Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Dettati ortografici GHE GHI Una raccolta di dettati per la scuola primaria per questa difficoltà ortografica.
Lo scoiattolo è ghiotto di gherigli di noci, mangia anche ghiande, sorreggendole con le zampette unite, quasi recitasse una preghiera. Prima dell’inverno, quel ghiottone si rimpinza per bene, poi dorme quieto, come un ghiro. Poi a primavera, appena è giorno, scivola giù dalla tana, si guarda intorno nel bosco agghindato a festa, e felice corre e gioca, tra le prime ghirlande di fiori gialli e rossi.
Il ghiro è un ghiottoncello che ha sempre sonno. Prima si riempie ben bene il pancino di ghiande, noci, bacche. Poi, quando è diventato grasso, si addormenta. Dorme tutto l’inverno.
La margheritina aprì il suo collarino bianco orlato di rosso e il prato fu molto felice. Era tutto fiorito di margherite.
La margheritina era ancora chiusa. Arrivò il sole e picchiò sulla sua corolla: “Apriti, margheritina!”. E la margherita si schiuse tutta al bel sole.
Quanto ghiaccio sulle strade, nei fossati, nelle pozze! Se ne andrà quando verrà il sole caldo. Ma ora i ghiaccioli pendono dai tetti.
Mario è un ghiottone. Va alla credenza e trova un piattino di funghi che la mamma ha preparato per la cena. Mario mangia i funghi e poi non ha più appetito.
Il nonno ha il viso pieno di rughe. Tante rughe sulla fronte, sulle guance, sul collo. Povero nonnino, queste rughe sono state fatte dal tempo e dai dolori!
Sulla tavola c’è una bella torta piena di ghirigori di zucchero. Margherita, col suo ditino, va a toccare quella bellissima torta, poi non resiste al desiderio di assaggiarne un pezzetto. Margherita è una ghiottoncella.
Dettati ortografici GHE GHI – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Dettati ortografici A HA, O HO, uso dell’H – Una raccolta di dettati per la scuola primaria su queste difficoltà ortografiche.
Ricordati di pensare la parolina “avevo” al posto di tutti gli “o” che trovi. Se puoi pensare “avevo” al posto di “o” e la frase non cambia senso, davanti ad “o” ci vuole la H. Proviamo? Io o una cartella nuova: si può pensare “io avevo una cartella nuova”? Sì! Allora “o” deve essere preceduto da “h” e si deve scrivere “Io ho una cartella nuova”. Vuoi leggere o scrivere: si può pensare “Vuoi leggere avevo scrivere”? No! Allora “o” deve essere scritto senza “h”.
La casa ha le porte e le finestre.
Quando vado a scuola porto con me i libri.
La mamma mi ha preparato una torta.
Ieri la nostra maestra ci ha accompagnati fino a metà viale, poi ci ha salutati sorridendo.
Il babbo ha comprato una nuova macchina; è una Cinquecento e ha cinque marce.
La nostra aula ha tre ampie finestre ed è esposta a sud.
In quella città c’è una grande stazione ferroviaria.
Essa ha quindici binari per i treni in partenza e in arrivo.
Tu hai un morbido berretto che hai comprato in un negozio vicino ai giardini.
Ho male a un dito; mi duole ed ho timore a medicarlo.
I miei cugini hanno un bel cane lupo; glielo regalarono l’anno scorso quando andarono in campagna.
Sebastiano non ha ancora il trattore. Costa molto ed egli non ha denaro sufficiente per comprarlo. Si ingegna perciò con i buoi; ne ha tre coppie che lo aiutano a preparare il terreno per le semine.
Ho contato le cartoline della raccolta e ne ho numerose.
Hai dato il giornaletto ai tuoi cugini?
Il maestro m’ha consigliato un libretto e la mamma me l’ha comperato subito. E’ un libretto per bambini dagli otto ai nove anni. La sua lettura m’ha insegnato molte cose, ma una sola m’ha colpito più delle altre. L’aiutarsi a vicenda rende la vita più facile. Ciò è vero.
Come m’ha reso felice il sorriso di ringraziamento di un mio amico dopo averlo difeso dalle accuse ingiuste di cattivi compagni! Anche lui era già felice e me l’ha detto quel suo sorriso.
Il babbo è uscito presto. Tu dormivi ancora e non l’hai visto. T’ha dato un bacio leggero per non svegliarti. Tu non l’hai sentito. Ora, sulla tavola, con la scodella del latte c’è un pane fresco. Quel pane l’ha guadagnato il tuo babbo per te, col suo lavoro di tutti i giorni. Il primo dono della giornata che ricevi dal suo amore è quel pane di grano che ha la forma di un cuore.
Lo zio è partito: l’ho salutato stamattina alla stazione.
La mamma cerca la chiave della camera; l’hai vista da qualche parte?
Giorgio voleva la palla per giocare e l’ha persa.
Tutti vogliono salutare il vincitore, ma non l’hanno lasciato libero!
Vorrei leggere il giornale; dove l’hai messo?
Il fuoco si è levato improvvisamente, ma i pompieri sono accorsi e l’hanno domato.
L’anno prossimo frequenteremo la quarta classe.
Tutti l’hanno visto arrivare, pochi l’hanno visto partire.
Questo quadernetto l’ho comprato l’anno scorso.
Il maestro m’ha sgridato, ma la colpa non l’avevo. Tu m’hai detto stamattina che quella lezione non l’avremmo studiata. Quando m’ha detto: “Ma tu come fai a non saperlo?” io non ho saputo cosa dire. Non m’ero mai trovato in un momento simile. Ma un’altra volta non capiterà, te l’assicuro! M’hai messo in un imbroglio, ma non mi ci metterai più. M’hai capito?
Io ho otto anni e mezzo e frequento la terza classe.
La mia merenda consiste in pane imburrato o in frutta mista.
La maestra ci chiede sempre se preferiamo iniziare la lezione con una poesia o con un canto.
Questa mattina ho scritto molti pensierini sulle ricerche fatte e ho l’impressione di aver fatto un buon lavoro.
Olga sbatacchiò la porta e la mamma gliela fece richiudere con garbo.
La donna desiderava alcune arance e io gliele portai.
Aldo desiderava un po’ delle tue susine e tu gliene hai date sette.
Carlo aveva il tuo libro; gliel’ho visto in mano.
Lo zio mi ha detto che durante l’esame gliene hai combinate di tutti i colori.
Quella bambola gliel’ha regalata la mamma.
Desiderava tanto provare i miei pattini e io glieli ho prestati.
Ma come, non siete ancora pronti?
Devo andare dalla mamma, m’ha chiamato più volte.
La nonna m’ha preparato un buon dolce.
Non s’era mai visto nulla di simile.
M’hai fatto spaventare con le tue parole.
Andrea promette molto, ma mantiene poco.
Non sarà un bel lavoro ma l’ho fatto da solo.
Lo studio finora m’ha dato molte soddisfazioni.
Mai e poi mai farò ciò che tu mi dici.
Non m’hai ancora raccontato come hai trascorso le vacanze.
Non m’hai avvertito e non sono venuto.
Il maestro s’alzò e disse: “Ragazzi miei, io v’ho concessa fin qui la maggiore libertà, e voi ne avete abusato; io v’ho trattato da ragazzi educati, e voi m’avete fatto comprendere che volete essere trattati da sbarazzini”.
“Mario, io vado un momento dalla nonna e poi torno subito” disse la buona donna al figlio, e questi rispose: “Va’ pure tranquilla, mamma, che io saprò corrispondere alla tua fiducia”.
Vi sono dei momenti nella vita in cui una parola buona può fare maggior bene di qualsiasi beneficio.
Che cosa v’ha detto a questo riguardo il maestro?
Maria ha chiesto il permesso di recarsi ai giardini, ma i genitori non gliel’hanno concesso perchè è stata disobbediente.
Ieri mentre attraversavo la strada m’hai scorto, ma non m’hai salutato.
La mamma ha rimproverato Carlo e l’ha castigato.
Il giorno del tuo onomastico che cos’hai avuto in dono?
Tua madre mi ha scritto un biglietto gentile; mi ha detto che i tuoi fratelli t’hanno preparato un bel regalo, ma che te lo consegneranno quando porterai a casa la pagella.
Che bella bicicletta ha quel ragazzo! Non gliel’ho mai vista.
M’hai forse visto qualche volta parlare con quell’imbroglione?
L’ha detto per scherzo e senz’altro non credeva di offendere nè te, nè nessuno dei presenti.
Pinuccio ti ha chiesto in prestito un foglio, ma tu non gliel’hai dato.
Io ho acquistato quattro quaderni per la scuola; Maria invece ne ha comprati solo tre e ne n’è fatto prestare uno da Lucia; ora gliel’ha restituito.
La gomma è utile per cancellare se si sbaglia. Chi non l’ha deve stare attento a non sbagliare.
Ho una bella cartella che ha comprato la nonna. Antonio però non l’ha come la mia.
Sullo scaffale c’è la riga? Chi l’ha persa? Maria l’ha trovata e l’ha messa qui.
Vado con la bicicletta al supermercato, per prendere la carta; se non ce l’ha, non so proprio come fare.
Era difficile la poesia, ma Edoardo l’ha studiata a memoria.
Ha prestato la squadra, ma non l’ha più riavuta indietro.
Ha rotto la vetrina, ma non l’ha fatto apposta!
Non l’ha visto e l’ha buttato in terra.
Te l’ha detto la maestra che dovevi fare la divisione!
Dettati ortografici – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Quanta acqua! Piove a dirotto e le piante bevono bevono. Il cielo è buio. Tanta acqua vuol venire sulla terra.
Le nuvole sono nere nere. Poi si aprono e viene giù un acquazzone dirotto. Pian piano, l’acquazzone cessa e nel cielo appare un bellissimo arcobaleno.
La rana è un animale acquatico. Vive nell’acqua delle pozze. Quando salta fuori fa cra cra, lieta di essere al sole.
L’acqua cade piano piano, poi diventa più forte ed ecco un acquazzone cadere sulla terra. L’acqua farà spuntare tante piantine verdi.
“Nuvola, nuvola, dove vai?”. “Dove mi porta il vento. Poi farò cadere tanta acqua e la terra sarà ristorata.
Maria non ama l’acqua e strilla quando la mamma vuol lavarla. Ma la mamma la strofina bene con acqua e sapone. Maria, quando si sente pulita e fresca, non strilla più.
La famiglia acqua.
Mamma Acqua ha diversi figlioli. Il più monello è Acquazzone: quando arriva lui fanno tutti la doccia, anche senza averne voglia. Una persona seria è Acquedotto, che pensa a distribuire acqua alle case dei paesi e delle città. Acquario invece gioca volentieri coi pesci, mentre Acquaio fa la pulizia in cucina. In famiglia c’è anche un pittore, Acquerello, che usa i pennelli dal mattino alla sera. La più piccina di tutti è Acquolina, che sta sempre con il naso incollato alle vetrine delle pasticcerie. Naturalmente la famiglia Acqua è una famiglia fortunata, perchè anche d’estate non soffre mai la sete.
Dettati ortografici CQ – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Il cane e il gatto sono animali domestici. Vivono nella casa dell’uomo. Il cane cura la casa e difende l’uomo dai pericoli. Il gatto miagola. Il caco è un frutto autunnale. La castagna è caduta dal riccio spinoso. La corteccia di alcuni alberi è rugosa. Cade la pioggia con violenza. Carla e Carluccio hanno vinto la gara di corsa.
Un cuoco sopraffino
Sei un cuoco sopraffino?
Nota, allora, sul taccuino:
a me il cuor non cucinare:
non lo posso sopportare.
Scuoti bene l’insalata:
se c’è l’acqua è ancor bagnata!
Come cuoio è la braciola
se sul gas la lasci sola:
devi sempre sorvegliare
che non abbia ad attaccare!
E… se cuocere non sai,
torna a scuola e imparerai!
Dettati ortografici CA CU CO – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
La letterina h è sempre di buon umore, ma non parla mai. Un giorno un uccellino sul ramo di un albero, faceva: “Ci ci ci!”. La letterina h si mise in mezzo, e l’uccellino, con molta sorpresa, non fece più ci ci ci, ma chi chi chi!
La chiesetta chiama con la sua campana. “Venite! Venite!”. Arrivano vecchietti e vecchiette, uomini e bambini, e tutti si inginocchiano davanti all’altare.
Il galletto Codadoro canta a squarciagola. Chicchirichì! Il galletto canta per far uscire il sole. Chicchirichì!
Giovanni si è voluto mettere gli occhiali del nonno. Naturalmente li ha rotti. Il povero vecchietto non ci vede più a leggere.
La chiave è di ferro. Serve per aprire porte e cancelli. Ma anche per inchiavare la serratura quando si vuol chiudere.
I fichi sono dolci e zuccherini. Le pesche sono morbide e succose. Mario chiede alla mamma fichi e pesche. Che golosone!
Co co co! La chioccia chiama i pulcini. Li chiama accanto a sè perchè ha paura che si perdano.
Pippo piange. Vuol la luna che si specchia nell’acqua del pozzo. Pippo è un bambino scioccherello. Non si può avere la luna che si specchia nell’acqua del pozzo.
Dettati ortografici CHE CHI – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Dettati ortografici CE C’E’ – una raccolta di dettati per la scuola primaria per questa difficoltà ortografica.
Qui di aria buona ce n’è fin che vuoi.
Non c’è nessuno? Allora ce ne andiamo.
