Nell’ampio ciel le stelle – canto per San Martino

Nell’ampio ciel le stelle – canto per San Martino: un classico canto per accompagnare la festa delle lanterne, con spartito stampabile, testo e traccia mp3.

Fa parte di una serie di post sul tema:

Nell’ampio ciel le stelle – canto per San Martino – spartito

Nell’ampio ciel le stelle – canto per San Martino -Testo

Nell’ampio ciel le stelle,
brillan come fiammelle;
io piccolo bambin quaggiù,
rivolgo gl’occhi al ciel lassù.
Io adoro voi mie stelle,
che siete tanto belle,
mentr’io con il mio lumicin,
vo’ incerto qui nel mio cammin.
Manto del ciel, stelline,
salutano il mio cammin
e allegro allor io piccolin,
saluto lor col mio lumin.

Nell’ampio ciel le stelle – canto per San Martino
spartito e file mp3

Nell’ampio ciel le stelle

Queste canzoncine appartengono al repertorio classico tedesco di canzoncine che i bambini cantano durante i cortei di lanterne che si tengono a San Martino. Le traduzioni nella nostra lingua non sono sempre riuscitissime. I testi originali si possono trovare qui http://www.martin-von-tours.de/lieder/, dove è anche possibile ascoltarle e scaricarle in Quicktime.

Racconti tratti dalle raccolte di Libri di lettura di Tolstoj per la lettura, il riassunto e l’analisi grammaticale

Libri di lettura di Tolstoj – Racconti tratti dalle raccolte di Libri di lettura di Tolstoj per la lettura, il riassunto e l’analisi grammaticale.

Sto utilizzando con successo queste brevi letture di Tolstoj coi bambini di seconda e terza. Ci esercitiamo nella lettura, ma anche i bambini si cimentano nei primi riassunti e nell’analisi grammaticale, sottolineando e classificando nomi, verbi, aggettivi. Iniziamo anche a cercare le prime parole sul vocabolario.

Tolstoj dedicò alla stesura dei suoi quattro Libri di lettura, che inizialmente appartenevano all’Abbecedario, circa 14 anni di lavoro, condotto in larga parte all’interno della sua scuola a diretto contatto coi bambini.

Mi sento davvero di consigliarli:

Le letture seguono un ordine di complessità progressiva, e si caratterizzano tutte da una rappresentazione positiva della realtà, dalla scelta di temi vicini alla sensibilità dei bambini e che suscitano il loro interesse, e da un linguaggio accuratamente scelto per loro dallo scrittore al fine di ottenere uno stile  conciso, semplice e soprattutto chiaro, senza per questo rinunciare alla bellezza della parola.

Ecco alcuni esempi di schede di lavoro.

Libri di lettura di Tolstoj

Leggi il seguente racconto, poi evidenzia i nomi, gli aggettivi qualificativi ed i verbi

I fili sottili
Un uomo chiese a una filatrice alcuni fili sottili.
La filatrice glieli preparò, ma l’uomo disse che non andavano bene, che gli occorrevano ancora più sottili.
La filatrice allora rispose: “Se questi fili non sono abbastanza sottili per te, eccone altri” e gli mostrò una scatola vuota.
L’uomo disse che non vedeva nulla; ma l’astuta filatrice rispose: “Appunto, sono tanto sottili che non si vedono. Non li vedo nemmeno io!”
Allora quello sciocco, tutto contento, fece una grande ordinazione di quei fili e li pagò a prezzo d’oro.

Autocontrollo e autocorrezione

Nomi: fili, uomo, filatrice, scatola, ordinazione, sciocco, prezzo, oro

Aggettivi: sottili, vuota, astuta, contento, grande

Verbi: chiese, preparò, disse, andavano, occorrevano, rispose, mostrò, vedeva, vedono, vedo, fece, pagò.

Libri di lettura di Tolstoj

Come imparai a cucire
Avevo sei anni quando chiesi a mia madre che mi insegnasse a cucire. Mia madre rispose: “Sei ancora troppo piccola. Non riusciresti che a pungerti le dita”.
Ma io insistetti. Allora mia madre tolse dal suo cestino un pezzo di panno rosso e me lo diede. Poi infilò un sottile filo rosso in un ago e mi insegnò come tenerlo.
Cominciai a cucire, ma non riuscii a fare i punti regolari: uno era troppo lungo, uno troppo corto, un altro finiva troppo vicino all’orlo, non prendeva la stoffa e lasciava aperto un grosso buco. Alla fine mi punsi un dito.
Non volevo piangere, ma storsi la bocca e la mamma se ne accorse.
“Ebbene? Che cos’hai?” mi chiese sorridendo.
Questo fu troppo per me, e scoppiai finalmente a piangere. Allora mia madre mi consolò e mi consigliò di andare a giocare.
La sera, quando mi coricai, i punti danzavano ancora davanti ai miei occhi. Mi domandavo come avrei fatto a imparare a cucire, e la cosa mi sembrava tanto difficile che dicevo scoraggiata tra me e me: “No, non imparerò mai!”.
Ora, divenuta grande, non mi ricordo neppure come feci ad imparare; e quando insegno a cucire a mia figlia, rimango sempre assai sorpresa nel constatare come faccia fatica a tener ben fermo l’ago tra le dita.

Libri di lettura di Tolstoj

La pietra
Un mendicante bussò alla porta di un ricco e chiese la carità. Ma il ricco non gli diede nulla e gli gridò con sgarbo: “Vattene! Vattene!”.
Il povero non si mosse. Allora il ricco andò in collera, raccattò una pietra e gliela scagliò contro.
Il povero raccolse la pietra, la mise nella sua bisaccia, e mormorò: “Porterò questa pietra fin quando non sarà giunta l’ora di vendicarmi e di lanciarla contro di lui”.
E infatti quell’ora giunse.
L’uomo ricco commise un delitto. Fu spogliato di tutti i suoi beni e venne condotto in prigione.
Mentre il ricco camminava lungo la strada, incatenato e deriso, il mendicante lo incontrò e lo riconobbe.
Si fece avanti, tolse la pietra dalla bisaccia e alzò il braccio. Ma, dopo aver riflettuto un attimo, lasciò cadere a terra la pietra, dicendo: “Perchè mai ho portato questa pietra per tanto tempo? Quando egli era ricco e potente suscitava la mia ira; ora mi fa pena…”

 

Libri di lettura di Tolstoj

Il cieco e il sordo
Un cieco e un sordo andarono a rubar piselli nel campo del vicino. Il sordo disse al cieco: “Tu ascolta bene e riferiscimi tutto. Da parte mia, terrò gli occhi aperti.”
Giunti nel campo, fecero bottino e sedettero. Il cieco tastò i piselli e disse: “Quanti! E’ andata bene…”
“Che dici? Chi viene?” chiese il sordo, che aveva capito male l’ultima parola. Il cieco, allarmato, cadde nel fosso che limitava il campo.
“Che fai?” chiese il sordo stizzito.
“Son caduto nel fosso. Che brutto incidente!”
“Come? Vien gente?” e il sordo si diede subito alla fuga, seguito a balzi dal cieco.

Libri di lettura di Tolstoj

Il bambino trovato
Una povera donna aveva una figlioletta che si chiamava Maria. Un giorno, di buon mattino, Maria uscì per attingere acqua dal pozzo e scorse sulla soglia della casa un piccolo involto.
Posò il secchio e si mise a disfare l’involto. A un tratto, da quel fagottino di vecchi panni uscì uno strillo e Maria vide un bel bambino appena nato, che agitava le manine e vagiva, vagiva…
Maria allora se lo prese in braccio, ritornò in casa e gli diede un po’ di latte.
“Che cosa hai trovato?” le domandò la madre, che entrava nella stanza in quel momento.
“Ho trovato un bel bambino. Era in un fagottino presso la porta” rispose Maria.
“Che cosa gli daremo da mangiare?” sospirò la madre. “Siamo già così poveri anche noi! Andrò dal sindaco del villaggio e lo pregherò di tenerlo con sè”.
A quelle parole, Maria si mise a piangere.
“Oh, mamma,” supplicava la bambina “è tanto piccolo! Mangerà così poco! Lascialo stare qui. Guarda com’è bello con le manine rosse e le piccole dita…”
La madre guardò il piccolo e ne fu commossa.
Tennero il bambino e lo crebbero con ogni cura. Maria lo nutriva, lo fasciava e lo sfasciava, lo metteva nella sua piccola culla e alla sera, per addormentarlo, gli cantava le più belle canzoni.

Libri di lettura di Tolstoj

Bob, il cane dei pompieri
Nelle città capita molto spesso che, quando le case bruciano, qualche bambino resti tra le fiamme. E non è facile salvarlo, perchè, pieno di paura, egli si nasconde in qualche angolo e il fumo impedisce di vederlo.
A Londra, la capitale dell’Inghilterra, si ammaestrano i cani affinchè salvino i bambini in caso di incendio. Questi cani sono gli amici fedeli dei pompieri e vivono con loro. Quando brucia una casa, essi si slanciano tra le fiamme e portano in salvo i bambini.
Un cane, di nome Bob, ne ha già salvati dodici.
Un giorno, il fuoco di appiccò a una casa, e, quando i pompieri giunsero sul luogo, una donna corse disperata incontro ad essi. Con voce rotta dai singhiozzi, ella disse che nella casa c’era la sua bambina, di soli due anni.
I pompieri mandarono subito Bob a cercarla.
Il cane si arrampicò su per la scala e scomparve nel fumo. Cinque minuti dopo ricomparve: in bocca, stretta nella piccola camicia, teneva la bambina.
La madre si precipitò verso la sua creatura, e quando la vide sana e salva scoppiò in un pianto di gioia.
I pompieri, intanto, accarezzavano il cane e guardavano se si era ferito. Ma Bob si agitava, si dimenava inquieto, finchè riuscì a sfuggire alle loro mani.
Il cane ritornò di corse nella casa in fiamme e i pompieri, per un attimo, pensarono che vi fosse rimasto qualche altro bambino.
Ma quando Bob ritornò fuori, tutti scoppiarono a ridere. Il cane teneva tra i denti una grossa bambola di pezza.

Libri di lettura di Tolstoj

Gli eschimesi
C’è sulla terra un paese dove la bella stagione dura solo tre mesi; per il resto dell’anno è inverno. D’inverno, le giornate sono tanto brevi che il sole, appena levato sull’orizzonte, si corica e tramonta. Anzi, per circa tre mesi il sole non si leva neppure, e c’è sempre buio.
Anche in queste regioni vi sono degli uomini: gli Eschimesi. Essi non escono mai dal loro territorio; hanno una lingua propria e non comprendono le altre lingue. Di statura sono piccoli, ma hanno la testa piuttosto grossa. La loro carnagione non è bianca, ma color caffelatte. Hanno occhi piccoli, capelli neri, naso poco sviluppato, zigomi larghi e sporgenti.
Gli Eschimesi vivono spesso in case di neve, che costruiscono in modo curioso: tagliano la neve dura in forma di mattoni, collocano questi blocchi l’uno sull’altro e così costruiscono i muri. Le finestre sono fatte con lastre di ghiaccio; le porte sono lunghe gallerie scavate nella neve. D’inverno, quando il vento fischia e copre le case di nevischio, in quelle case si sta bene e c’è caldo.
Gli Eschimesi di cibano di carne di renna, di lupo, di orso bianco. Oppure di carne di pesce, che essi pescano abilmente, col rampone o con le reti, nei mari polari. Cacciano gli animali con l’arco e ne mangiano la carne cruda. Non hanno nè lino, nè canapa, nè lana, ma si vestono con pelli e si servono dei nervi degli animali uccisi per fabbricare le corde. Essi non conoscono il ferro. Per fare gli spiedi e le frecce, usano ancora le ossa degli animali.
Donne e uomini, tutti vestiti allo stesso modo. Le donne, tuttavia, hanno stivali molto larghi, perchè vi mettono dentro i loro bambini.
D’inverno, per oltre tre mesi, c’è buio su tutto il paese. Ma d’estate il sole non tramonta mai, e non c’è notte.

 

Libri di lettura di Tolstoj

La scimmia e il boscaiolo
Un giorno un boscaiolo andò nella foresta, abbattè un albero e si accinse a tagliarlo.
Sollevò una estremità del tronco abbattuto, l’appoggiò su un ceppo, ci si mise a cavalcioni e cominciò a segare. Poi piantò un cuneo nel punto in cui era arrivato con la sega e gli fu facile staccare un ciocco. Proseguì allora così: segava, piantava il cuneo, staccava il ciocco.
Seduta sopra un albero, una scimmia lo stava a guardare con attenzione.
Quando il boscaiolo si sentì stanco, si coricò all’ombra di una pianta e subito si addormentò. Allora la scimmia discese in fretta dal suo albero, si mise a cavalcioni del tronco, proprio come aveva visto fare dall’uomo, e lo volle imitare in ogni suo gesto.
Fece per togliere il cuneo, piantato nel tronco dal boscaiolo, ma la spaccatura del legno si rinserrò e le prese dentro la coda.
La scimmia, con la coda schiacciata nella fessura, si dibatteva, strillando per il dolore. Allora il boscaiolo si svegliò, la stordì con un colpo e la fece prigioniera.
Tutto per colpa della coda! La scimmia infatti può ben tentare di copiare l’uomo, ma non può riuscirvi. Perchè la scimmia ha la coda, e l’uomo no…

Libri di lettura di Tolstoj

Il viaggio in città
Mio padre stava andando in città. Io gli dissi: “Papà, portami con te!”
“Che idea!” mi rispose “Tu moriresti di freddo lungo la strada!”
Io mi voltai dall’altra parte, scoppiai in lacrime e corsi a rinchiudermi nella mia camera. Piansi a lungo e alla fine mi addormentai.
Vidi in sogno un sentiero che usciva dal nostro villaggio e conduceva ad una cappella. Mio padre camminava su quel sentiero. Lo raggiunsi, e insieme ci avviammo verso la città. A un tratto, mentre camminavamo, vidi in lontananza il negozio di un fornaio.
“E’ questa la città?” chiesi allora a mio padre.
“Sì, è la città” rispose. Intanto eravamo giunti al negozio.
Nella vetrina vidi molti pasticcini appena sfornati e chiesi: “Papà, compramene uno!”
Mio padre mi accontentò: comprò un pasticcino e me lo diede.
Proprio in quel momento mi svegliai.
Mi alzai, mi vestii, infilai i guanti e uscii di casa. Nella strada c’erano ragazzi che scivolavano sul ghiaccio, che correvano e saltavano, e anch’io mi misi a giocare con essi, finchè fui tutto intirizzito dal freddo. Rientrai in casa per riscaldarmi, quando udii la voce di mio padre che era tornato in quel momento dalla città.
Gli corsi incontro tutto contento e gli chiesi: “Papà, me lo hai comprato un pasticcino?”
“Sì!” rispose; e mi porse proprio quel pasticcino che avevo visto in sogno.
Allora fui preso da una tale felicità che saltai sulla tavola e mi misi a cantare.

Libri di lettura di Tolstoj

La tempesta nel bosco
Un giorno, quand’ero ancora ragazzino, fui mandato nel bosco in cerca di funghi. Ne trovai in gran quantità e, dopo averne raccolti parecchi, pensai di fare ritorno a casa. Ma l’aria, quasi all’improvviso, si era fatta scura. Incominciò a piovere e a tempestare, mentre il tuono brontolava lontano.
Preso dalla paura, mi rannicchiai sotto un grande albero. A un tratto, un lampo saettò nell’aria così vicino e luminoso che chiusi gli occhi abbagliato. Nello stesso tempo qualcosa scricchiolò sul mio capo. Udii uno schianto, un forte colpo sulla testa e caddi a terra svenuto.
Rimasi così a lungo, immobile sotto l’acqua.
Quando rinvenni, tutti gli alberi del bosco scintillavano, gocciolavano, mentre il sole gettava sprazzi di luce tra i rami. Gli uccelli cantavano.
Ma il grande albero giaceva al suolo, schiantato e bruciacchiato; dal suo tronco si levavano ancora pennacchi di fumo. La terra, tutt’intorno, era cosparsa di schegge e frammenti di legno.
I miei abiti erano fradici; la testa mi faceva male. Raccolsi in fretta i funghi, raccattai il mio berretto e corsi a casa.
Non c’era nessuno. Presi un po’ di pane che stava sul tavolo, sedetti accanto alla stufa e mi addormentai.
Quando mi svegliai, vidi che i miei funghi erano già in tavola, cotti ben bene, e che i miei genitori si accingevano a mangiarli.
“Li mangerete così, senza di me?” gridai indispettito.
“E tu, perchè dormi?” risposero i miei “Vieni, c’è posto anche per te. Purchè tu venga subito”.

Esercizi PLURALE E SINGOLARE classe terza

Esercizi PLURALE E SINGOLARE classe terza.

Volgi al plurale le seguenti frasi:

  • Il bambino gioca in cortile con i suoi compagni.
  • Il leone ruggì e l’elefante barrì.
  • Il merlo fischia e l’usignolo gorgheggia.
  • La bambina raccoglie un fiore e lo porta alla sua maestra.
  • Il contadino falciò l’erba, la fece seccare e poi la portò nel fienile.
  • Se la mamma me lo permetterà, scenderò in cortile con te.
  • Se mangi in fretta ti verrà il mal di pancia.
  • Entrai in aula, salutai il maestro, raggiunsi il mio posto e posai la cartella sul banco.
  • Quando uscii ti aiutai a portare la cartella.
  • Nella stalla il bue ha muggito, l’asino ha ragliato, il cavallo ha nitrito.
  • Io aspetto le mie sorelle, tu aspetti le tue.
  • Il maestro mi diede un incarico molto importante.
  • Quel ragazzo ha fatto un’azione veramente degna di lode.

Esercizi PLURALE E SINGOLARE classe terza pdf:

Volgi al singolare le seguenti frasi:

  • Le pecore brucarono a lungo sul prato poi si sdraiarono a riposare all’ombra del vecchio albero.
  • I pulcini ebbero paura del cane e si sparpagliarono per l’aia.
  • Le lavandaie lavano i panni, li stendono al sole e li lasciano asciugare.
  • I soldati partiranno all’alba e, dopo una lunga marcia, ritorneranno nella loro caserma.
  • Gli scolaretti andarono a trovare i loro compagni ammalati e portarono loro un bel regalo.
  • Li chiameremo e ci faremo dire se veramente sono stati loro a combinare questa marachella.
  • Voi li rimproveraste, ma essi continuarono come prima.
  • I nostri amici sono considerati i più bravi giocatori di tennis della città.
  • Ieri noi scrivemmo una lettera, essi l’hanno scritta oggi e voi la scriverete domani.
  • Quelle signore furono delle benefattrici della nostra istituzione.

Esercizi PLURALE E SINGOLARE classe terza pdf:

Analisi grammaticale esercizi – classe terza

Analisi grammaticale esercizi – classe terza. Nelle seguenti frasi distingui, sottolineando con colori diversi, i nomi, gli articoli, gli aggettivi qualificativi e i verbi:

  • Il cane custodisce il gregge, aiuta il cieco e fa la guardia alla casa.
  • Il contadino ara il campo, semina il frumento e falcia l’erba.
  • Ascolta le parole del tuo papà!
  • Saltai il muretto, mi inciampai e caddi in una pozza d’acqua.
  • Non ho fame, ma ho solo sete.
  • La mamma bacia i suoi bei bambini.
  • Questa bella bambola è del mio fratellino piccolo.
  • Gli scarponi e le calze di Gianni sono sporchi di fango.
  • Il cane di Ugo si chiama Fofi.
  • Il bimbo osserva le belle illustrazioni del suo libro nuovo.
  • Antonio è più attento di Giorgio.
  • Maria è meno studiosa di Antonella.
  • Il leone è feroce come la tigre.
  • Carlo è il più allegro della classe.
  • Il cacao è amarissimo, invece il miele è dolcissimo.

Puoi scaricare o stampare gli esercizi da qui:

Nelle seguenti frasi distingui, sottolineando con colori diversi, gli aggettivi possessivi, dimostrativi, numerali e i pronomi personali:

  • Avete portato i vostri giocattoli? Io ho portato la mia automobile rossa.
  • Il babbo ti chiama, ma tu non lo senti.
  • Tu hai otto anni ed io ne ho nove perché ho ripetuto la seconda classe.
  • Questi ragazzi hanno preso a nolo una slitta.
  • I miei genitori mi hanno scritto che verranno questa sera.
  • Una settimana è formata da sette giorni; un anno da trecentosessantacinque.
  • Quei ragazzi l’anno scorso con la loro slitta hanno fatto un pauroso salto nel vuoto.
  • Noi ci rechiamo a scuola e voi al lavoro.
  • Ho visto il mio compagno e gli ho detto di aspettarmi.
  • Non potendo darti questa penna ti regalo questo astuccio.
  • Occorre rispettare la roba altrui.

Analisi grammaticale esercizi – classe terza – pdf:

Lo la gli pronome e articolo – esercizi per la terza classe

Lo la gli pronome e articolo – esercizi per la terza classe pronti per la stampa. Precisa se lo, la, le contenuti nelle seguenti frasi sono pronomi o articoli.

  • Gli porsi gli occhiali e gli raccomandai di averne cura.
  • Le ciliegie sono buone e tutti le mangiano.
  • Prendi la mela e tienila in serbo, la mangerai a merenda.
  • Lo zio è buono, ma tu non lo tratti bene.
  • Il cacciatore aveva scovato una lepre, ma non le sparò.
  • Domandai alla mamma se le sembrava che avessi fatto tardi.
  • Non chiamare la mamma, non la disturbare.
  • Chiamai l’idraulico e gli indicai il guasto.
  • Trovai tastoni il pulsante dell’interruttore e lo premetti con forza.
  • Preso lo sporco attrezzo, il contadino lo ripulì con cura.
  • Se lo dice lui è vero! Lo conosco come un ragazzo serio.
  • La zia è arrivata. La devo chiamare?

