Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI

Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per PESCE E CROSTACEI ho preparato questo elenco:

  1. acciughe
  2. anguilla
  3. aringa
  4. frittura di pesce
  5. caviale
  6. vongole
  7. cozze
  8. triglie
  9. pesce impanato
  10. polpi
  11. seppie
  12. bastoncini di pesce
  13. aragosta
  14. gamberoni
  15. granchio
  16. orata
  17. ostrica
  18. salmone
  19. trota
  20. pesce azzurro
  21. sgombro in scatola
  22. tonno in scatola

Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – PESCE E CROSTACEI – 3-6 anni

Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI
NOMENCLATURE IN TRE PARTI – PESCE E CROSTACEI – 6-9 anni

LIBRETTO PER LE NOMENCLATURE 6-9 anni PESCE E CROSTACEI

Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI
ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori PESCE E CROSTACEI

Nomenclature Montessori PASTA

Nomenclature Montessori PASTA disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori PASTA

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per la  PASTA  ho preparato questo elenco:

  1. ravioli al vapore
  2. farfalle
  3. gnocchi di patata
  4. timballo
  5. fusilli
  6. mafaldine
  7. cellentani
  8. chifferi rigati
  9. pipe
  10. orecchiette
  11. tagliatelle
  12. ravioli
  13. pasta integrale
  14. penne lisce
  15. soba di grano saraceno
  16. spaghetti di riso
  17. spaetzle
  18. spaghetti
  19. maccheroni
  20. ditalini
  21. tortellini

Nomenclature Montessori PASTA

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – PASTA – 3-6 anni

Nomenclature Montessori PASTA
NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – PASTA  – 6-9 anni

Nomenclature Montessori PASTA
ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori PASTA

Nomenclature Montessori ORTAGGI

Nomenclature Montessori ORTAGGI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori ORTAGGI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per gli ORTAGGI ho preparato questo elenco:

  1. asparagi
  2. broccoli
  3. verza
  4. cavolo cappuccio
  5. cavolfiore
  6. carota
  7. cassava
  8. spinaci
  9. cetriolo
  10. melanzana
  11. finocchio
  12. cavolfiore romanesco
  13. fagiolini
  14. porri
  15. lattuga cappuccina
  16. lattuga gentile
  17. carciofi
  18. ortaggi
  19. cipolla
  20. pastinaca
  21. peperoni
  22. patata
  23. rapanelli
  24. cavolo rosso
  25. rucola
  26. sedano
  27. zucca
  28. pomodori
  29. peperoncini
  30. radicchio rosso
  31. zucchine

Nomenclature Montessori ORTAGGI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – ORTAGGI – 3-6 anni

Nomenclature Montessori ORTAGGI
NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – ORTAGGI – 6-9 anni

Nomenclature Montessori ORTAGGI
ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori ORTAGGI

Nomenclature Montessori I LEGUMI

Nomenclature Montessori I LEGUMI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili gratuitamente in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori I LEGUMI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per I LEGUMI ho preparato questo elenco:

  1. carruba
  2. ceci
  3. fagioli
  4. lenticchie
  5. piselli
  6. soia

Nomenclature Montessori I LEGUMI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – I LEGUMI – 3-6 anni

NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – I LEGUMI – 6-9 anni

Nomenclature Montessori I LEGUMI
ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori FRUTTA FRESCA

Nomenclature Montessori FRUTTA FRESCA disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori FRUTTA FRESCA

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per la FRUTTA FRESCA ho preparato questo elenco:

  1. albicocca
  2. avocado
  3. banana
  4. fragole
  5. ribes nero
  6. pompelmo
  7. melograno
  8. mela
  9. nespola
  10. pesca nettarina
  11. more
  12. mirtilli
  13. melone
  14. mango
  15. litchi
  16. lime
  17. limone
  18. lampone
  19. kiwi
  20. cachi
  21. prugne
  22. uva
  23. frutti di bosco
  24. frutta
  25. arancia
  26. agrumi
  27. pera
  28. anguria
  29. fichi d’India
  30. fico
  31. ciliegia
  32. ribes rosso
  33. noce di cocco
  34. mandarino

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – FRUTTA FRESCA – 3-6 anni

NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – FRUTTA FRESCA – 6-9 anni

Nomenclature Montessori FRUTTA FRESCA

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori FRUTTA FRESCA

Il menestrello

Il menestrello – racconto ambientato nel Medioevo per bambini della scuola primaria, adatto alla lettura e al riassunto.

Era da poco cominciato l’inverno, ed i fossi erano tutti gelati, quando un giovane venne a suonare il corno davanti al castello di sir Galihud Sans Pitiè.

Dalla finestra del barbacane un soldato gli chiese: “Che volete?”.

“Sono un menestrello” rispose il giovane, “e voglio entrare, per rallegrare il signore di questo luogo con le mie poesie”.

“Se vuoi un consiglio, vattene via. Sir Galihud Sans Pitiè non ama se non la caccia e la guerra”.

“Ma ci saranno pure delle dame, al castello, e dei cavalieri cortesi!”

“Ci sono”.

“Bene” disse il menestrello “aprimi, allora. Io canterò per loro”.

Il ponte levatoio s’abbassò, la porta si aprì ed il menestrello entrò nel maniero. Era un giovane biondo, dai lunghi capelli, dal viso bianco come la cera, dalle spalle delicate e rotonde. Vestiva di scarlatto, ed aveva a tracolla un liuto ed una sacca piena di carte. Il soldato lo condusse subito nella sala ove sir Galihud teneva tavola imbandita.

Quando videro il menestrello, le dame ed i cavalieri che vivevano al castello, o che vi erano ospiti si rallegrarono e lo invitarono a cantare le sue canzoni.

“Col permesso del signore, delle dolci dame e dei giovani cavalieri” disse allora il menestrello, “canterò la storia d’amore della regina Didone per l’eroe Enea” e cominciò a suonare ed a cantare; ma non aveva tratto che poche e delicate note, quando sir Galihud esclamò: “No, no! Codesta canzone non mi piace!”.

Il menestrello si inchinò e cominciò un’altra canzone; ma l’aveva appena intonata, che sir Galihud esclamò: “Via, via, nemmeno questa mi piace!”.

Per la terza volta il menestrello ricominciò, e per la terza volta sir Galihud lo interruppe, esclamando: “Basta con questi lamenti!”.

Il menestrello allora gli si volse e disse: “Parlando in codesto modo, messere, voi fate una grande villania prima a voi stesso che a me. Perchè cosa penseranno, le dame ed i cavalieri che vi ascoltano, se non che siete un uomo sgarbato e rozzo e senza cortesia?”

A queste parole tene dietro un lungo silenzio; e sir Galihud, alzandosi dal suo scranno esclamò: “Tu hai parlato troppo!” e scavalcata la tavola si avventò sul menestrello, e strappandogli il liuto, prese con questo a batterlo: e lo fece con tanta rabbia che ben presto il giovane cominciò a sanguinare dal naso e dalle orecchie, e cadde a terra svenuto. sir Galihud stava per colpirlo ancora, quando il giovane sir Lionel, un cavaliere ospite del castello, lo agguantò per le braccia trattenendolo e gridò: “Vergogna, sir Galihud! Voi avete battuto un uomo disarmato!”.

“Lasciatemi subito andare e chiedetemi perdono!” rispose furibondo il cavaliere “O vi batterete con me!”.

Sir Lionel lasciò la presa e disse: “Così sia. Mi batterò con voi quando vorrete!”.

“Ciò sarà subito!” replicò sir Galihud, e lasciò la stanza, per andare a prepararsi. Le dame e gli altri cavalieri seduti alla tavola, allora, si rivolsero a sir Lionel, scongiurandolo di lasciare subito il castello e di non misurarsi con sir Galihud. “Egli è feroce come un leone” gli dissero “e vi ucciderà, come avrebbe ucciso questo menestrello, perchè non ha mai dato quartiere ai suoi nemici”.

Sir Lionel rispose: “La nostra vita è nelle mani di Dio; ed anche se io morrò, almeno avrò salvato la vita di questo giovane”, e qui si chinò sul menestrello insanguinato e gli disse: “Coraggio, poeta! Di queste ferite non si muore!”.

Il menestrello aprì gli occhi e mormorò: “Dio vi ricompensi, messere, per quello che avete fatto. Da parte mia, io non lo scorderò mai”.

In questo momento entrarono gli araldi e dissero come sir Galihud fosse già sceso nel cortile ed aspettasse sir Lionel per il duello. Sir Lionel allora, con sereno volto, prese il suo cimiero e si avviò, tra il pianto delle dame ed i sospiri dei cavalieri.

sir Galihud era già in sella, e quando vide sir Lionel gridò, levando il pugno: “Nemo me impune lacessit!” che era un motto che significava ‘nessuno mi ha mai sfidato impunemente’. Sir Lionel montando in sella rispose: “Dio mi è testimone che non vi feci offesa alcuna”.

In breve, i due furono pronti per il duello, ed al segnale corsero fieramente ad incontrarsi, e ruppero le lance con strepito e fragore; ma sir Lionel fu scavalcato e piombò a terra, ed allora sir Galihud, smontato sveltamente da cavallo, gli si fece addosso e, toltogli l’elmo, gli troncò di netto la testa. Le dame gridarono, coprendosi il volto con le mani ed anche i cavalieri volsero gli occhi per non vedere.

Sir Galihud gridò: “Dov’è il menestrello? Portatelo qui!”

Due soldati trascinarono nel cortile il menestrello; e sir Galihud gli disse, accennando al corpo di sir Lionel: “Prendi il tuo protettore, e vattene. Ricorda: se metterai ancora piede nel mio castello, ti ucciderò!”.

Nel gran silenzio del cortile, il menestrello avanzò e con molta pietà prese tra le braccia sir Lionel: barcollando sotto il peso, poi, uscì dal castello. Quando fu fuori, scavò con le sue mani una fossa, e vi depose il morto, e dopo avere lungamente pianto e pregato lo coprì di terra dicendo: “Sir Lionel, non mi scorderò di voi!”.

Passarono due anni. Venne due volte la neve e cancellò ogni cosa. Poi due primavere portarono cielo azzurro e fiori, e fecero spuntare tenera erba sulla tomba di sir Lionel; giunsero due rigogliose estati, e gli autunni ricchi di foglie e di colori. Quando il terzo inverno riapparve coi primi geli, le sere tornarono a farsi molto lunghe nelle sale del castello ove sui camini ardevano ceppi resinosi.

Una sera assai fredda, ecco suonare il corno sotto il castello di sir Galihud. Questi, che sonnecchiava accanto al fuoco, domandò: “Chi suona a quest’ora?”

“Messere” annunciò un servo, “è un menestrello che chiede di entrare”.

“Ah, fatelo entrare, sir Galihud!” gridarono le dame, che si annoiavano profondamente, “che ci narri qualche storia d’amore e d’avventura!”.

“Io non sono amico dei menestrelli, lo sapete e sterminerei la loro razza. Ma poichè la sera vi sembra tanto lunga, ebbene, che quel poeta salga a cantarvi le sue canzoni!”.

Così fu fatto, ed il menestrello entrò nel maniero e venne condotto nella sala; ma, anziché avanzarsi verso la tavola, si arrestò sulla soglia, dove la luce delle torce giungeva appena.

“Vieni avanti, menestrello!” ordinò sir Galihud.

“Ci sarà tempo, per questo” rispose il menestrello senza muoversi; e le dame mormorarono: “In verità questa sembra la voce di un guerriero, e non di un poeta!”.

“Va bene, sta pure dove sei” disse sir Galihud. “Quale canzone buoi cantare?”

Stando nell’ombra il menestrello disse: “Col permesso del signore, dello dolci dame e dei nobili cavalieri, io narrerò la storia di un prode e generoso cavaliere, che venne ucciso da un villano signore senza pietà, perchè aveva difeso un povero menestrello come me”.

Tutti rabbrividirono e si volsero verso sir Galihud; e questi, buttato a terra il boccale di sidro che teneva in mano esclamò levandosi in piedi: “Codesta storia non mi piace! E tu, menestrello, fatti avanti, in modo che io ti veda in volto!”.

Allora, mentre tutti tacevano, il menestrello camminò verso il centro della sala, e rivelò l’essere suo; e tutti mormorarono stupidi perchè, malgrado avesse capelli corti da soldato, viso abbronzato, spalle larghe e quadrate, riconobbero in lui il menestrello venuto due anni prima e percosso da sir Galihud. E questi disse: “Hai sbagliato a tornare nel mio castello! Avevo promesso che ti avrei ucciso! Tu vuoi morire!”.

“Non sono ancora giunto a questo.”

“Ebbene, vi giungerai!”.

Sir Galihud prese un grosso coltello, che serviva per tagliare la carne, e si avventò sul menestrello; ma questi corse al muro dove erano appesi i trofei di guerra, e staccò da esso una spada, e brandendola disse: “Io sono qui sir Galihud, per vendicare la morte di sir Lionel!”.

“Tu morrai come lui! Nemo me impune lacessit!”

Sir Galihud menò alcuni colpi col suo coltello, ma il menestrello li schivò facilmente tutti, ed anzi a sua volta colpì di spada e ruppe il pesante giaco di cuoio di cui il cavaliere era rivestito. Tutti si meravigliarono che un poeta sapesse duellare con tanta perizia; ed ancor più si stupirono, quando sir Galihud venne ferito a un fianco, e cominciò a perdere sangue.

“Tu combatti con una spada, menestrello! Lascia dunque” esclamò il malvagio cavaliere arrestandosi ” che io mi armi come te”.

“Messere, sia come volete. Ciò non vi salverà dalla morte”.

Sir Galihud andò allora accanto al muro dei trofei di guerra; ma, invece di prendere una spada come quella del menestrello, ecco che staccò un enorme spadone che si impugnava a due mani; e con esso, roteandolo furiosamente, si fece avanti.

I cavalieri presenti pensarono, allora, che nessun onore poteva venire a sir Galihud da una simile azione. Il menestrello però non dimostrò alcuna paura, e fermamente fronteggiò sir Galihud, arretrando ed abilmente schivando tutti i terribili fendenti dello spadone.

Quando ebbe compiuto per tre volte il giro della grande sala, senza mai riuscire a menare un colpo al segno, sir Galihud si fermò ansimante e disse: “Tu fuggi, codardo!”.

“L’ho fatto fino ad ora” replicò il menestrello “perchè voi vi battete con due mani, ed io non una. Ma a questo” aggiunse fieramente, “c’è rimedio!” e con un gran fendente, tagliò netta la mano sinistra di sir Galihud. “Ecco che ora combatterete con una mano sola!” disse ancora, e mentre il malvagio cavaliere cercava, con una sola mano, di manovrare quel suo pesantissimo spadone, il menestrello lo colpì sulla testa con tanta violenza che sir Galihud cadde morto e non si mosse più.

Allora il menestrello si volse alle dame ed ai cavalieri, che avevano dato un grido, ma che non erano mossi, e disse loro: “Per due anni, signori, scordando poesia e canzoni, combattendo nella Terra Santa per il riscatto del sepolcro di Gesù, mi sono esercitato nell’arte della guerra, fortificando il mio spirito e il mio corpo. E ciò ho fatto, perchè dovevo compiere giustizia e vendicare la morte di sir Lionel. Ho atteso lungamente: ma ora che quest’uomo senza pietà è perduto ecco io rinuncio alla lancia ed alla spada. E” concluse “torno per sempre al mio liuto ed alle mie poesie”.

Così dicendo lasciò cadere la spada; né volle fermarsi al castello, benché fuori smisuratamente fioccasse la neve; e si allontanò sul suo cavallo, e mentre si allontanava, lo udirono cantare una dolce e triste canzone d’amore e di guerra.

(P. Selva)

Il menestrello – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Il menestrello

Nomenclature Montessori FORMAGGI E LATTICINI

Nomenclature Montessori FORMAGGI E LATTICINI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori FORMAGGI E LATTICINI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per FORMAGGI E LATTICINI ho preparato questo elenco:

  1. Bel Paese
  2. stilton
  3. brie
  4. grana padano
  5. yogurt
  6. emmenthal
  7. caprino fresco
  8. feta greca
  9. formaggio stagionato
  10. ricotta
  11. formaggio Piave
  12. gorgonzola
  13. mozzarella
  14. pecorino sardo
  15. provola affumicata
  16. formaggio Asiago
  17. fiocchi di latte
  18. taleggio
  19. tilsit
  20. fontina
  21. stracchino.

Nomenclature Montessori FORMAGGI E LATTICINI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – FORMAGGI E LATTICINI – 3-6 anni stampato minuscolo e corsivo

Nomenclature Montessori FORMAGGI E LATTICINI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – FORMAGGI E LATTICINI – 6-9 anni

Nomenclature Montessori FORMAGGI E LATTICINI

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori FRUTTA SECCA E SEMI

Nomenclature Montessori FRUTTA SECCA E SEMI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori FRUTTA SECCA E SEMI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per FRUTTA SECCA E SEMI ho preparato questo elenco:

  1. noci
  2. semi di zucca
  3. pistacchi
  4. pinoli
  5. arachidi
  6. mandorle
  7. nocciole
  8. semi di girasole
  9. datteri
  10. uvetta
  11. frutta secca
  12. caldarroste
  13. castagne
  14. anacardi

Nomenclature Montessori FRUTTA SECCA E SEMI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – FRUTTA SECCA E SEMI – 3-6 anni

Nomenclature Montessori FRUTTA SECCA E SEMI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – FRUTTA SECCA E SEMI – 6-9 anni

Nomenclature Montessori FRUTTA SECCA E SEMI

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Amalfi e la bussola – recita

Amalfi e la bussola – recita per la scuola primaria

Amalfi e la bussola – Personaggi
-Feliciano, figlio di un navigatore amalfitano
– Marina, sua sorella
– un compagno, che entra alla fine della scena.

Amalfi e la bussola – Testo
Marina: Feliciano, hai visto che nebbia c’è sul mare?
Feliciano: E’ davvero una cosa rara per Amalfi
Marina: Da lontano non si deve distinguere né la costa né il faro. Sto in pensiero per il nostro babbo. La sua nave dovrebbe essere la prima ad arrivare in porto.
Feliciano: Oh, non temere! Il babbo e i suoi marinai sono abili navigatori. Noi Amalfitani abbiamo il mare nel sangue, dice il babbo. Anche io sarò un navigatore!
Marina: Tu dici così, ma io non sono affatto tranquilla. Primo, per il maltempo; secondo, perchè so che il babbo dovrebbe far scaricare le sue stoffe, provenienti da Costantinopoli, entro domani l’altro per un impegno preso con certi mercanti. Come potrà trovare la direzione giusta con questa nebbia?
Feliciano: Senti, Marina. Tu forse non sai ancora che le galee amalfitane hanno a bordo qualcosa che fa trovar loro l’orientamento anche senza il sole né le stelle.
Marina: Ma che dici?
Feliciano: Sì. Si tratta di una cosa semplice, ma meravigliosa: un ago calamitato, che il babbo chiama magnetico, fissato sopra un pezzo di legno, il quale viene fatto galleggiare in un recipiente con acqua. Questo ago ha una proprietà particolare: volge la sua punta verso nord, e così i naviganti possono conoscere la posizione dei punti cardinali. Credo che i nostri marinai abbiano appreso l’udo di questo strumento dai naviganti arabi; ma c’è chi dice che sia invenzione di un Amalfitano.
Marina: Ma a me il babbo non ha detto nulla di tutto ciò!
Feliciano: (con orgoglio) Tu sei una bambina. Non sarai mai un navigatore. Invece io…!
Un compagno: (entrando trafelato) Feliciano! Marina! Sta entrando in porto la nave di vostro padre!
Marina: Papà! Papà!

(da: Recitiamo la Storia, Rodolfo Botticelli, editrice La Scuola)

Amalfi e la bussola 

Amalfi e la bussola Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Amalfi e la bussola

Nomenclature Montessori ERBE AROMATICHE E SPEZIE

Nomenclature Montessori ERBE AROMATICHE E SPEZIE disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori ERBE AROMATICHE E SPEZIE

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per ERBE AROMATICHE E SPEZIE ho preparato questo elenco:

  1. basilico
  2. cardamomo
  3. anice stellato
  4. semi di coriandolo
  5. curcuma
  6. erba cipollina
  7. fave di cacao
  8. aglio
  9. prezzemolo
  10. bacche di ginepro
  11. alloro
  12. noce moscata
  13. rosmarino
  14. timo
  15. salvia
  16. pepe
  17. cannella
  18. vaniglia
  19.  zenzero

Nomenclature Montessori ERBE AROMATICHE E SPEZIE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – ERBE AROMATICHE E SPEZIE – 3-6 anni stampato minuscolo e corsivo

Nomenclature Montessori ERBE AROMATICHE E SPEZIE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI e LIBRETTO – ERBE AROMATICHE E SPEZIE – 6-9 anni

Nomenclature Montessori ERBE AROMATICHE E SPEZIE

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Martin Luther King

Martin Luther King – materiale didattico e schede illustrate pronte per la stampa per bambini della scuola primaria, sulla vita di Martin Luther King.

Martin Luther King si celebra col MLK day negli USA il terzo lunedì di gennaio, un giorno vicino alla sua data di nascita. E’ una festività nazionale istituita per legge dal 1983, ma fu osservata da tutti gli Stati americani solo dal 1993. Per raccontare ai bambini la sua storia ho preparato una biografia, una serie di carte illustrate che possono essere utili durante il racconto, e un riassunto del discorso pronunciato a Washington nel 1963. Le immagini sono di pubblico dominio; tutte le fonti sono citate in fondo all’articolo.

Martin Luther King è l’icona mondiale della lotta per i diritti civili.

Fino a cinquant’anni fa, in USA, c’erano fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri, a teatro la balconata separata per neri, e i posti in fondo al bus solo per neri. E’ difficile da credere ma era veramente poco tempo fa. Nella lotta per guadagnare la parità per i cittadini di qualsiasi razza si è svolta la breve vita di Martin Luther King. In quel periodo negli USA era normale salire sugli autobus, entrare nei bar, in teatro, e nelle chiese e vedere posti separati a seconda del colore della pelle delle persone, e persone come Martin Luther King sono, anche oggi, fonte di ispirazione per chi crede nella giustizia sociale.  Voleva il riscatto di tutti, non solo dei neri, che non erano i soli ad essere maltrattati nel suo paese: l’ingiustizia sociale era troppa e troppe le leggi scritte ma non rispettate. Occorreva restituire dignità a tante persone schiacciate da secoli di schiavitù sociale, politica e morale.
L’Italia, da paese di emigrazioni è diventato un paese di immigrazioni, e quindi una società multietnica caratterizzata dalla coesistenza di persone di etnie diverse. Molti italiani che si considerano ‘istruiti’, si rivelano poi razzisti, per diversi motivi. Il sogno di Martin Luther King può insegnare molto agli italiani sui diritti civili, sull’integrazione, sull’uguaglianza delle minoranze e sulle barriere razziali. Anche se i tempi e le situazioni sono diverse, le cause del razzismo sono sempre le stesse. Perciò, i valori che il sogno di Martin Luther King ha insegnato agli americani, possono servire da lezione anche agli italiani.

Martin Luther King jr (15 gennaio, 1929 – 4 aprile, 1968) nacque nella città di Atlanta, in Georgia, il 15 gennaio 1029.

La Georgia è uno Stato del sud degli Stati Uniti, dove il problema razziale era molto forte.

I neri americani sono i discendenti di quegli uomini che furono rapiti dai negrieri e portati dall’Africa all’America, in catene, per essere venduti come merce. Milioni di donne e di uomini vennero strappati alla loro terra e fatti schiavi per lavorare nelle piantagioni di cotone, tabacco, zucchero e caffè degli stati del sud dal 1620 fino al 1865: 200 lunghi anni durante i quali gli antenati di Martin Luther King venivano comprati, venduti e trattati non come esseri umani, ma peggio degli animali. La legge che permetteva la schiavitù negli Stati Uniti fu cancellata solo grazie a una terribile guerra civile tra gli Stati del Nord, che volevano abolire lo schiavismo, e gli Stati del Sud. Ma, soprattutto al sud, l’abolizione legale della schiavitù non portò la libertà agli americani neri, perchè i proprietari terrieri escogitarono sistemi di ricatto economico nei confronti dei lavoratori ex schiavi, per cui più lavoravano più si indebitavano. Nella pratica i neri americani non potevano nemmeno partecipare alle elezioni. Sorse inoltre il Ku Klux Klan (KKK), un gruppo fondato da ex soldati sudisti dopo la guerra civile, che ha usato la violenza e l’intimidazione  per escludere i neri dal voto, dalle cariche politiche e anche dalle scuole, compiendo crimini orribili.

Lavorare dall’alba al tramonto, incatenato alla terra dai conti da pagare al proprietario della piantagione, piangere, compatirsi per la propria mancanza di coraggio, essere lo zimbello dei giudici e dei poliziotti, finire col credere alla propria indegnità… e infine cedere, inchinarsi e odiare se stessi per la propria debolezza“.

Così Martin Luther King racconta la vita di suo nonno James Albert, che era la vita di tutti i neri americani. Nelle città si vedevano dappertutto cartelli con la scritta “colored only” o “white only” (solo per neri, solo per bianchi). I neri vivevano riuniti in zone della città, i ghetti (slums), sovrappopolati e privi di strutture e di servizi decenti. I neri americani non potevano frequentare molte scuole, Università, né entrare a far parte di molte associazioni, non votavano, subivano maltrattamenti anche da parte delle autorità e dalla polizia, ed erano spesso condannati ingiustamente da giurie popolari bianche e razziste. I neri godevano di meno diritti dei bianchi ovunque: nel campo dell’istruzione, sul lavoro, e in tutti i settori della vita sociale ed anche nell’esercito, e perfino nell’uso dei mezzi pubblici. Quello che oggi, nella nostra cultura, sembra assurdo, nell’America degli anni ‘50 e ’60 era la normalità.

In questo clima Martin Luther King nacque, visse e cominciò a lottare fin da bambino.

Oggi gli USA hanno il loro primo Presidente nero. Sono passati solo cinquant’anni dai discorsi di Martin Luther King. Il Presidente Obama non ha nella sua storia familiare ex-schiavi afroamericani, mentre la first lady, Michelle, sì. Gli USA hanno fatto molti passi avanti per i diritti civili e l’uguaglianza, ma le discriminazioni esistono ancora. Ad esempio, in alcuni stati degli USA, gli studenti di colore vengono sospesi o espulsi tre volte di più dei loro coetanei bianchi.

Fin dall’infanzia Martin Luther King subì i traumi dei bambini che scoprono di essere diversi e discriminati, che scoprono di vivere in una società razzista.

Il padre, Martin Luther King senior, era pastore della Chiesa battista, la mamma una maestra. Nei primi anni dell’infanzia giocava con i bambini del quartiere, anche coi bambini bianchi. A sei anni cominciò a frequentare la scuola elementare, e cominciarono ad accadere fatti incomprensibili per un bambino: venne escluso dai giochi dei suoi vicini di casa che, addirittura, ebbero dai loro genitori il severo divieto di parlare con lui. Martin non riusciva a capire: non aveva fatto loro alcun dispetto, non li aveva offesi in alcun modo… Non lo fecero sentire meglio le spiegazioni dei suoi genitori, che gli parlarono di cosa significasse essere di colore e vivere in uno Stato del Sud, gli raccontarono delle origini africane dei neri americani, della lunga e terribile schiavitù e della Guerra di Secessione che aveva dato loro, almeno formalmente, la libertà. A otto anni il suo papà gli dà la notizia della morte della sua cantante preferita, Bessie Smith, che dopo un incidente stradale morì perché gli ospedali per bianchi di Atlanta si rifiutarono di ricoverarla.

Ancora impreparato a reagire, queste ed altre esperienze gli rimasero scolpite per sempre nell’anima.

Martin Luther King visse la sua infanzia e adolescenza in un periodo di grande fermento storico, con  la II Guerra Mondiale e la conquista dell’indipendenza delle colonie europee, e fu molto affascinato dalla figura di Gandhi, dal quale imparò i principi della lotta non-violenta. Poté studiare frequentando le scuole per ‘coloreds’ (cioè per soli neri), e fu negli anni del liceo, mentre si inseriva nel mondo degli adulti, che cominciò ad avere sempre più coscienza della discriminazione razziale.  Così decise di diventare avvocato e si iscrisse all’Università di Atlanta (per soli neri), ma dopo qualche anno passò agli studi di filosofia e di teologia e diventò, a 22 anni, pastore battista. Ispirato dal metodo di lotta per i diritti basato sulla ‘non violenza’ di Gandhi, Martin Luther King si convinse che questo sistema poteva servire anche per la conquista dei diritti civili dei neri americani. Dalla meditazione sulle opere di Gandhi, trasse la conclusione che i valori cristiani uniti ai principi della non-violenza, dovevano essere la base della lotta per la giustizia sociale. Completò gli studi e, durante la preparazione della tesi di laurea conobbe Coretta Scott, che studiava canto per diventare soprano. Anche Coretta aveva il sogno di poter fare qualcosa per i neri americani. I due giovani s’innamorarono e nel 1953 si sposarono e si trasferirono nella città di Montgomery, in Alabama, entrambi erano decisi a lottare per non essere più giudicati inferiori, ma cittadini come gli altri.

In questa città Martin Luther King era pastore della chiesa battista.

Le sue prediche lo resero molto famoso tra le persone, indipendentemente dal colore della loro pelle, e riuscì ad attirare a sé un numero sempre più grande di sostenitori.

Nel dicembre del 1955 un fatto in apparenza banale, che avvenne proprio nella città di Montgomery, dette ai fatti una svolta decisiva. Sugli autobus della città le prime tre file di posti erano riservate ai bianchi, le altre potevano essere occupate da neri solo se non c’erano bianchi in piedi. Quel giorno Rosa Parks rifiutò di alzarsi e cedere il suo posto, e venne arrestata e portata in carcere.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Nel giro di poche ore King mise a disposizione la sua chiesa per organizzare la protesta e fu deciso il boicottaggio dei trasporti pubblici, una forma di lotta pacifica, ispirata agli insegnamenti di Gandhi: nessun nero sarebbe salito su un autobus fino a che non fosse stata tolta la spartizione dei sedili.
L’iniziativa ebbe un enorme successo: il giorno seguente, infatti, tutti i mezzi pubblici erano deserti, perchè non solo in neri ma anche molti bianchi avevano aderito alla lotta.  La situazione continuò a ripetersi anche nei giorni seguenti e gli abitanti neri di Montgomery non salirono sugli autobus e si recarono al lavoro arrangiandosi come potevano fino al dicembre dell’anno successivo: 382 giorni. In questo periodo King fu bersaglio di minacce d’ogni genere e la sua casa fu fatta saltare in aria con una bomba (la moglie e la figlia, che erano dentro, restarono fortunatamente illese). La compagnia degli autobus perse 40 milioni di dollari e le autorità arrestarono Martin L. King con un pretesto. A sorpresa, quando il processo contro di lui stava ormai per iniziare, arrivò la notizia: la Corte Suprema dichiarava illegale la segregazione praticata negli autobus.

Nacque così il Movimento per i Diritti Civili e Martin Luther King divenne il simbolo della ‘rivoluzione nera’.

Ogni sua vittoria ebbe per lui un prezzo altissimo: fu preso a sassate, picchiato ed aggredito dai cani della guardia nazionale; fu arrestato una ventina di volte durante le manifestazioni per la pace; più di una volta John Kennedy, che sarebbe diventato il Presidente degli Stati Uniti, pagò personalmente la cauzione per farlo uscire di prigione.

Martin Luther King organizzò tantissime manifestazioni pacifiche, marce, conferenze pubbliche e raduni, e il Movimento si estese ben presto a tutti gli Stati Uniti.

Organizzò ovunque boicottaggi contro gli esercizi commerciali che praticavano la segregazioni (negozi, bar, ristoranti, ecc.). Martin Luther King diceva: “Non possiamo obbedire a leggi ingiuste, perché il non collaborare col male è un obbligo morale, non meno del collaborare col bene“.
E di fronte alle minacce, riferendosi al Ku Klux Klan, diceva: “Mandate i vostri sicari incappucciati nelle nostre case. Ma siate certi che vinceremo: un giorno conquisteremo la libertà, e la nostra vittoria sarà anche la vostra“.

Nel 1963, centenario dell’abolizione della schiavitù firmata da Lincoln, le azioni non violente del Movimento per i Diritti Civili dilagarono in più di 800 città.

A Birmingham, città che subì in un anno diciassette attentati dinamitardi ad opera dei razzisti bianchi, ebbe inizio una delle più importanti campagne di sensibilizzazione del Movimento. Durante una marcia tenuta la sera del venerdì Santo, vennero imprigionate centinaia di persone e, fra di esse (per la tredicesima volta) Martin Luther King. Dal carcere scrisse una famosa lettera: “E facile dire: ‘aspettate’. Ma quando avete visto poliziotti pieni d’odio colpire e perfino uccidere impunemente i vostri fratelli e le vostre sorelle; quando sentite la vostra lingua torcersi se cercate di spiegare alla vostra bambina di sei anni che non può andare al luna-park perchè è nera, e vedete spuntarle le lacrime; quando vi perseguita notte e giorno il fatto di essere nero, non sapendo mai che cosa vi può accadere; allora voi comprendete perché per noi è tanto difficile aspettare“.

Sempre nel 1963, in agosto,  Martin L. King guidò un’enorme manifestazione interrazziale a Washington, dove pronunciò il suo discorso più famoso, poetico e struggente: “Ho un sogno” (I have a dream).

La marcia dei 250.000 arrivò a Washington il 28 agosto, per chiedere l’approvazione della legge sulla parità dei diritti civili per bianchi e neri. Oltre 80.000 dei partecipanti all’evento erano bianchi e marciavano insieme agli altri cantando ‘Black and white together’ (neri e bianchi insieme).  Fu una manifestazione molto pacata e vi partecipò tutta la comunità americana, singoli individui e gruppi politici e religiosi, associazioni, sindacati dei lavoratori, bianchi, neri, meticci ed indiani: fu un’azione collettiva, di tutta la nazione americana, a favore dei più deboli ed emarginati. Le telecamere di tutto il mondo erano puntate sulla marea umana che si era raccolta intorno al monumento a Lincoln per chiedere un mondo migliore, dove giustizia ed uguaglianza non fossero utopie, ma realtà. Milioni di telespettatori in tutto il mondo, seguirono affascinati questo evento ad ascoltarono la voce di Martin Luther King, a cui fu affidato il discorso conclusivo. Il suo discorso fu accolto da applausi scroscianti. A proposito della marcia di Washington, Martin Luther King scrisse: “…L’estate del 1963 è stata una rivoluzione perché ha cambiato il volto dell’America…”.
Questa marcia pacifista e la figura di Martin Luther King ebbero risonanza mondiale, e le sue predicazioni e i suoi scritti furono tradotti e letti in molti Paesi, ed anche in Italia.

Il 1964 fu un anno importante.

La legge per i diritti civili venne approvata il 10 febbraio 1964. Durante una manifestazione pacifica la polizia si scagliò con ferocia su un corteo di dimostranti, sguinzagliando cani e azionando idranti contro ragazzi inermi. Sotto la pressione dell’opinione pubblica inorridita, il Governo dichiarò illegale la segregazione nei negozi e nei locali pubblici, e stabilì che l’assunzione al lavoro doveva essere egualitaria per bianchi e neri. Erano vietate le discriminazioni per l’iscrizione ai registri elettorali ed era sancito l’obbligo di ammettere tutti i cittadini, senza distinzioni di razza, a qualsiasi scuola o esercizio pubblico. La battaglia, però, durò ancora a lungo e negli Stati del Sud, soprattutto l’Alabama e il Mississippi, continuarono a registrarsi episodi di neri picchiati e uccisi dai razzisti bianchi del Ku Klux Klan.

Il 14 ottobre Martin Luther King ricevette un telegramma da Stoccolma: “Il premio Nobel per la pace è stato assegnato a Martin Luther King per aver fermamente e continuamente sostenuto il principio della non-violenza nella lotta razziale nel suo Paese“. I 34 milioni del premio vennero messi a disposizione del Movimento per i Diritti Civili.

Ma ancora l’effettiva uguaglianza tra bianchi e neri era un obiettivo lontano.

A metà degli anni Sessanta il movimento per i diritti civili si spaccò: un gruppo di attivisti neri si oppose alle scelte moderate e pacifiste di King e diede vita a forme di protesta più radicali caratterizzate dallo slogan Black power (potere nero).

Tra mille difficoltà e molti oppositori Martin Luther King continuò a correre da una parte all’altra degli Stati Uniti per diffondere le idee del Movimento per i Diritti Civili, che estese la sua richiesta di riforme sociali non solo alla comunità nera, ma a tutti gli americani poveri, e si impegnò contro il coinvolgimento degli USA nella guerra del Vietnam.

Nel marzo 1968 Martin Luther King stava preparando  la marcia della “miseria nazionale” durante i poveri di tutte le razze sarebbero dovuti arrivare da tutti gli Stati USA a Washington.