Che c’è da ridere?
Ecco, qui c’è tutto; se qualcosa non andasse bene ce lo faccia sapere.
Non abbiamo fatto apposta; ce ne dispiace.
(in costruzione)
Dettati ortografici CE C’E’ – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Poesie e filastrocche: topolini e criceti – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Topino
il codino d’un topino
fuor dal buco un dì spuntò
venne il gatto quatto quatto
e coi denti l’afferrò
proprio in questa, questa è bella
un gran cane capitò
ed il gatto, quatto quatto
impaurito se ne andò
il topino il suo codino
dentro il buco ritirò.
Bice, il topolino
Sono Bice, un topolino
con due baffi ed un codino.
Mi piace rosicchiare
squittire e curiosare
giocare a girotondo
col gattone Edmondo
e poi correre in un buchetto
che per lui è troppo stretto
tanta voglia ho di studiare
che anche i libri so mangiare.
Il criceto
Caro criceto, hai calcolato bene
se aprire la casetta ti conviene?
Nel suo grembo la buona madre terra
al caldo ed al sicuro ti rinserra
mettendoti vicino nella stanza
ricche provviste e cibo in abbondanza.
Pure fatti coraggio, salta fuori,
e ricomincia ad ammucchiar tesori. (G. Grohmann)
Il topino
Il codino di un topino
fuor da un buco un dì spuntò.
Venne il gatto, quatto quatto,
e coi denti l’afferrò.
Proprio in quella, questa è bella,
un gran cane capitò,
ed il gatto, quatto quatto,
impaurito se ne andò.
Il topino il suo codino
dentro il buco ritirò.
I topini birichini
Dorme il gatto
quatto quatto
fa un topino
capolino
poi s’avanza
nella stanza.
Zitto e scaltro
n’esce un altro
poi anche un terzo
ma è uno scherzo?
Ad un tratto
miao fa il gatto
e sbadiglia
parapiglia.
In un lampo
vuoto è il campo
e i topini
birichini
han per ore
il batticuore.
Vanno avanti
or son tanti
dieci, venti,
fan commenti
giochi e sfide
burle infide
al micione
dormiglione.
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Poesie e filastrocche: lo scoiattolo, il ghiro e la marmotta. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Scoiattolo
Lieto fra ombre e sole, come il più bel giocattolo
nel bosco lo scoiattolo, ruba ghiande e nocciole
saluta poi dal ramo, il riccio buon vicino
“che dolce tempo abbiamo” “Buondì scoiattolino”
e alla talpa “Signora, come avete dormito?”
“Un sonno saporito, ma dormirei ancora”
Come dev’esser bello, avere un bosco intero
scherzare col ruscello, giocar senza pensiero. Aveva
Lo scoiattolino
Lo scoiattolino non riusciva più a dormire. Nella brezza del mattino che continuava a cullarlo, lassù sul cavo più alto del faggio, si sentiva pungere gli occhi da uno spino d’oro che invano cercava di togliere dalla zampina. Schiuse le palpebre, fece capolino da sotto la gran coda in cui era avvolto, sbirciò da uno spiraglio del tettuccio. Il sole lo guardava. Presto presto si strofinò gli occhietti, una scrollatina al pelliccione, arruffò il letto, afferrò una noce e si pose a sedere. Aveva molta fame, ma era anche ben provvisto: tutto il nido foderato di noci. Ne vuotava una, gettava via il guscio e ne tirava fuori un’altra da sotto il letto.
Così, quando nel pancino non ce ne stettero più, si diede una gran lisciata di baffi e si mise a considerare l’Universo.
(F. Tombari)
Lo scoiattolo
Ed ecco il piccolo corpo fulvo drizzarsi sottile ed elegante, poco più alto della coda, rimasta anche essa ritta e a ventaglio, luminosa contro la luce; ecco le zampine anteriori portar la nocciola alla bocca e farsi mani. Erano due manine aeree, bianche, che non avevano più nulla di ferino e pareva facessero un gioco, districassero una trina delicata. Anche il triturar fine dei denti, lesti lesti, aveva qualche cosa di infantile e di birichino. Le manine hanno lavorato non so per quanti minuti in quell’opera delicata, poi d’un tratto hanno lasciato cadere due pezzi di buccia. Allora il musino è rimasto per un momento assorto e contento, con le due zampette alzate e inoperose.
(F. Tombari)
I ghiri
Nella tana, babbo ghiro
fa: “Ron ron, dunque dormite!”.
E i ghirini, tutti in giro:
“Ron ron ron, sì sì, dormiamo!”.
Sbadigliando, mamma ghira,
fa un sorriso: “Bravi figli!”.
La famiglia si rigira
e ron ron, si riaddormenta.
C’è là fuori la tormenta!
C’è là fuori il freddo inverno!
“Sì, ron ron, che ce ne importa?
Noi dormiamo qui all’interno!”.
Il risveglio della marmotta
“Toc toc toc, in piedi marmotta
di alzarti è più che ora
non sai ancora stupidotta
che oggi arriva primavera?”
“Chi osa bussare al mio uscio
e disturbare il mio letargo?
Ma ora che ci penso bene
è meglio che io esca al sole”.
“Sono la donnola amica
senti fischiare il gaio merlo?
Alzati e lavati la faccia
poi vieni con noi a giocare”
“Ah, bondì, che tempo splendido!
Ma già gli alberi sono in fiore
ed è uno spettacolo magico
grazie per avermi chiamata!”
L’allegro scoiattolo Geraldino
Sembra volare tra i rami di pimo
e sull’abete sia bianco che rosso
saltella e zampetta a più non posso.
Rosicchia pinoli, noci e nocciole,
me fa grandi scorte,
qualcuno ne vuole?
E quando nel bosco scende la neve
che vola a fiocchi candida e lieve
nel morbido nido di muschi e licheni
dorme beato sonni sereni.
Lo scoiattolo Rossetto
Lo scoiattolo Rossetto,
coda all’aria, naso al vento,
guizza su, salta giù,
sempre vispo e affaccendato:
i suoi baffi gli hanno detto
che il calduccio se n’è andato,
che l’autunno non è eterno,
che l’inverno è già alle viste
e bisogna far provviste.
Già ci pensa, già raccoglie
muschio e foglie
per far calda la casina
e riempir le dispensine
di castagne e noccioline.
Lo scoiattolo
Lieto, tra ombra e sole,
come il più bel giocattolo,
nel bosco lo scoiattolo
ruba ghiande e nocciole.
Saluta poi dal ramo
il riccio buon vicino
“Che dolce tempo abbiamo!”
“Buondì, scoiattolino!”
E alla talpa: “Signora,
come avete dormito?”
“Oh, un sonno saporito,
ma dormirei ancora!”
Come dev’esser bello
avere un bosco intero!
Scherzare col ruscello,
giocar senza pensiero.
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.
Poesie e filastrocche INSETTI – una collezione di poesie e filastrocche sugli insetti, per la scuola d’infanzia e primaria.
Insetti
… del buon Dio le mille bestioline
ivi si son raccolte: gallinette
di San Giovanni, erranti farfalline,
mantidi inginocchiate sulle erbette
quasi a pregare, magre e silenziose,
e pecchie intorno al tetto laboriose.
E vi sono pur anche le innocenti
cicale che per quanto è lungo il giorno
stridono sotto l’ali tralucenti.
(F. Mistral)
La cicala
Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala, di sotto le ali,
fitta vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra. Alceo (poeta greco)
Il grillo
Son piccin, cornuto e bruno;
me ne sto fra l’erbe e i fior:
sotto un giunco o sotto un pruno
la mia casa è da signor.
Non è d’oro nè d’argento,
ma rotonda e fonda ell’è:
terra è il tetto e il pavimento
e vi albergo come un re.
Canto all’alba e canto a sera
in quell’atrio o al mio covil;
monacello in veste nera
rodo l’erbe e canto april.
So che il cantico di un grillo
è una gocciola nel mar;
ma son mesto s’io non trillo:
deh, lasciatemi cantar! (G. Prati)
Il calabrone
Questo ispido villoso calabrone
l’ho trovato ubriaco fradicio
di polline e di rugiada,
nella campana di un fiore arancione.
Zampettava qua e là, ronzando
per uscire, ma non trovava più la strada.
Lo tirai fuori, ed ora è lì, che vola
in un raggio di sole tutto d’oro,
come un ubriacone che s’alza dal marciapiede
e s’incammina malsicuro, borbottando. (C. Govoni)
L’ape, la formica e il baco
Su un gelso s’incontrò un baco da seta
intento a mangiucchiare
le ghiotte foglie, con la vecchia amica
l’ape, in cerca di miele, e la formica
affaccendata sempre ed irrequieta.
“Quanto, quanto da fare!”
diceva l’ape, “Ho tanto miele e cera
ancora da recare all’alveare
del mio vecchio padrone!
Ma godo sol pensando a quanto ghiotto
miele pei suoi piccini avrò prodotto.”
“Ed io, qui sto facendo indigestione,”
soggiunse il bravo baco,
“Per rendere più liete
le donne, con le mie lucenti sete.
Ma tu, cara formica,
che sempre intorno vai
con sì lunga fatica,
agli uomini che utile tu dai?”
E la formica: “Ciò che offro loro
vale più della sete e del miele;
é meglio di un tesoro:
l’esempio del lavoro”. (Favolello)
Poesie e filastrocche INSETTI – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Poesie e filastrocche: orso e panda. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Panda
Il panda è un orsetto curioso,
che ha gli occhi cerchiati di bianco
mi ha detto un compagno di banco,
di averne saputo il perchè
un giorno a una porta laccata,
ci volle il musetto accostare
e pur se era ancora bagnata,
da un buco all’interno spiare
così gli rimase quel segno,
che portano i panda suoi amici
che son nonostante le occhiaie,
dei sani orsacchiotti felici.
(in costruzione)
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Poesie e filastrocche: bovini. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Mucchina
Dammi, mucchina
quel tuo latte bello;
ti metterò un bel nastro
e un campanello.
Campanello d’argento
nastro azzurro,
dammi il tuo latte
che vo’ fare il burro. (Camilla Del Soldato)
Il bove
Al rio sottile, di tra vaghe brume,
guarda il bove, coi grandi occhi: nel piano
che fugge, a un mare sempre più lontano
migrano l’acque d’un ceruleo fiume;
ingigantisce agli occhi suoi, nel lume
pulverulento, il salice e l’ontano;
svaria su l’erbe un gregge a mano a mano,
e par la mandra dell’antico nume:
ampie ali aprono imagini grifagne
nell’aria; vanno tacite chimere,
simili a nubi, per il ciel profondo;
il sole immenso, dietro le montagne
cala, altissime: crescono già, nere,
l’ombre più grandi d’un più grande mondo. (G. Pascoli)
(in costruzione)
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Poesie e filastrocche: rane ranocchie e rospi. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Il ranocchio
Da mane a sera è sempre a bagno
dorme e vive nello stagno.
Ha l’aspetto proprio buffo
e sparisce con un tuffo.
Quando gracchia fa il suo verso
nel pantano sporco o terso.
Mangia insetti ed è mangiato
come cibo prelibato.
Nel passato con le streghe
ha condiviso molte beghe,
ma resta sempre un animale
che a un bimbo non fa male.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi
(in costruzione)
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Poesie e filastrocche: il ragno. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Ragno (L. Santucci)
Col lucido fil, di bava sottil
un nido d’argento, che oscilla nel vento
si fabbrica il ragno, fra il bosco e lo stagno.
Sussurra il ragnetto “D’impegno mi metto
con questa mia rete, bambini sapete
da sol mi procuro, ne sono sicuro
il letto e la cena: non vale la pena?”.
Il ragno
Un ragnetto birichino
stava chiuso in un buchino.
Vide il sole, uscì di lì,
vide un ramo, vi salì.
E pian piano, senza mano,
senza filo, senza ago,
una rete si cucì,
poi tranquillo vi dormì. (C. Bresadola)
Il ragno portacroce
Diceva alla libellula
il ragno tessitore:
“Ai tempi miei, da giovane,
ero un contemplatore;
lo sguardo fisso e attonito
al cielo ognor levavo
e di cercarmi i viveri
persin dimenticavo.
Poi giunse crudelissima
la cecità più nera
ed io mi misi a tessere
la tela mia leggera
cercando di ripetere
per chi vive quaggiù
i misteriosi circoli
che un dì vidi lassù”.
Allora la libellula
gli chiese incuriosita:
“E le innocenti vittime
cui suggi sangue e vita?”
Rispose il ragno subdolo:
“Dagli ospiti molesti
io devo pur difendere
i miei cerchi celesti!”. (G. Grohmann)
Il ragno e il baco da seta
“Signor baco, per favore,
non mi faccia perder tempo
mentre tesso il fil d’argento.
Guardi quanto ho lavorato
mentre lei si chiude in casa
per non esser disturbato!”
“Signor ragno, non lo sa?
La sua tela è per il vento
la mia casa è tutta seta
io la fo col mio lavoro
e mi faccio prigioniero
per donare un filo d’oro.
Ragnatela
Col lucido fil
di bava sottil
un nido d’argento
che oscilla nel vento
si fabbrica il ragno
fra il bosco e lo stagno.
Sussurra il ragnetto:
“D’impegno mi metto.
Con questa mia rete,
bambini, sapete,
da sol mi procuro
(ne sono sicuro)
il letto e la cena:
non vale la pena?” (L. Santucci)
Il ragno nel prato
Oh ragno nel prato,
che tessi la tela
con arte sì fina!
