, zig zag, ecc…

CARTA MARMORIZZATA tutorial – MATERIALE OCCORRENTE

colori ad olio
essenza di trementina
eventualmente olio di semi
contenitori di vetro o anche coperchi di vasetti
pennelli o bastoncini ovattati (cotton fioc)
una bacinella con acqua
fogli di carta, di vario tipo (possiamo usare carta da stampante, da acquarello, carta da disegno, ecc… a seconda della qualità della carta, l’effetto finale può variare.

CARTA MARMORIZZATA tutorial – COME SI FA

Per prima cosa prepariamo i colori, diluendoli con l’essenza di trementina. Potete sperimentare vari tipi di diluizione a seconda dell’effetto che preferite. Potete anche provare ad aggiungere ai colori, oltre all’essenza di trementina, anche dell’olio di semi.

Allestiamo quindi il tavolino in modo tale che il bambino sia autonomo nel prendere i colori che preferisce e, quando lo desidera, i fogli di carta. Per i bambini più piccoli è meglio non usare fogli troppo grandi (ad esempio io ho diviso a metà dei fogli A4 sia da stampante, sia da pittura):

Utilizzando i bastoncini cotonati, il bambino comincia a schizzare le macchie di colore sull’acqua:

Quando lo desidera, posa il foglio di carta sulla superficie dell’acqua:

e quando il foglio è bagnato lo estrae:

Il foglio avrà catturato tutte le macchie:

Ed è pronto per essere steso ad asciugare:

Questo è il risultato, una volta asciutto:

Dopo varie esperienze, si può giocare a creare effetti diversi:

Dopo aver schizzato il colore nell’acqua, il bambino può provare a muovere il colore con un bastoncino cotonato:

quindi immergere il foglio:

Questo è il risultato una volta asciugato:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

MARBLED PAPER tutorial to achieve it easily with the children. It is a classic manual activity, simple and highly effective.

The paper obtained lends itself to various uses, mainly because besides the great decorative impact, this paper assumes the robustness of greaseproof paper.

Is particularly interesting, with even small children, play to interpret stains.

With the older children we can speak of specific gravity to explain how you create the marbled effect on the paper: the oil is lighter than water, and the color is also soluble in turpentine and oil seeds , is insoluble in water.

After scoring the first sheet, opens the experimentation: it is very interesting to see how the different colors are combined with each other, and how, to a certain extent, it is possible to dominate the randomness with which the spots are printed on paper, or by creating some floating palette before placing the sheet, either by moving the spots, creating swirls, zig zag, etc…

MARBLED PAPER tutorial – ATERIALS REQUIRED

oil colors

turpentine

possibly seed oil

glass containers or lids of jars

brushes or cotton sticks

a tray with water

sheets of paper, of various types (we can use printer paper, for watercolor, drawing paper, etc … depending on the quality of the paper, the final effect may vary).

MARBLED PAPER tutorial – HOW TO DO

First prepare the colors, diluting with turpentine. You can experiment with different types of dilution depending on the effect you want. You can also try adding to the colors, as well as the essence of turpentine, even seed oil.

Then we set up the table in such a way that the child is autonomous in taking the colors that he prefers and, when he wishes, the sheets of paper. For younger children it is best not to use too large sheets (for example, I divided in half sheets A4):


Using cotton sticks, the child begins to squirt the spots of color on the water:

When he wishes, he puts the sheet of paper on the surface of the water:


and when the paper is wet, he takes it out:


The sheet will have captured all of the spots:


And it is ready to be hung out to dry:


This is the result, when dry:

After several experiences, you can play in creating different effects:


After the color splashed in the water, the child may try to move the color with a cotton swab:



then soak the paper:




This is the result after dried:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

RECITA NATALIZIA musicata

RECITA NATALIZIA musicata con parti cantate e parti per flauto dolce, adatta a bambini della scuola primaria e, solo col canto, anche per la scuola d’infanzia. In uso nella scuola Waldorf, di autore ignoto.

Testo della prima parte cantata:

Sulle stelle sopra il sole
va con passo lieve Maria
prende per il suo piccino
oro puro e calda armonia.
Dalle stelle il coro guarda
la Madonna mentre va,
ciò che essa ha preparato
al divino suo bambin.
Chiama il sole per filare
al suo bimbo un abito d’or
e per lui chiede alla luna
tanta gioia e immenso amor.
La circodan le stelline
come chiara aureola,
l’accompagna per il cielo
finchè a terra lei giungerà.

 

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-1mp3.mp3

Maria: Dopo tanto peregrinare siamo stanchi Giuseppe, mio sposo. Chiediamo a quel casolare un letto per il nostro riposo.

Giuseppe: Quel taverniere conosco bene, senz’altro ci aiuterà. Solleveremo le nostre pene con la sua dolce carità.

Testo della seconda parte cantata:

Giuseppe: Bussa bussa, facci entrar. Taverniere: La casa è piena dovete andar.
Giuseppe: Bussa bussa, non ci lasciar. Taverniere: Nella stalla vi posso ospitar.

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-2-mp3.mp3

Taverniere: Nella casa non potete restare, dentro la stalla dovete andare, con il bue e l’asino a riposare.

Testo della terza parte cantata:

Guarda guarda nella stalla
nella greppia c’è un bambino.
Una stella luminosa
illumina il firmamento.
Oh! Dolce tenera notte
portato ha l’angelo un bimbo.
Tutti gli uomini l’adoreranno
gli animali lo rispetteranno
ed i fiori gli si inchineranno,
tutte le pietre umilmente ai suoi piedi,
tutti gli esseri lo serviranno
Cherubini e Serafini.

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-3-mp3.mp3

Maria: Un ciuffo di fieno, Giuseppe,  prendiamo, ed al bambino un letto facciamo.

Bue ed asinello: Questo povero bambino sulla greppia tanto dura, riscaldiamo i suoi piedini con il fiato addirittura. Ih oh, ih oh. Muh, muh.

Testo della quarta parte cantata:

Tre angeli vengon volando
il primo porge una fiamma
tre angeli vengon cantando
s’inchina un altro alla mamma
tre angeli vengon cantando
il terzo suona la nanna
e canta tutti Osanna in cor.

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-cantata-4-mp3.mp3

Attivano i pastori, e girano in cerchio introno al presepe suonando il flauto 

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-5-mp3.mp3

Primo pastore: Brr, l’aria è gelata, questa pelliccia prendi.

Secondo pastore: Fratello, le pecore stringi, stiamo all’erta in questa nottata.

Testo della quinta parte cantata:
Corri agnellin
sul monte vicin
su presto presto
corri agnellin.
Suona agnellin
col tuo campanellin
e suona suona suona agnellin.
Dormi agnellin
così piccolin
su dormi dormi
ti siamo vicin.

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-5-b-mp3.mp3

Pastore: Vieni agnellino, vieni mio bello, caldo avrò col tuo morbido vello

Testo della sesta parte cantata:

Un angel venuto ai pastori annunciò
correte al bambino che di notte arrivò.
Là nel freddo casolar
dal bove e l’asinel
egli si fa scaldar.

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-6-mp3.mp3

Parlano i pastori:
Ehi, Tonio, hai sento l’angel che dal cielo è venuto?
Da lui abbiamo saputo che a Betlemme dobbiamo andare
il nuovo nato ad adorare.

I pastori suonano il flauto mentre si incamminano verso la stalla:

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-7-mp3.mp3

Primo pastore: Maria, in dono questa lana prendi e per il tuo bimbo nelle greppia la stendi.

Secondo pastore: Dalla mia mucca ho ricevuto or del latte per te, mio Salvator.

Agnellino: Con la lana del mio vello riscalderò il tuo bambinello.

Maria: Per i doni ricevuti da voi questa sera, Giuseppe ed io ci uniremo in preghiera.

https://www.lapappadolce.net/wp-content/uploads/2023/03/Recita-natalizia-musicata-8-mp3.mp3

Recita natalizia IL PASTORELLO

Recita natalizia IL PASTORELLO per bambini della scuola primaria. Testo in rima, in uso nelle scuole steineriane, di  autore ignoto.

Personaggi:
Maria
Giuseppe
primo bambino
secondo bambino
terzo bambino
coro di bambini
pastorello
primo pastore
secondo pastore
terzo pastore
coro di pastori
un angelo
re magi
narratore

Maria (entra sorridendo):
Ecco fatto:
accudito è l’asinello
con le pecore e l’agnello
l’orto è stato ben curato
ed il pranzo preparato.
Or mi posso riposare
e quest’aria respirare
dove splende il caro sole
che rallegra tutti in cuore.
Cantan lieti gli uccellini
dolci lodi sì piccini
al buon Dio loro createre
e con loro voglio gioire
ringraziare il buon Signore
dei suoi doni a non finire.

Primo bambino (entra e si rivolge agli altri bambini, ancora dietro le quinte):
Su guardate, c’è Maria,
ma sbrigatevi suvvia
la dobbiamo salutare
e con lei possiam giocare.

Maria (rivolgendosi al gruppo di bambini che entra in scena):
O piccini, su venite
e con me lieti gioite
di quest’aria sì serena
che cancella ogni pena.

Coro di bambini
Salve, dolce e bella Maria,
gioca un po’ con noi, suvvia

Maria
Su prendiamoci per mano
e un girotondo cominciamo.

Pendendosi le mani, Maria e i bambini fanno un girotondo cantando:
Girotondo girotondo
com’è bello questo mondo,
gli facciamo un bell’inchino
e poi alziamoci pianino
ci stringiamo sul suo cuore
poi ci apriamo come un fiore.
Innalziam le mani al sole
che scaldarci sempre vuole
e abbracciamo bene il mondo
tutto quanto tondo tondo.
Salutiamo poi ogni cosa
che la vita fa gioiosa.
Riprendiamoci la mano
stanchi a terra ci sediamo.

Pastorello (entra, camminando lento e triste con una gamba dura)

Maria
Ma chi è mai questo bambino
che cammina a capo chino
ed avanza triste e solo
procurandomi gran duolo?

Secondo bambino
Lascia perdere, è lo storpio
tanto lui non può giocare.

Terzo bambino
Ma non vedi che è uno sgorbio?
Non può correr nè saltare.

Maria (alzandosi)
Ma che dite? Che parole
mai pronuncia il vostro cuore?
(al pastorello)
Caro bimbo, mio piccino,
vieni qui a noi vicino
perchè solo te ne vai
ed insieme a noi non stai?

Pastorello (dolce e triste)
Io non posso mai giocare
devo andare a lavorare:
son pastore e sono zoppo
qui da voi sarei di troppo.

Maria
Caro mio bel pastorello
guarda il cielo com’è bello
tu ben lieto devi stare
per le pecore guardare,
così tenere e mansuete
offron tanta pace e quiete.

Pastorello
Ven ben che splende il sole
e per lui è tutto il mio cuore
e son lieto di guardare
le mie pecore brucare,
ma fatica la mia gamba
e da soli ci si stanca:
son sì brutto che nessuno
mi vuol bene e con me sta.

Maria
Cosa dici? Lassù uno
il suo cuore a tutti dà.
Guarda questo fiorellino
non ti sembra sì piccino?
Eppur Dio l’ha sì adornato
che rallegra tutto il prato.
Sii ben certo che anche tu
sei amato da lassù.
Lieto l’animo apri al mondo
e lui saprà farti giocondo,
perchè ognuno ha sue qualità
sian le tue dolcezza e bontà.
Io ti dono questo fiore
che saprà scaldarti il cuore
e voi bimbi ora andate
e il pastore accompagnate.

Bambini (si alzano e prendono il pastorello per mano)
Certo Maria, come vuoi tu,
non resterà solo mai più.

Pastorello
Grazie, non so che altro dire
per il tuo dolce cuor riverire.

Maria
Solo in un modo mi puoi ringraziare
loda il Signore e non fare mai male.
Ora vai, bimbo, felice al lavoro
e sii nell’anima assai fiducioso
perchè in terra non s’è mai vista
cosa gioiosa o che sembri trista
che non risponda alle leggi d’amore
del nostro sommo divino Signore.

I bambini escono e Maria resta in piedi al centro della scena. Entra l’angelo con un giglio bianco in mano, e si inginocchia davanti a lei.
Angelo
O piena di grazie, a te m’inchino

Maria
Chi mai spendente più chiaro
fino ai piedi si china
di un’umile fanciulla?

Angelo
E’ il messaggero di Dio, Gabriele,
che porta a te l’annuncio che in culla
presto un bimbo avvolgerai in tele.

Maria (si inginocchia umilmente)
Sono io che davanti a te mi inginocchio
e a terra volgo l’indegno mio occhio
ma perdona il mio ardire se chiedo
come un figlio può avere
chi marito non tiene?

Angelo
Tu concepirai da Dio l’unico suo figlio
dall’anima più pura di un candido giglio
(offre a Maria il fiore)
di voi tutti redentore
sarà il re dell’amore
e si chiede di lassù
che il suo nome sia Gesù.

Maria
Umile ancella mi piego al volere
di chi dal sommo del suo potere
ha donato a sì piccola serva l’onore
di portare in grembo sì nobile fiore.

(Escono di scena, ed entrano i bambini col pastorello)

Primo bambino
Orsù giochiamo in questo bel prato
e tu non startene lì imbronciato.

Pastorello
Ma io con voi non posso giocare
qui in disparte lasciatemi stare.

Primo bambino
Ma no, troviamo qualcosa che puoi
fare anche tu insieme con noi.

Secondo bambino
Dicci un po’: che cosa sai fare?

Pastorello
Beh, il mio flauto so ben suonare.

Terzo bambino
E allora che aspetti ad intonare
una melodia per farci cantare?

(Il pastorello suona e i bambini cantano)

Primo bambino
Ma sei ben bravo, bravo davvero
lo devo dire, sono sincero.

Secondo bambino
Fa le tue mani e le tue labbra
ciò che non riesce a far la tua gamba.

Pastorello
Sì, questo è vero, ma come vorrei
corre con voi, amici miei.

Terzo bambino
Ma troveremo mille maniere
per giocare sempre tutti insieme.

Coro di bambini
Or ti aiutiamo le pecore a chiamare
così alle stalle le puoi riportare.

(Escono di scena, mentre sullo sfondo entrano Giuseppe e Maria)

Maria
Caro Giuseppe, sento che è il tempo
che ora si schiuda il mio grembo
e mostri sl mondo il frutto soave
donato dal cielo a domare ogni male.

Giuseppe
Sei sicura Maria che sia proprio l’ora?
Un riparo per la notte non abbiamo ancora…

Maria
Son certa, Giuseppe, freme la vita
che se ne stava prima sopita.

Giuseppe
Lì poco più avanti mi pare una grotta
darà a noi riparo ora che annotta.

Maria
Stammi vicino, marito caro,
ora che il bimbo divino verrà
trema il mio cuore davanti al sovrano
che le mie umili braccia terran.
Come potrò esser mai degna
di far da madre a chi in cielo regna?

Giuseppe
Dolce Maria, non aver paura.
l’anima tua è limpida e pura;
abbi fiducia nel nostro Signore
che al ventre tuo donò il salvatore.

Maria
Preghiamo insieme perchè dall’alto
scenda su noi fede e coraggio.

Maria e Giuseppe (si inginocchiano)
Sudditi noi c’inchiniamo obbedienti
che tu c’invii gioie oppur stenti
sia fatta comunque la tua volontà
che muove sempre da immensa bontà.

Si alzano ed entrano nella grotta (dei teli in un angolo che si richiudono su di loro). Dei pastori stanno seduti al centro della scena, e accendono un fuoco. Il pastorello sta sa un lato.

Pastorello
Che strana notte, strana davvero,
nell’aria si sente pungere il gelo
eppure dolce scende un tepore
che dona al sangue nuovo vigore
e nella pace di questo momento
sembra che tutto sia in pieno fermento.

Primo pastore (arrogante)
Ehi, tu, pastorello,
smetti di sognare
non startene bel bello
datti un po’ da fare:
porta un po’ di legna
che il fuoco non si spenga
cerca almeno di far presto
la tua gamba muovi lesto!

Compare in cielo la cometa, mentre il pastorello si alza.
Pastorello
Ma cosa succede, guardate lassù
che splendida stella squarcia il cielo blu!

Secondo pastore (spaventato)
Il ragazzo ha ragione, che mai sarà?
La fine del mondo presto verrà!

Coro di pastori (terrorizzati)
Su presto, di corsa, fuggiamo, fuggiamo,
il più possibile lontano andiamo!

Pastorello
Ma dove andate? Allor non udite?
Il canto sublime voi non sentite?

Terzo pastore
Saranno i diavoli che vengono in branchi
via, prima che tutta la terra si squarci!

Pastorello
Ma insomma, che cosa mai temete,
non sentite com’è dolce questa quiete?
Se qualcuno dovesse mai apparire
sarà un angelo splendido oltre ogni dire.

Angelo
Bene hai parlato, fanciullo caro,
il tuo cuore vede assai chiaro,
é questa una notte davvero speciale
che fa dileguare le tenebre e il male.
A voi  pastori voglio annunciare
la nascita in terra del vostro messia
correte in fretta ad adorare
il bimbo Gesù nato a Maria.

Narratore
Nell’auro ricamo di stelle
un cielo di mille fiammelle
è apparsa la luce d’oriente
che annuncia del bimbo incantato
l’arrivo nel mondo stregato.

Intanto i pastori sono usciti seguendo l’angelo. Resta in scena il pastorello.
Pastorello
Ecco, l’angelo d’oro è sparito
e i pastori gli hanno obbedito:
sono corsi a riverire
il bambino e in lui gioire.
Ma come posso fare io
con lo zoppicare mio
da Maria ad arrivare
e suo figlio anch’io osannare?
Lento e storto io cammino
troppo tardi arriverò
e così io mai, tapino,
il piccino adorerò.
(Cammina lentamente)
Lungo e duro è il sentire
non ce la farò davvero.
Ma un modo ci sarà
perchè giunga anch’io fin là!
(Appare l’angelo alle sue spalle. Al un certo punto il pastorello si ferma.)
Certo è vero, un modo c’è
perchè anch’io lodi il mio re:
se le gambe mie van zoppe
non del flauto le sue note
danzeranno lor nel vento
a festeggiare il lieto evento
e alle orecchie di Maria
porteran la mia poesia.
(Prende il flauto e suona. Si illumina la stalla ancora chiusa.)
Ma che succede, vedo un chiarore
che accende il me un nuovo ardore
odo una voce che forte mi chiama
sono sicuro, è qualcuno che mi ama!

Angelo (mostrandosi)
Certo, hai ragione, tenero bimbo,
ora hai finito di viver nel limbo
riconosciuta hai la voce d’amore
che parla a chi ode il canto del cuore.
Corri, che aspetti, non puoi più tardare,
dal tuo signore ti vuoi inginocchiare?

Pastorello
Come vorrei poter volare
ed al mio re tutto donare,
ma non ho altro che un piede storto
che ne farà mai di un povero storpio?

Angelo
Abbi fiducia, mio pastorello,
non potrai fargli dono più bello
della tua anima limpida e chiara
che il signore così tanto ama.

L’angelo lo spinge dolcemente, e intanto si aprono i teli della grotta e la scena illumina la sacra famiglia con i Re e i pastori in adorazione.

Pastorello
Ma che succede? Che cosa mi accade?
Quasi mi sembra di poter volare!
(Riesce a camminare bene e veloce).
Ecco li vedo, splendon di sole
ed è sì piccino il mio signore.
Nato in un’umile e fredda stalla
è lì deposto tra povera paglia.

Narratore
Osanna dal fondo dei cuori
di bimbi di re e di pastori
che giungono qui a riverire
tra la paglia di un caldo fienile
il balsamo di tutti i mali
donato dal cielo agli umani.

Pastorello
Tutti si chinano innanzi a loro
pastori e re con le corone d’oro.
Sol presuntuoso un pastorello
se ne sta ritto come alberello?

Angelo (spingendolo dolcemente verso terra)
Su, piega il ginocchio dinnanzi al re
che è sceso qui in terra anche per te.

Pastorello (inginocchiandosi)
Ma mi posso inginocchiare!

Angelo
Vedi come ti sorride
è contento il buon Gesù;
ora cosa gli vuoi offrire
fagli un dono pure tu

Pastorello
Al suo sguardo pien d’amore
il mio corpo è un tremore
ma di gioia e libertà
chiedo sol la sua maestà.
Da donare ho sol me stesso
e mi offro tutto adesso
d’ora in poi lui soltanto
sarà re di me piccino
e protetto dal suo manto
sarà dritto il mio cammino:
il vero sempre seguirò
e della vita sol gioirò.
Solo questo ho da donare
che mi diede un dì tua madre
(tira fuori il fiorellino)
Sempre splende di sua vita
la corolla colorita.
(posa il fiorellino davanti a Gesù bambino).

Maria
Gioisce il mio figliolo
ti ringrazia del tuo dono
ma tutti i giorni gli hai donato
ciò che hai fatto di tua vita
e la voce del tuo flauto
fino in cielo si è sentita.

Angelo
Ognuno offre quello che ha:
pace in terra, gioia in cielo
che dischiude il suo velo
a chi ha buona volontà.

Narratore
Avvolto da cori celesti
coperto di umili vesti
è apparso nel mondo un piccino
che cela un mistero divino:
del sole lui reca la luce
e il calore che al vero conduce.
Esulta gioioso ogni cuore
è nato il re dell’amore.

(Recita in uso nelle scuole steineriane, autore ignoto).

LA BAMBINA TROPPO PIGRA racconto

LA BAMBINA TROPPO PIGRA racconto sulla pigrizia e  il lavoro per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

La bambina troppo pigra

C’era una volta una bambina tanto pigra che la pigrizia si sarebbe vergognata di essere sua sorella. Quella bambina non si scomodava nemmeno per portarsi il cibo alla bocca.
Un giorno, mentre sedeva in rima al fiume, si udì chiamare da un palmizio. Il palmizio cresceva sull’altra sponda.
“Ehi! Ehi!” le diceva, agitando i rami alla sua volta.

La bambina era troppo pigra per rispondere, e tanto più per attraversare il fiume e chiedere alla palma che volesse.
Infine la palma, stizzita, gridò: “Possibile che tu non sia nemmeno curiosa di sapere che cosa io desidero offrirti? Guarda, al tuo fianco c’è una barca. Montaci su, rema fin qui, e cogli i miei germogli”.
La bambina pigra a malincuore si alzò, entrò nella barca, remò fino all’altra sponda, e: “Eccomi!” disse alla palma.

La palma la picchiò lievemente con i suoi rami.
“Questo” le disse, “per punirti della tua pigrizia. Ora cogli i miei germogli, portali con te, lasciali asciugare un poco al sole, e poi con essi fabbricati una cesta. Guai a te se non mi obbedirai. Allora sì che te ne pentiresti!”
La bambina quasi piangeva a dover lavorare, ma non potè fare a meno di obbedire.
Colse i germogli, se li portò a casa, li mise ad essiccare al sole e cominciò ad intrecciare una cesta di modeste dimensioni.

Quando fu pronta, la cesta disse: “Brava, ragazzina! Ora portami sulla strada che va al mercato; deponimi là dove passa la gente, poi torna a casa”.
La ragazzina obbedì. Tornò a casa. La cesta rimase dov’essa l’aveva deposta.
Passò molta gente e non fece attenzione alla cesta.

Giunse un ricco signore, la scorse e si domandò: “Chissà chi l’ha perduta? La prenderò e la porterò con me al mercato. Se troverò il suo proprietario, gliela restituirò; se non lo troverò, me la terrò per metterci gli acquisti”.
La raccolse e andò al mercato. Lì domandò se qualcuno avesse perduto la cesta. Nessuno disse di averla perduta. Allora egli fece le sue provviste e la riempì di ghiottonerie. La riempì di noci, banane, torte, datteri, pesci, riso cotto, poi la depose accanto a un pozzo, e si intrattenne a conversare con alcuni amici.
Ma quando si voltò per riprenderla, la cesta non c’era più.

