Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche CUO QUO

Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche CUO QUO. Come già detto per le schede delle nomenclature per parole di tre lettere 

e per le schede delle nomenclature per parole di quattro lettere, 

una volta che il bambino ha fatto molti esercizi di composizione di parole per dettatura con l’alfabeto mobile, è pronto per gli esercizi di autodettatura, cioè per comporre autonomamente parole che egli stesso ha pensato, senza averle sentite dalla voce di altri.

Nomenclature per le difficoltà ortografiche CUO QUO

Esistono molte possibilità per favorire questo genere di esercizio, una può essere quella di preparare delle schede illustrate, che possono anche fornire un aiuto all’arricchimento del lessico.

Classicamente le schede delle nomenclature, a questo secondo scopo, sono organizzate per aree tematiche (animali domestici, casa, abbigliamento, mezzi di trasporto, ecc…).

Qui propongo una classificazione diversa, in funzione dell’apprendimento delle varie difficoltà ortografiche presenti nella nostra lingua occupandoci ora del suono CUO QUO.

Questa è una selezione di parole italiane che presentano appunto il suono CUO QUO, con diversi gradi di difficoltà; non tutte si prestano ad essere illustrate e le parole presenti nelle schede delle nomenclature sono in grassetto.

parole contenenti   CUO QUO di 4 lettere cuor – equo

parole contenenti   CUO QUO di 5 lettere  cuoco cuoia cuoio cuore vacuo – aequo quota quoto

parole contenenti CUO QUO di 6 lettere   cuoche cuocia cuocio scuoce scuolainiquo liquor quorum

parole contenenti CUO QUO di 7 lettere   cuocere cuoiaio cuoiame innocuo vacuolo – antiquo liquore obliquo quotare quotato sequoia

parole contenenti  CUO QUO di 8 lettere  cospicuo cuocendo cuocersi cuociano cuociono proficuo scuocere scuoceva scuoiare scuoiato scuotere – aliquota quotando quotista

Parole contenenti CUO QUO di 9 lettere  capocuoco cuoricino incuocere perspicuo promiscuo ricuocere rubacuori scuocersi scuociono scuoiando scuolabus scuotendo scuotersi semicuoio telecuore vacuolare –  inquotata inquotato liquorale liquorino liquoroso propinquo quotatura quoziente

Parole contenenti CUO QUO di 10 lettere  autoscuola batticuore capiscuola caposcuola crepacuore cuoriforme doposcuola incuocendo malincuore percuotere rincuorare rincuorato ricuocendo ricuociono rincuorare rincuorato riscuotere riscuotuto scuocevano scuoiatore scuoiatura scuotitoio scuotitore sottocuoco stracuocia telescuola tremacuore vacuometro vacuostato – liquoreria liquoriero liquorista pedissequo quotazione quotidiani quotizzare quotizzato squarquoio

Parole contenenti CUO QUO di 11 lettere  giustacuore inconspicuo interscuola percuotendo percuotersi rincuorando riscuotendo riscuotersi scuocendosi scuoiatrice scuoiazione scuotimento stracuocere vacuoscopio – quotizzando ventriloquo

Parole contenenti CUO QUO di 12 lettere  cuorcontento ripercuotere riscuotibile riscuotitore scuotipaglia stracuocendo stracuociono strappacuore struggicuore vacuolizzato – biquotidiano liquoristico quotidianità

Parole contenenti CUO QUO di 13 lettere  rincuorerammo ripercuotendo ripercuotersi riscuotitrice

Racconti per Halloween

Racconti per Halloween alcuni dolci e scherzosi, altri più paurosi, da scegliere a seconda dell’età e del temperamento dei bambini: la storia di Stingy Jack, barzellette su cimiteri, scheletri e altro, storie di streghe e streghette, rane e ranocchi, gatti neri, alcune fiabe classiche tra quelle raccolte dai fratelli Grimm e da Italo Calvino, e molto altro ancora.

La storia di Stingy Jack

Le zucche intagliate con facce macabre o buffe e illuminate da candele sono il simbolo principale dei giorni di Halloween. Queste zucche intagliate vengono chiamate “Jack O’Lantern”, nome che deriva da un racconto popolare irlandese che ha per protagonista Stingy Jack. La pratica di intagliare le zucche deriva proprio da questo racconto, anche se in Irlanda le zucche non venivano coltivate. Le antiche culture celtiche in Irlanda intagliavano infatti non zucche, ma rape, la vigilia di All Hallow, e ponevano un tizzone al loro interno per allontanare gli spiriti maligni. Gli immigrati irlandesi portarono la tradizione in America, e presto divenne parte integrante dei festeggiamenti di Halloween.

Tanto tanto tempo fa viveva in Irlanda un uomo: il suo nome era Stingy Jack. Stingy Jack non era solo un imbroglione, ma anche un bugiardo e un ladro, e aveva la cattiva abitudine di bere troppo.
Una notte  Stingy Jack si trovava svenuto per il troppo bere in aperta campagna, e mentre la sua anima fluttuava libera, il Diavolo venne a reclamarla. Stingy Jack, che si considerava più furbo anche del Diavolo, non si spaventò per nulla, e divertito gli disse:  “Ti darò la mia anima, ma perchè prima non ci concediamo un ultimo bicchierino insieme?”
Ora, siccome anche al diavolo piace farsi un bicchierino ogni tanto, non se la sentì proprio di rifiutare l’ultimo desiderio della sua vittima.  Andarono al pub preferito di Jack e bevvero insieme, ma Jack alla fine non aveva i soldi per pagare, e disse al Diavolo: “Perché non ti trasformi in una moneta, visto che sei il Diavolo, così possiamo pagare e finalmente il barista ci permetterà di uscire dal pub… Pensa che divertimento sarà poi vedere questo buon barista litigare col buon popolo cristiano di questa città quando vedrà la moneta sparire… “
L’idea di provocare dei buoni cristiani e farli litigare tra loro per niente, naturalmente al diavolo piacque molto, così si trasformò davvero in moneta. Appena l’ebbe fatto, però, Jack afferrò la moneta e immediatamente se la mise in tasca insieme al piccolo crocefisso che teneva sempre con sè.
Il Diavolo si trovò così intrappolato e impotente nella tasca di Jack, ed era davvero infuriato. Però Jack sapeva che non c’è modo di sfuggire al diavolo, e che il suo vantaggio non sarebbe durato a lungo, così gli propose un affare: “Ti libererò se tu accetti di non tornare a prendere la mia anima prima di dieci anni”. Il Diavolo, non avendo altra scelta, naturalmente accettò.
Passarono i dieci anni, e il Diavolo si ripresentò a Jack per reclamare la sua anima, ma ancora lui si considerava il più furbo tra i due. “Va bene”, disse “ma prima di morire desidero tantissimo mangiare una di queste mele profumate. Saliresti sull’albero a cogliermene una?”
Ora, siccome anche al diavolo ogni tanto piace addentare una mela profumata appena colta dall’albero, non se la sentì proprio di rifiutare l’ultimo desiderio della sua vittima.
Ma una volta sopra, Jack incise sulla corteccia dell’albero delle croci tutto intorno: ancora una volta Jack era riuscito a farlo prigioniero!
Jack gli propose un nuovo affare: ” Ti libererò se prometti di lasciarmi in pace per sempre!”
E il Diavolo, che ne aveva ormai davvero abbastanza di questo vecchio imbroglione, accettò.
Passarono così molti anni, e quando Stingy Jack morì, salì alle porte del Paradiso, ma lì venne rifiutato per la sua vita di inganni e cattiverie. Non sapendo dove altro andare, andò dunque alle porte dell’Inferno. Ma anche il Diavolo, ricordandosi di avergli promesso che mai avrebbe preso la sua anima, gli negò di entrare.
Jack si spaventò: non aveva nessun posto dove andare, e si vedeva condannato a vagare per sempre nel buio e nel vuoto tra Paradiso e Inferno. Non potendo andare ne in un posto ne nell’altro, chiese al diavolo dove doveva andare. Il diavolo gli rispose soltanto: “Torna da dove sei venuto”.
Così Jack fu costretto a tornare sulla terra, ma la via del ritorno era molto buia… allora il diavolo ebbe pietà di lui e, anche se non lo accolse nel suo regno, gli regalò uno dei tizzoni ardenti dell’Inferno, perchè potesse servigli ad illuminargli la via.
Jack intagliò una rapa, che era il suo cibo preferito, vi mise il tizzone dentro, e portò la lanterna sempre con sè.
Se il diavolo non ti vuole e il Cielo ti allontana, sei condannato a vagare nelle tenebre, con una rapa soltanto ad illuminare la tua via…

Nel folklore irlandese Jack Stingy divenne presto “Jack della Lanterna” prima, e poi semplicemente “Jack O’Lantern”.
In Irlanda ed in Scozia, la gente credeva che gli spiriti e i fantasmi possono entrare nel mondo dei vivi una volta l’anno: il giorno di Halloween. Spiriti e fantasmi, infatti, sono molto attratti dalla bellezza della vita terrena. Secondo le loro credenze, chi non voleva essere visitato da queste entità, doveva mettere del cibo fuori dalla porta, per placarle. In seguito si cominciò ad intagliare questo cibo (rape, patate, barbabietole) facendo delle proprie versioni della lanterna di Jack e mettendole sui davanzali delle finestre o davanti alla porta, per allontanare Stingy Jack e gli altri spiriti.
In Inghilterra si usano ancora grandi barbabietole.
Gli immigrati provenienti da questi paesi, e che hanno portato la tradizione della Jack O’ Lantern negli Stati Uniti, scoprirono che le zucche, tipico frutto autunnale americano, erano perfette per le lanterne: più morbide e facili da intagliare delle rape della loro patria. 

Barzelletta: il cimitero
Una mattina una venditrice porta a porta di prodotti per la casa bussò alla casa di un un signore, e gli chiese di vedere sua moglie. L’uomo, che era una persona tranquilla e di poche parole, rispose che la moglie non era in casa.
“Beh” continuò la venditrice, “posso aspettarla qui?”.
Il signore la fece accomodare in salotto e lei attese lì per più di tre ore. Un po’ preoccupata richiamò l’uomo  e gli chiese: “Ma potrei sapere dov’è andata, sua moglie?”
“E’ andata al cimitero”
“E quando pensa che tornerà?”
“Non lo so” rispose l’uomo, “E’ lì da undici anni, ormai”.

La leggenda del ponte della testa della sposa
C’è un ponte ad Hannover, in Germania chiamato ‘Der Kopf der Braut’, che significa “ponte della testa della sposa”.
Una leggenda del XV secolo narra che, nel giorno delle loro nozze, il Conte von Kesselstatt e la sua sposa Gretchen dovevano imboccare il ponte con la loro carrozza a cavalli, seguiti dal corteo nuziale. Ma la strada era bloccata da una vecchia.
Il Conte ordinò alla vecchia di sgombrare il  ponte immediatamente, per farli passare.
E poiché la vecchia non si muoveva, il Conte von Kesselstatt fu preso dall’ira e la colpì con la frusta. La vecchia, che in realtà era una strega, si rannicchio di lato e lanciò una maledizione sulla carrozza.
Così, quando finalmente il corteo della festa nuziale riuscì a salire sul ponte, i cavalli che tiravano la carrozza degli sposa si impennarono, e la giovane Gretchen fu sbalzata fuori dalla carrozza e finì nel fiume sottostante.
Sembra certo che annegò nel fiume, ma i resti di Gretchen non furono mai ritrovati.
Tuttavia, si dice che capita ad Halloween di vedere una sposa senza testa, in piedi sulle rocce in mezzo al fiume. Alcuni dicono che sta cercando ancora la sua testa perduta.

Bertie la rana e la notte di Halloween
Era il giorno della vigilia di Halloween. Bertie la rana e i suoi amici sguazzavano nell’acqua, proprio come fanno in qualsiasi giorno dell’anno, ma quello non era affatto un giorno qualunque, e certamente la notte non sarebbe stata una notte come tutte le altre. Ma per il momento tutto normale: Sadie il cigno ammirava tranquillamente il suo riflesso nello stagno, Colin la carpa fischiettava, Bartie la rana e Tim il girino giocavano. Mentre stavano giocando, Tim vide la principessa Beatrice e i bambini del palazzo che stavano raccogliendo zucche giganti dall’orto.
“Che cosa sono quelle grandi cose, Bertie?” chiese.
“Quelle? Sono ortaggi.”
“Oh, non sapevo che gli ortaggi fossero così spaventosi!”
“Caro il mio piccolo amico” disse Bertie “E’ perchè sono le zucche, e sono state scelte per essere spaventose. I bambini le hanno raccolte per intagliarle e mettere candele al loro interno, in modo che diventino le lanterne di Halloween e che sembrino mostri spaventosi”.
“Oh” disse Tim “Che paura!”. Perchè Tim era un girino davvero molto piccolo, anche per la media dei girini, e si spaventava molto facilmente.

Proprio in quel momento Colin la carpa, che era un pesce molto scontroso, fece un guizzo molto rumoroso alle spalle di Tim, così forte che Tim lanciò un urlo e si nascose sott’acqua. E Colin disse: “Halloween è proprio il giorno giusto per spaventare le piccole e stupide creature!”
Quando Tim tornò timidamente alla superficie, Bartie continuò a spiegargli tutto su Halloween: “E’ il giorno più allegro dell’anno. Quando ero un principe andavo sempre per le case a fare Dolcetto o Scherzetto! Bussavo alle porte e dicevo: “Dolcetto o scherzetto?”, e se le persone  non mi davano caramelle o cioccolata, potevo far loro uno scherzo o un piccolo dispetto. Ma la maggior parte delle persone avevano un po’ paura degli scherzi, e mi davano una qualche delizia. Così ogni Halloween è stato un giorno goloso.”
“Fantastico!” disse il piccolo Tim, “Posso fare anch’io dolcetto o scherzetto, Bartie? Prometto che sarò davvero, davvero spaventoso, e la gente ci darà un sacco di melma verde e altre cose deliziose!”
E così Bertie decretò che quell’anno tutti gli abitanti dello stagno avrebbero festeggiato la notte di Halloween. Sadie, Bertie e Tim pensarono a lungo a che costume indossare. Poi Tim ebbe una brillante idea (cosa molto insolita per lui).

“Perché non andiamo come un cigno, una rana e un girino?” disse.
E così fecero. Sadie camminava davanti, e Bartie dietro, con Tim sulla schiena. Sadie bussava alle porte con il suo becco, e alla fine della serata avevano raccolto una valanga di dolci: orsetti di gomma, e caramelle e biscotti, e cioccolata… solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Quando ne ebbero così tanti che Sadie non riusciva più a portarne sulle sue ali e Berti nella sua grande bocca di rana, decisero di far ritorno allo stagno. Una fitta nebbia si era alzata sull’acqua e tutto intorno, e si intravvedevano tre sagome muoversi nel buio. Sembravano tre esseri umani, ma… lo erano davvero? Dopo tutto, era Halloween.
“Ohhh!” disse Tim, “Cosa sono quelle strane creature? Sono … sono mostri spaventosi? “
“Vediamo…” disse Bertie, “Direi che, in base alle mie grandi conoscenze in fatto di magia e mistero… direi che… ehm… quelli dovrebbero essere una strega adulta e due streghette bambine…”
“Ooooooooh!”

Improvvisamente una delle due streghette gridò, “Dolcetto o scherzetto?” In quello stesso istante, Colin la carpa balzò fuori dall’acqua con una mosca morta in bocca, proprio davanti alla figura più alta che, come si scoprì poi,  era la bella principessa Beatrice, che si era travestita da strega per la festa.
“Ecco il tuo regalo!” disse Colin, e depositò la mosca ai suoi piedi.
La principessa Beatrice, che oltre ad essere molto bella e dolce, era anche molto sensibile e paurosa, e per di più non aveva mai sentito una carpa parlare, fece un salto e gridò: “Aaahhh! Ahhhh! “
E prese a correre più veloce che poteva verso il palazzo, con le due streghette che la seguivano a ruota.
“Ah! Così impara a venire qui a chiedermi dolcetti!”, borbottò Colin.

Rifletté Bertie: “Ah, magari fosse stata una strega vera! Allora sì che gli avrebbe lanciato un bell’incantesimo…”
Ma Bertie non sapeva che, proprio in quel momento, una strega malvagia stava volando sulla sua scopa, davanti alla luna piena, e che quella strega cattiva altri non era che la matrigna della principessa Beatrice.
Dal momento che per lei era stato un Halloween piuttosto noioso, e che ancora non aveva trovato nessuno da trasformare in rana o in rospo, fu molto felice di sentire Bertie chiedere i servigi di una strega malvagia vera, di primo grado, ufficiale e certificata!
“Whooooosh!” Planò radente la superficie dello stagno, lasciando dietro di sè un’enorme scia di melma verde, e strillò: “Ah ah ah haaaa! Che quelli che si lamentano diventino di pietra!”, poi risalì con la sua scopa verso il cielo notturno.

Quando se ne fu andata, e tutto fu di nuovo tranquillo, il piccolo Tim disse: “Che cosa spaventosa!”
“Sciocchezze,” rispose Bertie, quindi tutti gli abitanti dello stagno andarono a dormire felici, e nessuno di loro fece incubi. Solo Bertie si sentiva un po’ male, perchè aveva mangiato troppe caramelle.
Quando la mattina seguente il sole cominciò a salire sul palazzo, e allungare i suoi raggi caldi autunnali sopra lo stagno, Sadie il cigno stava ammirando una nuova fontana, che non aveva notato prima.
“Oddio,” disse, “il pesce di pietra con l’acqua che gli esce dalla bocca somiglia tale e quale a Colin. Ma chi può aver costruito una fontana in suo onore?”
“Sì,” disse Bertie, “Riconoscerei quel brutto muso ovunque… ma aspetta…. sai cosa? Penso che sia davvero Colin!”
“Non essere sciocco,” disse Sadie in un primo momento, ma poi ci ripensò: “Oh, penso che tu abbia ragione. Non pensate che la strega malvagia di ieri notte forse ha trasformato davvero Colin in pietra? “
“Suppongo di sì”, disse Bertie. “Guardate quello che ha fatto a me. Mi ha fatto diventare un bel principe. “
Anche se i piccoli girini e tutti gli abitanti dello stagno avevano trascorso una bella giornata, libera dai dispetti di Colin e dalle sue continue lamentele, Bertie cominciò a sentirsi un po’ in colpa. Dopo tutto, era stato lui ad aver chiesto l’aiuto della strega malvagia. Ma non intendeva certo questo… Noi tutti diciamo cose che non intendiamo dire veramente, quando siamo un po’ irritati.
Così pensò ad un piano, e quella notte decise di andare a far visita alla strega. Era un po’ spaventato, perchè dopo tutto la strega era molto malvagia davvero. Attese a lungo davanti alla sua porta, sentendosi piuttosto nervoso. Alla fine chiamò: “Dolcetto o scherzetto?” La strega cattiva venne fuori, e prima che potesse rispondere, Bartie fece un gran salto e le riempì la bocca di melma verde, poi corse via più veloce che poteva.
“Grrrrr! Bertie!” gridò la strega.

Bertie si nascose e stette ad aspettere un po’ di tempo, poi si avvicinò di nuovo alla casa della strega, bussò forte, e di nuovo gridò; “Dolcetto o scherzetto?”. Poi spinse uno skateboard sullo zerbino, la strega uscì, scivolò rovinosamente, cadde per terra e battè la testa. Bartie corse via come un fulmine.
“Grrr! Adesso basta! Ti prendo, Bertie. Sei andato troppo oltre, piccola sporca rana! “
La strega, che era anche la matrigna di Beatrice, aspettava ogni sera il re che veniva da lei per darle la buonanotte. E anche quella sera, il re arrivò e bussò alla porta. Ma quella notte la regina aprì la porta e si sporse gridando: Ti trasformerò in un verme, stupido pezzo di melma verde!”
Subito si accorse di avere davanti suo marito, e cercò di scusarsi in ogni modo: “Oh, scusate Vostra Altezza Reale… Non volevo… “
Il re camminava nervosamente, avanti e indietro, lungo il corridoio, borbottando tra sè e chiedendosi come fosse possibile che sua moglie si fosse mostrata così diversa da come lui la conosceva, come avesse potuto essere così maleducata e volgare con lui. Si meritava che le venisse tagliata la testa per questo affronto.
La cattiva matrigna aveva davvero paura, ma proprio in quel momento, Bartie rispuntò fuori e disse dolcemente: “Ehm… dolcetto o scherzetto?”. E disse alla strega che avrebbe spiegato lui tutto al re, se lei accettava di tornare allo stagno e sistemare la faccenda di Colin.
La cattiva matrigna si rese conto di essere stata sconfitta, e accettò. Bartie la cavò dagli impicci con suo marito,  e lei tornò allo stagno e trasformò Colin di nuovo in un pesce.
Tutti gli abitanti dello stagno furono molto contenti di vedere Colin nuotare di nuovo intorno a loro, perchè anche se era un po’ burbero, era pur sempre loro amico, e gli amici sono importanti.

La luce azzurra
C’era una volta un re che aveva un soldato al suo servizio, e quando questi invecchiò e non potè più lavorare, lo mandò via senza dargli nulla. Il soldato non sapeva come campare; se ne andò tutto triste e camminò per tutto il giorno, finché‚ a sera giunse in un bosco.