Che la rugiada
la ingemma dal cielo
al raggio che tocca
te pure, e ti svela
più brillante
di un velo di regina
a stendere il ponte
del filo sottile
tra stelo e stelo.
Dì tu, come fai,
che ali non hai?
La terra mi è madre
faccio opera umile
il filo a uno stelo sospendo
mi fermo e attendo.
Ed ecco un celeste momento
un alito nuovo di vento
lo lega allo stelo vicino
sul breve mio spazio:
ascendo, lo corro,
e ringrazio. (G. Salvadori)
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Poesie e filastrocche: la mosca. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
La mosca
Mi ronza d’attorno insistente
curiosa.
Dovunque si posa:
sul bricco del latte, sul forno
lucente,
sul pane, sul terso bicchiere
che accosto alla bocca
per bere.
E vola nell’aria
(non varia
quel sordo ronzio), sul mio
quaderno si ferma, riposa…
che mosca noiosa! (M. Castoldi)
Il toro e la mosca
Postasi una mosca
sulla fronte di un toro,
gli disse con sussiego:
-Se peso troppo dimmelo, ti prego,
ed io volerò via-.
-Quanto a me- disse il toro
-vattene o resta come più ti piace.
Se tu, piccina mia,
non mi avessi avvertito,
che tu ci fossi non avrei sentito-. (Ugo Ghiron)
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Poesie e filastrocche sulle lucertole – una raccolta di poesie e filastrocche sulle lucertole, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Lucertolina
Lucertolina
di primavera,
sei ritornata!
La testolina
hai riaffacciata
sotto la spera
del primo sole
tra le viole… (D. Valeri)
Lucertolina
Lucertolina, col primo caldo,
ha messo un abito verde smeraldo,
e gode il sole, lieta ed arzilla,
lì sul balcone della sua villa.
Salve, buongiorno, lucertolina!
Alfin ti vedo, questa mattina!
Si può sapere dove sei staaa
nei meri rigidi dell’invernata?
Risponde pronta Lucertolina,
muovendo rapida la sua testina:
“Appena inverno giunge dai monti
e oscura i limpidi, vasti orizzonti
appena il freddo scende sul cuore
e spoglia l’albero, e uccide il fiore,
Lucertolina, per non soffrire
si chiude in casa e va a dormire.
(D. Patrignoni)
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Poesie e filastrocche LUCCIOLE – una raccolta di poesie e filastrocche sulle lucciole, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Lucciole
Lucciole, lucciole, dove andate?
Tutte le porte sono serrate
son serrate al chiavistello
con la punta del coltello.
Lucciole, lucciole venite da me,
vi darò il pan del re
il pan del re e della regina
lucciola lucciola pellegrina. (canto popolare)
Luccioletta
Lucciolina, luccioletta
che m’illumini il cammino
dove vai così soletta
col tuo verde fanalino?
Se lo appendi su una siepe
pare un lume da presepe. (Luce)
Lucciola
O trepida luce che brilli
sull’erba dell’umido prato,
ti culla un concerto di grilli,
t’ammira un bambino incantato.
Dal cielo, milioni di stelle
t’invitan con loro, stasera;
in alto, fra quelle più belle,
ti innalzi felice e leggera.
O timida lucciola, resta
accanto a noi bimbi! Rimani
coi grilli a far festa,
o luce dai fremiti arcani.
E quando la notte che muore
s’accende dorata ad oriente,
avvinta ad un gambo di fiore,
tu spegni il tuo cuore lucente. (Antonio Libertini)
Girotondo delle lucciole
Gira in tondo, gira in tondo,
è più chiaro tutto il campo,
risplendente tutto il mondo.
Bimbi, lesti come il lampo:
son le lucciole arrivate
tra le spighe e i fiordalisi,
e vi annuncian che l’estate
porterà frutti e sorrisi.
Oh, danzate, lucciolette!
Ogni spiga in allegria
il buon pane ci promette:
e per tutti ce ne sia! (A. Rebucci)
Lucciole
Accendi il lumino, accendi,
presto, accendi, sorella:
la spiga è bionda e bella,
il papavero aspetta.
La formichina ha fretta,
è rimasta per via;
la coccinella
non sa più dove sia
il fiore, sua casetta.
Fa lume: sali, scendi;
la luna s’è celata,
la notte s’è ammantata
di buio, le è caduta
laggiù una stella.
Presto, accendi, sorella,
fa’ lume, aiuta
il grillo amico all’orlo della tana.
E vicina e lontana
di lucciole per l’aria
ondeggia la luminaria. (D. Rebucci)
Lucciola
Ondeggiando – la debole luce
si avvicina – con le sue ali leggere,
fragili,
la lucciola vola.
E luccica,
perchè teme
di restare nelle tenebre
sconosciuta da tutti. (Yu Ce-Nan)
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):
Poesie e filastrocche – galline, pulcini e galletti. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
La chioccia e la massaia
Mamma chioccia a passettini
porta a spasso i suoi pulcini
ed a tutti a razzolare
presto insegna, ed a beccare.
Co co co, qui c’è un bruchetto
Co co co, lì c’è un insetto.
Veglia il cane in mezzo all’aia
e sorride la massaia
che già sogna altre covate
tutte sempre fortunate.
Galletto
Sulla porta del pollaio,
il galletto tutto gaio
col suo bel chicchirichì,
dà il saluto al nuovo dì.
Lo sbaglio del gallo
Alla casetta ove posava un gallo
picchiò la luna uscita fuor dal mare.
Vedendo l’aria empirsi di corallo
si scosse il gallo e si buttò a cantare.
Chicchirichì, il sole è qui!
Tanto cantò che udirono le stelle
e risero fra lor del grosso abbaglio
ma un vecchio asino aperse le mascelle
e protestò con un sonante raglio. (L. Schwarz)
Coccodè, coccodè
Coccodè, coccodè,
nel pollaio cosa c’è?
Sei pulcini sono nati
neri, bianchi, oppur striati.
Sotto l’ali, la chioccetta
i suoi bimbi chiama e aspetta.
Coccodè, coccodè,
nel pollaio questo c’è. (M. T. Rossi)
Nel pollaio
Ecco là: c’è un bel galletto
nel pollaio sopra il tetto
manda allegro al nuovo dì
cinque o sei chicchirichì.
Il pulcino lì vicino
tutto bello birichino
dopo sei chicchirichì
sarà lieto tutto il dì.
Poi ci son le gallinelle
fan le uova belle belle
le depongono per te
mentre cantan coccodè.
Galline
Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
che d’arguti galletti ha piena l’aia;
e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo, il granaio; il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze occhi pensosi,
mentre il granoturco sfogliano, e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi. (G. Pascoli)
Pulcini
Tre pulcini vanno al campo
con la chioccia al loro fianco,
batton l’ali, corron lieti,
poi ritornan quieti quieti.
Co co co
Co co co, che c’è di nuovo?
La gallina ha fatto l’uovo.
Co co co, finchè potrà
la gallina coverà.
Co co co, che cosa è stato?
La gallina ha già covato.
Tic tic tic, un colpo secco
e lo rompe col suo becco.
Ecco aperto l’usciolino:
oh, buondì, signor pulcino!
Il pulcino
Il pulcino piccolino
dentro il guscio se ne sta,
ma ben presto, un bel mattino,
all’aperto uscir vorrà.
Picchia il guscio, tac, col becco
ed il guscio si è spaccato.
Un raspar di zampe, ed ecco,
il pulcino giallo è nato! (M. T. Chiesa)
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Poesie e filastrocche: coccinelle. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
La coccinella
Rossa rossa coi puntini,
nere nere le zampette,
con le antenne mini mini
e quattro forme delle alette.
Nel suo infinito desinare…
mangia insetti cattivelli …
non quel che è buono da mangiare…
come lattuga oppur piselli.
Si ferma spesso a impreziosire
quel che trova intorno a sé,
e mentre continua il suo salire
io la osservo e sai perché?
Perche è incantevole ed è bella,
questa rossa coccinella.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi
(in costruzione)
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Poesie e filastrocche: chiocciole. Una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Chiocciola, chiocciolina
Chiocciola chiocciolina,
porti in spalla la casina.
Lasci invisibile la scia
più sottile che ci sia.
Sei imbronciata e ti spaventi
hai la lingua e tanti denti
microscopici e piccini
che non vedono i bambini.
Le cornette coi tuoi occhi
fai sparire se le tocchi
Le altre antenne per sentire
se nasconderti e sparire.
Se piove attenta …meglio scappare …
perché qualcun ti vuol mangiare
dopo averti catturata
e nella rete conservata
vuole farci un bel sughetto
col prezzemolo al guazzetto.
da Filastroccola…ndo – per le mamme e per i bimbi
(in costruzione)
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
La mamma ha lavato 12 strofinacci e li ha stesi sul filo ad asciugare. Li ha fissati con 2 mollette ciascuno.
Quante mollette ha usato?
Se nel cestino porta mollette ne aveva 35, quante ce ne saranno ora?
Maria nel prato raccoglie 20 fiorellini e li dispone in 5 vasetti. Quanti fiorellini metterà in ogni vasetto?
Un vasetto cade e per terra e si rompe. Ora le restano solo 4 vasetti. Quanti fiori metterà in ciascuno?
Sui rami del pesco abbiamo contato 85 gemme. Il vento ne fa cadere 47.
Quante ne restano sui rami?
Sui rami del pesco abbiamo contato 85 gemme. 35 gemme sono fiorifere. Quante sono quelle foglifere?
Sui rami del pesco abbiamo contato 85 gemme. Ce ne sono 58 aperte. Quante gemme sono ancora chiuse?
Un fiore è stato visitato da molti insetti: 53 sono api, 18 sono calabroni e altri 6 sono altri insetti.
Quanti insetti in tutto?
Luisa e Anna vanno a raccogliere fiori nel prato. Luisa prende 37 pratoline ed Anna 25 primule.
Quanti fiori in tutto?
La maestra aveva interrato nell’aiuola della scuola 25 bulbi di giacinto e 32 narcisi. Sono spuntati 50 fiori.
Quanti fiori non sono nati?
Marco ha 18 palline e deve fare dei gruppetti di 3 palline ciascuno.
Quanti gruppetti potrà fare?
Abbiamo 20 fiori e dobbiamo preparare dei mazzetti di 5 fiori ciascuno. Quanti mazzetti otterremo?
Per decorare l’aula Giovanna, Luisa e Rita hanno portato 8 stelle filanti ciascuna. La maestra ne ha portate altre 10.
Quante stelle filanti si sono potute usare?
In una scatola ci sono 15 biscotti. La mamma li distribuisce in parti uguali ai suoi 3 bambini.
Quanti ne darà a ciascun bambino?
Alice ha molta fantasia. Compone graziose collane di pasta. Ne ha preparata una per la sua amica Gaia, una per la sua bambola e una per il cagnolino di pezza. In ogni collana ha infilato 32 pezzi di pasta.
Quanti pezzi in tutto?
Nella scatola della pasta c’erano 100 pezzi. Quanti ne ha avanzati?
Per le nozze di Silvia è stato dato ordine al pasticcere di preparare una gran torta. Per farla occorrono 50 uova.
Nel laboratorio del pasticcere hanno appena portato 4 contenitori con 12 uova ciascuno.
Saranno sufficienti?
Robi ha 4 dischi di favole e 9 con le canzoni. La sua sorellina ha 9 dischi di favole. Il papà ha portato in dono una bella scatola portadischi che ne può contenere 24. C’è posto per i dischi dei due bambini?
Alberto e Giovanni hanno portato a scuola due cartocci pieni di ciliege. In quello di Alberto ce ne sono 52 e in quello di Giovanni 43.
Quante ciliege in tutto?
In classe ci sono 23 bambini. La maestra potrebbe darne 4 a ciascuno?
Maria aiuta la mamma a confezionare dei braccialettini di perle: occorrono 8 perle per ogni braccialettino. Se la mamma le dà 32 perle, quanti braccialettini potrà confezionare?
Marco e Luca scommettono con il loro papà di pesare insieme più di lui. Decidono di pesarsi, uno alla volta. Marco pesa 34Kg, Luca pesa 30kg e il papà 67kg.
Chi ha vinto la scommessa?
Nella fattoria di Giuseppe tre chiocce hanno covato ognuna 9 uova. Quante uova in tutto?
Dalle uova sono nati 23 pulcini. Quante uova non si sono schiuse?
Dei pulcini 17 erano gallinelle. Quanti erano i galletti?
Sulla quercia ci sono 4 nidi, in ogni nido ci sono 5 passerotti. Quanti sono in tutto i passerotti?
I due genitori di ogni nidiata erano volati in cerca di cibo. Ora sono tornati al nido.
Quanti uccelli in tutto si trovano sulla quercia?
Una coppia di passeri, Cicì e Cecè, quest’anno ha fatto 3 covate: Cicì ha deposto ogni volta 6 uova.
Quanti passerotti saranno nati durante l’anno?
Per ogni covata, quante zampette si saranno state nel nido, se Cecè era assente alla ricerca di cibo?
In un vaso ci sono 5 rametti di pesco. Su ogni rametto sono fiorite 7 gemme.
Quanti fiori in tutto?
Anna passando urta il vaso e fa cadere 7 fiori; quanti fiori ci sono ora sui rami?
Nel giardino di Pietro c’erano 13 pini, 7 pruni selvatici e 28 alberi di altre qualità.
Quanti alberi c’erano in tutto?