Il 27 marzo nella città di Memphis, in Tennessee, seimila americani neri attraversarono in corteo la città per solidarietà con 1.700 spazzini in sciopero e Martin Luther King era in testa al corteo.
Pochi giorni dopo, il 3 aprile, Martin Luther King parlò, sempre a Memphis, davanti a quindicimila. Il giorno seguente, si trovava con altri membri del Movimento per i Diritti Civili in una stanza dell’Hotel Lorraine. Si affacciò ad un balcone dell’Hotel e venne colpito da un colpo di fucile.  Quando morì aveva solo 39 anni ed era nel pieno della sua battaglia. Il colpo era partito dalla casa di fronte, e approfittando dei momenti di panico che seguirono, l’assassino si allontanò indisturbato.
Il presunto killer fu arrestato a Londra circa due mesi più tardi, si chiamava James Earl Ray. L’uomo si proclamò innocente e disse di sapere chi fosse il vero colpevole, ma non sapremo mai la verità perchè venne accoltellato la notte seguente nella cella in cui era rinchiuso.

Al suo funerale parteciparono migliaia le persone d’ogni ceto e razza.

Celebrò la cerimonia suo padre, il pastore Martin Luther King senior, che fece riascoltare una predica registrata del figlio, nella quale, tra l’altro, diceva: “Se qualcuno di voi sarà qui nel giorno della mia morte, sappia che non voglio un grande funerale. E se incaricherete qualcuno di pronunciare un’orazione funebre, raccomandategli che non sia troppo lunga. Ditegli di non parlare del mio premio Nobel, perché non ha importanza… Vorrei solo che dicesse che sono stato una voce che ha gridato nel deserto per la giustizia, e che ho tentato di spendere la mia vita per amare e servire l’umanità».

Coretta King, anche dopo la morte del marito, continuò la sua lotta contro la segregazione razziale e a favore della pace del mondo.

I Have a Dream – Martin Luther King jr

Riassunto del Discorso Pronunciato da Martin Luther King a Washington il 28 Agosto 1963.

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della schiavitù.
Ma cento anni dopo, i neri non sono ancora liberi; cento anni dopo, la vita dei neri è ancora una vita in catene, e queste catene sono la segregazione e la discriminazione. Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa.
In un certo senso siamo venuti qui, nella capitale degli Stati Unti, per incassare una cambiale. Quando i Padri Fondatori scrissero la Costituzione Americana e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono una cambiale ad ogni americano. Questa cambiale prometteva a tutti gli uomini, ai negri tanto quanto ai bianchi, il diritto di godere in America dei principi inalienabili della vita, del diritto alla libertà e del diritto alla ricerca della felicità.
E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo impegno e non ha pagato la cambiale data ai suoi cittadini neri.
Invece di pagare la sua cambiale, invece di onorare il suo debito, l’America ha consegnato ai neri banconote false,  e quindi siamo venuti per incassare questo cambiale, per ricevere le banconote vere della libertà e della garanzia di giustizia.
Siamo anche venuti per ricordare all’America l’urgenza dell’adesso. Questo è il momento di realizzare le promesse; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti.
Sarebbe la fine per questa nazione, se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un autunno di libertà ed uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, ma un inizio.
Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai neri non saranno concessi i loro diritti di cittadini.
Ma c’è qualcosa che devo dire alla mia gente. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste. Non soddisfiamo la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio; conduciamo la nostra lotta con dignità e disciplina; non permettiamo che la nostra protesta degeneri in violenza; rispondiamo alla forza fisica con la forza dell’anima.
Molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, capiscono che il loro destino è legato col nostro destino, e che la loro libertà è legata alla nostra libertà. Questa offesa che è l’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze.
Quando potremo sentirci soddisfatti? Non saremo mai soddisfatti finché il nero sarà vittima degli orrori a cui viene sottoposto dalla polizia;  finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città; finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono ‘riservato ai bianchi’; finché i neri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare.
No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.
Non ho dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e sofferenze. Ritornate nel Mississippi, in Alabama, South Carolina, in Georgia, in Louisiana; ritornate ai vostri ghetti delle grandi città del nord, sapendo che questa situazione può cambiare, e cambierà.
Non sprofondiamo nella disperazione.
E anche se dovrete affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io ho un sogno.
Io un sogno: nel mio sogno, un giorno, questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso dei sui ideali. Tutti gli uomini sono creati uguali, questo è uno dei sui ideali.
Io ho un sogno: nel mio sogno, un giorno, i figli degli uomini che un tempo furono schiavi e i figli degli uomini  che un tempo furono schiavisti, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho un sogno: nel mio sogno, un giorno, perfino lo stato del Mississippi, dove oggi c’è arroganza ingiustizia e oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho un sogno: nel mio sogno, un giorno, i miei quattro figli piccoli non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.
Io ho davanti a me un sogno, oggi!
Difendiamo insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi.
Quel giorno tutti gli uomini sapranno cantare insieme l’America, dolce terra di libertà. Se l’America vuole essere una grande nazione, possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York. Risuoni la libertà negli alti monti della Pennsylvania. Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve. Risuoni la libertà dai dolci pendii della California. Ma non soltanto. Risuoni la libertà dalle montagne della Georgia. Risuoni la libertà dalle montagne del Tennessee. Risuoni la  libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà. 

Fonti:

https://english-zone.com/holidays/mlk-dreami.html Il discorso di MLK tradotto in Italiano

https://www.ilsoffioultrafanico.net/pag09_lutherkingdream.htm Il discorso di MLK in Inglese e Italiano

https://www.lagirandola.it/lg_primopiano.asp?idSpec=83

https://www.treccani.it/enciclopedia/martin-luther-king_(Enciclopedia_dei_ragazzi)/

https://www.studenti.it/materie/storia/martin_lutherking.php

https://www.martinlutherking.ucebi.it/biografia/bio.php

https://digitalcollections.nypl.org/search/index?utf8=%E2%9C%93&keywords=martin+luther+king#

https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Parks#/media/File:Rosaparks.jpg

https://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King

https://www.slysajah.com/

https://www.lavocedinewyork.com/Il-sogno-di-Martin-Luther-King-nelle-scuole-americane/d/4277/

https://www.oronoticias.com.mx/galeriafotos/349/El-movimiento-de-Luther-King#.VpWYT7bhBkg

https://www.myusa.it/mappa-cartina-usa/243-cartina-politica-usa.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Racial_segregation_in_the_United_States

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Barack_Obama_family_portrait_2011.jpg

https://kinginstitute.stanford.edu/liberation-curriculum

https://mlkflc.org/photo-gallery/

Abdullah e il pepe

Abdullah e il pepe: un racconto ambientato nell’epoca delle crociate, per bambini della scuola primaria adatto alla lettura e il riassunto.

Il Pascià di Alessandria, dopo aver ascoltato distrattamente tre religiosi biancovestiti, con una croce rossa e blu sul petto, chini umilmente davanti a lui, contò e ricontò la somma piuttosto forte che gli era stata appena consegnata. Poi fece schioccare le dita: “Chiamate Abdullah!”.

Lo schiavo Abdullah spuntò fuori dalle cucine dove stava lavorando da quasi undici anni. Era uno schiavo dagli occhi azzurri e dal naso un poco all’insù, vissuto fino a dieci anni, con il nome di Giannetto, in un villaggio della valle della Loira.  Per aver seguito un pastore di Vendome che predicava la Crociata dei Fanciulli, egli era andato a finire in qualità di marmittone in mano ai Barbareschi…

Il Pascià gli disse: “Ecco degli ulema (dotti) del tuo paese che mi hanno versato un buon prezzo per il tuo riscatto. Poiché ti sei comportato bene, ti restituisco la libertà. Ricorda che tu sei vissuto fra noi più a lungo che non presso i Franchi; se un giorno sentissi il desiderio di ritornare da noi potrai invocare la mia protezione”.

E Abdullah-Giannetto partì con i monaci trinitari verso il molo dove si riunivano gli schiavi riscattati.

Ma verso la fine di settembre, appena cinque mesi dopo la sua liberazione, egli si trovava di nuovo davanti al Pascià, in compagnia di un altro cristiano fornito di un’enorme bisaccia di cuoio. Affondato in un sofà di seta verde, il Pascià prendeva da una cesta delle arance candite e delle uova sode…

“E così” gridò “tu hai fatto naufragio… racconta!”.

“Dopo dieci settimane di navigazione” racconta Giannetto, “la nostra nave andò a sbattere contro uno scoglio a fior d’acqua, si squarciò e affondò. Io fui spinto sugli scogli, e riuscii a toccar terra, mezzo annegato. Dopo aver preso fiato e vestito com’ero con i soli pantaloni, mi inoltrai nell’interno del paese finché raggiunsi una città fortificata, costruita sulle pendici di una collina. La gente vi parla la lingua di Felì, il Provenzale, il nostro schiavo pasticcere. Verso sera, quasi morto di fame e di sete, mi fermai alla porta di una taverna. Nel vedermi, l’enorme padrone si pose sulla soglia della porta e bastò questo  per sbarrarmi l’ingresso.
In quel momento io sentii in tasca delle palline dure: automaticamente ne tirai fuori alcune per vedere ci che si trattava. Erano aromi che Felì mi aveva donato al momento della partenza. Non appena vide quei granellini, l’oste mi stese la sua manaccia in modo così imperioso che io aprii le dita e cinque grani verdastri vi rotolarono. Vedendo di che cosa si trattava, l’omaccio esclamò: ‘Guarda un po’! Del pepe!’. Mi fece entrare nella cucina e mi diede da lavare dei bicchieri e dei piatti maleodoranti. Allora pensai che non avevo niente da guadagnare a essere libero… La mia cena furono un pezzo di pane e pochi fichi, prima di andare a dormire nel granaio.
Qui ebbi il tempo di contare i miei grani di pepe: me ne restavano 13 e li rimisi nel sacchetto. Senza riflettere bene a quello che facevo, nascosi quel sacchetto sotto una trave: era tutta la mia fortuna e ciò mi fece ridere!… Nel cuore della notte, fui risvegliato dall’oste: alla luce fioca della candela frugava nei miei pantaloni. Poiché sapeva bene che io non avevo denaro certamente stava cercando il pepe. A forza di frugare perfino nelle cuciture, scoprì un grano che mi era sfuggito, fece un grugnito di soddisfazione e se ne andò.
Il mattino, me la squagliai, naturalmente con il mio pepe!”.

“Parlami dell’oste, non è stato bastonato?” domandò il Pascià tra un boccone e l’altro.

I racconti arabi si snodano senza fine, come una stella filante, inseguendo le vicende di tutti i personaggi. Il Pascià fu quindi deluso nel sentire che Giannetto non sapeva nulla del suo ladro.

Il ragazzo riprese: “Fuori scorsi un uomo di alta statura, che mi sembrava un religioso, vestito di bianco. Costui si dirigeva verso una casa che aveva l’aspetto di una fortezza. Con il cuore che mi batteva forte, mi misi a correre e oltrepassai la porta subito dopo di lui.  Cercai di raccontargli la mia avventura perchè volevo che qualcuno mi aiutasse, ma egli non ne aveva alcuna intenzione. Allora, preso dalla disperazione, gli offrii tre grani di pepe. Subito, un altro religioso che era rimasto in parte silenzioso, venne verso di me; prese i grani, mi condusse in cucina, dove mi fu data una buona minestra e poi nel magazzino dove mi vestirono decentemente.
Quando uscii di là, il mercato era zeppo di gente e nessuno faceva caso a me. A un certo momento, nel tumulto delle discussioni, sentii una voce che gridava: ‘E’ caro come il pepe!’. Allora non esitai a tentare il colpo grosso: mi avvicinai a un farmacista, che aveva il negozio traboccante di fiale, di vasi e di boccali sigillati. In seguito seppi che si chiamava Pastenague. Dapprima egli si mostrò arrogante, ma io me l’aspettavo… Alcuni grani nel palmo della mia mano gli fecero allungare il collo e arrotondare l’occhio come una gallina che ha scorto un verme. Io fissai un prezzo: quattro denari d’argento per ogni grano; ci volle molto tempo perchè si decidesse, ma, alla fine, aprì uno scrigno chiodato sul quale era seduto, prese quattro grani e mi diede in cambio sedici monete d’argento tirate fuori dallo scrigno”.

“Potevi chiederne anche di più” disse il Pascià da uomo che se ne intendeva, “i giauzzi (infedeli) sono più avidi di pepe che d’oro. Ma che cosa è successo poi ai monaci?”

“Non so.” rispose Giannetto, “Con il mio denaro andai ad alloggiare nell’albergo della Palma, il migliore della città, e feci alcune spese necessarie per il viaggio. Infatti, con i cinque grani che mi restavano, credevo ormai possibile il ritorno al mio villaggio. La sera, a cena, una compagnia di mercanti che stavano andando alla fiera di Beaucaire, venne a sedermisi vicino. Essi erano molto allegri, io bevvi del vino e parlai loro del mio sacchetto di pepe che portavo appeso al collo come uno scapolare. Essi mi assicurarono che alla fiera ne avrei ricavato comodamente una libbra parigina per ogni grano e mi proposero di fare la strada assieme a loro: mi avrebbero aiutato a ricavarne un buon guadagno. Io ne provai un piacere tale che feci versare da bere molte volte a tutta la tavolata. Ma il vino che non conoscevo oramai da molti anni mi fece girar la testa…
Mi svegliai, tardi, il mattino seguente; l’albergo era silenzioso, senza i campanelli dei muli, senza nitriti e senza il va e vieni dei palafrenieri con gli zoccoli. Mi precipitai alla finestra…”

Qui il Pascià si lasciò andare sul dorso agitando le gambe, chiocciando di soddisfazione.

“Ho indovinato!” gridò, “La carovana ti aveva piantato dopo averti derubato!”.

“Sì, ero stato derubato” fece Giannetto. “Qualcuno aveva tagliato il cordoncino del mio sacchetto; andai a sedermi nella grande sala, accasciato… e passò un po’ di tempo.
Verso mezzogiorno, vidi entrare Pastenague preoccupato in cerca di qualcuno. Mi si avvicinò lentamente, mi tirò per la manica e mi disse all’orecchio: ‘Mi impegno a comperare tutto il pepe che potrai vendermi, fino a un quarto di libbra e a buon prezzo’. Mi voltai verso di lui e gli dissi che potevo procurargliene non solamente a dozzine di grani, e neppure a quarti di libbra, ma a centinaia di sacchi di cento libbre… e così pure per la vaniglia, per la noce moscata, e per i chiodi di garofano… Pastenague spalancò gli occhi e mi guardò spaventato: mi credeva matto! Ma oramai mi ero lanciato; descrissi le banchine del porto di Alessandria, i suoi magazzini dove si ammucchiano a montagne le balle delle spezie profumate. L’impressione del mio discorso su così viva che, prima di sera, avevamo firmato un contratto a tre: Pastenague, Goffredo, un socio che ho trovato senza difficoltà, ed io. Tu lo conosci, o signore, poichè ne hai visto l’originale e la traduzione. Tu hai certamente notato che il mio aiuto consiste nella conoscenza della lingua, ma soprattutto nella promessa della tua magnanima protezione…”.

“Avrai tutte le merci che desideri” disse il Pascià “alle stesse condizioni che noi facciamo ai mercanti genovesi”. Poi aggiunse: “I credenti e i giaurri non andranno mai d’accordo, ma possono però commerciare: il commercio è gradito a Dio; il tuo viaggio ti renderà ricco. A proposito: ti ricordo che io da solo voglio guadagnare quanto voi riuniti insieme. Ma voi siete solamente due. Parlami del tuo farmacista”.

“A proposito di lui, posso risponderti. Eravamo sulla nave in partenza col cuore stretto dall’angoscia al pensiero dei pericoli che ci attendevano. Il capitano comandò di ritirare la passerella che ci collegava ancora alla terra. Si udì allora un grido acuto e noi vedemmo Pastenague che fuggiva dalla nave correndo sulla passerella con il suo scrigno sulle spalle; e, sempre gridando, scomparve fra i pini sulla spiaggia. In quel momento il capitano lanciò l’ultimo ordine: ‘Fate le vele, con l’aiuto di Dio’.”.

Abdullah e il pepe – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Abdullah e il pepe

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture per la scuola primaria.

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture
La circolazione

La circolazione del sangue provvede a distribuire a tutte le cellule del corpo la parte del cibo assorbita dai villi intestinali (chilo).
Il sangue circola continuamente in un sistema chiuso di vasi elastici che fanno capo ad un organo centrale: il cuore.
I vasi sanguigni sono le arterie, le vene ed i capillari.
Il sangue è un tessuto composto di una sostanza liquida, il plasma, nella quale stanno immersi piccolissimi corpuscoli: i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine.
I globuli rossi, a forma di dischetti, contengono l’emoglobina, una sostanza che ha la proprietà di combinarsi con l’ossigeno.
I globuli bianchi ci difendono dalle malattie perchè distruggono i germi nocivi.
Le piastrine contengono una sostanza che permette al sangue di coagularsi in caso di ferite.
Il cuore, che è costituito da una massa muscolare chiamata miocardi, è un organo cavo, grosso come il pugno di una mano, ed è posto nella gabbia toracica, tra i due polmoni.
Esso ha la forma di un cono con la punta rivolta verso il basso e a sinistra; è diviso in quattro cavità: due orecchiette in alto e due ventricoli in basso.
Le arterie sono i vasi che portano il sangue dal cuore alla periferia, ossia a tutte le parti del corpo. In esse scorre sangue rosso, puro, ricco cioè di ossigeno.
Le vene sono i vasi che riportano il sangue dalla periferia, cioè da tutte le parti del corpo, fino al cuore. In esse scorre sangue scuro, impuro, carico di anidride carbonica.
I capillari sono vasi piccolissimi e con pareti sottilissime i quali, proprio come dei ponti, mettono in comunicazione le arterie con le vene e favoriscono gli scambi dei gas e del materiale nutritivo fra le cellule e il sangue.
Quando il ventricolo sinistro del cuore si contrae, il sangue viene spinto in una grossa arteria chiamata aorta, la quale si ramifica in arterie sempre più piccole fino a divenire sottilissimi vasi capillari.
In questo giro il sangue, di un colore rosso vivo, distribuisce a tutti gli organi le sostanze nutritive e l’ossigeno, indispensabili alla vita delle cellule, e si carica di rifiuti e di anidride carbonica.
Perde così il suo colore rosso vivo e diviene scuro.
Ripartendo dai capillari, il torrente sanguigno si raccoglie in canali sempre più grossi, le vene, che lo riportano all’orecchietta destra del cuore e quindi al ventricolo destro.
Dal ventricolo destro il sangue passa nei polmoni, dove si libera dell’anidride carbonica e si carica nuovamente di ossigeno. Poi ritorna all’orecchietta e al ventricolo di sinistra per iniziare velocissimo il suo nuovo viaggio, che durerà soltanto pochi secondi.
La circolazione del sangue nel corpo dell’uomo (e di molti animali) si dice doppia e completa. Essa è doppia perchè il sangue passa due volte attraverso il cuore, e completa perchè il sangue arterioso non si mescola mai con quello venoso.

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture
Costituzione del sangue e sua funzione

Il sangue appare come un liquido rosso; è costituito di una sostanza liquida detta plasma, in cui sono contenuti vari elementi in sospensione. Vediamo di analizzare queste parti. Disponendo di un microscopio, si può osservare direttamente.
Disinfettiamoci un dito (il mignolo, che si usa meno delle altre dita) e con un ago disinfettato pratichiamo una piccola puntura sul polpastrello, raccogliamo la gocciolina di sangue sul vetrino e facciamo aderire su quello un vetrino copri-oggetto, in modo che la goccia si schiacci e si presenti molto sottile all’osservazione. Vedremo allora tanti dischetti di un colore giallo arancione disposti in pile simili a rotoli di monete.
Sono i globuli rossi, cellule a forma di disco con il margine ingrossato, il cui diametro è di 7 micron. In un millimetro cubo ne sono contenuti da 4 a 5 milioni. I globuli rossi si formano nel midollo osseo ed hanno una vita breve, che dura da 40 a 120 giorni; i globuli vecchi vengono distrutti dal fegato e dalla milza.

I globuli rossi contengono una importante sostanza, l’emoglobina, che dà il colore rosso ai globuli.

Se il microscopio fosse potente, colorando con tecniche speciale il  sangue, si potrebbero notare altri corpiccioli incolore, i globuli banchi; ne sono contenuti da 6 a 8 mila per millimetro cubico.

Nel sangue sono inoltre presenti le piastrine, corpi piccolissimi che provocano la coagulazione del sangue.

Nel plasma è inoltre contenuta una sostanza detta fibrinogeno.

Procuratevi del sangue animale e riempitene un bicchiere; lasciatelo esposto all’aria per qualche ora. Dopo questo tempo il sangue si è coagulato formando una massa gelatinosa. Che cosa è avvenuto?
Il fibrinogeno si è rappreso formando una massa filamentosa di fibrina, in cui si sono impigliati i globuli rossi ed i globuli bianchi. Questa massa si dice coagulo. Se lo lasciate fermo per almeno 24 ore, esso si contrae in una massa rossa sul fondo e sopra compare un liquido giallognolo trasparente, il siero.
Quando ci si fa un piccolo taglio, esce una gocciolina di sangue che rapidamente si rapprende: si può infatti vedere il coagulo rosso con un poco di siero sopra. Se non lo tocchiamo si asciuga, lasciando una piccola crosta che impedisce l’uscita di altro sangue; dopo pochi giorni la piccola ferita si è rimarginata.
In una famiglia reale europea esisteva una malattia, ereditata per via femminile, che colpiva però soltanto i rappresentanti maschili: l’emofilia. Il sangue di questi individui aveva perduto la capacità di coagularsi e quindi una ferita anche piccola poteva essere mortale, poichè il sangue continuava ad uscire ininterrottamente con pericolo di dissanguamento.

Qual è la funzione del sangue? Perchè circola in tutto il corpo?
Il sangue che dai polmoni va al cuore mediante le vene polmonari è ricco di ossigeno (di solito nelle figure colorate che rappresentano la circolazione del sangue è disegnato con un colore rosso vivo); l’ossigeno, portato dall’aria all’interno dei polmoni nella respirazione, è stato catturato dall’emoglobina. Nel suo giro il sangue ossigenato passa quindi nell’atrio sinistro, nel ventricolo sinistro, e viene distribuito a tutto il corpo, per mezzo dell’arteria aorta e dei vasi capillari.

Nel suo lungo cammino attraverso i capillari l’emoglobina cede lentamente l’ossigeno a tutte le cellule e raccoglie da esse l’anidride carbonica. Diventa via via più scuro, ricco di anidride carbonica, si raccoglie nelle vene cave ascendente e discendente, va all’atrio destro, al ventricolo destro (di solito nelle figure questo sangue è colorato di blu) e quindi l’arteria polmonare lo conduce ai polmoni, dove l’emoglobina cede l’anidride carbonica e prende l’ossigeno, ricominciando il ciclo.

Quindi la parte sinistra del cuore ha sempre sangue ricco di ossigeno, mentre la parte destra ha sempre sangue ricco di anidride carbonica, che non possono mescolarsi, per la presenza della parete che separa la parte destra del cuore da quella di sinistra.

La circolazione del sangue nell’uomo e negli animali mammiferi appunto per questo è detta circolazione completa; sarà quindi per quanto abbiamo detto prima, una circolazione doppia e completa.
Nel sangue avviene un doppio scambio; nei polmoni esso prende ossigeno e cede all’aria anidride carbonica; nelle cellule esso cede ossigeno e raccoglie anidride carbonica. L’ossigeno viene consumato dalle cellule in una combustione lenta che produce calore. Il corpo dei mammiferi ha perciò la possibilità di mantenere costante la sua temperatura, proprio in virtù di questo calore che continuamente si produce.

Quale sostanza viene bruciata nelle cellule?
Vi ricordate che cosa avviene nel cibo ingerito? Mediante la digestione esso viene reso solubile; i villi intestinali lo assorbono e lo cedono al sangue: questa è la sostanza che viene bruciata nelle cellule. In tal modo si capisce qual è l’importante funzione del sangue: porta con sé il combustibile (il cibo ingerito) ed il comburente (l’ossigeno) per distribuirli ad ogni cellula del corpo, porta via i materiali di rifiuto: l’anidride carbonica, che viene eliminata nella respirazione, ed altre sostanze che impareremo a conoscere.
I globuli rossi sono importanti, perchè contengono l’emoglobina per il trasporto dell’ossigeno e dell’anidride carbonica.

I globuli bianchi hanno invece una funzione di difesa, poichè sono capaci di uccidere, divorandoli, i germi patogeni delle malattie, entrati per varie vie nell’organismo. Quando una ferita si infetta, ciò avviene per la presenza di germi: i globuli bianchi accorrono numerosi, alcuni vengono uccisi e formano il pus, la sostanza giallastra che dimostra con la sua presenza l’avvenuta lotta fra globuli bianchi e germi.
Anticamente, in caso di ferite, gli uomini usavano rimedi… peggiori del male: usavano mettervi sopra sostanze varie, quali ragnatele, che consideravano curative. In quel modo costringevano i globuli bianchi ad un lavoro supplementare per distruggere altri milioni di germi.
Ora molti farmaci antibiotici aiutano il corpo umano nella sua difesa.

L’apparato circolatorio è molto importante e quindi va difeso per evitare malattie o altri inconvenienti. Non è bene portare fasce o legacci troppo stretti, soprattutto negli arti, perchè impedirebbero la circolazione del sangue. Se legate strettamente un dito, dopo pochi minuti lo vedrete diventare rosso e poi bluastro; si dice che assume un colore cianotico, perchè il sangue non può circolare e portare l’ossigeno di cui ogni cellula ha continuamente bisogno. Le cellule vengono perciò colpite da asfissia, la quale, se prolungata nel tempo, porta alla cancrena, che è la morte dei tessuti.

Dopo una fatica o uno sforzo intenso il nostro cuore batte più rapidamente, perchè deve mandare più sangue e più ossigeno alle cellule che ne hanno consumato una grande quantità. Uno sforzo prolungato oltre i limiti sopportabili, potrebbe portare gravi inconvenienti: gli atleti devono avere necessariamente un cuore molto robusto.

L’abuso di eccitanti, come il caffè e l’alcool, può provocare danni al cuore; l’alcool ingerito passa immediatamente nel sangue ed entra in circolazione determinandone dei pericolosi squilibri.
Il cuore è quindi un organo importantissimo nel sistema circolatorio: il suo battito segna il ritmo della nostra vita; al suo fermarsi, la vita di ferma.

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture
Parla il cuore

Tic tac, tic tac: sono l’orologio della vita! Comincio a battere quando l’uomo comincia a vivere, finisco quando l’uomo muore.
Egli sosta dal suo lavoro e riposa, egli si corica e dorme: io non mi arresto mai. Tutti gli altri orologi si fermano qualche volta e vanno a farsi pulire o aggiustare dall’orologiaio: io non mi fermo che una volta sola, e per sempre… Quante volte batto? …Settanta, ottanta volte ogni minuto: quattro o cinquemila volte l’ora. Più di centomila volte in una giornata!
(L. Craici e G. Zibordi)

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture – Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture – Immagini:
 https://pixabay.com/it/blog/posts/public-domain-images-what-is-allowed-and-what-is-4/ ;
http://www.laboratorio-italia.it/protocolli-di-laboratorio/ematologia/adesione-piastrine-anticorpi-protocollo/;
http://sistemacardiovascolare.blogspot.it/2015_05_01_archive.html

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA materiale didattico e letture

Nomenclature Montessori LE CARNI

Nomenclature Montessori LE CARNI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori LE CARNI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per le carni ho preparato questo elenco:

  1. carne bovina
  2. stinco di maiale
  3. bresaola
  4. selvaggina
  5. carni bianche
  6. pollo
  7. costolette
  8. arrosto di manzo
  9. carne suina
  10. wurstel
  11. prosciutto cotto
  12. spezzatino
  13. cotoletta impanata
  14. speck
  15. tacchino
  16. salsicce
  17. salame
  18. roast beef all’inglese
  19. quaglia
  20. carne trita
  21. pancetta
  22. arista di maiale
  23. hamburger
  24. carne di agnello
  25. stufato di coniglio
  26. prosciutto crudo

Nomenclature Montessori LE CARNI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – LE CARNI- 3-6 anni

Nomenclature Montessori LE CARNI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI E LIBRETTO – LE CARNI- 6-9 anni

Nomenclature Montessori LE CARNI

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico per la scuola primaria.

La misura del tempo è indispensabile all’uomo, che senza di essa non saprebbe disporre ordinatamente le sue azioni nella giornata. Ecco perchè egli ha sentito il bisogno, fin dall’antichità, di misurare il tempo, ed è riuscito a farlo… anche senza i nostri modernissimi e perfetti orologi (dal greco orologhion = che dice l’ora). Come? Lo spiegheremo nel modo più preciso e rapido possibile.

Il primo e più perfetto orologio per gli uomini è stato il sole. Esso apparentemente compie un cammino giornaliero, le cui tappe grossolanamente si indicano coi termini di alba, mezzogiorno, pomeriggio, tramonto.

Dapprima l’uomo pensò di stabilire tale cammino, misurando coi passi l’ombra di un obelisco (dal latino obeliscus, diminutivo di obelos = spiedo, poi colonna terminante a punta) in una giornata solare: al mattino l’ombra era più lunga, verso mezzogiorno si accorciava, alla sera si allungava ancora di più. Un po’ semplicistica, certo, questa misurazione e senza dubbio imperfetta, e poi non ovunque c’era un obelisco.

Egitto (Luxor)

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

Allora l’uomo pensò di ridurre l’obelisco a più modeste proporzioni e costruì il primo vero strumento di misurazione del tempo che si conosca, lo gnomone (dal greco gnomon = indice), un’asta dritta e rigida, munita di appositi segni, eretta verticalmente su un piano orizzontale. La lunghezza della sua ombra permetteva di dividere approssimativamente il giorno in varie parti. Non si sa se l’origine di tale strumento risalga ai Caldei, agli Egizi o ai Cinesi. Comunque il più antico esemplare (1500 aC) che si conosca, è egizio e se ne conserva un frammento nel Museo di Berlino.

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

Strumento di misura più perfetto dello gnomone, da cui deriva e di cui elimina alcuni inconvenienti, è il quadrante solare, chiamato anche meridiana (dal latino meridies = mezzogiorno) o orologio solare. Esso consiste in un’asta rettilinea, detta stilo, parallela alla linea dei poli, che può essere anche una linea disegnata o fittizia o addirittura essere costituita da un foro. Tale asta ha una base, o piana o sferica o cilindrica o leggermente curva, destinata a ricevere l’ombra e con su tracciate delle linee, dette orarie, che indicano appunto le ore della giornata. La usarono gli Egizi, i Babilonesi, i Greci e i Romani e ne vedono ancora oggi esemplari medioevali sulle facciate di molte chiese e palazzi antichi, con graziosissimi detti latini come “Horas non numero nisi serenas” (segno solo le ore serene), “Sine sole sileo” (senza sole taccio), ecc.

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

La meridiana aveva, tra gli altri, un grosso inconveniente, denunciato dalle scritte latine riferite sopra: non funzionava quando mancava il sole. Ecco allora l’uomo escogitare un nuovo orologio, capace di misurare il tempo anche senza il sole: la clessidra ad acqua(dal greco klepsydra, da klepto = portar via, e ydor = acqua) detta anche orologio ad acqua, che fu usata prima dai Babilonesi e dagli Egizi, poi dai Greci e dai Romani fino al sorgere dell’orologio meccanico. Essa era sostanzialmente costituita da un recipiente cavo, che si riempiva di acqua e questa attraverso un forellino gocciolava in un serbatoio. La durata del flusso era indicata da diversi segni orari, tracciati ad altezze varie tra la parte superiore ed il fondo del recipiente. Più tardi all’acqua fu sostituita la sabbia e si ebbe così la clessidra a sabbia.

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

Ma l’uomo non si accontentò più né di quadranti solari né di clessidre, che avevano non lievi inconvenienti e pensò quindi di costruire orologi meccanici. Creò allora un quadrante con su segnate le ore indicate da una lancetta collegata a un rullo, il cui giro era regolato da un peso. Tale orologio fu per la prima volta portato in Europa dai Crociati, che probabilmente lo assunsero dagli Arabi. Gli Europei ne perfezionarono il meccanismo e a partire dal 1300 cominciarono a vedersi nelle chiese e nei palazzi pubblici enormi orologi a pesi con quadrante di squisita fattura. Si pensi al famoso orologio dei Mori in Piazza San Marco a Venezia, a quello astronomico di Strasburgo, che segna il tempo, il calendario e i movimenti degli astri, al Big Ben della torre del palazzo del Parlamento a Londra, che è forse il più grande orologio del mondo, con quattro quadranti, ciascuno del diametro di otto metri.

San Marco – Venezia

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

Big Ben – Londra

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

Ma il ritmo della vita rese necessari all’uomo orologi meno ingombranti di quelli a peso, cioè individuali, di dimensioni piccole, più perfezionati e più comodi. Ed ecco nascere (nel 1550) i primi orologi da tasca, il cui inventore fu Peter Henlein di Norimberga, che ne basò il funzionamento du una molla elastica in sostituzione e con le stesse funzioni del peso. Tali orologi furono detti “uova di Norimberga”, ma non avevano affatto la forma delle uova: erano rotondi e più tardi assunsero le più svariate e impensate forme, di croci, cuori, farfalle, gigli, ghiande, libri e perfino… teschi.

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

Ma al perfezionamento totale degli orologi contribuì il pendolo, la cui scoperta si deve a Galileo Galilei (1639), il quale constatò che la durata delle oscillazioni di un pendolo dipendeva dalla lunghezza del filo a cui era sospeso: più corto era il filo, più breve era la durata dell’oscillazione. Tale principio fu applicato agli orologi dallo scienziato inglese Christian Huygens (1657) e da allora l’orologio cominciò a diventare popolare e alla portata di tutti.

L’uomo e la misura del tempo – materiale didattico

In tempi più recenti all’orologio da tasca fu sostituito l’orologio da polso, anche detto cronometro (dal greco chronos = tempo e metron = misura), quando indica le frazioni di secondo. Il cronometro è utilissimo, ad esempio, nelle gare sportive.

(immagini da https://pixabay.com/it/blog/posts/public-domain-images-what-is-allowed-and-what-is-4/)

L’uomo e la misura del tempo

Comandi sui nomi LE CHIAMATE

Comandi sui nomi LE CHIAMATE. Nell’articolo puoi trovare esempi di presentazione e d’uso, e il materiale pronto per il download e la stampa. Questi cartellini dei comandi sono utilizzati in relazione al lavoro con la scatola grammaticale I (nome e articolo).

Per saperne di più sull’uso dei comandi puoi leggere qui: LE LEZIONI E I COMANDI

Il gioco con i cartellini dei comandi piace molto ai bambini, e possono essere usati sia in ambito grammaticale, come quelli presentati in questo articolo, sia per esercitare la lettura interpretata, come quelli proposti qui: cartellini dei comandi per i primi esercizi di lettura e composizione.

In generale l’esercizio con i cartellini dei comandi si svolge così: in un piccolo gruppo di bambini, a turno, un bambino legge in silenzio un cartellino e poi lo esegue riproducendo le parole e le azioni indicate. Generalmente i comandi richiedono il coinvolgimento dei compagni, quindi si prestano allo svolgersi di piccole recite. Maria Montessori ricorda che a partire dall’età di cinque anni i bambini hanno una spiccatissima tendenza alla recitazione, e provano grande piacere nel pronunciare le parole con tono sentimentale, accompagnandole con dei gesti.
I comandi delle “chiamate” possono dar luogo a piccole commedie. Possono avere un tono imperioso,  di preghiera, gentile o brusco.

Il materiale che ho preparato io segue la stessa codifica delle scatole grammaticali, quindi, poichè questi comandi sono in relazione alla scatola grammaticale I, avremo i cartellini EI-1 ed EI-2.

Questi sono i cartellini dei comandi per il nome, anche detti “chiamate”:

Altri comandi sul nome possono essere fatti chiedendo al bambino di disegnare determinate cose e scriverne i nomi (E1-2):

Comandi sui nomi LE CHIAMATE

Nomenclature Montessori LE BEVANDE

Nomenclature Montessori LE BEVANDE disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori LE BEVANDE

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per le bevande ho preparato questo elenco:

  1. bibite gassate
  2. birra
  3. caffè
  4. cappuccino
  5. succo di carota
  6. frappé di frutta
  7. tè in bustina
  8. tè verde
  9. vino
  10. latte
  11. succo di mandarino
  12. camomilla
  13. centrifugati di verdure
  14. spremuta di arance
  15. succhi di frutta 100%
  16. acqua frizzante
  17. frullato di frutta
  18. succo di pomodoro
  19. acqua naturale

Nomenclature Montessori LE BEVANDE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – BEVANDE – 3-6 anni

Nomenclature Montessori LE BEVANDE

Nomenclature Montessori in tre parti e libretto per le BEVANDE – 6-9 anni

Nomenclature Montessori LE BEVANDE

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori LE BEVANDE

L’ELEFANTE dettati ortografici e letture

L’ELEFANTE dettati ortografici e letture.In molti Paesi asiatici migliaia di giganteschi pachidermi, ridotti in cattività, passano l’esistenza al servizio dell’uomo. Testo per la dettatura, la lettura e il riassunto.