Puoi scaricare e stampare l’esercizio qui

Dettati ortografici e poesie LA RUGIADA

Dettati ortografici e poesie LA RUGIADA – Una collezione di dettati ortografici, poesie e filastrocche, sulla rugiada, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Rugiada

Questa graziosa fata del mattino, che stende sui prati il suo velo rilucente, è anch’essa prodotta dal valore acqueo accumulato nell’atmosfera durante il giorno: la vegetazione, il suolo, tutti gli oggetti che sono stati esposti al calore diurno del sole, dopo il tramonto di questo si raffreddano più rapidamente dell’aria; ed allora il vapore acqueo, a contatto con essi, si trasforma in minutissime goccioline, che imperlano così tutte le cose e brillano come diamanti alla luce dell’alba nuova.

Rugiada
Soltanto un ciuffo d’erba
e gocciole tremanti
posate sulla pianta:
un velo di rugiada.
Ma tremuli diamanti
su dei fili di giada. (C. Jacobelli)

La rugiada
“Perchè, dimmi, mammina,
i fioretti del prato, la mattina
anche quelli lontano dalla fonte
hanno una goccia d’acqua sulla fronte?”
“Anche i fioretti, vedi, bimbo mio,
appena il sol li tocca,
aprono tutti l’odorosa bocca
a ringraziare della vita Iddio,
e si fan tutti il segno della crode
con un’acqua lustrale
che trovano nell’aria mattinale.
E di quel santo segno loro resta,
come accade anche a te,
una goccia d’acqua sulla testa
che brilla come gemma di re”. (R. Pezzani)

Esercizi di vocabolario

Rugiada: rugiadoso, rorido.
La rugiada può essere: benefica, abbondante, fresca, scintillante, …
La rugiada: imperla, cade, imbrillanta, rinfresca, ristora, disseta, rianima, ricopre, …
Modi di dire: benefica come la rugiada; parole rugiadose; rorido di rugiada;  bagnato di rugiada; …

Ricerche e relazioni

Come si forma la rugiada.

Differenza tra rugiada e brina. Effetti sulla vegetazione dell’una e dell’altra.

La rugiada. Osservazione e descrizione di un prato dove sia caduta la rugiada.

Dettati ortografici e poesie LA RUGIADA – tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. 

Autunno – idee per insegnare

Autunno – idee per insegnare. Idee per i momenti di gioco libero, per decorare e organizzare la classe, per lavorare con l’arte e con la scienza in autunno…

Un bel cartello “Lavori in corso” è un grande aiuto per gestire i momenti di interruzione del gioco, rimandando il riordino, ed evitando conflitti tra i bambini:

Un’idea per esporre in classe o a casa i lavori dei bambini, evitando di danneggiarli con puntine, nastro adesivo o colla…

Una delle tante attività scolastiche legate all’autunno, un collage realizzato con pezzetti di nastro avanzati. Ad ogni festa raccogliete in una scatola i nastrini dei pacchetti, diventeranno un tesoro!

I nastri possono essere selezionati  per colore e preparati in tanti mucchietti di pezzetti piccoli piccoli, classificati per tonalità.

In questo modo i bambini si esercitano con l’uso delle forbici e giocano col senso del tatto e della vista. E dopo il lavoro di squadra, l’espressione artistica individuale…

(Trovi altre idee e materiali sul tema dell’autunno qui)

 diavoletti di Cartesio :

(vedi il post qui )

Inventare liberamente con stuzzicadenti e plastilina:

e con ritagli di cartoncino (avanzati dai DIY Montessori, qui )

Per l’importanza delle attività di vita pratica a scuola, vai qui.

Questo articolo fa parte dell’Album di Vita pratica:

Tutti gli album

Autumn – teaching ideas. Ideas for playtime, to decorate and organize the classroom, to work with the art and science in autumn …

A nice sign “Work in Progress” is a great help to manage the moments of interruption of the game, putting off the reorganization, and avoiding conflicts among children:

An idea to expose in the classroom or at home the work of children, avoiding damaging them with pins, tape or glue …

One of the many school activities related to autumn, is a collage made with pieces of ribbon. After each celebration gather in a box
ribbons of packages, they will become a treasure!

Ribbons may be selected by color and prepared in small piles of tiny little pieces, categorized by the tonality.

In this way the children engaged in the use of scissors and play with the sense of touch and sight. And after work team, it will be the individual artistic expression …

(ou can find more ideas and materials on the theme of autumn here)

Cartesian diver:

(here )

Invent freely with toothpicks and clay:

and scraps of cardboard (advanced from my DIY Montessori, here )

For the importance of the activities of practical life in school, read more here.

Esperimenti scientifici per bambini – Costruire un generatore di corrente alternata

Esperimenti scientifici per bambini – Costruire un generatore di corrente alternata. Un generatore elettrico è uno strumento che trasforma energia meccanica in energia elettrica, il cui principio di funzionamento si basa sul fenomeno dell’induzione elettromagnetica.

Se, tramite la variazione di un campo magnetico, è possibile indurre una corrente in un circuito, la corrente prodotta può anche essere utilizzata, per esempio per accendere una lampadina.

I generatori elettrici impiegati negli impianti per la produzione di elettricità sono strumenti piuttosto complessi, ma il loro principio di funzionamento è molto semplice.

Schematicamente sono costituiti da uno o più avvolgimenti di filo conduttore (bobine), ai quali viene fornita energia meccanica per farli ruotare all’interno di un intenso campo magnetico. L’energia meccanica può essere fornita per esempio da una turbina mossa dall’acqua in un impianto idroelettrico, o dalla combustione in un impianto termoelettrico.

La bobina, libera di ruotare, viene detta rotore, mentre il magnete fisso viene detto statore.

Come funziona: la rotazione del magnete genera un campo magnetico variabile, questo determina nell’avvolgimento la generazione di una corrente elettrica in base ad uno dei principi fondamentali dell’elettromagnetismo: “In un conduttore immerso in un campo magnetico variabile si genera una corrente elettrica.”

Per ottenere una tensione più elevata bisogna aumentare il numero di spire dell’avvolgimento.

Esperimenti scientifici per bambini
Costruire un generatore di corrente alternata
Progetto 1

Cosa serve:
due magneti ceramici cilindrici potenti (almeno 10x10mm),
filo di rame,
una lampadina led,
una bacchetta di metallo (un ferro da maglia o un raggio di ruota di bicicletta, ad esempio),
un pezzetto di gomma da cancellare o del mastice,
una cannuccia da bibita (o un vecchio pennarello) e un tubo di plastica (ad esempio un contenitore per rullini).

Unire i due magneti col mastice o la gomma, e passare attraverso la giuntura la bacchetta di metallo.

Praticare due fori sul cilindro di plastica, inserire due pezzetti di cannuccia, ed alloggiarvi la bacchetta, in modo che possa ruotare liberamente.

Girare attorno al cilindro il filo di rame (almeno 700 volte) e collegare il led.

Tutto come spiegato qui

Girando la bacchetta il led si accenderà.

Esperimenti scientifici per bambini
Costruire un generatore di corrente alternata
Progetto 2

In questo progetto, simile al precedente, si consigliano magneti di almeno 22mm:

http://www.amasci.com/

http://www.arvindguptatoys.com/toys/Spoolgenerator.html

Questa è una variante con 5 led, sempre da azionare a mano:

http://www.arvindguptatoys.com/

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Idee per azionare la bacchetta più velocemente:

http://www.arvindguptatoys.com/

In realtà nel video la cinghia è collegata ad un motore di un vecchio giocattolo, ma il collegamento può essere fatto anche alla bacchetta del nostro generatore, così:

 

 

http://www.arvindguptatoys.com/

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 E qui, meraviglia…

…un faro!

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Esperimenti scientifici per bambini
Costruire un generatore di corrente alternata
Fonti:

http://www.sapere.it/sapere/strumenti/

http://madscientist.altervista.org/

http://www.arvindguptatoys.com/

Science experiments for children  – Simple electric generators. An electrical generator is a tool that converts mechanical energy into electrical energy, whose operating principle is based on the phenomenon of electromagnetic induction.

If, through the variation of a magnetic field, it is possible to induce a current in a circuit, the current produced can also be used, for example to turn on a light bulb.

The electric generators used in plants for the production of electricity are tools rather complex, but their operating principle is very simple.

Schematically they are constituted by one or more windings of conductive wire (coil), to which is supplied mechanical energy to rotate them within an intense magnetic field. The mechanical energy can be provided for example by a turbine powered by water in a hydroelectric plant, or from the combustion in a thermoelectric power plant.

The coil, free to rotate, is called the rotor, while the fixed magnet is said stator.

How it works: the rotation of the magnet generates a variable magnetic field, this produces inside of it   the generation of an electric current according to one of the fundamental principles of electromagnetism: “In a conductor immersed in a variable magnetic field generates an electric current.”

To obtain a higher voltage is necessary to increase the number of turns of the winding.

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Science experiments for children  – Simple electric generators

project 1

What do you need?

two cylindrical ceramic magnets powerful (at least 10x10mm)
copper wire,
a LED light bulb,
a metal rod (an iron mesh or a radius of a bicycle wheel, for example),
a piece of eraser or mastic,
a drinking straw (or an old marker)
a plastic tube (such as a container for photographic film).

http://www.arvindguptatoys.com/

What to do?

Combine the two magnets with
mastic or rubber, and go through the joint the metal rod.

Drill two holes in the plastic cylinder, place two pieces of straw, and insert the rod, so that it can rotate freely.

Turning around the cylinder the copper wire (at least 700 times) and connect the LED.

All as explained here

Turning the rod The LED will light.

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Science experiments for children  – Simple electric generators

project 2

In this project, similar to the above, are recommended magnets of at least 22mm:

http://www.amasci.com/

 

 

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Science experiments for children  – Simple electric generators

Other media, the same principle:

http://www.arvindguptatoys.com/toys/Spoolgenerator.html

This is a variant with 5 led, always to operate by hand:

http://www.arvindguptatoys.com/

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Science experiments for children  – Simple electric generators

Ideas for operating the wand faster:

http://www.arvindguptatoys.com/

Indeed in the video the strap is connected to a motor of an old toy, but the connection can also be made to the rod of our generator, in this way:

 

 

http://www.arvindguptatoys.com/

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And here, wonder…

…a lighthouse!

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Science experiments for children  – Simple electric generators

Links

http://www.sapere.it/sapere/strumenti/

http://madscientist.altervista.org/

http://www.arvindguptatoys.com/

http://www.creative-science.org.uk/gen1.html

http://www.allaboutcircuits.com/textbook/alternating-current/chpt-1/what-is-alternating-current-ac/

http://amasci.com/amateur/coilgen.html

Esperimenti scientifici per bambini – La biglia antigravità

Esperimenti scientifici per bambini
La biglia antigravità
Cosa serve:

una biglia e un bicchiere.

Importante: l’esperimento funziona solo con un bicchiere che sia  più stretto alla base, ad esempio un calice da vino; non utilizzare bicchieri cilindrici.

Esperimenti scientifici per bambini
La biglia antigravità
Cosa fare:

la versione più semplice consiste nel mettere la biglia nel bicchiere e iniziare a ruotare sempre più velocemente: la biglia comincerà a salire e ruotare lungo le pareti di vetro. Una volta che ha preso velocità si può capovolgere il bicchiere: finchè si mantiene il movimento rotatorio, la biglia non cadrà.

La versione più elaborata e d’effetto prevede di posare la biglia sul tavolo, capovolgere su di essa il bicchiere e iniziare a ruotare. Quando la biglia comincia a scalare le pareti di vetro, sollevare il bicchiere dal tavolo. Anche in questo caso finchè si mantiene il movimento rotatorio, la biglia non cadrà.

Prima di questo esperimento si può dire ai bambini: “Scommettiamo che si può sollevare la biglia dal tavolo senza toccarla?”

Esperimenti scientifici per bambini
La biglia antigravità
Come funziona?

La forza che mantiene la biglia aderente al vetro si chiama forza centripeta.

Isaac Newton la definisce così:« … è la forza per effetto della quale i corpi sono attratti, o sono spinti, o comunque tendono verso un qualche punto come verso un centro.

Di questo genere è la gravità, per effetto della quale i corpi tendono verso il centro della terra, […] e quella forza, qualunque essa sia, per effetto della quale i pianeti sono continuamente deviati dai moti rettilinei e sono costretti a ruotare secondo linee curve.[…]

Tentano tutti di allontanarsi dai centri delle orbite; e se non vi fosse una qualche forza contraria a quella tendenza, per effetto della quale sono frenati e trattenuti nelle orbite […] se ne andrebbero via con moto rettilineo uniforme. » http://it.wikipedia.org/wiki/Forza_centripeta

Qualsiasi oggetto in movimento tende a restare in movimento seguendo una linea retta, a meno che qualcosa si metta di mezzo. Una volta in movimento, la biglia vuole continuare a muoversi in linea retta, ma le pareti curve del vetro le fanno cambiare direzione. Di conseguenza la biglia, che vorrebbe andare in linea retta, spinge contro il vetro.

Esperimenti scientifici per bambini
La biglia antigravità
Link

http://www.stevespanglerscience.com/
http://www.abc.net.au/science/

Science experiments for children – Marble gravitron

What do you need?

a marble and a glass.

Important: the experiment only works with a glass that is narrower at the base, for example a wine glass; not use cylindrical glasses.

Science experiments for children – Marble gravitron

What to do?

The simplest version is to put the ball in the glass and begin to spin faster and faster: the ball will start to rise and rotate along the glass walls. Once he picked up speed you can flip the glass: long as you keep the rotary motion, the ball will not fall.

The version most elaborate and striking It plans to lay the ball on the table, flip the glass over it and start rotating. When the ball begins to climb the walls of glass, lift the glass from the table. Also in this case as long as it retains the rotary movement, the ball will not fall.

Before this experiment can be said to the children: “We bet that you can lift the ball off the table without touching it?”

http://www.stevespanglerscience.com/

Science experiments for children – Marble gravitron

What happens?

The force that keeps the ball tight to the glass is called centripetal force.

A centripetal force (from Latin centrum “center” and petere “to seek”) is a force that makes a body follow a curved path. Its direction is always orthogonal to the motion of the body and towards the fixed point of the instantaneous center of curvature of the path. Isaac Newton described it as “a force by which bodies are drawn or impelled, or in any way tend, towards a point as to a centre.” In Newtonian mechanics, gravity provides the centripetal force responsible for astronomical orbits. https://en.wikipedia.org/wiki/Centripetal_force

Any object in motion tends to stay in motion along a straight line, unless something is put in between. Once in motion, the ball wants to keep moving in a straight line, but the curved walls of glass make them change direction. As a result, the ball, which wanted to go in a straight line, pushing against the glass.

Science experiments for children – Marble gravitron

Links

http://www.stevespanglerscience.com/

http://www.abc.net.au/science/

Esperimenti scientifici per bambini – Il fiore magico

Esperimenti scientifici per bambini – Il fiore magico. Questo semplice esperimento, che può essere usato anche per stimolare la lettura nei bambini piccoli e per giocare alle feste, mostra l’effetto della capillarità: la carta assorbe l’acqua e si gonfia progressivamente.

Esperimenti scientifici per bambini
Il fiore magico
Cosa serve:

carta,
colori (possibilmente pastelli a cera),
forbici,
una ciotolina,
un cucchiaio d’acqua

Esperimenti scientifici per bambini
Il fiore magico
Cosa fare 

Disegna il tuo fiore (qualcosa che somigli a una margherita o un girasole funziona molto bene), coloralo e ritaglialo con attenzione.  Soprattutto se utilizzi pastelli a cera, colora il fiore solo da una parte per evitare di impermeabilizzare la carta. Nel centro puoi scrivere un “messaggio segreto”.

Piega i petali uno alla volta verso il centro, come mostrato nelle immagini e nei video, quindi posalo sul fondo di una ciotolina, dopo aver versato un cucchiaio d’acqua, in modo che il tuo fiore chiuso galleggi nella ciotola con i petali rivolti verso l’alto.

Aspetta.

Esperimenti scientifici per bambini
Il fiore magico
Cosa succede

Il fiore  si apre mostrando il messaggio segreto.

Esperimenti scientifici per bambini
Il fiore magico
Perchè

Questo semplice esperimento, che può essere usato anche per stimolare la lettura nei bambini piccoli e per giocare alle feste, mostra l’effetto della capillarità: la carta assorbe l’acqua e si gonfia progressivamente.

 La carta è fatta di fibre di cellulosa.

Quando la carta viene piegata, le sue fibre si  compattano all’interno della piega. Quando l’acqua penetra nella carta, le fibre si espandono e la piega si distende.

I capillari sono tubicini molto sottili.

Avrete notato che il livello dell’acqua all’interno di una cannuccia è leggermente più alto del livello dell’acqua esterno: questo perchè  l’acqua è  più attratto dalle pareti della cannuccia che non dal contenitore più grande che la contiene, ad esempio il bicchiere.

 

Se si immergono in acqua cannucce di diametro diverso, si scoprirà che più la cannuccia è stretta più il livello di acqua al suo interno sarà alto: si tratta della capillarità…

Cosa c’entra tutto questo  con il nostro fiore magico?

Vista al microscopio la carta si presenta come un insieme di fibre di legno molto piccole intrecciate fra loro, e tra queste fibre ci sono degli spazi vuoti.

Quando la carta entra in contatto con l’acqua, la capillarità attira rapidamente l’acqua in tutti questi spazi minuscoli, perché l’acqua è attratta dalle sottili fibre di legno, come abbiamo visto succedere con le cannucce.

Cosa succede quando si utilizzano diversi tipi di carta? Cosa succede quando si modifica la forma del fiore?

Esperimenti scientifici per bambini
Il fiore magico
Fonti

http://www.abc.net.au/science/articles/
http://lesson-plans.theteacherscorner.net/
http://www.ehow.com/
http://www.hawaiinewsnow.com/
http://gomestic.com/gardening/

Dettati ortografici: Autunno

Dettati ortografici: Autunno. Dettati e letture di autori vari, per la scuola primaria. Difficoltà ortografiche miste.

Autunno
Sono bastati tre giorni di vento freddo e qualche ora di pioggia grossa per cambiare faccia al mondo. Adesso, sì, è l’autunno.
L’azzurro non splende più da sé, ma riflette per trasparenza una luce che sembra essersi allontanata, ritirata al fondo del cielo; basse sull’orizzonte fumano bellissime nuvole grigiazzurre falla gran cresta bianca. Nei campi, tra il verde brillante, spiccano grovigli di vigne rossastre chiazzate d’uva viola; gracili robinie, tremule d’oro, si levano da dietro le siepi nere.

Autunno
Muore sul poggio l’ultima eco delle canzoni della vendemmia: nel giardino passa l’aria fredda dell’aurora a tingere di rosso le foglie della vitalba; sbocciano, ultimi fiori, le corolle dei crisantemi; le dalie appassite piegano il grosso capo. Lievi strati di nebbia si stendono qua e là, fra gli alberi dalle fronde già diradate, sui campi arati di fresco, sul corso serpeggiante del fiume. (V. Bersezio)

Autunno
La nuova stagione ha avuto inizio con l’equinozio d’autunno, il 23 settembre, e terminerà il 21 dicembre. Equinozio è parola che deriva dal latino e vuol dire “giorno uguale alla notte”. Gli equinozi sono due poichè oltre a quello d’autunno c’è quello di primavera, il 21 marzo. In detti periodi la notte ha, dunque, la stessa durata del giorno.

Mattino d’autunno
Il sole non era ancora tutto apparso all’orizzonte… Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole si alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalla sommità dei monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle. Un venticello d’autunno, staccando dai rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere a qualche passo distante dall’albero. (A. Manzoni)

Autunno

L’autunno cominciò precocemente, quell’anno: un settembre piovoso e freddo seguiva all’agosto torbido di uragani. La vegetazione risentiva già la vecchiaia; si coloriva d’oro e di rosso. Cade una foglia che pare tinta di sole e nel cadere ha l’iridescenza della farfalla. Appena a terra si confonde, con l’ombra, già morta. (G. Deledda)

La caduta delle foglie

Cadono lente, con un breve volo, come se fossero stanche di stare attaccate al ramo. Se, invece, tira vento, ecco che vengono strappate con rabbia e si disperdono finchè alla fine cadono a terra dove vanno a formare un frusciante tappeto. La pioggia le bagna, le fa marcire. Ma esse vanno ad arricchire il terreno, che a primavera sarà più prodigioso di succhi e darà maggior nutrimento all’albero che metterà nuove foglie e nuovi frutti.