Aveva messo le gambe e correva a rotta di collo verso la casa della ragazzina pigra.
Correva e gridava: “Presto, presto, vienimi incontro; da sola non riesco a trascinare questo peso”.
La bambina, sia pure di malavoglia, uscì per aiutarla. E l’aiutò.
Poi, viste le buone cose che la cesta conteneva, si disse che metteva di conto di andare tutte le mattine a porla sulla via del mercato.
Così fece. Ogni volta, la cesta ritornava a casa da sola, colma di ghiottonerie.
Poi, all’improvviso, cessò di funzionare.
La bambina, però, intanto, era guarita dalla sua pigrizia.

Ogni giorno saliva sulla barca, remava fino all’altra sponda, coglieva i germogli di palma, intrecciava ceste e andava a venderle al mercato.

Con i denari guadagnati comprava noci, banane, torte, pesci, riso cotto e datteri. E tutto le pareva più buono, perchè se lo procurava col suo lavoro.

(P. Ballario)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

I DUE CAMPETTI racconto

I DUE CAMPETTI racconto per bambini della scuola d’infanzia e primaria, sul tema della pigrizia e del lavoro.

Uno di qua, uno di là dal fiume si stendevano due piccoli campi. Due fratelli li coltivavano, uno sollecito e l’altro pigro.
Il fratello sollecito si alzava all’alba e si metteva subito a lavorare il suo campetto. Vangava, concimava, seminava. Poi, a suo tempo, ripuliva i solchi, annaffiava, rincalzava le piante, le curava.
L’altro fratello si levava sul mezzogiorno. Dava alla peggio poche zappate. Gli faceva fatica star curvo sui solchi, annaffiare, potare. Lasciava crescere le erbe selvatiche.

Di quando in quando, sbadigliando, dava un’occhiata al campetto del fratello e diceva: “Quella è terra migliore. Deve essere esposta meglio al sole, più umida e più grassa”.
Tanto fece e tanto disse che convinse il fratello a fare il cambio.

Il fratello sollecito ripulì il campo mezzo selvatico. Lo lavorò di lena. Piantò, sarchiò, potò.
Il pigro invece, sicuro di avere ora il campo migliore, dormì anche di più e lavorò di meno.

Non passò molto tempo e il campo peggiore diventò il migliore, mentre il migliore diventò uno sterpaio.
“Come sono sfortunato!” disse il fratello pigro, vedendo che le coltivazioni del suo campo andavano in rovina. “Proprio ora che il mio campo migliorava, l’ho ceduto…”.

Tanto fece e tanto disse che lo rivolle per sè.
Ma dopo poco tempo si fu alle solite.

Il campetto del fratello sollecito prosperava. Quello del fratello pigro invece inaridiva.

“Colpa del seme! Colpa del sole! Colpa della pioggia! Colpa dell’erbaccia! Colpa dei bruchi! Colpa di tutti e di tutto!” pensava il fratello pigro.

E non si avvedeva che la colpa era tutta e soltanto sua.

P. Bargellini

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

PARTI DELLA PIANTA tavole

PARTI DELLA PIANTA tavole  pronte per la stampa e il download , in formato pdf, per bambini della scuola primaria.

Trovi la tavola riassuntiva della classificazione delle piante qui:

_________________________________

La pianta utilizzata ad esempio è quella del fagiolo. La tavola, oltre ad indicare le principali parti di cui si compone una pianta, ne illustra anche le quattro principali funzioni, che sono:
– assorbimento
– respirazione
– traspirazione
– funzione clorofilliana.

Questa è la tavola contenente tutte le didascalie:

Questo è invece la tavola da compilare:

PARTI DELLA PIANTA tavole

ALBERI FORESTALI tavole riassuntive e schede

ALBERI FORESTALI tavole riassuntive e schede  pronte per la stampa e il download, in formato pdf, per bambini della scuola primaria. 

Trovi la tavola riassuntiva della classificazione delle piante qui:

_________________________________

Questo è il materiale pronto in formato tavola:

E questo lo stesso materiale in formato scheda:

ALBERI FORESTALI tavole riassuntive e schede

LE ROSACEE tavola riassuntiva e schede

LE ROSACEE tavola riassuntiva e schede  pronte per la stampa e il download gratuito, in formato pdf, per bambini della scuola primaria. Aggiungo all’articolo illustrazioni e didascalie che possono essere utili per preparare un cartellone da parete.

Trovi la tavola riassuntiva della classificazione delle piante qui:

_________________________________
LE ROSACEE tavola riassuntiva e schede

Questo è il materiale pronto in formato tavola:

E questo lo stesso materiale in formato scheda:

LA CLASSIFICAZIONE DELLE PIANTE scheda riassuntiva

LA CLASSIFICAZIONE DELLE PIANTE scheda riassuntiva pronta per la stampa e il download in formato pdf, per bambini della scuola primaria.

Le piante si suddividono in due grandi categorie: le piante con fiore e le piante senza fiore.

Tra le piante con fiore troviamo quelle con foglie a nervature non parallele e quelle a nervature parallele.

Tra le piante con foglie a nervature non parallele troviamo tutte le piante che presentano fiori completi, cioè con stami, petali, sepali e pistilli, che sono:
– crucifere
– rosacee
– leguminose
– ombrellifere
– composte
– solanacee

e piante che presentano due qualità di fiori sullo stesso albero, che sono gli alberi forestali come la quercia.

trovi il materiale sulle crocifere qui:

trovi il materiale sulle rosacee qui:

Ho utilizzato la pianta del fagiolo in queste tavole:

– parti della pianta e funzioni: 

– il fiore e la fecondazione:

– la germinazione: 

trovi il materiale sulle ombrellifere qui:

trovi il materiale sulle composte qui:

trovi in materiale sulle solanacee qui:

trovi il materiale sugli alberi forestali (cupolifere) qui:

Tra le piante con foglie a nervature parallele troviamo:
– liliacee
– graminacee

trovi il materiale sulle liliacee qui:

trovi il materiale sulle graminacee qui:

Le piante senza fiore comprendono:
– felci: con radici, fusto, foglie
– muschi: con fusto e foglie, senza radici
– alghe: ne radici ne fusto ne foglie

trovi il materiale sulle felci qui:

trovi il materiale sui muschi qui:

trovi il materiale sulle alghe qui:

I funghi non sono da considerarsi piante.

trovi il materiale sui funghi qui:

LA CLASSIFICAZIONE DELLE PIANTE scheda riassuntiva

Recita per la festa degli alberi – 21 novembre

Recite per la festa degli alberi – 21 novembre brevi recite sull’albero e il bosco per la scuola d’infanzia e primaria.

A colloquio con gli alberi

Narratore: Il bosco sembra dormire nel suo grande silenzio accarezzato dal vento.

Bambino: Quanti alberi uno vicino all’altro su questa montagna!

Abete: Siamo così fitti perchè formiamo un bosco

Bambino: Come ti chiami?

Abete: Io sono l’abete. Ci cono però qui altre conifere: i pini e i larici. Ci chiamano così perchè abbiamo la chioma a forma di cono.

Bambino: E dimmi, siete sempre così verdi?

Abete: Noi e i pini sì, perchè sopportiamo il freddo. Il larice invece in autunno resta nudo come la maggior parte degli alberi.

Bambino: Ci sono solamente boschi di conifere?

Abete: No, ci sono boschi di castagni, di faggi, di querce, di noci, di noccioli e di tante altre piante.

Pino: Noi siamo però i più belli: chiunque ci vede rimane incantato. Anche tu, ad ogni Natale, adoperi i nostri rami più piccoli o le nostre cime per fare l’albero tutto splendente di luci. Non è vero?

Bambino: Sì, è vero.

Narratore: Il bambino fa qualche passo, poi si avvicina a un pino e fa per appoggiare una mano al tronco.

Pino: Sta’ attento. Non mettere le dita sulla resina.

Bambino: A che cosa serve?

Pino: Difende il tronco ed è anche utile all’uomo. Ma l’utilità che vi diamo noi alberi non è tutta qui.

Abete: Il pino ha ragione. Sapessi, mio caro piccolo amico, quanto legname vi diamo continuamente noi alberi, e voi con esso costruite case, navi, ponti, mobili; cuocete i cibi e vi riscaldate durante l’inverno. Inoltre le nostre radici trattengono i terreni evitando molti disastri, inondazioni, frane, alluvioni.

Pino: Non ti sei ancora chinato ad osservare il soffice tappeto dove ora cammini? Ai nostri piedi nascono e maturano mirtilli, fragole, lamponi, e fioriscono ciclamini, ranuncoli, bucaneve…

Abete: E vi puoi trovare anche molti funghi.

Bambino: Che buoni!

Abete: Sì, ma devi stare attento a quelli velenosi, perchè un solo pezzettino potrebbe farti morire.

Bambino: Sì, lo so. Ora, purtroppo, devo andarmene. Mi piacerebbe riposare qui e respirare sempre quest’aria fresca, leggera, satura di profumi. In città l’aria non è affatto pura, nè sa di resina. D’estate poi si soffoca dal caldo! Vi prometto di risalire fin quassù il prossimo anno. Aspettatemi!

Narratore: L’abete si curvò, e il bosco ripiombò nella sua pace montana, rotta soltanto dalla voce del vento

(M. Zagaria)

Festa degli alberi

Gruppi di bambini: tutti agitano ramoscelli o presentano frutti della pianta che rappresentano.

Io sono la quercia robusta. Vivo anni e secoli. Resisto alla furia dei venti. Do il solido legno e il ceppo per le lunghe veglie. Evviva la quercia, regina delle alture!

Io sono il pino, re dei monti. Do legno alle navi che solcano i mari e do salute. Nereggio nella foresta, ma d’inverno mi vesto di candida neve.

Ed io sono l’ulivo, dalle pallide foglie argentate e dalle bacche che danno l’olio prezioso. Dico a tutti una parola di pace. Come la luce e le stelle serene, un po’ di pace ci fa tanto bene.

Sono il castagno. Scalco i vecchi stanchi, i bimbi buoni, bruciando nel focolare. Do travicelli e travi alla modesta casa che ripara dal freddo e brilla nella notte; il frutto saporito e nutriente ai piccoli e ai grandi; lo strame alla vaccherella ch’è la ricchezza del povero montanaro. Do tutto, mentre rabbrividisco al vento!

Io sono il melo. Mi adorno di candidi fiori a primavera, offro in autunno le mele saporite. Come altri alberi, dono frutta per la delizia dei bambini, legna nel crudo inverno, legname buono per molti lavori.

Ed io sono il pesco. Mi vesto di rosa in primavera, offro frutti squisiti in estate.

Ecco il ciliegio. Quanti mazzetti di corallo brillano tra il verde delle mie foglie, al finire di maggio! E che delizia per i bambini!

Io sono l’albero: pino o ciliegio, castagno od ulivo, platano o pioppo, gelso od ontano, pesco o rovere; io rappresento le buone piante che aiutano l’uomo a ripararsi dal freddo  e dalle intemperie, allietano le sue veglie, mitigano al lavoratore e al viandante il calore estivo, a tutti offrono doni! Non fateci male, bambini, strappando fronde e fiori, tormentando il tronco. In cambio dei nostri doni, noi non chiediamo che di essere rispettati e difesi nel nostro sviluppo: null’altro!

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Dettati ortografici e materiale didattico sulle PIANTE

Dettati ortografici e materiale didattico sulle PIANTE

Una strana pianta
Stamani la zia Bettina s’è molto inquietata con me per uno scherzo innocente che, in fin dei conti, era stato ideato con l’intenzione di farle piacere.
Ho già detto che la zia è molto affezionata a una pianta di dittamo che tiene sulla finestra di camera sua,  a pianterreno, e che annaffia tutte le mattine appena si alza. Basta dire che ci discorre perfino insieme e gli dice: “Eccomi, bello mio, ora ti do da bere! Bravo, mio caro, come sei cresciuto!”. E’ una mania, e si sa che tutti i vecchi ne hanno qualcuna.
Essendomi dunque alzato prima di lei, stamattina, sono uscito di casa, e guardando la pianta di dittamo m’è venuta l’idea di farla crescere artificialmente per far piacere alla mia Bettina che ci ha tanta passione.
Lesto lesto, ho preso il vaso e l’ho vuotato. Poi al fusto della pianta di dittamo ho aggiunto, legandovelo bene bene con un pezzo di spago, un bastoncino dritto, sottile ma resistente, che ho ficcato nel vaso vuoto, facendolo passare attraverso quel foro che è nel fondo di tutti i vasi da fiori, per farci scolare l’acqua quando si annaffiano.
Fatto questo, ho riempito il vaso con la terra che vi avevo levata, in modo che la pianta non pareva fosse stata minimamente toccata; e ho rimesso il vaso al suo posto, sul terrazzino della finestra, il cui fondo è di tante assicelle di legno, facendo passare tra l’una e l’altra di esse il bastoncino che veniva giù dal foro del vaso e che io tenevo in mano, aspettando il momento il momento di agire. Dopo neanche cinque minuti, eccoti la zia Bettina che apre la finestra di camera, e incomincia con la sua scena patetica col dittamo:
“Oh, mio caro, come stai? Oh, poveretto, guarda un po’: hai una fogliolina rotta.. sarà stato qualche gatto… qualche bestiaccia…”
Io me ne stavo lì sotto, fermo, e non ne potevo più dal ridere.
“Aspetta, aspetta! seguitò a dire la zia Bettina.
“Ora piglio le forbicine e ti levo la fogliolina troncata, se no secca… e ti fa male alla salute, sai, carino!”
Ed è andata a prendere le forbicine. Io allora ho spinto un po’ in su il bastoncino.
“Eccomi, bello mio!” ha detto la zia Bettina tornando alla finestra. “Eccomi, caro !”
Ma ha cambiato a un tratto il tono della voce ed ha esclamato: “Non sai cos’ho da dire?Che tu mi sembri cresciuto!”
Io scoppiavo dal ridere, ma mi trattenevo, mentre la zia seguiva a nettare il suo dittamo con le forbicine e a discorrere: “Ma sì, che sei cresciuto.. E sai cos’è che ti fa crescere? E’ l’acqua fresca e limpida che ti do tutte le mattine… Ora, ora.. bello mio, te ne do dell’altra, così crescerai di più…”
Ed è andata a pigliar l’acqua. Io intanto ho spinto in su il bastoncino, e questa volta l’ho spinto parecchio in modo che la pianticella doveva parere un alberello addirittura.
A questo punto ho sentito un urlo e un tonfo. “Uh, il mio dittamo!”
E la zia per la sorpresa e lo spavento di veder crescere la sua pianta a quel modo, proprio a vista d’occhio, s’era lasciata cascar di mano la brocca dell’acqua che era andata in mille pezzi.  Poi sentii che borbottava queste parole: “Ma questo è un miracolo! Ferdinando adorato, che forse il tuo spirito è un questa cara pianta che mi regalasti o desti per la mia festa?”
Io non capivo precisamente quel che voleva dire, ma sentivo che la sua voce tremava e, per farle più paura che mai ho spinto più in su che potevo il bastoncino. M mentre la zia, vedendo che il dittamo seguitava a crescere, continuava ad urlare: “Ah! Oh! Oh! Uh!, il bastoncino ha trovato un intoppo nella terra del vaso, e siccome io lo spingevo con forza per vincere il contrasto, è successo che il vaso si è rovesciato fuori dalla finestra, ed è caduto rompendosi ai miei piedi.
Allora ho alzato gli occhi e ho visto la zia affacciata, con un viso che faceva paura.
“Ah! Sei tu!” ha detto con voce stridula. Ed è sparita dalla finestra per riapparire subito sulla porta, armata di un bastone.
Io, naturalmente, me la son data a gambe per il podere, e poi sono salito sopra un fico dove ho fatto una gran scorpacciata di fichi verdini, che sredovo di scoppiare.
Vamba (da “Il giornalino di Gian  Burrasca”)

Dal fiore al frutto

Tra la nube dei fiori del frutteto le api sono incessantemente all’opera; e se osserviamo un fiore schiuso da qualche ora, sullo stimma verde ed umido non sarà difficile scorgere qualche granulo di polline giallo portato lì da un’ape.
L’impollinazione è il primo atto della nascita di un frutto. Prendiamo due fiori, il primo lasciamolo libero all’aria, il secondo ingabbiato in un sacchettino di garza in modo che le api non vi si possano posare. Il primo verrà impollinato, il secondo no; poche ore dopo vedremo che i petali del primo fiore stanno cominciando a scolorire; il rosa del fiore di pesco diventa bianco, il bianco del pero diviene grigio. Il secondo fiore si mantiene invece fresco e puro, i suoi colori risplendono per richiamare un insetto che porti il polline così necessario.

Torniamo ora al primo fiore, che è stato impollinato; i suoi petali cadono, il suolo sotto agli alberi è coperto di petali. Il fiore del mele e del pero si riduce così al solo calice, una stellina verde a cinque punte. Nel fiore del pesco anche il calice appassisce; ma entro pochi giorni vedremo che sotto alla spoglia rinsecchita c’è qualche cosa che preme e si gonfia, finchè la spoglia si spacca e cade; è l’ovario, che nel fiore era minutissimo ed ora invece è già trasformato in una minuscola pescolina. Dentro di esso vi sono diverse loggette nelle quali si trovano dei corpicini verdi: i semi.

Nel frutticino del melo, come in quello del pesco, già poche ore dopo l’impollinazione si svolge un’attività straordinaria; se potessimo osservare la respirazione di queste creaturine ci accorgeremmo che respirano il doppio o il triplo di un fiore non impollinato. Lo sviluppo dei semi, che comincia subito dopo l’impollinazione, è la causa di questa notevole attività.
Il seme è la parte più importante del frutto. Nel seme vi è un embrione ossia una pianta piccolissima: lo si vede molto bene ad esempio fendendo in due il seme del cachi. Per le piante il seme è la parte più importante del frutto; avviene così che esse nutrano più volentieri un frutto che ha molti semi di uno che ne ha pochi; e che lasciano cadere un frutto che non ne ha nessuno.
Si verificano così, poco dopo la fioritura, le “cascole” delle piante da frutto. Cadono prima i fiori che non hanno ricevuto il polline; poi cominciano a cadere i frutticini. Sono le mele e le pere in cui l’embrione è morto perchè ha sofferto la siccità o la brina; oppure i frutti con pochi semi. Non c’è da preoccuparsi in genere per queste cadute di frutti; sull’albero ce ne sono talmente tani che ne restano sempre abbastanza per un buon raccolto.

Ed ecco che i frutti cominciano a prendere colore; il verde diventa giallo, certe parti della buccia cominciano a prendere il color rosso.
Le ciliegie, per esempio, sono di un rosso acceso bellissimo; merli e passeri non possono fare a meno di fermarsi ad ammirarle e dar loro una beccatina. Finchè il seme è immaturo, il frutto ha cercato di non farsi notare, è rimasto verde; ma ora che il seme è pronto, il frutto si rende visibile, perchè c’è il caso che il merlo o il passero invece di beccare semplicemente la ciliegia voglia portarsela via per mangiarla con comodo; e in questo caso il seme verrebbe portato lontano.

Una quantità di alberi da frutto e di altre piante vengono diffuse dagli uccelli; il caffè per esempio viene diffuso dalle scimmie e il tasso e il vischio dal merlo. Ci sono parecchi semi che hanno una buccia talmente dura da poter sopportare i succhi gastrici dello stomaco degli animali. L’animale mangia il frutto, lo digerisce e lascia cadere il seme a qualche chilometro di distanza.
Confrontiamo ora due tipi di frutto, la nocciola e la ciliegia: il primo è un frutto secco, ossia l’ovario del fiore si è trasformato in un guscio durissimo che protegge il seme. Il secondo è invece un frutto polposo: all’esterno troviamo una buccia elastica; poi un secondo involucro: la polpa del frutto; infine un terzo involucro, il guscio durissimo che protegge il seme. I botanici hanno cercato di classificare i frutti in una serie di tipi diversi, e hanno avuto un bel da fare perchè su cento piante troveremo cento tipi di frutto. Vediamone qualcuno.
Il baccello del fagiolo è di nuovo un frutto secco. Però, al contrario della noce, quando è maturo si apre lasciando uscire i semi.

Un altro bel tipo di frutto è la capsula: anch’esso si apre quando è maturo, ma non si divide in sue valve come il baccello. Prendiamo ad esempio la capsula del garofano e dei suoi parenti: finchè i semi sono teneri è un piccolo orciolo verde ben chiuso. Quando i semi maturano si apre alla sommità con una perfetta corona di dentini che si rovesciano all’indietro; sono sei oppure dieci, o talora cinque secondo la pianta. Anche il papavero possiede una capsula altrettanto graziosa: ha un coperchio piatto che a maturità si solleva leggermente scoprendo una serie di fessure. Gli steli nel frattempo si sono essiccati e sono divenuti rigidi; il vento non li fa più ondeggiare dolcemente, ma imprime loro una serie di scosse brusche che fanno volar fuori i semi.

Insomma la varietà di forme dei frutti è veramente straordinaria, come potremmo osservare guardando qualche decina di piante diverse. Un curioso passatempo è quello di sezionare un fiore cercando quale parte diventerà il frutto. Nel pesco e nel pisello, per esempio, togliendo il calice, la corolla e la corona degli stami rimarrà libero l’ovario con lo stimma: e sarà molto facile riconoscere nell’ovario la futura pescolina o il futuro baccello. Nel fico invece sarà piuttosto difficile trovare il fiore perchè è al sicuro e ben protetto.

sull’argmento impollinazone e fecondazione trovi altro materiale didattico qui:

Come è fatto il seme?

Prendiamo un seme di una mela e togliamogli la buccia scura: nell’interno troveremo due masserelle simili a foglie bianche spesse e dure:  i cotiledoni. In alto, tra i cotiledoni, vi è un piccolo essere dall’apparenza insignificante che racchiude in sè tutta la vita della futura pianta: è l’embrione.
Questo, quando il seme sarà interrato, prenderà nutrimento dai cotiledoni e diventerà una nuova pianta. Ma i cotiledoni a che cosa servono? A nutrire l’embrione finchè non avrà la forza sufficiente per assorbire dal terreno il nutrimento.

L’astuzia delle piante per la diffusione dei semi

Le piante non si possono muovere dal posto dove si trovano abbarbicate e perciò adoperano i sistemi più ingegnosi per poter diffondere i loro semi.
Alcune ricoprono il seme di una polpa dolce e succosa, perchè gli animali e l’uomo stesso se ne impadroniscano e, gettato via il nocciolo, che è duro, permettano, anche senza volere, la nascita di una nuova pianta.
Alcune hanno i semi muniti di ganci e uncini, che si aggrappano al pelo degli animali e ai nostri vestiti e vengono trasportati lontano, prima di cadere sulla terra dove genereranno un’altra pianta.

Altre hanno i semi muniti di eliche o di paracadute, graziosi ombrellini di fate. Il vento li stacca dalla piante madre e, su per le vie dell’aria, li conduce con sè fino al luogo dove la terra li accoglierà.
Altre piante ancora, che vivono vicino all’acqua, hanno semi come piccole navicelle, che navigano sulla corrente senza che l’acqua li corrompa, finchè approdano e danno vita ad una nuova pianta.
Ma le piante più curiose sono quelle che esplodono addirittura i loro semi, come fanno il geranio, la viola, il popone. I semi sono tanto pigiati dentro la loro stanzina che, quando non ne possono più, schizzano fuori come piccoli proiettili, si capisce, senza far fracasso. (A. Lugli)

Importanza dell’albero

Enorme è l’importanza che riveste l’albero nell’economia dei popoli, con la sua triplice funzione: produttrice, difensiva e climatica.
Chi può enumerare tutti i prodotti che l’albero ci fornisce sia direttamente che attraverso i mirabili processi chimici e meccanici delle industrie moderne?