Apparve all’improvviso, stagliandosi in tutta la sua mole contro il denso verde di una foresta dell’India meridionale: un colosso con la pelle color grigio scuro che scendeva per il sentiero soleggiato di montagna, trasportando un tronco di palissandro serrato fra le zanne e la proboscide arrotolata. Aveva una grazia ed un’agilità di movimenti inaspettata. Si sarebbe quasi detto che il vero re della giungla asiatica trovasse divertente lavorare per l’uomo come boscaiolo.

Era la prima volta che vedevo un elefante al lavoro. In molti Paesi asiatici migliaia di questi meravigliosi animali passano parecchi anni della loro vita al servizio degli uomini, trasportando, spingendo, sollevando e manovrando pesanti carichi. Aggiogato a un aratro, uno di questi elefanti può dissodare il terreno lungo il confine tra l’India e il Nepal. Carico di medicinali può avanzare nella giungla thailandese e raggiungere villaggi malarici tagliati fuori dal mondo. Servendosi dell’ampia e ben corazzata fronte, riesce a smistare i vagoni merci in una stazione ferroviaria e, con l’aiuto delle zanne e della poderosa testa, a raddrizzare un’auto capovolta.

Ma è come boscaiolo che questo elefante tuttofare primeggia. Lo si può vedere all’opera nelle foreste thailandesi mentre sposta un tronco di legno di tek pesante due tonnellate, lo spinge fino all’orlo di un precipizio e poi lo fa cadere in un corso d’acqua che scorre quasi 100 metri più in basso. E’ capace di sciogliere un groviglio di tronchi che galleggiano su un fiume della Birmania, individuando con esattezza quello che blocca gli altri e smuovendolo, pronto a tirarsi da parte per evitare di essere investito dalla valanga dei tronchi liberati. Con una fune legata ai grossi molari lunghi 30 centimetri può, insieme con un compagno, trascinare un tronco del diametro superiore all’altezza di un uomo. Nello Stato del Kerala, nell’India meridionale, c’è perfino un elefante privo di una zanna che è capace di sollevare l’estremità si un tronco fino alla ribalta posteriore di un autocarro e poi, afferrata saldamente con la proboscide e con l’unica zanna l’altra estremità, di spingerlo pian piano fino in fondo.

Ma non è solo in tempi recenti che l’elefante asiatico ha messo la sua eccezionale abilità al servizio dell’uomo. Già nel 326 aC il re indiano Poro andò incontro alle schiere di Alessandro Magno con 200 elefanti da guerra.  Inoltre per secoli l’elefante, ornato da splendide bardature, ha preso parte a cerimonie con re e sacerdoti. Diversi anni fa, all’incoronazione del re Mahendra del Nepal, ho assistito a una processione di questi nobili animali. Dipinti di nero, di rosso vermiglio e d’oro, sfilavano solenni lungo le strade tutte imbandierate di Kathmandu davanti alle autorità nepalesi ed estere.

Come può un animale selvatico, cresciuto nella giungla, ritrovarsi un bel giorno a far parte di un corteo, a trasportare medicinali o a trainare legname in una foresta di alberi di tek? Sono le sue stesse abitudini e la sua stessa indole mite a spiegare come mai sia così addomesticabile.

Allo stato libero l’elefante asiatico, che vive in branchi formati da 5 a 50 individui, si muove di continuo nelle foreste per procurarsi i quasi 300 chilogrammi di cibo che costituiscono la sua razione giornaliera. Strappa un ramo da una panta di bambù o da un fico e se lo mangia tutto, oppure, sradicato un arbusto dal sapore gradito, lo sbatte contro la zampa anteriore per liberarlo dalla terra e, contraendo i 40.000 muscoli della sua potente proboscide, lo porta alla bocca. Per annaffiare il pasto, poi, raggiunge un fiume o uno stagno e aspira enormi quantità d’acqua, da 130 a 190 litri il giorno.

Ma nella sua ricerca di cibo e di acqua l’elefante lascia dietro di sé tracce evidenti, facilitando il compito a chi vuole catturarlo. Uno dei modi più semplici consiste nello scavare una grande fossa e nell’aspettare che ci caschi dentro. Una volta caduto in trappola, l’animale viene legato e condotto fuori su per una rampa fra due elefanti già addomesticati. Esistono però altri metodi di cattura: lunghe funi terminanti in grossi nodi scorsoi sistemate lungo le piste della foresta in modo da accalappiare gli elefanti per le zampe; oppio mescolato a foraggio e portato nella foresta; proiettili anestetizzanti; elefantesse addomesticate, vere e proprie Dalila della foresta, che attirano i maschi selvatici così che i mah-out possano prenderli al laccio.  Interi branchi vengono catturati in India e in Pakistan orientale con lo spettacolare sistema del kheddah: gli elefanti selvaggi vengono sospinti fuori del cuore delle foreste e convogliati verso un recinto circondato da un largo e profondo fossato o da un’alta palizzata provvisoria.

Tra gli elefanti catturati ce ne sono alcuni troppo riottosi o troppo vecchi per essere addomesticati. Ma di solito dopo un periodo che va dai nove mesi a un anno questi colossi, ormai domati, cominciano la loro vita di lavoro. Seguiamo ora un elefante indiano nel suo corso di addestramento.

Chiameremo il nostro elefante Ravi, dal nome del fiume che nasce nell’Himalaya. E’ un animale nobile, alto quasi tre metri, con testa e torace massicci, dorso allungato, piatto e spiovente, zampe corte e grosse e una lunga coda che termina in un ciuffo. Quando lo incontriamo sta barrendo con furia. E’ appena uscito dalla fossa in cui era caduto e una o due coppie di elefanti addomesticati lo spingono ai fianchi guidandolo verso il kraal.

Il kraal è un recinto di grossi tronchi nel quale gli elefanti catturati vengono chiusi e impastoiati. “Dopo una settimana o due”, spiega l’incaricato, “il mah-out entrerà nel kraal, darà a Ravi delle foglie di palma, lo farà bere e gli offrirà melassa o banane per ingraziarselo, comincerà a carezzagli il fianco e il muso e a parlargli con dolcezza. Dopo u mese circa Ravi lascerà il kraal, sempre accompagnato da una coppia di elefanti addomesticati, andrà al fiume a fare un bagno e poi verrà legato a un albero. Nel recinto ormai non tornerà più”.

Poco per volta il mah-out insegna a Ravi ad eseguire gli ordini che lui gli dà, sempre con la stessa inflessione, in lingua hindi: “Siediti”, “Chinati”, “Vai avanti”, “Sdraiati”, “Bevi”, “Alza la zampa”. Quante parole imparerà a riconoscere Ravi? Forse, e senza fatica, più di una ventina. Ma nessuno sa quale sia il limite massimo. Sir Richard Aluwihare, ex alto commissario di Ceylon in India, ha affermato che un elefante può arrivare a conoscere fino ad 82 parole.

Una vita ordinata, dei pasti regolari e l’affetto di cui è circondato finiscono col far superare all’elefante lo shock iniziale della cattività. Adesso Ravi, non appena il mah-out lo tocca anche lievemente dietro l’orecchio o contrae i muscoli della coscia, obbedisce subito, senza esitare. Alla prossima asta di elefanti Ravi sarà con ogni probabilità venduto a un prezzo molto alto.

Se viene impiegato per il lavoro nelle foreste dello Stato di Mysore, in India, un elefante come Ravi comincerà la sua fatica alle otto del mattino e finirà all’una del pomeriggio: fa troppo caldo per lavorare otto ore al giorno. Quando la sua giornata lavorativa è finita, l’elefante fa ritorno al campo, riposa finché il sudore non gli si è asciugato, poi scende al fiume dove il mah-out lo striglia con una pietra o con il guscio di una noce di cocco. Tornato al campo, consuma il suo pasto, quasi 25 chili di paglia e una quindicina di chili di riso, e quindi è libero di andarsene in giro per la foresta a farsi un altro spuntino. A sera fa un altro pasto e, dopo aver dormito solo quattro ore, torna a girovagare nella foresta mangiucchiando fino all’alba.

Gli elefanti adibiti al lavoro sono trattati con molta cura. “Noi accertiamo la capacità di traino di ogni elefante” mi disse Raghavendra Rao, veterinario del Ministero delle Foreste del Mysore, “e lo stabiliamo in rapporto alla pendenza del terreno, al volume dei tronchi, alla distanza da percorrere e alle condizioni dell’elefante”. Mentre Rao mi parlava, arrivò un mah-out seguito dal suo elefante. L’elefante sembrava camminare a fatica e il mah-out era venuto a chiedere un consiglio. “Gli elefanti che lavorano”, mi spiegò Rao, “possono soffrire di disturbi di stomaco, di coliche, di diarrea o di malattie contagiose”. Quell’elefante aveva una piaga infetta sul ventre. Rao diede al mah-out una pomata allo iodio e questi la spalmò con delicatezza sulla piaga. Lo iodio certamente bruciava, ma l’elefante per trovare un po’ di sollievo al dolore si limitava a dondolare la zampa anteriore.

Le premure che i mah-out hanno per i loro elefanti sono comprensibili. Lavorando nella foresta con questi giganteschi boscaioli essi finiscono con l’affezionarcisi. A parte qualche eccezione, i colossi sono in genere docili, mansueti ed estremamente pazienti. Le femmine poi sembrano avere il carattere più tranquillo e più mite del mondo.

Riusciranno gli elefanti a continuare a sopravvivere come forze lavorative nell’Asia moderna? Riusciranno a competere con i trattori e con le nuove macchine che abbattono, smembrano, spuntano ed accatastano gli alberi?

In alcune foreste, certamente no. La Thailandia, per esempio, sta sostituendo gli elefanti con trattori adibiti al trasporto di tronchi, mentre nei cantieri di disboscamento in India il numero degli elefanti che lavorano è in diminuzione. Ma l’Asia p grande e ci sono ancora foreste per centinaia di milioni di ettari dove il lavoro degli elefanti è indispensabile. Non soltanto l’elefante è un mezzo più economico, ma è anche insieme un motore, un trattore, una gru, un autocarro e, per finire, anche una specie di calcolatore elettronico.

“I vari movimenti che un elefante compie nel manovrare i tronchi non sono il risultato di un addestramento”, dice il dottor John F. Eisenberg del Parco Zoologico Nazionale di Washington “E’ l’animale che, una volta sollevata un’estremità del tronco da terra e sistemata la catena in bocca, la sposta fino a trovare il punto di equilibrio. Quando l’elefante capisce che cosa si vuole da lui, lo fa improvvisando. Esiste forse una macchina capace di tanto?”.

Certo è probabile che, con l’intelligenza che ha, l’elefante selvatico possa aver già fatto dei nuovi programmi per il suo avvenire che escludono la possibilità di lavorare per l’uomo. Alcuni elefanti, mi ha detto in tono solenne una guardia forestale, hanno imparato a tenere con la proboscide una lunga canna di bambù in posizione verticale e quando se ne vanno in giro nella foresta saggiano con quella il terreno per assicurarsi che non nasconda insidie.

La guardia forestale non aveva mai visto personalmente gli elefanti farlo, ne aveva soltanto sentito parlare. Siccome mi trovavo in un kraal in India, pensai di porre a bruciapelo la domanda proprio a un elefante. Non mi rispose, si limitò a strizzarmi l’occhio.

S. E. Fraezer

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L’ELEFANTE dettati ortografici e letture

Nomenclature Montessori I DOLCI

Nomenclature Montessori I DOLCI disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori I DOLCI

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per I DOLCI ho preparato questo elenco:

  1. krapfen
  2. caramelle
  3. meringa
  4. moretto
  5. marzapane
  6. cioccolata
  7. bignè fritti
  8. bignè ripieni
  9. croissant
  10. zucchero di canna
  11. torta marmorizzata
  12. torrone
  13. cantuccini
  14. caramelle gommose
  15. tiramisù
  16. crostoli
  17. zucchero raffinato
  18. strudel di mele
  19. rasgulla indiani
  20. puris indiani
  21. burro di arachidi
  22. pancake
  23. crema di nocciole
  24. muffin
  25. marshmallows
  26. macaron
  27. frutta e panna montata
  28. gelatina di frutta
  29. confettura e marmellata
  30. gulab jamun indiani
  31. gelato
  32. ghiacciolo
  33. miele
  34. torta di mele
  35. panna montata
  36. biscotti della fortuna
  37. empanada
  38. crostata

Nomenclature Montessori I DOLCI

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – I DOLCI – 3-6 anni

NOMENCLATURE IN TRE PARTI E LIBRETTO – I DOLCI – 6-9 anni

Nomenclature Montessori I DOLCI

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE disponibili nella versione per bambini dal 3 ai 6 anni, e per bambini dai 6 ai 9, con libretto di accompagnamento, scaricabili e stampabili in formato pdf.

Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 3-6 sono formate da:
– illustrazione con titolo
– illustrazione
– titolo.
Le carte delle nomenclature in tre parti per la fascia d’età 6-9 sono formate da:
– illustrazione
– titolo
– testo descrittivo
e sono accompagnate da un libretto con gli stessi contenuti delle carte, che può essere arricchito dal bambino ed essere usato per approfondire attraverso il lavoro di ricerca. Per saperne di più puoi leggere qui: nomenclature per la scuola primaria.

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

Per la scelta degli oggetti, ho tenuto conto di quelli che possono essere quelli più conosciuti dai bambini, quelli che possono stimolare ulteriori lavori di ricerca e, per tutte le nomenclature attinenti al cibo, ho anche scelto di inserire prodotti di altre culture. Per CEREALI E PANE ho preparato questo elenco:

  1. mais,
  2. frumento,
  3. quinoa,
  4. riso,
  5. fonio,
  6. miglio,
  7. orzo,
  8. sorgo,
  9. avena,
  10. segale,
  11. grano saraceno,
  12. triticale,
  13. pane in cassetta,
  14. chapati,
  15. cracker,
  16. crostini di pane,
  17. pasta di pane,
  18. pane arabo,
  19. pretzel,
  20. grissini,
  21. pane azzimo.

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI – CEREALI E PANE – 3-6 anni

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

NOMENCLATURE IN TRE PARTI E LIBRETTO – CEREALI E PANE – 6-9 anni

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

ISTRUZIONI

La mia stampante è in bianco e nero, ma consiglio di stampare a colori. Per il libretto ritagliate le pagine seguendo i tratteggi:

piegate ogni striscia così, per ottenere pagine stampate fronte/retro:

rilegate. Io ho usato la foratrice per spirali:

Nomenclature Montessori CEREALI E PANE

Crescere senza punizioni né minacce

Crescere senza punizioni né minacce è un libro di Catherine Dumonteil-Kremer, madre di tre figlie, educatrice Montessori, consulente familiare, formatrice in tecniche di comunicazione interpersonale. Ha fondato l’associazione ‘La Maison de l’Enfant’ e il forum di sostegno alla genitorialità ‘Parents Conscients’ (in lingua francese). E’ anche membro fondatore dell’OVEO (Osservatorio sulla Violenza Educativa Ordinaria). Il libro è edito in Italia dalla casa editrice Natura e Cultura.

In Italia è possibile partecipare ai laboratori “Vivere e crescere insieme” di Catherine Dumonteil Kremer tenuti dalla Dott.ssa Myriam Nordemann.
Su sua iniziativa è anche nata la “Giornata della non violenza educativa in Italia”

La Dott.ssa Myriam Nordemann ha anche tradotto in italiano il testo illustrato di Catherine Dumonteil Kremer “Senza sculacciate come fare” scaricabile gratuitamente in formato pdf dal suo sito:

http://www.myriam-nordemann.com/


Crescere senza punizioni né minacce

Liberi dalla violenza educativa di ieri e di oggi
I tantissimi temi che affronta l’autrice ruotano attorno al problema del porre limiti ai bambini e ci porta a riflettere, tutti, sul nostro modo di intendere il nostro ruolo di genitori, e sul nostro ricorrere, spesso inconsapevolmente, a quella che può essere definita “violenza educativa ordinaria“. L’autrice riesce a parlarci con più voci: c’è quella della professionista, quella della studiosa, e poi c’è la sua voce di madre, riconoscibilissima, ad esempio, nell’importanza che assegna al ridere insieme…

Tra le risorse in lingua italiana  ho trovato in rete questo articolo di Marylène Patou-Mathis, storica della preistoria: “… ci sono due categorie di violenza sui bambini: entrambe vengono trasmesse tra le generazioni e rappresentano il collegamento tra singole violazioni e danni sociali. L’abuso è tipico di chi in precedenza ha subito maltrattamenti. La violenza educativa ordinaria è commessa, praticamente da tutti e più o meno a propria insaputa, credendo di fare bene, con l’idea che il bambino ne abbia bisogno per diventare una persona perbene. La violenza educativa ordinaria sembra benigna, addirittura benefica, mentre è il terreno di coltura della violenza, in quanto mina la capacità di empatia del bambino. Ma rimuovendo qualsiasi forma di violenza soft dall’arsenale educativo non rischiamo di creare dei piccoli tiranni? Permetteremo forse al bambino di fare qualsiasi cosa? Certo che no. Il bambino ha bisogno di avere dei limiti. “Siamo violenti, è la natura umana”… questa asserzione è basata sul nulla. Gli studiosi sostengono che la violenza educativa sia comparsa nella storia dell’umanità sulla scia della sedentarizzazione. Aumentando il numero delle nascite rispetto alle società di cacciatori-raccoglitori, i figli maggiori dovevano essere svezzati in modo che i nuovi nati potessero essere allattati. Questo deve aver creato aggressività nei fratelli maggiori, che hanno iniziato a picchiare i cadetti. La madre, che gli ormoni legati all’allattamento rendono iper-aggressiva se le si tocca il piccolo, deve aver a quel punto iniziato a picchiare il maggiore. È un’ipotesi plausibile per spiegare la comparsa del ciclo della violenza nel cerchio familiare”. http://www.pressenza.com/

Crescere senza punizioni né minacce – Essere genitori
La premessa di Catherine Dumonteil-Kremer al suo lavoro è di leggerlo come una comunicazione tra pari, perchè il confronto tra genitori sulle esperienze vissute è più importante di qualsiasi libro sull’educazione di un qualsiasi teorico.
Essere genitori non è un lavoro e non è una carriera: è una passione, perchè chi vede la propria attività come passione non è motivato né dai soldi né dal potere, ma dalla soddisfazione personale. Chi svolge un’attività per passione è più felice, aumenta il benessere delle persone che lo circondano, e cambia la società. Quando l’attività che svolgiamo ha un significato, si sentiamo pienamente realizzati. Accompagnare un bambino è un vero e proprio privilegio, una sfida avvincente che coinvolge il meglio di noi stessi e ci porta a riacquistare vitalità e gioia di vivere. Essere genitori ci rende più efficienti e produttivi sotto tutti i punti di vista. I nostri figli ci insegnano anche l’arte di accudire. Accompagnandoli, scopriamo e mettiamo in pratica l’attenzione, l’accoglienza, la comprensione, la delicatezza, impariamo a rallentare e a prenderci cura di chi ci circonda.

Crescere senza punizioni né minacce – Bisogni e limiti
Prima di diventare genitori, immaginiamo che il nostro ruolo consisterà nel porre dei limiti, e che questi limiti porteranno i nostri figli a fare le cose che ‘si devono fare‘ e a non fare le cose che ‘non si fanno‘. Poi il bambino arriva, e nulla va come avevamo previsto. Cosa succede?
Succede che, per imparare, è necessario sentirsi bene. E che gli esseri viventi si sentono bene solo se i loro bisogni fondamentali sono soddisfatti. L’autrice parla di ‘serbatoio affettivo’: quando è pieno, funzioniamo in maniera ottimale, quando è vuoto no. Un serbatoio può svuotarsi, ma può anche riempirsi, e il funzionamento dei nostri figli è uguale al nostro: anche i loro piccoli serbatoi affettivi possono svuotarsi, per molte ragioni. Quando il serbatoio affettivo si è svuotato, dovremo imparare tutti i modi che ci permettono di riempirlo. A volte può anche succedere che il serbatoio si danneggi, ed in questo caso bisognerà cercare di ripararlo.
Il punto di partenza per porre dei limiti è osservare e capire cosa c’è all’origine di alcuni comportamenti che saremmo tentati di reprimere. Alcune situazioni, naturalmente, non consentono questa riflessione e richiedono l’uso della forza senza violenza. Ma le situazioni in cui si presenta un reale pericolo di vita per il bambino non sono così frequenti, e l’uso della forza senza violenza rimane un’eccezione.
L’adattamento di un adulto al ritmo di un lattante richiede una fatica enorme, complicata dal pregiudizio diffusissimo che i neonati abbiano la capacità di ‘manipolare’ chi li circonda.  Questo pregiudizio influenza l’idea che ci facciamo del nostro ruolo e favorisce l’insorgere di rapporti di forza, mentre in realtà ‘Sì’ è l’unica risposta da dare a un neonato: tutte le sue richieste riflettono le sue necessità impellenti.

Crescere senza punizioni né minacce – I bisogni fondamentali dei bambini
Tra i bisogni fondamentali dei bambini, l’autrice cita:
il bisogno di presenza e di attenzione;
il bisogno di contatto fisico e delicatezza: per tenerezza intendiamo contatto fisico affettuoso, dolcezza, rispetto e calore che generano il piacere di stare insieme;
il bisogno di essere ascoltato: durante i primi anni di vita, i bambini ci permettono di ascoltare le loro emozioni non appena si manifestano;l’ascolto è uno strumento fondamentale quando bisogna porre dei limiti;
il bisogno di essere accolto: accogliamo le sue crisi di rabbia, perchè il nostro bambino avrà accumulato tensioni e delusioni che forse non riusciamo a comprendere, e lo scoppio di rabbia, che dura in media una quindicina di minuti, farà ritrovare al bambino il proprio equilibrio; poi tornerà ad essere felice e vitale; accogliamo anche i suoi pianti e ricordiamo che il bambino è totalmente ancorato al presente e fa ciò di cui ha bisogno per ritrovare il proprio equilibrio, per cui è lui a sapere cos’è importante ai suoi occhi;
il bisogno di fare insieme: giocare, cucinare, fare la spesa, guardare la televisione;
il bisogno di nutrirsi: più un bambino si sente sicuro, più fa esperienze, mentre se si sente forzato anche solo ad assaggiare, si instaurerà in lui un sentimento di paura legato al cibo. Se desiderate che vostro figlio assaggi quello che cucinate, coinvolgetelo nella preparazione dei pasti; se avete un orto lasciategli assaggiare i frutti e le verdure crude raccolte; quando presentate un nuovo alimento, proponetegli allo stesso tempo dei cibi che già ama; assaggiate sempre un boccone prima di lui perchè l’80% dei bambini accettano un alimento sconosciuto se viene prima assaggiato dalla madre; cercate di non essere troppo convenzionali col cibo e fidatevi delle loro percezioni, provando ad accettare le loro decisioni in merito a quantità ed orari, per quanto strane possano sembrare;
il bisogno di dormire: i bambini non riescono ad addormentarsi se non si sentono sicuri e non hanno sonno, e sono rari i neonati che si sentono così sicuri da dormire da soli. Un neonato inoltre non può rassicurarsi da solo: lasciarlo piangere lo getta nella disperazione, poi nello sconforto, e alla fine smette sì di piangere, ma non bisogna confondere un neonato calmo e felice con un neonato che reprime le proprie esigenze;
il bisogno di muoversi;
il bisogno di scoprire, esplorare e apprendere: questo bisogno non viene mai messo in relazione alla tematica del porre dei limiti. A. Gopnik descrive i bambini come ‘il reparto ricerca e sviluppo della specie umana‘, ma pensiamo a quanto spesso la passione dei nostri piccoli ricercatori viene ostacolata da una ‘protezione’ inadeguata. Organizzando un ambiente eccessivamente sicuro intorno al bambino, gli impediamo di fare le esperienze di cui ha bisogno per diventare competente nel nostro mondo e aggiungervi il proprio contributo.

Crescere senza punizioni né minacce
Cosa succede quando i bisogni fondamentali dei bambini non vengono soddisfatti?

Il loro serbatoio affettivo si svuota. Il livello di maturità del cervello del bambino non gli consente, quando il suo serbatoio affettivo è vuoto, di differire lo sfogo e chiedere con calma aiuto, ma passa immediatamente a una modalità ‘crisi di tristezza o di rabbia’.
Fare un breve bilancio della vita di nostro figlio, qualunque sia la sua età, può aiutarci a scoprire le cause delle sue reazioni e a riparare il riparabile. Chiediamoci: cosa sta provando? Ha fame, sete, sonno? Cosa gli manca? Può soddisfare il suo bisogno di scoperta? Può dedicarsi ad attività scelte da lui? Ha bisogno di essere coccolato? Come si è svolta la sua giornata all’asilo o a scuola? Quanto tempo ha trascorso con noi? E andando indietro nel tempo, chiediamoci: mangia in funzione del proprio appetito? Com’è il suo sonno? Come vivete le giornate con vostro figlio? Quali tensioni interferiscono? Come è andata la gravidanza? Qual era la vostra situazione familiare? Vostro figlio è stato desiderato? Volevate un figlio dell’altro sesso?
Oggi la volontà di togliere ai genitori il senso di colpa è molto evidente. Ma perchè non proviamo a considerare il senso di colpa come un segnale? Invece di diventare un sentimento negativo, potrebbe rivelarsi utile per indicarci che qualcosa non ha funzionato come avremmo voluto.

Crescere senza punizioni né minacce
Cosa succede ai genitori, quando i loro bisogni fondamentali di bambini non sono stati soddisfatti?

Molti di noi, da bambini, abbiamo cercato di esistere accanto ad adulti che non ci comprendevano appieno. E abbiamo avuto fretta di crescere per acquisire del potere sulle nostre vite.
Tutti i bisogni non soddisfatti delle nostra infanzia continuano a manifestarsi in età adulta, e diventano ‘bisogni congelati‘.
Quel breve bilancio che facciamo per nostro figlio, proviamo a farlo per noi stessi. Poniamoci le stesse domande. Può essere molto doloroso aprire gli occhi sulla propria storia, rendersi conto che i nostri genitori non hanno soddisfatto le esigenze da noi espresse. Questo percorso è però fondamentale se desideriamo accompagnare i nostri figli consapevolmente, e non ripetere quel che abbiamo subito.
Ricordiamo che i nostri bisogni congelati sono in competizione con quelli dei nostri figli. Però i bisogni dei bambini sono assolutamente legittimi, mentre i nostri bisogni di neonati e di bambini non lo sono più.
Cercare di dare quel che non abbiamo ricevuto richiede una gran quantità di energia, ma è anche la nostra via di guarigione.

Crescere senza punizioni né minacce
La riparazione

Secondo le neuroscienze, qualsiasi trauma manda il cervello ‘in panne’: in questa fase, l’unica parte attiva del cervello è l’amigdala, e il trauma viene immagazzinato lì. Ogni volta che abbiamo subito violenza, umiliazioni, punizioni, non abbiamo imparato nulla perchè eravamo in stato di shock. Il problema dell’amigdala è che si riattiva ogni volta che incontra un elemento che le ricorda la situazione traumatizzante vissuta. Nelle nostre percezioni, la nostra memoria è la facoltà più importante: il 99% di quello che pensiamo di vedere si trova già in essa, soltanto l’1% viene ad aggiungersi attraverso gli organi di senso. Che margine di manovra pensiamo quindi di avere quando ci ritroviamo di fronte a nostro figlio, ed è il nostro inconscio a tenere le fila della situazione?
Ciò che ci permette di migliorare è il fatto che, detto questo, il cervello ha un’importante caratteristica: è plastico, cioè è in grado di rimodellarsi per tutta la vita. E che cambiare è possibile.
Quando nostro figlio di sette anni ci chiede con insistenza di vestirlo al mattino, abbiamo l’opportunità di donargli l’attenzione e il contatto che indirettamente ci sta chiedendo perchè ha ancora bisogno di essere accompagnato come un bambino di tre anni. Prendiamoci tutto il tempo necessario per farlo con tenerezza: presto si trasformerà in un gioco, e quando il bambino si sentirà pronto, tornerà ad essere indipendente, perlomeno in relazione a quella particolare richiesta.
Non tenete in considerazione l’età dei vostri figli quando si tratta di porre rimedio ad un bisogno non soddisfatto.

Crescere senza punizioni né minacce
Limiti e apprendimento

Ognuno ha in sé la propria bussola che lo attira verso quel che gli serve. Tutti gli asini vanno ai cardi, tutti i cuccioli alla mammella. E gli uomini vanno al sapere. Il loro destino è di scoprire, di sbocciare sempre più ampiamente, di tirar fuori senza fine lo spirito, la coscienza“. (H. Gougaud)
Noi e i nostri figli siamo sulla stessa barca: cerchiamo di imparare e di ampliare la nostra coscienza. Ma poichè loro hanno meno esperienza, con i nostri limiti li possiamo aiutare ad entrare in contatto col mondo.
Al nostro fianco i bambini imparano a proteggere la propria integrità fisica; a partecipare alla vita familiare; ad apprendere i codici sociali; ad acquisire abitudini e gesti quotidiani; e sperimentare principi di fisica, chimica, psicologia, biologia, ecc.
L’apprendimento si svolge in modo ottimale quando il bambino è motivato a lanciarsi in questo apprendimento; impara in un ambiente stimolante; la difficoltà è alla sua portata; non è sottomesso a un sistema punizione/ricompensa; il gioco ed il riso sono utilizzati il più spesso possibile.
Numerose ricerche sul sistema punizione/ricompensa dimostrano che annulla la motivazione intrinseca, diminuisce le prestazioni, ostacola la creatività, genera assuefazione ed ostacola i ragionamenti a lungo termine. Inoltre la ricompensa può ossessionarci al punto da essere pronti a rinnegare i nostri valori pur di ottenerla.

Crescere senza punizioni né minacce
Aiuti per svolgere al meglio il nostro compito di genitori

Imparare a porre dei limiti senza minacciare, senza operare dei ricatti affettivi, far sentire in colpa, punire/premiare, necessita di molto tempo e molta energia.
In materia di limiti, il fine è importante quanto i mezzi. Per tutta la sua vita, vostro figlio sarà ispirato dal vostro modo di risolvere i problemi con lui.
E’ un compito molto difficile il nostro, e, secondo l’autrice, può essere di grande aiuto formare una tribù, scegliere una meta, fare il punto sulle nostre regole e i nostri valori, considerare il nostro punto di vista quando guardiamo i nostri figli, coltivare la gioia di vivere:
formare una tribù: avere degli amici, persone che magari non condividono tutte le nostre opinioni, ma che ci vogliono bene e sono pronte ad ascoltarci, aumenta il nostro senso di benessere. Internet è uno strumento eccezionale per migliorare la vita dei genitori, ed è anche un modo per incontrarsi e per formare una vera e propria rete di sostegno;
scegliere una meta significa porsi delle semplici domande: che tipo di genitore voglio essere? Che rapporto voglio avere con i miei figli oggi e quando saranno adulti? Che genere di adulto vorrei che mio figlio diventasse? Come immagino la società di domani? Che genere di persone vorrei avere accanto durante la vecchiaia, quando forse sarò io ad aver bisogno che qualcuno si prenda cura di me?
fare il punto sulle nostre regole e i nostri valori: dividiamo le nostre aspettative in due gruppi: quello che vorremmo che nostro figlio facesse, e quello che desideriamo impedirgli di fare. Delle regole che ne usciranno ci saranno regole negoziabili e regole non negoziabili.  Le regole non negoziabili non si discutono: all’azione o richiesta del bambino si oppone un “no”. Le regole negoziabili sono la maggior parte: più passa il tempo più il nostro bambino conosce il mondo, e più le regole diventano negoziabili;
consideriamo il punto di vista con cui guardiamo nostro figlio: guardiamoli pensando che i bambini nascono buoni e che cercano di diventare se stessi soddisfacendo i propri bisogni. Non dobbiamo farli diventare accettabili, simpatici o intelligenti: loro sono già molto meglio di così! Ricordiamo che le nostre emozioni sono contagiose e il linguaggio del nostro corpo comunica molte cose, in silenzio. I nostri avvertimenti posso diventare profezie che si auto-avverano. Diciamo: “Se fai così, cadi!”, e spesso alla frase fa seguito un bel: “Lo sapevo! Te l’avevo detto!”. In un certo senso, quando il genitore dice queste cose, ottiene il risultato che si aspetta. Perchè allora non sostituire le nostre aspettative negative con delle aspettative positive? Proviamo ad avere dei preconcetti positivi nei confronti di tutte le azioni dei bambini.
coltivare la gioia di vivere: le nostre emozioni positive sono contagiose e accrescono le nostre competenze intellettuali, fisiche e sociali. Noi contagiamo gli altri con il nostro umore: le secrezioni di adrenalina sono molto contagiose e, da una corteccia cerebrale all’altra, circolano più veloci del vento! Ad esempio, migliorano l’umore la musica, il ballo, il film comici e le parole affettuose… ma anche ringraziare ci rende felici. La gratitudine non è una ricompensa, ma comunica all’altro che siamo contenti della sua presenza nel nostro quotidiano. Quando pretendiamo che nostro figlio dica ‘grazie’ anche se non prova gratitudine, in un certo senso lo costringiamo a mentire. La gratitudine invece deve diventare uno stato d’animo. Le persone che provano gratitudine godono di migliore salute, hanno una visione più ottimista del futuro e dormono meglio.

Crescere senza punizioni né minacce
Porre limiti: metodi

Nella pratica quotidiana, ci ritroviamo a porre ai nostri figli dei limiti. Per farlo possiamo utilizzare alcuni metodi che possono aiutarci a comprendere le situazioni e ad agire:
lavoriamo su noi stessi: chiariamoci sempre le nostre intenzioni prima di agire, perchè fin dall’inizio della propria vita, i bambini le percepiscono;
adattiamo le nostre richieste allo stadio di sviluppo del bambino: modifichiamo le nostre regole man mano che cresce, ma sempre cercando di mettere il mondo alla sua portata.
cerchiamo di modificare in noi quel che vorremmo migliorare in lui: nostro figlio ci imita, e questo può innervosirci, quando ritroviamo in lui dei tratti che non amiamo di noi stessi;
cerchiamo di prevenire le situazioni di crisi: raccontiamo al bambino, ad esempio, come si svolgerà la sua giornata, in modo che lui non si ritrovi poi a vivere una situazione inattesa;
facciamo attenzione alle fasi di transizione: i bambini hanno difficoltà ad abbandonare un’attività per un’altra, perchè sono molto più coinvolti nell’istante presente di noi adulti e perchè spesso quello che li attende è una costrizione. Se il bambino si oppone, non sta prendendo una decisione contro di noi, ma a favore di se stesso, per prolungare il benessere che sta provando, e questo è sicuramente un atteggiamento sano.
mettiamoci al suo posto;
– comprendiamo le sue ragioni: quando il suo comportamento non corrisponde ai nostri criteri, ricordiamo sempre che il bambino ha delle buone ragioni per comportarsi in quel modo. Non sta agendo contro di noi, ma sta crescendo. Spieghiamogli perchè non siamo d’accordo (anche senza aspettarsi che lui tenga la cosa in considerazione), e cerchiamo attività alternative che possano soddisfare il bisogno che ha espresso col suo comportamento;
instauriamo una comunicazione autentica e vivace: esprimere le emozioni è un processo fisiologico di guarigione, a tutte le età. Rispetto noi, però, i nostri figli hanno il vantaggio di non sottostare a convenzioni sociali. Capita a tutti i bambini di avere delle crisi di rabbia , in particolare intorno ai due anni, quando sa già camminare, ma non è ancora in grado di realizzare tutti i propri progetti.  A casa è più facile accogliere queste crisi, in altri casi è possibile rimandare una crisi: possiamo scegliere di cedere, ed esempio, se ci troviamo a casa di amici o al supermercato, e consentirgli un comportamento che dovremmo invece limitare. Quando decidiamo di rimandare, aspettiamoci però sempre un’esplosione a fine giornata o nei giorni successivi;
ascoltiamo i sentimenti dei bambini: gli studi sull’ascolto si devono a Carl Rogers, che ha avuto come allievi Marshall Rosenberg (fondatore della Comunicazione Non Violenta), Thomas Gordon, padre del metodo che porta il suo nome, e molti altri autori. L’ascolto produce il sentimento di comprensione di cui abbiamo bisogno per crescere, ci fa sentire sicuri e ci permette di essere davvero noi stessi. Se sapremo ascoltarlo, nostro figlio potrà smettere di urlare per farsi sentire;
affermiamoci: affermare se stessi significa parlare di sé senza presupporre un’altra persona. Questo permette di farsi conoscere dall’altro, che così imparerà cosa ci stanca, cosa ci sfinisce, cosa di dà ai nervi o ci fa ridere. Dire a nostro figlio come ci sentiamo in vari momenti della giornata, non solo gli fa scoprire il modo in cui noi funzioniamo, ma gli consente anche di aumentare il proprio vocabolario dei sentimenti, e di fare lo stesso percorso;
interrompiamo verbalmente un’azione con cui non siamo d’accordo: conosciamo poco i no pronunciati con dolcezza, tuttavia nulla ci impedisce, di fronte ad un’azione che non approviamo, di esprimere il nostro disaccordo con sensibilità e senza asprezza;
– lasciamo che il bambino conosca le conseguenze delle proprie azioni: tra il fare in modo che i bambini si assumano la responsabilità di tutte le loro azioni, e quella di lasciar correre tutto, esiste una terza alternativa. Quando il bambino fa una scelta, cerchiamo di aiutarlo ad assumersene la responsabilità, e accettiamo che cambi opinione. E’ così che funziona il mondo: le sofferenze possono arrivare, gli errori si possono commettere, ma si può anche cambiare idea, riflettere, scegliere altre opzioni, esplorare altre conseguenze.
siamo di buon esempio;
diamo ai bambini la possibilità di scegliere: insegniamo a fare delle scelte, a scegliere con la propria testa, a scegliere in base a quel che si prova…
osiamo discussioni filosofiche: tutte le discussioni coi bambini possono diventare discussioni filosofiche. L’arte di porsi delle domande è una capacità che aiuterà i nostri figli a coltivare in qualsiasi momento la propria umanità e che li abituerà a negoziare.
ridiamo coi nostri bambini: tutto quello che fa ridere il nostro bambino, lo aiuta a sentirsi meglio. Più ridiamo insieme a lui, più il nostro rapporto con lui migliora, il legame si rafforza e la fiducia reciproca aumenta.
concentriamoci sul rapporto e non sul problema.