Vi entrò e poco dopo vide una luce che lo guidò, e giunse a una casa dove abitava una strega. Egli la pregò di dargli un giaciglio per la notte, qualcosa da mangiare e da bere; ella rifiutò, ma poi disse: -Ti ospiterò per misericordia, però tu domani devi vangare il mio giardino-. Il soldato promise di farlo e così fu alloggiato.
Il giorno dopo vangò il giardino della strega e lavorò fino a sera. Ella voleva mandarlo via, ma egli disse: -Sono tanto stanco, lasciami rimanere ancora una notte!-. La strega non voleva, ma poi finì coll’accettare: il giorno dopo, però, il soldato doveva spaccarle un carro pieno di legna.

Così il secondo giorno il soldato spaccò la legna, e alla sera aveva lavorato tanto che non se la sentì nuovamente di andarsene e le chiese asilo per la terza volta. Il giorno dopo egli doveva, però, ripescare dal pozzo la luce azzurra. La strega lo portò così al pozzo, lo legò a una lunga corda, ed egli vi si calò.
Quando fu sul fondo, trovò la luce azzurra e fece segno alla vecchia per risalire. La strega lo tirò su, ma quando egli fu vicino all’orlo, così vicino che poteva toccarlo con la mano, ella volle prendergli la luce azzurra per poi lasciarlo ricadere sul fondo. Ma egli si accorse delle sue cattive intenzioni e disse: -No, non ti do la luce azzurra se prima non ho toccato terra con tutti e due i piedi-. Allora la strega s’infuriò, lo lasciò cadere nel pozzo con la luce e se ne andò.

Il soldato era tutto triste, là sotto in quel pantano umido al buio, e pensava già alla sua fine. Per caso gli venne fra le mani la sua pipa, ancora mezzo piena, e pensò: “Sarà il tuo ultimo piacere!.” L’accese alla luce azzurra e si mise a fumare. Quando il fumo si sparse un poco nel pozzo, apparve d’un tratto un omino nero che gli chiese: -Padrone, cosa comandi?-. Il soldato rispose: -Cosa devo comandarti?-. L’omino replicò: -Devo fare tutto quello che vuoi-. -Allora, prima di tutto, aiutami a uscire dal pozzo!- L’omino nero lo prese per mano e lo condusse fuori, portando con sè la luce azzurra. Poi il soldato disse: -Adesso ammazzami la strega-. Dopo aver fatto anche questo, l’omino gli mostrò l’oro e i tesori della vecchia, e il soldato li prese caricandoseli sulle spalle. Poi l’omino disse: -Se hai bisogno di me, non hai che da accendere la pipa alla luce azzurra-.
Il soldato si recò quindi in città, nella migliore locanda, si fece fare bei vestiti, e ordinò all’oste di arredargli una camera il più sfarzosamente possibile. Quando fu pronta, il soldato chiamò l’omino nero e disse: -Il re mi ha cacciato facendomi patire la fame, poiché‚ non potevo più servirlo; questa sera portami qui la principessa: mi farà da serva ed eseguirà i miei ordini-. L’omino disse: -E’ cosa rischiosa-. Tuttavia andò a prendere la principessa; la sollevò dal suo letto mentre dormiva, la portò al soldato, ed ella dovette obbedirgli e fare ciò che egli le ordinava.

Al mattino, prima che il gallo cantasse, l’omino la riportò indietro. Quando la principessa si alzò, disse al padre: -Questa notte ho fatto un sogno strano: mi è parso di esser stata portata via e di aver servito un soldato, cui dovevo fare da serva-. Allora il re disse: -Fa’ un buchino nella tasca e riempila di ceci: il sogno potrebbe essere vero, e in questo caso i ceci usciranno e lasceranno una traccia sulla strada-. La fanciulla seguì il consiglio, ma l’omino aveva udito le parole del re e, quando si fece sera e il soldato gli ordinò di andare a prendere di nuovo la principessa, egli sparse ceci per tutta la città, e quei pochi che caddero dalla tasca della principessa non lasciarono nessun segno. L’indomani, la gente mondò ceci per tutto il giorno.

La principessa tornò a raccontare al padre ciò che le era successo, e il re disse: -Tieni con te una scarpa, e nascondila là dove ti trovi-. L’omino nero udì ogni cosa e, quando il soldato gli ordinò di andare a prendere di nuovo la principessa, gli disse: -Questa volta non posso più esserti di aiuto: ti andrà male se ti scoprono-. Ma il soldato non sentì ragione. -Allora domani mattino presto dovrai fuggire, quando l’avrò riportata a casa- disse l’omino. La principessa tenne con sè una scarpa e la nascose nel letto del soldato.

La mattina seguente, quand’ella si trovò nuovamente presso il padre, questi fece cercare la scarpa di sua figlia per tutta la città, e la trovarono dal soldato. Egli, benché‚ avesse lasciato la stanza, fu presto raggiunto e gettato in prigione. Così ora giaceva in catene e, per giunta, nella fuga precipitosa aveva dimenticato il meglio, la luce azzurra e l’oro, e non aveva in tasca che un ducato. Mentre, tutto triste, se ne stava alla finestra della prigione, vide passare uno dei suoi camerati, lo chiamò e disse: -Se mi vai a prendere il fagottino che ho lasciato alla locanda, ti darò un ducato-. Quello andò e in cambio di un ducato gli portò la luce azzurra e l’oro. Il prigioniero accese la sua pipa e chiamò l’omino nero che disse: -Non temere! Va’ tranquillamente dal giudice, e accada quello che vuole; bada solo di prendere con te la luce azzurra-.

Il soldato fu sottoposto a giudizio e condannato a morte. Quando lo condussero fuori, chiese al re un’ultima grazia. -Quale?- domandò il re. -Di fare ancora una pipata per via.- -Puoi farne anche tre se vuoi- rispose il re. Allora il soldato tirò fuori la sua pipa e l’accese alla luce azzurra, ed ecco subito comparire l’omino nero. -Uccidi tutti quanti- disse il soldato -e il re fallo in tre pezzi.- Allora l’omino incominciò a far fuori la gente intorno, sicché‚ il re chiese grazia e per avere salva la vita diede al soldato il regno e sua figlia in sposa.

Un omicidio ad Halloween
C’era stato un omicidio in Texas, a Halloween, e vennero chiamati  gli agenti dell’FBI ad investigare sul caso.
Hitchcock, uno degli ufficiali, vide che c’era qualcosa scritto col sangue, sul muro. Sembrava il numero ‘7734’, ma non ne era sicuro, quindi scattò molte foto.
Quando Hitchcock tornò al laboratorio sviluppò la pellicola della scena del crimine, ma non riusciva a fare alcun progresso per decifrare il significato di quel numero. Nella speranza di trovare finalmente l’ispirazione, prese le fotografie e le portò a casa. Si sedette in soggiorno e le sparpagliò sul tavolo. Proprio in quel momento sua moglie entrò nella stanza e, dalla parte opposta del tavolo chiese: “Perchè hai fotografato tante volte la parola HELL (inferno)?)
Così Hitchcock vide che capovolgendo i numeri 7734 si legge la parola HELL.

Lo scheletro dal dottore – barzelletta
Un famoso medico manda un suo assistente a ritirare uno scheletro in un negozio specializzato, dove lo aveva ordinato perchè gli serviva per le sue lezioni ai praticanti.
Quando l’assistente fa ritorno con lo scheletro tenuto goffamente tra le mani, la sala d’aspetto del medico si è già riempita di pazienti. Appena varca la porta, si accorge che tutti lo guardano con aria interrogativa.
“Lo sto portando dal medico” dice con un sorriso.
E un’anziana signora gli risponde con simpatia: “Ma caro, non ti sembra troppo tardi per lui, per il medico?”.

La zucca
C’era una volta una zucca che viveva in una fattoria, con un agricoltore molto gentile e tantissime altre zucche come lei.
Il contadino era un buon uomo che amava molto le sue zucche: parlava sempre gentilmente, se ne prendeva cura, ed insegnava loro tutto quello che serve per essere buone. Ogni mattino cantava una dolce canzone alle sue zucche, e dopo pranzo le invitava a prendere il sole con lui. Quando il sole cominciava a calare, ogni sera il contadino distribuiva ad ognuna della buona acqua  e loro bevevano, molto lentamente (per le zucche bere l’acqua con le loro radici è come per noi bere con la cannuccia). Poi, quando arrivava il momento di andare a dormire, dava loro la buonanotte e augurava loro di dormire bene per crescere grandi e forti.

La nostra zucca aveva sempre fatto tutto quello che il contadino le aveva detto: quando era il momento di prendere il sole, l’aveva fatto; quando era il momento di bere l’acqua, l’aveva succhiata lentamente come lui aveva detto, e quando calava la notte la zucca sorrideva e lasciava che il suo corpo si rilassasse dolcemente, fino ad addormentarsi.
Era una bella vita, e la zucca era molto felice, perchè l’agricoltore la amava molto. E fu davvero felice quando lui le disse che era una zucca buona, speciale e bella.

Finchè le zucche erano piccine, erano molto buone e si volevano bene tra loro: era tutto perfetto. Ma quando le zucche cominciarono a crescere, le cose cambiarono: ognuna di loro cominciò a gareggiare con le altre per chi fosse la più grande, la più arancione, la più forte. Tutte, tranne la nostra zucca, che invece rimase piccola e verde; e quando le altre zucche cominciarono a rimanere sveglie fino a tardi, a non voler più passare il pomeriggio a prendere il sole e a rifiutarsi di bere lentamente l’acqua la sera,  la nostra piccola zucca verde continuava a essere buona. Lei obbediva sempre al contadino, anche quando tutte le altre non lo facevano, e presto esse cominciarono a prenderla in giro.

“‘Ooh, c’è la piccola bimba buona! Lei non fa mai nulla di male … lei è così buoooona!”, dicevano.
Quando era stato l’agricoltore a dirle che era buona, le era sembrato così bello. Ma ora glielo stavano dicendo in un modo molto diverso, e lei non si sentiva affatto orgogliosa… provava imbarazzo e tristezza. Ma perchè se la prendevano così con lei? Nei giorni che seguirono, la vita della nostra zucca fu molto dura. Tutte le altre zucche ridevano di lei mentre se ne stava immobile e silenziosa a prendere il sole e loro invece saltavano di qual e di là e non la smettevano di parlare tra loro. E quando era il momento di bere l’acqua, lei continuava a bere lentamente come le aveva consigliato il contadino, mentre le altre trangugiavano la loro il più velocemente possibile, per avere più tempo per giocare.

Giorno dopo giorno le zucche continuavano a crescere. Il contadino le guardava e diceva: “Avremo delle torte deliziose quest’anno…”, e le zucche erano molto orgogliose, ed erano molto contente di diventare torte squisite, anche se sapevano che per una di loro poteva esserci un destino ancora migliore.
Tutte loro avevano sentito la storia della zucca seme: ogni anno l’agricoltore sceglieva una zucca molto speciale, l’unica zucca che non cucinava. Questa zucca era sempre la più grande  e la più bella.  L’agricoltore la sceglieva, prendeva da lei tutti i semi e li piantava nel terreno per il raccolto dell’anno successivo.
Il più grande sogno della nostra zucca era di essere scelta, ma in fondo sapeva che non sarebbe mai successo. Dopo tutto quello che aveva fatto per essere buona, dopo aver lavorato così duramente facendo tutto per bene, era ancora la zucca più piccola di tutte. Ed era anche l’unica ad essere rimasta verde: tutte le altre zucche erano ormai arancioni, mentre lei sembrava ancora una zucca bambina e acerba.

Un giorno il contadino le si avvicinò e le disse: “Mi ricordi tanto tua madre… è sorprendente…”. La piccola zucca non capiva, ma sentiva che il contadino la amava, e questo la rendeva felice. La piccola zucca verde sorrise e decise che anche se lei non era per nulla speciale, era contenta così, perchè comunque era stata buona ed il contadino era contento di lei.
Proprio in questo periodo, finalmente anche lei cominciò a colorarsi di arancione. Fu un gran bel cambiamento: le piaceva molto il nuovo colore! E finalmente le altre  zucche smisero di prenderla in giro… a dire il vero adesso erano tutte di nuovo sue amiche ed erano gentili con lei. La zucca era davvero molto contenta, ma non smise mai di esser buona, e anche quando le altre zucche la invitavano a giocare con loro durante il tempo da dedicare a prendere il sole, lei rispondeva “No, grazie, io devo fare quelle che dice il contadino”, le zucche non ridevano più di lei.

Si chiese il perchè…
Passò del tempo, e finalmente giunse il giorno della festa del raccolto: quel giorno la zucca seme sarebbe stata scelta.
“Sappiamo tutte chi sarà la zucca seme di quest’anno” dicevano le zucche, ed erano tutte d’accordo.
“Chi? Chi?” chiese la nostra zucca. Ma nessuno le rispose. Erano tutte impegnate a bere a più non posso, in modo da diventare più dolci e succose possibile per le torte del contadino.
Finalmente il contadino uscì di casa, seguito dagli altri raccoglitori. Sorridendo si avvicinò alla nostra zucca, la liberò dalle radici e la prese in braccio dicendo: “E’ arrivato il tuo momento, piccola mia”. La zucca si sentiva molto felice. Pensò che il contadino desiderava fare la prima torta proprio con lei, e ne era orgogliosa.

Il contadino la portò a casa, e la zucca si guardò intorno e ripensò a sua madre, che l’anno prima era stata la zucca seme: “Lei è stata qui, proprio come me adesso. Vorrei tanto che fosse ancora qui con me…” E pensando alla sua mamma, le venne da piangere. “Oh mamma, mi dispiace non averti resa orgogliosa di me… mi dispiace di non essere stata scelta come zucca seme”. Il contadino camminava davanti ad un muro pieno di immagini di tutte le zucche seme scelte anno dopo anno. La zucca vide tutti i suoi antenati, fino a sua nonna, e poi sua madre, e poi… ancora sua madre? Ma no, quella non era una foto, era uno specchio! Lei era proprio tale e quale alla sua mamma, e improvvisamente le venne un nuovo pensiero…

Il contadino la portò in cucina e la mise sul tavolo. Sorridendo le disse: ” Sei stata scelta perchè sei stata buona e obbediente. Sapevo che saresti cresciuta più grande e splendente di tutte le altre, perchè eri buona dentro, e quando una zucca è buona dentro, un giorno porterà tutto il suo bene anche fuori da sè.”

Il diletto Orlando
C’era una volta una donna che era una strega e aveva due figlie: una, brutta e cattiva, era la sua figlia; l’altra, buona e bella, era la figliastra. Ed ella tanto amava la prima, quanto odiava la seconda.
Un giorno la figliastra aveva un bel grembiule che piaceva all’altra, tanto che quest’ultima, invidiosa, andò dalla madre e disse: -Quel grembiule deve essere mio-. -Sta’ tranquilla, bimba mia, lo avrai- disse la vecchia. -La tua sorellastra ha meritato la morte da un pezzo, e questa notte, mentre dorme, verrò a tagliarle la testa. Bada solo di coricarti dietro e spingila ben bene sul davanti.-

La povera fanciulla sarebbe stata perduta se, per caso, non si fosse trovata in un angolo da cui potè sentire tutto. Quando fu l’ora di andare a dormire, lasciò che si coricasse prima la sorella cattiva, e che si mettesse dietro, come desiderava; ma non appena questa fu addormentata, la sollevò e la mise sul davanti vicino al bordo del letto, prendendo il suo posto dall’altra parte. Durante la notte entrò quatta quatta la vecchia: nella mano destra aveva una scure, mentre con la sinistra tastava se c’era qualcuno sul davanti; poi afferrò la scure con ambo le mani e spiccò la testa alla propria figlia.

Quando se ne fu andata, la figliastra si alzò, corse dal suo innamorato, che si chiamava Orlando, e bussò alla sua porta. Quand’egli uscì, gli disse: -Ascolta, mio diletto, dobbiamo fuggire più in fretta possibile: la matrigna voleva uccidermi, ma ha colpito sua figlia. Quando si fa giorno e vede ciò che ha fatto, siamo perduti-. Orlando disse: -Però dobbiamo portarle via la bacchetta magica, altrimenti, se c’insegue, non possiamo salvarci-.
La fanciulla prese la bacchetta magica, poi afferrò la testa della morta e lasciò cadere a terra tre gocce di sangue, una davanti al letto, una in cucina, una sulla scala. E fuggì con l’innamorato.

Al mattino, quando la strega si alzò, chiamò sua figlia per darle il grembiule, ma quella non venne. Allora gridò: -Dove sei?-. -Qui sulla scala che spazzo!- rispose una goccia di sangue. La vecchia uscì ma non vide nessuno sulla scala e gridò di nuovo: -Dove sei?-. -Qui in cucina che mi scaldo!- rispose la seconda goccia di sangue. La vecchia andò in cucina, ma non trovò nessuno; allora gridò per la terza volta: -Dove sei?-. -Ah, sono qui nel letto che dormo!- disse la terza goccia di sangue.

Ella entrò nella camera e si accostò al letto. E cosa vide? Sua figlia era immersa in una pozza di sangue e lei stessa le aveva tagliato la testa. La strega andò su tutte le furie, si precipitò alla finestra e, poiché‚ vedeva assai lontano, scorse la fanciulla che fuggiva con il suo diletto. -Avete già fatto un bel pezzo di strada- gridò -ma non servirà a nulla: vi raggiungerò lo stesso!-
Infilò i suoi stivali delle sette leghe e, dopo aver fatto un paio di passi, li aveva già raggiunti. Ma la fanciulla, ben sapendo che li avrebbe inseguiti, con la bacchetta magica trasformò il suo diletto Orlando in un lago e se stessa in un’anitra che nuotava in mezzo al lago. La strega si fermò sulla riva e cercò di attirare l’anitra gettandole briciole di pane; ma essa non si lasciò sedurre e, alla sera, la vecchia dovette tornarsene a casa senza avere concluso nulla.

La fanciulla e il suo innamorato ripresero il loro aspetto umano e camminarono tutta la notte, fino allo spuntar del giorno. Allora ella si trasformò in un bel fiore in mezzo a una siepe di spine, e il diletto Orlando in un violinista. Dopo poco tempo giunse la strega a grandi passi e disse al violinista: -Caro violinista, posso cogliere quel bel fiore?-. -Certamente- egli rispose -intanto io suonerò.- E mentre la vecchia si introduceva di furia fra le spine cercando di raggiungere il fiore, che ben conosceva, il violinista si mise a suonare ed ella, volente o nolente, dovette ballare, poiché‚ era una danza incantata. Egli continuò a suonare, e la strega fu costretta a ballare senza posa; le spine le strapparono le vesti di dosso, la punsero e la scorticarono, finché‚ alla fine ella giacque a terra morta.

Liberatisi della strega, Orlando disse: -Ora andrò da mio padre a preparare le nozze-. -Intanto io resterò qui ad aspettarti- rispose la fanciulla -e perché‚ nessuno mi riconosca, mi voglio tramutare in una pietra rossa.- Così Orlando se ne andò, e la fanciulla rimase nel campo ad aspettarlo, trasformata in pietra rossa.
Ma quando Orlando arrivò a casa, fu ammaliato da un’altra e scordò la sua vera fidanzata. La poverina attese a lungo, ma vedendo che non tornava, divenne triste e si tramutò in un fiore pensando che qualcuno l’avrebbe calpestata. Ma avvenne che un pastore pascolasse con le sue pecore in quel campo; scorse il fiore e, poiché‚ era tanto bello, lo colse, lo portò con sè e lo mise nel suo armadio dicendo: -Non ho mai trovato un fiore così bello-.
Ma da quel giorno ne capitarono delle belle in casa del pastore! Quando si alzava al mattino, tutte le faccende di casa erano già sbrigate: la stanza era spazzata e spolverata, il fuoco acceso, il secchio riempito al suo posto; e a mezzogiorno, quando rincasava, in tavola era già servito un bel pranzetto. Egli non capiva come fosse possibile, poiché‚ non vedeva mai anima viva; e anche se gli piaceva essere servito così bene, finì coll’impaurirsi e andò a chiedere consiglio a un’indovina. Ella disse: -C’è sotto una magia: domani mattina, all’alba, guarda bene se non si muove nulla nella stanza; se vedi qualcosa, buttaci sopra in fretta un panno bianco: l’incanto si romperà-.

Il pastore fece come gli era stato detto, e il mattino seguente vide aprirsi l’armadio e uscirne il fiore. D’un balzo egli vi gettò sopra un panno bianco. Subito cessò la magia: davanti a lui c’era una bella fanciulla, colei che si era presa cura della sua casa. Ed era tanto bella che il pastore le domandò se voleva diventare la sua sposa, ma ella rifiutò perché‚ voleva rimanere fedele al diletto Orlando; tuttavia promise di non andar via e di continuare a occuparsi della casa.
Intanto si avvicinava il giorno in cui Orlando doveva maritarsi e, secondo un’antica usanza, furono avvertite tutte le ragazze del paese, perché si presentassero a cantare in onore degli sposi.
La fedele fanciulla, quando udì che il suo diletto Orlando stava per sposare un’altra, si rattristò tanto che credette le si spezzasse il cuore, e non voleva andarci; ma alla fine vi fu costretta. Quando toccò a lei cantare, si tirò indietro, finché‚ si trovò a essere l’ultima; allora non potè più sottrarsi e cantò.