Dai frutti, che ci donano, insieme con tutte le fragranze, l’intero complesso degli alimenti indispensabili alla vita (zuccheri, amidi, proteine, grassi, sali, vitamine), al legno che, nelle sue fibre dure e pur cedevoli, tenaci e pur elastiche, assomma le virtù di una materia prima insostituibile per le industrie del legname, per l’ebanista, il liutaio, il carpentiere; dal sughero soffice e impermeabile alle pregiate resine, dalle materie tannanti alle sostanze medicinali, dalla carta alla seta artificiale.

Non meno importante è la funzione difensiva esercitata dall’albero. Guai se i monti non fossero, almeno in parte, coperti dal manto protettore dei boschi, guai se i terreni incoerenti e franosi rimanessero esposti all’azione distruttiva delle acque dilavanti e degli agenti degradatori dell’atmosfera. Si chiamano dilavanti le acque che, durante le piogge torrenziali, scorrono impetuosamente lungo i declivi asportandone la coltre terrosa e mettendo a nudo la roccia. (esperimento sull’erosione del suolo  )

Quanti colli, in passato adorni di magnifiche selve, sono oggi completamente isteriliti a causa di un inconsulto diboscamento e mostrano i loro fianchi incisi da solchi profondi separati da lame di roccia striata e corrosa, gli orridi calanchi e, al piede dei declivi, ammassi caotici di sfasciume, selvagge petraie di grigio calcare rupestre, in un quadro di squallore e desolazione.
E’ l’albero che protegge gli argini dei torrenti e contiene l’impeto delle acque, è l’albero che trattiene e consolida i terreni franosi nell’intreccio delle sue radici salde come maglie d’acciaio, è l’albero che imbriglia le mobili dune e le trasforma in colline verdeggianti, che redime la mortifera palude, erompe trionfante dalle ardenti sabbie del deserto sol che le sue radici trovino un minimo di umidità vitale.

Ben nota è l’influenza che l’albero esercita sulle condizioni climatiche del territorio circostante.
La vegetazione boscosa attenua le  radiazioni solari, assorbe calore e lo restituisce lentamente all’atmosfera, rendendo meno aspra l’escursione termica diurna; rompe, con l’ostacolo opposto dal tetto delle sue chiome, la forza del vento, e la sua azione prosciugante trattiene e condensa l’umidità atmosferica, influenzando il regime delle piogge. Infine, il bosco accresce bellezza al paesaggio e gli dà un’impronta di solennità e di magnificenza.
(B. D’Alessandro)

Vedi anche:

A che cosa servono le piante

Le piante sono amiche generose degli uomini e degli animali. Chi ci darebbe il pane e gli altri cibi, le vesti e il legname per costruire mobili ed altri oggetti utili, se non ci fossero le piante?
Inoltre esse ci danno medicinali, cellulosa e gomma tanto necessarie alle nostre industrie.
Sono utilissime alla nostra salute. Infatti hanno il mirabile potere di assorbire dall’aria un gas nocivo, l’anidride carbonica, e di  donarne un altro prezioso che si chiama ossigeno.

Le loro radici ramificate nel terreno ed i loro tronchi sono come delle barriere che impediscono il formarsi di frane e valanghe. Le loro foglie ci donano l’ombra e la frescura nelle ore afose dell’estate ed i loro fiori ci rallegrano con i loro colori.

La bellezza degli alberi

Gli alberi sono belli in qualunque stagione: quando d’inverno ricoperti di brina o di neve assumono, al nostro sguardo, le forme più strane; quando, in primavera, le tenere foglie li ricoprono; quando, d’estate, offrono comodo ristoro; quando, d’autunno, si vestono dei più vari e vivaci colori.

Per il lavoro di ricerca:

. Quali differenze ci sono tra alberi, arbusti ed erbe?
. Quali sono le parti principali di una pianta?
. A che cosa serve la radice? E il fusto?
. A che cosa servono le foglie?
. Quali piante si dicono alimentari e perchè?
. Che cosa sono i cereali?
. Quali piante da frutto prosperano nelle nostre campagne?
. Quali sono le piante industriali? A che cosa servono?
. Che cosa sono le conifere?
. Dai semi o fiori o frutti o radici di molte piante si ricavano sostanze preziose per la salute dell’uomo: ricerca il nome di alcune di esse.
. Che cosa scorre sotto la corteccia delle piante?
. Dormono anche le piante?
. Senza le piante, potrebbero vivere gli uomini e gli animali?
. Che cosa sono gli ortaggi?
. Perchè alcune piante si dicono tessili?
. Ricerca notizie sulla canapa, il lino e il cotone.
. Che cosa sono le piante grasse?
. Dove vivono le alghe?
. Quali sono i nemici degli alberi?

Alberi, arbusti, erbe

La terra verdeggia di piante: sono alberi, arbusti, erbe.
Gli alberi hanno tronco altro e vigoroso e rami estesi, ricchi di foglie. Gli arbusti hanno gambi brevi, legnosi, flessibili, intrecciati fittamente. Le erbe hanno stelo sottile, corto, fragile e crescono folte nei prati.

Le piante offrono alimenti e sostanze utili agli uomini ed agli animali. L’uomo si nutre di frutta e di ortaggi; costruisce mobili di quercia e di noce; molti animali si nutrono di semi e di erbe.

Le parti principali di una pianta

Le parti principali di una pianta sono la radice, il fusto e le foglie.
La radice serve a fissare la pianta al terreno. Assorbe da questo l’acqua e le sostanze minerali necessarie alla nutrizione della pianta.

Il fusto sorregge le foglie ed i fiori. Nel suo interno vi sono canali che servono a trasportare, dalle radici alle foglie e da queste agli altri organi, le sostanze necessarie alla nutrizione della pianta. Alcuni fusti (bulbi, rizomi, tuberi) servono alla pianta come magazzini di riserva.

Le foglie sono generalmente verdi. Esse sono i polmoni delle piante: con le foglie la pianta respira. Inoltre, le foglie provvedono a fabbricare una parte del nutrimento necessario alla pianta.

Come sono fatte le piante

Tre sono le parti fondamentali della pianta: le radici, il fusto e le foglie.
Le radici affondano nel terreno come le fondamenta di una casa ben costruita. Ad esse, infatti, è affidato il compito,  importantissimo, di sostenere la pianta. E come le fondamenta di un edificio racchiudono la cantina nella quale si possono conservare le provviste, anche le radici funzionano da cantina e dispensa per la pianta.

La terza funzione delle radici, forse la più importante di tutte, è quella di assorbire il nutrimento dal terreno. A questo scopo le estremità delle radici sono coperte da sottili peluzzi che si insinuano nel terreno. La parte estrema di essi è protetta da una cuffia che permette alla radice di avanzare nel terreno. Così, attraverso la sottilissima membrana che ricopre la radice, la pianta assorbe dal terreno il nutrimento che le occorre.

Il fusto ha forme diversissime; è fusto il filo d’erba come una quercia gigantesca. Si hanno così fusti che durano un anno e fusti che possono sfidare i secoli. All’esterno il grosso tronco legnoso è ricoperto da una spessa corteccia che ne difende le delicate parte interne. A volte questa corteccia si trasforma in sughero. Lungo il fusto spuntano gemme da cui nasceranno i rami e le foglie.
L’interno di un fusto è un meraviglioso impianto di condutture. I canali che lo percorrono sono di due tipi: tubi legnosi che portano verso le foglie l’acqua e le sostanze alimentari assorbite dal terreno e tubi crobosi (tessuto vegetale che forma pareti sottili e ricche di fori, in funzione di crivello, cioè di setaccio) che riportano giù verso le radici ed i suoi depositi sotterranei ciò che le foglie hanno trasformato.
Osservando la base tagliata di un tronco, noi vediamo tanti anelli concentrici: sono i tubi o canale crobosi.
Le foglie nascono sul tronco e dai rami, che del tronco sono la continuazione. Prima appare una piccola gemma, protetta da squame pelose ed attaccaticce, poi da questa si dispiega la foglia in tutta la sua bellezza.
Sole e luce sono la vita delle foglie e la loro funzione è proprio questa: assorbirne il più possibile. La loro forma può essere svariatissima, semplice, composta, ovale, tonda, irregolare, ma sempre esse rappresentano una grande finestra aperta verso il sole.

La foglia è composta di una delicata trama di nervature che sono le parti ultime e sottilissime dei vasi crobosi e legnosi. La parte (o pagina) superiore di una foglia è la grande vetrata attraverso la quale la luce entra a fiotti. Dietro questa delicata pellicola si accalcano le cellule ricche di clorofilla, la sostanza verde capace di trasformare un gas dell’aria in alimento per la pianta.

La pagina inferiore invece, molto meno verse, opaca, ha delle piccolissime aperture, dette stomi, attraverso le quali l’aria passa e circola dentro la foglia.
Per vivere, anche le piante, come l’uomo, e gli animali, hanno bisogno di respirare ossigeno, un gas contenuto nell’aria, emettendo poi un altro gas, l’anidride carbonica, come sostanza di rifiuto.

Le foglie

A cosa servono le foglie? Le radici succhiano acqua e sali minerali dal terreno. Il gambo trasporta acqua e sali minerali fino alle foglie. Ma l’acqua e i sali minerali non bastano a fare il cibo per la pianta. Occorre anche aria e sole.
Sotto le foglie ci sono tante piccole aperture; attraverso di esse, l’aria entra nelle foglie e si mescola all’acqua e ai sali minerali trasportati dal gambo e sparsi in tutta la foglia attraverso sottili vene. Quando il sole splende sulle foglie, esse fanno il cibo con l’aria, l’acqua ed i sali minerali. Le foglie, dunque, sono molto importanti perchè permettono alla pianta di fabbricarsi il cibo.

Quando le foglie hanno fabbricato il cibo, lo mandano in tutte le parti della pianta attraverso altri sottili canali, simili a quelli che servono a portare l’acqua e i sali minerali dalle radici alle foglie. Questo cibo ha l’aspetto di un liquido e si chiama linfa.
La pianta non adopera tutto il cibo che le piante producono. Una parte del cibo prodotto dalle foglie viene immagazzinato come riserva, per quando la pianta sarà senza foglie e non potrà fabbricarne.
Il cibo che non viene adoperato può essere immagazzinato in varie parti. Tutte le piante, però, immagazzinano cibo nei loro semi, perchè esso serve per far crescere le nuove piante.

Il sangue delle piante

Gli alberi dell’orto si sono svegliati nel chiaro mattino di aprile.
– Che cosa succede? – domanda un giovane pesco a un pero suo vicino.
– Sento qualche cosa di strano serpeggiarmi in ogni parte. Come un dolce umore che dalle radici sale fino all’ultimo ramo e mi rende forte e felice. Che sia questo tiepido sole che di ha svegliati? –
– Anch’io sento lo stesso umore scorrermi dentro – risponde il pero – ma non è il sole. E’ la linfa, mio caro, è il nostro sangue che dalle radici sale su su, fino alle foglie, e da lì scende di nuovo e si spande in ogni nostra fibra. E’ la linfa: quella che darà alle foglie le sue sostanze preziose, ai fiori il colore ed il profumo, ai frutti la polpa e lo zucchero, al legno e alla scorza quanto è loro necessario per crescere. –
– E darà sempre così, ogni anno? – domanda ancora il pesco.

– Sempre. Ogni anno questo miracolo si rinnova. Io sono assai più vecchio di te, vedi, e pure adesso mi sento giovane e forte. E se tu crescerai grosso e robusto e ti coprirai di fiori e darai tanti frutti, lo dovrai sempre a questo sangue nuovo e generoso che a primavera ti sentirai scorrere dentro. –
– Pensare che io credevo di essere mezzo morto durante tutto l’inverno! E’ bello svegliarsi con questa nuova vita! – esclama il pesco.
– Sì, è bello! – e il vecchio pero distende meglio i suoi rami in un impeto di rinnovata giovinezza.

Le piante respirano, mangiano, bevono, dormono

La pianta respira, la pianta mangia, la pianta beve, la pianta dorme. Essa respira come noi l’aria atmosferica che avviluppa il globo di una sfumatura azzurrina, ma la sua respirazione ha luogo in senso inverso della nostra: essa infatti consuma l’anidride carbonica, elemento mortale per noi.

Essa mangia e beve: i suoi alimenti sono l’acqua, il carbonio, l’ammoniaca, lo zolfo, il fosforo.
L’organizzazione meravigliosa delle sue radici e delle sue foglie le permette di prendere, e perfino d’andare a cercare, i suoi principi nutritivi nell’aria e nel suolo, tanto lontano quanto le sue braccia possono estendersi.

Essa dorme: la maggior parte delle piante segue docilmente la natura e dorme dal tramonto al levar del sole; ma altre osano appena di levarsi prima del mezzogiorno e perfino non di svegliano affatto quando il tempo è piovoso.
(D. Sant’Ambrogio)

Anche le piante si nutrono
Oltre all’azione clorofilliana, di cui abbiamo fatto cenno, la pianta svolge altre attività, intese a crearsi il necessario nutrimento, attraverso le radici (quasi sempre sotterranee, qualche volta acquatiche). Attraverso i peli assorbenti, le radici assimilano dal terreno le sostanze indispensabili alla vita vegetale, disciolte in acqua, cioè in soluzione, come fosforo, potassio, azoto, calcio, magnesio, zolfo, tutti sotto forma di sali. Come il nostro stomaco secerne diversi acidi che trasformano il cibo ingerito in chimo, così le radici emettono acidi che trasformano le sostanze del terreno in modo da poter essere assorbite. Le radici inoltre sono molto più lunghe e più vaste della parte aerea della pianta; se mai abbiamo visto sradicare una pianta, possiamo averne un’idea approssimativa: più alta è una pianta, più profonde ed estese sono le radici, che devono non solo assorbire il nutrimento, ma sostenere anche tutta la pianta.

Alcune strani piante sono, almeno in parte, carnivore, quasi come gli animali; per esempio la dionea, che vive nell’America settentrionale, possiede foglie particolari e, quando un insetto si posa su di esse, immediatamente si chiudono, trattenendo imprigionato l’insetto. Subito dalle foglie esce un liquido che uccide la bestiolina e la rende digeribile per la pianta. Quando il pasto è consumato, le foglie si riaprono e ciò che non è stato digerito viene lasciato cadere.

La radice
La pianta vive costruendo il suo corpo con i materiali che ricava dall’aria (anidride carbonica) e dal terreno (acqua e sali minerali sciolti in essa).
Una parte della pianta, la radice, scende nel terreno, mentre l’altra si innalza nell’aria. Il vento, con la sua forza, potrebbe buttare a terra le parti aeree della pianta, se questa non fosse ben fissata al terreno. La radice compie questo lavoro. Inoltre la radice, come abbiamo detto, mediante i suoi peli assorbenti, che si inseriscono tra i detriti del terreno ed assorbono come tante pompe aspiranti il liquido nutritivo del terreno stesso, alimenta la pianta. La radice può anche compiere in certe piante, come la carota e la barbabietola, la funzione di magazzino di sostanze nutritive.

Ogni pianta ha una sua particolare radice che si sviluppa in maniera diversa secondo la struttura del terreno.
Nel deserto dell’Africa esiste una pianta cespugliosa, l’Alhagi camelorum, che è capace di sviluppare ben 40 metri di radice per raggiungere l’acqua sotterranea.
Le radici possono essere a fittone o fascicolate.

Sono a fittone le radici che si sviluppano in continuazione del fusto, come quella della fava, della carota, del pino e del garofano.

radici a fittone
radice napiforme

Sono fascicolate le radici che si sviluppano a ciuffo, come quelle del frumento, del granoturco, della segale.

radice tuberosa fascicolata carnosa
radice affastellata

L’apparato radicale e la zona pilifera
Sulla superficie delle radici sono sparsi i peli radicali che facilitano l’assorbimento dell’acqua e dei sali contenuti nel terreno. Al termine la radice è protetta da una cuffia che si rinnova.

L’aria e le piante
Non hai mai pensato che la pianta, oltre che della luce, del calore, dell’umidità e dell’acqua ha bisogno, per vivere, anche dell’aria? E’ proprio così: come gli uomini e gli animali tutti, anche la pianta respira. Possiamo fare un piccolo esperimento. Ci occorrono due vasi o campane di vetro. Lasciamo completamente vuoto il primo recipiente.

Nel secondo mettiamo una pianticina e ricopriamo il recipiente con un foglio di carta nera perchè non passi neppure un po’ di luce.
Passato un giorno e una notte introduciamo nei recipienti una candelina accesa. Che cosa succede? Succede che la fiamma della candelina rimane accesa nel recipiente vuoto mentre si spegne in quello in cui è stata messa una pianticina.

Questo esperimento ci dimostra che la pianta ha assorbito tutto l’ossigeno contenuto nel recipiente ed ha emesso l’anidride carbonica che ha fatto spegnere la candelina.
La respirazione delle piante avviene soprattutto per mezzo delle foglie, che presentano sulla loro superficie tante piccole aperture o stomi, cioè bocche attraverso le quali avviene appunto lo scambio gassoso necessario alla vita delle piante.

Funzione delle foglie
Le foglie sono i polmoni della pianta, quindi respirano l’aria che le circonda, trattengono l’anidride carbonica ed emettono ossigeno. Ma come avviene? Ciò che rende verdi le foglie è la clorofilla (pigmento colorante, attivo), che sotto l’influenza della luce ed ad una certa temperatura (10° – 35°) scompone l’anidride carbonica contenuta nell’aria, trattiene il carbonio e libera l’ossigeno (infatto l’anidride carbonica è CO2, cioè composta da carbonio e ossigeno). Cosa ne fa la foglia del carbonio?

Sempre per azione della clorofilla, sotto l’influenza della luce, il carbonio si combina con gli elementi dell’acqua contenuti nella linfa proveniente dalle radici, e dall’unione si questi tre elementi inorganici (carbonio, idrogeno, ossigeno) si forma una sostanza organica vegetale: l’amido, che poi, a sua volta, si trasforma in altre sostanze, che circolano nella pianta, un poco come nel nostro sangue, che viene continuamente rifornito dai cibi digeriti e dall’ossigeno della respirazione.

Se le piante compiono questa meravigliosa funzione di purificare l’aria, diminuendo la quantità di anidride carbonica, nociva per noi, è indispensabile avere molto verde a disposizione, accrescerne il numero, rimboschire le zone prive di alberi, rispettare le piante e averne cura.

Le piante di difendono dal caldo, dal freddo, dalla fame, dalla sete, e dai pericoli. Come?
Le radici delle piante affondano nel terreno. Perciò le piante non possono muoversi come gli animali per cercare il cibo e l’acqua. E, quando arriva il freddo, non possono migrare in cerca di luoghi più caldi.
La maggior difesa, per una pianta, consiste nel crescere e nel vivere in quei luoghi dove essa può trovare quello che le occorre: terreno che fornisca il nutrimento necessario, acqua a sufficienza, temperatura adatta ai suoi bisogni.

Ma le piante hanno anche tanti nemici! Gli erbivori mangiano l’erba dei prati, le foglie e le cortecce degli alberi; alcune larve di insetti e insetti adulti rodono le radici o divorano foglie e frutti. Come si difendono le piante da questi nemici?
In alcuni casi, le piante si difendono con armi che ricordano le unghie e i denti degli animali. Il biancospino e la rosa sono armati, per esempio, di spine; il cardo e il carciofo hanno foglie e fiori pungenti; l’ortica brucia la pelle di chi sfiora le sue foglie.

La maggior difesa di una pianta è però data dall’abbondante produzione di semi. Se una pianta muore, molte altre crescono e prendono il suo posto.

Perchè gli alberi perdono le foglie in inverno?

Quando l’albero ha le foglie circolano per tutto il tronco l’acqua e i sali minerali assorbiti dal terreno. Se questi liquidi circolassero anche d’inverno, il freddo potrebbe farli gelare e, così gelati, essi spaccherebbero internamente la piana, facendola morire. Per questo molti alberi perdono le foglie.

Vi sono però anche alberi che non perdono le foglie: l’alloro, l’ulivo, l’edera. Anche l’abete, il cipresso, il pino non perdono le foglie. Nei paesi freddi, il periodo caldo dura poco. Se l’abete e le piante simili ad esso dovessero aspettare il caldo per mettere le foglie e nutrirsi, avrebbero troppo poco tempo per farlo. Non riuscirebbero ad accumulare cibo a sufficienza per sopravvivere durante la stagione fredda.  Per questo continuano a tenere le foglie, e a nutrirsi anche quando fa freddo. Ma come mai la linfa che circola nel tronco di questi alberi non gela?
Quando fa molto freddo, possiamo vedere appeso ai distributori di benzina un cartello che dice: “Mettete nell’acqua della vostra automobile l’antigelo”. Vi sono cioè delle sostanze che, messe nell’acqua, impediscono a questa di gelare.

Avete mai provato a prendere in mano un pezzo di corteccia di abete, o di pino, o di cipresso? E’ appiccicosa, perchè contiene una sostanza che si chiama resina. La resina è l’antigelo delle piante che vivono dove fa freddo e continuano a tenere le foglie.
Insieme con la linfa, circola nella pianta anche la resina, che impedisce alla linfa di gelare.
Così l’abete, il pino, il cipresso possono continuare a tenere le foglie d’inverno.

La disseminazione

La natura ha provveduto perchè le piante giovani vadano a svilupparsi lontano dalla madre.
L’abete e il pino hanno semi alati. Il tiglio ha addirittura il frutto alato. I semi del cotone sono avvolti in una peluria vaporosa.

La pianta chiamata dente di leone ha il frutto secco con tanti pelini raggiati che formano come un paracadute. Il vento stacca dalla pianta madre questi semi e questi frutti e li sparge lontano.
Nelle leguminose, quando i semi sono maturi, il baccello esplode e lancia lontano i semi che contiene.
Altri frutti sono pesanti e il vento non li potrebbe trasportare. E allora?

Anche questo caso è stato risolto. Il profumo, il colore, il sapore dolce dei frutti invita gli animali a mangiarli. La polpa dei frutti è facilmente digeribile, ma i semi che vi stanno dentro, coperti da una buccia durissima, no. Essi vengono espulsi dall’intestino dell’animale e lasciati a terra. Lì essi germogliano. (O. Valle)

Il fusto
Il fusto o caule è quella parte della pianta che si sviluppa dal fusticino dell’embrione, in una direzione che di solito è opposta a quella della radice; serve a portare le foglie e a condurre la linfa.
Per lo più ha forma cilindrica, diventando conico più in alto, verso l’apice; vi sono però anche fusti poliedrici (salvia, menta), appiattiti o sferici (come in certe piante grasse), ecc…

Varia è la consistenza: quelli deboli, pieghevoli son detti erbacei; quelli lignificati, tronchi; al fusto del grano e delle altre graminacee, vuoto nell’interno e ingrossato ai nodi, dove si inseriscono le foglie, si dà il nome di culmo.
Varia è anche la lunghezza dei fusti, da quelli così brevi che si direbbero mancanti a quelli giganteschi, alti più di 100 metri, come varia è la grossezza: ve ne sono di sottilissimi e di colossali, il cui diametro raggiunge, e può anche superare, una dozzina di metri.

Il fusto che si innalza e sta dritto per virtù propria, reggendo rami e foglie, si dice eretto; quello che invece striscia sul suolo si chiama prostrato. Altri ancora per innalzarsi hanno bisogno di aiuto, e cioè o si avvolgono a spirale intorno a sostegni rigidi (fagiolo, vilucchio, luppolo) e sono detti fusti volubili, oppure diventano rampicanti, aggappandosi ai sostegni per mezzo di radici avventizie (edera) o di organi di attacco detti cirri o viticci (vite, zucca, pisello, ecc…).

E’ la necessità che hanno le foglie di essere esposte alla luce a determinare il portamento, la ramificazione del fusto ed anche il suo allungamento; così, dove sono molto fitte, le piante hanno il fusto più alto.

Gemme

L’apice vegetativo del tronco, delicato come quello della radice, è coperto, invece che dalla cuffia, da tante foglioline: all’insieme  dell’apice e delle foglie che lo proteggono si dà il nome di gemma.
Oltre alla gemma apicale, di solito il gusto ne porta altre laterali, che danno origine ai rami; i rami, a loro volta portano gemme terminali e laterali, dalla quali si hanno ulteriori ramificazioni,  oppure foglie e fiori.

