Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per CEREALI E PANE ho preparato questo elenco:

  1. mais,
  2. frumento,
  3. quinoa,
  4. riso,
  5. fonio,
  6. miglio,
  7. orzo,
  8. sorgo,
  9. avena,
  10. segale,
  11. grano saraceno,
  12. triticale,
  13. pane in cassetta,
  14. chapati,
  15. cracker,
  16. crostini di pane,
  17. pasta di pane,
  18. pane arabo,
  19. pretzel,
  20. grissini,
  21. pane azzimo.

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – CEREALI E PANE – 3-6 anni

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI E LIBRETTO – CEREALI E PANE – 6-9 anni

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome – idee per le presentazioni e gli esercizi, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio delle forme dell’articolo, della flessione dei nomi e della concordanza tra articolo e nome.

Gli esercizi principali della grammatica sono:
– le concordanze e gli esercizi di flessione, fatte con l’aiuto di cartellini appositamente preparati (come già si è visto per le concordanze fra articolo e nome)
– i comandi
– le analisi
– gli spostamenti.

Per il lavoro di analisi, si usano le scatole grammaticali.

Gli esercizi con le scatole grammaticali sono attività di concentrazione e di isolamento. Mentre i comandi portano all’intuizione, l’analisi porta a maturazione. Come già spiegato nell’introduzione alle scatole grammaticali, l’esercizio consiste nel leggere una frase e nel ricostruirla parola per parola, utilizzando le parole divise in base alla parte del discorso cui appartengono. Il lavoro è semplicissimo: si chiede al bambino di copiare coi cartellini colorati le frasi stampate sui biglietti. Non deve nemmeno ricordare la frase. Tutta la sua attenzione è diretta alla classificazione delle parole e alle relazioni che intercorrono tra di esse.

Gli spostamenti, poi, rendono gli esercizi con le scatole grammaticali ancora più interessanti. L’insegnante, passando al tavolo di un bambino, sposta in un dato modo i cartellini che il bambino ha composto, e in questo mondo stimola l’intuizione di particolare rigole grammaticali. Gli spostamenti di cartellini dimostrano che il senso del discorso non è dato dalle parole, ma dall’ordine delle parole.

Il compito dell’insegnante è impegnativo e complesso. Maria Montessori ha sempre sottolineato l’importanza di avere a disposizione un materiale pronto e appositamente studiato: l’insegnante deve essere alleviata il più possibile dal lavoro di preparazione dei materiali e dal lavoro di ricerca, per potersi dedicare totalmente al suo compito di osservazione e intervento. “Quando chiediamo a una maestra di corrispondere ai bisogni della vita interiore dell’uomo, le chiediamo una cosa assai grande: essa non potrà mai compierla, se prima non abbiamo pensato a servirla, a porgerle tutto il necessario“.

La SCATOLA GRAMMATICALE I ha due compartimenti piccoli (articolo e nome) e uno più grande per la frase. Tutte le parole  che si usano per lo studio della grammatica sono scritte su cartellini rettangolari. I cartellini si conservano in apposite scatole, raggruppati con degli elastici. Il materiale deve essere esattamente preparato, ed in quantità stabilita.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

Il primo esercizio con la SCATOLA GRAMMATICALE I indicato da Maria Montessori prevede questo gruppo di 32 parole (oggi l’uso di gli apostrofato è considerato scorretto, ad eccezione di gl’incendi, anche se è comunque preferibile la forma gli incendi):

il fazzoletto, il libro, il vestito, il tavolino, lo specchio, lo zucchero, lo zio, lo stivale, la stoffa, la perla, la piramide, la finestra, i colori, i fiori, i disegni, i compagni, gli zoccoli, gli uomini, gli articoli, gli stracci, le sedie, le scarpe, le addizioni, le piante, l’occhio, l’amico, l’acqua, l’albero, gl’invitati, gl’incastri, gl’italiani, gl’nsetti.

I cartellini non sono disposti nella scatola in quest’ordine, ma sono mescolati: gli articoli tra loro e i nomi tra loro.

Nel primo esercizio diamo ai bambini le scatole dei cartellini mescolati (ma perfettamente preparati per poter formare tutte le combinazioni corrette). Il lavoro del bambino consiste nell’abbinarli tra loro, mettendo davanti ad ogni nome l’articolo esatto.

Quando l’esercizio è terminato, i bambini ripongono i cartellini dei nomi nella casella del nome, e i cartellini degli articoli nella casella dell’articolo. Oltre alle parole ‘articolo’ e ‘nome’, fa da guida il colore delle caselle e dei cartellini: nero per il nome e marrone chiaro per l’articolo.

Grazie a questo esercizio il bambino comincerà a parlare di casella dell’articolo, casella dei nomi, cartellini dell’articolo, cartellini dei nomi, e così via: insomma saprà distinguere queste due parti del discorso.

Maria Montessori fa osservare come questo esercizio sia simile a quello che si fa con gli ALFABETI MOBILI. Il bambino, infatti, combina tra loro articoli e nomi guidato dall’orecchio, come era guidato dall’orecchio quando componeva le parole con gli alfabeti mobili.
Con gli alfabeti mobili sostituisce i suoni del linguaggio comune con oggetti reali (le lettere dell’alfabeto). Con le scatole grammaticali sostituisce le parole del linguaggio comune con oggetti reali (i cartellini).
Grazie a questo esercizio ha la possibilità di vedere in quali relazioni si trovino le parole tra loro, e porta a coscienza quei rapporti tra le parole che ha sempre usato, ma ai quali non aveva mai pensato.

Possiamo dire che articoli e nomi escono dal caos di parole che il bambino ha immagazzinato nella sua mente, ed entrano a far parte di gruppi precisi, distinti da tutte le altre parole.

Per Maria Montessori si tratta di un esercizio necessario, e il piacere che i bambini ne traggono è la prova del fatto che questo esercizio corrisponde a un bisogno interiore soddisfatto.

Procedendo in questo lavoro con tutte le parti del discorso, il bambino farà ordine tra le parole nella sua mente, arricchendo il suo patrimonio di vocaboli. In altre parole continuerà,  grazie alla grammatica, a costruire quell’ordine interiore che ha già iniziato a sviluppare rispetto agli oggetti del mondo esterno con gli esercizi sensoriali, nella Casa dei Bambini.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE I
(con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)

scatola grammaticale I
4 scatoline di riempimento color marrone chiaro contrassegnate IA, IB, IC e ID
una scatolina aperta marrone chiaro per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
Contenuto delle scatole di riempimento

scatola IA: scheda della definizione e cartellini (i due gruppi di cartellini stanno nella scatola IA separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IA-1: articoli determinativi e nomi singolari e plurali (56 cartellini+ 28 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IA-2: articoli determinativi e nomi singolari e plurali (40 cartellini+ 20 cartellini frase + titoli)

scatola IB: scheda della definizione e cartellini (i due gruppi di cartellini stanno nella scatola IB separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IB-1: articoli determinativi e indeterminativi e nomi singolari(40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IB-2: articoli indeterminativi e nomi singolari (40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)

scatola IC: scheda della definizione e cartellini scheda della definizione e cartellini  ( i quattro gruppi di cartellini stanno nella scatola IC separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IC-1: articoli determinativi e nomi in -a -o singolare e plurale  (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IC-2: articoli determinativi e indeterminativi e nomi  in -e singolare e plurale in (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IC-3: articoli determinativi e nomi invariabili singolare e plurale (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IC-4: articoli determinativi e indeterminativi e nomi composti singolare e plurale (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)

scatola ID: scheda della definizione e cartellini ( i quattro gruppi di cartellini stanno nella scatola ID separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini ID-1: articoli determinativi e indeterminativi e nomi (vocale iniziale) singolare e plurale, maschile e femminile (40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)
  • cartellini ID-2: articoli determinativi e indeterminativi e nomi (consonante iniziale) singolare e plurale, maschile e femminile (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini ID-3: articoli determinativi e indeterminativi e nomi in -a, -o, -tore, -sore singolare e plurale, maschile e femminile (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini ID-4: articoli determinativi e indeterminativi e nomi di genere comune singolare, maschile e femminile (40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)

scatolina aperta marrone chiaro:

  • libretto degli elenchi per l’articolo (facoltativo)
  • libretto delle regole per l’articolo.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
Questo è il materiale pronto:

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome PDF QUI:

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
PDF QUI:

Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi.
L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali.
Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
USO DEL MATERIALE

Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissime alternative in cartone o anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). 
Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.

Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.

Con le scatole grammaticali si possono svolgere vari esercizi.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

PRESENTAZIONE DELLA SCATOLA GRAMMATICALE I
(determinativi)
versione 1

Innanzitutto, col la scatola grammaticale I il bambino impara indirettamente le regole grammaticali relative all’uso dell’articolo determinativo e indeterminativo. Aggiungendo la corretta nomenclatura (titoli) il bambino associa ai diversi tipi di articolo il nome di indeterminativo e determinativo.
Come ripetuto molte volte, il periodo sensibile per le parole va dai cinque anni e mezzo agli otto anni circa di età. Per questo si consiglia di cominciare ad usare le scatole grammaticali prima possibile. Il lavoro con le scatole grammaticali implica la lettura di parole e frasi, e di conseguenza stimola le capacità di lettura dei bambini. Possiamo far lavorare i bambini in coppie o in piccoli gruppi, di modo che i bambini più abili nella lettura possano aiutare i più piccoli. Possiamo lavorare parallelamente con le scatole grammaticali, i simboli grammaticali (ponendo i simboli al di sopra dei cartellini delle frasi scritte), le lezioni relative allo studio delle parole e alla punteggiatura, e all’analisi logica.

Materiali:
– SCATOLA GRAMMATICALE I
– simboli grammaticali del nome e dell’articolo
– scatola di riempimento IA (un set alla volta a scelta)
– libretto degli (per autocontrollo)
– libretto delle regole sull’uso dell’articolo (facoltativo)

Introduzione Orale:
Prima di utilizzare praticamente la scatola, aiutiamo i bambini a riflettere sul modo che usiamo per esprimerci. Ad esempio, diciamo ai bambini: “Ora dirò qualcosa, e voi mi direte se secondo voi suona bene”.
Poi chiediamo a un bambino: “Se ti dico: ‘Portami matita!’, ti sembra che suoni bene?”. Il bambino risponderà di no. “E come deve suonare?”. Il bambino risponderà che bisogna aggiungere ‘la’, cioè bisogna dire ‘Portami la matita’.
Fare due o tre esempi di questo genere con ogni bambino, in una sorta di gioco di gruppo che serve a stimolare l’orecchio per il linguaggio rispetto a ciò che è giusto o sbagliato nella nostra lingua.

Presentazione:
“In questa scatolina abbiamo alcuni cartellini che ci serviranno per riempire la nostra scatola grammaticale:

questi cartellini più grandi vanno qui, nella parte posteriore:

e di questi due gruppi di cartellini più piccoli, uno va qui (mescolare i cartellini degli articoli e metterli nel comparto marrone chiaro); e l’altro qui (mescolare i cartellini dei nomi e metterli nel comparto nero):

Chiediamo al bambino di prendere dalla scatola un cartellino grande, leggerlo a voce alta, e posizionarlo sul tappeto, a destra. Chiediamogli quindi di cercare i cartellini piccoli corrispondenti alle parole che ha letto, ponendoli sul tavolo. a sinistra della frase.
Chiediamo al bambino di posizionare i simboli grammaticali sopra ogni parola.

Quando il bambino ha compreso l’esercizio, può continuare da solo.

Riordino:
quando il bambino ha terminato l’esercizio, è importante mostrargli come riordinare il materiale. Per prima cosa si raccolgono i cartellini grandi , si legano con l’elastico e si ripongono nel compartimento posteriore, poi si raccolgono tutti i nomi, si legano con l’elastico e si mettono nella casella del nome, quindi si raccolgono tutti gli articoli, si legano con l’elastico e si mettono nella casella dell’articolo.

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PRESENTAZIONE DELLA SCATOLA GRAMMATICALE I
(determinativi)
versione 2

Materiale:
– SCATOLA GRAMMATICALE I
– scatola di riempimento IA (un set alla volta)
– simboli grammaticali del nome e dell’articolo
– libretto degli (per autocontrollo)
– libretto delle regole sull’uso dell’articolo (facoltativo).

Introduzione orale
Iniziare una conversazione chiedendo ai bambini cos’hanno visto nel tragitto da casa a scuola, o cosa c’è nel giardino della scuola, o nello scaffale del linguaggio. Sottolineare gli articoli, quando vengono pronunciati, quindi dire “Sembra proprio che queste piccole parole vadano sempre insieme ai nomi”.

Presentazione
Mostriamo ai bambini dove trovare in classe la scatola grammaticale e la scatola di riempimento e portiamole sul tappeto o sul tavolino.


Apriamo la scatola di riempimento e diciamo che metteremo il suo contenuto nella scatola grammaticale.

Chiediamo ai bambini di mescolare i cartellini lunghi e di metterli nell’apposito comparto. Fare lo stesso con i cartellini dei nomi e con quelli degli articoli.
Prendiamo un cartellino lungo, leggiamolo e poniamolo su tappeto.
Cerchiamo il cartellino dell’articolo e del nome che corrispondono a quelli del cartellino lungo e poniamoli sul tappeto.
Mettiamoli sotto il cartellino lungo.
Infine aggiungiamo i simboli grammaticali corretti su ogni parola ( o sulle colonne che si sono formate).
Il bambino può proseguire da solo con l’esercizio.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI DETERMINATIVI
(determinativi)
versione 3 – lezione di gruppo

Materiale:
– scatola grammaticale I
– scatola di riempimento IA (uno o due set, a seconda del numero di bambini)

Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo. Ricapitoliamo quello che sappiamo sugli articoli: “Noi conosciamo gli articoli ‘uno uno una’ e gli articoli ‘il lo la i gli le’. Quando usiamo ‘un uno’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al maschile fra tanti altri uguali fra loro. E quando usiamo ‘una’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al femminile tra tanti uguali fra loro. E cosa succede quando ‘una’ incontra un nome che comincia per vocale? Perde la a finale e diventa ‘un’, però con l’apostrofo. ‘Un’ senza apostrofo ci dice che il nome è maschile, ‘un’ con l’apostrofo ci dice che il nome è femminile. E quando usiamo ‘il lo la’? Quando vogliamo parlare di un oggetto noto, di un oggetto in particolare, che chi parla e chi ascolta conosce. E quando usiamo i gli le? Quando vogliamo parlare di oggetti al plurale.”
“Oggi faremo una cosa nuova con gli articoli ed i nomi”.
Mettiamo sul tavolo la scatola grammaticale I. Dopo aver mescolato i cartellini dei nomi tra loro ed i cartellini degli articoli tra loro, chiediamo ad un bambino di mettere i cartellini, divisi, ognuno nell’apposito comparto della scatola.
Mettiamo sul tavolo i cartellini dei titoli ‘ARTICOLO’, ‘DETERMINATIVO’ e ‘NOME’.

Ora distribuiamo i cartellini dei nomi tra tutti i bambini ed invitiamoli a leggerli, ognuno i propri.
Invitiamoli poi a porre i propri cartellini in colonna, sotto il titolo appropriato.
Distribuiamo tra i bambini tutti i cartellini degli articoli, di modo che possano procedere con gli abbinamenti corretti con i nomi.

Terminato lo schema, i bambini leggono le carte.
Ricordiamo la regola: “Gli articoli determinativi sono il lo la i gli le. Servono per il plurale e quando ci riferiamo ad oggetti noti a chi parla e a chi ascolta”.
Al termine i bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni.
Nei giorni seguenti possono lavorare con la scatola grammaticale individualmente.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(determinativi e indeterminativi)
versione 1

Materiale:
– scatola di riempimento IB, cartellini IB-1 (non serve utilizzare la scatola grammaticale)
– simboli grammaticali

Presentazione:
mettiamo sul tappeto la pila dei cartellini dei nomi e la pila dei cartellini degli articoli. Chiediamo al bambino di prendere un nome, leggerlo a volte alta e dirci di quale parte del discorso si tratta. Fare la stessa cosa con un articolo.
Mescoliamo i cartellini (i nomi tra loro e gli articoli tra loro) , chiediamo al bambino di prendere un nome, leggerlo, e metterlo sul tappeto. Quindi chiediamogli di cercare tra gli articoli quello adatto, e di posizionarlo davanti al nome.

Ripetere finché il bambino non ha chiaro come mettere in colonna correttamente i cartellini, quindi lasciare che prosegua da solo l’esercizio.

Se il bambino commette qualche errore di abbinamento, si accorgerà da solo che è necessario fare qualche scambio tra i cartellini. Si accorgerà anche di come alcuni abbinamenti possono essere cambiati ed altri no.
Quando ha terminato, mostriamo come etichettare le colonne, e come utilizzare i simboli grammaticali, ponendoli sopra alle parole.


“Quali di queste parole sono nomi?”. Mettiamo sopra la colonna dei nomi il titolo.
“Quali di queste parole sono articoli?”. Mettiamo sopra la colonna degli articoli il titolo. Poi diciamo: “Ma guardando bene, questi articoli non sono tutti dello stesso tipo. Qui ci sono due tipi di articolo diversi…”
“Se io ti chiedo, ad esempio: ‘Portami la scatola’, vuol dire che vorrei una scatola specifica. Ma se ti chiedo: ‘Portami una scatola’ vuol dire che mi va bene qualsiasi scatola. ‘La’ è un articolo determinativo, voglio una scatola determinata e solo quella. Una è l’articolo indeterminativo, mi va bene qualsiasi scatola.
A questo punto mostriamo ai bambini come posizionare sotto al titolo “articolo” i titoli “determinativo” e “indeterminativo”, e mostriamogli come incolonnarli correttamente.

Estensioni:
Il bambino può scrivere proprie liste di articoli e nomi, indicando se si tratta di articoli determinativi o indeterminativi sul modello delle colonne usate nell’esercizio coi cartellini.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(indeterminativi)
versione 2

Materiali:
– scatola di riempimento IB, cartellini IB-2 (in questo esercizio non si usano i cartellini della frase e la scatola grammaticale)
– simboli grammaticali per nome e articolo

Disponiamo i cartellini dei titoli “Articolo” e “Nome” nella parte superiore dell’area di lavoro. Sopra ai titoli mettiamo i relativi simboli grammaticali.
Formiamo con tutti i cartellini dei nomi una colonna verticale sotto il titolo appropriato.


Cerchiamo tra i cartellini degli articoli quello corrispondente ad ogni nomi, e poniamolo a sinistra, formando la colonna degli articoli.


Discutiamo coi bambini le nostre scelte, e chiediamo loro di osservare lo schema e di provare a formulare una regola che spieghi quando usiamo un, uno, una o un’ e perchè.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(determinativi e indeterminativi)
versione 3

Materiale:
– scatola di riempimento IB (cartellini IB-1)

Introduzione orale
Chiediamo ai bambini, ad esempio:
“Sapete chi è il capo della Chiesa? “E’ il Papa. “E c’è un solo Papa a capo della Chiesa”.
“E sapete chi è il capo degli Stati Uniti? Il Presidente”.
“Quante regine ci sono nel Regno Unito? Una. Allora diciamo ‘la regina’, perchè c’è solo una regina nel Regno Unito”.
“Quanti armadi ci sono in classe? Uno. Allora diciamo ‘l’armadio’ perchè c’è un solo armadio in classe, e non possiamo sbagliare”.
“Quante sedie abbiamo in classe? Ne abbiamo molte, così dobbiamo dire ‘una sedia’ se ne vogliamo una qualunque tra tutte quelle che ci sono”.
“Quanti tavoli abbiamo in classe? Ne abbiamo molti, così dobbiamo dire ‘un tavolo’  se vogliamo un tavolo qualunque tra tutti i tavoli che ci sono”.
“Quando parliamo di una cosa tra tante, diciamo ‘un’ oppure ‘uno’ se la cosa è maschile: un tavolo, uno sgabello. Diciamo ‘una’ se la cosa è femminile: una sedia”.
“Sappiamo già che un, uno, una sono articoli. E anche il, lo, la sono articoli. Stanno davanti ai nomi. Quando usiamo il, lo, la, significa che stiamo parlando di una cosa che non possiamo confondere con altre, cioè una cosa determinata. Il lo la sono articoli determinativi.”
“Quando usiamo un, uno, una, significa che stiamo parlando di una cosa fra tante altre cose uguali a lei, una cosa non determinata. Un, uno, una sono articoli indeterminativi”.

Presentazione
Aprire la scatola di riempimento ed estrarre il set di cartellini. Prendere gli articoli e dire: “In questi cartellini ci sono solo articoli, determinativi e indeterminativi”.
Prendere il cartellino del titolo “articolo” e metterlo in alto, al centro, poi posizionare sotto di esso, affiancati l’uno all’altro, i due cartellini “determinativo” e “indeterminativo”.
Prendere poi i cartellini degli articoli, e dire ai bambini: “Ora dobbiamo decidere uno ad uno, se questi articoli sono determinativi o indeterminativi”.
Leggere i cartellini e formare coi bambini le due colonne sotto i titoli corrispondenti.


A questo punto mettere a destra del titolo “articolo” il titolo “nome” e prendere i cartellini dei nomi appartenenti allo stesso set. Leggiamo un cartellino alla volta e decidiamo coi bambini a quale articolo abbinarlo, formando la colonna dei nomi. Il bambino può scegliere liberamente a quale articolo abbinare un certo nome, ma verso il termine dell’esercizio, poichè il materiale è preparato, potrebbe essere necessario fare degli spostamenti.


Completato lo schema, mettiamo il simbolo del nome sulla colonna del nome, e il simbolo dell’articolo sulla colonna dell’articolo.
Leggiamo ai bambini tutte le coppie che abbiamo formato.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(determinativi e indeterminativi)
versione 4

Materiale:
– scatola di riempimento scelta  IC o ID (set che comprenda determinativi e indeterminativi singolari e plurali)
– scheda della definizione dell’articolo
– libretto degli elenchi per l’articolo
– libretto delle regole per l’uso dell’articolo (in questo esercizio non si usano i cartellini della frase e la scatola grammaticale).

Posizionare i titoli ‘Articolo’, ‘Determinativo’, ‘Indeterminativo’ e ‘Nome’ nella parte superiore dell’area di lavoro e aggiungere sopra ad essi i simboli grammaticali appropriati.
Formare la colonna dei nomi sotto il titolo corrispondente.


Creare gli abbinamenti corretti con i cartellini degli articoli, ponendoli sotto il titolo corrispondente, stimolando la partecipazione da parte dei bambini.


Far osservare ai bambini quale tipo di articolo è sempre usato nei plurali. Possiamo chiedere: “Suona bene una nuvole?”, “Un alberi?” “Uno scoiattoli?”.
Fare in modo che i bambini arrivino a formulare la regola per cui gli articoli indeterminativi un, uno e una non hanno il plurale.
Fare in modo che i bambini arrivino a formulare le regole che stanno sotto la scelta di dire ‘un albero’ oppure ‘l’albero’.
A lezione conclusa i bambini possono cercare conferma delle regole trovate nel libro delle regole per l’uso dell’articolo, oppure possono registrare le regole sul quaderno, insieme all’esercizio.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(classificazione determinativi e indeterminativi)
versione  5 – lezione di gruppo

Materiale:
– scatola di riempimento scelta  IC o ID (set che comprenda determinativi e indeterminativi singolari e plurali) o set IB-1
– scheda della definizione dell’articolo
– libretto degli elenchi per l’articolo.

Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo. Ricapitoliamo quello che sappiamo sugli articoli: “Noi conosciamo gli articoli ‘uno uno una’ e gli articoli ‘il lo la i gli le’. Quando usiamo ‘un uno’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al maschile fra tanti altri uguali fra loro. E quando usiamo ‘una’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al femminile tra tanti uguali fra loro. E cosa succede quando ‘una’ incontra un nome che comincia per vocale? Perde la a finale e diventa ‘un’, però con l’apostrofo. ‘Un’ senza apostrofo ci dice che il nome è maschile, ‘un’ con l’apostrofo ci dice che il nome è femminile. E quando usiamo ‘il lo la’? Quando vogliamo parlare di un oggetto noto, di un oggetto in particolare, che chi parla e chi ascolta conosce. E quando usiamo i gli le? Quando vogliamo parlare di oggetti al plurale.”
“Oggi faremo una cosa nuova con gli articoli ed i nomi”.
Mettiamo sul tavolo la scatola grammaticale I. Dopo aver mescolato i cartellini dei nomi tra loro ed i cartellini degli articoli tra loro, chiediamo ad un bambino di mettere i cartellini, divisi, ognuno nell’apposito comparto della scatola.
Mettiamo sul tavolo i cartellini dei titoli ‘ARTICOLO’, ‘DETERMINATIVO’, ‘INDETERMINATIVO’ e ‘NOME’.
Ora distribuiamo i cartellini degli articoli tra tutti i bambini ed invitiamoli a leggerli, ognuno i propri.
Invitiamoli poi a porre i propri cartellini in colonna, sotto il titolo appropriato.
Ricordiamo la regola: “Un uno e una sono indeterminativi, perchè non limitano la scelta di un oggetto tra tanti uguali a lui. Il lo la i gli le sono determinativi, perchè determinano di quale oggetto tra altri uguali a lui sto parlando, oppure si riferiscono a un nome plurale”.
Terminato lo schema, i bambini leggono le carte.
Distribuiamo tra i bambini tutti i cartellini dei nomi, di modo che possano procedere con gli abbinamenti corretti con gli articoli.
Al termine i bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni.
Nei giorni seguenti possono lavorare con la scatola grammaticale individualmente.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
( un e un’)
versione 1- lezione di gruppo

Materiale:
– scatola grammaticale I
– scatola di riempimento IB (cartellini IB-2)

Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo e iniziamo una conversazione sul nome, ricapitolando tutte le lezioni svolte: “Noi conosciamo gli articoli ‘uno uno una’ e gli articoli ‘il lo la i gli le’. Quando usiamo ‘un uno’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al maschile fra tanti altri uguali fra loro. E quando usiamo ‘una’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al femminile tra tanti uguali fra loro. E cosa succede quando ‘una’ incontra un nome che comincia per vocale? Perde la a finale e diventa ‘un’, però con l’apostrofo. ‘Un’ senza apostrofo ci dice che il nome è maschile, ‘un’ con l’apostrofo ci dice che il nome è femminile. E quando usiamo ‘il lo la’? Quando vogliamo parlare di un oggetto noto, di un oggetto in particolare, che chi parla e chi ascolta conosce. E quando usiamo i gli le? Quando vogliamo parlare di oggetti al plurale.”
“Oggi faremo una cosa nuova con gli articoli ed i nomi”.
Mettiamo sul tavolo la scatola grammaticale I. Dopo aver mescolato i cartellini dei nomi tra loro ed i cartellini degli articoli tra loro, chiediamo ad un bambino di mettere i cartellini, divisi, ognuno nell’apposito comparto della scatola.
Chiediamo ad un’altro bambino di formare con tutti i cartellini dei nomi una colonna sul tavolo. Leggiamo insieme tutti questi nomi.
Ora distribuiamo i cartellini degli articoli tra tutti i bambini ed invitiamoli a leggerli, ognuno i propri.
Invitiamoli poi a porre i propri cartellini a destra dei nomi appropriati.
Terminato lo schema, i bambini leggono le carte.
Infine ricapitoliamo le regole che conosciamo sull’uso dell’articolo. Puntualizziamo l’uso degli articoli un e un’: “Usiamo un per i nomi maschili. Usiamo un con l’apostrofo per i nomi femminili, se il nome comincia per vocale”.
I bambini possono registrare la lezione sui propri quaderni. Nei giorni seguenti possono lavorare con la scatola grammaticale individualmente.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

ESERCIZIO CON LE SCATOLE GRAMMATICALI E I SIMBOLI GRAMMATICALI
(determinativi, indeterminativi, determinativi e indeterminativi)

Materiali:
– SCATOLA GRAMMATICALE I
– scatola di riempimento scelta IA IB IC o ID (uno o più set insieme)
– scheda della definizione dell’articolo
– libretto degli elenchi per l’articolo
– libretto delle regole per l’uso dell’articolo.

Mescolare i cartellini degli articoli e metterli nella casella degli articoli. Fare lo stesso con i nomi.
Leggere la scheda della definizione dell’articolo ed assicurarsi che il bambino abbia compreso la funzione della parte del discorso che vogliamo esercitare.
Il bambino procede a formare gli abbinamenti corretti nome – articolo.
Possiamo inserire nella presentazione dell’esercizio brevi lezioni che servono a precisare aspetti particolari relativi all’uso dell’articolo.
Mentre il bambino si esercita possiamo, quando lo riteniamo opportuno, mostrare al bambino come alcuni spostamenti possono modificare il significato di una frase, o sottolineare che alcuni abbinamenti non hanno alcun significato.
Al termine dell’esercizio mostriamo al bambino come utilizzare i simboli grammaticali, ponendoli al di sopra dei cartellini.
Il bambino può copiare il proprio lavoro sul quaderno di grammatica o su singoli fogli di carta, e disegnare i simboli su ogni parola.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

Tutorial per costruire le scatole grammaticali Montessori

Tutorial per costruire le scatole grammaticali Montessori in modo semplice e con pochissima spesa.

Avevo presentato il materiale in questo articolo: LE SCATOLE GRAMMATICALI MONTESSORI, e prima di pubblicare i vari articoli che tratteranno dell’uso di ogni scatola ho preparato qualche versione facilmente riproducibile delle scatole grammaticali e delle scatole per i cartellini dei comandi e per i cartellini di riempimento. C’è anche una versione stampabile.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

Come dicevo nella presentazione dell’articolo, se per qualcuno risultasse troppo complicato realizzare il materiale, c’è la possibilità di far esercitare i bambini, con i cartellini, su “tovagliette” stampabili al posto che con le scatole. Questo è il materiale pronto, da stampare ed eventualmente plastificare:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

COSTRUIRE LE SCATOLE GRAMMATICALI

Materiale occorrente:
– del cartoncino abbastanza robusto, anche di recupero
– carta o cartoncino di medio spessore nei colori: marrone chiaro, nero, marrone scuro, rosso, viola, rosa, verde, giallo ed azzurro
– forbici, taglierino, matita e righello, colla vinilica e colla stick, mollette da bucato
– cartamodelli per i moduli che si ripetono in ogni scatola, tutti delle stesse dimensioni. Ne ho preparati in due versioni, come spiegherò meglio di seguito:

e infine le etichette da incollare nei vari scompartimenti delle scatole grammaticali; a me piacciono quelli in corsivo, ma ne ho preparate tre versioni tra le quali potete scegliere a vostro gusto:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali – Pdf di cartamodelli e etichette qui:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

TUTORIAL

La SCATOLA GRAMMATICALE 1 presenta due scomparti piccoli (che ospiteranno i cartellini delle parti del discorso) ed uno scomparto più grande, che ospiterà i cartellini della frase.
La SCATOLA GRAMMATICALE 2 ha due scomparti piccoli (articolo, nome, aggettivo) ed uno scomparto più grande.
I cartellini delle parti del discorso che ho preparato io misurano 5 cm x 2,5 (anche se Maria Montessori indicava una misura 5 x 3,5); per questo i miei scomparti piccoli misurano 7 x 4 cm.

Per offrire varie opzioni nella realizzazione delle scatole grammaticali, ho preparato la prima sul modello delle scatole originali proposte da Maria Montessori, e la seconda con il fondo degli scomparti obliquo, come oggi si trovano in commercio.

Nel cartamodello trovate tutte e due le versioni, potete scegliere quella che preferite ed utilizzarla per realizzare tutte le vostre otto scatole grammaticali.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

COME SI FA

Fatta la prima scatola, le altre si costruiscono nello stesso modo: cambia soltanto il numero di elementi da combinare.

Per prima cosa riportate il modello scelto sul cartone e ritagliate (per la prima scatola 2 elementi identici):

Il trucco per ottenere pieghe perfette del cartone e del cartoncino, è sempre quello di tracciare le linee di piegatura col taglierino, tenuto naturalmente molto leggero:

Dopo aver piegato i due elementi, incollateli tra loro con la colla vinilica e fate asciugare con l’aiuto di una molletta (da carta o anche da bucato). Poi incollate il fondo su una base di cartoncino, ritagliate a filo intorno alle scatoline, e sul retro prevedete un’aggiunta di 4 cm + 2 cm per il bordo, da piegare verso l’alto:

Ritagliate una lunga striscia alta 2 cm ed incollatela come bordo tutto intorno alla vostra scatola:

Quando asciutta, non resterà che ritagliare le etichette ed applicarle con la colla da carta:

Potete lasciare la vostra scatola grammaticale 1 così, oppure rivestire il fondo dei vari scompartimenti con carta o cartoncino del colore corrispondente.

Questa è la scatola grammaticale 1 con il suo materiale di corredo:

Se avete optato per la versione con fondi obliqui, scegliete il modello, riportatelo sul cartoncino e ritagliate.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali – SCATOLA GRAMMATICALE 2

Procedete come spiegato per la scatola grammaticale 1, incollando tra loro gli elementi, poi disegnando in fondo su cui incollarli (sempre prevedendo uno spazio di 5 centimetri di larghezza dietro + 2 cm per il bordo. Potete aggiungere altri 2 cm di bordo anche a destra e sinistra, per dare maggiore solidità alle scatole più grandi:

Infine ritagliate una lunga striscia larga 2 cm ed incollatela lungo tutto il perimetro della scatola:

A questo punto potete usare il modello che ho preparato, oppure usare i ritagli di cartone e misurare direttamente sulla scatola i fondi obliqui:

aggiungendo sempre dietro al rettangolo 2 cm di bordo, da ripiegare questa volta verso il basso:

Incollate le etichette, e se volete rivestite il fondo dello scomparto grande del colore dell’aggettivo:

Questa è la scatola 2 con i suoi accessori:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 3

articolo, nome, aggettivo, verbo

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 4

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 5

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 6

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 7

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 8

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione, interiezione

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLE GRANDE E PICCOLA PER I MATERIALI DI RIEMPIMENTO
(cartellini delle parti del discorso)

Per le scatoline che servono a contenere i cartellini ho preparato il modello in due misure, a vostra scelta.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

Dopo aver riportato il modello sul cartoncino ed averlo ritagliato e piegato, l’assemblaggio è molto semplice:

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLINE PER I CARTELLINI DEI COMANDI

Questo è invece il cartamodello che ho preparato per costruire le scatoline aperte per i comandi.

DIY Montessori grammar boxes – tutorial. I made some easily reproducible version of grammar boxes, of the boxes  for the command cards command, anfd for the filling boxes. There is also a printable version of the grammar boxes.

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As I said in the presentation of the post, if is too complicated for you to realize the material, there is the option that children practice, with the cards, on printable “placemats” instead of boxes. This is the material IN ENGLISH ready to be printed and possibly laminate:


MAKE THE GRAMMAR BOXES

Required materials
– sturdy cardboard, also recycled
– paper or cardboard of medium thickness in the colors: brown, black, dark brown, red, purple, pink, green, yellow and blue
– scissors, cutter, pencil and ruler, white glue and glue sticks, clothes pegs
– patterns for forms that are repeated in every box, all of the same size. I have prepared two versions, as I will explain below:

and finally the labels to be glued in the various compartments of the grammar boxes; I like the ones in cursive, but I’ve prepared three different versions, so you can choose what you prefer:

TUTORIAL

(In the pictures of the tutorial labels are in Italian)

The GRAMMAR BOX 1 has two small compartments (which will host the cards of parts of speech) and a larger compartment, which will host the cards of the sentence.
The GRAMMAR BOX 2 has three small compartments (article, noun, adjective) and a larger compartment.
The cards of the parts of the speech that I made measuring 5 cm x 2.5 (although Maria Montessori indicated a measure 5 x 3.5); for this my small compartments measuring 7 x 4 cm.

To offer variations in the construction of the grammar boxes, I made the first on the model of the original boxes proposed by Maria Montessori:

and the second with the bottom of the compartments obliquely, as now found on the market:

photo credit: Montessori outlet

In the pattern you will find both versions, and you can choose the one you like and use it to make all your eight grammar boxes.

HOW TO DO IT

Made the first box, the others are in the same way: it only changes the number of elements to be combined.

First you copy the model chosen on the cardboard and cut out (for the first box 2 identical elements):

The trick to getting perfect pleats of cartonboard and carton, is always to trace the fold lines with a cutter, taking it very light:

After folding the two elements, glued them together using PVA glue and then dry with the aid of a clip (for paper or even Clothespin). Then glue the bottom on a base of cardboard, cut around the boxes, and on the back you expect an addition of 4 cm + 2 cm for the edge, to fold upward:

Cut a long strip 2 cm high and paste it as a border all around your box:

When dry, cut out the labels and apply them with glue:

You can leave your grammar box 1 so, or coat the bottom of the various compartments with paper or cardstock of the corresponding color.

