Area: esercizi preliminari, grazia e cortesia, pinza a cinque dita
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un tavolo
Presentazione di gruppo
1. Preparazione diretta
. preparare un tavolo, libero da sedie, in un luogo della stanza che abbia dello spazio per muoversi
. invitare massimo sei bambini a iniziare il ciclo di lavoro, uno ad uno, in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Vi mostro come trasportare un tavolo”
. i bambini sono liberi di accettare o rifiutare: cercare il consenso con lo sguardo
. chiedere ai bambini che decidono di partecipare di sedersi in semicerchio in un luogo adatto da noi indicato
2. Analisi dei movimenti
. invitare un singolo bambino, per nome, collaborare con noi nell’esercizio. Non chiedere: “Chi vuole aiutarmi?”, ma scegliere in base all’entusiasmo e considerando le probabili abilità. Il bambino invitato è libero di rifiutare l’invito
. decidere esattamente dove spostare il tavolo, e verificare che il percorso sia libero da ostacoli
. posizionarsi ai due lati opposti del tavolo
. mostrare la pinza a cinque dita
. appoggiare le mani su ciascun lato del tavolo, con il pollice sulla parte superiore del tavolo e le dita sotto
. guardarsi negli occhi per concordare insieme quando si è pronti
. piegare le ginocchia e contemporaneamente sollevare un bordo del tavolo (insieme prima con le mani sinistre e poi con le destre)
. trasportare il tavolo fino alla destinazione scelta, facendo in modo che le gambe del tavolo restino sempre in verticale
. insieme al bambino, piegare le ginocchia e abbassare il tavolo prima con le mani sinistre e poi con le destre
. ripetere la stessa procedura per riportare il tavolo nella posizione originale
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. continuare invitando altri due bambini a provare
3. Conclusione
. ringraziare i bambini uno alla volta per il loro lavoro
. congedarli invitandoli a riprendere le proprie attività
Libertà dei bambini
dopo la presentazione i bambini sono liberi di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che è loro necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per trasportare un tavolo (con l’aiuto di qualcun altro)
Obiettivi indiretti: sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, stimolare lo sviluppo della volontà, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, sviluppare la capacità di cooperazione, stimolare il senso di solidarietà
Nomenclatura: istruzioni fornite quando il bambino si alza e inizia a trasportare il tavolo.
Punti di interesse: l’invito a trasportare il tavolo. Decidere dove posizionare il tavolo prima di spostarlo. Appoggiare il tavolo due gambe alla volta. Mantenere le gambe verticali durante il trasporto
Controllo dell’errore: non essere in grado di sollevare correttamente il tavolo. Colpire oggetti lungo il trasporto. Sollevare il tavolo troppo rapidamente o farselo sfuggire di mano.
Note: tutte le sedie devono essere tolte dal tavolo correttamente (vedere la lezione su come trasportare una sedia)
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: Sitting on a chair, getting up from a chair
Area: esercizi preliminari, grazia e cortesia, pinza a cinque dita
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: una sedia a misura di bambino
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come sederti e alzarti dalla sedia”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino nel luogo dove abbiamo messo la sedia
2. Analisi dei movimenti – sedersi
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come sederti sulla sedia”
. mettersi dietro alla sedia
. mostrare la pinza a cinque dita
. usando la presa a cinque dita, con le mani su entrambi i lati dello schienale, sollevare leggermente la sedia da terra
. portare la sedia indietro quanto serve per avere spazio sufficiente per sedersi
. riportare delicatamente la sedia sul pavimento, senza far rumore, appoggiando prima le gambe posteriori e poi le anteriori
. mettersi in piedi davanti alla sedia
. piegare le ginocchia e sedersi
. tenere le ginocchia e i piedi uniti, le mani in grembo, la schiena contro lo schienale della sedia
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – alzarsi
. invitare il bambino e dare il nome dell’attività “Ti mostro come alzarti dalla sedia”
. cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. portare il piede destro indietro, appena sotto la sedia
. portare il piede sinistro leggermente in avanti
. appoggiare le mani su entrambi i lati del sedile
. flettere leggermente il busto in avanti e sollevarsi dalla sedia
. mettersi in posizione verticale davanti alla sedia
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per sedersi ed alzarsi dalla sedia con grazia
Obiettivi indiretti: consapevolezza della propria postura, sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, stimolare lo sviluppo della volontà, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale
Nomenclatura: le parti del corpo interessate e le posizioni
Punti di interesse: il piede sinistro in avanti e il destro indietro, appoggiare la schiena allo schienale della sedia
Controllo dell’errore: rumore della sedia sul pavimento, la sedia cade, la sedia graffia il pavimento
Note: l’ideale sarebbe dare ogni presentazione separatamente
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: sitting down on the floor, standing up from the floor
Area: esercizi preliminari, grazia e cortesia
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: nessuno
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’attività: “Ti mostro come sederti e alzarti dal pavimento.”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
2. Analisi dei movimenti – sedersi
. ripetere il nome dell’esercizio: “Ti mostro come sederti sul pavimento”
. stando in piedi incrociamo i piedi (facilita la discesa)
. scendiamo fino a raggiungere il pavimento in modo dolce, aiutandoci con le braccia
. teniamo le mani in grembo, la schiena dritta e la testa alta
2. Analisi dei movimenti – alzarsi
. ripetere il nome dell’esercizio: “Ti mostro come alzarti dal pavimento”
. allontanare i piedi incrociati dal corpo
. sollevarsi aiutandosi con le mani e le braccia
. in posizione eretta, mettere i piedi uno accanto all’altro (non più incrociati)
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
3. Conclusione
. invitare il bambino a ripetere l’esercizio presentato
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per sedersi o alzarsi in piedi con grazia
Obiettivi indiretti: consapevolezza della propria postura, sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, stimolare lo sviluppo della volontà, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale
Nomenclatura: le parti del corpo interessate e le posizioni
Punti di interesse: incrociare i piedi, aiutarsi con le mani
Estensioni: sedersi davanti alla linea, sedersi davanti al tappetino di lavoro
Note: l’ideale sarebbe dare ogni presentazione separatamente
Controllo dell’errore: l’insegnante e gli altri bambini.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: walking around a rug, walking around a mat
Area: esercizi preliminari, grazia e cortesia
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un tappeto
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come camminare intorno a un tappeto”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. camminare lentamente intorno al tappeto senza toccare il bordo e gli angoli
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
3. Conclusione
. il bambino stesso, quando decide di interrompere l’esercizio, arrotola e ripone il tappeto
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per camminare intorno al tappeto, senza toccarlo
Obiettivi indiretti: sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: bordo, camminare, lentamente, ecc.
Punti di interesse: camminare lentamente attorno al tappeto. Il colore del tappeto. L’invito a camminare lentamente attorno al tappeto.
Controllo dell’errore: il bambinocammina sul tappeto o ne pesta gli angoli.
Estensioni: stendere sul pavimento più tappeti.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
. invitare massimo sei bambini a iniziare il ciclo di lavoro, uno ad uno, in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come stare in piedi”
. i bambini sono liberi di accettare o rifiutare: cercare il consenso con lo sguardo
. chiedere ai bambini che decidono di partecipare di sedersi in semicerchio in un luogo da noi indicato
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. mostrare ai bambini come mantenere una buona postura: piedi uniti, schiena dritta, braccia ai lati o tenute di fronte al corpo e testa alta
. far notare ai bambini che non stiamo toccando la persona davanti a noi
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse dei bambini
. invitare un singolo bambino, per nome, a ripetere l’attività presentata. Non chiedere: “Chi vuole farlo?”, ma scegliere in base all’entusiasmo e considerando le probabili abilità. Il bambino invitato è libero di rifiutare l’invito. Diciamo, ad esempio: “Per favore, mettiti dietro a Filippo”
. continuare invitando altri due o tre bambini, in base all’interesse e alla durata dell’attività
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
3. Conclusione
. ringraziare i bambini uno alla volta per il loro lavoro e congedarli assicurandosi che ognuno abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà dei bambini
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per stare in piedi in classe mantenendo una buona postura e senza invadere lo spazio altrui
Obiettivi indiretti: consapevolezza della propria postura, sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, stimolare lo sviluppo della volontà, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale
Nomenclatura: le parti del corpo interessate e le posizioni: piedi uniti, schiena dritta, braccia ai lati o davanti al corpo, testa alta, ecc.
Punti di interesse: non addossarsi a chi ci sta davanti
Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Questo modello di grembiule per bambini è molto usato nelle scuole Montessori perchè semplice da indossare senza aiuto. Ha un lato in cotone ed uno in tessuto impermeabile, così da poter essere utilizzato per le attività di cucina, giardinaggio e tutti gli esercizi che prevedono l’uso di acqua (pulizia, travasi, cura di sè, ecc.)
Materiale
. mezzo metro di tessuto, preferibilmente impermeabile
. mezzo metro di un tessuto diverso
. un pezzo di elastico alto 2 centimetri e lungo 40 centimetri
. velcro
. macchina da cucire, filo
. forbici
. spilli
. gesso da sarta
Come si fa
. creare il cartamodello (quello seguente è adatto a bambini dai 3 ai 6 anni):
Tagliare
. piegare a metà il primo tessuto, col dritto all’interno, riportare il cartamodello e tagliare
. aprire il tessuto tagliato
. stendere sul tavolo il secondo tessuto, senza piegarlo a metà, col dritto del tessuto contro il tavolo e il rovescio rivolto verso l’alto
. stendere il primo tessuto tagliato sul primo tessuto, col dritto rivolto verso l’alto
. fissare i due tessuti insieme con degli spilli
. ritagliare il secondo tessuto
. per il cinturino del collo ritagliare una striscia di tessuto 62 cm x 8 cm
. per il cinturino per la vita ritagliare una striscia di tessuto 48 cm x 8 cm
. ritagliare 38 cm di elastico
Confezionare
. piegare a metà il cinturino per il collo nel senso della lunghezza (col rovescio del tessuto all’esterno) e cucire il lato aperto lasciando un margine di circa 1 cm
. aiutandosi con una spilla di sicurezza ribaltare il cinturino portando la cucitura all’interno
. infilare all’interno del cinturino l’elastico, aiutandosi con una spilla da balia
. ripiegare le due estremità aperte del centurino verso l’interno per circa 1 cm e fissare il bordo di ogni estremità del cinturino insieme all’estremità dell’elastico con uno spillo; cucire lungo il bordo
. piegare a metà il cinturino per la vita nel senso della lunghezza (col rovescio del tessuto all’esterno) e cucire il lato aperto lasciando un margine di circa 1 cm
. aiutandosi con una spilla di sicurezza ribaltare il cinturino portando la cucitura all’interno
. ripiegare le due estremità aperte del centurino verso l’interno per circa 1 cm e cucire lungo il bordo
. aprire i due tessuti tagliati per il grembiule. Posare il primo tessuto sul tavolo col dritto rivolto verso l’alto
. con degli spilli fissare le due estremità del cinturino per il collo al tessuto che poggia sul tavolo (bordo del cinturino contro il bordo della pettorina, col cinturino che pende a U all’interno), a circa 1 centimetro dagli angoli della pettorina)
. sovrapporre il secondo tessuto col dritto rivolto verso il basso e fissare le due pettorine insieme con altri spilli
. aprire leggermente i due tessuti a lato, sotto la pettorina, a circa 2 centimetri dall’arco
. posare il cinturino per la vita bordo contro bordo del tessuti inferiore e fissare con uno spillo
. riposizionare il tessuto superiore del grembiule
. cucire lungo tutti i margini del grembiule, ad eccezione dell’orlo in basso. Stare attenti a non cucire i cinturini dove non devono essere cuciti
. ribaltare il grembiule
. ripiegare gli orli inferiori dei due tessuti
. stirare lungo tutte le cuciture e l’orlo inferiore
. fare una cucitura lungo tutto il margine del grembiule, compreso l’orlo inferiore, a circa 1 cm dal bordo
. cucire un rettangolo di velcro sul grembiule e sul cinturino della vita
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Area: esercizi preliminari, attività di cucina, rotazione del polso, presa a C della mano
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un vassoio contenente un mattarello a misura di bambino, un tagliere, e una pallina di argilla morbida in un contenitore. Un tavolo e due sedie
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come tirare l’argilla col mattarello”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
. trasportare il vassoio su di un tavolo, posandolo davanti a noi lungo il margine superiore
. sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)
. prendere il mattarello dal vassoio e metterlo davanti a noi, in orizzontale
. prendere il tagliere e metterlo dietro al mattarello
. prendere il contenitore e posarlo a sinistra del tagliere
. togliere il coperchio e metterlo sotto al contenitore
. prendere la pallina d’argilla e posarla sul tagliere
. rimettere il contenitore col suo coperchio sul vassoio
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. appiattire la pallina d’argilla con le mani
. mostrare la presa a C della mano
. utilizzando la presa a C prendere il mattarello con entrambe le mani sulle impugnature e posarlo sull’argilla nel punto più vicino a noi
. far rotolare il mattarello sull’argilla, spingendolo contemporaneamente verso il basso
. arrivati in fondo sollevare il mattarello
. posarlo sull’argilla nel punto più vicino
. ripetere la procedura
. procedere allo stesso modo fino ad ottenere un foglio sottile di argilla
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino
. raccogliere l’argilla con entrambe le mani e formare una palla
. prendere il contenitore, mettere la pallina al suo interno e chiuderlo col coperchio
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per usare il mattarello
Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, la percezione sensoriale delle qualità dell’argilla, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: argilla, mattarello, far ruotare, spesso, sottile, spingere, premere, ecc.
Punti di interesse: il movimento del polso e vedere l’argilla diventare sempre più sottile e larga
Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio. Lo spessore dell’argilla non si presenta uniforme
Variazioni ed estensioni: usare diversi modelli di mattarello, usare diversi tipi di argilla
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Area: esercizi preliminari, grazia e cortesia, pinza a cinque dita
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un tavolo e una sedia a misura di bambino
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come trasportare una sedia”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino al tavolo
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. mettersi dietro alla sedia, che è nascosta sotto il tavolo
. mostrare la pinza a cinque dita
. utilizzando tale presa, con le mani su entrambi i lati dello schienale, sollevare leggermente la sedia da terra muovendosi con delicatezza
. guardare dietro di sé, quindi fare dei passi indietro, finché la sedia non è libera dal tavolo
. posare la sedia sul pavimento, creando prima un punto di contatto con le gambe posteriori e poi abbassando delicatamente le anteriori
. mettersi accanto alla sedia
. afferrare la sedia con due mani, una sulla parte superiore dello schienale e l’altra sulla parte anteriore del sedile
. sollevare la sedia e tenerla senza toccare il proprio corpo.
. portare la sedia in una posizione specifica
. riportare delicatamente la sedia sul pavimento, senza far rumore, appoggiando prima le gambe posteriori e poi le anteriori
. riportare la sedia al suo posto
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per trasportare una sedia e riportala al suo posto in autonomia
Obiettivi indiretti: sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, stimolare lo sviluppo della volontà, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale
Nomenclatura: le parti del corpo interessate e le posizioni
Punto di interesse: trasportare la sedia senza far rumore
Controllo dell’errore: difficoltà a tenere correttamente la sedia. Urtare oggetti o persone durante il tragitto. Far cadere la sedia.
Nota: se il bambino ne ha bisogno presentare nuovamente l’attività, ad esempio dicendo “Questa volta, ascolta per vedere se faccio rumore!”
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: rolling a cloth napkin and using a napkin ring
Area: esercizi preliminari, attività di cucina (apparecchiare la tavola), rotazione del polso, pinza a cinque dita, pinza a tre dita
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un vassoio contenente quattro tovaglioli quadrati di tessuto, e quattro portatovaglioli ad anello. Un tavolo e due sedie
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come usare il portatovaglioli” . il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo . accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale . trasportare il vassoio e metterlo sul tavolo alla nostra sinistra . sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione . mostrare la pinza a tre dita . utilizzando la pinza a tre dita prendere un tovagliolo dal vassoio e metterlo di fronte a sé . prendere un portatovagliolo dal vassoio e metterlo a destra del tovagliolo, a una certa distanza per non ostacolare i movimenti delle mani . stenderlo bene con entrambe le mani, appianando le pieghe con cura . mostrare la pinza a cinque dita . con la pinza a cinque dita, usando la punta delle dita di entrambe le mani, arrotolare il tovagliolo procedendo dal basso verso l’alto . prendere il portatovagliolo con la mano destra e infilarlo nell’estremità destra del tovagliolo arrotolato . guidare il tovagliolo attraverso il portatovagliolo con entrambe le mani . posizionare il portatovagliolo al centro del rotolo . mettere il tovagliolo arrotolato a destra del vassoio . dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore . ripetere con gli altri tre tovaglioli, mettendoli via via a destra del primo, formando una fila orizzontale da sinistra a destra . se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione . ammirare il lavoro svolto
. prendere il primo tovagliolo a sinistra del vassoio usando entrambe le mani e metterlo davanti a noi . tenendolo con la mano sinistra, rimuovere il portatovagliolo con la mano destra . mettere il portatovagliolo sul vassoio . ruotare il tovagliolo di modo che il lembo aperto sia orizzontale davanti a noi e srotolare . mettere il tovagliolo sul vassoio . dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore . ripetere con gli altri tre tovaglioli, mettendo via via i portatovaglioli e i tovaglioli sul vassoio . se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettiamoglielo. Possiamo anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. riportare il vassoio allo scaffale . ringraziare il bambino per il suo lavoro . congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per usare un portatovagliolo
Obiettivi indiretti: favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: arrotolare, piegare, tovagliolo, portatovagliolo, infilare, sfilare, ecc.
Punti di interesse: i bordi del tovagliolo sono uniformi, il tovagliolo è liscio, il portatovaglioli si trova esattamente al centro del tovagliolo arrotolato
Controllo dell’errore: il tovagliolo è arrotolato in modo irregolare o presenta pieghe, il portatovaglioli scivola via
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Area: esercizi preliminari, attività di cucina (apparecchiare la tavola), rotazione del polso, pinza a cinque dita, pinza a tre dita
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un cestino contenente due tovaglioli di stoffa arrotolati. Un tavolo e due sedie
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come arrotolare un tovagliolo” . il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo . accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale . trasportare il vassoio e metterlo sul tavolo alla nostra sinistra . sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione . estrarre entrambi i tovaglioli dal cestino e metterli a destra del cestino . prendere il primo tovagliolo e metterlo di fronte a sé . aprirlo e stenderlo bene, appianando le pieghe con entrambe le mani . mostrare la pinza a tre dita . usando la pinza a tre dita con entrambe le mani, piegare il tovagliolo a metà, portando il bordo superiore verso il bordo inferiore, formando un rettangolo . premere la piega appena fatta con entrambe le mani . ruotare il tovagliolo in modo che i lati corti del rettangolo siano in orizzontale . mostrare la pinza a cinque dita . usando la pinza a cinque dita, con la punta delle dita di entrambe le mani, iniziare ad arrotolare il tovagliolo procedendo dal basso verso l’alto . mettere il tovagliolo arrotolato nel cestino . ripetere con il secondo tovagliolo . dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore . ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino . se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. riportare il vassoio allo scaffale . ringraziare il bambino per il suo lavoro . congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per arrotolare un tovagliolo in autonomia
Obiettivi indiretti: favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: arrotolare, piegare, tovagliolo, ecc.
Punti di interesse: i bordi del tovagliolo sono uniformi, il tovagliolo è liscio
Controllo dell’errore: il tovagliolo è arrotolato in modo irregolare, presenta pieghe, è stato arrotolato in senso longitudinale ed è troppo lungo per il cestino
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: water fetching without a sink
Area: esercizi preliminari, movimenti elementari, rotazione del polso, presa a C delle dita, travasi
Età: dai 3 anni
Materiale: un secchio pieno d’acqua, una brocca in plastica a misura di bambino con una linea segnata col pennarello indelebile, un panno o un guanto di spugna
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come prendere l’acqua da un secchio”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
. andare nell’angolo della stanza in cui si trova l’attività
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. immergere la brocca nell’acqua e riempirla fino al segno
. sollevarla sul secchio tenendola in posizione verticale
. attendere per consentire all’acqua all’esterno della brocca di gocciolare
. appoggiare la brocca di plastica sul panno o il guanto e asciugarla
. prendere la brocca per il manico con la mano destra e sostenerla sotto il beccuccio con la mano sinistra.
. camminare lentamente per la stanza quindi tornare al secchio
. tenendo la brocca con la mano destra e sostenendola sotto il beccuccio con la mano sinistra, versare lentamente l’acqua nel secchio
. asciugare l’esterno della brocca col panno e rimetterla al suo posto
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per prelevare dell’acqua senza lavandino
Obiettivi indiretti: destrezza e coordinazione oculo-manuale, stimolare lo sviluppo della volontà, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale (scuola, famiglia), eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: acqua, brocca, area, lentamente, ecc.
Punti di interesse: il peso dell’acqua nella brocca. Il movimento dell’acqua mentre si cammina
Controllo dell’errore: non ci sono gocce d’acqua sul pavimento. Il livello dell’acqua non si trova sulla linea di controllo
Note: questa può essere una presentazione di gruppo
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: empty a container to the sink
Area: esercizi preliminari, travasi
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un contenitore pieno d’acqua, un lavandino con accanto un piano d’appoggio e un panno o un guanto di spugna per asciugare il contenitore
Presentazione
1. Preparazione diretta
. posare il contenitore pieno d’acqua sul piano di lavoro a destra del lavandino
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come vuotare un contenitore nel lavandino”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino al lavandino
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. sollevare il contenitore con due mani
. appoggiare l’orlo del contenitore al bordo del lavandino
. inclinare il contenitore e rovesciare tutta l’acqua lentamente, per evitare schizzi
. sollevare il contenitore dal lavandino e posizionalo sul panno o sul guanto per asciugarne il fondo
. spostare il contenitore dal panno o dal guanto
. se il lato del contenitore ha delle gocce all’esterno, asciugarle col panno o col guanto
. appendere il panno al gancio, per farlo asciugare
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per vuotare un contenitore al lavandino
Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto
Nomenclatura: il nome del contenitore, lavandino, rubinetto, panno, ecc.
Punti di interesse: usare il panno per aprire il rubinetto se abbiamo le mani bagnate, asciugare il fondo e l’esterno del contenitore
Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: fill a container to the sink
Area: esercizi preliminari, travasi
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: un contenitore vuoto, un lavandino con accanto un piano d’appoggio, un panno piccolo per usare il miscelatore (se abbiamo le mani bagnate) e un panno o un guanto di spugna per asciugare il contenitore
Presentazione
1. Preparazione diretta
. portare il contenitore al lavandino, appoggiandolo sul piano di lavoro
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come riempire un contenitore al lavandino”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino al lavandino
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. mettere il contenitore nel lavandino, direttamente sotto al rubinetto
. tenere fermo il contenitore con la mano sinistra
. con la mano destra aprire il rubinetto dell’acqua fredda (se le mani sono bagnate, usare il panno piccolo)
. sollevare il contenitore dal lavandino e posizionalo sul panno o sul guanto per asciugarne il fondo
. spostare il contenitore dal panno o dal guanto
. se il lato del contenitore ha delle gocce all’esterno, asciugarle col panno o col guanto
. appendere il panno al gancio, per farlo asciugare
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per riempire un contenitore al lavandino
Obiettivi indiretti: raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto
Nomenclatura: il nome del contenitore, lavandino, rubinetto, panno, ecc.