Le piante, la luce e il calore

Una delle scorse estati trovai, in una vallata alpina, una galeopsis alta circa mezzo metro.
Ne raccolsi i semi e li affidai al terreno nel giardino botanico alpino Chanousia del Piccolo San Bernardo, a 2000 metri sul mare. Ebbene, l’anno dopo, ebb delle piante minuscole, alte appena due o tre centimetri.
Un’altra volta, sempre nello stesso giardino, coltivai una pianta di stella alpina (edelweiss). La pianta prosperò e mise i suoi candidi e caratteristici fiori, che fotografai. A ottobre porti con me, in vaso, la pianta a Tivoli, presso Roma, e la collocai sul muro di una terrazza. Verso la fine di novembre, la pianta perdette le foglie, in aprile cominciò a rimetterle e in maggio fiorì.
Con grande meraviglia di tutti però, foglie e fiori non erano più bianchi, come avrebbero dovuto, bensì verdastri, quasi come quelli di una qualunque erba.
Che cosa era accaduto? La pianta si era accorta che a Tivoli le notti non erano così rigide come in alta montagna, nè i raggi del sole così ardenti e luminosi e… aveva trovato inutile l’acquisto del suo bianco mantello di lana che l’avrebbe, a un tempo, riparata dal freddo e dall’energetica insolazione. Perciò aveva abbandonato i peli che la ricoprivano e la rendevano bianca… lasciando vedere tutto il colore verde delle sue foglie.
A luglio riportai la pianta in montagna; essa soffrì, per il brusco cambiamento. Avvizzì, perdette le foglie, ma non morì. Ne rimise delle nuove… che, erano bianche per fitta peluria. La stella alpina aveva rimesso il mantello.
Ecco dunque provato che le piante sentono lo stimolo del calore. Ma esse avvertono anche la luce.
Osservate il girasole. Non volge sempre la sua grande inflorescenza verso l’astro luminoso? E, se si piega da quella parte, non sente, forse?
Osservate quelle graziose campanelline che si chiamano convolvoli. Sono aperte e bellissime sul far della sera e per tutta la notte, fino alla mattina; ma, non appena sorge il sole, una dopo l’altra si chiudono, come se temessero la luce troppo intensa.
Altri fiori, al contrario (la margherita, ad esempio) temono le tenebre e chiudono e abbassano i petali non appena il sole tramonta. Non indica questo che le piante avvertono la mancanza e la presenza di luce?
Osservate un campo di trifoglio. Di giorno le tre foglioline, di cui è formata ogni foglia, sono aperte a ventaglio, ma di notte sono abbassae le une contro le altre. Così fa l’ippocastano, il ben noto albero dei nostri viali.
(L. Vaccani)

Curiosità sulle piante

Una scoperta recente ha svelato il segreto delle piante. Una sostanza chiamata auxina presiede alla crescita delle varie parti della pianta (radici, foglie, rami, fiori, ecc…).
L’uomo è riuscito a estrarre da diverse fonti vegetali questa straordinaria sostanza e ha provato le prime applicazioni pratiche. Trattando dei fiori di pomodoro recisi con auxina estratta da frutti, ad esempio, si sono ottenuti, in vitro, dei pomodori grandi e senza semi, ma di buon sapore.

In ogni pianta vi sono gemme dette dormienti perchè possono rimanere prigioniere della corteccia anche più di cento anni senza sbocciare. Si apriranno, invece, quando, essendo stati distrutti gli altri germogli dall’uomo o dalle intemperie, la pianta si trovi in condizioni particolarmente difficili, che minacciano la sua vita.

Un seme può mantenersi vivo per anni, anche per secoli. Alcuni semi di pianta sensitiva sono infatti germogliati dopo sessant’anni. Semi di fagiolo dopo cento anni e altri di segale dopo centocinquanta anni.
In mancanza di umidità, però, nessun seme è in grado di germogliare.

Alcuni alberi possono giungere a età molto avanzata. Per esempio, il cipresso e il tasso possono vivere tremila anni, il castagno duemila, il pino settecento.
Le maggiori altezze raggiunte dagli alberi dei nostri boschi sono: abete bianco 75 m; larice, cipresso e pino 50 m.
In America, certe conifere come la sequoia gigante, superano i 120 m di altezza, i 15 m di diametro alla base e talvolta raggiungono i cinquemila anni di età.

Una palma che cresce in Brasile ha foglie enormi: circa 20 m di lunghezza e 10 m di larghezza. Altra foglia gigante è quella della Victoria Regia che galleggia sulle acque degli stagni e dei fiumi  dell’America tropicale. Ha la forma di una coppa di due metri di diametro.

I fuoriclasse della botanica

Ecco alcuni semi, fiori, frutti, piante ed alberi che sono veri e propri “campioni mondiali” di qualche specialità che indicheremo:
il seme più grosso: cocco
il fiore più grande: bolo
il frutto più voluminoso: turien
l’albero più alto: sequoia
l’albero più grosso: baobab
il legno più leggero: balsa
il legno più pregiato: ebano
la pianta più delicata: sensitiva
la pianta più ricca di olio: sesamo
la pianta che piange di più: vite
l’albero europeo più longevo: tiglio.

Le piante alimentari

Sono piante alimentari quelle che danno all’uomo foglie, frutti e semi utili al suo nutrimento. Alimentare vuol dire nutrire. L’uomo coltiva queste piante con molta cura e cerca di migliorarne la qualità e la quantità.
Esse popolano i campi, i frutteti, gli orti; fanno bella mostra di sè sui banchi del mercato e nelle vetrine dei negozi.

Il grano

In tutte le campagne d’Italia, in giugno, è facile osservare un campo di grano, che ci appare come un mare di spighe bionde. Gli steli, che prendono il nome di culmi, si piegano ed ondeggiano quando il vento soffia furiosamente. Essi resistono bene alle raffiche violente; cessato il vento, si rialzano come se nulla fosse accaduto. Anche se abbattuti al suolo, riescono a raddrizzarsi.
Perchè i culmi sono tanto resistenti?

Il culmo resiste meglio alle flessioni perchè è cavo. L’uomo, forse prendendo esempio dalle piante, ha imparato a usare i tubi per le sue costruzioni. Il culmo è diviso in tanti pezzetti, o segmenti, perchè un tubo corto resiste alle flessioni meglio di uno lungo.
Dai nodi dello stelo partono le foglie che lo avvolgono per un tratto. In alto, lo stelo termina con la spiga, composta di numerose spighette, difese da piccole lance, le reste. Ogni spiga porta dai trenta ai quaranta chicchi di grano.
Da noi, in Italia, il grano viene seminato in autunno. L’umidità della terra fa gonfiare il seme, in cui si può vedere una puntina, detta germe o embrione della nuova pianta.
Prima di tutto l’embrione forma una radichetta che si affonda nel terreno.
Poi si forma una fogliolina che ben presto spunta dal suolo.

In seguito si formano molte altre foglie e poi la spiga, che contiene i semi nutrienti che il sole fa maturare e imbiondire.
L’agricoltore coltiva il grano per la preparazione del pane e della pasta. Quando il sole di giugno ha maturato e indorato la spiga, il contadino miete il grano. Le spighe vengono trebbiate in una macchina che separa la paglia  e la pula dai chicchi, che cadono nei sacchi.

Il grano è portato al mulino ed i chicchi vengono ridotti in farina. La farina, mescolata con lievito, acqua e sale, viene impastata; la pasta è modellata in pagnotte che sono poste a cuocere nel forno.
Altra farina è utilizzata dai pastifici e trasformata in pasta alimentare.

Vedi anche:

Il granoturco

E’ alto più di due metri, ha un gambo robusto e grosse foglie ruvide. In cima porta un ciuffo di fiori e, dove le foglie si attaccano al gambo, si forma una pannocchia protetta da un cartoccio di foglie spesse. La pannocchia è formata da un torsolo, il tutolo, sul quale sono fissati centinaia di grani rotondi, di colore giallo rossiccio.
Quando la pannocchia è bionda viene raccolta, scartocciata e lasciata al sole perchè i grani finiscano di maturare. Poi è sgranata e i chicchi vengono macinati o usati interi per alimentare il pollame e il bestiame. Con la farina di granoturco si cuociono polente squisite.

Ma a quante altre cose serve il granoturco! Da esso derivano più di duecento prodotti. Si usa nella manifattura della carta, del sapone, dei bottoni, della colla, della tela cerata, delle vernici. Non basta: la radio, i telefoni, le gomme per automobili, l’industria dei gelati e dei fuochi d’artificio sono tutte tributarie del granoturco.

L’orzo e la segale

Appartengono alla stessa famiglia del grano. L’orzo ha uno stelo più breve di quello del grano e cresce in luoghi freddi. Il suo seme è usato come alimento per gli uomini e gli animali e per fabbricare la birra.
La segale ha uno stelo molto più lungo e pieghevole di quello del grano e una spiga più magra, più allungata. E’ coltivata nei paesi di alta montagna. Con la sua farina si impasta il pane scuro.

Il riso

E’ un cereale che cresce sotto l’acqua, nelle risaie, che sono terreni allagati. La pianta rimane nell’acqua fino a che lo stelo è alto circa un metro e porta la spiga matura. Essa è un ciuffo che contiene un gran numero di chicchi.
In Italia il riso è coltivato nella Pianura Padana.

Le piante da frutto

Quante piante da frutto prosperano nelle nostre campagne! A primavera, ecco le ciliegie, che ci giungono con le fragole di cui sono ricchi, oltre che i giardini, i boschi dei nostri monti.
A giugno maturano le albicocche dorate, a cui tengono dietro le pesche morbide e vellutate. Contemporaneamente matura il ribes rosso, acidulo, apprezzato per le conserve.
Le susine sono gustose e sane: la loro pianta non richiede troppe cure e cresce facilmente.
I bei poponi gustosi ed i grossi cocomeri ci dissetano nel cuor dell’estate.

Poi arrivano i fichi, saporiti e dolcissimi, ci avvertono che l’autunno è vicino con le sue mele e le sue pere.
L’autunno è anche la stagione dell’uva e delle noci, mentre, sui monti, si raccolgono le castagne.
Lungo le sponde dei nostri mari crescono gli aranci: i loro frutti spiccano fra il verde cupo del fogliame. Ad essi si accompagnano i gialli limoni, i grossi cedri ed i mandarini profumati.

Vedi anche:

Il melo

Il melo ha foglie tondeggianti, seghettate ai margini. I fiori, bianchi all’interno e rosati all’esterno, hanno cinque petali e sono riuniti in mazzetti. I frutti hanno la polpa dolce e profumata e contengono semi molto piccoli.

Il ciliegio

Ha foglie ovali, seghettate ai margini. I bianchi fiori, riuniti in mazzetti, hanno un lungo picciolo. Il frutto contiene un nocciolo che racchiude il seme.
Anche il pesco e il susino hanno i semi racchiusi in un duro nocciolo.

Il fico

E’ un albero non molto alto, con rami contorti. Le foglie sono ampie e ruvide. I fiori sono racchiusi in quella specie di piccola pera che noi chiamiamo frutto e mangiamo quando è matura.
I veri frutti sono i granellini contenuti nel suo interno.

L’olivo

mosca olearia

E’ un albero che ama il sole e l’azzurro. Non importa che la terra in cui affonda le radici sia arida e pietrosa.
L’olivo è un albero che sa cercare con le profonde radici anche la minima goccia d’acqua. Il suo tronco è contorto e nodoso; gli anni della sua vita non si contano. Quanti anni vive un olivo? Esso vive centinaia di anni. E’ antico come i templi della Grecia, è vecchio come certi castelli in rovina. Molte volte il tronco dell’ulivo è scavato, sembra lì lì per morire. Ed ogni anno, invece, al soffio della primavera, appaiono i suoi fiori a grappolo che a poco a poco si trasformano in drupe, i suoi frutti gonfi di olio. Il tempo del raccolto dura tutto l’inverno. Le donne e gli uomini, con sacchi e ceste, si avviano verso gli oliveti.

Gli alberi aspettano gli uomini per cedere i loro preziosi frutti. Si adoperano pertiche, si battono con riguardo i rami. Sotto gli olivi sono distesi grandi lenzuoli per raccogliere i frutti che cadono e per metterci quelli che si sono staccati da soli dai rami. Le olive mature, di un bel violetto – nero, vengono poi portate all’oleificio, e da esse si estrae l’olio con macchine speciali: frantoi, torchi e filtri.

Le olive verdi vengono mangiate subito o messe in salamoia.
L’uomo fin dall’antichità ha ricavato un olio alimentare, oltre che dalle olive, dalle noci, dalle arachidi, dalle mandorle.

Vedi anche:

Gli ortaggi

Gli ortaggi sono le piante alimentari che di coltivano nell’orto. L’orto è un terreno che si estende, di solito, vicino alla casa dell’uomo e può essere facilmente irrigato.
La famiglia degli ortaggi è molto numerosa; essi germogliano in ogni stagione, anche sotto la neve, e gli ortolani li inviano a ceste e a sacchi su tutti i mercati.

Tra essi ha particolare valore la pianta della patata, di cui consumiamo il tubero, ricco di una materia farinosa e nutriente detta fecola.
Così consumiamo il bulbo dell’aglio e della cipolla, la radice della carota e della barbabietola.

Altro ortaggio di notevole valore per la nostra mensa è il pomodoro, il cui frutto rosso e saporito viene consumato fresco o conservato sotto forma di salsa.
L’orto di dà anche i legumi che costituiscono un alimento gustoso e nutriente.

La carota

Le foglie della carota sono frastagliatissime e i fiori sono riuniti a formare una specie di ombrello. La radice ingrossata è per la pianta una specie di magazzino di sostanze nutritive. Proprio perchè contiene queste sostanze, noi mangiamo la radice.
Anche la barbabietola e la rapa hanno radici ingrossate che noi utilizziamo come cibo.

Il cavolo

Il cavolo ha foglie larghe e carnose, che costituiscono un ottimo alimento per l’uomo. Ha un fusto breve e una grossa radice.
Nell’orto crescono altre piante di cui noi utilizziamo le foglie: spinaci, insalata, prezzemolo , salvia.
Le foglie della salvia non ingialliscono e non cadono in autunno: la salvia è perciò una pianta sempreverde.

La patata

Ha fiorellini bianco – violacei raccolti in mazzetti. Il  fusto ha rami sotterranei ingrossati e carnosi, chiamati tuberi, ricchi di sostanze nutritive. Noi mangiamo i tuberi. Ogni tubero porta delle gemme, dalle quali può nascere una nuova pianta.

Anche la cipolla ha un fusto sotterraneo ricco di sostanze nutritive, il bulbo. Esso è la parte che mangiamo.
Forse sarà una sorpresa per molti ragazzi sapere che parenti della patata sono il pomodoro, la melanzana, il peperone e perfino il tabacco.

pomodoro peperone e tabacco

Qualcuno potrà dire: “Ma la patata ha i frutti sottoterra, mentre i suoi parenti li hanno sui rami”. Non è vero: anche la patata ha i suoi frutti sui rami: sono delle piccole bacche verdi che all’uomo non servono, anzi sono velenose.

Il fagiolo

Nell’orto, anche se piccolo, possiamo trovare un gran numero di piante utili all’uomo. Tra queste, una delle più diffuse è il fagiolo. Il seme del fagiolo è formato, oltre che dall’embrione, da due parti dette cotiledoni, dapprima unite, che si dividono appena la germinazione è incominciata. Il fagiolo rampicante ha bisogno di un sostegno; lo cerca e vi si attorciglia.

Le larghe foglie del fagiolo, assetate di luce, si dispongono in modo da ricevere i raggi solari. Nel luogo in cui stavano i fiori, si formano i frutti: i baccelli, entro i quali stanno i semi.
Il fagiolo ha diversi parenti, che fanno parte della famiglia delle leguminose: il pisello, che può essere consumato fresco, ma si conserva facilmente essiccato o anche cotto e inscatolato; la fava, che viene per lo più consumata fresca. Oltre a questi, sono parenti del fagiolo la lenticchia, la soia, il lupino, il glicine, l’arachide e diecimila altre piante.

Il pepe

Il pepe, la forte spezia che viene dall’Indocina e dal Siam, è fornito da alti alberi, di cui vi sono esemplari bellissimi in Sicilia. I frutti del pepe, distaccati ancora immaturi e disseccati, danno il pepe nero, mentre i frutti maturi, essiccati con parte della polpa, formano il pepe bianco, che è molto più forte.

Il caffè

E’ una pianta che è assai importante per l’economia del mondo. La sua patria originaria è stata l’Abissinia. Gli Arabi diffusero l’uso della bevanda di caffè: essi non potendo bere vino, perchè vietato dal Corano, ricorsero al caffè, che è il vino dell’Islam.

In Europa il suo uso divenne di moda alla fine del secolo XVII: a Venezia lo si beveva amaro, perchè si riteneva che l’amaro servisse a mantenere in giovinezza chi lo beveva.
Ormai il caffè è bevuto da per tutto: costituisce una bevanda stimolante, che vince la stanchezza ed acuisce la mente.

 

Le piante tessili

C’è un gruppo di piante che forniscono, nello stelo o nelle foglie, fibre adatte ad essere intrecciate e tessute: sono le piante tessili. Le loro fibre hanno lunghezza diversa e vario spessore, resistenza e flessibilità. Dalle fibre si estraggono i fili per la tessitura che, oggi, è fatta con telai meccanici molto perfezionati.
Sono piante tessili la canapa, il cotone, il lino e la iuta.

La canapa

canapa

La canapa ha uno stelo alto fino a due metri, ha foglie larghe come il palmo della mano e ciuffi di foglioline aguzze e ruvide.
Il contadino coltiva la canapa con molta cura, lavora profondamente il terreno e lo concima in abbondanza. La semina avviene in febbraio o marzo, e la raccolta in luglio e agosto.
Dopo il taglio, i fusti si lasciano essiccare per due o tre giorni. Poi vengono messi in vasche piene d’acqua (maceri): successivamente si sfilacciano e le fibre ottenute sono inviate nelle grandi fabbriche per la lavorazione industriale.
Queste fibre servono a fare tele, corde e spago. In Itali asi coltiva la canapa nell’Emilia, nel Piemonte, nel Veneto e in Campania.

Il cotone

cotone

Molti dei nostri indumenti sono di cotone. Che cos’è il cotone?
E’ una bella pianta che cresce nelle pianure di zone molto calde. Nella valle del Nilo, in Egitto, nel sud degli Stati Uniti d’America e in India è molto abbondante. In piccole quantità viene coltivato anche in Italia, in Sicilia.
La pianta del cotone è piuttosto alta; può raggiungere anche i due metri. Quando i suoi frutti sono giunti a maturazione, si aprono e mostrano i semi ricoperti di un candido fiocco. Al momento della raccolta, i fiocchi vengono messi in sacchi ed inviati ai cotonifici. In queste fabbriche il cotone viene lavorato; da esso si ottengono fili lunghissimi, che apposite macchine avvolgono in grosse matasse. In seguito, altre macchine tesseranno il filo col quale si otterranno tessuti di ogni genere.

Il lino

lino

E’ una pianta alta una sessantina di centimetri. Nel periodo della fioritura, la pianta del lino si copre di piccoli fiori di color azzurro pallido e il campo assomiglia a una distesa d’acqua.
Dal fusto del lino si ricavano le fibre che, filate, torte e intrecciate, sono usate per tessere tele assai fini, trine, merletti.
Il seme del lino è fortemente oleoso.

Le piante industriali

Molti alberi popolano i boschi della collina e della montagna o fiancheggiano le sponde dei fiumi; essi offrono il loro tronco al lavoro dell’uomo e al riscaldamento della sua casa. Questi alberi producono legno per mobili, legname da costruzione, legna da ardere, pasta di legno per la produzione della carta.
Il noce e il faggio offrono legno pregiato per mobili; il rovere ha legno adatto per i pavimenti; il pioppo produce legno per la preparazione di compensati e di cellulosa; l’acacia, l’olmo, il gelso danno legna da ardere.

Le conifere

Appartengono a questa classe gli alberi che producono frutti duri, a forma di cono: le pigne. Sono il pino, il larice, l’abete. Essi crescono sulla montagna; una specie di pino, il marittimo, ha la chioma a forma di ombrello e vive lungo le coste italiane.
Questi alberi hanno foglie trasformate in sottili aghi verdi; dai loro tronchi cola una sostanza profumata: la resina.
Con il tronco dell’abete e del larice si preparano travature e serramenti.

La quercia

La quercia è un albero rude e forte che si innalza lento, vestito di una scorza ruvida, ma che custodisce un legno che dura eterno e resiste alle insidie del tempo. La quercia è nel fiore della sua bellezza quando ha, almeno, un secolo di vita; ed è bellissima quando è tre, quattro volte centenaria.

Piante che guariscono

Non si può avere un’idea di quante sono le piante dai cui semi o fiori o frutti o radici si ricavano sostanze medicinali preziose per la salute dell’uomo; anche da quelle che sono velenose, purchè se ne usi il succo con molta discrezione.
Per esempio c’è una pianta chiamata belladonna le cui bacche sono velenosissime; ma da esse si ricava un liquido che, preso in poche gocce, aiuta la cura di molte malattie; non solo, ma serve anche a dilatare la pupilla degli occhi, se vi si lasciano cader due o tre gocce, in modo che l’oculista possa meglio osservare chi ricorre a lui perchè ha la vista debole.

Dalla corteccia dell’albero di china si ricava un’altra sostanza preziosa che si usa soprattutto per confezionare il chinino, che abbassa la febbre ed un tempo era indispensabile per la cura della malaria.
In India cresce una pianta alta fino a sette metri, che da noi non raggiunge i due metri di altezza, il ricino.
La modesta camomilla, che cresce come una margherita nei nostri orti dà, bollita, un infuso che aiuta la digestione e il sonno; e così si preparano infusi con le foglie di mente, di timo, di malva. Taluni gradevoli, taluni no, ma tutti balsamici.
E, d’inverno, quante volte la mamma ha preparato quella specie di polentina fatta con i semi di lino, racchiusa in una pezzuola e posta calda calda sul petto per sgombrarlo da qualche brutto catarro? E il catarro, le bronchiti e tanti altri mali delle vie respiratorie si curano con le gocce di eucalipto; l’eucalipto è una grande pianta che cresce in India e nei paesi che le sono vicini.

Dalla radice di una pianta detta liquirizia si ricava un altro succo tanto utile; non serve solo a fare dolci, ma anche a preparare pastiglie per il mal di gola perchè ha la proprietà di ammorbidire le vie respiratorie.
Oggi molte medicine sono preparate esclusivamente con prodotti chimici, fabbricati nei laboratori, ma una volta quante malattie si curavano solo ricorrendo alle erbe, alle foglie, alle piante; decotti, infusi, distillati erano comuni in tutte le case. Tutte queste piante così benefiche per l’uomo hanno un nome: piante officinali.

Le piante grasse

Sono piante originarie di zone dove le piogge sono rare. Hanno il fusto verde, capace di conservare l’acqua assorbita dalle radici durante le piogge, per utilizzarla nei periodi di siccità. Anche le loro foglie si sono trasformate in spine per non disperdere l’acqua.

Le alghe

Anche sott’acqua vivono alcune pianticelle: le alghe, che formano sul fondo marino meravigliose praterie, macchie, radure e foreste. Tra queste strane piante vivono moltissimi pesci e animaletti che si nutrono di esse, vi si nascondono e vi depositano le uova.
Alcune alghe sono sottili come capelli, altre larghe e ondulate come nastri, altre disposte a ventaglio e a ciuffo. Ci sono alghe rosse, verdi, brune. Ci sono alghe piccolissime che l’occhio umano non distingue e che vivono sospese nelle acque. Ce ne accorgiamo soltanto quando si trovano in grande quantità, perchè fanno apparire torbide le acque.