In questi giorni i boscaioli hanno tagliato 12 alberi.
Quanti sono ora gli alberi?
Nel bosco ci sono i boscaioli; ogni giorno tagliano 6 piante; lavorano lì 5 giorni. Nel bosco c’erano 85 alberi.
Quanti alberi sono stati tagliati?
Quanti alberi sono rimasti nel bosco?
Su un piatto c’erano 25 fragole. Venne il papà e ne prese 4. Quelle rimaste furono date in parti uguali ai 3 bambini.
Quante fragole ad ogni bambino?
Tre amici con i loro familiari si recano a Torino per assistere a una partita di calcio. Sulla prima auto trovano posto 4 persone adulte. Sulla seconda auto 2 adulti e 3 ragazzi. Sulla terza auto 4 adulti e 2 ragazzi.
Quante persone in tutto?
Quanti adulti?
Quanti ragazzi?
Tre corridori si allenano per una gara. Partono di buon mattino portando la merenda che consumano stando in sella. Ogni corridore ha messo nelle tasche della maglia:8 biscotti, 2 banane, 1 bibita.
Quanti biscotti in tutto?
Quante banane?
Quante bibite?
Elisabetta deve dividere 24 pasticcini fra le sue amiche. In tutto le bimbe sono 6.
Quanti pasticcini riceverà ogni bambina?
Nella scatola ci sono 9 soldatini; puoi darli in parti uguali a Pietro e Lorenzo? Quanti ne avanzano?
Sul tavolo ci sono 7 pastelli. La mamma dice a Maria e a Luca: “Prendetene 3 per ciascuno”. I bambini obbediscono.
Quanti pastelli restano sul tavolo?
Ci sono 13 biscotti. Arrivano 3 bambini e Simona dà loro in parti uguali più biscotti possibili.
Quanti ne darà a ciascuno?
Mario ha una dozzina di ciliege. Andrea ne ha il triplo. Quante ciliege hanno in tutto i due bambini?
Mauro, Giovanni e Stefano si sono recati a casa di Giorgio per preparare insieme un collage di primavera. La mamma di Giorgio decide di offrire ai 4 ragazzi un vassoio di frittelle dolci. Dice fra sè: “Ne preparerò 6 per ciascuno”.
Quante frittelle farà?
La mamma ha comprato 2 dozzine di uova. Quante sono?
A tavola siamo in 4 e ciascuno desidera mangiare 2 uova sode. La mamma le prepara. Quante uova prepara?
Quante uova non ha usato per preparare la cena?
Devo comperare 4 caramelle e 3 gomme da masticare. Le caramelle costano 20 centesimi e le gomme 10 centesimi l’una.
Quanto spendo per le caramelle?
E per le gomme?
E in tutto quanto spendo?
Nel giardino di Carlo c’è una vasca: dentro ci sono 9 pesci; sull’erba umida ci sono 2 ranocchi; sul sentiero di sono 2 chicchi di grano e 4 formiche che li spingono.
Quante zampe hanno in tutto gli animali osservati da Carlo?
Un bambino è impegnato a scuola 4 ore ogni mattina e 1 ora a casa per eseguire i compiti e studiare le lezioni. In una settimana quante ore è impegnato per la scuola?
In uno stabilimento lavorano 5 impiegati, 49 operai, 17 apprendisti, 2 guardiani notturni e 1 portinaio.
Quanti lavoratori sono impiegati nello stabilimento?
Quanti lavorano impegnando soprattutto la mente?
Quanti lavorano usando soprattutto le braccia?
Luca ha 21 automobiline; le mette a 3 a 3 su una pista segnata sul pavimento, pronte per la partenza. Prende un fischietto con il quale dà il segnale del via: ad ogni fischio deve partire una fila.
Quanti fischi dovrà fare Luca per far partire tutte le auto?
Una lucertola depone da 3 a 9 uova. Tra i sassi del lungo muretto che circonda il giardino pubblico della città di Virginia, vivono 15 lucertole.
5 lucertole depongono 8 uova ciascuna.
6 lucertole depongono 6 uova ciascuna.
4 lucertole depongono 5 uova ciascuna.
Quante uova hanno deposto le lucertole?
Se 12 uova non si sono schiuse, quante lucertoline appena nate prenderanno il sole sul muretto?
Mauro ha lasciato cadere alcune briciole di pane ed ora osserva alcune formiche che tentano di trasportarle: conta 9 formiche.
Quante zampe in tutto se la formica Nerina ne ha perse 2 combattendo con una nemica?
Quante antenne?
Luca raccoglie nel suo cestello 94 ciliege; 12 sono bacate e vengono buttate via, 4 vengono date al canarino.
Quante ciliege rimangono nel cestello?
Luca da poi 3 gruppetti di ciliege: uno per Marco, uno per Mario e uno per sè. Quante ciliege avrà ogni bambino?
Lisa, Anna e Gloria sono andate a raccogliere fragole. Al ritorno le contano: Lisa ne conta 25, Anna il doppio e Gloria il triplo.
Quante fragole ha raccolto Anna?
E Gloria?
Se riuniscono le fragole e poi ne fanno 3 parti uguali, quante fragole possiederà ciascuna bambina?
Per la festa della mamma un pasticcere ha messo in vetrina 27 cuori di colore rosso e 14 di colore blu.
In tutto quanti cuori sono esposti in vetrina?
I bambini della seconda classe ne hanno comperati 20.
Quanti cuori sono rimasti in vetrina?
Maria ha raccolto 5 primule, 2 margherite e 4 violette. Giulia ha raccolto 6 primule e 10 violette. Lisa ha raccolto 8 margherite e 8 violette.
Quanti sono in tutto i fiori?
Quante sono le primule?
E le margherite?
E le violette?
Luca ha ricevuto in dono un fortino, Mauro un villaggio indiano. Nel forte ci sono 20 soldati e 5 indiani. Nel villaggio ci sono 15 indiani e 10 squaw.
Quante persone ci sono nel forte e quante nel villaggio?
Quanti sono in tutto gli uomini?
Ci sono più uomini nel forte o nel villaggio?
Quanti in più?
Federico e Massimo hanno la licenza per pescare. Preparano la canna a lancio, l’esca e si avviano verso il lago.
Federico riesce a prendere una dozzina di pesciolini, mentre Massimo prende 4 trote, 5 scardole e diverse alborelle.
Prima di tornare a casa contano tutti i pesci: sono 29.
Quante sono allora le alborelle pescate da Massimo?
Giulio e Lisa hanno insieme 10 fragole, ma Giulio ne vuole 2 più di Lisa. Come di può fare?
Quante fragole toccano a Giulio? E a Lisa?
Clara e Lucia si divertono a decorare le spille con perline colorate. In ogni spilla ne mettono 6. Clara ha 15 coralli, Lucia nel ha 28.
Quante spilline può decorare Clara?
Quante Lucia?
Con tutte le perline avanzate si potrebbe preparare un’altra spilla?
Resterebbe ancora qualche perlina?
Il papà porta a casa un pacchetto di pasticcini: ce ne sono 15. In famiglia di sono 5 persone.
Quanti pasticcini dovrebbe ricevere ciascuna persona?
Se mamma e papà rinunciano ai loro pasticcini in favore dei bambini, quanti pasticcini riceverà ogni bambino?
La signora Rossi ha ricevuto in omaggio 24 bellissime fotografie di uccelli Pensa di distribuirle in parti uguali fra i suoi 3 bambini. Sai calcolare quante ne dovrà dare a ciascuno?
In un cortile di campagna ci sono 16 galline, 2 oche, 3 conigli, 1 gatto, 2 cani e 2 carri. Quanti animali ci sono in quel cortile?
Per la festa di compleanno un bambino ha invitato 6 amici. Per ciascuno ha preparato un pacchetto con 5 caramelle e 3 cioccolatini.
Quanti dolciumi ha usato per riempire i sacchetti?
Ho 76 figurine e ne devo restituire 24 a Giovanni. Quante figurine mi restano?
Sistemo 36 pennarelli in 6 scatole. Quanti pennarelli in ogni scatola?
Ho 340 perline. Quanto mi manca ad arrivare a 500? E a 1000?
Ho 490 perline. Quanto mi manca ad arrivare a 500? E a 1000?
Ho 150 perline. Quanto mi manca ad arrivare a 200? E a 300?
Ho 585 perline. Quante ne devo togliere per arrivare a 500? E per averne 400?
La mamma ha comprato 3 scatolette di dadi. In ogni scatoletta ci sono 6 dadi. La mamma ne adopera 2 per preparare la minestra. Quanti dadi le restano?
La classe seconda è composta da 25 bambini, ma oggi ne mancano 4 perchè hanno l’influenza. Quelli presenti hanno desiderato illustrare una poesia appena imparata. I disegni sono riusciti così belli che la maestra ha deciso di appenderli alle asticciole fissate al muro. Occorrono 2 puntine per ogni disegno.
Quante puntine sono necessarie per appendere i disegni?
Nel giorno del suo onomastico la mamma ha ricevuto parecchi omaggi floreali: un cesto con 2 dozzine di garofani, un mazzo con 10 gladioli, un vaso con 7 stupende rose, un mazzolino con 15 anemoni.
Quanti fiori in tutto?
Dopo pochi giorni i garofani sono appassiti. Quanti fiori sono rimasti alla mamma?
A Simona piace molto leggere e i parenti le regalano parecchi libri. Domenica scorsa gli zii le hanno portato due libri di fiabe. Sul primo ci sono 32 fiabe e sul secondo ce ne sono 24. Simona ne ha già lette 8. Quante fiabe le restano da leggere?
Sandro aiuta il papà a vendere i giornali ai clienti. Oggi ha venduto 35 quotidiani, 16 riviste femminili, 8 settimanali enigmistici e 21 giornalini per ragazzi. Quanti giornali in tutto? Ieri ne aveva venduti 94. Quanti in più?
Il babbo di Gianni è abbonato al Corriere della sera; ne riceve uno ogni giorno. Nel mese di gennaio ci sono stati 3 giorni di sciopero. Quanti giornali avrà ricevuto il babbo di Gianni nei primi due mesi dell’anno?
Nina ha tanta tosse. La mamma le fa bere 3 cucchiai di sciroppo al giorno. Quanti cucchiai in una settimana?
In casa di Maria ci sono 6 bambini. La mamma dà a ciascuno 8 frittelle. Sul vassoio ce ne sono 54. Sono sufficienti?
In ogni pagina dell’album ci sono 4 righe di 5 figurine l’una. Quante figurine ci stanno in ogni pagina?
Luca ha riempito 3 pagine e 1 riga della quarta pagina.
Quante figurine ha già raccolto?
Antonio e Riccardo hanno segnato i veicoli che sono passati davanti alla loro casa mentre aspettavano l’autobus. Sono passate 8 moto, 5 automobili e 2 camion. Quante ruote in tutto?
Poesie e filastrocche LE API – una collezione di poesie e filastrocche sulle api, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Ape (A. Gentili)
C’era un’ape piccolina, dentro il fiore stamattina
che suggeva che suggeva, mentre il sole risplendeva.
Poi l’ho vista via volare, fino al suo bell’alveare
l’ho sentita che ronzava, forse il miele fabbricava
quel buon miele dolce e biondo, che addolcisce tutto il mondo.
Felicità
C’è un’ape
che si posa
su un bottone
di rosa;
lo succhia
e se ne va…
Tutto sommato,
la felicità
è una piccola cosa. (Trilussa)
Il calabrone
Questo ispido villoso calabrone
l’ho trovato ubriaco fradicio
di polline e di rugiada,
nella campana di un fiore arancione.
Zampettava qua e là, ronzando
per uscire, ma non trovava più la strada.
Lo tirai fuori, ed ora è lì, che vola
in un raggio di sole tutto d’oro,
come un ubriacone che s’alza dal marciapiede
e s’incammina malsicuro,
borbottando. (Corrado Govoni)
L’ape
C’era un’ape piccolina
dentro il fiore, stamattina,
che succhiava, che suggeva,
mentre il sole rispendeva.
Poi l’ho vista via volare,
fino al suo bell’alveare.
L’ho sentita che ronzava,
forse il miele fabbricava.
Quel bel miele dolce e biondo
pei bambini di tutto il mondo. (A. Gentili)
L’ape e il fiore
Il fiore disse all’ape affaccendata:
“Sei davvero sfacciata!
Il nettare mi rubi e te ne vai
e un dono, in cambio, non mi lasci mai!”
Disse l’ape sincera:
“Sono operaia della primavera
e tutto il giorno faccio miele e cera.
Ai bimbi piace tanto il miele mio
e la cera che arde piace a Dio.
Se quel che abbiamo non lo diam col cuore,
che diremo al Signore?”
“Prendi quello che vuoi” rispose il fiore.
“M’hai insegnato che cos’è l’amore”. (R. Pezzani)
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Poesie e filastrocche: la famiglia – mamma, papà, bimbi, fratelli … una raccolta di poesie e filastrocche a tema, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Chiede il bimbo
Chiede all’albero succoso frutto
a al prato chiede un fiore
la pappina alla mammina
e alla zia qualche allegra poesia…
Che dà in cambio il bimbo al mondo?
Il sorriso suo giocondo. Lina Schwarz
E’ nata una creatura
Tranquillo come ogni giorno,
così anche questo mattino
hai aperto gli occhi, bambino,
e sorridendo guardi intorno.
Filtra un vivido sole
attraverso la chiusa finestra
insieme a piane parole
che hanno sapore di festa.