Punti di interesse: usare il panno per aprire il rubinetto se abbiamo le mani bagnate, asciugare il fondo e l’esterno del contenitore
Controllo dell’errore: il bambino non è in grado di portare a termine l’esercizio, il bambino non è in grado di eseguire correttamente l’esercizio
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Materiale: una brocca a misura di bambino su di uno scaffale, un lavandino con rubinetto a misura di bambino affiancato ad un piano di lavoro, un panno sul piano di lavoro accanto al lavandino, un tavolo
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come riempire, trasportare e svuotare una brocca”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
2. Analisi dei movimenti – Trasportare la brocca vuota
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come trasportare una brocca vuota”
. con due mani su entrambi i lati della brocca sollevarla leggermente
. posarla nuovamente sul piano in modo che sia vicina a noi, con l’impugnatura rivolta verso destra e il beccuccio verso sinistra
. mostrare la presa a C delle dita
. afferrare l’impugnatura con la mano destra utilizzando la presa a C delle dita
. sollevare la brocca
. mettere la mano sinistra sotto alla brocca per sostenerla
. tenere la brocca vicina al corpo e camminare fino al lavandino
. posare la brocca nel lavandino, sotto al rubinetto
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – Riempire
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come riempire una brocca”
. assicurarsi che la brocca sia sotto al rubinetto
. tenere ferma la brocca con la mano sinistra e aprire l’acqua con la mano destra
. quando l’acqua ha raggiunto un livello appropriato, cioè la brocca è riempita per circa due terzi, chiudere il rubinetto
. mostrare la presa a C delle dita
. afferrare l’impugnatura con la mano destra utilizzando la presa a C delle dita
. sollevare la brocca
. mettere la mano sinistra sotto alla brocca per sostenerla
. posare la brocca sul panno e asciugare l’acqua sul fondo della brocca
. spostare la brocca con entrambe le mani sul piano di lavoro
. prendere il panno e asciugare i lati della brocca
. posare il panno
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – Trasportare la brocca piena
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come trasportare una brocca piena”
. mostrare la presa a C delle dita
. afferrare l’impugnatura con la mano destra utilizzando la presa a C delle dita
. sollevare la brocca
. mettere la mano sinistra sotto alla brocca per sostenerla
. camminando lentamente portare la brocca al tavolo
. posarla sul tavolo
. con due mani su entrambi i lati della brocca sollevala leggermente e portarla verso di sé in modo che l’impugnatura sia rivolta verso destra e il beccuccio verso sinistra
. afferrare l’impugnatura con la mano destra
. sollevare la brocca in modo che la mano sinistra possa sostenere la parte inferiore della brocca
. camminando lentamente riportare la brocca al lavandino
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – Svuotare
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come svuotare una brocca”
. tenendo la brocca sul bordo del lavandino, versare lentamente l’acqua
. sollevare la brocca e posizionarla sul panno per raccogliere l’acqua che potrebbe essere scivolata lungo il beccuccio
. asciugare l’esterno della brocca col panno
. prendere la brocca (mano destra sull’impugnatura, mano sinistra a sostenere il fondo della brocca)
. tornare con la brocca allo scaffale
. posare la brocca sullo scaffale
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per riempire, trasportare e svuotare una brocca
Obiettivi indiretti: destrezza e coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, stimolare lo sviluppo della volontà, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: brocca, impugnatura, destra, sinistra, sollevare, lentamente, ecc.
Punti di interesse: l’invito a riempire, trasportare e svuotare una brocca. Il suono dell’acqua che entra nella brocca. Non riempire eccessivamente la brocca
Controllo dell’errore: la brocca cade a terra, si rovescia dell’acqua sul pavimento, si produce rumore posando la brocca
Note: l’ideale sarebbe dare ogni presentazione separatamente
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Materiale: un secchio a misura di bambino riempito a metà d’acqua, posto su di un tavolo
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come trasportare un secchio d’acqua”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino al tavolo
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. mettersi davanti al secchio
. piegare le ginocchia e, con una mano su ciascun lato del secchio, portarlo lentamente verso di sé
. appoggiare delicatamente il secchio sul pavimento
. mostrare la presa a C della mano
. sollevare il manico del secchio in verticale con due mani
. afferrare il manico con la mano destra utilizzando la presa a C della mano
. raddrizzare le ginocchia e consentire al braccio che trasporta il secchio di pendere verso il basso senza che il secchio tocchi terra
. trasportare il secchio nel luogo scelto
. piegare le ginocchia e posare con cura il secchio sul pavimento
. appoggiare il manico contro il lato del secchio
. ripetere la procedura per riportare il secchio al suo posto
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per trasportare un secchio d’acqua
Obiettivi indiretti: sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, stimolare lo sviluppo della volontà, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale (scuola, famiglia), eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: secchio, manico, ginocchia, sollevare, ecc.
Punti di interesse: non rovesciare il contenuto del secchio, non fare rumore
Controllo dell’errore: il secchio cade a terra, si rovescia dell’acqua
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come trasportare un vassoio” oppure “Ti mostro come trasportare un cestino”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
2. Analisi dei movimenti
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
. piegarsi verso l’oggetto da trasportare
. prendere in mano l’oggetto:
. se si tratta di un cestino, con una mano ognuna delle impugnature, utilizzando la pinza a cinque dita
. se si tratta di un vassoio con entrambe le mani, una su ciascun lato del vassoio stesso, utilizzando la pinza a cinque dita col pollice in alto e le altre dita distese sotto
. se il vassoio ha i fori per le dita, utilizzando la pinza a cinque dita con le quattro dita piegate infilate nel foro (palmo verso l’alto) e il pollice sul vassoio
. portare con attenzione l’oggetto verso di sé
. sollevare l’oggetto (assicurandosi che non urti gli oggetti intorno, specialmente se si trova su uno scaffale
. portare l’oggetto verso il corpo in modo che le braccia siano piegate con un angolo di 90 gradi e che i gomiti siano vicino al corpo
. camminare tenendo l’oggetto, quindi riportarlo al suo posto
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per trasportare un vassoio o un cestino in modo autonomo
Obiettivi indiretti: sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale (scuola, famiglia), eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: cestino, vassoio, gomiti, scaffale, ecc.
Punti di interesse: il tipo di presa. Mantenere il cestino o il vassoio orizzontali.
Controllo dell’errore: non lasciar cadere il vassoio o il cestino. Non far cadere o rovesciare il contenuto. Non urtare contro qualcosa o qualcuno. Se il vassoio o il cestino non vengono tenuti vicino al corpo, possono inclinarsi e rovesciarsi.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Nome dell’esercizio in inglese: sitting at the table
Area: esercizi preliminari, grazia e cortesia, pinza a cinque dita
Età: dai 2 anni e mezzo
Materiale: una sedia e un tavolo a misura di bambino
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come sederti al tavolo e alzarti”
. il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino al tavolo
2. Analisi dei movimenti – sedersi
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come sederti al tavolo”
. mettersi in piedi dietro alla sedia
. mostrare la pinza a cinque dita
. utilizzando tale presa porre le mani ai due lati dello schienale
. sollevare leggermente le gambe posteriori ed estrarre la sedia. Dovrebbero esserci circa 15 cm tra il bordo del tavolo e il bordo della sedia.
. mettersi a un lato sedia
. sedersi lateralmente sulla sedia
. ruotare sul sedere fino a trovarsi di fronte al tavolo, con le gambe sotto di esso
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – alzarsi
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come alzarti dal tavolo”
. ruotare sul sedere fino a mettersi seduti lateralmente sulla sedia
. alzarsi dalla sedia
. mettersi dietro alla sedia e afferrare lo schienale della sedia con entrambe le mani, usando la pinza a cinque dita
. sollevare leggermente la sedia, e avvicinarla al tavolo fino a quando lo schienale non si troverà a circa 3 cm dal bordo del tavolo
. appoggiare le gambe posteriori della sedia al pavimento e poi le anteriori, senza fare rumore
. dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
. ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
. se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. ringraziare il bambino per il suo lavoro
. congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per sedersi a un tavolo ed alzarsi in modo appropriato, facendo meno rumore possibile
Obiettivi indiretti: sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, stimolare lo sviluppo della volontà, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale
Nomenclatura: le parti del corpo interessate e le posizioni
Punti di interesse: mettersi prima seduti lateralmente e poi girarsi verso il tavolo
Controllo dell’errore: rumore della sedia sul pavimento, la sedia cade, la sedia graffia il pavimento
Note: l’ideale sarebbe dare ogni presentazione separatamente
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Materiale: tappeto, porta-tappeti, spazio libero sul pavimento
Presentazione
1. Preparazione diretta
. invitare il bambino a iniziare il ciclo di lavoro in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro come trasportare, srotolare e arrotolare un tappeto” . il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo . andare al porta-tappeti
2. Analisi dei movimenti – trasportare
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come trasportare, un tappeto” . mostrare la presa a C della mano tenute in verticale col pollice verso l’alto . usando la presa a C mettere una mano verso il fondo e una verso l’estremità superiore del rotolo, assicurandosi di tenere fermo il lembo di apertura . rimuovere il tappeto dal porta-tappeti sollevandolo verticalmente . trasportare il tappeto continuando a tenerlo in verticale: se è leggero continuando a tenerlo con le due mani a C, se è pesante avvolgendo la parte superiore nell’incavo del gomito col braccio piegato e l’estremità inferiore tenuta col palmo della mano . il rotolo deve stare al centro del corpo . ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino . se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – srotolare
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come srotolare un tappeto” . il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo . trasportare un tappeto in un luogo non occupato da cose o persone . appoggiare il tappeto sul pavimento, in verticale di fronte a sé, con il lembo di apertura rivolto verso sinistra . inginocchiarsi sul pavimento e mettere il rotolo in orizzontale, col lembo di apertura davanti a noi . appoggiare la mano destra sul rotolo e la mano sinistra sul bordo iniziale del tappeto . srotolare il tappeto verso destra con la mano destra, mentre la sinistra continua a tenere il bordo . dopo che il tappeto è completamente steso, camminare attorno al tappeto per assicurarsi che non blocchi un percorso o disturbi gli altri . ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino . se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
2. Analisi dei movimenti – arrotolare
. ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione: “Ti mostro come arrotolare un tappeto” . il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo . inginocchiarsi a un’estremità del tappeto . mostrare la presa a C della mano con le mani in orizzontale e i palmi rivolti verso il basso . prendere il bordo tra le mani e piegarlo verso il tappeto, con attenzione . iniziare ad arrotolare, con entrambe le mani, accertandosi che i bordi ai lati del tappeto siano allineati . alzarsi in piedi . ripetere la presentazione una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino . se durante la presentazione il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
3. Conclusione
. riportare il tappeto al porta-tappeto . ringraziare il bambino per il suo lavoro . congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti: isolare le abilità necessarie per srotolare, arrotolare e trasportare un tappeto
Obiettivi indiretti: preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente sviluppare la capacità di concentrazione coordinazione e controllo motorio, destrezza e coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri
Nomenclatura: arrotolare, srotolare, verticale, orizzontale, bordo, ecc.
Punti di interesse: la rotazione del polso. L’invito a trasportare, srotolare, arrotolare un tappeto. I tappeti e il loro colore. I bordi del tappeto. Estrarre il tappeto dal contenitore con due mani senza che si srotoli
Controllo dell’errore: il tappeto si srotola nel rimetterlo nel porta-tappeti. Il tappeto è arrotolato in modo disordinato
Variazioni ed estensioni: arrotolare i tovaglioli, arrotolare i calzini, arrotolare le tovagliette
Note
. i tappeti servono per le attività che non possono essere svolte al tavolo . se qualcosa può essere fatto sul tavolo e c’è spazio, dovrebbe essere fatto lì . il tappeto deve essere trattato come un tavolo: non camminarci sopra, sedervisi sopra, saltarci sopra ecc. . l’ideale sarebbe dare ogni presentazione separatamente
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
“La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti sociali con l’ambiente: l’uomo si può dire, prende possesso dell’ambiente con la sua mano e lo trasforma sulla guida dell’intelligenza, compiendo così la sua missione nel gran quadro dell’universo”. (Maria Montessori, Il segreto dell’infanzia)
L’ elenco degli esercizi di vita pratica presenti in questo manuale non può essere considerato completo. La classificazione degli esercizi è puramente orientativa e uno stesso esercizio può essere considerato come appartenente a più di una categoria.
Ogni esercizio ha le sue caratteristiche distintive e deve essere presentato separatamente.
Gli esercizi possono essere considerati anche come perfezionamento graduale di un dato movimento, attraverso l’utilizzo di materiale diversi. Questo vale, ad esempio, per i diversi tipi di presa della mano.
L’indicazione dell’età adatta per la presentazione non è nulla di più che un suggerimento. Ogni bambino progredisce nel suo sviluppo coi propri tempi, ed è nostra responsabilità osservare le sue abilità ed i suoi bisogni prima di presentare un esercizio. L’obiettivo della pedagogia montessoriana è quello di aiutare il bambino a fare nel modo più perfetto possibile ciò che comunque farebbe seguendo i suoi impulsi naturali, ma non così perfettamente.
Inoltre, uno stesso esercizio ha valenze diverse se presentato a tre o a cinque anni. Ad esempio, a tre anni un bambino non è particolarmente interessato ad avere un tavolo pulito, ma è affascinato dai movimenti e dal processo che portano alla sua pulizia: il bambino più piccolo è chiamato all’attività dal processo e non dal risultato. I bambini più grandi, invece, scelgono di dedicarsi ad un esercizio di vita pratica perché desiderano giungere al risultato finale: sono chiamati dal risultato e non dal processo.
Nel suo libro “La mente del bambino. Mente assorbente” Maria Montessori scrive: “Il periodo più importante della vita è quello tra la nascita ed i sei anni e non quello degli studi universitari. Quindi, questo è il momento in cui il più grande strumento dell’uomo, l’intelligenza, si forma. Non solo la sua intelligenza; ma tutte le sue capacità psichiche … In nessun’altra età un bambino ha più bisogno di un aiuto intelligente, e qualsiasi ostacolo che impedisca il suo lavoro creativo diminuirà le possibilità che ha di raggiungere la perfezione “.
Il vero scopo dell’educazione è coltivare nel bambino il desiderio di imparare.
Anche se le attività di vita pratica possono sembrare semplici e banali, sono in realtà una parte molto importante della didattica Montessori perché aiutano il bambino a perfezionare movimenti e coordinazione, capacità di concentrazione e attenzione.
Quando il bambino è assorbito in un’attività come la pulizia di un tavolo, la sua capacità di concentrazione si rinforza. Gli esercizi di vita pratica lo aiutano gradualmente a prolungare il tempo durante il quale può focalizzare la sua attenzione durante un’attività specifica.
E quando si dedica ad una sequenza di azioni da ripetere, migliora le sue capacità di attenzione. Infine, impara buone abitudini di lavoro portando a termine ogni attività iniziata e riponendo tutti i materiali al termine del suo lavoro.
Le attività di vita pratica hanno lo scopo ultimo di sviluppare l’autonomia e la fiducia in se stessi dei bambini, sia fisicamente che intellettualmente. Attraverso questi esercizi, il bambino acquisisce le abilità che gli permettono di partecipare alle attività degli adulti e raggiungere l’indipendenza. Gli esercizi di vita pratica offrono basi e fondamenta affinché il bambino si muova con successo nel suo ambiente, e rispondono ai bisogni dei bambini di ordine, movimento, esplorazione sensoriale. Attraverso gli esercizi di vita pratica i bambini hanno la libertà e la capacità di esercitare la loro volontà nel loro ambiente. Tutti gli esercizi di vita pratica insegnano ai bambini grazia, cortesia, pazienza e rispetto. Gli esercizi di vita pratica sono quindi mezzi per uno sviluppo umano completo.
Le presentazioni possono apparire eccessivamente dettagliate. Secondo il pensiero di Maria Montessori, più precisamente mostriamo un’attività a un bambino piccolo, più essa diventerà per lui interessante, e più vorrà imitare i nostri movimenti. Il bambino non solo ha un intenso interesse per questi movimenti dettagliati, ma è dotato di una capacità speciale di fissarli, cioè renderli abituali, con una facilità e una spontaneità che non si ripeterà mai più nelle fasi successive della sua vita.
È estremamente importante prepararsi adeguatamente prima di presentare un esercizio ai bambini, studiando con attenzione i movimenti da eseguire ed utilizzando il minor numero di parole possibile.
Quando si presenta un esercizio di vita pratica bisogna accertarsi che le nostre mani siano ben visibili. Per questo se siamo destrimani il bambino si siederà alla nostra sinistra, se siamo mancini alla nostra destra.
Per semplicità nel manuale si parla di mano sinistra e mano destra, intendendo con questo la mano non dominante e la mano dominante. Adattate le presentazioni al vostro caso specifico.
Ho aggiunto alle presentazioni la denominazione inglese dell’esercizio, per agevolare le ricerche in rete (in questa lingua le risorse a disposizione sono sterminate). Anticipare la denominazione con la parola “Montessori” raffina la ricerca.
Ove possibile ho aggiunto link a video disponibili nel web.
Per quanto riguarda le immagini, cliccare sulla foto per accedere alla fonte originale.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Come spiegato qui, gli esercizi di vita pratica possono essere considerati come perfezionamento graduale di un dato movimento, attraverso l’utilizzo di materiale diversi.
Questo vale, ad esempio, per i diversi tipi di presa della mano:
. presa palmare con tutte le dita opposte al palmo (spugna, pallina, ecc.)
. presa a C della mano col pollice opposto a palmo e quattro dita (bicchiere, siringa per ungere la carne, maniglia della porta, ecc.)
. presa a C delle dita con le quattro dita piegate e il pollice sull’indice (manico di una tazza o di una brocca, ecc.)
. pinza a cinque dita, col pollice opposto alle quattro dita (pinze da insalata, ecc.)
. pinza a tre dita, col pollice opposto a indice e medio (pinzette, contagocce, pomelli ecc.)
. pinza a due dita, col pollice opposto all’indice (capocchie di spilli, oggetti minuti, ecc.)
. presa a tre dita, col pollice opposto all’indice e il medio che fa da appoggio (cucchiaio, strumenti di scrittura, ecc.)
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
un flacone contagocce riempito con acqua e colorante alimentare rosso,
un flacone contagocce riempito con acqua e colorante alimentare blu,
un flacone contagocce riempito con acqua e colorante alimentare giallo,
la ruota dei colori plastificata,
stuzzicadenti o puntine su di un piattino,
un piattino vuoto per gli stuzzicadenti o le puntine usati,
una spugnetta (circa 5 centimetri),
1 foglio di carta casa priva di decorazioni o carta assorbente bianca,
un pennarello per scrivere il proprio nome sulla carta.
Un tavolo e due sedie
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Presentazione
1. Preparazione diretta
invitare il bambino in modo breve e stimolante e dare il nome dell’esercizio: “Ti mostro la ruota dei colori”
il bambino è libero di accettare o rifiutare: cercare il consenso del bambino con lo sguardo
accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
trasportare il vassoio e posarlo sul tavolo lungo il margine superiore, al centro
sedersi al tavolo (il bambino siede alla nostra sinistra)
allentare i tappi dei tre flaconi contagocce lasciandoli sui rispettivi flaconi, in modo che siano pronti per l’uso
scrivere il proprio nome sul foglio di carta assorbente e metterlo sul tavolo, a sinistra
mettere davanti a noi la ruota dei colori plastificata scelta, con i quattro punti blu in alto
2. Analisi dei movimenti
ripetere il nome dell’esercizio che è argomento della presentazione
prendere il flacone del blu dal vassoio e posarlo a destra della ruota in alto (per evitare rovesciamenti)
prelevare il liquido col contagocce e mettere una goccia di blu sul primo pallino blu della ruota. La punta del contagocce deve essere tenuta molto vicina alla sagoma, ma senza toccarla
ripetere col secondo pallino
far notare che la mano che tiene il contagocce non tocca mai toccare la ruota, per non danneggiare le gocce colorate già spremute
ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
dopo aver completato il lavoro con i punti blu, riavvitare il tappo al flacone e rimetterlo sul vassoio
prendere il flacone del rosso dal vassoio e posarlo a destra della ruota in alto (per evitare rovesciamenti)
prelevare il liquido col contagocce e mettere una goccia di rosso sul primo pallino rosso della ruota. La punta del contagocce deve essere tenuta molto vicina alla sagoma, ma senza toccarla
ripetere col secondo pallino
far notare che la mano che tiene il contagocce non tocca mai toccare la ruota, per non danneggiare le gocce colorate già spremute
ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
dopo aver completato il lavoro con i punti rossi, riavvitare il tappo al flacone e rimetterlo sul vassoio
prendere il flacone del giallo dal vassoio e posarlo a destra della ruota in alto (per evitare rovesciamenti)
prelevare il liquido col contagocce e mettere una goccia di giallo sul primo pallino giallo della ruota. La punta del contagocce deve essere tenuta molto vicina alla sagoma, ma senza toccarla
ripetere col secondo pallino
far notare che la mano che tiene il contagocce non tocca mai toccare la ruota, per non danneggiare le gocce colorate già spremute
ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino
se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
dopo aver completato il lavoro con i punti gialli, riavvitare il tappo al flacone e rimetterlo sul vassoio
dare un breve riassunto verbale dei punti di interesse e del controllo dell’errore
prendere dal vassoio il piattino degli stuzzicadenti e il piattino vuoto, e posizionarli a destra della ruota dei colori
prendere il primo stuzzicadenti per un’estremità, tenerlo in verticale e usarlo per mescolare le gocce di colore sui quattro punti blu in alto, per formare un’unica macchia. Non oltrepassare i confini esterni dei quattro punti per non invadere quelli vicini. Non toccare mai la ruota con la mano
mettere lo stuzzicadenti usato sul secondo piattino
ripetere una o due volte a seconda delle necessità e dell’interesse del bambino, procedendo in senso orario e usando per ogni gruppo uno stuzzicadenti diverso
se il bambino mostra il desiderio di subentrare con gesti, parole o espressioni facciali, permettergli di farlo. Si può anche stimolare il bambino in questo senso, rallentando leggermente le proprie azioni e la loro successione
quando tutti i gruppi di punti sono stati mescolati, rimettere i piattini sul vassoio
prendere il foglio di carta assorbente
posizionare lentamente e con molta cautela il foglio sulla ruota dei colori e premere delicatamente
attendere
quando le macchie di colore sono completamente passate sulla carta assorbente, rimuoverla lentamente
ammirare il proprio lavoro
3. Conclusione
al termine riordinare il materiale usato con l’aiuto del bambino
appendere ad asciugare il foglio di carta assorbente
con la spugna asciugare eventuali tracce di colore rimaste sulla ruota dei colori e rimetterla sul vassoio
andare al lavandino, lavare la spugna e riportarla sul vassoio
rifornire il vassoio con un foglio di carta assorbente pulita
riportare il vassoio allo scaffale
ringraziare il bambino per il suo lavoro
congedarsi assicurandosi che abbia pensato a cosa gli piacerebbe fare
Libertà del bambino
dopo la presentazione il bambino è libero di scegliere l’esercizio presentato, decidere quando svolgerlo, ripeterlo tutte le volte che gli è necessario, chiedere la ripetizione della presentazione già fornita e chiedere nuove presentazioni
Obiettivi diretti
isolare le abilità necessarie per usare un contagocce facendo cadere una goccia sola alla volta, esplorare i colori primari, secondari e terziari
Obiettivi indiretti
raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, stimolare la capacità di memorizzare una sequenza, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente
Nomenclatura
contagocce, tettarella, stuzzicadenti, il nome dei colori, ecc.
Punti di interesse
l’acqua colorata che viene risucchiata e soffiata fuori dal contagocce una goccia alla volta, i quattro punti blu in alto, non toccare mai la ruota con la mano quando si usa il contagocce o lo stuzzicadenti, attendere che la carta assorba i colori, assistere alla formazione dei colori secondari e terziari
Controllo dell’errore
il bambino non riesce ad utilizzare il contagocce, preme troppo o troppo poco, non cambia stuzzicadenti o puntine ad ogni mescolamento sporcando i colori
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
le strisce di carta possono essere stampate o disegnate a mano su cartoncini colorati. E’ consigliabile usare un colore diverso di cartoncino per ogni motivo. Le linee, nei primi esercizi, devono essere piuttosto spesse, poi si assottigliano man mano che si progredisce.
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Lo schema di progressione è questo:
1. linee rette . linee rette orizzontali ben distanziate tra loro (strisce molto strette – linee grosse) . linee rette orizzontali ben distanziate tra loro (strisce strette – linee grosse) . linee rette orizzontali ben distanziate tra loro (strisce larghe – linee grosse) . una linea retta verticale (strisce strette – linee grosse) . una linea retta verticale (strisce strette – linee fini) . due linee rette verticali (strisce strette – linee fini) . linee rette orizzontali ravvicinate (strisce molto strette – linee fini) . linee rette orizzontali ravvicinate (strisce strette – linee fini) . linee rette orizzontali ravvicinate (strisce larghe – linee fini)
2. linee retteoblique . linee rette oblique ben distanziate tra loro (strisce molto strette – linee grosse) . linee rette oblique ben distanziate tra loro (strisce strette – linee grosse) . linee rette oblique ben distanziate tra loro (strisce larghe – linee grosse) . linee rette oblique ravvicinate (strisce molto strette – linee fini) . linee rette oblique ravvicinate (strisce strette – linee fini) . linee rette oblique ravvicinate (strisce larghe – linee fini) . linee rette oblique ravvicinate (rettangoli di carta – linee fini)
3. angoli . linee a V ben distanziate tra loro (strisce strette – linee grosse) . linee a V ben distanziate tra loro (strisce larghe – linee grosse) . linee a V ravvicinate (strisce strette – linee fini) . linee a V ravvicinate (strisce larghe – linee fini) . una linea a zig-zag verticale (strisce strette – linee grosse) . una linea a zig-zag verticale (strisce strette – linee fini)
4. linee curve (più difficili perché richiedono che la carta venga spostata continuamente) . linee curve ben distanziate tra loro (strisce larghe – linee grosse) . linee curve ben distanziate tra loro (strisce larghe – linee fini) . linee curve ravvicinate (strisce strette – linee grosse)
5. linee ondulate . linee ondulate ben distanziate tra loro (strisce strette – linee grosse) . linee ondulate ben distanziate tra loro (strisce larghe – linee fini) . una linea ondulata verticale (strisce strette – linee grosse) . una linea ondulata verticale (strisce larghe – linee fine) . una linea ondulata verticale (strisce strette – linee fine)
6. merli . linea a merli (strisce strette, linea fine)
7. linee miste . linea mista (strisce strette, linea grossa) . linea mista (strisce strette, linea fine)
Questa è un’interessante variante dell’esercizio 7:
8. forme geometriche . linee grosse . linee sottili . forme assortite (strisce strette, linea fine)
9. ritaglio di fogli piegati a metà . forme geometriche simmetriche . disegni simmetrici
Successivamente i bambini ritagliano contorni di immagini complesse e immagini da riviste.