Ma all’udirla Orlando saltò in piedi e gridò: -Questa è la vera sposa e non ne voglio altra!-.
Egli l’aveva riconosciuta dalla voce, e tutto ciò che aveva dimenticato gli era ritornato in cuore. Così la fanciulla fedele sposò il suo diletto Orlando, e il dolore si mutò in gioia.

Katie la strega
C’era una volta una bambina di nome Katie. Katie aveva sette anni, e viveva in una bella casa con la sua mamma e il suo papà, il suo fratellino piccolo Joey e un cane chiamato Muffin. Fin qui tutto normale, tranne una cosa: erano streghe… beh, ad eccezione del papà e del fratellino, che non erano streghe, ma maghi. E del cane Muffin, che non era una strega, ma una Cstrega, che sarebbe un cane che lancia incantesimi. Comunque essere una strega non era così male. Alla mamma bastava fare una smorfia col naso, e tutta la casa era in ordine. A papà bastava un gesto del bastone, e il prato si tagliava da sè. A Muffin bastava battere un zampa per riempire la ciotola e far piovere dal cielo un cane con cui giocare. Avevano insegnato qualche magia anche a Katie. Sapeva come fare per ottenere che i compiti si facessero da soli, e riordinava la sua stanza semplicemente toccandosi un orecchio.

C’era solo una cosa che a Katie proprio non piaceva: Halloween.
Una volta all’anno, quando le foglie cadevano dagli alberi, e le notti si facevano più lunghe, tutti i bambini della sua scuola cominciavano a sentirsi eccitati e non parlare d’altro che dei preparativi per la festa. E si preparavano costumi da strega davvero orribili, con nasi storti, verruche, capelli neri e manici di scopa.
Katie aveva provato a spiegare a scuola che si sbagliavano: “Le streghe non sono così! La mia mamma ad esempio è molto bella…”, ma tutti  i bambini si erano messi a ridere. E quando Katie tornò a casa quel giorno, era davvero molto triste. Piangeva e piangeva e piangeva. E quando la mamma le chiese cosa fosse successo, disse: “Tutti odiano le streghe. E soprattutto le odiano a Halloween. “

La mamma cercò di spiegarle che anche se ad alcune persone le streghe non piacciono, era molto bello esserlo, soprattutto quando il detersivo faceva tutto da solo le pulizie di casa.
“Io non voglio più avere niente a che fare con la stregoneria!”, gridò Katie arrabbiata.
La notte di Halloween, tutti i bambini della sua scuola si erano dati appuntamento per il Dolcetto o Scherzetto, ma Katie non voleva andare con loro. Lei aveva deciso che non voleva avere niente a che fare con la stregoneria. Mai, mai, e poi mai ….

Fu la sua mamma a convincerla ad andare, perchè è molto difficile per una strega restare fuori dalla notte di Halloween. Per convincerla le sussurrò qualcosa all’orecchio. Volete sapere cosa? Lo saprete molto presto…
Katie andò a raggiungere gli altri bambini, e alcuni di loro cominciarono a ridere di lei dicendo: “Katie non ha bisogno di travestirsi, perchè lei è già una strega!”. Katie ci restava molto male e si sentiva tanto imbarazzata, ma decise di non dire nulla.
Alla prima casa ricevettero tantissimi dolcetti al limone. Alla seconda, una confezione gigante di caramelle, alla terza pacchi e pacchi di patatine. E alla quarta un pacco gigante di biscotti al cioccolato.
Ma nella quinta casa viveva un uomo chiamato Mister Bones. E a Mister Bones non piacevano i bambini. Certamente non vedeva perchè dovesse essere gentile con loro e regalare dolcetti. “Andate via, stupidi bambini!” urlò quando loro bussarono alla sua porta. “Dolcetto o scherzetto?” gridarono i bambini. “Beh, se per voi è lo stesso, credo che prenderò lo scherzetto” disse Mister Bones, e un sorriso orribile gli si dipinse sul volto “Perchè voi siete soltanto degli stupidi bambini e non mi fate certo paura”.

“Ma uno di noi è una vera strega” disse Amelia, la più grande del gruppo.
“Sì! Sì! Katie è una vera strega” gridarono tutti insieme.
Ma Mister Bones cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi. “Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito!”, disse.
Allora Katie fece un passo avanti.
“Non sei così spaventosa” disse il signore “Sei solo una stupida bambina”.
Katie ricordò quello che la mamma le aveva sussurrato all’orecchio: era un incantesimo speciale. Quindi in quel momento, Katie pronunciò le parole magiche toccandosi contemporaneamente un orecchio.
Tutti i bambini rimasero senza fiato per lo stupore: improvvisamente Mr Bones non era più Mr Bones, ma un soffice criceto marroncino, chiuso nella sua gabbietta, e che girava come un matto sulla ruota.

Tutti ridevano a crepapelle. Katie si avvicinò alla gabbia e disse: “E’ divertente essere un criceto, Mr Bones?” La piccola creatura scosse la testa, e Katie diede qualche colpetto alla ruota, per farla muovere ancora più velocemente. Poi recitò le parole magiche e Mr Bones si trasformò di nuovo in essere umano.
“Vado subito a prendervi dei dolcetti” disse, molto velocemente e nervoso. E tornò con tonnellate di barrette di cioccolata, bibite gassate, biscotti…
“E mi raccomando, tornate anche l’anno prossimo: avrò cose ancora più buone per voi.” Quindi tornò dentro casa, spaventatissimo.
Mentre percorrevano il resto della strada, tutti i bambini della città avevano saputo che quella notte c’era con loro una strega vera, e quella notte ricevettero ancora più dolci e biscotti del solito, e anche qualche giocattolo.
Katie divenne la ragazza più popolare della sua classe.
“Sai, forse non è poi così male essere una strega, dopotutto”, disse quando tornò a casa. “E penso che d’ora in poi festeggerò sempre Halloween”.

In viaggio verso il Monte Brocken, Germania
C’era una volta c’era un giovane che si era impegnato a sposare una bella ragazza. Ma presto egli si fece sospettoso sia verso la sua fidanzata, sia verso la madre di lei. E in effetti erano entrambe streghe. Arrivò il giorno in cui tutte le streghe si radunano sul monte Brocken, e le due donne salirono sul fienile, presero una piccola ampolla di vetro, ne bevvero un sorso ognuna, e scomparvero.

Lo sposo, che le aveva seguite nel fienile e si era nascosto a spiarle, fu tentato di bere anche lui dall’ampolla. La raccolse, ne bevve un sorso, e improvvisamente si trovò sul monte Brocken, dove vide la sua fidanzata e sua madre con tutte le altre streghe, che ballavano attorno al diavolo, che stava al centro. Quando la danza si concluse, il diavolo ordinò a tutti di prendere un bicchiere e di bere, e immediatamente tutti volarono via, nelle quatto direzioni del vento.

Lo sposo si ritrovò solo sull’alta vetta, e rischiava di morire congelato, perchè era una notte molto fredda. Non aveva portato l’ampolla con sè, quindi non restava altro da fare che scendere dal monte a piedi. La discesa fu lunga e faticosa, ma finalmente riuscì a tornare dalla fidanzata.
Appena tornato, la sua fidanzata era molto arrabbiata con lui, ed anche la madre lo rimproverò severamente per aver bevuto dall’ampolla. Così madre e figlia decisero insieme di trasformare il giovane in asino.
Il povero sposo ora era un asino, e si trascinava infelice da una casa all’altra del villaggio, piangendo il suo triste: “Ih ohhh, Ih ohhh”…

Un uomo ebbe molta pena di lui, lo portò nella sua stalla, e gli offrì un po’ di fieno, ma naturalmente l’asino non voleva mangiare fieno, e fu così cacciato a calci.
Girovagò ancora a lungo, e un giorno decise di tornare alla casa della sua fidanzata, la strega. Arrivò davanti alla porta, e si mise a ragliare lamentosamente. La fidanzata, comprendendo che si trattava del suo ex sposo, e vedendolo così mal ridotto, con la testa bassa e le orecchie in giù, si pentì di quello che aveva fatto e disse: “Io ti aiuterò, ma tu devi fare esattamente come ti dico. Appena ci sarà al villaggio il battesimo di un bambino, tu devi fare in modo che un po’ dell’acqua battesimale ti bagni la schiena e così sarai di nuovo trasformato da asino ad essere umano”.

L’asino seguì le indicazioni della fidanzata. La domenica successiva, c’era un battesimo. L’asino si mise davanti alla porta della chiesa e aspettò. Quando la cerimonia terminò, il sagrestano si fece sulla porta per gettare l’acqua avanzata, ma c’era l’asino a sbarrargli la strada. “Vattene, vecchio asino!” gridò il sagrestano, ma l’asino non si mosse. Allora il sagrestano si arrabbiò e versò l’acqua sulla schiena della bestia.
Immediatamente l’asino tornò un essere umano. Corse dalla sua fidanzata, la sposò, e visse con lei per sempre, felice e contento.

Una storia di fantasmi dell’Alabama
Il vecchio agricoltore Sam Gibb non credeva ai fantasmi. Neanche un po ‘. Tutti in città parlavano di una vecchia casetta nel bosco e ne erano ossessionati, dicevano fosse stregata, ma Sam Gibb si limitava a ridere ogni volta che la gente ne parlava.
Così un giorno il fabbro sfidò Sam Gibb a passare una notte da solo nella casetta stregata: se fosse rimasto lì fino all’alba, il fabbro gli avrebbe comprato un intero carro di angurie.

Sam era felice: l’anguria era il  suo frutto preferito, e ne era golosissimo. Così accettò, si armò di coraggio, di tabacco e di pipa, e si diresse verso la casetta nel bosco, per trascorrervi la notte.
Entrò in quella che era null’altro che una vecchia capanna di legno, accese il fuoco nel camino, sì accese la pipa, e si accomodò su di una vecchia sedia a dondolo, con il giornale del giorno prima.

Mentre leggeva, sentì uno scricchiolio… alzò lo sguardo dal giornale e vide che una piccola creatura scura e ruvida, con gli occhi rossi incandescenti, stava seduta su una sedia accanto a lui. Aveva una lunga coda biforcuta, due corna sulla sua testa, artigli al posto delle unghie, e denti aguzzi che spuntavano attraverso le sue grandi labbra.
“Non c’è nessuno qui stasera, tranne te e me,” disse la creatura al vecchio Sam Gibb. Aveva una voce simile al sibilo delle fiamme.

Il cuore di Sam quasi smise di battere dalla paura.
Balzò in piedi e rispose: “Tra un minuto qui non ci sarà più nessuno!” e si gettò sulla prima apertura della stanza che potesse portare all’esterno: la finestra. Così nella foga di scappare pestò la coda della creatura. Sam Gibb correva così veloce che superò due conigli inseguiti da un coyote. Ma nonostante questo, non passò molto tempo prima di sentire il battere di piccoli zoccoli sul terreno, e la creatura scura con gli occhi rossi lo aveva già catturato.
“Per essere un vecchio, hai una buona velocità nella corsa” disse la creatura.
“Oh, ma posso correre molto più veloce di così!” gli rispose Sam Gibb. E dicendolo si divincolò e riprese a correre come un fulmine, lasciando la creatura nella polvere.
Correndo passò davanti alla fucina. Il fabbro era venuto fuori per vedere da dove venisse quello strano rumore che si sentiva. “Non importa per i cocomeriiiiii” gridò Sam Gibb senza rallentare la sua corsa folle.
Il vecchio Sam Gibb corse fino a casa e si nascose sotto il letto per il resto della notte. Dopo di che, divenne un convinto sostenitore dell’esistenza dei fantasmi, e si rifiutò di andare da qualunque parte si trovasse vicina alla vecchia casa nel bosco.

Il mostro di Bear Lake
Se andate a Bear Lake, nello Utah, in una giornata tranquilla, vi potrà capitare di  intravedere il mostro. Questo essere si presenta come un enorme serpente marrone, ed è lungo quasi 90 metri. Ha le orecchie che sporgono ai due lati della testa magra, e una bocca abbastanza grande da mangiare un uomo.
Secondo alcuni, ha piccole gambe che si muovono velocissime quando si avventura sul terreno. Ma in acqua, attenzione! Può nuotare più veloce di un cavallo al galoppo:  fa un miglio al minuto, nelle giornate buone.
A volte il mostro si diverte nascondersi vicino ai nuotatori e a soffiare acqua contro di loro, e quelli che non corrono al più presto a riva, li mangia.

Ho sentito un taglialegna raccontare di aver avvistato il mostro una sera, mentre camminava lungo le rive del lago, e di aver provato a sparargli col suo fucile. L’uomo era un ottimo tiratore, ma non uno dei suoi proiettili ha toccato quel mostro.
Spaventato si è dato a correre come un fulmine ed è arrivato a casa più veloce che poteva. Nella cosa perse il fucile, e l’uomo sostiene di aver visto il mostro mangiarglielo.
A volte, dopo che il mostro è rimasto tranquillo per un periodo abbastanza lungo, la gente comincia a dire che se ne è andato via per sempre.

Alcune persone, anche, ripescano un vecchio racconto che narra di come Pecos Bill, dopo aver sentito parlare del mostro di Bear Lake, scommise con alcuni mandriani che lo avrebbe sconfitto. Secondo le dicerie popolari, la lotta durò per giorni,  e tutto intorno a Bear Lake si generò un uragano. Alla fine, Bill si gettò il mostro su una spalla e volò via alla ricerca del posto più lontano che poteva trovare al mondo, gettandolo infine a Loch Ness, dove il mostro vive ancora oggi.

Il messaggio del gatto nero
Sono tornato a casa tardi la sera dopo il lavoro e ho trovato mia moglie Ethel in cucina con una grossa gatta gialla alle calcagna.
“E chi è questa?” chiesi gioviale. “Questa è la nostra nuova gatta,” disse Ethel, dandomi un abbraccio e un bacio per darmi il benvenuto a casa.
“E’ apparsa davanti alla porta della cucina e voleva entrare. Nessuno dei vicini sapeva da dove veniva, quindi credo che sia nostra. Sarà bello avere un po ‘di compagnia in casa. “
Mi chinai e diedi una grattatina sotto il mento alla gattina gialla, che fece le fusa e si stirò. “Beh, credo che il nostro reddito può bastare anche per sfamare una bocca in più”,” dissi.

Mio figlio aveva ormai ereditato il mio lavoro, e mia moglie ed io ci stavamo godendo una piacevole vecchiaia. Però mi piaceva tenermi occupato, e così dedicavo un paio d’ore al giorno al taglio e al trasporto della legna che serviva al mulino.
Sono andato a mungere la mucca, e quando sono tornato, Ethel aveva dato alla gatta un po’ di panna in un piattino.
Ci siamo seduti sulla veranda dopo cena, e la gatta si è seduta con noi. “Sei una bella gattina,” dissi. E lei fece le fusa.
“Donald…”, disse Ethel: sembrava preoccupata. Mi voltai a guardarla. “I vicini hanno reagito in modo piuttosto strano quando ho detto loro della gatta. Loro pensano che si tratti di un fantasma o una strega, o un essere del genere trasformato in un gatto e mi hanno detto di sbarazzarsi di lei.”

“Una strega?” chiesi, e risi di cuore. “Sei una strega, gattina?” La gatta sbadigliò e si stirò. E non del tutto convinta, anche Ethel si mise a ridere con me. Siamo rimasti seduti a guardare il tramonto, poi abbiamo deciso di andare a dormire.
La gatta è diventata rapidamente una membro della nostra famiglia. Ogni mattina, appena svegli, ci faceva le fusa e ogni volta che tornavo dalla stalla supplicava un po’ di panna. Durante il giorno seguiva Ethel per tutta la casa, come a supervisionare il suo lavoro, e di notte sedeva accanto al fuoco, mentre noi leggevamo ad alta voce.
I giorni cominciarono ad accorciarsi, man mano che l’autunno si avvicinava, e spesso capitava che io restassi fuori fino al tramonto per il taglio e il trasporto della legna al mulino.
Una notte nel mese di ottobre, non avevo terminato di caricare la legna che già si stava scendendo buio. Quindi mi affrettai come potei e iniziai a prendere la via del ritorno, nella speranza di tornare a casa prima che calasse del tutto la notte, perchè non avevo portato con me la lanterna.

Dietro una curva vidi un gruppo di gatti neri in piedi in mezzo alla strada. Erano quasi invisibili nella crescente oscurità. Mentre mi avvicinavo, mi accorsi che portavano una barella. Mi fermai e mi strofinai gli occhi. Era impossibile. Quando guardai di nuovo, però,  la barella era ancora lì, e c’era un gatto morto sopra.
Rimasi sbalordito. “Deve essere uno scherzo della luce”, pensai tra me e me.
Poi uno dei gatti gridò: “Signore, informi zia Kan che Polly Grundy è morta.”
La bocca mi si spalancò, ero in stato di shock. Scossi la testa non potendo credere alle mie orecchie. “Che cosa ridicola!”, pensai, “I gatti non parlano”.

Mi affrettai e passai oltre l’incredibile corteo funebre, facendo attenzione a guardare da un’altra parte. “Devo essere lavorato troppo”, mi dissi. Ma non potevo fare a meno di chiedermi: “Ma chi è la zia Kan? E perché quel gatto vuole che io dica a questa zia Kan che Polly Grundy è morta? Polly Grundy è forse il gatto sulla barella?”
Improvvisamente, mi trovai di fronte un piccolo gatto nero. Era lì, dritto di fronte a me. Mi fermai lo guardai, e anche lui mi guardava con i suoi  grandi occhi verdi che sembravano brillare nella luce morente.
“Ho un messaggio per la zia Kan,” disse il gatto. “Dille che Polly Grundy è morta.”

Detto questo, il gatto tornò indietro, a raggiungere il corteo che avevo superato.
Ero completamente sconcertato. Era una cosa inquietante: gatti parlanti e una Polly Grundy morta. E chi era la zia Kan?
Mi affrettai, camminando più veloce che potevo. Intorno a me, il bosco era sempre più buio. Non volevo restare in quel posto buio, per di più con dei gatti parlanti! Non che io credessi davvero che i gatti avevano parlato. “E ‘stato tutto uno strano sogno a occhi aperti causato dal troppo lavoro”, mi dicevo ancora.
Dietro di me, però, sentii distintamente i gatti gridarmi in coro: “Vecchio! Ricordati di dire alla zia Kan che Polly Grundy è morta! “
Non ne potevo più. Accelerai ancor di più il passo, e non mi fermai fino a quando non raggiunsi la sicurezza della mia veranda. E solo lì mi fermai a riprendere fiato. Non volevo spiegare a Ethel che vedendo e sentivo cose impossibili: di sicuro avrebbe chiamato il medico.

Quando mi fui  sufficientemente ricomposto, entrai in casa e cercai di agire normalmente, anche se avrei dovuto sapere che non avrebbe funzionato. Ethel e io eravamo sposati da 30 anni, e mi conosceva dentro e fuori. Lei non disse nulla fino a che non terminai tutte le mie solite faccende serali. Poi portò in tavola la cena, e ci sedemmo a mangiare davanti al fuoco acceso.  Dopo qualche boccone mi disse: “Dimmi tutto, Donald.”
“Non voglio preoccuparti,” risposi io, riluttante a parlare di ciò che avevo visto e sentito sulla via del ritorno, poco prima.
La gatta gialla se ne stava sdraiata accanto al fuoco. Alzò lo sguardo quando sentì la mia voce, e venne a sedersi accanto alla mia sedia. Io le offrii un boccone di cibo, che lei accettò con grazia.
“Mi preoccupo di più se non mi dici nulla,” disse Ethel.
“Penso che forse c’è qualcosa di sbagliato nel mio cervello,” risposi io, lentamente. “Mentre stavo tornando a casa, mi è sembrato di vedere un gruppo di gatti neri che trasportavano una barella con un gatto morto sopra. Poi ho creduto di sentire i gatti parlare con me. Mi hanno chiesto di dire a zia Kan che Polly Grundy è morta. “
La gatta gialla balzò sul davanzale della finestra gridando: “Polly Grundy è morta? Allora io sono la Regina delle Streghe!”

Rizzò la coda, e la finestra si spalancò di botto, poi spiccò un salto e scomparve nella notte, per non tornare mai più.
Svenni dalla paura, ed Ethel ha dovuto rovesciarmi un intero secchio d’acqua sulla testa per farmi riprendere.
‘La buona notizia “, mi ha detto quando rinvenni, ” è che non c’è niente di sbagliato nel tuo cervello. La cattiva notizia è che il nostro gatto ci ha appena lasciati per diventare la Regina delle Streghe. Dovremo trovare un altro gatto. “
“Oh no,” dissi subito. “Ne ho abbastanza dei gatti.”
Abbiamo preso un cane. 

Ucceltrovato
C’era una volta un guardaboschi che andò a caccia nella foresta e, come vi giunse, gli sembrò di sentir gridare un bambino piccolo. Seguì la direzione delle grida e giunse infine a un grande albero sul quale vi era un piccino. La madre si era addormentata con il bambino in grembo ai piedi dell’albero e un uccello rapace l’aveva visto, gli era piombato addosso e, presolo nel becco, l’aveva portato sull’albero.
Il guardaboschi salì a prenderlo e pensò: “Porterai il bambino a casa e lo alleverai insieme alla tua Lena-. Lo portò a casa e i due bambini crebbero insieme. Ma quello che avevano trovato sull’albero e che era stato rapito da un uccello fu chiamato Ucceltrovato. Ucceltrovato e Lena si volevano bene, tanto ma tanto che, se non si vedevano, diventavano tristi.