Le piante della strada

Un mondo meraviglioso, sconosciuto a moltissimi, ci offre persino la strada della città dove attorno allo zoccolo di un lampione, nello spigolo del marciapiede spunta un filo verde, un ciuffo di fiorellini: le erbacce, le più umili tra le creature che vivono sulla terra. Ma lo stesso filo d’erba, per quanto piccolo possa essere, è una di quelle meraviglie che l’uomo non è riuscito ancora a decifrare completamente. Anche le altre erbe della strada hanno una loro storia, le loro caratteristiche.

La lattuga selvatica è addirittura un indicatore geografico. Le sue foglie, esposte al sole, sono costantemente orientate in direzione Nord – Sud. In questo modo i loro lembi ricevono solo di striscio i raggi cocenti del mezzogiorno.
La poa è l’erbetta che annuncia per prima, col suo tenue verde, l’arrivo della primavera. Questa pianta occhieggia al sole di ogni strada, a qualsiasi altitudine, resistendo al calpestamento continuo. La più audace è senz’altro la petacciola che sfida, con le foglie tenaci, persino le ruote dei carri spingendosi fino al centro della carreggiata.

Altre erbe, come la malva e la stessa ortica, sono ben note come erbe medicinali. Il fieno stellino munisce i semi di gancetti che si attaccano a tutto ciò che li avvicina; il dente di leone ha invece armato i suoi semi di un paracadute per farli volare lontano.
La sanguinella, dalle foglie sottili, si difende dal calpestio dei passanti, stando aderente al suolo.

Vedi anche:

Le piante carnivore

Le piante carnivore, o insettivore, costituiscono una delle parti più interessanti e più strane dell’immensa flora terrestre. Si tratta, come il nome stesso indica, di piante che si nutrono di piccoli animali, per lo più insetti o minuscoli crostacei, dai quali utilizzano le sostanze loro necessarie, ad esempio l’azoto, che non possono trovare nell’ambiente in cui vivono.
Infatti crescono generalmente in luoghi umidi, acquitrinosi o sono piante acquatiche: solo alcune abitano terreni sabbiosi o rocciosi.

Dato il singolare modo di nutrizione, esse sono fornite di speciali dispositivi per imprigionare la preda e producono sostanze dette enzimi che permettono la digestione e quindi l’assimilazione dell’animale catturato.
Gli apparati per la cattura non sono altro che foglie trasformate in organi cavi (ascidi) di vario aspetto, simili ad urne o a vescicole, così da essere perfettamente adatte alla nuova funzione. La parte più interessante dunque di questi vegetali sono le foglie, dall’apparenza innocua, che si tendono simili a tentacoli, per catturare l’incauto insetto.
Queste piante carnivore prosperano nei nostri paesi come in quelli tropicali, e ve ne sono di moltissime specie, circa cinquecento; ma qui parleremo delle più interessanti.

Bellissima è la Nepente, pianta rampicante delle foreste indonesiane; la parte terminale delle sue foglie costituisce un ascidio a forma di urna ricoperta di piccoli peli, munita di coperchietto e colorata vivacemente. La natura, così saggia e giusta nel disporre l’ordine delle cose, ha donato a queste foglie, nell’orlo dell’ulna, sostanze zuccherine che attirano gli insetti verso quell’irresistibile dolcissimo cibo. Essi si posano, ignari della fine crudele che li attende, e succhiano avidi lo zucchero, ma la foglia muove i peli come minuscoli tentacoli e l’insetto vi resta inesorabilmente impigliato, scivola nel fondo dell’ulna, dove il liquido secreto della pianta stessa prepara il processo di digestione.

L’Erba vescica, invece, che è una pianta acquatica priva di radici,  ha foglie trasformate in piccole vesciche, vere e proprie trappole per gli incauti animaletti che vi penetrano.

E stranamente belle, ma piene di insidie, sono le foglie della Drosera, le cui tre specie Drosera rotundifolia, intermedia e longifolia sono molto diffuse anche da noi, specialmente nelle torbiere di montagna. Le foglie,rotonde od allungate, di un bel verde, sono ricoperte da numerosi e lunghi tentacoli rossi, le cui estremità secernono una sostanza vischiosa, rifrangente la luce, che appare come una gocciolina di rugiada. L’insetto, richiamato da quella multicolore trasparenza, vi si posa e subito rimane invischiato, mentre i tentacoli, lasciato ormai il loro aspetto innocuo e bellissimo, si curvano su di lui e lo soffocano.

Terminato il processo di digestione, i tentacoli ritornano nella posizione primitiva, pronti ad attirare altri animaletti, con spietata ed incosciente crudeltà.
Un’altra interessantissima pianta carnivora è la Dionaea muscipola, comunemente detta “piglia – mosche”. E’ un’erba alta circa 20 centimetri, che cresce nell’America settentrionale e le cui foglie sono dotate di una sensibilità notevolissima. La lamina fogliare, sostenuta da un picciolo spatolato, ha i margini provvisti di denti lunghi e acuminati: essa è divisa dalla nervatura principale che funziona da cerniera, in due tempi mobili. Su ciascuno di essi si trovano, oltre a numerose ghiandole, tre setole, che stimolate dal contatto di piccoli animali, fanno avvicinare i due lembi con movimento brusco e rapido, cosicchè i denti marginali si incastrano uno all’altro e la preda resta prigioniera.

E cento e cento altre piante, di apparenza strana e diversa, che qui sarebbe impresa ardua elencare, vivono sui monti, negli acquitrini, tra le misteriose folte vegetazioni tropicali. Ma ognuna ha in comune l’istinto crudele di catturare le piccole prede, ragione del loro nutrimento e della loro perpetuazione.

Piante viaggiatrici

Anche le piante viaggiano, e vanno addirittura da una parte del mondo all’altra.
Il riso, col quale la mamma prepara la saporita minestra, nacque in India; di là fu trapiantata nell’Estremo Oriente: in Cina e in Giappone, ove divenne il cibo preferito di questi popoli. Molto più tardi, e precisamente nel 1468, giunse anche in Europa, portato da alcuni mercanti italiani Il primo riso fu da noi coltivato nella pianura di Pisa.

Quasi lo stesso viaggio del riso fecero gli agrumi. Solo che, mentre il riso scelse le umide pianure, gli agrumi scelsero le coste ben soleggiate del Mediterraneo. Nacquero essi pure in India, poi si diressero nell’Estremo Oriente. Primo ad arrivare in Europa fu il cedro, che anche i Romani adoperavano; poi arrivarono le piante di limone e di arancio amaro, portate dagli Arabi intorno all’anno mille; infine, dopo altri cinquecento anni i Portoghesi trapiantarono nel Mediterraneo anche l’arancio dolce, dai bei frutti succosi.

Ma la pianta più girellona è certo quella del caffè. Essa nacque nelle montagne dell’Abissinia e di lì passò, ma non si sa ne quando ne come, in Arabia. In Arabia fu anzi preparata la prima tazza di caffè per merito di un pastorello, attento osservatore delle sue pecore. Egli aveva notato, infatti, che le sue miti pecore diventavano irritate, belavano, restavano sveglie la notte, quando avevano mangiato i frutti di una certa pianta. Provò a cogliere quei frutti, ne fece un infuso e così nacque la prima tazza di caffè. La bevanda piacque moltissimo agli Arabi ed ai Turchi che ne fecero subito grande uso; da essi lo conobbero i mercanti veneti, e vollero introdurne l’uso anche nella loro città, dove aprirono la prima bottega del caffè. Ma da principio nessuno voleva bere quell’amaro miscuglio (allora non c’erano le macchine espresso, e lo stesso zucchero era un genere rarissimo venduto dai farmacisti, come medicina), ma poi piacque, e nessuno ne potè fare a meno.

Nel 1705 arrivò in Europa anche la prima pianta di caffè: la regalò un olandese al re di Francia Luigi XIV, Abituata ai climi caldi, non avrebbe potuto sopravvivere all’inverno di Parigi, e allora il re pensò di farla viaggiare ancora, mandandola nientedimeno che in America, nel suo possesso della Martinica. L’affidò al cavaliere Declieux che fu davvero compito cavaliere, e protesse la pianta, che minacciava ad ogni momento di morire, come se fosse stata una principessa di sangue reale. Basti dire che, quando a bordo mancò l’acqua, il fedele cavaliere rimase senza bere, pur di dissetare la sua protetta. Così essa giunse ancora viva alla Martinica, che è un’isola dell’arcipelago delle Antille; e lì riprese forza, crebbe, mise al mondo figlioli, nipoti e pronipoti a migliaia e migliaia.

Le immense coltivazioni americane di caffè ebbero tutte origine da quella prima piantina viaggiatrice, salvata dal buon Declieux.
Il Nuovo Mondo ci aveva già regalato molte piante utilissime, prima che il caffè vi sbarcasse. Lo stesso Cristoforo Colombo, insieme con i sigari degli indigeni, aveva portato in Spagna i chicchi del granoturco, che dà il buon pane dei poveri negli anni di carestia.
Più tardi gli Spagnoli trovarono in Cile la patata, e la mandarono in patria. Ma nessuno voleva cibarsene, ne in Spagna ne in Inghilterra ne in Francia. Ci vollero decine e decine di anni prima di convincere la gente a nutrirsene, e dovette mettersi di mezzo un re di Francia, che fece servire patate ai suoi pranzi, e portò appuntati sulla giacca mazzetti di fior di patata.
Allora i cortigiani, per far cosa gradita al re, mangiarono anch’essi patate; quando le persone del popolo videro che i nobili mangiavano patate, le vollero anche loro, e così la patata entrò, come prezioso cibo, in tutte le case: in quelle ricche come in quelle povere.

Altri arrivi si ebbero in quello stesso tempo: arrivarono i pomodori dal Perù, e da altre regioni varie qualità di fagioli.
E insieme con le piante arrivò anche un volatile dalla carne saporita: il tacchino, che gli Aztechi del Messico già avevano addomesticato. (R. Frattina)

Piante secolari

Non tutte le specie di piante vivono, naturalmente, lo stesso numero di anni: vi sono piante, soprattutto quelle delicate dei fiori, che hanno vita assai breve; ve ne sono invece altre la cui vita dura lunghi anni e anche secoli. Fra queste ultime poi vi sono piante eccezionali, quasi fossero i campioni della loro specie, la cui vita dura per un tempo che lascia sbalorditi.

Vicino a Gerusalemme, nell’orto dei Getsemani, vi sono ulivi che hanno più di duemila anni.  Sempre in Palestina, sulle pendici del Libano, alcuni cedri di età incalcolabile hanno raggiunto alla base dei loro tronchi una circonferenza di ben dodici metri.

In Sicilia, fino a pochi anni fa, si ammirava un castagno detto dei cento cavalli perchè la tradizione narrava che un re con cento cavalieri avesse trovato ristoro sotto le sue enormi fronde. E tanti avrebbe potuto accogliere infatti; misurava, solo di tronco, sessanta metri di circonferenza!

In America, nella California, ha sempre destato la più viva curiosità un albero che per la sua gigantesca proporzione è stato battezzato Mammut. Si dice che abbia addirittura più di seimila anni di età.
Un tronco altrettanto gigantesco fu portato una volta a un’esposizione di San Francisco, in America: il suo interno era stato svuotato e vi si potè tenere un concerto, con tanto di pianista davanti a un piano a coda e quaranta invitati in comode poltrone!

La terra
Dentro la terra c’è un qualche cosa che nessuno conosce, che si trasforma nel tronco duro e legnoso degli alberi, nella polpa morbida e zuccherina delle fragole, in quella farinosa del grano, nel nettare dei fiori, nella sostanza carnosa del fungo.
E’ un qualche cosa che sale su dalla terra per le scaglie, per i tronchi nodosi e contorti e si trasforma nel profumo delicato dei fiori, nel sapore dolce dell’uva, nel succo amarognolo delle prugne, in quello bruciante dell’ortica, in quello untuoso delle olive.

Attraverso quali filtri, in quali misteriosi laboratori si fabbricano le combinazioni chimiche che danno origine a queste sostanze? E come tutto ciò sta rinchiuso nel mistero della terra umida, scura, friabile, che non sa di nulla?
Quando penso e osservo tutto ciò, mi pare impossibile che io sia sulla terra, piccino piccino, a vedere tali cose grandi.

Piante parassite

Ecco una pianta che non trae il nutrimento dal terreno: è il vischio, che affonda le sue radici sui rami di alcuni alberi, rubando loro la linfa già elaborata: è una pianta parassita.

Nasce una pianta

Prendiamo un seme di fagiolo, pianta tra le più comuni e conosciute. Mettiamolo in un bicchiere contenente un po’ d’acqua. A poco a poco l’involucro tenace che proteggeva il seme si è screpolato e ha lasciato vedere due piccoli ammassi farinosi, i cotiledoni, che serviranno ad alimentare la nuoca pianticina.
Guardiamo bene il nostro seme di fagiolo: non si possono già riconoscere una radichetta, un fusticino, una piccola gemma?
Nel piccolo seme non c’è dunque già tutta la pianta? Proprio così: anche la più gigantesca pianta dei monti e delle foreste è già tutta contenuta nell’umile seme.

La germinazione

Se poniamo dei semi di fagiolo a poca profondità in un terreno umido e areato, vedremo che a poco a poco si svolgerà una radichetta, che si copre di peli succiatori e si ramifica. Apparirà poi il fusticino che cerca subito la luce, mentre i cotiledoni, dopo che hanno offerto sostanze nutritive alla pianticina, appassiscono e cadono.
Infine ecco le foglie che si disporranno in un modo singolare  sul fusto che è erbaceo e ha bisogno di avvolgersi ad un sostegno.
Il fiore del fagiolo comprende il calice, la corolla, gli stami e il pistillo: è dunque un fiore completo.
Il calice è composto, come tutti fiori in cui esso è presente, dai sepali; la corolla è composta dai petali.
Allorchè il frutto del fagiolo è maturo, ecco che si forma il baccello che ha la forma di  un sacchettino dalle pareti assai resistenti, nel cui interno si trovano i semi, o fagioli.

Il risveglio della pianta

Dopo circa quattro mesi dalla germinazione, la nostra pianta di fagiolo incomincia ad ingiallire, dopo che ha prodotto i fiori ed i frutti.
Poi, a poco a poco dissecca e muore.
Il ciclo del fagiolo si compie in breve tempo: si dice che il fagiolo è una pianta annuale.
Ma una forza misteriosa è racchiusa nei semi: basterà che siano messi nella buona terra perchè diano origine a nuove piante.

Esercizi di ricerca e di sperimentazione

Prova a far germogliare tra due pezzi di carta imbevuta d’acqua dei semi: le radici appariranno coperte di piccolissimi peli.
Qual è la loro funzione? Come si chiamano?
Prova a togliere dal terreno una piantina: vedrai che i peli radicali sono coperti di particelle terre fitte. Anche se tieni immersa a lungo la piantina nell’acqua on potrai liberare le sue radici si quelle particelle di terra.
Sembra che vi siano incollate.
Ricorda che le funzioni delle radici sono quelle di alimentare la pianta e di ancorarla saldamente al terreno.
Studia ancora la funzione dei peli succiatori. Poni in un bicchiere contenente acqua una piantina e mettine un’altra in un bicchiere contenente olio. La pianta che la zona pilifera nell’acqua continuerà a vegetare: l’altra invece come si presenterà dopo poco tempo?
In che modo i peli succiatori assorbono dal terreno l’acqua contenente i sali nutritivi in essa disciolti?
Fai la seguente esperienza e saprai rispondere bene.
Procurati una membrana semipermeabile (un po’ di cellophane) e metti in essa un poco di colla da falegname sciolta. Lega poi la membrana ad un tubo di vetro lungo 30 cm ed avente il diametro di mezzo centimetro. Questo apparecchio da te costruito si chiama osmometro.
Prova ad immergere e a mantenere l’osmometro in acqua colorata. Vedrai che l’acqua salirà nel tubo di vetro passando attraverso i pori della membrana.
Questo passaggio dall’esterno all’interno della membrana si chiama fenomeno di osmosi.
Com’è l’estremità della radice delle piante? Non somiglia la cuffia al puntale di un bastone? Osservane una con l’aiuto di una buona lente.
Perchè è più resistente. Quale compito ha?
Che cosa emettono i peli succiatori della pianta?
Prova a lasciare per alcuni giorni su una lastra levigata di marmo una pianticella in germinazione. Vedrai l’impronta che vi lascerà la zona pilifera, che ha corroso la superficie del marmo.
I peli succiatori della pianta emettono acido carbonico, che ha il potere di sciogliere il carbonato di calcio, che si trova nel terreno, fornendo così il calcio utile alla nutrizione della pianta.
Prova ad immergere un ramo di giglio bianco in una vasca in cui ci sia dell’acqua colorata. Come diventeranno dopo qualche giorno i candidi fiori del giglio? Perché? Puoi fare lo stesso esperimento con un fusticino legnoso. Guardalo bene dopo aver immerso immerso in acqua una parte di esso: osserva l’alone circolare colorato al centro del fusto.
Perchè un albero muore, se si toglie un anello di corteccia?
La clorofilla ha un immenso valore per la vita degli animali e delle piante: senza clorofilla non di sarebbe vita nella terra. Il processo clorofilliano non si produce nel buio.
Prova a seminare del frumento in due vasi pieni di terra. Uno di essi lo terrai al buio, l’altro alla luce. Come saranno le pianticelle cresciute al buio? Esponendole alla luce rinverdiranno?
Il colore verde è più vivo nella pagina superiore o in quella inferiore della foglia? Perchè?
Pesta in un mortaio delle foglie verdi di una pianta: metti poi la poltiglia ottenuta in un bicchiere contenente alcool.
Come si colorerà l’alcool? Quale sostanza  si è disciolta nell’alcool?
Copri una parte di una foglia con della stagnola e lasciala attaccata ala pianta per tutta la giornata. Quando è giunte la sera, stacca la foglia e togli la stagnola: immergi poi la foglia in una soluzione di iodio. Noterai subito che la parte non coperta dalla stagnola assumerà il colore blu, perchè contiene amido, mentre la parte che durante il giorno era coperta dalla stagnola rimane incolore.
Ciò dimostra che la funzione clorofilliana si svolge di giorno sotto l’azione della luce e del calore del sole.
In estate una grande quantità di vapore acqueo passa dalle foglie nell’aria: pensa che un solo albero in un giorno emette fino a cento litri d’acqua!
Come si chiama questa attività della pianta?
E’ utile per la nostra vita?

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

lavoretti per la festa del papà – 80 e più idee

lavoretti per la festa del papà – 80 e più idee regalo e lavoretti per il papà per bambini della scuola d’infanzia e primaria…

1. da http://tonicoward.blogspot.it/2011/08/things-im-crushingfathers-day-ideas.html. Simpatico questionario da far compilare al bambino con queste domande:

Il mio papà ha ……. anni

I suoi capelli sono ………. e ha gli occhi …………………

Al mio papà piace vestire ……………………………………

E adora mangiare ………………………………………………

E’ intelligente perchè sa ………………………………………

Il mio papà lavora sodo ………………………………………

Mi dice sempre …………………………………………………..

Una cosa che fa felice il mio papà è ………………………..

Se dovesse partire per un viaggio, andrebbe…………….

e prenderebbe…………………………………………………….

A me piace tantissimo quando il mio papà ……………….

Se potessi dare qualcosa al mio papà, gli darei ………….

La cosa che preferisco del mio papà è………………………

2. idea fotografica di http://twogirlzstuff.blogspot.it/2011/06/worlds-longest-and-most-random-post.html

3. seguendo le orme del mio papà, via http://vi.sualize.us/cute_for_fathers_day_picture_riRD.html

4. “sei il mio sole”, via http://edmonton.kijiji.ca/c-ViewAdLargeImage?AdId=459806666

5. di http://www.millybee.com/mummy-daddy-p-110.html

6. biglietto s’auguri a forma di cassetta degli attrezzi, con attrezzi da decorare stampabili gratuitamente, di http://craftingmotherhood-jenn.blogspot.it/2010/06/kids-crafts-thursday-fathers-day-tool.html

7. cornici magnetiche realizzate su vecchi CD; il tutorial è di http://terelauritsen.blogspot.com/2010/06/fathers-day-magnetdvdcd.html (ma il blog risulta ora inesistente)

8. puzzle realizzato con stecchi di gelato e una fotografia, di http://impressyourkids.org/fathers-day-craft/

9. fermacarte in pasta di sale decorato con sassolini, di http://www.craftsbyamanda.com/2010/06/dad-rocks-paperweight-fathers-day-craft.html

10. idea fotografica di http://www.tipjunkie.com/holiday-crafts/fathers-day/father-activities/dad-fathers-day-portrait-homemade-gift/

11. confezioni a forma di camicia, stampa gratuita offerta da http://papercrave.com/diy-fathers-day-shirt-tie-gift-boxes/

12. confezione regalo a forma di cravatta, stampa gratuita offerta da http://tethered2home.com/?p=7161

13. idea di http://montessorimeetmot.blogspot.it/2012/04/neatfun-ideas.html

14. trofei di cartone decorati con pasta e riso, di http://elementaryartfun.blogspot.it/search/label/Father%27s%20Day%20Trophies

15. porta occhiali, tutorial di http://www.momtastic.com/home-and-living/home/167415-diy-fathers-day-sunglass-bag

16. Libretto “Io e il mio papà” da compilare e disegnare di http://www.allkidsnetwork.com/crafts/fathers-day/dad-and-i-book.asp offerto anche in formato Word (modificabile e traducibile). Le pagine contengono:

pagina 1 – copertina: Io e il mio papà, di…

pagina 2 – la cosa preferita che mi piace fare col mio papà è …

pagina 3 – mi piace quando il mio papà ed io andiamo…

pagina 4 – mi piace quando il mio papà ed io giochiamo a ….

pagina 5 – mi piace quando il mio papà ed io leggiamo…

pagina 6 – la cosa che più mi piace del mio papà è…

17. portafoto – mobile di http://www.apples4theteacher.com/holidays/fathers-day/kids-crafts/dad-hanging-photo-frame.html

18. bellissimo biglietto d’auguri a fisarmonica di http://www.apples4theteacher.com/holidays/fathers-day/kids-crafts/design-your-own-dad-cards.html. Non è difficile prendere ispirazione dall’idea trasformandola in PAPA’

19. biglietto d’auguri, molto semplice, di http://spoonful.com/crafts/formal-greetings

20. quaderno per appunti o portafoto, di http://spoonful.com/crafts/pad-dad

21. portapenne realizzato con gli stecchi di gelato di http://littleilluminations.blogspot.it/2012/06/gift-for-dad-book-to-share-and-blog-hop.html

22. scatolina realizzata con gli stecchi di gelato di http://www.lifetimemoms.com/play/homemade-fathers-day-gift-popsicle-stick-box-dad?cmpid=CNP_LTMAffil_CandaceLindemann

23. biglietto d’auguri di http://www.multiplemummy.com/blog/how-to-make-a-pop-up-fathers-day-card/

24. portachiavi a forma di cravatta, di http://thegreenbeanscrafterole.blogspot.it/2011/06/tie-ny-token-of-appreciation.html

25. portaocchiali ricavato da una cravatta, di http://threeyearsofdeath.blogspot.it/2012/03/guest-blogger-mens-necktie-eyeglass.html

26. segnalibri, tutorial di http://www.creativefamilymoments.com/awesome-homemade-bookmarks-with-tassels/

27. biglietto d’auguri, di http://chasingfireflies.typepad.com/chasing_fireflies/2010/06/colors-of-our-weekend-fathers-day-weekend.html

28. biglietto d’auguri, di http://brittmale.blogspot.it/search?updated-max=2011-07-04T19:29:00-07:00&max-results=7

29. biglietto d’auguri, “grazie papà perchè uccidi tutti quei ragni” di http://www.etsy.com/listing/

30. biglietto d’auguri “i Dad” con tutorial e parti stampabili gratuitamente di http://www.sheknows.com/holidays-and-seasons/articles/962089/idad-fathers-day-card