Ascolti un volar tacito
di passi in qualche stanza:
sembra d’angeli una danza
tra un sussurro di soffici baci.
Ecco un tremulo vagito,
quasi un belare umano:
sembra giungere da lontano
dopo un viaggio infinito.
Rapido t’alzi, chiedi,
ansioso, che mai c’è.
La voce ripete: “Uèeee… Uèeee!”
Qualcuno leva dalla bocca un dito;
tu vai in punta di piedi
verso un silenzioso invito
e sorridi a ciò che vedi.
Scesa da chissà quali cieli,
ravvolta in candidi veli,
come tra i petali il cuore
profumato di un fiore,
in una culla vaporosa
s’agita qualcosa:
una creatura novella
la tua piccola sorella.
I suoi occhi color del mare
non sanno ancora guardare;
la sua boccuccia fresca
odora di latte e di pesca;
le sue chiuse manine
paiono in boccio roselline.
Tu la contempli quasi smarrito.
Quand’ella, col suo vagito,
sembra chiedere: “Uèèèè…
la mia mammina, dov’è?”
Domandi anche tu perchè
lì, presso, mamma non c’è.
La mamma è tanto stanca!
Ella passò la notte bianca:
fece un lungo cammino
stringendo al cuore quel cuoricino.
Ora dorme, ma appena
si sveglierà serena,
vicino a sè vorrà
la sua trepida felicità:
tu e quella creatura fresca
che odora di latte e di pesca
e vagisce così
come tu pure un dì. M. Chierighin
C’è un neonato
C’è un neonato in casa mia
chi non sa che cosa sia?
Un neonato è un fratellino
tutto nuovo e piccolino,
con due occhioni e una boccuccia
che dì e notte succia succia;
succia il latte e succia il dito
con un fare sbigottito.
Dorme spesso e strilla assai,
ma è carino quanto mai;
già lo dice anche la balia:
“E’ il più bel bimbo
che ci sia in Italia!”. Lina Schwarz
Fratelli
Dice la mamma: “Guarda com’è bello!
Amalo tanto tanto: è tuo fratello!”
“Sì, ma se tutti siam figli di Dio,
ogni bambino è un fratellino mio”. Lina Schwarz
Casa colonica
In famiglia siamo sette:
due figlioli ed una figlia,
babbo, mamma, nonno, nonna,
ecco tutta la famiglia.
Ma per casa siamo tanti, siamo tanti…
La coniglia e i coniglietti,
la gattina e i suoi micini,
la gallina e la covata,
la capretta e i caprettini:
siamo dieci, siamo venti, siamo trenta…
Nove ochette becco giallo
nel porcile un maialetto.
Fido il cane, Astro il cavallo.
Ed i passeri sul tetto?
Va a finir che tutti insieme siamo cento…
G. Vai Pedotti
Sorellina – La partenza per la scuola
Arrivederci! Me ne vado alla scuola
a studiare; lo vedi, ho la cartella!
Che? Ti dispiace ch’io ti lasci sola?
Non vuoi restar senza la tua sorella?
Oh, sul tuo naso c’è una lacrimona;
non pianger, via, ritornerò, sii buona!
La mia bambola, vuoi? La lascio a te,
tienla di conto, sai? (Povera me!). Lina Schwarz
Quel che possiede un bimbo
Due piedi lesti lesti
per correre e saltare
due mani sempre in moto
per prendere e per fare
la bocca chiacchierina
per tutto domandare
due orecchi sempre all’erta
intenti ad ascoltare
due occhioni spalancati
per tutto investigare
e un cuoricino buono
per molto molto amare. Lina Schwarz
Chi sono io?
Chi sono io? Io sono Gianni
ho compiuto già i cinqu’anni
non distinguo l’I dall’O
ma più tardi imparerò
tanto a leggere che a scrivere…
e per ora imparo a vivere.
Io respiro e i miei polmoni
so gonfiar come palloni.
Senza smorfie mangio e bevo
volentier fo quel che devo.
L’acqua fresca e l’aria pura
non mi fanno mai paura;
tutto il giorno faccio il chiasso
cresco sano, forte e grasso.
Desto appena spunta il giorno
me ne vo girando attorno
osservando i miei tesori
sassi e piante, bestie e fiori;
tutto ancora ho da esplorare
tutto ancora da imparare.
Anche a leggere ed a scrivere
ma per ora imparo a vivere. Lina Schwarz
Un buon compagno
Quel caro Francolone
dovrebbe uscire a far la passeggiata
ma ha tanta compassione
per la sua mamma ch’è a letto malata.
Piglia dunque il balocco suo più bello
il gran cammello
e glielo mette accanto
dicendogli: “Sta qui, cammello, intanto
ch’io vado via
sta qui buonino a farle compagnia.”
Il gran cammello è molto soddisfatto
di tanto onore, e non disturba affatto.
E la mamma quieta
con gli occhi chiusi, pensa tutta lieta
ai suoi cari bambini
che intanto si divertono ai giardini.
Due lucide fiammelle
Sul mio visino brillano
due lucide fiammelle
vedono il sol, le stelle
la luce e i bei color.
Vedono i prati
i fiori variopinti
le rose ed i giacinti
la mamma ed il papà.
Ma quando viene sera
si cala una tendina
e fino alla mattina
non ci si vede più. O. C. Levi
Quando il bambino
Quando vagisce il bambino
lo sa Iddio quello che dice
solo, sorride ed accenna…
Che pensa? Che dice? Ride. Perchè?
E, come il vento della sera al fiore,
così gli parla la sua mamma
tenera e dolce gli parla
ma non la intende nessuno.
Che dicono tra loro così a lungo
nemmeno al babbo è dato sapere:
linguaggio celeste. Segreto profondo.
Nessuno lo intende, gli angeli solo. G. Geza
La famiglia
Eccola, è tutta qua
nella nostra piccola casa
la dolce felicità!
Non la cercare lontano:
volersi bene, darsi
dolcemente la mano,
parlarsi a cuore a cuore,
godere insieme ogni gioia,
è questa la felicità.
Non la cercare lontano:
essa è qui prigioniera
nel nostro nido piccino. (G. Ajmone)
La famigliola
Non son che due stanzette e una cucina
al quarto piano. Tre modesti ambienti
d’una casa tra un prato e un’officina,
voltati al sole che li fa ridenti.
E babbo e mamma, un bimbo e una bambina
in quel guscio ci vivono contenti.
Mamma tien tutto lustro e alla mattina
dà perfino la cera ai pavimenti.
E quando il babbo torna a casa dal cantiere
e s’è lavato, e siede a mensa, e taglia
il pane, e versa il vino nel bicchiere,
macchiando qualche volta la tovaglia,
e i bimbi son lì, davanti al piatto
ad aspettar la mamma che scodelli
la fumante minestra di piselli,
e ad aspettare ci si aggiunge il gatto,
non c’è casa di ricco e di potente
che valga questa di povera gente. (R. Pezzani)
I miei bimbi
Come trovo dipinto il mio bambino
dopo desinare, è uno sgomento!
Ha le patacche addosso a cento a cento
e la bocca color di stufatino;
ha il nasetto, si sa, tinto di vino.
e sulla fronte un po’ di condimento,
e uno spaghetto appiccicato al mento,
che gli spenzola giù dal grembialino.
E sfido! In tutto pesca e tutto tocca,
e si strofina la forchetta in faccia,
e stenta un’ora per trovar la bocca;
e sono tutti i miei strilli inefficaci;
egli, vecchio volpone apre le braccia
ed io gli netto il muso coi miei baci.
Benedetti ragazzi! E’ un gran destino
dover troncare un inno od un bozzetto
per aggiustar le rote d’un carretto,
per incollar la testa a un burattino:
e trovarmi un giorno, in sul mattino,
un bastimento a vela in fondo al letto,
o una villetta svizzera sul petto,
o l’arca di Noè sotto il cuscino!
E sentir per le stanze e per le scale
squillar trombette da mattina a sera
come il dì del giudizio universale!
Ah! un giorno o l’altro li rimando a balia…
eccoli qui, quei musi da galera,
non ce n’è due più belli in tutt’Italia! (E. De Amicis)
Dolce famiglia
Dolce famiglia, qual più bella cosa
di te, che unisci ne’ più santi affetti
una mamma solerte ed amorosa,
un caro babbo e i lieti figlioletti?
Sei un nido d’amore e di speranza,
hai la fiamma che scalda e che consola,
hai la luce che dona l’esultanza;
e dir famiglia è dire la parola
che fa piangere il cuore dell’assente;
egli lavora tanto per tornare
un giorno benedetto al suo ridente,
al suo memore e dolce focolare.
Bussa il dolore e busserà la morte,
ma la famiglia nell’amore
divide la gioiosa e cruda sorte
e sopporta con fede ogni dolore.
Iddio ti guardi, famigliola mia,
Iddio t’aiuti sempre! Così sia. (T. Romei Correggi)
Casa, dolce casa
Casa, dolce casa!
Tra piaceri e palazzi
per quanto si possa vagare
non c’è un posto che possa valere
la nostra sia pur umile casa.
Là un incanto dal cielo
sembra consacrare ogni cosa
e, per quanto si cerchi,
in nessun’altra parte si trova.
Un esule lo splendore
invano abbaglia:
oh, dammi la mia umile casetta
dal tetto di paglia!
Gli uccelli cantando allegramente
venivano al mio richiamo:
dammi queste cose
è la serenità dello spirito,
più cara d’ogni altra!
Casa, dolce casa!
Non c’è altro posto
come la nostra casa! (J. Howard Payne)
Il meglio sii di quello che tu sei
Se non puoi esser pino in vetta al monte
sii prunaia di valle, ma sii sempre
il cespuglio più bello accanto al fonte;
sii cespuglio se non puoi esser albero.
Se non puoi esser pruno sii bell’erba
ed allieta di te la via maestra:
se non puoi esser paris sii ginestra,
la ginestra più bella del deserto.
C’è un comandante, ma ci sono i mozzi,
quaggiù per tutti v’è da lavorare.
A chi compiti piccoli e a chi grossi:
a ognuno quello che sa meglio fare.
Se non sei via, sii viottolo tra il verde;
se non puoi esser sole, sii una stella;
non è per mole che si vince o perde
ma il meglio sii di quello che tu sei. (D. Malloch)
Girotondo di tutto il mondo
Filastrocca per tutti i bambini
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa
per quelli che stanno di qua e di là
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani. (G. Rodari)
Chi sa?
Chi sa donde mai venga il sonno lieve
che sugli occhi dicende d’un bambino?
Io lo so. Esso viene da un paese
incantato. C’è un bosco pieno d’ombra:
le lucciole vi brillano debolmente,
vi crescon fiori colmi di magia.
Di là quel sonno viene,
a baciar sugli occhietti il mio bambino.
Chi sa donde mai venga il dolce riso
sulle labbra di un bimbo addormentato?
Io lo so. Baciò un tempo un raggio pallido
della giovane luna il bianco viso
di una nube d’autunno, ed un mattino
rugiadoso di sogno, ecco il sorriso.
Quel sorriso che vien
a fiorir sui labbruzzi al mio bambino.
Chi sa donde sbocciò tanta freschezza
che splende sulla guancia d’un bambino?
Io lo so. Da quand’era giovinetta,
lo portava la mamma dentro il cuore,
tacito dono della sua purezza;
nel mister delicato del suo amore.
Di là freschezza viene
ad ingigliar la guancia al mio bambino.
(R. Tagore)
Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere.
Poesie e filastrocche sulla casa – una raccolta di poesie e filastrocche sulla casa, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Il mio nido
Il mio nido è una casetta:
in quel nido ci ho una fiamma
sempre accesa:
è l’amor della mia mamma
che mi aspetta in dolce attesa. (C. Prosperi)
La mia casetta
La mia casetta è piccola,
ma dentro si sta bene.
Di fuori il vento sibila:
lo sento, eccolo, viene.
Ma il vecchio muro mormora:
“O vento, cozzi invano.
Son rozzo, ma son solido…”
E il vento va lontano.
E pioggia e neve e grandine
flagellano le mura
e la casetta impavida:
“Son vecchia, ma sicura…”
Scintilla dolce e tiepida
nel focolar la fiamma
e il sol sempre l’illumina:
quel sole è la mia mamma! (Hedda)
La casetta
In un prato, fra l’erbetta
c’è una piccola casetta;
nella casa c’è un lettino
ove dorme un bel bambino.
Presso il bimbo c’è una mamma
che lo ninna e che lo nanna.
E su tutti stende l’ali
per difenderli dai mali,
il buon angelo custode
che sorride e lieto gode. (D. Vignali)
Casetta
Una stanza, una cucina,
tre gerani alla finestra,
una mamma e una bambina,
e laggiù la via maestra.
Prati freschi intorno intorno,
gallo, tortore, e un tacchino…
e la fonte, tutto il giorno,
canta e specchia il ciel turchino. (Lamartine)
Felicità
Dolci pareti, una fiamma,
sei bimbi, una mamma.
Fuoco e braci nel camino,
passi del più piccino.
Tutto il sole a primavera
e le rondini a schiera.
Sul pane una croce
fuori l’ombra del noce.
Casa mia, felicità;
serenità. (C. Ronchi)
Dentro casa
Dolci sere d’inverno dentro casa,
col bricco che sul fuoco sta cantando,
mentre la bora par di furia invasa
e a gran colpi la porta va squassando.