Ma il guardaboschi aveva una vecchia cuoca che una sera prese due secchi e incominciò a recarsi alla fonte; ma non ci andò una volta sola, bensì più volte. Lena la vide e disse: -Senti un po’, vecchia, perché‚ porti tanta acqua?-. -Se non lo dici a nessuno, te lo dirò.- E quando Lena promise che non l’avrebbe detto a nessuno, la cuoca rispose: -Domattina presto, quando il guardaboschi sarà a caccia, scalderò l’acqua; e quando bollirà ci butterò dentro Ucceltrovato per farlo cuocere-.

La mattina dopo il guardaboschi si alzò di buon’ora per andare a caccia. Quando fu uscito i bambini erano ancora a letto, e Lena disse a Ucceltrovato: -Se non mi lasci, neppure io ti lascerò-. Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai-. Allora Lena disse: -Ti dirò che ieri sera la vecchia portava in casa tanti secchi d’acqua; allora le chiesi perché‚ e lei mi rispose che me l’avrebbe detto se io non l’avessi rivelato a nessuno. Io promisi che non avrei fiatato con nessuno, allora ella disse che questa mattina, dopo che il babbo fosse partito per la caccia, intendeva far bollire il paiolo, buttarti dentro e cuocerti. Alziamoci, presto, vestiamoci e scappiamo insieme-. Così i due bambini si alzarono, si vestirono in fretta e scapparono.

Quando l’acqua bollì in pentola, la cuoca andò nella camera da letto per prendere Ucceltrovato e buttarvelo dentro. Ma quando entrò e si avvicinò ai letti, i bambini non c’erano più; allora le venne una gran paura e disse fra sè: -Cosa dirò mai, quando il guardaboschi torna a casa e vede che non ci sono più i bambini? Presto, bisogna rincorrerli e riacciuffarli!-.
La cuoca mandò tre servi a inseguire di corsa i bambini. Ma questi erano seduti al margine del bosco e, quando videro i tre servi venire di corsa da lontano, Lena disse a Ucceltrovato: -Se non mi lasci, neppure io ti lascerò-. E Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai-. Allora Lena disse: -Diventa un rosaio e io una rosellina!-. E quando i tre servi arrivarono davanti al bosco, non c’era che un rosaio con una rosellina, ma di bambini neanche l’ombra. Allora dissero: -Qui non c’è niente da fare- e se ne ritornarono a casa dicendo alla cuoca che non avevano visto nient’altro che un rosaio e una rosellina.

Allora la vecchia li rimproverò aspramente e disse: -Babbei! Avreste dovuto spezzare il rosaio, cogliere la rosellina e portarla a casa: sbrigatevi a farlo!-.
Così, per la seconda volta, i servi dovettero andare a cercarli. Ma i bambini li videro venir da lontano e Lena disse: -Ucceltrovato, se non mi lasci, neppure io ti lascerò!-. E Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai!-. Allora Lena disse: -Diventa una chiesa, e io la lumiera!-. Quando giunsero i tre servi, non c’era altro che una chiesa e, dentro, una lumiera. Dissero fra loro: -Cosa stiamo a fare qui? Torniamocene a casa!-.
Quando furono a casa la cuoca domandò se non avessero trovato nulla, ed essi risposero che no, null’altro che una chiesa con dentro una lumiera. -Stupidi!- urlò la cuoca -Perché non avete distrutto la chiesa e portato a casa la lumiera?-

Questa volta la vecchia cuoca si mise lei stessa in cammino e andò alla ricerca dei bambini con i tre servi. Ma i bambini videro venire di lontano i tre servi con la cuoca che barcollava dietro a loro. Allora Lena disse: -Ucceltrovato, se non mi lasci, neppure io ti lascerò!-. E Ucceltrovato rispose: -Ne ora ne mai!-. Disse Lena: -Diventa uno stagno e io l’anitra nello stagno-. Quando la cuoca arrivò e vide lo stagno, si distese sulla riva e voleva berlo tutto. Ma l’anitra accorse a nuoto, la prese con il becco per la testa e la tirò in acqua: e così la vecchia strega dovette annegare.
Poi i bimbi se ne tornarono a casa tutti contenti e, se non sono morti, sono ancora viventi.

Un Halloween australiano
Questa storia è accaduta qualche anno fa, il 31 ottobre, a Brisbane. E anche se sembra un racconto di Alfred Hitchcock, è una storia vera.
John Bradford, uno studente dell’Università di Sydney, stava facendo un’escursione a piedi, quando fu sorpreso da un temporale improvviso. Si stava facendo anche buio, quindi decise di spostarsi sulla strada principale sperando di trovare un passaggio. Camminava faticosamente, ma non passava nemmeno un’auto, e il temporale era così forte che non riusciva a vedere a pochi metri da sè. Finalmente vide una macchina venire lentamente verso di lui. L’auto fortunatamente si fermò subito, e John vi montò dentro, senza nemmeno pensarci. Salì, chiuse la portiera, e solo allora si rese conto che non c’era nessuno al volante e l’auto si muoveva, ma il motore era spento!

L’auto si muoveva lentamente. John guardò la strada, e vide che si stava avvicinando una curva. Spaventato,iniziò a pregare, implorando per la propria vita. Poi, poco prima della curva, una mano sbucò dal finestrino e girò il volante.
John, paralizzato dal terrore, osservava come la mano apparisse ogni volta c’era una curva, per poi sparire nel nulla.
Quando vide in lontananza le luci di un pub brillare nella notte, raccolse tutte le sue forze, aprì la portiera e si gettò fuori dall’auto. Bagnato fino alle ossa e senza fiato, arrivò al pub, vi si gettò dentro e chiese due bicchieri di tequila. Poi iniziò a raccontare la terribile avventura che gli era capitata.
Si fece il silenzio più totale, quando tutti nel pub si resero conto che il ragazzo stava piangendo… e non era ubriaco.
Circa 15 minuti più tardi, altri due ragazzi entrarono nel pub, anch’essi fradici di pioggia e senza fiato.
Si guardarono intorno, videro John Bradford che ancora stava singhiozzando, e uno disse all’altro: ‘Guarda, Bruce. C’è l’idiota che ci è salito in macchina mentre la stavamo spingendo!”.

I musicanti di Brema
Un uomo aveva un asino che lo aveva servito assiduamente per molti anni; ma ora le forze lo abbandonavano e di giorno in giorno diveniva sempre più incapace di lavorare. Allora il padrone pensò di toglierlo di mezzo, ma l’asino si accorse che non tirava buon vento, scappò e prese la via di Brema: là, pensava, avrebbe potuto fare parte della banda municipale.

Dopo aver camminato un po’, trovò un cane da caccia che giaceva sulla strada, ansando come uno sfinito dalla corsa. “Perché‚ soffi così?” domandò l’asino. “Ah,” rispose il cane, “siccome sono vecchio e divento ogni giorno più debole e non posso più andare a caccia, il mio padrone voleva accopparmi, e allora me la sono data a gambe; ma adesso come farò a guadagnarmi il pane?” – “Sai?” disse l’asino. “Io vado a Brema a fare il musicante, vieni anche tu e fatti assumere nella banda.” Il cane era d’accordo e andarono avanti.

Poco dopo trovarono per strada un gatto dall’aspetto molto afflitto. “Ti è andato storto qualcosa?” domandò l’asino. “Come si fa a essere allegri se ne va di mezzo la pelle? Dato che invecchio, i miei denti si smussano e preferisco starmene a fare le fusa accanto alla stufa invece di dare la caccia ai topi, la mia padrona ha tentato di annegarmi; l’ho scampata, è vero, ma adesso è un bel pasticcio: dove andrò?” – “Vieni con noi a Brema: ti intendi di serenate, puoi entrare nella banda municipale.” Il gatto acconsentì e andò con loro.

Poi i tre fuggiaschi passarono davanti a un cortile; sul portone c’era il gallo del pollaio che strillava a più non posso. “Strilli da rompere i timpani,” disse l’asino, “che ti piglia?” – “Ho annunciato il bel tempo,” rispose il gallo, “perché‚ è il giorno in cui la Madonna ha lavato le camicine a Gesù Bambino e vuol farle asciugare; ma domani, che è festa, verranno ospiti, e la padrona di casa, senza nessuna pietà, ha detto alla cuoca che vuole mangiarmi lesso, così questa sera devo lasciarmi tagliare il collo. E io grido a squarciagola finché‚ posso.” – “Macché‚ Cresta rossa,” disse l’asino, “vieni piuttosto con noi, andiamo a Brema; qualcosa meglio della morte lo trovi dappertutto; tu hai una bella voce e, se faremo della musica tutti insieme, sarà una bellezza!” Al gallo piacque la proposta e se ne andarono tutti e quattro.

Ma non potevano raggiungere Brema in un giorno e la sera giunsero in un bosco dove si apprestarono a passare la notte. L’asino e il cane si sdraiarono sotto un albero alto, mentre il gatto e il gallo salirono sui rami, ma il gallo volò fino in cima, dov’egli era più al sicuro. Prima di addormentarsi guardò ancora una volta in tutte le direzioni, e gli parve di vedere in lontananza una piccola luce, così gridò ai compagni che, non molto distante, doveva esserci una casa poiché‚ splendeva un lume. Allora l’asino disse: “Mettiamoci in cammino e andiamo, perché‚ qui l’alloggio è cattivo.” E il cane aggiunse: “Sì, un paio d’ossa e un po’ di carne mi andrebbero anche bene!” Perciò si avviarono verso la zona da cui proveniva la luce e, ben presto, la videro brillare più chiara e sempre più grande, finché‚ giunsero davanti a una casa bene illuminata dove abitavano i briganti.

L’asino, che era il più alto, si avvicinò alla finestra e guardò dentro. “Cosa vedi, testa grigia?” domandò il gallo. “Cosa vedo?” rispose l’asino. “Una tavola apparecchiata con ogni ben di Dio e attorno i briganti che se la spassano.” – “Farebbe proprio al caso nostro,” disse il gallo. “Sì, sì; ah, se fossimo là dentro!” esclamò l’asino. Allora gli animali tennero consiglio sul modo di cacciar fuori i briganti, e alla fine trovarono il sistema. L’asino dovette appoggiarsi alla finestra con le zampe davanti, il cane saltare sul dorso dell’asino, il gatto arrampicarsi sul cane, e infine il gallo si alzò in volo e si posò sulla testa del gatto. Fatto questo, a un dato segnale incominciarono tutti insieme il loro concerto: l’asino ragliava, il cane abbaiava, il gatto miagolava e il gallo cantava; poi dalla finestra piombarono nella stanza facendo andare in pezzi i vetri. I briganti, spaventati da quell’orrendo schiamazzo, credettero che fosse entrato uno spettro e fuggirono atterriti nel bosco. I quattro compagni sedettero a tavola, si accontentarono di quello che era rimasto e mangiarono come se dovessero patir la fame per un mese.

Quando ebbero finito, i quattro musicisti spensero la luce e si cercarono un posto per dormire comodamente, ciascuno secondo la propria natura. L’asino si sdraiò sul letamaio, il cane dietro la porta, il gatto sulla cenere calda del camino e il gallo si posò sulla trave maestra; e poiché‚ erano tanto stanchi per il lungo cammino, si addormentarono subito. Passata la mezzanotte, i briganti videro da lontano che in casa non ardeva più nessun lume e tutto sembrava tranquillo; allora il capo disse: “Non avremmo dovuto lasciarci impaurire” e mandò uno a ispezionare la casa. Costui trovò tutto tranquillo andò in cucina ad accendere un lume e, scambiando gli occhi sfavillanti del gatto per carboni ardenti, vi accostò uno zolfanello perché‚ prendesse fuoco. Ma il gatto se n’ebbe a male e gli saltò in faccia, sputando e graffiando. Il brigante si spaventò a morte e tentò di fuggire dalla porta sul retro, ma là era sdraiato il cane che saltò su e lo morse a una gamba; e quando attraversò dl corsa il cortile, passando davanti al letamaio, l’asino gli diede un bel calcio con la zampa di dietro; e il gallo, che si era svegliato per il baccano, strillò tutto arzillo dalla sua trave: “Chicchiricchì!” Allora il brigante tornò dal suo capo correndo a più non posso e disse: “Ah, in casa c’è un’orribile strega che mi ha soffiato addosso e mi ha graffiato la faccia con le sue unghiacce e sulla porta c’è un uomo con un coltello che mi ha ferito alla gamba; e nel cortile c’è un mostro nero che mi si è scagliato contro con una mazza di legno; e in cima al tetto il giudice gridava: ‘Portatemi quel furfante!’ Allora me la sono data a gambe!” Da quel giorno i briganti non si arrischiarono più a ritornare nella casa, ma i quattro musicanti di Brema ci stavano così bene che non vollero andarsene. E a chi per ultimo l’ha raccontata ancor la bocca non s’è freddata.

La figlia del sole
A un Re e a una Regina, finalmente, dopo averlo tanto aspettato, stava per nascere un bambino. Chiamarono gli astrologhi per sapere se sarebbe nato un maschio o una femmina, e qual era il so pianeta. Gli astrologhi guardarono le stelle e dissero che nascerebbe una bambina, e che era destinata a far innamorare di sè il Sole prima di compiere i vent’anni, e ad avere dal Sole una figlia. Il Re e la Regina, a sapere che la loro figlia avrebbe avuto una figlia dal Sole, che sta in cielo e non si può sposare, ci rimasero male. E per trovare un rimedio a quella sorte, fecero costruire una torre con finestre così alte che il Sole stesso non potesse arrivare fino in fondo. La bambina fu chiusa lì dentro con la balia, perchè stesse fino ai vent’anni senza vedere il Sole nè esser da lui vista.

La balia aveva una figlia della stessa età della figlia del Re, e le due bambine crebbero insieme nella torre. Avevano quasi vent’anni quando un giorno, parlando delle belle cose che dovevano esserci al mondo fuori da quella torre, la figlia della balia disse: “E se cercassimo di arrampicarci alle finestre mettendo una sedia sopra l’altra? Vedremmo un po’ cosa c’è fuori!”

Detto fatto, fecero una catasta di sedie così alta che riuscirono ad arrivare alla finestra. S’affacciarono e videro gli alberi e il fiume e gli aironi in volo, e lassù le nuvole, e il Sole. Il Sole vide la figlia del Re se ne innamorò e le mandò un suo raggio. Dal momento in cui quel raggio la toccò, la ragazza attese di dare alla luce la figlia del Sole.
La figlia del Sole nacque nella torre, e la balia, che temeva la collera del Re, la avvolse ben bene con fasce d’oro da regina, la portò in un campo di fave e ve l’abbandonò. Di lì a poco la figlia del Re compì i vent’anni, e il padre la fece uscire dalla torre, pensando che il pericolo fosse passato. E non sapeva che tutto era già successo, e la bambina del Sole e di sua figlia in quel momento stava piangendo, abbandonata in un campo di fave.

Da quel campo passò un altro Re che andava a caccia: sentì i vagiti, e si impietosì di quella bella creaturina lasciata tra le fave. La prese con sè e la portò da sua moglie. Le trovarono una balia e la bambina fu allevata a palazzo come fosse figlia di quel Re e di quella Regina, insieme al loro figlio, più grandetto di lei ma di poco.
Il ragazzo e la ragazza crebbero insieme e, divenuti grandi, finirono per innamorarsi. Il figlio del Re voleva a tutti i costi averla in sposa, ma il Re non voleva che suo figlio sposasse una ragazza abbandonata e la fece andar via da palazzo confinandola in una casa lontana e solitaria, con la speranza che suo figlio la scordasse. Non s’immaginava nemmeno che quella ragazza era la figlia del Sole, ed era fatata e sapeva tutte le arti che gli uomini non sanno.

Appena la ragazza fu lontana, il Re cercò una fidanzata di famiglia reale per il figlio e combinarono le nozze.
Il giorno delle nozze, furono mandati i confetti a tutti i parenti, amici e familiari, e siccome nell’elenco dei parenti, amici e familiari c’era anche quella ragazza trovata nel campo delle fave, andarono gli Ambasciatori a portare i confetti anche a lei.
Gli Ambasciatori bussarono. La figlia del Sole scese ad aprire, ma era senza testa. “Oh, scusate” disse, “mi pettinavo, e ho dimenticato la testa sulla toletta. Vado a prenderla”. Andò su con gli Ambasciatori, si rimise la testa sul collo e sorrise.

“Cosa vi do, per regalo di nozze?” disse; e portò gli Ambasciatori in cucina. “Forno, apriti!” disse, e il forno s’aprì. La figlia del Sole fece un sorriso agli Ambasciatori. “Legna, va’ nel forno!” e la legna prese e andò nel forno. La figlia del Sole sorrise ancora agli Ambasciatori, poi disse: “Forno accenditi a quando sei caldo chiamami!” Si voltò agli Ambasciatori e disse: “Allora, cosa mi raccontate di bello?”
Gli Ambasciatori, coi capelli ritti sul capo, pallidi come morti, stavano cercando di ritrovar parola, quando il forno gridò: “Sora padrona!”

La figlia del Sole disse: “Aspettate,” ed entrò nel forno rovente con tutto il corpo, ci si voltò dentro, tornò fuori e aveva in mano un bel pasticcio ben cotto e dorato. “Portatelo al Re per il pranzo di nozze”.
Quando gli Ambasciatori giunsero a palazzo, con gli occhi fuor dalle orbite, e raccontarono con un fil di voce le cose che avevano viste, nessuno ci voleva credere. Ma la sposa, ingelosita di quella ragazza (tutti sapevano che era stata l’innamorata del suo sposo) disse: “Oh, sono cose che facevo sempre anch’io, quand’ero a casa”.
“Bene,” disse lo sposo, “allora le farai anche qui per noi”.

“Eh, sì, certo, vedremo,” cercava di dire la sposa, ma lui la condusse subito in cucina.
“Legna, va’ nel forno,” diceva la sposa, ma la legna non si muoveva. “Fuoco, accenditi,” ma il forno restava spento. Lo accesero i servitori, e quando fu caldo, questa sposa era tanto orgogliosa che volle entrarci dentro. Non d’era ancora entrata che era già morta bruciata.

Dopo un po’ di tempo, il figlio del Re si lasciò convincere a prendere un’altra moglie. Il giorno delle nozze, gli Ambasciatori tornarono dalla figlia del Sole a portarle i confetti. Bussarono, e la figlia del Sole, invece d’aprire la porta, passò attraverso il muro e venne fuori. “Scusate,” disse, “c’è la porta che non s’apre dal di dentro. Mi tocca sempre passare attraverso il muro e aprirla da fuori. Ecco, ora potete entrare”.
Li portò in cucina e disse: “Allora, che cosa preparo di bello, al figlio del Re che si sposa? Su, su, legna, va’ nel fuoco! Fuoco, accenditi!” E tutto fu fatto in un attimo, davanti agli Ambasciatori che sudavano freddo.
“Padella, va’ sul fuoco! Olio, va’ nella padella! E quando friggi chiamami!”

Dopo poco l’olio chiamò: “Sora padrona, friggo!”
“Eccomi,” fece sorridendo la figlia del Sole, mise le dita nell’olio bollente e le dita si trasformarono in pesci: dieci dita, dieci pesci fritti bellissimi, che la figlia del Sole incartò lei stessa perchè intanto le dita le erano ricresciute, e diede agli Ambasciatori sorridendo.
La nuova sposa, quando intese il racconto degli Ambasciatori stupefatti, anche lei gelosa e ambiziosa, cominciò a dire: “Uh, bella roba, vedeste io, che pesci faccio!”
Lo sposo la prese in parola e fece preparare la padella con l’olio bollente. Quella superba ci cacciò le dita e si scotto così forte che le venne male e morì.
La Regina madre se la prese con gli Ambasciatori: “Ma che storie venite a raccontare! Fate morire tutte le spose!”
Comunque, trovarono una terza sposa al figlio e il giorno delle nozze tornarono gli Ambasciatori a portare i confetti.

“Uh, uh, sono qui!” disse la figlia del Sole quando bussarono. Si guardarono intorno e la videro per aria. “Facevo quatto passi su una tela di ragno. Ora scendo,” e scese giù per la tela d’un ragno a prendere i confetti.
“Stavolta, davvero, non so che regalo fare,” disse. Ci pensò su, poi chiamò: “Coltello, vieni qui!” Venne il coltella, lei lo prese e si tagliò un orecchio. Attaccata all’orecchio c’era una trina d’oro che le veniva fuori dalla testa, come fosse aggomitolata nel cervello e lei continuava a cavarla fuori che sembrava non finisse mai. Finì la trina, e lei si rimise a posto l’orecchio, gli diede un colpettino col dito e tornò come prima.
La trina era tanto bella che a Corte tutti volevano sapere da dove veniva, e gli Ambasciatori, nonostante il divieto della Regina madre, finirono per raccontare la storia dell’orecchio.
“Uh,” fece la nuova sposa, “io ho guarnito tutti i miei vestiti di trine che mi facevo a quella maniera”.
“Te’ il coltello, prova un po’!” le fece lo sposo.