L’assortimento va conservato ordinatamente su di un vassoio o in una scatola divisa in scomparti, o in scatoline sul ripiano di uno scaffale.
Presentazione generale
Con questi esercizi il bambino deve tagliare il cartoncino guidando il percorso delle forbici sulle linee. Ogni striscia e quadrato va presentato al bambino individualmente per evidenziare il procedimento da seguire, soprattutto quando l’esercizio comporta lo spostamento del cartoncino tra le mani.
Materiali
l’assortimento di strisce e quadrati, un vassoio contenente un paio di forbici a misura di bambino (fornire forbici apposite per i bambini mancini), una scatola o ciotola per i ritagli, una busta (se il bambino vuole portare i ritagli a casa)
Presentazione
invitare il bambino e dare il nome dell’attività “Ti mostro come tagliare lungo le linee”
cercare il consenso del bambino con lo sguardo
accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
rifornire il vassoio con una delle strisce
trasportare il vassoio e posarlo al centro del tavolo
prendere il cartoncino e metterlo davanti a noi, a destra
con indice e medio uniti, tracciare una delle linee lentamente
invitare il bambino a tracciare una delle linee con le sue dita
prendere le forbici dal vassoio e impugnarle correttamente per ricordare la lezione preliminare sul taglio della carta
prendere la ciotola dei ritagli e metterla davanti a noi (cioè a sinistra del cartoncino)
prendere nuovamente le forbici, come spiegato, con la mano destra
con la sinistra prendere una striscia di cartoncino e tenerla con pollice e indice a circa quattro centimetri dalla prima linea da tagliare (con il pollice in alto per fermare meglio la striscia durante il taglio). Piegare nel palmo medio indice e mignolo, a pugno, per evitare di tagliare le dita insieme al cartoncino
tenendo le mani sopra alla ciotola, aprire le forbici quanto basta in base alla lunghezza e la forma della linea da tagliare e inserire il cartoncino tra le lame (nella V delle forbici sulla linea da tagliare). Non usare l’intera lunghezza delle lame, ma soltanto la parte dalla punta a quanto occorre per tagliare
non distogliere mai l’occhio dalla linea da tagliare
chiudere le lame per tagliare lungo la linea
quando necessario, in base alla forma della linea sul cartoncino, chiudere le forbici sul cartoncino con delicatezza, in modo tale da non tagliare la carta, ma soltanto trattenerla tra le lame
tenendo la striscia con le lame delle forbici, spostare il cartoncino nella direzione che può permettere di continuare il taglio sulla linea. Spostare sempre il cartoncino in modo che la linea da tagliare si trovi davanti a noi: quando gli occhi si concentrano sulla linea a tagliare, il cervello muove correttamente le mani
con l’ultimo taglio far cadere il ritaglio nella ciotola
invitare il bambino a ripetere l’esercizio tagliando le linee successiva, fino a tagliare completamente il cartoncino seguendo tutte le linee
se necessario, ricordare al bambino di tenere il gomito del braccio che tiene le forbici accosto al corpo
al termine il bambino rimette le forbici e la ciotola sul vassoio
il bambino mette i ritagli nella busta (se vuole portarli a casa)
se lo si ritiene necessario, ricordare insieme al bambino le regole di sicurezza per l’uso delle forbici
riportare il vassoio sullo scaffale
Obiettivi diretti
isolare le abilità necessarie per tagliare e manipolare le forbici seguendo un percorso specifico
Obiettivi indiretti
raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, soddisfare il bisogno di ordine del bambino, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto
Nomenclatura
forbici, lame, impugnatura, manici, anelli, punte, alto, basso, gomito, ecc.
Controllo dell’errore
il bambino non riesce a tagliare il cartoncino, il bambino non rispetta le regole di sicurezza previste per l’uso delle forbici
Punti di interesse
il modo corretto di tenere le forbici, spostare indietro le dita che tengono il cartoncino, usare solo la lunghezza della lama che serve, i diversi modelli da ritagliare, il rumore della carta e delle forbici, la precisione di taglio, non distogliere mai gli occhi di modo che il cervello possa dire alla mano dove tagliare
Note
i ritagli possono trovare molti impieghi, ad esempio possono essere raccolti nel vassoio per il collage, essere usati per lavori di smistamento (per colore, per grandezza, per forma, ecc.), essere usati per l’esercizio con scopino e paletta, e anche essere portati a casa in una busta
Varianti ed estensioni
usare carta sempre più sottile, usare gli stessi modelli rimpiccioliti, usare altri materiali per tagliare (tessuto, nastro, ecc.), fare fiocchi di neve, girandole, lanterne cinesi, ecc. Man mano che i bambini sviluppano la loro destrezza nell’uso delle forbici, sperimentano la soddisfazione di padroneggiare un’importante abilità nella vita di ogni giorno.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
un vassoio contenente un paio di forbici a misura di bambino (predisporne di apposite per i bambini mancini), strisce di cartoncino colorato (larghe circa 2 cm e lunghe dai 15 ai 20 cm), una ciotola per i ritagli e una busta se il bambino desidera portare a casa alcuni dei suoi ritagli
Presentazione
. invitare il bambino e dare il nome dell’attività “Ti mostro come usare le forbici”
. cercare il consenso del bambino con lo sguardo
. accompagnare il bambino allo scaffale dove è conservato il materiale
. trasportare il vassoio su di un tavolo
. mostrare al bambino come impugnare correttamente le forbici
. se le forbici hanno anelli grandi infilare il pollice nell’anello superiore, medio anulare e mignolo nell’anello inferiore, e l’indice appoggiato all’esterno dell’impugnatura
. se le forbici hanno anelli piccoli, infilare il pollice nell’anello superiore, il medio nell’anello inferiore, l’indice appoggiato all’esterno dell’impugnatura, e anulare e mignolo chiusi verso il palmo
. se le forbici hanno anelli di misure diverse, l’anello piccolo sta in alto ed è per il pollice
. le forbici stanno in orizzontale con le punte delle lame rivolte all’esterno (non verso di noi)
. il gomito del braccio che tiene le forbici deve stare accosto al corpo: in questo modo sarà la mano del bambino a lavorare e rafforzarsi, senza l’aiuto del busto
. mostrare al bambino come aprire e chiudere le forbici, allontanando e riavvicinando gli anelli dell’impugnatura
. per ricordare che il pollice sta sopra e le altre dita sotto, possiamo dire che il pollice è l’autista, e sta davanti, mentre le altre dita sono i passeggeri che stanno insieme dietro
. posare le forbici sul vassoio
. invitare il bambino a impugnarle, aprirle e chiuderle, quindi a rimetterle sul vassoio
. prendere la ciotola dei ritagli e metterla davanti a noi
. prendere nuovamente le forbici, come spiegato, con la mano destra
. con la sinistra prendere una striscia di cartoncino e tenerla con pollice e indice a circa quattro centimetri dalla fine (con il pollice in alto per fermare meglio la striscia durante il taglio). Piegare nel palmo medio indice e mignolo, a pugno, per evitare di tagliare le dita insieme al cartoncino
. tenendo le mani sopra alla ciotola, aprire le forbici quanto basta in base alla larghezza della striscia e inserire il cartoncino tra le lame (non usare l’intera lunghezza delle lame, ma soltanto la parte dalla punta a quanto occorre per tagliare)
. chiudere le lame per tagliare un pezzo di cartoncino, facendo cadere il ritaglio nella ciotola
. continuare a tagliare fino a quando le forbici raggiungono le dita che tengono il cartoncino
. a questo punto chiudere le forbici sul cartoncino con delicatezza, in modo tale da non tagliare la carta, ma soltanto trattenerla tra le lame
. tenendo la striscia con le lame delle forbici, spostare le dita indietro, all’estremità finale della striscia
. riprendere il taglio della striscia fino a tagliarla completamente in piccoli pezzetti
. rimettere le forbici e la ciotola nel vassoio
. invitare il bambino a ripetere l’esercizio
. al termine rimettere tutto il materiale sul vassoio
. parlare delle regole di sicurezza per l’uso delle forbici (ripetere nel corso dell’anno)
. riportare il vassoio sullo scaffale
. invitare il bambino a ripetere l’esercizio tutte le volte che lo desidera
Regole di sicurezza per l’uso delle forbici
. ricordare insieme la lezione sul traporto delle forbici (tenendole con le punte rivolte verso il basso e l’impugnatura verso l’alto, con le mani chiuse sulle lame e vicine al corpo)
. appoggiare sempre le forbici, se non si stanno usando per tagliare
. non sedersi vicino ad altre persone quando si lavora con le forbici
. usare le forbici solo per tagliare
. non correre mentre si tengono le forbici in mano
. per passare le forbici a un’altra persona tenere le forbici per le lame unite e porgerle con l’impugnatura rivolta verso l’altra persona
. ricordare che le forbici sono appuntite e taglienti e possono creare incidenti a se stessi e agli altri
Obiettivi diretti
isolare le abilità necessarie per usare le forbici in sicurezza
Obiettivi indiretti
raffinare i movimenti e stimolare la motricità fine, favorire la destrezza e la coordinazione oculo-manuale, sviluppare le capacità di coordinazione e controllo motorio, focalizzare l’attenzione del bambino sull’oggetto per stimolare la concentrazione, sviluppare il senso di indipendenza e di conseguenza dell’autostima, preparare un ambiente favorevole al lavoro indipendente, eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri, stabilire una relazione di fiducia tra bambino e adulto
Nomenclatura
forbici, lame, impugnatura, manici, anelli, punte, alto, basso, gomito, ecc.
Punti di interesse
il modo corretto di tenere le forbici, spostare indietro le dita che tengono il cartoncino, usare solo la lunghezza della lama che serve
Controllo dell’errore
il bambino non riesce a tagliare il cartoncino, il bambino non rispetta le regole di sicurezza previste per l’uso delle forbici
Variazioni ed estensioni
tagliare strisce di carta sempre più sottile, tagliare strisce di carta sempre più larghe, tagliare carta con motivi fantasia
Note
i ritagli possono trovare molti impieghi, ad esempio possono essere raccolti nel vassoio per il collage, essere usati per lavori di smistamento (per colore, per grandezza, per forma, ecc.), essere usati per l’esercizio con scopino e paletta, e anche essere portati a casa in una busta
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Esperimenti scientifici per bambini – OOBLECK. Un esempio di fluido non-newtoniano davvero economico e semplicissimo da ottenere è l’oobleck, una sospensione di amido di mais e acqua.
Esperimenti scientifici per bambini Oobleck
Scopo
Esplorare le proprietà di un fluido non newtoniano.
Età
Dai 4 anni.
Materiali
2 parti di amido di mais 1 parte di acqua Colorante alimentare (se vuoi) Una teglia di alluminio e un contenitore di plastica Una traccia audio da 40 50 o 63 Hz (cerca su YouTube) Il miglior altoparlante che riesci a trovare.
Note di sicurezza
Finché usiamo ragionevolmente i materiali questa è un’attività molto sicura.
Presentazione
. Questo esperimento può essere presentato ad un piccolo gruppo di bambini o all’intera classe
. mettiamo tutto il materiale necessario sul tavolo
. spieghiamo ai bambini che con questo esperimento esploreremo le proprietà di un fluido non newtoniano
. in una contenitore di plastica uniamo una parte di acqua a due parti di amido di mais. Se lo desideriamo aggiungiamo del colorante alimentare
. mescoliamo con cura
. dopo aver preparato il composto teniamo a portata di mano dell’acqua perché l’oobleck tende ad asciugarsi assumendo l’aspetto del fango secco: per mantenerlo fluido basta aggiungere ogni tanto un po’ d’acqua
. immergiamo una mano e cerchiamo di toglierla più velocemente che possiamo: sentiremo una forte resistenza
. prendiamo in mano un po’ di fluido e schiacciamolo: sembrerà diventare solido, ma diminuita la pressione il composto tornerà fluido
. proviamo a colpire con forza il fluido: la mano rimarrà incastrata
. maneggiamo il nostro fluido liberamente per sentirlo passare da fluido a solido e viceversa
. versiamo il nostro oobleck in una teglia di alluminio
. scarichiamo tracce audio con diversi toni: quelli che funzionano meglio sono 40 HZ, 50 e 63
. mettiamo la teglia sull’altoparlante mentre trasmette la traccia scelta, ed esercitiamo con le dita una certa pressione lungo il bordo della teglia. Il nostro oobleck comincerà a danzare
Osservazioni e conclusioni
L’oobleck è un esempio di fluido non-newtoniano davvero economico e semplicissimo da ottenere. È una sospensione di amido di mais e acqua. Il nome “oobleck” deriva dal libro per bambini Bartholomew and the Oobleck del Dr Seuss (che non è stato tradotto in Italiano).
L’oobleck è davvero sorprendente: si comporta come un liquido se lasciato a riposo, come un solido non appena lo si maneggia, e colpendolo diventa tanto più duro quanta più forza si applica al colpo. Un fluido non–newtoniano è un fluido la cui viscosità varia a seconda della velocità con cui lo si misura. I fluidi non newtoniani si dividono in due classi: 1. fluidi pseudoplastici: la viscosità diminuisce all’aumentare della velocità 2. fluidi dilatanti: la viscosità aumenta all’aumentare della velocità. L’Oobleck fa parte di questa classe: sollecitazioni rapide lo rendono più viscoso rispetto allo stato di riposo. I fluidi non newtoniani oppongono una resistenza maggiore all’aumentare della pressione esercitata. Nel nostro esperimento, la maizena non si scioglie nell’acqua, ma le sue particelle rimangono in sospensione. Quando si esercita una forte pressione, le particelle si ammassano e non fanno penetrare l’oggetto. Se invece l’oggetto viene immerso lentamente, le particelle hanno il tempo di separarsi. Anche il fango e le sabbie mobili sono fluidi non newtoniani: se vi si affonda, bisogna sollevare le gambe molto lentamente, altrimenti si resta sempre più intrappolati perché facendo movimenti veloci si esercita una pressione maggiore e le sabbie mobili si oppongono con maggior resistenza.
Il vassoio del sole Montessori per lo studio della storia, della geografia, della biologia e per festeggiare il compleanno dei bambini.
Vassoio del sole
Come primo materiale per lo studio delle stagioni, inserisco il vassoio del sole, che può essere usato in moltissime occasioni: per la celebrazione del compleanno
dei bambini, in associazione al tappeto delle stagioni, per il gioco del sole e tutte le lezioni sull’importanza del sole, per l’avvio allo studio dei cicli del tempo e della storia, ecc… Può essere realizzato in compensato, cartone o cartoncino, carta plastificata, feltro, gomma Eva. Il sole ha 12 raggi e per ogni raggio può essere incastrato il nome di un mese dell’anno.
Ho preparato questa mia versione di vassoio del sole, che ho realizzato con pannolenci e carta colorata. Per la lanterna al centro ho utilizzato questo tutorial: lanterna a stella.
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Realizzarlo è estremamente semplice: si possono stampare i singoli fogli su carta colorata oppure utilizzare le forme come cartamodelli. Completa il materiale il set di cartellini coi nomi dei mesi, che tornerà utile nell’allestimento del cerchio dell’anno e per la celebrazione dei compleanni.
Presentazione Con questa presentazione introduciamo il concetto di sole come fonte di energia e mostriamo il vassoio del sole come suo simbolo.
Materiali: – il vassoio del sole e una candela – foglie di insalata (ad esempio valeriana) – un cubo del 1000 e una perla – eventualmente una lanterna a energia solare da caricare all’aperto coi bambini qualche giorno prima della presentazione
Creiamo nella stanza una leggera penombra, mettiamo il vassoio del sole su di un tappeto, accendiamo la candela e invitiamo i bambini a partecipare alla lezione:
– diciamo: “Ho preparato per voi questo bel vassoio. Da oggi rappresenterà per noi il sole”
– “Tutti i giorni ci svegliamo ed il sole è lassù nel cielo, che brilla per noi. Anche quando le nuvole lo nascondono, il sole brilla per noi, anche se non lo vediamo. Il sole ci illumina, come questa candela” – “Il sole è un’enorme sfera di materiali infiammati, come la piccola fiamma di questa candela”
– “Il sole è mille volte più grande del nostro pianeta Terra. Questa perla dell’unità può rappresentare la Terra, e questo cubo delle migliaia può rappresentare il sole”
– “Il sole ci dona luce, ma anche calore. Se ci avviciniamo al fuoco, infatti, sentiamo calore. Avrete anche notato che di notte, quando non di vede il sole, la temperatura è più fresca che di giorno. Anche di notte però, anche se non lo vediamo, il sole ci scalda”
– “Se abbiamo la lanterna a energia solare accendiamola e mostriamola ai bambini. Diciamo: “Ricordate quando siamo usciti in giardino e abbiamo messo questa lanterna al sole? Il pannello solare ha raccolto l’energia del sole e l’ha immagazzinata nella batteria. Ora grazie a questa energia ho potuto accendere la lanterna”
– se non abbiamo la lanterna a energia solare, saltiamo il passaggio e diciamo ai bambini: “Il sole che ci illumina e ci scalda ci dà energia. Le piante sulla terra raccolgono l’energia del sole e la usano per produrre il loro cibo. Le piante assorbono l’energia del sole con le loro foglie e assorbono acqua e minerali dal terreno. Col sole, l’acqua e i minerali producono il loro cibo
– chiediamo ai bambini: noi possiamo fare come le piante? Il nostro corpo può produrre il nostro cibo da solo? No. Gli esseri umani e gli animali non producono il loro cibo da soli. Però noi, e anche gli animali, possiamo mangiare le piante, e ricevere così l’energia del sole
– mangiamo la nostra valeriana e invitiamo i bambini a farlo. Diciamo: “Stiamo mangiando l’energia del sole!”
– diciamo: “L’energia del sole che ci viene dalle cose che mangiamo ci serve per studiare, correre, giocare… Possiamo mangiare le piante, ma possiamo anche mangiare gli animali che hanno mangiato le piante. E’ anche questo un modo per ricevere l’energia del sole.
Il braccialetto del racconto di Natale rappresenta, attraverso il colore delle sue perle, la storia della natività. Realizzarlo coi bambini è un lavoro molto piacevole che rientra tra le attività di vita pratica dell’infilare perle, stimola la coordinazione occhio-mano, la capacità di memorizzare sequenze, la capacità di attenzione e concentrazione, e la sensibilità verso bellezza e gratitudine particolarmente connessi al Natale.
Oltre al braccialetto della natività, propongo per i più piccoli e per chi preferisce evitare i riferimenti ai Vangeli, il braccialetto dell’omino di panpepato.
I braccialetti natalizi sono anche una fantastica idea regalo che i bambini possono preparare facilmente per parenti ed amici, anche all’ultimo minuto.
Il braccialetto del racconto di Natale
Braccialetto della storia della natività
Materiale: – perle assortite di vario colore, forma e dimensione – scovolino o filo per infilare le perle – racconto della natività da usare durante l’attività – racconto da aggiungere al braccialetto da dare ad ogni bambino dopo l’attività, o da aggiungere alla confezione regalo.
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Le perle rappresentano: – perla trasparente luccicante: l’angelo che annuncia a Maria la nascita del bambino – perla blu: Maria – perla verde scuro: Giuseppe – perla rossa piccola: Erode – perla grigia: l’asinello che porta a Betlemme Maria e Giuseppe – perla beige: il viaggio attraverso il deserto – perla marrone grande: la stalla di Betlemme col bue – perla rosa: Gesù bambino – due perle bianche (o trasparenti più piccole di quella per il primo angelo): gli angeli che appaiono ai pastori – tre perle marroni piccole: i pastori – due perle bianche: le pecorelle – perla gialla: la stella cometa che guida i Re Magi – perle viola, rossa, verde: i tre Re Magi – perla bianca piccola: l’agnellino donato dai pastori – perla oro: i doni dei Re Magi.
Il racconto
Molto tempo fa, in una piccola città chiamata Nazareth, vivevano Maria e Giuseppe.
Un giorno l’angelo Gabriele ( trasparente luccicante) andò da Maria (blu) e le disse che avrebbe avuto un bambino, un bambino molto speciale. Maria si meravigliò tantissimo per questo incontro e raccontò a Giuseppe (verde scuro) tutto ciò che l’angelo le aveva detto. Le parole dell’angelo si avverarono, e Maria si accorse presto di aspettare un bambino.
Passarono i mesi, e proprio quando la nascita del bambino era vicina, il re Erode (rosso) ordinò a tutti i sudditi di tornare ognuno nel paese in cui era nato per fare un documento.
Maria e Giuseppe erano nati a Betlemme, e così si misero in viaggio con il loro fidato asinello (grigio). Il viaggio fu molto lungo e attraverso il deserto (beige) arrivarono a Betlemme che era notte.
Il paese era molto affollato perché tutti, obbedendo alla legge di Erode, si erano messi in viaggio come loro. Maria e Giuseppe cercarono un posto per dormire, ma tutte le locande erano piene di ospiti. Solo un locandiere, molto gentile, offrì loro ospitalità nella stalla del suo bue (marrone), insieme agli altri animali.
Quella notte nacque Gesù bambino(rosa), e per tenerlo al caldo i suoi genitori lo misero nella mangiatoia, accanto agli animali che lo riscaldavano col loro respiro.
I pastori ( marroni piccole) in quel momento si trovavano sulle colline a pascolare il gregge, e improvvisamente furono abbagliati da una luce bellissima. Di cosa si trattava? Era la luce degli angeli (bianche) che erano andati da loro per avvisarli che era nato il bambino, e li invitava ad andare da lui seguendo la stella cometa (gialla)
Anche i tre Re Magi (viola, rossa, verde) videro quella stella, capirono che il bambino era nato e si misero in viaggio per incontrarlo.
Quando giunsero alla capanna, i pastori donarono al bambino un agnellino (bianca) ed i Re Magi oro incenso e mirra (oro).
Tutti erano riuniti intorno al bambino circondati dalle stelle, i canti degli angeli, gli animali, e perfino le piante e i sassi, e tutti sapevano che quello era un momento davvero molto speciale.
Il braccialetto del racconto di Natale
Braccialetto dell’omino di panpepato
A dicembre l’Omino di Panpepato esce dal forno tutto decorato: le guance ricoperte di granella colorata gli occhi, il naso e la bocca di cioccolata…
sul corpo un po’ di zucchero bianco e tanti canditi in fila su un fianco: “Così sono proprio un omino speciale pronto per ornare l’albero di Natale!” (Giunti scuola)
Materiale: – perle assortite di vario colore, forma e dimensione – scovolino o filo per infilare le perle – racconto da usare durante l’attività – racconto da aggiungere al braccialetto da dare ad ogni bambino dopo l’attività, o da aggiungere alla confezione regalo.
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Il racconto
Un uomo piccino e una donna piccina vivevano insieme in una casa piccina. Un giorno la donna piccina impastò e mise in forno un omino di panpepato ma quando aprì lo sportello del forno, l’omino saltò fuori dalla teglia, fuori dalla porta e via per i campi. La donna piccina e l’uomo piccino gli corsero di dietro più in fretta che potevano, ma l’omino rideva e gridava: “Correte, correte, ma è fiato sprecato, io sono l’Omino di Panpepato!” E non riuscirono ad acchiapparlo. Dopo un po’ l’omino sorpassò una mucca che gli gridò: “Fermati, fermati e fatti mangiare!” “Corri, corri ma è fiato sprecato io sono l’Omino di Panpepato!” gridò l’omino scappando via. E la mucca non riuscì ad acchiapparlo. Continuò a correre e sorpassò un cavallo che gli gridò: “Fermati, fermati e fatti mangiare!” “Corri, corri ma è fiato sprecato io sono l’Omino di Panpepato!” gridò l’omino scappando via. E il cavallo non riuscì ad acchiapparlo. In fondo al campo l’omino sorpassò dei contadini che gli gridarono “fermati, fermati e fatti mangiare”. “Correte, correte ma è fiato sprecato io sono l’Omino di Panpepato!” gridò l’omino scappando via. E i contadini non riuscirono ad acchiapparlo. Ormai l’omino credeva di essere il più furbo biscotto mai uscito da una teglia. “Nessuno potrà mai acchiapparmi” pensava. Una volpe gli venne incontro correndo. L’omino corse via dicendo: “Corri, corri, ma è fiato sprecato io sono l’Omino di Panpepato!”. “Ma io non voglio acchiapparti!” disse la volpe, “anch’io sto fuggendo dai cacciatori, ma se riusciamo ad attraversare il fiume saremo salvi entrambi. Salta sulla mia coda e ti porterò dall’altra parte”. L’omino saltò sulla coda della volpe che s’immerse nell’acqua. Allora la volpe disse: “Sei troppo pesante per la mia coda, montami sulla schiena, così non ti bagnerai!”. “Sulla mia schiena sei troppo vicino all’acqua, salta sulla mia spalla”. Quando furono in mezzo al fiume, la volpe gridò: “Aiuto! Sto affogando! Salta sul mio naso!” L’omino saltò sul naso della volpe ed entrambi attraversarono il fiume. Ma appena toccò terra, la volpe scosse forte la testa, scaraventò in aria l’omino di panpepato e … gnam!” “Povero me! Un pezzetto l’ha già mangiato!” gridò l’Omino di Panpepato
I braccialetti dei racconti
I braccialetti dei racconti, come questi a tema natalizio, sono molto usati nelle scuole d’infanzia dopo la lettura degli albi illustrati o il racconto delle fiabe.