La mamma cuce, il babbo legge un libro,
io, tra di loro, sopra una sedietta,
o gioco o sto a sentir la favoletta,
fino a quando il sonno, piano piano,
non sia venuto a condurmi lontano. (A. Noel)
La mia casetta
La mia casetta ha due finestre sole
ma fiorite che sembrano un giardino.
Ci sono tanti garofani e viole
e un po’ di maggiorana e rosmarino.
E dentro, è tutto lindo e tutto bello
e lustro, come sa lustrar la mamma.
Quando crepita allegra nel fornello
gode a specchiarsi anche la fiamma:
Oh, com’è cara questa mia casetta,
dove la mamma tutto il dì lavora;
dove, la sera, ognun di noi s’affretta
e, nell’essere insieme, si ristora! (L. Schwarz)
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):
Poesie e filastrocche LE BUONE MANIERE – una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Il silenzio non è d’oro
Tre bambini stanno zitti,
zitti come i coscritti
davanti al caporale.
E la mamma li guarda sospettosa,
gli dice: “Vi sentite male
o state macchinando qualche cosa?”
Come vedete è falso l’oro.
Il silenzi non è d’oro
se volete nascondere qualcosa
io vi consiglio di cantare in coro.
Intonate una piccola fanfara
di piatti e di trombe, la furiosa
ragazzata vi salva, si rischiara
la mamma e vi sorride. (A. Gatto)
La cuoca della bambola
Biancolina è una cuoca famosa;
tutto il giorno sfaccenda in cucina:
sbuccia, taglia, pulisce, infarina,
ogni piatto ella sa preparare.
Fortunata la sua bambolina
che sì buoni pranzetti può far!
Pasticcini stupendi di sabbia
erba trita, insalata di fiori,
sassolini di tutti i colori
le cucina e per pranzo le dà.
Fortunata la sua bambolina
che non certo di fame morrà.
Ma se un giorno la Bianca ha dei dolci,
se li mangia, e alla bambola… niente!
Ah, la bambola è stata imprudente;
ha una gastrica proprio in quel dì:
e la Bianca, mangiando le predica:
“Ai ghiottoni succede così”. (C. Del Soldato)
La signorina Vanità
Un dì, la signorina Vanità,
più del solito volle farsi bella:
mise una trina in fondo alla gonnella,
si strinse il busto senza carità.
Si profumò i capelli, li arricciò,
di un gioiello si ornò non mai veduto,
altera tra la gente se ne andò.
Ma la gente, a vederla scoppiò in riso:
s’era scordata di lavarsi il viso!
L. Schwarz
Marchino
Marchino piange a lavargli la faccia
perchè dice che l’acqua è troppo ghiaccia.
Se gli vien detto: “Lavati le mani”
risponde sempre: “Aspettiamo domani”.
A parlargli soltanto di sapone,
scappa più che a parlargli di veleno.
La sua nonna lo chiama un capo ameno,
e noi lo chiameremo… un sudicione.
R. Fucini
La protesta del maialino
Giovannino fa ritorno
dopo il chiasso d’ogni giorno,
da cambiare, da lavare…
oh, che sudicio bambino!
La sua mamma, che daffare!
“Tu mi sembri un maialino!”
Ma nell’aia spaziosa
tutto lindo, tutto rosa,
con la coda a riccioletto
ha sentito il maialetto.
E protesta: “Io non somiglio
a quel sudicio tuo figlio!”
G. Vai Pedotti
La bimba e l’acqua
C’era una bimba che aveva paura
dell’acqua pura.
Quando la mamma sua la lavava
sempre strillava.
Un giorno l’acqua la rispecchiò
e le parlò:
“Vedi sei brutta, sporca così,
lavati qui”.
La bimba allora si vergognò
e si lavò.
A. Cuman Pertile
Le prime tristezze
Ero un fanciullo, andavo a scuola e un giorno
dissi a me stesso: “Non ci voglio andare”.
E non ci andai. Mi misi a passeggiare
tutto soletto, fino a mezzogiorno.
E così spesso. A scuola non andai
che qualche volta, da quel triste giorno.
Io passeggiavo fino a mezzogiorno,
e l’ore… l’ore non passavan mai!
Il rimorso tenea tutto il mio cuore
in quella triste libertà perduto;
e l’ansia mi prendea d’esser veduto
dal signor Monti, dal signor dottore!
Pensavo alla mia classe, al posto vuoto,
al registro, all’appello (oh! il nome, il nome
mio nel silenzio!) e mi sentivo come
proteso nell’abisso dell’ignoto…
E quante, quante volte domandai
l’ora a un passante frettoloso, ed era
nella richiesta mia tanta preghiera!…
Ma l’ore… l’ore non passavan mai! (M. Moretti)
Siate buoni
Oh, che gorgheggi teneri
nell’aria profumata!
Che canzoni, che giubilo,
per tutta la vallata!
Sui prati verdi e roridi
sbucano le viole,
qualche mite lucertola
striscia sull’erba, al sole.
Tutto fiorito è il mandorlo,
tutt’azzurra è la valle.
A frotte i bimbi corrono
inseguendo farfalle.
E ridono e schiamazzano
come tanti folletti.
Oh, ma perchè tormentano
quei poveri uccelletti?
D’un tratto, dai freschi alberi,
da tutti i fiorellini,
par che una voce palpiti:
siate buoni, bambini!
(M. Matropaolo)
Valentino
Oh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de’ tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: incece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; chè mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d’un mese,
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!
e le galline cantavano: “Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!”.
Poi, le galline chiocciarono, e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l’uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare
ci sia qualch’altra felicità.
(G. Pascoli)
Un bimbo e un poeta
Mondo, mondo d’oro
io sono il tuo piccolo re.
Quanto è bello e buono,
tutto fu fatto per me.
Pur ch’io muova un passo
fiorisce ai miei piedi il terreno.
Prendo in mano un sasso,
ed ecco una gemma diviene.
Mondo, dolce mondo,
io sono il tuo piccolo re.
Giro, giro tondo:
tutta la gioia per me.
Bimbo, bimbo bello,
sono il tuo fratello.
Fammi entrare un poco
nel tuo caro gioco.
So la tua magia:
è la poesia.
(D. Valeri)
Libero
Prima di coricarsi, il bimbo levandosi il kimono
manifesta la sua gioia di essere libero e nudo.
E corre per la casa con rapidità incredibile,
come un uccellino scappato dalla sua gabbia,
o un piccolo re che scatta da una scatola magica.
(M. Senke)
Nasce un mondo nuovo
Non più sguardi d’angoscia
noi saremo fratelli;
non più sguardi d’odio.
E se nel cielo
c’è una luce,
sarà per rischiarare il nostro amore.
E se nelle fronde
c’è una melodia,
sarà per cullare il nostro sonno.
Noi saremo fratelli:
noi saremo uniti.
E gli astri a profusione
puri,
come gli occhi dei sapienti,
saranno tanto brillanti
quanto il nostro destino.
(B. Dadiè – Costa d’Avorio)
L’inno dell’amicizia mondiale
Salutiamo con gioia
tutti i ragazzi che vivono
nel vasto mondo.
A tutti diciamo
di porgerci la mano
per formare insieme
un cerchio completo
che abbracci il mondo intero.
Sia che viviamo in terre vicine
oppure in terre da noi lontane
una sola è la nostra famiglia.
La voce dell’amicizia,
che ora facciamo sentire,
attraversa i continenti
e congiunge tutti i mari.
(Studente anonimo – USA)
Solo
La gioia si è fermata
stamani nella mia casa.
Prima di stringerla al cuore
ho girato tutte le stanze
sempre gridando: -La gioia,
è venuta la gioia a trovarmi!-
Son corso alla finestra
sono uscito fuor della porta
ho cominciato a chiamare:
-Venite tutti, correte:
in casa mia c’è la gioia!-
Nessuno io sentivo arrivare.
Ho detto allora alla gioia:
-Non ho nessuno in casa mia,
ripassa un’altra volta.
(G. Bizzarri)
Obbedienza
Quando passeranno gli elefanti
dentro le crune degli aghi
quando le formiche giganti
accenderanno i lampadari,
quando usciranno dagli armadi
odoranti di pomi cotogni
le principesse dei sogni…
quando i pulcini faranno l’uovo
e le lucertole il nido
sopra la frasca,
e le rondini faranno il covo
sotto la vasca…
allora, gonfio d’orgoglio,
potrai dire: “Io voglio”.
A tutto, nel mondo, che voli,
a tutto, nel mondo, che strisci,
a tutto fu detto: “Obbedisci!”
(F. Pastonchi)
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Racconti sull’acqua di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Storia di una goccia d’acqua
C’era una volta una goccia d’acqua che, con tante sorelline, se ne stava beata in fondo al mare. Un giorno salì alla superficie. In altro c’era un’immensa volta turchina su cui vagavano certe nuvole bianche, e in mezzo a tutto quell’azzurro, una gran palla d’oro mandava raggi infuocati.
“Com’è bello!” disse la gocciolina. “E come andrei volentieri fin lassù”.
Come se qualcuno l’avesse sentita e avesse potuto esaudire il suo desiderio, la gocciolina si sentì diventare leggera leggera, finchè si accorse che saliva verso il cielo.
“Che cosa succede?” disse spaventata.
“Nulla, sorellina!” rispose una goccia che saliva insieme a lei. “O almeno nulla di speciale. Io lo so perchè ho già fatto questo viaggio. Il sole ci ha scaldato e siamo diventate leggere leggere. Il fatto è” aggiunse “che non siamo più gocce d’acqua”.
“E cosa siamo, allora?” chiese la nostra gocciolina incuriosita.
“Siamo vapore, o meglio vapore acqueo. Una parola difficile, ma io sono una gocciolina istruita”.
“E cosa ci capiterà adesso? Mi piacerebbe saperlo!”.
“Ih, quanta fretta! Aspetta e lo saprai.”
Che viaggio meraviglioso! Dall’alto, la gocciolina, ormai non più gocciolina, poteva vedere i prati verdi, il mare spumeggiante, i ruscelli argentini, i grandi laghi. La gocciolina si divertì moltissimo a vedere tante belle cose, ma poi si guardò intorno e vide che con tante sorelline che erano salite insieme a lei, si era formata una nuvoletta bianca come quella che tante volte aveva visto quando era sperduta nel mare.
Il viaggio fu piuttosto lungo.
Intanto altre gocce, trasformate anch’esse in vapore acqueo, si erano unite a loro e avevano formato un nuvolone bianco che andava, andava, portato dal vento. E il vento lo portò vicino alle montagne che si levavano diritte, con le loro vette rocciose.
Non era più quel venticello scherzoso che aveva portato a spasso la nuvoletta bianca, era un vento gelido che stracciava la nuvola e la portava di qua e di là senza riguardo.
Quelle che erano state goccioline divennero tutte molto tristi e la nuvola prese il colore della loro tristezza e si fece grigia: e poichè chi è triste piange, anche la nuvola cominciò a far cadere sulla terra certi goccioloni grossi che parevano lacrime. Ma non si trattava di tristezza.
Glielo spiegò, alla nostra gocciolina, la goccia istruita che aveva viaggiato con lei. “Siamo diventate troppe” disse ” e poi non senti che freddo? Questo vento non ha proprio nessun riguardo. Io mi sento tutta rabbrividire. E non sono più vapore acqueo, ma sono di nuovo acqua, anzi, di nuovo una goccia d’acqua.”
Anche la nostra gocciolina dovette abbandonare il cielo. E, dopo aver attraversato un nembo tempestoso, si ritrovò sul petalo di un fiore dove brillò come un diamante. La gocciolina era di nuovo felice.
Il sole splendeva ed era proprio il sole che le dava dei colori così belli. Ma era tanto caldo, il fiore ebbe sete e bevve la gocciolina, che si trovò così sotto terra, al buio.
“Il buio non mi piace!” disse la gocciolina. “Se devo essere acqua, voglio tornare al mare!”
“Ci tornerai” disse una voce e la gocciolina si accorse di essere nuovamente accanto alla sorellina istruita “Ma prima dovrai viaggiare un bel po’. Ne so qualcosa io!” aggiunse, dandosi molta importanza.
La gocciolina cominciò a camminare, a infiltrarsi fra le zolle, e durante il suo cammino vide mille boccucce che volevano succhiarla. Erano le radici che avevano sete. Le goccioline erano tante e contentarono un po’ tutti, finchè a forza di camminare, si ritrovarono tutte all’aperto.
Era una bella sorgente di acqua pura e fresca e un uccellino vi volò sopra e bevve. Poi, molto soddisfatto, fece una cantatina e se ne andò.
“E’ finito?” chiese la gocciolina alla goccia istruita “Comincio a essere un po’ stanca”.
“Finito? Si può dire che il nostro viaggio comincia adesso!”
La sorgente si era trasformata in un ruscello che correva correva come sospinto da una forza misteriosa. Lungo il cammino si riunivano altri ruscelli e insieme formarono un bel fiume. Il fiume, scorrendo calmo e placido, faceva lungo il suo corso tante cose.
Muoveva le pale dei mulini, entrava in certi tubi lunghi per mettere in movimento grandi macchine che dovevano dare l’elettricità, alimentò le fontane, si precipitò nei laghi e non c’era pericolo che la nostra gocciolina, sballottata in quel modo, s’annoiasse.
Ma ormai era stanca e il ricordo della sua vita in quella bella distesa azzurra, si faceva sempre più vivo in lei. E arrivò finalmente il giorno in cui il fiume sboccò in mare e la gocciolina rivide di nuovo i suoi amici pesci e li salutò con affetto.