Il lamento dell’albero

E’ bastato il fruscio della foglia a scuotere l’albero che cominciava a lamentarsi. D’albero in albero, il lamento si estende; tutto il frutteto è agitato, e sembra che non sia il vento a scuoterlo, ma una forza interiore, un’angoscia mista a rivolta. Giù tutte le foglie! E’ inutile tenerle quando non sono più parte viva del ramo: e con le foglie cade anche qualche frutto: la pigna si spacca e i pinoli si staccano e cadono. I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si sbattono in una lotta leggera. (G. Deledda)

Autunno

Nell’aria, che si riposa sulla campagna, volano schiere di uccelli: dal bosco vicino, che comincia a tingersi di macchie rossastre, viene il canto dorato e lento del cuculo. La stagione indugia dorandosi in un’attesa piena di sopore. Le strade odorano di mele cotogne e d’uva e dalle porte spalancate delle cantine esce il fumo delle caldaie schiumanti di mosto, fra le voci aspre e clamorose dei pigiatori. (G. Titta Rosa)

Autunno

Settembre era passato e i primi giorni di ottobre erano grigi, freddi; nelle notti, sempre più lunghe, cadeva una brina cristallina che bruciava le erbe; il bosco aveva mutato aspetto, voce; il vento traeva dagli alberi quasi nudi non più fruscii, ma gemiti. Ad uno ad uno gli animali erano migrati o si erano barricati in casa per cadere in letargo. (R. Calzini)

Autunno

Un silenzio penoso domina pianure e colline. Le foglie rosse della vite che si dondolano ai tralci parlano ancora di solleoni, di grappoli d’oro, di ronzanti mosconi. Fluttua nell’aria quasi un resto di profumo vendemmiale e insieme l’eco di allegri richiami, di cantilene, di risa e di chiacchiere… Ciò era appena ieri; eppure sembra già così lontano. (A. S. Novaro)

Rondini addio

Si chiamano, si rincorrono, volano di qua e di là, dai nidi vuoti al campanile, dal campanile alle grondaie; stanno ferme un momento posate lungo il cornicione quasi a consultarsi, poi scappano.
Volteggiano, stridono: è il gran giorno della partenza… Ecco: le prime hanno già spiccato il volo; ecco altre e altre le seguono; eccole tutte partite.
Addio, rondini! Volano via lentamente, stridono quasi indugiando nei saluti. Sono già lontane. Addio, rondini, addio! (L. Capuana)

Autunno

L’estate fresca e piovosa non ha ingiallito la campagna, e le poche foglie appassite tendono sugli orti al rosso e al violetto. Limpida l’aria, nitidi i colori, un autunno che sembra primavera.
Bianche nuvole corrono per il cielo luminoso, lungo le siepi ronzano ancora le api, fioriscono le rose selvatiche, ma all’orizzonte è in partenza una nera fila di uccelli fuggenti l’inverno in agguato. (G. Mosca)

Sole d’autunno
La nuvolaglia si ruppe e ne scattò un bel raggio di sole. Baciò le piante umide di pioggia e le fece brillare; fece scintillare le pozzanghere, dorò le montagne, disperse la nebbia e la natura sembrò ridere di gioia sotto il bel sole d’autunno.

Mattino d’autunno
Un venticello d’autunno, staccando dai rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere a qualche passo distante dall’albero. A destra, a sinistra, nelle vigne, su tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte, e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta nei campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. (A. Manzoni)

L’autunno

I campi arati fumano e la prima nebbia li fascia. Gli alberi nudi levano come scheletri le braccia. Comincia la stagione piovosa, come vuole l’agricoltura. Cadono pioggerelle fini e intanto i solchi e le zolle si vanno riempiendo di semi che daranno frutti alla nuova stagione.

L’autunno
L’autunno è una bella stagione che ci regala ancora qualche bella giornata di sole. E ci regala anche tanta frutta nutriente e saporita: mele, pere, fichi, uva, castagne. Saranno gli ultimi doni, poi la terra si addormenterà e si sveglierà a primavera.

Mattino d’autunno
Si apriva appena il più bel giorno d’autunno.  Pareva che la notte, seguita dalle tenebre e dalle stelle, fuggisse dal sole che usciva nel suo immenso splendore, dalle nubi d’oriente, quasi dominatore dell’universo; e l’universo sorrideva. Le nuvole dorate e dipinte di mille colori salivano la volta del cielo. Gli alberi sussurrando soavemente facevano tremolare, contro la luce, le gocce trasparenti di rugiada.  (U. Foscolo)

La caduta delle foglie.
Cade una foglia che pare tinta di sole, ma appena giunta a terra si confonde con l’ombra, già morta. E’ bastato il suo fruscio per scuotere tutto l’albero, che comincia a lamentarsi. D’albero in albero, il lamento si estende: tutto il frutteto è agitato. Giù tutte le foglie! E’ inutile tenerle quando non sono più parte viva del ramo. I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si battono in una lotta leggera; alcuni dicono di sì, altri di no. Poi tutto di nuovo si placa, in una stanchezza dolce, rassegnata. (G. Deledda)

Pioggia autunnale.

Alla fine dell’autunno, in un solo giorno, cambiava il tempo. Di notte dovevamo chiudere le finestre perchè non entrasse la pioggia e il vento freddo strappava le foglie dagli alberi della piazza. Le foglie giacevano fradicie nella pioggia contro il grosso autobus verde al capolinea; il caffè era gremito e le vetrine erano appannate dal caldo e dal fumo dell’interno. (E. Hemingwai)

Rondini, addio.
Si chiamano, si rincorrono, volano di qua e di là, dai nidi vuoti al campanile, dal campanile alle grondaie, stanno ferme un momento, posate lungo il cornicione quasi a consultarsi, poi scappano. Volteggiano, stridono: è il giorno delle partenze! (L. Capuana)

Il letargo.
La marmotta, il riccio, il ghiro, il tasso, lo scoiattolo, la talpa, la tartaruga, la lumaca, la lucertola combattono il freddo e la fame andando in letargo. Prima di abbandonarsi al sonno ognuno prende le sue brave precauzioni: respira il meno possibile e non si muove. Una tale vita di risparmio si può paragonare a un focolare il cui carbone brucia lentamente sotto la cenere. ((H. Fabre)

Autunno
E’ arrivato l’autunno e ha portato i bei frutti saporiti e nutrienti, pere, mele, noci, castagne. Le foglie degli alberi sono diventate rossastre e appena tira un soffio di vento si staccano dal ramo e cadono al suolo dove formano un bel tappeto frusciante. Nel cielo vagano nuvoloni soffici che ben presto si scioglieranno in pioggia.

Autunno
L’autunno dipinge di rosso, di giallo, di viola il bosco e la vigna. Nel bosco, ai piedi degli alberi, spuntano grossi funghi e nei prati fiori violetti dalla corolla delicata e leggera. Sono i colchici autunnali.

Autunno
E’ una bella stagione anche se non è calda e allegra come l’estate. L’aria è mite, il sole dorato, la campagna è tutto uno splendore di toni rossastri, gialli, verdi. Dagli alberi pendono i frutti maturi; la vigna è ormai spoglia, ma ci ha regalato i bei grappoli d’uva succosa. Gli uccelli sono partiti, ma quelli che sono rimasti cinguettano dolcemente fra i rami degli alberi e il fischio allegro dei merli riempie il silenzio del bosco.

Autunno
Tutto intorno l’autunno vive nelle sue creature. Le olive, piccole uova con l’osso dentro, cadono ai piedi dei loro tronchi feriti. Le formiche, il granello tra le mandibole, passano tutte in fila. Forse anche per loro questo è l’ultimo giorno, poi si chiuderanno nel nido a dormire. Per l’aria le grandi nuvole sono gonfie di pioggia. Da una gran zucca gialla salta fuor un cosino nero. Il riccio ha un battito di cuore, poi si accorge che è un topo e ride. Più lontano, su uno stagno, un uccello dal largo becco pesca. Si sente strisciare: è la serpe che avanza. Pioviggina un poco e la quercia assopita prova dei brividi di dolcezza. (F. Tombari)

Alberi d’autunno
Sono ancora fronzuti, anche se le foglie hanno dei toni gialli e rossastri. L’albero non le nutre più e al più lieve soffio di vento, alla prima pioggia, ecco che le foglie si staccano e, con un volo leggero, cadono per terra. L’albero resterà presto spoglio del suo bel manto.

Alberi d’autunno
Hanno perduto quasi tutte le foglie ed ora alzano, verso il cielo grigio, i loro rami spogli. Pure, se guardate bene dove prima c’era la foglia, vedrete già la piccola gemma che aspetta la primavera per dar vita a una nuova foglia, a un fiore, a un frutto.

Autunno
Viene l’autunno, grasso, allegro, rubicondo. Ha un cesto di frutta squisite: mele, pere, castagne, uva, noci… Fra un raccolto e l’altro si diverte a dare alle foglie una bella tinta rossastra. Ma qualche volta è di cattivo umore e tira fuori un ventaccio strapazzone che stacca le foglie dagli alberi e le fa turbinare nell’aria.

Giornata d’autunno
Una brutta mattina la campagna si risveglia ammantata di brina. Cominciano i primi freddi! Piove a dirotto. Fuori ombrelli, impermeabili e maglie di lana. Tutto è brullo e squallido. Solo i pallidi crisantemi fioriscono ancora sui cespugli.

Autunno
L’autunno arrivò e subito si mise a ridere giocondamente. Era di carattere allegro, e quando stava in compagnia, non rifiutava un bicchiere di vino. Appena giunto, fu sua cura andare nella vigna per vedere se i grappoli erano maturi. I grappoli c’erano, ma ancora verdi e acerbi. L’autunno li toccò con la punta delle dita e quelli diventarono pieni di succo fino a scoppiare. L’autunno poi, si guardò intorno e osservò: “C’è troppo verde qui. E’ monotono”. E con un largo pennello chiazzò di giallo, di rosso, di bruno, le chiome degli alberi.

Autunno
L’autunno andò nel frutteto. C’erano pere, mele, noci. “Evviva!” esclamò e ne fece una scorpacciata. Poi andò nel bosco a scrollare i castagni e fece cadere i ricci che schiacciò col piede per farne uscire le castagne. Disse al tasso, alla marmotta, al ghiro: “Ebbene? Che cosa aspettate per andare a dormire?”. Ma il tasso, la marmotta e il ghiro gli risposero che era troppo presto e che ancora non avevano sonno. Allora l’autunno fece levare un forte vento di tramontana e il tasso, la marmotta e il ghiro scapparono subito a rintanarsi.

Autunno
E’ una stagione che ci regala ancora qualche bella giornata di sole. E ci regala, anche, tanta frutta saporita e nutriente: mele, pere, castagne, noci, uva. Saranno gli ultimi doni della terra che poi si addormenterà per il lungo riposo invernale.

Sole d’autunno
La nuvolaglia si ruppe e ne scattò un bel raggio di sole che baciò le piante umide di pioggia e le fece brillare. Trasse scintille dalle pozzanghere, dorò le montagne e disperse la nebbia. La natura sembrò ridere di gioia sotto il tiepido sole d’autunno.

Autunno
Ecco l’autunno tutto grappoli e frutti, e odoroso di mosto. La campagna lentamente si spoglia; fuggono gli uccelli che fecero lieta l’estate, e nel cielo grigio veleggiano i corvi e le gru che sentono l’acqua. I campi arati fumano, e la prima nebbia li fascia. Gli alberi nudi levano come scheletri le braccia. (F. Lanza)

Vento d’autunno
Un venticello d’autunno, staccando dai rami le foglie appassite dal gelo, le portava a cadere qualche passo distante dall’albero. A destra e a sinistra nelle vigne, sui tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta nei campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. (A. Manzoni)

Autunno
La bella estate è finita. Le rondini sono partite e i nidi sono rimasti deserti. Il cielo ha perduto il suo bel colore azzurro. Ora è bigio e coperto di nuvole. Gli alberi si spogliano delle loro chiome. Erano così belli, tutti vestiti di verde! Ora sono nudi e stecchiti e rabbrividiscono al vento freddo che scuote i rami e strappa le foglie.

Il ghiro
Il ghiro esce dalla sua tana. Ghiotto ghiotto mangia nocciole e ghiande. Se non le trova, sbuffa e borbotta; quindi saltella di ramo in ramo. Sale sul noce e coi dentini aguzzi ruba alle noci il saporito gheriglio.

Autunno
Anche l’autunno ha la sua bellezza. Passano alti gli uccelli migratori che vanno verso i paesi caldi. Torneranno con la bella stagione. Le foglie sono spennellate di rosso e di giallo, il cielo è dolcemente velato, il sole è tiepido; sulle siepi rosseggiano le bacche e fra l’erba sbocciano gli ultimi fiori.

Le rondini
Una mattina le rondini si raccolsero sui fili e sulle gronde delle case. La rondine più bella partì come una freccia, lanciando un grido acuto. Tutte, con un frullo solo, si levarono nell’aria e la seguirono in stormo. Volteggiarono un poco intorno al campanile, salutarono il vecchio nido, il bosco, i prati… Volarono verso il sole… Addio, rondini!

Partono le rondini
Hai sentito la folata? Guarda, guarda quante rondini sul mare! Sono più di mille: una nuvola viva. Guarda come brillano! Ora partono per un gran viaggio, verso una terra distante; l’ombra cammina sull’acqua con loro; qualche piuma cade, si farà sera; incontreranno le barche in alto mare, vedranno i fuochi, udiranno i canti dei marinai; i marinai le guarderanno passare rasente alle vele; qualcuna si poserà stanca sul ponte.

Autunno
I giorni si sono accorciati. L’aria si è fatta più fredda. Il cielo è spesso nuvoloso, piove e c’è nebbia. In autunno si ripongono i vestiti estivi e si levano dagli armadi quelli più pesanti e le coperte di lana. Le rondini migrano verso paesi più caldi perchè non resisterebbero ai rigori invernali e non troverebbero insetti per cibarsi. Il passero e lo scricciolo non migrano. Alcuni animali si preparano a cadere in letargo. Essi sono: il ghiro, il pipistrello, l’orso, la vipera, il rospo, ecc… Prima di cadere in letargo mangiano moltissimo, poi, fino a primavera, non prendono più cibo. Lo scoiattolo ogni tanto si sveglia per mangiare ghiande, nocciole e bacche che aveva nascoste. In autunno scendono al piano le greggi.

Autunno
L’autunno comincia il 23 settembre e termina il 20 dicembre. Le giornate sono più corte che in estate: il sole si leva più tardi e tramonta più presto. Fa meno caldo che in estate e il mattino, la sera e durante la notte la temperatura è abbastanza fresca. Dobbiamo già indossare abiti pesanti. Raramente il cielo è limpido e azzurro. Generalmente è grigio e nebbioso. Al mattino e alla sera in alcune zone particolarmente ricche di acqua il bianco velo della nebbia avvolge silenziosamente tutte le cose, trasportandoci in un mondo di fiaba. I prati, al mattino, come in estate, sono costellati di limpide goccioline di rugiada che, a volte, quando la temperatura della notte è particolarmente fredda, si trasformano in bianchi aghetti di ghiaccio: la brina.

E’ tempo di semina e di raccolta. Si semina il frumento: i solchi si vanno riempendo di semi che daranno spighe d’oro nella calda estate. I frutteti si spogliano offrendoci i loro doni. Fra i cespugli, nei castagneti e nelle abetaie spuntano i funghi. Si raccolgono pere, mele, cachi, noci, nocciole, castagne. Il bosco è una meraviglia, perchè le foglie cambiano colore: ve ne sono di gialle, di rossastre, di brune, di dorate. Il vento le porta via, la pioggia le fa marcire, ma anche così le foglie saranno ancora utili, perchè decomponendosi renderanno più fertile il terreno. Il bosco è deserto e silenzioso, ma nelle vigne si odono i canti dei vendemmiatori: questi staccano i grappoli maturi dai tralci e riempiono ceste e bigonce. A novembre sarà pronto il nuovo vino.

Le rondini lasciano le nostre regioni per migrare verso i paesi più caldi: ma in primavera le rondini ritorneranno, ripareranno i nidi rotti e ne costruiranno di nuovi sotto le grondaie. Lo scoiattolo, la formica, il tasso e la talpa sanno che in inverno non potranno procurarsi il cibo e approfittano dell’autunno per completare le provviste. La marmotta, il pipistrello, il riccio, il ghiro, l’orso si riparano nelle loro tane e, prima che giunga l’inverno, cadono in letargo.

Si ritorna a scuola dopo le liete vacanze: per i bambini è tempo di rimettersi al lavoro con gioia.

Esternamente il bosco non sembra cambiato, eppure aleggia tra le piante qualcosa come se ogni essere fosse teso nell’attesa di una sciagura. Il verde delle foglie comincia ad attenuarsi e si rivelano quei colori che erano stati sempre nascosti dalla verde clorofilla. Il manto degli alberi si fa bruno, giallo, rossastro; ogni foglia si prepara a cadere. Alla base del suo stelo si forma una parete di separazione e basterà un leggero soffio di vento o una goccia di pioggia a farla precipitare. Dalla fine di ottobre il suolo comincerà a tappezzarsi d’oro. E sul tappeto di foglie lavoreranno i microscopici animali che trasformeranno le foglie in nutrimento della terra.

Il cielo in autunno può essere: nebbioso, nuvoloso, grigio, cupo, livido, fuligginoso, piovoso, celeste, burrascoso, caliginoso, tetro, buio, oscuro, tempestoso.

Elenco della frutta d’autunno: noci, mele, pere, castagne, arance, mandarini, limoni, fichi, mandorle, nespole, nocciole, uva.

Elenco degli ortaggi d’autunno: piselli, fagioli, cavolfiori, carote, sedano, prezzemolo, rape, cavoli, cicoria, lattughe, fave, ceci, spinaci, indivia.

Le rondini partono.
Le hai viste per l’ultima volta in un pomeriggio nuvoloso, appoggiate tutte in fila sui cavi della corrente elettrica. Lanciavano qualche raro richiamo alle compagne lontane. Sembravano tristi. Di tanto in tanto si ravvivavano col becco il nero mantello lucente, come per prepararsi al lungo viaggio. Poi sono partite. QUasi obbedendo a un richiamo misterioso, sono partite in stormi verso le lontane terre d’Africa. D’inverno non troverebbero più cibo da noi. Perciò ogni anno, in autunno, affrontano venti contrari e tempeste, attraverso il mare con volo lungo e faticoso, per raggiungere le terre calde del sud, dove nell’aria brulicano ancora gli insetti. Con esse partono anche altri uccelli migratori: le cicogne, le anatre, le gru. Torneranno in primavera, con i mandorli in fiore.

Per le ultime notti il tasso esce per procurarsi il cibo. Presto verrà il freddo, e il nostro amico si ritirerà nella tana ben pulita e foderata di erba secca e là, al calduccio, si addormenterà e passerà in letargo tutto l’inverno. Durante l’estate si è nutrito di talpe e di serpenti; ha saccheggiato nidi di pernici e nidiate di leprotti; ha divorato favi di miele rubati alle api- Ora, però, preferisce cibi vegetali e mangia voracemente tutto ciò che il bosco, il frutteto e l’orto gli offrono. Sotto la pelle ha accumulato molto grasso. Durante il sonno invernale questo a poco a poco si consumerà, e a primavera il tasso uscirà di nuovo magro e affamato.

L’autunno intorno a noi. Guarda: ogni stagione ha la sua poesia di giorni e di cose. Se la primavera inventa i colori, l’autunno li cancella. La terra ha lavorato a dar fieno e biada, ed ecco l’autunno coprirla di foglie cadute, velarla di nebbie sottili, perchè s’addormenti e dolcemente riposi. Gli alberi fino a ieri così folti di chiome, così beati di ombre e popolati di nidi, ingialliscono e si spogliano. L’autunno li prepara alla vita più segreta delle radici. E dove sono gli uccelli? Le rondini dove sono? La bella stagione andandosene li ha chiamati con sè. Il cielo lascia vedere la sua malinconia, e tocca le cose con un sole impallidito, che al mattino si alza tardi; ed è subito sera. (R. Pezzani)

Tardo autunno. L’autunno tutto grappoli e frutti e odoroso di mosto si è ormai dileguato. La campagna rapidamente si spoglia; fuggono gli uccelli, che fecero allegra l’estate, e nel cielo grigio veleggiano i corvi e le gru. I campi arati fumano e la prima nebbia li fascia; e gli alberi nudi levano come scheletri le braccia. Comincia la stagione piovosa come vuole l’agricoltura. Cadono pioggerelle fini ad inzuppare il contadino e, intanto, i solchi e le zolle si vanno riempendo di semi. che daranno frutto alla nuova stagione. (F. Lanza)

Gli alberi si spogliano

Le foglie cadevano! Era una pioggia continua e silenziosa. Le foglie gialle si staccavano lievi lievi, volteggiando per l’aria come ali di farfalle. A volte era una soltanto che cadeva, poi, più lontano, quattro o cinque, poi venti trenta cinquanta falde d’oro che erravano per l’aria verso il suolo, senza interruzione, come una tranquilla nevicata gialla. Il vento autunnale mandava forti folate talvolta; e allora era un agitarsi di rami e di fronde; un rumore stridente e confuso come sciacquio d’onde sul lido.