This is the grammar box 1 with its kit:

If you have opted for the version with oblique bottom, choose the model, copy it on the cardboard and cut. This is the material ready for the GRAMMAR BOX 2:

Proceed as explained for the grammar box 1: glue between their elements, then drawing the ground on which you paste them (always providing a space of 5 cm width behind + 2 cm for the edge. You can add another 2 cm board also on the right and left, to give more strength to the larger boxes:

Finally cut a long strip 2 cm wide and glue along the perimeter of the box:

At this point you can use the model that I have prepared, or use cardboard cutouts and measure directly on the box the oblique bottom :

adding always behind the rectangle 2 cm of the edge, this time to fold downwards:

Glue the labels, and if you want coat the bottom of the large compartment with the color of the adjective:

This is the box 2 and its accessories:

GRAMMAR BOX 3

article, noun, adjective, verb

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GRAMMAR BOX 4

article, noun, adjective, verb, preposition

GRAMMAR BOX 5

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb

GRAMMAR BOX 6

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb, pronoun

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GRAMMAR BOX 7

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb, pronoun, conjunction

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GRAMMAR BOX 8

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb, pronoun, conjunction, interjection

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BIG AND SMALL BOXES FOR FILLING MATERIALS
(cards of parts of speech)

For boxes that are used to contain the cards I have prepared the model in two sizes, at your choice.

PDF HERE: patterns for the filling boxes

After copying the template on the cardboard, cut and folded it, the assembly is very simple:

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BOXES FOR COMMAND CARDS

This is instead the pattern which I have prepared to make open boxes for commands.

PDF HERE: pattern for the command boxes

Psico-grammatica Montessori: il genere del nome

Per il genere del nome si utilizza un materiale analogo a quello usato per il numero, cioè dei cartellini sui quali è scritto un nome preceduto da articolo.

In questo post trovi istruzioni per le presentazioni e gli esercizi e il materiale pronto per il download e la stampa:
– libretto degli elenchi dei nomi maschili e femminili
– libretto delle regole per il genere dei nomi
– cartellini maschili e femminile: serie 1, serie 2, serie A, B, C, D, E, F
– carte per i titoli per le presentazioni
– carte illustrati per i nomi di animale maschili e femminili.

Tutti questi gruppi di parole nel loro ordine, sono riprodotti in speciali libretti che i bambini possono portare a casa per rileggerli, e che durante l’esercizio servono per l’autocorrezione.

Secondo Maria Montessori, rileggere le parole che i bambini stessi hanno classificato attraverso gli esercizi coi cartellini, richiama e fissa le loro idee e porta ad una maturazione interna. La prima conseguenza di questa maturazione è la scoperta spontanea delle leggi grammaticali sulla flessione.

Questo è invece il libretto delle regole sul genere del nome:

Il primo gruppo di cartellini è composto da 4 serie di 20 cartellini ognuna (10 maschile e 10 femminile), in ordine alfabetico. Completano il materiale i cartellini dei titoli “maschile” e “femminile” (una coppia per ogni serie).

Tutti i miei cartellini per il genere del nome sono contrassegnati dal codice MF (maschile e femminile). I cartellini di questa prima serie avranno il codice MF1. Poiché gli elenchi sono 4, il codice di ogni elenco sarà MF1a, MF1b, MF1c, MF1d:

Ci sono poi tre serie di nomi (MF2) nelle quattro forme: singolare e plurale, maschile e femminile. Ogni gruppo ha ottanta cartellini (nomi e articoli). In ogni serie il gruppo direttivo per l’esercizio è quello dei nomi maschili singolari. I cartellini dei titoli sono sei “singolare” e “plurale”, e per ognuno dei sei cartellini ci sono due cartellini “maschile” e “femminile”.

il genere del nome

Questi sono i miei cartellini MF2a, MF2b, MF2c:

Con le quattro forme del nome maschile e femminile singolare e plurale i bambini possono impegnarsi in esercizi sia individuali sia collettivi. Ad esempio un bambino distribuisce alla classe tutti i nomi plurali, poi legge a voce alta un nome al singolare:  il bambino che ha il plurale corrispondente lo legge a voce alta.

Lo stesso gioco si può fare anche per il maschile ed il femminile, ed infine per le quattro forme insieme.

Il genere del nome

Quando i bambini si sono esercitati a lungo con le prime due serie, si presentano dei nuovi cartellini che illustrano le varie particolarità del genere dei nomi in italiano. Questi cartellini sono divisi in 6 serie indicate dalle lettere A B C D E F:

– Serie A: nomi che cambiano completamente cambiando genere.

– Serie B: nomi nei quali la forma è la stessa nel singolare di ogni genere.

– Serie C: nomi nei quali entrambi i generi hanno una forma comune al singolare e una forma comune al plurale.

– Serie D: nomi che hanno solo una forma per singolare e plurale.

– Serie E: nomi dove la stessa forma appare in entrambi i generi ma con un diverso significato.

– Serie F:  nomi che cambiano genere passando dal singolare al plurale.

Il genere del nome – SERIE A

Il genere del nome  – SERIE B

Il genere del nome – SERIE C

Il genere del nome – SERIE D

Il genere del nome – SERIE E

Il genere del nome – SERIE F

Questi sono i miei cartellini, contrassegnati MF-A, MF-B, MF-C, MF-D, MF-E, MF-F:

Presentazione del genere del nome: attività preliminari

Definire Maschile e Femminile dicendo al bambino: “Alcune parole si riferiscono ai maschi ed alcune parole si riferiscono alle femmine. Le parole che si riferiscono ai maschi sono chiamate ‘maschili’, ad esempio bambino, fratello, zio. Le parole che si riferiscono alle femmine sono chiamate ‘femminili’, ad esempio bambina, sorella, zia.”
Poi facciamo vari giochi orali, ad esempio diciamo un nome e chiediamo ai bambini di dirci se è maschile o femminile, oppure diciamo un nome maschile e chiediamo di dirci il femminile e viceversa. Aggiungiamo anche i plurali maschili e femminili.

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Il genere del nome

Presentazione dei nomi maschili e femminili 

Materiali:
– un set di cartellini di nomi maschili e femminili
– cartellini dei titoli: il genere del nome con etimologia, maschile, femminile
– due cartellini immagine (un maschio e una femmina)
– libretto del maschile e femminile

Invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi nella presentazione, e diciamo loro che si tratta di una nuova lezione sul nome. Spieghiamo che alcuni nomi sono maschili, ad esempio ragazzo, ed altri nomi sono femminili, ad esempio ragazza. Diamo altri esempi.

Introduciamo i due cartellini dei titoli ‘maschile’ e ‘femminile’, spieghiamone il significato ai bambini, quindi poniamoli sotto il margine superiore del tappeto. Per stimolare la memoria visiva dei bambini, aggiungiamo le due carte illustrate che abbiamo preparato.

Completiamo lo schema con i cartellini preparati, facendoci aiutare dai bambini, aiutandoli con i nomi che eventualmente non conoscono.

Infine diciamo ai bambini che quando parliamo di maschile e femminile, parliamo di genere del nome. Diciamo che la parola genere deriva dal latino genus = generare, che genera (genitori). Aggiungiamo il cartellino del titolo e dell’etimologia.

I bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni.

Il genere del nome

Presentazione del genere maschile e femminile del nome di animale

Prerequisiti: lezione sul nome, lezione sui nomi di persona, luogo e cosa

Materiali:
– carte illustrate di animali maschi e femmine
– cartellini dei nomi corrispondenti ad ogni immagine becco-capra, bue-mucca, cavallo-giumenta, fuco-ape, maiale-scrofa, montone-pecora, toro-vacca, leone-leonessa,
– cartellini dei titoli: genere del nome, maschile, femminile
– libretto del maschile e femminile
– tappeto del nome.

Radunare un piccolo gruppo di bambini e posizionare le i cartellini dei titoli sul tappeto, in alto.

Dire ai bambini che stiamo per mettere sul tappeto tutti i cartellini, divisi in due diversi gruppi. “Che gruppi sono?”. I bambini rispondono quando hanno capito la regola che vogliamo utilizzare, cioè la distinzione tra maschi e femmine.

Spiegare che i nomi di animale di solito hanno una forma diversa per gli animali maschi e gli animali femmine, e che i nomi sono chiamati maschile e femminile.

Posizioniamo le carte insieme ai bambini.

Mostriamo ai bambini come controllare il proprio lavoro sul libretto del maschile e femminile.

I bambini possono registrare la disposizione sui loro quaderni di grammatica.

Estensioni:

Preparare un set di cartellini (illustrati o no) che includano per ogni animale il maschio, la femmina e il cucciolo.

Il genere del nome – Presentazione dei set per il genere dei nomi

Materiale:
– cartellini del set scelto e cartellini dei titoli
– libretto del maschile e femminile

Presentazione

Posizioniamo sotto il margine superiore del tappeto i cartellini dei titoli

Mettiamo il gruppo dei cartellini maschili (tenuti insieme da un elastico e in ordine alfabetico) sotto al cartellino ‘maschile’ e gli altri, in disordine, a destra.

Formiamo la colonna del maschile, poi con i bambini cerchiamo nel secondo gruppo i femminili corrispondenti.

E’ bene chi i bambini leggano a voce alta i cartellini prima di posizionarli, e che poi rileggano la coppia che hanno formato.

Se si utilizzano i set che comprendono maschile singolare, maschile plurale, femminile singolare, femminile plurale, si procederà nello stesso modo, ma lavorando su quattro colonne. Si comincerà sempre dal singolare maschile, con i cartellini in ordine alfabetico tenuti insieme da un elastico.

Il genere del nome – Esercizi con i set per il genere dei nomi

Per ogni set da A a F i bambini potranno fare questi esercizi (da soli o in piccoli gruppi):

– Esercizio 1: il bambino mette sul tappeto i cartellini dei titoli, poi pone in colonna i singolari maschile di un set, quindi procede a completare lo schema. Al termine controlla il lavoro sul libretto dei maschili e femminili.

– Esercizio 2: il bambino mette sul tappeto i cartellini dei titoli, poi mescola tutti i cartellini del set prima di procedere alla composizione dello schema. Al termine controlla il lavoro sul libretto dei maschili e femminili.

– Esercizio 3: usa due o più set insieme per completare un unico grande schema.

Il genere del nome – Gioco di gruppo con tutti i cartellini

Posizionare su un grande tappeto i cartellini dei titoli (singolare, maschile, femminile, plurale, maschile, femminile).
Sotto la colonna del singolare maschile posizionare i primi 10 cartellini e tenere pronte quelli degli altri set.
Mescolare tutti gli altri cartellini e distribuirli in disordine su un secondo tappeto.
Mostrare ai bambini, se necessario, come completare lo schema. Fare alcuni abbinamenti con loro, poi lasciare che continuino da soli il lavoro.
Quando tutti i cartellini sono collocati in ordine sul primo tappeto, verificare lo schema coi bambini utilizzando il libro degli elenchi.

Il genere del nome – Estensioni per tutti gli esercizi sul genere del nome

– I bambini possono lavorare da soli e fare delle proprie liste di parole maschili e femminili.
– Cercare parole maschili e femminili su libri, giornali e riviste.
– Fare esercizi pratici di ortografia, anche attraverso il dettato (un bambino detta le parole ad un altro, che le scrive).
– Scrivere frasi e aggiungere liste al libretto del singolare e plurale.

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori: gli esercizi di flessione dei nomi nel numero e nel genere si fanno senza le scatole grammaticali, ma utilizzando serie di cartellini nei quali compare un nome preceduto dall’articolo.

L’esercizio originale di Maria Montessori prevede 4 gruppi di 10 parole, per un totale di 40 cartellini al singolare e 40 al plurale.   Ogni gruppo di 10 è raccolto in un elastico. A questi cartellini si aggiungono i cartellini dei titoli “singolare” e “plurale”.

Il gruppo dei 10 nomi singolari serve come guida per l’esercizio. Il bambino li mette in colonna sul tappeto, e pone in alto i due cartellini “singolare” e “plurale”.

Poi compone a destra la colonna dei plurali corrispondenti.

Essendoci 4 gruppi di parole, quattro bambini possono fare l’esercizio nello stesso momento, e scambiando il materiale entreranno in contatto con un numero di parole considerevole.

Possiamo preparare i set e organizzarli in gruppi di 10 singolare + 10 plurale in scatoline etichettate “singolare e plurale”, tenendo i 10 singolari in ordine alfabetico legati con un elastico.

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori

Per conservare i cartellini in ordine ed evitare di mischiare i set, i cartellini sono numerati sullo stesso principio delle scatole grammaticali, per gruppi di 20 (10 singolari e 10 plurali) da SP (singolare e plurale) 1 a SP15:

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Numero del nome col metodo Montessori – Prima presentazione

Materiale: una scatola etichettata “Singolare e plurale” (oppure un cestino) contenente due fasci di cartellini neri, e una coppia di cartellini grigi “singolare” e “plurale”. Nel primo fascio si trovano le parole al singolare, in ordine alfabetico; gli altri cartellini sono quelli del plurale. Nella scatola della presentazione mettiamo anche vari esemplari di piccoli oggetti, cui i cartellini si riferiscono. Io ho preparato: cartoline, elastici, fagioli, foglietti, matite, monete, pastelli e pennarelli.

Scopo: comprendere il significato delle parole “singolare” e “plurale”.

Numero del nome col metodo Montessori – Presentazione:

Raduniamo un piccolo gruppo di bambini e poniamo la scatola sul tappeto. Estraiamo il cartellino “singolare” e spieghiamone il significato. Mettiamo il cartellino sotto il margine superiore del tappeto.
Facciamo la stessa cosa col plurale, mettendolo a destra del primo.
Mettiamo il fascio dei cartellini del singolare in basso, sotto la colonna del singolare, e il fascio del plurale sotto la colonna del plurale.


Prendiamo il primo cartellino del singolare e chiediamo a un bambino di leggerlo, ad esempio: la cartolina. Mostriamo al bambino come posizionare il cartellino sul tappeto, poi porgiamogli la scatola e chiediamogli di prendere l’oggetto corrispondente. Mettiamo la cartolina accanto al cartellino.
Ora chiediamo al bambino di cercare tra i cartellini del plurale quello giusto. Quando il bambino trova “le cartoline”, gli mostriamo dove metterlo sul tappeto, quindi prenderà dalla scatola gli oggetti corrispondenti e li metterà accanto al cartellino.


Chiediamo al bambino di rileggere la coppia di cartellini, poi continuiamo con gli altri bambini e gli altri oggetti.


I bambini possono, al termine, registrare la lezione sui loro quaderni.

Numero del nome col metodo Montessori

Questi sono i cartellini in bianco per i NOMI (neri). Possono esservi utili per preparare velocemente, scrivendo a mano, le vostre serie. Potete anche plastificarli, in modo da avere sempre a disposizione cartellini di riempimento per le scatole grammaticali e per le presentazioni cancellabili e riscrivibili coi pennarelli:

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori

Esercizi preliminari per il singolare e il plurale

– Giochi per dimostrare che alcune parole si riferiscono ad un oggetto, mentre altre a  un intero gruppo di oggetti simili. Ad esempio diciamo: “Ho un fiore e ho sei fiori”. Poi chiediamo: “Se avessi due fiori dovrei usare il plurale?”, “Se ne avessi un centinaio dovrei usare il plurale?”.

– Incoraggiare i bambini ad usare le parole “singolare” e “plurale”: “Fiore è singolare, fiori è plurale”.

– Chiediamo ai bambini di cercare in classe oggetti classificabili in singolari e plurali.

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Numero del nome col metodo Montessori

Presentazione avanzata – singolare e plurale

Prerequisiti: lezioni sul nome, presentazione del singolare e del plurale.

Materiali:
– due set di cartellini per il singolare e il plurale relativi a particolari regole e alle eccezioni (i miei cartellini avanzati sono quelli da SP5 a SP15)
– cartellini dei titoli “singolare” e “plurale”
– libretto delle regole per la formazione del plurale.

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori  – Presentazione

Raduniamo un gruppo di bambini  e mettiamo i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto. Mettiamo i cartellini del singolare in colonna sotto il titolo. Poi mettiamo una ad una le carte del plurale per formare tale colonna, accanto al singolare.
Spieghiamo ai bambini che una parola che indica una persona, un luogo o una cosa è chiamato “nome singolare”. Una parola che nomina più persone, più luoghi o più cose è chiamato “nome plurale”.
Chiediamo ai bambini di completare lo schema, lasciando a loro disposizione il libretto delle regole, se desiderano consultarlo.
I bambini possono registrare la lezione sul loro quaderno di grammatica.

Note: Meglio non presentare questi esercizi troppo presto. Possiamo iniziare con i plurali anche subito, ma introdurre le regole successivamente. I bambini scopriranno da soli le eccezioni. E’ una lezione più difficile rispetto alle altre presentazioni sul nome.

Numero del nome col metodo Montessori

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA. In questo articolo propongo una presentazione del nome da svolgere in due giorni: una ricapitolazione della funzione del nome, e la presentazione del simbolo grammaticale accompagnata dalla storia della piramide nera (in due versioni).

Scopo diretto: introdurre la funzione del nome.
Scopo indiretto: motivare il simbolo del nome.
Punti di interesse: portare gli oggetti sul tappeto, ascoltare la storia del simbolo del nome, imparare la funzione del nome.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA
primo giorno

Materiali
– un tappeto (se volete, potete preparare un tappeto nero di feltro di forma triangolare, di modo che venga usato dai bambini come “tappeto del nome”)
– simbolo del nome (triangolo nero grande). Potete prepararlo in cartoncino, oppure utilizzare quello del set dei simboli grammaticali (o delle nomenclature, se preferite):

– cartellini contenenti nomi di oggetti presenti nella classe (oppure cartellini da scrivere al momento con la penna nera). Qui i cartellini che ho preparato per le “esperienze chiave sul nome“, che possono tornare utili anche ora:

pdf qui:

questi sono cartellini per il nome da compilare a mano. Può essere una buona idea plastificarli, in modo tale che possono essere preparati o scritti davanti ai bambini col pennarello e, terminata il lavoro, possono essere cancellati e riscritti molte volte:

– cartellini dei titoli per la presentazione del nome. Potete prepararli anche scrivendoli davanti ai bambini, o se preferite utilizzare quelli che ho preparato:

pdf qui:

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Ricapitolazione

Invitiamo un gruppo di bambini a partecipare alla lezione, e stendiamo il tappeto scelto sul pavimento.

Ricapitoliamo le esperienze fatte sul nome, poi diciamo: “Ognuno di noi ha un nome: Maria, Francesco, Carlotta, Giovanni, Alma, Gaia, Sofia, Antonio (nominare i bambini presenti).  E attorno a noi ci sono milioni di cose, e ognuna ha un nome che la distingue dalle altre.”

Diamo ad un bambino un cartellino di un nome (oppure scriviamo il cartellino al momento). Chiediamo al bambino di leggerlo e di portarci l’oggetto relativo. Posiamo sul tappeto oggetto e cartellino, uno accanto all’altro. Quando il bambino ci porta la penna, ad esempio, la poniamo sul tappeto e aggiungiamo il cartellino del nome dicendo: “Il nome di questo oggetto è PENNA”.

Continuiamo con questo gioco finché ogni bambino non abbia portato al tappeto un oggetto, poi chiediamo: “Come avete fatto a portarmi la penna, la matita, il temperino, la gomma, le forbici?”, “Sapete che parole avete usato per portarmi gli oggetti che ora sono sul tappeto?”. I bambini ormai sono in grado di dirci con sicurezza che quelle parole sono nomi.

Diciamo: “Sì, tutte queste parole che usiamo per identificare le cose che ci circondano si dicono NOMI.

Poniamo sotto il margine superiore del tappeto i cartellini titolo ed aggiungiamo l’etimologia, raccontandola ai bambini: “Gli antichi romani chiamavano queste parole NOMEN, una parola che derivava da NUMEN e che significava ‘ potenza divina che è in tutte le cose del mondo’.

Anche per noi il nome è la sostanza spirituale degli oggetti materiali, e per simboleggiarlo usiamo un grande triangolo nero. Volete sapere perchè? Lo scopriremo domani. Intanto potete registrare la lezione sul vostro quaderno di grammatica, disegnando tutti gli oggetti, e scrivendo tutti i nomi in nero”.

Variazioni
– preparare cartellini con i nomi degli amici, così il bambino può portare sul tappeto delle persone.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA
secondo giorno

Materiali
– un tappeto
– piramide nera
– simbolo grammaticale del nome (triangolo grande nero)
– un pezzo di carbone (o un’immagine)
– immagini di piramidi egizie.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Invitiamo i bambini a partecipare alla lezione, e stendiamo il tappeto scelto sul pavimento.

Ricapitoliamo la presentazione fatta il giorno prima, quindi iniziamo a raccontare la ‘Storia della piramide nera‘ (scegliete la versione che preferite). Man mano che il racconto si svolge, poniamo sul tappeto gli oggetti: la piramide, il triangolo, il carbone, le immagini delle piramidi egizie.

Se vi fa piacere, potete utilizzare queste carte illustrate che ho preparato per il racconto:

pdf qui: 

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Versione 1
Quando Maria Montessori creò i simboli grammaticali, cominciò col nome, la parola con la funzione più importante di tutte. Il nome è infatti molto ma molto importante, ed è anche molto antico. Se non ci fossero i nomi, le persone non potrebbero comunicare.
Maria Montessori ha collegato il nome alla piramide egizia, che è lì, al suo posto, da migliaia di anni.
Ha collegato il nome anche al carbone, che è nero. Il carbone è uno degli elementi più antichi: risale a milioni di anni fa.
Per questo il nome ha l’aspetto di una grande piramide nera.
E per questo il simbolo del nome è un triangolo nero, che è una faccia della piramide nera).

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Versione 2
Questa piramide nera rappresenta il nome, perché proprio come il nome, questa piramide è antica, così antica che sembra esistere da sempre.
Le piramidi sono state costruite in Egitto, e servivano agli esseri umani a proteggere il loro corpo terreno dopo la morte, mentre le loro anime continuavano a vivere per l’eternità.
Come potete vedere questa piramide è molto stabile, non importa quanto provo a spingerla: è difficilissimo abbatterla, capovolgerla. Non pensate anche voi che sia una struttura molto forte? Infatti le piramidi egizie sono state costruite migliaia di anni fa, e sono ancora lì: nessun vento è abbastanza forte da distruggerle, nessuna tempesta abbastanza violenta. Queste piramidi rimangono lì, forti e stabili, poggiando sul deserto. Sono la muta testimonianza del lavoro e dell’ingegno degli uomini che le costruirono, molto tempo fa.
Anche il colore di questa piramide che usiamo come simbolo del nome non è stato scelto a caso, anzi: la nostra piramide è nera per un motivo molto importante. E’ nera perchè il nero è il colore del carbone. E il carbone, proprio come il nome, si è formato milioni di anni fa. Il nome è la parola più antica del linguaggio umano, e il carbone è tra i materiali più antiche della terra: si è formato nel periodo Carbonifero, quando la crosta terrestre cominciò a comprimere, esercitando una pressione fortissima, le gigantesche felci che continuamente crescevano, morivano e si decomponevano sul nostro pianeta ‘neonato’.
Dunque il carbone è molto antico, e così anche il nome. Non potremo mai saperlo con certezza, ma gli studiosi pensano che i nomi siano le parole più più antiche del linguaggio umano.
Il nostro simbolo per il nome  ha la forma più resistente che conosciamo sulla terra, ed ha il colore di uno dei materiali più antichi, che risale alla storia della formazione del nostro pianeta.
Quando scriviamo, disegniamo come simbolo del nome un triangolo nero. Bene, quando disegniamo questo triangolo, disegniamo una faccia della piramide, che come vedete si presenta come un triangolo.
D’ora in poi, quando vorremo analizzare una parola, se si tratterà di un nome useremo il triangolo nero, che è una facciata di questa piramide nera.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Estensioni:
dare ad ogni bambino una striscia di carta, poi chiedere di disegnare il simbolo del nome in alto, e di esplorare la stanza elencando più nomi che può.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Psico-grammatica Montessori ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME

Psico-grammatica Montessori ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME. Nello studio della funzione delle parole riconosciamo tre stadi o livelli. Per ogni parte del discorso, facciamo in un primo momento presentazioni orali, giochi ed esercizi orali e scritti, anche utilizzando i simboli grammaticali. Poi passiamo ai cartellini dei comandi, che producono giochi di movimento e di recitazione. Infine utilizziamo le scatole grammaticali per attività di appaiamento, analisi grammaticale e sostituzione (anche abbinandoli nuovamente ai simboli grammaticali).

Lo studio della funzione delle parole è anche un esercizio di lettura. Se il bambino desidera analizzare le parti del discorso, avrà bisogno di leggere. Questo è ciò che Maria Montessori chiama lettura totale.
Quando i bambini imparano a leggere, nella Casa dei bambini, assistiamo ad un’inesauribile desiderio di imparare parole nuove. In questa fase non si stancano mai di pescare i cartellini dei nomi, leggerli, abbinarli ad oggetti o immagini. Dobbiamo assecondare questa tendenza offrendogli il materiale ed esercizi adatti.

Quando il bambino impara a parlare, fa un’esperienza simile a quella fatta dai primi esseri umani, quando hanno iniziato ad usare il linguaggio. I bambini sono molto interessati ai nomi delle cose, perchè le vogliono identificare nel loro ambiente, per conoscerlo. Il fascino che i nomi esercitano sul bambino ha per questo qualcosa a che fare con il controllo dell’ambiente, così come avvenne per i primi uomini, che cominciarono a dare un nome alle cose.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Le scatoline

Per preparare i set di esercizi sul nome servono molte scatoline. Io ho preparato queste ad origami (molto semplici e veloci): la scatola vera e propria con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: scatola origami con coperchio tutorial

Aggiungo qui un tutorial video:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Le scatoline degli oggetti

Materiale:
– una collezione di piccoli oggetti appartenenti ad una data categoria (animali, frutta, cibo, abbigliamento, ecc…)
– Cartellini dei nomi scritti su nero (o con bordo nero) con i nomi degli oggetti scelti.
Oggetti e cartellini sono conservati in una scatolina  nera opportunamente etichettata (animali, frutta, cibo, abbigliamento, ecc…).

Esercizio:
il bambino dispone gli oggetti sul tappeto come più gradisce, poi legge un cartellino alla volta e lo pone in corrispondenza dell’oggetto relativo.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – I nomi per l’aula

Materiale:
Una scatolina nera contenente vari cartellini neri (o bordati di nero) di nomi di oggetti presenti in classe. La scatola può essere etichettata: la mia classe. A casa possiamo preparare scatoline nere per ogni stanza.

Esercizio: il bambino prende la scatola, legge le parole e le mette accanto ai vari oggetti nella stanza. Quando ha terminato il lavoro, li raccoglie e li rimette nella scatola.

Di seguito alcune serie di cartellini già pronti per il download e la stampa. I cartellini sono già quelli nella misura e nel colore che useremo per le scatole grammaticali:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – LA MIA CLASSE

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cartellini in bianco

Questi sono i cartellini in bianco per i NOMI (neri). Possono esservi utili per preparare velocemente, scrivendo a mano, le vostre serie. Potete anche plastificarli, in modo da avere sempre a disposizione cartellini di riempimento per le scatole grammaticali cancellabili e riscrivibili coi pennarelli:

Altre serie:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – la casa

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cucina

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cameretta

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – bagno

Trovi tutti i set:

– la mia classe
– cartellini in bianco
– la mia casa
– la cucina
– la cameretta
– il bagno

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOMEAlcuni giochi preparatori allo studio della funzione del nome

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 1
Chiedete ai bambini: “Come ti chiami?”, “E tu come ti chiami?”. Poi chiedere: “Antonio, Sofia, Giovanni, Maria, Gaia, Alma… che cosa sono?”.
Chiedete ai bambini informazioni su vari oggetti nella stanza: “Cos’è questo? E questo?”. Poi chiedere: “Tavolo, sedia, matita, gomma, righello, cesto… che cosa sono?”.
Mettiamoci in piedi in un angolo della stanza e chiamiamo: “Cesare, potresti venire qui, per favore?”. Quando il bambino è arrivato, gli chiediamo: “Perché sei venuto, e gli altri non l’hanno fatto?”. Il bambino risponderà: “Perchè hai chiamato il mio nome!”, e noi diremo: “Allora ognuno di noi ha un nome, non è vero? “.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 2
Invitiamo i bambini a trovare qualcosa nella stanza che non abbia un nome. Diciamo che possono cercare dappertutto, stando solo attenti a non disturbare i bambini impegnati in altre attività. Quando i bambini, dopo aver cercato a lungo, torneranno a mani vuote, chiediamo loro: “Perchè non hai portato nulla?”. La risposta sarà: “Perchè ogni cosa ha un nome!”.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 3
Diciamo a un bambino: “Per favore vai e portamene uno”. Il bambino va e torna portando qualcosa. Allora chiediamo: “Che cosa mi hai portato?”. Il bambino risponde, ad esempio: “Un righello”, e allora noi diciamo: “Ma io non ti ho chiesto un righello!”. Possiamo continuare con questo gioco finché il bambino non vorrà affrontare direttamente la questione, e dirà: “Ma tu non mi hai detto cosa portare!” e allora noi diremo: “Ma io ti ho detto di portarmene uno…”, e il bambino dirà: “Sì, ma non hai detto il nome della cosa che vuoi!”.
A questo punto possiamo chiedere ad ogni bambino di portarci un oggetto specifico. Quando ogni bambino avrà portato il suo oggetto, possiamo chiedere ad ognuno: “Cosa hai portato?”, e il bambino risponde. Poi chiediamo: “Come facevi a sapere cosa portare?”.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOMEIdee per i giorni successivi

  • Fare elenchi orali di nomi comuni di cosa, nomi comuni di cosa, nomi comuni di animali, nomi comuni di animali. Fare elenchi di nomi di frutta, di nomi di alberi, di nomi di fiori, di nomi di capi di abbigliamento, di nomi di pezzi di arredamento, ecc…
  • Fare elenchi scritti di nomi comuni nell’ambito di un argomento dato, o a scelta del bambino. Diamo al bambino un foglio e chiediamogli di scrivere come titolo : NOMI COMUNI DI (giocattoli, animali, veicoli, ecc…). Poi, sotto al titolo, i bambini scriveranno tutti i nomi che vengono loro in mente.
  • Fare libretti di nomi comuni. Quando i bambini avranno compilato molte liste di questo genere, possiamo rilegarle formando un libretto di nomi comuni. I bambini prepareranno le copertine ed impareranno semplici rilegature.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome nella scuola primaria. Qual è la prima parte del discorso che risulta più interessante ai bambini? Il nome. Fin da quando hanno iniziato a dire le prime parole, i bambini non hanno mai smesso di chiederci i nomi delle cose, per questo il nome è la prima parte del discorso che viene introdotta in prima classe. Come abbiamo già detto, i nomi sono probabilmente le parole più antiche del nostro linguaggio, e questo vale per la storia dell’umanità, ed anche per la nostra storia storia individuale: i nomi sono le prime parole che impariamo da bambini.

Il legame tra il nome che usiamo per chiamare qualcosa e la cosa stessa è un legame profondo ed intimo: la scelta delle parole che usiamo per parlare di qualcosa può trasmettere apprezzamento o disprezzo. I bambini devono poter riflettere sull’uso delle parole, che possono essere parole appropriate o inappropriate. E’ importante utilizzare con i bambini un linguaggio  curato e rispettoso.

Preparandosi allo studio dei nomi, ai bambini piacciono molto le conversazioni sui cognomi. Possiamo parlare di personaggi storici e raccontare brevemente il perchè del nome col quale sono passati alla storia: Guglielmo il Conquistatore, Riccardo Cuor di Leone, Alessandro Magno, ecc…

Possiamo anche raccontare la storia dei cognomi italiani.

Prendiamo un elenco del telefono e leggiamo a caso un po’ di cognomi. Oggi non ricordiamo più da dove vengono queste parole, eppure quando sono nate avevano una funzione precisa, che era quella di raccontare qualcosa di ogni famiglia. I cognomi infatti sono anche detti “nomi di famiglia”. Già nell’antica Roma le persone avevano tre nomi: il nome proprio della persona, il nome della famiglia di appartenenza e un soprannome dato alla persona o a un gruppo di familiari.  Col tempo il nome di famiglia e il soprannome vennero uniti, così le persone cominciarono ad essere chiamate con nome e cognome.  Il cognome era una parola che faceva riferimento a:

  • una caratteristica della persona: Gobbi, Rossi, Mancini, Calvi,
  • alla sua provenienza: Monti, Dal Bosco, Marino, Costa,
  • al mestiere svolto: Ferrari, Fabbri, Sella, Vaccari,
  • al nome del padre: De Filippo, De Gregorio, Di Francesco, Coladonato (figlio di Cola e di Donato).

Tra i cognomi più diffusi in Italia, ad esempio, abbiamo:
– Rossi: persone con i capelli rossi o la pelle rossa (anche De Rossi, Rosso, Rossetto ecc.)
– Ferrari: legati al mestiere del fabbro ferraio (anche Ferraris, Ferro, Ferri, Ferretti, Fabris, ecc…)
– Bianchi: persone con la pelle o i capelli chiari, oppure persone che abitavano in una casa bianca, o che erano persone alte qualità spirituali (il bianco è simbolo di purezza). Anche Bianchini, Bianco, ecc.
– Colombo: persone che allevavano colombi, o che provenivano da Colombano. In alcune regioni veniva dato ai trovatelli, perchè la colomba era simbolo di innocenza.
– Conti: persone al servizio di conti, o persone dai modi raffinati (anche Conte, Contini, Del Conte, Contin, ecc) .
– Esposito: gli esposti alla protezione della Madonna erano i bambini che venivano abbandonati davanti alle chiese o ai monasteri nel medioevo. (anche Espositi, Esposto, Esposti, ecc.)
– Costa: persone che provenivano dalla riva di un fiume o di un lago, del mare o anche dalla fiancata di un monte. (anche Da Costa, Dalla Costa, Della Costa ecc.)
– Ricci: persone con capelli ricci, o persone con un carattere chiuso (dal nome dell’animale)
– Marino: deriva dal cognomen latino Marinus, o dal nome medioevale che significava appartenente al mare (anche Marini, Marinoni, Marinacci, ecc.).
– Monti: persone provenienti da luoghi di montagna (anche Montagna, Montanari, Montani, Montini ecc.).

Attraverso queste attività i bambini si appassionano ai nomi e colgono il fatto che i nomi servono ad identificare le cose  e le persone, e che sono parole molto importanti.

Lo stesso di può fare con i nomi geografici. Osserviamo una cartina e leggiamoi nomi di qualche località: perchè sono stati dati questi nomi? Chi li ha dati? Cosa significano?

Osservando i nomi delle cose, è possibile esplorare la storia, il popolo, la cultura di un luogo, le origini della nostra lingua e molto altro ancora.

Studiando il nome con i bambini, li coinvolgiamo in questo genere di ricerca, richiamando il loro interesse per varietà di storie ed esseri umani che popolano il mondo.

Introduzione orale al nome

Materiale:
– una raccolta di cartellini delle parole che comprendano tutte le parti del discorso (non soltanto nomi),
– il cartellino del titolo per i sostantivi col simbolo
– il set dei simboli grammaticali piccoli
– la piramide nera.

Se volete usare i cartellini che ho preparato io, li potete scaricare qui:

Diciamo ai bambini: “Tu hai un nome, vero? Ti chiami Giovanni. Anche tu hai un nome, ti chiami Sofia. ma non tutto quello che c’è in questa stanza ha un nome. Il bambino in fondo alla classe, lo vedi? Ha un nome? E quella bambina col maglione verde? Sì, anche loro hanno un nome. Se li chiamiamo loro vengono qui da noi. Antonio, per favore, portami una gomma. Martina, portami una matita. Anche questi oggetti hanno un nome. Io ho detto il loro nome, e Martina ed Antonio hanno capito cosa portarmi.

Ricordate la storia che vi ho raccontato sul nome? Con quella storia abbiamo scoperto che tutti gli oggetti hanno un nome, il libro, l’albero, la casa. Abbiamo detto che la piramide rappresenta proprio il nome.
Oggi useremo il triangolo nero per rappresentare il nome: il triangolo è una faccia della piramide, ed è più facile da usare.

Posiamo sul tappeto la piramide nera,  e il cartellino del titolo col simbolo grammaticale.

“Ora metteremo tutte le cose che hanno un nome qui” e posiamo accanto la matita e la gomma.

Poi distribuiamo uno o due cartellini delle parole ad ogni bambino.

I bambini leggono i loro cartellini, li posano uno ad uno sul tappeto, e se si tratta di nomi poniamo sopra ad essi un triangolo nero.

Questo lavoro potrà dare luogo a discussioni, per decidere se le parole sono o non sono nomi.

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO. Come già detto nel post “Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO”,

per i simboli grammaticali abbiamo due livelli:
– primo livello: comprende le nove parti del discorso
– secondo livello: in aggiunta alle nove parti del discorso, comprende i “simboli avanzati” che precisano il nome (nome comune, proprio, astratto, collettivo) e il verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare).