La parola “topponcino” deriva da “toppone”, un rivestimento protettivo di più strati di tela sovrapposti e cuciti insieme, di notevole spessore, che si metteva tra il lenzuolo e il materasso nel letto dei bambini o dei malati.
Il topponcino montessoriano, infatti, può essere realizzato alternando strati di ovatta di cotone a strati di mussola, come vedremo nel tutorial. Si tratta di un ausilio usato nel passato dalle madri di molte parti del mondo, e Maria Montessori ha probabilmente avuto modo di osservarne l’uso coi neonati durante il suo soggiorno in India.
Consigliatissimo nei centri per l’infanzia montessoriani, il topponcino ha oggi una grande diffusione ed è particolarmente amato, ad esempio, dalle neo-mamme giapponesi.
Nei Paesi di lingua inglese è anche chiamato “security pillow” o “security wrap”, nome che enfatizza una delle tante caratteristiche del topponcino. In Italia è anche chiamato “materassino mobile”.
Cos’è il topponcino Montessori Il topponcino è un materassino ovale volutamente di piccole dimensioni con un’imbottitura che lo rende morbido e flessibile (non soffice) di spessore da 1 cm a 2,5 cm massimo (l’ideale è 2 cm). I topponcini in commercio misurano 67 cm x 37 cm, ma molti testi italiani consigliano come dimensione ideale 62 x 40 cm.
Purtroppo molti dei topponcini in commercio hanno uno spessore eccessivo.
Il topponcino è rivestito da una federa in cotone o lino. Come si consiglia per tutti i materiali che entrano a diretto contatto con la pelle del bambino, se si confeziona in casa è preferibile usare, per la federa, tessuti biologici non sbiancati o tessuti “già usati” (ad esempio ricavandoli da un vecchio lenzuolo): questo assicura la massima morbidezza e l’assenza degli additivi con cui spesso sono trattati i tessuti nuovi.
Età consigliata Il topponcino è consigliato dalla nascita fino ai 3 mesi circa, o comunque fino a quando il neonato non acquisisce il controllo muscolare che gli permette di sostenere autonomamente la testa.
“Subito dopo la nascita il bambino deve restare il più possibile con la madre, e l’ambiente non deve presentare ostacoli al suo adattamento: tali ostacoli sono soprattutto la differenza di temperatura, in confronto a quella cui era abituato nel periodo prenatale, l’eccesso di luce e l’eccesso di rumore… …Deve essere mosso e maneggiato con ogni cura, non abbassato di colpo per essere immerso nel bagno, né vestito con gesti rapidi e ruvidi – si ricordi che ogni gesto di chi maneggia un neonato è rozzo, data la sua estrema delicatezza, tanto fisica che psichica. La cosa migliore sarebbe non vestire il neonato, ma tenerlo in una stanza abbastanza calda e senza correnti d’aria, e trasportarlo su un materassino morbido, in modo che resti in una posizione simile a quella prenatale”. Maria Montessori , da “Educazione per un mondo nuovo“
“…un altro problema è quello di muovere e di trasportare il bambino, riducendo al minimo la necessità di toccarlo con le mani. Il bambino dovrebbe essere preso a mezzo di un sostegno leggero e cedevole, come un’amaca di rete delicatamente imbottita, la quale sostenga tutto il corpo del bambino, raccolto in una posizione simile a quella dell’attitudine prenatale. Questi sostegni vanno maneggiati con delicatezza e lentezza, da mani leggere e fatte abili per minuziosa preparazione… …v’è una tecnica speciale per sollevare il malato e trasportarlo orizzontalmente e lentamente, ed è la tecnica più elementare dell’assistenza. Nessuno solleva più un malato verticalmente a braccia: ma lo muove a mezzo di un sostegno cedevole, delicatamente introdotto sotto il corpo: e con questo mezzo lo sposta in modo che la sua posizione orizzontale non venga alterata… …Ma il neonato non si può neppure confondere con un malato adulto. La necessità sua non è quella di un infermo, ma di chi fa un inconcepibile sforzo di adattamento, accompagnato dalle prime impressioni psichiche, di un essere che viene dal nulla, ma che è sensibile. Il sentimento verso il neonato non è di compassione, ma di venerazione per il mistero della creazione, per il segreto di un infinito che si compone entro limiti a noi sensibili”. Maria Montessori, Il segreto dell’infanzia
Durante il primo anno di vita si possono distinguere vari periodi che richiedono cure speciali. Il primo periodo, breve, è l’ingresso nel mondo con le sue drammatiche circostanze. Senza entrare in particolari possiamo enunciare alcuni principi. Il bambino dovrebbe rimanere, nei primi giorni dopo la nascita, quanto è più possibile, a contatto di sua madre e in ambiente che non contrasti per differenze troppo forti, per esempio di temperatura, con quello in cui egli si è formato prima della nascita: non troppa luce, non troppo rumore, poiché il bambino giunge da un luogo di tepore, di perfetto silenzio, di oscurità… …Occorrono anche cure per il modo come il bambino vien maneggiato e spostato… il neonato deve essere toccato il meno possibile e nemmeno dovrebbe essere vestito, ma tenuto in una stanza dalla temperatura sufficiente a mantenere caldo il bambino e libero da correnti di aria fredda. Si è cambiato il modo di trasportare il bambino, usando ora un soffice materassino, simile a un’amaca, su cui viene adagiato; si evita di sollevare e abbassare rapidamente il neonato e si vuole sia maneggiato con le stesse precauzioni con cui vengono rimossi i feriti. Maria Montessori, La mente del bambino: Mente assorbente
Contemplando la delicatezza dei neonati e le loro forti reazioni a qualsiasi movimento brusco, è nato il tapponcino. In tutta la sua semplicità, questo materassino mobile svolge diverse funzioni:
– previene il riflesso di Moro (o riflesso di trasalimento), che si manifesta nel neonato al verificarsi di stimoli come un rumore improvviso o quando si appoggia il neonato supino in modo troppo brusco o rapido. In questi casi il neonato fa un sobbalzo, estende le braccia allargando mani e dita e successivamente le piega, scoppiando in pianto. Grazie al topponcino il neonato non prova questa sensazione di vuoto intorno a sé che tanto può spaventarlo;
– offre una superficie d’appoggio più estesa al corpo del neonato rispetto a quella che possono offrire le braccia;
– rispetta il corpo del neonato come prima della nascita faceva l’utero materno, offrendo un sostegno sicuro senza impedire il movimento del corpo e soprattutto delle mani;
– permette di accogliere il neonato dolcemente cercando di ricreare nel miglior modo possibile un’atmosfera vicina a quella che ha sperimentato nel grembo materno, e così facilita l’adattamento del neonato al nuovo ambiente senza ostacolare la sua esplorazione sensoriale;
– permette all’adulto di tenere in braccio il neonato in tutta sicurezza e con maggiore facilità, soprattutto perché il topponcino offre sostegno alla testa del piccolo. Permette anche al fratellino o al nonno di tenere in braccio il bambino in sicurezza e comodamente: con l’ausilio del topponcino, il neonato è tenuto in una posizione naturale e in modo sicuro da chiunque. Chi tiene il piccolo non prova quella sgradevole sensazione che gli fa pensare di tenere male il bambino o che lui possa scivolare da un momento all’altro dalle sue braccia;
– il neonato può addormentarsi sul tapponcino, fra le nostre braccia, ed essere poi facilmente posato nella sua cesta senza risvegliarsi. Lo stesso può avvenire quando si addormenta nel letto con noi;
– quando il neonato si risveglia sul suo topponcino è libero di esercitare il proprio corpo nel modo più naturale;
– il topponcino offre sostegno a tutto il corpo e in particolare alla testa, che il piccolo non è ancora in grado di controllare;
– il tapponcino acquista con l’uso un odore che il neonato riconosce come familiare, e questo odore diventa per lui un punto di riferimento sicuro nell’ambiente che lo circonda, anche quando si trova in un luogo nuovo o tra le braccia di una persona che non conosce;
– il topponcino offre al neonato una superficie a temperatura costante: sotto di lui ci sarà sempre lo stesso calore, indipendentemente da dove si trovi;
– l’uso del tapponcino non riduce il contatto fisico con il bambino, al contrario favorisce un contatto fisico rispettoso del corpo del neonato;
– per le sue dimensioni il topponcino può essere usato per trasferire il bambino nell’ovetto, nel seggiolone dell’auto, e in tutti gli ausili che si utilizzano per portare il piccolo fuori casa;
– grazie al topponcino ci si può muovere col neonato all’interno dell’ambiente domestico garantendogli sicurezza fisica ed emotiva, ma senza interferire con la sua esplorazione sensoriale. Questo non avviene, ad esempio, utilizzando la fascia o il marsupio;
– sostiene il bambino durante l’allattamento offrendo una posizione comoda al neonato e alla mamma;
– quando si allatta in pubblico protegge mamma e bambino da sguardi indiscreti: basta sollevare un lembo del topponcino;
– quando parenti e amici vengono a far visita al neonato, è quasi inevitabile che ci venga chiesto di poterlo prendere in braccio. Il topponcino, in questi casi, offre al neonato una barriera tra lui e gli abiti degli ospiti, proteggendo in questo modo da possibili batteri e virus;
– protegge il neonato non solo da ciò che gli ospiti possono portare dall’esterno, ma anche dalle loro mani fredde, da orologi anelli e bracciali, dalla loro rigidità muscolare;
– offre un supporto che ha sempre lo stesso calore, lo stesso odore, le stesse caratteristiche tattili, indipendentemente da chi lo sta tenendo tra le braccia o da dove si trovi. Questo è estremamente rassicurante per il piccolo. Quando il bambino nasce, il suo ambiente diventa improvvisamente del tutto sconosciuto per lui, ad eccezione del suono della voce della madre e del battito del cuore. Il topponcino assorbe il suo odore e l’odore della madre e fornisce un calore costante diventando per il piccolo un punto di riferimento nell’ambiente ed alimentando il suo delicato senso di sicurezza. Lo scopo primario del topponcino è proprio questo: assistere il bambino nella sua transizione dall’utero al suo nuovo mondo.
– rassicurante per il neonato: sostenuto da un materiale piacevole al tatto, senza variazioni di temperatura sotto di lui e circondato da un odore familiare, il bambino si sente al sicuro; – rispettoso del neonato: il topponcino non limita il contatto col neonato, ma favorisce un contatto rispettoso col suo corpo; – adeguato ai bisogni del neonato: il topponcino non fascia il neonato e quindi gli offre un sostegno che non è di alcun ostacolo alla sua esplorazione sensoriale e al suo movimento, così aiuta l’adattamento del neonato al suo nuovo ambiente; – sicuro per l’adulto: grazie al topponcino gli adulti inesperti hanno meno paura di tenere male il neonato o di farlo cadere; – igienico: ovunque il neonato si trovi, il topponcino gli offre una superficie d’appoggio pulita, anche perché le federe possono essere facilmente cambiate; – pratico: il topponcino permette di spostare il bambino ovunque, che sia sveglio o addormentato, senza che egli debba soffrire di bruschi cambiamenti degli stimoli sensoriali che riceve (temperatura, odore, consistenza ecc,). Il topponcino si adatta perfettamente al corpo del bambino sostenendo la testa, e perfettamente si adatta al suo letto, alla sua carrozzina, al suo tappeto, alle braccia di papà…
– alcuni testi consigliano che la mamma dorma con topponcino accanto per qualche settimana prima del parto, di modo che il materassino possa trattenere il suo odore ed accogliere meglio il neonato
– è importante usare il topponcino regolarmente, ogni giorno, in modo che il bambino possa farne un punto di riferimento nell’ambiente, riconoscendone l’odore e la consistenza;
– anche se l’odore del tapponcino persiste anche al cambio delle federe, non bisognerebbe sostituirle più di quanto non sia realmente necessario, soprattutto nelle prime settimane di vita del bambino
– il materassino può essere in casi estremi lavato, a seconda del tipo di imbottitura, a mano o in lavatrice. Per eliminare gli acari, eventualmente, non serve lavarlo: basta metterlo in un sacchetto e tenerlo una notte nel freezer. Naturalmente, fatto questo, bisognerà aspettare che raggiunga la temperatura ambiente prima di utilizzarlo;
– il materassino non va mai stirato, mentre possono esserlo le federe;
– si consiglia di predisporre per il bambino un topponcino ed almeno tre federe.
“Due notti fa verso mezzanotte (il piccolo aveva circa 3 settimane), dopo due ore di “latte – ruttino – addormentamento -trasferimento nella culla – sveglia – pianto a ridotto” e via così, mi sono ricordata del topponcino in fondo all’armadio e del suggerimento dei miei amici di usarlo per trasferire il bambino nel suo lettino. Ho preso il topponcino, ho posato su di esso il mio bambino disperato ed esausto e gli ho offerto il seno, guardandolo calmarsi e cedere al sonno. L’ho messo delicatamente sulla sua culla con il topponcino, molto lentamente e delicatamente ho tolto le mie mani da sotto, e ho trattenuto il respiro in previsione di una nuova esplosione di pianto. Non è successo niente. Il bambino ha continuato a dormire. Lui non aveva bisogno di sentire le mie braccia sotto di lui; aveva bisogno di sentire una superficie che non cambiava temperatura, consistenza o odore durante quei fragili momenti del primo sonno.” Pilar di The full Montessori
Come realizzare il topponcino in proprio e con poca spesa: tutorial
Anche se non si è esperti nel cucito, confezionare un topponcino non richiede più di 3 ore.
Materiale necessario per confezionare un topponcino: Per l’imbottitura interna possiamo alternare strati di ovatta o di mollettone a strati di mussola di cotone (preferibilmente biologico),: Ovatta di cotone biologica oppure mollettone di cotone Mussola di cotone biologica naturale
Scegliendo questa soluzione si dovranno alternare 4 strati di mussola a 5 strati di mollettone (naturalmente faremo meno strati con l’ovatta, che ha uno spessore maggiore)
Per ogni strato occorre tessuto (mussola e ovatta o mollettone) per 70 x 40 cm. Alcuni topponcini in commercio utilizzano per l’imbottitura altri materiali, quali ad esempio tessuto di cotone trapuntato:
mentre è sconsigliato l’uso di ovatta sintetica, lattice o gommapiuma.
Per confezionare il materassino servono inoltre: – forbici, – ago e filo (o macchina da cucire) – filo robusto da ricamo – mussola morbida di cotone per il rivestimento 140 x 80 cm, possibilmente biologica e non sbiancata – cartamodello, spilli, gessetto da sarta.
Il cartamodello: In realtà non è necessario un cartamodello, in quanto basta realizzare una forma ovale che misuri 67 x 37 cm. Questo si può fare molto facilmente ritagliando un rettangolo 67 x 37 cm ( o se si preferisce 62 x 40) da un foglio di giornale, ed arrotondando gli angoli per dargli una forma ovale. La soluzione più scientifica è quella di disegnare un rettangolo largo 30 cm ed alto 37 cm, quindi puntare il compasso a metà di uno dei lati e tracciare un semicerchio di raggio 18,5 cm (la metà di 37), ripetendo poi sull’altro lato:
Se può essere utile allego un cartamodello pronto (stampato misura 63 x 33) che può essere usato per il materasso, la fodera del materasso e la federa, aggiungendo lungo il bordo 2 cm per la linea di cucitura, e un altro centimetro per la linea di taglio.
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Come confezionare il materassino (photo credit: cliccare sull’immagine)
Utilizzando il cartamodello, ritagliamo l’imbottitura, senza lasciare margini di cucitura.
I vari strati di ovatta e mussola possono essere rifiniti lungo il bordo utilizzando il punto festone, per rendere l’imbottitura compatta e ridurne lo spessore
Riportiamo il cartamodello sul tessuto che abbiamo scelto di usare per il rivestimento fisso del materassino (due volte o una volta utilizzando tessuto doppio), e aggiungiamo almeno 1 cm di cucitura. Cuciamo lungo i margini, lasciando un’apertura di lato o sul fondo per l’inserimento dell’imbottitura.
Rivoltiamo
e inseriamo l’imbottitura.
Chiudiamo l’apertura che abbiamo usato per inserire l’imbottitura.
Per fissare l’imbottitura al rivestimento, cuciamo da 5 a 7 punti passando dall’alto verso il basso con ago e filo robusto, e prendendo insieme rivestimento superiore, imbottitura e rivestimento inferiore.
Un metodo alternativo, molto più veloce, è quello di preparare gli strati di ovatta e mussola e mettere in cima alla pila le due forme ritagliate per il rivestimento. Cucire quindi tutto insieme, ma lasciando sempre uno spazio aperto. A questo punto separare i due tessuti di rivestimento e ribaltare il lavoro.
Come realizzare la federa
Per la federa si consiglia di utilizzare un tessuto bianco di cotone o di lino. Per una federa occorrono circa 120 x 90 cm di tessuto. Anche la federa si può ricavare dal cartamodello.
Per la parte anteriore della federa usiamo il cartamodello intero; per la parte posteriore dividiamo il modello a circa 3/4 della lunghezza, aggiungendo al pezzo corto un margine per fare l’orlo, e al pezzo lungo almeno 15 centimetri, di cui qualche centimetro per l’orlo ed i restanti perché le due parti possano sormontarsi. Per ottenere una federa perfetta la cosa migliore è usare il materassino come modello. Basterà posare il topponcino sul tessuto e tracciare la forma lasciando un margine di cucitura di almeno 1 cm.
Orliamo le due parti della federa posteriore
Disponiamo sul tavolo la federa anteriore (col dritto sopra), poi copriamola col pezzo corto (col dritto sotto) e poi col pezzo lungo (sempre col dritto sotto)
I bambini e il cibo è un libro che fa parte della collana “Libri in tasca” di EPC Editore. In questa raccolta vengono pubblicati tascabili e ebook che trattano tematiche quali educazione, alimentazione, valorizzazione del sé e self help con un taglio operativo, per insegnare a mettere in pratica i consigli degli esperti.
Nel caso di “I bambini e il cibo” l’esperta che ci insegna a mettere in pratica i suoi consigli è la dottoressa Paola Medde, psicologa e psicoterapeuta, ricercatrice presso l’Università La Sapienza e presidente della Società Professionisti Italiani del Comportamento Alimentare e Peso (SPICAP). La sua attività si concentra sul periodo dell’allattamento e dello svezzamento.
“Da oltre trent’anni, come pediatra di famiglia, incontro quasi ogni giorno bambini obesi o in sovrappeso o che mangiano poco o nulla, o che si rifiutano di mangiare qualunque cibo ad esclusione delle solite poche cose (in genere dolci, pasta in bianco, fritti e salumi). Per questa ragione ho trovato il libro agile e piacevole, e ciò che più conta, potenzialmente efficace”, scrive la dottoressa Laura Olimpi nella prefazione.
Questo libro è uno strumento prezioso perchè focalizza l’attenzione sui processi di apprendimento in campo alimentare, su come questi avvengono, sul contributo che i genitori possono dare, sugli ostacoli che incontreranno, e aiuta a capire come trasmettere sane abitudini alimentari ai bambini, in modo naturale e senza forzature.
Il testo è suddiviso in due parti; la prima fornisce le basi per comprendere e riflettere, ed è suddivisa nei capitoli: – Perchè questo libro? – La Psicologia e il comportamento alimentare – Come si formano le abitudini e come cambiarle – Dall’informazione nutrizionale all’educazione alimentare – Il comportamento educativo efficace.
Le troppe informazioni nutrizionali, l’eccesso di attenzione al cibo, le nuove conoscenze sulle etichette degli alimenti ecc. hanno aumentato la consapevolezza, ma conoscere la qualità dei nutrienti e gli effetti benefici di una sana alimentazione non basta per cambiare il comportamento alimentare, che è un comportamento complesso fatto di influenze sociali, condizionamenti ambientali, processi di apprendimento e abitudini automatiche. I genitori hanno bisogno di strategie pratiche che li aiutino a fare ciò che gli specialisti dicono che è giusto fare, strategie pratiche per portare a termine con successo l’educazione alimentare dei propri figli. Nel nostro ruolo di genitori abbiamo un compito difficile: insegnare e trasmettere ai nostri figli dei comportamenti giusti e farli diventare delle abitudini. Una volta instaurate abitudini scorrette, soprattutto in campo alimentare , capita che, presi dalla fretta e dal timore di sbagliare, si cerchino strategie e soluzioni che promettono di ottenere tutto e subito: non è possibile. Che ci voglia tempo per imparare a fare le cose è abbastanza chiaro a tutti, ma che ci voglia tempo per cambiare è un po’ meno chiaro. L’abitudine è un comportamento che si stabilisce dopo ripetizioni frequenti di una specifica attività. Per abitudine alimentare non si intende il consumare il pasto a tavola o davanti alla TV, ma si intende una serie di situazione complesse che riguardano le preferenze dei cibi, ciò che siamo abituati a mangiare o rifiutare, i gusti, gli abbinamenti, le quantità, la capacità di regolarci sui segnali di fame/sazietà. Insegnare ai bambini a mangiare in modo corretto è necessario e richiede consapevolezza e scelta dei modi in cui intervenire. Ci vuole del tempo per strutturare delle abitudini e, una volta che si sono create abitudini sbagliate, occorre molta pazienza per correggerle: sapere che l’impresa non è impossibile rende il percorso più gradevole. Costringere i bambini a mangiare pietanze che non vogliono mangiare non li aiuta ad amare di più quegli alimenti. Al contrario, può determinare un’avversione che potrà rimanere per tutta la vita: nessun cibo che siamo stati costretti a mangiare durante l’infanzia troverà mai spazio nei nostri pasti quotidiani. Ripensando come genitori a tutti i nostri interventi educativi che hanno avuto successo, scopriremo che la naturalezza, la gioia del momento, la pazienza, la ripetizione costante ma soprattutto la leggerezza con la quale abbiamo affrontato quel compito educativo hanno reso tutto più facile e più efficace.
La seconda offre gli strumenti pratici per agire, ed è suddivisa nei capitoli: – Bambini che mangiano “troppo” – Bambini che mangiano “poco” – Bambini che mangiano “pochi” alimenti – Bambini che non mangiano frutta e verdura – Bambini che mangiano per fame emotiva.
Ogni capitolo della seconda parte presenta una parte introduttiva, nella quale l’autrice illustra casi affrontati nella sua ventennale esperienza professionale e le strategie adottate per risolvere il problema. Presenta poi un riassunto per punti intitolato “Ricordare”, per mettere a fuoco il problema che abbiamo col nostro bambino in relazione al cibo:
e una sorta di questionario intitolato “E ora tocca a voi” che ha lo scopo di aiutarci ad indagare le cause del problema e ad apportare le giuste modifiche del nostro comportamento. Infine presenta delle schede di approfondimento:
Il tuo bambino mangia troppo? Ricordiamo che anche se si tratta di bambini piccoli, dobbiamo sempre incoraggiarli ad esprimere i propri livelli di fame o sazietà. Se il bambino mangia troppo, chiediamoci chi ha dato l’esempio e riduciamo tutti, insieme, le porzioni. Vuole il piatto molto pieno? Passiamo ad un piatto più piccolo! Evitiamo di etichettare il bambino che instaura il meccanismo della “profezia che si auto-avvera”.
Il tuo bambino mangia poco? Pensare che siamo noi genitori a dover decidere la quantità di cibo necessaria alla crescita dei nostri bambini è un’idea sbagliata. Questo vale per tutti quei bambini in salute, che giocano felicemente, che dormono bene, che sono attivi, ma per i quali il momento del pasto si trasforma in un inferno: osservarli mentre svolgono le loro attività di gioco e studio, ci farà comprendere se il problema del “mangiare poco” è un problema reale. Ricordiamo che i bambini riescono ad autoregolarsi: fidiamoci del loro istinto. Ogni bambino, poi, ha la sua costituzione corporea: esistono anche bambini esili. Non imponiamoci sulla quantità, piuttosto aiutiamo i bambini a sviluppare forme di autocontrollo. L’autrice consiglia inoltre di tenere un diario alimentare del bambino per avere una visione oggettiva della situazione.