Il testo è di piacevole lettura, ricco di riferimenti bibliografici, di esempi pratici, di consigli, e di testimonianze dirette di genitori.

Crescere senza punizioni né minacce
Per approfondire, in lingua italiana, abbiamo a disposizione i seguenti testi consigliati

Ingeborg Bosch Bonomo: In armonia con le emozioni. Curare le ferite del passato per vivere il presente con serenità.


Lawrence Cohen: Gioca con me. L’educazione giocosa: un nuovo, entusiasmante modo di essere genitori.


Mihaly Scikszentmihalyi: Una relazione educativa insolita: Lóczy (Ricerche).


Norman Doidge: Il cervello infinito: Alle frontiere della neuroscienza: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello (Ponte alle Grazie Storie).


Katherine Ellison: Il cervello delle mamme: Come la maternità ti rende più brillante (Saggi).


Isabelle Fillozat: Le emozioni dei bambini.


Daniel Goleman: Intelligenza emotiva.


Allison Gopnik, Andrew Metzoff e Patricia Kuhl: Tuo figlio è un genio. Le straordinarie scoperte sulla mente infantile.


Thomas Gordon: Genitori efficaci. Educare figli responsabili.


Arthur Janov: Il potere dell’amore. L’azione dell’affetto materno sullo sviluppo psicofisico del bambino.


Willi Maurer: La prima ferita. L’influenza dell’imprinting sul nostro comportamento umano.


Alice Miller: La persecuzione del bambino. Le radici della violenza.


Ashley Montagu: Il linguaggio della pelle. Il senso del tatto nello sviluppo fisico e comportamentale del bambino.


Emmi Pikler: Per una crescita libera. L’importanza di non interferire nella libertà di movimento dei bambini fin dal primo anno di vita.


Daniel H. Pink: Drive. La sorprendente verità su ciò che ci motiva nel lavoro e nella vita.


Jordi Quoidbach: Felice mente. Perché le persone felici vivono più a lungo?


Carl Ransom Rogers: Terapia Centrata Sul Cliente.


Robert Rosenthal e Jacobson Leonore: Pigmalione in classe. L’immagine che chi insegna si fa di chi apprende sotto la sua guida… (momentaneamente non disponibile)


Aletha Solter: Lacrime e capricci. Cosa fare quando neonati e bambini piangono.


Margot Sunderland: Il tuo bambino. Come educarlo e capirlo.

Crescere senza punizioni né minacce

Problemi sul perimetro dei POLIGONI

Problemi sul perimetro dei POLIGONI (poligoni regolari, trapezio, rettangolo, rombo, parallelogramma), con schede scaricabili e stampabili in formato pdf, per la classe quarta della scuola primaria.

Problemi sul perimetro dei POLIGONI

Problemi sul perimetro dei POLIGONI

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture. Una raccolta di dettati ortografici, di autori vari, per bambini della scuola primaria. Difficoltà ortografiche miste.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
La lepre e il coniglio

Sono stretti parenti  e tutti e due hanno, dietro gli incisivi superiori, altri due piccolissimi denti. La lepre è agile, con le orecchie lunghe; mangia di tutto, foglie, gemme, cortecce d’albero. Perciò, specie d’inverno, quando non trova altro, è assai dannosa ai giovani alberi di cui rode la corteccia.
Il coniglio, più piccolo della lepre, vive nelle tane che scava da sé. E’ un animale enormemente prolifico: da una sola coppia, in un anno, possono nascere, con le successive generazioni, oltre mille coniglietti.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
La vita dei castori

Il castoro è uno dei più grossi roditori; infatti, raggiunge il metro di lunghezza senza la coda e può pesare fino a trenta chilogrammi. Il suo corpo, sostenuto da arti corti e robusti, è tozzo e massiccio; la testa, di forma conica; il collo, molto corto. Ma la caratteristica essenziale del castoro consiste nel suo notevole adattamento alla vita acquatica. Le zampe posteriori di questo animale, palmate come quelle di un’anitra, gli permettono di nuotare rapidamente; la coda, larga, piatta e ricoperta di squame, gli serve per nuotare. Le narici e i condotti auricolari vengono chiusi mediante valvole, quando nuota in immersione; mentre la cavità boccale si chiude dietro gli incisivi quando, in fondo ai fiumi o ai laghi, rode il legno coi denti.
In Europa i castori sono quasi scomparsi; se ne trovano ancora in Francia nella valle del Rodano, in Norvegia, in Polonia, in Russia e lungo il corso medio dell’Elba; ma essi abbondano in modo particolare in Canada. I costumi del castoro, il suo meraviglioso istinto, la sua intelligenza, fanno di lui un animale assolutamente unico. Sotto certi aspetti, la sua vita è simile a quella dell’uomo: vive in società, costruisce la sua dimora e accumula provviste.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
Abili boscaioli

I castori del Canada si stabiliscono nelle regioni boscose attraversate da numerosi piccoli corsi d’acqua. Riuniti in gruppi, che variano dai 200 ai 300 individui, essi edificano, anzitutto, una diga sul corso d’acqua attiguo al loro accampamento. La forma della diga dipende dalle condizioni del terreno. Certe dighe sono convesse, altre concave, altre infine a zig-zag. La loro lunghezza può variare da un metro a più di 500 e l’altezza raggiunge uno o due metri.
Di volta in volta boscaioli, carpentieri, muratori, i castori abbattono gli alberi necessari per edificare la diga che si propongono di costruire; li rodono a una trentina di centimetri di altezza, in modo da formare un intaglio tutt’intorno, che viene approfondito in forma conica. Se l’albero è vicino alla riva del fiume, lo intaccano più profondamente dalla parte dell’acqua, il che dimostra che essi sanno molto bene dirigerne la caduta. Quando l’albero è sul punto di crollare, essi continuano più lentamente la loro operazione e, appena comincia a inclinarsi, ne aiutano e ne dirigono la caduta con le zampe anteriori. Appena l’albero è caduto in acqua, i castori si tuffano e restano nascosti per qualche attimo, senza dubbio per timore che il rumore del crollo attiri qualche loro nemico. I nemici, d’altra parte, sono segnalati da apposite sentinelle, le quali battono sull’acqua grandi colpi di coda.
Una volta abbattuto l’albero, il castoro lo trasporta ai piedi della diga, lasciandolo galleggiare e trascinandolo. Per trasportare gli alberi, abbattuti lontano dal luogo in cui deve sorgere la diga, essi scavano canali artificiali lunghi anche parecchie centinaia di metri, in modo da poter sfruttare la corrente dell’acqua.
Quando il tronco è stato in tal modo trasportato vicino al punto in cui deve essere costruita la diga, il castoro se ne impossessa definitivamente, ne aggiusta un’estremità sotto il collo e lo spinge avanti, fin là dove deve essere trascinato sott’acqua. Generalmente i castori fanno andare a fondo il legname per le costruzioni lasciando che si inzuppi e si impregni d’acqua, ma talvolta lo trascinano essi stessi, nuotando in immersione, e lo ormeggiano sott’acqua.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
Abilissimi ingegneri

Quando il materiale è pronto, gli animali si mettono all’opera. Sul fondo del fiume essi piantano dei pioli alti un metro e mezzo o due e li allineano gli uni accanto agli altri; in compenso li rendono stabili con grosse pietre. Successivamente li collegano gli uni agli altri con rami flessibili e saldano il tutto con fango mescolato a foglie morte. Essi lavorano il fango soprattutto con l’aiuto delle zampe anteriori, che hanno l’agilità delle mani; contrariamente a quanto si crede, la coda non serve loro da cazzuola.
Una diga terminata ha uno spessore di 3-4 metri alla base e di metri 0,60 nella parte superiore. La parete a monte è inclinata di circa 45 gradi; quella a valle è verticale. E’ questa la disposizione migliore per resistere alla pressione dell’acqua, che si esercita così su una superficie in pendenza. In certi casi i castori spingono ancora più oltre la loro scienza innata sulla resistenza dei materiali. Infatti se il corso d’acqua è lento, essi costruiscono generalmente una diga rettilinea, perpendicolare alle due rive; se è rapido e torrentizio, costruiscono una diga ricurva, in modo che la sua convessità sia rivolta a monte. Così essa resiste meglio alla corrente, che potrebbe travolgerla se fosse dritta.
La costruzione delle dighe comincia durante l’estate, quando le acque hanno il livello più basso, e si protrae fino ai primi freddi. Inoltre i castori, in caso di necessità, sanno scavare canali di scarico per i bacini.
Nel lavoro, che essi svolgono di comune accordo, i castori hanno a volte delle iniziative stupefacenti, che dimostrano in questi roditori l’esistenza di un’intelligenza e di una notevole capacità di intesa e di collaborazione. Si è scoperto, per esempio, un canale costruito dai castori che scorreva su terreni a diverse altezze: il suo corso era stato sbarrato da tre dighe, una per ogni dislivello del terreno. La prima parte di tale canale era alimentata dall’acqua di uno stagno, le altre dalle acque scorrenti che le dighe, prolungandosi ben oltre le due sponde, riuscivano a raccogliere. Era in atto qui un sistema di chiuse simili a quelle realizzate dall’uomo come ingegnoso mezzo destinato a raccogliere le acque sparse.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
Una casa per ogni famiglia

Una volta costruita la diga, i castori si separano in coppie e ciascuna di esse si costruisce una capanna o sulle piccole isole degli stagni formati dalle dighe, o sugli argini.
Le capanne sono fatte di rami intrecciati, di pietre e di ghiaia e tutto viene cementato per mezzo di mota e di foglie morte. Esse misurano da tre a cinque metri di diametro e sono alte un metro me mezzo o due metri. L’ingresso è costituito da un tunnel sommerso, in modo che il castoro è protetto contro gli attacchi dei nemici esterni.
In inverno le pareti della capanna gelano,, divenendo solide e impenetrabili anche a un orso che per avventura potesse raggiungerle, quando lo stagno è coperto di ghiaccio. L’interno della capanna è una stanza vasta e confortevole.
I castori, nonostante la vita quasi acquatica, non si nutrono di pesci. Durante la bella stagione rodono le radici delle piante d’acqua e soprattutto le radici delle ninfee. La scorza dei grandi alberi o degli alberi di media grossezza, che è troppo dura, non serve loro come cibo, ma in compenso essi rosicchiano con gusto la scorza dei ramoscelli e degli arbusti, che è tenera e nutriente. Per procurarsela, essi abbattono gli alberi come abbiamo visto, e ne staccano i rami.
Quando viene l’inverno, il castoro si immerge sotto il ghiaccio che ricopre lo stagno sulle cui rive egli si è stabilito, sceglie tra il mucchio delle provviste accumulate quel ramo che gli sembra più conveniente e lo trasporta nella capanna. Se è un ramo di betulla, ne mangia la seconda scorza e lo strato situato tra la scorza e la parte più interna, mentre utilizza la scorza esterna, ridotta in trucioli, per rifare il giaciglio. Se invece si tratta di un ramo di pioppo, egli rosicchia tutta la scorza, abbandonando il pezzo di legno.
Ogni anno, a primavera, la femmina dà alla luce da due a sei piccoli, che nascono ciechi e che la madre allatta per circa un mese. Nel frattempo essa allontana dalla capanna il maschio, il quale deve andare ad abitare in un altro alloggio. I piccoli del castoro acquistano la vista solo verso la fine dell’ottavo giorno; si muovono con difficoltà e non sanno nuotare. A tre mesi essi sono ancora impacciati e restano sott’acqua solo per poco tempo. E’ necessario un certo esercizio, prima che riescano a trattenere la respirazione per qualche minuto. Quando ormai sono diventati adulti, il che avviene verso l’età di due anni, prendono possesso della capanna dei loro genitori i quali se ne costruiscono una nuova. La vita dei castori dura da quindici a venti anni. Il castoro è un animale simpatico, che si lascia facilmente addomesticare. Ma, generalmente, quando viene addomesticato, perde ogni iniziativa e ogni volontà. Per questo, di solito, si mettono a sua disposizione dei cunicoli artificiali, simili a quelli nei quali egli vive in libertà, e un vano largo e ben aerato che può aprirsi sull’esterno per permettere di pulire l’ambiente. Generalmente lo si nutre con scorze, grano e carote. All’inizio egli cerca di trasportare le sue provvigioni in un altro luogo, poi si abitua al nuovo genere di vita e si fissa definitivamente nella sua dimora.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
Girotondo dei topi

Trottano i sorci lungo le pareti del solaio,
sono d’umore gaio:
è morto il gatto del secondo piano,
quel tremendo soriano!
L’hanno visto stecchito
tenuto per la coda dai ragazzi
che l’hanno seppellito
in fondo all’orto.
Allegri! E’ proprio morto!
Erano tutti sotto l’abbaino
a guardar giù coi musetti appuntiti
e gli occhi che lucevan come spilli.
Ora per la soffitta
corrono in tondo in tondo
e fanno un gran fruscio
tra le cartacce vecchie.
Son quaderni ingialliti
di greco e di latino
buoni da rosicchiare:
un bel festino!
Poi ancora a trottare
con le code diritte come stecchi
fra i mobili azzoppati,
fra le sedie sfondate,
gli stracci e i ferrivecchi.
Ogni tanto qualcuno si riposa
e va a guardare
dentro il buco nel muro
la sua nidiata di topini rosa.
Girano in tondo in tondo
nella soffitta oscura.
Ah, com’è bello il mondo
se non c’è la paura!
(Enrico Guastaroba)

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture
La trappola

La trappola a è lì, alla posta,
all’angolo della soffitta:
all’uncino di ferro una crosta
di pecorino è confitta,
e spande oltre il telaio
di fili un odore che invita
i topi, che nel solaio
trascorrono la loro vita.
La trascorrono lieti e sereni
tra fugaci guizzi di code
tra rapidi andirivieni
tra i rumori del dente che rode,
che rode la buccia ed il chicco,
un brano di libro illustrato
e ciò che in dispensa o nel ricco
ripostiglio hanno rubato.
Ora hanno scoperto qualcosa
di strano, una scatola a fili
che sta ferma nell’ombra, una cosa
che manda profumi sottili.
V’entra un topo. Ha toccato col muso
appena la crosta, che scatta
la molla; il portello s’è chiuso
con rabbia quasi di gatta.
E’ passata tutta la notte
sul terrore del prigioniero;
ma l’alba s’affaccia alle porte
della terra, svelando il mistero.
L’uomo piano piano è salito
a vedere. Sì, c’era. E vicini
alla madre dall’occhio spaurito
ha veduto sei topolini:
sei topini di rosa ivi nati
la notte, in prigione. Anche un gatto
li avrebbe, forse, lasciati.
Il cacio, all’uncino, era intatto.
(Giuseppe Porto)

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture. Tutte le opere  contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

I RODITORI dettati ortografici poesie e letture

La pagina dei perché

La pagina dei perché: perché la pioggia cade a gocce? Perché il sale fa venire sete? Perchè il pane vecchio diventa duro? Perché prima si vede il lampo e poi si sente il tuono? Una collezione di perché risolti per bambini della scuola primaria. Ho preparato una versione in schede, che possono essere utili per stimolare la lettura.

La pagina dei perché

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome – idee per le presentazioni e gli esercizi, e i cartellini di riempimento pronti per il download e la stampa. Con questa scatola i bambini approfondiscono lo studio delle forme dell’articolo, della flessione dei nomi e della concordanza tra articolo e nome.

Gli esercizi principali della grammatica sono:
– le concordanze e gli esercizi di flessione, fatte con l’aiuto di cartellini appositamente preparati (come già si è visto per le concordanze fra articolo e nome)
– i comandi
– le analisi
– gli spostamenti.

Per il lavoro di analisi, si usano le scatole grammaticali.

Gli esercizi con le scatole grammaticali sono attività di concentrazione e di isolamento. Mentre i comandi portano all’intuizione, l’analisi porta a maturazione. Come già spiegato nell’introduzione alle scatole grammaticali, l’esercizio consiste nel leggere una frase e nel ricostruirla parola per parola, utilizzando le parole divise in base alla parte del discorso cui appartengono. Il lavoro è semplicissimo: si chiede al bambino di copiare coi cartellini colorati le frasi stampate sui biglietti. Non deve nemmeno ricordare la frase. Tutta la sua attenzione è diretta alla classificazione delle parole e alle relazioni che intercorrono tra di esse.

Gli spostamenti, poi, rendono gli esercizi con le scatole grammaticali ancora più interessanti. L’insegnante, passando al tavolo di un bambino, sposta in un dato modo i cartellini che il bambino ha composto, e in questo mondo stimola l’intuizione di particolare rigole grammaticali. Gli spostamenti di cartellini dimostrano che il senso del discorso non è dato dalle parole, ma dall’ordine delle parole.

Il compito dell’insegnante è impegnativo e complesso. Maria Montessori ha sempre sottolineato l’importanza di avere a disposizione un materiale pronto e appositamente studiato: l’insegnante deve essere alleviata il più possibile dal lavoro di preparazione dei materiali e dal lavoro di ricerca, per potersi dedicare totalmente al suo compito di osservazione e intervento. “Quando chiediamo a una maestra di corrispondere ai bisogni della vita interiore dell’uomo, le chiediamo una cosa assai grande: essa non potrà mai compierla, se prima non abbiamo pensato a servirla, a porgerle tutto il necessario“.

La SCATOLA GRAMMATICALE I ha due compartimenti piccoli (articolo e nome) e uno più grande per la frase. Tutte le parole  che si usano per lo studio della grammatica sono scritte su cartellini rettangolari. I cartellini si conservano in apposite scatole, raggruppati con degli elastici. Il materiale deve essere esattamente preparato, ed in quantità stabilita.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

Il primo esercizio con la SCATOLA GRAMMATICALE I indicato da Maria Montessori prevede questo gruppo di 32 parole (oggi l’uso di gli apostrofato è considerato scorretto, ad eccezione di gl’incendi, anche se è comunque preferibile la forma gli incendi):

il fazzoletto, il libro, il vestito, il tavolino, lo specchio, lo zucchero, lo zio, lo stivale, la stoffa, la perla, la piramide, la finestra, i colori, i fiori, i disegni, i compagni, gli zoccoli, gli uomini, gli articoli, gli stracci, le sedie, le scarpe, le addizioni, le piante, l’occhio, l’amico, l’acqua, l’albero, gl’invitati, gl’incastri, gl’italiani, gl’nsetti.

I cartellini non sono disposti nella scatola in quest’ordine, ma sono mescolati: gli articoli tra loro e i nomi tra loro.

Nel primo esercizio diamo ai bambini le scatole dei cartellini mescolati (ma perfettamente preparati per poter formare tutte le combinazioni corrette). Il lavoro del bambino consiste nell’abbinarli tra loro, mettendo davanti ad ogni nome l’articolo esatto.

Quando l’esercizio è terminato, i bambini ripongono i cartellini dei nomi nella casella del nome, e i cartellini degli articoli nella casella dell’articolo. Oltre alle parole ‘articolo’ e ‘nome’, fa da guida il colore delle caselle e dei cartellini: nero per il nome e marrone chiaro per l’articolo.

Grazie a questo esercizio il bambino comincerà a parlare di casella dell’articolo, casella dei nomi, cartellini dell’articolo, cartellini dei nomi, e così via: insomma saprà distinguere queste due parti del discorso.

Maria Montessori fa osservare come questo esercizio sia simile a quello che si fa con gli ALFABETI MOBILI. Il bambino, infatti, combina tra loro articoli e nomi guidato dall’orecchio, come era guidato dall’orecchio quando componeva le parole con gli alfabeti mobili.
Con gli alfabeti mobili sostituisce i suoni del linguaggio comune con oggetti reali (le lettere dell’alfabeto). Con le scatole grammaticali sostituisce le parole del linguaggio comune con oggetti reali (i cartellini).
Grazie a questo esercizio ha la possibilità di vedere in quali relazioni si trovino le parole tra loro, e porta a coscienza quei rapporti tra le parole che ha sempre usato, ma ai quali non aveva mai pensato.

Possiamo dire che articoli e nomi escono dal caos di parole che il bambino ha immagazzinato nella sua mente, ed entrano a far parte di gruppi precisi, distinti da tutte le altre parole.

Per Maria Montessori si tratta di un esercizio necessario, e il piacere che i bambini ne traggono è la prova del fatto che questo esercizio corrisponde a un bisogno interiore soddisfatto.

Procedendo in questo lavoro con tutte le parti del discorso, il bambino farà ordine tra le parole nella sua mente, arricchendo il suo patrimonio di vocaboli. In altre parole continuerà,  grazie alla grammatica, a costruire quell’ordine interiore che ha già iniziato a sviluppare rispetto agli oggetti del mondo esterno con gli esercizi sensoriali, nella Casa dei Bambini.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome

MATERIALI PREVISTI PER LA SCATOLA GRAMMATICALE I
(con la codifica che ho utilizzato io per la preparazione dei cartellini)

scatola grammaticale I
4 scatoline di riempimento color marrone chiaro contrassegnate IA, IB, IC e ID
una scatolina aperta marrone chiaro per il libretto degli elenchi e per il libretto delle regole

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
Contenuto delle scatole di riempimento

scatola IA: scheda della definizione e cartellini (i due gruppi di cartellini stanno nella scatola IA separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IA-1: articoli determinativi e nomi singolari e plurali (56 cartellini+ 28 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IA-2: articoli determinativi e nomi singolari e plurali (40 cartellini+ 20 cartellini frase + titoli)

scatola IB: scheda della definizione e cartellini (i due gruppi di cartellini stanno nella scatola IB separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IB-1: articoli determinativi e indeterminativi e nomi singolari(40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IB-2: articoli indeterminativi e nomi singolari (40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)

scatola IC: scheda della definizione e cartellini scheda della definizione e cartellini  ( i quattro gruppi di cartellini stanno nella scatola IC separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini IC-1: articoli determinativi e nomi in -a -o singolare e plurale  (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IC-2: articoli determinativi e indeterminativi e nomi  in -e singolare e plurale in (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IC-3: articoli determinativi e nomi invariabili singolare e plurale (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini IC-4: articoli determinativi e indeterminativi e nomi composti singolare e plurale (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)

scatola ID: scheda della definizione e cartellini ( i quattro gruppi di cartellini stanno nella scatola ID separati tra loro per mezzo di elastici)

  • cartellini ID-1: articoli determinativi e indeterminativi e nomi (vocale iniziale) singolare e plurale, maschile e femminile (40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)
  • cartellini ID-2: articoli determinativi e indeterminativi e nomi (consonante iniziale) singolare e plurale, maschile e femminile (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini ID-3: articoli determinativi e indeterminativi e nomi in -a, -o, -tore, -sore singolare e plurale, maschile e femminile (20 cartellini + 10 cartellini frase + titoli)
  • cartellini ID-4: articoli determinativi e indeterminativi e nomi di genere comune singolare, maschile e femminile (40 cartellini + 20 cartellini frase + titoli)

scatolina aperta marrone chiaro:

  • libretto degli elenchi per l’articolo (facoltativo)
  • libretto delle regole per l’articolo.

Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
Questo è il materiale pronto:

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Psicogrammatica Montessori SCATOLA GRAMMATICALE I articolo e nome
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Si tratta di un materiale rivisitato e attualizzato ai mutamenti che la lingua ha subito e ai vocaboli che più appartengono alla realtà dei bambino oggi.
L’organizzazione originale del materiale non cambia, ho aggiunto però dei set che isolano ulteriori aspetti delle regole grammaticali.
Ciascuna parte del discorso ha un suo codice colore, che è diverso da quello dei simboli grammaticali (ad eccezione del nome e del verbo).
I simboli grammaticali possono entrare a far parte degli esercizi con le scatole grammaticali: i bambini possono porre i simboli mobili sulle parole scritte nei cartellini della frase, o anche possono copiare le frasi e disegnare i simboli (anche utilizzando gli stencil).

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USO DEL MATERIALE

Avere a disposizione le scatole grammaticali di legno è sicuramente la situazione ideale, ma considerando il costo, non è la situazione alla portata di tutti. Si possono preparare delle bellissime alternative in cartone o anche sostituire alle scatole delle “tovagliette stampate“. Si può anche decidere di non utilizzare nulla, e di mettere semplicemente i cartellini sul tavolo, divisi in base al loro codice colore e ponendo sopra di essi dei cartellini-titolo (per la prima scatola ‘ARTICOLO’ e ‘NOME’). 
Lo stesso discorso vale per le scatole di riempimento e per le scatole dei comandi, che possono essere acquistate in legno, o possono essere facilmente realizzate in cartoncino. Si può anche optare per qualsiasi altra soluzione alternativa: buste di carta colorata, sacchetti di plastica trasparente, cestini, ecc.

Le scatole grammaticali servono all’esercizio del bambino, dopo le presentazioni e le lezioni chiave relative alle parti del discorso che vogliamo esercitare.

Con le scatole grammaticali si possono svolgere vari esercizi.

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PRESENTAZIONE DELLA SCATOLA GRAMMATICALE I
(determinativi)
versione 1

Innanzitutto, col la scatola grammaticale I il bambino impara indirettamente le regole grammaticali relative all’uso dell’articolo determinativo e indeterminativo. Aggiungendo la corretta nomenclatura (titoli) il bambino associa ai diversi tipi di articolo il nome di indeterminativo e determinativo.
Come ripetuto molte volte, il periodo sensibile per le parole va dai cinque anni e mezzo agli otto anni circa di età. Per questo si consiglia di cominciare ad usare le scatole grammaticali prima possibile. Il lavoro con le scatole grammaticali implica la lettura di parole e frasi, e di conseguenza stimola le capacità di lettura dei bambini. Possiamo far lavorare i bambini in coppie o in piccoli gruppi, di modo che i bambini più abili nella lettura possano aiutare i più piccoli. Possiamo lavorare parallelamente con le scatole grammaticali, i simboli grammaticali (ponendo i simboli al di sopra dei cartellini delle frasi scritte), le lezioni relative allo studio delle parole e alla punteggiatura, e all’analisi logica.

Materiali:
– SCATOLA GRAMMATICALE I
– simboli grammaticali del nome e dell’articolo
– scatola di riempimento IA (un set alla volta a scelta)
– libretto degli (per autocontrollo)
– libretto delle regole sull’uso dell’articolo (facoltativo)

Introduzione Orale:
Prima di utilizzare praticamente la scatola, aiutiamo i bambini a riflettere sul modo che usiamo per esprimerci. Ad esempio, diciamo ai bambini: “Ora dirò qualcosa, e voi mi direte se secondo voi suona bene”.
Poi chiediamo a un bambino: “Se ti dico: ‘Portami matita!’, ti sembra che suoni bene?”. Il bambino risponderà di no. “E come deve suonare?”. Il bambino risponderà che bisogna aggiungere ‘la’, cioè bisogna dire ‘Portami la matita’.
Fare due o tre esempi di questo genere con ogni bambino, in una sorta di gioco di gruppo che serve a stimolare l’orecchio per il linguaggio rispetto a ciò che è giusto o sbagliato nella nostra lingua.

Presentazione:
“In questa scatolina abbiamo alcuni cartellini che ci serviranno per riempire la nostra scatola grammaticale:

questi cartellini più grandi vanno qui, nella parte posteriore:

e di questi due gruppi di cartellini più piccoli, uno va qui (mescolare i cartellini degli articoli e metterli nel comparto marrone chiaro); e l’altro qui (mescolare i cartellini dei nomi e metterli nel comparto nero):

Chiediamo al bambino di prendere dalla scatola un cartellino grande, leggerlo a voce alta, e posizionarlo sul tappeto, a destra. Chiediamogli quindi di cercare i cartellini piccoli corrispondenti alle parole che ha letto, ponendoli sul tavolo. a sinistra della frase.
Chiediamo al bambino di posizionare i simboli grammaticali sopra ogni parola.

Quando il bambino ha compreso l’esercizio, può continuare da solo.

Riordino:
quando il bambino ha terminato l’esercizio, è importante mostrargli come riordinare il materiale. Per prima cosa si raccolgono i cartellini grandi , si legano con l’elastico e si ripongono nel compartimento posteriore, poi si raccolgono tutti i nomi, si legano con l’elastico e si mettono nella casella del nome, quindi si raccolgono tutti gli articoli, si legano con l’elastico e si mettono nella casella dell’articolo.

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PRESENTAZIONE DELLA SCATOLA GRAMMATICALE I
(determinativi)
versione 2

Materiale:
– SCATOLA GRAMMATICALE I
– scatola di riempimento IA (un set alla volta)
– simboli grammaticali del nome e dell’articolo
– libretto degli (per autocontrollo)
– libretto delle regole sull’uso dell’articolo (facoltativo).

Introduzione orale
Iniziare una conversazione chiedendo ai bambini cos’hanno visto nel tragitto da casa a scuola, o cosa c’è nel giardino della scuola, o nello scaffale del linguaggio. Sottolineare gli articoli, quando vengono pronunciati, quindi dire “Sembra proprio che queste piccole parole vadano sempre insieme ai nomi”.

Presentazione
Mostriamo ai bambini dove trovare in classe la scatola grammaticale e la scatola di riempimento e portiamole sul tappeto o sul tavolino.


Apriamo la scatola di riempimento e diciamo che metteremo il suo contenuto nella scatola grammaticale.

Chiediamo ai bambini di mescolare i cartellini lunghi e di metterli nell’apposito comparto. Fare lo stesso con i cartellini dei nomi e con quelli degli articoli.
Prendiamo un cartellino lungo, leggiamolo e poniamolo su tappeto.
Cerchiamo il cartellino dell’articolo e del nome che corrispondono a quelli del cartellino lungo e poniamoli sul tappeto.
Mettiamoli sotto il cartellino lungo.
Infine aggiungiamo i simboli grammaticali corretti su ogni parola ( o sulle colonne che si sono formate).
Il bambino può proseguire da solo con l’esercizio.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI DETERMINATIVI
(determinativi)
versione 3 – lezione di gruppo

Materiale:
– scatola grammaticale I
– scatola di riempimento IA (uno o due set, a seconda del numero di bambini)

Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo. Ricapitoliamo quello che sappiamo sugli articoli: “Noi conosciamo gli articoli ‘uno uno una’ e gli articoli ‘il lo la i gli le’. Quando usiamo ‘un uno’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al maschile fra tanti altri uguali fra loro. E quando usiamo ‘una’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al femminile tra tanti uguali fra loro. E cosa succede quando ‘una’ incontra un nome che comincia per vocale? Perde la a finale e diventa ‘un’, però con l’apostrofo. ‘Un’ senza apostrofo ci dice che il nome è maschile, ‘un’ con l’apostrofo ci dice che il nome è femminile. E quando usiamo ‘il lo la’? Quando vogliamo parlare di un oggetto noto, di un oggetto in particolare, che chi parla e chi ascolta conosce. E quando usiamo i gli le? Quando vogliamo parlare di oggetti al plurale.”
“Oggi faremo una cosa nuova con gli articoli ed i nomi”.
Mettiamo sul tavolo la scatola grammaticale I. Dopo aver mescolato i cartellini dei nomi tra loro ed i cartellini degli articoli tra loro, chiediamo ad un bambino di mettere i cartellini, divisi, ognuno nell’apposito comparto della scatola.
Mettiamo sul tavolo i cartellini dei titoli ‘ARTICOLO’, ‘DETERMINATIVO’ e ‘NOME’.

Ora distribuiamo i cartellini dei nomi tra tutti i bambini ed invitiamoli a leggerli, ognuno i propri.
Invitiamoli poi a porre i propri cartellini in colonna, sotto il titolo appropriato.
Distribuiamo tra i bambini tutti i cartellini degli articoli, di modo che possano procedere con gli abbinamenti corretti con i nomi.

Terminato lo schema, i bambini leggono le carte.
Ricordiamo la regola: “Gli articoli determinativi sono il lo la i gli le. Servono per il plurale e quando ci riferiamo ad oggetti noti a chi parla e a chi ascolta”.
Al termine i bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni.
Nei giorni seguenti possono lavorare con la scatola grammaticale individualmente.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(determinativi e indeterminativi)
versione 1

Materiale:
– scatola di riempimento IB, cartellini IB-1 (non serve utilizzare la scatola grammaticale)
– simboli grammaticali

Presentazione:
mettiamo sul tappeto la pila dei cartellini dei nomi e la pila dei cartellini degli articoli. Chiediamo al bambino di prendere un nome, leggerlo a volte alta e dirci di quale parte del discorso si tratta. Fare la stessa cosa con un articolo.
Mescoliamo i cartellini (i nomi tra loro e gli articoli tra loro) , chiediamo al bambino di prendere un nome, leggerlo, e metterlo sul tappeto. Quindi chiediamogli di cercare tra gli articoli quello adatto, e di posizionarlo davanti al nome.

Ripetere finché il bambino non ha chiaro come mettere in colonna correttamente i cartellini, quindi lasciare che prosegua da solo l’esercizio.

Se il bambino commette qualche errore di abbinamento, si accorgerà da solo che è necessario fare qualche scambio tra i cartellini. Si accorgerà anche di come alcuni abbinamenti possono essere cambiati ed altri no.
Quando ha terminato, mostriamo come etichettare le colonne, e come utilizzare i simboli grammaticali, ponendoli sopra alle parole.


“Quali di queste parole sono nomi?”. Mettiamo sopra la colonna dei nomi il titolo.
“Quali di queste parole sono articoli?”. Mettiamo sopra la colonna degli articoli il titolo. Poi diciamo: “Ma guardando bene, questi articoli non sono tutti dello stesso tipo. Qui ci sono due tipi di articolo diversi…”
“Se io ti chiedo, ad esempio: ‘Portami la scatola’, vuol dire che vorrei una scatola specifica. Ma se ti chiedo: ‘Portami una scatola’ vuol dire che mi va bene qualsiasi scatola. ‘La’ è un articolo determinativo, voglio una scatola determinata e solo quella. Una è l’articolo indeterminativo, mi va bene qualsiasi scatola.
A questo punto mostriamo ai bambini come posizionare sotto al titolo “articolo” i titoli “determinativo” e “indeterminativo”, e mostriamogli come incolonnarli correttamente.

Estensioni:
Il bambino può scrivere proprie liste di articoli e nomi, indicando se si tratta di articoli determinativi o indeterminativi sul modello delle colonne usate nell’esercizio coi cartellini.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(indeterminativi)
versione 2

Materiali:
– scatola di riempimento IB, cartellini IB-2 (in questo esercizio non si usano i cartellini della frase e la scatola grammaticale)
– simboli grammaticali per nome e articolo

Disponiamo i cartellini dei titoli “Articolo” e “Nome” nella parte superiore dell’area di lavoro. Sopra ai titoli mettiamo i relativi simboli grammaticali.
Formiamo con tutti i cartellini dei nomi una colonna verticale sotto il titolo appropriato.


Cerchiamo tra i cartellini degli articoli quello corrispondente ad ogni nomi, e poniamolo a sinistra, formando la colonna degli articoli.