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Cartellini dei titoli delle parti del discorso con simboli grammaticali:

Comprendono i simboli del primo e del secondo livello insieme. Sono utili per etichettare le scatole dei materiali e per le presentazioni. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato, li trovi qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Carte delle nomenclature per i simboli avanzati, da aggiungere alle nomenclature delle nove parti del discorso:

utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale. Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui:


Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali grandi (livello II), utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale.

Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali piccoli (livello II):

Per conservarli io ho preparato delle scatoline origami molto semplici e veloci: la scatola con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: 

Aggiungo qui un tutorial video:

I simboli grammaticali ritagliati sono utilissimi nelle presentazioni, per etichettare il materiale, e naturalmente per gli esercizi di analisi dei bambini. Sono facilmente realizzabili, anche in cartoncino colorato.

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Tavola delle parti del discorso secondo livello: da tenere a disposizione dei bambini o da appendere al muro, in prossimità dello scaffale per i materiali della psicogrammatica. Comprende le nove parti del discorso, e i simboli avanzati:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Libretto delle parti del discorso secondo livello: utile da consultare mentre si lavora con le carte delle nomenclature, e durante i lavori di analisi, anche per approfondimenti e per stimolare la ricerca. Comprende le nove parti del discorso, ed i simboli avanzati (nome comune, proprio, collettivo, astratto; verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare):

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Simboli grammaticali Montessori: materiale stampabile. Il materiale comprende: stencil dei simboli grammaticali, carte delle nomenclature per i simboli grammaticali, simboli grammaticali stampabili(grandi e piccoli), tabella delle parti del discorso, libro delle parti del discorso e cartellini dei titoli per le parti del discorso.

Per lavorare con i bambini alla psicogrammatica abbiamo bisogno di disporre di alcuni materiali, che possono essere realizzati facilmente anche a casa.

Per i simboli grammaticali abbiamo due livelli:

primo livello: comprende le nove parti del discorso

secondo livello: in aggiunta alle nove parti del discorso, comprende i “simboli avanzati” che precisano il nome (nome comune, proprio, astratto, collettivo) e il verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare).

Questa è parte del materiale di primo livello che ho preparato:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Cartellini dei titoli delle parti del discorso con simboli grammaticali:

Sono utili per etichettare le scatole dei materiali e per le presentazioni. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato, li trovi qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Stencil delle parti del discorso in due misure:

da stampare e plastificare. Possono essere realizzati facilmente anche in cartoncino, anche in altre misure. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato io, li puoi scaricare gratuitamente qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Carte delle nomenclature per le nove parti del discorso:

utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale. Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui, insieme al libretto:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Simboli grammaticali grandi, utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale.

Simboli grammaticali piccoli:

Per conservarli io ho preparato delle scatoline origami molto semplici e veloci: la scatola con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: scatola origami con coperchio tutorial

Aggiungo qui un tutorial video:

I simboli grammaticali ritagliati sono utilissimi nelle presentazioni, per etichettare il materiale, e naturalmente per gli esercizi di analisi dei bambini. Sono facilmente realizzabili, anche in cartoncino colorato.

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Tavola delle parti del discorso: da tenere a disposizione dei bambini o da appendere al muro, in prossimità dello scaffale per i materiali della psicogrammatica:

Se volete utilizzare quella che ho preparato io, la trovate qui stampabile gratuitamente qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Libretto delle parti del discorso: utile da consultare mentre si lavora con le carte delle nomenclature, e durante i lavori di analisi, anche per approfondimenti e per stimolare la ricerca.

Le scatole grammaticali Montessori

Le scatole grammaticali Montessori: nella scuola primaria, dopo la presentazione delle funzioni delle parti del discorso, i bambini iniziano a lavorare con le scatole grammaticali, che Maria Montessori ha pensato come naturale continuazione delle esperienze che i bambini hanno vissuto nella Casa dei bambini, e che vanno incontro alle esigenze peculiari del periodo sensibile per le parole.

Un esercizio di lettura molto praticato nella Casa dei Bambini è quello di porre il cartellino di un nome sul tappeto ed abbinarlo all’oggetto corrispondente. Questo esercizio serve all’apprendimento della lettura, ma allo stesso tempo porta i bambini ad imparare con facilità i nomi degli oggetti.
Per questo Maria Montessori ha pensato che, applicando lo stesso principio, i bambini possono imparare non soltanto i nomi, ma tutte le parti del discorso. Infatti, quando il bambino mette un cartellino accanto ad un oggetto, egli distingue il nome dalle altre parti del discorso: il nome si va a definire in modo intuitivo, e questo rappresenta un passo reale nel mondo dell’analisi grammaticale. Con questi esercizi di lettura il bambino è già entrato, insomma,  nella classificazione delle parole: non ci resta che proseguire questo lavoro con le parti del discorso diverse dal nome.

Sappiamo che l’analisi dei suoni che porta, col metodo Montessori, alla scrittura spontanea, non è adatta a tutte le età: si appassionano ai suoni solo i bambini di circa 4 anni e mezzo. Anche lo studio analitico delle parti del discorso, la capacità di soffermarsi con intenso interesse sulle parole, non è di tutte le età: solo i bambini da cinque a sette – otto anni sono fortemente appassionati alle parole. Magari non possono ancora interpretare chiaramente un discorso, ma comprendono ed amano le parole. Diciamo che il bambino si trova nell’età dell’interesse alle parole, e la grammatica incontra dunque la sua fase di sviluppo.

Il lavoro che i bambini fanno con la grammatica porta il linguaggio ad una maturazione che non  è possibile raggiungere in altri modi: i bambini hanno imparato a parlare e da allora utilizzano il linguaggio in modo intuitivo, ora imparano a focalizzare la loro attenzione, in modo cosciente, sulle parole che lo compongono.

Questa grammatica proposta ai bambini a partire dai cinque anni non si basa certo sull’uso di libri di testo, ma si propone ai bambini permettendo loro di proseguire il lavoro che già hanno iniziato con i nomi, utilizzando cartellini di parole. I nomi che il bambino poneva accanto agli oggetti per imparare a leggere erano scritti su cartellini: allo stesso modo le parole, appartenenti a tutte le altre parti del discorso, sono scritte su cartellini.

Le scatole grammaticali Montessori

Secondo le indicazioni date da Maria Montessori, i cartellini sono cartoncini rettangolari che misurano tutti 5 cm per 3,5 cm, di colori diversi:

  • nero per il nome
  • marrone chiaro per l’articolo
  • marrone per l’aggettivo
  • rosso per il verbo
  • rosa per l’avverbio
  • violetto per la preposizione
  • verde per il pronome
  • giallo per la congiunzione
  • celeste per l’interiezione.

Osserviamo già da questa prima descrizione del materiale, che i colori non corrispondono esattamente a quelli dei simboli grammaticali, che sono invece:

  • nero per il nome (piramide/triangolo equilatero grandi)
  • celeste per l’articolo (piramide/triangolo equilatero piccoli)
  • blu per l’aggettivo (piramide/triangolo equilatero medi)
  • rosso per il verbo (sfera/cerchio grandi)
  • arancione per l’avverbio (sfera/cerchio medi)
  • violetto per il pronome (piramide/triangolo isoscele)
  • verde per la preposizione (mezzaluna)
  • rosa per la congiunzione (parallelepipedo/rettangolo)
  • giallo oro per l’interiezione (serratura).

Troverai un’interpretazione di questa piccola “stranezza” più avanti in questo articolo.

I cartellini per le nove parti del discorso vengono posti in otto scatole appositamente preparate:

Secondo le indicazioni di Maria Montessori ogni scomparto ha una parete più alta dove si può introdurre il nome della relativa parte del discorso, nel colore che lo contraddistingue.

Le scatole grammaticali Montessori – scatola I

Come si può vedere da questa visione d’insieme, la SCATOLA I è divisa in tre scomparti: uno scomparto grande per il sintagma, e due comparti per i cartellini del nome e dell’articolo. Questa è la scatola originale come pubblicata nel manuale americano ed italiano:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola II

la SCATOLA II è divisa in 4 scomparti, di cui uno scomparto grande per il sintagma, e tre comparti per i cartellini del nome, dell’articolo e dell’aggettivo:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola II

la SCATOLA III è divisa in 5 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 4 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola IV

la SCATOLA IV è divisa in 6 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 5 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola V

la SCATOLA V è divisa in 7 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 6 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola VI

la SCATOLA VI è divisa in 8 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 7 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola VII

la SCATOLA VII è divisa in 9 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 8 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola VIII

la SCATOLA VIII è divisa in 10 scomparti di cui uno scomparto grande per la frase e 9 comparti per i cartellini di tutte le parti del discorso, cioè nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione, interiezione:

(Le immagini del materiale originale provengono da L’autoeducazione nelle scuole elementari – Maria Montessori – 1910; Montessori elementary materials, the advanced Montessori method – 1917)

Le scatole grammaticali Montessori

In generale possiamo dire che i materiali usati nello studio della grammatica nella scuola primaria somigliano ai materiali sensoriali usati nella Casa dei bambini: danno all’intelligenza l’opportunità di ordinare, classificare e organizzare elementi che già fanno parte della vita del bambino.
Al termine di questo lavoro su ognuna delle nove parti del discorso, il bambino può classificare milioni di parole all’interno di nove categorie.

Come si usano le scatole? Innanzitutto l’insegnante dispone, per ogni scatola, di set di cartellini pronti con i quali riempire via via ogni scatola, in modi diversi. Come precisa Maria Montessori, nell’usare il suo metodo per lo studio della grammatica, l’insegnante ha a disposizione un materiale pronto per essere scelto ed usato, che facilita e garantisce il successo del suo lavoro.

Per quanto riguarda la costruzione delle scatole, io le ho con facilità realizzate in cartone, utilizzando come modelli gli esempi che trovate pubblicati in questo articolo. Il miglior tutorial (in Inglese ma semplice da seguire) che ho trovato nel WEB per realizzarle in legno è questo:

http://makingmontessoriours

Il mio tutorial per realizzarle in cartone è qui:

In alternativa alla costruzione di scatole vere e proprie (in cartone o legno) è anche possibile preparare delle “tovagliette” magari plastificate, sulle quali sono riprodotte in forma di disegno le caselle delle scatole grammaticali. Queste sono le mie:

Le scatole grammaticali Montessori

I materiali non sono progettati per insegnare la grammatica, ma per esplorare il linguaggio attraverso azioni concrete, e servono a dare ai bambini delle chiavi che essi possono usare per conoscere la struttura della lingua. Inoltre permettono di isolare ogni parte del discorso dalle altre, rendendo più facile questa esplorazione, ed allo stesso modo isolano all’interno di ognuna delle parti del discorso, le difficoltà e le eccezioni. 

Nello studio della grammatica, Maria Montessori non aveva l’obiettivo di insegnare ai bambini un elenco di regole, ma voleva che i bambini penetrassero la filosofia della loro lingua, che sentissero qual è il ruolo che il linguaggio svolge nella vita dell’uomo, e per questo si parla di psicogrammatica. 

Nell’universo agisce la forza dell’energia da un lato, e la forza della materia dall’altro. Queste forze, nell’ambito della psicogrammatica, sono rappresentate dal nome e dal verbo. La forza della materia è il nome, probabilmente la parte più antica in ogni lingua: perchè le persone potessero comunicare tra loro, è stato necessario in primo luogo chiamare gli oggetti del mondo. Per questo il simbolo del nome è la piramide nera: è stabile, antichissima, pesante. La forza dell’energia è invece il verbo, rappresentato dalla sfera rossa. Le altre parti del discorso sono aspetti che si trovano in relazione, in un modo o nell’altro, con queste due parti principali.

Anche nell’uso delle scatole grammaticali si applica questo principio base: conoscere il sostantivo ed il verbo e le altre parti del discorso in relazione ad essi. Aiutiamo il bambino a riconoscere l’importanza ed il significato del nome e del verbo, e li aiutiamo a comprendere il rapporto che le altre parti del discorso hanno con essi.

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, nella scuola primaria diamo ai bambini presentazioni per ognuna delle parti del discorso che ne evidenzino la funzione. In genere queste presentazioni non sono individuali, ma vengono proposte a piccoli gruppi di bambini.

Nelle scatole grammaticali ogni parte del discorso è caratterizzata da un colore: come abbiamo visto, questo colore non sempre corrisponde a quello del relativo simbolo grammaticale. E’ un’incongruenza voluta, infatti Maria Montessori voleva evitare che i bambini, nel loro lavoro di approfondimento, abbinassero i cartellini ai simboli affidandosi al colore invece che al ragionamento. Nelle scatole grammaticali i colori non hanno alcun significato, se non quello di distinguere una parte del discorso dalle altre. Gli unici due colori che restano uguali rispetto a quelli dei simboli grammaticali, sono quelli relativi alle due parti più importanti del discorso: il nome ed il verbo. Per questo le scatole grammaticali in commercio, possono attribuire alle parti del discorso anche colori diversi da quelli tradizionali (sempre ad eccezione di nome e verbo, che restano nero e rosso).
Troverete anche set di scatole e cartellini che utilizzano i colori dei simboli grammaticali anche in questi materiali. Infatti alcuni insegnanti non temono il pericolo che il bambino cada in azioni meccaniche, e credono che i colori che il bambino ha interiorizzato nella Casa dei bambini in relazione alle nove parti del discorso possano essere una ricchezza da sfruttare anche nella scuola primaria.

Prima di acquistare le scatole, quindi, verificate di avere i materiali di riempimento che seguono lo stesso codice colore delle scatole.

Nelle scatole grammaticali l’interno di ogni scomparto è di un colore diverso: uno per ogni parte del discorso. Le scatole sono vuote, ad eccezione dei cartellini che indicano il nome della parte del discorso da dedicare ad ogni scomparto. Come potete vedere, ci sono in commercio anche scatole grammaticali colorate a seconda della parte del discorso che viene introdotta, ma la scelta è naturalmente libera.

photo credit: GonzagaArredi

Le scatole grammaticali Montessori

Tutto il materiale che viene usato con le scatole grammaticali viene riposto all’interno di scatole che seguono il codice colore di ogni parte del discorso. Ogni scatola grammaticale ha un corredo di materiali simili:

– all’interno delle scatole di riempimento  si ripongono i cartellini delle parole ed i cartellini della frase/sintagma. Ogni set di cartellini delle scatole di riempimento serve ad esplorare una caratteristica diversa di una particolare parte del discorso;

– all’interno di scatole aperte si ripongono cartellini dei comandi, grafici e tabelle, scatole per attività aggiuntive;

– è utile tenere insieme al materiali la scatola dei simboli grammaticali.

Le scatole grammaticali sono tenute vuote sulle mensole, accanto ai materiali relativi, e vengono riposte nell’ordine in cui vengono presentate.  

Il materiale di riempimento è contrassegnato dal colore della parte del discorso che si introduce e dai numeri romani da I a VIII (di ogni scatola grammaticale), ed è numerato per set di riempimento, per cui le scatole di riempimento saranno in otto colori diversi, e saranno etichettate, ad esempio I3, IV2, ecc.

Possiamo copiare questi codici anche sul retro di ogni cartellino contenuto in ognuna delle scatole di riempimento, e se vogliamo aggiungere una lettera per ogni ogni cartellino grande (sintagma o frase), da riportare anche sui cartellini che servono a ricomporla (ad esempio VII3b, III4f, ecc.). Se ce n’è l’esigenza, l’insegnante può preparare del materiale aggiuntivo, e sarà semplice continuare a seguire questa codifica anche per esso.

Il primo set è quello che utilizziamo per la presentazione, gli altri sono quelli che i bambini utilizzeranno per i loro esercizi.

photo credit: MATERIALEMONTESSORI.IT

L’idea delle scatole di riempimento così organizzate è esteticamente piacevole, e il codice facilita l’indipendenza del bambino e permette di mantenere tutto il materiale sempre in ordine, ma non rappresenta per i bambini un programma da svolgere rigidamente, come se si trattasse di una sequenza cronologica da eseguire. Ci saranno bambini che utilizzeranno tutte le scatole di riempimento, altri solo alcune, altri anche nessuna, perchè per loro sarà sufficiente la presentazione fatta insieme per passare ad un’altra parte del discorso.

Come abbiamo visto, le funzioni delle varie parti del discorso vengono presentate già nella Casa dei bambini, ma senza che in queste presentazioni vengano date le definizioni ed i nomi: queste vengono date una volta giunti nella scuola primaria, e questo lavoro viene fatto appunto attraverso l’uso delle scatole grammaticali. E’ il metodo che vale per tutte le parti del discorso ad eccezione del nome, che non ha una scatola grammaticale totalmente dedicata (la scatola I è infatti quella dell’articolo).

Il nome di ogni parte del discorso aiuta il bambino della scuola primaria a classificare, ordinare e sistematizzare le esperienze fatte nella Casa dei bambini sulle diverse funzioni delle parole.

Il lavoro che i bambini fanno con le scatole grammaticali è di tipo manipolativo e non è un esercizio scritto. Questo è molto importante, perchè abbinare esercizi scritti a questo materiale è il modo migliore per uccidere il divertimento che i bambini traggono da esso.

Il materiale si usa invece così: il bambino trova nella scatola una serie di cartellini più grandi, che contengono alcuni sintagmi o frasi, e i cartellini delle parole, distribuiti nelle caselle appropriate. Prende un cartellino grande, lo legge, poi utilizza i cartellini delle parole per ricomporre la frase letta.

Insieme ad ognuna delle otto scatole grammaticali, oltre alle sue scatole di riempimento, ci sono le sue scatole dei cartellini dei comandi, di solito conservati in scatole aperte, dello stesso colore di quelle di riempimento.

scatole per i comandi: photo credit

I comandi servono ad ampliare il lavoro che i bambini svolgono su quella determinata parte del discorso, ed anche possono riguardare più parti del discorso insieme, e condurre quindi a lavori di classificazione.
Molti comandi riguardano il far fare ai bambini qualcosa che normalmente non è loro permesso fare in classe: questi comandi sono molto divertenti.
In molti casi è previsto che il bambino non agisca da solo, ma che cerchi l’aiuto e la collaborazione di altri bambini, anche di altre classi (più grandi o più piccoli).
A volte i comandi richiedono che i bambini si rechino alla Casa dei Bambini per prendere dei materiali che non sono presenti in classe, ma che hanno usato quando erano più piccoli. Questo è intenzionale, serve a rafforzare i bambini nel percepire la loro crescita, a vedere il passato e il futuro, e fa bene a tutta la scuola, perchè favorisce la cooperazione tra gli insegnanti. Inoltre è un esercizio di buone maniere, perchè i bambini devono muoversi responsabilmente all’interno della scuola, ed usare i modi ed i tempi corretti nel chiedere aiuto agli altri e nel restituire il materiale.

Infine, per alcune scatole grammaticali, sono previste anche scatole per attività aggiuntive. Ad esempio, per il verbo c’è la scatola dei tempi verbali.

Alcune scatole grammaticali, poi, sono anche abbinate a proprie tabelle riassuntive o grafici, che vengono usati per ulteriori attività manipolative. Ad esempio, dopo che il bambino ha imparato a riconoscere i diversi tipi di nome, può cominciare a classificarli utilizzando questi grafici.

Ecco che possiamo farci un’idea del perchè non usiamo manuali di grammatica: con questo materiale i bambini si impegnano in un lavoro complesso fatto di lettura, apprendimento, capacità di interpretazione, classificazione, memorizzazione, analisi, cooperazione con i compagni, buone maniere, manualità e divertimento.

photo credit: Nienhuis

Le scatole grammaticali Montessori

Ricapitolando:
– introduciamo una parte del discorso con una presentazione della sua funzione in abbinamento al simbolo grammaticale
– il bambino svolge una serie di attività connesse al racconto, simili a quelle che ha svolto nella Casa dei bambini
– presentiamo una scatola grammaticale
– il bambino lavora con la scatola grammaticale e il materiale di riempimento
– il bambino lavora con i cartellini dei comandi e gli altri materiali relativi alla scatola grammaticale presentata
– il bambino lavora all’analisi di frasi, sottolineando le parole o utilizzando i simboli grammaticali.

Al termine di questo grande impegno con il materiale, infatti, si deve arrivare all’astrazione, perchè non possiamo pensare che i bambini si portino le scatole grammaticali con sé tutta la vita per riconoscere le parti del discorso. Il passaggio dalla manipolazione all’astrazione avviene grazie ad una serie di attività di analisi:

  1. sottolineare con i colori dei simboli grammaticali le parole, una ad una, all’interno di frasi scritte da loro. Questa attività costringe il bambino a porre attenzione al contesto in cui ogni parola è inserita, perchè nella nostra lingua (come in Inglese) le stesse parole possono svolgere funzioni diverse. Si tratta di un esercizio fondamentale per i bambini della scuola primaria. Può essere svolto anche aggiungendo in alto i simboli disegnati o di cartoncino.
  2. Prendere una frase, e copiarla su di un foglio, scrivendo ogni parola una sotto l’altra, in colonna. Poi, per ogni parola, scrivere a lato tutto quello che si sa su di essa.
  3. Consultare un manuale di grammatica. Maria Montessori, infatti, non voleva affatto gettare i libri fuori dalla finestra, voleva semplicemente che fossero adatti ai bambini, che per loro fossero comprensibili. Dopo il lavoro con le scatole grammaticali, avere in classe un paio di grammatiche da consultare stimola l’interesse per il linguaggio e aiuta i bambini ad esplorare nuovi aspetti della lingua. Questi testi diventano testi di ricerca, come gli altri che sono presenti in biblioteca per le altre materie di studio. Con questi testi i bambini potranno fare ricerche sulle diverse categorie di aggettivi, scoprire le definizioni date dai grammatici, confrontarle con quelle che conoscono, decidere su quali essere d’accordo.
  4. Consultazione di un dizionario etimologico. Per i bambini è molto interessante scoprire quando una parola è arrivata nella nostra lingua, e da dove. Per presentare questa attività, prepariamo un elenco di quattro o cinque parole che hanno cambiato il loro significato nel corso del tempo.
    Ad esempio, la parola collaudo, che ora significa verifica sperimentale, fino al ‘700 significava complimento o lode (con laude); ministro (da minus, meno) in Latino significava servitore e ministrare significava servire la minestra in tavola, poi divenne aiutante del Re, e poi Ministro; casino, che ora significa confusione o caos, in Latino era un diminutivo della parola casa (che prese il posto della parola domus dopo le invasioni barbariche), nel ‘500 significava villino da caccia, nel ‘600 circolo privato.

Le scatole grammaticali Montessori

Consigli aggiuntivi per l’uso delle scatole grammaticali

L’unico consiglio è quello di iniziare prima possibile, in prima classe. I bambini che hanno fatto esperienze sulla funzione delle parole nella Casa dei bambini sono molto sensibili all’approfondimento di quanto fatto. Considerando che secondo Maria Montessori il periodo sensibile per le parole va dai cinque agli otto anni, il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di completare il lavoro con le scatole grammaticali entro gli otto anni, appunto.
Questo lavoro può essere iniziato anche dai bambini che non leggono ancora benissimo, perchè li può aiutare molto a migliorare. Se il bambino proprio non sa leggere, o fatica molto a leggere una frase intera, può lavorare in coppia con un compagno che legge bene, oppure potete leggere le frasi per lui. Questo è molto importante soprattutto quando in classe ci sono bambini nuovi, che provengono da scuole diverse, perchè li farà sentire parte del gruppo anche se le loro capacità non sono pari a quelle dei nuovi compagni.
In generale potrete notare da voi come la capacità di lettura decolli grazie all’uso delle scatole grammaticali.

Iniziare quanto prima con questo materiale offre una base per il lavoro di analisi, che può essere svolto sfruttando varie occasioni. Quando ad esempio un bambino scrive qualcosa, magari mentre svolge una ricerca, possiamo chiedergli di tanto in tanto di disegnare sulle parole che ha scritto il simbolo grammaticale relativo. Per questo non serve aspettare che li conosca tutti, può cominciare anche solo col triangolo nero del nome. Osservando questo lavoro, l’insegnante può capire il livello di comprensione raggiunto da ogni bambino, e capire dove e come intervenire, o come procedere nelle presentazioni.

Come abbiamo detto, non è consigliabile fare attività di scrittura abbinate direttamente alle scatole grammaticali, perchè questo potrebbe far perdere l’interesse del bambino verso il materiale. Le attività con le scatole grammaticali sono particolarmente adatte a piccoli gruppi (2 o tre bambini insieme), in quanto stimolano la capacità di collaborazione. La scrittura è un’attività individuale.

Detto questo, ricordiamo anche che nessuna attività deve essere svolta in esclusiva, ma che più attività di una stessa area devono svolgersi parallelamente. Così, nell’area del linguaggio, parallelamente al lavoro con le scatole grammaticali, i bambini lavoreranno anche alla storia della lingua, alla composizione scritta, al linguaggio orale, alla lettura, alla letteratura, alle attività di ricerca, all’analisi grammaticale (e poi anche logica e del periodo), ecc…

Le scatole grammaticali Montessori

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali: in questo articolo affrontiamo la presentazione delle funzioni delle parole in abbinamento ai simboli grammaticali. Nella prima parte ci sono esempi di esercizi per la Casa dei bambini, di seguito un esempio di presentazione per la scuola primaria.

Consideriamo le nove parti del discorso:
– famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome;
– famiglia del verbo: avverbio, verbo;
– particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni .

Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali servono a mostrare ai bambini che all’interno della lingua esistono dei modelli, che le parole hanno delle funzioni determinate, e che le parole cambiano, ma i modelli rimangono gli stessi. I simboli vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria,  queste conoscenze sfociano nella psicogrammatica.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

La famiglia del nome

Maria Montessori ha associato la famiglia del nome con le piramidi, che sono oggetti fissi, stabili, molto antichi e che rappresentano la materia.
Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola.
La piramide nera ha una base larga, è solida. Ricorda la civiltà dell’antico Egitto, una civiltà antica che ha avuto un ruolo importantissimo nella storia della scrittura e dell’architettura. I nomi costruiscono le frasi. La piramide è nera perchè il nero è il colore del carbone, un combustibile, perchè i nomi sono il combustibile delle frasi. La piramide è pesante, per dare una forte impressione di  solidità.
L’aggettivo è indipendente, come un bambino della scuola primaria, mentre l’articolo dipende dal sostantivo, come un bambino piccolo dipende dalla madre.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

La famiglia del verbo

La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome.
L’avverbio è una sfera arancione più piccola.
I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Le particelle
La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa.
La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde.
L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Simboli e carte dei simboli

Per le prime presentazioni utilizziamo i simboli solidi, immagini dall’universo.

I simboli solidi possono essere realizzati facilmente con la pasta di sale:

Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione. Nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare sui bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione.
Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. Un primo esempio di racconto per presentare la funzione delle parole è pubblicato qui:  Fiaba per le parti del discorso 

ed è particolarmente indicata coi bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria, in alternativa a quella presentata nella seconda parte dell’articolo. Potete anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica.

Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Presentazione dei simboli grammaticali 

Con i nostri alfabeti creiamo centinaia di parole, ma non sono tutte uguali: ogni parola ha il suo compito. Ci sono nove tipi di compiti che le parole possono svolgere per noi. Questi compiti si chiamano funzioni.
A seconda della loro funzione, tutte le parole possono essere divise in nove famiglie speciali: queste famiglie si chiamano “parti del discorso”.
I nomi di queste parti del discorso sono: nome, articolo, aggettivo, verbo, avverbio, pronome, congiunzione, preposizione e interiezione.
In classe abbiamo un colore speciale ed un simbolo per ognuna di queste famiglie. (Mostrare la scatola dei simboli grammaticali).

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

LA FUNZIONE DELLE PAROLE NELLA CASA DEI BAMBINI 

Nella Casa dei bambini si possono svolgere molti esercizi che servono a comprendere la funzione delle parole. Ne faccio una panoramica che può essere utile anche nella scuola primaria, soprattutto se i bambini non hanno frequentato una scuola d’infanzia montessoriana. Verranno trattati dettagliatamente in articoli specifici.
Si tratta di attività che portano il bambino ad avere un’esperienza sensoriale delle funzioni delle varie parti del discorso, e sono pensati per focalizzare l’attenzione del bambino su una parola alla volta. L’esperienza sensoriale è rafforzata dall’uso dei simboli colorati, che aiutano il bambino anche ad interiorizzare l’ordine delle parole nella frase.
Non di tratta di lezioni di grammatica, ma di esperienze sulla funzione delle parole. Per questo non vengono fornite ai bambini definizioni. Facendo queste esperienza, il bambino apprende comunque i nomi delle varie parti del discorso. Ad esempio, quando lavora col gioco dei triangoli, impara la parola “aggettivo” ed il suo significato.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente:
– nome
– articolo
– aggettivo
– pronome
– verbo
e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con:
– modi, tempi e forme verbali
– preposizioni
– avverbi
– congiunzioni
– interiezioni.

Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura.

Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’ARTICOLO NELLA CASA DEI BAMBINI

Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli articoli. Ad esempio diciamo loro “Mostrami UNA sedia”, “Indicami GLI spazzolini da denti. Indicami LO spazzolino da denti che usi tu”. Facciamo anche notare, ad esempio, che diciamo IL cavallo e non LO cavallo, e vari altri esempi simili, ogni volta che se ne presenta l’occasione.

Prepariamo una scatola degli oggetti, contenente numerosi oggetti. Alcuni di questi oggetti saranno in un unico esemplare, altri in più esemplari identici (singolare e plurale, determinativi e indeterminativi).
La scelta degli oggetti deve essere accurata: cominceremo con oggetti che cominciano con le consonanti, poi, per introdurre l’uso degli articolo apostrofato, aggiungeremo anche oggetti che cominciano per vocale. Selezioniamo con altrettanta attenzione maschili e femminili.
Per ogni scatola che prepariamo per il bambino, scriviamo anche i cartellini:
–  dei nomi degli oggetti
–  degli articoli da abbinare
– cartellini di controllo (che contengono il giusto abbinamento articolo – nome).

Per presentare l’esercizio ai bambini, mettiamo sul tappeto la scatola degli oggetti e, a un lato del tappeto, formiamo una colonna dei nomi e una colonna degli articoli, in ordine casuale.

Togliamo il primo oggetto (o gruppo di oggetti identici) dalla scatola, e mettiamolo sul tappeto, quindi scegliamo il nome adatto e aggiungiamo davanti ad esso l’articolo.

A seconda degli obiettivi che vogliamo raggiungere con l’esercizio, facciamo gli esempi necessari per dare ai bambini le indicazioni necessarie (ad esempio su singolare e plurale, o su determinativo e indeterminativo).

Quando il bambino è pronto, può proseguire da solo. Al termine del lavoro aggiungerà allo schema i cartellini di controllo.

Il gioco può essere variato. Ad esempio possiamo scrivere dei piccoli comandi al momento, per far indovinare al bambino l’oggetto che vogliamo prendere dalla scatola, oppure possiamo commettere “errori” nell’abbinare articolo e nome, e il bambino dovrà correggerci.

Esercizi con carte illustrate e cartellini possono essere preparati nello stesso modo, sostituendo appunto alla scatola degli oggetti carte illustrate appositamente preparate per i bambini.

Esercizi di compilazione di elenchi. Incoraggiamo i bambini a compilare elenchi (articolo e nome) di oggetti presenti nella classe o nella Fattoria. La Fattoria è un materiale piuttosto costoso, che si presta a molte attività nell’area linguistica. Può essere sostituita da una casa di bambola; io faccio così, in effetti, aggiungendo molti animali di plastica e gruppi di oggetti:

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Questa è una fattoria, completa di cartellini, che ho preparato in versione stampabile:

La fattoria (o la casa di bambole, lo zoo, il negozio, la strada) sono giochi che  incoraggiano lo sviluppo del linguaggio verbale e contribuiscono, accompagnati da cartellini appositamente preparati, a comprendere la grammatica e la sintassi.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’AGGETTIVO NELLA CASA DEI BAMBINI

Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli aggettivi. E’ un lavoro che si fa normalmente utilizzando il materiale sensoriale (spolette dei colori, tavolette tattili ecc…), e durante le attività di vita pratica. Poniamo durante la giornata domande del tipo: è pulita? Di cosa è fatta? Mi descrivi i tuoi vestiti?
Possiamo poi fare dei giochi, tipo comandi, dicendo ai bambini: “Alzino le mani i bambini coi capelli biondi”, “si accuccino sotto il banco tutti i bambini che hanno scarpe scure”,  ecc.

Prepariamo una scatola degli oggetti contenente molti oggetti che in qualche modo sono legati tra loro, con la possibilità di differenziarli con gli aggettivi qualificativi per dimensione, colore, ecc.
Prepariamo una serie di cartellini di frasi che descrivono ciascun oggetto, ad esempio: la poltrona grande azzurra, il cane piccolo marrone, l’uomo alto anziano, ecc.

Prepariamo poi i cartellini delle parole che compongono ciascuna delle frasi che abbiamo preparato, divisi in nomi, articoli, aggettivi. I cartellini possono essere messi in buste o scatoline separate che recano il simbolo appropriato. Si possono anche usare dei casellari, come questi: 

Ogni gruppo di cartellini preparati, deve fare naturalmente riferimento alle frasi e agli oggetti di un determinato set. I bambini devono comporre le frasi prendendo nomi, articoli e aggettivi appropriati, e abbinare ad essi l’oggetto che descrivono.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…).

Sediamoci vicino alla fattoria e prendiamo sei oggetti (o sei animali), quindi diciamo ai bambini: “Sto pensando ad una di queste cose. Vi aiuterò a scoprire qual è”.
Scriviamo su un cartellino, in nero, l’articolo e il nome, ad esempio “Il cavallo”.
Il bambino legge il cartellino, prende un cavallo e lo pone accanto al cartellino. Allora diciamo: “Hai preso l’animale della specie giusta, ma io stavo pensando ad un altro cavallo…”
Aggiungiamo quindi un aggettivo al cartellino, scrivendolo in rosso, ad esempio “marrone”.
Il bambino legge il cartellino, quindi prende l’oggetto giusto.
Ripetere il gioco con altri oggetti, anche utilizzando più aggettivi insieme.

Per portare l’attenzione sull’ordine della parole, possiamo fare lo stesso gioco scrivendo prima gli aggettivi, poi nomi e articoli. Quando il bambino ha abbinato l’oggetto corretto, tagliamo il cartellino e rimettiamo le parole nel giusto ordine. Ad esempio scriviamo prima “giallo” “piccolo” e poi “il piatto”

Per rinforzare l’uso dei simboli grammaticali, possiamo chiedere ai bambini: “Qual è la parola che ci dice il nome dell’oggetto che voglio?”. Posizioniamo il triangolo nero sulla parola “piatto”. “Quali sono le parole che ci spiegano meglio quale tipo di piatto?”. Posizioniamo un triangolo blu sulla parola “giallo” e un altro triangolo blu sulla parola “piccolo”. “Qual è la parola che ci dice che sta per arrivare un nome? Che ci dice se c’è un piatto o ce ne sono tanti?”. Posizioniamo un triangolino azzurro sulla parola “il”.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Esercizi scritti e simboli. Incoraggiamo il bambino a scrivere frasi per descrivere vestiti, oggetti preferiti o altro, e poi ad aggiungere alle parole i simboli grammaticali (disegnandoli o usando i simboli di cartoncino pronti), o usando simboli pronti di carta da incollare.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Caccia agli aggettivi. Chiediamo ai bambini di cercare gli aggettivi in un libro di lettura, a sottolinearli oppure ad elencarli su un foglio.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Logico Gioco con l’aggettivo. Prepariamo dei set di cartellini composti da una decina di cartellini neri per i nomi, e una decina di cartellini blu per gli aggettivi. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate, che recano ciascuna il proprio simbolo grammaticale.
Il bambino prende i nomi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, sul tappeto. Poi prende gli aggettivi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, a destra della colonna dei nomi. Si formeranno così abbinamenti nome-articolo casuali. I bambini li leggono (di solito si formano abbinamenti divertenti). Poi lascia al loro posto gli aggettivi appropriati, e raccoglie quelli che non lo sono. Rilegge uno alla volta gli aggettivi, e li abbina al nome più adatto.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Esercizi di scrittura di aggettivi. Diamo al bambino un cartellino del nome e una serie di cartellini di aggettivi. Il bambino copia il nome sul quaderno, poi aggiunge ad esso quanti più aggettivi possono essere appropriati.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Il gioco dei triangoli per l’aggettivo. E’ dettagliatamente spiegato qui, con il tutorial per costruirlo e le istruzioni di gioco:

Il gioco dei triangoli

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELLA CONGIUNZIONE NELLA CASA DEI BAMBINI

Facciamo coi bambini vari giochi verbali che li aiutino a riconoscere la funzione della congiunzione. Ad esempio si può giocare alle associazioni: si dice una parola, e i bambini devono aggiungere una cosa che si abbina ad essa (calze e scarpe, bottiglia e bicchiere, testa e cappello, scopa e paletta, ecc…)

Gioco della congiunzione. Prepariamo sul tappeto un mazzolino di fiori di vari colori tenuti insieme con un nastro rosa, oppure un fascio di pennarelli o di matite. Lasciamo che il bambino identifichi i colori dei fiori (o delle matite o dei pennarelli) e sciogliamo il nastro rosa. Prendiamoli in mano e andiamo col bambino a distribuire i fiori per la classe, poi torniamo al tappeto.