Il tuo bambino mangia pochi alimenti? Soprattutto nella fase dello svezzamento è importante evitare di introdurre troppi gusti simultaneamente. Un nuovo sapore dovrebbe essere proposto almeno dieci volte, una o due volte a settimana. Dovremmo sempre incoraggiare il bambino ad esprimere il proprio gusto chiedendogli: “Ti piace?”, “Perchè non ti piace?”. La nostra alimentazione è influenzata anche da fattori sociali: coi bambini più grandi il meccanismo dell’imitazione di un coetaneo può essere d’aiuto. L’autrice consiglia di invitare, ad esempio, altri bambini a casa per mangiare insieme, oppure facciamo in modo che possa mangiare fuori casa senza di noi.
Il tuo bambino non mangia frutta e verdura? E’ stato osservato che si può facilitare l’introduzione di frutta e verdura nelle abitudini quotidiane dei figli in modo efficace se l’atteggiamento del genitore è ragionevole e paziente, e se evita comportamenti di costrizione a tavola. Diversamente, maggiori sono le forzature e le ripetute presentazioni del cibo rifiutato e minore è la possibilità che i bambini assaggino il cibo non desiderato. Se diamo il buon esempio e mangiamo regolarmente frutta e verdura, non c’è ragione per dubitare che anche il nostro bambino lo farà. Tra i due anni ed i quindici nessun essere umano preferisce la verdura alla pasta o ai dolci, è naturale, è umano. Se non forziamo i bambini, se non nascondiamo mimetizziamo o camuffiamo i cibi rifiutati, essi faranno scelte alimentari simili alle nostre.
Il tuo bambino mangia per fame emotiva? Stiamo attenti ai “cibi premio”, che sono quasi sempre cibi poco salutari e portano ad associare il cibo a significati diversi da quelli alimentari o nutritivi. Utilizzandoli insegniamo inconsapevolmente ai nostri bambini che il cibo può essere usato non solo per soddisfare necessità energetiche, ma anche emotive, ad esempio il festeggiamento di un successo scolastico o sportivo. Per fame emotiva si intende un comportamento che utilizza il cibo (in particolare quello ricco di grassi o zuccheri) in risposta ad emozioni perlopiù negative. Anche la fame emotiva è un comportamento che si apprende, spesso già nella primissima infanzia. Il cibo, che dovrebbe essere offerto per nutrire, viene invece offerto ai bambini per farli felici, coccolarli, farli smettere di piangere.
Il manuale può essere usato andando direttamente al capitolo che ci interessa, oppure leggendo i capitoli in modo progressivo, ed è un aiuto prezioso per tutti gli educatori coinvolti nell’educazione alimentare dei piccoli.
“Montessori per i genitori: proposte pratiche per applicare il metodo a casa – Bambini da 0 a 3 anni” è un libro che fa parte della collana “Libri in tasca” di EPC Editore. In questa raccolta vengono pubblicati tascabili e ebook che trattano tematiche quali educazione, alimentazione, valorizzazione del sé e self help con un taglio operativo, per insegnare a mettere in pratica i consigli degli esperti.
Nel caso di “Montessori per i genitori” le esperte che ci insegnano a mettere in pratica i loro consigli sono Nicoletta Cola e Antonella Di Marco. Nicoletta Cola è insegnante di nido montessoriana e formatrice nei corsi organizzati dall’Opera Nazionale Montessori e nel corso universitario Montessori 0-3 anni attivato dall’Università LUMSA di Roma. Antonella Di Marco, recentemente venuta a mancare, è stata Psicologa della relazione educativa, coordinatrice didattica e docente formatrice nei Corsi per la prima infanzia dell’Opera Nazionale Montessori.
La grandezza di questo piccolo libro sta nel fatto che le due autrici riescono ad essere concise ma esaustive e precise, pratiche ma senza svilire la profondità delle motivazioni, capaci di mettere a fuoco i veri bisogni dei genitori di bambini piccoli, fornire chiavi di comprensione e suggerire veri atti pratici, ma senza pontificare. Non posso non notare che concisione, chiarezza e precisione sono proprio la norma della “lezione” montessoriana, come l’identificazione dei veri bisogni cui l’educazione deve rispondere è la chiave di tutta la didattica montessoriana. E’ inoltre un testo piacevole e di facile lettura, e può essere un valido aiuto nella gestione quotidiana dei propri bambini, soprattutto perchè porta a riflettere sul nostro rapporto con loro, anche senza conoscere nulla della pedagogia montessoriana.
Il testo è suddiviso in cinque capitoli: – La felicità del bambino – L’ambiente del bambino – Come affrontare al meglio il periodo sensitivo legato al divezzamento – Il bambino si muove verso il mondo – La libertà del bambino, ma non è necessario leggerlo tutto di seguito: i numerosi esempi pratici, accompagnati da numerose immagini di vita reale, lo rendono una valida giuda da consultare quando se ne presenta il bisogno.
Ogni capitolo è strutturato in modo da suggerirci una domanda iniziale, a cui le autrici rispondono dandoci spunti di riflessione che riguardano la loro esperienza professionale e personale, nella quale ogni genitore può immedesimarsi. Questi spunti di riflessione sono rafforzati da puntuali citazioni dai testi di Maria Montessori, e in questo modo il libro è davvero leggibile anche da chi entra in contatto la prima volta con questa pedagogia.
Nel primo capitolo, dopo aver dato spunti di riflessione su ciò che si può intendere come “felicità del bambino”, si propongono attività-esempio (mobile per i neonati, cestino dei tesori, oggetti da trasportare, gioco euristico, attività di vita pratica) e a conclusione si offrono delle schede di approfondimento sul cestino dei tesori e sul gioco euristico.
Nel secondo capitolo riflettiamo sull’influenza dell’ambiente naturale, biologico e umano: intrauterino, extrauterino e supernaturale (la casa, la cameretta, ecc.), per comprendere come preparare un ambiente adeguato ad accogliere il bambino e come rispondere al suo bisogno di ordine.
Nel terzo capitolo troviamo una guida pratica attenta e precisa per gestire il periodo del divezzamento e una chiave di comprensione che può essere sintetizzata in questa semplice frase “la bocca è un organo di confine con il mondo esterno e niente deve entrarvi senza la piena volontà del bambino”. I consigli riguardano la scelta di consumare il pasto sempre nello stesso posto; il predisporre tavolo e seggiolina adatti; la scelta migliore per tovaglia, vasellame, posate e bavaglino tenendo presente il fatto che tutto ciò che viene scelto può diventare oggetto di attività per il bambino; l’atteggiamento che l’adulto tiene verso il bambino in fase di divezzamento.
Nel quarto capitolo viene trattato lo sviluppo del movimento del bambino, innanzitutto sfatando il falso mito secondo cui il bambino comincia a camminare perchè è l’adulto, ad un certo punto, ad insegnarglielo: impariamo a riconoscere e ad ammirare il grande lavoro del bambino, che si muove da subito, anche dentro il grembo materno, e col tempo e l’esercizio spontaneo rende i suoi movimenti sempre più volontari. L’unica cosa che può fare l’adulto quindi, è favorire il movimento che il bambino stesso ha conquistato. Seguono attività-esempio per favorire il movimento in posizione supina, sul fianco, prona, seduta, eretta. Allenatore o genitore? Genitore che comprende l’esigenza del bambino ad essere aiutato a fare da sé.
Il quinto capitolo tratta infine il tema che è forse il più difficile per ogni genitore: la libertà del bambino e il dare limiti. Viene citata Maria Montessori “Un vigoroso e fermo richiamo è solo è vero atto di bontà… non temete di distruggere il male: soltanto il bene dobbiamo temere di distruggere“, e posta la domanda cruciale: quanti sanno essere vigorosi e fermi, senza diventare aggressivi? Per rispondere a questa domanda le autrici analizzano alcuni degli errori comunicativi più comuni che gli adulti commettono rivolgendosi ai bambini piccoli, accompagnandoci a porci delle domande e fornendoci preziosi consigli: sussurro o strillo? Parlo facile o difficile? Sono sicuro di quello che sto dicendo? Uso poche ma sentite parole? Da dove ti parlo? Infine si danno consigli e spunti di riflessione per arrivare alla giusta via di mezzo senza cadere nei due opposti che sono tirannia e lassismo. La prima è magnificamente descritta da Maria Montessori “Il peccato mortale che ci domina e ci impedisce di comprendere il bambino è l’ira… all’ira si associa l’orgoglio che presta all’ira una maschera seducente, la toga della dignità, che arriva perfino a esigere rispetto facendo assumere all’ira la forma della tirannia. Una tirannia spacciata per il bene del bambino“. Il secondo si manifesta con l’incapacità dell’adulto a dire no ed è legata ad una serie di paure (del conflitto, del giudizio, del distacco, ecc.). Tra questi due opposti si possono realizzare diversi stili educativi: qual è il tuo? Conclude il capitolo una serie di consigli che riguardano il dare regole con successo, e il modo di affrontare il rifiuto dei limiti da parte dei bambini, quello che conosciamo come “capriccio”.
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Sono davvero felice di notare che oggi finalmente anche i genitori italiani comincino ad avere a disposizione testi divulgativi sul metodo Montessori, oltre che materiali sempre più vari, a prezzi sempre più accessibili e nella nostra lingua. Quando le mie figlie erano piccole il panorama era totalmente diverso, e l’unica via praticabile per trovare strumenti utili per applicare la pedagogia montessoriana in casa era rivolgersi alle risorse in lingua inglese. Penso che qualsiasi nuova iniziativa di carattere divulgativo sul metodo Montessori è da accogliere come il segno, finalmente, di un mutamento culturale nel nostro Paese, mutamento che vede rinnovata curiosità verso il lavoro di Maria Montessori per qualcuno, ma scoperta ancora per molti. E sono abbastanza certa del fatto che il web abbia avuto un ruolo non da poco in questo mutamento. Mi sembra di poter dire che questa visione del bambino e quindi dell’uomo, che è la pedagogia montessoriana, stia uscendo dalla sua “nicchia” proprio grazie al fiorire di iniziative editoriali e imprenditoriali in cui soprattutto i genitori (come autori, blogger, imprenditori, semplici cittadini) sono i soggetti attivi. La qualità di queste produzioni può essere notevole, oppure può trattarsi di puro interesse per “cavalcare l’onda”, ma resta il fatto che è un bene che stia succedendo anche da noi. Si è creata un’offerta che comprende cose belle, cose pessime e cose così e così, e questo dà a noi genitori la libertà e la responsabilità di scegliere. Detto questo, quando incontro un testo chiaro, profondo e pratico come “Montessori per i genitori: proposte pratiche per applicare il metodo a casa – Bambini da 0 a 3 anni”, sento davvero di poterlo consigliare a tutte le persone che hanno la fortuna di condividere la propria vita con dei bambini.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA. Presentazione per bambini del nido e della scuola d’infanzia. La tavoletta può essere realizzata facilmente a casa, disegnando gli elementi su di una bella tovaglietta plastificata o in tessuto. Se scegliamo la tovaglietta in tessuto, possiamo proporla piegata o arrotolata (come un tappeto per le attività). Per la presentazione io ho usato quella in legno prodotta da Montessori 3D di Boboto. E’ una presentazione anche troppo dettagliata, ricordiamo che l’importante è sempre essere sicuri di avere l’attenzione del bambino ed eseguire sempre gli stessi movimenti, con lentezza e accuratamente. Per questo la cosa migliore è provare la presentazione da soli più volte, prima di proporla al bambino.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA – Materiale: – tavoletta dell’apparecchiatura o tovaglietta in tessuto o plastificata – un piatto piano (o piattino) – un piatto fondo (o tazza con o senza manico) – posate a seconda del pasto (nella presentazione una forchetta, un cucchiaio, un coltello e un cucchiaino) – un bicchiere di vetro – un tovagliolo piegato e stirato, possibilmente in tessuto e per chi lo desidera un anello portatovagliolo – un contenitore o un vassoio in cui mettere tutte le stoviglie per il trasporto.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA – Presentazione: – invitiamo il bambino a venire con noi, dicendogli che abbiamo qualcosa da mostrargli – chiediamo al bambino di prendere il vassoio col materiale per apparecchiare e portarlo al tavolo tenendolo con due mani – mettiamo uno sgabello alla sinistra del tavolo e diciamo al bambino di posare il vassoio su di esso (alcuni insegnanti preferiscono porre il vassoio direttamente sul tavolo, mettendolo nell’angolo sinistro) – se abbiamo a disposizione la tavoletta rigida prendiamola con due mani e mettiamola lungo il margine inferiore del tavolo, al centro (in corrispondenza del posto a sedere)
– se abbiamo a disposizione una tovaglietta in tessuto ripiegata, prendiamola con pollice ed indice della mano destra (per l’angolo in alto a destra della tovaglietta), solleviamola per aprirla e posiamola sul tavolo. Distendiamo la tovaglietta sul tavolo e lisciamola bene. Se abbiamo a disposizione una tovaglietta in tessuto arrotolata, srotoliamola sul tavolo come i bambini hanno imparato a fare col tappeto – mettiamo il piatto al centro, nell’area disegnata sulla tavoletta – prendiamo il piatto fondo ( o la tazza) con due mani, per i bordi oppure mettendo la mano destra sul fondo e la sinistra sul bordo sinistro. Se la tazza è munita di manico, mostriamo al bambino come impugnarla: il pollice sul manico in alto, ed indice e medio infilati nel foro – mettiamo il piatto fondo (o la tazza) sopra al piatto piano – prendiamo la forchetta con la mano destra – indichiamo i rebbi della forchetta con la mano sinistra – mettiamo la forchetta nell’area disegnata sulla tavoletta, a sinistra dei piatti – l’impugnatura dovrà trovarsi vicina al margine inferiore della tavoletta – prendiamo il coltello con la mano destra – indichiamo la lama del coltello con la mano sinistra – mettiamo il coltello nell’area disegnata sulla tavoletta a destra dei piatti, col manico verso il basso e il bordo tagliente della lama rivolto verso i piatti – prendiamo il cucchiaio con la mano destra – indichiamo il manico del coltello e poi la parte concava del cucchiaio con la mano sinistra – mettiamo il cucchiaio nell’area disegnata, a destra del coltello – l’impugnatura dovrà trovarsi vicino al margine inferiore della tavoletta – prendiamo il tovagliolo con la mano destra – con la mano sinistra indichiamo i bordi del tovagliolo sul tovagliolo e sulla tavoletta – con la mano sinistra solleviamo la forchetta e con la destra posizioniamo il tovagliolo nell’area disegnata – con la mano sinistra mettiamo la forchetta sul tovagliolo – se scegliamo di utilizzare anche l’anello portatovagliolo, mostriamo al bambino come arrotolare il tovagliolo, in modo simile a come sa già fare col tappeto, e infiliamolo nell’anello, quindi mettiamo la forchetta vicino al piatto e il tovagliolo alla sua sinistra – prendiamo il cucchiaino con la mano destra – indichiamo con la mano sinistra il manico e la parte concava – posizioniamo il cucchiaino nell’area disegnata sulla tavoletta, davanti ai piatti – prendiamo il bicchiere di vetro con due mani, o se preferiamo con la sinistra destra sulla circonferenza e la sinistra sotto – mettiamo il bicchiere nell’area disegnata sulla tavoletta – facciamo insieme al bambino un passo indietro per osservare il lavoro ultimato diciamo: “Così abbiamo apparecchiato la tavola”
– rimettiamo il materiale nel contenitore, prendendolo in ordine da sinistra a destra (dal cucchiaio al tovagliolo) e riponendo le stoviglie sul vassoio nello stesso ordine che avevano sulla tavoletta. In ultimo prendiamo il bicchiere e il cucchiaino. Se abbiamo usato l’anello portatovagliolo, mostriamo come togliere il tovagliolo dall’anello, srotolarlo e porlo ben ripiegato sul vassoio. Mettiamo quindi l’anello sul tovagliolo
– se abbiamo utilizzato una tovaglietta in tessuto, ripieghiamola come i bambini hanno già imparato a fare per ripiegare il panno – dopo aver ripristinato il vassoio o il contenitore, facciamo insieme al bambino un passo indietro per osservare il lavoro ultimato diciamo: “Così abbiamo sparecchiato la tavola” – chiediamo al bambino di apparecchiare da solo la tavola. Ricordiamo che in questa fase il bambino ha il diritto a tutta la nostra pazienza e a tutto il nostro rispetto, soprattutto per quanto riguarda i tempi – quando ha terminato l’esercizio chiediamogli di rimettere il contenitore o il vassoio al suo posto sullo scaffale delle attività di vita pratica.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA – Controllo dell’errore: – le stoviglie non si trovano nell’area disegnata sulla tavoletta – si percepisce disordine o disarmonia.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA – Punti di interesse: – percepire la bellezza di tutto il materiale usato per apparecchiare la tavola – provare appagamento nel vedere l’ordine e l’armonia che il bambino ha creato con le sue mani apparecchiando la tavola – ricordare dove e come vanno posizionati i vari elementi che si preparano prima di mangiare, ma naturalmente dopo la presentazione non è fondamentale che il bambino segua l’ordine che abbiamo usato noi per porre gli elementi sulla tovaglietta.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA – Scopi: – permettere al bambino di far fronte in modo indipendente alla preparazione della tavola prima dei pasti – favorire l’indipendenza del bambino e di conseguenza alimentare la sua autostima – stimolare la coordinazione occhio-mano – favorire le capacità di concentrazione – stimolare nel bambino l’attenzione e l’interesse per chi lo circonda (coscienza sociale) – favorire l’integrazione del bambino nel gruppo sociale (scuola, famiglia) – eseguire movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato che è utile per se stessi e per gli altri.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA – Estensioni: – usare una tavoletta senza disegni e uno schema per l’apparecchiatura stampato per il controllo – usare una tovaglietta senza disegno – apparecchiare la tavola anche ad altre persone che mangiano con lui: i membri della famiglia o i compagni di tavolo a scuola – dare l’incarico ad un gruppo di bambini che hanno già sperimentato questa presentazione, di apparecchiare la tavola per tutti i bambini – apparecchiare la tavola per pasti diversi: colazione, pranzo, merenda, giorni di festa, ecc… – aggiungere elementi, ad esempio un piccolo cestino per il pane da porre in alto a sinistra sulla tovaglietta, sale e olio, un vasetto di fiori, un segnaposto ecc… – chiedere al bambino di lavare e asciugare il tavolo prima di apparecchiare – dare al bambino uno schema di apparecchiatura stampato su carta, da colorare, per stimolare la memorizzazione della posizione degli elementi che servono ad apparecchiare la tavola per mangiare.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA Età consigliata: – dai 2 anni e mezzo ai 5 anni.
Vita pratica Montessori LA TAVOLETTA DELL’APPARECCHIATURA
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita. Un’attività di vita pratica Montessori che si focalizza sul movimento del polso e la pratica nell’avvitare e svitare viti e bulloni. Ha lo scopo di coltivare la coordinazione motoria e la precisione del movimento e rientra nell’area dei movimenti elementari.
In questa presentazione ho utilizzato il materiale di Montessori 3D di Boboto, che abbina alle viti e ai bulloni un esercizio di appaiamento per grandezza e colore.
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Presentazione (individuale)
Materiale: – avvita/svita – tre cestini – un vassoio – tavolo o tappeto (se scegliamo il tavolo è comunque necessaria una tovaglia di panno per evitare che gli elementi rotolino via)
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Presentazione: – invitiamo il bambino ad unirsi a noi nell’esercizio, e se scegliamo di usare il tappeto, chiediamo al bambino di srotolarne uno – andiamo allo scaffale delle attività di vita pratica e mostriamo l’attività che intendiamo svolgere. Diciamo: “Oggi lavoreremo col blocco delle viti e dei bulloni” – portiamo il vassoio col materiale al tavolo o al tappeto, tenendolo come sappiamo con due mani – mettiamo il vassoio in alto – mettendoci alla destra del bambino o dietro di lui, se pensiamo che abbia bisogno di avere una visione frontale del movimento delle nostre mani (come ad abbracciarlo da dietro) – prendiamo dal vassoio il materiale e mettiamolo davanti a noi
– facciamo ruotare il materiale su un fianco
– indichiamo gli elementi che compongono il materiale nominandoli: vite, tavoletta, bullone, blocco di legno, verde, blu, giallo, rosso, – scegliamo una vite col bullone avvitato tra quelle che si trovano nel blocco (meglio la prima a sinistra) – afferriamo con la mano non dominante la testa della vite utilizzando tre dita (pollice, indice e medio) , e con la mano dominante afferriamo il bullone sempre con le tre dita – facciamo ruotare il bullone finchè le dita ce lo consentono (circa 180 gradi), poi togliamo le dita, riprendiamo il bullone e continuiamo così fino ad arrivare quasi a toglierlo – lentamente facciamo il movimento inverso per un breve tratto e diciamo: “Avvito”, poi svitiamo di nuovo e diciamo “Svito”, e ripetiamo qualche volta, infine arriviamo a separare la vite dal bullone (i bulloni si svitano in senso antiorario e si avvitano in senso orario) – mettiamo il bullone in uno dei tre cestini – afferriamo la testa della vite con la mano sinistra e con la mano destra sfiliamo la tavoletta e mettiamola in un altro cestino facendo notare che se non teniamo la tavoletta orizzontale sarà molto difficile toglierla – afferriamo il blocco di legno con la mano sinistra, e con la mano destra utilizzando tre dita (pollice, indice e medio) sfiliamo la vite e mettiamola nel terzo cestino – ripetiamo la procedura con le altri viti, le altre tavolette e gli altri bulloni
– riprendiamo la nomenclatura estraendo gli elementi dal cestino e mettendoli sul tavolo in questo ordine:
– rimettiamo tutti i bulloni in un cesto, tutte le viti in un altro e tutte le tavolette in un altro – prendiamo dal cesto la vite verde e inseriamola nel foro più grande, poi prendiamo la tavoletta verde e infiliamola nella vite – posiamo il blocco sul tavolo – prendiamo il bullone verde, infiliamo il bullone e facciamolo ruotare come descritto per lo svitamento finchè il bullone non toccherà la tavoletta verde – ripetiamo la procedura con le altri viti, le altre tavolette e gli altri bulloni
– riponiamo il vassoio nello scaffale.
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Linguaggio: – vite, bullone, tavoletta, blocco di legno, cestino, vassoio, verde, blu, giallo, rosso, più grande, più piccolo, grande, piccolo, primo, secondo, terzo, quarto – abbinare, svitare, avvitare, mettere, ruotare in senso orario, ruotare in senso antiorario, scegliere, afferrare – parlare della forma, del colore e delle qualità tattili delle viti e dei bulloni – dire a cosa servono le viti e i bulloni, andandoli a cercare negli oggetti presenti nella stanza.
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Controllo dell’errore: – insito nel materiale: per dimensione e colore esiste una sola possibilità di abbinamento – insito nel materiale: se il bambino ha rispettato la sequenza non avanzano pezzi sul tappeto.
Età: – dai 2 anni e mezzo ai 4 anni.
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Punti di interesse: – inserire la tavoletta forata nella vite – avvitare il bullone alla vite – svitare il bullone alla vite – infilare la vite nel blocco di legno – inserire gli elementi nella giusta sequenza.
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Scopi: – motricità fine, destrezza e coordinazione occhio-mano – rinforzare la muscolatura della mano e la capacità di presa delle dita in preparazione alla scrittura – sviluppare la capacità di concentrazione e coordinazione – stimolare la capacità di memorizzare una sequenza – sviluppo del senso di indipendenza e di conseguenza dell’ autostima – soddisfare il bisogno di ordine del bambino – imparare ad avvitare e svitare un bullone su una vite – abbinamento di oggetti in base alla dimensione – abbinamento di oggetti in base al colore.
Montessori da zero a tre anni: avvita/svita Note: – coi bambini più piccoli è preferibile usare viti e bulloni senza che essi siano inseriti nel blocco di legno. In questo caso useremo un unico cestino nel quale metteremo 3 viti con bullone delle stesse dimensioni e piuttosto grandi. Quindi metteremo sul tappeto i tre elementi, in colonna o in riga, e procederemo nell’esercizio. – poi potremo passare a 3 elementi di dimensioni diverse (sempre piuttosto grandi). – la difficoltà aumenterà usando più viti con bulloni o scegliendo viti con bulloni sempre più piccoli, o inserendo altri elementi come la tavoletta forata che ho mostrato.
Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO per bambini del nido e della scuola d’infanzia. Il mortaio è uno strumento che ci collega con le più antiche tradizioni dei nostri antenati.
E’ la conoscenza del mondo reale che può arricchire la capacità di immaginare e creare dei bambini, per questo è importante incoraggiarli ad esplorare, ad entrare nel mondo delle cose reali e fare scoperte originali che abbiano valore per loro.
Per le presentazioni che seguono ho fotografato il materiale prodotto da Montessori 3D di Boboto.
Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO – Materiale: – due piccole ciotole identiche: una vuota e una parzialmente riempita con l’ingrediente da macinare – mortaio con pestello a misura di bambino – cucchiaino – vassoio a misura di bambino – un pennellino (facoltativo).
Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO – Esercizio: – invitiamo il bambino e andiamo allo scaffale delle attività di vita pratica – indichiamo il vassoio che vogliamo usare e diciamo: “Oggi lavoreremo con mortaio e pestello” – portiamo il materiale al tavolo e diciamo: “Useremo mortaio e pestello per schiacciare questi gusci d’uovo” – chiediamo: “Metteresti questi gusci nel mortaio?”. Il bambino trasferisce con le mani o col cucchiaio o travasando dal contenitore i gusci nel mortaio – prendiamo il pestello e diciamo: “Questo è il pestello”, quindi mostriamo brevemente come si usa. Diamo il pestello al bambino, che pesta i gusci con movimenti dall’alto verso il basso e con movimenti circolari
– quando siamo soddisfatti, fermiamoci ad osservare il risultato del suo lavoro – chiediamo al bambino di trasferire la polverina ottenuta nel secondo contenitore travasandola o usando il cucchiaio
– al termine il bambino può usare il pennello per spolverare il mortaio e il pestello.
Come variante dell’esercizio possiamo usare gusci colorati oppure offrire ai bambini diversi modelli di mortai.
___________________________ Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO Esercizi di vita pratica con mortaio e pestello
Scopi: – rafforzare la muscolatura della mano e delle dita – sviluppare la coordinazione occhio-mano – stimolare i sensi soprattutto attraverso profumi e suoni – preparare alla scrittura – stimolare la coordinazione occhio-mano, la concentrazione, il senso per l’ordine – sperimentare sequenze di causa-effetto (dall’ingrediente alla polvere)
Linguaggio: – mortaio, pestello, ciotola, pestare, frantumare, i nomi di semi, foglie, spezie e degli altri ingredienti
Note: – il materiale deve essere ordinato, attraente, delle dimensioni adatte alla mano del bambino – i mortai di legno sono adatti solo a materie secche, mentre quelli in pietra o ceramica possono essere usati anche ingredienti umidi – l’ingrediente frantumato deve avere un utilizzo (in cucina, giardinaggio, arte, ecc…) – l’impegno che richiede l’uso di mortaio e pestello e gli stimoli sensoriali collegati hanno un effetto calmante sul bambino.
Età: – dai 2 anni e mezzo ai 5 anni.
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Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO Ingredienti che possono essere proposti per l’attività con mortaio e pestello
Spezie e aromi: – semi di coriandolo – anice stellato – chiodi di garofano – chicchi di caffè – fiori secchi di lavanda
Vegetali freschi o secchi: – petali di fiori – foglie
______________________ Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO Frantumare le spezie
Si tratta di un’attività straordinariamente invitante che coinvolge i sensi, sviluppa la forza della mano, e risponde al bisogno di ordine del bambino. Rientra nelle attività di vita pratica e offre al bambino l’opportunità di contribuire attivamente alla vita della comunità in cui vive, la sua classe e la sua famiglia.
Lavorare insieme per preparare e servire il cibo può diventare un evento sociale che coinvolge tutti. Il bambino piccolo può avere il compito di preparare uno o due ingredienti triturati nel mortaio.
I bambini potranno divertirsi a sperimentare con le diverse combinazioni di profumo e consistenza.
Possibili utilizzi delle spezie frantumate: – pot-pourri – tisane – polveri colorate per pittura, acquarello, collage – ingredienti specifici in ricette dolci e salate – play dough.
Alle spezie da frantumare possiamo abbinare le carte delle nomenclature:
___________________________________ Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO Frantumare i gusci d’uovo
Preparazione: I gusci d’uovo devono essere puliti, asciutti e privi della membrana interna.
Possibili utilizzo dei gusci frantumati: – integratore alimentare per gatti (guscio d’uovo) – mangime per uccelli (guscio d’uovo e semi) – giardinaggio (il guscio d’uovo cosparso attorno alle piante arricchisce il terreno e scoraggia i parassiti) – collage – neve finta per decorazioni.
____________________________________ Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO
Possibili utilizzi delle erbe fresche, fiori e foglie frantumati: – tisane – play dough – polveri coloranti – collage – condimenti.
___________________________________ Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO
Possibili utilizzi di cracker, fette biscottate, biscotti frantumati: – pezzetti di frutta fresca sullo stuzzicadenti rivestiti di biscotto secco – cheese cake varie – al posto della farina per spolverare le tortiere dopo averle imburrate – salame al cioccolato.
__________________________ Vita pratica Montessori ESERCIZI CON MORTAIO E PESTELLO
Possibile utilizzo di semi frantumati: – condimenti per primi e insalate – pot pourri – play dough.
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Possibili utilizzo della frutta fresca frantumata: – cheese cake – polpa di frutta fresca per yogurt.
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Possibili utilizzi del gesso colorato frantumato: – polveri colorate per pittura e acquarello per carta e asfalto.
Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:
Boccette degli odori Montessori: presentazioni ed esercizi per bambini del nido e della scuola d’infanzia.
Il materiale è formato da contenitori cilindrici in numero pari (per formare 2, 3, 4, 6 coppie dello stesso profumo) muniti di tappo facilmente rimovibile dal bambini. I due gruppi di contenitori possono essere contrassegnati con tappi di colore diverso (ad esempio 6 beige e 6 grigi), oppure possiamo mettere del nastro adesivo colorato sul contenitore (ad esempio 6 blu e 6 rossi), oppure possiamo utilizzare cotone di colore differente per la sostanza profumata da appaiare.
Il materiale fotografato per queste presentazioni è di Montessori 3D di Boboto.
Il senso dell’olfatto è spesso sottovalutato, ma la capacità di sentire gli odori è molto importante, ed è strettamente legata al senso del gusto. Quando sentiamo un odore minuscole particelle entrano e nel naso e stimolano i neuroni olfattivi. Gli odori hanno la capacità di evocare ricordi e possono avere effetti eccitanti o calmanti.
Boccette degli odori Montessori
Quali odori scegliere? La regola generale è scegliere solo odori gradevoli. Alcuni esempi: – sostanze secche (ben nascoste in involucri di stoffa o carta leggera per evitare il riconoscimento visivo): spezie, erbe aromatiche, pot-pourri, lavanda secca, scorza di limone o arancio, caffè macinato grossolanamente – sostanze liquide (versate in un foglietto di carta assorbente o su un batuffolo di cotone): vaniglia o altre essenze usate in cucina (mandorla, limone, menta, cacao, ecc.), profumi, acqua di rose, oli essenziali, ecc. Ricordiamo che gli odori si deteriorano velocemente e devono essere sostituiti periodicamente. Le boccette devono essere accuratamente lavate con bicarbonato prima del riempimento per eliminare gli odori.
Note sull’uso delle boccette degli odori coi bambini: – durante la stagione fredda questo materiale non è consigliabile per l’incidenza di raffreddori in classe – prima dell’esercizio può essere utile chiedere comunque al bambino di soffiarsi il naso – si consiglia di non preparare più di quattro coppie di boccette perché se ci sono troppe coppie, il naso comincia a sentire un unico odore.
_________________ Boccette degli odori Montessori Presentazione con tre boccette con tre odori diversi
Con questa presentazione il bambino esplora il materiale concentrandosi sul senso dell’olfatto.
Materiali: – 3 boccette degli odori preparate con batuffoli o pezzette di stoffa o di carta imbevute di tre essenze diverse – tavolo o tappeto.
Presentazione: – invitiamo il bambino a lavorare con noi con le ‘boccette degli odori’ – mostriamo dove si trovano le boccette degli odori sullo scaffale e come trasportare il materiale – posiamo il vassoio sul piano di lavoro, lungo il margine superiore, a lato e chiediamo al bambino di sedersi alla nostra sinistra. Possiamo soffiarci il naso e chiedere al bambino di farlo, se lo riteniamo utile
– togliamo dal vassoio le tre boccette, prendendole con la presa a tre dita e mettiamole sul piano di lavoro a formare una linea orizzontale da sinistra a destra – cominciando dalla boccetta a sinistra, prendiamo la boccetta, mettiamola davanti a noi. Tenendo la boccetta con la mano non dominante togliamo il tappo (il tappo possiamo posarlo sul tavolo oppure tenerlo in mano, l’importante è che i tappi non vengano scambiati) – portiamola al naso e annusiamola. Per sentire meglio l’odore teniamola un attimo sotto il naso, poi facciamola scorrere lentamente a destra e a sinistra. Passiamo la boccetta al bambino e chiediamogli, ad esempio: “Non è un buon odore?”, “Cosa ti ricorda questo odore?”. Rimettiamo la boccetta sul tavolo e richiudiamola
– continuiamo allo stesso modo con le altre boccette, procedendo sempre da sinistra a destra
– ad esercizio ultimato rimettiamo le boccette nel vassoio, sempre prendendole da sinistra a destra e riportiamo il materiale sullo scaffale.
_________________ Boccette degli odori Montessori Presentazione con appaiamento degli odori
Materiali: – 3 coppie di boccette degli odori preparate con batuffoli o pezzette di stoffa o di carta imbevute di tre essenze diverse (a due a due). Quando il bambino ha imparato ad eseguire l’esercizio possiamo via via incrementare il numero a 4, 5 o 6 coppie di boccette degli odori – tavolo o tappeto.
Presentazione: – invitiamo il bambino a lavorare con noi con le boccette degli odori – portiamo al tavolo il materiale e mettiamo il primo vassoio di boccette degli odori al centro del piano di lavoro, il secondo accanto al primo, alla sua destra e diciamo: “Oggi formeremo delle coppie di boccette degli odori uguali”
– prendiamo una ad una le boccette del primo vassoio e mettiamole sul piano di lavoro formando una linea orizzontale (o verticale, o obliqua) davanti al vassoio, poi facciamo lo stesso con le boccette del secondo
– in alcune presentazioni si preferisce disporre le due serie a V rovesciata come in questo video:
– oppure in due linee parallele mantenendo uno spazio adeguato tra i due gruppi, come qui:
– prendiamo la prima boccetta a sinistra del primo set e mettiamola davanti a noi, poi prendiamo anche la prima boccetta a sinistra del secondo set e mettiamola accanto all’altra
– togliamo il tappo alla prima boccetta e annusiamo come abbiamo imparato nella prima presentazione, poi togliamo il tappo della seconda e annusiamo anche quella
– se i due odori combaciano, rimettiamo i tappi e mettiamo le due boccette insieme tra i due vassoi. Diciamo: “Questi due odori sono uguali. Sono una coppia”
– se non combaciano, rimettiamo la boccetta di destra al suo posto e scegliamo quella successiva. Continuiamo finché non avremo trovato la boccetta con l’odore che combacia
– prendiamo la seconda boccetta di sinistra e diciamo al bambino che ora sarà lui a cercare la boccetta di destra che si abbina – formata anche la seconda coppia, rimarranno le ultime due boccette – il bambino le mette davanti a sé e le annusa per verificare che abbiano lo stesso odore – al termine dell’esercizio riponiamo le boccette di ogni set nel proprio vassoio e riportiamo il materiale sullo scaffale.
– per variare l’esercizio possiamo mettere i due set di boccette degli odori da appaiare su due tavoli diversi, ad una certa distanza l’uno dall’altro (abbinamento a distanza).
Boccette degli odori Montessori
Altre varianti ed esercizi paralleli: – disponiamo nella stanza fiori, barattoli di spezie, essenze profumate e chiediamo ai bambini di appaiare le boccette degli odori con questi elementi presenti in classe (abbinamento con l’ambiente). Possiamo anche preparare un cestino con oggetti che abbiamo profumi facilmente riconoscibili (alimenti, fiori, frutti, rametti di spezie ecc. come questo:
– prepariamo insieme alle boccette degli odori le immagini dei fiori o delle spezie usate, in modo che il bambino possa abbinare alle boccette anche le immagini – con i bambini facciamo una gita all’aria aperta e annusiamo diverse varietà di fiori e piante, osserviamole e descriviamo i loro profumi. Se abbiamo a disposizione un giardino, possiamo coltivare erbe, piante aromatiche, e varietà profumate di fiori – esploriamo coi bambini la relazione che c’è tra odore e sapore. Questo può essere fatto in almeno due modi: chiedendo al bambino di mangiare i primi bocconi con il naso tappato, poi di aprirlo; chiedendo al bambino di identificare il cibo che ha davanti con gli occhi bendati – possiamo chiedere al bambino di tapparsi il naso e aprire la bocca. Mettiamo nella sua bocca un pezzetto di frutta e chiediamogli se indovina che cos’è. Poi facciamogli liberare il naso.
______________ Boccette degli odori Montessori
Punti di interesse: – i tappi da mettere e togliere – la possibilità di insegnare ai bambini come soffiare il naso.
Scopo: – stimolare l’interesse e la consapevolezza del bambino verso gli odori e i profumi che lo circondano – affinare il senso dell’olfatto – notare le differenze tra gli odori – arricchire il vocabolario – sviluppare tecniche per la risoluzione di problemi (problem solving).
Nomenclatura: – i bambini possono imparare i nomi delle sostanze usate per le boccette degli odori – i bambini possono apprendere una serie di parole utili per descrivere gli odori.
Controllo dell’errore: – la capacità del bambino di discriminare odori e profumi.
Le spolette dei colori usate per le presentazioni sono prodotte da Montessori 3D di Boboto.
La seconda serie di spolette dei colori Montessori comprende 22 spolette: – una coppia di rossi – una coppia di gialli – una coppia di blu – una coppia di verde – una coppia di viola – una coppia di arancio – una coppia di rosa – una coppia di marrone – una coppia di nero – una coppia di grigio – una coppia di bianco conservate in una scatola con coperchio.
______________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Presentazione 1
Materiali: – spolette dei colori Montessori scatola II – tavolo o tappeto.
Presentazione: – invitiamo il bambino (o un gruppo di bambini) a lavorare con noi con la “seconda scatola delle spolette dei colori” – mostriamo al bambino dove si trova la scatola sullo scaffale, indichiamola e diciamo:”Questa è la seconda scatola delle spolette dei colori” – mostriamo al bambino come trasportare il materiale: con due mani, con i pollici sul coperchio e le altre dita sul fondo. Invitiamolo a portare la scatola sul tavolo – chiediamogli di srotolare un tappeto – posiamo la scatola sul tappeto lungo il margine superiore sinistro – togliamo il coperchio e mettiamolo sotto alla scatola
– togliamo le spolette dalla scatola prendendole dal bordo e mettiamole in ordine sparso sul piano di lavoro, formando una riga orizzontale lungo il margine superiore. Procediamo sempre seguendo il senso della scrittura (da sinistra a destra, a scendere)
– scegliamo la prima spoletta e mettiamola sotto alla scatola – scegliamo la spoletta del colore corrispondente e mettiamola alla sua destra
– continuiamo allo stesso modo con tutte le altre spolette
– rimettiamo le spolette una ad una nella scatola, prendendole sempre dal bordo esterno e procedendo sempre da sinistra a destra a scendere – chiudiamo la scatola col coperchio e riponiamola sullo scaffale, trasportandola come illustrato all’inizio – riponiamo il tappeto.
Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Nota: con i bambini più piccoli è meglio scegliere la sequenza in questo modo: – togliamo le spolette dalla scatola prendendole dal bordo e mettiamole in ordine sparso sul piano di lavoro, formando una riga orizzontale lungo il margine superiore – scegliamo la spoletta rossa e mettiamola sul tappeto, sotto alla scatola – scegliamo la seconda spoletta rossa e mettiamola a destra della prima – continuiamo allo stesso modo con le spolette gialle e blu – proseguiamo l’esercizio con gli altri colori, facendo attenzione a scegliere in sequenza sempre colori contrastanti tra loro.
______________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Presentazione 2
Materiali: – spolette dei colori scatola II – un tappeto (o tavolo)
Presentazione: – estraiamo dalla scatola le coppie di spolette di colore rosso, giallo, blu, verde, arancione e viola e disponiamole sul tavolo in ordine casuale
– prendiamo una delle due spolette rosse e poniamola sul piano di lavoro, isolata rispetto alle altre spolette ancora da scegliere, e chiediamo al bambino: “Mi prendi la spoletta da metterle a fianco?” – fatto l’abbinamento, chiediamo al bambino di scegliere lui stesso un colore, di metterlo sotto al rosso e di fare il secondo abbinamento. Così fino a formare tutte le coppie. Se serve mostriamo al bambino dove mettere le spolette prima di formare una nuova coppia
– fatti tutti gli abbinamenti chiediamo al bambino di chiudere gli occhi e diciamo: “Ora sto mescolando le spolette”, quindi disponiamole tutte sulla parte destra del tavolo
chiediamo al bambino di aprire gli occhi e ripetere da solo l’esercizio – al termine del lavoro, mescoliamo nuovamente le spolette, e aggiungiamo ad esse tutti gli altri colori
– il bambino esegue l’esercizio con tutte le 22 spolette.
______________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Presentazione 3 imparare i nomi dei colori con lezioni in tre tempi
Materiale: – scatola II delle spolette dei colori – tavolo o tappeto.
Presentazione: – 1 tempo: scegliamo una spoletta di un colore primario, pronunciano il nome del colore in modo chiaro e ripetendolo almeno quattro volte. Poi aggiungiamo via via gli altri colori primari: giallo, rosso, blu. Fatto questo chiediamo al bambino di chiudere gli occhi e mescoliamo le spolette
2 tempo: chiediamo al bambino di indicarci via via la spoletta corrispondente al nome del colore che pronunciamo, poi chiediamo al bambino di darci la spoletta di un certo colore o anche gli chiediamo di mettere una data spoletta di un dato colore in un certo posto.
3 tempo: chiediamo al bambino: “Che colore è questo?”, e procediamo così per tutti i colori primari.
Allo stesso modo si presenteranno poi i colori secondari.
______________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Presentazione 4 – Memory
Materiali: – spolette dei colori scatola II – due tappeti (o tavoli).
Presentazione: – invitiamo il bambino a lavorare con la scatola II – mostriamo al bambino come trasportare il materiale: una mano su ogni lato della scatola, coi pollici sul coperchio e le altre dita sotto la scatola – diciamo: “Ora faremo degli abbinamenti con le spolette” – estraiamo le spolette dalla scatola prendendole dai bordi, e mettiamole sui due tappeti, che si troveranno in due zone distanti della classe, facendo in modo che su ogni tappeto ci sia una copia di ogni colore – scegliamo la prima spoletta sul primo tappeto – chiediamo al bambino di andare a prendere la spoletta da abbinare, che si trova sul secondo tappeto, e mettiamola a destra della prima
– scegliamo la seconda spoletta e cominciamo una nuova fila sotto alla prima – chiediamo al bambino di andare a prendere la spoletta da abbinare e mettiamola a fianco – continuiamo così con le spolette rimanenti
– al termine dell’esercizio rimettiamo le spolette nella scatola, prendendole sempre dai bordi esterni e cominciando dall’alto e da sinistra verso destra – riportiamo la scatola sullo scaffale, trasportandola nel modo che abbiamo mostrato all’inizio.
________________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Ricerca dei colori in classe
Materiali: – spolette dei colori scatola II – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, prendiamo una spoletta e andiamo in giro per la classe cercando di abbinarla a un oggetto che abbia lo stesso colore – quando abbiamo trovato l’oggetto, portiamo l’oggetto sul tappeto e mettiamolo a destra delle due spolette accoppiate.
________________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Ricerca a memoria di oggetti nella classe
Materiali: – spolette dei colori scatola II – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, indichiamo una spoletta e chiediamo a un bambino di ricordare il colore e andare in giro per la classe cercando di abbinarla a un oggetto che abbia lo stesso colore – quando ha trovato l’oggetto, chiediamogli di portarlo sul tappeto e metterlo a destra delle due spolette accoppiate.
________________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Ricerca a memoria di oggetti in classe
Materiali: – spolette dei colori scatola II – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, copriamo le spolette – nominiamo un colore tra quelli delle spolette – chiediamo a un bambino di andare in giro per la classe cercando un oggetto di quel colore.
________________ Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE Gioco alla cieca
Materiali: – spolette dei colori scatola II – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, copriamo una coppia di spolette – chiediamo al bambino quale colore abbiamo coperto.
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Spolette dei colori Montessori SECONDA SERIE
Età: – dai 2 anni e mezzo ai 4 anni
Scopo: – imparare i nomi dei colori – sviluppare e affinare il senso della vista, in particolare in relazione ai colori – coltivare nel bambino apprezzamento per la bellezza dei colori – coltivare nel bambino il senso artistico.
Estensioni e lavori paralleli per la scuola d’infanzia: – presentiamo ai bambini le carte delle nomenclature in tre parti per i colori (in italiano o anche in inglese)
– nelle lezioni di arte presentiamo ai bambini i colori secondari con esercizi di acquarello: giallo + rosso = arancione giallo + blu = verde rosso + blu = viola. Tornano utili in questa fase gli esercizi di colore largamente utilizzati nella Scuola steineriana o Waldorf:
– nelle lezioni di scienze possiamo sperimentare i colori secondari mescolando in vasi trasparenti acque colorate coi colori primari oppure mescolando tra loro palline di play dough preparate nei colori primari:
La prima serie di spolette dei colori Montessori comprende 6 spolette: – una coppia di rossi – una coppia di gialli – una coppia di blu conservate in una scatola con coperchio.
Se avete intenzione di acquistare il materiale e non invece di produrlo in proprio, ma il vostro budget è limitato, si può non acquistare comunque questa serie: comprate la seconda, estraete da questa le coppie di rossi gialli e blu, mettendole in una scatola a parte, e conservate il restante materiale fuori dalla portata del bambino, fino a quando non arriverà il momento di utilizzarlo.
______________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Presentazione 1 (senza indicazioni del nome dei colori)
Materiali: – spolette dei colori scatola I (o scatola dei colori primari) – un tappeto (o tavolo)
Presentazione: – invitiamo il bambino (o un gruppo di bambini) a lavorare con la scatola dei lavori primari – mostriamo al bambino dove si trova la scatola sullo scaffale, indichiamola e diciamo: “Oggi lavoreremo insieme con la scatola dei colori primari”, o “Oggi lavoreremo insieme con prima scatola delle spolette dei colori” – mostriamo al bambino come trasportare il materiale: con due mani, pollici sul coperchio e le altre dita sotto la scatola. Invitiamo il bambino a portare la scatola sul tavolo – chiediamo di srotolare un tappeto – mettiamo la scatola sul tavolo o sul tappeto nell’angolo in alto a sinistra e apriamola, mettendo il coperchio sotto alla scatola – diciamo: “Ora abbineremo i colori uguali” – estraiamo le spolette dalla scatola prendendole dai bordi, e mettiamole in ordine sparso formando una linea orizzontale sul piano di lavoro, seguendo il senso della scrittura (da sinistra a destra). Mostriamo in modo chiaro al bambino come prendere le spolette con attenzione e senza mai toccare la superficie colorata
– scegliamo la prima spoletta
– selezioniamo la spoletta da abbinare e mettiamola a destra della prima
– scegliamo la seconda spoletta e cominciamo una nuova fila sotto alla prima – selezioniamo la spoletta da abbinare e mettiamola a fianco – continuiamo così con le spolette rimanenti
– al termine dell’esercizio rimettiamo le spolette nella scatola, prendendole sempre dai bordi esterni e possibilmente seguendo il senso della scrittura (da sinistra verso destra, a scendere) e riportiamo la scatola sullo scaffale – riponiamo il tappeto.
______________________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Presentazione (senza indicazioni del nome dei colori)
– invitiamo il bambino dicendogli: “Ho qualcosa da farti vedere”, poi andiamo con lui allo scaffale e diciamo: “Oggi useremo le spolette dei colori” – mostriamo al bambino come trasportare la scatola, utilizzando le due mani sui lati opposti di essa, con le dita sotto la scatola ed i pollici sul coperchio. Poi mettiamo la scatola sul tavolo o sul tappeto, in alto a destra. Il bambino sta seduto alla nostra sinistra – togliamo il coperchio utilizzando entrambe le mani e mettiamolo davanti alla scatola, poi poniamo la scatola su di esso, sempre prendendola con due mani – estraiamo le spolette, una alla volta e rendendo evidente al bambino il fatto che non tocchiamo mai la parte colorata, ma solo i bordi. Disponiamo le spolette sul tavolo in ordine casuale – prendiamo di nuovo la scatola, con due mani, poniamola dietro al coperchio, prendiamo il coperchio e richiudiamo la scatola – prendiamo una delle spolette rosse con pollice e indice destro sulla cornice e poniamola nella parte centrale del tavolo, lontana dalle altre spolette
– diciamo al bambino: “Ora voglio cercare la spoletta uguale a questa” – cerchiamo la spoletta, prendiamola e appoggiamola accanto alla prima, ben allineata – poi prendiamo una spoletta gialla e poniamola sotto alla prima spoletta rossa, chiedendo al bambino: “Vuoi cercare la spoletta uguale a questa?”. – l’esercizio prosegue come col rosso anche per il giallo ed il blu.
______________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Presentazione 2 (con indicazioni verbali)
Materiale necessario: – spolette dei colori prima serie – un tappetino.