E quella scriteriata si tagliò un orecchio: invece della trina le venne fuori un lago di sangue, tanto che morì.
Il figlio del Re continuava a perdere mogli, ma era sempre più innamorato di quella ragazza. Finì per ammalarsi, e non rideva più nè mangiava; non si sapeva come farlo vivere.
Mandarono a chiamare una vecchia maga che disse: “Bisogna fargli prendere una pappa d’orzo, ma d’un orzo che in un’ora sia seminato, nasca, sia colto e se ne faccia la pappa.
Il Re era disperato perchè orzo così non ne n’era mai visto. Allora pensarono a quella ragazza che sapeva fare tante cose meravigliose e la mandarono a chiamare.
“Sì, sì, orzo così e così, ho capito,” disse lei, e detto fatto, seminò l’orzo, l’orzo nacque, crebbe, lo colse, e ne fece una papa prima ancora che fosse passata un’ora.

Volle andare lei in persona a porgere la pappa al figlio del Re che se ne stava a letto a occhi chiusi. Ma era una pappa cattiva, e appena lui ne ebbe inghiottito un cucchiaio lo sputò e finì in un occhio della ragazza.
“Come? A me sputi in un occhio la pappa d’orzo, a me figlia del Sole, a me nipote di Re?”
“Ma tu sei la figlia del sole?” disse il Re che era lì vicino.
“Io sì”
“E sei nipote di Re?”
“Io sì”
“E noi che ti credevamo trovatella! Allora puoi sposare nostro figlio!”
“Certo che posso!”
Il figlio del Re guarì all’istante e sposò la figlia del Sole che da quel giorno diventò una donna come tutte le altre e non fece più cose strane.

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Fonti:

Fiabe italiane, raccolte da Italo Calvino, 3 volumi, edizioni Oscar Mondadori

http://www.grimmstories.com

http://www.bellaonline.com

http://www.history.com

http://www.pumpkinnook.com

http://www.hauntedbay.com

http://www.guy-sports.com

http://americanfolklore.net

http://www.storynory.com

Acquarello steineriano LA ZUCCA DI HALLOWEEN

Acquarello steineriano LA ZUCCA DI HALLOWEEN Si tratta di un’attività di pittura guidata, accompagnata da un semplice racconto che serve a presentare i colori. E’ un’attività adatta anche ai bambini più piccoli. Se non mostrerete loro esempi, e non direte che dipingeranno proprio una zucca, per loro sarà davvero una sorpresa vederla apparire sul foglio.

Se sei alle prime esperienze con questa tecnica di pittura, qui puoi trovare tutte le indicazioni di base:

Materiale occorrente:
una bacinella d’acqua e una spugna
pennello
un vaso d’acqua per pulire il pennello ed una spugnetta per asciugarlo
colori ad acquarello giallo oro, rosso vermiglio e blu oltremare

Queste sono le indicazioni da dare ai bambini:

fai un bel punto luminoso al centro del foglio:

e fallo crescere, ma stai attento a lasciargli un po’ di spazio sopra e sotto, per non farlo sentire stretto stretto:

adesso sopra e sotto non più crescere, ma possiamo ingrandirlo ancora un po’ a destra.

e un po’ a sinistra:

Ma che bello questo giallo! Per farlo brillare ancora di più, ora possiamo costruirgli attorno una casetta leggera leggera col blu:

Partiamo dai bordi del foglio e pian piano ci avviciniamo alla luce gialla, ma stiamo molto attenti a non far toccare tra loro i colori:

Dalla sua ciotolina, il rosso vermiglio guarda il foglio e dice alla luce gialla: “Mi piacerebbe venire a scaldarti un po’!”

(ora molti bambini avranno capito che si tratta di una zucca)

Allora il giallo dice: “Caro rosso, ma adesso ho troppo caldo! E poi non mi si vede più! fatemi qualche porticina e qualche finestra!”

L’arancione naturalmente è d’accordo, e lascia al giallo qualche forellino per uscire…

(Mostrate ai bambini come rimuovere l’arancione dalla zucca usando il pennello pulito e asciutto, per disegnare occhi e bocca della zucca di Halloween. L’operazione è molto semplice: usare il pennello pulito e ascuitto per iniziare a rimuovere il colore nella zona scelta,  e lavarlo e asciugarlo ogni volta che occorre per proseguire)

Castello dei mostri per Halloween

Castello dei mostri per Halloween – Un tutorial passo passo per creare il castello di mostri.

Mentre i bambini più grandi possono cimentarsi anche nel ritaglio dei dettagli, i più piccoli si divertiranno tantissimo a ritagliare i contorni, ricalcare, incollare, e soprattutto ad inventare i mostruosi abitanti del castello.

Materiale occorrente

un cartoncino nero per il castello, carta e cartoncino colorati a scelta per sfondo e decorazioni

forbici e taglierino

colla da carta

un pastello a cera e un foglio di carta bianca da stampante, se si vuole ricalcare la sagoma dal monitor del computer, oppure potete stampare la sagoma che ho preparato in formato pdf

pennarelli o pastelli a scelta per disegnare i mostri

Come si fa

Per prima cosa bisogna preparare la sagoma del castello, disegnandola da sé, oppure utilizzando un modello (in rete se ne trovano davvero tantissimi) stampandolo o ricalcandolo con un pastello a cera dal monitor del computer:

se volete utilizzare il mio, è questo:

Riportiamo poi la sagoma sul cartoncino nero. Anche i bambini più piccoli possono riuscirci calcando le linee con una penna a sfera sulla sagoma, in modo tale che i segni restino impressi sul cartoncino nero:

Ora passiamo al ritaglio della sagoma: i contorni esterni con le forbici, per le finestrelle occorrerà usare il taglierino, quindi può essere necessario l’aiuto di un adulto

Ora passiamo al ritaglio della sagoma: i contorni esterni con le forbici, per le finestrelle occorrerà usare il taglierino, quindi può essere necessario l’aiuto di un adulto

Potete incollare direttamente il vostro castello su un fondo colorato, così:

Oppure potete preparare il castello incollando sul rovescio delle toppe di carta di colori diversi in corrispondenza di porta e finestre:

E poi incollarlo su un fondo colorato, con questo risultato:

Ora non resta che popolare il castello delle sue strane creature.

Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche QQU CQU

Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche QQU CQU. Come già detto per le schede delle nomenclature per parole di tre lettere

 e per le schede delle nomeclature per parole di quattro lettere, 

una volta che il bambino ha fatto molti esercizi di composizione di parole per dettatura con l’alfabeto mobile, è pronto per gli esercizi di autodettatura, cioè per comporre autonomamente parole che egli stesso ha pensato, senza averle sentite dalla voce di altri.

Esistono molte possibilità per favorire questo genere di esercizio, una può essere quella di preparare delle schede illustrate, che possono anche fornire un aiuto all’arricchimento del lessico.

Classicamente le schede delle nomenclature, a questo secondo scopo, sono organizzate per aree tematiche (animali domestici, casa, abbigliamento, mezzi di trasporto, ecc…).

Qui propongo una classificazione diversa, in funzione dell’apprendimento delle varie difficoltà ortografiche presenti nella nostra lingua occupandoci ora del suono QQU CQU.

Questa è una selezione di parole italiane che presentano appunto il suono QQU CQU, con diversi gradi di difficoltà; non tutte si prestano ad essere illustrate e le parole presenti nelle schede delle nomenclature sono in grassetto:

Mentre l’unica parola italiana con  QQU è soqquadro, con soqquadrato e soqquadrare, le parole con cqu sono:

parole contenenti  CQU di 5 lettere acqua

parole contenenti CQU di 6 lettere acquea acqueo nacque nocque tacque

parole contenenti CQU di 7 lettere  acquaio acquata acquosa acquoso bacquie giacque piacque

parole contenenti CQUdi 8 lettere  acquario nacquero nocquero paracqua rinacque spiacque tacquero acquisti

Parole contenenti CQU di 9 lettere  acquaiola acquaiolo acquatica acquatico acquavite acquifera acquifero acquisire acquisito acquolina acquosità giacquero introcque piacquero sciacquii sciacquio subacqueo

Parole contenenti CQU di 10 lettere  acquaforte acquanauta acquaplano acquaragia acquarello acquasanta acquatinta acquattare acquattato acquazzone acquedotto acqueforti acquietare acquietato acquigiana acquigiano acquirente acquisendo acquisente acquisirsi acquisisca acquisisce acquisisco acquistare acquistato acquitrino annacquare annacquato compiacque dispiacque portaacqua rinacquero scaldacqua sciacquare sciacquato sciacquone soggiacque sopracqueo tagliacque terracqueo

Parole contenenti CQU di 11 lettere  acquamarina acquattando acquattante acquidoccio acquietando acquietante acquisibili acquisitiva acquisitivo acquisitore acquistando acquistante annacquando annacquante scaldaacqua sciacquando scialacquio spartiacque tocqueville

Parole contenenti CQU di 12 lettere  acquacoltura acquerellare acquerellato acquerugiola acquiescente acquiescenza acquisiscano acquisiscono acquisitrice acquisizione acquistabile acquitrinosa acquitrinoso riacquistare riacquistato risciacquare risciacquato sciacquadità sciacquatura scialacquare scialacquato scialacquona soggiacquero squacquerare squacquerato

Parole contenenti CQU di 13 lettere acquafortista acquartierare acquartierato acquasantiera acquerellando acquerellante acquerellista acquietamento annacquamento riacquistando risciacquando sciacquamento scialacquando squacquerando

Parole contenenti CQU di 14 lettere  acquartierando riacquistabile risciacquatura scialacquatora

Parole contenenti CQU di 15 lettere  risciacquamento sciacquabudella scialacquamento scialacquatrice

Parole contenenti CQU di 16 lettere acquartieramento

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Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche QQU CQU

il materiale comprende tutte le seguenti schede, pronte per il download e la stampa:

Qui alcuni dettati ortografici: 

Racconto illustrato LA STELLA MELA

Racconto illustrato LA STELLA MELA con quattro proposte di esercizi di acquarello steineriano guidato per accompagnare il racconto, con tutorial. E’ un racconto adatto sia all’autunno, sia alla seconda settimana di avvento.

LA MELA STELLA

C’era una volta un giovane, piccolo melo, che ogni notte alzava il suo sguardo verso il cielo , innamorato della bellezza delle stelle. E ogni notte cantava per loro il suo canto d’amore.

tutorial 1

Oh, come desiderava salire lassù, come desiderava toccare una stella, come sognava prenderne una e tenerla sempre con sè! Una sola piccola stella era tutto ciò che sognava, una piccola stella da proteggere, abbracciare, ammirare ed amare dentro di sè…

Una notte che sembrava uguale a tutte le altre notti, successe una cosa straordinaria. Una dolce fatina dei boschi, intenerita dal canto del giovane albero innamorato delle stelle, prese a volare tra le sue fronde piccine e gli sussurrò parole leggere come il vento: “Se saprai crescere forte e generoso, senza dimenticare il tuo sogno,  il tuo desiderio si avvererà…”

tutorial 2

Passarono gli anni, e l’albero crebbe e crebbe ancora. Ogni notte cantava il suo canto d’amore alle stelle, e si faceva sempre più forte e bello. Le stagioni passavano, e ogni anno, dopo una fioritura spettacolare, si caricava di mele lucide e rosse come il suo amore per le stelle, profumate, dolci e golose.

tutorial 3

L’albero ricordava la promessa della bella fata dei boschi, e nemmeno per un attimo dubitò di lei: anche se l’aveva vista una sola volta, la sentiva vicina. Non perse mai la speranza che un giorno l’avrebbe rivista, e che quel giorno avrebbe avuto la sua stella.
Quando la fata finalmente apparve, l’albero si scosse tutto di gioia e disse: “Cara fata, ho fatto tutto ciò che mi hai chiesto, crescere forte e generoso mi ha reso felice, guarda le mie mele! Ma non capisco davvero perchè il mio desiderio non sia ancora stato esaudito… perchè ancora non ho la mia piccola stella che è tutto ciò che sogno… una piccola stella da proteggere, abbracciare, ammirare ed amare dentro di me…”
E la fata rispose: “Oh, caro, ma è da tanto che ho esaudito il tuo desiderio. Guarda dentro di te, nelle tue mele… Senza saperlo sei sempre stato pieno di stelle, non una, ma tante luminosissime bellissime stelle, fatte come le stelle fatte dal cielo”.

Ognuno nasconde dentro di sè la sua piccola stella. Ognuno ha il suo luminosissimo segreto.

Se sei alle prime esperienze con questa tecnica di pittura, qui puoi trovare tutte le indicazioni di base:

tutorial 1

Il piccolo melo che canta alle stelle

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, giallo limone e blu di prussia.

Come si fa

Per prima cosa immergete il foglio nella bacinella d’acqua, e con l’aiuto della spugna stendetelo sul tavolo, evitando bolle ed ondulazioni:

Col blu oltremare fate una bella macchia di colore che rappresenta i desideri dell’albero,  in un punto del foglio:

Ora col giallo limone punteggiate tutto intorno con la luce delle stelle. Un po’ di luce va ad abbracciare i desideri dell’albero:

E i desideri dell’albero (blu oltremare) abbracciano una ad una le stelle:

La notte (il blu di prussia) avvolge tutti, e la luce delle stelle (giallo limone) penetra nell’albero, trasformandolo in verde:

Questa è la pittura asciutta:

Tutorial 2

L’incontro con la fata dei boschi

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, giallo limone e rosso vermiglio.

Come si fa

Dopo aver preparato il foglio come spiegato sopra, punteggiate di luce di stelle (giallo limone), lasciando uno spazio libero, dove più desiderate e ampio quanto lo desiderate:

Nello spazio libero inserite la macchia di blu oltremare che è l’anima del piccolo melo:

E al suo fianco aggiungete la magia della bella fatina dei boschi (rosso vermiglio):

l’anima del giovane albero (blu oltremare) abbraccia tutte le stelle, fino a riempire il cielo:

E la luce delle stelle (giallo limone) abbraccia l’albero e la fata:

Poi questa stessa luce (sempre giallo limone) entra nell’albero e nella fata, trasformandoli in verde e arancione:

Questa è la pittura asciutta:

Tutorial 3

L’albero cresce forte e generoso

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, giallo limone e rosso vermiglio.

Come si fa

dopo aver preparato il foglio come spiegato sopra, create una cornice tonda e accogliente intorno ai bordi del foglio, col giallo limone,  e portate un po’ della sua luce all’interno del foglio, creando tante piccole macchie:

il blu oltremare, l’anima e i desideri dell’albero, abbraccia una ad una le macchie luminose, fatte della stessa luce di cui sono fatte le stelle:

Il rosso della promessa della fata dei boschi (rosso vermiglio) entra in ogni spazio di luce, e la luce si diffonde in tutto il blu oltremare, trasformandolo il verde:

Infine i desideri dell’albero (blu oltremare) si vanno a fondere con le luce delle stelle della cornice, trasformandola in una luce verde:

Questa è la pittura asciutta:

Tutorial 4

La stella mela

Materiale occorrente: un foglio da acquarello, una bacinella d’acqua, una spugnetta, un pennello, acquarelli possibilmente non in pastiglia nei colori blu oltremare, blu di prussia, giallo limone e rosso vermiglio.

Come si fa

Dopo aver tagliato inseme ai bambini una bella mela rossa, per ammirare la stella che contiene, prepariamo il foglio sul tavolo, come già spiegato sopra.

Col giallo limone creiamo al centro del foglio i cinque punti di luce di stelle che abbiamo visto nella mela:

Al centro di ogni punto di luce gettiamo un semino (blu di Prussia):

Congiungiamo tra loro i punti di luce (stando attenti a non toccare i semini) per disegnare la stella, poi prendendo altro giallo limone abbracciamo la stella con un bel tondo:

Che richiudiamo poi in un bel tondo rosso vermiglio:

Intorno alla mela creiamo un bello sfondo col blu oltremare:

E infine illuminiamolo con del giallo limone, trasformando il blu oltremare in verde:

Questa è la pittura asciutta:

Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche CUA QUA

Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche CUA QUA.  Come già detto per le schede delle parole di tre lettere

e per le schede delle nomeclature per parole di quattro lettere, 

una volta che il bambino ha fatto molti esercizi di composizione di parole per dettatura con l’alfabeto mobile, è pronto per gli esercizi di autodettatura, cioè per comporre autonomamente parole che egli stesso ha pensato, senza averle sentite dalla voce di altri.

Esistono molte possibilità per favorire questo genere di esercizio, una può essere quella di preparare delle schede illustrate, che possono anche fornire un aiuto all’arricchimento del lessico.

Classicamente le schede delle nomenclature, a questo secondo scopo, sono organizzate per aree tematiche (animali domestici, casa, abbigliamento, mezzi di trasporto, ecc…).

Qui propongo una classificazione diversa, in funzione dell’apprendimento delle varie difficoltà ortografiche presenti nella nostra lingua occupandoci ora del suono CUA QUA.

Metodo Montessori schede delle nomenclature per le difficoltà ortografiche CUA QUA

Questa è una selezione di parole italiane che presentano appunto il suono CUA QUA, con diversi gradi di difficoltà; non tutte si prestano ad essere illustrate e le parole presenti nelle schede delle nomenclature sono in grassetto.

parole contenenti   CUA QUA di 4 lettere  equa equo quai qual

parole contenenti   CUA QUA di 5 lettere  arquà quale quare quark squaw

parole contenenti CUA QUA di 6 lettere iniqua Pasqua quadre quadro quando quanto quarto quarzo quasar quassù quatto serqua squalo squame squash

parole contenenti CUA QUA di 7 lettere arcuare arcuato Ecuador innocua lacuale – liquame loquace obliqua quadrio quaggiù quaglia qualche qualcun qualità qualora qualsia quantum quarrie quassio quattro siliqua squadra

parole contenenti  CUA QUA di 8 lettere  arcuando arcuante evacuare evacuato – alquanta alquanto aquatile bequadro biquadro equanime equatore Pasquale pisquano quaderno quadrare quadrato quadrica quadriga quadrone qualcosa qualcuna qualcuno quantico quantile quantità quaranta quarnale quarneri quartana quartica quartier quartile quartino quarzite quarzoso quaterna squamare squamato squamoso Torquato

Parole contenenti CUA QUA di 9 lettere  arcuatura evacuando evacuante – antiquark antiquata antiquato cinquanta equazione exequatur loquacità perequare perequato quacchero quadrando quadrella quadreria quadrista quadrivio quadrotta quadruplo quagliare quagliato quagliere qualsiasi qualsisia qualunque qualvolta quantomai quaresima quarteria quartetto quartiere quattrini reliquato squadrare squadrato squadrone squallido squallore squamando squarcina squartare squartato squassare squassato trequarti

Parole contenenti CUA QUA di 10 lettere  evacuativa evacuativo ipecacuana – antiquaria antiquario desquamare desquamato equanimità inquadrare inquadrato inquartare inquartato liquazione Pasqualina Pasqualino perequando quadernino quadrabile quadratico quadratino quadratoni quadratura quadrifora quadriglia quadriglio quadrilobo quadripala quadripolo quadrireme quadruccio quadrumane quadrupede quadrupolo quagliando qualcosina qualifiche quantomeno quantunque quarantana quarantena quarantina quarantino quarantore quarchioni quartararo quartarolo quartavolo quartirolo quarzifero reliquario riquadrare riquadrato sperequare sperequato squadrando squadrismo squadrista squagliare squagliato squarciare squarciato squarquoio squartando squassando

Parole contenenti CUO QUO di 11 lettere  ecuadoriana ecuadoriano evacuamento evacuazione inconspicua -acquattando allorquando capisquadra caposquadra cinquantina desquamando equalizzare equalizzato equatoriale inquadrando inquadrante inquartando inquartante perequativo quadernetto quadrangole quadrangolo quadrantale quadrellare quadrellato quadrettare quadrettato quadriciclo quadriennio quadrifonia quadrifonte quadriforme quadrigetto quadrilione quadrilungo quadrinomio quadriposto quadrumviro quadrunviro quadruplice qualcheduna qualcheduno qualificare qualificato qualitativo quantistico quantizzare quantizzato quantometro quaquaraqua quarantenne quaresimale quartanello quartazione quartierato quartierino quartultimo quaternario quattordici quattrinaio quattrocchi quattromila rinquartare rinquartato riquadrando risquadrare risquadrato siliquastro sperequando squadernare squadernato squadraccia squadratura squadriglia squagliando squalifiche squamiforme squarciando squartatore squasimodeo

Parole contenenti CUA QUA di 12 lettere  antiquariato biquadratico cinquantatré cinquantenne decimoquarto desquamativo disequazione equalizzando inquadrabile inquadratura perequazione quaccherismo quadragesimo quadrellando quadricipite quadricromia quadriennale quadrifoglio quadrifonico quadrigemino quadrigliati quadrilatero quadrilustre quadrimestre quadrimotore quadrimpulso quadripetalo quadriplegia quadripolare quadrittongo quagliodromo qualificando qualsivoglia qualunquismo qualunquista quantificare quantificato quantitativo quantizzando quarantamila quarantennio quarantesimo quartettista quartigliere quattrinello quattrocento rinquartando riquadratore riquadratura sconquassare sconquassato soqquadrando s squadernando squadristico squalificare squalificato squallidezza squarciagola squartamento squartatrice squassamento squattrinato trequartista