Discutiamo coi bambini le nostre scelte, e chiediamo loro di osservare lo schema e di provare a formulare una regola che spieghi quando usiamo un, uno, una o un’ e perchè.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(determinativi e indeterminativi)
versione 3

Materiale:
– scatola di riempimento IB (cartellini IB-1)

Introduzione orale
Chiediamo ai bambini, ad esempio:
“Sapete chi è il capo della Chiesa? “E’ il Papa. “E c’è un solo Papa a capo della Chiesa”.
“E sapete chi è il capo degli Stati Uniti? Il Presidente”.
“Quante regine ci sono nel Regno Unito? Una. Allora diciamo ‘la regina’, perchè c’è solo una regina nel Regno Unito”.
“Quanti armadi ci sono in classe? Uno. Allora diciamo ‘l’armadio’ perchè c’è un solo armadio in classe, e non possiamo sbagliare”.
“Quante sedie abbiamo in classe? Ne abbiamo molte, così dobbiamo dire ‘una sedia’ se ne vogliamo una qualunque tra tutte quelle che ci sono”.
“Quanti tavoli abbiamo in classe? Ne abbiamo molti, così dobbiamo dire ‘un tavolo’  se vogliamo un tavolo qualunque tra tutti i tavoli che ci sono”.
“Quando parliamo di una cosa tra tante, diciamo ‘un’ oppure ‘uno’ se la cosa è maschile: un tavolo, uno sgabello. Diciamo ‘una’ se la cosa è femminile: una sedia”.
“Sappiamo già che un, uno, una sono articoli. E anche il, lo, la sono articoli. Stanno davanti ai nomi. Quando usiamo il, lo, la, significa che stiamo parlando di una cosa che non possiamo confondere con altre, cioè una cosa determinata. Il lo la sono articoli determinativi.”
“Quando usiamo un, uno, una, significa che stiamo parlando di una cosa fra tante altre cose uguali a lei, una cosa non determinata. Un, uno, una sono articoli indeterminativi”.

Presentazione
Aprire la scatola di riempimento ed estrarre il set di cartellini. Prendere gli articoli e dire: “In questi cartellini ci sono solo articoli, determinativi e indeterminativi”.
Prendere il cartellino del titolo “articolo” e metterlo in alto, al centro, poi posizionare sotto di esso, affiancati l’uno all’altro, i due cartellini “determinativo” e “indeterminativo”.
Prendere poi i cartellini degli articoli, e dire ai bambini: “Ora dobbiamo decidere uno ad uno, se questi articoli sono determinativi o indeterminativi”.
Leggere i cartellini e formare coi bambini le due colonne sotto i titoli corrispondenti.


A questo punto mettere a destra del titolo “articolo” il titolo “nome” e prendere i cartellini dei nomi appartenenti allo stesso set. Leggiamo un cartellino alla volta e decidiamo coi bambini a quale articolo abbinarlo, formando la colonna dei nomi. Il bambino può scegliere liberamente a quale articolo abbinare un certo nome, ma verso il termine dell’esercizio, poichè il materiale è preparato, potrebbe essere necessario fare degli spostamenti.


Completato lo schema, mettiamo il simbolo del nome sulla colonna del nome, e il simbolo dell’articolo sulla colonna dell’articolo.
Leggiamo ai bambini tutte le coppie che abbiamo formato.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(determinativi e indeterminativi)
versione 4

Materiale:
– scatola di riempimento scelta  IC o ID (set che comprenda determinativi e indeterminativi singolari e plurali)
– scheda della definizione dell’articolo
– libretto degli elenchi per l’articolo
– libretto delle regole per l’uso dell’articolo (in questo esercizio non si usano i cartellini della frase e la scatola grammaticale).

Posizionare i titoli ‘Articolo’, ‘Determinativo’, ‘Indeterminativo’ e ‘Nome’ nella parte superiore dell’area di lavoro e aggiungere sopra ad essi i simboli grammaticali appropriati.
Formare la colonna dei nomi sotto il titolo corrispondente.


Creare gli abbinamenti corretti con i cartellini degli articoli, ponendoli sotto il titolo corrispondente, stimolando la partecipazione da parte dei bambini.


Far osservare ai bambini quale tipo di articolo è sempre usato nei plurali. Possiamo chiedere: “Suona bene una nuvole?”, “Un alberi?” “Uno scoiattoli?”.
Fare in modo che i bambini arrivino a formulare la regola per cui gli articoli indeterminativi un, uno e una non hanno il plurale.
Fare in modo che i bambini arrivino a formulare le regole che stanno sotto la scelta di dire ‘un albero’ oppure ‘l’albero’.
A lezione conclusa i bambini possono cercare conferma delle regole trovate nel libro delle regole per l’uso dell’articolo, oppure possono registrare le regole sul quaderno, insieme all’esercizio.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
(classificazione determinativi e indeterminativi)
versione  5 – lezione di gruppo

Materiale:
– scatola di riempimento scelta  IC o ID (set che comprenda determinativi e indeterminativi singolari e plurali) o set IB-1
– scheda della definizione dell’articolo
– libretto degli elenchi per l’articolo.

Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo. Ricapitoliamo quello che sappiamo sugli articoli: “Noi conosciamo gli articoli ‘uno uno una’ e gli articoli ‘il lo la i gli le’. Quando usiamo ‘un uno’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al maschile fra tanti altri uguali fra loro. E quando usiamo ‘una’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al femminile tra tanti uguali fra loro. E cosa succede quando ‘una’ incontra un nome che comincia per vocale? Perde la a finale e diventa ‘un’, però con l’apostrofo. ‘Un’ senza apostrofo ci dice che il nome è maschile, ‘un’ con l’apostrofo ci dice che il nome è femminile. E quando usiamo ‘il lo la’? Quando vogliamo parlare di un oggetto noto, di un oggetto in particolare, che chi parla e chi ascolta conosce. E quando usiamo i gli le? Quando vogliamo parlare di oggetti al plurale.”
“Oggi faremo una cosa nuova con gli articoli ed i nomi”.
Mettiamo sul tavolo la scatola grammaticale I. Dopo aver mescolato i cartellini dei nomi tra loro ed i cartellini degli articoli tra loro, chiediamo ad un bambino di mettere i cartellini, divisi, ognuno nell’apposito comparto della scatola.
Mettiamo sul tavolo i cartellini dei titoli ‘ARTICOLO’, ‘DETERMINATIVO’, ‘INDETERMINATIVO’ e ‘NOME’.
Ora distribuiamo i cartellini degli articoli tra tutti i bambini ed invitiamoli a leggerli, ognuno i propri.
Invitiamoli poi a porre i propri cartellini in colonna, sotto il titolo appropriato.
Ricordiamo la regola: “Un uno e una sono indeterminativi, perchè non limitano la scelta di un oggetto tra tanti uguali a lui. Il lo la i gli le sono determinativi, perchè determinano di quale oggetto tra altri uguali a lui sto parlando, oppure si riferiscono a un nome plurale”.
Terminato lo schema, i bambini leggono le carte.
Distribuiamo tra i bambini tutti i cartellini dei nomi, di modo che possano procedere con gli abbinamenti corretti con gli articoli.
Al termine i bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni.
Nei giorni seguenti possono lavorare con la scatola grammaticale individualmente.

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PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
( un e un’)
versione 1- lezione di gruppo

Materiale:
– scatola grammaticale I
– scatola di riempimento IB (cartellini IB-2)

Raduniamo un gruppo di bambini attorno al tavolo e iniziamo una conversazione sul nome, ricapitolando tutte le lezioni svolte: “Noi conosciamo gli articoli ‘uno uno una’ e gli articoli ‘il lo la i gli le’. Quando usiamo ‘un uno’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al maschile fra tanti altri uguali fra loro. E quando usiamo ‘una’? Quando vogliamo parlare di un oggetto al femminile tra tanti uguali fra loro. E cosa succede quando ‘una’ incontra un nome che comincia per vocale? Perde la a finale e diventa ‘un’, però con l’apostrofo. ‘Un’ senza apostrofo ci dice che il nome è maschile, ‘un’ con l’apostrofo ci dice che il nome è femminile. E quando usiamo ‘il lo la’? Quando vogliamo parlare di un oggetto noto, di un oggetto in particolare, che chi parla e chi ascolta conosce. E quando usiamo i gli le? Quando vogliamo parlare di oggetti al plurale.”
“Oggi faremo una cosa nuova con gli articoli ed i nomi”.
Mettiamo sul tavolo la scatola grammaticale I. Dopo aver mescolato i cartellini dei nomi tra loro ed i cartellini degli articoli tra loro, chiediamo ad un bambino di mettere i cartellini, divisi, ognuno nell’apposito comparto della scatola.
Chiediamo ad un’altro bambino di formare con tutti i cartellini dei nomi una colonna sul tavolo. Leggiamo insieme tutti questi nomi.
Ora distribuiamo i cartellini degli articoli tra tutti i bambini ed invitiamoli a leggerli, ognuno i propri.
Invitiamoli poi a porre i propri cartellini a destra dei nomi appropriati.
Terminato lo schema, i bambini leggono le carte.
Infine ricapitoliamo le regole che conosciamo sull’uso dell’articolo. Puntualizziamo l’uso degli articoli un e un’: “Usiamo un per i nomi maschili. Usiamo un con l’apostrofo per i nomi femminili, se il nome comincia per vocale”.
I bambini possono registrare la lezione sui propri quaderni. Nei giorni seguenti possono lavorare con la scatola grammaticale individualmente.

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ESERCIZIO CON LE SCATOLE GRAMMATICALI E I SIMBOLI GRAMMATICALI
(determinativi, indeterminativi, determinativi e indeterminativi)

Materiali:
– SCATOLA GRAMMATICALE I
– scatola di riempimento scelta IA IB IC o ID (uno o più set insieme)
– scheda della definizione dell’articolo
– libretto degli elenchi per l’articolo
– libretto delle regole per l’uso dell’articolo.

Mescolare i cartellini degli articoli e metterli nella casella degli articoli. Fare lo stesso con i nomi.
Leggere la scheda della definizione dell’articolo ed assicurarsi che il bambino abbia compreso la funzione della parte del discorso che vogliamo esercitare.
Il bambino procede a formare gli abbinamenti corretti nome – articolo.
Possiamo inserire nella presentazione dell’esercizio brevi lezioni che servono a precisare aspetti particolari relativi all’uso dell’articolo.
Mentre il bambino si esercita possiamo, quando lo riteniamo opportuno, mostrare al bambino come alcuni spostamenti possono modificare il significato di una frase, o sottolineare che alcuni abbinamenti non hanno alcun significato.
Al termine dell’esercizio mostriamo al bambino come utilizzare i simboli grammaticali, ponendoli al di sopra dei cartellini.
Il bambino può copiare il proprio lavoro sul quaderno di grammatica o su singoli fogli di carta, e disegnare i simboli su ogni parola.

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali Montessori

Tutorial per costruire le scatole grammaticali Montessori in modo semplice e con pochissima spesa.

Avevo presentato il materiale in questo articolo: LE SCATOLE GRAMMATICALI MONTESSORI, e prima di pubblicare i vari articoli che tratteranno dell’uso di ogni scatola ho preparato qualche versione facilmente riproducibile delle scatole grammaticali e delle scatole per i cartellini dei comandi e per i cartellini di riempimento. C’è anche una versione stampabile.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

Come dicevo nella presentazione dell’articolo, se per qualcuno risultasse troppo complicato realizzare il materiale, c’è la possibilità di far esercitare i bambini, con i cartellini, su “tovagliette” stampabili al posto che con le scatole. Questo è il materiale pronto, da stampare ed eventualmente plastificare:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

COSTRUIRE LE SCATOLE GRAMMATICALI

Materiale occorrente:
– del cartoncino abbastanza robusto, anche di recupero
– carta o cartoncino di medio spessore nei colori: marrone chiaro, nero, marrone scuro, rosso, viola, rosa, verde, giallo ed azzurro
– forbici, taglierino, matita e righello, colla vinilica e colla stick, mollette da bucato
– cartamodelli per i moduli che si ripetono in ogni scatola, tutti delle stesse dimensioni. Ne ho preparati in due versioni, come spiegherò meglio di seguito:

e infine le etichette da incollare nei vari scompartimenti delle scatole grammaticali; a me piacciono quelli in corsivo, ma ne ho preparate tre versioni tra le quali potete scegliere a vostro gusto:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali – Pdf di cartamodelli e etichette qui:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

TUTORIAL

La SCATOLA GRAMMATICALE 1 presenta due scomparti piccoli (che ospiteranno i cartellini delle parti del discorso) ed uno scomparto più grande, che ospiterà i cartellini della frase.
La SCATOLA GRAMMATICALE 2 ha due scomparti piccoli (articolo, nome, aggettivo) ed uno scomparto più grande.
I cartellini delle parti del discorso che ho preparato io misurano 5 cm x 2,5 (anche se Maria Montessori indicava una misura 5 x 3,5); per questo i miei scomparti piccoli misurano 7 x 4 cm.

Per offrire varie opzioni nella realizzazione delle scatole grammaticali, ho preparato la prima sul modello delle scatole originali proposte da Maria Montessori, e la seconda con il fondo degli scomparti obliquo, come oggi si trovano in commercio.

Nel cartamodello trovate tutte e due le versioni, potete scegliere quella che preferite ed utilizzarla per realizzare tutte le vostre otto scatole grammaticali.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

COME SI FA

Fatta la prima scatola, le altre si costruiscono nello stesso modo: cambia soltanto il numero di elementi da combinare.

Per prima cosa riportate il modello scelto sul cartone e ritagliate (per la prima scatola 2 elementi identici):

Il trucco per ottenere pieghe perfette del cartone e del cartoncino, è sempre quello di tracciare le linee di piegatura col taglierino, tenuto naturalmente molto leggero:

Dopo aver piegato i due elementi, incollateli tra loro con la colla vinilica e fate asciugare con l’aiuto di una molletta (da carta o anche da bucato). Poi incollate il fondo su una base di cartoncino, ritagliate a filo intorno alle scatoline, e sul retro prevedete un’aggiunta di 4 cm + 2 cm per il bordo, da piegare verso l’alto:

Ritagliate una lunga striscia alta 2 cm ed incollatela come bordo tutto intorno alla vostra scatola:

Quando asciutta, non resterà che ritagliare le etichette ed applicarle con la colla da carta:

Potete lasciare la vostra scatola grammaticale 1 così, oppure rivestire il fondo dei vari scompartimenti con carta o cartoncino del colore corrispondente.

Questa è la scatola grammaticale 1 con il suo materiale di corredo:

Se avete optato per la versione con fondi obliqui, scegliete il modello, riportatelo sul cartoncino e ritagliate.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali – SCATOLA GRAMMATICALE 2

Procedete come spiegato per la scatola grammaticale 1, incollando tra loro gli elementi, poi disegnando in fondo su cui incollarli (sempre prevedendo uno spazio di 5 centimetri di larghezza dietro + 2 cm per il bordo. Potete aggiungere altri 2 cm di bordo anche a destra e sinistra, per dare maggiore solidità alle scatole più grandi:

Infine ritagliate una lunga striscia larga 2 cm ed incollatela lungo tutto il perimetro della scatola:

A questo punto potete usare il modello che ho preparato, oppure usare i ritagli di cartone e misurare direttamente sulla scatola i fondi obliqui:

aggiungendo sempre dietro al rettangolo 2 cm di bordo, da ripiegare questa volta verso il basso:

Incollate le etichette, e se volete rivestite il fondo dello scomparto grande del colore dell’aggettivo:

Questa è la scatola 2 con i suoi accessori:

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 3

articolo, nome, aggettivo, verbo

____________

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 4

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 5

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 6

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome

______________

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 7

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione

_______________________

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLA GRAMMATICALE 8

articolo, nome, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione, interiezione

______________________

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLE GRANDE E PICCOLA PER I MATERIALI DI RIEMPIMENTO
(cartellini delle parti del discorso)

Per le scatoline che servono a contenere i cartellini ho preparato il modello in due misure, a vostra scelta.

Tutorial per costruire le scatole grammaticali

Dopo aver riportato il modello sul cartoncino ed averlo ritagliato e piegato, l’assemblaggio è molto semplice:

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Tutorial per costruire le scatole grammaticali

SCATOLINE PER I CARTELLINI DEI COMANDI

Questo è invece il cartamodello che ho preparato per costruire le scatoline aperte per i comandi.

DIY Montessori grammar boxes – tutorial. I made some easily reproducible version of grammar boxes, of the boxes  for the command cards command, anfd for the filling boxes. There is also a printable version of the grammar boxes.

__________________

As I said in the presentation of the post, if is too complicated for you to realize the material, there is the option that children practice, with the cards, on printable “placemats” instead of boxes. This is the material IN ENGLISH ready to be printed and possibly laminate:


MAKE THE GRAMMAR BOXES

Required materials
– sturdy cardboard, also recycled
– paper or cardboard of medium thickness in the colors: brown, black, dark brown, red, purple, pink, green, yellow and blue
– scissors, cutter, pencil and ruler, white glue and glue sticks, clothes pegs
– patterns for forms that are repeated in every box, all of the same size. I have prepared two versions, as I will explain below:

and finally the labels to be glued in the various compartments of the grammar boxes; I like the ones in cursive, but I’ve prepared three different versions, so you can choose what you prefer:

TUTORIAL

(In the pictures of the tutorial labels are in Italian)

The GRAMMAR BOX 1 has two small compartments (which will host the cards of parts of speech) and a larger compartment, which will host the cards of the sentence.
The GRAMMAR BOX 2 has three small compartments (article, noun, adjective) and a larger compartment.
The cards of the parts of the speech that I made measuring 5 cm x 2.5 (although Maria Montessori indicated a measure 5 x 3.5); for this my small compartments measuring 7 x 4 cm.

To offer variations in the construction of the grammar boxes, I made the first on the model of the original boxes proposed by Maria Montessori:

and the second with the bottom of the compartments obliquely, as now found on the market:

photo credit: Montessori outlet

In the pattern you will find both versions, and you can choose the one you like and use it to make all your eight grammar boxes.

HOW TO DO IT

Made the first box, the others are in the same way: it only changes the number of elements to be combined.

First you copy the model chosen on the cardboard and cut out (for the first box 2 identical elements):

The trick to getting perfect pleats of cartonboard and carton, is always to trace the fold lines with a cutter, taking it very light:

After folding the two elements, glued them together using PVA glue and then dry with the aid of a clip (for paper or even Clothespin). Then glue the bottom on a base of cardboard, cut around the boxes, and on the back you expect an addition of 4 cm + 2 cm for the edge, to fold upward:

Cut a long strip 2 cm high and paste it as a border all around your box:

When dry, cut out the labels and apply them with glue:

You can leave your grammar box 1 so, or coat the bottom of the various compartments with paper or cardstock of the corresponding color.

This is the grammar box 1 with its kit:

If you have opted for the version with oblique bottom, choose the model, copy it on the cardboard and cut. This is the material ready for the GRAMMAR BOX 2:

Proceed as explained for the grammar box 1: glue between their elements, then drawing the ground on which you paste them (always providing a space of 5 cm width behind + 2 cm for the edge. You can add another 2 cm board also on the right and left, to give more strength to the larger boxes:

Finally cut a long strip 2 cm wide and glue along the perimeter of the box:

At this point you can use the model that I have prepared, or use cardboard cutouts and measure directly on the box the oblique bottom :

adding always behind the rectangle 2 cm of the edge, this time to fold downwards:

Glue the labels, and if you want coat the bottom of the large compartment with the color of the adjective:

This is the box 2 and its accessories:

GRAMMAR BOX 3

article, noun, adjective, verb

____________

GRAMMAR BOX 4

article, noun, adjective, verb, preposition

GRAMMAR BOX 5

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb

GRAMMAR BOX 6

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb, pronoun

______________

GRAMMAR BOX 7

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb, pronoun, conjunction

_______________________

GRAMMAR BOX 8

article, noun, adjective, verb, preposition, adverb, pronoun, conjunction, interjection

______________________

BIG AND SMALL BOXES FOR FILLING MATERIALS
(cards of parts of speech)

For boxes that are used to contain the cards I have prepared the model in two sizes, at your choice.

PDF HERE: patterns for the filling boxes

After copying the template on the cardboard, cut and folded it, the assembly is very simple:

______________________

BOXES FOR COMMAND CARDS

This is instead the pattern which I have prepared to make open boxes for commands.

PDF HERE: pattern for the command boxes

Psico-grammatica Montessori: il genere del nome

Per il genere del nome si utilizza un materiale analogo a quello usato per il numero, cioè dei cartellini sui quali è scritto un nome preceduto da articolo.

In questo post trovi istruzioni per le presentazioni e gli esercizi e il materiale pronto per il download e la stampa:
– libretto degli elenchi dei nomi maschili e femminili
– libretto delle regole per il genere dei nomi
– cartellini maschili e femminile: serie 1, serie 2, serie A, B, C, D, E, F
– carte per i titoli per le presentazioni
– carte illustrati per i nomi di animale maschili e femminili.

Tutti questi gruppi di parole nel loro ordine, sono riprodotti in speciali libretti che i bambini possono portare a casa per rileggerli, e che durante l’esercizio servono per l’autocorrezione.

Secondo Maria Montessori, rileggere le parole che i bambini stessi hanno classificato attraverso gli esercizi coi cartellini, richiama e fissa le loro idee e porta ad una maturazione interna. La prima conseguenza di questa maturazione è la scoperta spontanea delle leggi grammaticali sulla flessione.

Questo è invece il libretto delle regole sul genere del nome:

Il primo gruppo di cartellini è composto da 4 serie di 20 cartellini ognuna (10 maschile e 10 femminile), in ordine alfabetico. Completano il materiale i cartellini dei titoli “maschile” e “femminile” (una coppia per ogni serie).

Tutti i miei cartellini per il genere del nome sono contrassegnati dal codice MF (maschile e femminile). I cartellini di questa prima serie avranno il codice MF1. Poiché gli elenchi sono 4, il codice di ogni elenco sarà MF1a, MF1b, MF1c, MF1d:

Ci sono poi tre serie di nomi (MF2) nelle quattro forme: singolare e plurale, maschile e femminile. Ogni gruppo ha ottanta cartellini (nomi e articoli). In ogni serie il gruppo direttivo per l’esercizio è quello dei nomi maschili singolari. I cartellini dei titoli sono sei “singolare” e “plurale”, e per ognuno dei sei cartellini ci sono due cartellini “maschile” e “femminile”.

il genere del nome

Questi sono i miei cartellini MF2a, MF2b, MF2c:

Con le quattro forme del nome maschile e femminile singolare e plurale i bambini possono impegnarsi in esercizi sia individuali sia collettivi. Ad esempio un bambino distribuisce alla classe tutti i nomi plurali, poi legge a voce alta un nome al singolare:  il bambino che ha il plurale corrispondente lo legge a voce alta.

Lo stesso gioco si può fare anche per il maschile ed il femminile, ed infine per le quattro forme insieme.

Il genere del nome

Quando i bambini si sono esercitati a lungo con le prime due serie, si presentano dei nuovi cartellini che illustrano le varie particolarità del genere dei nomi in italiano. Questi cartellini sono divisi in 6 serie indicate dalle lettere A B C D E F:

– Serie A: nomi che cambiano completamente cambiando genere.

– Serie B: nomi nei quali la forma è la stessa nel singolare di ogni genere.

– Serie C: nomi nei quali entrambi i generi hanno una forma comune al singolare e una forma comune al plurale.

– Serie D: nomi che hanno solo una forma per singolare e plurale.

– Serie E: nomi dove la stessa forma appare in entrambi i generi ma con un diverso significato.

– Serie F:  nomi che cambiano genere passando dal singolare al plurale.

Il genere del nome – SERIE A

Il genere del nome  – SERIE B

Il genere del nome – SERIE C

Il genere del nome – SERIE D

Il genere del nome – SERIE E

Il genere del nome – SERIE F

Questi sono i miei cartellini, contrassegnati MF-A, MF-B, MF-C, MF-D, MF-E, MF-F:

Presentazione del genere del nome: attività preliminari

Definire Maschile e Femminile dicendo al bambino: “Alcune parole si riferiscono ai maschi ed alcune parole si riferiscono alle femmine. Le parole che si riferiscono ai maschi sono chiamate ‘maschili’, ad esempio bambino, fratello, zio. Le parole che si riferiscono alle femmine sono chiamate ‘femminili’, ad esempio bambina, sorella, zia.”
Poi facciamo vari giochi orali, ad esempio diciamo un nome e chiediamo ai bambini di dirci se è maschile o femminile, oppure diciamo un nome maschile e chiediamo di dirci il femminile e viceversa. Aggiungiamo anche i plurali maschili e femminili.

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Il genere del nome

Presentazione dei nomi maschili e femminili 

Materiali:
– un set di cartellini di nomi maschili e femminili
– cartellini dei titoli: il genere del nome con etimologia, maschile, femminile
– due cartellini immagine (un maschio e una femmina)
– libretto del maschile e femminile

Invitiamo un gruppo di bambini ad unirsi a noi nella presentazione, e diciamo loro che si tratta di una nuova lezione sul nome. Spieghiamo che alcuni nomi sono maschili, ad esempio ragazzo, ed altri nomi sono femminili, ad esempio ragazza. Diamo altri esempi.

Introduciamo i due cartellini dei titoli ‘maschile’ e ‘femminile’, spieghiamone il significato ai bambini, quindi poniamoli sotto il margine superiore del tappeto. Per stimolare la memoria visiva dei bambini, aggiungiamo le due carte illustrate che abbiamo preparato.

Completiamo lo schema con i cartellini preparati, facendoci aiutare dai bambini, aiutandoli con i nomi che eventualmente non conoscono.

Infine diciamo ai bambini che quando parliamo di maschile e femminile, parliamo di genere del nome. Diciamo che la parola genere deriva dal latino genus = generare, che genera (genitori). Aggiungiamo il cartellino del titolo e dell’etimologia.

I bambini possono registrare la lezione sui loro quaderni.

Il genere del nome

Presentazione del genere maschile e femminile del nome di animale

Prerequisiti: lezione sul nome, lezione sui nomi di persona, luogo e cosa

Materiali:
– carte illustrate di animali maschi e femmine
– cartellini dei nomi corrispondenti ad ogni immagine becco-capra, bue-mucca, cavallo-giumenta, fuco-ape, maiale-scrofa, montone-pecora, toro-vacca, leone-leonessa,
– cartellini dei titoli: genere del nome, maschile, femminile
– libretto del maschile e femminile
– tappeto del nome.

Radunare un piccolo gruppo di bambini e posizionare le i cartellini dei titoli sul tappeto, in alto.

Dire ai bambini che stiamo per mettere sul tappeto tutti i cartellini, divisi in due diversi gruppi. “Che gruppi sono?”. I bambini rispondono quando hanno capito la regola che vogliamo utilizzare, cioè la distinzione tra maschi e femmine.

Spiegare che i nomi di animale di solito hanno una forma diversa per gli animali maschi e gli animali femmine, e che i nomi sono chiamati maschile e femminile.

Posizioniamo le carte insieme ai bambini.

Mostriamo ai bambini come controllare il proprio lavoro sul libretto del maschile e femminile.

I bambini possono registrare la disposizione sui loro quaderni di grammatica.

Estensioni:

Preparare un set di cartellini (illustrati o no) che includano per ogni animale il maschio, la femmina e il cucciolo.

Il genere del nome – Presentazione dei set per il genere dei nomi

Materiale:
– cartellini del set scelto e cartellini dei titoli
– libretto del maschile e femminile

Presentazione

Posizioniamo sotto il margine superiore del tappeto i cartellini dei titoli

Mettiamo il gruppo dei cartellini maschili (tenuti insieme da un elastico e in ordine alfabetico) sotto al cartellino ‘maschile’ e gli altri, in disordine, a destra.

Formiamo la colonna del maschile, poi con i bambini cerchiamo nel secondo gruppo i femminili corrispondenti.

E’ bene chi i bambini leggano a voce alta i cartellini prima di posizionarli, e che poi rileggano la coppia che hanno formato.

Se si utilizzano i set che comprendono maschile singolare, maschile plurale, femminile singolare, femminile plurale, si procederà nello stesso modo, ma lavorando su quattro colonne. Si comincerà sempre dal singolare maschile, con i cartellini in ordine alfabetico tenuti insieme da un elastico.

Il genere del nome – Esercizi con i set per il genere dei nomi

Per ogni set da A a F i bambini potranno fare questi esercizi (da soli o in piccoli gruppi):

– Esercizio 1: il bambino mette sul tappeto i cartellini dei titoli, poi pone in colonna i singolari maschile di un set, quindi procede a completare lo schema. Al termine controlla il lavoro sul libretto dei maschili e femminili.

– Esercizio 2: il bambino mette sul tappeto i cartellini dei titoli, poi mescola tutti i cartellini del set prima di procedere alla composizione dello schema. Al termine controlla il lavoro sul libretto dei maschili e femminili.

– Esercizio 3: usa due o più set insieme per completare un unico grande schema.

Il genere del nome – Gioco di gruppo con tutti i cartellini

Posizionare su un grande tappeto i cartellini dei titoli (singolare, maschile, femminile, plurale, maschile, femminile).
Sotto la colonna del singolare maschile posizionare i primi 10 cartellini e tenere pronte quelli degli altri set.
Mescolare tutti gli altri cartellini e distribuirli in disordine su un secondo tappeto.
Mostrare ai bambini, se necessario, come completare lo schema. Fare alcuni abbinamenti con loro, poi lasciare che continuino da soli il lavoro.
Quando tutti i cartellini sono collocati in ordine sul primo tappeto, verificare lo schema coi bambini utilizzando il libro degli elenchi.

Il genere del nome – Estensioni per tutti gli esercizi sul genere del nome

– I bambini possono lavorare da soli e fare delle proprie liste di parole maschili e femminili.
– Cercare parole maschili e femminili su libri, giornali e riviste.
– Fare esercizi pratici di ortografia, anche attraverso il dettato (un bambino detta le parole ad un altro, che le scrive).
– Scrivere frasi e aggiungere liste al libretto del singolare e plurale.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative proposte sul sito nel corso degli anni: stelle, presepi, angioletti, addobbi natalizi, candele, biglietti d’auguri, carta da regalo, mobiles, lanterne, idee regalo e molto altro ancora…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
1. 60 e più modelli di stelle natalizie

Una raccolta di tutorial e immagini da cui trarre ispirazione per realizzare stelle natalizie di carta, materiale riciclato, legno, cartone, perline, pasta e molto altro. Stelle per addobbare l’albero, per decorare le finestre, da regalare, da realizzare coi bambini…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
2. addobbi fai da te natalizi – telai a stella semplicissimi

telai a stella semplicissimi, decorativi e adatti anche ai più piccoli, con modello pdf scaricabile e stampabile gratuitamente.

Interessanti per il tipo di attività oltre che per il risultato finale

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
3. Lavoretto natalizio collage a strappo

collage a strappo di carta acquarellata.

Con questa tecnica abbiamo preparato dei biglietti d’auguri, ma il quadretto può essere anche una decorazione per la casa o un dono per una persona cara.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative4. Acquarello steineriano tutorial : candele Qui propongo tre varianti per dipingere la candela accesa coi bambini. I quadretti possono essere una bella decorazione della casa, un bel regalo per una persona cara, un meraviglioso biglietto di auguri…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
5. Acquarello steineriano natalizio con stella

tutorial per realizzare questo quadretto, che può essere utilizzato per decorare la casa, come dono per una persona cara, o per decorare un biglietto d’auguri.

Nel tutorial sono mostrati tutti i passaggi per realizzarlo cui bambini.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
6. Decorazioni natalizie di carta tessuta

Decorazioni natalizie di carta tessuta per l’albero di Natale e per realizzare biglietti d’auguri. E’ un’attività adatta anche ai bambini della scuola d’infanzia, e permette di riciclare i ritagli di carta decorata utilizzata per altri lavoretti ed attività manuali.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
7. Vetrofania natalizia con tutorial e cartamodello

Vetrofania natalizia con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Nel post sono spiegati tutti i passaggi per realizzare la vetrofania, anche coi bambini più grandi.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
8. Carta regalo natalizia fai da te stampata con le patate

Carta regalo natalizia fai da te stampata con le patate – un classico nella scuola d’infanzia. Le patate possono essere tagliate a metà dai bambini, poi l’adulto provvederà a scavarle con un coltello o un taglierino. La carta ottenuta è molto bella e adatta a rivestire i doni natalizi, ma può anche essere ritagliata per decorare biglietti di auguri.

9. Carta da regalo fai da te stampata coi palloncini

Carta da regalo fai da te stampata coi palloncini – un gioco d’arte adatto anche ai più piccoli che porta a creare una bellissima carta da regalo natalizia.

La carta può anche essere ritagliata per preparare biglietti d’auguri.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
10. Stelle di mollette da bucato

Stelle di mollette da bucato: un classico tra i lavoretti natalizi per i bambini della scuola d’infanzia e primaria. Si possono realizzare anche stelline molto originali con le molle metalliche, invece di gettarle.

11. Carta da regalo fai da te con fiocchi di neve

un’attività che piacerà molto anche ai più piccoli, e che darà grande soddisfazione. La carta ottenuta è una bellissima carta da regalo, ma può anche essere ritagliata per realizzare biglietti d’auguri natalizi.

12. Vetrofania natalizia: i pastori che seguono la stella

Vetrofania natalizia – PASTORI che seguono la stella in cartoncino e carta velina colorata, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

13. palline ricamate per l’albero di Natale

ADDOBBI NATALIZI palline ricamate per l’albero, molto belle, e realizzate interamente dai bambini. L’attività di ricamo del cartoncino è una classica attività di pre-scrittura e favorisce la coordinazione occhio-mano e l’orientamento spaziale. Rientra tra i più classici esercizi di vita pratica nella didattica Montessori.

14. Pallina di carta per l’albero di Natale

Pallina di carta per l’albero di Natale fai da te, con tutorial fotografico.

E’ un progetto adatto anche a bambini della scuola primaria. Io l’ho realizzata utilizzando pagine di un vecchio libro, ma si può usare anche carta da origami o cartoncino.

15. Palline diamante di carta

Addobbi natalizi fai da te – pallina diamante di carta per decorare l’albero di Natale.

Molto semplice e veloce da realizzare e di grande effetto.

Con modelli scaricabili gratuitamente in formato pdf e istruzioni dettagliatissime.

16. Stella natalizia facilissima 2

Stella natalizia facilissima 2 – tutorial. Potete usare qualsiasi tipo di carta, anche una pagina di un vecchio libro o della rubrica telefonica danno ottimi risultati. A seconda delle dimensioni scelte, possono decorare una finestra, oppure essere usate per addobbare l’albero di Natale.

17. stella natalizia facilissima 1

Stella natalizia facilissima 1 – tutorial. Potete usare qualsiasi tipo di carta, anche una pagina di un vecchio libro o della rubrica telefonica danno ottimi risultati. A seconda delle dimensioni scelte, possono decorare una finestra, oppure essere usate per addobbare l’albero di Natale.

18. coroncina di candele di cartoncino per Santa Lucia

con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf. Il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, nelle scuole steineriane c’è la bellissima tradizione di fare coi bambini le candele di cera d’api. Anche in famiglia si possono svolgere varie attività che ricordino la luce nel buio dell’inverno, e l’avvicinarsi della grande festa del Natale.

19. alberello origami tutorial

Addobbi natalizi fai da te – alberello origami con tutorial fotografico e video.

Adatto a decorare l’albero di Natale, a realizzare festoni e composizioni per la tavola. E’ molto semplice e veloce da realizzare, anche per i bambini della scuola primaria.

20. Addobbi natalizi fai da te NATIVITA’ STILIZZATA

Addobbi natalizi fai da te NATIVITA’ STILIZZATA per decorare l’albero di Natale o per le finestre.

Con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

21. Addobbi natalizi fai da te – pallina per l’albero di Natale

Addobbi natalizi fai da te – pallina per l’albero di Natale realizzata in cartoncino colorato e carta velina.

Con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

22. Pallina per l’albero di Natale

Addobbi natalizi fai da te – pallina per l’albero di Natale realizzata in cartoncino colorato e carta velina.

Con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

23. Vetrofania natalizia: il presepe

Vetrofania natalizia PRESEPE trasparente realizzato con cartoncino e carta velina.
Con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

24. Addobbi natalizi fai da te – STELLINA

Addobbi natalizi fai da te – STELLINA realizzata con cartoncino colorato e carta velina: tutorial e cartamodello scaricabile e stampabili gratuitamente in formato pdf.

25. San Nicola – vetrofania

di cartoncino e carta velina.

Con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

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26. Vetrofania natalizia – SAN NICOLA

Vetrofania natalizia – SAN NICOLA, con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf. San Nicola si festeggia il 6 dicembre, e per tradizione porta piccole merende e regalini nelle scarpe dei bambini.

Qui puoi trovare racconti, canti, informazioni varie, tutorial per realizzare un san Nicola in lana cardata, vetrofanie e molto altro ancora…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
27. DECORAZIONI NATALIZIE – quadretto trasparente

in cartoncino e carta velina colorata.

Con tutorial e cartamodello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
28. ANGELO TRASPARENTE di carta velina

per decorare le finestre a casa e a scuola.

Con tutorial passo passo e modello scaricabile e stampabile gratuitamente in formato pdf.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
29 fiocchi di neve

Fiocchi di neve presentati in chiave montessoriana, per bambini a partire dai quattro anni d’età. Il risultato finale è molto bello, e si ottiene attraverso un esercizio guidato di ritaglio della carta che ne fa un’interessante attività di preparazione alla scrittura.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
 30 Tutorial fiocchi di neve di carta 

Una rassegna di 24 modelli per realizzare i fiocchi di neve di carta con la tecnica del paper cutting. L’attività è adatta a bambini di quarta, quinta classe. Trovate di seguito, se può essere utile, il modello pdf stampabile gratuitamente, di tutti i fiocchi proposti.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
31. Idea regalo natalizia: segnalibro di carta

che può essere realizzato dai bambini a partire dai 4 anni d’età. Il risultato finale è molto bello, e si ottiene attraverso un esercizio guidato di ritaglio della carta che ne fa un’interessante attività di preparazione alla scrittura.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
32. DECORAZIONI NATALIZIE stella tridimensionale di strisce di carta

DECORAZIONI NATALIZIE stella tridimensionale di strisce di carta, che vi darà grande soddisfazione a costo praticamente zero.