Scriviamo su un cartellino “i fiori rosa”, diamo il cartellino al bambino e chiediamogli di portarci quello che abbiamo scritto.
Mettiamo i fiori rosa sul tappeto, e sotto ad essi poniamo il cartellino.
Consegniamo al bambino un secondo cartellino: “i fiori gialli”.
Il bambino ci porta anche i fiori gialli, e lo poniamo insieme al cartellino sul tappeto, accanto ai fiori rosa.
Consegniamo al bambino un terzo cartellino: “i fiori blu”.
Il bambino ci porta anche i fiori blu, e lo poniamo insieme al cartellino sul tappeto, accanto ai fiori gialli.
Tra i tre gruppi di fiori aggiungiamo due cartellini “e” scritti in rosso, e leggiamo: “I fiori rosa e i fiori gialli e i fiori blu”.


Leghiamo di nuovo tutti i fiori col nastro rosa e mettiamo i simboli sulle congiunzioni.

Esercizi per il raggruppamento di oggetti uniti da congiunzioni possono essere fatti preparando scatole degli oggetti e cartellini, e con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…).

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELLA PREPOSIZIONE NELLA CASA DEI BAMBINI

Si possono fare coi bambini vari giochi verbali sulle preposizioni. Ad esempio possiamo dare loro dei semplici comandi: sali sulla sedia, vai in giardino, metti le mani in tasca, cammina da destra a sinistra, ecc… Oppure possiamo giocare con gli oggetti della fattoria facendo provare ai bambini la posizione di un dato personaggio rispetto agli oggetti: metti il gallo sull’albero, sposta l’asino dalla stalla al recinto, ecc…

Prepariamo una scatola degli oggetti (ad esempio un mazzo di fiori nel vaso, alcune matite in un astuccio, e simili) da abbinare a cartellini della frase e cartellini delle parole, sempre suddivisi in buste o scatoline contrassegnate dal simbolo grammaticale.

Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…). Scriviamo una frase che contenga aggettivi, articoli, nomi, preposizioni e congiunzioni, ad esempio: “la teiera rossa sul vassoio grande con la zuccheriera e una tazza sul piattino e un cucchiaino sul tovagliolo”.
Il bambino legge i cartellini e mette insieme gli oggetti. Poi compone la frase usando i cartellini delle parole (sempre divisi per tipo in casellari, buste o scatoline, di colori diversi e contrassegnati dal simbolo grammaticale). Chiediamo al bambino: “Quali sono le parole che vi hanno spiegato dove mettere esattamente gli oggetti? Su ognuna di queste parole, mettete il ponte verde”.  Si può completare l’esercizio mettendo sopra ad ogni parola il simbolo grammaticale corretto.
Possiamo anche preparare dei cartellini di comandi che il bambino legge e usa per ricreare la scena descritta, usando gli oggetti della fattoria, ad esempio: tre maiali sul tetto del fienile, una papera dietro al cane, ecc…

Esercizi scritti: incoraggiamo il bambino a scrivere proprie frasi utilizzando le preposizioni.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEL VERBO NELLA CASA DEI BAMBINI

Si possono fare vari giochi sul verbo con i bambini, ad esempio dare loro cartellini dei comandi che contengono azioni da eseguire.
Possiamo metterci accanto al tappeto, scrivere su un cartellino un verbo e darlo al bambino. Il bambino legge ed esegue l’azione, ad esempio “ridere”. Chiediamogli: “Puoi portarmi ridere?”. Il bambino ci penserà, e risponderà di no. Chiediamogli: “Puoi farlo?”, e il bambino risponderà di sì.
Facciamo la stessa cosa con altri verbi, di modo che il bambino capisca che l’azione può essere eseguita, ma non manipolata, presa, portata.
Il bambino, attraverso questi esercizi, si rende conto della differenza tra energia e materia.

Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…). Prepariamo sul tappeto una raccolta oggetti, la scatola dei simboli grammaticali e una decina di cartellini rossi dei verbi. Il bambino legge un verbo e inventa una scena utilizzando quel verbo e gli oggetti che ha a disposizione. La frase può essere scritta su una striscia, e su ogni parola si metteranno i simboli grammaticali corretti.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’AVVERBIO NELLA CASA DEI BAMBINI

Vari giochi verbali possono essere fatti coi bambini, chiedendo loro di eseguire azioni in un determinato modo, ad esempio camminare velocemente, parlare piano, cantare tristemente, ecc… Possiamo anche usare cartellini dei comandi da leggere ed eseguire. Gli esercizi sugli avverbi aiutano il bambino a capire il contenuto emotivo della scrittura.

Scriviamo un verbo in nero e un avverbio in rosso, ad esempio: “ridere forte”. Il bambino eseguirà l’azione, come indicata. Ripetiamo con altri esempi: parlare lentamente, muoversi furtivamente, sorridere teneramente, camminare tristemente. Dopo ogni azione eseguita, mettere il cartellino sul tappeto, ed aggiungere i simboli grammaticali, per evidenziare gli avverbi. Chiediamo ai bambini: “Qual è la parola che ti è servita per capire come eseguire l’azione?”.

Gioco logico sugli avverbi: scegliamo una decina di verbi, scritti su cartellini rossi, e una decina di avverbi scritti su cartellini arancioni. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate e contrassegnate dai relativi simboli grammaticali.


Il bambino prende i verbi, li legge uno ad uno e con essi forma sul tappeto una colonna. Poi prende gli avverbi, e fa la stessa cosa, formando una seconda colonna a destra di quella dei verbi. Si formeranno così degli abbinamenti verbo-avverbio casuali, alcuni dei quali avranno un senso, mentre altri saranno assurdi.

Lasciare sul tappeto gli avverbi sensati, raccogliere gli altri e cercare di fare con essi abbinamenti corretti. Terminato il lavoro, il bambino può mettere su ogni colonna il simbolo grammaticale corretto.

Esercizi scritti. Possiamo dare ai bambini un cartellino del verbo e chiedergli di copiarlo sul suo quaderno e di aggiungere una lista di avverbi, cioè di indicazioni su come l’azione può essere eseguita. Possiamo fare la stessa cosa anche dandogli un cartellino del verbo ed un certo numero di cartellini degli avverbi (alcuni appropriati ed altri no), ed il bambino comporrà la sua lista sul tappeto.

Caccia di avverbi: il bambino può cercare avverbi su giornali e riviste e sottolineare quelli che trova.

Lettura interpretata: Prepariamo una busta o una scatolina con dei cartellini che contengono frasi o brani tratti da testi letterari, che descrivano in modo dettagliato le azioni dei personaggi o il loro stato emotivo mentre le eseguono. All’inizio proponiamo frasi che contengano una sola azione, poi inseriamo anche frasi più complesse. Il bambino legge ed interpreta i brani. Facendo questo, deve prestare attenzione al significato esatto delle parole, ma anche al significato esatto della frase nel suo complesso, cioè all’ordine delle parole.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEL VERBO TRANSITIVO E INTRANSITIVO NELLA CASA DEI BAMBINI

Raduniamo un piccolo gruppo di bambini. Ad uno di essi diamo un cartellino con un verbo transitivo, ad esempio “passeggiare per la classe”, e diciamo di leggere l’azione ed eseguirla. Mentre il bambino continua a passeggiare per la classe, diamo ad un altro bambino un cartellino con un verbo transitivo, ad esempio: “srotolare un tappeto”. Il secondo bambino legge il suo cartellino ed esegue l’azione.
Diamo ad un terzo bambino un cartellino con un altro verbo transitivo, ad esempio, “mettere una matita rossa sul tavolo”. Continuare così finché i bambini non notano le differenze tra la prima azione e le altre. I verbi intransitivi non hanno un oggetto e proseguono nel tempo, mentre i verbi transitivi hanno un oggetto e una volta eseguiti si fermano. Non serve dare ai bambini la terminologia, l’importante è che capiscano questa differenza.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEI TEMPI VERBALI NELLA CASA DEI BAMBINI
Scriviamo una frase su un cartellino, ad esempio “portare un libro”. Un bambino legge il cartellino, mentre noi eseguiamo l’azione dicendo: “Sto portando un libro”.
Chiediamo al bambino di rileggere il cartellino. Senza fare nulla, diciamo: “Ho portato un libro”.
Ripetere con altri esempi, finché il bambino non si rende conte che il presente dura per il tempo necessario al completamento dell’azione, e che una volta che essa è finita, diventa passato.

Scriviamo una frase che contenga un verbo non di movimento, ad esempio: pensare alla mamma. Il bambino legge ed esegue l’azione.  Dopo una pausa, chiediamo al bambino: “Cosa hai fatto?” e lui risponderà: “Ho pensato alla mamma”. Diciamo al bambino: “Adesso stai parlando con me”.
Facciamo altri esempi simili, finché il bambino non si rende conto che alcuni verbi si riferiscono ad azioni visibili, mentre altri verbi sono invisibili.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticale
LA FUNZIONE DELLE PAROLE NELLA SCUOLA PRIMARIA

(trovi altre presentazioni e materiali stampabili pronti negli articoli dedicati ad ogni parte del discorso)

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL NOME

Poniamo il simbolo del nome sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia.

Quando eravate piccoli, avete imparato a parlare. Le prime parole che avete usato erano probabilmente “mamma”, “papà”, oppure “gatto”. Sono tutte parole che servono a denominare le cose. Forse quando i primi uomini sulla terra iniziarono a parlare tra loro, usarono per prime le parole “fuoco”, “cibo”, “bambino”. Anche se questi uomini vissero moltissimo tempo fa, le parole che usarono esistono ancora oggi. Gli esseri umani usano le parole per dare un nome ad ogni cosa. Le parole che usiamo per dare un nome alle cose sono parole molto speciali. Sono solide e stabili. Rappresentano le cose del nostro mondo.
Per questo usiamo questa piramide nera per rappresentare queste parole: la piramide è infatti molto antica e molto stabile, ha una base molto larga. Usiamo il colore nero perchè è il colore del carbonio, l’elemento più antico e diffuso sulla terra.
Queste parole si chiamano NOMI e servono a chiamare le persone, i luoghi e tutte le cose del nostro mondo.

Anche se questo racconto è estremamente semplice, è sufficiente a stimolare i bambini ad etichettare con il relativo nome tutti gli oggetti presenti nell’aula, a fare liste di nomi di cose che vedono per strada, a casa, ecc…, a porre il simbolo del nome in modo appropriato nelle loro frasi scritte.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’ARTICOLO

Poniamo il simbolo del nome e dell’articolo sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia. Mettiamo sul tappeto anche alcuni oggetti, ad esempio un pennarello, una matita e due tubetti di colla.

Cercando i nomi attorno a voi, ed anche nelle frasi e nelle storie, avete notato che ci sono anche altri tipi di parole? Parole che fanno un lavoro diverso dal nome? Ci sono ad esempio un gruppo di parole, molto corte, che fanno un lavoro molto importante…
Chiediamo a un bambino di portarci una matita, posiamola sul tappeto sotto al simbolo del nome e scriviamo il cartellino “la matita”. Poi facciamo portare un pennarello e scriviamo “il pennarello”. Infine facciamoci portare una delle due colle e scriviamo “una colla”.

Sappiamo che queste parole sono nomi (indichiamo i nomi sotto la piramide nera). Queste altre parole non sono nomi (indichiamo gli articoli): il loro compito è quello di segnalare che presto arriverà un nome. Noi chiamiamo queste parole ARTICOLI. Nella nostra lingua ce ne sono nove in tutto. In Inglese ce ne sono soltanto tre. Alcune lingue ne hanno molti di più e alcune lingue non ne hanno affatto.
Per gli articoli usiamo una piccola piramide, perchè l’articolo fa parte della famiglia del nome, e serve sempre ad annunciare che sta arrivando un nome dopo di lui. La parola articolo deriva dal Latino e significa “piccolo membro”. L’articolo è infatti un piccolo membro della famiglia del nome. Ma anche se piccolo, è un membro molto importante.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’AGGETTIVO 

Poniamo il simbolo del nome, dell’aggettivo e dell’articolo sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia.

Abbiamo parlato dei nomi e degli articoli, ed ora è il momento di conoscere un nuovo simbolo.
Chiediamo ad un bambino di portarci una matita. Il bambino ce ne porta una, ma noi diciamo: “Grazie, ma non è quella che voglio”. Chiediamo quindi ad un altro bambino di portarci una matita, e ancora diciamo: “Grazie, ma non è quella che voglio”. Chiediamo allora ad un terzo bambino: “Mi porti una matita gialla?” (o di un altro colore, se una matita gialla era già stata portata).
E’ stato difficile per me avere la matita che volevo, finché non ho aggiunto un’altra parola alle parole “una matita”. Il simbolo di cui parliamo adesso rappresenta le parole che usiamo per descrivere un nome. Queste parole possono dirci il colore del nome, o il numero, oppure molte altre cose: se è freddo, caldo, pesante, leggero, pieno, vuoto, grande, piccolo…
Usiamo una piramide media, di colore blu scuro, perchè questa parola fa parte della famiglia del nome e sta sempre accanto ad esso, di solito nella nostra lingua viene dopo, ma a volte può anche stare prima. In Inglese invece si mette sempre prima.
A volte possono esserci anche due o più di queste parole, ad esempio io posso dire “una matita gialla”, oppure “una piccola matita gialla”, oppure “una matita gialla nuova”.
Questo genere di parole di chiama AGGETTIVI. La parola aggettivo deriva dal Latino e significa “che aggiunge qualcosa a”, e si aggiunge infatti al nome per descriverlo o dirci qualcosa di più su di lui.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali  – IL VERBO

Prepariamo una serie di cartellini di nomi scritti in rosso ed una serie di cartellini di verbi scritti in nero; ad esempio: fazzoletto forbici elastico candela, e saltare sorridere camminare applaudire.
Chiediamo ai bambini di portarci un fazzoletto, le forbici, un elastico, una candela, e via via poniamo il cartellino accanto all’oggetto.
Ora chiediamo ai bambini di portarci saltare. Naturalmente i bambini si metteranno a saltare davanti a noi, allora diremo: “Questa è una buona dimostrazione di come si fa a saltare, ma non possiamo mettere niente accanto al cartellino…”
Chiediamo di portarci sorridere, poi camminare, poi applaudire. I bambini presto si renderanno conto di non poterlo fare: non si può portare alla maestra sorridere, camminare o applaudire.
Indichiamo i nomi e chiediamo: “Vi ricordate che tipo di parole sono queste?” I bambini diranno che si tratta di nomi.
Poi indichiamo i verbi e diciamo: “Queste parole sono diverse. Sono cose che si possono fare, hanno movimento ed energia.
Mettiamo in alto il simbolo del nome e il simbolo del verbo.


Ricordate che il sostantivo è solido e stabile, se gli do una spinta non va molto lontano. Ma guardate cosa succede se do una spinta a questo…Va molto lontano ed ha l’energia di muoversi liberamente, in qualsiasi direzione. Usiamo una sfera rossa per rappresentare queste parole perchè il rosso è il colore del fuoco e la sfera è la forma del sole, che dà energia alla terra.
Queste parole si chiamano VERBI. La parola verbo deriva dal Latino e significa “parola per eccellenza”, cioè la parola più importante di tutte nella frase.”

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – LA PREPOSIZIONE

Diamo ad ogni bambino una molletta da bucato e diciamo che useremo queste mollette per imparare un nuovo tipo di parole. 
Ora vi darò delle indicazioni, e voi dovrete seguirle e dirmi ogni volta la posizione della molletta.”
“Mettete la molletta sulla vostra testa. Dove si trova?” Si trova sulla testa.
“Mettete la molletta in tasca. Dove si trova?” Si trova in tasca.
“Mettete la molletta insieme a quelle degli altri. Dove si trova?” Si trova con le altre

“Nascondete la molletta tra le mani. Dove si trova?” Si trova nelle mani
“Mettete la molletta sulla schiena. Dove si trova?” Si trova dietro.

Continuare così a piacere. Poi mostriamo ai bambini il simbolo grammaticale e diciamo: “Come simbolo per questo tipo di parole usiamo un ponte verde.  Queste parole ci dicono la nostra posizione. Possiamo essere sul ponte, sotto il ponte, davanti al ponte, accanto al ponte, sopra il ponte… Chiamiamo queste parole PREPOSIZIONI.  La parola preposizione deriva dal Latino e significa “messo davanti” perchè si mette davanti al secondo nome e serve a stabilire una relazione tra due nomi.”

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’AVVERBIO

 Scriviamo dei cartellini con dei verbi (in rosso) e degli avverbi (in arancione) e mettiamoli sul tappeto insieme ai simboli grammaticali del verbo e dell’avverbio.


Ecco un altro simbolo che rappresenta una parola che può muoversi liberamente attorno al verbo come il nostro pianeta di muove attorno al sole. Proviamo.” Facciamo rotolare l’avverbio attorno al verbo.
Leggiamo questo cartellino: camminare. Camminare è un verbo. Ora voglio aggiungere ad essa la parola lentamente”. Continuiamo, ad esempio, con respirare profondamente, cantare dolcemente, parlare allegramente, mangiare poco.
“Queste parole vengono aggiunte al verbo per dirci come eseguire l’azione. Si chiamano AVVERBI, che significa “aggiunti al verbo”. 
Leggendo i cartellini sul tappeto, i bambini possono notare che molti avverbi terminano in -mente. Possiamo anche farlo notare noi, e dire che è vero che molti avverbi terminano così, ma non tutti.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL PRONOME

Prepariamo dei semplicissimi cappellini di carta viola  a forma di cono. Su ogni cono scriviamo un pronome personale: io, tu, lui (egli), lei (ella), esso, noi, voi, loro (essi, esse).

Prepariamo anche serie di frasi scritte su cartellini, facendo riferimento ai nomi dei bambini, ad esempio: Maria dà la matita ad Antonio; Massimo legge un libro alla classe; Alma e Gaia giocano a carte con Giovanni ecc…
Ho preparato questi cappellini per voi, li useremo nella nostra lezione. Ora leggerò questa frase: Maria dà la matita ad Antonio. Antonio e Maria, venite“. Diamo a Maria il cappello col pronome LEI e ad Antonio il cappello col pronome LUI. Ora diciamo: “Lei dà la matita a lui“.
Facciamo altri esempi: “Massimo legge un libro alla classe“. Diamo a Massimo il cappello col pronome LUI (o egli) e mettiamo il cappello NOI al centro della classe. Ora diciamo: “Lui legge un libro a noi“.
Proseguiamo fino a quando non avremo utilizzato tutti i cappelli.
Queste parole svolgono un lavoro molto importante: prendono il posto dei nomi. Si alzano in piedi con fierezza e sono viola”. Mostriamo il simbolo. “Queste parole si chiamano PRONOMI. La parola pronome deriva dal Latino e significa ‘al posto del nome’.”

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – LA CONGIUNZIONE

Prepariamo dei nastrini rosa e un mazzolino di fiori di due colori diversi.

Diamo ad ogni bambino una coppia di fiori di colori diversi, e chiediamo loro di legarli insieme con un nastrino rosa. Diciamo loro frasi del tipo: “Vuoi il fiore giallo e il fiore arancione?”, “Vuoi legare insieme quello giallo e l’altro?” “Ti do sia il fiore giallo sia il fiore arancione”, “Ti do questo e anche questo”, “Ti do questi fiori affinché li leghi insieme”, ecc…
Mettiamo alcuni cartellini di congiunzioni usate sul tappeto, e diciamo: “Questo parole servono ad unire tra lo delle parole o delle frasi. Si chiamano CONGIUNZIONI. Congiunzione significa ‘unire con’. Usiamo questo rettangolino rosa per ricordare il nastro rosa che abbiamo usato per tenere uniti i nostri fiori. 
Spesso capita che vedendo il simbolo della congiunzione i bambini dicano che somiglia a una gomma da masticare. Se vi succede, potete dire che è un buon modo per ricordarsi la funzione della congiunzione, perchè la gomma da masticare è appiccicosa e quindi può unire tra loro le cose, come il nastro.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’interiezione 

Per l’interiezione possiamo prendere come modello la presentazione del punto esclamativo, utilizzando una clava disegnata o di plastica. Raccontando la storia, ogni volta che pronunciamo un’interiezione, alziamo la clava in verticale, facendola sembrare un punto esclamativo.


Vi racconto una storia accaduta tantissimi anni fa, quando gli uomini vivevano ancora nelle caverne e andavano a caccia per procurarsi il cibo. Una sera un uomo prese la sua clava e uscì dalla caverna per andare a cercare qualcosa da portare alla sua famiglia per cena. Dopo qualche ora l’uomo tornò a casa, stanco e avvilito. La sua famiglia lo stava aspettando. I bambini dissero: “Papà è tornato! Ma dov’è il cibo?”. E il papà rispose: “Oh! Stasera non c’è cibo”.
Il giorno seguente l’uomo uscì di nuovo, e rientrò alla caverna ancora più tardi. Era stanco. La sua famiglia lo stava aspettando e gli chiese: “C’è qualcosa da mangiare?”. E lui rispose: “Ahimè! Stasera niente cibo”.
Il terzo giorno il papà uscì di nuovo. Aveva piovuto. L’uomo era uscito già da molto tempo, e quando rientrò i bambini non gli chiesero nemmeno se aveva trovato qualcosa per cena. Lui mise un bel pezzo di carne sul sasso che nella caverna faceva da tavolo e disse: “Evviva! Stasera si mangia!”.

La famiglia applaudì al papà gridando:”Evviva!”, “Urrà!”. E il papà fu molto felice.
Mettiamo sul tappeto i cartellini delle interiezioni che abbiamo usato durante il racconto. Poi aggiungiamo ad ogni interiezione una breve frase.
“Come vedete le frasi possono stare anche da sole, ma diventano molto più interessanti con l’aggiunta di queste parole. Esse aggiungono il sentimento di chi parla. Questa parole si chiamano INTERIEZIONI. Interiezione deriva dal Latino e significa ‘gettare tra qualcosa’. Noi gettiamo queste parole tra le frasi  per esprimere le nostre emozioni.”
Se questa presentazione non vi piace, potete anche far leva sulla somiglianza del simbolo dell’interiezione ad una serratura, e dire ai bambini che l’interiezione è la chiave delle emozioni, in una frase.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Le dieci regole d’oro di Maria Montessori e l’autovalutazione dell’insegnante

Le dieci regole d’oro di Maria Montessori

1. Non toccare il bambino senza che il bambino stesso non ti abbia invitato a farlo, in qualsiasi forma. Non violare il suo spazio.

2. Non parlare mai male del bambino, in presenza e assenza del bambino stesso.

3. Concentrati a coltivare tutto il buono che è nei bambini (a qualunque cosa tu dedichi attenzione nel bambino, essa diventa più forte). Cura costantemente e meticolosamente l’ambiente. Insegna l’uso proprio delle cose e mostra il luogo dove le cose devono essere riposte.

4. L’adulto è attivo nello stabilire una relazione tra il bambino e l’ambiente, mentre è esternamente passivo e internamente attivo quando questa relazione si è sviluppata.

5. L’adulto deve sempre essere pronto a rispondere alle domande del bambino che ha bisogno di lui. Bisogna sempre ascoltare e rispondere ai bambini che si rivolgono a noi.

6. L’adulto deve avere rispetto del bambino che fa un errore, senza correggerlo direttamente. L’adulto deve fermare gli usi scorretti del materiale ed ogni altra azione che rechi danno al bambino o agli altri membri della comunità. La classe non è un ambiente nel quale il bambino può essere distruttivo.

7. L’adulto deve rispettare il bambino che sente il bisogno di riposarsi o di osservare il lavoro degli altri.

8. L’adulto deve aiutare i bambini che sono alla ricerca di un’attività da svolgere e non la trovano.

9. L’adulto deve essere instancabile nel ripetere le presentazioni al bambino che le ha precedentemente rifiutate, nell’insegnare al bambino che non ha ancora compreso, nell’aiutare il bambino che ha bisogno di superare una difficoltà, nello stimolare la cura dell’ambiente. Deve fare ciò utilizzando il silenzio propositivo, parole dolci, e presenza amorevole. Il bambino che ricerca deve sentire la presenza dell’adulto, e il bambino che ha trovato la deve ignorare.

10. L’adulto deve sempre trattare il bambino con il massimo del rispetto e della gentilezza, e in generale deve offrire al bambino sempre il meglio di sé.

Le dieci regole d’oro di Maria Montessori

Suggerimenti per l’autovalutazione dell’insegnante

La classe non è riuscita a seguirci:
– La mia preparazione era completa?
– Avevo esercitato praticamente la lezione a sufficienza?
– Avevo tutto il materiale necessario a disposizione?
– Il materiale era completo?
– Sono andato oltre quelli che sono i bisogni e gli interessi dei bambini?
– Ho presentato la lezione troppo presto?
– La lezione era troppo semplice?
– Il bambino è pronto per la lezione? Ho tenuto un registro accurato su di lui per saperlo?
– Ho coltivato un dialogo regolare con ogni bambino per conoscere  gli interessi di ognuno?
– Sono stato scortese?
– Ho dei pregiudizi contro questo materiale o questa materia di insegnamento?

La classe non progredisce:
– La scuola garantisce cicli di lavoro di tre ore?
– I materiali sono appropriati?
– La quantità di materiale a disposizione è corretta?
– Tutto il materiale è visibile ai bambini? Il lavoro di ognuno è visibile agli altri bambini?
– Ci sono tutte le condizioni necessarie alla concentrazione?
– I bambini che hanno maggior bisogno di assistenza sono vicini a me?
– C’è lo spazio sufficiente per il loro lavoro?
– I bambini capiscono i diversi tipi di apprendimento?
– Le lezioni sono date in accordo con l’interesse ed il livello dei bambini?
– Le lezioni sono preparate in modo che i bambini possano scegliere l’esercizio?
– I bambini sanno essere creativi o dipendono da libri e fotocopie?
– I loro bisogni fisici e spirituali sono soddisfatti?
– Le loro tendenze all’esplorazione, all’ordine, all’orientamento, alla ripetizione sono soddisfatte?
– I bambini sono in grado di sviluppare una visione del loro posto nell’Universo?
– I bambini sentono di possedere le regole di base?
– I bambini si sentono protagonisti del loro processo di autoeducazione?

Le dieci regole d’oro di Maria Montessori

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi. Maria Montessori nel 1899 lavorò nella Scuola Magistrale Ortofrenica di Roma, incarico ottenuto in seguito a un suo corso tenuto sempre a Roma per i maestri della scuola pubblica. L’insegnamento della grammatica, allora, non fu completo e profondo come è potuto riuscire coi bambini normali, ma fu un insegnamento brillante: la grammatica era “vissuta”, e i bambini vi prendevano il più vivo interesse. Fu durante questa esperienza che nacquero i “comandi” e le “scatole grammaticali”.

Come racconta Maria Montessori, in questi primi esperimenti di didattica preparò per i bambini serie di parole stampate su cartellini singoli, che insieme potevano comporre frasi o proposizioni.
I primi abbinamenti fatti dai bambini con questi cartellini potevano essere del tipo nome-aggettivo, ad esempio: “lana-rossa”, “confetto-dolce”, “cane-quadrupede”. Poi gli abbinamenti potevano includere articolo e verbo: “la minestra è calda”, “Maria mangia i confetti”.

Per facilitare la scelta dei cartellini, Maria Montessori li dispose all’interno di alcuni casellari separati, un casellario per il nome, uno per l’aggettivo, uno per il verbo, uno per l’articolo, ecc… Ogni casellario era poi suddiviso ulteriormente per tipo. Ad esempio il casellario del nome era diviso in: persone, vestiario, cibi, animali; il casellario dell’aggettivo in: colori, forme,…; il casellario dei verbi in: infinito, presente, passato, futuro.
Grazie a questi casellari i bambini non solo erano in grado di comporre frasi, ma imparavano con la pratica a riporre ogni parola nella giusta scatola, e in questo modo si preparavano all’analisi grammaticale. Dopo un certo numero di esercizi, infatti, Maria Montessori poteva spiegare ai bambini il significato delle parole stampate sui casellari, ad esempio “Nome”, “Verbo”, “Aggettivo”, ecc…

Per spiegare il nome diceva ai bambini, semplicemente: «Col nome chiamo le persone e gli oggetti. Le persone rispondono se le chiamo; gli animali pure; gli oggetti no, perchè non possono, ma se potessero risponderebbero. Per esempio, se dico: «Maria!», Maria risponde. Se dico: « Ceci!», i ceci non rispondono perchè non possono, ma risponderebbero, se potessero. Però è anche vero che quando dico “Ceci!” potete portarmeli voi, anche se non sanno venire da soli, e lo stesso se dico “Quaderno!” oppure “Mele!”. Se non vi dico il nome dell’oggetto, voi invece non potreste capire di cosa parlo, perchè ogni oggetto ha un nome diverso; il nome è la parola che rappresenta l’oggetto. Se io non dico il nome voi non capite di che cosa voglio parlare; per esempio se dico: “portatemi qui… presto, portatemelo qui, lo voglio!”. Voi non potete portarmi niente, perchè non capite di che oggetto parlo, se non dico il suo nome. Per capire se la parola è un nome bisogna chiedersi:”E’ qualche cosa? Risponderebbe se potesse? Lo potrei portare alla maestra? ». 

Dopo questa breve lezione, prendeva dai casellari un po’ di cartellini di nomi, aggettivi e verbi, ad esempio, mischiandoli. Poi li leggeva ai bambini, ad esempio: «Dolce ! Portami dolce! C’è un oggetto che risponde? Mi porti un confetto, ma io non ho detto confetto, ho detto dolce. Mi vuoi dare lo zucchero, io non ho detto zucchero, ho detto dolce. Io volevo l’acqua dolce della bottiglietta dei sapori… Dunque dolce non è un oggetto, perchè se dico dolce, voi non potete indovinare l’oggetto che voglio. Invece se dico: confetti, zucchero, acqua, bottiglia, allora sì che capite cosa voglio, perchè queste parole chiamano degli oggetti, queste parole sono nomi».

Queste prime lezioni che sembravano degli ordini imperfetti, dei comandi a cui mancava la parola e che servivano a presentare una parte del discorso nell’ambito dell’analisi grammaticale, sono state la spinta all’elaborazione delle lezioni di psicogrammatica nella scuola primaria, lezioni che comunemente vengono ancor oggi chiamate “Comandi”.

Con i bambini normodotati questi “Comandi” si sono moltiplicati ed evoluti: non più affidati all’arte drammatica dell’insegnante, i comandi sono diventati cartellini scritti, e sono i bambini stessi a leggerli. Per questo si parla oggi, nella scuola primaria, di “leggere i comandi” o “scrivere i comandi”.

Sempre basandosi sul dato sperimentale, Maria Montessori ha messo a punto per lo studio della grammatica una serie metodica d’esercizi basata su uno specifico materiale preparato.

L’insegnante, nella scuola primaria, ha a disposizione un materiale tutto pronto, non deve pensare a comporre una sola frase, non deve consultare un programma. Gli oggetti che sono a sua disposizione contengono tutto il necessario: basta conoscerne l’esistenza e l’uso. Le lezioni che deve fare sono semplici e richiedono azioni e gesti, più che parole.  All’interno della classe i bambini agiscono di continuo, e agiscono da sé. Una volta presentato il materiale, lo riconoscono, e amano trovare da soli precisamente l’oggetto che vogliono scegliere. Con le sue poche lezioni, è come se l’insegnante mettesse in comunicazione dei fili elettrici: ed ecco che la lampadina si accende.

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi

La preparazione dell’insegnante deve essere sia interiore, sia esteriore. La preparazione interiore riguarda il tatto da usare in ogni intervento, e la consapevolezza dell’obiettivo. La preparazione esteriore riguarda la conoscenza del materiale.

Gli esercizi principali della grammatica sono:
– le concordanze;
– le analisi;
– i comandi.

Le concordanze sono fatte con l’aiuto di fasci di cartellini appositamente preparati (concordanze fra articolo e nome, tra articolo nome e aggettivo, tra pronome e verbo, tra pronome e nome);

I comandi sono sia lezioni sia esercizi: alla spiegazione segue subito l’interpretazione e l’esecuzione del comando letto da parte dei bambini. Se è possibile, i comandi si fanno non a tutta la classe, ma ad un gruppo di bambini, possibilmente in una stanza vicina, mentre i compagni lavorano coi materiali in classe.

L’analisi è invece un lavoro di isolamento e concentrazione. Mentre il comando dà l’intuizione, l’analisi produce la maturazione. In questi esercizi si usano le scatole grammaticali (o casellari grammaticali). Nello scomparto più grande ci saranno i cartellini delle frasi, ad esempio “Getta il tuo fazzoletto”. Il bambino prende il cartellino della frase e lo  pone sul tavolino: poi, prendendo dalle caselle i cartellini colorati corrispondenti alle parole della frase li pone uno vicino l’altro, ricomponendo con essi la frase intera, traducendo coi cartellini colorati le frasi stampate sui biglietti.
L’esercizio è semplicissimo, perchè il bambino non deve nemmeno ricordare la frase. E’ eliminato ogni sforzo intellettuale legato alla composizione della frase, e il bambino può concentrare tutta la sua attenzione sui colori, e sui posti dei cartellini nel casellario, (nomi, avverbi, preposizioni, ecc). Il colore e il titolo di ogni casella gli fanno più volte ribadire la conoscenza di una classificazione delle parole secondo il senso grammaticale.
Ciò che rende interessanti tali esercizi di analisi, sono gli spostamenti: la maestra, passando, può spostare i cartellini delle parole (o toglierne alcune), modificando il senso della frase e stimolando nel bambino l’intuizione delle regole grammaticali. Infatti non si capisce mai tanto il funzionamento di una cosa, come quando essa viene a mancare. Inoltre gli spostamenti di cartellini dimostrano che il senso del discorso non è dato dalle parole, ma dall’ordine delle parole.
Col tempo i bambini si interessano sempre più all’ordine delle parole, e cominciano a ricercare spostamenti di parole che, senza distruggere l’espressione di un pensiero, ne attenuano la chiarezza, o fanno suonare male la frase.

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi

Album Montessori per l’area linguistica 6-9 anni

Nel corso degli anni ho pubblicato nel sito moltissime presentazioni relative all’area linguistica per la fascia d’età 6-9 anni. Le trovi qui:

AREA LINGUISTICA MONTESSORI

Il progetto è quello di realizzare e mettere a disposizione gli album Montessori per l’area linguistica… ci sto lavorando.

La mole di argomenti richiede una suddivisione per aree:

1: LETTURA, SCRITTURA E CALLIGRAFIA
2: STUDIO DELLE PAROLE
3: ANALISI GRAMMATICALE
4: ANALISI LOGICA E DEL PERIODO.

Al momento è pronto l’Album per lo studio delle parole in formato corso online qui:

. STUDIO DELLE PAROLE MONTESSORI

La psicogrammatica Montessori

La psicogrammatica Montessori, ovvero filosofia della grammatica, rappresenta un notevole aiuto per orientarsi nei vari ambiti linguistici.

Nella lingua italiana ci sono nove simboli per le varie parti del discorso, e grazie alla loro forma stabiliscono un legame tra lingua e matematica.

E’ interessante vedere che, come in matematica per l’uno e lo zero, la dualità emerge di nuovo sotto forma di nome e di verbo, colonne portanti del mondo della lingua.

Maria Montessori associò al nome la forma della piramide, da cui è tratto il simbolo: il triangolo nero.

La piramide è solida, stabile: costruzione molto antica, simboleggia anche il fatto che, probabilmente, i sostantivi vennero usati per primi dagli esseri umani, per capirsi fra loro.

Il nero rappresenta la materia e il triangolo la staticità, elemento paragonabile all’unità.

Al verbo si collega l’immagine di una sfera rossa e di qui il simbolo di un cerchio rosso.

Il rosso simboleggia l’energia, e la sfera e quindi il cerchio significano movimento e dinamicità, paragonabili allo zero.

Tra nome e verbo troviamo le altre sette parti del discorso, i cui simboli rendono chiara una relazione ulteriore o con il verbo, o con il sostantivo.

L’intera parentela tra le parti del discorso è legata a questa coppia. Il significato psicologico e filosofico di questo approccio alla grammatica diventa particolarmente chiaro nel racconto che segue, inventato da Maria Montessori e raccontato dal figlio Mario durante un convegno a Francoforte nel 1954, per spiegare ai bambini la funzione delle parole.