Un angolo di bosco in autunno
Ho visto un angolo di bosco. Non lo dimenticherò mai. Non era che un pezzetto di terra, ma che meraviglie comprendeva!
Era raccolto intorno al piede di un castagno molto grosso, macchiettato qua e là di muschio verdastro.
Da un nodo della corteccia nascevano alcune foglie ancora fresche, ma già punteggiate di ruggine, a terra ne giacevano altre secche, color marrone bruciato, accartocciate e rotte: a toccarle sarebbero andate in briciole.
Dall’alto pendeva un tralcio di vite del Canada. Sembra impossibile che su uno stesso getto si trovino tanti colori. Le foglie più alte, grosse e un po’ avvizzite, erano opache; ma a mano a mano che digradavano si accendevano di bruno e di fiamma, più simili a fiori che a foglie. Così ordinate a cinque, si piegavano ad arco sollevandosi dal tronco, quasi cercassero luce ed aria fuori dal groviglio delle erbe. Altre avevano strani colori: verde tenerissimo al centro, rosa corallo verso le punte, e ciclamino, scarlatto, viola, marrone, giallo nei toni più svariati, tutti sparsi sulla superficie senza alcun ordine. Lo stelo era appena rosato, con una indefinibile sfumatura bruno – rossiccia.
Ho voluto toccare un gruppetto delle ultime foglie; una sola ne è rimasta attaccata, la meno rossa. Perchè la bellezza più appariscente a volte è così fragile? Un semplice tocco di mano e l’ordine del tralcio era distrutto.
Cresceva anche un rovo al piede del castagno: col gambo rigido e spinoso e le foglie scure rosicchiate dagli insetti, si slanciava arditamente al di sopra delle felci, formando un intreccio confuso di rami sottili e robusti.
Seminascosti nell’ombra si intravvedevano due ricci di castagna. Uno era ancora tutto chiuso, l’altro offriva da una spaccatura i frutti lucidi e chiari: due grossi ai lati che ne racchiudevano al centro uno più striminzito; ma tutti erano lisci, con la punta chiara ornata di un pennacchietto.
Sotto l’albero nascevano anche due funghi. L’ombrello del più grosso presentava solo una gobba poco accentuata ala sommità; tutto intorno aveva una delicata raggera di alette regolari e rideva da una spaccatura bianca, che faceva contrasto col rosso dell’ombrello. Il fungo sorgeva come una ninfa da un calice tenero e bianco, con un gambo dalla linea elegante e slanciata, ora  stretta, ora più arrotondata. L’altro fungo poteva sembrare un fiore: era tutto chiuso in una membrana chiara; soltanto in cima si mostrava con una puntina di rosso e così rotondo pareva non avesse radici.
Nell’angolino di bosco viveva perfino una chiocciola. Saggiava guardinga il terreno da percorrere con i cornetti flessibili, e segnava dietro di sè una striscia argentea che attingeva dal sole riflessi iridati.
La terra, nei tratti scoperti, era di un arido color ocra, ma sotto la vegetazione presentava grumi scuri, impastati di umidore.
Ogni tanto un raggio filtrava dalle fronde e accendeva di fugaci trasparenze i colori delle foglie attraverso la nebbiolina che fumava dalla terra. Intanto la chiocciola, perduto all’improvviso l’equilibrio, era precipitata a capofitto trascinando le erbe. Sotto brillava uno zaffiro di rugiada, trepido e pronto a rotolare da un momento all’altro nel terreno assetato.
(G. Ramponi)

Un silenzio pensoso
Un silenzio pensoso domina pianure e colline. Le foglie rosse della vite che si dondolano ai tralci parlano ancora di solleoni, di grappoli d’oro, di ronzanti mosconi. Fluttua nell’aria quasi un resto di profumo vendemmiale e insieme l’eco di allegri richiami, di cantilene meridiane, di risa e chiacchiere strepitose protratte per le placide notti bagnate e benedette di luna.
Ciò era appena ieri: eppure sembra già così lontano! (A. S. Novaro)

Autunno
Ecco, è l’autunno.
D’un verde più cupo, più gialli e più rossi, gli alberi rendono freschi e dolci i villaggi dell’Ohio, con le foglie che tremolano a un mite vento, le mele pendono mature nei frutteti, pendono i grappoli dai pergolati (avverti l’aroma dei grappoli sui tralci? Senti l’odore del grano saraceno, dove testè ronzavano le api?).
Su tutto si apre il cielo, così limpido e calmo dopo la pioggia, e con mirabili nubi; anche al disotto è tutto calmo, pieno di vita, bello; il podere è in fiore. (W. Whitman)

Pomeriggio d’autunno
I conigli erano stranamente audaci quel pomeriggio; continuavano a sbucar fuori da ogni parte intorno a noi e a lanciarsi giù per la scarpata come se stessero giocando un loro gioco speciale. Ma gli animaletti ronzanti che vivono nell’erba erano tutti morti: tutti meno uno; mentre me ne stavo lì steso sulla terra calda, un insettino di un verde tenero pallidissimo uscì fuori dall’erba saltellando penosamente e tentò di raggiungere con un balzo un ciuffo di campanule. Non vi riuscì, cadde indietro e rimase lì con la testa abbassata fra le lunghe zampe, le lunghe antenne vibranti come se aspettassero che qualcosa giungesse a finirlo… (W. Cather)

Vien l’autunno a Venezia
L’estate se ne va bruscamente, senza lasciare strascichi di sorta. Cola a picco nei canali come una vecchia gondola logora. E ci si accorge del suo passaggio dal diradarsi dei turisti che, in numero sempre più esiguo, occupano i tavoli dei caffè di piazza San Marco. In quelle file gloriose riempite fino a ieri da un pubblico dorato e fittizio, si sono fati a un tratto dei vuoti melanconicissimi. Ormai le poche persone che vi si attardano verso sera non sono più nemmeno forestieri smarriti, ma clienti abituali, tipi del luogo, che si confusero nei mesi estivi con la grossa ondata turistica, per poi rimanere scoperti sulla gran piazza come gusci di riccio e ossa si seppia sulla spiaggia. Intanto l’autunno veneziano si accompagna a questo vasto senso di esodo e di solitudine inattesa. I crepuscoli scendono rapido, soverchiamente bruni… (V. Cardarelli)

Sulla spiaggia d’autunno
Le giornate erano ancora tanto lunghe che bastava fermarsi un momento a guardarsi dattorno, per sentirsi isolati come fuori dal tempo. Stefano aveva scoperto che il cielo marino si faceva più fresco e come vitreo, quasi ringiovanisse. A posare il piede nudo sulla sabbia, pareva di posarlo sull’erba. Ciò avvenne dopo un groppo di temporali notturni…
Ritornò il sereno, ma a mezza mattina, l’incendio, la lucida desolazione della canicola, erano ormai cosa lontana. Certe mattine Stefano  s’accorgeva che grosse barche da pesca, a secco sulla sabbia e avvolte di tela, erano state spinte in mare nella notte; e non di rado i pescatori che non aveva mai visto prima, si lasciavano sorprendere a smagliare reti ancora umide. (C. Pavese)

Gli ultimi bagnanti Venne l’autunno: si era levato il promo vento gagliardo. In cielo si incalzavano lembi di nuvole sottili e grige. Il mare fosco, sconvolto, era tutto coperto di schiuma. Onde altissime si avvicinavano con terribile inesorabile calma, si incurvavano maestosamente formando una cavità verde cupa lucida come il metallo, poi si rovesciavano sulla spiaggia con fragore di tuono. La stagione era finita. Quella parte di spiaggia di solito gremita d’una folla di bagnanti, già quasi sgombra di cabine e con pochi seggiolini di vimini pareva ormai morta. Ogni tanto un gabbiano sfrecciava sul mare gettando il suo grido di uccello rapace. Toni e Morten contemplavano le verdi pareti delle onde, tappezzate di alghe, che avanzavano minacciose e s’infrangevano contro la roccia, in quell’eterno fragore che stordisce, rende muti e distrugge la sensazione del tempo. (T. Mann)

Bosco d’autunno Piove, l’aria autunnale discende dai boschi, toccati da una fiamma che diventa sensibile di giorno in giorno. L’autunno comincia così a bruciare questa tenera vegetazione. Lo so, i castani sono fragili, impallidiscono alla prima burrasca, poi passano attraverso tutta la ricchezza del rosso e del giallo: quel rosso e quel giallo vegetale, che sembrano morire e invece durano due, tre mesi, finchè il vento gelido non li polverizza. (M. Ferro)

Bosco d’autunno Nel bosco, l’autunno aveva già disegnato nettamente i confini tra il mondo delle conifere e il mondo delle foglie. Il primo si rizzava in profondità come una parete cupa, quasi nera, mentre il secondo traluceva qua e là con macchie rossodorate. La terra, piena di buche e nei solchi della foresta percorsa e indurita dai geli mattutini, era fittamente cosparsa e come lastricata dalle foglie del salice piangente, aride, secche e accartocciate. L’autunno sapeva di quell’amaro fogliame bruno e di infiniti altri aromi. (B. L. Pasternak)

Il lamento dell’albero E’ bastato il fruscio della foglia a scuotere l’albero che comincia a lamentarsi. D’albero in albero, il lamento si estende; tutto il frutteto è agitato, e sembra che non sia il vento a scuoterlo, ma una forza interiore un’angoscia mista a rivolta. Giù tutte le foglie! E’ inutile  tenerle quando non sono più parte viva del ramo: e con le foglie cade anche qualche frutto: la pigna si spacca e i pinoli si staccano e cadono. I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si sbattono in una lotta leggera. (G. Deledda)

Cadono le foglie Un continuo mormorio, un sussurro continuo correvano per il bosco: parole di congedo delle foglie, che cadevano dai cespugli e dagli alberi. Una volta avevano cantato il cantico della loro forza vitale, sotto il venticello che le agitava, un cantico con molte strofe: dal tenero sussurro allo stormire cupo e doloroso. Quando germogliavano sotto l’invito e il bacio del sole primaverile, erano d’un verde pallido, quasi giallo, come il cielo all’inizio del giorno. Saldamente attaccate ai rami, ai ramoscelli sottili, ai virgulti oscillanti, si sarebbe detto che dovessero essere eternamente giovani. Poi, percorse dal succo nutritivo, crescevano e diventavano d’un verde più intenso. Alcune avevano il rovescio argenteo, velato da una deliziosa peluria bianca; altre erano vigorose e lisce, molte mandavano un odore gradevole… Ora lo smalto era sparito, svanito l’aroma, scomparsi i superbi colori. L’età toglieva ad alcune la luminosità argentea, ad altre la levigatezza compatta. Ora erano secche, senza forze, raggrinzite. (F. Salten)

 

Dettati ortografici: Autunno – tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Racconti per l’autunno

Racconti per l’autunno – una raccolta di racconti per la scuola d’infanzia e primaria.

Racconti per l’autunno – La vite tagliata
C’era una volta un uomo, piccolo, magro, dispettoso come una scimmia, che possedeva un bellissimo orto,e, meraviglia di tutto il paese, una magnifica vite che a settembre maturava certi grappoli d’uva che erano una bellezza.
L’omino magro l’aveva avuta in cambio di una grossa somma di denaro, da un mercante di passaggio. Immaginate come restò quando seppe che il suo vicino aveva piantato anche lui una vite che si arrampicava sul muro che divideva i due orti. L’omino maligno, dalla rabbia, non poteva dormire la notte, e quando gli riusciva di appisolarsi un po’, sognava che la vite del vicino cresceva, cresceva, fino a soffocare la sua.
Un bel giorno, decise di andare a trovare il suo rivale. Il vicino lo accolse con grande cortesia, ma quando seppe il motivo della visita scrollò il capo.
“No, caro vicino, la vite non la vendo. Ho una bambina che gusta quei grappoli come se fossero di miele. Posso toglierle questa gioia? L’avete voi, la vite; posso averla anch’io.”
L’omino maligno, visto che non la spuntava con le buone, decise di ottenere il suo scopo con le cattive. Una sera, era d’inverno e la notte era buia, aspettò che tutti fossero andati a letto, poi uscì pian piano dalla sua casa, e nelle mani aveva un grosso paio di forbici da giardiniere. Scavalcò il muro e penetrò nell’orto del vicino come un ladro. Eccola, la pianta tanto invidiata! Era spoglia, tutta rami secchi e viticci spezzati. L’omino le si accostò pian piano e giù, grandi colpi di forbici, di diritto, di traverso, e i bei rami troncati caddero con un fruscio lieve come un sospiro. Della povera pianta non rimase che il tronco.
Compiuta la sua cattiva azione, il malvagio omino scavalcò di nuovo il muro e se ne ritornò, tutto contento, a casa. L’indomani mattina, quando il vicino vide quello scempio, restò male e la sua bambina pianse, pensando che in autunno non avrebbe più mangiato quei bei grappoli succosi che le piacevano tanto, ma poichè a tutto ci si rassegna, anche loro si rassegnarono alla loro bella pianta perduta e non dissero neppure niente al cattivo vicino per non guastarsi il sangue.
Invece la vite, a primavera, germogliò. E così mutilata e priva di rami, mise tutto il suo vigore nei nuovi germogli che crebbero con maggior forza e, quando fu autunno, maturò certi grappoli succosi e grossi come non se n’erano mai visti.
La vite dell’omino cattivo, invece, mise una gran quantità di foglie larghe come ombrelli, ma di grappoli nemmeno uno per cavarsi la voglia.
Così l’omino invidioso fu punito e gli uomini, da quella volta, potarono sempre la vite.
M. Menicucci

Racconti per l’autunno – L’albero dorme

Un bambino molto piccolo non aveva mai visto un albero perdere le foglie.
“Oh” esclamò, quando vide il bell’albero spogliato “mi dispiace che tu sia diventato così! Eri tanto bello!”.
“Non ti rammaricare!” rispose l’albero “Ho perduto la mia veste verde, ma non per sempre. A primavera le foglie ritorneranno e torneranno anche i fiori e i frutti. E tutto sarà come prima”.
“E durante l’inverno che cosa farai?” chiese il bambino.
“Nulla farò” rispose l’albero. “Mi addormenterò di un sonno lungo lungo e così non sentirò il freddo. Ma a primavera mi risveglierò e sarà una bellissima cosa”.
“Verrò a svegliarti io!” disse il bambino. “Ti assicuro che non me ne dimenticherò”.
“Non importa” replicò l’albero allegramente “Non importa che tu venga. Ci penserà il sole, ci penseranno gli uccellini a svegliarmi”.
“Bene” disse il bambino “ma io verrò lo stesso e batterò le mie manine sul tronco”.
L’albero rise dell’insistenza dolce del bambino, poi ebbe un lungo brivido e si addormentò.
M. Menicucci

Racconti per l’autunno – La castagna
C’era una castagna insieme ad altre due sorelline, dentro il suo astuccio spinoso. E stava molto calda e morbida perchè quell’astuccio di fuori aveva le spine, ma dentro aveva una bella pelliccetta soffice.
La castagna diventava sempre più grossa, finchè un giorno ruppe il riccio e si affacciò.
“Com’è bello il mondo!” disse. Forzò l’apertura e cadde per terra. Era una bellissima castagna lucida e grossa.
“Buongiorno, castagna!” disse la formichina che passava.
“Dove vai?” chiese la castagna che aveva voglia di chiacchierare.
“Vado a portare questo granellino al formicaio”
“Buon lavoro, formichina!”.
E la formichina se ne andò.
Venne un grillo.
“Buongiorno castagna!”
“Anche tu porti un granellino al formicaio?”
Il grillo si mise a ridere.
“Quelle son faccende da formica. Io suono il violino”. E si mise a suonare una bellissima melodia.
“Sei bravo” disse la castagna. “Ora ricordo di averti sentito suonare quando ero chiusa nel riccio”.
“Forse mi nomineranno re di tutti i grilli!” disse il grillo dandosi grande importanza.
Un fungo, che era nato nella notte, si mise a ridere.
“Forse ti nomineranno re di tutti gli sciocchini!” disse.
“E io cosa diventerò?” chiese la castagna. “Sono ancora nuova e non lo so”.
“Polenta” disse il fungo. “Oppure castagnaccio. Ma forse caldarrosta”.
Venne una bambina e raccolse la castagna.
“Com’è bella!” disse, e se la mise in tasca.
Quando arrivò a casa la dette al fratellino piccolo, perchè ci giocasse e quella castagna non diventò polenta e nemmeno castagnaccio. Non fu nemmeno caldarrosta; diventò un giocattolo per un bambino piccolo, e fu molto contenta lo stesso.
M. Menicucci

Storia di una foglia

Nacqui come foglia d’albero in mezzo a un bel campo. Il mio primo amore fu il sole, il mio primo gioco l’altalena col vento. Ma poi vidi sbocciare vicino a me, sui rami del mio albero, i fiori ed ebbi invidia dei fiori che erano più belli di me.
Ma vidi ingrossare, al posto dei fiori, i frutti colorati e polposi ed ebbi invidia dei frutti.
Ma trascorsero le settimane e molti di quei frutti furono colti e morsi e ingoiati dagli uomini; altri caddero a terra e marcirono e allora ebbi pietà anche dei frutti mentre io rimanevo fresca e verde nell’aria ancora tiepida in alto.
Ma venne il novembre e mi feci gialla e grinzosa; uno strappo rabbioso del vento mi divelse dal ramo e caddi anch’io sulla terra fradicia.
Ebbi pietà di me stessa e invidiai il maestoso tronco che rimaneva intatto e dritto a dispetto dell’inverno.
Ma prima ancora che mi disfacessi tutta vidi arrivare due uomini armati di ascia e di accetta che si avvicinarono all’albero mio padre e cominciarono a colpirlo barbaramente giù in basso per farlo cadere.
E seppi dai loro discorsi che era destinato al fuoco della famiglia.
E allora, sul punto di essere annientata, ebbi il tempo di sentire una immensa pietà per l’albero dove ero nata.

(Giovanni Papini)

Racconti per l’autunno – Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Dettati ortografici per i frutti dell’autunno

Dettati ortografici per i frutti dell’autunno. Una collezione di dettati ortografici per la scuola primaria sui frutti dell’autunno: funghi, uva, castagne, frutta secca, ecc…

Funghi

Il bosco si è ripopolato di funghi. Curvi sotto un gran cappellone, i porcini; altri grassocci, tondi come osti, altri ancora più piccini, col cappuccio, un po’ storti, riuniti a famigliole simili a funghi bambini, bruni, giallicci e bianchi, sporchi di fango, fanno capolino qua e là, nascosti sotto il cumulo delle foglie, sul terriccio molle, su muschio, dietro gli alberi. (F. Tombari)

Il grappolo d’uva

Il grappolo d’uva occhieggia fra i pampini con i suoi chicchi maturati al sole. Chicchi d’oro, chicchi bruni, così belli e dolci che il bimbo, al solo vederli, tende le mani, pieno di desiderio. Chicco dopo chicco, ben presto del bel grappolo non resta che il raspo.

L’offerta

Il sole pallido batte sulla siepe e sul bosco. Disegna con le ombre degli stecchi e dei rami strane figure sulla terra imbiancata dal freddo. Ma su quella ragnatela di scarabocchi oscuri si accendono i colori delle bacche, risaltano le sagome della frutta secca. Pare che il mondo delle piante si sia spogliato per rendere più visibile l’offerta dei suoi dono agli uccelli che si preparano al lungo volo, agli animali che si preparano al grande digiuno e al lungo sonno.

La vendemmia

Gli allegri vendemmiatori si spargono nella vigna, armati di cesoie e di panieri. Ad uno ad uno, i bei grappoli vengono staccati dal tralcio e cadono nelle ceste. Le ceste ricolme sono rovesciate nei tini dove un uomo, a piedi nudi, pigia l’uva. Ecco il mosto dolce e profumato. E’ una fatica allegra. Tutti sono nelle vigne, perfini i bambini più piccini; ognuno ha il suo grappolo da portare nel tino.

I semi del pino

E’ venuto il vento e ha seccato l’aria. Le pigne si aprono crepitando. Poi, nel chiarore del nuovo mattino, si vedono volteggiare piccole eliche. Sono i semi del pino: quasi puntini neri, tanto sono piccoli. Da questi “puntini” nasceranno i pini marittimi: i giganti che combattono contro il vento, per donare all’uomo terra buona ed aria purissima.

Nella vigna

L’uva è stata vendemmiata. Fra i tralci c’è rimasto solo qualche grappolino dimenticato dal vendemmiatore, ma non dimenticato dalle vespe che vi ronzano attorno, ansiose di succhiare la bella polpa zuccherina.

La castagna

La castagna è un frutto prezioso. L’albero delle castagne è il castagno. E’ un albero alto e ricco di rami. Il bosco di castagni si chiama castagneto. La castagna è protetta dal riccio spinoso. Dalla castagna si ottiene una farina dolciastra che serve per preparare i dolci. Io mangio volentieri le castagne arrosto e lessate. Al mattino incontro il venditore di caldarroste. Conosco un indovinello che dice: “Il riccio pungente, la buccia lucente, si mangiano cotte, arroste o ballotte”.

Il mosto bolle

Il mosto bolle nelle buie cantine. Un odore acuto si sprigiona dai tini. E’ pericoloso entrare nelle cantine quando il mosto bolle. Ma il contadino prudente lo sa; e, quando vi scende, accende una candela. Se la candela si spegne, egli sa che c’è pericolo e si affretta a risalire.

Caldarroste

Sull’angolo della strada è già comparso il solito carretto che si annuncia da lontano con l’odore delle castagne arrostite. Il fornello ha la bocca rossa; la grande padella forata, messa lì sopra, viene scoperta di tanto in tanto per rimestare le castagne, e manda una fumata.

L’uva è matura

L’uva è matura e fra i pampini s’intravedono i grappoli grossi e lucenti. Tac tac, si sente il rumore delle cesoie che recidono i tralci e i grappoli che vanno a cadere nelle ceste. Le ceste colme sono poi rovesciate nei tini, dove l’uomo è già pronto per pigiare i grappoli e spremerne il buon mosto profumato.

Le castagne

Gli alberi del bosco dicevano al castagno: “Tu non dai che spine e foglie”. Venne l’autunno, e gli alberi tristi e soli si lamentavano ancora: “Non abbiamo più frutta. Non abbiamo più bacche. Sono fuggiti gli uccelli, sono fuggiti i bambini. E tu, vecchio castagno, ancora non dai che spine”. Il castagno taceva e soffriva. E soffrì tanto che i suoi frutti spinosi si ruppero e… tac tac tac, caddero le castagne scure sulle foglie morte. Le vide un bambino. Chiamò i compagni. E, nel bosco, pieno di canti e di voci, tornò per alcuni giorni la gioia, come a primavera. (Comassi – Monchieri)

La vite

La vite, in primavera, ha fiorito, ma non ha fatto fiori vistosi, bensì dei fiorellini minuti e modesti. Questi, dopo essere stati visitati dagli insetti, ghiotti del dolce nettare che essi contengono, si sono poi trasformati in chicchi dolcissimi. E ora, dalla vite, pendono grossi grappoli color d’oro e di rubino che sono un frutto squisito e sano.