Parole contenenti CUA QUA di 13 lettere   appropinquare appropinquato centoquaranta cinquantamila cinquantennio cinquantesimo dequalificare dequalificato desquamazione equalizzatore equanimemente inquadramento inquartazione neosquadrismo neosquadrista ogniqualvolta protoquamquam quadragenario quadrangolare quadraturismo quadraturista quadrellatura quadrettatura quadrifarmaci quadrifarmaco quadripartito quadriplegico quadrisillabo quadrivettore quadrumvirato quadrunvirato quadruplicare quadruplicato quadruplicità qualificabile qualificativo qualificatore quantificando quarantennale quarantottata quarantottore quarantunenne quattrofoglie quinquagesimo riquadramento riqualificare riqualificato sconquassando sperequazione squagliamento squalificando squarciamento

Parole contenenti CUA QUA di 14 lettere appropinquando appropinquante centocinquanta cinquantenario cinquantunenne dequalificando equalizzazione mezzaquaresima quadragesimale quadrimestrale quadrireattore quadruplicando qualificatrice qualificazione qualsivogliano qualunquistico quantificabile quantificatore quantizzazione quarantaduenne quarantottenne quarantottesco quaresimalista quartiermastro quattordicenne quinquagenario riqualificando subequatoriale sudequatoriale ventiquattrore

Parole contenenti CUA QUA di 15 lettere  capisquadriglia caposquadriglia cinquantaduenne cinquantottenne inqualificabile quadrigemellare quadripartitico quantificazione quantomeccanica quarantanovenne quarantaseienne quarantatreenne quarantottesimo quattordicesimo quattordicimila quattrocentesco quattrocentista sconquassamento squalificazione ventiquattrenne

Parole contenenti CUA QUA di 16 lettere cinquantanovenne cinquantaseienne cinquantatreenne dequalificazione duecentoquaranta quadrimensionale quadrisdrucciolo quadruplicazione quarantasettenne quattrocentomila riqualificazione trentaquattrenne ventiquattresima ventiquattresimo

Parole contenenti CUA QUA di 17 lettere  cinquantasettenne duecentocinquanta millequattrocento novantaquattrenne ottantaquattrenne quantificazionale quarantacinquenne quattrocentistico trentaquattresima

Parole contenenti CUA QUA di 18 lettere  centocinquantamila cinquantacinquenne ottocentocinquanta quadridimensionale quadrimensionalità quarantaquattrenne sessantaquattrenne settantaquattrenne

Parole contenenti CUA QUA di 19 lettere  cinquantaquattrenne sessantaquattresimo

Parole contenenti CUA QUA di 20 lettere quadridimensionalità

Parole contenenti CUA QUA di 21 lettere duecentocinquantamila seicentocinquantamila trecentocinquantamila

Parole contenenti CUA QUA di 22 lettere novecentocinquantamila ottocentocinquantamila

Parole contenenti CUA QUA di 23 ettere settecentocinquantamila

Parole contenenti CUA QUA di 24 lettere  cinquecentocinquantamila

Parole contenenti CUA QUA di 25  lettere quattrocentocinquantamila

Qui alcuni dettati ortografici: 

 

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO molto semplice da realizzare e di grande effetto. Può essere utilizzata per realizzare festoni (facendone tante piccole piccole possono ad esempio essere inserite nel filo delle lucette natalizie), oppure può essere riempita di biscotti o di caramelle.

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO – Materiale occorrente

– 15 strisce di cartoncino arancione

– 2 ovali di cartoncino verde

– qualche strisciolina sottile di carta verde e un pezzetto di fil di ferro (oppure uno scovolino verde)

– forbici e colla

Lavoretti per Halloween ZUCCA DI CARTONCINO – Come si fa

Preparate le strisce arancioni, se non avete lo scovolino verde potete rivestire un pezzetto di fil di ferro con della carta verde. L’unico accorgimento è fare un taglio obliquo all’inizio della strisciolina per facilitare l’avvolgimento attorno al fil di ferro:

una alla volta infilate le strisce arancioni nello scovolino (o nel fil di ferro rivestito), in questo modo. Per facilitare il lavoro ai bambini, le strisce arancioni possono essere precedentemente forate in alto e in basso:

infilate tutte le strisce, fissate in questo modo:

Posate il lavoro sul tavolo:

e procedete infilando una ad una le strisce arancioni all’altro capo del fil di ferro:

stabilite a misura (che corrisponderà all’altezza della vostra zucca), eventualmente accorciate il fil di ferro e fermate il lavoro così:

Ora allargate le strisce e vedrete comparire la zucca, praticamente da sola:

fissate con della colla:

Applicate i due ovali verdi uno sopra e uno sotto la zucca:

E il lavoro è terminato:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Attività per Halloween QUADRETTI CON SAGOME DI CARTONCINO

Attività per Halloween QUADRETTI CON SAGOME DI CARTONCINO un progetto molto semplice e che darà grande soddisfazione ai bambini, abbinando il disegno, l’attività di ritaglio della carta, e la pittura.

Le sagome possono essere preparate a partire da un disegno vostro o del bambino. Se non vi sentite abbastanza abili nel disegno, in rete trovate tantissime immagini già pronte; se può esservi utile ho raccolto qui un po’ di links a risorse gratuite.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Mentre per i ritagli più complicati e che richiedono l’uso di sottomano e taglierino possiamo rivolgerci solo ai bambini più grandi, possiamo invece preparare il lavoro anche per i bambini più piccoli, facendoli lavorare al ricalco delle sagome sul cartoncino ed al ritaglio dei contorni esterni con le forbici…

Come si fa

Scelta e disegnata su carta leggera (anche vecchi fogli da stampante) la sagoma che vogliamo realizzare, i bambini possono riportarla sul cartoncino scuro, semplicemente pressando i contorni con una penna a sfera:

e poi passare al ritaglio dei contorni esterni con le forbici:

I bambini più grandi possono provvedere da soli al ritaglio col taglierino anche dei particolari interni della sagoma, per i più piccoli dovrà intervenire l’adulto:

Prepariamo una bella pittura di sfondo, qualcosa di notturno e un po’ magico…

incolliamo la sagoma ritagliata:

completiamo con un po’ di brillantini stampati col dito, ed il quadro è pronto:

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI che possono essere realizzati con fogli di cartoncino, oppure riciclando rotoli di carta igienica o carta da cucina.

Avevo visto questa decorazione qui e qui.

Troverai molte altre idee sul tema Halloween nel sito, utilizzando le caselle di ricerca.

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI – Materiale occorrente

cartoncino o rotoli di carta igienica o di carta da cucina

matita e taglierino

colla

braccialetti fluorescenti (si acquistano facilmente in rete)

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI – Come si fa

Semplicemente disegnate gli occhi sul cartoncino o sul tubo di cartone scelto, e ritagliateli con il taglierino

formate eventualmente il tubo utilizzando la colla

inserite i braccialetti all’interno fissandoli con la colla o con del nastro adesivo (ne serviranno almeno 6)

ed è fatta

qui alcuni altri esempi

Lavoretti per Halloween TUBI LUMINOSI

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Lavoretti per Halloween GHIRLANDE ritagliate

Lavoretti per Halloween GHIRLANDE ritagliate – qui abbiamo fatto una ghirlanda ritagliata di ragni, ma ci si può sbizzarrire, seguendo lo stesso principio, con qualsiasi altro soggetto, purchè presenti una simmetria destra-sinistra…

Se non vi sentite abbastanza abili nel disegno, in rete trovate tantissime immagini già pronte; se può esservi utile ho raccolto qui un po’ di links a risorse gratuite.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Sappiamo quanta importanza rivesta, ad esempio nella didattica montessoriana, coinvolgere i bambini piccoli in attività di vita pratica, tra i quali c’è appunto l’uso delle forbici e il ritaglio della carta.  Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo. Anche le attività di vita pratica vanno presentate, proprio come si fa con qualsiasi altro esercizio, e le attrezzature devono essere accessibili al bambino, in modo tale che lui possa scegliere di dedicarvisi liberamente quando lo desidera. Per la presentazione le regole d’oro sono sempre chiarezza, semplicità e concisione… spesso basta solo mostrare l’esempio in silenzio… (Per approfondire: Gli esercizi di vita pratica nella didattica Montessori).

Materiale occorrente

– sagoma del ragno o di qualsiasi altro soggetto scelto, divisa esattamente a metà

– fogli di carta bianca da stampante (benissimo anche pagine di quotidiano)

– colla da carta

– pastelli a cera

– forbici

Come si fa

riportate la mezza sagoma sul primo foglio, quindi piegatelo a fisarmonica in corrispondenza della metà del disegno, così:

aggiungete in questo modo il secondo foglio ed i successivi, a piacere:

Con le cerette colorate passate su tutti i fogli, in modo da colorarli e nello stesso tempo dare più robustezza alla carta:

ritagliate:

e aprite la fisarmonica:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Lavoretti per Halloween TEATRINO DELLE OMBRE

Lavoretti per Halloween TEATRINO DELLE OMBRE da realizzare coi bambini, per inventare infinite storie divertenti e di paura… Attività adatta a bambini del nido, della scuola materna e primaria. Combina all’attività di recitazione, narrazione ed invenzione di storie, l’attività manuale di ritaglio della carta e il disegno e può essere arricchito e variato senza mai stancare. Non da ultimo, è un progetto davvero economico.

 

Materiale occorrente:

cartoncino scuro (meglio nero) non troppo spesso, per facilitare il lavoro di ritaglio da parte dei bambini

stecchini da spiedino

colla

forbici e taglierino

una penna a sfera.

Se non vi sentite abbastanza abili nel disegno, in rete trovate tantissime immagini già pronte; se può esservi utile ho raccolto qui un po’ di links a risorse gratuite.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Mentre per i ritagli più complicati e che richiedono l’uso di sottomano e taglierino possiamo rivolgerci solo ai bambini più grandi, possiamo invece preparare il lavoro anche per i bambini più piccoli, facendoli lavorare al ricalco delle sagome sul cartoncino ed al ritaglio dei contorni esterni con le forbici…

Come si fa

Scelte e disegnate su carta leggera (anche vecchi fogli da stampante) le sagome che vogliamo realizzare, i bambini possono riportarle sul cartoncino scuro, semplicemente pressando i contorni con una penna a sfera:

e poi passare al ritaglio dei contorni esterni con le forbici:

I bambini più grandi possono provvedere da soli al ritaglio col taglierino anche dei particolari interni della sagoma, per i più piccoli dovrà intervenire l’adulto:

Ritagliati tutti gli elementi desiderati, sarà sufficiente incollare sul retro delle sagome un bastoncino da spiedino:

Per l’allestimento bastano un telo e una lampada, ma è molto divertente anche mettere una tovaglia lunga su un tavolo e far semplicemente “spuntare” i personaggi davanti agli spettatori, magari coprendo con un secondo telo l’eventuale libreria di sfondo…

Attività per Halloween QUADRO DI PIPISTRELLI

Attività per Halloween QUADRO DI PIPISTRELLI – questa attività può essere svolta timbrando il colore con la gomma posteriore di una matita, o con le dita, a seconda dell’età dei bambini. Se scegliete di timbrare, tenete conto che il lavoro richiederà molto più tempo e concentrazione.

Materiale occorrente:

un foglio di carta bianca da pittura

pittura a tempera o acrilico (assortimento a scelta)

un piatto

una matita con gomma posteriore (oppure l’indice della mano…)

sagome di cartoncino a scelta (noi abbiamo ritagliato dei pipistrelli, ma ci si può sbizzarrire con fantasmi, zucche, gufi, streghe, ecc…)

una piccola pallina di gommapane, plastilina, playdough o simili

Le sagome

Le sagome possono essere preparate a partire da un disegno vostro o del bambino, oppure potete trovare una vastissima scelta di soggetti a tema in rete. Se può esservi utile, ho raccolto un po’ di links qui.

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Come si fa

dopo aver ritagliato le sagome, mettete sul retro di ognuna una pallina della pasta scelta

e fissatele sul foglio creando la composizione desiderata:

preparate i colori su di un piatto, senza diluirli

e procedete con l’attività intingendo la gomma della matita nel colore

e stampando tanti punti intorno alle sagome

in alternativa, come già detto, potete sostituire il dito alla matita:

continuate a timbrare il foglio fino a riempirlo di colore:

quando il colore è abbastanza asciutto, staccate delicatamente le sagome, ed il quadro è pronto:

Sagome Halloween – una raccolta di 100 e più modelli gratuiti

Sagome Halloween – una raccolta di 100 e più modelli gratuiti da stampare, scaricare, o ricalcare direttamente da monitor con un pastello a cera e carta bianca. Le sagome sono molto utili per realizzare decorazioni per la casa e la scuola, per confezionare dolci e merende, per predisporre coi bambini attività di ritaglio della carta e progetti artistici di collage, pittura, per allestire spettacoli col teatrino delle ombre, ecc…

Questi sono alcuni esempi di utilizzo presenti nel sito. Puoi trovare molto altro dando un’occhiata ai links in fondo alla pagina. Se vuoi, puoi aggiungere il tuo link o la tua idea, mi farà molto piacere.

Mentre per i ritagli più complicati e che richiedono l’uso di sottomano e taglierino possiamo rivolgerci solo ai bambini più grandi, possiamo invece preparare il lavoro anche per i bambini più piccoli, facendoli lavorare al ricalco delle sagome sul cartoncino, al ritaglio dei contorni esterni con le forbici, e naturalmente per tutti gli utilizzi che vorranno fare delle sagome ritagliate.

Sappiamo quanta importanza rivesta, ad esempio nella didattica montessoriana, coinvolgere i bambini piccoli in attività di vita pratica, tra i quali c’è appunto l’uso delle forbici e il ritaglio della carta.  Il vero scopo degli esercizi di vita pratica è aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità motorie e la coordinazione occhio-mano: abilità fondamentali per lo sviluppo cognitivo. Anche le attività di vita pratica vanno presentate, proprio come si fa con qualsiasi altro esercizio, e le attrezzature devono essere accessibili al bambino, in modo tale che lui possa scegliere di dedicarvisi liberamente quando lo desidera. Per la presentazione le regole d’oro sono sempre chiarezza, semplicità e concisione… spesso basta solo mostrare l’esempio in silenzio… (Per approfondire: Gli esercizi di vita pratica nella didattica Montessori).

Se anche voi avete a cuore il risparmio delle cartucce di inchiostro della stampante, sia per motivi economici che ecologici, un modo semplice di ricavare le sagome che vi servono può essere questo:

Ed ecco la raccolta

Sagome Halloween – una raccolta di 100 e più modelli gratuiti

1

 1. gatto di strega, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

2

2. zucca, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

3

3. topi, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

4

4. gufo, qui  (apri il link e clicca su silhouette templates)

5

5. pipistrello,  qui

6

6. bosco e pipistrelli,  qui

7

7. batto nel bosco,  qui

8

8. albero e luna piena,  qui

9

9. teschio,  qui

10

10. zucca,  qui

11

11. pipistrello,  qui

12

12. castello stregato, qui

13

13. ragno, qui (apri il link e clicca su spider templates)

14

14. femori incrociati, qui (apri il link e clicca su bones templates)

15

15. teschio stilizzato, qui (apri il link e clicca su Skull & Crossbones)

16

16. castello, qui (apri il link e clicca su Haunted houses)

17

17. castello, qui (apri il link e clicca su Haunted houses)

18

18. castello, qui (apri il link e clicca su Haunted houses)

19

19. teschio, qui (apri il link e clicca su Halloween Garland Silhouette Cutouts)

20

20. gufo e zucca,  qui (apri il link e clicca su Halloween Garland Silhouette Cutouts)

21

21. pipistrello, qui (apri il link e clicca su Halloween Garland Silhouette Cutouts)

22

22. gattino, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

23

23. fantasma, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

24

24. zucca, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

25

25. ragno, qui (apri il link e clicca su Get the pdf here)

26

26. castello delle streghe, qui

27

27. mostro, qui

28

28. mostro, qui

29

29. mostro, qui

30

30. mostro, qui

31

31. mostro, qui

32

32. albero e pipistrello, qui

33

33. castello di streghe e pipistrello, qui

34

34. teschio con femori incrociati, qui

35

35. la morte, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

36

36. la strega, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

37

37. corvo, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

38

38.gufo, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving template)

39

39. pipistrelli, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

40

40. gatto arrabbiato, qui (apri il link e clicca su pumpkin carving templates)

41

41. fantasmi, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

42

42.mostro, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

43

43. mostro, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

44

44.mostro, qui (apri il link e clicca su Halloween pumpkin carving templates)

45

45. varie sagome e personaggi, anche per un teatrino delle ombre, qui

46

46.strega sulla scopa, qui

47

47.strega sulla scopa, qui

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48. teschio, qui

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49. teschio, qui

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50. fantasma, qui

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51. ragno, qui

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52. gufo, qui

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53. strega, qui

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54. streghe, qui

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55. castelli, qui

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56. albero rinsecchito, qui

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57. gatto, qui

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58. bara, qui

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59. cappello di strega, qui

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60. pentolone, qui

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61. sangue, qui

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62. castello, qui

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63. castello, qui

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64. tombe, qui

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qui

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66. strega, qui

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67. cimitero con gatto e strega, qui

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68. strega  volante, qui

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69. castello, qui

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70. mano con pugnale, qui

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71. castello, qui

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72. Frankenstein, qui

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73. gatto con zucca e pipistrelli, qui

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74. luna e pipistrelli, qui

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75. paesaggio pauroso, qui 

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76. bosco pauroso, qui

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77. zucca, qui

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78. paesaggio pauroso, qui 

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79. pipistrello, qui

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gatto, qui

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81. pipistrelli, qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

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82. strega sulla scopa, qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

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83. zucca,  qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

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84. fantasma, qui (apri il link e clicca su  Druckvorlage Halloween Mini)

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85. pipistrelli, qui

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86. cappello di strega, qui

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87, piede di strega, qui

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88. varie sagome, anche per teatrino delle ombre, qui

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89. corvo, qui

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90. gatto, qui

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91. gufo sull’albero, qui

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92. pipistrello, qui

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93. cimitero, qui

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94. gatto, qui

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95. zombie, qui

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96. zucca, qui

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97. chiesa con cimitero, qui

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98. staccionata, qui

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99. sagome varie, anche per teatrino delle ombre, qui

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100. ragno, qui (molti altri ragni seguendo il link)

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101. castello, qui

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102. sagome varie, qui

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103. sagome varie, qui

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104. paesaggio pauroso, qui

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105. gatto, qui

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106. teschi, qui

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107. zucca, qui

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108. quattro quadretti da ritagliare, qui

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109. mostri simpatici, qui

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110. ancora mostri simpatici, qui

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Mele caramellate Spiderman


Mele caramellate Spiderman per la festa di Halloween 
– la ricetta classica per caramellare le mele, e le istruzioni per decorarle come la maschera dell’Uomo Ragno. I bambini le apprezzeranno moltissimo, e possono collaborare partecipare alla preparazione del dolce.

Ingredienti e materiale occorrente:

– mele: di forma simmetrica e regolare, meglio piccole e rosse (soprattutto se si vuole evitare l’uso del colorante alimentare)

– bastoncini di legno: potete usare per ogni mela una bacchetta cinese, oppure un mazzetto di almeno quattro stecchini per spiedini

una tavoletta di cioccolata da sciogliere a bagnomaria in una siringa per dolci

 – per il caramello:  500 g di zucchero, un cucchiaino di miele, 100 ml di acqua tiepida, 1 bustina di vanillina, colorante alimentare rosso,  una piccola stecca di cannella e 4 chiodi di garofano. Può essere molto utile un termometro da cucina, ma non è indispensabile.

Come si fa
Per prima cosa laviamo e asciughiamo le mele scelte, togliamo il picciolo e inseriamo in ognuna il bastoncino di legno.
Mettiamo in una pentola dai bordi alti lo zucchero e il miele. Aggiungiamo l’acqua tiepida, mescolando con cura. Aggiungiamo il colorante rosso (se vogliamo), e le spezie.


Mettiamo la pentola sul fuoco e continuiamo a cuocere, sempre mescolando. Se avete a disposizione un termometro, la ricetta classica indica di far raggiungere al caramello una temperatura di 150 gradi. Se non avete il termometro, continuate a cuocere fino ad ottenere un composto molto denso, lucido e trasparente.
Quando vi sembra di aver ottenuto una buona consistenza, togliete il pentolino dal fuoco, eliminate cannella e chiodi di garofano, e immergete le mele nel caramello, una alla volta, facendole sgocciolare con movimenti rotatori.

Lo strato del caramello non dovrebbe essere troppo spesso. Se presenta imperfezioni o vi sembra troppo sottile, potete ripetere l’operazione una seconda volta.

Mentre le mele raffreddano e il caramello solidifica, sminuzzate la tavoletta di cioccolata, riempite una siringa da dolci e immergetela a bagnomaria per sciogliere la cioccolata.