Realizzarla è molto più semplice di quello che può sembrare.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
33. Lavoretti per Natale BABBO NATALE ORIGAMI

Lavoretti per Natale BABBO NATALE ORIGAMI semplicissimo e molto grazioso, adatto ai bambini della scuola primaria, può essere usato come decorazione per l’albero di Natale, essere incollato all’interno di un biglietto d’auguri oppure per comporre festoni e mobiles per decorare la casa.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
34. DECORAZIONI NATALIZIE stella origami a 5 punte

DECORAZIONI NATALIZIE stella origami a 5 punte con tutorial fotografico, adatta ai bambini più grandi.

Bellissima per decorare l’albero di Natale, biglietti d’auguri e per confezionare festoni e mobiles.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
35. Biglietto natalizio pop up con albero di Natale

Biglietto natalizio pop up con albero di Natale.

Anche i bambini più piccoli, con pochissimo aiuto, possono realizzare questo fantastico biglietto d’auguri…

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36. LAVORETTI PER NATALE candelina con molletta di cartoncino
,

per decorare un centrotavola o per l’albero di Natale.

Semplice e molto veloce è un lavoretto adatto anche ai bambini più piccoli.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
37. DECORAZIONI NATALIZIE stelline di cartoncino

molto semplici e veloci da realizzare, possono essere utilizzare per decorare l’albero di Natale o per realizzare mobiles e festoni natalizi, per decorare i pacchetti regalo, ecc..

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
38. Decorazioni natalizie – un mobile di cartoncino

con abeti tridimensionali, stelle e cuori.

Il tutorial fotografico è completato dai modelli scaricabili gratuitamente in formato pdf.

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39. carta regalo marmorizzata

CARTA MARMORIZZATA tutorial per realizzarla facilmente coi bambini. E’ una classica attività manuale, semplice e di grande effetto. La carta ottenuta si presta a vari utilizzi, soprattutto perchè oltre al grande impatto decorativo, questa carta assume la robustezza della carta oleata.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
40. presepe in materiali riciclati
tutorial Presepe fai da te riciclato: per realizzare le statuine del presepe (Maria, Giuseppe, i pastori…), gli animali, la capanna, cespugli e altri elementi scenografici.

La tecnica è molto semplice, e il materiale economico e facile da reperire in casa…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
41. Addobbi natalizi fai da te in pannolenci: una raccolta di 80 e più tutorial

80 e più tutorial e cartamodelli da cui trarre ispirazione per decorare col pannolenci la casa, l’albero di Natale, la tavola, i pacchetti regalo…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
42. lanterna di carta a stella – questa lanternina è un classico delle scuole Waldorf
,

insieme alla lanterna di stelle. Crea una bella atmosfera, decora la tavola, può essere un bellissimo regalino fatto a mano, può essere utilizzata come lanterna di San Martino, sta molto bene nel presepe… Non è facilissima da realizzare, però nemmeno così difficile come sembra… Trovi il tutorial fotografico, ed anche un tutorial video per facilitare le piegature.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
43. Addobbi natalizi fai da te – stella di carta a cinque punte

un metodo davvero semplice per ottenere stelle a cinque punte, anche tridimensionali.

Le piegature sono molto semplici e non serve prendere misure o seguire modelli

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
44. Addobbi natalizi fai da te – stelline per le lucette dell’albero

queste semplicissime stelline possono essere realizzate anche coi bambini della scuola d’infanzia.

Le piegature sono davvero facili , così anche il taglio con le forbici.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
45. Corone dell’Avvento fai da te – qui ho raccolto 30 e più idee per realizzarle con o per i bambini.

Le corone dell’avvento, oltre ad essere una bellissima decorazione per la casa e la scuola, scandiscono il trascorrere delle settimane aiutando a coltivare nei bambini la capacità di aspettare e dando una bellissima immagine di una luce che via via diventa sempre più grande e intensa.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
46. Questa corona dell’Avvento a spirale può essere realizzata insieme ai bambini

durante la prima settimana dell’avvento, e sarà un lavoro particolarmente sentito soprattutto se domenica hanno potuto fare l’esperienza della camminata nella spirale di rami di pino

47. Lana cardata – ghirlanda natalizia con piccola natività.

Il tutorial questa volta è anche video…

è la prima volta che mi cimento e la qualità non è ottima, ma spero possa essere di aiuto 🙂

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
48. Lavoretti di Natale – scatoline a forma di campana:

queste scatoline sono molto semplici e possono essere usate come addobbi per l’albero di Natale, per costruire un calendario dell’avvento e come confezioni regalo.

Con tutorial e cartamodelli gratuiti in formato pdf.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
49. Biglietti natalizi – 140 e più progetti
:

una raccolta di biglietti d’auguri per Natale, con più di 140 progetti e lavori cui ispirarsi per lavorare coi bambini del nido, della scuola d’infanzia e primaria.

La scelta è davvero vastissima.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
50. biglietti natalizi – biglietto a stella 

biglietti natalizi – biglietto a stella – un’idea davvero molto semplice da realizzare. Il tutorial mostra lo schema di base. I vostri bambini possono completare il biglietto con disegni, decorazioni, collage, i loro messaggi d’auguri, le loro fotografie, una poesia…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
51. Lavoretti per Natale – carta da regalo realizzata con pittura e stampa a colla.

Questa semplice tecnica permette di preparare delle carte decorative e da regalo molto resistenti ed originali…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
52. Biscotti facili a forma di bustina da tè

Biscotti facili a forma di bustina da tè: con le ragazze avevamo trovato tempo fa questa bellissima idea, e finalmente, arrivato il compleanno giusto, ci siamo cimentate…

Ricetta, tutorial ed etichette stampabili gratuitamente in formato pdf.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
53. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 9

tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a quindici punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
54. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 8

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
55. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 7

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
56. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 6

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
57. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 5

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto o sedici punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
58. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 4

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
59. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 3

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
60. 
LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 2

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
61. LAVORETTI PER NATALE stella di carta trasparente modello 1

Tutorial per realizzare una stella di carta trasparente a otto punte con la tecnica del paperfolding (o piegatura della carta).

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
62. Natale: una raccolta di 60 e più tutorial e idee per fare piccoli regali e lavoretti natalizi coi bambini:

decorazioni, biglietti d’auguri, scatole, fiocchi, nastri, giocattoli, quadretti, candele e molto altro…

I link portano ai vari tutorial.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
63. Decorazioni natalizie fai da te: 50 idee per decorare la casa e l’albero di Natale.

Una raccolta di tutorial e immagini di decorazioni per la casa, e addobbi per l’albero di Natale: festoni, lucette, lanterne, palline, ecc… in carta, materiale riciclato, panno, tessuto, lana cardata, maglia, uncinetto e molto altro.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
64. Natale: 30 e più progetti creativi e idee per realizzare angeli.

Una raccolta di tutorial e immagini da cui trarre ispirazione per realizzare angeli di carta, di legno, di lana, di feltro, utilizzando materiale riciclato (piatti di carta, lattine, tappi…). Angeli da appendere all’albero, da regalare, angeli per decorare la tavola, angeli per giocare coi bambini, …

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
65. Natale: Natale: 50 e più idee per fare il presepe

con gli stecchi del gelato, in carta, da stampare e ritagliare, in stoffa, pannolenci, feltro, lana cardata,ecc…

con marionette da dito, in cartone, a maglia, con mollette da bucato, di pan pepato, ecc…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
66. Gnomi di pannolenci

Questi gnometti sono un classico del lavoro manuale nelle scuole steineriane.

Sono molto semplici da realizzare e danno grande soddisfazione ai bambini.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
67. Candeline galleggianti nella noce

Il giorno di Santa Lucia è tradizione dedicarsi alla produzione di candele. Quest’anno, con le mie ragazze, dopo aver visto qui abbiamo fatto delle candeline galleggianti utilizzando cera d’api, filo di cotone, e gusci di noce e di ghianda.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
68. Una raccolta di 100 e più idee e progetti per ghirlande natalizie fai da te:

in carta, cartone, tessuto, materiali di recupero vari, popcorn, frutta secca, spezie, nastri, lana, mollette, …

I link portano ai vari tutorial.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
69. ALBERI DI NATALE: 50 e più idee per realizzare l’albero di Natale:

con una scala, con materiali naturali, con frutta e anche con verdura, in carta, in materiali riciclati vari, in lana, in tessuto, ecc…

La raccolta è divisa in due pagine. I link portano ai vari tutorial.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
70. Calendari dell’avvento fai da te : una raccolta di 70 e più idee creative per calendari dell’Avvento fai da te

da stampare, in tessuto, con le mollette da bucato, con buste di carta, a forma di orologio, di stivaletto di Babbo Natale, di abaco, di spirale, di stella cometa, coi rotoli di carta igienica, in carta o cartone, e molto altro ancora…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
71. Pomander – Arance coi chiodi di garofano.

L’aspetto educativo di questa attività sta nell’esercizio di movimento delle mani che porta ad un affinamento della motricità fine, soprattutto per la gestione dei chiodi di garofano.

Una decorazione tradizionale molto profumata.

72. Geodi di feltro e palline di feltro coi bambini

un classico lavoretto natalizio da fare con gli avanzi di lana cardata, molto adatto per la prima settimana di avvento. La tecnica, una volta imparata, è la stessa che porta alla realizzazione di perle e palline per realizzare orecchini, collane e braccialetti di feltro per ogni occasione

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
73. Il presepe steinerano in lana cardata

con tutti i tutorial per realizzare la capanna, la stella cometa, i personaggi (Maria, Giuseppe, i pastori, Gesù bambino), gli animali (bue, asinello, pecore, ecc…) i Re magi e altri elementi scenografici.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
74. Angelo colorato in lana cardata tutorial

fotografico passo passo per imparare a realizzarlo con e per i bambini.

Semplice e dolcissimo.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
75. Stella tridimensionale di carta

Realizzare questa stella è molto semplice…

Il tutorial è chiaro e dettagliatissimo.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
76. Angelo di lana cardata bianco – versione semplice.

Fare angeli è sempre fonte di grande soddisfazione per i bambini, che in poco tempo vedono realizzato il loro capolavoro…

Può essere una buona idea per i regali agli amici.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
77. Acquarello steineriano – l’abete.

Colori utilizzati:

giallo limone, giallo oro e blu di Prussia.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
78. Libretti di auguri natalizi “Buon Natale!”

Le foto sono di un “prototipo” che ho usato a scuola. L’idea, semplicissima, è di ricavare delle finestrelle (palline e una stella) attraverso le quali si legge “Buon Natale”, mentre gli avanzi diventano nell’ultima pagina le palline e la stella dell’albero.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
79. Candele di cera d’api – tecnica ad immersione

tutorial e consigli per preparare le candele con la cera d’api coi bambini.

Le candele possono essere usate per illuminare la tavola di Natale, per preparare la corona dell’Avvento, per confezionare regali speciali per gli amici, o anche essere conservate ed usate durante l’anno a scuola o in famiglia.

80. Lanterna di carta.

Questa bellissima lanterna di carta è un classico della scuola Waldorf: viene utilizzata non solo per San Martino, ma anche per accompagnare il periodo dell’avvento e il Natale.  Le stelle si formano grazie alla sovrapposizione dei pentagoni di carta, e la realizzazione è davvero molto semplice…

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
81. candele di mandarini

Esperimenti scientifici per bambini – Candele commestibili. Il nostro corpo utilizza l’energia chimica immagazzinata attraverso il cibo che mangiamo. Parte di questa energia viene utilizzata per le funzioni del corpo e il suo lavoro (saltare, correre, giocare, ecc…) e parte si trasforma in calore.

Natale – una raccolta di 80 e più idee creative
82. addobbi realizzati coi cristalli di borace

Esperimenti scientifici per bambini – I cristalli di borace – Cosa serve: scovolini, forbici, filo di cotone, matite o bastoncini corti, barattoli di vetro, acqua, borace in polvere, coloranti alimentari.

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori: gli esercizi di flessione dei nomi nel numero e nel genere si fanno senza le scatole grammaticali, ma utilizzando serie di cartellini nei quali compare un nome preceduto dall’articolo.

L’esercizio originale di Maria Montessori prevede 4 gruppi di 10 parole, per un totale di 40 cartellini al singolare e 40 al plurale.   Ogni gruppo di 10 è raccolto in un elastico. A questi cartellini si aggiungono i cartellini dei titoli “singolare” e “plurale”.

Il gruppo dei 10 nomi singolari serve come guida per l’esercizio. Il bambino li mette in colonna sul tappeto, e pone in alto i due cartellini “singolare” e “plurale”.

Poi compone a destra la colonna dei plurali corrispondenti.

Essendoci 4 gruppi di parole, quattro bambini possono fare l’esercizio nello stesso momento, e scambiando il materiale entreranno in contatto con un numero di parole considerevole.

Possiamo preparare i set e organizzarli in gruppi di 10 singolare + 10 plurale in scatoline etichettate “singolare e plurale”, tenendo i 10 singolari in ordine alfabetico legati con un elastico.

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori

Per conservare i cartellini in ordine ed evitare di mischiare i set, i cartellini sono numerati sullo stesso principio delle scatole grammaticali, per gruppi di 20 (10 singolari e 10 plurali) da SP (singolare e plurale) 1 a SP15:

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Numero del nome col metodo Montessori – Prima presentazione

Materiale: una scatola etichettata “Singolare e plurale” (oppure un cestino) contenente due fasci di cartellini neri, e una coppia di cartellini grigi “singolare” e “plurale”. Nel primo fascio si trovano le parole al singolare, in ordine alfabetico; gli altri cartellini sono quelli del plurale. Nella scatola della presentazione mettiamo anche vari esemplari di piccoli oggetti, cui i cartellini si riferiscono. Io ho preparato: cartoline, elastici, fagioli, foglietti, matite, monete, pastelli e pennarelli.

Scopo: comprendere il significato delle parole “singolare” e “plurale”.

Numero del nome col metodo Montessori – Presentazione:

Raduniamo un piccolo gruppo di bambini e poniamo la scatola sul tappeto. Estraiamo il cartellino “singolare” e spieghiamone il significato. Mettiamo il cartellino sotto il margine superiore del tappeto.
Facciamo la stessa cosa col plurale, mettendolo a destra del primo.
Mettiamo il fascio dei cartellini del singolare in basso, sotto la colonna del singolare, e il fascio del plurale sotto la colonna del plurale.


Prendiamo il primo cartellino del singolare e chiediamo a un bambino di leggerlo, ad esempio: la cartolina. Mostriamo al bambino come posizionare il cartellino sul tappeto, poi porgiamogli la scatola e chiediamogli di prendere l’oggetto corrispondente. Mettiamo la cartolina accanto al cartellino.
Ora chiediamo al bambino di cercare tra i cartellini del plurale quello giusto. Quando il bambino trova “le cartoline”, gli mostriamo dove metterlo sul tappeto, quindi prenderà dalla scatola gli oggetti corrispondenti e li metterà accanto al cartellino.


Chiediamo al bambino di rileggere la coppia di cartellini, poi continuiamo con gli altri bambini e gli altri oggetti.


I bambini possono, al termine, registrare la lezione sui loro quaderni.

Numero del nome col metodo Montessori

Questi sono i cartellini in bianco per i NOMI (neri). Possono esservi utili per preparare velocemente, scrivendo a mano, le vostre serie. Potete anche plastificarli, in modo da avere sempre a disposizione cartellini di riempimento per le scatole grammaticali e per le presentazioni cancellabili e riscrivibili coi pennarelli:

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori

Esercizi preliminari per il singolare e il plurale

– Giochi per dimostrare che alcune parole si riferiscono ad un oggetto, mentre altre a  un intero gruppo di oggetti simili. Ad esempio diciamo: “Ho un fiore e ho sei fiori”. Poi chiediamo: “Se avessi due fiori dovrei usare il plurale?”, “Se ne avessi un centinaio dovrei usare il plurale?”.

– Incoraggiare i bambini ad usare le parole “singolare” e “plurale”: “Fiore è singolare, fiori è plurale”.

– Chiediamo ai bambini di cercare in classe oggetti classificabili in singolari e plurali.

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Numero del nome col metodo Montessori

Presentazione avanzata – singolare e plurale

Prerequisiti: lezioni sul nome, presentazione del singolare e del plurale.

Materiali:
– due set di cartellini per il singolare e il plurale relativi a particolari regole e alle eccezioni (i miei cartellini avanzati sono quelli da SP5 a SP15)
– cartellini dei titoli “singolare” e “plurale”
– libretto delle regole per la formazione del plurale.

Numero del nome col metodo Montessori

Numero del nome col metodo Montessori  – Presentazione

Raduniamo un gruppo di bambini  e mettiamo i cartellini dei titoli sul margine superiore del tappeto. Mettiamo i cartellini del singolare in colonna sotto il titolo. Poi mettiamo una ad una le carte del plurale per formare tale colonna, accanto al singolare.
Spieghiamo ai bambini che una parola che indica una persona, un luogo o una cosa è chiamato “nome singolare”. Una parola che nomina più persone, più luoghi o più cose è chiamato “nome plurale”.
Chiediamo ai bambini di completare lo schema, lasciando a loro disposizione il libretto delle regole, se desiderano consultarlo.
I bambini possono registrare la lezione sul loro quaderno di grammatica.

Note: Meglio non presentare questi esercizi troppo presto. Possiamo iniziare con i plurali anche subito, ma introdurre le regole successivamente. I bambini scopriranno da soli le eccezioni. E’ una lezione più difficile rispetto alle altre presentazioni sul nome.

Numero del nome col metodo Montessori

acquarello steineriano natalizio con stella

Acquarello steineriano natalizio con stella – tutorial per realizzare questo quadretto, che può essere utilizzato per decorare la casa, come dono per una persona cara, o per decorare un biglietto d’auguri.

La tecnica dell’acquarello steineriano prevede l’utilizzo del foglio bagnato, e l’uso dei soli colori primari. Una caratteristica di questa tecnica è inoltre quella di lavorare per superfici di colore e non per contorni. Se è la prima volta che vi cimentate, vi consiglio di leggere questa presentazione:

Acquarello steineriano natalizio con stella – Materiale occorrente:
– un foglio di carta da acquarello
– una spugna
– acquarello blu di Prussia, rosso carminio e giallo limone
– un barattolo di acqua
– pennello

Acquarello steineriano natalizio con stella – Come si fa:

ritagliate una stellina di carta e fissatela con poco nastro adesivo facile da rimuovere nella parte in alto del foglio tenuto in verticale:

E iniziate a dipingere intorno alla stella col giallo. Continuate con movimenti circolari intorno al giallo, facendo giocare tra loro vari colori a vostra scelta:

Giocando invece con blu e rosso create in basso tante casette.

Fate incontrare il cielo con le casette, e quando il foglio si sarà asciugato, togliete la stellina di carta che avevate applicato prima di iniziare, e il vostro quadretto è pronto:

 

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA. In questo articolo propongo una presentazione del nome da svolgere in due giorni: una ricapitolazione della funzione del nome, e la presentazione del simbolo grammaticale accompagnata dalla storia della piramide nera (in due versioni).

Scopo diretto: introdurre la funzione del nome.
Scopo indiretto: motivare il simbolo del nome.
Punti di interesse: portare gli oggetti sul tappeto, ascoltare la storia del simbolo del nome, imparare la funzione del nome.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA
primo giorno

Materiali
– un tappeto (se volete, potete preparare un tappeto nero di feltro di forma triangolare, di modo che venga usato dai bambini come “tappeto del nome”)
– simbolo del nome (triangolo nero grande). Potete prepararlo in cartoncino, oppure utilizzare quello del set dei simboli grammaticali (o delle nomenclature, se preferite):

– cartellini contenenti nomi di oggetti presenti nella classe (oppure cartellini da scrivere al momento con la penna nera). Qui i cartellini che ho preparato per le “esperienze chiave sul nome“, che possono tornare utili anche ora:

pdf qui:

questi sono cartellini per il nome da compilare a mano. Può essere una buona idea plastificarli, in modo tale che possono essere preparati o scritti davanti ai bambini col pennarello e, terminata il lavoro, possono essere cancellati e riscritti molte volte:

– cartellini dei titoli per la presentazione del nome. Potete prepararli anche scrivendoli davanti ai bambini, o se preferite utilizzare quelli che ho preparato:

pdf qui:

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Ricapitolazione

Invitiamo un gruppo di bambini a partecipare alla lezione, e stendiamo il tappeto scelto sul pavimento.

Ricapitoliamo le esperienze fatte sul nome, poi diciamo: “Ognuno di noi ha un nome: Maria, Francesco, Carlotta, Giovanni, Alma, Gaia, Sofia, Antonio (nominare i bambini presenti).  E attorno a noi ci sono milioni di cose, e ognuna ha un nome che la distingue dalle altre.”

Diamo ad un bambino un cartellino di un nome (oppure scriviamo il cartellino al momento). Chiediamo al bambino di leggerlo e di portarci l’oggetto relativo. Posiamo sul tappeto oggetto e cartellino, uno accanto all’altro. Quando il bambino ci porta la penna, ad esempio, la poniamo sul tappeto e aggiungiamo il cartellino del nome dicendo: “Il nome di questo oggetto è PENNA”.

Continuiamo con questo gioco finché ogni bambino non abbia portato al tappeto un oggetto, poi chiediamo: “Come avete fatto a portarmi la penna, la matita, il temperino, la gomma, le forbici?”, “Sapete che parole avete usato per portarmi gli oggetti che ora sono sul tappeto?”. I bambini ormai sono in grado di dirci con sicurezza che quelle parole sono nomi.

Diciamo: “Sì, tutte queste parole che usiamo per identificare le cose che ci circondano si dicono NOMI.

Poniamo sotto il margine superiore del tappeto i cartellini titolo ed aggiungiamo l’etimologia, raccontandola ai bambini: “Gli antichi romani chiamavano queste parole NOMEN, una parola che derivava da NUMEN e che significava ‘ potenza divina che è in tutte le cose del mondo’.

Anche per noi il nome è la sostanza spirituale degli oggetti materiali, e per simboleggiarlo usiamo un grande triangolo nero. Volete sapere perchè? Lo scopriremo domani. Intanto potete registrare la lezione sul vostro quaderno di grammatica, disegnando tutti gli oggetti, e scrivendo tutti i nomi in nero”.

Variazioni
– preparare cartellini con i nomi degli amici, così il bambino può portare sul tappeto delle persone.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA
secondo giorno

Materiali
– un tappeto
– piramide nera
– simbolo grammaticale del nome (triangolo grande nero)
– un pezzo di carbone (o un’immagine)
– immagini di piramidi egizie.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Invitiamo i bambini a partecipare alla lezione, e stendiamo il tappeto scelto sul pavimento.

Ricapitoliamo la presentazione fatta il giorno prima, quindi iniziamo a raccontare la ‘Storia della piramide nera‘ (scegliete la versione che preferite). Man mano che il racconto si svolge, poniamo sul tappeto gli oggetti: la piramide, il triangolo, il carbone, le immagini delle piramidi egizie.

Se vi fa piacere, potete utilizzare queste carte illustrate che ho preparato per il racconto:

pdf qui: 

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Versione 1
Quando Maria Montessori creò i simboli grammaticali, cominciò col nome, la parola con la funzione più importante di tutte. Il nome è infatti molto ma molto importante, ed è anche molto antico. Se non ci fossero i nomi, le persone non potrebbero comunicare.
Maria Montessori ha collegato il nome alla piramide egizia, che è lì, al suo posto, da migliaia di anni.
Ha collegato il nome anche al carbone, che è nero. Il carbone è uno degli elementi più antichi: risale a milioni di anni fa.
Per questo il nome ha l’aspetto di una grande piramide nera.
E per questo il simbolo del nome è un triangolo nero, che è una faccia della piramide nera).

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Versione 2
Questa piramide nera rappresenta il nome, perché proprio come il nome, questa piramide è antica, così antica che sembra esistere da sempre.
Le piramidi sono state costruite in Egitto, e servivano agli esseri umani a proteggere il loro corpo terreno dopo la morte, mentre le loro anime continuavano a vivere per l’eternità.
Come potete vedere questa piramide è molto stabile, non importa quanto provo a spingerla: è difficilissimo abbatterla, capovolgerla. Non pensate anche voi che sia una struttura molto forte? Infatti le piramidi egizie sono state costruite migliaia di anni fa, e sono ancora lì: nessun vento è abbastanza forte da distruggerle, nessuna tempesta abbastanza violenta. Queste piramidi rimangono lì, forti e stabili, poggiando sul deserto. Sono la muta testimonianza del lavoro e dell’ingegno degli uomini che le costruirono, molto tempo fa.
Anche il colore di questa piramide che usiamo come simbolo del nome non è stato scelto a caso, anzi: la nostra piramide è nera per un motivo molto importante. E’ nera perchè il nero è il colore del carbone. E il carbone, proprio come il nome, si è formato milioni di anni fa. Il nome è la parola più antica del linguaggio umano, e il carbone è tra i materiali più antiche della terra: si è formato nel periodo Carbonifero, quando la crosta terrestre cominciò a comprimere, esercitando una pressione fortissima, le gigantesche felci che continuamente crescevano, morivano e si decomponevano sul nostro pianeta ‘neonato’.
Dunque il carbone è molto antico, e così anche il nome. Non potremo mai saperlo con certezza, ma gli studiosi pensano che i nomi siano le parole più più antiche del linguaggio umano.
Il nostro simbolo per il nome  ha la forma più resistente che conosciamo sulla terra, ed ha il colore di uno dei materiali più antichi, che risale alla storia della formazione del nostro pianeta.
Quando scriviamo, disegniamo come simbolo del nome un triangolo nero. Bene, quando disegniamo questo triangolo, disegniamo una faccia della piramide, che come vedete si presenta come un triangolo.
D’ora in poi, quando vorremo analizzare una parola, se si tratterà di un nome useremo il triangolo nero, che è una facciata di questa piramide nera.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA – Estensioni:
dare ad ogni bambino una striscia di carta, poi chiedere di disegnare il simbolo del nome in alto, e di esplorare la stanza elencando più nomi che può.

Presentazione del nome LA STORIA DELLA PIRAMIDE NERA

Psico-grammatica Montessori ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME

Psico-grammatica Montessori ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME. Nello studio della funzione delle parole riconosciamo tre stadi o livelli. Per ogni parte del discorso, facciamo in un primo momento presentazioni orali, giochi ed esercizi orali e scritti, anche utilizzando i simboli grammaticali. Poi passiamo ai cartellini dei comandi, che producono giochi di movimento e di recitazione. Infine utilizziamo le scatole grammaticali per attività di appaiamento, analisi grammaticale e sostituzione (anche abbinandoli nuovamente ai simboli grammaticali).

Lo studio della funzione delle parole è anche un esercizio di lettura. Se il bambino desidera analizzare le parti del discorso, avrà bisogno di leggere. Questo è ciò che Maria Montessori chiama lettura totale.
Quando i bambini imparano a leggere, nella Casa dei bambini, assistiamo ad un’inesauribile desiderio di imparare parole nuove. In questa fase non si stancano mai di pescare i cartellini dei nomi, leggerli, abbinarli ad oggetti o immagini. Dobbiamo assecondare questa tendenza offrendogli il materiale ed esercizi adatti.

Quando il bambino impara a parlare, fa un’esperienza simile a quella fatta dai primi esseri umani, quando hanno iniziato ad usare il linguaggio. I bambini sono molto interessati ai nomi delle cose, perchè le vogliono identificare nel loro ambiente, per conoscerlo. Il fascino che i nomi esercitano sul bambino ha per questo qualcosa a che fare con il controllo dell’ambiente, così come avvenne per i primi uomini, che cominciarono a dare un nome alle cose.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Le scatoline

Per preparare i set di esercizi sul nome servono molte scatoline. Io ho preparato queste ad origami (molto semplici e veloci): la scatola vera e propria con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: scatola origami con coperchio tutorial

Aggiungo qui un tutorial video:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Le scatoline degli oggetti

Materiale:
– una collezione di piccoli oggetti appartenenti ad una data categoria (animali, frutta, cibo, abbigliamento, ecc…)
– Cartellini dei nomi scritti su nero (o con bordo nero) con i nomi degli oggetti scelti.
Oggetti e cartellini sono conservati in una scatolina  nera opportunamente etichettata (animali, frutta, cibo, abbigliamento, ecc…).

Esercizio:
il bambino dispone gli oggetti sul tappeto come più gradisce, poi legge un cartellino alla volta e lo pone in corrispondenza dell’oggetto relativo.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – I nomi per l’aula

Materiale:
Una scatolina nera contenente vari cartellini neri (o bordati di nero) di nomi di oggetti presenti in classe. La scatola può essere etichettata: la mia classe. A casa possiamo preparare scatoline nere per ogni stanza.

Esercizio: il bambino prende la scatola, legge le parole e le mette accanto ai vari oggetti nella stanza. Quando ha terminato il lavoro, li raccoglie e li rimette nella scatola.

Di seguito alcune serie di cartellini già pronti per il download e la stampa. I cartellini sono già quelli nella misura e nel colore che useremo per le scatole grammaticali:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – LA MIA CLASSE

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cartellini in bianco

Questi sono i cartellini in bianco per i NOMI (neri). Possono esservi utili per preparare velocemente, scrivendo a mano, le vostre serie. Potete anche plastificarli, in modo da avere sempre a disposizione cartellini di riempimento per le scatole grammaticali cancellabili e riscrivibili coi pennarelli:

Altre serie:

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – la casa

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cucina

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – cameretta

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – bagno

Trovi tutti i set:

– la mia classe
– cartellini in bianco
– la mia casa
– la cucina
– la cameretta
– il bagno

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOMEAlcuni giochi preparatori allo studio della funzione del nome

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 1
Chiedete ai bambini: “Come ti chiami?”, “E tu come ti chiami?”. Poi chiedere: “Antonio, Sofia, Giovanni, Maria, Gaia, Alma… che cosa sono?”.
Chiedete ai bambini informazioni su vari oggetti nella stanza: “Cos’è questo? E questo?”. Poi chiedere: “Tavolo, sedia, matita, gomma, righello, cesto… che cosa sono?”.
Mettiamoci in piedi in un angolo della stanza e chiamiamo: “Cesare, potresti venire qui, per favore?”. Quando il bambino è arrivato, gli chiediamo: “Perché sei venuto, e gli altri non l’hanno fatto?”. Il bambino risponderà: “Perchè hai chiamato il mio nome!”, e noi diremo: “Allora ognuno di noi ha un nome, non è vero? “.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 2
Invitiamo i bambini a trovare qualcosa nella stanza che non abbia un nome. Diciamo che possono cercare dappertutto, stando solo attenti a non disturbare i bambini impegnati in altre attività. Quando i bambini, dopo aver cercato a lungo, torneranno a mani vuote, chiediamo loro: “Perchè non hai portato nulla?”. La risposta sarà: “Perchè ogni cosa ha un nome!”.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME – Gioco 3
Diciamo a un bambino: “Per favore vai e portamene uno”. Il bambino va e torna portando qualcosa. Allora chiediamo: “Che cosa mi hai portato?”. Il bambino risponde, ad esempio: “Un righello”, e allora noi diciamo: “Ma io non ti ho chiesto un righello!”. Possiamo continuare con questo gioco finché il bambino non vorrà affrontare direttamente la questione, e dirà: “Ma tu non mi hai detto cosa portare!” e allora noi diremo: “Ma io ti ho detto di portarmene uno…”, e il bambino dirà: “Sì, ma non hai detto il nome della cosa che vuoi!”.
A questo punto possiamo chiedere ad ogni bambino di portarci un oggetto specifico. Quando ogni bambino avrà portato il suo oggetto, possiamo chiedere ad ognuno: “Cosa hai portato?”, e il bambino risponde. Poi chiediamo: “Come facevi a sapere cosa portare?”.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOMEIdee per i giorni successivi

  • Fare elenchi orali di nomi comuni di cosa, nomi comuni di cosa, nomi comuni di animali, nomi comuni di animali. Fare elenchi di nomi di frutta, di nomi di alberi, di nomi di fiori, di nomi di capi di abbigliamento, di nomi di pezzi di arredamento, ecc…
  • Fare elenchi scritti di nomi comuni nell’ambito di un argomento dato, o a scelta del bambino. Diamo al bambino un foglio e chiediamogli di scrivere come titolo : NOMI COMUNI DI (giocattoli, animali, veicoli, ecc…). Poi, sotto al titolo, i bambini scriveranno tutti i nomi che vengono loro in mente.
  • Fare libretti di nomi comuni. Quando i bambini avranno compilato molte liste di questo genere, possiamo rilegarle formando un libretto di nomi comuni. I bambini prepareranno le copertine ed impareranno semplici rilegature.

ESPERIENZE CHIAVE SUL NOME

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome nella scuola primaria. Qual è la prima parte del discorso che risulta più interessante ai bambini? Il nome. Fin da quando hanno iniziato a dire le prime parole, i bambini non hanno mai smesso di chiederci i nomi delle cose, per questo il nome è la prima parte del discorso che viene introdotta in prima classe. Come abbiamo già detto, i nomi sono probabilmente le parole più antiche del nostro linguaggio, e questo vale per la storia dell’umanità, ed anche per la nostra storia storia individuale: i nomi sono le prime parole che impariamo da bambini.

Il legame tra il nome che usiamo per chiamare qualcosa e la cosa stessa è un legame profondo ed intimo: la scelta delle parole che usiamo per parlare di qualcosa può trasmettere apprezzamento o disprezzo. I bambini devono poter riflettere sull’uso delle parole, che possono essere parole appropriate o inappropriate. E’ importante utilizzare con i bambini un linguaggio  curato e rispettoso.

Preparandosi allo studio dei nomi, ai bambini piacciono molto le conversazioni sui cognomi. Possiamo parlare di personaggi storici e raccontare brevemente il perchè del nome col quale sono passati alla storia: Guglielmo il Conquistatore, Riccardo Cuor di Leone, Alessandro Magno, ecc…

Possiamo anche raccontare la storia dei cognomi italiani.

Prendiamo un elenco del telefono e leggiamo a caso un po’ di cognomi. Oggi non ricordiamo più da dove vengono queste parole, eppure quando sono nate avevano una funzione precisa, che era quella di raccontare qualcosa di ogni famiglia. I cognomi infatti sono anche detti “nomi di famiglia”. Già nell’antica Roma le persone avevano tre nomi: il nome proprio della persona, il nome della famiglia di appartenenza e un soprannome dato alla persona o a un gruppo di familiari.  Col tempo il nome di famiglia e il soprannome vennero uniti, così le persone cominciarono ad essere chiamate con nome e cognome.  Il cognome era una parola che faceva riferimento a:

  • una caratteristica della persona: Gobbi, Rossi, Mancini, Calvi,
  • alla sua provenienza: Monti, Dal Bosco, Marino, Costa,
  • al mestiere svolto: Ferrari, Fabbri, Sella, Vaccari,
  • al nome del padre: De Filippo, De Gregorio, Di Francesco, Coladonato (figlio di Cola e di Donato).

Tra i cognomi più diffusi in Italia, ad esempio, abbiamo:
– Rossi: persone con i capelli rossi o la pelle rossa (anche De Rossi, Rosso, Rossetto ecc.)
– Ferrari: legati al mestiere del fabbro ferraio (anche Ferraris, Ferro, Ferri, Ferretti, Fabris, ecc…)
– Bianchi: persone con la pelle o i capelli chiari, oppure persone che abitavano in una casa bianca, o che erano persone alte qualità spirituali (il bianco è simbolo di purezza). Anche Bianchini, Bianco, ecc.
– Colombo: persone che allevavano colombi, o che provenivano da Colombano. In alcune regioni veniva dato ai trovatelli, perchè la colomba era simbolo di innocenza.
– Conti: persone al servizio di conti, o persone dai modi raffinati (anche Conte, Contini, Del Conte, Contin, ecc) .
– Esposito: gli esposti alla protezione della Madonna erano i bambini che venivano abbandonati davanti alle chiese o ai monasteri nel medioevo. (anche Espositi, Esposto, Esposti, ecc.)
– Costa: persone che provenivano dalla riva di un fiume o di un lago, del mare o anche dalla fiancata di un monte. (anche Da Costa, Dalla Costa, Della Costa ecc.)
– Ricci: persone con capelli ricci, o persone con un carattere chiuso (dal nome dell’animale)
– Marino: deriva dal cognomen latino Marinus, o dal nome medioevale che significava appartenente al mare (anche Marini, Marinoni, Marinacci, ecc.).
– Monti: persone provenienti da luoghi di montagna (anche Montagna, Montanari, Montani, Montini ecc.).

Attraverso queste attività i bambini si appassionano ai nomi e colgono il fatto che i nomi servono ad identificare le cose  e le persone, e che sono parole molto importanti.

Lo stesso di può fare con i nomi geografici. Osserviamo una cartina e leggiamoi nomi di qualche località: perchè sono stati dati questi nomi? Chi li ha dati? Cosa significano?