La psicogrammatica Montessori
La favola delle parti del discorso

(Narratore) C’era una volta un principe molto potente che governava un paese molto speciale: il paese delle parti del discorso (nome, un triangolo nero).

Il principe era accompagnato quasi sempre da un piccolo inserviente (articolo, triangolino equilatero celeste chiaro).

Se il principe era di buon umore, portava con sè un altro inserviente, più grande del primo. Allora tutta la gente aveva il piacere di vedere che specie di principe fosse (aggettivo, triangolo equilatero blu).

A volte il principe non aveva voglia di farsi vedere. Allora inviava un rappresentante che doveva camminare tutto solo, senza alcun servitore (pronome, triangolo isoscele viola).

 

(Il principe racconta). Quando arrivai nel nuovo paese, non riuscivo a trovare la strada. Improvvisamente vidi al lato della via alcune piccole falci verdi. Erano i segnali stradali che indicavano dove si poteva trovare qualcosa, oppure quale direzione prendere (preposizione, mezzaluna verde).

Il sole rosso rotolava attraverso il cielo e faceva vivere tutti, ma solo in certi periodi (verbo, cerchio rosso).

Il sole, poi, non era sempre solo nel cielo: talvolta arrivava la piccola luna, ad aumentare la sua luminosità. Allora, improvvisamente, si poteva vedere anche quale aspetto avesse il sole, dove stesse in quel momento, o quando sarebbe nuovamente andato via (avverbio, cerchio più piccolo arancione).

(Narratore). Ogni cosa era organizzata nel modo migliore nel paese del principe. Nessuno lì lavorava da solo: si riunivano per parlarsi. Tutte le città erano collegate da linee ferroviarie. In questo modo ci si poteva riunire velocemente: bastava sedersi in treno (congiunzione, una barretta rosa).

In questo bel paese  non sempre tutto era tranquillo. Talvolta la gente esclamava a voce molto alta sillabe o parole, quando era contenta o triste, come: ehi, oh, oppure ahimè (interiezione, punto esclamativo dorato).

 

Ora abbiamo fatto la conoscenza di tutti i rappresentanti del paese del principe.
E’ un paese interessante.
Più a lungo ci si ferma, meglio lo si conosce.

Spesso ci si stupisce perchè succede che una parte del discorso assuma la funzione di un’altra. Ma questi sono segreti che si possono scoprire solo via via, lentamente.

Montessori psycho – grammar, or philosophy of grammar, is a great help for orientation in the different linguistic areas.

There are nine symbols for the various parts of speech, and due to their form they establish a link between language and mathematics.

It is interesting to see that, as in mathematics for one and zero, the duality emerges again in the form of name and verb, pillars of the language.

Maria Montessori associated with the name, the form of the pyramid, that inspired the symbol: the black triangle.

The pyramid is solid, stable building very old, also symbolizes the fact that, probably, the nouns were used first by human beings, to understand each other.

Black represents the matter, and triangle represents the static nature. It is an element comparable to the unit.

The image of a red sphere is connected to the verb, and then the symbol of the verb is a red circle.

The red symbolizes the energy, and the sphere and then the circle signify movement and dynamism, comparable to zero.

Between noun and verb are the seven other parts of speech, whose symbols make clear relationship further or with the verb, or with the noun.

The entire relationship between the parts of speech is linked to this couple. The philosophical and psychological significance of this approach to grammar becomes particularly clear in the story that follows, invented by Maria Montessori. It was narrated by his son Mario during a conference in Frankfurt in 1954, to explain to children the function of words.

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The tale of the parts of speech

photo credit: http://www.montessorica.com/favorite.htm

(Narrator) Once there was a very powerful prince who ruled a country very special: the country of the parts of speech (name, a black triangle).

The prince was almost always accompanied by a small servant (article, equilateral triangle light turquoise).

If the prince was in good spirits, he brought with him another attendant, larger than the first. Then all the people had the pleasure of seeing what sort of prince he was (adjective, equilateral blue triangle).

Sometimes the prince did not want to be seen. Then he sent a representative who had to walk alone, without any servant (pronoun, isosceles triangle purple).

(The prince tells). When I arrived in the new country, I could not find the way. Suddenly I saw to the side of road a few small green scythes. They were the road signs indicating where you could find something, or what direction to take (preposition, green crescent).

The red sun rolled across the sky and it made all live, but only at certain times (verb, red circle).

The sun also was not always alone in the sky: sometimes the small moon came, to increase its luminosity. Then, suddenly, you could also see what aspect had the sun, where he was at that time, or when it would again left (adverb, smaller circle orange).

(Narrator). Everything was organized in the best way in the country of the prince. No one there working alone: they gathered to talk. All cities were connected by rail lines. This way you could gather quickly: it was enough to sit on the train (junction, a pink bar).

In this beautiful country not everything was quiet. Sometimes people cried loudly syllables or words, when he was happy or sad, like: hey, oh, alas, or (interjection, golden exclamation mark).

Now we have made the acquaintance of all the representatives of the country’s prince. It ‘an interesting country. As long as you stop, you know better.

We often wonder because it happens that a part of the discourse takes over the function of another. But these are secrets that can be discovered only gradually, slowly.

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photo credit: http://www.montessoriedutoys.com/10-Symbols–Grammar-Symbols-with-Box-l-24,1351,113.html

Costruire gli alfabeti smerigliati Montessori per lo stampato minuscolo – Tutorial

Costruire gli alfabeti tattili Montessori (o lettere smerigliate) è davvero semplice. I colori raccomandati sono l’azzurro per le consonanti ed il rosa per le vocali.

Si tratta semplicemente di stampare i caratteri, riportarli sulla carta vetrata, ritagliarli ed incollarli alle schede. Le schede devono essere abbastanza grandi, per rendere agevole la tracciatura del tratto con indice e medio insieme (circa 16x13cm).

Possono essere aggiunte delle freccette per indicare il punto di partenza del percorso da tracciare.

 Costruire gli alfabeti smerigliati Montessori per lo stampato minuscolo – Tutorial

Qui trovi le lettere cartamodello che ho preparato ed usato io per costruire l’alfabeto smerigliato:

Stampate, riportate sulla carta vetrata, ritagliate e incollate ai cartoncini: solitamente si incollano le vocali su cartoncino rosa e le consonanti su cartoncino azzurro.


A queste schede ho aggiunto le frecce che indicano la direzione di partenza del movimento di scrittura:

per ulteriori istruzioni sulla costruzione degli alfabeti con le lettere smerigliate vai qui: 

Costruire l’alfabeto smerigliato Montessori per il corsivo – tutorial

Costruire l’alfabeto smerigliato Montessori per il corsivo – tutorial.  

Per prima cosa ho  preparato le strisce di carta bianca leggera, (normali fogli A4 da stampante o anche carta da quaderno) piegandola in tre per marcare due righe. Così possiamo essere sicuri che le lettere siano proporzionate tra loro e che si possano congiungere,  come avviene con la scrittura.

Poi con pennello e tempera rossa ho disegnato le lettere. Ho usato il rosso perchè poi queste sagome non si buttano, ma possono diventare un super economico alfabeto mobile…

Ritagliate le lettere, le ho posizionate a rovescio sul rovescio della carta vetrata, e ho tracciato i contorni.

Quindi ho ritagliato le lettere dalla carta vetrata e le ho  incollate su cartoncino rosa per le vocali e azzurro per le consonanti.

Con la matita bianca ho aggiunto le indicazioni del percorso, e per aiutare i bambini a riconoscere le lettere “che salgono” e le lettere che “scendono”, ho anche tracciato a matita la linea di base.

Se preferite usare modelli di lettera stampati invece di scrivere a mano, qui trovate un primo modello, in stampato minuscolo:

e qui l’alfabeto corsivo minuscolo che potete utilizzare sia per l’alfabeto tattile, sia per quello mobile:

Coi modelli di carta avanzati dalla costruzione dell’alfabeto tattile, si può costruire un semplice alfabeto mobile:

Segni di interpunzione col metodo Montessori DUE PUNTI E VIRGOLETTE

Segni di interpunzione col metodo Montessori DUE PUNTI E VIRGOLETTE per introdurre il discorso diretto.

Materiali:
– penna nera e rossa,
– una striscia di carta bianca
– forbici
– l’immagine di due orecchie e di due bocche
– la frase scelta (nell’esempio Giovanni dice mi piacciono i dinosauri) già scritta in nero, con il due punti, l’iniziale maiuscola e le virgolette acute scritte in rosso.

Segni di interpunzione col metodo Montessori DUE PUNTI E VIRGOLETTE
Presentazione:

Invitiamo un gruppo di bambini a partecipare alla lezione e stendiamo un tappeto sul pavimento.

Scriviamo una frase, leggendola mentre scriviamo. Ad esempio: Giovanni dice mi piacciono i dinosauri:

Chiediamo ai bambini: “Quali sono le parole esatte che ha pronunciato Giovanni?”. I bambini risponderanno: “Mi piacciono i dinosauri”.

Tagliamo la frase in queste due parti,

poi diciamo ai bambini: “Ora dobbiamo mettere un segno che ci spieghi che stiamo per ascoltare le parole di Giovanni. Con che cosa ascoltiamo le parole di chi di parla? Sì, con le orecchie”. Poniamo quindi l’immagine di due orecchie poste una sull’altra, sopra il primo segmento di frase:

Chiediamo ora ai bambini: “E che cosa usa, Giovanni, per dirci il suo pensiero? Sì, la bocca. Quindi metteremo una bocca all’inizio di ciò che dice, per indicare l’inizio del suo discorso, così…”
“E anche una bocca alla fine del suo discorso, altrimenti non possiamo sapere quando smette di parlarci. Facciamo così:”

“Quando scriviamo, sostituiamo le orecchie con questo segno speciale, che ricorda proprio le orecchie di chi ascolta.” (Aggiungiamo i due punti all’immagine e al primo segmento di frase, con la penna rossa, poi togliamo l’immagine, che metteremo poi accanto al titolo)

“In italiano chiamiamo questo segno ‘due punti’, per indicare la loro forma”. (Mettiamo nella parte superiore del tappeto i cartellini dei titoli per i due punti e l’immagine.)

“Poi sostituiamo la bocca con un altro segno speciale. Quando la persona inizia a parlare, scriviamo così:” (Aggiungiamo con la penna rossa le virgolette alte aperte.)

“E quando la persona termina il suo discorso, scriviamo così:” (Aggiungiamo con la penna rossa le virgolette alte chiuse.)

 “Questi segni speciali incorniciano le parole pronunciate da qualcuno, e si chiamano virgolette. Quelle all’inizio sono virgolette aperte e quelle alla fine sono virgolette chiuse”.

Mettiamo nella parte superiore del tappeto i cartellini dei titoli:

“C’è un’altra cosa importante da fare, adesso. Quello che ha detto Giovanni è una frase. Vi ricordate cosa si usa sempre a inizio frase?” I bambini risponderanno che si usa la lettera maiuscola. Correggiamo quindi con la penna rossa, così:

“Questa è la vostra lezione chiave su due punti e virgolette.”

“Le virgolette possono essere scritte come abbiamo fatto noi, oppure anche in questo modo.” (Mettiamo la frase scritta con le virgolette acute sotto la frase costruita durante la lezione.)

“Ora potete registrare la lezione sui vostri quaderni”.

Segni di interpunzione col metodo Montessori DUE PUNTI E VIRGOLETTE
Per l’insegnante

In italiano li conosciamo come due punti, per indicare la loro forma, ma il loro uso viene dagli antichi Greci che chiamavano questo segno Kolon (ramo di un albero), perché la parte della frase che li segue è come un ramo che dipende dal tronco dell’albero.

I due punti indicano una pausa di durata uguale a quella del punto e virgola, ed hanno una funzione sintattica ben precisa: segnalare che ciò che segue è un’illustrazione, una spiegazione, una conseguenza di ciò che è stato detto in precedenza. In particolare i due punti si usano:
per introdurre un elenco: nella mia scuola si studiano molte materie: italiano, storia, geografia, matematica, fisica, inglese, educazione fisica.
E’ però preferibile che i due punti non separino il verbo dal complemento oggetto o dal soggetto post-verbale, anche se questi sono costituiti da un’enumerazione di cose o persone: nella mia scuola si studiano italiano, storia, geografia, matematica, fisica, inglese, educazione fisica.
per introdurre una spiegazione: ha un progetto molto ambizioso: diventare l’unico proprietario dell’azienda.
in combinazione con le virgolette o i trattini, per introdurre un discorso diretto: gli chiese: “Come ti chiami?”
in alcuni casi, in sostituzione di una congiunzione coordinante o subordinante: sono molto stanco: non esco. Prendi l’ombrello: piove.

I Romani usavano forme curve per rappresentare le labbra. Queste labbra a inizio frase significavano: “sto iniziando”; alla fine significavano: “ho finito”.

Le virgolette delimitano un discorso diretto o una citazione: Mi disse: “Cerca di aiutarlo”.
Talvolta vengono usate per dare evidenza a una o più parole, per sottolinearne un particolare significato, per metterne in rilievo la stranezza: il valore “politico” dell’opera d’arte.
In questi casi sono più comuni i segni “…”, mentre nei discorsi diretti e nelle citazioni sono più comuni i segni <<…>>; le virgolette semplici ‘…’ vengono invece usate spesso per dare il significato di una parola o di un’espressione: corizza significa ‘raffreddore’.

Segni di interpunzione col metodo Montessori DUE PUNTI E VIRGOLETTE

Segni di interpunzione col metodo Montessori LA VIRGOLA

Segni di interpunzione col metodo Montessori LA VIRGOLA

Materiali
– penne nere e rosse
– una lunga striscia di carta (fogli da stampante incollati tra loro). E’ importante che la frase possa essere letta dai bambini su un’unica riga orizzontale, senza andare a capo (se è il caso, allineare più tappeti)
– forbici
– penna nera e rossa.

Segni di interpunzione col metodo Montessori LA VIRGOLA
Presentazione

Invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi e srotoliamo il tappeto.

Diciamo ai bambini: “Vorrei raccontarvi le cose che mi piacciono” e scriviamo una lunga frase, ripetendo a voce alta mentre scriviamo. Ad esempio “A me piace camminare e leggere e scoprire libri nuovi e ascoltare musica e il gelato al limone e la fotografia e l’acqua frizzante e il mare e bere il tè e i gatti e il cinema.

Dopo averla scritta, rileggiamo di nuovo la frase e diciamo: “Wow! E’ una frase davvero molto lunga! Chi di voi si ricorda qualcuna delle mie cose preferite?”. (I bambini rispondono)

Ora chiedete loro: “Avete notato qualcosa in questa frase? Qualcosa che continua a ripetersi? “. (I bambini noteranno la ripetizione della congiunzione e).

“Se togliamo tutte le e, possiamo rendere la frase breve. Proviamo.” Quindi iniziamo a tagliare la frase per eliminare tutti le e presenti, tranne l’ultima, dicendo :”Questa ultima e la lasciamo, perchè ci aiuta a capire che siamo alla fine della frase.”

“Adesso, al posto di ogni è che abbiamo tolto, mettiamo un segno speciale. Questo segno si chiama virgola” e segniamo le virgole in rosso.

Leggiamo di nuovo la frase e diciamo ai bambini: “La virgola si usa ogni volta che vogliamo che chi legge faccia una breve pausa. “

La parola virgola deriva dal latino virgula che significa “bastoncino, piccola verga”.

Aggiungere il titolo della lezione sul tappeto dicendo: “Questa è la nostra lezione chiave sulla VIRGOLA”, quindi chiedere ai bambini di registrare la lezione sui loro quaderni, scrivendo in rossole virgole.

Segni di interpunzione col metodo Montessori LA VIRGOLA
Per l’insegnante

La virgola indica una pausa breve. I suoi impieghi sono molti e complessi; si usa:
– nelle enunciazioni: Maria, Carlo, Giovanni, Gaia, Alma, Sofia, Laura;
– 
negli incisi: Si tratta, lasciamelo dire, di un ottimo lavoro;
prima o dopo i vocativi: Sei sicuro, Antonio, di aver chiuso la finestra?
dopo il vocativo quando si trova in apertura di frase: Antonio, sei sicuro di aver chiuso la finestra?
per separare le proposizioni coordinate introdotte dalle congiunzioni anzi, però, tuttavia: E’ sinceramente pentito, ma non lo vuole ammettere;
– tra la proposizione principale e vari tipi di subordinate: Se viene lui, non vengo io.
Di norma la virgola non va inserita tra soggetto e predicato e tra predicato e complemento oggetto. Quando però vi sono fenomeni di evidenziazione, che comportano una modifica dell’ordine delle parole, questa norma viene meno e l’inserimento di una virgola serve a segnare la particolare intonazione e la pausa che separa l’elemento evidenziato dal resto della frase:
è davvero bravo, Carlo, a fare le imitazioni (soggetto collocato dopo il predicato);
il treno delle 7 e 50, lo prendo tutte le mattine (dislocazione a sinistra del complemento oggetto);
cerca di dimenticarla, quella brutta esperienza (dislocazione a destra del complemento oggetto).

Segni di interpunzione col metodo Montessori LA VIRGOLA
Estensioni

– Dare più frasi che contengono liste come quella presentata nella lezione. I bambini possono lavorare sulla striscia, oppure copiare la frase togliendo tutte le e ad eccezione dell’ultima, e aggiungendo le virgole in rosso.

– Introdurre l’uso della virgola nella data e nella corrispondenza.

– Negli anni successivi si approfondiranno le altre funzioni della virgola, dopo che i bambini avranno avuto varie esperienze con l’analisi logica e del periodo.

Segni di interpunzione col metodo Montessori LA VIRGOLA

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO ESCLAMATIVO

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO ESCLAMATIVO

Materiali
– una piccola clava
– una perla rossa
– penne rosse e nere
– strisce di carta bianca

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO ESCLAMATIVO
Presentazione

Invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi e srotoliamo il tappeto.

“Nella Preistoria gli uomini vivevano di caccia, e facevano a gara per stabilire chi fosse il più forte, il miglior cacciatore di tutti.  Il migliore naturalmente riceveva un premio, ad esempio una bella clava come questa. Allora il vincitore prendeva la sua clava e la alzava verso il cielo, per mostrare di avere un grande potere e anche perchè era felice di avere vinto. E alzando la clava urlava: “Sono il migliore!” oppure “Questa caccia è stata fantastica!”, o magari: “Stasera si fa festa!”.

Scriviamo queste frasi senza punteggiatura e mettiamole sul tappeto:

Chiediamo ai bambini: “Sono frasi?” Leggiamo ad alta voce. Poi chiediamo: “Ci ricordate come si fa a fermare una frase?”, quindi mettiamo una perlina rossa alla fine della prima frase, e segniamo un punto rosso sulle altre due.

Diciamo:”Quando vogliamo mostrare che una frase ha una grande potenza, o grande eccitazione, la fermiamo con un segno che assomiglia a questa clava.”

Mettiamo la clava sopra la perlina rossa della prima frase, e segniamo il punto esclamativo, in rosso, sulle altre due.

Aggiungiamo: “Questo segno rosso che ho fatto si chiama un punto esclamativo. La parola “esclamativo” deriva dalla parola latina “exclamare”, che significa gridare. Quando vogliamo gridare qualcosa usiamo un punto esclamativo. “

“Questa è la nostra lezione chiave sul punto esclamativo. Ora potete registrarla sui vostri quaderni, usando sempre la penna rossa per le maiuscole e per il punto esclamativo.

Il punto esclamativo segue le parole di esclamazione. Anticamente per indicare la sorpresa o la gioia in una frase, si scriveva alla fine di essa la parola latina “IO” che significava “Evviva”. Nel corso del tempo la I si spostò al di sopra della O divenendo così l’asta del punto esclamativo, mentre la O si rimpicciolì trasformandosi in un punto.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO ESCLAMATIVO
Estensioni

– presentare ai bambini esclamazioni formate da una sola parola (Aiuto! Correte! Evviva! ecc.)

– leggere ai bambini testi che contengano molte esclamazioni prima senza nessuna espressione, poi con grande enfasi.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO ESCLAMATIVO
Per l’insegnante

Il punto esclamativo indica il tono delle esclamazioni, e in genere delle frasi che esprimono meraviglia, gioia, dolore, ecc.
Talvolta per esprimere forte stupore e incredulità, si possono usare insieme il punto interrogativo e il punto esclamativo: Maria e Antonio sono usciti insieme?!
Piuttosto raro nello scritto formale e nella prosa letteraria, l’uso combinato o iterato di punti esclamativi e interrogativi è molto frequente nella pubblicità.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO ESCLAMATIVO

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO INTERROGATIVO

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO INTERROGATIVO

Materiali
– un amo da pesca (o l’immagine di un amo)
– una perlina rossa
– penne nere e rosse
– strisce di carta bianca.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO INTERROGATIVO
Presentazione

Invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi e srotoliamo il tappeto.

Su una striscia di carta scriviamo una domanda, ad esempio: “Come stai” omettendo il punto.

Diciamo ai bambini: “Vi ricordate la settimana scorsa, quando abbiamo parlato della frase? Come si fa a fermare una frase? » (Con un punto). Aggiungiamo la perla rossa in fondo alla frase:

“Però questo punto, in questa frase, non è del tutto giusto, perchè non si capisce che stiamo facendo una domanda.  Fare una domanda è un po’ come pescare: si lancia una domanda e si spera in una risposta, come quando si lancia l’amo e si aspetta il pesce. Allora quando noi diciamo qualcosa e aspettiamo che qualcuno ci risponda, cioè quando facciamo una domanda, usiamo il punto interrogativo, o punto di domanda, che somiglia proprio a un amo da pesca”

Rimuoviamo la  perla rossa e scriviamo il punto fermo col pennarello rosso sulla striscia di carta. Poi posizioniamo l’amo sopra al punto, in modo che somigli al punto interrogativo.

Quindi rimuoviamolo e tracciamo il punto interrogativo, sempre in rosso.

Aggiungiamo il cartellino del titolo e dell’etimologia dicendo: “Questa è la nostra lezione chiave sul PUNTO INTERROGATIVO”, quindi chiediamo ai bambini di registrare la lezione sui loro quaderni, scrivendo in rosso il punto interrogativo.

La parola “interrogativo” deriva dal Latino inter (fra) e rogare (domandare). In origine, nei testi latini, le domande erano indicate con la parola QUAESTIO che voleva dire “domanda finale”. Questa parola venne poi abbreviata con QO e per non confondere le due lettere con altre sigle, si cominciò a scrivere la Q sopra la O. Con passare del tempo la O è diventata un punto e la Q venne stilizzata diventando il nostro “?”

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO INTERROGATIVO
Per l’insegnante

Il punto interrogativo indica il tono ascendente dell’interrogazione diretta; si usa perciò alla fine di una domanda.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO INTERROGATIVO

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO FERMO

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO FERMO; presentazioni per bambini della scuola primaria, che servono anche a spiegare cos’è la frase.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO FERMO
Prima presentazione del punto fermo ai bambini (serve anche a spiegare cos’è la frase).

Materiali
– un pezzo di spago
– una perla rossa
– pennarello rosso e nero
– strisce di carta

Presentazione

Invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi e srotoliamo il tappeto.

Su una striscia di carta scriviamo un soggetto, ad esempio: “tutti i pesci”

Leggere a voce alta e poi chiedere ai bambini: “Secondo voi quello che ho scritto è sufficiente a capire quello che voglio dire? Riuscite a capire cosa sto pensando dei pesci?”

Quindi completare la frase aggiungendo, ad esempio: “vivono nell’acqua”

Leggere tutta la frase e dire: “Ora sì che abbiamo un pensiero completo. Un pensiero completo è un gruppo di parole che insieme hanno un senso. Un pensiero completo si chiama frase. “

Con lo spago incorniciare la frase, per sottolinearne la completezza.

Quindi dire ai bambini: “Ogni volta completiamo una frase, la dobbiamo fermare”.  E poniamo la perla rossa al termine della striscia.

Diciamo: “Per fermare la mia frase ho messo questo punto rosso. Tutte le volte che ho terminato una frase devo fare le stessa cosa, mettere un punto. Questo punto si chiama PUNTO FERMO”. Quindi prendiamo di nuovo in mano la perla rossa e facciamo un punto rosso alla fine della frase:

Ora chiediamo ai bambini: “Vi ricordate cosa abbiamo detto delle lettere maiuscole? Quali parole si devono scrivere con la lettere maiuscole? Giusto, la parola che sta all’inizio di una frase”. Col pennarello rosso correggiamo la parola scritta sulla striscia di carta:

Aggiungere il titolo della lezione sul tappeto dicendo: “Questa è la nostra lezione chiave sul PUNTO FERMO”, quindi chiedere ai bambini di registrare la lezione sui loro quaderni, scrivendo in rosso l’iniziale maiuscola e il punto fermo.

Possiamo aggiungere che gli antichi Greci ponevano un cerchio intorno alle frasi, per indicare che lo scrittore con quelle parole era andato intorno a un certo soggetto. Il cerchio poi è diventato un cerchietto piccolo alla fine della frase, ed infine divenne così piccolo da trasformarsi in punto.
La parola punto deriva dal latino “punctum” che significa “ridotto al minimo”.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO FERMO

Per l’insegnante

Il testo è formato da frasi, che sono delle unità di senso compiuto inserite in una situazione comunicativa.
Una frase è composta da una o più proposizioni.
La proposizione è un’unità sintattica di base costituita almeno da un soggetto e un predicato. Unendo due o più proposizioni poste sullo stesso piano (coordinate) o ordinate secondo una gerarchia (subordinate) si ottiene una frase complessa o periodo.
Una frase può essere costituita da una sola proposizione, e si ha allora la frase semplice; oppure può essere costituita da più proposizioni, e si ha allora la frase complessa o periodo.

Il punto (o punto fermo) indica una pausa lunga e si mette generalmente alla fine di una frase. Se tra due frasi o tra due gruppi di frasi c’è uno stacco molto netto, dopo il punto si va a capo e si comincia con un nuovo capoverso (al quale si può fare maggiore evidenza lasciando uno spazio bianco all’inizio del rigo).
Viene usato anche nelle abbreviazioni (ecc. = eccetera; v. = vedi; cfr = confronta).
Quando una frase termina con una parola abbreviata, il punto non si scrive perchè  già presente nell’abbreviazione.

Segni di interpunzione col metodo Montessori IL PUNTO FERMO

INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori, presentazione ed esercizi. E’ un argomento che prepara i bambini allo studio della punteggiatura ed è adatto anche alla prima classe.

Presentazione delle lettere maiuscole e minuscole

Materiali
– cartellini delle lettere maiuscole e cartellini delle lettere minuscole
– carta di controllo delle lettere disposte in ordine alfabetico.

– cartelli dei titoli per l’esercizio

Esercizio

Invitare un gruppo di circa cinque bambini alla lezione e srotolare un tappeto.

Distribuire le lettere minuscole tra i bambini, dicendo : “Vi sto dando le lettere minuscole”

Poi dire loro: “Mettiamo queste lettere in ordine. Quale lettera viene prima? “. Cominciare a mettere le lettere, in ordine alfabetico, sul tappeto, dalla lettera a alla lettera z.

Proseguire l’esercizio dicendo: “Ora abbineremo l’alfabeto maiuscolo all’alfabeto minuscolo.”. Poi distribuire le lettere tra i bambini dicendo: “Queste sono le lettere maiuscole”

Indicare ai bambini la prima lettera sul tappeto dicendo: “Questa è la lettera ‘a’ minuscola. Chi ha la ‘A’ maiuscola? “. Se i bambini hanno bisogno di aiuto, possono consultare la tabella di controllo.

Via via i bambini mettono la lettera maiuscola sotto la minuscola corrispondente.

Dire ai bambini: “Questa è la chiave per conoscere le lettere maiuscole” e posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto

Ora possiamo dire di piegare lungo la metà verticale una pagina del loro quaderno, e di scrivere sulla prima metà la lettera minuscola, e nell’altra la maiuscola corrispondente. Sarebbe meglio scrivere le minuscole in nero e le maiuscole in rosso.

Una volta completato il lavoro, può essere lasciato in classe per qualche giorno.

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INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

Presentazione

Materiali
– cartellini dei comandi per le lettere maiuscole (trovi i cartellini pronti in formato pdf qui di seguito)
– libro delle regole per l’uso della lettera maiuscola – pdf qui:

– strisce di carta bianca
– penne di due colori diversi

INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

Libretto delle regole:

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INIZIALE MAIUSCOLA per i nomi propri col metodo Montessori

Cartellini dei comandi:

tutti scaricabili qui:

cartellini dei comandi per nomi geografici vie e piazze

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cartellini dei comandi per nomi di enti titoli e marchi

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cartellini dei comandi per epoche, mesi, giorni

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cartellini dei comandi per i nomi propri

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cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto esclamativo

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cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto interrogativo

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cartellini dei comandi per nomi propri

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cartellini dei comandi per la maiuscola dopo il punto fermo

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Presentazione:

Riuniamo un piccolo gruppo di bambini e diciamo loro che studieremo le lettere maiuscole. Chiediamo quindi ai bambini: “Cos’è una maiuscola?”

Presentiamo ai bambini il Libro delle regole per l’uso della lettera maiuscola. Diciamo loro che non dovranno sapere tutte le regole. Leggiamo la prima regola: “La lettera maiuscola si usa sempre quando si inizia a scrivere e dopo ogni punto fermo”.

Leggiamo degli esempi che dimostrino questa regola, poi chiediamo ai bambini di scrivere delle frasi di esempio sotto dettatura, utilizzando le strisce di carta bianca predisposte e scrivendo le maiuscole in rosso e le minuscole in nero.

A questo punto mostriamo ai bambini i cartellini dei comandi predisposti per questa regola sull’uso della maiuscola. I bambini si eserciteranno individualmente, utilizzando le strisce di carta, o i loro quaderni.

Presentare allo stesso modo tutte le altre regole, con i cartellini dei comandi relativi.

Palindromi con il metodo Montessori

Palindromi con il metodo Montessori con indicazioni per gli esercizi e materiale stampabile pronto. Le parole palindrome sono parole che possono essere lette sia da sinistra a destra, sia da destra a sinistra, conservando lo stesso suono e lo stesso significato. La parola palindromo deriva dal greco palin (all’indietro) e dromos (correre).

Con questi esercizi si chiude lo studio delle parole in chiave montessoriana. Passeremo poi alla presentazione della punteggiatura.

Nella lingua italiana sono palindromi, ad esempio:
Anna
ereggere
esose
inni
ingegni
anilina
onorarono
ossesso
osso
ottetto
otto
avallava
radar.

Palindromi con il metodo Montessori

Esercizio 1

Materiale: cartellini delle parole palindrome e cartellino del titolo e dell’etimologia, due alfabeti mobili in colori diversi.

Palindromi

Prepariamo un cestino che contiene i cartellini delle parole palindrome.

Chiediamo a un bambino di pescare un cartellino, e di comporre la parola letta con l’alfabeto mobile.

Ora, con l’altro colore, chiedergli di riscrivere la parola, ma copiando lettera per lettera, ad una ad una, da destra a sinistra (mettendole col secondo alfabeto in ordine inverso). Aggiungere il alto il cartellino del titolo.

Palindromi con il metodo Montessori

Esercizio 2

Materiale: cartellini delle frasi palindrome e cartellino del titolo e dell’etimologia, due alfabeti mobili in colori diversi.

Palindromi

Come nell’esercizio uno, il bambino scriverà la frase con un alfabeto mobile, poi la copierà con un altro colore prendendo una ad una le lettere da  destra a sinistra, naturalmente riscrivendole da sinistra a destra.

aggiungere in alto il cartellino del titolo e dell’etimologia:

Palindromi con il metodo Montessori

Sono esempi di frasi palidrome:

E vide tre cortei di nani dietro certe dive.

Erano dadi tarati da donare.

I tropici mamma! Mi ci porti?

In amor io diffido i romani.

I topi non avevano nipoti.

Eran i mesi di seminare.

Ora per poi io preparo.

I brevi diverbi.

Ai lati d’Italia.

E’ nome di demone.

Anima di damina.

Etna gigante.

E la sete sale.

Oracolo caro

Parlo col rap.

Avida diva.

Accese carboni ma cade da camino brace secca.

E’ raro passare per assaporare.

I revisori romani, o noia per i re, paiono in amor irosi veri.

Or o di notte giocare numeri ci remunera coi gettoni d’oro.

Ai lati di Roma riparan avidi: van a rapir amori d’Italia.

E’ corta e non è sadica e non è acida se non è atroce.

O Re, voi amate l’arte tetra, letamaio vero!

Era poeta, e di nome Semonide, ateo, pare.

Ora lo sa: Romeo era reo e morì a Solaro.

E vide le età felici, le fate e le dive.

Era sua, d’Angela, la legna da usare!

Ecco gelare nella valle nera le gocce.

Ora divengo greve e vergogne vi darò.

E poi Martina lavava l’anitra miope.

Anna di sera se c’è Cesare si danna.

Ava, coi gettoni, di notte giocava.

All’unione i due feudi e noi nulla.

A rate otteneva fave, netto e tara.

E’ merce rara per preparare creme.

Lavoro è onere sereno e oro val.

E Raffaello fece folle affare.

Ada aveva oro e oro aveva Ada.

Angelo lo sa, ha solo legna.

E lo vedo: lei è lodevole!

Ero tutelata da tale tutore.

Era coi gai nani a giocare.

A Legnano corro con Angela.

Ora va lemme lemme l’avaro.

E’ l’ora per amare parole.

Annarita, la mala tiranna.

Il re decide di cederli.

Omino nano non anonimo.

Ad imitare era timida.

Il burino con i rubli.

Ettore legge le rotte.

I tre sedili deserti.

Ivo univa cavi nuovi.

Aceto nell’enoteca.

Era pacifica, pare.

Erano usi suonare.

Ecco delle docce.

I nodi mi doni.

I brevi diverbi.

Ogni fede fingo.

I ragni zingari.

Ira tra tartari.

I treni inerti.

Arava, l’avara.

Arca sacra.

Avevi visioni d’un evo ove nudi noi si viveva.

E’ l’amore vero male?

Palindromi

Famiglie di parole col metodo Montessori

Famiglie di parole col metodo Montessori con materiale pronto per la stampa, esempi di presentazione ed esercizi. Le famiglie di parole (o famiglie lessicali) sono gruppi di parole che hanno la stessa radice. Questo esercizio aiuta i bambini a comprendere la struttura delle parole, facilita la corretta ortografia, combina la memorizzazione con le abilità manipolative, richiede al bambino un pensiero consapevole rispetto ad ogni lettera che segue la precedente. Non da ultimo, aiuta anche alla costruzione di un lessico ricco.

Famiglie di parole col metodo Montessori

Esercizi

L’esercizio base, come proposto da Maria Montessori, consiste nel riscrivere con alfabeti mobili di tre colori diversi le famiglie di parole, che sono scritte su una tavola. L’uso di colori diversi serve ad evindenziare la parola madre (che è la parola più breve), la radice della parola, i prefissi ed i suffissi:

sole
assolato
soleggiato
insolazione

Osservando la tavola i bambini, soprattutto se hanno già iniziato il lavoro sulle parti del discorso, si rendono conto che tutte le parole presenti sulla tavola derivano da qualche altra parola più semplice, che è la radice di parole più lunghe. Il bambino si accorgerà che tutte le parole primitive sono nomi, aggettivi o verbi che contengono l’idea base, mentre le parole derivate possono essere nomi, aggettivi, verbi o avverbi.

Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizio 1

Famiglie di parole col metodo Montessori
Materiale:

tavola delle famiglie di parole serie 1

tre alfabeti mobili in colori differenti

Mostrare al bambino la tabella e dire che ogni riga della tabella è come una piccola famiglia.

Il bambino sceglie una riga e la riscrive: la parola madre in nero, poi le altre parole usando un colore per il prefisso, il nero per la radice, e un colore per il suffisso.

Dire al bambino che le parole che presentano prefissi o suffissi o entrambi, sono chiamate “famiglie di parole” perchè hanno una radice comune a cui viene aggiunto qualcosa. Il significato della radice si riflette in tutte le parole della stessa famiglia.

Il lavoro con le famiglie di parole a volte mostra come le parole cambiano nel tempo e subiscono cambiamenti nel loro uso comune.

Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizio 2

Famiglie di parole col metodo Montessori
Materiale:

cartellini delle famiglie di parole,
tre alfabeti mobili in colori differenti

scegliere una carta con una parola madre e metterla in alto sul tappeto

comporre la parola usando l’alfabeto mobile, sotto la carta

comporre le altre parole della famiglia usando gli alfabeti di colori diversi per aggiungere i prefissi e i suffissi

Famiglie di parole col metodo Montessori
Esercizio 3

Materiale: cartellini delle parole madre, tre alfabeti mobili in colori differenti, tabella di controllo, dizionario

scegliere una carta con una parola madre e metterla in alto sul tappeto

il bambino compone la parola con un alfabeto mobile, poi cerca da solo e compone parole che hanno la stessa radice, aggiungendo prefissi e suffissi

terminato il lavoro, controlla il lavoro sulla tabella

se ha composto parole che non si trovano sulla tabella, controlla la loro esistenza sul dizionario.