La raccolta delle castagne

Uomini, donne, ragazzi, raccolgono le castagne su per il bosco. Dai ricci secchi e spaccati, le castagne sono ruzzolate in terra tra l’erba e i ciuffi delle felci. Le castagne vengono gettate nel paniere, che ciascuno di quei montanari porta al braccio. Come son belle, gonfie, lustre! I ragazzi vuotano i panieri colmi nei sacchi, giù presso la viottola grande. Poi passerà il carro per portare i sacchi a casa. (G. Fanciulli)

La pigiatura

Quando il tino è pieno di grappoli, vi entra un baldo giovanotto, a piedi nudi, che comincia un allegro ballo. Dall’uva schiacciata esce il succo, il mosto dolcissimo e profumato. Esso viene messo in tini capaci e, nella profondità della cantina, bolle e, come meglio si dice, fermenta. Dopo qualche tempo, non è più mosto: è vino.

La stagione delle castagne

La stagione delle castagne è anche quella del vino e le due opere si incrociano. Grandi faccende da per tutto. Mentre in paese gli uomini provvedono ai tini, le donne e i ragazzi s’inerpicano su su nei boschi a raccogliere le prime castagne. Sotto le grandi chiome dei castagni, i richiami, le voci, i canti hanno un tremolio, un calore come di eco. Tratto tratto le sassate improvvise dei ragazzi saettano le chiome. Con un tonfo pieno, qua e là i ricci cadono da sè sulla terra morbida; ne sgusceranno castagne tutte nuove, umide e ammiccanti come occhi. E questa è vendemmia dei ricchi e dei poveri; il castagno è una buona pianta che qualcosa dà a tutti. “La castagna ha la coda: chi l’acchiappa è la sua!”. Questo vuol dire che le castagne che cadono nei viottoli del castagneto sono di chi le prende. (P. Pancrazi)

La vendemmia

L’epoca della vendemmia è la più lieta di tutto l’anno. Nessun altro prodotto della campagna, neppure le spighe d’oro, è portato a casa in mezzo a tanta festa. Nei lavori della vendemmia tutti possono essere utili. Curve sui filari le fanciulle e le donne, avvolti intorno al capo i loro bei fazzoletti colorati, muovono rapidamente le forbici tra i pampini e staccano i grappoli che pongono con cura dentro i canestri posti ai loro piedi. Gli uomini con le bigonce si avvicinano e versano in esse l’uva dei cesti, piano, sospingendola con le mani. (R. Lombardini)

La castagna 

Il castagno fiorisce in maggio – giugno. I suoi fiori sono di due specie. Alcuni sono ricchi di polline giallo; quando questo viene portato via dal vento i fiori seccano e cadono. Alcuni fiori invece ricevono il polline trasportato dal vento e dagli insetti, si ingrossano e diventano castagne. Il frutto matura da settembre a novembre. Il riccio è la buccia verde e spinosa in cui sono racchiuse una, due o tre castagne.  La polpa bianca, molto nutriente, della castagna è protetta da due bucce: quella esterna è bruna, lucida e dura, più chiara alla base perchè unita al riccio; quella interna è bionda, sottile e pelosa. Ci sono molte varietà di castagne: la più grossa e saporita si chiama marrone. Il frutto dell’ippocastano, o castagno d’India, è simile alla castagna, ma non si può mangiare perchè è di cattivo sapore. La raccolta delle castagne avviene in autunno con la bacchiatura, così chiamata perchè i contadini fanno cadere le castagne percuotendo i rami della pianta con un bastone grosso e lungo detto appunto bacchio. Le castagne si mangiano lessate, arrostite (caldarroste), o condite (fatte bollire in uno sciroppo di zucchero). Per conservarle i montanari usano ammucchiare le castagne sotto ricci vuoti, foglie e terriccio. Un altro metodo per la conservazione delle castagne è quello di affumicarle, bagnarle e farle seccare più volte: preparate così, vengono vendute sciolte o infilate a treccia. Le castagne possono anche essere seccate a fuoco in appositi recipienti; poi si sbucciano e si hanno così le castagne pelate o peste, che si mangiano cotte in acqua con un po’ di vino, o nel latte. Con la farina di castagne si fa il castagnaccio, una torta casalinga con l’aggiunta di noci e pinoli.

La vite

Il contadino coltiva la vite in filari, a festoni,  a pergolato. La vite ha un fusto contorto e i rami (tralci) che si afferrano con facilità ai sostegni per mezzo dei viticci. Le foglie (pampini) sono larghe, a forma di cuore, con contorno dentellato. La vite produce grappoli d’uva scura o bionda. Ogni grappolo è composto di un raspo e di acini tondi o allungati. La polpa dell’acino è rivestita da una buccia resistente e contiene alcuni semi, detti vinaccioli. La vite viene attaccata da un piccolo insetto, la fillossera, che punge le radici e provoca la morte della pianta. Un altro parassita della vite è la peronospora che il contadino combatte con lo zolfo. La vite preferisce colline piene di sole, ma prospera bene anche in pianura ed in montagna, non oltre i mille metri. In Italia, perciò ci sono tante varietà d’uva. L’uva dell’Italia meridionale è zuccherina; quella dell’Italia settentrionale è più acida. La vendemmia avviene a settembre ed il raccolto dell’uva in Italia è uno dei più ricchi. Noti in tutto il mondo sono i vini italiani.

La vite e l’uva

Nelle antiche mitologie esiste la leggenda del primo che piantò la vite. Per gli Egiziani fu Osiride, per i Greci Dioniso che, allevato dalle Ninfe, era nutrito da queste con grappoli d’uva. Gli Indiani, che facevano col succo d’uva sacrifici agli dei, chiamarono questo succo vinas, cioè amato. E quando gli Arabi penetrarono in Europa, vi portarono questa parola: “vino”.
La coltivazione della vite è antichissima e se ne sono trovate tracce anche nei villaggi di palafitte.
Le foglie della vite si chiamano pampini, i rami tralci e i loro filamenti attorcigliati, che si avvinghiano ai sostegni, viticci. Il grappolo è composto di acini (o chicchi) che sono bacche contenenti i semi o vinaccioli. L’acino è costituito dalla buccia e dalla polpa. La buccia può essere di colore verde che assume varie gradazioni, quando non di tratti della cosiddetta uva nera che assume invece una tinta violacea più o meno scura.
La buccia è ricoperta di uno strato di cera che ha il compito di difendere l’acino dalla pioggia e dalla puntura degli insetti. Questo strato cereo si chiama pruina.
L’Italia fu chiamata anticamente Enotria, dalla voce greca oinòs che vuol dire vino, quindi, terra del vino.
La vite prospera in regioni temperate e anche in quelle calde purchè abbia un sufficiente grado di umidità. Si conoscono numerosissime varietà di uva non soltanto in relazione al colore, ma anche al sapore, alla consistenza della polpa, all’uso, ecc… Si hanno quindi uve da tavola e uve da vino.
Nemici della vite sono la filossera, un insetto dannosissimo che può distruggere interi vigneti e la peronospera, malattia causata da un fungo.

Il vino

L’uva viene pigiata in capaci tini e se nei tempi passati questa operazione si faceva coi piedi, oggi generalmente viene fatta con apposite macchine pigiatrici.
Dall’uva schiacciata si ricava il mosto, un liquido dolce, dal caratteristico profumo.
Dopo qualche giorno, il mosto fermenta. Anticamente si davano le versioni più disparate di questo fenomeno che non si sapeva spiegare. Fu Pasteur che, per primo, scoprì come la fermentazione fosse dovuta a speciali microorganismi esistenti sulle bucce e che, trasportati dall’aria sulle sostanze zuccherine dell’uva, si sviluppano e sono la causa della trasformazione dello zucchero in alcool e anidride carbonica. Il liquido perde così il suo sapore dolce; l’alcool resta nel vino, mentre l’anidride carbonica si disperde nell’aria dopo essere salita alla superficie del liquido smuovendo la massa.
L’anidride carbonica è un gas irrespirabile. Ecco perchè la permanenza nelle cantine durante la fermentazione costituisce un pericolo che può essere anche mortale. E’ prudente, quindi, scendere in cantina con una candela accesa. Se la candela si spegne vuol dire che esiste anidride carbonica in eccesso.
Quando la fermentazione è compiuta, si tolgono le bucce ed i semi. Il vino è composto di una gran quantità di acqua, una piccola quantità di alcool, vitamine, sostanze varie ed enocianina, che è la sostanza colorante contenuta nelle bucce.
Se si espone il vino all’aria, dopo un po’ esso diventa aceto per opera anche questa volta di microorganismi vegetali che formano, alla superficie del liquido, un velo detto appunto madre dell’aceto. Questi microorganismi trasformano l’alcool in acido.

Vendemmia

Nelle ultime settimane di agosto il paese mutava, si agitava, pareva ammalarsi d’ansia. Cantine, che per noi non aerano mai state porte chiuse, con un buco sulla soglia per i gatti, si aprivano, rivelandoci androni bui in cui troneggiavano cupamente tini, botti e qualche misteriosa macchina, simile a un gigante che avesse per petto un’enorme vite di legno e per testa una trave di traverso. (E. Cozzani)

Vendemmia

Tutto il paese fa la veglia, tra le vasche e le botti, e mangia sorbe bagnate nel mosto e tracanna bicchieri di vino fermentato, che sprizza vivido e vermiglio dai tini coperti di graspi. Solo all’alba, quando la stella del giorno è lassù a sfiammare nello spazio e annuncia il primo chiarore, il paese va a riposare.
La vendemmia durava due settimane, tra la raccolta delle noci e le prime semine. Così la stagione, dopo tanto pacato indugiare, cadeva spossata: si alzavano le prime nebbie, partivano gli uccelli, e la campagna si spogliava al vento d’autunno. (G. Titta Rosa)

Vendemmia

L’afa era ancora pesante, il cielo velato di vapori. La pioggia doveva essere assai lontana, e si cominciò la vendemmia. Nelle vigne popolate di vespe e di calabroni i grappoli appena punti si disfacevano. Un odore denso era dappertutto. Le donne si sparsero per il campo con le loro ceste sul capo, e si adagiavano sotto le viti. Le dita si appiccicavano legate dai succhi e dalle ragnatele. Nell’aria si intonavano canzoni cui si rispondeva da vite a vite, e i peri e i peschi buttavano giù con un tonfo qualche frutto troppo maturo.
Verso mezzogiorno il palmento si riempì d’uva e fu il primo convegno delle vespe che salivano stordite alla superficie dei grappoli. L’aria era divenuta di miele, e l’aroma delle piante bruciate dal sole si mescolava a quello dolce e inebriante delle uve che non riuscivano più a contenere i succhi e che si disfacevano, un grappolo sull’altro, nel reciproco peso. (C. Alvaro)

Si vendemmia

In ogni vigna si vendemmia: l’uva bianca e l’uva nera passa dalle mani invischiate delle ragazze che la mondano degli acini secchi o guasti e ne riempiono ceste e bigonce. Ronzano vespe e mosche ubriache. Il sole scotta ancora: le ombre del pomeriggio sono brevi, raccolte ai piedi dei tronchi, nascoste nelle siepi. Frullano per ogni dove, passi di gioia, schiere di uccelli; anche per essi si vendemmia. Da una vigna all’altra i canti si chiamano, si rispondono, tacciono; e s’ode un’accetta, in quel silenzio a un tratto slargato, battere nel bosco vicino. Poi il rumore d’un carro, le voci del paese dalle aie, un fischio lontano. Il giorno pare che riposi su se stesso, adagiato in un calmo dorato sopore, in un tempo che sembra fermo, come in uno specchio.
Le poche, scarse nebbioline azzurre della mattina se l’era assorbite il cielo, bevute il sole. Saluto dal monte cinto di nuvole arrossate, il sole s’era avviato a varcare la curva dello spazio con vittoriosa lentezza. Ora comincia a discendere, e pare che i colli si alzino con le lunghe loro ombre per seguirlo. Poi, poco prima che giunga la sera, un grillo si mette a cantare tutto solo. Chiama la notte, la luna. (G. Titta Rosa)

La sfogliatura

Pochi uomini intorno alla macchina. Le grosse pannocchie incartocciate venivano immesse in una specie di imbuto e da una bocca situata in basso, simile a una pioggia d’oro, usciva una cascata di chicchi che rimbalzavano a terra dove il mucchio si elevava.
Dall’altro lato i tutoli, e le foglie che prima avvolgevano le pannocchie, venivano rigettati al di fuori da due diverse aperture.
Un uomo spalava i chicchi che più tardi sarebbero stati distesi sull’aia e rivoltati accuratamente per la completa asciugatura; intanto una ragazza ammucchiava con un rastrello i tutoli che sarebbero serviti per avviare il fuoco. Un’altra ragazza affastellava le foglie crocchianti dentro le quali, con alti strilli di gioia che superavano il ronzio della macchina, i bambini facevano le capriole. (Q. P. Fontanelli)

La sfogliatura del granoturco

Un canto di più voci, lento e dolcissimo, che scende da una casa buia, mi conduce su per una scala di pietra di un granaio dove in dieci o dodici stanno sfogliando il granoturco. Seduti in cerchio, uomini, donne, fanciulli, fra i cartocci già alti sull’impiantito; in mezzo al cerchio pende una lacrimosa lanterna da stalla. L’ombra di questa lanterna si distende su ogni cosa; la sua fioca luce sembra il riflesso di un lontano lume.
I cartocci si aprono come strani fiori, i loro gambi si spezzano crocchiando e le pannocchie stupendamente lucide e compatte vanno a cadere nel mucchio. (U. Fracchia)

La bacchiatura delle noci

Sotto la pertica lunga sbattuta con forza addosso ai rami, le belle noci cascano con tonfi umidi e sordi sul muschio del piede dell’albero, e i loro malli, spaccandosi, cacciano odore di verde e di radici. I bambini, che naturalmente alla festa non mancano, è il loro mestiere raccogliere nel sacco e portarle fino a casa; dove, riposte in solaio o in dispensa, saranno ambito companatico alla lieta merenda. Tanto che un proverbio dialettale lombardo, con una rima che in lingua non torna, dice che pane e noci è mangiare da sposi, volendo dire che è molto gustoso. (C. Angelini)

La vite

La vite è una pianta sarmentosa, provvista di radici molto sviluppate e minutamente ramificate (radici capillari o barboline).
La radice continua nel fusto o ceppo, che si eleva più o meno da terra e si dirama nelle branche sulle quali sono inseriti i rami di uno o due anni, detti tralci.
Questi sono lunghi, esili, cilindrici e ingrossati ai nodi.
I tralci, quando sono ancora allo stato erbaceo, si chiamano cacciate e terminano col germoglio. Il tratto che corre tra un nodo e l’altro è detto internodo; esso contiene un midollo molto sviluppato, interrotto da un diaframma legnoso in corrispondenza dei nodi.
Sui nodi dei tralci si trovano le gemme dormienti, che si formano d’estate e danno in primavera i tralci fruttiferi. Invece le gemme che si sviluppano subito dopo formate si chiamano gemme pronte e danno rami inutili, che si chiamano femminelle.
Sul legno vecchio talora spuntano, da gemme latenti, tralci detti succhioni, che non portano frutto.
Le foglie sono palmate, dentate, lobate (divise in tre o cinque lobi divisi a loro volta dalle rispettive insenature). La pagina inferiore è spesso pelosa o feltrata. I viticci o cirri sono organi filiformi, coi quali la vite si attacca a sostegni durante il suo sviluppo.
I grappolini dei fiori in boccio si chiamano lame fiorifere.
I fiori sono minuti ed odorosi.
Il grappolo è formato dal graspo, nel quale si distinguono: la raffide, cioè l’asse principale; i racemi, ossia le diramazioni secondarie ed i pedicelli, ai quali sono attaccati gli acini.
La buccia è ricoperta da una sostanza biancastra, di natura cerosa, detta pruina.
Gli acini contengono da uno a quattro vinaccioli.

Perchè il vino, che deriva dall’uva, ha un sapore così diverso?

Quando l’uva viene pigiata nei tini o nella pigiatrice, il suo succo si trasforma in mosto. Questo sembra bollire e gorgoglia continuamente. Che cosa succede? Nel mosto si trovano certi funghi piccolissimi chiamati saccaromiceti (funghi mangiatori di zucchero). Questi funghi si raccolgono sugli acini sin da quando l’uva, ancora sulla pianta, comincia a maturare e con essa passano nei tini. Appena l’uva viene pigiata, si mettono in alacre attività: cominciano a nutrirsi e a produrre, in conseguenza, un gas, l’anidride carbonica; è questa che, salendo attraverso il liquido, per uscire all’aria fra gli altri gas, fa gorgogliare. Attenzione! E’ un gas venefico: gli ambienti dove il vino fermenta devono avere tanti finestroni; guai a lasciarli chiusi, anche se solo per poco si può anche morire, uccisi dall’anidride carbonica, che gli operai degli stabilimenti vinicoli chiamano lupo. Ma, mangiando lo zucchero, i saccaromiceti, e questo è il buon servizio che ci rendono, lo trasformano in alcool, che dà la gradazione e il sapore al vino. Il vino viene lasciato nelle botti, sul fondo delle quali si sedimentano le impurità. Dopo un po’, perciò, il vino va travasato in altri recipienti puliti

Gli agrumi, riserva di sole e di vitamine

Pochi frutti riscuotono in tutto il mondo tanto successo quanto gli agrumi. Aranci, mandarini, limoni, cedri, pompelmi sono divenuti oggetto di un commercio attivissimo e redditizio che non si limita a rifornire le nostre tavole di frutti gustosi e decorativi, ma costituisce la materia prima per molti impieghi industriali. Gli agrumi trovano infatti largo impiego in profumeria, farmacia e nella fabbricazione delle bevande dissetanti. Con aranci e mandarini sono stati ottenuti incroci interessantissimi, come i mandaranci e le clementine.
(P. Tombari)

Dettati ortografici – I frutti dell’autunno. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Grazie per i frutti – una canzoncina pentatonica per i pasti

Grazie per i frutti – Canto pentatonico sul tema dei frutti autunnali, semplice anche da suonare col flauto dolce.

E’ un classico nelle scuole d’infanzia steineriane per accompagnare il momento della merenda e del pranzo, seguita dalla recitazione di questa poesia (autore ignoto):

“Terra tu cibo ci hai dato
sole tu l’hai maturato
cara Terra
Sole amato
il nostro cuor vi è tanto grato…
(dandosi tutti la mano)
… e buon appetito a tutti!”

Testo del canto Grazie per i frutti:

Dolci frutti, messi d’or,
son del sole doni;
che coi raggi e col calore
crescon sani e buoni.
Madre Terra in ogni dì
noi la ringraziamo,
poichè i semi custodì
fino a germogliare.

Qui puoi ascoltare la melodia in mp3 e stampare lo spartito qui:

Esperimenti scientifici per bambini – Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie

Esperimenti scientifici per bambini – Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie. Per vivere le piante prendono l’acqua dal terreno e l’anidride carbonica dall’aria, e  utilizzano la luce solare per trasformare acqua e anidride carbonica in glucosio attraverso un processo chiamato fotosintesi, che avviene anche grazie ad una sostanza chimica chiamata clorofilla. La clorofilla è anche ciò che dà alle piante il colore verde.

Durante l’inverno la quantità di luce e di acqua a disposizione delle piante diminuisce, e gli alberi entrano in uno stato di minore attività: la clorofilla verde scompare dalle foglie, e via via  cominciamo a vedere i colori giallo e arancio. Piccole quantità di questi colori sono sempre stati presenti nelle foglie, anche quando ci apparivano verdi. Ma non potevamo vederli perchè coperti dal verde della clorofilla.

Durante le giornate autunnali la luce diventa via via minore, e siccome la clorofilla viene prodotta grazie alla luce, anche questa diminuisce, e il  colore verde inizia a svanire dalle foglie. Allo stesso tempo, le concentrazioni di zucchero in aumento causano un aumento della produzione di pigmenti di colore rosso (pigmenti antociani), arancio-giallo (carotenoidi) e marroni (tannini), che non hanno bisogno della luce per formarsi.

Insomma in autunno vediamo le foglie gialle, marroni ed arancioni perché la clorofilla, che maschera gli altri colori, si degrada .

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Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore Esperimenti di cromatografia

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Gli esperimenti di cromatografia consentono di separare tutti i colori nascosti in quello che in apparenza sembra un  colore unico.

Prima di procedere con le foglie, si può mostrare l’esperimento con un pennarello, come mostrato in questo video:

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Cromatografia degli spinaci

Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie Cosa fare 

Appoggiare una foglia di spinacio su di una striscia di carta assorbente e, facendovi scorrere sopra ripetutamente il bordo di una moneta, tracciare una linea verde a circa 2 cm dal bordo. Ripetere l’operazione perché la linea deve essere di colore intenso.

Versare sul fondo di un vaso di vetro trasparente pochi ml di alcol. Inserire la striscia nel becher, con la linea verde verso il basso, facendo in modo che l’estremità della striscia sfiori appena l’alcol, e fissare la carta al bordo del bicchiere con una graffetta.

Fare attenzione a non bagnare direttamente la linea colorata con l’alcol. Aspettare qualche minuto, fino a quando l’alcol è risalito lungo la striscia fino quasi al bordo del bicchiere e far asciugare la striscia di carta sul termosifone.

L’alcol risale lungo la striscia di carta spostando il pigmento colorato e separandolo in colori diversi, che sono, a partire dal fondo: marrone/verde cachi, verde brillante, giallo (a volte si riesce a notare anche dell’arancione)

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Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie Perchè?

L’alcol risale lungo la carta per capillarità.

Il colore verde delle foglie in realtà è il risultato del mescolamento di colori diversi, che corrispondono a sostanze diverse.

Come i membri di una famiglia, ogni sostanza ha le sue simpatie e le sue antipatie.

Alcune amano di più stare aggrappate alla carta e non sono per nulla attratte dall’alcol, altre preferiscono farsi sciogliere e trasportare, più o meno facilmente, dall’alcol.

E’ proprio questa diversa “simpatia” di ogni pigmento nei confronti dell’alcol a permettere la loro separazione.

Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie Separare i colori di una foglia verde con cromatografia

Cosa serve:

foglie, piccoli vasetti, coperchi per barattoli o fogli di alluminio o pellicola trasparente, alcol, carta assorbente, tegame, acqua calda, nastro, penna, coltello o un cucchiaio di plastica, orologio o timer.

Cosa fare:

raccogliere 2-3 foglie di grandi dimensioni da alberi diversi.

Tagliare le foglie in pezzi molto piccoli e metterli in vasetti etichettati con il nome o la posizione dell’albero.

Aggiungi in ogni barattolo l’alcol che serve a coprire completamente i pezzetti di foglia, e sminuzzare ulteriormente usando un coltello o un cucchiaio di plastica fino a ottenere una specie di poltiglia.

Tappare accuratamente i vasi e posizionarli su di un vassoio contenente qualche centimetro di acqua calda. Aspettare almeno mezz’ora, finchè l’alcol non si è ben colorato (più scuro è meglio è).

Posizionare i vasi con cura in un vassoio contenente superficiale 1 pollice di acqua calda sanitaria. Sostituire l’acqua calda se si raffredda e ogni tanto scuotere i vasetti.

Tagliare una striscia lunga e sottile di carta assorbente per ogni vasetto ed etichettarla.

Togliere i vasetti dall’acqua calda, aprirli e mettere una striscia di carta in ogni barattolo,  in modo che la sua estremità si trovi immersa nell’alcool. Piegare l’altra estremità sulla parte superiore del vaso e fissarla con del nastro adesivo.

L’alcool viaggerà lungo la carta, portando i colori con sè.

Dopo circa un paio d’ore, i colori avranno percorso distanze diverse lungo la carta, e l’alcol sarà via via evaporato.  Dovreste così essere in grado di vedere diverse sfumature di verde, e forse qualche giallo, arancione o rosso, a seconda del tipo di foglia.

http://www.parentsconnect.com/

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Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore Cromatografia con foglie verdi e con foglie autunnali

Cosa serve:

due o tre foglie verdi, due o tre foglie d’autunno che hanno già cambiato colore, barattoli di vetro con coperchio (uno per ogni foglia), alcol, carta assorbente, teglia da forno, acqua calda, nastro adesivo, cucchiai e coltelli, un timer.

Cosa fare:

Procedere come spiegato nell’esperimento precedente.

Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie Video:

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Esperimenti scientifici per bambini Perchè le foglie in autunno cambiano colore – cromatografie Fonti

http://www.parentsconnect.com/

http://www.hometrainingtools.com/

http://www.sciencemadesimple.com/

http://www.miniscience.com/projects/

http://chemistry.about.com/cs/howtos/ht/

http://www.scuolamediacoletti.org/

Le castagne – canto

Le castagne – canto con testo, spartito stampabile, e file mp3 gratuito per ascoltare la melodia.

Testo:
Passeggiando dentro il bosco
ho trovato strani frutti
sono verdi e ricoperti
da spinette lunghe e dure
con il babbo li raccolgo
e li apriamo con cautela.
Che sorpresa, meraviglia,
ci son dentro le castagne
per finir la scampagnata
accendiamo un grande fuoco,
le cuociamo tutte quante,
oh che bella scorpacciata!

Di seguito puoi stampare lo spartito e  scaricare la base in mp3:

Dettati ortografici su ottobre

Dettati ortografici su ottobre, di autori vari, per la scuola primaria. Difficoltà ortografiche miste.

Ottobre
Al tempo degli antichi Romani, che furono quelli a dar il nome ai mesi, l’anno cominciava con marzo, ed ecco che ottobre era, appunto l’ottavo mese. Mutò il calendario, ma il nome restò, così come sono restati quelli di settembre, di novembre e di dicembre.

Ottobre al mare
Come corre l’acqua lungo i rigagnoli delle strade! Addio, estate! Addio, bagni!

E’ tanto bello anche il mare così grigio e malinconico senza più traccia alcuna di umanità, come al giorno della sua creazione. Già gli alberghi, le pensioni, chiusi i vetri sul mare, hanno ritirato i tavolo dalle rotonde, dai terrazzi.

Sono le sere in cui i pochi villeggianti rimasti si illudono di avere il mare tutto per loro e tornano dalle passeggiate, chiusi negli impermeabili; sono le notti di vento e di salsedine, quando cadono lungo i viali le foglie di tiglio che la prima tramontana spazzerà via del tutto. (F. Tombari)

Ottobre
Ottobre tinge tutto d’oro. D’oro sono le foglie che si staccano dall’albero, d’oro sono i tramonti, d’oro il sole che manda i suoi tiepidi raggi ad illuminare la terra arata, la campagna ormai stanca, il cielo velato dalle prime nebbie di autunno.

E’ un bel mese, ottobre. Il sole è un po’ stanco, ma si dà ancora da fare per dipingere le foglie di rosso e di giallo. E le foglie insuperbiscono di quel colore, senza immaginare che basta un soffio di vento per staccarle dal ramo. Un lieve volo e giù, per terra. Se durante la notte il vento ha tirato un po’ forte, la mattina c’è tutto un tappeto frusciate per terra.

Due ricchezze ci dona la terra nel mese di ottobre: nei tini canta il vino frizzante; nei boschi i ricci aperti lasciano cadere le castagne, che un tempo davano cibo nutriente ai montanari. Ma ai frutti freschi e succosi bisogna dire addio. Il sole, ormai debole e pallido, non riesce a maturare gli ultimi: la sorba e la nespola. Esse finiranno di maturare, nel granaio, nel tepore della paglia. (F. Bartorelli)

Ottobre

Ottobre dà l’idea di un grasso oste che, col grembiule bianco e il pancione, ci inviti a passare nella sua cantina. Vuole darvi ad intendere che ha il vino nuovo, ma non gli date retta. E’ ancora il vino dell’altr’anno; quello di adesso bolle ancora nel tino, giù nel profondo della cantina.

E i contadini hanno paura di questo vino che bolle. Sanno che può far brutti scherzi e, quando devono scendere giù dove la vinaccia gorgoglia, ci vanno con la candela accesa. Se la candela si spegne scappano subito e dicono: “Giù non si può respirare; c’è il vino che bolle”. E non scendono finchè il pericolo non è passato.

Ma se non c’è il vino nuovo nell’osteria di Mastro Ottobre, un leprotto al forno lo troverete di certo. E’ tempo di caccia e per la campagna si sentono gli spari dei cacciatori. Pum pum, e starne e beccacce e lepri cadon giù stecchite sopra il campo arato, dopo aver cercato invano di sfuggire alla corsa disperata dei cani.

Ottobre

E’ un bel mese, ottobre. Il sole è un po’ stanco, ma si dà ancora da fare per dipingere le foglie di rosso e di giallo. E le foglie insuperbiscono di quel colore, senza immaginare che basta un soffio di vento per staccarle dal ramo. Un lieve volo e giù, per terra. Se durante la notte il vento ha tirato un po’ forte, la mattina c’è tutto un tappeto frusciate per terra.

In montagna, gli stambecchi, rinvigoriti, fanno battaglia con le loro corna; la marmotta s’è ritirata nella sua tana a mangiare il fieno che ha messo in serbo. Fra poco s’addormenterà per risvegliarsi soltanto quando il venticello di marzo farà frusciare i rami degli alberi rinverditi.

I campi sono tutti scuri, puliti, con certi solchi dritti, pronti a ricevere il seme.
(M. Manicucci)

Ottobre

Nei luoghi in cui si coltiva la vite si vendemmia; l’uva viene pigiata per ottenere il mosto che, con la fermentazione, diverrà vino. Nei campi si ara e in alcuni luoghi comincia la semina del grano. Finisce la raccolta del granoturco ed inizia quella delle castagne, delle noci e delle nocciole. Si potano gli alberi da frutto. Il mese di ottobre nel nostro calendario è il decimo mese dell’anno; nel più antico calendario romano era l’ottavo mese.

Ottobre
Gli alberi a foglie caduche si spogliano lentamente ai forti venti autunnali. Sui monti è già freddo e le greggi scendono al piano. Gli insetti spariscono nelle cavità degli alberi o sotto terra; molti animali, come il riccio, la talpa e la marmotta cadono in letargo; altri, come la volpe, infoltiscono la loro pelliccia; molti uccelli, come la rondine,  migrano verso i paesi più caldi.

I contadini curano i frutteti, disinfettano le piante, sistemano l’orto, piantano i cavolfiori, i piselli, le fave, l’aglio. Nei luoghi in cui si coltiva la vite si vendemmia; l’uva viene pigiata per ottenere il mosto che, con la fermentazione diventerà vino. Nei campi si ara e in alcuni luoghi comincia la semina del grano. Finisce la raccolta del granoturco ed inizia quella delle castagne, delle noci e delle nocciole. Si potano gli alberi da frutto.

Il mese di ottobre sul nostro calendario è il decimo mese dell’anno; nel più antico calendario romano era l’ottavo mese.

Ottobre
Odore di ottobre. Nell’aria, che si riposa nella campagna, volano schiere di uccelli: dal bosco vicino, che comincia a tingersi di macchie rossastre, viene il canto dosato e lento del cuculo. La stagione indugia, dorandosi in un’attesa piena di sopore. Le strade odorano di mele cotogne e d’uva, e dalle porte spalancate delle cantine esce il fumo delle caldaie schiumanti il mosto, fra le voci aspre e clamorose dei pigiatori. (G. Titta Rosa)

Vento d’ottobre
Un soffio di vento ottobrino scuote gli alberi del bosco. E’ un vento frizzante che scende dai monti già avvolti di nebbia. Alcune foglie si staccano; scivolano, quasi trattenute ancora, lungo i rami più grossi; volteggiano nell’aria; si posano al suolo umido e nero.

“Addio!” dicono le foglie gialle, “Addio, albero amico! Il vento ci strappa senza pietà. Non sentiremo più il canto degli uccelli, non godremo più i raggi del sole!”

Un soffio più impetuoso… Numerose foglie sfarfallano intorno; altre si alzano da terra in un breve ultimo volo. Ora sul prato si stende un giallo tappeto di foglie morte; ma, a primavera, nuove foglie rivestiranno di tenero verde tutti gli alberi del bosco. (L. Fiorentini)

Dettati ortografici su ottobre. Tutte le opere contenute in questa raccolta restano di proprietà dei rispettivi autori o degli aventi diritto. Il proprietario di questo blog non intende in alcun modo violare il copyright o farle passare come proprie opere. La pubblicazione ha scopo unicamente didattico e non verrà effettuata nessuna operazione di vendita o di tipo editoriale.

Dettati ortografici – la semina

Dettati ortografici – Una collezione di dettati ortografici sul tema “l’autunno e la semina” per la scuola primaria.

La semina
Il campo è stato arato. I buoi hanno tracciato i lunghi solchi diritti e il contadino si prepara a gettarvi il seme. Poi il seme sarà ricoperto di terra, la pioggia lo gonfierà, il tepore della terra lo riscalderà e, un bel giorno, tante piantine verdi ricopriranno la superficie del campo.

La semina
I buoi hanno tracciato i lunghi solchi diritti nel bruno campo. Il contadino vi getterà il seme e, ai primi tepori, vedremo tante piantine verdi che un giorno diverranno le preziose spighe del grano. Quanta fatica e quanto tempo perchè il seme del frumento possa trasformarsi nel buon pane profumato!

Il seme
Il seme è stato gettato nel solco. L’acqua lo gonfierà, la neve lo coprirà col suo candido mantello, la terra lo nutrirà e finalmente, da quel semino, nascerà la bella pianta del grano che un giorno diverrà pane.

Sotto terra
I campi, in inverno, sono brulli, spogli, deserti. Sembra che non debbano produrre nulla e invece, sotto terra, i piccoli semi del grano germogliano: fra poco spunteranno all’aperto tante piantine verdi che un giorno ci daranno il cibo più prezioso: il pane.

Le speranze del contadino
Il contadino spera quando semina il grano, spera quando vede il primo biondeggiar delle spighe, spera quando i primi fiori della vite spandono il loro profumo e, attraverso una bella fiorita di speranze, porta al granaio le messi, alla botte il mosto, alla cucina i legumi dell’orto. (P. Mantegazza)

Il seme
E’ caduto nel solco e fra poco germoglierà. Da quel piccolo seme nascerà una piantina prima debole, sottile, poi, man mano, più robusta e forte. Infine la vedremo mettere, in cima, una bella spiga che col calore del sole diverrà dorata e maturerà. E in quella pianta, nata da un semino solo, ci saranno migliaia e migliaia di semi come quelli gettati nel solco in un giorno lontano.

La semina

I buoi abbassano la testa soffiando, il gioco cigola, l’aratro scricchiola. Il vomero affonda nella terra, apre il solco, e lascia indietro, ai lati, le grosse zolle. A poco a poco tutto il campo è segnato da lunghi solchi scuri. Poi il contadino cammina nel solco, portando un paniere al braccio. Tuffa la mano nel paniere, prende un pugnetto di grano e, via via, con un gesto largo lo sparge nel solco. Dietro a lui, donne ed uomini rompono le zolle con la zappa e ricoprono di terra i semi. (G. Fanciulli)

Il seminatore

“Guarda che figura!” esclamò Federico, soffermandosi ed indicando il seminatore: “Ha l’altezza di un uomo, eppure sembra un gigante”.  Egli avanzava per il  campo in linea dritta con una lentezza misurata. Con la sinistra teneva il saccolo; con la destra prendeva la semenza e la spargeva. Il suo gesto era largo, gagliardo e sapiente e il grano, involtandosi dal pugno, brillava talvolta nell’aria come faville d’oro e cadeva sulle zolle umide ugualmente ripartito. (G. D’Annunzio)

L’aratro

In principio l’aratro fu soltanto un ramo ricurvo da cui ebbe origine il cosiddetto aratro a uncino, grosso ramo biforcuto di cui la parte più corta penetrava nella terra scavandovi un solco e quella più lunga serviva da traino. Più tardi, alla parte più corta di questo aratro fu applicata una selce appuntita per facilitare la sua penetrazione nel terreno; la selce, in seguito, fu sostituita da una punta di rame, di bronzo e infine di ferro: fu l’aratro a chiodo, usato dai nostri bisnonni, e ancor oggi nei paesi meno progrediti.
L’invenzione del giogo permise all’uomo di attaccare all’aratro gli animali a coppia, in genere buoi.
Attualmente l’aratro, nelle sue parti principali, si compone del coltello, una lama che taglia la terra verticalmente; del vomere, che è una lama che taglia la terra orizzontalmente al di sotto della sua superficie; dell’orecchio, così chiamato per la sua forma e che ha il compito di far ruotare la terra tagliata dall’azione combinata del coltello e del vomere e di rovesciarla nel solco.

Il lavoro della terra

Dal materno grembo della terra viene tutto ciò che è necessario all’uomo. Egli ne ricava le piante che gli servono per sfamarsi e poichè si nutre anche di carne, ecco la terra nutrire gli animali che egli alleva a tale scopo. Tutto gli viene dalla terra purchè l’uomo  le dia il suo lavoro di ogni giorno, quel lavoro che cominciò in un giorno lontano, quando un essere irsuto, selvaggio, vestito di pelli e di corteccia d’albero gettò nel terreno alcuni granelli di una spiga e stette a vedere cosa sarebbe successo.

L’aratro

L’uomo preistorico si servì del ramo di un albero biforcuto per tracciare il primo solco nel terreno. Era il primo aratro. Poi, a questo ramo fu applicata una punta, prima fatta di pietra, poi di metallo. Oggi l’aratro si è perfezionato, compie il suo lavoro in modo razionale, risparmiando all’uomo fatica e tempo. L’intelligenza dell’uomo e la sua industriosità non conoscono limiti.

Il seminatore

Avanzava per il campo direttamente e con una lentezza misurata. Un saccolo bianco gli perdeva dal collo per una striscia di cuoio, scendendogli davanti, alla cintura, pieno di grano. Con la manca teneva aperto il sacco, con la destra prendeva la semenza e la spargeva. Il suo gesto era largo e sapiente, moderato da un ritmo uguale. (G. D’Annunzio)

Sulla tomba di un mietitore romano

Sono nato da povera famiglia e da poveri genitori. Vissi coltivando il campo nel quale nacqui e che non cessai mai di coltivare. Quando le messi erano mature,  io fui il primo a mietere, e allorchè la schiera dei mietitori si recava ai campi, io precedevo tutti lasciandomi dietro la lunga fila di essi. Dopo aver mietuto  dodici volte sotto il sole torrido, in premio al lavoro compiuto, fui eletto capo dei mietitori. Gli anni della mia vita furono belli, senza offese o accuse. Così meritò di morire chi visse senza commettere cattive azioni.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

Esperimenti scientifici per bambini – Il palloncino che non scoppia sul fuoco (ancora sulla convezione)

Esperimenti scientifici per bambini –  Il palloncino che non scoppia sul fuoco (ancora sulla convezione). Per questo esperimento servono due palloncini, una candela, fiammiferi, un imbuto e una brocca d’acqua.

Esperimenti scientifici per bambini
Il palloncino che non scoppia sul fuoco
Cosa fare

Gonfiamo il primo palloncino e chiudiamolo con un nodo. Accendiamo la candela e poniamo il palloncino sopra la fiamma. Naturalmente vedremo il palloncino scoppiare.

Infiliamo il secondo palloncino all’imboccatura dell’imbuto e con la brocca versiamo al suo interno circa 1/3 di acqua, quindi togliamo dall’imbuto, gonfiamo per la parte rimanente di aria e chiudiamo con un nodo.

Accendiamo nuovamente la candela, poniamo il palloncino sulla fiamma e osserviamo: il palloncino non scoppierà!

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Esperimenti scientifici per bambini
Il palloncino che non scoppia sul fuoco
Perchè?

L’acqua all’interno del pallone assorbe il calore del fuoco.

Il palloncino, essendo molto sottile, consente al calore di passare  molto rapidamente e quindi di riscaldare l’acqua.

Scaldandosi l’acqua inizia a salire, in alto si raffredda e torna a scendere, e il processo di ripete così, impedendo a lungo al palloncino di scoppiare.

Questo tipo di circolazione del calore è detta convezione: il palloncino pieno d’acqua non scoppia perché il calore viene costantemente trasferito lontano dal pallone, e per questo il pallone rimane intatto.

La fuliggine sul fondo del pallone è il residuo della combustione  della candela, e non è un residuo del palloncino, che rimane intatto.

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Esperimenti scientifici per bambini – Un serpente a moto convettivo

Esperimenti scientifici per bambini – Un serpente a moto convettivo. Il fenomeno della convezione termica si ha quando un fluido (come l’acqua o l’aria) entra in contatto con un corpo la cui temperatura è maggiore della sua.

Aumentando di temperatura per conduzione, il fluido a contatto con l’oggetto si espande e diminuisce di densità, e a causa della spinta di Archimede sale, essendo meno denso del fluido che lo circonda che è più freddo. Si generano così moti convettivi, in cui il fluido caldo sale verso l’alto e quello freddo scende verso il basso.

La convezione è il meccanismo principale di trasmissione del calore nei fluidi e, dicendolo in modo più semplice, consiste nello spostamento di materia dalle zone a temperatura maggiore a quelle a temperatura minore e viceversa. Per effetto della spinta di Archimede, il fluido caldo (più leggero di quello freddo), tende a galleggiare su quest’ultimo e generano correnti convettive grazie alle quali le parti fredde del fluido vengono sostituite da parti calde e viceversa.

La convezione è un processo molto comune nell’esperienza quotidiana e, in particolare, gioca un ruolo fondamentale in alcuni fenomeni atmosferici, come il vento. Inoltre il fenomeno della convezione trova applicazione nella costruzione di impianti di riscaldamento a termosifoni, nei quali la circolazione dell’acqua all’interno dei tubi e la trasmissione del calore all’ambiente è regolata da moti convettivi.

Esperimenti scientifici per bambini
Questo esperimento mostra le correnti convettive all’interno dell’acqua:

e si realizza molto facilmente immergendo un piccolo vasetto trasparente contenente acqua calda colorata all’interno di un contenitore molto più grande, sempre trasparente, e contenente acqua fredda non colorata:


http://www.arvindguptatoys.com/
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Esperimenti scientifici per bambini
Un serpente a moto convettivo

Questo gioco mostra i moti convettivi attraverso il movimento di un serpente di carta, ed è molto interessante da proporre anche ai bambini più piccoli:

Ritaglia un serpente (o una spirale colorata), legala ad un filo e ponila su una fonte di calore (una candela o il fornello della cucina) ad una distanza tale che permetta il suo riscaldamento, ma senza che prenda fuoco ;-). Il serpentello (o la spirale colorata) comincerà a ruotare su se stessa.

http://www.science-sparks.com/

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Esperimenti scientifici per bambini
Un serpente a moto convettivo
Altre fonti

http://it.wikipedia.org/wiki/Convezione

http://www.uop-perg.unipa.it/

Autunno – canto

Autunno – Una canzoncina per bambini della scuola d’infanzia e primaria sull’autunno, con testo, spartito e file mp3 per la melodia.

Autunno – testo

Le foglie veston i colori del tramonto,
e raccogliamo i frutti per l’inverno,
si sente già l’odore del vino,
di fieno e legna che poi ci scalderà.
E sulla brace scoppiettan le castagne,
ed un sorriso si accende su ogni volto,
cantiamo insieme alla buona terra,
che si prepara al lungo e freddo inverno.

Autunno – spartito ed mp3 disponibili gratuitamente per gli abbonati

https://areariservata.lapappadolce.net/autunno-canto/

Esperimenti scientifici per bambini – Girandole e trottole per studiare lo spettro della luce

Esperimenti scientifici per bambini – Girandole e trottole per studiare lo spettro della luce. La combinazione dei vari colori (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, violetto) dà la luce bianca.

Questi colori (detti colori dello spettro) sono visibili quando la luce attraversa un prisma. In natura è possibile vedere lo spettro dei colori dell’arcobaleno, che si forma dopo una pioggia.