31. portapenne mostro di http://domesticgoddesque.com/2011/06/easy-fathers-day-crafts/

32. biglietto d’auguri di http://www.thefairyandthefrog.com/2012/06/fathers-day-card.html

33. segnalibro, di http://raiseaboy.com/2012/06/photo-bookmarks/

34. biglietto d’auguri “miglior papà del mondo,  di http://www.733blog.com/2010/06/another-fun-fathers-day-card-more.html

35. scatola con pistacchi di http://www.howdoesshe.com/fathers-day-presents/

36. banconote origami, molto semplici da realizzare, di http://www.howdoesshe.com/money-for-fathers-day/

37. merenda per la festa della mamma di http://spoonful.com/recipes/cheesy-gift-dad

38. tovagliolo piegato a forma di cravatta per apparecchiare la tavola per la festa, di http://cleverpartiesblog.com/2011/05/how-to-fold-a-napkin-into-a-necktie/

39. biscotti, di http://www.marthastewart.com/901397/dad-sugar-cookies?czone=holiday/spring-celebrations-cnt/celebration-father-day&center=307033&gallery=275527&slide=901397

40. tappetino per mouse, di http://www.designsponge.com/2010/06/diy-hand-printed-mouse-pad-from-manmadediy.html

41. giardino zen da scrivania, video tutorial di http://www.curbly.com/users/diy-maven/posts/4906-curbly-video-podcast-how-to-make-a-zen-garden-on-a-budget

42. biglietto d’auguri di http://tiffkeetch.blogspot.it/2010/06/this-much-card-and-kid-canvas.html

43. libretto realizzato con carte da gioco, di http://www.papervinenz.com/2011/02/hi-everyone-this-is-last-of-my.html

44. medaglie, di http://www.notimeforflashcards.com/2011/05/family-medals.html

45. biglietto d’auguri, di http://www.sunhatsandwellieboots.com/2013/02/i-love-you-to-moon-and-back-valentine.html

46. segnalibro, tutorial e modelli pdf di http://debbiesdesignsblog.blogspot.it/2012/04/wednesday-wacky-bookmarks.html

47. portachiavi, di http://www.designmom.com/2013/01/the-perfect-gift-wooden-key-chain/

48. una serie di bellissimi biglietti d’auguri di http://www.daniellesplace.com/html/mengifts.html

49. manda un abbraccio, di http://www.supermommoments.com/2012/08/send-hug/

50. confezioni, di http://eighteen25.blogspot.it/2011/06/fathers-day-tie-box.html

51. bellissima idea (da tradurre e adattare) di http://itswrittenonthewalls.blogspot.it/2011/05/cute-fathers-day-cardnotes-pebbles-in.html

52. porta cd, di http://artesanatodarede.blogspot.it/2012/10/dia-dos-pais-em-eva.html

53. trofeo, via http://www.imcpl.org/kids/blog/?p=13662

54. portachiavi realizzato con pasta da modellare, di http://www.firstpalette.com/Craft_themes/Special_Occassions/fathersday/dadclaykeychain/dadclaykeychain.html

55. portachiavi, di http://www.petilola.com/2011/07/lembrancinha-para-o-dia-dos-pais.html

56. fermacarte, di http://www.joann.com/father-s-day-stepping-stone/xprd181376/

57. quadretto con le impronte delle mani, di http://bfranklincrafts.blogspot.it/2012/01/kids-craft-canvas-handprint.html

58. “biscotti della fortuna” di http://anounceofcreativity.blogspot.it/2010/05/fathers-day-project-chinese-take-out.html

59. tovagliolo piegato a forma di camicia, tutorial di http://howaboutorange.blogspot.com/

60. biglietti d’auguri pop up di http://www.homemadesimple.com/en-us/holidayandparty/pages/fathers-day-gifts.aspx

61. acquario da ufficio, di http://www.ellahoy.es/ocio/articulo/manualidades-dia-del-padre-2012-algunas-ideas-fotos/50749/ (non c’è tutorial)

62. portapenne realizzato con una vecchia guida del telefono di http://www.ellahoy.es/ocio/fotos/dia-del-padre-2012-fotos-de-manualidades_2411_10.html (non c’è tutorial)

63. astuccio portamatite (tutorial in spagnolo) di http://www.ellahoy.es/ocio/articulo/manualidades-del-dia-del-padre-2012-como-hacer-un-portalapices-fotos/51215/

64. portaoggetti per papà amanti del tennis, via http://www.pequeocio.com/manualidades-divertidas-con-una-pelota-de-tenis/

65.  portachiavi, di http://www.decoideas.net/llaveros-de-goma-eva-para-el-dia-del-padre/

66. portafoto, tutorial di http://charhadas.com/ideas/14369-manualidades-para-el-dia-del-padre-original-camara-de-fotos-el-marco-perfecto

67. biglietto d’auguri di http://www.alattewithotta.com/2012/06/1st-fathers-day-card.html

68. il classico portapenne decorato con le mollette da bucato, di http://mujer2.com/portalapices-manualidades-para-el-dia-de-la-madre

69. bassotto portapenne, di http://spoonful.com/crafts/pup-pop

70. portafoto, tutorial di http://www.parentdish.com/2010/06/17/make-and-learn-crafts-fathers-day-craft-projects-for-deserving/

71. portachiavi, di http://www.agirlandagluegun.com/2011/05/i-havent-completely-forgotten-about.html

72. corona, tutorial di http://www.michaels.com/1-Dad-Crown/27028,default,pd.html

73. biglietto d’auguri di http://forskollararen.blogspot.it/2011/11/roligt-fars-dag-kort.html

74. busta con cravatta, tutorial di http://blog.bitsofeverything.com/2011/06/quick-fathers-day-idea.html

75. biglietto d’auguri spaziale di http://www.allkidsnetwork.com/crafts/fathers-day/rocket-card.asp

76. quadretti di http://www.iheartcraftythings.com/2011/05/fathers-day-crafts-ideas.html

77. biglietto d’auguri di http://easypreschoolcraft.blogspot.it/2012/03/fathers-day-saw-card-craft.html

78. biglietto d’auguri di http://www.loveveggiesandyoga.com/2011/11/30-day-photo-challenge.html

79. dalla mostra  “Papa Please Get the Moon for Me”, di http://www.artsonia.com/museum/art.asp?id=17196365&exhibit=486981&gallery=y  (il lavoretto fa riferimento al bellissimo libro di Eric Carle “Papà, mi prendi la luna, per favore?” http://www.lafeltrinelli.it/products/9788887169713/Papa,_mi_prendi_la_luna,_per_favore/Eric_Carle.html

80. portafoto, via http://squishideasforpreschool.blogspot.it/2012_05_01_archive.html

81. cuore origami con cravatta, tutorial fotografico di http://www.duitang.com/people/mblog/29943872/detail/

82. computer portatile di cartone riciclato di http://elhadadepapel.blogspot.fr/2012/05/portatil-notebook-laptop.html

83. pesciolini con piccole attenzioni per il papà, di http://www.allkidsnetwork.com/crafts/fathers-day/fathers-day-favor-box.asp

84. portachiavi annodato, tutorial molto dettagliato di http://www.homemade-gifts-made-easy.com/paracord-lanyard.html#axzz1XdTCMGLg

85. 365 cose che amo di te, di http://theprincessandthetot.blogspot.it/2011/05/365-things-we-love-about-you.html

86. biglietto d’auguri portafoto, via http://forum.assistante-maternelle.biz/viewtopic.php?id=115599 (non c’è tutorial)

87. biglietto d’auguri di http://kirazyolu.com/babalar-gunune-ozel-kravatli-kartpostal/

88. baffi dolci, di http://www.luvimages.com/image/mustache_cake-6837.html

89. disco orario, per il pfd del disco clicca su Vorlage für die Scheibe z.B. hier: dvr.de/download, di http://muttis.wordpress.com/2012/06/10/vatertag-geschenks-und-kuchenidee-absolut-tauglich-fur-kleine-kinderhande/

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

DETTATI ORTOGRAFICI l’albero in primavera

Dettati ortografici l’albero in primavera – Una collezione di dettati ortografici di vari autori sull’albero in primavera, per la scuola primaria, adatti alle classi dalla prima alla quinta.

Dettati ortografici l’albero in primavera

L’albero si sveglia e sgranchisce i rami; già è l’ora! Che sonno! Il primo sole di primavera ha destato il pigrone, col suo teporino. Ora scuote i rami e mette qualche gemma: così, tanto per cominciare. Oh, qualche gemma piccola, gommosa, fatta di tante foglioline serrate e di tessuti giovani: un abbozzo, insomma, dei nuovi rami e delle foglie. Non vede l’ora di averle, tutte verdi, tenere. (R. Tommaselli)

L’albero si risveglia e sgranchisce i rami a primavera. Ecco apparire qualche gemmetta piccola, gommosa, fatta di tante foglioline serrate disposte come le tegole dei tetti. In ogni gemma, c’è l’abbozzo dei nuovi rami, delle foglie, dei fiori. Ecco le gemme poste sui rami più alti divenire più grosse: hanno cominciato a godere, più delle sorelle, i primi raggi del sole. La vernice vischiosa trasuda dalle squame rosse. Finito il loro compito di impermeabili protettrici del cuore delle gemme, si trasformano, diventano sempre più tenere e verdastre. Incominciano ad allargarsi e lasciano intravvedere selle punte grigiastre: sono i sepali, mani amorose, trepide che difendono i bocci floreali. In seguito si curveranno all’esterno per lasciare liberi i fiori di crescere, distendersi e ricevere tanta luce. In seguito, da altre gemme, si libereranno le nuove foglie, dapprima timide e delicate e poi robuste e vivaci. Dalle gemme apicali, quelle poste sulle punte, spunteranno i nuovi rami che provvederanno a donare all’albero una chioma più abbondante. (A. Martinelli)

 Osserviamo le gemme del castagno: al centro, la bambagia avvolge le sue tenere foglioline; all’esterno una solida corazza di scaglie disposte come le tegole di un tetto, la chiude strettamente. Le parti dell’armatura scagliosa sono incatramate con un mastice che diventa molle, in primavera, per permettere alla gemma di schiudersi. Le scaglie, non più incollate fra loro, si allargano vischiose, e le prime foglie si spiegano al centro della loro culla socchiusa. (H. Fabre)

Il ciliegio fino a ieri era nudo. Cosa sarà accaduto perchè stamattina io abbia visto, invece dell’albero, una nube bianca, fatta tutta di fiori, non saprei dirvi. Mi avvicino al miracolo e vedo che la nube ha fremiti sulla superficie continua dei suoi piccoli fiori aperti, ed ascolto un ronzio di insetti alati che passano rapidamente da un fiore all’altro e mi colpisce il volo di farfalle bianche le cui ali sembrano petali che si siano distaccati dai fiori stessi. L’aria attorno alla nube è più chiara e vibra come uno strumento musicale con melodie di suoni che sono diventate melodie di profumi. (A. Anile)

Dettati ortografici l’albero in primavera – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

62. Erosione del suolo – Esperimenti scientifici – L’importanza del verde

Erosione del suolo – Esperimenti scientifici – L’importanza del verde

Erosione del suolo – Questo esperimento sull’erosione del suolo, che ha un impatto visivo formidabile anche per la sua semplicità, serve a dimostrare la relazione esistente tra precipitazioni, erosione del suolo, tutela dei corsi d’acqua e vegetazione.

Un esperimento estremamente semplice che sottolinea quanto sia importante la copertura vegetale del terreno.

Si può proporre in tre varianti:
– predisponendo la semina di piantine
– utilizzando piante pronte da  trapiantare
– utilizzando campioni di suolo.

Erosione del suolo – Esperimento – Prima variante

Prepariamo tre bottiglie di plastica uguali, ritagliamole come mostrato nelle foto e posizioniamole su una superficie piana (io le ho incollate con la colla a caldo su una tavoletta di compensato):

l’imboccatura delle tre bottiglie deve sporgere un po’ fuori dal piano d’appoggio. In ogni bottiglia distribuiamo la stessa terra, in pari quantità, premendola bene per compattarla quanto più possibile. La terra deve essere al di sotto del livello dell’apertura della bottiglia:

Tagliamo il fondo di altre tre bottiglie di plastica trasparente, e pratichiamo due fori per inserire la cordicella. Queste coppette hanno la funzione di raccogliere, durante l’esperimento vero e proprio, l’acqua in eccesso delle innaffiature che riproduce l’acqua piovana:

Poi rimettiamo il tappo alla prima bottiglia, dove semineremo:

e mettiamo nella seconda bottiglia un letto di residui vegetali morti (rametti, cortecce, foglie secche, radici morte).

Nella terza bottiglia lasceremo solo la terra.

Spargiamo i semi nella prima bottiglia (io ho scelto crescione, basilico ed erba cipollina), copriamo con un velo di terra e premiamo un po’, poi innaffiamo.

Possiamo utilizzare la parte di bottiglia tagliata per creare una serra che aiuterà i semi a germogliare più velocemente:

Esponiamo alla luce del sole, e prendiamoci cura della nostra semina finchè le pantine non si saranno ben sviluppate. L’esperimento vero e proprio si potrà fare solo allora…

Questa variante  è particolarmente adatta ad essere proposta ai bambini più piccoli, perchè genera curiosità ed aspettative, invita a prendersi cura nel tempo del terreno di semina e stimola l’osservazione del processo di sviluppo della pianta a partire dal seme.

Un processo completo come questo, insegna ai bambini piccoli tantissimi concetti che possono apparire “troppo complicati”, e crea un legame col mondo reale: la pianta viene dal seme (e non dal supermercato o dal fiorista). Quando poi, dopo tanta attesa e tante cure, avremo le piantine nella prima bottiglia, e dopo che chissà quante volte i bambini avranno guardato le altre due e quelle strane coppette facendosi tutte le loro domande, sarà indimenticabile quello che vedranno…

Senza dover dare particolari “spiegazioni” verbali (i piccoli possono apprendere concetti astratti attraverso la loro esperienza e non dalle nostre parole astratte), anche se forse solo i più grandi potranno arrivare all’idea di erosione del suolo, sicuramente tutti avranno chiaro il legame verde=pulito.

Facendo invece l’esperimento con bambini della scuola primaria, che già hanno affrontato i temi dell’ecologia, dell’impoverimento del suolo, della franabilità del terreno legata al diboscamento, della tutela dei corsi d’acqua, tutti questi concetti si chiariranno davvero “in un colpo d’occhio”.

Una volta che le nostre piantine si saranno sviluppate, potremo osservare acqua limpida uscire dalla prima bottiglia, ed acqua progressivamente più sporca dalla seconda e dalla terza; ecco le immagini scattate un paio di settimane dopo la semina:

Erosione del suolo – Esperimento – Variante due

Acceleriamo il processo sostituendo alla semina il trapianto di piantine già sviluppate (io avevo dei gerani):

e naturalmente in questo caso togliamo il tappo anche dalla prima bottiglia:

Ora versiamo la stessa quantità di acqua in ogni bottiglia. Perchè la cosa sia più chiara possibile,  e ogni concetto passi attraverso l’esperienza diretta, possiamo fare un segno all’interno dell’innaffiatoio :

Versiamo dunque l’acqua in tutte e tre le bottiglie, in tutte e tre nello stesso punto (l’estremità opposta all’apertura)

e osserviamo:

Le immagini sono scattate in sequenza.

Utilizzando piantine da trapianto, come vedete, l’acqua del primo contenitore al termine non è perfettamente limpida (inevitabilmente attorno all’apparato radicale ci sarà del terriccio aggiunto di fresco che sporca un po’ l’esperimento), ma l’acqua nella ciotola risulta comunque pulita rispetto a quella contenuta nelle altre due.

Erosione del suolo – Esperimento – Terza variante

Questa variante è adatta a bambini della scuola primaria e oltre: aggiunge infatti all’esperimento la scientificità e la serietà del “prelevare campioni di suolo”, cosa che per i bambini piccoli, invece, può generare un’impressione non proprio positiva.

E con questo arriviamo a poter citare gli ispiratori dell’esperimento:

Come vedete, qui sono state utilizzate bottiglie più grandi per i campioni, e per l’innaffiatura si è utilizzato un tubo con tre rubinetti (per questo è evidente il foro nel terzo campione).

Si tratta di andare all’aperto e prelevare tre zolle differenti di terreno: una di erba viva, una di terra coperta di residui vegetali morti, una priva di qualsiasi altro elemento.

Si aprono i rubinetti, ma pochissimo, in modo che l’acqua goccioli lentamente in ognuna delle bottiglie, si attende e si osserva. Si può anche versare l’acqua senza usare rubinetti, purchè ogni bottiglia ne riceva, come già detto, la stessa quantità.

Visitando il blog (anche se in portoghese) potrete trovare altri interessanti esperimenti e molto materiale sul tema dell’erosione.

Science experiment on soil erosion – This experiment, which has a tremendous visual impact due to its simplicity, it will demonstrate the relationship between precipitation, soil erosion, protection of watercourses and vegetation.

A very simple experiment that stresses the importance of the vegetation cover of the soil. You can propose in three versions: – Preparing the planting of seedlings – Using plants ready to be transplanted – Using soil samples.

Science experiment on soil erosion – First version

Prepare three identical plastic bottles, cut as shown in the pictures and put them on a flat surface (I’ve stuck with the hot glue on a tablet of plywood):

the opening of the three bottles should protrude a little out of the surface. Put in each bottle the same amount of ground and press hard to pack as much as possible. The ground must be below the level of the opening of the bottle:

Cut the bottom of other three bottles of transparent plastic, and make two holes for the string. These cups will serve to collect, during the experiment, the water in excess, which reproduces the rainwater:

Then put the cap on the first bottle in which to plant the seeds:

put inside the second bottle some dead vegetal wastes (twigs, bark, leaves, dead roots). In the third bottle just leave ground.

Spread the seeds in the first bottle (I chose watercress, basil and chives), cover with a layer of ground and press a little, then watering; you can use the piece of plastic cut from the bottle to cover the soil seed like a greenhouse, which will help the seeds to germinate faster:

Expose to sunlight, and take care of planting until the plants are well developed. The actual experiment can be done only then …

This version is particularly suitable to be offered to younger children, because it generates curiosity and expectations, invites you to take care of sowing and stimulates the observation of the process of development of the plant from seed.

A process as complete teaches children many concepts that may appear “too complicated”, and creates a link with the real world: the plant is from seed (and not from the supermarket or florist). When, after a long wait and a lot of care, we have the plants in the first bottle, and after the children have watched day after day the other two bottles and cups, making all their questions, what they see will be unforgettable …

Without having to give specific verbal explanations (little ones can learn abstract concepts through their experience and not by our words), though perhaps only the older children come to the idea of soil erosion, surely everyone will clear the link green = clean .

If you do this experiment with primary school children, who have already studied about ecology, land degradation, landslides, deforestation, protection of watercourses, etc … all of these concepts will become experience.

When the plants will be developed, we can see clear water out of the first bottle, and water progressively dirtier out of the second and third.
Here are the pictures taken two weeks after sowing:


Science experiment on soil erosion – Second Version

Speed up the process and replace the sowing with the transfer of plants already developed (I had geraniums):

of course, in this case, remove the cap also from the first bottle:

Pour the same amount of water in each bottle. To make it as clear as possible, and to learn each concept through direct experience, make a mark inside the watering can:


Pour the water into all three bottles, in all three at the same point (the end opposite the opening) and observe:


The images are taken in sequence.

Using plants already developed, as you can see, the water from the first container at the end of the experiment, it is not perfectly clear (inevitably, there will be some fresh soil around the root), but the water in the first bowl will always be clean compared to the water contained in the other two bowls.

Science experiment on soil erosion – Third version

This version of the experiment on soil erosion is suitable for children of primary school and beyond: it adds the seriousness of “taking samples of the soil.” With younger children, however, take samples of soil (especially living plants) can generate a negative impression. And so I can quote the inspirers of this experiment:

Solo na escola – ESALQ solonaescola.blogspot.it

As you see, here were used larger bottles for the samples, and it is used for watering a tube with three taps (for this reason it is so evident the hole in the third sample).
It is to go outside and take three different clods of soil: a patch of grass alive, a ground covered with dead plant residues, a clod without any other element.
Open taps, but very little, so that the water drips slowly in each of the bottles, wait and observe.
It can also pour water without using taps, provided that each bottle receives, as already said, the same amount of water.

Visiting the blog (although in Portuguese) you can find other very interesting experiments and educational materials on the topic of soil erosion.

Presepe fai da te riciclato – GESU’ BAMBINO

Presepe fai da te riciclato: realizzare un piccolo Gesù bambino per il presepe è davvero facilissimo e veloce; si può fare con cose che sicuramente abbiamo tutti in casa.

Materiale occorrente
un ritaglio di maglina rosa (va bene anche un ritaglio di Tshirt rosa, oppure bianca colorata di rosa con gli acquarelli)
carta di giornale
una striscia di tessuto
filo di lana giallo, o dorato, o azzurro
filo di lana giallo per i capelli
colla (oppure ago e filo)
fil di ferro
pennarelli (da tessuto o normali) per occhi e bocca (se preferite ricamarli ago e filo), e un gessetto rosa (o ombretto)

Come si fa

Nascondete una piccola pallina fatta con carta di giornale nella maglina rosa. Potete fissare la maglina con ago e filo, ma anche con una goccia di colla:

avvolgete un pezzetto di fil di ferro intorno al collo per formare le braccia:

chiudete l’apice della testina, sempre con una goccia di colla o se preferite con ago e filo:

con piccolissimi pezzi di maglina fate le manine rivestendo il fil di ferro:

e fissate la maglina arrotolando intorno al polso il filo scelto per il vestitino:

continuate ad avvolgere fino a rivestire braccia e collo:

Se occorre aggiungete al corpo qualche giro di una strisciolina di tessuto:

e rivestite il tutto, così:

Incollate (o cucite) i capelli:

Avvolgete il bimbo in una copertina, che potete fissare con qualche punto di colla o di cucito (io ho usato un ritaglio di nastro da pacco dorato):

Disegnate i lineamenti del volto con tre puntini per occhi e bocca, che insieme formino un triangolo equilatero. Colorate le guance col gessetto rosa.

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

 E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

Presepe fai da te riciclato – PERSONAGGI

Presepe fai da te riciclato: per realizzare le statuine del presepe (Maria, Giuseppe, i pastori…) la tecnica è molto semplice, e il materiale economico e facile da reperire in casa…

Materiale occorrente
un rotolo di carta igienica
ritagli di maglia,tessuto e nastri
fil di ferro
fili di lana per capelli, barbe e altre rifiniture
colla
forbici
pennarelli (per tessuto o normali) per occhi e bocca e gesso rosa per le guance (oppure un ombretto rosa)
ritagli di maglina rosa (non serve necessariamente la maglina per bambole, potete anche usare una Tshirt rosa oppure colorare con acquarelli rosa una Tshirt bianca)

Come si fa

Accorciate il rotolo, in modo da ottenere un tubo lungo circa 7 cm

Praticate due tagli (di circa 2 cm) come mostrato nella foto:

e ripiegate così:

riducete un po’ il diametro del rotolo, facendo queste due piccole e semplici pieghe:

Inserite nel cartone il fil di ferro per le braccia:

Per la testa preparate una pallina con la carta di giornale:

e avvolgete attorno alla pallina una striscia di tessuto o maglina:

e rivestite con la maglina rosa così:

Inserite poi la testa nel corpo della statuina:

e fissate il tutto con una striscia di tessuto, rivestendo le braccia:

 Vestite la vostra statuina a piacere, utilizzando avanzi di maglia o di tessuto, aiutandovi con la colla se occorre:

per le manine basta avvolgere sul fil di ferro un po’ di maglina rosa, e poi coprire fino al polso con la manica dell’abito:

incollate o cucite i capelli:

Aggiungete veli, mantelli, e ogni altra decorazione:

Disegnate il lineamenti del viso con gessetti e pennarelli (per occhi e bocca bastano tre puntini, che insieme formano un triangolo equilatero, per dare al vostro personaggio un’espressione dolce e serena); naturalmente, se preferite, occhi e bocca possono anche essere ricamati:

 Altri personaggi:

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

Presepe fai da te riciclato – ASINELLO

Presepe fai da te riciclato: questo asinello, molto semplice da realizzare e a costo zero, è fatto come i cavalli per i teatrini, e può contenere Maria nel suo viaggio attraverso il presepe.