“Sapete” disse loro dandosi grande importanza “non mi chiamo più gocciolina. D’ora in poi mi chiamerete la grande viaggiatrice”. E quelli risero. Si capisce, come sanno ridere i pesci.
M. Menicucci
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):
Il metodo globale nell’insegnamento dell’aritmetica in prima classe. Anche l’aritmetica, come qualsiasi altro insegnamento, deve far leva su ciò che il bambino già sa; deve servirsi, per la costruzione del suo edificio, dei fondamenti che sono stati posti dall’esperienza quotidiana che ha già insegnato molto al bambino.
Quando il bambino viene a scuola non ignora totalmente i numeri e ciò che essi rappresentano. Sente dire continuamente: “Questo costa tanto, quest’altro non si può comperare perchè costa troppo, ecc…” E non ignora nemmeno cosa significhi fare i conti. Sarà questa quindi la base sulla quale costruiremo il nostro edificio.
Facendo le nostre raccolte, abbiamo infinite occasioni per contare: questo rametto ha tre foglie, il riccio contiene tre castagne, Mario ha trovato due pinoli, Luigi ne ha trovati otto, Piero ha trovato due bacche. Possiamo mettere insieme pinoli e bacche per sapere quanti pinoli ci sono in tutto, o quante bacche? Non possiamo contarli tutti insieme! Ed ecco nascere il concetto che si possono addizionare soltanto quantità omogenee. Nelle nostre esplorazioni all’aperto, durante le quali facciamo le raccolte, contiamo sempre.
Metodo globale non significa che presenteremo tutti i numeri insieme, così come abbiamo fatto con le lettere dell’alfabeto. Il metodo globale nell’aritmetica ha un altro significato.
Il numero 4 per il bambino non è 1 ghianda + 1 ghianda + 1 ghianda + 1 ghianda. E’ un gruppo di 4 ghiande. Dalla sintesi, come ha già fatto per le lettere dell’alfabeto, arriverà all’analisi. Intanto saprà, e arriverà a saperlo da solo durante la sua attività scolastica quotidiana, che ha raccolto 3 bacche; che il suo compagno, avendone raccolte 4, ne ha 1 più di lui. Nessun insegnamento regolare di aritmetica nei primi tempi. Lasceremo, invece, che il bambino si familiarizzi con i numeri, con le quantità, che faccia le sue esperienze personali. Ed ecco che il bambino disegna. Ha raccolto 3 castagne. Le disegna su una scheda. C’è un rametto con 5 foglie. Lo disegna su una scheda.
E ancora: disegna 3 palline, 4 palloncini… Il bambino generalmente non sbaglia, e se sbaglia l’insegnante glielo dice. Il bambino torna al suo posto, sembra distrarsi, quasi non guarda più la scheda, ma è una distrazione soltanto apparente: poi disegnerà esattamente 4 palloncini. Per quale procedimento segreto è pervenuto a correggere il suo errore? Ci siamo fatti la stessa domanda quando abbiamo parlato dell’alfabeto. Ed ecco che gli diamo una scheda su cui sono disegnate alcune farfalle, con un numero scritto, grande, da una parte. E subito, la scomposizione. Non una scomposizione astratta, ma qualcosa che il bambino dovrà creare con le sue stesse mani, col colore.
Il colore e il disegno sono di potente ausilio alla comprensione del numero perchè implicano, oltre tutto, quall’attivismo che noi auspichiamo specie nell’aritmetica. In genere, per dare al bambino le prime nozioni aritmetiche, si usano gruppi di oggetti che egli allinea, toglie, addiziona, divide, ecc… Noi invece facciamo di preferenza disegnare e colorare. Secondo noi, disegnando e colorando, il bambino è attivo ancor più che manovrando oggetti. Gli oggetti, infatti, sono già lì, esistenti e compiuti; con il disegno il bambino deve creare gli oggetti stessi; c’è un’ulteriore attività. E, dopo il disegno, il colore.
Il gioco delle dita
E’ un gioco che si è dimostrato di una grande efficacia. L’insegnante mostra le dita delle mani aperte. Quante sono? Dieci. Tutti, o quasi tutti, lo sanno. Se qualcuno non lo sa lo impara sentendo gli altri. Una mano sola quante dita? Questo lo sanno proprio tutti: cinque. Ed ecco che l’insegnante fa vedere cinque dita di una mano e due dell’altra, mostrandole contemporaneamente. Per dare all’esercizio l’aspetto di un gioco, l’insegnante nasconde poi le mani dietro la schiena e chiede: “Quante dita in tutto?”. Qualche bambino risponde esattamente, qualche altro tace, qualcuno sbaglia. Non importa. L’insegnante ripete il gioco con altre combinazioni di dita. I bambini si divertono e intanto imparano a vedere il numero nella sua composizione e scomposizione. E soprattutto a vederlo globalmente. Ecco il significato della parola globale nell’insegnamento dell’aritmetica. Per dare l’idea del 4, noi non facciamo contare 1 2 3 4. Per il bambino, gli oggetti che allinea per formare il 4 sono 1 1 1 1 uguale 4, perchè quando con la sua manina prende 1 pallina e dice 1 va bene, ma quando prende la seconda pallina e viene invitato a dire 2 non capisce quel 2. Per lui, quella è ancora 1 pallina. Alla fine della sua numerazione, però, quando avrà contato 1 1 1 1, avrà globalmente il concetto di 4 palline. Se il bambino invece contasse secondo la serie naturale dei numeri, quando conta la terza pallina e dice3, dovrebbe nella sua mente tener presenti tutte e tre le palline che ha contato, altrimenti che senso ha quel 3?
Altri esercizi
Preparare una scatolina nella quale saranno raccolti alcuni cartoncini su ognuno dei quali c’è scritto un numero. Il bambino ne pesca uno e dovrà disegnare, sulla scheda, un numero di oggetti corrispondente. Se pesca un 3, dovrà disegnare 3 palline, 3 puntini, 3 pere, ecc… Quando il bambino si sarà familiarizzato abbastanza con i numeri, allora potremo procedere alla loro scrittura, abbinando sempre al numero scritto la quantità di oggetti corrispondente.
Il metodo naturale nell’insegnamento della lettura e della scrittura viene, come dice la parola, dalla natura: segue cioè le tendenze naturali di ogni bambino, le sue possibilità e le sue capacità; ha, come base, l’esplorazione dell’ambiente e lo studio della natura, e permette al bambino di esplicare liberamente la sua attività.
E’ un metodo che consente il recupero del bambino in difficoltà e che non lo mortifica anche quando non riesce a stare al pari con gli altri, che rispetta la personalità, che dà modo a ciascun bambino di rivelarsi interamente, di esprimersi liberamente, di chiarire a se stesso e all’insegnante le sue possibilità.
E’ un metodo che esige la partecipazione attiva del bambino e che quindi elimina la noia, il peso di un insegnamento non sempre adeguato alla capacità dell’individuo; che riesce a conseguire ottimi risultati fin da principio, che permette ai bambini di impadronirsi facilmente e piacevolmente dell’alfabeto, in modo che a gennaio essi riescono a leggere e a scrivere. Ma questo metodo non è il metodo per far presto: anche se questo è un vantaggio, è un vantaggio del tutto secondario.
Abituato all’attività individuale, alla libertà di acquisizione, alla ricerca, il bambino non solo impara a leggere e a scrivere senza sforzo, ma soprattutto impara a conquistarsi il sapere usando le sue forze, di cui con l’esercizio diverrà sempre più padrone. Vedremo così il bambino usare il metodo attivo, insito nel metodo naturale, non soltanto nell’apprendimento della lettura e della scrittura, ma via via, nella composizione, nell’aritmetica e in quello studio dell’ambiente che è alla base dell’attivismo; perchè questo non è un metodo specifico da applicarsi soltanto per imparare l’alfabeto, ma è un sistema di studio.
Il materiale
– Il materiale consta innanzitutto di un alfabetiere murale: un grande cartellone murale, diviso in tanti riquadri. In ogni riquadro c’è una figura. Il nome dell’oggetto rappresentato ha, per iniziale, una diversa lettera dell’alfabeto: ala per a, bue per b, ecc… Sotto ogni illustrazione c’è scritto il nome a caratteri grandi, facilmente visibili anche da lontano. L’iniziale del nome è di colore diverso. In alto, sopra ogni figura, ci sarà la stessa iniziale, sempre di colore diverso, nei caratteri minuscolo e maiuscolo, stampato e corsivo.
Il suono duro e quello dolce della c vogliono un’illustrazione ciascuno, in quanto il bambino imparerà a conoscere questi suoni come se si trattasse di due consonanti diverse. Così per la g. I suoni sc, gn e gl saranno presentati globalmente, cioè i primi due come suoni iniziali di una parola, nel corpo della parola l’altro (scimmia per sc, gnomo per gn, giglio per gl).
– A portata dei bambini saranno messi numerosi cartoncini che avranno semplicissime illustrazioni e sotto scritto il nome della cosa rappresentata.
– Per i caratteri mobili si consiglia di ostruire o acquistare un intero alfabeto per ciascun bambino fatto di caratteri di almeno cinque centimetri, in cartone solido. Questi serviranno soprattutto nei primi tempi quando le mani dei bambini non sono ancora abbastanza esercitate.
– Il libro di testo è insieme poco e molto importante. Col metodo naturale, i bambini imparano prestissimo a leggere tutte le lettere nelle varie combinazioni, quindi non sarebbe necessario un libro di testo con letture graduate. Qualsiasi libro, stampato in caratteri piuttosto grandi, potrebbe in definitiva essere adatto. Però il libro di testo, oltre a servire per la lettura vera e propria, ha un’altra specifica funzione: quella di servire anch’esso da materiale. Innanzitutto dovrà essere corredato da un alfabetiere identico a quello murale, una riduzione in piccolo dei riquadri delle illustrazioni e i nomi relativi.
Il metodo naturale si giova moltissimo delle illustrazioni, quindi anche quelle del testo avranno una grandissima importanza in quanto serviranno da ausilio alla lettura. Infatti, nelle prime pagine, ad ogni figura corrisponderà il nome relativo e la parola sarà sempre, in principio, associata alla figura.
Uso del materiale
Esercizi preparatori
Prima di procedere all’apprendimento delle lettere dell’alfabeto, il bambino dovrà essere esercitato a parlare, cioè a pronunciare parole e frasi dietro invito e dietro riflessione. L’esercizio che deve accompagnare l’apprendimento dell’alfabeto è quello volto all’arricchimento del linguaggio. Il bambino possiede un numero limitatissimo di vocaboli e un numero ancor più limitato di espressioni esatte. Compito dell’insegnante sarà quello di far pronunciare, come primo esercizio, il nome esatto delle figure dell’alfabetiere, degli arredi scolastici, degli oggetti che i bambini portano a scuola per le loro raccolte. L’insegnante domanda sempre: “Che nome ha?” e corregge eventualmente le dizioni inesatte.
Per quel che riguarda l’alfabetiere, in un primo tempo si lascerà il bambino libero di osservare le figure, di parlarne con l’insegnante e coi compagni. In seguito l’insegnante farà pronunciare correttamente il nome di ciascuna figura.
L’esercizio potrà avere molte variazioni: “Chi sa trovare l’oggetto che serve per travasare l’acqua?”; “Chi sa cercare l’animale che graffia?”.
Oppure: “E’ azzurro, si muove sempre, ci vanno sopra le barche”…
Intanto l’insegnante avrà messo sugli arredi scolastici e sugli oggetti alcuni grandi lettere in carta ritagliata: la b sul banco, la f sulla finestra, la n sulla noce, la f sulla foglia, e così i bambini potranno constatare che la f è tanto sulla finestra che sulla foglia, ecc… Sarà il principio di quell’analisi della parola che verrà in seguito.
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):
Dettati ortografici sul vento – una raccolta di dettati ortografici, di autori vari, per bambini della scuola primaria. Difficoltà ortografiche miste.
Il vento è necessario: esso purifica l’aria, e trasportando qua e là le nuvole, modifica il clima. E’ il vento che regola le piogge, che rinfresca e rinnova l’aria, che porta l’umidità così necessaria alle piante. Inoltre, il vento è un gran disseminatore e porta i semi lontano dalla pianta madre, dove possono crescere e prosperare liberamente.
Quando il vento è troppo forte può arrecare grandi disastri. Sradica gli alberi, fa volare i tegoli, solleva, in mare, le procelle. Ma, nonostante i danni che arreca, anche il vento è necessario perchè, trasportando le nuvole, modifica il clima con le piogge e purifica l’aria.
Il vento se la piglia coi vostri capelli e vi soffia dentro come fosse un cespuglio. La gente tira via, serrata nei mantelli, a capo basso, con gli occhi chiusi. Qui il lastrico è liscio, là sepolto sotto piccole dune di sabbia e di bruciaglie sormontate da rotoli di lanugine. A ogni passo ti ruzzano tra i piedi, corrono via folleggiando, la foglia del platano e il brano di giornale, la piuma di gallina e ciocche di paglia, fiocchi di bambagia, di lana, che finiscono a darsi la posta agli angoli delle vie, sulle piazzette, nei cortili, dove si raggruppano, si sbandano, si raccolgono di nuovo e danzano a tondo finchè si sollevano insieme da terra, turbinando in balia di un mulinello. (A. Stoppani)
Il vento radeva impetuoso i ghiaioni, le sabbie e le acque. Dagli argini si sollevava la polvere delle strade e tutte le fronde dei salici si rovesciavano, imbianchendo; l’aria s’era fatta fredda; gli arbusti e i cespugli davano sibili al vento; un lampo balenò, seguito da un tuono ripercosso dalla terra. (G. Comisso)
Giorno di vento
Nuvole scure mossero contemporaneamente dalle vette dei due versanti; al centro della vallata rimasero separate da una sottile striscia d’un celeste inverosimile, quasi verse.