Osservando i nomi delle cose, è possibile esplorare la storia, il popolo, la cultura di un luogo, le origini della nostra lingua e molto altro ancora.

Studiando il nome con i bambini, li coinvolgiamo in questo genere di ricerca, richiamando il loro interesse per varietà di storie ed esseri umani che popolano il mondo.

Introduzione orale al nome

Materiale:
– una raccolta di cartellini delle parole che comprendano tutte le parti del discorso (non soltanto nomi),
– il cartellino del titolo per i sostantivi col simbolo
– il set dei simboli grammaticali piccoli
– la piramide nera.

Se volete usare i cartellini che ho preparato io, li potete scaricare qui:

Diciamo ai bambini: “Tu hai un nome, vero? Ti chiami Giovanni. Anche tu hai un nome, ti chiami Sofia. ma non tutto quello che c’è in questa stanza ha un nome. Il bambino in fondo alla classe, lo vedi? Ha un nome? E quella bambina col maglione verde? Sì, anche loro hanno un nome. Se li chiamiamo loro vengono qui da noi. Antonio, per favore, portami una gomma. Martina, portami una matita. Anche questi oggetti hanno un nome. Io ho detto il loro nome, e Martina ed Antonio hanno capito cosa portarmi.

Ricordate la storia che vi ho raccontato sul nome? Con quella storia abbiamo scoperto che tutti gli oggetti hanno un nome, il libro, l’albero, la casa. Abbiamo detto che la piramide rappresenta proprio il nome.
Oggi useremo il triangolo nero per rappresentare il nome: il triangolo è una faccia della piramide, ed è più facile da usare.

Posiamo sul tappeto la piramide nera,  e il cartellino del titolo col simbolo grammaticale.

“Ora metteremo tutte le cose che hanno un nome qui” e posiamo accanto la matita e la gomma.

Poi distribuiamo uno o due cartellini delle parole ad ogni bambino.

I bambini leggono i loro cartellini, li posano uno ad uno sul tappeto, e se si tratta di nomi poniamo sopra ad essi un triangolo nero.

Questo lavoro potrà dare luogo a discussioni, per decidere se le parole sono o non sono nomi.

Psico-grammatica Montessori introduzione al nome

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO. Come già detto nel post “Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO”,

per i simboli grammaticali abbiamo due livelli:
– primo livello: comprende le nove parti del discorso
– secondo livello: in aggiunta alle nove parti del discorso, comprende i “simboli avanzati” che precisano il nome (nome comune, proprio, astratto, collettivo) e il verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare).

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Cartellini dei titoli delle parti del discorso con simboli grammaticali:

Comprendono i simboli del primo e del secondo livello insieme. Sono utili per etichettare le scatole dei materiali e per le presentazioni. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato, li trovi qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Carte delle nomenclature per i simboli avanzati, da aggiungere alle nomenclature delle nove parti del discorso:

utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale. Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui:


Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali grandi (livello II), utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale.

Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Simboli grammaticali piccoli (livello II):

Per conservarli io ho preparato delle scatoline origami molto semplici e veloci: la scatola con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: 

Aggiungo qui un tutorial video:

I simboli grammaticali ritagliati sono utilissimi nelle presentazioni, per etichettare il materiale, e naturalmente per gli esercizi di analisi dei bambini. Sono facilmente realizzabili, anche in cartoncino colorato.

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Tavola delle parti del discorso secondo livello: da tenere a disposizione dei bambini o da appendere al muro, in prossimità dello scaffale per i materiali della psicogrammatica. Comprende le nove parti del discorso, e i simboli avanzati:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni materiale stampabile per il SECONDO LIVELLO

Libretto delle parti del discorso secondo livello: utile da consultare mentre si lavora con le carte delle nomenclature, e durante i lavori di analisi, anche per approfondimenti e per stimolare la ricerca. Comprende le nove parti del discorso, ed i simboli avanzati (nome comune, proprio, collettivo, astratto; verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare):

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Simboli grammaticali Montessori: materiale stampabile. Il materiale comprende: stencil dei simboli grammaticali, carte delle nomenclature per i simboli grammaticali, simboli grammaticali stampabili(grandi e piccoli), tabella delle parti del discorso, libro delle parti del discorso e cartellini dei titoli per le parti del discorso.

Per lavorare con i bambini alla psicogrammatica abbiamo bisogno di disporre di alcuni materiali, che possono essere realizzati facilmente anche a casa.

Per i simboli grammaticali abbiamo due livelli:

primo livello: comprende le nove parti del discorso

secondo livello: in aggiunta alle nove parti del discorso, comprende i “simboli avanzati” che precisano il nome (nome comune, proprio, astratto, collettivo) e il verbo (transitivo, intransitivo, copulativo, infinito, gerundio, participio, ausiliare).

Questa è parte del materiale di primo livello che ho preparato:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Cartellini dei titoli delle parti del discorso con simboli grammaticali:

Sono utili per etichettare le scatole dei materiali e per le presentazioni. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato, li trovi qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Stencil delle parti del discorso in due misure:

da stampare e plastificare. Possono essere realizzati facilmente anche in cartoncino, anche in altre misure. Se vuoi utilizzare quelli che ho preparato io, li puoi scaricare gratuitamente qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Carte delle nomenclature per le nove parti del discorso:

utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale. Se vuoi utilizzare quelle che ho preparato io, le puoi scaricare qui, insieme al libretto:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Simboli grammaticali grandi, utili per le presentazioni e per l’esercizio individuale.

Simboli grammaticali piccoli:

Per conservarli io ho preparato delle scatoline origami molto semplici e veloci: la scatola con una pagina dell’elenco telefonico, e il coperchio in carta colorata. Basta utilizzare per la scatola un foglio di circa 0,5 cm più piccolo rispetto al foglio che usiamo per il coperchio, e l’incastro è perfetto. Il tutorial fotografico per le scatoline lo avevo già pubblicato qui: scatola origami con coperchio tutorial

Aggiungo qui un tutorial video:

I simboli grammaticali ritagliati sono utilissimi nelle presentazioni, per etichettare il materiale, e naturalmente per gli esercizi di analisi dei bambini. Sono facilmente realizzabili, anche in cartoncino colorato.

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Tavola delle parti del discorso: da tenere a disposizione dei bambini o da appendere al muro, in prossimità dello scaffale per i materiali della psicogrammatica:

Se volete utilizzare quella che ho preparato io, la trovate qui stampabile gratuitamente qui:

Simboli grammaticali Montessori e definizioni: materiale stampabile per il PRIMO LIVELLO

Libretto delle parti del discorso: utile da consultare mentre si lavora con le carte delle nomenclature, e durante i lavori di analisi, anche per approfondimenti e per stimolare la ricerca.

Le scatole grammaticali Montessori

Le scatole grammaticali Montessori: nella scuola primaria, dopo la presentazione delle funzioni delle parti del discorso, i bambini iniziano a lavorare con le scatole grammaticali, che Maria Montessori ha pensato come naturale continuazione delle esperienze che i bambini hanno vissuto nella Casa dei bambini, e che vanno incontro alle esigenze peculiari del periodo sensibile per le parole.

Un esercizio di lettura molto praticato nella Casa dei Bambini è quello di porre il cartellino di un nome sul tappeto ed abbinarlo all’oggetto corrispondente. Questo esercizio serve all’apprendimento della lettura, ma allo stesso tempo porta i bambini ad imparare con facilità i nomi degli oggetti.
Per questo Maria Montessori ha pensato che, applicando lo stesso principio, i bambini possono imparare non soltanto i nomi, ma tutte le parti del discorso. Infatti, quando il bambino mette un cartellino accanto ad un oggetto, egli distingue il nome dalle altre parti del discorso: il nome si va a definire in modo intuitivo, e questo rappresenta un passo reale nel mondo dell’analisi grammaticale. Con questi esercizi di lettura il bambino è già entrato, insomma,  nella classificazione delle parole: non ci resta che proseguire questo lavoro con le parti del discorso diverse dal nome.

Sappiamo che l’analisi dei suoni che porta, col metodo Montessori, alla scrittura spontanea, non è adatta a tutte le età: si appassionano ai suoni solo i bambini di circa 4 anni e mezzo. Anche lo studio analitico delle parti del discorso, la capacità di soffermarsi con intenso interesse sulle parole, non è di tutte le età: solo i bambini da cinque a sette – otto anni sono fortemente appassionati alle parole. Magari non possono ancora interpretare chiaramente un discorso, ma comprendono ed amano le parole. Diciamo che il bambino si trova nell’età dell’interesse alle parole, e la grammatica incontra dunque la sua fase di sviluppo.

Il lavoro che i bambini fanno con la grammatica porta il linguaggio ad una maturazione che non  è possibile raggiungere in altri modi: i bambini hanno imparato a parlare e da allora utilizzano il linguaggio in modo intuitivo, ora imparano a focalizzare la loro attenzione, in modo cosciente, sulle parole che lo compongono.

Questa grammatica proposta ai bambini a partire dai cinque anni non si basa certo sull’uso di libri di testo, ma si propone ai bambini permettendo loro di proseguire il lavoro che già hanno iniziato con i nomi, utilizzando cartellini di parole. I nomi che il bambino poneva accanto agli oggetti per imparare a leggere erano scritti su cartellini: allo stesso modo le parole, appartenenti a tutte le altre parti del discorso, sono scritte su cartellini.

Le scatole grammaticali Montessori

Secondo le indicazioni date da Maria Montessori, i cartellini sono cartoncini rettangolari che misurano tutti 5 cm per 3,5 cm, di colori diversi:

  • nero per il nome
  • marrone chiaro per l’articolo
  • marrone per l’aggettivo
  • rosso per il verbo
  • rosa per l’avverbio
  • violetto per la preposizione
  • verde per il pronome
  • giallo per la congiunzione
  • celeste per l’interiezione.

Osserviamo già da questa prima descrizione del materiale, che i colori non corrispondono esattamente a quelli dei simboli grammaticali, che sono invece:

  • nero per il nome (piramide/triangolo equilatero grandi)
  • celeste per l’articolo (piramide/triangolo equilatero piccoli)
  • blu per l’aggettivo (piramide/triangolo equilatero medi)
  • rosso per il verbo (sfera/cerchio grandi)
  • arancione per l’avverbio (sfera/cerchio medi)
  • violetto per il pronome (piramide/triangolo isoscele)
  • verde per la preposizione (mezzaluna)
  • rosa per la congiunzione (parallelepipedo/rettangolo)
  • giallo oro per l’interiezione (serratura).

Troverai un’interpretazione di questa piccola “stranezza” più avanti in questo articolo.

I cartellini per le nove parti del discorso vengono posti in otto scatole appositamente preparate:

Secondo le indicazioni di Maria Montessori ogni scomparto ha una parete più alta dove si può introdurre il nome della relativa parte del discorso, nel colore che lo contraddistingue.

Le scatole grammaticali Montessori – scatola I

Come si può vedere da questa visione d’insieme, la SCATOLA I è divisa in tre scomparti: uno scomparto grande per il sintagma, e due comparti per i cartellini del nome e dell’articolo. Questa è la scatola originale come pubblicata nel manuale americano ed italiano:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola II

la SCATOLA II è divisa in 4 scomparti, di cui uno scomparto grande per il sintagma, e tre comparti per i cartellini del nome, dell’articolo e dell’aggettivo:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola II

la SCATOLA III è divisa in 5 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 4 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola IV

la SCATOLA IV è divisa in 6 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 5 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola V

la SCATOLA V è divisa in 7 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 6 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola VI

la SCATOLA VI è divisa in 8 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 7 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola VII

la SCATOLA VII è divisa in 9 scomparti, di cui uno scomparto grande per la frase e 8 comparti per i cartellini di nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione:

Le scatole grammaticali Montessori – scatola VIII

la SCATOLA VIII è divisa in 10 scomparti di cui uno scomparto grande per la frase e 9 comparti per i cartellini di tutte le parti del discorso, cioè nome, articolo, aggettivo, verbo, preposizione, avverbio, pronome, congiunzione, interiezione:

(Le immagini del materiale originale provengono da L’autoeducazione nelle scuole elementari – Maria Montessori – 1910; Montessori elementary materials, the advanced Montessori method – 1917)

Le scatole grammaticali Montessori

In generale possiamo dire che i materiali usati nello studio della grammatica nella scuola primaria somigliano ai materiali sensoriali usati nella Casa dei bambini: danno all’intelligenza l’opportunità di ordinare, classificare e organizzare elementi che già fanno parte della vita del bambino.
Al termine di questo lavoro su ognuna delle nove parti del discorso, il bambino può classificare milioni di parole all’interno di nove categorie.

Come si usano le scatole? Innanzitutto l’insegnante dispone, per ogni scatola, di set di cartellini pronti con i quali riempire via via ogni scatola, in modi diversi. Come precisa Maria Montessori, nell’usare il suo metodo per lo studio della grammatica, l’insegnante ha a disposizione un materiale pronto per essere scelto ed usato, che facilita e garantisce il successo del suo lavoro.

Per quanto riguarda la costruzione delle scatole, io le ho con facilità realizzate in cartone, utilizzando come modelli gli esempi che trovate pubblicati in questo articolo. Il miglior tutorial (in Inglese ma semplice da seguire) che ho trovato nel WEB per realizzarle in legno è questo:

http://makingmontessoriours

Il mio tutorial per realizzarle in cartone è qui:

In alternativa alla costruzione di scatole vere e proprie (in cartone o legno) è anche possibile preparare delle “tovagliette” magari plastificate, sulle quali sono riprodotte in forma di disegno le caselle delle scatole grammaticali. Queste sono le mie:

Le scatole grammaticali Montessori

I materiali non sono progettati per insegnare la grammatica, ma per esplorare il linguaggio attraverso azioni concrete, e servono a dare ai bambini delle chiavi che essi possono usare per conoscere la struttura della lingua. Inoltre permettono di isolare ogni parte del discorso dalle altre, rendendo più facile questa esplorazione, ed allo stesso modo isolano all’interno di ognuna delle parti del discorso, le difficoltà e le eccezioni. 

Nello studio della grammatica, Maria Montessori non aveva l’obiettivo di insegnare ai bambini un elenco di regole, ma voleva che i bambini penetrassero la filosofia della loro lingua, che sentissero qual è il ruolo che il linguaggio svolge nella vita dell’uomo, e per questo si parla di psicogrammatica. 

Nell’universo agisce la forza dell’energia da un lato, e la forza della materia dall’altro. Queste forze, nell’ambito della psicogrammatica, sono rappresentate dal nome e dal verbo. La forza della materia è il nome, probabilmente la parte più antica in ogni lingua: perchè le persone potessero comunicare tra loro, è stato necessario in primo luogo chiamare gli oggetti del mondo. Per questo il simbolo del nome è la piramide nera: è stabile, antichissima, pesante. La forza dell’energia è invece il verbo, rappresentato dalla sfera rossa. Le altre parti del discorso sono aspetti che si trovano in relazione, in un modo o nell’altro, con queste due parti principali.

Anche nell’uso delle scatole grammaticali si applica questo principio base: conoscere il sostantivo ed il verbo e le altre parti del discorso in relazione ad essi. Aiutiamo il bambino a riconoscere l’importanza ed il significato del nome e del verbo, e li aiutiamo a comprendere il rapporto che le altre parti del discorso hanno con essi.

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, nella scuola primaria diamo ai bambini presentazioni per ognuna delle parti del discorso che ne evidenzino la funzione. In genere queste presentazioni non sono individuali, ma vengono proposte a piccoli gruppi di bambini.

Nelle scatole grammaticali ogni parte del discorso è caratterizzata da un colore: come abbiamo visto, questo colore non sempre corrisponde a quello del relativo simbolo grammaticale. E’ un’incongruenza voluta, infatti Maria Montessori voleva evitare che i bambini, nel loro lavoro di approfondimento, abbinassero i cartellini ai simboli affidandosi al colore invece che al ragionamento. Nelle scatole grammaticali i colori non hanno alcun significato, se non quello di distinguere una parte del discorso dalle altre. Gli unici due colori che restano uguali rispetto a quelli dei simboli grammaticali, sono quelli relativi alle due parti più importanti del discorso: il nome ed il verbo. Per questo le scatole grammaticali in commercio, possono attribuire alle parti del discorso anche colori diversi da quelli tradizionali (sempre ad eccezione di nome e verbo, che restano nero e rosso).
Troverete anche set di scatole e cartellini che utilizzano i colori dei simboli grammaticali anche in questi materiali. Infatti alcuni insegnanti non temono il pericolo che il bambino cada in azioni meccaniche, e credono che i colori che il bambino ha interiorizzato nella Casa dei bambini in relazione alle nove parti del discorso possano essere una ricchezza da sfruttare anche nella scuola primaria.

Prima di acquistare le scatole, quindi, verificate di avere i materiali di riempimento che seguono lo stesso codice colore delle scatole.

Nelle scatole grammaticali l’interno di ogni scomparto è di un colore diverso: uno per ogni parte del discorso. Le scatole sono vuote, ad eccezione dei cartellini che indicano il nome della parte del discorso da dedicare ad ogni scomparto. Come potete vedere, ci sono in commercio anche scatole grammaticali colorate a seconda della parte del discorso che viene introdotta, ma la scelta è naturalmente libera.

photo credit: GonzagaArredi

Le scatole grammaticali Montessori

Tutto il materiale che viene usato con le scatole grammaticali viene riposto all’interno di scatole che seguono il codice colore di ogni parte del discorso. Ogni scatola grammaticale ha un corredo di materiali simili:

– all’interno delle scatole di riempimento  si ripongono i cartellini delle parole ed i cartellini della frase/sintagma. Ogni set di cartellini delle scatole di riempimento serve ad esplorare una caratteristica diversa di una particolare parte del discorso;

– all’interno di scatole aperte si ripongono cartellini dei comandi, grafici e tabelle, scatole per attività aggiuntive;

– è utile tenere insieme al materiali la scatola dei simboli grammaticali.

Le scatole grammaticali sono tenute vuote sulle mensole, accanto ai materiali relativi, e vengono riposte nell’ordine in cui vengono presentate.  

Il materiale di riempimento è contrassegnato dal colore della parte del discorso che si introduce e dai numeri romani da I a VIII (di ogni scatola grammaticale), ed è numerato per set di riempimento, per cui le scatole di riempimento saranno in otto colori diversi, e saranno etichettate, ad esempio I3, IV2, ecc.

Possiamo copiare questi codici anche sul retro di ogni cartellino contenuto in ognuna delle scatole di riempimento, e se vogliamo aggiungere una lettera per ogni ogni cartellino grande (sintagma o frase), da riportare anche sui cartellini che servono a ricomporla (ad esempio VII3b, III4f, ecc.). Se ce n’è l’esigenza, l’insegnante può preparare del materiale aggiuntivo, e sarà semplice continuare a seguire questa codifica anche per esso.

Il primo set è quello che utilizziamo per la presentazione, gli altri sono quelli che i bambini utilizzeranno per i loro esercizi.

photo credit: MATERIALEMONTESSORI.IT

L’idea delle scatole di riempimento così organizzate è esteticamente piacevole, e il codice facilita l’indipendenza del bambino e permette di mantenere tutto il materiale sempre in ordine, ma non rappresenta per i bambini un programma da svolgere rigidamente, come se si trattasse di una sequenza cronologica da eseguire. Ci saranno bambini che utilizzeranno tutte le scatole di riempimento, altri solo alcune, altri anche nessuna, perchè per loro sarà sufficiente la presentazione fatta insieme per passare ad un’altra parte del discorso.

Come abbiamo visto, le funzioni delle varie parti del discorso vengono presentate già nella Casa dei bambini, ma senza che in queste presentazioni vengano date le definizioni ed i nomi: queste vengono date una volta giunti nella scuola primaria, e questo lavoro viene fatto appunto attraverso l’uso delle scatole grammaticali. E’ il metodo che vale per tutte le parti del discorso ad eccezione del nome, che non ha una scatola grammaticale totalmente dedicata (la scatola I è infatti quella dell’articolo).

Il nome di ogni parte del discorso aiuta il bambino della scuola primaria a classificare, ordinare e sistematizzare le esperienze fatte nella Casa dei bambini sulle diverse funzioni delle parole.

Il lavoro che i bambini fanno con le scatole grammaticali è di tipo manipolativo e non è un esercizio scritto. Questo è molto importante, perchè abbinare esercizi scritti a questo materiale è il modo migliore per uccidere il divertimento che i bambini traggono da esso.

Il materiale si usa invece così: il bambino trova nella scatola una serie di cartellini più grandi, che contengono alcuni sintagmi o frasi, e i cartellini delle parole, distribuiti nelle caselle appropriate. Prende un cartellino grande, lo legge, poi utilizza i cartellini delle parole per ricomporre la frase letta.

Insieme ad ognuna delle otto scatole grammaticali, oltre alle sue scatole di riempimento, ci sono le sue scatole dei cartellini dei comandi, di solito conservati in scatole aperte, dello stesso colore di quelle di riempimento.

scatole per i comandi: photo credit

I comandi servono ad ampliare il lavoro che i bambini svolgono su quella determinata parte del discorso, ed anche possono riguardare più parti del discorso insieme, e condurre quindi a lavori di classificazione.
Molti comandi riguardano il far fare ai bambini qualcosa che normalmente non è loro permesso fare in classe: questi comandi sono molto divertenti.
In molti casi è previsto che il bambino non agisca da solo, ma che cerchi l’aiuto e la collaborazione di altri bambini, anche di altre classi (più grandi o più piccoli).
A volte i comandi richiedono che i bambini si rechino alla Casa dei Bambini per prendere dei materiali che non sono presenti in classe, ma che hanno usato quando erano più piccoli. Questo è intenzionale, serve a rafforzare i bambini nel percepire la loro crescita, a vedere il passato e il futuro, e fa bene a tutta la scuola, perchè favorisce la cooperazione tra gli insegnanti. Inoltre è un esercizio di buone maniere, perchè i bambini devono muoversi responsabilmente all’interno della scuola, ed usare i modi ed i tempi corretti nel chiedere aiuto agli altri e nel restituire il materiale.

Infine, per alcune scatole grammaticali, sono previste anche scatole per attività aggiuntive. Ad esempio, per il verbo c’è la scatola dei tempi verbali.

Alcune scatole grammaticali, poi, sono anche abbinate a proprie tabelle riassuntive o grafici, che vengono usati per ulteriori attività manipolative. Ad esempio, dopo che il bambino ha imparato a riconoscere i diversi tipi di nome, può cominciare a classificarli utilizzando questi grafici.

Ecco che possiamo farci un’idea del perchè non usiamo manuali di grammatica: con questo materiale i bambini si impegnano in un lavoro complesso fatto di lettura, apprendimento, capacità di interpretazione, classificazione, memorizzazione, analisi, cooperazione con i compagni, buone maniere, manualità e divertimento.

photo credit: Nienhuis

Le scatole grammaticali Montessori

Ricapitolando:
– introduciamo una parte del discorso con una presentazione della sua funzione in abbinamento al simbolo grammaticale
– il bambino svolge una serie di attività connesse al racconto, simili a quelle che ha svolto nella Casa dei bambini
– presentiamo una scatola grammaticale
– il bambino lavora con la scatola grammaticale e il materiale di riempimento
– il bambino lavora con i cartellini dei comandi e gli altri materiali relativi alla scatola grammaticale presentata
– il bambino lavora all’analisi di frasi, sottolineando le parole o utilizzando i simboli grammaticali.

Al termine di questo grande impegno con il materiale, infatti, si deve arrivare all’astrazione, perchè non possiamo pensare che i bambini si portino le scatole grammaticali con sé tutta la vita per riconoscere le parti del discorso. Il passaggio dalla manipolazione all’astrazione avviene grazie ad una serie di attività di analisi:

  1. sottolineare con i colori dei simboli grammaticali le parole, una ad una, all’interno di frasi scritte da loro. Questa attività costringe il bambino a porre attenzione al contesto in cui ogni parola è inserita, perchè nella nostra lingua (come in Inglese) le stesse parole possono svolgere funzioni diverse. Si tratta di un esercizio fondamentale per i bambini della scuola primaria. Può essere svolto anche aggiungendo in alto i simboli disegnati o di cartoncino.
  2. Prendere una frase, e copiarla su di un foglio, scrivendo ogni parola una sotto l’altra, in colonna. Poi, per ogni parola, scrivere a lato tutto quello che si sa su di essa.
  3. Consultare un manuale di grammatica. Maria Montessori, infatti, non voleva affatto gettare i libri fuori dalla finestra, voleva semplicemente che fossero adatti ai bambini, che per loro fossero comprensibili. Dopo il lavoro con le scatole grammaticali, avere in classe un paio di grammatiche da consultare stimola l’interesse per il linguaggio e aiuta i bambini ad esplorare nuovi aspetti della lingua. Questi testi diventano testi di ricerca, come gli altri che sono presenti in biblioteca per le altre materie di studio. Con questi testi i bambini potranno fare ricerche sulle diverse categorie di aggettivi, scoprire le definizioni date dai grammatici, confrontarle con quelle che conoscono, decidere su quali essere d’accordo.
  4. Consultazione di un dizionario etimologico. Per i bambini è molto interessante scoprire quando una parola è arrivata nella nostra lingua, e da dove. Per presentare questa attività, prepariamo un elenco di quattro o cinque parole che hanno cambiato il loro significato nel corso del tempo.
    Ad esempio, la parola collaudo, che ora significa verifica sperimentale, fino al ‘700 significava complimento o lode (con laude); ministro (da minus, meno) in Latino significava servitore e ministrare significava servire la minestra in tavola, poi divenne aiutante del Re, e poi Ministro; casino, che ora significa confusione o caos, in Latino era un diminutivo della parola casa (che prese il posto della parola domus dopo le invasioni barbariche), nel ‘500 significava villino da caccia, nel ‘600 circolo privato.

Le scatole grammaticali Montessori

Consigli aggiuntivi per l’uso delle scatole grammaticali

L’unico consiglio è quello di iniziare prima possibile, in prima classe. I bambini che hanno fatto esperienze sulla funzione delle parole nella Casa dei bambini sono molto sensibili all’approfondimento di quanto fatto. Considerando che secondo Maria Montessori il periodo sensibile per le parole va dai cinque agli otto anni, il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di completare il lavoro con le scatole grammaticali entro gli otto anni, appunto.
Questo lavoro può essere iniziato anche dai bambini che non leggono ancora benissimo, perchè li può aiutare molto a migliorare. Se il bambino proprio non sa leggere, o fatica molto a leggere una frase intera, può lavorare in coppia con un compagno che legge bene, oppure potete leggere le frasi per lui. Questo è molto importante soprattutto quando in classe ci sono bambini nuovi, che provengono da scuole diverse, perchè li farà sentire parte del gruppo anche se le loro capacità non sono pari a quelle dei nuovi compagni.
In generale potrete notare da voi come la capacità di lettura decolli grazie all’uso delle scatole grammaticali.

Iniziare quanto prima con questo materiale offre una base per il lavoro di analisi, che può essere svolto sfruttando varie occasioni. Quando ad esempio un bambino scrive qualcosa, magari mentre svolge una ricerca, possiamo chiedergli di tanto in tanto di disegnare sulle parole che ha scritto il simbolo grammaticale relativo. Per questo non serve aspettare che li conosca tutti, può cominciare anche solo col triangolo nero del nome. Osservando questo lavoro, l’insegnante può capire il livello di comprensione raggiunto da ogni bambino, e capire dove e come intervenire, o come procedere nelle presentazioni.

Come abbiamo detto, non è consigliabile fare attività di scrittura abbinate direttamente alle scatole grammaticali, perchè questo potrebbe far perdere l’interesse del bambino verso il materiale. Le attività con le scatole grammaticali sono particolarmente adatte a piccoli gruppi (2 o tre bambini insieme), in quanto stimolano la capacità di collaborazione. La scrittura è un’attività individuale.

Detto questo, ricordiamo anche che nessuna attività deve essere svolta in esclusiva, ma che più attività di una stessa area devono svolgersi parallelamente. Così, nell’area del linguaggio, parallelamente al lavoro con le scatole grammaticali, i bambini lavoreranno anche alla storia della lingua, alla composizione scritta, al linguaggio orale, alla lettura, alla letteratura, alle attività di ricerca, all’analisi grammaticale (e poi anche logica e del periodo), ecc…

Le scatole grammaticali Montessori

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali: in questo articolo affrontiamo la presentazione delle funzioni delle parole in abbinamento ai simboli grammaticali. Nella prima parte ci sono esempi di esercizi per la Casa dei bambini, di seguito un esempio di presentazione per la scuola primaria.

Consideriamo le nove parti del discorso:
– famiglia del nome: articolo, aggettivo, nome e pronome;
– famiglia del verbo: avverbio, verbo;
– particelle: preposizioni, congiunzioni, interiezioni .

Nella Casa dei bambini i simboli grammaticali servono a mostrare ai bambini che all’interno della lingua esistono dei modelli, che le parole hanno delle funzioni determinate, e che le parole cambiano, ma i modelli rimangono gli stessi. I simboli vengono utilizzati per rendere concreto ciò che è astratto, al fine di aiutare il bambino a scoprire la funzione delle parole e classificarle. Questa preparazione indiretta fornisce una base forte, a cui si aggiungono ulteriori scoperte, finché poi, nella scuola primaria,  queste conoscenze sfociano nella psicogrammatica.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

La famiglia del nome

Maria Montessori ha associato la famiglia del nome con le piramidi, che sono oggetti fissi, stabili, molto antichi e che rappresentano la materia.
Per il nome si usa una grande piramide nera, per l’aggettivo una piramide media blu, per l’articolo una piccola piramide azzurra e per il pronome una piramide allungata viola. I simboli relativi sono un grande triangolo equilatero nero, un triangolo equilatero medio blu, un triangolo equilatero piccolo azzurro e un triangolo isoscele viola.
La piramide nera ha una base larga, è solida. Ricorda la civiltà dell’antico Egitto, una civiltà antica che ha avuto un ruolo importantissimo nella storia della scrittura e dell’architettura. I nomi costruiscono le frasi. La piramide è nera perchè il nero è il colore del carbone, un combustibile, perchè i nomi sono il combustibile delle frasi. La piramide è pesante, per dare una forte impressione di  solidità.
L’aggettivo è indipendente, come un bambino della scuola primaria, mentre l’articolo dipende dal sostantivo, come un bambino piccolo dipende dalla madre.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

La famiglia del verbo

La sfera rossa rappresenta il sole, che dà vita, luce e calore. I verbi danno energia alla frase e animano la famiglia del nome.
L’avverbio è una sfera arancione più piccola.
I simboli relativi sono un cerchio rosso grande e un cerchio arancione medio.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Le particelle
La congiunzione è un piccolo parallelepipedo rosa, che unisce come un trattino due parole o due parti di una frase. Il simbolo relativo è un rettangolo rosa.
La preposizione è un arco verde, che collega come un ponte due oggetti tra di loro. Il simbolo relativo è una mezzaluna verde.
L’interiezione è una piramide dorata con una sfera posta sull’apice; somiglia ad una serratura, e ricorda la forma del punto esclamativo.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Simboli e carte dei simboli

Per le prime presentazioni utilizziamo i simboli solidi, immagini dall’universo.

I simboli solidi possono essere realizzati facilmente con la pasta di sale:

Sappiamo tutti quanto sia importante fare una prima buona impressione. Nella didattica Montessori ci sono presentazioni che hanno lo scopo di lasciare sui bambini un’impressione profonda e duratura, accendendo la loro immaginazione.
Le storie per presentare le funzioni delle parole possono essere varie; l’importante è che siano brevi, semplici e memorabili. Un primo esempio di racconto per presentare la funzione delle parole è pubblicato qui:  Fiaba per le parti del discorso 

ed è particolarmente indicata coi bambini più piccoli, ma si può considerare tranquillamente di proporla anche nella scuola primaria, in alternativa a quella presentata nella seconda parte dell’articolo. Potete anche scegliere un racconto più complesso, che si deve svolgere nell’arco di più giorni: Il Paese di Grammatica.

Sia nella scuola d’infanzia, sia nella scuola primaria, l’atmosfera che si crea durante il racconto è importantissima, indipendentemente dal racconto che scegliamo: bisognerebbe parlare ai bambini come se si stesse svelando loro un grande segreto.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Presentazione dei simboli grammaticali 

Con i nostri alfabeti creiamo centinaia di parole, ma non sono tutte uguali: ogni parola ha il suo compito. Ci sono nove tipi di compiti che le parole possono svolgere per noi. Questi compiti si chiamano funzioni.
A seconda della loro funzione, tutte le parole possono essere divise in nove famiglie speciali: queste famiglie si chiamano “parti del discorso”.
I nomi di queste parti del discorso sono: nome, articolo, aggettivo, verbo, avverbio, pronome, congiunzione, preposizione e interiezione.
In classe abbiamo un colore speciale ed un simbolo per ognuna di queste famiglie. (Mostrare la scatola dei simboli grammaticali).

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

LA FUNZIONE DELLE PAROLE NELLA CASA DEI BAMBINI 

Nella Casa dei bambini si possono svolgere molti esercizi che servono a comprendere la funzione delle parole. Ne faccio una panoramica che può essere utile anche nella scuola primaria, soprattutto se i bambini non hanno frequentato una scuola d’infanzia montessoriana. Verranno trattati dettagliatamente in articoli specifici.
Si tratta di attività che portano il bambino ad avere un’esperienza sensoriale delle funzioni delle varie parti del discorso, e sono pensati per focalizzare l’attenzione del bambino su una parola alla volta. L’esperienza sensoriale è rafforzata dall’uso dei simboli colorati, che aiutano il bambino anche ad interiorizzare l’ordine delle parole nella frase.
Non di tratta di lezioni di grammatica, ma di esperienze sulla funzione delle parole. Per questo non vengono fornite ai bambini definizioni. Facendo queste esperienza, il bambino apprende comunque i nomi delle varie parti del discorso. Ad esempio, quando lavora col gioco dei triangoli, impara la parola “aggettivo” ed il suo significato.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Normalmente le parti del discorso vengono presentate, nella scuola primaria, in questo ordine: nome, articolo, aggettivo, congiunzione, preposizione, verbo, e l’avverbio. Nella Casa dei bambini il bambino svolge un lavoro di preparazione allo studio della grammatica vero e proprio, che avverrà nella scuola primaria. Generalmente in prima classe (6 – 7 anni) si studiano approfonditamente:
– nome
– articolo
– aggettivo
– pronome
– verbo
e si prosegue in seconda classe (7 – 8 anni) con:
– modi, tempi e forme verbali
– preposizioni
– avverbi
– congiunzioni
– interiezioni.

Facendo molti esercizi sulla funzione delle parole, già nella scuola d’infanzia il bambino vedrà crescere il proprio interesse per la lingua che parla, e si renderà conto che le parole hanno funzioni speciali e che possono essere classificate in base a queste loro funzioni. Il requisito per la presentazione di questi esercizi, è che il bambino sappia leggere la maggior parte delle parole con facilità. D’altra parte questi esercizi rappresenteranno per lui anche un buon esercizio di lettura.

Poiché il bambino si trova nel periodo sensibile del linguaggio, ogni nuova funzione delle parole che gli viene presentata rappresenta per lui un’interessante nuova scoperta. La maggior parte di questi esercizi non sono individuali, ma prevedono il lavoro in piccoli gruppi. Le attività, oltre ad essere interessanti, sono molto divertenti.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’ARTICOLO NELLA CASA DEI BAMBINI

Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli articoli. Ad esempio diciamo loro “Mostrami UNA sedia”, “Indicami GLI spazzolini da denti. Indicami LO spazzolino da denti che usi tu”. Facciamo anche notare, ad esempio, che diciamo IL cavallo e non LO cavallo, e vari altri esempi simili, ogni volta che se ne presenta l’occasione.

Prepariamo una scatola degli oggetti, contenente numerosi oggetti. Alcuni di questi oggetti saranno in un unico esemplare, altri in più esemplari identici (singolare e plurale, determinativi e indeterminativi).
La scelta degli oggetti deve essere accurata: cominceremo con oggetti che cominciano con le consonanti, poi, per introdurre l’uso degli articolo apostrofato, aggiungeremo anche oggetti che cominciano per vocale. Selezioniamo con altrettanta attenzione maschili e femminili.
Per ogni scatola che prepariamo per il bambino, scriviamo anche i cartellini:
–  dei nomi degli oggetti
–  degli articoli da abbinare
– cartellini di controllo (che contengono il giusto abbinamento articolo – nome).

Per presentare l’esercizio ai bambini, mettiamo sul tappeto la scatola degli oggetti e, a un lato del tappeto, formiamo una colonna dei nomi e una colonna degli articoli, in ordine casuale.

Togliamo il primo oggetto (o gruppo di oggetti identici) dalla scatola, e mettiamolo sul tappeto, quindi scegliamo il nome adatto e aggiungiamo davanti ad esso l’articolo.

A seconda degli obiettivi che vogliamo raggiungere con l’esercizio, facciamo gli esempi necessari per dare ai bambini le indicazioni necessarie (ad esempio su singolare e plurale, o su determinativo e indeterminativo).

Quando il bambino è pronto, può proseguire da solo. Al termine del lavoro aggiungerà allo schema i cartellini di controllo.