Famiglie di parole col metodo Montessori
Estensioni

i bambini compongono proprie tabelle di famiglie di parole

esercizi di scrittura con penne colorate, in sostituzione degli alfabeti mobili

dare ai bambini una parola madre, e chiedere loro di trovare parole che appartengono alla sua famiglia

chiedere ai bambini se notano i cambiamenti nella funzione delle parole:
politica – sostantivo femminile,
politicamente – avverbio ecc…

i bambini scelgono una delle famiglie di parola e provano a scrivere una definizione per ogni parola, in modo che possano vedere come il significato possa cambiare.

lavorare con un dizionario.

Sinonimi col metodo Montessori

Sinonimi col metodo Montessori In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • contenuti per l’insegnante
  • presentazione dei sinonimi con materiale pronto per la stampa
  • cartellini e schede illustrate sui sinonimi pronti per la stampa
  • esercizi sui sinonimi.

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Sinonimi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

Sono detti sinonimi le parole che hanno lo stesso significato fondamentale. Sinonimo deriva dal Greco SYN = con e ONOMA = nome.
Per giudicare se due forme sono o no sinonimi si deve tener conto del contesto: ad esempio faccia, viso e volto sono sinonimi solo se si parla di un essere umano, ma non si può dire il viso del cubo o il volto del cubo.
Con i sinonimi si possono esprimere diverse sfumature di significato (guardare-osservare), si può dare una diversa connotazione (gatto-micio).  Il dizionario segnala queste diversità con indicatori particolari quali FAM. (familiare), POP. (popolare), REG. (regionale), GERG. (gergale), SCIENT. (scientifico), LETT. (letterario).

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Sinonimi col metodo Montessori
Presentazione

Materiali:

oggetti o carte illustrate per le parole RAGAZZA, CIBO, CAVALLO

cartellini dei sinonimi per RAGAZZA (ragazza, fanciulla, signorina, donna, giovinetta, donzella, fidanzata, damigella, nubile, pulzella); CIBO (cibo, alimento, commestibile, vettovaglia, vitto, vivanda, pasto, nutrimento, nutrizione); CAVALLO (cavallo, brenna, corsiero, destriero, giumento, palafreno, puledro, purosangue, ronzino, stallone, bucefalo),

cartellini titolo SINONIMI ed etimologia

Presentazione:

Con un piccolo gruppo di bambini mettere gli oggetti (o le immagini) sul tappeto, uno alla volta. Indicare la ragazza, e chiedere ai bambini di trovare più nomi possibili per indicare una ragazza.

Quando i bambini hanno detto i nomi che sono venuti loro in mente, aggiungere a fianco i cartellini.

Aggiungere anche i cartellini dei sinonimi che i bambini non conoscevano.

Ripetere la stessa cosa per CIBO e poi per CAVALLO.

Spiegare ai bambini che a fianco di ogni oggetto ci sono delle parole che hanno un significato simile. Queste parole hanno un nome speciale: sono SINONIMI. Sinonimo deriva dal Greco SYN = con e ONOMA = nome.

Aggiungere il cartellino titolo e dell’etimologia sul bordo superiore del tappeto.

Chiedere ai bambini di registrare l’esercizio sul quaderno di Italiano o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano.

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Sinonimi col metodo Montessori
Esercizi sui sinonimi

Esercizio 1 – Materiali:

cartellini dei sinonimi (vari set) con tavola di controllo

tavola di controllo

cartellini dei titoli (PAROLA – SINONIMI

Esercizio:

scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto

posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto

formare la colonna delle parole

cercare tra i cartellini rimasti i sinonimi di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.

Esercizio 2
Materiali
:
– schede di immagini
– cartellini di sinonimi da abbinare alle immagini

Esercizio:

formare sul tappeto una colonna di immagini e spargere i cartellini dei sinonimi da abbinare

i bambini fanno gli abbinamenti.

Estensioni

Il bambino scrive una frase, poi prova a riscriverla, sostituendo le parole con dei sinonimi.

Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di sinonimi.

Mostrare ai bambini il dizionario dei sinonimi e dei contrari ed il suo uso, di preferenza mentre si sta dedicando a qualche attività di scrittura: l’uso di questo dizionario aiuta i bambini a scrivere meglio.

Fare un libretto di sinonimi da consultare. I bambini posso creare nuovi set di sinonimi che contengono almeno due abbinamenti.

Insegnare l’uso del Dizionario dei sinonimi, in connessione con la scrittura di testi. Questo renderà la scrittura dei bambini più interessante e li aiuterà a scrivere meglio.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori, nell’ambito dello studio delle parole. In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • contenuti per l’insegnante
  • presentazione degli omofoni
  • presentazione degli omonimi (2 versioni)
  • presentazione degli omografi (2 versioni)
  • esercizi sugli omofoni
  • esercizi sugli omonimi
  • esercizi sugli omografi

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

Gli omonimi (dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome) sono parole identiche, ma che hanno diverso significato, o che appartengono a diverse categorie grammaticali. Sono cioè parole che si scrivono nello stesso modo, si leggono nello stesso modo, ma significano cose diverse. Ad esempio:

  • saliva (dal verbo salire) e saliva (della bocca);
  • era (dal verbo essere) ed era (misura di tempo);
  • avvio (verbo) ed avvio (nome);
  • sveglia (verbo), sveglia (nome), sveglia (aggettivo)

Gli omofoni (dal Latino OMO = lo stesso e FONO = suono) sono parole che hanno diverse grafie, significati diversi, ma lo stesso suono. Ad esempio: a-ha, la-là, cieco-ceco, anno-hanno, dì-di, le lezioni-l’elezioni, la normale-l’anormale, giada-già da, lago-l’ago, la morale-l’amorale.

A parte poche eccezioni, in Italiano le parole che si scrivono nello stesso modo, si pronunciano anche nello stesso modo.   Le eccezioni riguardano gli omografi (dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere), che sono parole che si scrivono nello stesso modo ma che si leggono in modo diverso. Ad esempio: pèsca-pésca, bòtte-bÓtte, prìncipi-princìpi, razza-razza (z sorda o sonora).

Per i sinonimi è sufficiente avere a disposizione un dizionario dei sinonimi e dei contrari. Trovi invece un elenco di omonimi, omografi e omofoni, che può esserti utile per preparare lezioni ed esercizi, qui:

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omofoni

Presentazione degli omofoni
Materiali:
cartellini di omofoni da abbinare. Farli in proprio non richiede molto tempo, ma se preferisci li trovi pronti per la stampa qui:

Presentazione:

Posizionare sul tappeto cartellini relativi a una coppia di omofoni.

Chiedere ai bambini di leggerli, quindi spiegare che si tratta di omofoni. Gli omofoni sono parole che hanno lo stesso suono, ma si scrivono in modo diverso e significano cose diverse. Omofono significa infatti “stesso suono”, dal Latino OMO (stesso) e FONO (suono).

Aggiungere il cartellino dell’etimologia sul margine superiore del tappeto.

continuare la presentazione con altre coppie di cartellini.

Gli omofoni in Italiano sono rari, mentre è molto comune incontrarli nella lingua Inglese (ad esempio flower e flour si pronunciano nello stesso modo, ma indicano uno farina e l’altro fiore).

Questa è la nostra lezione chiave sugli omofoni. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.

Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.

 Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omonimi

Presentazione degli omonimi (versione 1)
Materiali:
– Schede illustrate

e cartellini di omonimi da abbinare. Cartellini dei titoli:

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omonimi

Posizionare sul tappeto due schede illustrate relative a una coppia di omonimi.

Chiedere ai bambini di nominarle, quindi spiegare che si tratta di omonimi. Gli omonimi (dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome) sono due parole identiche, che hanno lo stesso suono e si scrivono nello stesso modo, ma che significano cose diverse. Aggiungere il cartellino dell’etimologia sul margine superiore del tappeto.

Continuare la presentazione con altre coppie di cartellini e schede illustrate.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omonimi (versione 2)


Materiali:
– pennarelli neri e rossi, cartellini in bianco e forbici (oppure cartellini pronti);
– coppie di oggetti che rappresentano omonimi (o schede illustrate).

Presentazione:

Invitare un gruppo di bambini alla lezione e srotolare un tappeto.

Posizionare uno alla volta gli oggetti sul tappeto, stimolando i bambini a dirci cosa rappresentano, e scrivendo le risposte sui cartellini. Aiutare i bambini a trovare la parola corretta, se necessario.

Osservare le coppie di parole coi bambini. Hanno qualcosa di uguale tra loro? I bambini dovrebbero notare che hanno lo stesso suono e sono scritte nello stesso modo. (Discussione).

Chiedere, se la cosa non emerge spontaneamente, se tra queste coppie di parole c’è anche qualcosa di diverso. I bambini dovrebbero notare che significano cose diverse.

Queste parole che si scrivono nello stesso modo e che hanno lo stesso suono, ma che significano cose diverse, si chiamano omonimi.

Scrivere il cartellino del titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.

Dire ai bambini che questa parola deriva dal Latino OMO = lo stesso e NYMOS = nome.

Scrivere il cartellino dell’etimologia e posizionarlo sul tappeto.

Questa è la nostra lezione chiave sugli omonimi. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.

Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.

 Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Presentazione degli omografi

Presentazione degli omografi (versione 1)
Materiali:
– Schede illustrate e cartellini di omografi da abbinare (coi bambini più grandi si può aggiungere l’etimologia delle parole omografe, per risalire all’origine della sua ortografia).

cartellini dei titoli:

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori – Presentazione degli omografi

Posizionare sul tappeto due schede illustrate relative a una coppia di omografi.

Chiedere ai bambini di nominarle, quindi spiegare che si tratta di omografi. Gli omografi sono parole che hanno lo stesso suono, ma significano cose diverse. Gli omografi (dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere) sono due parole che si scrivono nello stesso modo ma che si leggono in modo diverso.

Continuare la presentazione con altre coppie di cartellini e schede illustrate.

Presentazione degli omografi (versione 2)
Materiali:
– pennarelli neri e rossi, cartellini in bianco e forbici (oppure cartellini pronti);
– coppie di oggetti che rappresentano omografi (o schede illustrate).

Presentazione:

  • Invitare un gruppo di bambini alla lezione e srotolare un tappeto.
  • Presentare gli omografi uno alla volta, stimolando i bambini a dirci cosa rappresentano, e scrivendo le risposte sui cartellini. Aiutare i bambini a trovare la parola corretta, se necessario.
  • Osservare le coppie di parole coi bambini. Hanno qualcosa di uguale tra loro? I bambini dovrebbero notare che sono scritte nello stesso modo.
  • Chiedere, se la cosa non emerge spontaneamente, se tra queste coppie di parole c’è anche qualcosa di diverso. I bambini dovrebbero notare che si leggono in modo diverso, e che significano cose diverse. (Discussione).
  • Queste parole che si scrivono nello stesso modo, ma che si leggono in modo diverso e significano cose diverse, si chiamano omografi.
  • Scrivere il cartellino del titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.

Dire ai bambini che questa parola deriva dal Greco OMOS = lo stesso e GRAFO = scrivere

Scrivere il cartellino dell’etimologia e posizionarlo sul tappeto.

Questa è la nostra lezione chiave sugli omonimi. Scrivere il titolo della lezione ed aggiungerlo sul tappeto.

  • Ora potete registrare la lezione (sul quaderno o su un foglio da inserire nella cartellina di Italiano) e condividere il vostro lavoro con me ed i compagni, quando avrete finito.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Esercizi sugli omofoni

Esercizio 1
Materiali:
– cartellini degli omofoni

– cartellini dei titoli (PAROLA – OMOFONI)

(trovi tutto nel materiale per la presentazione degli omofoni)

Esercizio:

  • scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto
  • posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto
  • formare la colonna delle parole
  • cercare tra i cartellini rimasti gli omofoni di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.

Estensioni:

  • Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omofono, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
  • Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omofoni
  • Invitare il bambino a cercare parole in libri e riviste
  • Fare dettati.
  • Realizzare tabelle e libretti di omofoni.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Esercizi sugli omonimi


Materiali
:
– liste di omonimi

Esercizi:

  • Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omonimo, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.
  • Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omonimi
  • Invitare il bambino a cercare omonimi in libri e riviste
  • Fare dettati
  • Realizzare tabelle e libretti di omonimi.

Omonimi omografi e omofoni col metodo Montessori

Esercizi sugli omografi

Esercizio 1
Materiali:
– cartellini degli omografi e cartellini dei titoli (PAROLA – OMOGRAFI)

Esercizio:

scegliere un set di cartellini e spargerlo sul tappeto

posizionare i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto

formare la colonna delle parole

cercare tra i cartellini rimasti gli omografi di ogni parola e metterli al fianco di ognuna.

Estensioni:

Incoraggiare il bambino e scrivere una frase utilizzando una parola data, poi mostrare che questa parola ha un omografo, e chiedere di scrivere una nuova frase con la seconda parola.

Incoraggiare il bambino a scrivere proprie liste di omografi

Invitare il bambino a cercare omografi in libri e riviste

Fare dettati.

Realizzare tabelle e libretti di omografi.

Contrari o antonimi col metodo Montessori

Contrari o antonimi col metodo Montessori. In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare in formato pdf:

  • contenuti per l’insegnante
  • presentazione
  • esercizi.
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Contrari o antonimi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

Alto/basso, maschio/femmina, vivo/morto sono contrari o antonimi (dal greco ANTI = contro e ONOMA = nome).
I dizionari forniscono indicazioni sui contrari sia nelle definizioni delle parole (ad esempio: basso = che non è alto), sia alla fine della voce, dopo l’abbreviazione CONTR, che in genere segue i SIN (sinonimi).
Esistono inoltre i dizionari dei sinonimi e dei contrari.

Contrari o antonimi col metodo Montessori
Presentazione

Materiali:

  • cesto con pennarelli neri e rossi, strisce frase e forbici;
  • due nastri dello stesso colore, una corto e una lungo;
  • due perle dello stesso colore, una piccola e una grande;
  • due vasi dello stesso tipo, uno pieno di acqua colorata e uno vuoto.

Presentazione:

Invitiamo un gruppo di bambini alla lezione e srotoliamo un tappeto.

Distendiamo sul tappeto i due nastri, uno sotto l’altro.

Scriviamo su un cartellino “il nastro corto”, facciamolo leggere ai bambini e chiediamo di metterlo sotto il nastro descritto. Fare lo stesso col nastro lungo.

Posizionare le due perle sul tappeto e ripetere, scrivendo “la perla piccola” e “la perla grande”.

Infine fare la stessa cosa coi due vasi.

“Diamo un’occhiata a queste parole. Iniziamo dai due nastri. Che cosa c’è di diverso tra i due cartellini?” (Corto e lungo). Tagliare queste due parole e posizionarle sotto i nastri. Ripetere l’operazione con le perle, ritagliando le parole grande e piccolo, e con i vasi, ritagliando le parole pieno e vuoto.

Leggiamo le coppie di parole e chiediamo: “Cosa possiamo dire di queste coppie di parole?” (sono opposte).

“Sì, una parola è il contrario dell’altra. Lungo è il contrario di corto, grande è il contrario di piccolo, vuoto è il contrario di pieno”.

Questa parole si chiamano CONTRARI o ANTONIMI. Antonimo deriva dal Greco ANTI=contro e ONOMA=nome.

Scrivere il cartellino dell’etimologia e il cartellino del titolo e metterli sul margine superiore del tappeto.

“Ora potete registrare la lezione (sul quaderno di Italiano o su di un foglio da mettere nella cartellina di Italiano). Potrete condividerlo con me e con i compagni quando avrete finito.”.

Contrari o antonimi col metodo Montessori
Esercizi

Materiale:

cartellino titolo: ANTONIMI o CONTRARI

cartellini di contrari da abbinare (coppie) in due colori diversi. Potete prepararli voi in base alle esigenze dei vostri bambini, o utilizzare questi, pronti per la stampa:

Esercizio:

selezionate un certo numero di coppie di cartellini (senza esagerare, ed a seconda del numero di bambini che parteciperanno all’attività) e poneteli sparsi sul tappeto.

Posizionare sul margine superiore del tappeto il cartellino del titolo, formare la prima colonna di parole a sinistra, quindi trovare il contrario di ognuna.

Esercizi successivi:

Incoraggiare il bambino a scrivere una frase che contenga dei contrari.

Incoraggiare il bambino a scrivere delle proprie liste di contrari.

Incoraggiare i bambini a cercare contrari in libri e riviste.

Fare dei dettati utilizzando queste parole.

Incoraggiare i bambini a pensare ad altri contrari per le parole contenute nei cartellini per l’esercizio.

Consultare il dizionario dei sinonimi e dei contrari.

Incoraggiare i bambini a creare tabelle e libretti di antonimi.

Parole composte col metodo Montessori

Parole composte col metodo Montessori – in questo articolo puoi trovare materiale pronto per la stampa, lezioni ed altro materiale utile:
– presentazione delle parole composte (3 versioni)
– tavola delle parole composte serie 4 (pdf)
– esercizi con la tavola delle parole composte
– altri esercizi coi composti: cartellini puzzle, cartellini di radici, cartellini di composti, cartellini dei comandi;
– estensioni
– contenuti per l’insegnante.

Parole composte col metodo Montessori
Presentazione

Le parole composte possono essere presentate dopo i suffissi ed i prefissi, cioè quando i bambini hanno già acquisito il concetto di radice, oppure può essere presentato prima, subito dopo aver parlato del nome, proprio per introdurre il concetto di radice che verrà poi sviluppato con suffissi e prefissi. Di seguito trovi varie possibilità di presentazione.

Parole composte col metodo Montessori – Versione 1

Materiale
– una collezione di contenitori diversi: portafogli, portachiavi, portasigarette, portamatite, portaaghi
– cartellini delle parole composte e delle radici, titoli

Presentazione
– “Che cosa abbiamo qui? E’ una piccola collezione di contenitori, ognuno con un suo uso particolare. A cosa serve questo? E questo?”. Fare varie domande ai bambini, in modo che debbano rispondere usando parole composte, poi dire: “Oggi parleremo proprio di questo tipo di parole”.

– Ora chiediamo (se non sarà il bambino stesso a chiedercelo): “Qual è la radice?”. Poiché non c’è risposta, potremo chiedergli a nostra volta: “Secondo te qual è la parte più importante?”. La risposta a questa domanda, naturalmente, non è importante: quello che importa è che il bambino identifichi le parti del composto. Fatto questo potrà lasciare una parte nel colore che ha scelto per scrivere, e sostituire l’altra parte con le lettere di un colore diverso.

– Osservare le parole scritte sul tappeto e dire: “Come vedete queste parole sono formate da parti diverse, ma non si tratta di radici e aggiunte. Infatti tutte le parti hanno un significato anche da sole, quindi sono due parole radice che si uniscono.”.

– Quando due parole che hanno un significato anche da sole si uniscono per formare una parola nuova, parliamo di PAROLA COMPOSTA”. Mettere sul tappeto il cartellino del titolo.

Parole composte col metodo Montessori – Versione 2        

Materiali:
– un cestino di oggetti quali melagrana, biancospino, mezzaluna, cassapanca, asciugamano, cacciavite, ragnatela, arcobaleno, pianoforte… (oppure schede illustrate);

– una lavagna con due gessi colorati o una lavagna (o un foglio) con due pennarelli colorati (oppure cartellini dei composti e delle radici);

– cartellini titolo ed etimologia.

Parole composte col metodo Montessori – Presentazione:

– mettere gli oggetti sul tappeto, nominandoli. Dire ai bambini che tutti questi oggetti sono speciali perché i loro nomi sono formati da due parole.

– Scrivere ogni parola sulla lavagna usando due colori diversi. Per esempio, prendere la mezzaluna e chiedere ai bambini che cos’è. Scrivere in un colore mezza e in un altro luna. Abbiamo due parole: mezza e luna unite insieme a formare una nuova parola. Questa è chiamata parola composta.

– COMPOSTO deriva dal Latino COM (insieme) e PONERE (mettere).

– Continuare con le altre parole facendo lavorare i bambini a turno.

– I bambini possono copiare l’esercizio sul quaderno.

Versione 3

Materiali:
– pennarelli neri e rossi, strisce bianche di carta e forbici (o cartellini pronti);

– oggetti (o schede illustrate) per la prima parte del composto; oggetti (o schede illustrate) per la seconda parte del composto; MADREPERLA, PESCECANE, ACQUAVITE, CORRIMANO, CARTAPECORA, CALZAMAGLIA, CARTAMONETA,

– cartellini dei titoli

Parole composte col metodo Montessori – Presentazione:

– Invita un gruppo di bambini alla lezione e srotola il tappeto

– Prendi un oggetto e chiedi il nome. “Sì, è una MADRE.”. Scrivi MADRE in nero e mettere il bigliettino sotto all’oggetto, sul tappeto.

– Mostra una PERLA e chiedi il nome, scrivi la parola e metti il cartellino sotto alla PERLA.

– Fai scorrere le due parole e mettile insieme: “Qualcuno vuole leggere?”. Dopo aver letto rimettere a posto le due radici, scrivere la parola composta, metterla sul tappeto ed aggiungere l’immagine per MADREPERLA, dicendo: “Quando metto insieme MADRE e PERLA, ottengo una nuova parola: MADREPERLA.”.

– “Queste due parole hanno un significato anche da sole: sono due parole radice.”. Mettere i due cartellini titolo sul tappeto.

– “Quando si prendono due parole radice e si combinano tra loro, la nuova parola che si crea è chiamata PAROLA COMPOSTA”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.

– Fare la stessa operazione con le altre parole, mettendole sul tappeto rispettando la disposizione corretta.

– “Questa è la lezione chiave sulle parole composte.”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.

– “La parola COMPOSTO deriva dal Latino COM (insieme) e PONERE (mettere).”. Mettere il cartellino titolo sul tappeto.

– “Ora potete registrare il lavoro (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano) e condividerlo quando avete finito. Fate anche i disegni degli oggetti”.

Parole composte col metodo Montessori
Tavola delle parole composte serie 4

Parole composte col metodo Montessori
Esercizi con la tavola delle parole composte

Materiale:
– tavola delle parole composte
due alfabeti mobili in colori diversi,


– carta e pennarelli colorati.

Parole composte col metodo Montessori – Esercizio 1:
I bambini vanno a leggere una parola alla volta dalla tavola appesa al muro, e cercano di riprodurle a memoria, utilizzando gli alfabeti mobili, in due colori diversi, distinguendo le due parole di cui ciascuna è composta. Al termine possono andare a prendere la tabella per controllare il loro lavoro.

Parole composte col metodo Montessori – Esercizio 2:
Ripetere lo stesso lavoro, ma scrivendo le parole su carta con pennarelli colorati.

Parole composte col metodo Montessori
Altri esercizi coi composti

Prepariamo dei cartellini di parole composte da separare (colore unico) per risalire alle due radici. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

Prepariamo cartellini puzzle illustrati per la formazione di parole composte. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

Prepariamo cartellini di parole radice da combinare tra loro per creare parole composte. Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

Prepariamo set di cartellini per composti che hanno una parola radice uguale (es. portapillole, portagioie, portapacchi, ecc…). Il bambino registrerà poi l’esercizio (sul quaderno di Italiano o su un foglio da mettere nella cartellina di Italiano).

I bambini possono preparare tabelle e libretti di parole composte, organizzate secondo diversi criteri.

Diamo ai bambini una parola, e chiediamogli di creare tutti i composti che gli vengono in mente.

Invitiamo i bambini a cercare parole composte in libri, giornali e riviste.

Invitiamo i bambini ad usare le composte per comporre frasi (cartellini dei comandi per le parole composte).

Parole composte col metodo Montessori
Estensioni

Il lavoro con le parole composte può essere ripreso dopo che i bambini hanno fatto pratica con l’analisi grammaticale.

Chiediamo ai bambini: “Le parole composte hanno sempre la stessa struttura? Sono sempre formate da un nome e un aggettivo?”

“Da cosa è formato asciugamano?”

“Da cosa è formato cassapanca?”

“Da cosa è formato agrodolce ?”

Le parole composte possono così essere analizzate con i simboli grammaticali e con le scatole grammaticali.


Parole composte col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

La composizione consiste nell’unire almeno due parole in modo da formare una parola nuova, che prende il nome di composto o parola composta.

La creazione di parole composte è uno dei mezzi principali che usa l’Italiano moderno per accrescere il proprio lessico, mentre un tempo il mezzo principale era la suffissazione.

La creazione di composti si adatta molto bene allo sviluppo delle terminologie tecnico-scientifiche: elettrocardiogramma, gastroscopia, arteriosclerosi, cancerogeno, ecc…

I composti possono essere formati anche con parole che esistono solo nei composti, e che sono dette forme colte, come antropo (dal greco antrhropos), fago (mangiare) ecc…

I composti possono essere:
– con base verbale
– con base nominale

Parole composte col metodo Montessori – Composti con base verbale

Entrambi i costituenti hanno forma italiana. Esempi:
ACCENDI- accendisigari
ATTACCA- attaccapanni
APRI- apriscatole
ASCIUGA- asciugamano
BATTI- battitappeto
COPRI- copricapo
GIRA- girarrosto
LANCIA- lanciafiamme
LAVA- lavastoviglie
PORTA- portacenere
SCALDA- scaldavivande
TRITA- tritacarne.

Entrambi i costituenti hanno forma colta
FAGIA/FAGO (mangiare) antropofagia, antropofago
FILIA/FILO (amare) bibliofilia, bibliofilo
LOGIA/LOGO (studiare) geologia, geologo
CRAZIA/CRATE (comandare) burocrazia, burocrate
FONIA/FONICO (suonare) stereofonia, stereofonico
SCOPIA/SCOPIO (osservare) telescopia, telescopio
GRAFIA/GRAFO (scrivere) telegrafia, telegrafo
PATIA/PATICO (soffrire) cardiopatia, cardiopatico

Il primo elemento ha forma colta, la base verbale è italiana
AUTO (se stesso) autoabbronzante, autocontrollo
AUTO (automobile) autoraduno autoparcheggio
TELE (a distanza) telecomando, telecomunicazione
TELE (televisione) teleabbonato, tele sceneggiato

Composti con base nominale
nome/aggettivo
: terraferma, filospinato, cassaforte, camposanto; altopiano, biancospino, malafede, mezzogiorno, bassorilievo; neocapitalismo, aeroporto, monocolore, equivalenza; piedipiatti, pellerossa; filiforme, microcefalo;
nome/nome: cartamoneta, calzamaglia; astronautica, cardiochirurgia; cassapanca, casalbergo, cacciabombardiere;
aggettivo/aggettivo: agrodolce;

Conglomerati (spezzoni di frase che per l’uso costante si sono fissati in unità. Alcuni possono essere scritti sia in grafia congiunta, sia staccata): saliscendi, toccasana, fuggifuggi, dormiveglia, tiremmolla, nonsochè.

Parole composte col metodo Montessori

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • tavola dei prefissi serie 3
  • presentazione dei prefissi (2 versioni)
  • esercizi con tavola dei prefissi
  • esercizi coi cartellini dei prefissi
  • contenuti per l’insegnante.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Tavola Montessori dei prefissi serie 3

Sia nelle tabelle dei suffissi, sia in quella dei prefissi, è importante non dare ai bambini elenchi completi, ma soltanto le chiavi di conoscenza che permettono ai bambini di esplorare in autonomia il linguaggio.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Presentazione

Versione 1

Prerequisiti: I prefissi andrebbero presentati dopo che il bambino ha già fatto molto esercizio con i suffissi, ed è quindi abile nell’individuare le radici delle parole.

Materiali:

– pennarello nero e rosso

– cartellini dei titoli: etimologia, lezione chiave, prefissi/radice

– cartellini bianchi e forbici

– un cerchio di carta colorata con un raggio segnato in nero e una striscia di carta colorata con due tacche nere

– oggetti o carte illustrate e cartellini: un monociclo, una bicicletta, un triciclo (poi un triceratopo, un tricorno, un tridente, un triangolo)

Presentazione:

– Invitiamo un gruppo di bambini alla lezione e srotoliamo un tappeto.

– Mostriamo ai bambini il cerchio colorato, e chiediamo loro se sanno di cosa si tratta. Posarlo sulla striscia di carta, far combaciare il raggio alla prima tacca della striscia, e far ruotare fino a raggiungere la seconda tacca.

– Diciamo: “Sapete cos’ho fatto? Vi ho mostrato un ciclo. La rotazione completa di un cerchio si chiama ciclo”. Scrivere su un cartellino bianco la parola CICLO (col pennarello nero) e posizionarlo sul tappeto.

– Ora mostrare ai bambini il monociclo, e chiedere se sanno come si chiama. Scrivere MONO in rosso su un cartellino e CICLO in nero e mettere sul tappeto.

– Ripetere con la bicicletta, quindi con il triciclo.

– Dire ai bambini che con MONO intendiamo UNO (come monociclo, monocolo, monoposto, ecc.), con BI indichiamo due (come bicicletta, binocolo), con TRI indichiamo TRE (come triciclo, triangolo, triceratopo).

– Tutte le volte che pronunciamo una parola nuova ai bambini, la scriviamo su un cartellino e la poniamo sul tappeto.

– Ora diciamo ai bambini che MONO, BI, TRI vengono prima della parola radice. Chiamiamo questi gruppi di lettere PREFISSI, parola che deriva dal Latino e che significa “mettere prima”. Mettere sul tappeto il cartellino dell’etimologia. La maggior parte degli affissi, cioè sia i suffissi sia i prefissi, non hanno senso da soli. Sono sillabe che modificano parole esistenti.

– Abbiamo appena svolto la lezione chiave sui prefissi. Scrivere questo titolo e posizionarlo sul margine superiore del tappeto.

– Dire ai bambini che ora possono registrare la lezione sul loro quaderno di Italiano, ricordando di scrivere i prefissi in rosso e le radici in nero. Disegnare il significato delle parole.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Versione 2

Materiali:

  • cartellini delle parole: ANTEPOSTO, SOVRAPPOSTO, COMPOSTO; cartellini titolo (prefisso/radice, etimologia)

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Esercizio:

– Diciamo ai bambini: “Guardate queste parole, siete in grado di individuare la radice?”.

– Chiedere ai bambini di precisare meglio la loro risposta con gli alfabeti mobili, scrivendo le radici in nero e le particelle in rosso.

– Diciamo ai bambini che queste particelle che si mettono all’inizio di una parola si chiamano prefissi. Prefisso deriva dal latino Prae=davanti e Figgere (mettere). I prefissi modificano il significato delle parole.

– Aggiungiamo i cartellini titolo, e copiamo l’esercizio sul quaderno o su un foglio.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Esercizi con la Tavola serie 3

Esercizio 1

Materiale:

– tavola dei prefissi serie 3

– dizionario

due alfabeti mobili in colori diversi

– cartellini titolo PREFISSO/RADICE.

Esercizio:

Diciamo ai bambini: – Vi ricordate le tavole dei suffissi? Oggi vi mostro una nuova tavola-.

Portare ai bambini la tavola dei prefissi e leggere una serie di parole prefissate. Chiedete se sentono qualcosa ripetersi. Si tratta di parole formate da una radice ed un prefisso.

Porre sul tappeto i due cartellini titolo e invitare i bambini a scrivere le parole con gli alfabeti mobili, scrivendo la radice e il prefisso in due colori diversi.

Appendere la tavola al muro. Invitare i bambini ad andare alla tabella, leggere una serie di parole e tornare al tappeto a scriverle con gli alfabeti mobili.

Osservare coi bambini le parole scritte, e chiedere se possono dire il significato dei prefissi che hanno scritto davanti alle radici.

Possiamo fingere di non sapere il significato di una parola, e chiedere ai bambini di cercarla sul dizionario e di leggere la definizione. Questo è un modo per introdurre l’uso del dizionario in modo naturale; dimostreremo che la definizione della parola è più ampia di quanto si potesse immaginare.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori – Esercizio 2

Materiale:

– tavola dei prefissi serie 3

– foglio o quaderno e penne o pennarelli colorati

Esercizio:

I bambini vanno alla tavola appesa al muro, leggono una serie di parole, tornano al banco a scriverle in due colori, questa volta con le penne colorate, e non con gli alfabeti mobili.

Esercizio 3

I bambini cominciano, dato un prefisso o una radice, a creare propri elenchi di parole prefissate, anche aiutandosi col dizionario.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Cartellini dei prefissi

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Esercizi coi cartellini prefissi/radice

Materiale:

– 1 set di cartellini radice,

– 1 set di cartellini prefissi,

– carte titolo: radice, prefisso,

– dizionario (per il controllo dell’errore)

Presentazione:

  1. Chiedere a un bambino di mettere le carte titolo in alto sul tappeto.
  1. Mettere le carte radice in colonna sotto il titolo.

Dire al bambino di scegliere un prefisso e metterlo davanti alla radice per vedere se è un buon abbinamento. Continuare finché tutte le carte non sono abbinate.

  1. Il bambino poi copia l’esercizio sul suo quaderno.

Formazione delle parole e prefissi col metodo Montessori

Contenuti per l’insegnante

La prefissazione consiste nell’aggiungere una particella all’inizio della parola base (o radice). Questa aggiunta può essere fatta su una parola semplice (fare-rifare) o su una parola già prefissata (decifrabile-indecifrabile).

A differenza della suffissazione, la prefissazione non comporta un cambiamento di categoria della parola: dopo l’aggiunta del prefisso il nome rimane nome, l’aggettivo rimane aggettivo, il verbo rimane verbo.

PREFISSI

  • A, AN: (negativo) amorale, asociale, anabbagliante, analfabeta;
  • ANFI: (intorno) anfiteatro;
  • ANTE, ANTI: (anteriorità) anteguerra, anteprima, anticamera, antipasto;
  • ANTI: (contrapposizione) antifascismo, antifurto, antigelo;
  • AVAN, AVANTI: (anteriorità) avancorpo, avantielenco;
  • ARCHI, ARCI, EXTRA, SUPER, STRA, ULTRA: (grado superiore di una gerarchia o grado superlativo  di una qualità) archidiocesi, arciprete, arciricco, extrafino, extralusso, supermercato, stracarico, stravizio, ultrarapido;
  • BEN, BENE: beneamato, benpensante
  • BI BIS: (due volte) bilinguismo, biscotto, bimensile (grado più remoto) bisnonno, biscroma, (peggiorativo) bislungo, bistorto
  • CACO: cacofonia, cacografia
  • CIRCUM: (intorno)circumnavigazione, circumvesuviano;
  • CIS: (al di qua) cisalpino, cispadano;
  • CON (co col com cor): (insieme) connazionale, coabitazione, collaterale, compaesano, correo;
  • CONTRO, CONTRA: (opposizione) controcorrente, controffensiva, controsenso, contraccolpo, contrappeso; controbattere, contraddire, controbilanciare, contrapporre;
  • DE DI DIS S (verbale con valore di aspetto e di modo/negativo) decolorare, devitalizzare, destabilizzare, disarmare, disubbidire, scaricare, smontare, scongelare;
  • DIA: (attraverso)diacronia, diascopia;
  • DIS: (allontanamento)dismisura, disfunzione; (negativo) disabitato, disattento, discontinuo, disonesto;
  • ENTRO ENDO, INTRA: (all’interno) intramuscolare, entroterra, endoscopio
  • EU: eufemismo, eufonia
  • EXTRA: (esteriorità) extracomunitario, extrauterino;
  • FUORI: (esteriorità) fuoribordo, fuoriprogramma;
  • IN (il im ir): (negativo) incapace, infedele, illogico, immangiabile, impossibile, irresponsabile
  • INTER (in)fra: (in mezzo, reciproco) intercostale, interlinea, interdisciplinare, internazionale, intercambiabile, intercomunicante; interagire, intercorrere, intervenire, frammischiare;
  • IPER: (al di sopra, al di là) iperspazio, iperuranio;
  • IPER, SUR: (al più alto grado) ipercritica, ipersensibile, ipertensione, suralimentazione
  • MALE MAL: maldicente, maldisposto;
  • META: (al di sopra, al di là) metalinguaggio, metapsichica;
  • MEZZO SEMI EMI: (mezzo, a metà) mezzaluna, mezzobusto, semiautomatico, seminterrato, emisfero, emiparesi;
  • NON: (negativo) nonsenso, nonconformista; (in grafia staccata) non aggressione, non intervento, non credente;
  • OLTRE: (al di sopra, al di là) oltralpe, oltrecortina, oltretomba;
  • PARA: (affinità) parapsicologia, parastatale;
  • PERI: (intorno) periartrite, pericardio;
  • POST: (posteriorità) postoperatorio, postvocalico
  • PRE: (anteriorità) preallarme, preavviso, precampionato;
  • R, RI: (verbale intensivo) raddolcire, rassicurare, rassettare, riempire;
  • R, RI, RE: (verbale con valore di aspetto e di modo) rifare, riscrivere, ritentare, reinserire, reintegrare, reinvestire;
  • RETRO: (posteriorità) retroattivo, retrobottega, retromarcia;
  • S: (negativo) scontento, scortese, smisurato, sleale;
  • S: (verbale intensivo) sbeffeggiare, strascinare;
  • SENZA: (negativo) senzatetto, senzapatria;
  • SIN: (insieme) sincrono, sintonia;
  • SOPRA, SOVRA: (superiorità) soprannaturale, soprannumero, soprintendente, sovrabbondante, sovrapproduzione, sovrastruttura;
  • SOTTO, SUB, INFRA, IPO: (sotto, al di sotto) sottopassaggio, sottosuolo, sottotenente, subacqueo, subaffitto, subappalto, infrarosso, infrastruttura, ipocentro, ipoderma;
  • STRA: (verbale intensivo) stracuocere, strafare, stravincere;
  • SUPER: (superiorità) superuomo, supervisione;
  • TRANS: (attraverso) transalpino, transoceanico;
  • ULTRA: (al di sopra, al di là) ultrarosso, ultrasuono, ultraterreno;
  • VICE, PRO: (al posto di) vicedirettore, vicepresidente, proconsole, prorettore.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori

In questo articolo trovate lezioni pronte e materiali pronti da stampare:

  • tavola dei suffissi – serie 1
  • presentazione dei suffissi (2 versioni)
  • esercizi con la prima tavola dei suffissi
  • tavola dei suffissi – serie 2
  • esercizi con la seconda tavola dei suffissi
  • cartellini dei suffissi (serie 1 e 2)
  • gioco coi cartellini serie 1
  • gioco dei cartellini serie 2
  • contenuti per l’insegnante

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 1

Le due tavole per i suffissi ideate da Maria Montessori sono state pensate per essere appese al muro, in modo che i bambini possano guardarle e anche prenderle. In queste tavole sono stampati gruppi di parole. Le tavole sono volutamente non troppo dettagliate, per consentire ai bambini di sviluppare l’argomento attraverso l’esercizio individuale e la ricerca.