Presentazione – invitiamo il bambino ad unirsi a noi nell’esercizio – chiediamo al bambino di srotolare il tappeto sul pavimento – posiamo la scatola delle spolette sul tappeto, togliamo il coperchio, e mettiamo le spolette sul tappeto in ordine casuale. Quando prendiamo una spoletta, facciamolo sempre dalla cornice e utilizzando la presa a tre dita (pollice contro indice e medio) – prendiamo una spoletta blu dicendo: “Blu”, e mettiamola ad un lato del tappeto – troviamo l’altra spoletta blu e mettiamola di fianco alla prima – ripetiamo così fino a quando tutte le spolette sono accoppiate – terminato il lavoro, rimettiamo le spolette in ordine casuale e il bambino esegue da solo l’esercizio – quando l’esercizio è concluso, rimettiamo tutte le spolette nella scatola, chiudiamo col coperchio e riponiamo il materiale nello scaffale per i successivi utilizzi.
______________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Presentazione 3 Memory
Materiali: – spolette dei colori scatola I (o scatola dei colori primari) – due tappeti (o tavoli).
Presentazione: – invitiamo il bambino a lavorare con la scatola dei lavori primari – mostriamo al bambino come trasportare il materiale: una mano su ogni lato della scatola, coi pollici sul coperchio e le altre dita sotto la scatola – diciamo: “Ora faremo degli abbinamenti con le spolette” – estraiamo le spolette dalla scatola prendendole dai bordi, e mettiamole sui due tappeti, che si troveranno in due zone distanti della classe, facendo in modo che su ogni tappeto ci sia una copia di ogni colore – scegliamo la prima spoletta sul primo tappeto – chiediamo al bambino di andare a prendere la spoletta da abbinare, che si trova sul secondo tappeto, e mettiamola a destra della prima
– scegliamo la seconda spoletta e cominciamo una nuova fila sotto alla prima – chiediamo al bambino di andare a prendere la spoletta da abbinare e mettiamola a fianco – continuiamo così con le spolette rimanenti
– al termine dell’esercizio rimettiamo le spolette nella scatola, prendendole sempre dai bordi esterni e cominciando dall’alto e da sinistra verso destra – riportiamo la scatola sullo scaffale, trasportandola nel modo che abbiamo mostrato all’inizio.
________________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Ricerca dei colori nella classe
Materiali: – spolette dei colori scatola I – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, prendiamo una spoletta e andiamo in giro per la classe cercando di abbinarla a un oggetto che abbia lo stesso colore – quando abbiamo trovato l’oggetto, portiamo l’oggetto sul tappeto e mettiamolo a destra delle due spolette accoppiate.
________________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Memory coi colori nella classe
Materiali: – spolette dei colori scatola I – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, indichiamo una spoletta e chiediamo a un bambino di ricordare il colore e andare in giro per la classe cercando di abbinarla a un oggetto che abbia lo stesso colore – quando ha trovato l’oggetto, chiediamogli di portarlo sul tappeto e metterlo a destra delle due spolette accoppiate.
________________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Abbinamenti alla cieca con i colori presenti in classe
Materiali: – spolette dei colori scatola I – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, copriamo le spolette – nominiamo un colore tra quelli delle spolette – chiediamo a un bambino di andare in giro per la classe cercando un oggetto di quel colore.
________________ Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Gioco del colore scomparso
Materiali: – spolette dei colori scatola I – tappeto (o tavolo)
Esercizio: – dopo aver composto tutti gli abbinamenti sul tappeto, copriamo una coppia di spolette – chiediamo al bambino quale colore abbiamo coperto.
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Spolette dei colori Montessori PRIMA SERIE Spolette dei colori scatola I
Età: -dai 2 anni e mezzo ai 3 anni
Scopo: – conoscere i colori primari – sviluppare e affinare il senso della vista, in particolare in relazione ai colori – coltivare nel bambino il senso artistico.
Estensioni e lavori paralleli: – presentiamo ai bambini le carte delle nomenclature in tre parti per i colori (in italiano o anche in inglese) – presentiamo ai bambini i colori primari in arte con gli acquarelli.
Le spolette dei colori usate nelle presentazioni sono prodotte da Montessori 3D di Boboto.
Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini.
Nella scelta dell’abbigliamento dei bambini dovremmo dare grande importanza alla loro libertà di movimento. Può sembrare un’affermazione superflua, però spesso sembra che le uniche preoccupazioni dei genitori riguardano il fatto che i vestiti dei bambini proteggano convenientemente dalla temperatura esterna, che siano puliti, e che soddisfino gli adulti dal punto di vista estetico.
Così i vestiti dei neonati diventano un ostacolo alle loro attività motorie: – li copriamo con indumenti troppo grandi per loro, con maniche troppo lunghe che coprono le manine, – li avvolgiamo in una coperta, creando una situazione di regresso e portandoli a condizioni di movimento peggiori di quelle che hanno sperimentato prima di nascere. Mentre nell’utero erano liberi di muovere le diverse parti del corpo, adesso, invece di trovare più spazio, si trovano intrappolati. I neonati cercano di lottare contro questa restrizione del loro movimento e la frustrazione produce il pianto.
Questo è un esempio classico di come è possibile, fin dal primo giorno di vita, trasformare le forze della vita tese alla crescita in esperienze sbagliate.
Il neonato ha bisogno di potersi abituare adagio alla sua nuova vita fuori dall’utero. Gli indumenti adatti: – devono dare il minor fastidio possibile alla pelle; -devono richiedere il minor numero di spostamenti possibile per essere indossati; – devono proteggere dagli sbalzi di temperatura.
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Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini Il primo mese
Per vestirlo la prima volta e almeno per il primo mese di vita, è consigliabile preparare un camicino di seta o cotone leggerissimo, meglio se confezionato con tessuti già usati: saranno molto più morbidi. Se utilizziamo tessuti nuovi, laviamoli molte volte con sapone di Marsiglia non profumato per ammorbidirli e liberarli dagli additivi usati nelle industrie tessili. Bastano due camicini.
Il camicino sarà senza maniche né abbottonature, le cuciture saranno sottili per non irritare la pelle. Si chiude sul retro per sovrapposizione. Misure: – incavo della manica: 10 cm di lunghezza – lunghezza del camicino: 20 cm.
Sopra al camicino potremo mettere una maglietta di lana leggera, mettendo le cuciture all’esterno, cioè col dritto a contatto con la pelle. Anche la maglietta dovrebbe essere aperta dietro: quelle chiuse, che si trovano in commercio, non sono molto agevoli da infilare. In alternativa si possono usare le magliette o i body con chiusura a kimono.
Sopra alla maglietta possiamo usare un coprifasce in cotone per stare in casa e nella stagione calda, in lana per uscire e quando la temperatura ambientale è al di sotto dei 20°C. Basteranno due magliette e due coprifasce di prima misura..
______________________ Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Nella scelta dei pannolini, quelli lavabili sono preferibili considerando che sono realizzati con materiali naturali che rispettano la pelle del bambino e non ostacolano il movimento..
_________________________ Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Se la scelta cade sui pannolini usa e getta, che presentano il vantaggio di essere più veloci da gestire, bisognerà assicurarsi che non siano troppo larghi per evitare che divarichino eccessivamente le gambe, e non troppo rigidi per evitare irritazioni della pelle. Non è detto che i più costosi risultino essere anche i migliori.
_________________________ Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Passano i mesi, e i vestiti continuano ad essere un ostacolo perchè coprono troppo il corpo, e spesso sono troppo grandi e lunghi. Eppure in ogni Paese e in ogni stagione possiamo proteggere i bambini efficacemente dal clima, senza creare ostacolo al loro movimento scegliendo ad esempi: – pantaloni caldi ed elastici, magari corti per lasciare libere le ginocchia, che sono così utili per strisciare e camminare;.
– calzini caldi ma non troppo spessi, in modo che i piedi possano muoversi bene, specialmente le dita che sono così importanti per fare pressione sul pavimento e spingersi in avanti;.
– tessuti caldi ma leggeri, che aderiscano bene senza la rigidità di molti indumenti di moda (ad esempio i jeans) del tutto inadatti ai bambini piccoli.
I vestiti possono fare molto per aiutare i bambini a raggiungere la coordinazione motoria e l’indipendenza personale, così fondamentali per lo sviluppo di un essere umano felice e integrato.
________________________ Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Quando il bambino, intorno ai 5 mesi, comincia a muoversi molto cercando oggetti da afferrare, si può lasciare a gambe nude. Non tutti i bambini sopportano il caldo o il freddo allo stesso modo, occorre sempre osservare le loro reazioni e sentire se mani e piedi sono caldi. Alcuni bambini amano stare a gambe nude, ma con calzini o babbucce di lana. Per i bambini freddolosi l’ideale è vestirli con body e tutine che si allacciano sulla schiena, che permettono il cambio del pannolino senza svestire la parte superiore del corpo (più sensibile al freddo). Evitiamo jeans e altri tessuti rigidi..
Quando, verso i 9 mesi, il bambino comincia a spostarsi sulle ginocchia e sulle mani, proteggiamolo dal freddo del pavimento facendogli indossare calzoncini, tutine o salopette di maglina morbida di cotone o lana leggera, per favorire al massimo i movimenti..
Quando, verso i 12 mesi, comincerà ad alzarsi in piedi, non mettiamogli subito le scarpe: non ne ha bisogno. In questa fase il bambino ha bisogno di esercitare la capacità di equilibrio, la presa del terreno, l’elasticità degli arti inferiori. L’ideale è che possa muoversi a piedi nudi o, se il pavimento è freddo, con i calzini antiscivolo, ma non ha bisogno di suole di cuoio duro. Per l’abbigliamento continuano ad essere molto indicati i calzoncini di maglina morbida, magliette di cotone e golfini morbidi. Osserviamo per capire se è a proprio agio negli abiti che indossa o se si sente infagottato.
Via via che le mani del bambino acquistano sicurezza di movimento e abilità, vorrà vestirsi e spogliarsi da solo. Dai 18 mesi in poi dovremmo prestare attenzione al tipo di chiusura dei suoi vestiti, preferendo bottoni grandi ed evitando bretelle, chiusure troppo complicate, automatici troppo duri, fibbie e tutti gli elementi che costringono il bambino a chiedere aiuto per spogliarsi e vestirsi. Cerchiamo quindi abiti e calzature in cui le abbottonature siano ridotte al minimo. Fin da quando sono molto piccoli è importante compiere movimenti molto lenti sotto i loro occhi, per mostrare ad esempio come si versa l’acqua in un bicchiere, come si trasporta una sedia, come si fa passare un bottone nell’asola, ecc. Impareranno così senza sforzo, grazie alla loro grande capacità di osservazione..
Intorno ai 5 anni un bambino è in grado di imparare a fare i fiocchi (ad esempio per allacciarsi le scarpe) se qualcuno gliene mostra i vari passaggi, muovendo le dita al rallentatore.
_________________________ Montessori da 0 a 3 anni – L’abbigliamento dei bambini
Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio.
I suoni prodotti dal nostro apparato fonatorio non sono molti, ma con essi possono essere create infinite combinazioni. Dal lontano passato fino al presente attuale, è straordinaria la creatività della mente umana nel cercare e trovare possibilità di comunicare e di conservare la comunicazione, per superare le barriere del tempo e dello spazio.
Da un punto di vista generale si può dire che gli esseri umani hanno meccanismi per l’acquisizione del linguaggio già presenti nella mente dei bambini molto prima che essi imparino a parlare. Questi meccanismi sono definiti da Noam Chomsky come una perfetta conoscenza della grammatica universale già programmata nel cervello dei bambini alla nascita, ma poi ogni individuo userà il linguaggio in un modo che sarà solo suo, partecipando alla creatività della lingua con l’unicità del suo modo personale di comunicare.
Il linguaggio non è ripetizione di parole: le parole sono sostenute dal pensiero e l’uso delle parole sostiene e aumenta il pensiero.
Il linguaggio è lo strumento per comunicare all’esterno e allo stesso tempo consente il dialogo con noi stessi, ci permette di focalizzare i nostri pensieri, esaminarli, di porci domande e darci risposte. Per comunicare veramente con gli altri è molto importante saper parlare a noi stessi.
Purtroppo linguaggio parlato e linguaggio interiore possono dissociarsi: anche i bambini possono imparare a separare i loro pensieri dalle loro parole se fanno l’esperienza che ciò che hanno in mente non è accettato dall’ambiente. A questo punto le parole non servono più a manifestare i propri pensieri, ma piuttosto a coprirli.
Nell’acquisizione della lingua si osservano sempre due periodi principali: – pre-linguistico: dalla vita prenatale fino ai 12 mesi; – linguistico: dai 12 mesi ai 3 anni.
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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio Il periodo pre-linguistico
Nel periodo pre-linguistico tutto il lavoro che i bambini compiono con la lingua è nascosto, e le tracce osservabili dall’esterno sono molto poche. Si tratta di un processo silenzioso che va tenuto in serissima considerazione.
I neonati, grazie alle memorie accumulate durante la loro vita prenatale, possono riconoscere fin dal primo momento la voce della madre e si girano verso di lei mentre parla, come riconoscono e reagiscono anche alla voce del padre. Queste voci conosciute hanno il potere di calmarlo. I neonati mostrano poi uno speciale interesse per la voce umana in generale, perchè si trovano nel periodo sensitivo del linguaggio ed essa è il suono preferito dell’ambiente.
Dal punto di vista della produzione del linguaggio da parte dei neonati, dobbiamo riconoscere che il loro pianto varia a seconda delle situazioni e che vi è una grande varietà nella qualità e nella quantità. Se siamo attenti scopriamo in questo modo di comunicare un vero e proprio linguaggio. Inoltre essi accompagnano questo pianto con molti movimenti delle varie parti del corpo che aggiungono la forza e la chiarezza del linguaggio non-verbale alla loro espressione vocale.
Nei primi due mesi di vita una cosa molto interessante del loro pianto è che piangendo mutano il ritmo respiratorio: queste alterazioni possono darci indicazioni su ciò che i bambini desiderano comunicare all’ambiente.
A partire dal terzo mese compare la possibilità di modulare la voce, perchè la laringe comincia a lavorare in modo diverso e raggiunge la normale posizione e la completa mielinizzazione. Si crea un tipo di linguaggio che il bambino utilizza principalmente con la madre nei momenti di intimità e durante le cure materne, quando la relazione è diretta e c’è la possibilità di guardarsi negli occhi.
Verso i tre-quattro mesi i bambini cominciano a riprodurre le vocali in modo chiaro, quasi cantando e con una chiara intenzione di gioco. Se l’ambiente si mostra interessato e risponde, i bambini si impegnano in un dialogo pieno di gioia.
A cinque mesi compaiono alcune consonanti, quali M, N, D, che vengono unite alle vocali già usate e che, con la ripetizione, formano parole come MA-MA, DA-DA, NA-NA. Naturalmente i bambini si accorgono subito che MA-MA suscita una grande reazione da parte della madre, e sono incoraggiati a ripetere i suoni e a continuare i loro esercizi vocali con grande passione. Spesso cominciano a farlo da appena svegli, ed è esattamente quello che avviene anche a noi adulti, quando ci svegliamo senza fretta e cominciamo a parlare a noi stessi, anche se noi non lo facciamo ad alta voce.
Esercitandosi continuamente con la voce, i bambini prendono coscienza di avere a loro disposizione gli strumenti preziosi della bocca e della laringe.
A sette-otto mesi i bambini sono in grado di rispondere in modo appropriato ad inviti verbali fatti dagli adulti con i quali vivono, quali “batti le mani”, “fai ciao”, o anche “dammi la mano”, “dammi il piede” quando li vestiamo, e comprendono bene anche il “no”.
Intorno ai dodici mesi se l’ambiente è stimolante e di aiuto, cominciano a pronunciare le prime parole che riguardano di solito le persone della famiglia, il cibo, i saluti. Queste parole sono dette olofrasi perchè ognuna esprime tutta una situazione ed è perciò come un’intera frase. A un anno i bambini usano circa 3 o 4 olofrasi.
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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio Il periodo linguistico
Il periodo linguistico, che va dai 12 mesi ai 3 anni, si divide in due fasi: – fase locutoria: dai 12 ai 20 mesi, – fase delocutoria: dai 20 ai 36 mesi.
Nella fase locutoria, dai 12 ai 20 mesi, i bambini usano la stessa parola per molte situazioni diverse, o anche parole diverse per la stessa situazione.
Aumentano le parole e le consonanti usate, ma alcune di esse quali R, S, Z sono per loro difficili da riprodurre. Le frasi si compongono ora di due parole, ad esempio “Mamma qui”; questo genere di frase è detta frase nucleare. Nella frase nucleare la prima parola è il soggetto e la seconda serve a descrivere tutta la situazione. Quando arriva ad usare tre parole si parlerà di frase nucleare espansa.
Quando il bambino arriva a parlare di situazioni o persone che non sono presenti, siamo di fronte a un grande progresso. Un progresso ulteriore avviene quando il bambino risponde a parole quando gli viene chiesto qualcosa, mentre prima la risposta era solo motoria, cioè consisteva in un’azione. ,.A questo punto comincia un vero dialogo, e i bambini mostrano un grande interesse per tutti i nomi, in particolare per quelli difficili.
I bambini dai 20 ai 24 mesi possono imparare facilmente, in due o tre giorni, 15 nomi difficili (razze di gatti, nomi di uccelli, di fiori, di mezzi di trasporto, ecc.) presentati loro attraverso illustrazioni (si consiglia una dimensione 20×20) e provando in questo apprendimento una gioia incredibile. Siamo nel periodo sensitivo per la nomenclatura, ed è importante che gli adulti ne siano consapevoli e che rispondano adeguatamente alla fame di parole che i bambini hanno in questo periodo. Facendolo doneranno loro un’incredibile ricchezza e precisione di linguaggio. Conoscere la parola veramente adatta ad una situazione dà una grande sicurezza interiore e consente un giusto controllo sull’ambiente. Siamo giunti in una fase che Maria Montessori chiamò dell’esplosione del linguaggio.
A 24 mesi i bambini possono usare circa 200 parole, pronunciate più o meno chiaramente, ma parlano di se stessi utilizzando la terza persona, e non il pronome io.
Nella fase delocutoria, dai 20 ai 36 mesi, i bambini acquisiscono l’uso delle nove parti del discorso e le frasi diventano più lunghe e articolate. Grazie all’uso e alla comprensione del linguaggio dimostrano un impressionante livello di consapevolezza del mondo esterno e di se stessi: sono in grado di descrivere le emozioni personali e ciò che avviene nell’ambiente, di giudicare correttamente le diverse situazioni, di opporsi ad esse usando con frequenza il “no”.
Fra i 32 e i 36 mesi il bambino dice finalmente “Io”, ed è questo un momento di grande importanza per lo sviluppo umano. Si tratta della nascita di una persona che ha una chiara coscienza del suo posto e del suo ruolo nell’ambiente, e con l’uso del pronome io afferma la propria identità e chiede di essere riconosciuta come l’essere unico e irripetibile che è. E’ un evento che merita di essere celebrato solennemente, come abbiamo celebrato il suo primo muoversi su due gambe. Iniziando a camminare il bambino ha affermato la sua identità fisica, che ora completa con l’affermazione della sua identità psicologica, dicendo “io”.
__________________ Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio La parte emozionale del linguaggio
Le tre necessità di base per apprendere ed usare la lingua materna sono: – poter udire bene; – avere un apparato fonatorio funzionante; – avere il desiderio di comunicare.
Il desiderio di comunicare è la parte emozionale del linguaggio. I bambini possono aver assorbito il linguaggio ed essere in grado di parlare, ma possono decidere di non usarlo a causa di fattori di disturbo emotivo. Un buon clima emotivo è la condizione indispensabile per un migliore sviluppo ed uso del linguaggio.
Imparando a dare un nome a ogni oggetto ed ogni informazione i bambini possono fare il passaggio dal concreto all’astratto. Col linguaggio parlato, e poi con quello scritto, i bambini avranno a disposizione lo strumento per ricevere e produrre una conoscenza sempre più grande.
_________________________ Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio Consigli pratici per aiutare lo sviluppo del linguaggio
– udito: per apprendere il linguaggio è essenziale che il bambino possa udire bene, per questo è molto importante controllare l’udito dei neonati nei primi tempi dopo la nascita. Una prima ricerca si può fare semplicemente battendo le mani o suonando un campanello o chiamando il bambino per nome mentre si sta dietro di lui. Quando abbiamo dei dubbi, informiamone al più presto il pediatra;
– curiamo il modo in cui parliamo: fin dall’inizio dobbiamo parlare al bambino in modo corretto e chiaro, ma lentamente e con voce non troppo forte. Stiamo attenti alle espressioni che usiamo, perchè i bambini capiscono sempre molto più di quello che riescono ad esprimere;
– descriviamogli le nostre azioni: durante il tempo delle cure materne e in qualsiasi altra occasione, descriviamo le azioni che compiamo con lui;
– curiamo il tono: il tono del nostro discorso deve essere serio, come lo è quando parliamo ad una persona in grado di comprendere, per trasmettere al bambino l’importanza che diamo alla comunicazione con lui;
– coltiviamoil linguaggio speciale dell’amore: usiamo naturalmente con lui il linguaggio speciale dell’amore, che ha toni e maniere diverse di usare le parole, e facciamo che i due modelli siano sempre presenti contemporaneamente, perchè i bambini hanno bisogno di impararli tutti e due;
–rispondiamo sempre: appena i bambini cominciano a riprodurre i suoni e noi siamo presenti, dobbiamo rispondere ai loro vocalizzi per stabilire il modello che il linguaggio serve a comunicare con gli altri;
– i nomi delle cose: i bambini devono imparare le parole udite nel contesto della vita reale. Possiamo dire vocaboli mentre tocchiamo le varie parti del loro corpo durante le cure materne, possiamo dire il nome degli oggetti che usiamo mentre prepariamo il cibo per lui, mentre glielo diamo, mentre li vestiamo e li spogliamo. La cosa importante è dire solo il nome, senza ulteriori spiegazioni e aggettivi. Se ad esempio presentiamo il cucchiaio, ripetiamo la parola “cucchiaio” due o tre volte, mostrando l’oggetto. Questo aiuta i bambini a fare ordine ed arrivare presto a comprendere che tutto e tutti hanno un nome;
– non ripetiamo i loro errori: evitiamo di imitare i loro errori nel parlare pensando di poter essere così meglio compresi dal bambino. In realtà lui ha nella mente il suono corretto della parola che vuole usare, ma lo strumento non è ancora in grado di riprodurlo. Per aiutarli ha più senso ripetere la parola corretta per dire al bambino che abbiamo compreso quello che voleva dire e per rafforzare il modello corretto della parola nella sua mente;
– rispetto: guardiamo con rispetto i risultati raggiunti invece di ridere per gli errori;
–offriamo libri adatti: i libri possono essere un grande aiuto al linguaggio, ma devono essere scelti bene. I bambini credono in tutto ciò che diciamo e noi dobbiamo essere onesti. Perchè, ad esempio, presentare animali che vivono e si comportano come esseri umani? La vita vera degli animali è molto più straordinaria ed interessate per il bambino. I libri giusti possono chiarire e verificare tutto quello che il bambino ha già imparato nel suo ambiente, e possono aggiungere molte informazioni e preparare i bambini a nuove esperienze. La fantasia arriva più tardi, quando hanno già sperimentato la realtà e l’hanno assorbita, divenendo capaci di distinguere tra ciò che si vede all’esterno e ciò che si pensa all’interno;
– ripetizione: quando leggiamo un libro ai bambini piccoli, essi ci chiedono sempre di leggerlo molte volte. Questa richiesta va esaudita perchè i bambini hanno bisogno di conoscere il libro a memoria per essere in grado di ripeterlo a se stessi. Recitiamo poesie, filastrocche, canzoncine e non stanchiamoci mai di esaudire il desiderio del bambino di riascoltarle, tutte le volte che ce lo chiedono.
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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio L’apprendimento di più lingue
I periodi sensitivi del cervello umano seguono un orologio biologico interno che deve essere rispettato per aiutare i bambini ad utilizzare il loro potenziale.
Una migliore comprensione tra gli esseri umani per mezzo della conoscenza di più lingue può favorire le relazioni tra paesi e popoli e contribuire alla pace nel mondo.
La seconda (terza, quarta,…) lingua deve essere presente nell’ambiente del bambino nei primissimi anni di vita, cioè una o due persone devono parlare questa lingua ai bambini ed in presenza dei bambini. Se in questo periodo potessimo avere due, tre, quattro, cinque persone diverse che parlano ognuna la propria lingua, il bambino potrebbe arrivare ad assorbirle tutte facilmente, senza alcuno sforzo. L’unica condizione da rispettare è che ciascuna persona parli con lui soltanto in una lingua. Con i bambini dei primi tre anni è assolutamente necessario: le diverse lingue devono provenire sempre dalla stessa persona, perchè per loro il linguaggio è parte della persona, come il suo viso, e non può essere cambiata se non a rischio di creare insicurezza.
Nell’apprendimento di ogni lingua bisogna distinguere tra: – acquisizione del modello del linguaggio: pronuncia, forma del discorso; – ricchezza e precisione del vocabolario. Mentre l’acquisizione del modello avviene in modo perfetto solo nei primi anni di vita, il perfezionamento del vocabolario può continuare per tutta la vita, utilizzando il modello di base.