Il gioco può essere variato. Ad esempio possiamo scrivere dei piccoli comandi al momento, per far indovinare al bambino l’oggetto che vogliamo prendere dalla scatola, oppure possiamo commettere “errori” nell’abbinare articolo e nome, e il bambino dovrà correggerci.

Esercizi con carte illustrate e cartellini possono essere preparati nello stesso modo, sostituendo appunto alla scatola degli oggetti carte illustrate appositamente preparate per i bambini.

Esercizi di compilazione di elenchi. Incoraggiamo i bambini a compilare elenchi (articolo e nome) di oggetti presenti nella classe o nella Fattoria. La Fattoria è un materiale piuttosto costoso, che si presta a molte attività nell’area linguistica. Può essere sostituita da una casa di bambola; io faccio così, in effetti, aggiungendo molti animali di plastica e gruppi di oggetti:

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Questa è una fattoria, completa di cartellini, che ho preparato in versione stampabile:

La fattoria (o la casa di bambole, lo zoo, il negozio, la strada) sono giochi che  incoraggiano lo sviluppo del linguaggio verbale e contribuiscono, accompagnati da cartellini appositamente preparati, a comprendere la grammatica e la sintassi.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’AGGETTIVO NELLA CASA DEI BAMBINI

Durante la normale giornata a scuola, inseriamo vari giochi verbali che pongano l’attenzione dei bambini sugli aggettivi. E’ un lavoro che si fa normalmente utilizzando il materiale sensoriale (spolette dei colori, tavolette tattili ecc…), e durante le attività di vita pratica. Poniamo durante la giornata domande del tipo: è pulita? Di cosa è fatta? Mi descrivi i tuoi vestiti?
Possiamo poi fare dei giochi, tipo comandi, dicendo ai bambini: “Alzino le mani i bambini coi capelli biondi”, “si accuccino sotto il banco tutti i bambini che hanno scarpe scure”,  ecc.

Prepariamo una scatola degli oggetti contenente molti oggetti che in qualche modo sono legati tra loro, con la possibilità di differenziarli con gli aggettivi qualificativi per dimensione, colore, ecc.
Prepariamo una serie di cartellini di frasi che descrivono ciascun oggetto, ad esempio: la poltrona grande azzurra, il cane piccolo marrone, l’uomo alto anziano, ecc.

Prepariamo poi i cartellini delle parole che compongono ciascuna delle frasi che abbiamo preparato, divisi in nomi, articoli, aggettivi. I cartellini possono essere messi in buste o scatoline separate che recano il simbolo appropriato. Si possono anche usare dei casellari, come questi: 

Ogni gruppo di cartellini preparati, deve fare naturalmente riferimento alle frasi e agli oggetti di un determinato set. I bambini devono comporre le frasi prendendo nomi, articoli e aggettivi appropriati, e abbinare ad essi l’oggetto che descrivono.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…).

Sediamoci vicino alla fattoria e prendiamo sei oggetti (o sei animali), quindi diciamo ai bambini: “Sto pensando ad una di queste cose. Vi aiuterò a scoprire qual è”.
Scriviamo su un cartellino, in nero, l’articolo e il nome, ad esempio “Il cavallo”.
Il bambino legge il cartellino, prende un cavallo e lo pone accanto al cartellino. Allora diciamo: “Hai preso l’animale della specie giusta, ma io stavo pensando ad un altro cavallo…”
Aggiungiamo quindi un aggettivo al cartellino, scrivendolo in rosso, ad esempio “marrone”.
Il bambino legge il cartellino, quindi prende l’oggetto giusto.
Ripetere il gioco con altri oggetti, anche utilizzando più aggettivi insieme.

Per portare l’attenzione sull’ordine della parole, possiamo fare lo stesso gioco scrivendo prima gli aggettivi, poi nomi e articoli. Quando il bambino ha abbinato l’oggetto corretto, tagliamo il cartellino e rimettiamo le parole nel giusto ordine. Ad esempio scriviamo prima “giallo” “piccolo” e poi “il piatto”

Per rinforzare l’uso dei simboli grammaticali, possiamo chiedere ai bambini: “Qual è la parola che ci dice il nome dell’oggetto che voglio?”. Posizioniamo il triangolo nero sulla parola “piatto”. “Quali sono le parole che ci spiegano meglio quale tipo di piatto?”. Posizioniamo un triangolo blu sulla parola “giallo” e un altro triangolo blu sulla parola “piccolo”. “Qual è la parola che ci dice che sta per arrivare un nome? Che ci dice se c’è un piatto o ce ne sono tanti?”. Posizioniamo un triangolino azzurro sulla parola “il”.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Esercizi scritti e simboli. Incoraggiamo il bambino a scrivere frasi per descrivere vestiti, oggetti preferiti o altro, e poi ad aggiungere alle parole i simboli grammaticali (disegnandoli o usando i simboli di cartoncino pronti), o usando simboli pronti di carta da incollare.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Caccia agli aggettivi. Chiediamo ai bambini di cercare gli aggettivi in un libro di lettura, a sottolinearli oppure ad elencarli su un foglio.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Logico Gioco con l’aggettivo. Prepariamo dei set di cartellini composti da una decina di cartellini neri per i nomi, e una decina di cartellini blu per gli aggettivi. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate, che recano ciascuna il proprio simbolo grammaticale.
Il bambino prende i nomi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, sul tappeto. Poi prende gli aggettivi, li legge uno ad uno e li pone in colonna, uno sotto l’altro, a destra della colonna dei nomi. Si formeranno così abbinamenti nome-articolo casuali. I bambini li leggono (di solito si formano abbinamenti divertenti). Poi lascia al loro posto gli aggettivi appropriati, e raccoglie quelli che non lo sono. Rilegge uno alla volta gli aggettivi, e li abbina al nome più adatto.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Esercizi di scrittura di aggettivi. Diamo al bambino un cartellino del nome e una serie di cartellini di aggettivi. Il bambino copia il nome sul quaderno, poi aggiunge ad esso quanti più aggettivi possono essere appropriati.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Il gioco dei triangoli per l’aggettivo. E’ dettagliatamente spiegato qui, con il tutorial per costruirlo e le istruzioni di gioco:

Il gioco dei triangoli

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELLA CONGIUNZIONE NELLA CASA DEI BAMBINI

Facciamo coi bambini vari giochi verbali che li aiutino a riconoscere la funzione della congiunzione. Ad esempio si può giocare alle associazioni: si dice una parola, e i bambini devono aggiungere una cosa che si abbina ad essa (calze e scarpe, bottiglia e bicchiere, testa e cappello, scopa e paletta, ecc…)

Gioco della congiunzione. Prepariamo sul tappeto un mazzolino di fiori di vari colori tenuti insieme con un nastro rosa, oppure un fascio di pennarelli o di matite. Lasciamo che il bambino identifichi i colori dei fiori (o delle matite o dei pennarelli) e sciogliamo il nastro rosa. Prendiamoli in mano e andiamo col bambino a distribuire i fiori per la classe, poi torniamo al tappeto.


Scriviamo su un cartellino “i fiori rosa”, diamo il cartellino al bambino e chiediamogli di portarci quello che abbiamo scritto.
Mettiamo i fiori rosa sul tappeto, e sotto ad essi poniamo il cartellino.
Consegniamo al bambino un secondo cartellino: “i fiori gialli”.
Il bambino ci porta anche i fiori gialli, e lo poniamo insieme al cartellino sul tappeto, accanto ai fiori rosa.
Consegniamo al bambino un terzo cartellino: “i fiori blu”.
Il bambino ci porta anche i fiori blu, e lo poniamo insieme al cartellino sul tappeto, accanto ai fiori gialli.
Tra i tre gruppi di fiori aggiungiamo due cartellini “e” scritti in rosso, e leggiamo: “I fiori rosa e i fiori gialli e i fiori blu”.


Leghiamo di nuovo tutti i fiori col nastro rosa e mettiamo i simboli sulle congiunzioni.

Esercizi per il raggruppamento di oggetti uniti da congiunzioni possono essere fatti preparando scatole degli oggetti e cartellini, e con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…).

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELLA PREPOSIZIONE NELLA CASA DEI BAMBINI

Si possono fare coi bambini vari giochi verbali sulle preposizioni. Ad esempio possiamo dare loro dei semplici comandi: sali sulla sedia, vai in giardino, metti le mani in tasca, cammina da destra a sinistra, ecc… Oppure possiamo giocare con gli oggetti della fattoria facendo provare ai bambini la posizione di un dato personaggio rispetto agli oggetti: metti il gallo sull’albero, sposta l’asino dalla stalla al recinto, ecc…

Prepariamo una scatola degli oggetti (ad esempio un mazzo di fiori nel vaso, alcune matite in un astuccio, e simili) da abbinare a cartellini della frase e cartellini delle parole, sempre suddivisi in buste o scatoline contrassegnate dal simbolo grammaticale.

Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…). Scriviamo una frase che contenga aggettivi, articoli, nomi, preposizioni e congiunzioni, ad esempio: “la teiera rossa sul vassoio grande con la zuccheriera e una tazza sul piattino e un cucchiaino sul tovagliolo”.
Il bambino legge i cartellini e mette insieme gli oggetti. Poi compone la frase usando i cartellini delle parole (sempre divisi per tipo in casellari, buste o scatoline, di colori diversi e contrassegnati dal simbolo grammaticale). Chiediamo al bambino: “Quali sono le parole che vi hanno spiegato dove mettere esattamente gli oggetti? Su ognuna di queste parole, mettete il ponte verde”.  Si può completare l’esercizio mettendo sopra ad ogni parola il simbolo grammaticale corretto.
Possiamo anche preparare dei cartellini di comandi che il bambino legge e usa per ricreare la scena descritta, usando gli oggetti della fattoria, ad esempio: tre maiali sul tetto del fienile, una papera dietro al cane, ecc…

Esercizi scritti: incoraggiamo il bambino a scrivere proprie frasi utilizzando le preposizioni.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEL VERBO NELLA CASA DEI BAMBINI

Si possono fare vari giochi sul verbo con i bambini, ad esempio dare loro cartellini dei comandi che contengono azioni da eseguire.
Possiamo metterci accanto al tappeto, scrivere su un cartellino un verbo e darlo al bambino. Il bambino legge ed esegue l’azione, ad esempio “ridere”. Chiediamogli: “Puoi portarmi ridere?”. Il bambino ci penserà, e risponderà di no. Chiediamogli: “Puoi farlo?”, e il bambino risponderà di sì.
Facciamo la stessa cosa con altri verbi, di modo che il bambino capisca che l’azione può essere eseguita, ma non manipolata, presa, portata.
Il bambino, attraverso questi esercizi, si rende conto della differenza tra energia e materia.

Esercizi con la fattoria (la casa di bambola, lo zoo, ecc…). Prepariamo sul tappeto una raccolta oggetti, la scatola dei simboli grammaticali e una decina di cartellini rossi dei verbi. Il bambino legge un verbo e inventa una scena utilizzando quel verbo e gli oggetti che ha a disposizione. La frase può essere scritta su una striscia, e su ogni parola si metteranno i simboli grammaticali corretti.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DELL’AVVERBIO NELLA CASA DEI BAMBINI

Vari giochi verbali possono essere fatti coi bambini, chiedendo loro di eseguire azioni in un determinato modo, ad esempio camminare velocemente, parlare piano, cantare tristemente, ecc… Possiamo anche usare cartellini dei comandi da leggere ed eseguire. Gli esercizi sugli avverbi aiutano il bambino a capire il contenuto emotivo della scrittura.

Scriviamo un verbo in nero e un avverbio in rosso, ad esempio: “ridere forte”. Il bambino eseguirà l’azione, come indicata. Ripetiamo con altri esempi: parlare lentamente, muoversi furtivamente, sorridere teneramente, camminare tristemente. Dopo ogni azione eseguita, mettere il cartellino sul tappeto, ed aggiungere i simboli grammaticali, per evidenziare gli avverbi. Chiediamo ai bambini: “Qual è la parola che ti è servita per capire come eseguire l’azione?”.

Gioco logico sugli avverbi: scegliamo una decina di verbi, scritti su cartellini rossi, e una decina di avverbi scritti su cartellini arancioni. Mettiamo i cartellini in due buste o scatoline separate e contrassegnate dai relativi simboli grammaticali.


Il bambino prende i verbi, li legge uno ad uno e con essi forma sul tappeto una colonna. Poi prende gli avverbi, e fa la stessa cosa, formando una seconda colonna a destra di quella dei verbi. Si formeranno così degli abbinamenti verbo-avverbio casuali, alcuni dei quali avranno un senso, mentre altri saranno assurdi.

Lasciare sul tappeto gli avverbi sensati, raccogliere gli altri e cercare di fare con essi abbinamenti corretti. Terminato il lavoro, il bambino può mettere su ogni colonna il simbolo grammaticale corretto.

Esercizi scritti. Possiamo dare ai bambini un cartellino del verbo e chiedergli di copiarlo sul suo quaderno e di aggiungere una lista di avverbi, cioè di indicazioni su come l’azione può essere eseguita. Possiamo fare la stessa cosa anche dandogli un cartellino del verbo ed un certo numero di cartellini degli avverbi (alcuni appropriati ed altri no), ed il bambino comporrà la sua lista sul tappeto.

Caccia di avverbi: il bambino può cercare avverbi su giornali e riviste e sottolineare quelli che trova.

Lettura interpretata: Prepariamo una busta o una scatolina con dei cartellini che contengono frasi o brani tratti da testi letterari, che descrivano in modo dettagliato le azioni dei personaggi o il loro stato emotivo mentre le eseguono. All’inizio proponiamo frasi che contengano una sola azione, poi inseriamo anche frasi più complesse. Il bambino legge ed interpreta i brani. Facendo questo, deve prestare attenzione al significato esatto delle parole, ma anche al significato esatto della frase nel suo complesso, cioè all’ordine delle parole.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEL VERBO TRANSITIVO E INTRANSITIVO NELLA CASA DEI BAMBINI

Raduniamo un piccolo gruppo di bambini. Ad uno di essi diamo un cartellino con un verbo transitivo, ad esempio “passeggiare per la classe”, e diciamo di leggere l’azione ed eseguirla. Mentre il bambino continua a passeggiare per la classe, diamo ad un altro bambino un cartellino con un verbo transitivo, ad esempio: “srotolare un tappeto”. Il secondo bambino legge il suo cartellino ed esegue l’azione.
Diamo ad un terzo bambino un cartellino con un altro verbo transitivo, ad esempio, “mettere una matita rossa sul tavolo”. Continuare così finché i bambini non notano le differenze tra la prima azione e le altre. I verbi intransitivi non hanno un oggetto e proseguono nel tempo, mentre i verbi transitivi hanno un oggetto e una volta eseguiti si fermano. Non serve dare ai bambini la terminologia, l’importante è che capiscano questa differenza.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

ESEMPI DI ESERCIZI SULLA FUNZIONE DEI TEMPI VERBALI NELLA CASA DEI BAMBINI
Scriviamo una frase su un cartellino, ad esempio “portare un libro”. Un bambino legge il cartellino, mentre noi eseguiamo l’azione dicendo: “Sto portando un libro”.
Chiediamo al bambino di rileggere il cartellino. Senza fare nulla, diciamo: “Ho portato un libro”.
Ripetere con altri esempi, finché il bambino non si rende conte che il presente dura per il tempo necessario al completamento dell’azione, e che una volta che essa è finita, diventa passato.

Scriviamo una frase che contenga un verbo non di movimento, ad esempio: pensare alla mamma. Il bambino legge ed esegue l’azione.  Dopo una pausa, chiediamo al bambino: “Cosa hai fatto?” e lui risponderà: “Ho pensato alla mamma”. Diciamo al bambino: “Adesso stai parlando con me”.
Facciamo altri esempi simili, finché il bambino non si rende conto che alcuni verbi si riferiscono ad azioni visibili, mentre altri verbi sono invisibili.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticale
LA FUNZIONE DELLE PAROLE NELLA SCUOLA PRIMARIA

(trovi altre presentazioni e materiali stampabili pronti negli articoli dedicati ad ogni parte del discorso)

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL NOME

Poniamo il simbolo del nome sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia.

Quando eravate piccoli, avete imparato a parlare. Le prime parole che avete usato erano probabilmente “mamma”, “papà”, oppure “gatto”. Sono tutte parole che servono a denominare le cose. Forse quando i primi uomini sulla terra iniziarono a parlare tra loro, usarono per prime le parole “fuoco”, “cibo”, “bambino”. Anche se questi uomini vissero moltissimo tempo fa, le parole che usarono esistono ancora oggi. Gli esseri umani usano le parole per dare un nome ad ogni cosa. Le parole che usiamo per dare un nome alle cose sono parole molto speciali. Sono solide e stabili. Rappresentano le cose del nostro mondo.
Per questo usiamo questa piramide nera per rappresentare queste parole: la piramide è infatti molto antica e molto stabile, ha una base molto larga. Usiamo il colore nero perchè è il colore del carbonio, l’elemento più antico e diffuso sulla terra.
Queste parole si chiamano NOMI e servono a chiamare le persone, i luoghi e tutte le cose del nostro mondo.

Anche se questo racconto è estremamente semplice, è sufficiente a stimolare i bambini ad etichettare con il relativo nome tutti gli oggetti presenti nell’aula, a fare liste di nomi di cose che vedono per strada, a casa, ecc…, a porre il simbolo del nome in modo appropriato nelle loro frasi scritte.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’ARTICOLO

Poniamo il simbolo del nome e dell’articolo sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia. Mettiamo sul tappeto anche alcuni oggetti, ad esempio un pennarello, una matita e due tubetti di colla.

Cercando i nomi attorno a voi, ed anche nelle frasi e nelle storie, avete notato che ci sono anche altri tipi di parole? Parole che fanno un lavoro diverso dal nome? Ci sono ad esempio un gruppo di parole, molto corte, che fanno un lavoro molto importante…
Chiediamo a un bambino di portarci una matita, posiamola sul tappeto sotto al simbolo del nome e scriviamo il cartellino “la matita”. Poi facciamo portare un pennarello e scriviamo “il pennarello”. Infine facciamoci portare una delle due colle e scriviamo “una colla”.

Sappiamo che queste parole sono nomi (indichiamo i nomi sotto la piramide nera). Queste altre parole non sono nomi (indichiamo gli articoli): il loro compito è quello di segnalare che presto arriverà un nome. Noi chiamiamo queste parole ARTICOLI. Nella nostra lingua ce ne sono nove in tutto. In Inglese ce ne sono soltanto tre. Alcune lingue ne hanno molti di più e alcune lingue non ne hanno affatto.
Per gli articoli usiamo una piccola piramide, perchè l’articolo fa parte della famiglia del nome, e serve sempre ad annunciare che sta arrivando un nome dopo di lui. La parola articolo deriva dal Latino e significa “piccolo membro”. L’articolo è infatti un piccolo membro della famiglia del nome. Ma anche se piccolo, è un membro molto importante.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’AGGETTIVO 

Poniamo il simbolo del nome, dell’aggettivo e dell’articolo sul tappeto, mentre i bambini si radunano per ascoltare la storia.

Abbiamo parlato dei nomi e degli articoli, ed ora è il momento di conoscere un nuovo simbolo.
Chiediamo ad un bambino di portarci una matita. Il bambino ce ne porta una, ma noi diciamo: “Grazie, ma non è quella che voglio”. Chiediamo quindi ad un altro bambino di portarci una matita, e ancora diciamo: “Grazie, ma non è quella che voglio”. Chiediamo allora ad un terzo bambino: “Mi porti una matita gialla?” (o di un altro colore, se una matita gialla era già stata portata).
E’ stato difficile per me avere la matita che volevo, finché non ho aggiunto un’altra parola alle parole “una matita”. Il simbolo di cui parliamo adesso rappresenta le parole che usiamo per descrivere un nome. Queste parole possono dirci il colore del nome, o il numero, oppure molte altre cose: se è freddo, caldo, pesante, leggero, pieno, vuoto, grande, piccolo…
Usiamo una piramide media, di colore blu scuro, perchè questa parola fa parte della famiglia del nome e sta sempre accanto ad esso, di solito nella nostra lingua viene dopo, ma a volte può anche stare prima. In Inglese invece si mette sempre prima.
A volte possono esserci anche due o più di queste parole, ad esempio io posso dire “una matita gialla”, oppure “una piccola matita gialla”, oppure “una matita gialla nuova”.
Questo genere di parole di chiama AGGETTIVI. La parola aggettivo deriva dal Latino e significa “che aggiunge qualcosa a”, e si aggiunge infatti al nome per descriverlo o dirci qualcosa di più su di lui.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali  – IL VERBO

Prepariamo una serie di cartellini di nomi scritti in rosso ed una serie di cartellini di verbi scritti in nero; ad esempio: fazzoletto forbici elastico candela, e saltare sorridere camminare applaudire.
Chiediamo ai bambini di portarci un fazzoletto, le forbici, un elastico, una candela, e via via poniamo il cartellino accanto all’oggetto.
Ora chiediamo ai bambini di portarci saltare. Naturalmente i bambini si metteranno a saltare davanti a noi, allora diremo: “Questa è una buona dimostrazione di come si fa a saltare, ma non possiamo mettere niente accanto al cartellino…”
Chiediamo di portarci sorridere, poi camminare, poi applaudire. I bambini presto si renderanno conto di non poterlo fare: non si può portare alla maestra sorridere, camminare o applaudire.
Indichiamo i nomi e chiediamo: “Vi ricordate che tipo di parole sono queste?” I bambini diranno che si tratta di nomi.
Poi indichiamo i verbi e diciamo: “Queste parole sono diverse. Sono cose che si possono fare, hanno movimento ed energia.
Mettiamo in alto il simbolo del nome e il simbolo del verbo.


Ricordate che il sostantivo è solido e stabile, se gli do una spinta non va molto lontano. Ma guardate cosa succede se do una spinta a questo…Va molto lontano ed ha l’energia di muoversi liberamente, in qualsiasi direzione. Usiamo una sfera rossa per rappresentare queste parole perchè il rosso è il colore del fuoco e la sfera è la forma del sole, che dà energia alla terra.
Queste parole si chiamano VERBI. La parola verbo deriva dal Latino e significa “parola per eccellenza”, cioè la parola più importante di tutte nella frase.”

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – LA PREPOSIZIONE

Diamo ad ogni bambino una molletta da bucato e diciamo che useremo queste mollette per imparare un nuovo tipo di parole. 
Ora vi darò delle indicazioni, e voi dovrete seguirle e dirmi ogni volta la posizione della molletta.”
“Mettete la molletta sulla vostra testa. Dove si trova?” Si trova sulla testa.
“Mettete la molletta in tasca. Dove si trova?” Si trova in tasca.
“Mettete la molletta insieme a quelle degli altri. Dove si trova?” Si trova con le altre

“Nascondete la molletta tra le mani. Dove si trova?” Si trova nelle mani
“Mettete la molletta sulla schiena. Dove si trova?” Si trova dietro.

Continuare così a piacere. Poi mostriamo ai bambini il simbolo grammaticale e diciamo: “Come simbolo per questo tipo di parole usiamo un ponte verde.  Queste parole ci dicono la nostra posizione. Possiamo essere sul ponte, sotto il ponte, davanti al ponte, accanto al ponte, sopra il ponte… Chiamiamo queste parole PREPOSIZIONI.  La parola preposizione deriva dal Latino e significa “messo davanti” perchè si mette davanti al secondo nome e serve a stabilire una relazione tra due nomi.”

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’AVVERBIO

 Scriviamo dei cartellini con dei verbi (in rosso) e degli avverbi (in arancione) e mettiamoli sul tappeto insieme ai simboli grammaticali del verbo e dell’avverbio.


Ecco un altro simbolo che rappresenta una parola che può muoversi liberamente attorno al verbo come il nostro pianeta di muove attorno al sole. Proviamo.” Facciamo rotolare l’avverbio attorno al verbo.
Leggiamo questo cartellino: camminare. Camminare è un verbo. Ora voglio aggiungere ad essa la parola lentamente”. Continuiamo, ad esempio, con respirare profondamente, cantare dolcemente, parlare allegramente, mangiare poco.
“Queste parole vengono aggiunte al verbo per dirci come eseguire l’azione. Si chiamano AVVERBI, che significa “aggiunti al verbo”. 
Leggendo i cartellini sul tappeto, i bambini possono notare che molti avverbi terminano in -mente. Possiamo anche farlo notare noi, e dire che è vero che molti avverbi terminano così, ma non tutti.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – IL PRONOME

Prepariamo dei semplicissimi cappellini di carta viola  a forma di cono. Su ogni cono scriviamo un pronome personale: io, tu, lui (egli), lei (ella), esso, noi, voi, loro (essi, esse).

Prepariamo anche serie di frasi scritte su cartellini, facendo riferimento ai nomi dei bambini, ad esempio: Maria dà la matita ad Antonio; Massimo legge un libro alla classe; Alma e Gaia giocano a carte con Giovanni ecc…
Ho preparato questi cappellini per voi, li useremo nella nostra lezione. Ora leggerò questa frase: Maria dà la matita ad Antonio. Antonio e Maria, venite“. Diamo a Maria il cappello col pronome LEI e ad Antonio il cappello col pronome LUI. Ora diciamo: “Lei dà la matita a lui“.
Facciamo altri esempi: “Massimo legge un libro alla classe“. Diamo a Massimo il cappello col pronome LUI (o egli) e mettiamo il cappello NOI al centro della classe. Ora diciamo: “Lui legge un libro a noi“.
Proseguiamo fino a quando non avremo utilizzato tutti i cappelli.
Queste parole svolgono un lavoro molto importante: prendono il posto dei nomi. Si alzano in piedi con fierezza e sono viola”. Mostriamo il simbolo. “Queste parole si chiamano PRONOMI. La parola pronome deriva dal Latino e significa ‘al posto del nome’.”

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – LA CONGIUNZIONE

Prepariamo dei nastrini rosa e un mazzolino di fiori di due colori diversi.

Diamo ad ogni bambino una coppia di fiori di colori diversi, e chiediamo loro di legarli insieme con un nastrino rosa. Diciamo loro frasi del tipo: “Vuoi il fiore giallo e il fiore arancione?”, “Vuoi legare insieme quello giallo e l’altro?” “Ti do sia il fiore giallo sia il fiore arancione”, “Ti do questo e anche questo”, “Ti do questi fiori affinché li leghi insieme”, ecc…
Mettiamo alcuni cartellini di congiunzioni usate sul tappeto, e diciamo: “Questo parole servono ad unire tra lo delle parole o delle frasi. Si chiamano CONGIUNZIONI. Congiunzione significa ‘unire con’. Usiamo questo rettangolino rosa per ricordare il nastro rosa che abbiamo usato per tenere uniti i nostri fiori. 
Spesso capita che vedendo il simbolo della congiunzione i bambini dicano che somiglia a una gomma da masticare. Se vi succede, potete dire che è un buon modo per ricordarsi la funzione della congiunzione, perchè la gomma da masticare è appiccicosa e quindi può unire tra loro le cose, come il nastro.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali – L’interiezione 

Per l’interiezione possiamo prendere come modello la presentazione del punto esclamativo, utilizzando una clava disegnata o di plastica. Raccontando la storia, ogni volta che pronunciamo un’interiezione, alziamo la clava in verticale, facendola sembrare un punto esclamativo.


Vi racconto una storia accaduta tantissimi anni fa, quando gli uomini vivevano ancora nelle caverne e andavano a caccia per procurarsi il cibo. Una sera un uomo prese la sua clava e uscì dalla caverna per andare a cercare qualcosa da portare alla sua famiglia per cena. Dopo qualche ora l’uomo tornò a casa, stanco e avvilito. La sua famiglia lo stava aspettando. I bambini dissero: “Papà è tornato! Ma dov’è il cibo?”. E il papà rispose: “Oh! Stasera non c’è cibo”.
Il giorno seguente l’uomo uscì di nuovo, e rientrò alla caverna ancora più tardi. Era stanco. La sua famiglia lo stava aspettando e gli chiese: “C’è qualcosa da mangiare?”. E lui rispose: “Ahimè! Stasera niente cibo”.
Il terzo giorno il papà uscì di nuovo. Aveva piovuto. L’uomo era uscito già da molto tempo, e quando rientrò i bambini non gli chiesero nemmeno se aveva trovato qualcosa per cena. Lui mise un bel pezzo di carne sul sasso che nella caverna faceva da tavolo e disse: “Evviva! Stasera si mangia!”.

La famiglia applaudì al papà gridando:”Evviva!”, “Urrà!”. E il papà fu molto felice.
Mettiamo sul tappeto i cartellini delle interiezioni che abbiamo usato durante il racconto. Poi aggiungiamo ad ogni interiezione una breve frase.
“Come vedete le frasi possono stare anche da sole, ma diventano molto più interessanti con l’aggiunta di queste parole. Esse aggiungono il sentimento di chi parla. Questa parole si chiamano INTERIEZIONI. Interiezione deriva dal Latino e significa ‘gettare tra qualcosa’. Noi gettiamo queste parole tra le frasi  per esprimere le nostre emozioni.”
Se questa presentazione non vi piace, potete anche far leva sulla somiglianza del simbolo dell’interiezione ad una serratura, e dire ai bambini che l’interiezione è la chiave delle emozioni, in una frase.

Introduzione alle parti del discorso e simboli grammaticali

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi. Maria Montessori nel 1899 lavorò nella Scuola Magistrale Ortofrenica di Roma, incarico ottenuto in seguito a un suo corso tenuto sempre a Roma per i maestri della scuola pubblica. L’insegnamento della grammatica, allora, non fu completo e profondo come è potuto riuscire coi bambini normali, ma fu un insegnamento brillante: la grammatica era “vissuta”, e i bambini vi prendevano il più vivo interesse. Fu durante questa esperienza che nacquero i “comandi” e le “scatole grammaticali”.

Come racconta Maria Montessori, in questi primi esperimenti di didattica preparò per i bambini serie di parole stampate su cartellini singoli, che insieme potevano comporre frasi o proposizioni.
I primi abbinamenti fatti dai bambini con questi cartellini potevano essere del tipo nome-aggettivo, ad esempio: “lana-rossa”, “confetto-dolce”, “cane-quadrupede”. Poi gli abbinamenti potevano includere articolo e verbo: “la minestra è calda”, “Maria mangia i confetti”.

Per facilitare la scelta dei cartellini, Maria Montessori li dispose all’interno di alcuni casellari separati, un casellario per il nome, uno per l’aggettivo, uno per il verbo, uno per l’articolo, ecc… Ogni casellario era poi suddiviso ulteriormente per tipo. Ad esempio il casellario del nome era diviso in: persone, vestiario, cibi, animali; il casellario dell’aggettivo in: colori, forme,…; il casellario dei verbi in: infinito, presente, passato, futuro.
Grazie a questi casellari i bambini non solo erano in grado di comporre frasi, ma imparavano con la pratica a riporre ogni parola nella giusta scatola, e in questo modo si preparavano all’analisi grammaticale. Dopo un certo numero di esercizi, infatti, Maria Montessori poteva spiegare ai bambini il significato delle parole stampate sui casellari, ad esempio “Nome”, “Verbo”, “Aggettivo”, ecc…

Per spiegare il nome diceva ai bambini, semplicemente: «Col nome chiamo le persone e gli oggetti. Le persone rispondono se le chiamo; gli animali pure; gli oggetti no, perchè non possono, ma se potessero risponderebbero. Per esempio, se dico: «Maria!», Maria risponde. Se dico: « Ceci!», i ceci non rispondono perchè non possono, ma risponderebbero, se potessero. Però è anche vero che quando dico “Ceci!” potete portarmeli voi, anche se non sanno venire da soli, e lo stesso se dico “Quaderno!” oppure “Mele!”. Se non vi dico il nome dell’oggetto, voi invece non potreste capire di cosa parlo, perchè ogni oggetto ha un nome diverso; il nome è la parola che rappresenta l’oggetto. Se io non dico il nome voi non capite di che cosa voglio parlare; per esempio se dico: “portatemi qui… presto, portatemelo qui, lo voglio!”. Voi non potete portarmi niente, perchè non capite di che oggetto parlo, se non dico il suo nome. Per capire se la parola è un nome bisogna chiedersi:”E’ qualche cosa? Risponderebbe se potesse? Lo potrei portare alla maestra? ». 

Dopo questa breve lezione, prendeva dai casellari un po’ di cartellini di nomi, aggettivi e verbi, ad esempio, mischiandoli. Poi li leggeva ai bambini, ad esempio: «Dolce ! Portami dolce! C’è un oggetto che risponde? Mi porti un confetto, ma io non ho detto confetto, ho detto dolce. Mi vuoi dare lo zucchero, io non ho detto zucchero, ho detto dolce. Io volevo l’acqua dolce della bottiglietta dei sapori… Dunque dolce non è un oggetto, perchè se dico dolce, voi non potete indovinare l’oggetto che voglio. Invece se dico: confetti, zucchero, acqua, bottiglia, allora sì che capite cosa voglio, perchè queste parole chiamano degli oggetti, queste parole sono nomi».

Queste prime lezioni che sembravano degli ordini imperfetti, dei comandi a cui mancava la parola e che servivano a presentare una parte del discorso nell’ambito dell’analisi grammaticale, sono state la spinta all’elaborazione delle lezioni di psicogrammatica nella scuola primaria, lezioni che comunemente vengono ancor oggi chiamate “Comandi”.

Con i bambini normodotati questi “Comandi” si sono moltiplicati ed evoluti: non più affidati all’arte drammatica dell’insegnante, i comandi sono diventati cartellini scritti, e sono i bambini stessi a leggerli. Per questo si parla oggi, nella scuola primaria, di “leggere i comandi” o “scrivere i comandi”.

Sempre basandosi sul dato sperimentale, Maria Montessori ha messo a punto per lo studio della grammatica una serie metodica d’esercizi basata su uno specifico materiale preparato.

L’insegnante, nella scuola primaria, ha a disposizione un materiale tutto pronto, non deve pensare a comporre una sola frase, non deve consultare un programma. Gli oggetti che sono a sua disposizione contengono tutto il necessario: basta conoscerne l’esistenza e l’uso. Le lezioni che deve fare sono semplici e richiedono azioni e gesti, più che parole.  All’interno della classe i bambini agiscono di continuo, e agiscono da sé. Una volta presentato il materiale, lo riconoscono, e amano trovare da soli precisamente l’oggetto che vogliono scegliere. Con le sue poche lezioni, è come se l’insegnante mettesse in comunicazione dei fili elettrici: ed ecco che la lampadina si accende.

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi

La preparazione dell’insegnante deve essere sia interiore, sia esteriore. La preparazione interiore riguarda il tatto da usare in ogni intervento, e la consapevolezza dell’obiettivo. La preparazione esteriore riguarda la conoscenza del materiale.

Gli esercizi principali della grammatica sono:
– le concordanze;
– le analisi;
– i comandi.

Le concordanze sono fatte con l’aiuto di fasci di cartellini appositamente preparati (concordanze fra articolo e nome, tra articolo nome e aggettivo, tra pronome e verbo, tra pronome e nome);

I comandi sono sia lezioni sia esercizi: alla spiegazione segue subito l’interpretazione e l’esecuzione del comando letto da parte dei bambini. Se è possibile, i comandi si fanno non a tutta la classe, ma ad un gruppo di bambini, possibilmente in una stanza vicina, mentre i compagni lavorano coi materiali in classe.

L’analisi è invece un lavoro di isolamento e concentrazione. Mentre il comando dà l’intuizione, l’analisi produce la maturazione. In questi esercizi si usano le scatole grammaticali (o casellari grammaticali). Nello scomparto più grande ci saranno i cartellini delle frasi, ad esempio “Getta il tuo fazzoletto”. Il bambino prende il cartellino della frase e lo  pone sul tavolino: poi, prendendo dalle caselle i cartellini colorati corrispondenti alle parole della frase li pone uno vicino l’altro, ricomponendo con essi la frase intera, traducendo coi cartellini colorati le frasi stampate sui biglietti.
L’esercizio è semplicissimo, perchè il bambino non deve nemmeno ricordare la frase. E’ eliminato ogni sforzo intellettuale legato alla composizione della frase, e il bambino può concentrare tutta la sua attenzione sui colori, e sui posti dei cartellini nel casellario, (nomi, avverbi, preposizioni, ecc). Il colore e il titolo di ogni casella gli fanno più volte ribadire la conoscenza di una classificazione delle parole secondo il senso grammaticale.
Ciò che rende interessanti tali esercizi di analisi, sono gli spostamenti: la maestra, passando, può spostare i cartellini delle parole (o toglierne alcune), modificando il senso della frase e stimolando nel bambino l’intuizione delle regole grammaticali. Infatti non si capisce mai tanto il funzionamento di una cosa, come quando essa viene a mancare. Inoltre gli spostamenti di cartellini dimostrano che il senso del discorso non è dato dalle parole, ma dall’ordine delle parole.
Col tempo i bambini si interessano sempre più all’ordine delle parole, e cominciano a ricercare spostamenti di parole che, senza distruggere l’espressione di un pensiero, ne attenuano la chiarezza, o fanno suonare male la frase.

Psicogrammatica Montessori le lezioni e i comandi

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