Quando il caramello si è ben rappreso, ritagliate da una mela avanzata gli occhi dell’Uomo Ragno e posizionateli in questo modo, fissandoli con una goccia di cioccolata fusa:

E procedete con la decorazione, fino a completare la maschera:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Poesie e filastrocche ESTATE

Poesie e filastrocche ESTATE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Primavera è passata

Caldo briccone! Senza ragnatele
è il cielo; puro, limpido, celeste,
come un immenso mare senza vele,
una canzone senza note meste.
Viene l’estate quasi inaspettata!
Fa già calduccio a maggio, e tra i frutteti
ridono le ciliegie, e sul sagrato
gorgheggia l’usignol cento segreti. (L. Nason)

Estate

I merli, i capineri, gli usignoli
empion l’aria di gridi, e canti, e voli.
Che piacere a sentirli ed a vederli,
i capineri, gli usignoli, i merli!
Maggiolini, libellule, api d’oro
ondeggiano, più lievi, in mezzo a loro.
Uccelli grandi, insetti piccolini:
libellule, api d’oro, maggiolini.
Ma una bambina canta in mezzo ai pini,
e l’ascoltano l’api e i maggiolini.
Si ferman tra le foglie sciami e stuoli,
e taccion anche i merli e gli usignoli. (M. Dandolo)

Vien l’estate

Vien l’estate, scrive parole,
sulle corolle di tutti i roseti.
Stelle di lucciole sotto gli abeti,
grilli che cantano, falci nel sole.
Nel solco tiepido, tra balza e ciglio,
le spighe ondeggiano di fiordalisi;
i rosolacci dal cuore vermiglio
sembrano fiamme di tutti i sorrisi.
Odor di fieni, frinir di cicale,
sereni vesperi, cieli d’opale. (C. Ronchi)

I mesi dell’estate

Giugno, luglio, agosto.
Sono nudi come l’aria
ma ciascuno porta un suo fregio,
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi compagnoni. (D. Valeri)

Il primo giorno d’estate

Il camioncino dei gelati
(la campanella allegra)
passa tra gli alberati
viali residenziali.
I bambini,
che giocano nel prato a perdifiato,
smettono e gli vanno incontro:
i nichelini in mano.
I cani, risvegliati,
abbaiano per chiasso
e gli uccelli cinguettano tra i rami.
Si dondolano, frullano
in alto e in basso.
Una cicala urla
nell’ora meridiana:
è la prima di un’estate
di tenere piogge,
che pareva una burla.
E’ scoppiata e si sente
l’avvenuto momento
da come il cielo vibra
sull’erba radente.
Ogni cosa, nella luce,
ha la trasparenza dell’aria.
C’è un paese al mondo,
dove non sia questa festa? (A. Barolini)

Serenata estiva

Nella notte prodigiosa
tutta polline di stelle,
grilli, assioli e raganelle
van tessendo senza posa
una dolce serenata
alla luna innamorata.
E la luna guarda e ride
da un guancial di puro argento,
mentre il pettine del vento
sui maggesi passa e stride
deponendo ad ogni fiore
una lucciola sul cuore. (G. Striuli)

Canicola

Oggi la mia felicità è l’allodola
che nell’incendio del mattino estivo
dagli abissi del cielo verso il rivo
fresco e giulivo del suo canto,
mentre la terra par che dorma, e intanto
tutto matura, ed io riposo accanto
alla schiera che miete
grave le spighe d’oro vivo
e le vespe irrequiete
ingannano la sete
con il sangue degli ultimi papaveri. (O. Ferrari)

Mi cuocio al sole

Fra un leccio un pino un ulivo
è un tondo d’erba al sole
con rossi cardi timi sfioriti
acerbe spighe d’avena che dondolano sul mare.
Altro non vedo
che questo tondo d’erba alto sul mare.
E mi cuocio al sole
fra voli di farfalle
sparsi canti di uccelli
ansia di mare. (M. Novaro)

Sera estiva

E’ l’ora in cui gli uccelli accovacciati
la testolina metton sotto l’ala;
le lucciolette ricamano i prati,
e canta a vespro la fulva cicala.
Traversa il cielo un vento accidioso,
della sua meta incerto e senza lena;
al suo passaggio il bosco pensieroso
saluta sì, ma rispettoso appena. (E. Praga)

Meriggio

Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane e gli usci le case.
Non vogliono essere invase
dalla tua gloria, o sole!
Non vogliono! Troppo le fiamme
che versi nella contrada,
dove qua e là dalla strada
ferrata d’acciaio sfavilla
rovente. Pispigliano appena
gli uccelli, poi tacciono, vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanta è, ora, pace, silenzio. (U. Saba)

Momento estivo

Un bimbo, un usignolo, due farfalle
ed un ruscello che gorgoglia lieve:
sul ponte un uomo con la falce a spalle,
sotto, a basso, una rondine che beve.
Nella grande distesa messi gialle,
lontano, al monte, un bioccolo di neve;
e passa e muore per la queta valle
un suono di campana arguto, breve.
Tutto vive la piccola sua vita
nella lentezza di quell’ora afosa,
nel silenzio dell’aria intorpidita.
Con mossa uguale il ruscelletto scende:
e domina dal cielo, gloriosa,
l’ampia vita del sole che risplende. (D. Borra)

Il colombo Davide

Una sera entrò un colombo.
Era estate ero stanco
la finestra era aperta
il colombo grigio bianco.
Entrò mi guardò fece segno:
aveva un’ala rotta.
Gli detti casa e casato.
Lo chiamai Davide
e molto invidiai
la sua allegria.
Per lunghi giorni
mi tenne compagnia.
Una sera se ne andò:
era infermo era allegro
lo trovai morto nel giardino. (R. Carrieri)

Il libro vi saluta

Se pur costa dolore,
dobbiamo dirci addio.
Io conosco il tuo cuore,
tu hai scoperto il mio.
Insieme abbiam vissuto
ore calde e serene.
Ci siam voluti bene.
Tu intanto sei cresciuto,
tu sei fatto un ometto;
tu bimba, una donnina.
Io, vecchio che cammina,
quel che sapevo ho detto. (R. Pezzani)

Giocare, giocare

Andiamo alle falde del colle oggi
a giocare, giocare,
giocare.
Sul colle ove sbocciano le margherite
come neve, neve,
neve.
Intrecceremo una ghirlanda di margherite,
una domani e domani ancora,
là dove le margherite sbocciano come neve,
é laggiù che vogliamo andare.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano
come pesci, pesci,
pesci.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano,
giù nella baia macchiata di bianche vele,
o sul colle ove sbocciano le margherite.
E’ laggiù che vogliamo andare. (P. Kumalo)

Scuola vuota

La scuola è vuota, i bimbi andati via,
i finestroni chiusi, i banchi all’aria.
In un canto una scopa solitaria
riposa dopo fatta pulizia.
Solo un sommesso pigolio d’uccello
rompe il silenzio dei deserti androni;
e nel cortile, liberi e padroni,
fanno vacanza i gatti del bidello. (L. Schwarz)

Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Il grande cubo del trinomio Montessori

Il grande cubo del trinomio Montessori  è un cubo costituito da 27 singole parti, della grandezza complessiva di cm 31x31x31.
Il cubo originale Montessori ha una grandezza di 9x9x9. Di seguito le misure e l’elenco dei colori da utilizzare per costruirlo in proprio.

Per costruirlo servono tavolette di compensato di 1cm di spessore con le seguenti misure:
4   tavolette cm 9×8
14 tavolette cm 10×10
4   tavolette cm 14×13
14 tavolette cm 15×15
4   tavolette cm 24×23
14  tavolette cm 25×25
12  tavolette cm 13×24
12 tavolette cm 8×24
24 tavolette cm 14×23
12 tavolette cm 8×14
24 tavolette cm 9×23
12 tavolette cm 9×13
12 tavolette cm 10×15

Con queste tavolette si costruiscono le 27 parti del cubo del trinomio come segue:
1 CUBO GIALLO: 4 tavolette 9×8 e 2 tavolette 10×10
1 CUBO BLU: 4 tavolette 14×13 e due tavolette 15×15
1 CUBO ROSSO: 4 tavolette 24×23 e 2 tavolette 25×25
3 PARALLELEPIPEDI (FACCE LUNGHE ROSSE, FACCE CORTE BLU): 6 tavolette 25×25 e 12 tavolette 13×24
3 PARALLELEPIPEDI (FACCE LUNGHE ROSSE, FACCE CORTE GIALLE): 6 tavolette 25×25 e 12 tavolette 8×24
3 PARALLELEPIPEDI (FACCE LUNGHE ROSSE, FACCE CORTE BLU): 6 tavolette 15×15 e 12 tavolette 14×23
3 PARALLELEPIPEDI (FACCE LUNGHE BLU, FACCE CORTE GIALLE): 6 tavolette 15×15 e 12 tavolette 8×14
3 PARALLELEPIPEDI (FACCE LUNGHE ROSSE, FACCE CORTE GIALLE): 6 tavolette 10×10 e 12 tavolette 9×23
3 PARALLELEPIPEDI (FACCE LUNGHE GIALLE, FACCE CORTE BLU): 6 tavolette 10×10 e 12 tavolette 9×13
6 PARALLELEPIPEDI (in cui i lati corti corrispondenti ai lati del cubo piccolo e di quello medio, verranno verniciati in giallo e in blu, sul coperchio e sul fondo, e i lati lunghi, corrispondenti ai lati del cubo grande, in rosso): 12 tavolette 10×15, 12 tavolette 14×23 e dodici tavolette 9×23.

Cubi:

4x4x4
3x3x3
2x2x2

Parallelepipedi:
(3) 4x4x3
(3) 4x3x3
(6) 4x3x2
(3) 3x3x2
(3) 4x2x2
(3) 3x2x2

tutte le facce 4×4 sono rosse
tutte le facce 3×3 sono blu
tutte le facce 2×2 sono rosse
tutte le facce non quadrate sono nere.

Questo materiale offre ai bambini un’ ampia gamma di sperimentazioni possibili: si può costruire un’alta torre grazie al particolare rapporto di grandezza tra loro; le singole parti possono essere ordinate secondo grandezza e colore, su di una base, e formare alla fine un cubo; alle varie parti possono venir associati cartoncini fino ad arrivare a sperimentare la formula del trinomio (a+b+c) x (a+b+c) x (a+b+c); le singole parti possono formare una strada o un cerchio su cui i bambini possono camminare, tenendosi in equilibrio.

Noi adulti abbiamo molte idee astratte su ciò che il bambino può o non può imparare e questo avviene anche con il grande cubo del trinomio.
E’ essenziale piuttosto prenderci sufficiente tempo per osservarli giocare e imparare da loro, invece di pretendere sempre che raggiungano i nostri obiettivi e soddisfino le nostre aspettative.
Ciò significa che dovremmo vedere i bambini come sono e non come vorremmo che fossero. La capacità di osservare diventa un’arte vera e propria. Dovremmo riuscire a reprimere l’impulso di intrometterci nei processi infantili o addirittura cercare di accelerarli. La Montessori chiama tutto ciò “Attendere osservando”. I bambini imparano attraverso attività spontanee, durante le quali sviluppano un’enorme energia.
“Lo studio dello sviluppo del bambino è intimamente connesso con lo studio dello sviluppo del movimento della mano. Ci si dimostra chiaramente che lo sviluppo del bambino è legato alla mano, la quale ne rivela lo stimolo psichico.
Possiamo esprimerci in questo modo: l’intelligenza del bambino raggiunge un certo livello, senza far uso della mano; con l’attività manuale egli raggiunge un livello più alto, ed il bimbo che si è servito delle proprie mani ha un carattere più forte.” (Maria Montessori, La mente del bambino).

Recita per bambini STAGIONE FIORITA

Recita per bambini STAGIONE FIORITA una breve recita adatta a bambini della scuola d’infanzia e primaria sull’arrivo della primavera.

Personaggi:
– tre primule (bambini con abitino giallo a petali, in carta crespa)
– tre violette (abito viola)
– tre margherite (abito bianco)
– vento (in un mantello svolazzante)
– neve (mantello bianco e coriandoli bianchi in un sacchetto)
– primavera (bambina vestita d’azzurro con una coroncina di fiori tra i capelli)

La scena è vuota; dagli angoli però si vedono  spuntare a gruppi le testoline dei bambini che rappresentano i fiori.  Le tre primule, un po’ esitanti, in punta di piedi, avanzano verso il centro della scena.

Prima primula: Sarà questa l’ora?

Seconda primula: Credo di sì: mi è sembrato che qualcuno ci chiamasse…

Terza primula: Brrr… fa ancora freddino, però…

Seconda primula: Non pensarci: verrà un bel raggio di sole…

Prima primula: E noi sentiremo subito un dolce tepore!

Vento: (entra con furia, sibilando) Ma che fate? Siete pazze? Non sapete che siamo solo ai primi giorni di marzo? Via di qua! Non voglio vedermi attorno fiori delicati che poi si mettono a piagnucolare perchè si vedono sciupare i petali o sentono freddo. Voglio essere libero di correre come mi pare e piace. Intesi?

Tre primule: Oh, signor vento! Scusi, scusi tanto…
(Si ritirano intimidite, tenendosi abbracciate e ritornano nell’angolo da cui sono venute)

Vento: Ah, meno male! Quelle pettegole…
(Se ne va di corsa fischiettando)

Avanzano le tre violette, timide timide, tenendosi per mano.

Prima violetta: Tentiamo! Facciamoci coraggio!

Seconda violetta: Com’è bello uscire all’aria aperta e poter diffondere il profumino che abbiamo chiuso in cuore!

Terza violetta: (guardandosi attorno) Ma non c’è ancora nessun fiore…

Prima violetta (guardando a sua volta) E’ vero! Noi siamo state coraggiose!

Terza violetta: Però io ho paura…

Seconda violetta: Anche io ne ho un pochino…

Prima violetta: Paura di che cosa?

Seconda e Terza violetta: Non so…

Neve: (entra, correndo e lanciando manciate di fiocchi) Ma che fate, pazzerelle? Non sapete che io posso arrivare inaspettata e seppellirvi?

Le tre violette: (arretrando) Oh…

Neve: Già, oggi sono ancora io la regina, perchè marzo è appena iniziato. Mi spiace per voi, ma i fiori con me non vanno d’accordo. Ritiratevi in fretta e addormentatevi!

Le violette si ritirano nel loro angolino.

Neve: (lanciando fiocchi) Sembrano un volo di farfalle, sembrano petali di fiori… Sono belli i miei fiocchi, così bianchi! Ninna nanna! Ninna nanna!

La neve lentamente intanto si ritira. Dopo qualche istante avanzano le tre margherite.

Prima margherita: Oh, non ne potevo proprio più di starmene ferma e al buio!

Le tre violette: (senza muoversi dal loro angolino) No, no, tornate indietro!

Prima primula: Verrà il vento…

Prima violetta: Verrà la neve…

Seconda margherita: Che facciamo?

Terza margherita: Tentiamo! Basta un po’ di coraggio.

Prima margherita: So io che cosa dobbiamo fare.

Seconda e Terza margherita: Che cosa?

Prima margherita: Si prova a chiamare la primavera. In qualche angolo ci deve essere.

Seconda margherita: Forse dietro quella nuvola?

Terza margherita: O laggiù all’orizzonte?

Seconda margherita: O tra quelle fronde?

Prima margherita: Chissà… Proviamo a chiamare: Primavera!

Seconda e Terza margherita: Primavera!

Prima margherita: (volgendosi agli altri fiori nascosti nel loro angolino). Anche voi, violette! Anche voi, primule! Fate come noi!

Tutte le margherite: Primavera!

Margherite, primule e violette: Primavera!

Tutte: Verrà?

Primavera: (giunge, tutta ridente) Chi mi ha chiamata?

Tre margherite: Noi!

Tre violette: (avanzando verso la primavera) Noi!

Tre primule (avanzando verso la primavera) Noi!

Primavera: Ed io sono venuta.

Prima margherita: Ci hai dunque sentito! Dov’eri?

Seconda margherita: Dietro una nuvola? Tra le fronde di un albero?

Terza margherita: Laggiù all’orizzonte?

Primavera: Ero… lontano lontano, vicino vicino…

Tre violette: Come sei bella!

Tre margherite: Hai negli occhi il cielo!

Tre primule: E nei capelli il sole!

Primavera: (sorride e arretra di un passo) Arriverderci a domani!

Tre margherite: Come? Te ne vai?

Primavera: siamo solo ai primi di marzo e non mi fido…

Tre violette: Oh, non andartene…

Tre primule: Oggi, resta con noi!

Violette e margherite: Sì! Sì! Resta!

I fiori circondano la primavera e la fanno prigioniera nel loro girotondo.

Prima primula: Non ti lasciamo più fuggire, sai?

Prima margherita: E’ così bello il mondo quando ci sei tu!

Prima violetta: E a noi piace tanto fiorire…

Primavera: Avete ragione; quando fiorite, mi siete care come sorelline, e oggi voglio vedervi felici..

Allarga le braccia e con voce squillante continua:

Sole , manda i tuoi raggi tiepidi! Cielo, mostra il tuo viso sereno! Aria, fatti dolce dolce…

Tutti i fiori sciolgono il girotondo e sollevano le braccia verso il sole e il cielo.

Primule: Che bel sole!

Violette: Che cielo azzurro!

Margherite: Che aria dolce!

Prima Margherita: Ti abbiamo chiamata, primavera, e sei davvero con noi!

Tutti i fiori: Primavera, sei tanto bella!

(G. Ajmone)

Recita per bambini – Gli alberi fioriti

Recita per bambini – Gli alberi fioriti : una piccola recita adatta a bambini della scuola d’infanzia e primaria sulla primavera.

Mandorlo: Che lungo sonno ho fatto!

Pesco: Anch’io ho dormito a lungo…

Melo: Ho sognato freddo e gelo. Mi pareva di dover morire…

Pesco: Non era un sogno. Nel dormiveglia ho udito il vento sibilare e la pioggia scrosciare.

Mandorlo: Un giorno, ho socchiuso un occhio e ho visto tutto bianco. Mi sembrava di essere fiorito.

Melo: Era la neve.

Mandorlo: Amici, non sentite questo verso?

Cuculo: Cu cu, cu cu, cu cu!

Melo: E’ il cuculo! Se è arrivato lui, è arrivata la primavera!

Pesco: Sentite che tepore?

Mandorlo: Vedete il sole com’è chiaro? Sembra lavato da poco.

Melo: Anche la pioggia è tiepida. Fa piacere riceverla.

Mandorlo: Io direi che è giunto il momento di fiorire…

Melo: E se poi tornasse qualche giornataccia di freddo?

Pesco: E se facesse ancora la brina?

Mandorlo: Come siete paurosi!

Pesco: Non siamo paurosi. Siamo prudenti.

Melo: Se la brina uccide i nostri fiori, addio frutti… addio mele!

Pesco: Addio pesche!

Cuculo: Cu cu, cu cu, cu cu!

Mandorlo: Lo so bene che è un pericolo, ma non udite il cuculo? Pare che ci inviti a fiorire!

Pesco: E’ vero. Anch’io sento il desiderio di salutare il sole con i miei fiori rosa.

Melo: Se fiorite voi, fiorirò anch’io.

Cuculo: Cu cu, cu cu, cu cu!

Mandorlo: Coraggio, fratelli. Le mie gemme si schiudono.  Aprite anche voi le corolle alla luce: uno, due, tre!

Pesco: Come sei bello, fratello mandorlo, tutto bianco! Voglio fiorire anch’io! Uno, due, tre!

Melo: Come sei bello, fratello pesco, tutto rosa! Voglio fiorire anch’io! Uno, due, tre!

Un bambino: Gli alberi sono fioriti! Sembrano nuvole leggere e profumate. Che bellezza!

(Batte le mani di felicità)

Leggenda polacca L’USIGNOLO E LA CORNACCHIA

Leggenda polacca L’USIGNOLO E LA CORNACCHIA

Wesna, dea della Primavera,  aveva un terribile nemico: il gigante Kuskaia. Forte, violentissimo e implacabile, da anni, da lustri, da secoli Kuskaia perseguitava la dea leggiadra e gentile, la signora dei campi verdi e delle foreste gioconde. Wesna cercava di sottrarsi al suo odio irragionevole, nascondendosi nelle caverne, distendendosi tra gli arbusti di ginepro, sul muschio folto e morbido delle selve. Ma doveva, povera dea perseguitata, vegliare di continuo, ascoltare attentissima i rumori più lievi, essere pronta, di continuo, alla fuga. Perciò, meschinella, aveva sempre sonno e le sue palpebre, qualche volta, pesavano più del piombo.

Ma una notte di giugno, assai dolce, una notte carica di profumo e di tiepido silenzio, la Dea capì di non poter vincere la stanchezza.

Pregò allora una cornacchia e un usignolo di vegliare per lei, e se si fosse presentato un pericolo, di avvertirla col loro cinguettio. In quell’epoca lontana lontana nel tempo, gli uccelli, tutti gli uccelli, avevano su per giù voce identica.

L’usignolo e la cornacchia accettarono l’incarico con entusiasmo. L’usignolo andò a mettersi in vedetta sulla cima di un larice, la cornacchia si cercò come osservatorio un abete alto e solenne.

Wesna si sdraiò sul muschio morbido e si addormentò subito:  si addormentò di un sonno sodo, di un sonno di pietra. Anche la cornacchia, che era grassottella e placida e aveva fatto una lauta cena, dimenticò la dea gentile, dimenticò il suo compito e scivolò spensieratamente, beatamente, nel mondo lieve dei sogni.