Una soluzione immediata può essere quella di riunire più volte a settimana alcuni bambini dei primi tre anni un gruppo gioco nel quale si trova una persona che parla con loro la lingua straniera. Con questa soluzione si riduce lo sforzo economico e i bambini arrivano alla scuola d’infanzia conoscendo almeno una seconda lingua.
Altra soluzione è quella di creare occasioni che permettano a bambini di diversa origine geografica di incontrarsi tra loro, per conoscersi, giocare insieme, prevenire diffidenze reciproche, e cominciare a scoprire la straordinaria ricchezza di linguaggi di cui è fornito il genere umano.
Tenendo conto della straordinaria plasticità del cervello dei bambini nei confronti del linguaggio umano, che tende a diminuire progressivamente dopo i 4 -5 anni, se non abbiamo la possibilità di far trascorrere del tempo al bambino piccolo con persone che parlano lingue diverse dalla lingua madre, possiamo svolgere con lui alcune interessanti attività, a partire da 2 – 3 anni. Queste attività possono essere della durata di circa mezz’ora al giorno, ma devono essere praticate con costanza e regolarità.
Esempi:
– cd con canzoncine nella lingua straniera: se non conosciamo bene la lingua, possiamo limitarci ad ascoltare le canzoni con lui e memorizzarle insieme, in casa o sfruttando gli spostamenti in auto;
– libri con immagini, brevi storielle divertenti, filastrocche nella lingua straniera per arricchire il vocabolario.
_________________________ Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del linguaggio
Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato.
I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente.
Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali: – la sensibilità all’ordine – la sensibilità al linguaggio umano – la sensibilità al movimento.
La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando gli apprendimenti per cui si sono attivate si sono realizzati.
Tutti gli esseri viventi comunicano, a livelli diversi, ma gli esseri umani sono quelli che tra tutti hanno il maggior potenziale comunicativo e posseggono alcune forme di comunicazione che sono soltanto umane, come il linguaggio articolato e la scrittura.
Poiché la vita non può sostenersi senza comunicare con l’ambiente, la comunicazione deve essere considerata il bisogno fondamentale di ogni essere vivente.
Tutto ciò che viene dalla nostra persona può comunicare molti messaggi all’ambiente, e questo accade anche quando non lo vogliamo. Un miglior uso dei messaggi non verbali sarebbe di grande beneficio per tutte le persone che vivono con noi, specialmente i bambini piccoli, che ancora non possono usare la parola.
I neonati giungono tra le nostre braccia portando con sé il loro passato, cioè il tempo che hanno trascorso nell’utero, e durante questo periodo hanno già sperimentato varie forme di comunicazione. Hanno quindi a disposizione vari modi di comunicare: – i movimenti della testa, delle braccia, delle mani, del tronco e delle gambe; – lo sguardo attento alle persone e agli oggetti che si trovano intorno a lui; – il sorriso; – il pianto.
Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato
La comunicazione si manifesta immediatamente, e viene poi ripetuta e arricchita grazie al dialogo con l’ambiente. Nei nove mesi che seguono la nascita il bambino assorbe le parole e con esse la struttura grammaticale e logica della lingua madre, i modi di dire, gli accenti e le inflessioni. Assorbe questi elementi e li fissa per sempre nella sua mente costruendo quella che sarà la sua lingua di base.
Tutte le persone coinvolte nella cura dei neonati devono convincersi che questa comunicazione è possibile ed è importante rispondere ed incoraggiarla per avere uno sviluppo dell’essere umano completo.
Qualsiasi modalità di comunicazione realizzata col bambino gli porta molte informazioni sul mondo esterno, sulle persone con le quali lui stabilisce un rapporto, e su se stesso.
La comunicazione tra bambino e madre è speciale, perchè i neonati dimostrano subito questa preferenza.
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Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato Consigli pratici
– parlare ai neonati a voce bassa e lentamente: questo produce in loro un incredibile stato di concentrazione e di attenzione al viso della persona che parla, e molto presto appare in risposta un sorriso. I neonati comprendono subito che la voce viene dalla bocca e provano a muovere la loro insieme a quella della madre che parla. Questo è uno dei grandi vantaggi della vita fuori dall’utero: il bambino fa l’esperienza che la voce ha un volto, e il volto umano ha per i neonati uno speciale significato. Madre e bambino hanno un lungo passato di comunicazione attraverso la voce che arrivava al feto, ma ora il rapporto può arricchirsi della vista, dell’olfatto e del tatto. Valeva la pena venire fuori, perchè la nuova vita conserva i piaceri della prima, e ne offre di nuovi;
– ricercare il contatto dato dalguardarsi reciproco (contatto eye to eye);
– sorridere al neonato.
L’uso della voce, del sorriso e dello sguardo si realizza in modo diverso nelle diverse coppie madre-bambino, e diventa il linguaggio speciale della loro comunicazione.
Lo sforzo che i neonati ed i bambini non ancora capaci di parlare fanno per cercare di comunicare con l’ambiente non è soltanto per chiedere cibo o cure fisiche: queste cose producono il benessere di base, ma non costituiscono mai, a nessuna età, il maggior interesse per il bambino. Il suo sforzo di comunicazione è teso a produrre risposte emotive e cognitive.
Il neonato impara molto rapidamente a muovere un oggetto con le mani o coi piedi, e si rende conto che la sua azione produce effetti che si possono prevedere. A questo punto sorride, dimostrando di provare piacere intellettivo, correlato al controllo del mondo esterno. Ma questa scoperta delle proprie capacità si può realizzare solo se il neonato è libero di muoversi e se gli adulti hanno fiducia nelle sue potenzialità, mettendo nell’ambiente materiali adatti a questo scopo. La maggior parte dei neonati e dei bambini piccoli non si trovano mai nella condizione di fare tali esperienze.
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Montessori da 0 a 3 anni – la comunicazione col neonato
Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita. Il movimento è uno degli aspetti più importanti nello sviluppo dei primi anni di vita. Questo processo determina conseguenze sia fisiche sia psichiche. Possiamo dare un grandissimo aiuto ai bambini, senza bisogno di spendere denaro o di procurarsi materiali particolari, ma semplicemente con la comprensione di ciò che accade in loro durante questa fase evolutiva.
I periodi sensitivi, secondo Maria Montessori, sono porzioni di tempo guidate da una sensibilità speciale per un determinato apprendimento. Per essere più precisi, la mente del bambino, a seconda del periodo sensitivo in cui si trova, è facilitata nell’assorbimento di un determinato elemento presente nel suo ambiente. Nel periodo da 0 a 3 anni sono attivi in particolare tre sensibilità speciali: – la sensibilità all’ordine – la sensibilità al linguaggio umano – la sensibilità al movimento. La mente assorbe sulla guida di queste sensibilità profonde ma passeggere. La mente è dunque uno strumento che ha aree attive per un tempo limitato: si accendono in determinate fasi della vita e si spengono quando l’apprendimento per cui si sono attivate si sono realizzati.
Il movimento è una caratteristica essenziale della vita perchè rende possibile raggiungere ciò che è necessario ed evitare ciò che è dannoso.
Il movimento di cui parliamo è il movimento coordinato attraverso il quale la persona può attuare ciò che ha nella mente. E’ il movimento volontario, al servizio di ogni idea e di ogni progetto che l’essere umano ha bisogno di realizzare.
Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
Alla nascita l’essere umano può controllare volontariamente solo la bocca e la gola. Attraverso i muscoli della bocca può attaccarsi al seno e succhiare; attraverso i muscoli della gola può deglutire il latte e piangere per richiamare l’attenzione: i neonati si presentano a noi col movimento volontario minimo per continuare a vivere. Nei neonati, infatti, anche se le cellule nervose sono tutte presenti, ma gli assoni che vanno ai muscoli portando le informazioni che determinano il movimento volontario non sono ancora ricoperte di mielina. Essi non possono neppure sostenere la testa, e perfino il movimento degli occhi non è ancora ben controllato. Il tempo necessario per raggiungere abilità motorie simili a quelle che hanno i primati alla nascita, è per gli esseri umani di circa 9 mesi dopo il parto: il tempo appunto della gravidanza esterna. La mielinizzazione di tutti gli assoni avviene in circa un anno, cominciando dalla parte superiore del corpo e scendendo verso il basso, e l’acquisizione del movimento è molto rapido: in soli 12-14 mesi i neonati passano dalla quasi totale mancanza di coordinazione, a camminare su due gambe. Questa è un’abilità che appartiene solo agli esseri umani.
La coordinazione del movimento viene prima o poi raggiunta da tutti i bambini, ma ogni ostacolo alla libertà di movimento vissuta nei primi anni di vita può avere pesanti conseguenze psicologiche.
Durante lo sviluppo del movimento l’essere umano passa attraverso tre fasi, che ripetono quelle che si sono manifestate nei diversi esseri viventi durante l’evoluzione: – strisciare: movimento tipico dei rettili (cervello senso-motorio); – usare quattro gambe: tipico dei mammiferi (cervello emozionale-cognitivo); – camminare: esclusivo degli esseri umani (corteccia cerebrale). Nell’essere umano l’equilibrio della posizione eretta è così perfetto che non solo permette un movimento rapido nello spazio, ma libera gli arti superiori dal compito di sorreggere il corpo. Le mani, insieme alla bocca, diventano le parti del corpo umano col maggior numero di neuroni ed assoni a propria disposizione. La maggior parte dell’area corticale che controlla il movimento volontario è destinato alla bocca e alle mani.
L’essere umano si trova alla nascita nella situazione di un rettile, e forse anche poco meno perchè non riesce a controllare la testa e può strisciare solo molto lentamente. Però può succhiare, deglutire, piangere e anche strisciare. La capacità di strisciare dei neonati dovrebbe essere riconosciuta e aiutata, mentre di solito essi sono messi in una piccola culla, avvolti in una coperta, vestiti in modo tale da impedire ogni movimento volontario. Non vedendo l’espressione del movimento in loro, pensiamo che ne siano incapaci, e così riduciamo ancora di più la possibilità che si possa manifestare attivamente. Questo è uno dei più gravi errori educativi di questo periodo, e proviene dall’idea sbagliata che, essendo neonati, ed essendo incapaci di muoversi come gli adulti, non possano muoversi affatto. Certo, osservare il movimento dei neonati, e dei bambini molto piccoli, è molto difficile, perchè si tratta di un movimento molto lento e che ha bisogno di un certo spazio per poter essere eseguito. Ma ognuno di noi sa che perfino i prematuri vengono trovati spesso contro la parete della culla. Come possono aver raggiunto quel punto dello spazio, se non muovendosi, lentamente ma costantemente, strisciando sul materasso? Nei neonati sono presenti abilità motorie, ma di qualità diversa da quelle che si svilupperanno in seguito. E’ il pregiudizio, l’idea sbagliata che abbiamo dei neonati, che ci impedisce di essere consapevoli di un qualcosa che si manifesta chiaramente davanti ai nostri occhi. I neonati e i bambini nei primi mesi di vita smettono di piangere ogni volta che vengono liberati dai vestiti e messi in una situazione che consente loro libertà di movimento e di osservazione dell’ambiente circostante. Una buona parte della tranquillità di un bambino dipende dalla capacità degli adulti di rispondere al suo bisogno di movimento, e da questa dipende anche buona parte della qualità della relazione. Quando i piccoli si muovono nello spazio, facendo sforzi per strisciare, sono molto attenti e concentrati nella loro attività, ed è facile notare la stretta relazione tra il corpo e la mente che lavorano insieme. Questi bambini stanno imparando molte cose su loro stessi e sul mondo intorno a loro.
Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
Fin dalla nascita i bambini possono strisciare, e se sono lasciati liberi su una superficie solida, fanno movimenti con tutto il loro corpo, ma molto lentamente. Questo movimento avviene in senso orario ed è possibile osservarlo ogni volta che vi è uno spazio sufficiente: un materasso singolo o una coperta sul pavimento.
Ogni conquista è sempre la combinazione di uno sviluppo interno (la mielinizzazione degli assoni) e di un ambiente esterno che consente di attuare l’esperienza. Per aiutare il movimento volontario, fin dalla nascita, è sufficiente offrire ai neonati un letto più grande delle culle e dei lettini normalmente utilizzati, e qualche oggetto interessante da osservare, e che serva da stimolo al movimento. E’ molto semplice. Il processo di mielinizzazione è molto rapido e comincia con i muscoli degli occhi, che già dopo il primo mese possono essere controllati dai bambini.
Gli adulti devono rendersi conto di questo progresso e mettere i bambini nella situazione di poter usare questa abilità. Se i bambini si trovano in un lettino con le sbarre o con altri tipi di contenitori ancora più limitanti, questa capacità non può essere usata né migliorata. Un letto con uno spazio sufficiente per il movimento e senza ostacoli per la visione, è la prima cosa da preparare per aiutare il movimento volontario. Questo letto può essere costituito anche dal solo materasso, di misura standard, che viene messo sopra un tappeto o su una base di legno con gli angoli arrotondati. Ogni volta che si propone ai genitori questa soluzione, viene obiettato che il bambino cadrà dal letto, ma in tanti decenni di esperienza diretta questo non è mai accaduto e non potrà mai accadere se il letto viene usato fin dall’inizio.
Come è diversa la situazione di chi può fare da sé ciò di cui ha bisogno, dalla situazione di chi deve sempre chiedere aiuto agli altri! Maria Montessori sostiene che il grido dei bambini è “Aiutami a fare da me!“, e un letto basso e largo può davvero aiutarli a fare cose notevoli molto presto: una cosa tanto semplice, per un risultato tanto importante.
__________________________ Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita Le tappe fondamentali dello sviluppo del movimento coordinato
Alla nascita il movimento dei neonati è molto lento, ed essi non arrivano mai al bordo con tutto il corpo: appena sentono che una piccola parte di esso non è più sostenuta, ritornano verso l’interno. L’informazione dello spazio vuoto, ricevuta attraverso la pelle, viene trasmessa ai centri superiori, analizzata e compresa, col risultato che produrrà una risposta di difesa del bambino che aggiusta la posizione fino a raggiungere nuovamente una posizione nella quale tutto il corpo è di nuovo ben sostenuto.
Alla fine del secondo mese i muscoli del collo possono essere controllati, la testa può sostenersi da sola, ed inizia il dominio dell’ambiente.
Alla fine del terzo mese i bambini possono controllare i muscoli delle braccia e delle mani e possono usarle per raggiungere intenzionalmente gli oggetti, afferrarli e portarli a sé. La capacità di strisciare è molto migliorata, e se il bambino ha sufficiente spazio per il movimento, può arrivare ad impadronirsi di tutti gli oggetti che mettiamo alla sua portata e che suscita il suo interesse. Una volta afferrato l’oggetto, il bambino può conoscerlo anche attraverso le esperienze sensoriali fatte per mezzo del tatto e delle labbra. Nei primi mesi di vita tutto deve essere conosciuto con l’aiuto di questa importante parte di confine del nostro corpo.
Quando i bambini cominciano a usare le mani, non dobbiamo mai scoraggiare l’uso della sinistra. Il 10% della popolazione ha un mancinismo genetico. Quando offriamo qualcosa ai bambini piccoli, dobbiamo accettare che l’oggetto venga afferrato con la mano da loro scelta.
A cinque mesi i bambini strisciano abilmente, possono dominare bene lo spazio che li circonda e questa capacità è più che sufficiente per scoprire il piacere e la gioia di soddisfare i desideri suscitati dalla curiosità e dall’interesse per tutto ciò che fa parte dell’ambiente.
Verso i cinque-sei mesi, a volte anche prima, siccome le abilità motorie sono molto migliorate il bambino può decidere di uscire dal suo letto e lo farà… a marcia indietro, mandando fuori per prime le gambe e poi il resto del corpo. E’ un altro importante progresso che porta con sé la libertà di andare a cercare la madre ogni volta che i bambini si svegliano, si ricordano di lei e desiderano vederla. Questi bambini non hanno più bisogno di piangere per richiamare la sua attenzione, ma sapendo ciò che vogliono (idea nella mente) sono in grado di ottenerlo senza chiedere, per mezzo del loro movimento personale con il quale sperimentano le nuove capacità del loro corpo: il movimento è sempre al servizio di un’idea.
A sei-sette mesi tutti i muscoli del tronco possono essere controllati e diventa possibile sedersi.
Tra il settimo e l’ottavo mese i bambini passano gradualmente dello strisciare al camminare a quattro gambe con tutte le possibili posizioni intermedie. Questi nuovi movimenti mostrano il progredire della mielinizzazione verso la parte inferiore del corpo.
A otto mesi il camminare a quattro gambe è perfetto.
A nove mesi è possibile sollevarsi e raggiungere la posizione eretta se c’è a portata di mano qualcosa di adatto per aggrapparsi.
Intorno ai dodici-tredici mesi i bambini cominciano a camminare.
L’aspetto tragico di questo sviluppo è il fatto che, generalmente, quanto più i bambini diventano capaci di muoversi, tanto più vengono limitati nella loro attività, e passano dalla culla all’infant-seat, alla carrozzina, al seggiolone e al box. I mesi passano, ma per i bambini non arriva mai la possibilità di essere liberi nel movimento e di poter ripetere le attività necessarie a migliorarlo…
Con lo sviluppo del movimento coordinato si produce un cambiamento nella relazione con la madre, perchè vi è un tempo adatto per ogni tipo di relazione. Con la nascita si guadagna uno spazio di vita più grande e le poche settimane della vita simbiotica servono da transizione tra le due situazioni. Dopo questo periodo l’interesse per il mondo esterno e la gioia del movimento attivo offrono ai bambini la gratificante occasione di imparare come gli esseri possono stare in compagnia delle persone che amano, lavorando insieme invece di essere tenuti sempre tra le braccia. Naturalmente i momenti del cibo e delle cure materne rimangono i momenti per un rapporto intimo, ma sono alternati ad altri tempi, nei quali i bambini godono della libertà di movimento nello spazio. Abbiamo così il modello di relazione presente tra le persone sane e felici: una grande gioia nell’intimità e una grande gioia nella libertà del lavoro personale.
Dare uno spazio per il movimento è importante per i genitori e per i bambini, perchè in questa decisione è contenuta l’idea di una vita familiare orientata verso la collaborazione delle persone che vivono insieme. Per fare ogni movimento è necessario averne dentro la “formula cinetica“, che viene assorbita attraverso la vista, e che permette ai bambini di riprodurlo. Quando l’idea è chiara, i bambini ripetono l’azione e l’allenamento continua fino a quando il risultato viene raggiunto. E quando il corpo risponde all’idea che era nella mente, è una gioia grandissima per i bambini, e il nuovo movimento entra a far parte delle abilità motorie personali per essere ripetuto e perfezionato con l’uso.
Ogni movimento è quindi prima appreso attraverso l’osservazione, e poi riprodotto, ma non si tratta di imitazione passiva: i bambini piccoli si trovano nel periodo sensitivo per il movimento. La possibilità di osservare gli adulti che svolgono le loro attività consente ai bambini di vedere bene questi movimenti. La stimolazione proveniente dalla presenza degli adulti e la spinta interna alla crescita hanno bisogno di libertà di movimento, cioè di uno spazio che favorisca il lavoro della mielinizzazione, dell’osservazione e dell’imitazione, che portano al movimento volontario.
Mielinizzazione e osservazione sono sempre presenti nei bambini, ma spesso manca la possibilità dell’imitazione, in quanto i bambini non hanno uno spazio nel quale essere liberi di agire. Con ogni nuovo movimento aumentano le connessioni tra i neuroni (dendriti) e si sviluppano vie nervose sempre più specializzate, ma non vanno dimenticate anche le implicazioni psicologiche legate al movimento, perchè tutto ciò che accade all’essere umano produce sempre cambiamenti sia a livello fisico sia a livello psichico.
La parte fisica del movimento è rappresentata da: – mielinizzazione degli assoni; – formazione delle connessioni tra i neuroni (dendriti) – rafforzamento delle ossa e dei muscoli. Per favorire il movimento, oltre alla possibilità di osservare ed esercitarsi, abbiamo bisogno di: – cibo che contenga i grassi necessari, per favorire la mielinizzazione; – luce del sole per fissare la vitamina D che permette l’uso del calcio e del fosforo.
Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
La parte psicologica del movimento è rappresentata da tutte le informazioni che i bambini muovendosi ricevono riguardo: – alla propria persona – all’ambiente in cui vivono.
Quando un bambino si muove con uno scopo il bambino riceve informazioni sull’ambiente: – riceve uno stimolo dall’ambiente (visivo, uditivo, …) – si determina in lui un interesse e una spinta ad andare verso l’oggetto fonte dello stimolo; – compie un lavoro muscolare per raggiungerlo; – quando l’ha raggiunto porta al cervello informazioni su di esso; – elabora i nuovi dati e se non è disturbato nel suo lavoro i dati si trasformano in conoscenza, che sarà conservata nella sua mente ed usata ogni volta che servirà. Attraverso questo processo aumenta la sua ricchezza personale di essere umano.
Questa esperienza gli porta importantissime informazioni sulla propria persona: – la fiducia di base in se stesso: il bambino libero nel movimento sente di poter seguire le proprie idee ed i propri interessi. Ne riceve la sensazione che quando desidera qualcosa può muoversi per averla, e questa sensazione produce un Io forte e un essere umano capace di affrontare i problemi della vita. Al termine della vita simbiotica i bambini acquisiscono la fiducia di base nell’ambiente, mentre la fiducia di base in se stessi si acquisisce verso i nove mesi, quando i bambini arrivano a muoversi bene a quattro zampe e hanno già passato tanto tempo sperimentando nell’ambiente il potere del loro movimento libero. Fiducia di base nell’ambiente e fiducia di base in se stessi sono le due gambe psicologiche che servono al bambino per camminare nella vita; – la sicurezza di sé: è la sensazione interna di poter contare sulle proprie capacità personali di risolvere i problemi. Una volta acquisita questa sicurezza, rimarrà per sempre. Gli scopi cambieranno dal raggiungere una palla colorata ai compiti di scuola, ma la situazione psicologica rimarrà la stessa, e anche quando i primi tentativi non avranno successo, la sua sicurezza di sé lo spingerà a ritentare fino al successo, avendolo sperimentato. Ogni volta che priviamo i bambini piccoli del loro movimento attivo, minacciamo le fondamenta dello sviluppo del loro Io, con effetti a lungo termine imprevedibili; – il senso di indipendenza e di autonomia: il bambino, diventando sempre più capace di agire per soddisfare le proprie necessità senza aiuto esterno, sente di saper provvedere a ciò di cui ha bisogno; – la stima di sé: permettere al bambino di partecipare alla vita dell’ambiente gli dà valore come persona. Egli diventa non solo colui che usa il mondo, ma colui che produce nel mondo. In questo modo l’informazione “io posso fare” si trasforma in “io posso fare cose importanti”; – la partecipazione sociale: i lavori manuali che il bambino compie non appena le sue mani glielo permettono, e quando sarà in grado di camminare le attività di vita pratica, rendono la sua presenza importante per gli altri. Questo gli farà provare un senso di responsabilità. Con l’attività manuale il bambino raggiunge un livello più alto di intelligenza e i bambini che si sono serviti delle loro mani hanno un carattere più forte. Per i bambini è importante vivere con gli adulti per avere l’opportunità di vedere i loro movimenti e ascoltare i loro discorsi, e per preparare ai bambini l’ambiente più indicato per lo sviluppo del movimento non c’è bisogno di comprare oggetti: si tratta di comprendere il valore del movimento libero e quanto sia importante per i bambini avere il corpo sempre in condizione di muoversi nello spazio. Negando questo bisogno al bambino, produciamo in lui un’esperienza fisica di restrizione che diventa anche psicologica e si manifesta come sensazione di incapacità a realizzare i propri desideri ed a seguire i propri interessi.
Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
Consigli pratici per organizzare lo spazio di movimento: – un angolo di libertà: i bambini non hanno bisogno di avere a disposizione tutta la casa, basta un angolo di libertà in soggiorno o in cucina; –tappeto o coperta: oltre al letto basso e grande, è importante che il bambino abbia uno spazio sul pavimento con un tappeto o una coperta dove possa stare il più a lungo possibile, evitando ogni contenitore; – specchio: nell’angolo di libertà è bene mettere uno specchio che aiuti i bambini a vedere come viene eseguito il movimento; – sostegno: verso il settimo mese provvediamo lo spazio di una sbarra fissata al muro, o di uno sgabello pesante al quale sia possibile aggrapparsi per sollevarsi in piedi. Vanno bene anche i normali mobili di casa, come il divano o una poltrona; – giocattoli: nel piccolo spazio a disposizione dei bambini devono essere messi oggetti di facile uso e le difficoltà da superare non devono essere troppo grandi. Anche se offriamo una palla colorata, dobbiamo fare attenzione che la sua grandezza sia tale che le mani dei bambini possono afferrarla e tenerla bene. Tutto ciò che viene dato deve essere scelto con grande attenzione perchè il movimento deve sempre permettere l’esperienza che “si può”.
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Montessori da 0 a 3 anni – lo sviluppo del movimento coordinato nei primi anni di vita
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