Materiale occorrente
un rotolo di carta igienica
fil di ferro
una vecchia maglia grigia da fare a striscioline
strisce di vecchio tessuto
carta di giornale
del filo di lana grigia e marrone
un rettangolo di maglia o tessuto a piacere per la sella
forbici
colla (o se preferite ago e filo)

Come si fa

accorciate il rotolo per ottenere una misura di circa 7-8 cm, poi ritagliate un foro al centro, come mostrato nell’immagine:

Il foro deve poter ospitare la bambolina Maria, fate una prova prima di continuare:

su quello che sarà il davanti dell’asinello infilate un pezzo di fil di ferro:

e modellate la sagoma del muso, con le orecchie:

Aggiungete poi il fil di ferro per le zampe:

Ora inserite una pallina di carta di giornale nella sagoma della testa (se qualche passaggio non vi è chiaro, potete consultare il tutorial per realizzare il bue,

o quello per le pecorelle):

Con delle strisce di tessuto (o se preferite direttamente con le strisce di maglia grigia) create un primo abbozzo del vostro asinello:

 

Poi completate con la maglina, se occorre aiutandovi con la colla (io uso la colla a caldo):

Con punti di cucito o se preferite con la colla, fissate la criniera:

Aggiungete un pezzetto di fil di ferro per la coda:

e rivestitela:

Appoggiate un rettangolo di tessuto sul dorso dell’asinello (la sella) quando non porta Maria

 

Questo presepe oltre ad essere semplice da realizzare e molto economico, si presta bene al gioco:

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

 

Presepe fai da te riciclato – le pecorelle

Presepe fai da te riciclato: un semplice tutorial per realizzare le pecorelle del presepe utilizzando carta di giornale e una vecchia maglia…

Presepe fai da te riciclato – PECORELLE – materiale occorrente

fil di ferro (o scovolino)
carta di giornale
una vecchia maglia bianca
filo marrone
colla (oppure ago e filo)
forbici

Presepe fai da te riciclato – PECORELLE – come si fa

Modellate il fil di ferro in questo modo:

inserite nell’ovale preparato per la testa della pecorella una pallina di carta di giornale:

e arrotolate per il corpo una pallina di carta più grande intorno al fil di ferro:

rivestite avvolgendo attorno alla sagoma strisce di maglina o stoffa, e aggiungete il fil di ferro per le zampe, così:

rivestite la testa con un quadrato di maglia e stringetelo attorno al collo (non serve cucire) con una striscia ritagliata nella vecchia maglia che avete scelto per realizzare le vostre pecorelle;

poi continuate ad avvolgere attorno al collo e al corpo. Facendo striscioline sottili e tirando bene la maglina si sfilaccia e somiglia molto al vello della pecora:

 rivestite avvolgendo la maglia anche intorno alle zampe:

per le orecchie ritagliate la maglina in questo modo:

quindi fissatele con della colla o qualche punto di cucito:

avvolgete del filo marrone per gli zoccoli:

e la vostra pecorella è pronta:

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

Addobbi natalizi fai da te in pannolenci – 80 e più modelli

Addobbi natalizi fai da te in pannolenci: una raccolta di 80 e più tutorial e modelli da cui trarre ispirazione per decorare col pannolenci la casa, l’albero di Natale, la tavola, i pacchetti regalo…

1

1. topolini nella noce, semplicissimi da realizzare grazie al tutorial molto dettagliato di http://www.memoriesoncloverlane.com/

2

2. di http://juicy-bits.typepad.com/ il cartamodello gratuito per realizzare questi gufetti in pannolenci

3

3. alberelli in pannolenci, tutorial e cartamodello gratuito di http://www.larkcrafts.com/needlearts/

4

4. pallina per l’albero di Natale, in pannolenci e bottoni;  tutorial di http://www.craftbits.com/

5

5. addobbi natalizi in pannolenci, i cartamodelli sono disponibili in vendita da http://www.etsy.com/

6

6. sole in pannolenci per l’albero di Natale, tutorial e modello gratuito di http://www.treegoldandbeegold.com/

7

7. cuori e stelle in pannolenci, tutorial e cartamodello di http://www.allaboutyou.com/craft/

8

8. lucette per l’albero di Natale, non c’è tutorial, via http://www.kaboodle.com/

9

9. Babbo Natale semplicissimo, con cartamodello e tutorial, di http://thelongthread.com/?p=5262

10

10. natività in pannolenci, con cartamodelli gratuiti, di http://whatmadeleineloves.blogspot.co.

 

11

11. semplice stella di Natale, tutorial di http://www.bhg.com/christmas/

12

12. Dala horse, tutorial e cartamodello gratuito di http://www.bhg.com/christmas/

13

13. decorazione 3d per l’albero di Natale, tutorial e cartamodello di http://www.bhg.com/

14

14. cartamodelli gratuiti per realizzare decorazioni Babbo Natale in feltro, di http://www.especialesocasiones.com/

15

15. pupazzo di neve e guantino di pannolenci, tutorial e cartamodelli gratuiti di http://www.save-on-crafts.com/

16

16. omini di pan pepato in feltro, tutorial e cartamodello gratuito di http://antidotesformom.blogspot.it/

17

17. cartamodello di abete gratuito, di http://familycrafts.about.com/od/treeornaments/

18

18. cartamodello gratuito per fiocco, di http://familycrafts.about.com/

19

19. cartamodello gratuito di stella a cinque punte di http://familycrafts.about.com/

20

20.   fiocchi di neve in pannolenci, tutorial di http://www.purlbee.com/felt-snowflakes/

 

21

21. ghirlanda, campanella e abete in pannolenci, tutorial e cartamodelli gratuiti di http://www.domestifluff.com/

22

22. Cartamodello gratuito per Babbo Natale “da dito”, di http://www.scribd.com/

23

23. renna “da dito” in pannolenci, cartamodello gratuito di http://www.scribd.com/

24

24.  foglie di vischio, cartamodello gratuito e tutorial di http://www.stayathomeartist.com/

25

25. pallina per l’albero di Natale di http://stumblesandstitches.blogspot.it (cartamodello gratuito http://stumblesandstitches.blogspot.it/ clicca sul link indicato come – Template for both ornaments (PDF) )

26

26. altre palline, sempre di http://stumblesandstitches.blogspot.it/ ( per il cartamodello gratuito clicca sul link indicato come – Template for both ornaments (PDF) )

27

27. casetta con la neve, cartamodello gratuito di http://everydaybitsandbobs.blogspot.it/

28

28. alberelli con bottoni colorati, cartamodello gratuito di http://everydaybitsandbobs.blogspot.it/

29

29. cartamodello gratuito per pecorelle in pannolenci, di http://fotki.yandex.ru/

30

30. pallina con agrifoglio, tutorial e cartamodello di http://bugsandfishes.blogspot.it/

 

31

31. palline vintage, tutorial e cartamodello gratuito di http://bugsandfishes.blogspot.it/

32

32. angioletti, cartamodello e tutorial gratuito sempre di http://bugsandfishes.blogspot.it/

33. casetta, cartamodello gratuito e tutorial di http://www.imagineourlife.com/

34

34. biscottini a stella, cartamodello gratuito e tutorial di http://www.imagineourlife.com/

35. locomotiva, cartamodello gratuito e tutorial, sempre di http://www.imagineourlife.com/

36

36. i vestiti di Babbo Natale, cartamodello gratuito e tutorial, di http://www.womansday.com/

37

37. vari addobbi natalizi in pannolenci, cartamodelli in vendita qui http://www.etsy.com/

38

38. Max in pannolenci, di http://www.flickr.com/photos/batzie09/3966895245/in/pool-letthewildrumpusstart (non c’è tutorial)

39

39. tre modelli di addobbi natalizi fai da te in pannolenci, con tutorial molto dettagliato, di http://www.purlbee.com/

40

40. cartamodelli gratuiti per realizzare vari addobbi in pannolenci di http://fellowcreatives.com/

 

41

41. semplici addobbi realizzati con dischi di pannolenci e perline, di http://www.etsy.com/ (venduto)

42

42. alberelli di pannolenci, tutorial di http://www.joggles.com/felttrees.htm

43

43. addobbi natalizi, quattro modelli, con cartamodelli gratuiti, di http://gratzindustries.blogspot

44

44.  pecorella con staccionata, cartamodello gratuito di http://rustsunshine.blogspot.it/

45

45. semplici addobbi in pannolenci, con tutorial molto dettagliato, di http://www.liveinternet.ru/

46

46. pacchetti regalo (non c’è tutorial) di http://pencechristmastreefarm.blogspot.it/

47

47. dolcetto di feltro, in vendita da http://www.etsy.com/

48

48. animaletti di pannolenci, non c’è tutorial, via http://www.babyblog.ru/

49

49. Babbo Natale, con cartamodello gratuito, di http://viamadri.blogspot.co.uk/

50

50. pupazzi di neve, di http://talkcraftytome.com/2009/12/01/handmade-holidays/

 

51

51. pallina con Babbo Natale, tutorial e cartamodello di http://www.joggles.com/wooliefrenz.htm

52

52. alberelli, tutorial di http://www.craftedblog.com/2012/11/diy-felt-christmas-decorations.html

53

53.   festone in pannolenci per decorare l’albero di natale, di http://burlapandblue.com/

54

54. cinquanta palline di pannolenci per l’albero di Natale, di http://yespleaseblog.blogspot.it/

55

55. addobbi in pannolenci, in vendita da http://www.etsy.com/ (non c’è tutorial)

56

56. addobbo in pannolenci tridimensionale con tutorial. Il cartamodello è gratuito, ma per visualizzarlo occorre la registrazione (sempre gratuita) al sito http://www.familycircle.com/

57

57. festone per decorare l’albero di Natale di http://www.pamgarrison.com/

58

58. cuori di pannolenci, tutorial di http://blog.makezine.com/

59

59.  pallina di pannolenci tridimensionale, tutorial di http://zakkalife.blogspot.it/

60

60. gnomo di pannolenci, tutorial e cartamodello gratuito di http://www.justcraftyenough.com/

 

 

61

61. stella, tutorial di http://buggalcrafts.wordpress.com/

62

62. tutorial e cartamodelli gratuiti di http://themagicbean.typepad.com/

63

63. cartamodelli gratuiti per addobbi natalizi di http://www.flickr.com/

64

64. gnometti con tutorial e cartamodello gratuito di http://blog.revoluzzza.com/

65

65.  pattini da ghiaccio in pannolenci e graffette, tutorial e cartamodello gratuito di http://www.bhg.com/ (per scaricare il cartamodello occorre la registrazione, sempre gratuita, al sito)

66

66. calza natalizia, tutorial e cartamodello gratuito di http://sewing.about.com/

67

67. cartamodelli gratuiti per addobbi con gatti e gattini di http://www.mtnlaurel.com/

68

68. mele di pannolenci (sottobicchieri o addobbi per l’albero di Natale) di http://www.purlbee.com/apple-coasters/

69

69. palline 3d molto semplici e belle, tutorial molto dettagliato di http://www.cakeeventsblog.com/

70

70. alberelli 3d, tutorial di http://thesewingloftblog.com/2011/11/24/how-to-holiday-ornaments-3d-shapes/

 

71

71. cartamodello gratuito di stella natalizia, da ricamare o disegnare, di http://www.allaboutyou.com/craft/

72

72. cartamodello gratuito per palline natalizie, vari modelli, di http://www.homemade-gifts-made-easy.

73

73. Babbo Natale, cartamodello di http://www.flickr.com/photos/

74

74. stivaletti da elfo, cartamodello di http://tocadacorujaartesanato.blogspot.it/search/label/ideias%20natal

75. famiglia di pan pepato, cartamodello e tutorial di http://thetroublewithcrafting.blogspot.it/

76

76. pupazzi di neve, cartamodello e tutorial di http://www.tiedwitharibbon.com/2011/11/snowman-tutorial.html

77

77. pupazzi di neve di bottoni, di http://www.flickr.com/photos/marymademe/2798295170/in/photostream/ (non c’è tutorial)

78

78. fiore con bottone, tutorial e cartamodello gratuito di http://www.wonderstrange.com/

79

79. calza natalizia, cartamodello gratuito e tutorial molto dettagliato di http://blog.makezine.com/craft/

80

80. guantini in pannolenci, cartamodello gratuito e tutorial di http://www.favecrafts.com/

81

81. candy cane in pannolenci, tutorial e cartamodello di http://rustsunshine.blogspot.it/

82

82. tazza di cioccolata, cartamodello e tutorial di http://www.flamingotoes.com/2011/11/felt-hot-cocoa-ornament/

83

83. lecca lecca in pannolenci, tutorial di http://www.linesacross.com/

 La collezione continua qui 

_______________________________

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Presepe fai da te in materiale riciclato – IL BUE – terza settimana

Presepe fai da te  – fare il bue con materiali di recupero, con video tutorial. Come spiegato anche qui

il presepe in lana cardata che si costruisce giorno per giorno aspettando il Natale ha il solo difetto di scoraggiare i “principianti” per il costo della materia prima. Quest’anno propongo una versione, secondo me non meno bella, realizzabile interamente riciclando materiali che sicuramente abbiamo in casa e che probabilmente butteremmo.
Potremmo approfittare dell’occasione, inoltre, per trovare un luogo della casa che è possibile occupare in modo permanente; e al termine delle feste il nostro presepe potrà trasformarsi in quel “Tavolo delle stagioni” che ha grande importanza sia nella pedagogia Waldorf, sia nella pedagogia Montessori.

Procedendo di settimana in settimana, dopo la prima settimana dedicata al regno minerale ed alla seconda al regno vegetale, ci dedichiamo nella terza settimana al regno animale… e iniziamo con il bue.

Per una presentazione generale sull’Avvento coi bambini:

Per la prima settimana:

Per la seconda settimana:

Per la terza settimana:

Per la quarta settimana:

Presepe fai da  te – IL BUE

Materiale occorrente

fil di ferro

un vecchio straccio marrone da fare a striscioline (oppure, come ho fatto io, si può usare uno straccio bianco, e poi dipingere il bue con gli acquarelli)

avanzi di lana marrone scuro e oro o grigio (per le corna)

colla

carta di giornale

Presepe fai da  te – IL BUE

Come si fa

Se può essere utile, in fondo all’articolo trovi anche il tutorial video…

Per prima cosa bisogna fare a striscioline lo straccio scelto:

Poi si modella la sagoma del bue col fil di ferro: un triangolo per la testa:

il collo piuttosto corto e un ovale per il corpo:

Si inseriscono poi le zampe, le corna e la coda:

Avvolgendo le strisce di tessuto attorno al fil di ferro, si crea un primo abbozzo dell’animale; la tecnica di avvolgimento è la stessa che si usa con la lana cardata:

Per accentuare la rotondità del muso aggiungiamo una pallina di carta di giornale, e rivestiamo sempre avvolgendo:

 e per accentuare la rotondità del corpo del bue aggiungiamo un’altra palla di carta di giornale, che poi naturalmente rivestiamo:

Il bue è quasi pronto. Per eliminare le imperfezioni troppo evidenti possiamo spennellare il lavoro con della colla (io ho usato la mia colla homemade):

Per rivestire le corna possiamo avvolgere un filo sottile di lana color oro o grigio:

e con del filo sottile di lana marrone possiamo aggiungere un ciuffetto di peli alla coda, e rifinire il muso e le zampe:

Se avete usato stoffa marrone il lavoro è terminato; altrimenti colorate il vostro bue con acquarelli, tempere, acrilici o quello che avete in casa:

Se preferite, potete anche rivestire il vostro bue arrotolando del filo di lana marrone, così:

Presepe fai da  te – IL BUE

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

Presepe fai da te di materiale riciclato: la seconda settimana

Presepe fai da te di materiale riciclato – Come spiegato anche qui

 il presepe in lana cardata che si costruisce giorno per giorno aspettando il Natale ha il solo difetto di scoraggiare i “principianti” per il costo della materia prima. Quest’anno propongo una versione, secondo me non meno bella, realizzabile interamente riciclando materiali che sicuramente abbiamo in casa e che probabilmente butteremmo.
Potremmo approfittare dell’occasione, inoltre, per trovare un luogo della casa che è possibile occupare in modo permanente; e al termine delle feste il nostro presepe potrà trasformarsi in quel “Tavolo delle stagioni” che ha grande importanza sia nella pedagogia Waldorf, sia nella pedagogia Montessori.

Procedendo di settimana in settimana, dopo la prima settimana dedicata al regno minerale, nella seconda ci dedichiamo al regno vegetale.

Per una presentazione generale sull’Avvento coi bambini:

Per la prima settimana:

Per la seconda settimana:

Per la terza settimana:

Per la quarta settimana:

Puoi anche consultare i links che trovi in fondo all’articolo.

Propongo tre tipi di alberi, a seconda del vostro gusto personale e del materiale che avete in casa.

Presepe fai da te di materiale riciclato – alberi – materiale occorrente
due rotoli di carta igienica
forbici
strisce ricavate da una maglia di lana marrone
strisce e pezzetti ricavati da una maglia verde.

Presepe fai da te di materiale riciclato – alberi – come si fa

Incastrate tra loro i due rotoli, tagliate delle frange in basso per le radici:

e in alto per i rami:

accartocciate un po’ le frange così:

 

Dopo aver tagliato le strisce di maglia:

arrotolatele così:

aggiungete le fronde con i ritagli verdi (possono essere semplicemente appoggiate, oppure incollate anche con la colla a caldo):

 

i pezzetti di maglia verde possono anche sostituire il muschio tra i sassi:

 

Presepe fai da te di materiale riciclato – alberi – materiale occorrente
fil di ferro
un pezzo di stoffa verde da tagliare a striscioline
striscioline di stoffa o maglia marrone

Presepe fai da te di materiale riciclato – alberi – come si fa

Modellate la sagoma dell’albero col fil di ferro:

e rivestite con la maglina marrone (è la stessa tecnica che si usa anche con la lana cardata):

ora preparate le fronde ritagliando strisce di tessuto verde:

 

annodandole ai rami:

col tessuto verde si possono anche preparare ciuffetti di erba da mettere tra i sassi:

 

Presepe fai da te di materiale riciclato – alberi e cespugli – materiale occorrente
cartone di recupero
tessuto bianco di scarto
colori ad acquarello (o tempere o acrilici)
colla (io ho usato la mia colla homemade, ma se avete fretta è meglio la colla a caldo, che non rischiede tempi di asciugatura)

Presepe fai da te di materiale riciclato – alberi e cespugli – come si fa

Disegnate le sagome dei vostri alberi (e anche di qualche cespuglio) sul cartone.

Potete disegnare alberi singoli, oppure a doppio, come nell’immagine, se volete un effetto più tridimensionale:

Rivestite incollando il tessuto, da entrambi i lati:

e cominciate a dipingere. Per gli alberi consiglio di dipingere tronco e rami con toni di marrone e rosso:

 

e lasciare asciugare, prima di procedere col giallo all’interno:

e vari toni di verde, altro giallo e del blu per finire:

 

Si ottiene un bell’effetto anche dipingendo l’interno giallo e l’esterno blu:

e facendo poi incontrare i due colori tra loro, sempre mescolando giallo e blu, facendo in modo che il colore risulti più scuro all’esterno (lavorando con più blu) e più chiaro all’interno (lavorando con più giallo):

Gli alberi, messi a doppio come nell’immagine, stanno in piedi da soli e danno un’idea di maggior profondità:

Però sono molto belli anche “singoli” e stanno in piedi incastrandoli tra i sassi:

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

Copioni per recite – La bambina con la lanterna

Copioni per recite – La bambina con la lanterna: si tratta della mia elaborazione di un testo molto usato nelle scuole Waldorf, adatto ai bambini della scuola d’infanzia e dei primi anni di scuola primaria. E’ indicato come recita natalizia, ma anche per celebrare la stagione invernale.

Copioni per recite – La bambina con la lanterna

Narratore: C’era una volta una bambina che possedeva una piccola chiara lanterna, e la portava sempre con sè lungo la via. Camminava la bambina, ed era sempre contenta…

Coro: Forte e freddo soffia il vento, la lanterna adesso ha spento!

Bambina con la lanterna: Oh, no! Ora chi mi aiuterà a riaccendere la mia bella lanterna?

Narratore: Si guardò attorno… ma non c’era nessuno.

Coro: Si sentono le fronde frusciare, chi sarà mai che sta per arrivare? Chi scivola sotto il castagno? Uno spinoso compagno!

Bambina con la lanterna: Oh, caro amico! Il vento ha spento la mia lanterna, chi accenderà di nuovo il mio lumino?

Riccio: Io proprio non so cosa fare, non è a me che devi domandare. Poi è tardi, non posso restare: dai miei piccoli devo tornare.

Coro: Ma chi borbotta, che non vediamo nessuno? Ah,  ma è l’orso bruno!

Bambina con la lanterna: Ciao caro orso, il vento ha spento la mia lanterna, guarda! Tu sai chi potrà accendere di nuovo il mio lume?

Narratore: scuote l’orso il grosso capo e il lungo pelo

Orso: Io proprio non so cosa fare, non è a me che devi domandare. Sonno ho, a dormire devo andare.

Coro: Chi striscia silenzioso dietro al pino e annusa l’aria con il suo musino?

Volpe: Ma che ci fai nel bosco tutta sola? Vattene, presto, corri a casa, vola! Io sto cacciando, e mi farai scappar la cena, se non la smetti con questa cantilena!

Narratore: La bambina sedette allora su una pietra, e comincio a piangere…

Bambina con la lanterna: Nessuno mi vuole aiutare?

Narratore: Le stelle sentirono il suo pianto…

Stelle: Il caro sole devi interrogare, lui certamente ti saprà aiutare…

Narratore: La bambina si fece nuovamente coraggio e proseguì il suo cammino. Finalmente giunse a una casetta. Dentro sedeva una vecchietta che filava la lana.

Bambina con la lanterna: Conosci la via che conduce al sole? Vorresti venire con me?

Vecchietta: Io la ruota devo dar girare, la lana bianca filare e filare. Ma riposati qui da me almeno un pochino, è ancora molto lungo il tuo cammino.

Narratore: La bambina entrò, e dopo che si fu riposata prese la sua lanterna e proseguì il suo viaggio. Di nuovo giunse ad una casetta. Dentro sedeva un vecchio calzolaio, che batteva il martello sul cuoio che stava lavorando.

Bambina con la lanterna: Buongiorno signor calzolaio, tu conosci la via che conduce al sole? Vorresti venire con me?

Calzolaio: Ho ancora molte scarpe non finite, che aspettano di esser ricucite. Ma riposati un po’ accanto al camino, è ancora molto lungo il tuo cammino.

Narratore: Dopo che si fu riposata, la bambina prese la sua lanterna e proseguì… Finalmente vide in lontananza un’alta montagna, e si mise a correre come un cerbiatto.

Bambina con la lanterna: Lassù di certo abita il sole!

Narratore: Incontrò salendo un bambino che giocava con la sua palla.

Bambina con la lanterna: Vieni con me! Andiamo alla casa del sole!

Narratore: Ma il bambino preferiva giocare con la sua palla, e corse via saltellando sui prati.

Bambino: Io mi diverto a stare qui a giocare, vacci da sola, ho altro da fare!

Narratore: La bambina con la lanterna proseguì così tutta sola, e salì, salì… sempre più in alto sulla montagna. E arrivata alla cima, però, si accorse che il sole non c’era.

Bambina con la lanterna: Lo aspetterò qui. Sono sicura che verrà…

Narratore: Sedette sulla cima della montagna, e siccome era molto stanca dopo aver camminato così a lungo, chiuse gli occhi e si addormentò…

… ma il sole si era accorto della bambina già da molto tempo. E quando calò la sera, prima di scomparire, si chinò sul monte ed accese la piccola lanterna.