La prima tavola contiene parole con la stessa radice, alla quale vanno aggiunti suffissi diversi.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – pdf qui:

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 1
Presentazione

Materiale:
– tavola dei suffissi serie 1
– due alfabeti mobili piccoli di colori diversi

pdf qui: 

– matita
– una penna rossa e una penna nera
– cartellini dei titoli

– una locomotiva e un vagone giocattolo

Presentazione:

Invitare un gruppo di bambini a partecipare alla lezione e srotolare il tappeto

Muoviamo la locomotiva facendo rumore

Diciamo: – Avete mai visto una locomotiva? Avete sentito che rumore fa? Sapete a cosa è dovuto?- (Al motore). -Sì, può muoversi da sola perché ha un motore molto potente.- .

Muovere la locomotiva, avvicinarla al vagone e agganciarla.

– E questo cos’è? Sì, è un vagone. Non può muoversi da solo, ma guardate! Se si unisce alla locomotiva, possono muoversi insieme. -.

Chiedete a due bambini di andare a prendere un alfabeto mobile nero e uno rosso, e metterli sul tappeto.

Portare i bambini a guardare la tabella dei suffissi serie 1 appesa alla parete.

Chiedere a un bambino di scegliere una parola tra quelle scritte in rosso, invitarlo a leggerla, e poi a leggere le parole scritte in nero che si trovano sulla stessa riga, ad esempio: casa, casona, casetta, casettina, casuccia, casaccia, casettaccia.

Il bambino guarda le parole e le legge un paio di volte.

Tornate al tavolo e chiedete al bambino di comporre la prima parola utilizzando il piccolo alfabeto mobile nero. Poi di comporre la seconda e la terza parola sotto la prima. Il bambino può fare riferimento alla tabella, se necessario.

Chiedere ai bambini se la prima parola contiene qualcosa di uguale alle altre parole. Se sì, dove finisce.

Dare la definizione di suffisso: – Queste parte di parola che si trova dietro a CAS si chiama suffisso. La parola SUFFISSO deriva dal Latino sub= subito dopo e fixus=attaccato. Il suffisso è infatti una particella che si aggiunge alla fine di una parola per modificare il suo significato.

Chiedere al bambino di scambiare le lettere del suffisso con i caratteri rossi.

La parte della parola rimasta in nero è la radice. CAS è una parola radice.

Mettere il titolo RADICE sopra la parte nera.

La parte in rosso della parola è invece il SUFFISSO. Mettere il cartellino del titolo relativo sopra la parte rossa.

La radice ha un suo significato: casa. Il suffisso da solo non ha nessun significato, ma può cambiare il significato di casa.

In questa lezione abbiamo fatto l’esperienza chiave sui suffissi. Mettere il cartellino del titolo sul margine superiore del tappeto.

Ora potete registrare la lezione sul vostro quaderno di Italiano, e mostrarmela quando avrete finito.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – Variante:

Con un piccolo gruppo di bambini riuniti insieme, mettere la locomotiva sul tappeto e chiedere ai bambini se ne hanno mai vista una dal vero, e dire che è molto rumorosa.

Chiedere ai bambini perché è così rumorosa: perché ha un motore. Il motore è la sua forza.

Attaccare il vagone alla locomotiva e sottolineare che il vagone non ha forza. Esso si muove solo grazie alla locomotiva.

Scrivere la parola MANO con l’alfabeto mobile. Dire ai bambini che MANO è una parola radice… è come la locomotiva, ha una sua forza. Mettere la carta titolo radice sulla parola mano.

Aggiungere le lettere –na in un colore differente a mano. Chiedere ai bambini di leggere la parola. Dire loro che le lettere –na sono come il vagone. Esse non hanno forza da sole. Solo se noi diamo forza al vagone con la locomotiva, la parola si muove.

Mettere il titolo suffisso sopra a –na. Dire ai bambini che le lettere aggiunte alla fine di una parola si chiamano suffissi.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 1
Esercizi

Esercizio 1

Materiale:
– tavola dei suffissi serie 1
– alfabeti mobili di due colori

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori – Esercizio:

Chiedete a due bambini di andare a prendere un alfabeto mobile nero e uno rosso, e metterli sul tappeto.

– Portare i bambini a guardare la tabella dei suffissi serie 1 appesa alla parete.

– Chiedere a un bambino di scegliere una parola tra quelle scritte in rosso, invitarlo a leggerla, e poi a leggere le parole scritte in nero che si trovano sulla stessa riga, ad esempio: cesto, cestino, cestello, cestone.

– Il bambino guarda le parole e le legge un paio di volte.

– Tornate al tavolo e chiedete al bambino di comporre la prima parola utilizzando il piccolo alfabeto mobile nero. Poi di comporre la seconda e la terza parola sotto la prima. Il bambino può fare riferimento alla tabella, se necessario.

– Chiedere ai bambini se la prima parola contiene qualcosa di uguale alle altre parole. Se sì, dove finisce.

– Chiedere al bambino di scambiare le lettere del suffisso con i caratteri rossi.

– Fare lo stesso lavoro con un altro gruppo di parole, ma questa volta scrivendo direttamente i suffissi in rosso e la radice in nero, dopo aver scritto in nero la prima parola.

– Andiamo a prendere la tabella appesa alla parete e controlliamo (controllo dell’errore).

– Ripetiamo l’esercizio con altre parole.

Esercizio 2

Materiale:

  • tavola dei suffissi serie 1
  • alfabeti mobili di due colori 

Esercizio:

Il bambino compone la prima parola della linea con l’alfabeto mobile di un colore,

poi, sotto la parola e usando lo stesso colore, ripete le lettere della seconda parola che sono uguali alla prima, ma appena una lettera cambia, usa un alfabeto di un altro colore. In questo modo la radice si presenterà sempre di un colore, ed il suffisso di un colore diverso.

il bambino può scegliere un’altra parola e continuare così l’esercizio.

Esercizio 3

Materiale:

  • matite colorate
  • tavola dei suffissi serie 1

Esercizio:

Ripetere gli esercizi di cui sopra, utilizzando matite colorate invece degli alfabeti mobili, scrivendo prima le parole tutte in un colore, poi riscrivendole utilizzando due colori.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 2

In questa tavola i suffissi sono costanti, mentre la radice varia.

Da una parola con un certo significato, ne deriva una nuova. Il bambino non comprende tutto di questa trasformazione, all’inizio, ma si limita a costruire meccanicamente le parole con gli alfabeti mobili. Proseguendo però nello studio della grammatica, potrà decidere di ritornare alla lettura di queste tabelle, che restano sempre a sua disposizione, e capire il valore delle differenze.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavola dei suffissi – serie 2
Esercizi

Esercizio 1:

Materiale:

  • tavola dei suffissi serie 2
  • 2 alfabeti mobili di colore diverso 

Esercizio:

Il bambino compone la prima parola della linea con l’alfabeto mobile di un colore,

poi, a fianco, la seconda parola: usando lo stesso colore, ripete le lettere della seconda parola che sono uguali alla prima, ma appena una lettera cambia, usa un alfabeto di un altro colore. In questo modo la radice si presenterà sempre di un colore, ed il suffisso di un colore diverso.

sotto scrive la seconda riga della serie, e così via

il bambino può scegliere un’altra serie e continuare così l’esercizio.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Tavole serie 1 e 2

Estensioni

I bambini possono trascrivere gli esercizi svolti con gli alfabeti mobili sui loro quaderni di Italiano.

Non forniamo ai bambini elenchi completi dei suffissi; le due tabelle non sono complete per stimolare nei bambini l’attività di ricerca. Un esercizio che potrà essere proposto nei giorni seguenti è quello di ricercare e scrivere sui loro quaderni elenchi di parole modificate da suffissi, trovate da loro.

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Cartellini delle radici e dei suffissi

Gioco 1

Materiale:

– un set di cartellini di parole radice (uguali) e un set di cartellini di suffissi da abbinare (vari);
– cartellini dei titoli SUFFISSO e RADICE

Esercizio:

mettere i due cartellini dei titoli lungo il margine superiore del tappeto

dire ai bambini di mettere le radici una sotto l’altra sotto il titolo RADICE

scegliere poi un suffisso da abbinare per ogni cartellino radice, che abbia senso

copiare l’esercizio sul quaderno

Gioco 2

Materiale:
– un set di cartellini di parole radice (varie) e un set di cartellini di suffissi da abbinare (uguali);
– cartellini dei titoli SUFFISSO e RADICE

Esercizio:

mettere i due cartellini dei titoli lungo il margine superiore del tappeto

dire ai bambini di mettere i suffissi uno sotto l’altro sotto il titolo SUFFISSO

scegliere poi una radice da abbinare per ogni cartellino suffisso, che abbia senso

Formazione delle parole e suffissi col metodo Montessori
Contenuti per l’insegnante

La formazione delle parole riguarda la trasformazione di parole base in suffissati (orologio – orologiaio), prefissati (campionato – precampionato) e composti (fermare + carte = fermacarte). Questo produce nuovi vocaboli partendo da parole che già esistono. I:

  • suffissi: sono particelle che si aggiungono alla fine delle parole
  • prefissi: sono particelle che si aggiungono all’inizio delle parole
  • composti: si formano attraverso la fusione in una sola parola di almeno due parole.

Suffissi e prefissi, nel loro insieme, vengono anche chiamati affissi.

Per passare dalla parola base al nuovo vocabolo si seguono alcune regole di trasformazione. Queste regole riguardano sia la forma sia il significato, e spiegano la struttura delle parole esistenti. In particolare:

  • impongono un determinato ordine e solo quello (incenerire e non cenerirein)
  • specificano la categoria della base e del derivato (arma nome + are = armare verbo)
  • indicano le proprietà semantiche del derivato (ad esempio –aio porta alla formazione di parole che si riferiscono ad esseri umani (fornaio, orologiaio, ecc…).

Fondamentalmente i suffissi portano al passaggio da una categoria di parole ad un’altra: da un verbo otteniamo un aggettivo o un nome, da un nome un verbo o un aggettivo, da un aggettivo un verbo o un nome. A questi bisogna aggiungere gli avverbi, che possono essere sia basi (indietro – indietreggiare) sia derivati (veloce – velocemente).
L’alterazione è un particolare tipo di suffissazione.

SUFFISSI:

  • ACEO: cartaceo, erbaceo, perlaceo;
  • AGGINE: balordaggine, cocciutaggine, sfacciataggine, lungaggine;
  • AGGIO: atterraggio, montaggio, lavaggio, riciclaggio;
  • AGLIA: boscaglia, muraglia, sterpaglia, gentaglia, plebaglia;
  • AIO: benzinaio, bottegaio, orologiaio, giornalaio; bagagliaio, granaio, pollaio;
  • AIOLO: armaiolo, boscaiolo, barcaiolo, donnaiolo;
  • ALE: commerciale, industriale, musicale, postale; bracciale, gambale, ditale, schienale;
  • AME: bestiame, pellame, fogliame, scatolame;
  • ANEO: cutaneo, istantaneo;
  • ANTE, ENTE: cantante, commerciante, insegnante, , colorante, disinfettate assorbente; abbondante, incoraggiante, calmante, lavorante, militante, partecipante, scioperante;
  • ANO: diocesano, isolano, mondano, paesano; castellano, guardiano, sagrestano;
  • ANZA, ENZA: abbondanza, adunanza, somiglianza, diffidenza, dipendenza; arroganza, eleganza, decenza, pazienza, abbondanza, somiglianza, compiacenza, dipendenza;
  • ARE, IRE : armare, sciare, cantare, custodire, vestire; attivare, chiarire, calmare, marcire, gonfiare; crepuscolare, popolare, salutare, secolare;
  • ARIO: ferroviario, finanziario, testamentario, unitario; bibliotecario, milionario, proprietario, visionario; formulario, lampadario, schedario, vocabolario;
  • ARO: campanaro, scolaro, zampognaro;
  • BILE: giustificabile, ossidabile, realizzabile
  • EGGIARE: albeggiare, sceneggiare, ondeggiare; biancheggiare, largheggiare, grandeggiare, scarseggiare;
  • ENTE: supplente, compiacente, diffidente, dipendente;
  • ETO, ETA: agrumeto, canneto, frutteto, sasseto, pineta;
  • ERIA: distilleria, fonderia; fantasticheria, furberia, spilorceria; acciaieria, birreria, falegnameria, orologeria; argenteria, fanteria;
  • ESCO: avvocatesco, carnevalesco, bambinesco, poliziesco;
  • EVOLE: ammirevole, biasimevole, lodevole, girevole, mutevole; amichevole, colpevole, amorevole, onorevole;
  • EZZA: altezza, lunghezza, bellezza, tristezza, grandezza
  • IA: allegria, follia, cortesia, gelosia; concordia, insonnia, miseria, superbia;
  • ICO: atomico, igienico, nordico, panoramico, difterico, esotico, prosodico, diplomatico, drammatico, problematico, sintattico, analitico, energetico, farmaceutico, architettonico;
  • IERO, IERE, IERA: alberghiero, battagliero, costiero, petroliero; banchiere, infermiere, giardiniere, magazziniere; bilanciere, braciere, candeliere, pallottoliere; antipastiera, insalatiera, cartucciera, teiera; costiera, raggiera, scogliera;
  • IFICARE: nidificare, panificare, pietrificare; beatificare, intensificare, dolcificare, solidificare;
  • IFICO: pacifico, prolifico;
  • IFICIO: calzaturificio, maglificio, pastificio, zuccherificio;
  • IGNO: ferrigno, sanguigno;
  • ILE: febbrile, giovanile, primaverile, signorile; campanile, canile, fienile;
  • INO: arrotino, spazzino, imbianchino, colino, frullino, temperino; bovino, caprino, marino;
  • IO: calpestio, mormorio, cigolio, ronzio
  • ISMO, esimo: ateismo, fatalismo, socialismo, cristianesimo, urbanesimo, assistenzialismo, decisionismo, garantismo;
  • ISTA: autista, dentista, barista, pianista;
  • ISTICO, ASTICO: artistico, calcistico, caratteristico, entusiastico, automobilistico, idealistico, realistico;
  • TORIO, SORIO: diffamatorio, infiammatorio, preparatorio, divisorio, diffamatorio;
  • ITUDINE:altitudine, solitudine, gratitudine;
  • IVO: detersivo, elusivo, fuggitivo; abusivo, furtivo, oggettivo;
  • IZIA, IZIO: amicizia, furbizia, avarizia, giustizia; creditizio, impiegatizio, redditizio;
  • IZZARE: lottizzare, canalizzare, scandalizzare; formalizzare, stabilizzazione, fraternizzare, vivacizzare
  • MENTO: cambiamento, censimento, insegnamento, nutrimento;
  • ONE: accattone, chiacchierone, brontolone, mangione;
  • ORE: grigiore, gonfiore, rossore;
  • OSO: arioso, muscoloso, noioso;
  • SORE: difensore, invasore, oppressore, compressore, percussore;
  • TA’ , ità, età; brevità, bonarietà, capacità, caparbietà, felicità, fedeltà;
  • TOIO: appoggiatoio, galoppatoio, essiccatoio, potatoio;
  • TORE, TRICE: giocatore-giocatrice, investigatore-investigatrice, lavoratore-lavoratrice, amplificatore, trasformatore, calcolatore-calcolatrice, trebbiatrice;
  • TORIO: consultorio, dormitorio;
  • UME: putridume, sudiciume, vecchiume;
  • URA: chiusura, cottura, fornitura, lettura (la base è il participio passato del verbo); altura, bravura, frescura;
  • ZIONE, SIONE: circolazione, esportazione, lavorazione. operazione
  • ATO, ITO, ATA, UTA, UTO, ITA: tracciato, udito, caduta, schiarita, letta, ululato, nevicata, spremuta, attesa, sconfitta, ruggito, telefonata, dormita, condotta; baffuto, panciuto, occhialuto, puntuto; accidentato, fortunato, dentato, vellutato; ammiragliato, commissariato, consolato, provveditorato; cucchiaiata, secchiata, figliata, scalinata, bastonata, coltellata, pugnalata; buffonata, pagliacciata, canagliata; fiammata, ondata; annata, giornata, mattinata, serata;
  • ANO INO ESE: africano, parigino, bolognese, americano, perugino, francese, romano, tunisino, milanese;

SUFFISSI NEL LINGUAGGIO SCIENTIFICO:

  • vocabolario medico:
    ITE: infiammazione acuta (polmonite)
    OSI: infiammazione cronica (artrosi)
    OMA: tumore (fibroma)
  • scienze naturali:
    IDI: famiglia di animali (canidi)
    INI: sottofamiglia (bovidi)
    ACEE: famiglia di piante
    ALI: ordine di piante
    INE: classe di piante
  • mineralogia:
    ITE: suffisso che indica i minerali.

VERBI PARASINTETICI (inserimento sia di un suffisso sia di un prefisso)

  • A, AD: abbottonare, accasare, affettare, appuntire, adescare, adoperare; allargare, avvicinare, assimilare, approfondire;
  • DE: decaffeinare, decappottare
  • DI: dimagrire, dirozzare; diboscare, divampare, diramare;
  • DIS: dissanguare, dissetare, discolpare; disacerbare; disacidare;
  • IN (inn, im, il, ir, i), RE+IN: inscatolare, imbottigliare, innamorare, illuminare, rinfacciare; inasprire, imbruttire, ingrandire, impallidire;
  • R, RI: rallegrare, rincarare, ringiovanire, rasserenare;
  • S PRIVATIVO: sbucciare, snaturare, sgozzare, spolpare; sfoltire, spazientire;
  • S INTENSIVO: sbandierare, sforbiciare, sfacchinare; sbizzarrir(si), scorciare;
  • TRA, TRAS, TRANS: travasare, trasbordare, tramortire, transustanziare

ALTERAZIONE

L’alterazione è un tipo di suffissazione che non porta a mutare il significato della parola di base nella sua sostanza, ma solo per alcuni particolari aspetti: qualità, quantità, giudizio del parlante.

Gli alterati possono essere:
– diminutivi o accrescitivi (quantità)
– di valore positivo o negativo (qualità),
– peggiorativi attenuativi o vezzeggiativi (giudizio del parlante).
Ci sono poi gli alterati verbali.

SUFFISSI:

  • ACCHIOTTO: lupacchiotto, orsacchiotto, volpacchiotto, furbacchiotto;
  • ACCHIONE: fratacchione, volpacchione, furbacchione, mattacchione;
  • ACCIO: coltellaccio, libraccio, vociaccia, avaraccio;
  • ASTRO: medicastro, poetastro, politicastro, biancastro, dolciastro, rossastro;
  • ETTO: bacetto, cameretta, casetta, lupetto, bassetto, piccoletto;
  • ELLO (icello, erello): alberello, asinello, paesello, rondinella, cattivello, poverello, campicello, fatterello, fuocherello, storiella, bucherello, bucherellino;
  • ICCIO: bianchiccio, rossiccio
  • ICCIOLO (icciuolo): asticciola, festicciola, porticciolo, donnicciola;
  • ICIATTOLO: febbriciattola, fiumiciattolo, libriciattolo, mostriciattolo;
  • IGNO: asprigno, gialligno;
  • INO, (iccino, ccino, olino): mammina, minestrina, pensierino, ragazzino, bellino, difficilino, bastoncino, libriccino, casettina, gonnellino;
  • OCCIO: belloccio, grassoccio;
  • OGNOLO: amarognolo, azzurrognolo;
  • OLO (uolo): faccenduola, montagnola, poesiola, nomignolo, viottolo, mediconzolo;
  • ONE: febbrona, librone, manone, pigrone, ghiottone;
  • OTTO: contadinotto, giovanotto, ragazzotto, pienotto, bassotto, aquilotto, leprotto, passerotto;
  • UCCIO (uzzo) : avvocatuccio, casuccia, cavalluccio, calduccio, fredduccio, pietruzza;
  • UCOLO: donnucola, maestrucolo, poetucolo;

ALTERATI VERBALI

  • ARELLARE (erellare): bucherellare, giocherellare, salterellare, trotterellare;
  • ETTARE (ottare): fischiettare, scoppiettare, pieghettare, parlottare;
  • ICCHIARE (acchiare, ucchiare): canticchiare, rubacchiare, lavoricchiare, mangiucchiare;

La divisione in sillabe col metodo Montessori

La divisione in sillabe col metodo Montessori : ho raccolto qui qualche idea pratica per affrontare l’argomento coi bambini, con materiale pronto per la stampa in formato pdf. Questo è il contenuto dell’articolo:
– Andare a capo: presentazione ai bambini (prima versione)
– Andare a capo: presentazione ai bambini (seconda versione)
– Esercizio 1
– Esercizio 2
– Esercizio 3 (schede autocorrettive per la divisione in sillabe)
– Schede delle regole della divisione in sillabe.
Tutto il materiale stampabile si trova raggruppato qui:

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Presentazione ai bambini
(prima versione)

Materiale occorrente:
Foglio a righe con margini
Penna rossa
Matita e gomma
Cartellino titolo: ANDARE A CAPO

La divisione in sillabe col metodo Montessori 1

Presentazione:
– Invitiamo un gruppo di bambini alla presentazione e srotoliamo un tappeto.

– Scriviamo davanti ai bambini un paragrafo a matita, copiandolo o facendoselo dettare da un bambino.

– Quando lo spazio della riga si esaurisce, cioè si arriva al margine, diciamo: -Oh! Non c’è spazio. Forse dovrei scrivere più in piccolo…-.

– Cancelliamo l’ultima parola e tentiamo di far stare la parola entro il margine. Diciamo: -Non mi sembra che vada bene, così…-.

– Cancelliamo di nuovo e invitiamo i bambini a battere le mani per ogni sillaba della parola; nel mio esempio: LUN (battere le mani) GA, TER (battere le mani) RA. Scriviamo quindi LUNe disegnano i trattini in rosso per poi andare a capo con GA.

– Scriviamo il resto della frase.

– Terminato il lavoro diciamo ai bambini: -Quando arrivo al margine del foglio e la parola non può starci intera, ne scrivo una parte, e il resto lo scrivo nella riga sottostante. Per spiegare che ho diviso la parola aggiungo vicino al margine due trattini. Questa operazione si chiama ANDARE A CAPO.-.

Se volete, potete aggiungere che nei testi stampati e se scriviamo al computer, per andare a capo si usa un trattino corto. I programmi di videoscrittura però usano sistemi automatici per adeguare le righe ai margini, e non richiedono quasi più l’uso della divisione in sillabe.

La divisione in sillabe col metodo Montessori – Estensioni:
Nei giorni seguenti fare coi bambini molti esercizi battendo le mani, presentando man mano che si presentano le varie regole della divisione in sillabe.
Creare nei giorni seguenti occasioni pratiche per l’esercizio scritto.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Presentazione ai bambini
(seconda versione)

Materiale:
strisce bianche di carta, penna, forbici, cartellini del titolo (1a sillaba, 2a sillaba, 3a sillaba, 4a sillaba, 5a sillaba), cartellino dell’etimologia della parola sillaba.

 La divisione in sillabe col metodo Montessori 2

Presentazione:
– Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini interessati e diciamo loro che parleremo di come si possono dividere le parole.

– Mettiamoci in cerchio e chiediamo ai bambini di scandire lentamente i propri nomi, battendo le mani quando serve. Questa sarà la prima dimostrazione.

– Poi diciamo: – Ascoltate attentamente questa parola: casa. Battete le mani quando sentite che nella parola può esserci uno stacco.-. Diciamo poi che la parola casa è formata da due parti.

– Scriviamo la parola casa su una striscia di carta, e tagliamola dove abbiamo sentito che c’è uno stacco nel suono.

– Spieghiamo ai bambini che le parti di una parola si chiamano sillabe, poniamo sul tappeto (al centro, sul margine superiore) il cartellino dell’etimologia e diciamo che la parola “sillaba” deriva dal Greco syl (insieme) e lamb (prendo).

– Mettiamo i primi due cartellini sotto al cartellino, leggendoli.

– Poi poniamo sotto di essi le due parti della parola.

– Continuiamo con altre parole di due sillabe, poi passare a parole più lunghe, aggiungendo altri cartellini dei titoli.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 1

Materiale:
cartellini di parole preparati con parole di 1, 2, 3, 4, 5 sillabe; stuzzicadenti. Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (con tabella autocorrettiva):

La divisione in sillabe col metodo Montessori 3

La divisione in sillabe col metodo Montessori 3 tabella autocorrettiva

Presentazione:
– Raccogliamo un piccolo gruppo di bambini, e cominciamo leggendo loro una parola di due sillabe. Chiediamo quante sillabe contiene.

– Mettiamo il cartellino della parola sul tappeto e poniamo uno stuzzicadenti tra le due sillabe.

– Continuiamo allo stesso modo con altre parole, di due, tre, quattro, cinque sillabe.

– I bambini possono registrare l’esercizio sul quaderno.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 2
Cartellini auto correttivi delle parole

Materiali:
molti cartellini di parole di 1,2,3,4,5 sillabe scritti fronte e retro (da un lato la parola intera, dall’altro la parola divisa in sillabe, per l’autocorrezione). Puoi prepararli a mano, secondo le esigenze dei bambini; se preferisci, ne trovi alcuni già pronti qui (ritagliare e piegare lungo la metà ogni cartellino, per ottenere il fronte-retro):

La divisione in sillabe col metodo Montessori 4

cartellini dei titoli (1 sillaba, 2 sillabe, 3 sillabe, 4 sillabe, 5 sillabe):

titoli per le sillabe

alfabeti mobili di colori diversi:

Presentazione:
– Disporre i cartellini dei titoli sul tappeto (sul margine superiore) e distribuire i cartellini delle parole tra i bambini.

– I bambini posizionano le loro parole sotto il titolo corretto.

– Ogni bambino sceglie una parola e la trascrive con gli alfabeti mobili, alternando i colori tra le sillabe, poi volta il cartellino per verificare se ha diviso la parola correttamente.


La divisione in sillabe col metodo Montessori
Esercizio 3
Schede auto correttive per la divisione in sillabe

Avevo preparato tempo fa queste schede, che contengono parole di difficoltà diversa, e sono pronte in formato pdf per il download e la stampa gratuiti. Le ho sempre trovate molto utili.

La divisione in sillabe col metodo Montessori
Schede delle regole della divisione in sillabe

Le regole per la divisione in sillabe, che tutto sommato non sono molte, possono essere scritte su cartellini di colori diversi. I bambini possono usarle per studiare le parole, per risolvere dubbi, o possono copiarle, se lo desiderano, sui loro quaderni.

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Qui presento due giochi per lavorare alle difficoltà ortografiche in chiave montessoriana, nell’ambito dello studio delle parole:
– I cestini delle difficoltà ortografiche (con cartellini pronti per la stampa in formato pdf)
– Le nomenclature per le difficoltà ortografiche (sempre stampabili in pdf).

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori

Esercizio 1
I cestini delle difficoltà ortografiche

Materiale occorrente
– due alfabeti mobili piccoli in due colori diversi (puoi stamparli da qui) oppure acquistarli

– cestini (o scatoline) contenenti i cartellini delle parole (circa 15 cartellini per cestino al massimo, da variare e riassortire spesso).

Le difficoltà trattate saranno:
Cestino 1: CHE CHI
Cestino 2: GHE GHI
Cestino 3: CIA CIO CIU
Cestino 4: GLI
Cestino 5: GN
Cestino 6: SCE SCI
Cestino 7: GLI eccezione (glicerina, glicine, glicemia, anglicano, ganglio, glifo, negligente, negligenza, geroglifico, glissare,…)
Cestino 8: CQU QQU

Per ognuna di queste difficoltà ortografiche trovi  il materiale pronto da scaricare e stampare gratuitamente in questo articolo.

Presentazione

– Invitiamo i bambini a scegliere uno dei cestini, ad esempio il cestino di gn. Mettiamo il cestino scelto e gli alfabeti mobili sul tappeto.


– Diciamo ai bambini: “Questi cestini contengono parole che hanno suoni speciali. Questi suoni speciali non stanno in una sola lettera, ma in due o in tre. Il cestino che avete scelto, ad esempio, è quello del suono gn. Vi viene in mente una parola che contiene il suono gn?”. Aspettiamo la risposta dei bambini, e se occorre aggiungiamo anche noi qualche parola.


– Chiediamo ad un bambino di prendere i cartellini uno alla volta, e di leggerli a voce alta.

– Decidiamo quale dei due alfabeti mobili vogliamo usare per il suono speciale e scriviamo la combinazione gn in alto al centro del tappeto.

– Ora chiediamo al bambino prendere un cartellino, aprirlo, leggere la parola, richiudere il cartellino e scrivere la parola che ha letto con l’alfabeto mobile.

– Terminata la composizione della parola, invitiamolo a riaprire il cartellino per controllare il suo lavoro.

Estensioni:
– Dopo alcuni di questi esercizi il bambino non avrà più bisogno di utilizzare gli alfabeti mobili, e non è un materiale su cui insistere, nella scuola primaria. Presto  preferirà scrivere le parole contenute nei cestini su fogli o sul quaderno di grammatica, con penne di due colori.

– Con i cartellini di parole preparati per ogni difficoltà ortografica, possiamo riempire vari cestini con parole diverse, ed i bambini possono anche lavorare in coppia o in piccoli gruppi, aiutandosi a vicenda.

– I bambini possono anche decidere di prepararsi un libretto di difficoltà ortografiche, scrivendo sempre le parole in due colori.

– Incoraggiamo i bambini a scrivere frasi o storie utilizzando le difficoltà ortografiche apprese.

– Lavorando in coppia, i bambini possono dettarsi a vicenda le parole.

Oltre ai cestini ed alle nomenclature per le difficoltà ortografiche, possiamo preparare delle liste di parole che i bambini possono utilizzare per compilare delle rubriche.

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Cartellini pronti per i cestini delle difficoltà ortografiche

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori che chi

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori sce sci

 Digrammi e trigrammi col metodo Montessori ghe ghi

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli

 Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gli eccezione

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori gn

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cia cio ciu

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori cqu qqu

Trovi tutti in file insieme qui:

Digrammi e trigrammi col metodo Montessori
Esercizio 2
Le nomenclature per le difficoltà ortografiche

Di seguito trovi tutte le carte delle nomenclature per le difficoltà ortografiche pubblicate finora. Per l’uso di queste carte, trovi tutte le indicazioni utili qui:

cua – qua:

cuo-quo:

qq – cqu:

gi:

ghi:

ci:

chi:

consonanti doppie:

Vocali e consonanti col metodo Montessori

Vocali e consonanti nell’ambito dello studio delle parole secondo il metodo Montessori.

Cominciamo il nostro studio delle parole dando le corrette nomenclature relative all’alfabeto, che i bambini hanno già imparato ad usare.

Vocali e consonanti – Materiale:

due alfabeti mobili in due colori diversi:

pdf qui: 

2 carte titolo: vocali e consonanti

Vocali e consonanti – Presentazione:

– mentre un bambino dispone sul tappeto le 26 lettere dell’alfabeto, chiedere ai compagni di nominarle una ad una (le lettere sono tutte di un colore):

– togliamo le vocali e rimettiamole nella scatola. Chiediamo ad un bambino di contare le lettere rimaste.

Diciamo ai bambini: -Queste 21 lettere sono chiamate consonanti- e mettiamo il cartellino del titolo in alto. Facciamo ripetere ai bambini.

– ora rimettiamo le vocali, ma di un colore diverso. Diciamo ai bambini: -Queste cinque lettere, a e i o u, si chiamano vocali. Facciamo ripetere ai bambini.

– prima di rimettere le vocali di colore diverso a posto, e sostituirle nuovamente con quelle del colore originario, posizionare i cartelli dei titoli sul tappeto, così:

Ora posizioniamo i due cartelli dei titoli in alto, e distribuiamo le lettere (tutte dello stesso colore) tra tutti i bambini, chiedendo loro di metterle sul tappeto divise correttamente in due gruppi:

Ogni bambino mette la sua lettera sotto il titolo appropriato, dopo aver letto a voce alta lettera e titolo:

– al termine i bambini possono registrare il lavoro sui loro quaderni di grammatica:

Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori

Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori

Lo studio delle parole ha lo scopo di affinare la sensibilità dei bambini verso il linguaggio, sostenere l’ortografia corretta e migliorare le capacità espressive dei bambini. Per studio delle parole si intende un gruppo di argomenti di studio, tra i quali:

  • Le vocali e le consonanti
  • I digrammi e i trigrammi
  • La divisione in sillabe
  • I prefissi
  • I suffissi
  • I sinonimi
  • I contrari
  • Le famiglie di parole
  • I palindromi
  • Le parole composte.

Il bambino, quando arriva alla scuola primaria, ha a disposizione lo strumento del linguaggio che ha creato grazie alla sua mente assorbente, traendolo dal suo ambiente. Sa già rispettare le regole della grammatica e della sintassi, anche se nessuno gliene ha mai parlato, perché la grammatica e la sintassi fanno parte della lingua che usa. Quando arriva alla scuola primaria, noi dobbiamo aiutarlo a fare in modo che il suo linguaggio cresca e si espanda. Per questo lavoriamo all’arricchimento del lessico, e studiamo la grammatica e la sintassi per portare le loro regole alla consapevolezza del bambino, facendo leva sulle sue capacità di immaginazione e di pensiero razionale.

Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori

Nella scuola primaria, il lavoro sulla lingua si divide in tre parti:

  • Lo studio delle parole
  • L’analisi grammaticale
  • L’analisi logica.

Si comincia con lo studio delle parole, che permette di lavorare su parole singole, modificandole in vario modo, per scopi specifici, o imparando a conoscerle da punti di vista particolari. Il lavoro sullo studio delle parole aiuta moltissimo a costruire un buon vocabolario. Mostriamo al bambino le parole, e gli facciamo sentire quanto possano essere interessanti ed emozionanti.

Tutto il lavoro che facciamo nel campo dello studio delle parole offre un aiuto validissimo per l’ortografia, inoltre prepara all’analisi grammaticale e logica, perché aiuta i bambini a vedere le relazioni che esistono tra le parti del discorso, e come possiamo cambiare la funzione o il significato di una parola. Suffissi, prefissi e parole composte possono essere presentati a partire dal primo giorno di scuola, se i bambini sanno leggere. Il lavoro può essere condotto con una certa lentezza, proprio per sostenere le abilità di lettura nascenti.

Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori

Il materiale che usiamo per lo studio delle parole comprende essenzialmente:

  • Tabelle
  • Piccoli alfabeti mobili di vari colori (verde, rosso, nero).

Le tabelle restano appese in aula, ad altezza d’occhio dei bambini. Le troverai pronte per la stampa nei prossimi articoli. E’ molto importante che queste tabelle restino appese in aula, perché sostengono il lavoro di memorizzazione, e diventano uno strumento di autocorrezione sempre disponibile dopo gli esercizi. Nei materiali Montessori l’aspetto del controllo dell’errore, come sappiamo, è considerato di estrema importanza.