Quando Kuskaia, il perfido e terribile Kuskaia, giunse, ghignando, nella foresta silenziosa, fu solo l’usignoletto che, dall’alto del larice, vide la sua ombra gigantesca, fu solo l’usignoletto che, sgolandosi come gli fu possibile, avvertì la dea del grave pericolo e le diede modo di fuggire, di salvarsi.

Wesna volle poi premiare il fedelissimo amico e castigare la cornacchia pigra. Donò al primo una splendida voce, una voce che raccoglie in sè tutti i suoni e le musicali dolcezze della primavera trionfante, e all’altra una voce gutturale, aspra, antipatica.

Disse all’usignolo: – Il mondo ascolterà commosso le tue delicatissime canzoni, ti amerà, ti loderà –

Disse alla cornacchia: – Tu non avrai che disprezzo e beffe. Nessuno vorrà udirti, nessuno cercherà la tua compagnia.-

Leggenda polacca L’USIGNOLO E LA CORNACCHIA Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Racconto LE PIUME DEL CORVO

Racconto LE PIUME DEL CORVO per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Nel tempo dei tempi, il corvo aveva le penne bianche. Avvenne che un giorno esso propose alla cicogna una gara per vedere chi dei due avrebbe volato più alto. La cicogna accettò ed entrambi si slanciarono nell’aria. Il corvo con volo impetuoso salì altissimo e giunse così vicino al sole che le sue piume bruciarono e diventarono tutte nere. Spaventata, la cicogna presto presto ridiscese e preferì perdere la gara piuttosto che annerire.

Perciò da quel giorno il corvo ha le piume nere, mentre la cicogna è rimasta bianca.

Racconto LE PIUME DEL CORVO Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Racconto LA LUNA E LA GRU

Racconto LA LUNA E LA GRU

I Pellirosse raccontano che nel tempo dei tempi, prima ancora che ci fossero uomini sulla terra, gli animali erano più grandi, più forti e più saggi di quanto sono ora. Potevano servirsi delle loro zampe come gli uomini si servono delle loro mani e compiere molte cose che neppure gli uomini ora possono compiere. In quei giorni lontani, i rami, i bastoni e le pietre erano pure vive.

Quando un animale tentava di raccattare dal suolo un bastoncino, un ramoscello caduto, questo si ribellava e picchiava la povera bestia finchè essa non lo mollava. Così, se un animale tentava di raccogliere una pietra, la pietra si metteva a colpirlo finchè esso non la lasciava nuovamente cadere al suolo. Perciò gli animali non potevano fabbricarsi nè frecce nè archi; perchè le pietre e i bastoni non volevano essere foggiati in tal guisa.

La Luna era molto spiacente per gli animali e tentò di aiutarli. Una notte che ella filtrava i suoi raggi attraverso il fogliame di una foresta, vide una gru che picchiava col capo contro il ramo di un albero.

– Che stai facendo? – chiese la Luna.

– Sto cercando di spezzare questo ramo per farne una canna da pesca – rispose la gru, – vorrei pescare qualche pesce nel fiume, per cena… –

– Perchè non spezzi il ramo con una grossa pietra? –

– Ho provato, ma la pietra non voleva, si è messa a colpirmi sul dorso, mi ha fatto male e non mi ha lasciato proseguire… –

– Prova ancora, – consigliò la Luna.

La gru obbedì, ma di nuovo la pietra si ribellò e la picchiò finchè l’uccello non fu costretto a fuggire.

– Non scappare – le gridò la Luna – torna indietro e ti aiuterò io! –

La gru obbedì e la Luna raccolse la pietra nelle sue lunghe mani d’argento, la sollevò e poi la gettò nuovamente a terra.

– Pietra – le disse – ora starai lì e non farai più male a nessuno. Non ti muoverai più finchè qualcuno non ti muoverà. E così avverrà per tutte le altre pietre tue simili. Dovete imparare a rimanere tranquille. E ora – continuò rivolgendosi alla gru – raccatta la pietra e spacca il ramo con essa -.

La gru obbedì e spezzò il ramo. E la pietra non le fece alcun male e non potè più ribellarsi. Era una pietra e nulla più.

– Questo ramo è troppo corto – fece la gru – sarebbe molto meglio che io avessi una di quelle canne laggiù, per pescare, ma ho paura che mi picchi, se tento di prenderla… –

Allora la Luna prese una canna nelle sue lunghe mani d’argento, la sollevò e poi la gettò nuovamente in terra. – Canna – le disse, – ora starai lì ferma e non farai più male a nessuno. Non ti muoverai più finchè qualcuno non ti muoverà. E così avverrà per tutte  le canne, i rami e i bastoni. Dovete imparare a rimanere tranquilli. E ora – continuò volgendosi alla gru – vieni qui da me. Tu hai bisogno di procurarti del pesce per nutrimento, e io voglio che tu possa procurartelo più facilmente.-

Così dicendo, toccò con le sue mani d’argento il becco della gru e il becco si allungò per incanto.

– Ecco, ora hai un bel becco per pescare i pesci: sarà molto meglio che una canna!-

Poi toccò ancora le zampe della gru e anch’esse per incanto si allungarono.

– Ecco, ora puoi entrare nell’acqua comodamente per pescare!-

La gru ci si provò subito: entrò nell’acqua con le lunghe zampe e si mise a pescare col suo lungo becco. Era comodissimo!

E da quel giorno la gru è diventata una magnifica pescatrice.

Racconto LA LUNA E LA GRU Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Racconto LA GRU E I PESCI

Racconto LA GRU E  I PESCI

Una volta, in India, vi fu un’estate caldissima. In una foresta vi erano due stagni, uno grande e l’altro piccolo; nel piccolo vivevano numerosissimi pesci e sul grande sbocciavano innumerevoli fiori di loto. Con la calura il piccolo stagno rimase quasi a secco; mentre le acque dello stagno grande, che i loti con le loro foglie proteggevano dal sole, restavano abbondanti e fresche.

Una gru venne a passare fra i due stagni, vide i pesci e si soffermò a meditare, ritta su una zampa sola. “Quei pesci” pensava, “sarebbero per me dei bocconcini prelibati. Se li assalissi bruscamente, sono agili e mi sfuggirebbero… sarà meglio che giochi d’astuzia…”

In quella un pesciolino mise il muso fuor d’acqua e chiese alla gru: – Che cosa stai meditando, venerabile uccello? –

– Medito sulla tristezza della tua sorte e di quella dei tuoi fratelli –

– Che vuoi mai dire? –

– Voi soffrite nelle acque troppo basse, infelici! E di giorno in giorno il caldo aumenta, e se lo stagno rimane a secco, che farete mai? Dovrete perire tutti miseramente, poveri pesciolini! Ah, davvero che il cuore mi si serra, se ci penso… –

Il pesciolino e i suoi fratelli si sentirono assai turbati dalle parole della gru e le chiesero con angoscia: – Venerabile uccello, non conosceresti un mezzo per salvarci? –

La gru finse di meditare ancora, poi disse: – Credo di aver trovato un rimedio alla vostra misera sorte -. I pesci la ascoltavano avidamente. – Qui vicino c’è uno stagno meraviglioso, assai più grande di quello in cui vivete, tutto coperto di loti, che difendono le sue acque dalla vampa del sole. Se volete, vi prenderò a uno a uno nel becco e vi porterò fino alle onde del grande stagno, così sarete salvi -.

In quel momento si udì un risolino scettico; era un gambero, che disse: – Mi meraviglio assai! Da che mondo è mondo non ho mai saputo che una gru si interessi ai pesci, se non per mangiarli…-

La gru prese un’aria contrita e protestò: – Come, cattivo gambero, tu sospetti che io voglia ingannare dei poveri pesciolini minacciati da una morte crudele? Solo il desiderio della vostra salvezza mi ispira, è solo per il vostro bene che parlo. Ma se non ci credete, mettete alla prova la mia buona fede; scegliete uno di voi perchè lo porti nel becco fino allo stagno dei loti. Esso lo vedrà, poi io lo riprenderò  e lo riporterò qui. Ed il vostro compagno vi dirà che cosa bisogna pensare di me”.

I pesci accettarono e fu designato un vecchio pesce molto saggio;  la gru lo portò nel becco allo stagno dei loti, ve lo lasciò nuotare nell’acqua fresca a suo piacimento e poi lo riportò al piccolo stagno. Il vecchio pesce, entusiasta, non ebbe difficoltà a persuadere i suoi fratelli a lasciarsi trasportare dalla gru.

Ahimè, quale follia! Uno dopo l’altro la gru fece finta di trasportarli e invece se li pappò tutti.  Rimase solo il gambero, che si sentiva tutt’altro che tranquillo sulla sorte dei pesci e pensava: “Temo che la gru se li sia mangiati tutti. Se quello che temo è vero, li vendicherò”.

– E’ la tua volta –  gli disse la gru con aria innocente. – Vuoi che ti trasporti nello stagno dei loti? –

– Volentieri –  rispose il gambero – Ma come mi trasporterai? –

– Nel becco, come ho fatto per gli altri –

– No no, il mio guscio liscio mi farebbe scivolar giù facilmente dal tuo becco. Lascia invece che mi aggrappi al tuo collo con le branche: starò attento a non farti male -.

La gru acconsentì. Giunta a mezza strada, però, si arrestò sotto un albero.

– Che cosa fai? – le domandò il gambero – Sei stanca che ti fermi a metà cammino? –

La gru, imbarazzata, non sapeva che dire.

– Che cosa vedo mai? – continuò il gambero – Che cos’è quel mucchio di lische ai piedi di questo albero? Ah, traditrice, ti sei preso gioco dei pesci, eh? Ma io non morirò senza prima averti uccisa…-

E il gambero stringeva il collo della gru fra le branche, senza pietà.

– Caro gambero, non farmi male… – supplicava la gru, con le lacrime agli occhi per la sofferenza – Ti porterò nello stagno, stai tranquillo… –

– Avanti, allora! – ordinò il gambero.

La gru andò fino allo stagno e tese il collo  sull’acqua in modo che il gambero non aveva che da lasciarsi scivolare giù. Ma esso era risoluto a vendicare i pesci e prima di abbandonare la presa tagliò netto il collo della perfida gru.

Racconto LA GRU E  I PESCI Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

IL MARE poesie e filastrocche

IL MARE poesie e filastrocche di autori vari per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

L’onda
Scherzosa, spumosa, gioconda,
tu mormori e corri, lieve onda,
con mille e poi mille sorelle,
che danzano e ridon fra loro
nel bacio del bel sole d’oro
e sotto la luna e le stelle.
Tu fai dondolare la candida
e fragile vela per gioco,
la culli col canto tuo fioco,
pian piano,
e intanto la porti lontano,
lontano.
Eppoi ti trastulli felice
coi bimbi: li spruzzi, li arruffi
se fra le tue braccia si tuffano;
con loro discorri. Che dice
la voce tua blanda e ridente
in note sì chiare?
I bimbi l’intendono:
la viva lor gioia lo sente
che sei come loro gioconda,
scherzosa, serena, live onda
del mare. (Gentucca)

I giardini del mare
Chi li ha visti i giardini del mare
dove ogni cosa un gioiello pare?
In una luce di seta verdina
un popolo cammina
assorto, silenzioso,
ospite d’un mondo prezioso.
C’è un prato d’alghe: lentamente oscilla;
rupe muscosa scintilla:
fra i rami di corolla
guizzano pesci vestiti di giallo,
sogliole d’argento…
E le seppie dal passo sonnolento
vanno con le lamprede
in cerca di facili prede;
dagli antri dove dormon le sirene
escon le murene
e la medusa che danzando sciacqua
la veste color d’acqua…
Nella luce di seta verdina
così un popolo vive e cammina:
assorto, silenzioso,
ospite d’un mondo prezioso.
Più in fondo è il regno del nero
e vi alberga il mistero. (Mario Pucci)

IL MARE poesie e filastrocche Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Tutorial pop up 31

Tutorial pop up 31  – modello pdf scaricabile e stampabile e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

______________________________

MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello. Prepariamo poi l’elemento 1, che è la leva interna che serve a tenere in forma il cilindro, incollando H1 su H2 ed H2 su H3, così:

passiamo poi a chiudere il cilindro, incollando la linguetta D su D, così:

incollare poi la linguetta A sul segno A, così:

ora fissiamo la leva all’interno del cilindro, incollando B su B:

così:

fissiamo poi la leva incollando E sul segno E presente sulla pagina di destra:

infiliamo la linguetta F nel taglio F presente sulla pagina di sinistra, ed incolliamola sul retro della pagina:

poi incolliamo la linguetta C sul segno C presente sulla pagina di destra:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 30

Tutorial pop up 30  – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

dopo aver chiuso la forma incollando la linguetta C sul segno C, incastrare gli elementi 2 e 3 nell’elemento 1, così:

incollare poi la linguetta A sul segno A presente sulla pagina di sinistra, e la linguetta B sul segno presente sulla pagina di destra, così:

infilare la linguetta A attraverso il taglio A praticato sulla pagina di sinistra:

e incollare la linguetta sul retro:

incollare poi la linguetta B sul segno B presente nella pagina di destra, ed è fatta:

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Tutorial pop up 29

Tutorial pop up 29  – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.
Incollate D1 su D2 e D2 su D3, così:

infilare la linguetta C nel taglio C presente sulla pagina di sinistra e incollarla sul retro della pagina:

incollare poi la linguetta A sul segno A presente sulla pagina di sinistra, e la linguetta B sul segno presente sulla pagina di destra, così:

ed è fatta:

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Tutorial pop up 28

Tutorial pop up 28  – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

incollare il centro della spirale A sul segno A presente sulla pagina di sinistra:

e l’estemità della spirale B sul segno B della pagina di destra, così:

ed è fatta:

Tutorial pop up 27

Tutorial pop up 27  – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

prendiamo l’elemento A:

incolliamo il triangolino 5 sul 5, così:

infiliamo la linguetta 1 nel taglio 1 presente sulla pagina di sinistra, e incolliamola sul retro della pagina:

incolliamo ora la linguetta 4 sul segno 4 della pagina di destra:

Prendiamo l’elemento B e procediamo in modo simile infilando la linguetta 2 nel taglio 2 e incollando la linguetta 3 sul segno 3; fissiamo con la colla la linguetta 2 sul retro della pagina:

Incolliamo il triangolino 6 sul 6, ed è fatta!

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Tutorial pop up 26

Tutorial pop up 26 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

incollare la linguetta 3 dell’elemento 2 sul segno 3 presente sull’elemento 1, così:

incollare quindi la linguetta 1 sul segno 1 e la linguetta 2 sul segno 2:

così:

incolliamo ora il rettangolo A sul segno A tracciato sulla pagina sinistra del foglio, e il rettangolo B sul segno B tracciato sulla pagina destra:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 25

Tutorial pop up 25 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

così:

chiudere l’elemento incollando la linguetta A sul lato A:

Quindi incollate l’elemento  2 sull’elemento 1 fissando F su F, così:

incollate poi la linguetta E sul segno E presente sulla pagina di destra:

e le linguette C e D sui segni C e D:

quindi infiliamo la linguetta B nel taglio B praticato sulla pagina di sinistra:

ed incolliamola sul retro della pagina:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 24

Tutorial pop up 24 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

così:

Ripiegate più volte su se stesso l’elemento per verificarne la chiusura e l’apertura:

Quindi incollate la linguetta D sul segno D (sul retro):

incollate poi il triangolo B sul segno B presente sulla pagina di destra:

mettiamo della colla sul triangolo C, quindi infiliamo la linguetta A nel taglio A praticato sulla pagina di sinistra; premiamo sul triangolo C quindi incolliamo anche la linguetta A sul retro della pagina:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 22

Tutorial pop up 22 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello.

Incollate la linguetta C sul retro C, e la linguetta D sul retro D:

Infilate la linguetta A sul taglio A praticato sulla pagina di sinistra, ed incollatela sul retro, quindi incollate la linguetta B sul segno B tracciato sulla pagina di destra, ed è fatta!

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Tutorial pop up 21

Tutorial pop up 21 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi:

Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello; così:

Inserite la linguetta B dell’elemento 2 nel taglio H praticato sull’elemento 1:

quindi distendete le pieghe che sono servite per inserire l’elemento nel foro, così:

preparate ora l’elemento 4:

incollando le due ali laterali l’una sull’altra, così:

incollate sul retro dell’elemento 1 la linguetta D dell’elemento 3 sul segno D:

e la linguetta E dell’elemento 4 sul segno E, così :

Ora infiliamo la linguetta C attraverso il taglio C presente sulla pagina di sinistra:

ed incolliamola sul retro della pagina:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 20

Tutorial pop up 20 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta
cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi:

Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello; così:

Inserite la linguetta C nel taglio C praticato sulla pagina di sinistra, ed incollatela sul retro della pagina:

mettete della colla sui segni E ed F tracciati sulla pagina di destra:

ed incollate le linguette E ed F dell’elemento 1:

infilate la linguetta B dell’elemento 1 attraverso il foro H dell’elemento 2, così:

Incollate quindi anche la linguetta D in corrispondenza del segno D presente sulla pagina destra:

distendete le pieghe fatte per far passare l’elemento attraverso il foro e mettete della colla sull’estremità B:

quindi fissate la linguetta B dell’elemento 1 sul segno B presente sulla pagina di destra, e la linguetta D dell’elemento 2 sul segno D presente anch’esso sulla pagina di destra :

Ora infilate l’elemento 3 attraverso il foro G praticato sull’elemento 1, così:

ed incollate la linguetta A dell’elemento 3 sul segno A tracciato sulla pagina di sinistra, così:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 18

Tutorial pop up 18 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi. Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello; infilate poi le linguette dell’elemento 2 nei fori presenti nell’elemento 1, così:

Mettere la colla sul segno B presente nella pagina di destra ed incollatevi la linguetta B:

infilate la linguetta A nel taglio A presente sulla pagina di sinistra:

e incollatela sul retro:

Ed è fatta!

Questo è lo stesso modello realizzato con carta bianca da pittura e decorato dal bambino con colori ad olio:

E questo con carta bianca e disegni:

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Tutorial pop up 17

Tutorial pop up 17 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi:

Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello; mettete la colla sulla linguetta che serve a chiudere la figura:

e fissate:

ed incollatela sul segno che si trova sulla facciata destra del foglio (contrassegnata C D):

mettete la colla sul segno B presente sulla pagina destra e incollate la linguetta B:

infilate la linguetta A nel taglio A presente sulla pagina di sinistra, e incollatela sul retro:

Ed è fatta!

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Tutorial pop up 16

Tutorial pop up 16 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi:

Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello; così:

Mettere la colla sulla linguetta B:

ed incollatela sul segno che si trova sulla facciata destra del foglio:

Infilate la linguetta A di sinistra nel taglio A praticato sulla facciata sinistra del foglio:

Girate e incollate la linguetta sul retro:

infilate le alette C e  D dell’elemento 1 nei fori  C e D dell’elemento 3, così:

Una volta infilate, riapritele così:

Preparate ora l’elemento 2:

infilate la linguetta E nel foro E presente nell’elemento 3:

e incollatela sul retro dell’elemento:

stendete la colla sul segno F presente sulla pagina di destra:

e incollatevi la linguetta F dell’elemento 2:

Ed è fatta!

Questo è lo stesso modello realizzato con carta bianca da pittura e decorato dal bambino con colori ad olio:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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Tutorial pop up 15

Tutorial pop up 15 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

______________________________

MATERIALE OCCORRENTE

carta cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi:

Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello e praticate i tagli richiesti; preparate la leva del meccanismo incollando le due linguette così:

Mettere la colla sulla linguetta di destra:

Stendete della colla sulla linguetta A:

ed incollatela sul segno A presente nella pagina di sinistra, così:

ora infilate la leva nel primo taglio:

e fatele uscire nuovamente sul davanti attraverso il secondo taglio:

mettete della colla sulla linguetta B, quindi fatela passare attraverso il taglio B presente sulla pagina di destra, e fissatela sul retro:

Ed è fatta!

Se usate come me carta di due colori contrastanti, potete mimetizzare la leva che scorre attraverso le pagine incollando sopra ad essa un rettangolo dello stesso colore dello sfondo, così:

Questo è lo stesso modello realizzato con carta bianca da pittura e decorato dal bambino con colori ad olio:

Tutorial pop up 14

Tutorial pop up 14 – modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente e istruzioni per realizzare pagine pop up  coi bambini. Si tratta delle figure di base, da personalizzare a piacere aggiungendo elementi e decorazioni.

Per realizzare i modelli io ho usato la nostra carta marmorizzata, ma per tutti i pop up la carta migliore è il cartoncino lucido, che è resistente e scivola bene.

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MATERIALE OCCORRENTE

carta cartamodello, da ingrandire a piacere (se volete)
forbici e taglierino
colla da carta
matita

COME SI FA

Riportate il modello sulla carta scelta (salvo diversa indicazione, sul diritto) e ritagliate i vari elementi:

Procedete con le piegature “a monte” e “a valle” come indicato nel modello; così:

Mettere la colla sulla linguetta che serve a chiudere il cono:

ed incollatela:

Incollate la linguetta B sul segno B presente nella pagina di destra:

Infilate la linguetta A nel taglio A praticato sulla facciata sinistra del foglio. Girate e incollate la linguetta sul retro:

Ed è fatta!

Questo è lo stesso modello realizzato con carta bianca da pittura e decorato dal bambino con colori ad olio:

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

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