Bambina con la lanterna: (si sveglia) La mia lanterna! Splende di nuovo!

Narratore: E con la sua lanterna finalmente accesa, discese il monte. Incontrò di nuovo il bambino, che piangeva…

Bambina con la lanterna: Perchè piangi?

Bambino: Ho perso la mia palla, non riesco più a trovarla!

Bambina con la lanterna: Ti farò luce io…

Bambino: Eccola qua!

Narratore: La bambina corse giù verso la valle, fino alla casa del calzolaio. L’uomo sedeva triste nella sua stanzina…

Calzolaio: Ieri si è spento il fuoco nel camino , non posso lavorare, me tapino! Dita ghiacciate, freddo, ed allo scuro, le scarpe non finisco di sicuro!

Bambina con la lanterna: Riaccenderò io il tuo fuoco!

Narratore: il calzolaio si riscaldò le mani e potè di nuovo martellare e cucire le sue scarpe, mentre la bambina proseguì il suo cammino, e si inoltrò nuovamente nel bosco. Giunse alla capanna della vecchietta, ma nella sua stanzina era buio pesto.

Vacchietta: il mio lume si è spento,  consumato; restano fermi la ruota ed il filato. Da quando il lume ha smesso di brillare, io non ho potuto più filare.

Bambina con la lanterna: Ti accenderò io un nuovo lume!

Narratore: La vecchietta sedette di nuovo al filatoio e si mise felice a far girare la ruota, mentre la bambina si rimise in cammino. Giunse ad un verde prato nel cuore del bosco, e tutti gli animali si svegliarono al chiarore della sua lanterna. La volpe fiutò l’aria col suo musetto e strizzò gli occhi davanti al lume. L’orso bruno si mise a brontolare e si ritirò in un punto ancora più profondo della sua caverna tornando al suo letargo invernale. Il riccio strisciò curioso tra l’erba, e da dietro un cespuglio ammirò lo spettacolo

Riccio: Credevo in vita mia di averne viste tante, ma da dove viene questa lucciola gigante?

Narratore: E la bambina, felice, tornò a casa.


La struttura circolare della trama rende il copione particolarmente adatto ai bambini più piccoli. Oltre che usarla per una recita, la possiamo leggere ai bambini in forma di racconto.


 Racconto

La bambina con la lanterna

 

C’era una volta una bambina che possedeva una piccola chiara lanterna, e la portava sempre con sè lungo la via. Camminava la bambina, ed era sempre contenta… Ma un giorno, mentre si trovava in un bel prato nel cuore del bosco, un vento forte e freddo, e dispettoso, soffiò tanto da spegnerla. La bambina si fece subito triste, ma non perse il suo coraggio.

Si guardò attorno nella speranza di trovare qualcuno che potesse aiutarla, quando sentì un fruscio di foglie sotto ad un castagno. Era un riccio, e subito gli chiese: “Puoi aiutarmi a riaccendere la mia lanterna che il vento ha spento?”. Ma il riccio non poteva fare nulla per lei, ed inoltre doveva correre al più presto nella tana, dai suoi cuccioli.

Il loro chiacchierare svegliò l’orso bruno, che si stava godendo il suo letargo invernale in una profonda caverna lì vicino. Uscì subito fuori brontolando, e anche a lui la bambina provò a chiedere aiuto, ma naturalmente l’orso non poteva fare nulla per lei, ed inoltre aveva sonno e non era per niente contento di essere stato svegliato.

E l’orso non era l’unico a non gradire la presenza della bambina nel prato; poco dopo anche una volpe uscì dal suo nascondiglio, e annusando l’aria si avvicinò alla bambina. Lei chiese aiuto anche alla volpe, ma quella non solo non poteva aiutarla, ma le chiese di andarsene via perchè stava disturbando la sua caccia.

E così la bambina, ancora senza perdere speranza nè coraggio, riprese a camminare inoltrandosi nel bosco. Camminò e camminò, finchè non si sentì davvero molto stanca. Vide una grossa pietra che sembrava proprio una seggiolina, sedette, e una piccola lacrima le scivolò sul viso. Allora le stelle videro quella lacrima e con una voce dolcissima, sussurrando, la consolarono e le dissero: “Cara bambina, vai dal sole… lui ti può aiutare…”

Così il suo viaggio riprese. Nel bosco vide una casetta. Spiò dalla finestrella e vide una vecchietta seduta accanto alla ruota, che filava la lana. La vecchietta fece entrare la bimba, e lei chiese: “Cara vecchina, conosci la strada che conduce al sole? Vorresti venire con me?”. Ma la vecchina non conosceva la strada, e inoltre aveva molto da fare e non poteva proprio accompagnarla. Però le offrì la sua ospitalità, e la bambina potè riposare un po’ nella casetta e ammirare la vecchietta che stava filando un filo di lana lunghissimo e sottile.

Riprese poi il suo viaggio, e giunse ad una valle.  C’era una casetta, e dentro sedeva un vecchio calzolaio che batteva con grande impegno il martello sul cuoio. La bambina chiese anche all’uomo indicazioni per arrivare al sole, ma anche lui rispose che non ne sapeva nulla, e che inoltre non poteva andare con lei perchè aveva molto lavoro da fare. Anche lui offrì alla bambina la sua ospitalità.

Dopo che si fu riposata, la bambina prese la sua lanterna e proseguì… Vide le montagne, e correndo felice come un cerbiatto si diresse verso la più alta, certa che fosse proprio quella la strada per il sole.

Salendo incontrò un bambino che giocava con la sua palla. “Vieni con me! Andiamo alla casa del sole!” disse felice la bambina, ma il bambino preferiva giocare con la sua palla, e corse via.

La bambina con la lanterna proseguì così tutta sola, e salì, salì… sempre più in alto. Arrivata alla vetta, però, si accorse che il sole non c’era. Per nulla scoraggiata, sedette sulla cima della montagna ad aspettarlo, e siccome era davvero molto stanca, presto gli occhi le si chiusero e si addormentò.

La bambina non poteva saperlo, ma il sole era da un po’ che si era accorto di lei e dall’alto la accompagnava nel suo viaggio. Così, quando calò la sera, prima di scomparire, si chinò sul monte ed accese la piccola lanterna.

Potete immaginare la gioia della bambina quando, svegliandosi, vide che la sua lanterna illuminata!

Scendendo incontrò di nuovo il bambino, che piangeva disperato perchè aveva perso la sua palla e non riusciva a ritovarla. “Ti farò luce io!” disse la bambina con la lanterna, e così la palla fu ritrovata.

Giunta a valle vide di nuovo la casa del calzolaio. L’uomo sedeva triste nella sua stanzina, senza fare nulla… Il giorno prima il fuoco del suo camino si era spento, e lui non poteva più lavorare perchè era troppo buio e faceva così freddo che le sue mani erano ghiacciate e non riusciva a muoverle. “Riaccenderò io il tuo fuoco!” disse la bambina con la lanterna. Presto il camino tornò a scaldare e illuminare la casa e il calzolaio potè di nuovo martellare e cucire le sue scarpe, mentre la bambina proseguì il suo cammino.

Si inoltrò nuovamente nel bosco e giunse alla capanna della vecchietta, ma nella sua stanzina era buio pesto. Il suo lume si era consumato e lei aveva dovuto smettere di filare. “Ti accenderò io un nuovo lume!” disse la bambina. Così la vecchietta potè sedere di nuovo al filatoio e si mise felice far girare la ruota.

Intanto la bambina si ritrovò di nuovo nel verde prato nel cuore del bosco, e tutti gli animali si svegliarono al chiarore della sua lanterna. La volpe fiutò l’aria col suo musetto e strizzò gli occhi davanti al lume. L’orso bruno si mise a brontolare e si ritirò in un punto ancora più profondo della sua caverna tornando al suo letargo invernale. Il riccio strisciò curioso tra l’erba, e da dietro un cespuglio ammirò incredulo lo spettacolo pensando: “Ma da dove viene questa lucciola gigante?”

E la bambina con la lanterna, felice, tornò a casa.

Presepe di materiale riciclato – la prima settimana

Presepe di materiale riciclato – il presepe in lana cardata che si costruisce giorno per giorno aspettando il Natale ha il solo difetto di scoraggiare i “principianti” per il costo della materia prima. Quest’anno propongo una versione, secondo me non meno bella, realizzabile interamente riciclando materiali che sicuramente abbiamo in casa e che probabilmente butteremmo.

Potremmo approfittare dell’occasione, inoltre, per trovare un luogo della casa che è possibile occupare in modo permanente; e al termine delle feste il nostro presepe potrà trasformarsi in quel “Tavolo delle stagioni” che ha grande importanza sia nella pedagogia Waldorf, sia nella pedagogia Montessori.

Per preparare il nostro angolo serve un tavolino (o un mobiletto brutto da nascondere, ad esempio) da appoggiare alla parete. A volte per il fondale si usano tavole di legno sagomate e molto costose, che però non si rivelano comode quanto il polistirolo… nel legno infatti è praticamente impossibile fissare i tessuti con gli spilli.

Il polistirolo si fissa molto bene con la colla a caldo, e non rovina il muro:

Un lenzuolo strappato è l’ideale per creare il fondo e rivestire il tavolo; non è necessario investire in costosi teli di seta:

Una volta fissato con gli spilli, inumidiamo il tessuto con uno spruzzino o una spugnetta, e dipingiamolo. Non servono colori da tessuto: tempera, acrilici, ecc… vanno benissimo, e utilizzando prodotti diversi spesso il risultato è molto bello.

 

Ritagliando due sagome dai cartoni per pizza (o da una scatola) possiamo facilmente costruire delle montagne: basterà appoggiare alle sagome uno straccio dipinto con lo stesso colore del fondo.

 E’ meglio drappeggiare gli stracci sulle sagome quando sono ancora bagnati: in questo modo il colore tenderà a colare nelle pieghe e formerà delle belle sfumature e ombre:

Dopo le montagne, possiamo aggiungere sassi comuni:

e appena il tessuto è asciutto, possiamo rifinire meglio i bordi fissandoli al polistirolo con altri spilli nascosti:

e rivestire con un nastro, dei fili di lana o altro (non è necessario che sia lana cardata, io l’ho usata perchè ne ho molta in casa)…

 La mangiatoia può essere una bella scatolina origami; io ho usato questa: 

e invece degli angioletti, ho scelto di utilizzare quattro lanterne a stella (sempre nei colori blu, rosso, giallo, viola), più una quinta per il giorno di Natale:

trovi il tutorial per realizzare le lanternine qui

Nella mangiatoia ho messo un pezzetto di nastro da pacco regalo dorato:

Se cerchi idee per attività in stile steineriano per il periodo dell’avvento, puoi trovarle raccolte qui:

E qui trovi le istruzioni per realizzare il tradizionale presepe in lana cardata:

 

lanterna di carta a stella

lanterna di carta a stella – questa lanternina è un classico delle scuole Waldorf, insieme alla lanterna di stelle. 

Crea una bella atmosfera, decora la tavola, può essere un bellissimo regalino fatto a mano, può essere utilizzata come lanterna di San Martino, sta molto bene nel presepe…

Non è facilissima da realizzare, però nemmeno così difficile come sembra… Trovi il tutorial fotografico, ed anche un tutorial video per facilitare le piegature.

lanterna di carta a stella – materiale occorrente
fogli di carta tondi
una candelina

lanterna di carta a stella – come si fa

Spiegare come si fa è decisamente più difficile che non farla… se vi sfuggono dei passaggi, provate anche col video che trovate in fondo all’articolo.

Per prima cosa bisogna ricavare i fogli tondi: io ho usato un piattino da dolce come modello:

Appoggiate il foglio sul tavolo dalla parte del dritto (il dritto del mio foglio è oro, il rovescio rosso):

Piegate a metà,

aprite:

piegate la metà opposta, aprite:

Piegate nuovamente (due volte)  per dividere a metà gli spicchi ottenuti:

così:

girate il foglio sul rovescio:

 con righello e matita congiungete le pieghe sul bordo esterno del foglio  (io avevo una valida aiutante appassionata di righelli…):

ed avrete un ottagono:

ritagliate:

Ora facendo questa piega per ogni lato dell’ottagono, dividete a metà gli spicchi:

Fatta l’ultima piega, aprite il foglio e fate queste quattro pieghe, facendo combaciare i bordi obliqui alle diagonali:

Aprite:

 ripetete l’operazione sugli altri quattro lati dell’ottagono:

e aprite di nuovo.

Le prime volte può essere utile segnare così, lungo il margine, tutti i triangolini (quelli che hanno l’apice verso il bordo):

 Questa è la piega che va ripetuta per tutti gli otto triangolini:

fatta la piega, ogni volta, si gira il lavoro:

e si piega così:

e poi così (è molto semplice in realtà, perchè la carta segue tutte le pieghe preparatorie fatte all’inizio):

 

Quando avrete piegato tutti gli otto triangoli, avrete ottenuto questo risultato:

inserite uno o due dita

e allargate la stella:

lanterna di carta a stella – il tutorial in video

 

lanterna di carta a stella – idea regalo

Come idea regalo, le lanternine possono essere confezionate utilizzando scatoline origami di carta di recupero (le mie le abbiamo fatte con l’elenco del telefono; trovi il tutorial qui

Decorazioni natalizie – lanterna di carta a stella – un’idea per allestire il presepe

Se nell’allestire il presepe usate completarlo nella prima settimana di Avvento con elementi minerali e col colore blu, nella seconda settimana con elementi vegetali e col colore rosso, nella terza con gli animali e il colore giallo, e nella quarta con personaggi e il colore viola (come raccontato qui

… potete preparare quattro fogli per acquarello nei quattro colori, e preparare le vostre quattro lanterne dell’avvento; potete aggiungere una quinta, da accendere il giorno di Natale…

Addobbi natalizi fai da te – stella di carta a cinque punte

Addobbi natalizi fai da te – stella di carta a cinque punte – un metodo davvero semplice per ottenere stelle a cinque punte, anche tridimensionali. Le piegature sono molto semplici e non serve prendere misure o seguire modelli.

Addobbi natalizi fai da te – stella di carta a cinque punte – Materiale occorrente
fogli rettangolari di carta di qualsiasi dimensione (ad esempio vanno benissimo i fogli A4)
righello e matita
forbici

Addobbi natalizi fai da te – stella di carta a cinque punte – come si fa

posate il vostro foglio sul tavolo, così:

Piegatelo a metà (la piegatura è quella in basso, il lato aperto in alto):

piegate nuovamente a metà, sempre la piega in basso e il lato aperto in alto:

Aprite l’ultima piega fatta:

 Ora portate l’angolo in basso a sinistra sulla linea della metà (quella ottenuta con la piega) in corrispondenza del lato di destra, così:

Il triangolino che si trova in basso a destra va ripiegato verso l’alto, così:

Ora bisogna soltanto piegare a metà il triangolo che si è formato (portando il lato destro sul lato sinistro):

 Se qualcosa nella spiegazione vi sfugge, forse è più chiaro seguire i passaggi dal video che trovate in fondo al tutorial…

Con righello e matita tracciate una linea, come mostrato nelle immagini. Non serve prendere misure, fatta la prima stella i bambini capiscono da soli che questo triangolo che disegniamo è esattamente metà di un raggio della stella finita; quindi se vogliamo stelle più sottili, basterà disegnare un triangolo più stretto, se vogliamo stelle più piene basterà disegnare un triangolo più largo. Naturalmente possiamo anche volere stelle più piccole o più grandi…

Tagliamo in corrispondenza della linea tracciata:

e apriamo il triangolo:

 Possiamo decidere di fermarci qui, oppure di dare spessore alla nostra stella. Per farlo pratichiamo dei taglietti con le forbici, a occhio; basta anche un centimetro per dare volume alla stella, ma il bello è sperimentare:

giriamo la stella sul rovescio:

e pieghiamo, sempre sul rovescio, dalla punta al taglio, così:

Giriamo sul dritto, e la nostra stella è pronta…

 

Il tutorial in video:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Addobbi natalizi fai da te – semplici stelline per le lucette dell’albero di Natale

Addobbi natalizi fai da te – stelline per le lucette dell’albero: queste semplicissime stelline possono essere realizzate anche coi bambini della scuola d’infanzia. Le piegature sono davvero facili , così anche il taglio con le forbici.

addobbi natalizi fai da te – stelline per le lucette dell’albero – materiale occorrente
– quadrati di carta colorata di qualsiasi dimensione, ma se si vogliono creare stelline per le lucette dell’albero di Natale consiglio quadratini piccoli (massimo 5 x 5 cm)
– forbici.

addobbi natalizi fai da te – stelline per le lucette dell’albero – come si fa

Tenendo il foglietto sul rovescio (per me la facciata azzurra) piegare lungo la prima diagonale, poi aprire

piegare lungo la seconda diagonale:

poi aprire:

piegare il foglio a metà, formando un rettangolo:

aprire di nuovo:

e ripetere dall’altro lato:

aprire:

 

Girare il foglietto sul dritto:

e fare con le forbici quattro piccoli taglietti in corrispondenza delle pieghe dritte, lasciando un tratto non tagliato :

Formare le punte della stella piegando la carta lungo le diagonali:

Coi bambini più piccoli il lavoretto può concludersi così; coi più grandi possiamo aggiungere un ulteriore passaggio:

 

Voltiamo la stella sul rovescio:

e in corrispondenza dei taglietti facciamo delle piegature che dalla punta della stella si aprono verso il taglietto, formando dei triangolini:

 

avremo così delle stelline più definite. In entrambe le versioni avrete dei bellissimi addobbi natalizi che daranno grande soddisfazione ai vostri bambini.

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Corone dell’Avvento fai da te – 30 e più idee

Corone dell’Avvento fai da te – qui ho raccolto 30 e più idee per realizzarle con o per i bambini. Le corone dell’avvento, oltre ad essere una bellissima decorazione per la casa e la scuola, scandiscono il trascorrere delle settimane aiutando a coltivare nei bambini la capacità di aspettare e dando una bellissima immagine di una luce che via via diventa sempre più grande e intensa. Tradizionalmente contengono 4 candele (una per ogni settimana) oppure 28 (i giorni che precedono il Natale)

1

1. questa è la proposta montessoriana suggerita da http://livingmontessorinow.com/

2

2. una delle 15 proposte suggerite da http://www.livingathome.de/

3

3. di ispirazione Waldorf questa corona in legno di http://www.flickr.com/

4

4. corona in legno; in vendita da http://www.etsy.com/

5

5. candele numerate inserite in una rete metallica; di http://sjarmerendejul.blogspot.it/

6

6. semplice corona con rametti di pino, candele bianche e biscotti di pan pepato a forma di stella, di http://sjarmerendejul.blogspot.it/

7

7. rametti di pino, cannella, quattro candele rosse e nastri tenuti da una bacchetta di legno con stella, di http://www.adventszauber.com/

8

8. spirale in legno di http://thewoodenwagon.com/woodentoy/birthday-ring/BRSH320.html

9

9. spirale di pasta di sale, tutorial di http://recycledawblog.blogspot.it/2012/11/

10

 10. la mia spirale dell’Avvento; tutorial qui https://www.lapappadolce.net/corona-dellavvento-a-spirale-tutorial/

 

11

11. spirale in legno; via http://pinterest.com/

12

 12. spirale dell’avvento utilizzata per allestire il presepe; di http://das-wolkenschaf.blogspot.it/

13

 13. spirale in pasta di sale; tutorial di http://catholicfamilyvignettes.com/2010/12/01/salt-dough-advent-spiral/

14

 14. corona in legno chiaro di http://www.etsy.com/listing/ (venduta)

15

15. corona realizzata con del pane dolce a treccia; ricetta e tutorial di http://www.onefunmom.com/2011/11/

16

 16. semplice corona da appendere di http://lillablanka.blogspot.it/2011/12/

17

 17. corona da appendere con regalini, di http://www.car-moebel.de/docs/

18

18. corona realizzata con piante grasse e altri elementi, di http://littlescandinavian.com/

19

 19. corona di muschio, molto bella, via http://abbey-roads.blogspot.it/2008/12/bunny-rabbits-advent-wreath.html

20

 20. idea di http://raumdinge.blogspot.de/2011/11/advent-advent.html

 

21

21. originale realizzazione di http://theswenglishhome.blogspot.it/search/label/Christmas

22

 22. corona di http://ivaalex.blogspot.it/2011/11/blog-post_28.html

23

 23. corona rivestita di foglie secche; tutorial di http://www.tuinadvies.be/bloemstuk_bladeren_krans.htm

24

24. corona in legno di http://www.flickr.com/photos/22051346@N00/5218453019/in/photostream/

25

 35. spirale in legno di http://naturalkidsteam.com/wordpress/2008/12/advent-spiral/

26

 26. altra spirale in legno; di http://www.flickr.com/photos/

27

27. corona di http://www.waldorfmama.typepad.com con i simboli tipici delle quattro settimane di avvento: minerali, vegetali, animali, uomo.

28

28. spirale di rami di pino, stelline e candeline allestita su un tavolino rotondo; di http://seasonsnaturaltoys.blogspot.it/

29

 29. altro esempio, di http://www.waldorfwithoutwalls.com/articles/advent

30

 30. spirale di candeline preparate nei cappucci di ghianda; di http://de.dawanda.com/

 

31

 31. ghirlanda realizzata con due rami naturali, via http://pinterest.com/pin/55380270387466893/

32

32. corona d’artista, via http://lattelisa.blogspot.it/2010/11/advent-wreath.html

33

33. corona di vasetti di zinco numerati, di http://theblissfullycontentlife.blogspot.it/


La collezione continua qui:

Corona dell’Avvento a spirale – tutorial

Questa corona dell’Avvento a spirale può essere realizzata insieme ai bambini durante la prima settimana dell’avvento, e sarà un lavoro particolarmente sentito soprattutto se domenica hanno potuto fare l’esperienza della camminata nella spirale di rami di pino.

La corona è divisa in blocchetti di due e tre candeline per essere più facile da conservare negli anni, e per essere composta in vari modi; può essere anche utilizzata, ad esempio, come base per l’allestimento del presepe sul tavolo delle stagioni.

Per realizzarla ho usato una pasta da modellare fatta in casa; trovi la mia ricetta qui

 ed altre quindici ricette tra le quali poter scegliere (paste di sale, di bicarbonato, di cartapesta, ecc…) qui

La corona dell’Avvento accompagnerà il bambino nell’attesa del Natale creando l’immagine di una luce che, giorno dopo giorno, si fa sempre più intensa…

La corona dell’Avvento, a quattro candele o a spirale, è un simbolo natalizio tradizionale ed è molto presente nel web: qui una raccolta di esempi dai quali ho tratto ispirazione:

Corona dell’Avvento – materiale occorrente
– pasta da modellare che indurisce all’aria (fatta in casa o acquistata)
– una sagoma circolare per aiutare il modellaggio della spirale
– un piccolo pezzo di fil di ferro per tagliare i segmenti
– acqua per lisciare e rifinire
– carta vetrata
– colori a scelta
– candeline (io ho scelto le candeline scaldavivande, che sono le più economiche e facili da sostituire)

Corona dell’Avvento – come si fa

modellate la spirale sul vostro disco (io avevo un vassoio girevole Ikea)

Inserite le 28 candeline cercando di mantenere la stessa distanza:

Bagnandovi le mani lisciate bene la spirale

anche aiutandovi con un pennellino:

 Con un pezzetto di fil di ferro, di volta in volta sagomato in modo diverso, dividete la spirale in segmenti:

e metteteli ad asciugare all’aria

togliendo le candeline. Prima che i pezzi asciughino totalmente, è possibile eliminare le sbavature fatte coi tagli con della carta vetrata; smussando un po’ anche gli angoli otterrete le tipiche forme “Waldorf”

Dipingete i pezzi:

E una volta asciutta, la vostra corona dell’avvento è pronta:

Exit mobile version

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!

Abbonati!