I colori sono visibili perchè la luce del sole passa attraverso le piccole gocce di pioggia, che fungono da prismi.
Gli arcobaleni compaiono quando il Sole è a un angolo inferiore a 54 gradi sull’orizzonte.

Per questo l’arcobaleno si vede di primo mattino o alla sera.

http://fisica.cattolica.info/

Guardate questo flapbook:

http://www.masa-ka.com/

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Per esplorare lo spettro luminoso coi bambini è possibile realizzare delle “trottole” come queste:

pdf qui: http://www.minieco.co.uk/

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http://www.minieco.co.uk/

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http://www.kids-science-experiments.com/


http://www.arvindguptatoys.com/

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Modelli più complessi:

http://www.arvindguptatoys.com/

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http://www.arvindguptatoys.com/

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Il disco di Newton realizzato utilizzando un vecchio cd e una biglia:

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Altre dettagliate istruzioni qui:

http://www.arvindguptatoys.com/

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E con un tappo e un bastoncino da spiedino:

http://www.arvindguptatoys.com/

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Esperimenti scientifici per bambini
Girandole e trottole per studiare lo spettro della luce
Fonti

http://fisica.cattolica.info/

http://www.masa-ka.com/

 http://www.kids-science-experiments.com/

http://www.arvindguptatoys.com/

Esperimenti scientifici per bambini – Baricentro, equilibrio e gravità – Il gioco dei dieci chiodi

Esperimenti scientifici per bambini – Baricentro, equilibrio e gravità – Il gioco dei dieci chiodi. Quando si cercano le posizioni di equilibrio di un oggetto di forma qualsiasi, sia esso appoggiato o vincolato a un punto, occorre trovare il suo baricentro, ovvero il punto nel quale si può considerare concentrata tutta la sua forza peso.

Il baricentro, detto anche centro di gravità, presuppone l’azione della forza di gravità.

La posizione del baricentro di un corpo dipende dalla sua forma geometrica e dalla distribuzione della sua massa. In una sfera, per esempio, il baricentro coincide con il centro della sfera.

Il baricentro di un corpo può essere determinato attraverso metodi geometrici, se il corpo possiede elementi di simmetria, o sperimentalmente, trovando le posizioni di equilibrio del corpo, se questo è vincolato a un punto fisso (sospeso) o a una superficie (appoggiato).

Equilibrio dei corpi appoggiati

Un corpo pesante appoggiato è un corpo vincolato a una superficie. È soggetto alla forza di gravità e alla forza vincolare, diretta verso l’alto, data dalla base di appoggio. Se l’appoggio è in un punto, l’equilibrio si realizza quando il baricentro del corpo si trova sulla verticale del punto di appoggio.

Quando, spostando l’oggetto dalla sua posizione iniziale, il baricentro si sposta verso l’alto l’equilibrio è stabile: il corpo tende a tornare nella posizione iniziale.

Quando il baricentro si sposta verso il basso l’equilibrio è instabile: il corpo si allontana dalla posizione iniziale. Quando infine il baricentro del corpo resta alla stessa quota l’equilibrio è indifferente.

Preparate una base per il gioco, con un chiodo più grande conficcato al centro, e dieci chiodi più piccoli tutti della stessa dimensione. Poi disponete i chiodi così:

e appoggiateli al chiodo più grande:

Esperimenti scientifici per bambini
Baricentro, equilibrio e gravità
Il gioco dei dieci chiodi

l’esperimento è dettagliatamente descritto con fotografie, pdf e un video qui: http://www.arvindguptatoys.com/

Esperimenti scientifici per bambini
Baricentro, equilibrio e gravità
Il gioco dei dieci chiodi – Altri link

http://www.sapere.it/sapere/

http://www.stevespanglerscience.com/lab/experiments/balancing-nail-puzzle

http://weirdsciencekids.com/balancingnails.html

http://www.howtoresolved.com/public/index.php/tube/9xtXg_6C8QE/balancing-nails-sick-science-118

http://bar-tricks.wonderhowto.com/how-to/balance-10-nails-top-one-single-nail-370071/

Esperimenti scientifici per bambini – L’uovo in bottiglia

Esperimenti scientifici per bambini – L’uovo in bottiglia. Per questo esperimento servono: un uovo sodo raffreddato e sbucciato, una bottiglia trasparente di vetro o di plastica con l’imboccatura leggermente più piccola del diametro dell’uovo, un pezzo  di carta, accendino o fiammiferi.

Esperimenti scientifici per bambini – L’uovo in bottiglia – Cosa fare:

Dare fuoco al pezzo di carta e gettarlo nella bottiglia, quindi posizionare l’uovo all’imboccatura della bottiglia stessa in modo che la sigilli: l’uovo verrà risucchiato al suo interno.

http://www.kids-cooking-activities.com/

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Esperimenti scientifici per bambini
L’uovo in bottiglia
Perché? 

Il calore della fiamma fa espandere l’aria, quindi  la pressione all’interno della bottiglia diventa maggiore di quella esterna.

Quando l’aria all’interno della bottiglia si raffredda torna a contrarsi, quindi avremo all’interno della bottiglia una quantità di aria minore di quella che c’era all’inizio, in altre parole la pressione all’interno della bottiglia sarà inferiore rispetto alla pressione esterna, e la pressione esterna spingerà l’uovo verso il basso.

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Esperimenti scientifici per bambini
L’uovo in bottiglia
Un video:

Esperimenti scientifici per bambini
L’uovo in bottiglia
Altri link

http://www.kids-cooking-activities.com/egg-in-a-bottle-experiment.html

http://genius.com/2470769

http://www.thenakedscientists.com/HTML/experiments/exp/sucking-an-egg-into-a-bottle/

http://weirdsciencekids.com/egginbottle.html

http://www.weatherwizkids.com/experiments-egg-bottle.htm

http://www.hometrainingtools.com/a/egg-in-bottle-project

Esperimenti scientifici per bambini – Solubile o non solubile?

Esperimenti scientifici per bambini – Solubile o non solubile? In chimica una soluzione è un sistema omogeneo che può essere decomposto per mezzo di metodi di separazione fisici.

In una soluzione  il soluto è disperso nel solvente a livello di singole molecole, ciascuna circondata da molecole di solvente.

Si chiama soluto la sostanza (o le sostanze) in quantità minore e solvente la sostanza in quantità maggiore.

http://www.thepickyapple.com/blog/

Scopriamo con i bambini quali elementi sono solubili in acqua e quali non lo sono, utilizzando la sequenza previsione, esperimento, osservazione, conclusione.

Spieghiamo cosa significa soluzione e introduciamo i concetti di solvente e soluto.  Quindi prepariamo il materiale.

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Esperimenti scientifici per bambini
Solubile o non solubile
Cosa serve

vari contenitori trasparenti pieni d’acqua;
cucchiai;
scodelline contenenti le sostanze scelte per l’esperimento (farina, sale, riso, fondi di caffe, couscous, zucchero, preparato per tè freddo, e tutto quello che volete);
cartoncini per etichettare le scodelline,
un cartoncino nel quale scriveremo “Solubile” e uno nel quale scriveremo “Non solubile”.

http://totallytots.blogspot.com/

Chiedere al bambino di fare la sua previsione dividendo le scodelline in due gruppi: solubile e non solubile, quindi lasciarlo libero di provare.

Man mano che l’esperimento procede, spostare le sostanze eventualmente sbagliate nel gruppo giusto.

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Esperimenti scientifici per bambini
Solubile o non solubile
Altri link

http://it.wikipedia.org/wiki/Soluzione_(chimica)

http://www.thepickyapple.com/blog/

http://handsonaswegrow.com/kids-what-dissolves-in-water-experiment/

http://nerdybaby.blogspot.it/2013/11/does-it-dissolve.html

http://www.coffeecupsandcrayons.com/does-it-dissolve-kids-science-experiment/

http://www.science-sparks.com/2011/11/17/exploring-which-solids-dissolve-in-water/

 

Esperimenti scientifici per bambini – creare le nuvole in bottiglia o in vaso

Esperimenti scientifici per bambini – creare le nuvole in bottiglia o in vaso – Esistono varie possibilità…

Esperimenti scientifici per bambini
creare le nuvole in bottiglia o in vaso
Variante 1

Rimuovere l’etichetta da una  bottiglia di plastica trasparente da 2 litri e risciacquare accuratamente. Non utilizzare sapone e non asciugare l’interno.

Aggiungere una piccola quantità di acqua molto calda. Avvitare il tappo e agitare.

Aprire la bottiglia e vuotare dell’acqua in eccesso, quindi accendere un fiammifero e rilasciarlo nella bottiglia: il fumo è uno degli ingredienti chiave per la formazione delle nuvole.

Riavvitare immediatamente il tappo e agitare nuovamente per due tre volte.

Con entrambe le mani, spremere il centro della bottiglia nuvola più forte che si può, poi rilasciare le due mani in modo uniforme e molto rapidamente: state così simulando il terzo ingrediente: una variazione di pressione.

Dopo aver ripetuto per qualche volta l’operazione di spremitura e rilascio della bottiglia, vedrete apparire la nuvola all’interno della bottiglia. La visione sarà più chiara se posizionate la bottiglia davanti a un fondo scuro.

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Come si formano le nuvole?

Le nuvole richiedono tre ingredienti chiave per formarsi nell’atmosfera: acqua, particelle di polvere e variazioni di temperatura o di  pressione.

Le molecole di acqua devono infatti avere una superficie su cui raccogliersi. L’aria è costantemente ricca di acqua. Quando si guarda verso il cielo e si vede una nuvola, in realtà si sta vedendo l’umidità dell’aria.

Normalmente il vapore presente nell’aria non può essere visto,  a meno che non si raccolga  e si condensi formando una nuvola. Se l’aria fosse totalmente priva di polvere o altre particelle le nuvole però non potrebbero formarsi, ma fortunatamente per noi la natura provvede ad immettere molti di questi elementi  nell’aria, elementi che fungono da nuclei di condensazione, attraverso i vulcani, gli spruzzi degli oceani, gli incendi, i batteri, ecc…

Così, quando la temperatura o la pressione diminuiscono,  l’aria  può contenere quantità minori di acqua: più bassa è la temperatura, maggiore sarà la condensazione, cioè il passaggio di stato dell’acqua contenuta nell’aria da gassoso a liquido.

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 Esperimenti scientifici per bambini
creare le nuvole in bottiglia o in vaso
Variante 2

http://www.prh.noaa.gov/
 

Cosa serve:

un barattolo di vetro con coperchio,
acqua calda,
ghiaccio,
un foglio di carta scura,
uno spray (la lacca per capelli o del deodorante per ambienti vanno benissimo) oppure un fiammifero,
una torcia elettrica.

Cosa fare:

assicurarsi che il vaso di vetro sia perfettamente pulito, poi versare l’acqua calda per un centimetro circa e agitare un po’ per far arrivare il calore lungo le pareti del vaso. Riscaldare le pareti eviterà che si formi immediatamente della condensa.

Prendere il coperchio e posarlo sull’imboccatura capovolto, in modo che possa fungere da piccola ciotola, e metterci il ghiaccio. Fatto questo si potrebbe formare della condensa sulle pareti del vaso, ma non ancora la nuvola.

Ora prendete lo spray, sollevate il coperchio di ghiaccio, e spruzzate in piccola quantità nel barattolo, quindi molto rapidamente riposizionate il coperchio (invece dello spray, potere accendere un fiammifero, farlo fumare un po’ all’interno del vaso e quindi gettarvelo acceso).

Le nuvole cominceranno a formarsi: per visualizzarle meglio potete utilizzare la carta di colore scuro come sfondo e illuminare il vaso con una torcia elettrica. Se poi sollevate  il coperchio la vostra nuvola uscirà dal vaso e sarà possibile toccarla.

Anche in questo esperimento si simulano i tre ingredienti base che consentono in natura la formazione delle nuvole: umidità, variazione di temperatura o di pressione, e presenza di nuclei di condensazione. L’umidità è fornita dall’acqua calda sul fondo del vaso.

Quando l’aria calda e umida è salita nel vaso, è stata raffreddata dal ghiaccio contenuto nel coperchio, e quando il vapore acqueo si è raffreddato ha avuto la tendenza a ritrasformarsi in  liquido, ma per condensarsi ha avuto bisogno di una superficie.

Lo spray (o il fumo del fiammifero) ha fornito questa superficie, e il vapore acqueo si è condensato in minuscole goccioline, così piccole che possono  fluttuare in aria.

Nel vaso la nostra nuvola si muoverà molto e formerà probabilmente dei vortici: questi sono dovuti alla circolazione dell’ aria calda che sale e l’aria fredda che scende.

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Esperimenti scientifici per bambini
creare le nuvole in bottiglia o in vaso
Variante 3

http://www.sciencebuddies.org/ 
 

Cosa serve:

un grande vaso di vetro,
un guanto di lattice,
fiammiferi,
acqua.

Cosa fare:

Coprire il fondo del vaso con l’acqua, quindi agganciare il guanto all’imboccatura con le dita rivolte verso l’interno del vaso stesso. Inserire una mano nel guanto e rapidamente tirarlo verso l’esterno senza che si stacchi dai bordi. Non accadrà nulla.

Ora rimuovere il guanto, far cadere un fiammifero acceso nel barattolo, e riposizionare il guanto. Il fiammifero si spegnerà creando particelle di fumo che fungeranno da nuclei di condensazione.

Tirare nuovamente verso l’esterno il guanto ancora una volta: vedremo adesso formarsi all’interno del vaso una nebbia che scomparirà ogni volta che il guanto tornerà indietro.

Esperimenti scientifici per bambini
creare le nuvole in bottiglia o in vaso
Variante 4

http://bizarrelabs.com/
 

Cosa serve:

un grande vaso di vetro,
un foglio di gomma (ad esempio un palloncino tagliato),
un elastico,
del gesso in polvere (o del talco)
acqua fredda.

Lavare il vaso e versarvi circa 25mm di acqua. Coprire la bocca del vaso con il pezzo di gomma e appoggiarvi un libro per tenerlo in posizione.

Dopo 10-15 minuti, togliere il libro e la gomma dal vaso, polverizzare all’interno il gesso (o talco) e rapidamente riposizionare la gomma e questa volta fissarla bene con l’elastico all’imboccatura del vaso.

Spingere verso il basso la gomma con il pugno: in questo modo l’aria viene compressa e riscaldata, quindi sarà in grado di trattenere più vapore acqueo.

Dopo 15 secondi circa, sollevare velocemente il  pugno: così l’aria si raffredderà, e non sarà in grado di contenere lo stesso vapore acqueo di prima.

Questo eccesso di vapore si condenserà intorno alla polvere di gesso, formando una nube all’interno del vaso.


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Esperimenti scientifici per bambini
creare le nuvole in bottiglia o in vaso
Altri link:

http://weather.about.com/od/

http://www.prh.noaa.gov

http://www.sciencebuddies.org/

http://bizarrelabs.com/

Esperimenti scientifici per bambini – Creare la pioggia in un vaso

Esperimenti scientifici per bambini – Creare la pioggia in un vaso. Per questo esperimento servono un vaso di vetro con coperchio metallico, acqua calda, cubetti di ghiaccio.

Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso
Cosa fare

Versate l’acqua calda nel vaso.
Posare il coperchio a rovescio sul vaso e riempirlo coi cubetti di ghiaccio.

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Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso
Come funziona

l’aria calda e umida va verso l’alto e colpisce l’aria fredda creata dei cubetti di ghiaccio.
L’acqua si condensa e torna verso il basso.

http://mygratitudeattitudes.blogspot.com/

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Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso
Altra versione dell’esperimento

Cosa serve:

un barattolo di vetro con coperchio metallico,
acqua bollente ,
cubetti di ghiaccio,
torcia elettrica.

Cosa fare:

Versare circa mezza tazza di acqua bollente nel barattolo e avvitare il coperchio. Far sentire ai bambini il calore del vaso.

Mettere i cubetti di ghiaccio in un piccolo foglio di stagnola e far sentire ai bambini quanto siano freddi, poi posarli sul coperchio del vaso e osservare cosa succede.

Il caldo, l’aria umida nel vaso, inizierà a diventare vapore, formando una nuvola nel vaso. Illuminare bene con la torcia: come avviene con la luce del sole quando colpisce una nuvola, la torcia rende l’aspetto del vapore più bianco.

Man mano che le goccioline d’acqua diventano più grandi (e quindi rendono più difficile la penetrazione della luce), il vapore comincerà a sembrare grigio. Presto nel vaso comincerà a piovere.

Come funziona:

l’interno del vaso è come l’aria aperta. Quando l’aria umida delle nuvole incontra l’aria fredda, l’acqua all’interno della nube forma delle goccioline e cade come pioggia. Questo processo si chiama condensazione.

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Esperimenti scientifici per bambini
Creare la pioggia in un vaso

Altri link

Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche

Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche con bicarbonato e aceto, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Cosa serve:

un contenitore trasparente,
aceto bianco,
colorante alimentare,
detersivo per piatti,
bicarbonato di sodio.

Cosa fare:

mettere il contenitore su un vassoio e riempire a metà con aceto bianco, aggiungere uno spruzzo di detersivo liquido e del colorante alimentare, quindi un cucchiaino di bicarbonato

http://www.minieco.co.uk/
 
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Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche

Qui con bicarbonato, aceto e acquarelli:

http://playathomemom3.blogspot.com/
 
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Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche

Col succo di cavolo rosso:

http://momandkiddo.blogspot.com/
 

Poichè il cavolo rosso cambia colore entrando in contatto con sostanze acide e basi, si possono sperimentare i cambiamenti di colore aggiungendo prima dell’aceto e poi il bicarbonato, oppure prima latte, sapone liquido, vino, ecc… e poi bicarbonato…

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Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche

 Ancora bicarbonato e aceto, ma con sorpresa:


http://notjustcute.com/

Si tratta di versare in ogni barattolo un colore diverso, e coprire col bicarbonato di sodio, in modo tale che i vasetti sembrino tutti uguali. Poi aggiungendo l’aceto i colori si riveleranno…

Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche

Con acqua ossigenata e lievito in polvere

http://www.sciencebob.com/

Cosa serve:

Una bottiglia di plastica pulita,
mezza  tazza di acqua ossigenata a 20 volumi (si trova dal parrucchiere),
una bustina  di lievito secco,
3 cucchiai di acqua calda,
sapone liquido per piatti,
colorante alimentare,
occhiali di sicurezza.

La schiuma traboccherà dalla bottiglia: siate sicuri di fare questo esperimento su una superficie lavabile, o  su un vassoio.

Cosa fare:

Versare nella bottiglia l’acqua ossigenata, aggingere otto gocce di colorante alimentare, un cucchiaio da tavola di detersivo per i piatti, e agitare un po’ la bottiglia per miscelare gli ingredienti.

In un contenitore a parte sciogliere il lievito nell’acqua calda mescolando. Con un imbuto versare il lievito così preparato nella bottiglia…

… la schiuma comincerà a crescere in modo impressionante!

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Esperimenti scientifici per bambini – Altre pozioni magiche

Vitamina C, tintura di iodio e acqua ossigenata

 
http://www.sciencebob.com/
 

Cosa serve:

3 tazze di plastica trasparente,
1000 mg di vitamina C in compresse,
tintura di iodio al 2%,
acqua ossigenata al 3%,
amido liquido da lavanderia (in alternativa potete usare amido di mais o fecola di patate),
occhiali di sicurezza,
misurini.

Cosa fare:

Indossare gli occhiali di sicurezza e schiacciare le compresse di vitamina C mettendole in un sacchetto di plastica e schiacciandole con un matterello, cercando di ottenere una polvere quanto più sottile possibile.

Mettere tutta la polvere in una tazza e aggiungere 60 ml di acqua tiepida. Mescolare per almeno 30 secondi. Etichettare la tazza come “LIQUIDO A”.

Mettere 1 cucchiaino (5 ml) di liquido A in una seconda tazza e aggiungere a questa: 60 ml) di acqua tiepida e 1 cucchiaino (5 ml) di iodio. Etichettare la tazza come “LIQUIDO B”.

In una terza tazza mescolare 2 ml di acqua tiepida, 1 cucchiaio (15 ml) del acqua ossigenata e 1 / 2 cucchiaino (2,5 ml) di amido liquido. Etichettate come “LIQUIDO C”.

Ora comincia l’esperimento vero e proprio: travasate il contenuto della tazza B nella tazza C, e ripetere il travaso tra un paio di volte.. Quindi appoggiare il contenitore sul vassoio e osservare: in pochi secondi il liquido trasparente diventerà  blu scuro.

Esperimenti scientifici per bambini – Geodi nei gusci d’uovo

Esperimenti scientifici per bambini – Geodi nei gusci d’uovo. Esperimento adatto a bambini della scuola primaria.

 Primo procedimento
Cosa serve

Gusci di uovo svuotati e lavati,
allume di rocca in polvere (solfato di alluminio e potassio dodecaidrato),
colla bianca,
coloranti alimentari,
acqua bollente

http://www.marthastewart.com/
 

Cosa fare:

Dopo aver vuotato e lavato le uova (le membrane interne devono essere rimosse), dividerle a metà nel senso della lunghezza con delle forbicine. L’interno del guscio deve essere asciutto e pulito.

Con un pennellino applicate uno strato di colla all’interno del guscio e lungo il bordo e cospargete con della polvere di allume. Lasciare asciugare bene.

Preparate la soluzione iper satura mescolando allume ed acqua bollente.

Versate la soluzione in vari vasetti di vetro, aggiungendo in ognuno un diverso colorante alimentare e quindi ponete al loro interno il guscio d’uovo, che si disporrà sul fondo del barattolo con l’apertura rivolta verso l’alto.

Mettere i barattoli in un luogo sicuro, dove non possano essere toccati e lasciare ripososare per circa 15 ore.