La seconda parte del lavoro sulla lingua, nella scuola primaria, riguarderà lo studio delle nove parti del discorso, cioè l’analisi grammaticale. I bambini impareranno a guardare le parole dal punto di vista della funzione che svolgono all’interno della frase. Non importa di che parola si tratti: ognuna svolge un ruolo, ha una funzione speciale, la responsabilità di un lavoro da compiere. Nei bambini prende forma l’impressione che al di sotto di ciò che diciamo, sta un ordine definito.

Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori

Il materiale che usiamo per l’analisi grammaticale comprende essenzialmente:

  • Simboli grammaticali
  • Scatole grammaticali
  • Cartellini dei comandi

I bambini imparano a classificare ogni parola in base a delle categorie. Quando si presentano i simboli grammaticali nella Casa dei bambini, non vengono dati ai bambini i nomi delle parti del discorso, mentre nella scuola primaria la nomenclatura corretta fa parte del lavoro di analisi. I bambini lavorano sia con i simboli, creando un collegamento proficuo col percorso precedente, sia con le scatole grammaticali, che rappresentano per loro un nuovo strumento per classificare le parole.

A differenza del materiale sensoriale che si usa coi bambini dai 3 ai 6 anni, il materiale usato nel periodo dai 6 ai 12 anni è essenzialmente materiale stampato, così le scatole grammaticali contengono, ad esempio, frasi pronte. Spesso questi nuovi materiali prevedono inoltre un lavoro di gruppo, collaborativo. Lo scopo di questi materiali è di manipolare gli elementi linguistici e rendere comprensibile la grammatica che si nasconde nella lingua. Servono insomma a stimolare un grande interesse verso la grammatica, interesse che porterà poi i bambini verso i manuali veri e propri. E’ un’idea sbagliata, quella che vorrebbe che il metodo Montessori non preveda l’utilizzo di libri di testo.

La terza parte del lavoro sulla lingua nella scuola primaria, riguarda infine l’analisi logica e del periodo. Anche questo lavoro si avvia nella Casa dei bambini, quando si parla di “analisi della lettura”, e si utilizzano i materiali per l’analisi della frase semplice. Questi materiali tornano ad essere usati nella scuola primaria, dove si parte dall’analisi della frase semplice, per poi approdare alle frasi composte e complesse. I simboli che usiamo sono gli stessi, ma se ne aggiungeranno molti altri, insieme alle relative nomenclature.

Introduzione allo studio delle parole col metodo Montessori

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria pronti per la stampa, in formato pdf.

Nella scuola primaria cominciamo col presentare un alfabeto mobile, con le lettere molto più piccole di quelle usate nella Casa dei bambini, e in corsivo.

In questo alfabeto, tradizionalmente, ci sono 20 esemplari di ogni lettera, mentre prima ce ne erano 4; inoltre ci sono tre alfabeti completi: uno bianco (gesso), uno nero (inchiostro nero), uno rosso (inchiostro rosso). Quindi abbiamo 60 esemplari per ogni lettera dell’alfabeto. Sono inclusi anche tutti i segni di interpunzione: punto, punto e virgola, virgola, accento, apostrofo, punto esclamativo e punto interrogativo. Le lettere sono fatte di cartoncino rigido.
Altri esemplari portano invece lettere dell’alfabeto secondo la forma dello stampato, e sono disposte nel casellario secondo l’ordine in cui sono le lettere dell’alfabeto nelle macchine da scrivere.

Gli usi di questo alfabeto nella scuola primaria sono molteplici.

Gli alfabeti mobili usati nella Casa dei bambini sono qui: 

Qui di seguito trovi gli alfabeti che ho preparato. Ho scelto i colori nero, rosso e verde (al posto del bianco). Le lettere sono in una copia per alfabeto, di modo che possiate stamparli nelle 20 copie richieste, o nel numero che preferite. Potete scegliere di ritagliare le lettere, oppure di dividerle in caselline. Plastificandole otterrete un materiale più resistente e facile da manipolare.

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto nero

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto rosso

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto verde

Alfabeti mobili Montessori per la scuola primaria

Alfabeto MAIUSCOLO

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori

Quando i bambini fanno il loro ingresso alla scuola primaria, avviene che alcuni di loro, per varie ragioni, non abbiano acquisito il meccanismo della scrittura e della lettura, o che si trovino ad un livello di sviluppo del linguaggio che richiede interventi di aiuto.
Possono esserci, ad esempio, grandi differenze a seconda della scuola d’infanzia di provenienza. Per i bambini che arrivano non pienamente preparati, non si è rivelato efficace cercare di far recuperare loro le esperienze che non hanno avuto presentando tutti i materiali predisposti per la fascia d’età precedente: essi, infatti, hanno superato il periodo in cui l’apprendimento avviene attraverso i canali sensoriali, e trovano questi materiali noiosi. La cosa migliore da fare è tener conto della loro età e fornire gli strumenti di cui necessitano per proseguire nel loro percorso scolastico, il più rapidamente possibile, anche utilizzando i materiali previsti per il periodo 3-6 anni, ma in modo più mirato. Dobbiamo insegnare a questi bambini a leggere e scrivere velocemente.

Spesso questi bambini che arrivano alla scuola primaria senza aver acquisito le competenze necessarie nel campo della lettura e della scrittura, sia perché non sono stati forniti loro gli strumenti, sia perché non sono stati in grado di utilizzarli, soffrono di mancanza di fiducia in se stessi. Questi bambini sono consapevoli del fatto che gli altri bambini possono fare cose importanti che loro non sono ancora in grado di fare. Per questo è necessario mostrare loro in tempi brevi che anche loro sono in grado di leggere e scrivere, e che non c’è nulla che non vada in loro.
Gli interventi in questa direzione devono essere immediati, avendo molta cura ad evitare di attirare su di loro l’attenzione della classe. Questi bambini devono prendere parte a tutto ciò che avviene in aula.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori

Le grandi lezioni cosmiche, che si svolgono nei primi giorni di scuola, forniscono un grande aiuto, perché tutti insieme possono ascoltare e partecipare alle discussioni ed alle dimostrazioni. Anche se non sanno ancora leggere e scrivere, questi bambini possono consultare i testi lavorando alle immagini ed elaborando i contenuti ricevuti per via orale. Possono, come gli altri, usare la loro immaginazione e le loro capacità di ragionamento.

Come abbiamo già detto, quando un bambino arriva alla scuola primaria senza aver acquisito le competenze di lettura e scrittura previste nel metodo Montessori, il periodo sensibile per la scoperta della lettura e della scrittura è passato. I bambini piccoli, quando imparano a scrivere e leggere, scoprono che i suoni hanno una forma e che si può rendere visibile il linguaggio. I bambini più grandi non si possono collegare al linguaggio scritto attraverso queste scoperte. L’approccio sensoriale che si basa sull’uso dell’alfabeto tattile, ad esempio, funziona a 4 anni, ma non funziona più a 6. L’interesse per le lettere come entità è passato, ed ora le lettere smerigliate e gli alfabeti mobili non hanno nessuna utilità, se cerchiamo di presentarli nello stesso modo che abbiamo utilizzato coi bambini piccoli.

Dobbiamo poi tenere in considerazione che i bambini possono essere arrabbiati e frustrati per il loro non saper leggere, e noi dobbiamo assolutamente stabilire con loro un patto di fiducia e collaborazione, per rendere possibile l’apprendimento in tempi brevi. I bambini devono sentire che noi siamo in grado di aiutarli, che abbiamo degli strumenti specifici e che lavoreremo con lui. Avvicinandoci al bambino con questo atteggiamento, stimoleremo la sua collaborazione, e questa sarà cruciale perché il bambino possa sperimentare un successo pieno in tempi brevi.

Facciamo notare quante cose già sa. Spesso il bambino che non sa leggere pensa: “Ci sono così tante parole, come farò a leggerle tutte?”. Il bambino non deve sentire che il compito è troppo vasto, quindi è buona prassi scomporre il compito in piccoli blocchi.

Il bambino piccolo impara prima a scrivere e poi a leggere, perché quando scriviamo rendiamo visibile il linguaggio, scomponiamo una parola in suoni e rappresentiamo quei suoni con dei simboli. Mettiamo insieme suoni e simboli, ed otteniamo parole e frasi, e così possiamo trasmettere i nostri pensieri agli altri senza parlare. La lettura è tutt’altra cosa: consiste nel conoscere la lingua di qualcun altro, rivela qualcosa che è sconosciuto finché non viene decifrato.

Con i bambini più grandi dobbiamo usare l’approccio opposto, e cioè sviluppare la capacità di lettura prima della capacità di scrittura.

La scrittura richiede l’acquisizione di una serie di abilità: gestire lo strumento di scrittura, padroneggiare il tracciamento delle lettere, coordinare le abilità mentali e manuali.  Per questo è più efficace fare in modo che il bambino sia prima in grado di leggere: otterremo risultati in tempi brevi, e poi avremo tutto il tempo di dedicarci alla scrittura e coordinare tra loro le varie abilità.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori

Per insegnare la lettura ai bambini, dopo i 6 anni, prenderemo a prestito alcuni materiali usati nella scuola d’infanzia, cioè:

Il lavoro deve essere svolto con lezioni brevi e frequenti: cinque minuti ad inizio mattina, 5 minuti prima del pranzo, 5 minuti dopo il pranzo, 5 minuti prima di andare a casa. Al termine di ognuna di queste brevi lezioni, il bambino dovrà aver ottenuto un piccolo successo.
Daremo queste piccole lezioni su un tavolo un po’ appartato, in aula, ad uno o due bambini alla volta.
Portiamo sul tavolo gli alfabeti. Nelle prime lezioni l’insegnante dovrà scoprire tutto ciò che i bambini già sanno della lettura e della scrittura, per valorizzarli. Mettendo le lettere di un alfabeto sul tavolo, chiediamo ai bambini di identificare le lettere che conoscono, e diciamo che basterà conoscerne poche altre per saper leggere.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività per l’apprendimento della lettura

Queste sono le principali attività legate all’apprendimento della lettura:

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 1 con parole di tre e quattro lettere

Scriviamo davanti al bambino, con l’alfabeto mobile o tattile, una parola breve, ad esempio OCA.
Tiriamo fuori la O pronunciando il suono, e porla davanti al bambino.
Tiriamo fuori la C pronunciando il suono, porla a fianco della O e leggere i due suoni insieme: OC.
Tiriamo fuori la A pronunciando il suono, porla accanto ad OC e leggere i tre suoni insieme: OCA.
Adesso possiamo giocare con le famiglie di parole sostituendo le consonanti, ad esempio sostituendo al C con la R per trasformare OCA in ORA.


Passare ad altre parole e far notare ai bambini quante parole diverse si possono creare con poche lettere.

Esempi di famiglie di parole:
-ASO caso, naso, raso, vaso
-ALA cala, gala, pala, sala
-ERA cera, nera, pera, sera, vera
-TTO atto, etto, otto
-ATTO batto, fatto, gatto, matto, patto, ratto, tatto
-OTTO botto, cotto, dotto, lotto, motto, sotto, rotto
-ETTO detto, getto, letto, netto, petto, retto, tetto
-ASSO basso, lasso, masso, passo, sasso, tasso
-OSSO dosso, fosso, mosso, posso, rosso
-ESA fesa, pesa, resa, tesa (con aggiunta di due lettere iniziali anche chiesa, fresa, presa)
-OLO bolo, dolo, molo, nolo, polo, solo, volo (con aggiunta di due lettere iniziali anche ruolo e suolo)
-OLLA bolla, colla, folla, molla, zolla ((con aggiunta di due lettere iniziali anche crolla e frolla)
-ANA lana, tana, nana, sana, vana (con aggiunta di due lettere iniziali anche liana, Diana, frana, grana, piana, plana)
-ENA cena, iena, lena, mena, pena, rena, vena (con aggiunta di due lettere iniziali anche Siena e piena)
-INO Dino, fino, Gino, lino, Mino, pino, Nino, tino, vino (con aggiunta di due lettere iniziali anche suino)
-ALLO ballo , callo, dallo, fallo, gallo, mallo (con aggiunta di due lettere iniziali anche giallo)
-ELLO bello, dello, nello, vello (con aggiunta di due lettere iniziali anche duello e quello)
-ENTE dente, gente, lente, mente, sente
-AMA dama, fama, lama (con l’aggiunta di due o più lettere anche brama, chiama, squama, trama)
-IMA cima, lima, mima, rima (con l’aggiunta di due o più lettere anche clima e prima)
-NNO anno, inno, unno (con l’aggiunta di due o più lettere anche cenno, danno, fanno, hanno, nonno, panno, sanno, senno, sonno, tonno, vanno).

Qui trovi le nomenclature per le parole di tre lettere: 

Sono parole di tre lettere di senso compiuto: afa, ago, aia, ala, amo, ape, bar, bue, bus, blu, boa, dio, due, eco, est, Eva, gel, gol, gru, gnu, ira, Lea, lei, lui, mia, mio, mie, nel, neo, non, Noè, oca, ode, ora, oro, per, più, pio, poi, può, qua, qui, sai, sei, sax, sia, sua, sub, sud, sue, sul, suo, tra, tre, tua, tuo, ufo, uno, uva, vai, via, yak, zar, zia, zio, zii, zoo.

Qui trovi invece le nomenclature per le parole di quattro lettere: 

Sono parole di quattro lettere di senso compiuto: acca, acme, acne, acre, Adda, afta, aghi, agio, agli, alba, albo, alce, alga, Alma, aloe, alpe, alto, ambo, amen, anca, anno, Anna, ansa, anta, arca, arco, area, aria, arma, arpa, asso, asse, asta, Asti, ateo, atto,aula, aura, auto, baci, baco, baia, baio, bara, baro, base, bava, bebè, bene, beni, bere, bici, biga, bile, biro, boia, bolo, bora, boro, bove, brio, buca, buco, buio, buoi, caco, Caio, calo, cane, caos, capo, cara, casa, caso, cava, cavo, ceci, cena, cera, cero, ceto, ciao, cibo, cima, Ciro, coda, coma, Como, cono, coro, cosa, cova, cubo, cupo, cura, cute, dado, dama, dare, data, dato, diga, Dino, dire, dito, diva, doga, doge, dolo, dono, dopo, Dora, dose, dote, dove, duca, duce, duna, duro, ecco, Egeo, eden, echi, elfo, Elia, elmo, elsa, emme, Enea, Enna, enne, ente, eone, equo, erba, ergo, eroe, erre, erta, esca, etto, euro, falò, fama, fame, faro, fase, fata, fava, favo, fede, fedi, fesa, feta, fico, fido, fifa, fila, filo, foro, foto, fuco, fuga, fumo, fune, fuso, Gaia, gaio, gala, gara, geco, gelo, gene, giga, giro, gita, gnam, gola, golf, gong, gres, guai, gufo, guru, iato, ibis, idea, idem, iena, ieri, inca, inno, iosa, iris, irta, isba, iuta, lago, lama, lana, lato, lava, lega, lego, lena, leso, leva, lido, lima, limo, lino, lira, lite, lobo, lode, loto, luce, lume, luna, lupo, mago, mais, male, mano, mare, maso, mela, melo, meno, menù, mese, meta, metà, miao, mimo, mina, Mino, mira, mola, mole, molo, mora, mota, moto, muco, mulo, muro, musa, muso, muto, nano, naso, nato, nave, neon, nero, neve, nido, Nino, noce, nodo, noia, nolo, nome, nono, nord, nota, nove, nube, nuda, nume, oasi, oblò, oboe, oche, ocra, odio, oggi, ogni, olio, olmo, onda, onta, orba, orca, orco, orda, orlo, orma,orso, orto, orzo, osso, oste, otre, otto, ozio, pace, paga, paio, pala, palo, pane, papa, papà, pari, pece, pelo, pena, pepe, pera, pero, pesa, peso, pila,pino, pipa, pira, poco, polo, pomo, posa, quiz, rado, ragù, rame, ramo, rana, rapa, rara, rasa, raso, rata, remo,  rena, rene, reso, rete, riga, rima, riso, riva, roba, rogo, rosa, rovo, rude, ruga, runa, rupe, ruta, saga, saio, sala, sale, sana, Sara, scia, sebo, sede, sega, seme, sera, seta, sete, sito, smog, soci, soda, sofà, soia, sole, soma, spia, stop, sugo, tana, tara, tata, taxi, teca, tela, telo, tema, tesa, tesi, tifo, timo, Tina, tino, tipo, tiro, toga, tomo, tono, topo,toro, tram, trio, tris, tubo, tufo, tuta, tutù, ulna, unno, unto, uomo, uovo, urlo, urna, urto, vago, vano, varo, vaso, vela, velo, vena, vera, veto, vice, vile, vino, viso, vite, vivo, vizi, voce, voga, volo, voto, yoga, Zara, zebù, zelo, zero, zeta, zona, zulu.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 2 con parole di tre e quattro lettere

Scriviamo delle parole, poi giochiamo alle famiglie di parole, ma questa volta sostituendo le vocali.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 3 con parole di tre e quattro lettere

Creiamo una parola alla volta con l’alfabeto mobile. Ogni volta che il bambino legge una parola, trascriviamola su un foglietto rettangolare ed invitiamo il bambino ad illustrare e decorare la scheda.

Attività 4: digrammi e trigrammi
Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori

Scrivere le parole con l’alfabeto mobile, utilizzando un colore diverso per i digrammi ed i trigrammi.
Pronunciare il fonogramma, poi l’intera parola.
Se il bambino non ha già iniziato spontaneamente a copiare le parole sui foglietti, continuiamo a farlo noi per lui. Quando sarà pronto, potrà iniziare a scrivere da solo.
Qui trovi elenchi di parole e carte delle nomenclature pronte per alcuni digrammi e trigrammi e difficoltà ortografiche:
cuo quo
qqu cqu
cua qua
gi
– ghi
– ci
chi
consonanti doppie

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 5

Continuiamo con queste piccole lezioni di composizione e lettura, usando via via parole più lunghe.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 6

Scrivere delle parole su cartellini e dividerle a caso con le forbici in modo che il bambino debba ricomporle.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 7

Mescolare sul tavolo una selezione di lettere dell’alfabeto mobile e chiedere al bambino di comporre parole sotto dettatura.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 8

Invitate i bambini a leggere le parole composte.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 9

Mostriamo al bambino un’immagine e chiediamogli di raccontarcela. Scriviamo su di un foglietto una o due frasi, che ci vengono dettate dal bambino. Il bambino avrà sicuramente successo nel rileggerlo, perché ne conosce già il contenuto. Noi continuiamo a costruire le competenze dei bambini proprio su questi piccoli successi.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 10

Prepariamo cartellini di parole e frasi in un cestino, per la lettura. Cambiamo spesso l’assortimento.

Tutti i materiali usati per il recupero delle competenze di lettura e scrittura devono essere considerati temporanei, ed essere rimossi quando i bambini non ne hanno più bisogno. Continuare con le brevi lezioni indicate, finché il bambino non è in grado di leggere e scrivere, ma non forzare la lettura di libri, soprattutto a voce alta, perché per il bambino è molto frustrante non riuscire a leggere più di due o tre parole senza inciampi.

Una volta che i bambini hanno imparato a leggere, e questo avviene con una certa facilità, la vera difficoltà con la quale si dovranno misurare è la pratica della scrittura, la calligrafia. Per questo può essere d’aiuto tracciare le lettere smerigliate con indice e medio, e fare un po’ di questi esercizi mentre si scrivono le prime parole ed i primi pensieri.

Appena possibile i bambini cominceranno a scrivere frasi proprie e poi storie. Questi bambini, mentre ricevono gli aiuti speciali di cui hanno bisogno, partecipano a tutte le attività che si svolgono in classe, in particolare, nei primi giorni di scuola, alle lezioni dell’educazione cosmica.

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Attività per l’apprendimento della scrittura

Queste sono le principali attività legate all’apprendimento della scrittura:

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 1
Mostriamo ai bambini come utilizzare indice e medio insieme per tracciare le lettere smerigliate. Dopo averle tracciate sulla scheda, tracciarle nell’aria e scriverle alla lavagna o sulla lavagna di sabbia. Per saperne di più leggi qui: 

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 2
Facendo riferimento alle schede delle lettere smerigliate, i bambini scrivono le lettere su carta liscia (non a righe) nella grandezza che preferiscono. I bambini possono esercitarsi a scrivere le lettere in dimensioni e colori vari.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori
Attività 3
Continuando a fare riferimento alle lettere smerigliate, cominciare a scrivere su fogli a righe, prima le lettere singole, poi le prime parole.

Imparare a scrivere e leggere dopo i 6 anni col metodo Montessori

Stili letterari e scrittura creativa secondo il metodo Montessori

Stili letterari e scrittura creativa secondo il metodo Montessori.Quando parliamo di stile di scrittura, dobbiamo sempre tenere presente che il nostro compito di educatori è sviluppare la personalità del bambino, non soltanto il suo linguaggio: la lingua è l’espressione della persona. Per questo è importante, nella scuola primaria, lavorare sulla lingua attraverso un fare sempre nuove scoperte, e non soltanto attraverso la lettura e la scrittura.

Possiamo definire lo stile come il modo che usiamo per rappresentare noi stessi al mondo. La parola stile deriva dal latino stylus, stilo, che era lo strumento utilizzato per scrivere. Lo stile è dunque il modo in cui si esprime il proprio pensiero nel linguaggio scritto e verbale, selezionando ed organizzando le parole in un modo piuttosto che in un altro. Lo stile riguarda tutte le componenti che riguardano la forma, e non il contenuto del pensiero espresso.

Nella scuola primaria lo stile viene preso in considerazione da due punti di vista, cioè la scrittura del bambino e la letteratura: la scrittura del bambino, perché vogliamo che essa sia piacevole all’orecchio, e non soltanto grammaticalmente corretta; la letteratura in quanto è possibile analizzarla ed operare confronti tra autori diversi.

Lo stile di scrittura deve essere legato al contesto, cioè deve adattarsi al tema. Lo stile dovrebbe essere scelto in base al tipo di lavoro che si intende sviluppare: narrativa, saggistica, prosa, racconti, poesie, testi teatrali, discorsi, articoli giornalistici.

La buona scrittura deve essere grammaticalmente corretta, chiara e appropriata al soggetto.

Fino ai sei anni, nella fase di apprendimento del meccanismo, il lavoro del bambino deve essere guardato con fiducia e rispetto, perché le critiche possono interferire con il suo normale sviluppo. Soltanto se il bambino stesso si mostra insoddisfatto dei propri risultati, ed è lui a chiedervi aiuto, ha senso fornirgli consigli e pensare a lavori individualizzati che possano aiutarlo a superare le difficoltà.

Quando il bambino è in possesso dei meccanismi della lettura e della scrittura ed arriva alla scuola primaria, cominciamo a considerare anche l’aspetto dello stile.

Innanzitutto dobbiamo aiutarlo ad esprimersi con il suo proprio stile, uno stile che sia espressione di sé e che sia, contemporaneamente, chiaro e bello.

Un grande aiuto deriva dalle audizioni, cioè dalle letture a voce alta fatte in classe dall’insegnante. Attraverso questo importante strumento, i bambini hanno la possibilità di entrare in contatto con una grande varietà di autori diversi, e diventano consapevoli delle differenze di stile che esistono tra di loro; imparano a sentire che ogni persona ha il proprio modo di esprimersi.

Questo è il primo passo per fare in modo che il bambino sviluppi il proprio stile di scrittura, e che apprezzi gli stili degli altri. Selezionare per i bambini letteratura di qualità è uno dei modi migliori per aiutare i bambini ad apprezzare lo stile. Quando leggiamo ai bambini, dovremmo essere sicuri di aver scelto stili di scrittura differenti, testi provenienti da diversi periodi della letteratura italiana e mondiale.

La scrittura del bambino deve essere grammaticalmente corretta, chiara, ed appropriata al tema.

Nello svolgersi dell’anno scolastico si lavora molto alla grammatica, attraverso il programma di psicogrammatica. Questa materia non è rigidamente separata dalle altre, ed è portata ai bambini come qualcosa di vivente, come vivente è la lingua. La grammatica fluisce attraverso l’espressione, e non è legata alla memorizzazione di elenchi di regole. Un grande aiuto lo ricaviamo dai materiali montessoriani, primi fra tutti i simboli grammaticali, di cui parleremo approfonditamente nei prossimi articoli. Lavorando con questi materiali, i bambini imparano a vedere le strutture, i modelli che stanno nascosti nelle nostre frasi.

La chiarezza di espressione è una qualità che va coltivata. Per prima cosa, se un bambino non ha pensieri chiari, non saranno chiare le sue espressioni. Lavorare con i materiali dell’analisi grammaticale e dell’analisi logica, manipolando frasi composte e complesse, aiuta molto i bambini a conseguire una buona chiarezza espressiva. Per questo motivo non è affatto prematuro introdurre i simboli già da quando i bambini cominciano a scrivere e leggere.

All’interno del programma di psicogrammatica, ci sono delle sezioni che aiutano molto i bambini a sviluppare consapevolezza e sensibilità verso lo stile di scrittura:

  • analisi grammaticale: oltre ai simboli grammaticali, cui abbiamo già accennato e che servono a rivelare visivamente i modelli linguistici, abbiamo a disposizione le scatole grammaticali, che in particolare lavorando alle permutazioni tra le parti del discorso danno importanti informazioni ai bambini sull’importanza della sintassi. Altro materiale interessante è quello dei cartellini dei comandi per le parti del discorso: quando ad esempio iniziano a lavorare con questi cartellini alle coniugazioni verbali, acquisiscono grandi abilità nelle concordanze soggetto – predicato verbale.

  • analisi logica: attraverso l’analisi logica i bambini vedono come le frasi variano in lunghezza e complessità di pensiero. Analizzando pensieri e frasi altrui, si accorgono che la chiarezza dipende non soltanto dalla scelta delle parole, ma anche dalla struttura in cui vengono inserite. I bambini vedono come frasi variano in lunghezza e complessità del pensiero. Un approccio organizzato e logico al linguaggio dà gli strumenti per un’efficace auto-espressione.
  • studio della parola: lo studio della parola contribuisci ad arricchire il vocabolario dei bambini ed a renderlo più specifico, rendendo la scrittura più chiara e precisa.

Oltre ad essere chiaro, lo stile di scrittura deve essere adeguato al contenuto dello scritto. Come già detto, i bambini devono usare uno stile che metta in evidenza il significato che vogliono trasmettere, e deve al tempo stesso riflettere la personalità di chi scrive.

Per sostenerlo in questo aspetto della scrittura, è importante che il bambini legga i propri testi in prosa e in poesia ai compagni, in modo da tenere sempre vivo il confronto.

Per quanto riguarda le letture individuali, è importante che, soprattutto con i primi libri, i bambini sentano la lettura come un piacere, per questo motivo non dobbiamo imporre loro di terminare tutti i libri che iniziano a leggere. Piuttosto impariamo a notare le preferenze di ognuno, per essere in grado di proporre testi che hanno una buona probabilità di incontrare il loro favore. I bambini stessi potranno stilare delle proprie liste di autori preferiti. Letto un libro, i bambini dovrebbero avere occasione, in classe, di parlarne ai compagni, raccontando di cosa parlava, quali parti gli sono piaciute, e che impressioni ne ha tratto.

Per esplorare lo stile di un autore che è piaciuto, possono copiare una frase dal testo e analizzarla coi simboli grammaticali, per avere l’immagine della struttura delle sue frasi e scoprire se, ad esempio, usa molti aggettivi, o preferisce frasi corte, o utilizza invece molti avverbi, ecc… Con la stessa tecnica di analisi si possono confrontare tra loro due brevi frasi di autori diversi, o anche due frasi di uno stesso autore, per vedere se il suo stile è coerente.

Nella scuola primaria si sviluppa un forte collegamento tra letteratura e scrittura dei bambini. Dopo che essi sono entrati in contatto con molti stili letterari diversi, e quando i meccanismi della scrittura sono acquisiti, comincia la sfida della scrittura creativa.

Stili letterari e scrittura creativa secondo il metodo Montessori
Regole fondamentali

Esistono moltissimi manuali di scrittura creativa e stile, ma quello che mi sento di consigliare è un piccolo testo (una novantina di pagine), Elementi di stile, di Strunk e White. Si tratta di un classico della letteratura americana, e nella versione per la lingua italiana è stato curato da Mirko Sabatino. Il manuale contiene tutte le regole di stile fondamentali, che possono essere presentate ai bambini che si avvicinano alla scrittura creativa.

Le regole fondamentali, che possiamo qui riassumere, sono:

  • una frase non deve contenere parole inutili; un paragrafo non deve contenere frasi inutili. Questo per lo stesso motivo per cui un disegno non deve contenere linee inutili, e un’auto non deve contenere componenti inutili. Ogni parola che si scrive deve raccontare qualcosa;
  • bisogna scrivere su ciò che si sa:
  • bisogna dire ciò che si vuole dire;
  • bisogna usare un linguaggio definito, concreto e specifico;
  • bisogna rimanere centrati sul soggetto del testo;
  • bisogna che le parole siano legate tra loro, altrimenti la scrittura può diventare ambigua;
  • bisogna essere concisi;
  • bisogna evitare i luoghi comuni; chiediamo ai bambini se hanno già sentito quella certa combinazione di parole prima, ed in caso affermativo, consigliare di non usarla:
  • bisogna utilizzare verbi forti e nomi precisi; sono i sostantivi ed i verbi gli elementi che danno alla prosa colore e forza;
  • gli aggettivi devono servire a portare maggior chiarezza;
  • bisogna preferire la forma attiva del verbo; quando lo scrittore vuole che la sua prosa sia diretta e vigorosa, la forma attiva del verbo è indispensabile;
  • evitare la ripetizione delle stesse parole: le parole abusate perdono la loro efficacia;
  • bisogna rispettare le concordanze verbali, soprattutto una storia deve svolgersi nel presente, nel passato o nel futuro, per tutta la sua durata;
  • bisogna organizzare i pensieri in frasi e paragrafi;
  • le lunghe argomentazioni devono essere organizzate in capitoli e paragrafi.
  • le dichiarazioni positive sono migliori di quelle negative; ad esempio è preferibile dire “è in ritardo” invece di “non è puntuale “.

Stili letterari e scrittura creativa secondo il metodo Montessori
Esercizi di scrittura creativa e stile

L’insegnante ha il compito di portare le regole di stile all’attenzione del bambino, e lavorare con lui al raggiungimento degli obiettivi. Sarà l’interazione insegnante-bambino ed il nostro entusiasmo ad illuminare le loro menti. Se a noi per primi mancano le abilità di scrittura, sarà molto difficile aiutare i bambini a sviluppare il loro stile personale di scrittura.

Qui di seguito trovi una serie di idee ed esercizi utili a favorire lo sviluppo di un buono stile di scrittura, chiaro, corretto e personale, da parte dei bambini della scuola primaria.

  1. I bambini possono esercitarsi a scrivere qualcosa di proprio nello stile di uno dei loro autori preferiti. Si inizia naturalmente con un paragrafo, poi via via il lavoro tenderà ad espandersi a composizioni più grandi, grazie all’entusiasmo che questo genere di attività suscita sempre nei bambini.
  2. Quando, durante la lettura di un romanzo, i bambini sentono un dato personaggio come familiare, possiamo suggerire loro di usare la voce di quel personaggio per scrivere una pagina del suo diario, o una lettera ad un altro personaggio del romanzo stesso.
  3. Possiamo chiedere ai bambini di scrivere sullo stesso argomento utilizzando stili diversi, ad esempio descrivere un tramonto prima nello stile di un dato autore, e poi nello stile di un altro.
  4. Possiamo scrivere la stessa cosa utilizzando stili diversi: ad esempio la descrizione di un temporale come testo descrittivo, saggio, poesia.
  5. Fiabe, favole e racconti popolari sono molto facili da analizzare ed i bambini si divertiranno molto a scriverne.
  6. Favorire la riscrittura da parte dei bambini di biografie, saggi, manuali di istruzioni, lettere, articoli di giornale, documenti storici e poesie.
  7. Lavorare alla scrittura di descrizioni di stati d’animo, racconti d’avventura, racconti d’azione, momenti contemplativi. Parlare ai bambini di ciò che l’autore ha fatto per rendere un certo stato d’animo.
  8. Lavorare alla scrittura umoristica è anche molto interessante.
  9. Lavorare ai testi poetici, in particolare, dà la possibilità di parlare di similitudini, metafore, allitterazioni, assonanze, personificazioni, ecc… che arricchiranno le loro prose.
  10. Esplorare modi di dire, proverbi e indovinelli: i bambini amano i giochi di parole, amano pensare, cercare, e cercare di spiegare espressioni bizzarre, come fare qualcosa a ufo, cadere a fagiolo, ecc…
  11. Tradurre uno scrittore nello stile di un altro.
  12. Tradurre un brano scritto da un bambino nello stile di un certo autore.
  13. Consentire ai bambini di scrivere sia in modo collaborativo, sia individuale.
  14. Scegliamo un’immagine interessante e chiediamo ai bambini di scrivere i propri pensieri su di essa, di getto. Poi riorganizzare insieme il testo, considerando che ciò che ci dà piacere, da lettori, è l’ordine e la simmetria del testo.

Stili letterari e scrittura creativa secondo il metodo Montessori

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori

Insegnare ai bambini l’uso del dizionario è molto importante nella scuola primaria, e può essere fatto con una serie di attività di ispirazione montessoriana molto semplici ed efficaci. Qui propongo:

  • Gioco dell’ordine alfabetico (7 set)
  • Cesto delle parole
  • Gioco delle parole guida
  • Cartellini dei comandi per l’uso del dizionario

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Gioco dell’ordine alfabetico

Prepariamo un cartellino per il titolo ORDINE ALFABETICO, e vari set di cartellini di parole da mettere in ordine alfabetico. Puoi scaricarli qui:

Set 1: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 2: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 3: parole dalla lettera A alla lettera Z


Set 4: parole dalla A alla Z con lettere mancanti


Set 5: Parole con la stessa lettera iniziale


Set 6: parole con le prime due lettere uguali


Set 7: parole con le prime tre lettere uguali

Mostriamo il dizionario a un piccolo gruppo di bambini. Spieghiamo loro che in questo libro si trovano tutte le parole della nostra lingua ed il loro significato. Ma le parole sono tantissime: come facciamo a trovarne una, in mezzo a tutte queste pagine? Le parole nel dizionario non sono raggruppate a caso, ma sono in ordine alfabetico. L’ordine alfabetico è l’ordine che usiamo per le lettere dell’alfabeto. (Recitare o cantare l’alfabeto).

Mettiamo il cartellino del titolo in alto, ed i cartellini delle parole del primo set sparse su un tavolo o un tappeto. Chiediamo: – Qual è la prima lettera dell’alfabeto?-. Invitiamo i bambini a cercare la parola che inizia con A. e metterla in alto, sotto al cartellino del titolo.

Procediamo allo stesso modo, finché tutte le parole non si troveranno in ordine alfabetico. L’esercizio può essere registrato su di un foglio o sul quaderno.

Fare esercizi simili con gli altri set.

 Set 1 parole dalla lettera A alla lettera Z

Set 2 parole dalla lettera A alla lettera Z

Set 3 parole dalla lettera A alla lettera Z

 Set 4 parole dalla A alla Z con lettere mancanti

 Set 5 Parole con la stessa lettera iniziale

Set 6 parole con le prime due lettere uguali

 Set 7 parole con le prime tre lettere uguali

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Cesto delle parole

Prepariamo un cesto con una selezione di parole prese dai vari set usati negli esercizi precedenti. Ogni bambino sceglie dieci parole a caso e le mette in ordine alfabetico.

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Gioco delle parole guida

Per questo gioco non ho potuto preparare cartellini, perché devono essere fatti col dizionario che avete a disposizione.

Materiali: dizionario, un cartellino delle parole guida, un set di parole che precedono, si trovano in mezzo e seguono le due parole guida.

Presentazione:

Chiedere a un gruppo di bambini: – Chi ricorda come sono organizzate le parole nel dizionario?-.

Aprire il dizionario e dire: – Queste due parole all’inizio e alla fine della pagina sono chiamate parole guida. Esse ci guidano verso la parola che vogliamo trovare. -. (Indicare le due parole guida).

Mettere il cartellino delle parole guida sul tappeto, come titolo, e trovare la pagina corrispondente nel dizionario.

Dare a un bambino il cartellino di una parola, e spiegare che questa parola viene prima della prima parola guida, cioè non è nella stessa pagina. Fate verificare ai bambini, e trovata la parola sul dizionario, posizionare il cartellino sotto e a sinistra rispetto al cartellino delle parole guida.

Procedere col cartellino di una parola che segue le parole guida, e mettere il cartellino sotto e a destra.

Mettere invece i cartellini delle parole che si trovano tra le due parole giuda, sotto il titolo.

In questo modo completate formando tre colonne.

Insegnare l’uso del dizionario col metodo Montessori
Cartellini dei comandi per l’uso del dizionario

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