Si levò un ventaccio gelido; e le nuvole si sfrangiarono, scoprendo un cielo chiaro e infido, che, altissimo, parve un vertiginoso abisso capovolto. (G. Manzini)
I venti
Uno è caldo e uno gelido; questo è furioso e quello dolce e mite; un altro squassa gli alberi schiantando i rami, e un altro invece fa lietamente ondeggiare le erbe, mormorare le fronde… Quale solleva sul mare onde giganti e quale increspa appena le acque gonfiando le vele. Uno ti accarezza dolcemente e un altro ti scaraventa addosso un nuvolo di polvere. (V. Gaiba)
Il vento
Il vento arrivò di colpo dietro la siepe e la passò d’un salto: nessuno lo aveva visto venire, nessuno lo vedeva ed era dappertutto. Aveva sempre sospiri, carezze e parole per le cose amiche. Scavalcando la siepe, il vento rise. Era già sull’erba e piegava i fili verdi ad uno ad uno. La menta e il trifoglio dettero al vento un po’ del loro profumo che lo portasse dove non potevano andare. (G. Fanciulli)
Venti di marzo
Violenti e scontrosi tra loro, muovono alla pugna uno per volta, dominando il campo nemico. Ecco il vento del nord. Muove dal Polo, freddissimo, nemico dei fiori, delle piogge. Rischiara l’aria, uccide le api, gela i laghi, le montagne. Il Ponente è cagione di contrasti, piagnucoloso, spira verso sera. E’ utile agli orti, alle fave, alle biade. Suo opposto è il vento dell’est, il vento che arriva dal mare. E’ temperatamente caldo e secco, propizio alle arature, pastore di mandrie di onde. Lo Scirocco, suscitatore di marette d’argento, è vento caldo, turbolento, impetuoso. E’ amico dei fiori, degli orti, utile ai frutti. (F. Tombari)
Effetti del vento
Il vento piega i rami e rovescia le foglie e gli alberi; i prati su cui il vento passa, sembrano più chiari; ciò avviene perchè ogni foglia è più pallida al suo rovescio. Gli alberi che il vento piega maggiormente sono quelli più alti e sottili e nei vasti boschi e nelle praterie le onde prodotte dal vento sono simili a quelle del mare. Gli alberi che nascono presso la spiaggia, e sono esposti al vento, sono tutti piegati; e così piegati crescono e restano. (Leonardo da Vinci; adattamento)
Il vento
Il vento passò dai paesi caldi, prese dagli alberi di aranci e di limoni il loro gradito profumo e continuò il suo cammino. Giunse in una grande città.
Tutti gli abitanti delle case, gli operai delle officine, i sagrestani delle chiese spalancarono finestre e balconi, e il buon vento entrò, portando ovunque la soave fragranza delle erbe e dei fiori… (G. E. Nuccio)
Il figlio del vento
Quando nacque il figlio del vento, alla reggia fecero gran festa. Ma un figlio del vento non può essere che un disastro.
Infatti il vento neonato non era ancora stato messo dalle fate nella culla, che già le copertine e i lenzuolini se ne volavano come bandiere per il cielo. Poi fu la volta delle fasce e dei camicini.
Quando diventò più grandicello e incominciò a camminare, alla reggia accadde il finimondo. Porte, imposte e finestre scrollate, sbattute, spezzate. Che schianti!
Finalmente il monellaccio uscì di casa per andare a giocare. E incominciò a piegare i rami degli alberi fino a spezzarli, giocò a rincorrere le foglie, a strappare i manifesti, a rubare i cappelli ai signori. Poi s’arrampicò nel cielo e giocò al treno con le nuvole.
Un giorno il figlio del vento fu mandato a scuola e imparò a suonare con le canne del fiume e con le spighe del grano. Imparò a spazzare il cielo e a raccogliere insieme i nuvoloni, a far corree le vele sul mare, a far girare le pale dei mulini e a seminare.
Ti piacerebbe conoscerlo?
Guarda fiori dalla tua finestra. E’ lì che il vento passa, nel cielo.
Dettati ortografici sul vento – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.
Rosa Rosella, gioco cantato tradizionale, con testo, spartito stampabile e file mp3 gratuiti, istruzioni di gioco.
Testo
Rosa rosella la rosa è fiorita
bianca la rosa in mezzo alle viole
fai la riverenza a chi la vuoi far.
B. E … entra in ballo
e vi entra senza fallo
falla/o ballar, falla/o ballar
non ti piace lasciala/o star.
Al castello bello bello, con testo, spartito stampabile, file mp3 e istruzioni di gioco, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Testo
Al castello bello bello ho perduto la dama mia, la più bella che ci sia me la voglio portar via. Avanti passo e musica, danziam la rillallera, avanti passo e musica, danziam e rillallà.
Si forma un cerchio e ci si tiene per mano; un giocatore va all’interno. Il cerchio e il giocatore, cantando, girano in senso contrario.
Alle parole “portar via” tutti si fermano. Il giocatore che si trova all’interno si inchina di fronte alla persona alla quale si trova e la prende sottobraccio.
Insieme girano sottobraccio saltellando fino a “rillallera” mentre il cerchio canta battendo le mani.
Poi i due giocatori si scambiano di braccio e saltellano fino alla fine della canzone.
Al termine il giocatore invitato resta al centro, mentre l’altro prende posto nel cerchio e il gioco ricomincia.
Ho scelto la più bella, gioco cantato tradizionale con testo, istruzioni di gioco, spartito stampabile e file mp3. Adatto a bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Testo
A. Ho scelto la più bella, per danzar, per danzar, per danzare con me.
Ho scelto la più bella, per danzar, per danzare con me.
B. Su danziamo Rosì, su danziamo Rosà,
su danziamo Rosetta, su danziamo Rosà.
Rosì, Rosà, su danziamo, su danziamo.
Rosì, Rosà, su danziamo Rosà.
I giocatori in cerchio si tengono per mano e cantano la parte A mentre un giocatore all’interno gira nel senso inverso al cerchio
e al termine sceglie un compagno per ballare
Nella parte B, mentre il cerchio cantando sta fermo e tutti battono le mani a tempo, si eseguono le seguenti figure:
– la coppia esegue un girotondo durante i primi quattro versi della strofa
– a “Rosì, Rosà” i due giocatori si mettono di fronte e ognuno batte le mani su quelle del compagno per quattro volte:
– a “su danziamo, su danziamo” i due giocatori, sempre stando di fronte, eseguono dei saltelli a forbice sul posto
– a “Rosì, Rosà, su danziamo Rosà” si ripetono i due movimenti precedenti.
Il giocatore prescelto rimane al centro e il gioco ricomincia.
Galoppa sul cavallo, gioco cantato tradizionale con spartito stampabile, file mp3, testo e istruzioni di gioco. Per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Testo
Galoppa sul cavallo
il signore del castello,
a mezzogiorno tornerà,
la campanella suonerà:
dlin, dilin, dilin, dilin, dilin.
I giocatori sono seduti in cerchio. Un “signore” e un “cavallo” camminano all’interno. Essi non hanno un posto a sedere. Il signore gira con una campanella e il cavallo lo segue.
A “dlin dlin dlin” tutti i bambini cambiano posto ed anche il cavallo che seguiva il signore cerca di trovare un posto.
Chi non trova posto segue il signore fino al nuovo cambio.
Maria Giulia, gioco cantato tradizionale con testo, spartito stampabile e file mp3, istruzioni di gioco, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Testo
Maria Giulia di dove sei venuta?
Alza gli occhi al cielo, fai un salto, fanne un altro,
levati il cappelletto, fai la riverenza, fai la penitenza,
guarda in su, guarda in giù,
dai un bacio a chi vuoi tu.
I giocatori sono in cerchio, si tengono per mano ed eseguono un girotondo.
Un bambino in mezzo esegue via via i movimenti indicati dal canto
Alla fine dell’ultima frase, il girotondo si arresta e quello che sta in mezzo va a dare un bacio ad un giocatore del cerchio, il quale prenderà il suo posto. E il gioco ricomincia.
Era la sera battaglia di Magenta, gioco cantato tradizionale con testo, spartito, traccia mp3 e istruzioni di gioco, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Testo
Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. (parlato) Cavalieri, al passo! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! Con un piede! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! Con un piede! Con due piedi! Era la sera battaglia di Magenta, oh che piacere vedere i cavalieri. Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! Con un piede! Con due piedi! Bum!
I giocatori sono in cerchio per mano e girano cantando.
Al termine della musica si fermano e dicono le parole: Cavalieri, al passo!
Quindi riprendono cantando di nuovo la strofa alla fine della quale si fermano per dire: Cavalieri, al passo! Al trotto! Questa volta, nel riprendere il canto, invece di muoversi in cerchi camminando, effettueranno un trotto
La volta successiva, diranno Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! e il cerchio si sposterà galoppando.
Quando si arriva a Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! si batte la mano sinistra sul ginocchio sinistro restando fermi sul posto
Quando si arriva a Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! si batte anche la mano destra sul ginocchio destro
Quando si arriva a Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! Con un piede! si batte per terra a tempo il piede sinistro
Quando si arriva a Cavalieri, al passo! Al trotto! Al galoppo! Con una mano! Con due mani! Con un piede! Con due piedi! si saltella sui due piedi restando sul posto.
Al termine del gioco tutti i giocatori si avvicinano al centro ricantando la strofa e ripetendo tutte le parole parlate e quindi tutti gridano Bum!
Camminiamo per di qua, gioco cantato tradizionale per bambini della scuola d’infanzia e primaria, con istruzioni di gioco, spartito stampabile e traccia mp3.
Istruzioni di gioco
I giocatori camminano in uno spazio delimitato, cantando. Il lupo si trova un po’ isolato rispetto al gruppo
e risponde alla domanda: -Lupo, ci sei?-
che i giocatori gli rivolgono al termine del canto.
Se il lupo risponde “No”, i giocatori riprendono il canto; se risponde “Sì” essi domandano ancora:
– Che fai?-
Il lupo può rispondere liberamente ed ogni volta i giocatori riprendono a muoversi cantando. Quando però il lupo risponde:
-Ho fame-
le pecore scappano e il lupo le insegue. La pecora presa diventa lupo ed il gioco ricomincia.
Laissez passer les petits Saint-Jean, gioco cantato tradizionale con spartito stampabile, traccia mp3 e istruzioni di gioco, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Istruzioni di gioco
Tutti i bambini si dispongono in riga a coppie, uno di fronte all’altro e ogni coppia di giocatori, tenendosi per mano a braccia in alto forma un arco.
Mentre tutti cantano, l’ultima coppia della fila passa sotto gli archi seguita dalla coppia successiva e poi via via dalle altre.
Arrivate al termine del corridoio, le coppie formano nuovi archi e così via via per quanto tempo si vuole.
La mugnaia, gioco cantato tradizionale con testo, spartito stampabile, traccia mp3 e istruzioni di gioco, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Istruzioni di gioco
I giocatori sono in coppia uno di fronte all’altro e si danno le mani.
All’inizio si mettono di fianco senza lasciarsi le mani e iniziano a girare in cerchio a passo di marcia in senso orario.
A “gira gira” i giocatori di ogni coppia si rimettono uno di fronte all’altro: i piedi dei due giocatori si avvicinano fino a che le punte si toccano
si stringono forte le mani e si gira con piccoli passi veloci.
Pippirugello, gioco cantato tradizionale con testo, sparito stampabile, traccia m3 e istruzioni di gioco, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Cantilena: Pippirugello, l’amore è così bello la bella molinara, che sale sulla scala, la scala e lo scalone, la penna del piccione, la ruota del pavone. Bella zitella, che giochi a piastrella col figlio del re, (parlato): tira su questa ciantarella!
I giocatori si siedono per terra uno accanto all’altro con le gambe allungate. Un giocatore in piedi, cominciando da una parte, picchia a tempo con un bastoncino su ciascun piede dei bambini mentre recita la cantilena. Il piede che viene toccato quando si dice l’ultima sillaba di “ciantarella” (ciabatta) dovrà essere ritirato dalla conta.
Si continua così fino all’ultimo giocatore rimasto, il quale dovrà allontanarsi dal gruppo.
A questo punto si svolge un dialogo tra il gruppo e il giocatore che cantava.
Gruppo: S’è venduto a una vecchia sei uova, e s’è comprata questa coltellina (così dicendo gli mostrano il bastoncino)
Il giocatore prende in mano la coltellina, la rigira, la prova con le mani e scuotendo la testa dice: Non taglia nemmeno il burro! …e poi continua: Dov’è andata la vecchia che ha comprato le uova?
Gruppo: E’ andata… E’ nascosta… (e indicano un posto poco distante)
Il giocatore va a vedere e poi dice: Non c’è!
Gruppo: Si son bevute noi le uova!
… e così dicendo tutti scappano. Il giocatore cerca di prenderli e quando ne acchiappa uno dice: Sputa l’uovo!
Dopo aver fatto finta di sputare
chi è stato preso ricomincia il gioco facendo la conta sui piedi dei compagni.
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