Togliere il geode dal barattolo con molta delicatezza perchè i cristalli bagnati sono molto fragili. Lasciarli asciugare perfettamente prima di toccarli.

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Esperimenti scientifici per bambini
Geodi nei gusci d’uovo
Secondo procedimento

Cosa serve:

Gusci d’uovo puliti e asciutti,
acqua bollente,
coloranti alimentari,
tazzine da caffè o tè,
varie sostanze quali sale da cucina,
zucchero,
bicarbonato, cremortartaro, borace, sali di Epsom, ecc…

http://thosenorthernskies.blogspot.com

Cosa fare:

Creare un’apertura nei gusci nella parte stretta dell’uovo, lavare bene con acqua calda in modo da rimuovere la membrana interna e lasciare asciugare perfettamente.

Mettere i gusci nei cartoni portauova in modo che possano stare saldi con l’apertura rivolta verso l’alto.

Portare l’acqua ad ebollizione, riempire una tazzina da tè o caffè alla volta e preparare via via le varie soluzioni ipersature utilizzando le varie polveri (e i vari coloranti). Ogni volta che una soluzione è pronta, versarla in un guscio d’uovo fino a riempirlo completamente.

Mettere i gusci in un luogo sicuro e asciutto per permettere all’acqua di evaporare. Possono servire vari giorni perchè i cristalli si formino.

Coi bambini più grandi le osservazioni sulla diversa crescita dei cristalli possono essere registrate su tabelle insieme alle varie “ricette”.

http://www.sciencebob.com/

Esperimenti scientifici per bambini
Geodi nei gusci d’uovo
Come funziona?

La dissoluzione dei cristalli in acqua calda  crea una soluzione ipersatura.  Ciò significa che i sali hanno approfittato dell’energia dell’acqua calda per sciogliersi fino a quando non c’era più spazio tra le molecole nella soluzione.

Ma quando la soluzione si raffredda, l’acqua perde la sua energia ei cristalli sono costretti ad uscire dalla soluzione e diventare di nuovo solidi. Dal momento che questo avviene lentamente con l’evaporazione, i cristalli hanno il tempo di crescere più velocemente.

I geodi naturali si formano più o meno allo stesso modo, per l’infiltrazione di acqua ricca di minerali all’interno di sacche d’aria presenti nelle rocce.

Esperimenti scientifici per bambini – Misurare il pH col cavolo rosso

Esperimenti scientifici per bambini – Misurare il pH col cavolo rosso. Tagliate il  cavolo rosso a fettine, mettete in una pentola coprendolo d’acqua, portate ad ebollizione e fate bollire per 30 minuti. Una volta raffreddato, filtrate il liquido: avrete il vostro succo di cavolo rosso, che sarà di colore blu-viola.

http://www.funsci.com/
 

Coi bambini più piccoli questo succo è l’ingrediente ideale per la preparazione di pozioni magiche (basta procurarsi pipette o siringhe senza ago e qualche bicchiere, liquidi vari quali succo di limone, aceto, acqua e bicarbonato, birra, sapone liquido, cocacola ecc…)

 

http://www.minieco.co.uk/
 

Il succo di cavolo rosso ha infatti la caratteristica di variare di colore a contatto con sostanze che hanno pH diverso: avrete un rosa molto intenso con le sostanze acide, e un bellissimo verde con le sostanze basiche. Si può arrivare fino al giallo.

Coi bambini più grandi si possono realizzare anche cartine indicatrici di pH. E’ sufficiente preparare tanti cartoncini bianchi, immergerli nel succo di cavolo rosso per 30 minuti, quindi farli asciugare.

Il succo di cavolo rosso si deteriora abbastanza velocemente, ma se tenete i cartoncini in una busta di plastica chiusa potrete conservarli per alcuni mesi.

Con questi cartoncini è possibile realizzare una scala cromatica come quella delle cartine di Tornasole. Scale cromatiche si possono realizzare anche utilizzando contenitori di vetro o provette:

http://sorbarbuto.com/

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Esperimenti scientifici per bambini
Misurare il pH col cavolo rosso
 Altre fonti

http://chemistry.about.com/od/

Esperimenti scientifici per bambini – Coloriamo le margherite

Esperimenti scientifici per bambini – Coloriamo le margherite. Come si muove l’acqua attraverso le piante?

Riempire vari vasetti di vetro trasparente di acqua colorata, e porre in ognuno alcune margherite.

Osservare quello che succede a intervalli regolari (ad esempio ogni due ore).

Registrare le osservazioni fatte e dopo almeno un giorno discutere l’esperimento.

 

photo credit: http://sarahlipoff.com/

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L’acqua contenuta nel terreno entra nella pianta attraverso le radici, più precisamente attraverso la sottile membrana che le riveste.

Tuttavia tutta la pianta è in grado di assumere acqua, come avviene per i fiori recisi, che non hanno radici.

Dalla membrana esterna l’acqua passa all’interno della radice e poi sale verso il gambo, i rami e le foglie. Infine giunge al fiore.

Sebbene una parte di tutta questa acqua assorbita dalla pianta venga utilizzata per il metabolismo, la maggiorn parte viene persa per traspirazione, tanto che alla pianta ne rimane circa l’1%.

L’evaporazione dell’acqua aiuta a mantenere la pianta fresca e permette l’ingresso dell’anidride carbonica, elemento vitale per la pianta.

Un altro classico per questo genere di esperimento è il sedano:

 

photo credit: http://tinkerlab.com/

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Esperimenti scientifici per bambini
 Coloriamo le margherite
 Fonti

http://sarahlipoff.com/2011/07/08/fun-summer-science-experiments/

http://www.gardenguides.com/74925-water-moves-through-plants.html

http://tinkerlab.com/2011/04/celery-experiment/

http://artfulparent.com/2011/07/painted-daisies-another-artful-science-experiment.html

http://www.education.com/activity/article/celery_stick_science_first/


Esperimenti scientifici per bambini – Sbucciare un uovo crudo

Esperimenti scientifici per bambini – Sbucciare un uovo crudo: servono un uovo crudo, aceto di vino bianco e un barattolo di plastica trasparente munito di coperchio.

Si riempie il barattolo di aceto e vi immerge delicatamente l’uovo, dopo averlo accuratamente ispezionato: non deve infatti presentare crepe e deve essere perfettamente integro.

Si mette il coperchio al barattolo e si attende per uno o due giorni, osservando a intervalli quello che avviene all’interno del barattolo e senza mai agitarlo o spostarlo da dove si trova.

Trascorso questo tempo, il guscio dell’uovo sarà scomparso e l’uovo non avrà comunque perso la sua forma, protetto come rimana dalla membrana che lo avvolge.

 Esperimenti scientifici per bambini – Sbucciare un uovo crudo
Cos’è successo?

Il guscio dell’uovo è fatto di carbonato di calcio e il nome chimico per l’aceto è acido acetico.

Quando l’acido acetico (aceto) reagisce con il carbonato di calcio (guscio d’uovo), il guscio si scioglie a poco a poco formando bolle di anidride carbonica.

Infatti vedremo formarsi delle bollicine sulla superficie dell’uovo non appena lo  immergeremo nell’aceto, e queste bollicine continueranno ad aumentare durante l’esperimento.

 

 Esperimenti scientifici per bambini – Sbucciare un uovo crudo
Altri link

http://www.mykidsadventures.com/egg-science/

https://www.exploratorium.edu/cooking/eggs/activity-naked.html

http://www.bbc.co.uk/bang/handson/rubber_egg.shtml

http://www.science-sparks.com/2012/12/24/how-to-get-an-egg-yolk-without-cracking-the-egg/

http://imaginationstationtoledo.org/content/2011/04/how-to-make-a-naked-egg/

http://www.stevespanglerscience.com/lab/experiments/naked-egg-experiment

Esperimenti scientifici per bambini – Acqua e ghiaccio

Esperimenti scientifici per bambini – Acqua e ghiaccio. Ci sono moltissimi esperimenti scientifici che hanno per oggetto acqua e ghiaccio, e che possono mostrare ai bambini anche piccoli come avvengano alcune reazioni chimiche e come il ghiaccio si comporti in modo diverso dall’acqua.

Per dimostrare che il ghiaccio è più leggero dell’acqua, basta immergere un cubetto di ghiaccio in acqua e vederlo galleggiare. Come mai è più leggero?

 

 
 

Esperimenti scientifici per bambini – Acqua e ghiaccio

Poi si può riempire un bicchiere di vetro per metà, marcare la linea di galleggiamento, aggiungere un cubetto di ghiaccio e tracciare una seconda linea. Si aspetta che il ghiaccio si sciolga e si osserva. Cos’è successo?

Esperimenti scientifici per bambini – Acqua e ghiaccio

Infine si possono preparare tanti cubetti di ghiaccio colorato con coloranti alimentari diversi e creare tutte le possibili combinazioni di colore tra di essi in vari bicchieri trasparenti. Quanti colori possiamo fare?

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Esperimenti scientifici per bambini – Acqua e ghiaccio

Altri link

Gli effetti dello scioglimento del ghiaccio sul livello dell’acqua:  http://smithplanet.com/stuff/iceandwater.htm

Iceberg: http://education.seattlepi.com/iceberg-experiments-4402.html

Perchè il ghiaccio galleggia nell’acqua? http://www.wonderville.ca/asset/whyicefloats

 

Esperimenti scientifici per bambini – La nebbia in vaso

Esperimenti scientifici per bambini – La nebbia in vaso. Lo scopo di questo esperimento è quello di osservare la formazione della nebbia.

Esperimenti scientifici per bambini
 La nebbia in vaso – versione 1

Il modo più semplice per farlo è quello di riempire un vaso di vetro con acqua calda, immergervi un fiammifero acceso dopo averlo tenuto qualche secondo all’interno, quindi coprire il vaso con un sacchetto di ghiaccio, come mostra questo video:

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Esperimenti scientifici per bambini
La nebbia in vaso – versione 2

Una variante più complessa prevede l’utilizzo di:
un vaso di vetro,
acqua calda colorata con colorante alimentare,
fiammiferi,
un sacchetto di ghiaccio,
una striscia di carta nera da posizionare sulla parete posteriore del vaso per migliorare la visione dell’interno.

 

http://eo.ucar.edu/webweather/cloudact1.html

 

Procedere come sopra, osservare e registrare.

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Esperimenti scientifici per bambini
La nebbia in vaso
Perchè si forma la nebbia?  

L’acqua calda riscalda lo strato d’aria che tocca, in parte evapora e va verso l’alto.

Lì incontra il ghiacco, quindi si condensa rimanendo in sospensione nell’aria.

Questo è quello che avviene in natura, quando il vapore acqueo in sospensione nell’aria si condensa in goccioline d’acqua intorno a dei nuclei di condensazione (particelle di polvere, cenere, inquinanti, sale marino), formando la nebbia.


Esperimenti scientifici per bambini
La nebbia in vaso

Altri link

http://www.weatherwizkids.com/experiments-fog.htm

http://www.planet-science.com/categories/under-11s/our-world/2011/06/fog-in-a-bottle.aspx

http://starryskies.com/try_this/fog.html

http://www.wikihow.com/Make-Fog-in-a-Bottle

http://www.whatdowedoallday.com/2009/10/fog-in-a-bottle-unplugged-project-weather.html

Esperimenti scientifici per bambini – Studiare i moscerini della frutta

Esperimenti scientifici per bambini – Studiare i moscerini della frutta. Per osservare la vita dei moscerini è sufficiente procurarsi una fetta di mela, un imbuto, della carta normale e da cucina, e un elastico.

Basta mettere la fetta di mela nel vaso, quindi appoggiare l’imbuto capovolto e lasciare il tutto all’aperto per qualche ora.

photo credit: http://www.billnye.com/

 

Quando avremo raccolto una decina di moscerini, togliamo l’imbuto , inseriamo nel vaso un foglietto di carta e poi chiudiamo il vaso con un pezzo di carta da cucina, fissandola con un elastico.

Ora possiamo osservare la vita dei nostri moscerini.

L’osservazione durerà per circa tre settimane. Intanto potremo notare che non sono tutti uguali: i maschi ad esempio sono più piccoli delle femmine.

Se siamo stati così fortunati da aver raccolto sia maschi sia femmine potremo assistere alla riproduzione: deposizione delle uova, schiusa, larve e pupe. Il foglio di carta nel vaso serve alla larve per muoversi prima della trasformazione in pupa.

I moscerini della frutta sono l’ideale per questo genere di osservazioni perchè si riproducono molto velocemente.

Altri link

http://www.theidearoom.net/2009/09/fruit-fly-trap.html

http://www.billnye.com/

http://www.education.com/science-fair/article/drosophila-metamorphosis/

http://www.instructables.com/id/Easy-Fruit-Fly-Trap/


Esperimenti scientifici per bambini – Lava lamp

Esperimenti scientifici per bambini – Lava lamp – un esperimento sulla densità e il peso specifico di grande effetto, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Esperimenti scientifici per bambini
Lava lamp
Cosa serve

Una bottiglia di vetro o plastica trasparente da un litro,
una tazza da tè di acqua,
olio di semi,
colorante alimentare,
una compressa effervescente (tipo Alka Seltzer).

Esperimenti scientifici per bambini
Lava lamp
Come fare

Versare l’acqua nella bottiglia.

Utilizzare un misurino o un imbuto per versare lentamente l’olio vegetale nella bottiglia fino a riempirla quasi completamente.

Lasciare riposare finchè acqua e olio non risultino ben separati tra loro.

Aggiungere circa dieci gocce di colorante e infine inserire nella bottiglia mezza compressa effervescente.

photo credit: Sciencebob

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Esperimenti scientifici per bambini
Lava lamp
Video

Esperimenti scientifici per bambini – Lava lamp

Altri link:

http://www.sciencekids.co.nz/experiments/easylavalamp.html

http://www.sciencebob.com/

http://www.physicscentral.com/experiment/physicsathome/makeshift-lava-lamp.cfm


Esperimenti scientifici per bambini – Uvetta ballerina

Esperimenti scientifici per bambini – Uvetta ballerina – Cosa serve: acqua, bicarbonato di sodio, aceto bianco, cinque o sei uvette, un vaso di vetro dai bordi alti. Questo esperimento può essere molto interessante da proporre durante la narrazione della prima fiaba cosmica Montessori, per illustrare la danza degli elementi.

Esperimenti scientifici per bambini
Uvetta ballerina
Cosa fare

Versare nel vaso una tazza di acqua, aggiungere un cucchiaio da cucina di bicarbonato e mescolare con cura.

Aggiungere l’uvetta.

Infine versare, lentamente, mezzo cucchiaio da cucina di aceto bianco.

L’uvetta dovrebbe cominciare a danzare nel vaso.

Se questo non avviene, aggiungere dell’altro aceto.

photo credit: http://www.parentsconnect.com

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Esperimenti scientifici per bambini
Uvetta ballerina
Cosa succede?

L’aceto è un acido e il bicarbonato è una base.

Insieme sviluppano una reazione chimica che produce anidride carbonica CO2.

L’anidride carbonica aderisce alle pareti dell’uvetta, facendola risalire.

Arrivata in superficie, alcune delle bolle di gas scoppiano, quindi l’uvetta precipita nuovamente verso il fondo del vaso.

 

photo credit: http://www.thenakedscientists.com

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Esperimenti scientifici per bambini
Uvetta ballerina
Un video

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Esperimenti scientifici per bambini
Uvetta ballerina
Fonti

http://www.parentsconnect.com/

http://www.thenakedscientists.com/


Esperimenti scientifici per bambini – acqua fluorescente

Esperimenti scientifici per bambini – acqua fluorescente – Basta usare un pennarello evidenziatore (giallo, verde e rosa sono i colori che i più piccoli preferiscono) per creare un liquido fluorescente invisibile, che appare soltanto sotto una luce UV, o naturalmente, sotto la luce della lampada a luce nera.

Basta rimuovere la cartuccia interna dell’evidenziatore, sminuzzarlo in un bicchiere d’acqua ed attendere qualche ora.

 

http://www.sciencecompany.com/ 
 

Le torce UV più economiche sono quelle usate per la pesca o per trovare le tracce d’urina degli animali domestici in casa. Naturalmente non si tratta di un’attività adatta ai bambini più piccoli, e i bambini dovrebbero essere istruiti su come usare le torce in sicurezza.

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Il liquido ottenuto può essere usato per scrivere messaggi segreti che appariranno solo alla luce uv. Per saperne di più vai qui:  la luce nera.

 


Esperimenti scientifici per bambini – Coltivare stalattiti e stalagmiti

Esperimenti scientifici per bambini – Coltivare stalattiti e stalagmiti : questo esperimento dimostra come stalattiti e stalagmiti si formino all’interno delle grotte, in presenza di soluzioni sature di acqua e altri elementi (carbonato di calcio e alcuni minerali), imitando il processo naturale attraverso l’evaporazione della soluzione satura da un filo di lana o cotone.

L’acqua contenente un sale disciolto si muove attraverso una superficie porosa, e con l’evaporazione dell’acqua si assiste al deposito dei cristalli, che può avvenire dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso.

photo credit: http://www.our-everyday-art.com/ 

 

Esperimenti scientifici per bambini
Coltivare stalattiti e stalagmiti
Quello che vi serve

due vasetti di vetro, una soluzione satura di acqua e sale (solfato di magnesio o sale di Epson oppure carbonato di sodio o soda),
una striscia di cotone o di lana,
due perle da legare alle estremità del filo per fare da peso,
un vassoio o un foglio di cartoncino.

Questa è una tabella di altri minerali utilizzabili per coltivare cristalli:

 

http://www.sciencecompany.com/

 

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Esperimenti scientifici per bambini
 Coltivare stalattiti e stalagmiti
 Cosa fare

Riempire ogni vasetto per circa 3/4 di acqua calda.

Collocare i due vasetti sul vassoio o sul cartoncino, ed aggiungere i sali scelti, mescolando finchè non siano ben sciolti nell’acqua in entrambi i vasetti.

Legare alle estremità del filo le due perle e immergere i due capi nei vasetti, distanziandoli tra loro in modo che il filo non tocchi il pavimento ma non sia troppo teso.

fonte: http://www.sciencecompany.com/sci-exper/crystal_exp4.htm


Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori scaricabile gratuitamente in formato pdf, con cartellini ed istruzioni per la presentazione e l’uso coi bambini.

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori è tradizionalmente utilizzato come materiale dell’area del linguaggio, per l’apprendimento della funzione dell’aggettivo in grammatica.

A questo scopo si presenta ai bambini a partire dai cinque anni. Naturalmente più avanti diventa un materiale molto utile anche per lo studio della geometria.

I set in commercio sono formati da un numero di triangoli che può essere 54, 63 o 72.

Il principio è che la serie deve comprendere triangoli rettangoli acutangoli ottusangoli, equilateri scaleni isosceli, di almeno tre colori diversi e tre dimensioni diverse per tipo.

nomenclature :

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori  nomenclature triangoli

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Come spiegato poi, il gioco può prevedere  di rispondere ai cartellini questionario:

 Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori – carte domanda

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I due file:
– carte-domanda
– nomenclature
sono disponibili qui: MATERIALE STAMPABILE PER IL GIOCO DEI TRIANGOLI

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Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori – Presentazione del materiale

Variante 1 – due giocatori: l’insegnante e un bambino

L’insegnante mostra al bambino il materiale, poi insieme dispongono tutti i triangoli sul tavolo. L’insegnante dice al bambino che giocheranno a indovinare a che cosa sta pensando, seguendo gli indizi.

Prende un foglietto e scrive “TRIANGOLO”, pone il foglietto a una certa distanza dai triangoli e chiede al bambino di trovare la cosa scritta e metterla sul foglietto. Il bambino metterà sul foglietto un triangolo qualunque.

L’insegnante dirà che no, non è proprio quello a cui stava pensando, perchè quello che  vuole lei, ad esempio, è grande (scriverà “GRANDE” su un altro foglietto, lo metterà accanto alla parola TRIANGOLO per leggere ora TRIANGOLO GRANDE), dicendo al bambino: “Mi puoi trovare un triangolo uguale a quello che hai scelto prima, ma che sia anche grande?”.

Il bambino sostituirà quindi il triangolo con un altro uguale al primo, ma grande.  Per fare il confronto si possono usare i triangoli di controllo delle dimensioni.

Fatto questo si tolgono dal tavolo tutti i triangoli che non sono grandi e si rimettono sul vassoio ( o nella scatola); l’insegnante dirà: “Sì, è proprio un triangolo grande, ma io  lo avevo pensato blu e non giallo” (ad esempio), e scriverà su un foglietto la parola BLU da aggiungere ai precedenti per formare TRIANGOLO GRANDE BLU.

Il gioco proseguirà come descritto: si toglieranno tutti i triangoli che non sono blu e si aggiungerà ad esempio ACUTANGOLO: “TRIANGOLO GRANDE BLU ACUTANGOLO.

Poi si toglieranno tutti i triangoli non acutangoli, si aggiungerà ad esempio la parola SCALENO ed a questo punto sul tavolo resterà solo il triangolo descritto, nell’esempio un TRIANGOLO GRANDE BLU ACUTANGOLO SCALENO.

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Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori

Variante 2 – Un giocatore – cartellini singoli degli aggettivi

Il bambino posiziona il cartellino TRIANGOLO e via via aggiunge lui stesso gli aggettivi (scelti da lui o pescati a caso da una busta Materiali.

Il gioco dei triangoli (indovina l’aggettivo) Montessori

Variante 3 – un gruppo di bambini

Si distribuiscono i cartellini contenuti nella busta delle domande, in modo che non ne avanzino, e si dispongono al centro del tavolo tutti i triangoli.

I bambini cercano ognuno i propri triangoli e il gioco termina quando al centro del tavolo non resta nemmeno un triangolo.

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Utilizzando lo stesso principio, è possibile inventare giochi simili con altri oggetti, ad esempio coi bottoni:

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